Panorama Maker - Fotografia.it

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Panorama Maker - Fotografia.it
Software
Panorama Maker
4 Pro è un software
per la giunzione
panoramica degli
scatti che unisce
qualità e semplicità
ad un costo contenuto.
Esaminiamo la
realizzazione di un
panorama a partire
dalla fase di ripresa.
Panorama Maker
Io sono uno di quelli a cui non basta
scattare. Un po’ perché non sono così
bravo a fotografare ed un po’ perché
la mia ‘storia’ fotografica si mischia
con la passione per tutto quello che
è informatica e tecnologia legata alla
ripresa. Insomma mi piace sfruttare il
materiale che riprendo anche per farne
‘altro’. Mi piace tornare a ‘possedere’
un fotogramma, sapore perso da quando il digitale ci nega la possibilità di
maneggiare il negativo. Condivido
questa passione con molti che, pur
amando la fotografia, in fin dei conti
sono più abili a gestire un elaboratore
più che la fotocamera; questo approccio ha il vantaggio di essere più ‘laico’
rispetto al dogmatismo di “esposizione
- composizione - scatto - sviluppo” che
caratterizza molti fotografi di tradizione analogica.
Questo però non significa assenza di
progettualità e ogniqualvolta premo il
pulsante di scatto valuto sempre se quello che sto facendo sia opportuno ai fini
che mi sono prefisso; montaggi, sovrapposizioni, scomposizioni, conversioni,
trasformazioni…
Il mio primo elaboratore per uso fotografico aveva installata ‘di serie’ una versione di Panorama Maker che, lo ricordo
benissimo, mi fece capire l’importanza
di due strumenti: il treppiedi con la testa
micrometrica e lo scatto flessibile.
distinguevadallaconcorrenza;Panorama
Maker consentiva allora di posizionare
manualmente i punti di controllo per la
realizzazione della panoramica nel caso
in cui il programma non fosse riuscito a
posizionarli automaticamente nel modo
migliore. Già questa possibilità mi fece
passare nottate intere sul computer, del
quale potete immaginare la ‘potenza’ di
calcolo, alla ricerca del migliore allineamento dei fotogrammi di pur modesta
risoluzione (3 Megapixel l’uno). Inutile
dire come i risultati mi appagassero pienamente.
Con lo sviluppo di sempre nuovi software misi però un po’ da parte Panorama
Maker ed iniziai a sperimentare
Photoshop, le scene ad Elevato Range
Dinamico, i Fotomosaici e varie forme
di elaborazione dell’immagine digitale.
Testo compreso. Oggi però mi trovo di
fronte ad una versione 4 di quel glorioso
software e l’appellativo Pro mi incuriosisce e mi spinge a provarlo. Ancor più
che oggi sono cresciuti molto i possessori
di reflex digitali, strumento principe per
realizzare delle buone panoramiche a
giunzione di diversi scatti.
Un ulteriore motivo di interesse è che i
concorrenti di Arcsoft, il produttore di
Panorama Maker, in questo specifico
settore non sono molti e le loro soluzioni
non riescono a essere altrettanto economiche, semplici e performanti.
La creazione panoramica
Le basi della fotografia
panoramica
Quella versione di Panorama Maker doveva essere una delle prime; ne rammento la meravigliosa semplicità operativa,
unitamente alla funzione per la quale si
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Uno degli aspetti piacevoli della realizzazione di panorami digitali è la valorizzazione della competenza tecnica
Una slitta micrometrica di Manfrotto. Questo accessorio si rivela indispensabile e quasi miracoloso per eseguire scatti
panoramici privi dell’errore di parallasse, ponendo l’asse di rotazione sistema fotocamera / obiettivo sul punto nodale
dell’obiettivo.
L’uso della slitta micrometrica è facilitato da blocchi e cursori a vite senza fine, che consentono un posizionamento
sicuro della fotocamera.
che un fotografo deve possedere per
ottenere una immagine di buona qualità,
nelle diverse fasi di progettazione, scatto,
elaborazione e stampa. In particolare
quando alla ripresa panoramica andiamo
ad assommare l’intervento di estensione
del range dinamico dell’immagine, operazione che moltiplica di molto il numero
dei fotogrammi da catturare e che rende
il lavoro molto complesso, al punto che
un solo scatto mal effettuato potrebbe
compromettere tutto il lavoro.
Una complessità che però aumenta la
soddisfazione che si prova quando si
riesce a padroneggiare le attrezzature e a
portarle oltre il loro limite naturale, ovvero far fare loro quanto da sole non potrebbero. Penso che chiunque si sia trovato in
questa situazione mi possa capire.
Panorama Maker consente di svolgere
il lavoro di giunzione dei fotogrammi in
un modo che, se non è qualitativamente
impeccabile (lo verificheremo), di certo
ha una snellezza operativa impagabile.
Almeno a quanto ricordo della versione
PM3.
Accennavo prima alla complessità della
tecnica di ripresa; è innegabile, ma superare le difficoltà costituisce anche una
fase di crescita personale.
Per i primi panorami di solito si fanno tre
o quattro scatti con una compatta, e basta
questo per rendersi conto di come non sia
proprio facile tenere la macchina ‘in bolla’. E’ naturale quindi dotarsi di un treppiedi, ma non è che il risultato sia subito
granché meglio! Infatti il treppiede deve
essere posizionato in bolla e la rotazione
dellamacchinadeveessereeffettuatacon
precisione.
Il problema successivo nasce dal fatto
che le immagini scattate in automatismo
di esposizione e bilanciamento possono
mostrare colori e densità diverse le une
dalle altre, differenze immediatamente
evidenti nei punti di fusione. Si impara
quindi a usare solo parametri manuali,
privilegiando l’esposizione sulla parte di
immagine di maggiore interesse, proprio
come si sceglie il soggetto principale di
uno scatto singolo.
Si regola in manuale anche il WB, così
come la sensibilità Iso e la messa a fuoco.
L’immagine però non è ancora perfetta, a
causa della vignettatura, ovvero la caduta
di luce ai bordi; è quanto accade se non
si scelgono ottiche di pregio e diaframmi
abbastanza chiusi, che consentono di
eliminare anche i residui di aberrazioni
e distorsioni che impediscono di ottenere
un panorama di alta qualità.
Un consiglio è anche quello di ampliare la zona comune dei fotogrammi da
giuntare.
Padroneggiando queste tecniche i risultati che si ottengono sono buoni, però
ogni volta che c’è un dettaglio a distanza inferiore ai 10 metri qualche cosa si
scompiglia all’interno della giunzione;
dipende dal fatto che la rotazione della
fotocamera andrebbe fatta non tanto
sull’asse che passa per l’attacco filettato
del treppiede, quanto sul punto nodale
anteriore dell’obiettivo. Già, ma come
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La ripresa: consigli per la fotografia panoramica
Quanto migliori sono gli scatti da montare poi con Panorama Maker 4 Pro,
tanto superiori sono i risultati del lavoro
finito. Vediamo quindi una serie di accorgimenti tecnico-pratici per realizzare
al meglio la fase della ripresa.
Prima di tutto il treppiedi, o cavalletto
che dir si voglia, che consente di effettuare riprese che facilitano non poco il
lavoro di allineamento del software.
Un’accortezza è quella di scegliere
un modello dotato di testa in grado di
operare movimenti separati sui tre assi,
in modo che sia possibile effettuare con
facilità una corretta rotazione della fotocamera sull’asse orizzontale. Le teste
a sfera in questo caso sono fortemente
sconsigliate, sarebbe come lavorare a
mano libera, mosso a parte!
Utilissima la presenza di una livella a
bolla sia sotto allo snodo di rotazione
della testa, sia al di sopra (in genere sulla
testa stessa). Questo consente di operare
panoramiche perfettamente allineate
anche su pendio o terreno irregolare.
E’ infatti inutile fidarsi della bolla sulla
macchina nel momento in cui il piano
stesso di rotazione non è in bolla, o lo
è solo per una specifica angolazione di
scatto!
In ogni caso una livella a bolla nella slitta a contatto caldo della nostra fotocamera (la slitta porta flash) mettiamocela
pure! Un certo livellamento lo si trova
anche variando per tentativi la lunghezza delle gambe e controllando la livella
a bolla. Certo, ci vuole un po’ di tempo,
ma è meglio di nulla.
Fondamentalepoiunqualunquesistema
di scatto a distanza, al limite anche
l’autoscatto; occorre infatti evitare il
mosso dovuto alla pressione sul pulsante di scatto. A questo proposito suggerisco anche di attivare il sollevamento
volontario ed anticipato dello specchio.
Veniamo ora ad aspetti più complessi.
La rotazione del complesso fotocamera-obiettivo effettuata sull’asse del
treppiedi non crea problemi nel caso di
panorami ripresi da notevoli distanze, in
particolare con ottiche di lunga focale.
Diverso il caso in cui vogliamo includere all’interno dell’inquadratura soggetti
vicini; in questo caso, ci possono esse-
re delle differenze di collocazione di
soggetti vicini e lontani nelle differenti
fasi della rotazione. Come risolvere il
problema?
Pensandoci bene l’obiettivo, per quanto
grandangolare, non presenta tali problemi in un singolo scatto, e dunque un
modo ci dovrà pur essere per eliminare
il fastidioso fenomeno. Infatti esiste.
Occorre spostare l’asse di rotazione
dall’attacco per il treppiede della fotocamera al punto nodale anteriore dell’obiettivo utilizzato. Per questo serve
una slitta micrometrica (si può guardare nel catalogo Manfrotto) che consiste
di un binario metallico che, grazie ad un
sistema di viti senza fine, consente di
spostare la reflex con assoluta precisione, riposizionandola rispetto al punto di
attacco del treppiedi.
Se però si usa una fotocamera compatta,
spesso l’ottica è decentrata rispetto all’attacco per il treppiedi, il che renderebbe necessario usare due slitte, disposte a
90 gradi tra loro.
Lo scopo è comunque sempre lo stesso:
fare coincidere il punto nodale anteriore
Spesso sono
i particolari
che consentono di ottenere
uno
scatto
perfetto,come
i movimenti di
precisione e la
bolla di livello
sul treppiede;
sonostrumenti che danno
al fotografo
la certezza di
lavorare
in
modo controllato.
Essenziale è poter contare su un treppiedi robusto
e sufficientemente pesante, capace di garantire un
appoggio stabile. Altrettanto importante è disporre
di una testa dotata di movimenti micrometrici sui tre
assi.
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dell’ottica (alla focale usata) con l’asse
di rotazione.
Lo troviamo facendo delle prove, mettendo la fotocamera su treppiedi e slitta
‘a filo tavolo’, sul quale collochiamo in
verticale a circa un metro di distanza
l’uno dall’altro due pennarelli, o delle
matite sottili. Si veda l’immagine a lato.
Disponiamo il sistema di ripresa (in
asse orizzontale con i due pennarelli)
in modo che, ruotando la fotocamera,
il pennarello più vicino copra sempre
quello più lontano.
Nella pratica ruotiamo la fotocamera in
modo che i pennarelli appaiano nella
parte a destra dell’inquadratura, e facciamo in modo che quello più vicino
copra con precisione il secondo; per
essere certi conviene alzare un poco il
treppiede per vederli leggermente dall’alto e scorgere quello dietro anche se
coperto.
A questo punto ruotiamo la macchina
fotografica fino ad avere i pennarelli
nella parte destra dell’inquadratura. Non
si sovrappongono? In questo caso agiamo sulla slitta micrometrica spostando
avanti o indietro (più spesso indietro) la
fotocamera fino a quando il pennarello
posteriore non ci appaia perfettamente
coperto da quello anteriore, sotto tutte
le angolazioni di ripresa. Avremo così
trovato il punto nodale cercato!
Spesso la sua posizione è così spostata
in avanti da dover sfruttare a fondo la
lunghezza della slitta micrometrica!
Con una compatta il lavoro si complica
dovendo, come detto, operare spesso
con due slitte.
In ultimo, la fotocamera. Conviene
sceglierne una che disponga di comandi
manuali: esposizione, bilanciamento
del bianco, sensibilità, funzionalità di
miglioramento.
Scattiamo pure in Jpeg, il migliore a disposizione; scegliendo il Raw dovremo
però stare attenti a effettuare sviluppi
identici e coerenti per tutti i singoli scatti del panorama.
Scattiamo sempre in manuale, impiegando di solito diaframmi chiusi e tempi
di scatto lunghi, ma non lunghissimi. In
questo teniamo conto del fatto che le
nuvole e le ombre si spostano! Le nubi
in particolare si muovono assai più in
fretta di quanto potremmo pensare e per
questo è importante realizzare il panorama ‘tutto d’un fiato’, il più rapidamente
possibile; è preferibile perdere del tempo prima, facendo delle prove che ci
diano certezza di quello che stiamo facendo, piuttosto che dover improvvisare
poi durante la fase di scatto.
Disattiviamo ogni automatismo di
contrasto, saturazione e nitidezza,
eliminiamo ogni funzionalità di incre-
Trovare il punto nodale di un’ottica, quando si ha a disposizione una slitta
micrometrica, non è difficile: si sposta in avanti o, più spesso, indietro la fotocamera sulla slitta fino a che i due riferimenti (in questo caso i pennarelli) sulla
destra e sulla sinistra non appaiono perfettamente sovrapposti.
mento della gamma dinamica; anche
gli algoritmi di riduzione del rumore,
di correzione della vignettatura, della
distorsione e dell’aberrazione cromatica
che potrebbero comportarsi in modo differente tra i vari scatti, per cui usiamoli
solo se sono effettivamente stabili. Io
comunque disattiverei tutto.
Preferiamo ottiche di qualità, capaci di
offrire buone prestazioni ai diaframmi
intermedi. E poi scattiamo impostando
la sensibilità minima possibile, ma non
quella ‘estesa’ verso il basso che brucia
le alte luci.
Come risoluzione non sono necessarie
le fotocamere sovrabbondanti di pixel,
dato che il nostro lavoro unisce i pixel
di diversi scatti. Ovviamente un dettaglio abbondante è sempre meglio, ma
va tenuto conto che un’elaborazione a
piena risoluzione di 10 o 12 fotogrammi
potrebbe risultare molto impegnativa
per elaboratori non recenti.
Io ho usato una Sony Alpha A900 e qui
potrei sentirmi dire che predico bene e
razzolo male. Vero, ma l’ho fatto per
usare un bellissimo Carl Zeiss VarioSonnar 24-70mm f/2.8, praticamente
perfetto già a f/4. E poi ho individuato
con cura il punto nodale, impiegando almeno 15 minuti, ho lavorato su un eccellente treppiede Manfrotto dotato di testa
a 3 movimenti con slitta micrometrica e
questo ha risparmiato molto lavoro al
mio povero elaboratore!
Ho scattato in Jpeg Super Fine, alla
massima risoluzione di 24 Megapixel
(!) e vi posso assicurare che i file di ben
100 Megapixel di risoluzione usciti da
Panorama Maker 4 Pro sono qualche
cosa di spettacolare!
Analoghe le avvertenze per la ripresa
verticale, ma il posizionamento corretto
della strumentazione è decisamente più
complesso, a meno di non ricorrere a
treppiedi dotati di colonna riposizionabile a 90 gradi, la quale semplifica
notevolmente il lavoro.
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La navigazione dei file in
Panorama Maker 4 Pro è facilitata
da un’interfaccia semplice anche
per il fotografo alle prime armi.
Dimensioni e modalità di fusione, sono questi i primi parametri da scegliere nel momento in cui ci si appresta a realizzare
una fusione panoramica. Come modalità di fusione le possibilità sono Orizzontale, Verticale, 360 gradi e Tegola, mentre
la scelta delle dimensioni è molto importante in quanto la fusione di diverse immagini può generare un file molto grande,
addirittura ingestibile su un sito internet.
fare a trovarlo?
E, una volta trovato, come ruotare la
fotocamera su questo? Lo spieghiamo in
modo dettagliato nel box a parte, ma in
breve si tratta di ruotare corpo e ottica su
assi sempre più distanti dall’attacco del
treppiede fino a che due soggetti (in asse
con la lente frontale) leggermente distanti tra loro non appaiano costantemente
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sovrapposti ruotando l’apparecchio. Per
fare questo occorre però una slitta, in
genere micrometrica, che consenta di
attaccarvi reflex e treppiede.
In ultimo bisogna elaborare la mole di
dati. Un esempio: per questa prova ho
usato una Sony Alpha A900. Sono 24
Megapixel a scatto. Riuscite ad immaginare quanto sia faticoso per un ela-
boratore gestire solo una decina di Jpeg
a tale risoluzione nel momento in cui,
per di più, gli chiediamo di ottimizzare
giunzione, luminosità, orientamento e
altro? Questo per dire che non si fatica ad
accorgersi che una fusione panoramica di
qualità richiede anche un elaboratore di
elevata potenza per essere eseguita con
relativo comfort.
Ecco le prime fasi di lavoro, una volta stabilito
il genere di panorama che desideriamo realizzare: la scelta dei file (possibile anche tramite
un pregevole automatismo), il caricamento delle
immagini ed il loro ordinamento. Nella maggior
parte dei casi anche l’ordinamento automatico
risulta molto efficace.
Anche nel caso del ritaglio l’automatismo risulta efficace, ma si può intervenire manualmente per eliminare dall’inquadratura le parti scure prodotte dalla distorsione dei fotogrammi.
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L’interfaccia di PM4 Pro
dispone di strumenti che,
seppur minimali, consentono di migliorare la qualità
dell’immagine: tra questi la
rotazione e la correzione di
luminosità e contrasto, con
la possibilità di esaminare
le immagini ad un adeguato
livello di ingrandimento.
Ed ora, se tutte queste considerazioni non
vi hanno demotivato ma, anzi, sentite
nascere in voi la voglia di sperimentare,
in questo caso siete pronti ad affrontare il
capitolo successivo.
Panorama Maker
Poniamo di avere eseguito al meglio
tutti gli scatti e di averli già scaricati sul
nostrocomputer.Poniamoanchediavere
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già installato il programma, scaricabile
gratuitamente dal sito www.arcsoft.com
e facile da trovare all’interno della sezione di Download; Panorama Maker è
disponibile sia in versione Mac che Win,
di peso diverso a seconda del sistema
operativo, ma sempre in lingua italiana.
La prima cosa che mi salta all’occhio è
che la versione 4 Pro conserva la stessa
sobrietà della versione che ebbi modo
di utilizzare anni addietro; ora lavoro su
uno schermo wide 16:9 e devo dire che
il programma si adatta assolutamente
bene al nuovo formato di schermo. Il
suo sviluppo orizzontale infatti si presta
egregiamente ai lavori panoramici classici, mentre sul verticale… qui ho sempre i
miei 1200 pixel a disposizione!
Il nuovo Panorama Maker 4 Pro (PM4P)
ha un’interfaccia utente estremamente
Se l’applicazione dell’automatismo non è soddisfacente,
PM4 Pro consente di intervenire manualmente sui punti di
controllo della giunzione (fino
a tre) e sulle sfumature tra un
fotogramma e l’altro.
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Il salvataggio del lavoro non è banale: scegliere dal principio il tipo di uso della nostra immagine panoramica ci consente di evitare di dover ripetere l’elaborazione.
Ecco in sintesi le fasi
di lavoro in PM4 Pro:
selezione dei file, editing
della fusione e salvataggio. In tutto i tempi non
vanno oltre i 10 minuti
a panorama, compatibilmente con la dimensione dei file, l’uscita
selezionata e la potenza
dell’elaboratore.
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chiara e comprensibile, persino da chi
non è molto pratico di riprese panoramiche. A sinistra troviamo l’albero di navigazione del file-system, dal quale possiamo prelevare le fotografie da giuntare
nell’immaginepanoramica,diqualunque
natura essa sia. Eh già, perché PM4P
consente di realizzare non soltanto scatti
panoramici di tipo convenzionale (quelli
orizzontali, per capirci) ma anche fusioni
verticali,estremamentesuggestive,composizioni ‘a tegola’, al fine di ottenere da
una serie di scatti a griglia un unico fotogrammadirisoluzioneincredibilmente
maggiore rispetto agli originali, ed infine
montaggi a 360° da visualizzare tramite
strumenti come Apple Quick Time, ma
anche come di Irfan View o simili.
Il tutto potendo scegliere se il risultato
finale dovrà avere le dimensioni complessive della singole parti sommate
(enormi dunque), oppure se preferiamo
una dimensione ridotta a 1/4 o a 1/16
della mole complessiva. La scelta non
è da sottovalutare considerando i tempi
di attesa di parecchi minuti richiesti dalle
lavorazioni se non ridimensioniamo il
file finale, soprattutto se le immagini
di partenza sono di elevata risoluzione
e l’elaboratore non eccessivamente potente.
Ad esempio nel corso della sperimentazione abbiamo cercato di compattare un
360° ottenuto da una decina di scatti a 24
Megapixel in un file Mov da ‘proiettare’
tramite Quick Time; l’attesa snervante
ci ha fatto desistere e abbiamo ripreso il
lavoro scegliendo una dimensione pari a
Alcune interessanti
funzioni di gestione
del testo consentono
di introdurre scritte e
cornici all’interno dei
panorami.
1/4 dell’originale, comunque sufficientemente dettagliata da consentirci la sua
navigazione e con un montaggio molto
più rapido. Cose che si apprendono con
l’esperienza.
Dalla stessa interfaccia principale possiamo poi regolare l’eventuale rotazione
degli scatti con orientamento non corretto, oltre che sfruttare l’utile funzione
Selezione Automatica per Gruppo che riconosce in modo praticamente infallibile
ed automatizzato gli scatti da usare per il
montaggio tra quelli presenti all’interno
della cartella.
Non si è detto, ma la visione dei file viene
favorita dalle anteprime all’interno del riquadro centrale, modificabile a tre livelli
di ingrandimento.
Una volta scelto dunque il ‘cosa’ ed il
‘come’, possiamo procedere nella lavorazione tramite il pulsante in basso a destra,
etichettato con Avanti.
PM4P carica i file selezionati ed effettua
una loro prima disposizione in sequenza, non ancora giuntata correttamente,
all’interno della quale possiamo intervenire trascinando le immagini; insomma è
facile collocare al giusto posto gli scatti
che, per un motivo o per l’altro, non lo
siano. Sempre da qui vi è la possibilità
di aggiungere o rimuovere fotogrammi
tra quelli presenti (in alto), oppure di
ricorrere nuovamente alla gestione automatizzata.
Se soddisfatti possiamo proseguire con
Congiungi, sempre in basso a destra.
Il programma a questo punto entra nella
sua fase operativa e il tempo necessario
per la giunzione che gli abbiamo comandato sarà ovviamente proporzionale alle
dimensioni scelte in principio. In generale devo ammettere che l’attesa non è poi
tanto lunga anche nel caso di fusioni di
un certo rilievo, il che mi fa pensare ad
un deciso lavoro di riprogrammazione
del software rispetto alle versioni che
avevo precedentemente trovato.
Il lavoro però non è finito. PM4P infatti
non si limita ad allineare le immagini, ma
consente all’utilizzatore di perfezionare
le operazioni di giunzione come mai prima d’ora.Tenendo a schermo l’anteprima
di quello che l’applicativo è stato capace
di proporre in automatico possiamo giuPC PHOTO
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Un panorama interessante è quello che si ottienefondendogradatamenteuncampolungo
con un primo piano; la percezione della profondità di campo aumenta notevolmente.
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Unendo diversi file si ottengono immagini molto grandi,
come questa di 6000 x 4000 pixel; anche se non si tratta di un
panorama, è affascinante per la quantità di dettagli fini che
contiene.
Anche gli spazi stretti come quelli di una cantina possono
essere interpretati in chiave di panorama; è sempre la definizione dei particolari fini a rendere interessante l’immagine.
dicare se e come intervenire; tra le possibilità offerte possiamo
scegliere se ritagliare l’immagine sopra e sotto per nascondere
la struttura panoramica (dovuta alla deformazione sferica che
gli scatti subiscono al fine della giunzione), se ingrandirla a vari
livelli di zoom fino al 100% o 1:1, se raddrizzarla indicando
al programma l’angolo di correzione (con il supporto di una
utile griglia ortogonale sovrapposta al soggetto), se correggerne Luminosità e Contrasto mediante un apposito strumento, se
visualizzarla in Anteprima a schermo intero, se inserirla in una
cornice contenente testo e dati vari.
Vediamo per ultima la funzionalità di ottimizzazione che da
sola, e più delle altre già descritte, vale il programma grazie
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alla sua semplicità di impiego. E’ la correzione manuale dell’allineamento e della giunzione dei vari scatti, e si avvale di
due strumenti principali: Allinea i punti
e Regola la transizione. Questa seconda
funzione è nata dopo la versione 3 del
programmaeconsentedidefiniretramite
una curva la zona di fusione in cui PM4P
dovrà operare la transizione tra due immagini attigue.
Questo strumento di controllo è estremamenteimportantedatochepoterdecidere
i punti meno critici in cui calibrare il passaggio tra due scatti non perfettamente
allineati solleva il fotografo da enormi
problematiche sia a livello di ripresa, sia
a livello di post-produzione.
Va detto subito che in genere PM4P opera un’ottima scelta dei punti di aggancio
(solo 3) e che eventuali errori derivano
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Un esempio di … panorama verticale! Dopo un po’ di pratica si comincerà a
capire come usare PM4 Pro per realizzare immagini originali e personali.
Usando una reflex come la Sony Alpha
A900 da 24 Megapixel la fusione di
diversi fotogrammi permette di ottenere un livello di accuratezza tale da
competere con dorsi digitali per fotocamere di medio formato.
essenzialmente dalla ripresa; infatti se
gli scatti sono tecnicamente ineccepibili
è impossibile che il programma sbagli in
modo clamoroso.
In ogni caso l’allineamento dei punti avviene sulle zone di giunzione evidenziate
dal programma e lo si gestisce collocando
nelle parti di immagine che verranno fusi
i tre punti di aggancio; questi, come intuibile, andranno posti su particolari simili
all’interno dei due diversi scatti.
L’opzione di Corrispondenza Automatica
può essere d’aiuto, ma ritengo preferibile,
dato che siamo in fase di ottimizzazione,
una gestione manuale.
Scegliendo Applica, in basso a destra, il
programma procederà ad aggiornare il
montaggio con i nuovi dati raccolti.
E’ chiaro che perfezionare passo passo
tutte le coppie di fotogrammi può richiedere parecchio tempo, ma va anche ricordato che si tratta di una scelta a discrezione del fotografo che deciderà di volta in
volta la soluzione che ritiene ottimale per
qualità ed impegno delle risorse.
Terminati anche gli affinamenti possiamo
salvare il risultato delle nostre fatiche in
formati che vanno dal Jpeg / Tiff / Bmp
/ Tga al Flash incapsulato all’interno
di una pagina web Html, al PTViewer
sempre da Web passando per il Mov delle
panoramiche a 360 gradi.
Web e stampa
Circa l’utilizzo dei formati destinati ad
un impiego sul Web devo dire che non
sempre è facile approfittare della visione
panoramica; il massimo in termini di flessibilità la si ha con il formato PTViewer,
per il quale però occorre il supporto di un
server Web che accetti Java e molto spesso fornisce errori di visualizzazione.
Peccato, dato che la qualità della giunzione a 360 gradi e la facilità con cui è
possibile editare tramite Photoshop le
panoramiche da scorrere per mezzo dei
‘viewer’ è assai superiore alla rigidità del
Mov di QuickTime o del Swf di Flash.
E, per finire, non posso non ricordare le
possibilità di eseguire una stampa pa-
Quanto Costa
Panorama Maker 4 Pro: euro 40
Aggiornamento euro 25
Windows e Mac, lingua italiana.
http://www.arcsoft.com
noramica; PM4P infatti offre eccellenti
funzionalità di scomposizione dell’immagine in diverse parti da stampare nei
formati gestiti dalla nostra stampante,
ma anche di ordinare on-line la stampa
sfruttando il sistema di selezione del formato più adatto e controllando la scelta
tramite l’anteprima a monitor. Molto ben
congeniato, peccato che i costi non siano
proprio popolari.
Il giudizio
Ritengo che Panorama Maker 4 Pro sia il
programmadigiunzionepanoramicadegliscattimegliocongeniatooggipresente
sul mercato in quanto bilancia al meglio
la qualità e la semplicità con il costo.
Il risultato finale dipende ovviamente
dalla qualità dei fotogrammi che gli
daremo in pasto. Non è infatti possibile
praticare un genere di ripresa complesso
come la panoramica senza avere delle
salde basi tecniche, indispensabili per
eseguire scatti adeguati alle potenzialità
di PMP4.
E’ vero comunque che PM4P offre ampi
margini di miglioramento grazie alle sue
opzioni di allineamento, e che tali funzioni sono utilizzabili in modo ben più facile
rispetto a quanto offrono i concorrenti,
che vanno dall’estrema complessità dei
prodotti più performanti e all’eccessiva
rigidità dei software di livello base.
Panorama Maker 4 Pro media il tutto,
offrendo risultati buoni all’amatore ed
eccellenti al fotografo che saprà eseguire al meglio le riprese da montare nella
panoramica. Sicuramente merita ben
oltre la semplice prova della versione
dimostrativa.
EGT
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