scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara

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scenario sanita` nazionale - Ordine dei Medici di Ferrara
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
Rassegna Stampa del 23 maggio 2013
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INDICE
SCENARIO SANITA' NAZIONALE
23/05/2013 Corriere della Sera - Nazionale
La politica si è di nuovo dimenticata di esentare dall'Imu chi fa ricerca
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23/05/2013 Corriere della Sera - Milano
Nella gara tra i camici bianchi i malesseri di una città di confine
7
23/05/2013 La Repubblica - Nazionale
Stamina, via libera alle cure e ora 18 mesi per decidere se è un altro caso Di Bella
8
23/05/2013 La Repubblica - Nazionale
Vaccino jolly contro tutte le influenze, positivi i primi test
10
23/05/2013 La Repubblica - Torino
Telemedicina per risparmiare ma il servizio non ha più soldi
11
23/05/2013 Il Messaggero - Nazionale
Diciottenne americana scopre l'algoritmo che rivela la leucemia
12
23/05/2013 Il Messaggero - Nazionale
Asportazione preventiva degli organi, la resa della medicina
13
23/05/2013 Avvenire - Nazionale
Ora le cellule riprogrammate possono sconfiggere il diabete
15
23/05/2013 Il Manifesto - Nazionale
Via libera al metodo Vannoni
16
23/05/2013 Il Secolo XIX - Genova
PUNTI DI VISTA PRIVATIZZARE LE RSA, GRAVE ERRORE STRATEGICO
17
23/05/2013 Il Tempo - Roma
Stretta sugli evasori del ticket. Spunta Equitalia
18
23/05/2013 Il Tempo - Roma
L'ospedale San Carlo non si ferma
19
23/05/2013 ItaliaOggi
Aids, primi casi intorno al 1908
20
23/05/2013 ItaliaOggi
Professioni sanitarie in crisi
21
23/05/2013 Il Salvagente
Testati sulla nostra pelle ? I 105 sorvegliati speciali
22
23/05/2013 Il Salvagente
QUANDO A DETTARE I TEMPI È L'INTERESSE DEI BIG
25
23/05/2013 Panorama
I geni o la vita
26
23/05/2013 Panorama
Puntare su screening e diagnosi precoce
28
23/05/2013 Panorama
Ma il nostro destino non può essere deciso da un algoritmo
29
22/05/2013 NCF
India karma farma
30
22/05/2013 NCF
Il Dragone infiamma il mercato del farmaco
31
22/05/2013 NCF
Il sostegno dell'AIFA all'EMA
35
23/05/2013 Il Fatto Quotidiano
Sperimentazione sulle staminali: tutti i pro e i contro
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE
23 articoli
23/05/2013
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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Lo scandalo Dal 1985 sono esclusi dal pagamento della tassa sugli immobili gli enti di assistenza e i centri
sportivi. Non chi contribuisce all'avanzare della scienza
La politica si è di nuovo dimenticata di esentare dall'Imu chi fa ricerca
Al Mario Negri chiesti 360 mila euro. «Taglieremo le borse di studio»
GIAN ANTONIO STELLA
Se ne sono dimenticati un'altra volta. I laboratori, i centri di ricerca, le fondazioni non-profit che danno l'anima
per supplire ai buchi dello Stato devono pagare l'Imu anche quest'anno. Nonostante la promessa che non
sarebbe successo più.
Le ultime polemiche sono di pochi mesi fa. Quando la Città della Speranza, che grazie alla generosità di tanti
privati cittadini aveva regalato all'ospedale di Padova un padiglione per la cura e la ricerca sulla leucemia
infantile, padiglione diventato via via il punto di riferimento nazionale, denunciò un fatto sconcertante. Cioè di
essere costretta a pagare 89.400 euro di Imu per la nuova «Torre» costruita ancora senza contributi pubblici
e destinata a diventare, con i 700 ricercatori e 17.000 metri quadri di laboratori, la più grande cittadella della
ricerca italiana con un'attenzione speciale per le malattie dei bambini.
A ruota, si associò alla protesta Silvio Garattini, il fondatore e direttore del «Mario Negri». Costretto a pagare
di Imu quasi il quadruplo, 360.000 euro, nonostante l'Istituto di ricerche farmacologiche avanzasse dallo Stato
una decina di milioni di euro di Iva dopo avere edificato a proprie spese due nuove sedi pagando il 10% sui
lavori di costruzione e il 20% sugli arredamenti e le attrezzature. Come se avesse tirato su una
concessionaria di auto di lusso o una boutique di alta gastronomia.
E allo sconcerto della Città della Speranza e del «Mario Negri» si associò quello dell'Airc, l'associazione
italiana ricerca sul cancro: 30 mila euro di Imu per la sede. E poi della sua fondazione sorella Firc: 200 mila
euro per gli immobili ricevuti in dono e destinati a esser venduti per finanziare progetti di ricerca. Dell'Ircc di
Candiolo, l'Istituto per la ricerca e la cura del cancro: 36.200 per le strutture quotidianamente messe a
disposizione dei cittadini colpiti da tumore.
Tutta colpa di una «distrazione» della politica. Che dal lontano '92, quando fu firmato il trattato di Maastricht e
Alberto Tomba vinse l'oro alle Olimpiadi di Albertville e Antonio Di Pietro ammanettò Mario Chiesa, non ha
mai trovato il tempo di cambiare una legge sbagliata. Quella che richiamandosi a una legge del 1985 (quando
Michael Gorbaciov prendeva il posto di Konstantin Cernenko) esentava dall'Ici le «attività assistenziali,
previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive». Ma non quelle di ricerca. Una
«dimenticanza» mai più corretta. Neppure dopo l'introduzione, al posto dell'Ici, dell'Imu.
Pareva che quest'anno fosse la volta buona. Tanto più dopo le manifestazioni di imbarazzo della sinistra, del
centro e della destra davanti allo scandalo per le cifre pagate e rubate alla ricerca. Il massimo lo diede Silvio
Berlusconi che, ignaro del monito del poeta Filippo Pananti («La vera carità è senza ostentazioni, simile alla
rugiada del cielo cade senza rumore nel seno degli infelici») fece sapere che lui stesso, inorridito per il
pedaggio imposto alla Città della Speranza, avrebbe pagato l'Imu della fondazione padovana. Una sortita
che, alla vigilia delle elezioni, emanava un certo odorino di propaganda. E fu seguita dalla precisazione che i
soldi li avrebbe materialmente sborsati il gruppo parlamentare del Pdl.
Domanda: se il Cavaliere la pensa così e ha fatto una battaglia frontale per abolire l'Imu sulla prima casa di
tutti gli italiani, poveri e meno poveri, considerandola «una misura demenziale, ingiusta e dannosa», come
può accettare che quello che è anche il «suo» governo mantenga quella tassa sui soggetti non-profit che si
occupano della ricerca al posto dello Stato? È forse meno «demenziale, ingiusta e dannosa»? Come può la
sinistra, o ciò che ne resta, accettare una cosa simile?
Scosso dalla sgradevole sorpresa, Silvio Garattini ha preso carta e penna per scrivere a Enrico Letta,
Beatrice Lorenzin e Maria Chiara Carrozza spiegando che il pedaggio che deve pagare lo costringerà a
tagliare borse di studio e dilazionare il pagamento degli stipendi: «Abbiamo il "torto" di avere costruito due
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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Corriere della Sera - Ed. nazionale
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nuovi grandi edifici con laboratori e uffici per dare una possibilità di formazione per molti giovani. Tra l'altro,
abbiamo realizzato queste opere sulla base di un mutuo per cui, oltretutto, paghiamo una tassa per edifici che
non sono ancora di nostra proprietà. La possibilità di dedurre l'Imu sembra essere una beffa perché
richiederebbe che si abbiano degli utili!». Cosa impossibile nel caso di chi, per statuto, è «non-profit».
«In occasione del Natale e delle elezioni che si avvicinavano, grandi promesse da parte dei partiti politici che
a suon di trombe hanno perorato l'esenzione dell'Imu a favore di Città della speranza e di tutte le Fondazioni
che si occupano di ricerca», scrive in un'altra lettera la presidente della fondazione Città della speranza,
Stefania Fochesato, «grandi nomi del mondo politico che ora siedono in Parlamento si sono fatti garanti della
causa...». Macché, tutto come prima: «Questa volta siamo veramente indignati».
Il rattoppo alla svista indecorosa, l'ennesima dopo due decenni, è ora nelle mani del Parlamento. Dove è
stato già presentato un emendamento di Ilaria Capua, la virologa eletta tra i montiani famosa nel mondo per
aver individuato la sequenza genetica del primo ceppo africano di influenza H5N1 (l'«aviaria») e averla
messa a disposizione di tutti a dispetto delle pressioni dei giganti della farmaceutica.
Dice quell'emendamento che alle varie attività esentate, tra cui quelle ricreative e sportive, vanno aggiunte
quelle «di ricerca scientifica». Tre parole. Ma si sanerebbe una ferita. Non manca, nel testo della Capua, un
richiamo allo storico disinteresse dell'Italia «fanalino di coda nell'Unione europea per le spese in ricerca, con
un investimento pari all'1,26 per cento del prodotto interno lordo contro la media Ue del 2,01». Conclusione
ironica: «A fronte di questi dati, che rilevano una certa disattenzione dei governi nei confronti della ricerca,
nonostante sia un settore chiave per il progresso del Paese, dobbiamo registrare un forte interesse da parte
del fisco...».
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Nel 1960
I primi ricercatori del Negri
Foto: L'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri è nato a Milano nel 1960. Erano 22 persone, oggi sono
quasi 900 in quattro sedi. Tra i 50 ricercatori scientifici italiani più citati nel mondo, quattro appartengono al
Negri
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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23/05/2013
Corriere della Sera - Milano
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Sondrio
Nella gara tra i camici bianchi i malesseri di una città di confine
Laura Guardini
SONDRIO - Sullo sfondo di questa «disfida dei camici bianchi» - su sei candidati in corsa per diventare
sindaco, tre sono medici - ci sono due temi tutto fuorché nuovi, ma proprio per questo sempre più urgenti: la
necessità di collegamenti migliori, acuita dalla chiusura della statale 36 e diffusa all'intera Valtellina; e la sfida
- questa tutta del capoluogo - rappresentata da un salto di qualità da tempo cercato e che comunque tutti
chiedono a gran voce. «Accendere quella luce che oggi rimane spenta di giorno come di notte» dice il
presidente dell'Unione Artigiani Gionni Gritti, con un'immagine che ben rappresenta una vecchia (e
unanimemente sentita) aspirazione di Sondrio. Se la questione della «lontananza» va oltre le competenze
comunali, la questione dell'anima della città è invece squisitamente municipale. Ventiduemila abitanti di notte,
che negli orari d'ufficio aumentano di un terzo: Sondrio è il capoluogo dell'unica provincia «interamente
montana» della Lombardia, famosa per le terme, le montagne, il buon cibo e l'ottimo vino. Ma è una città di
banche (le «sue» due in primis: Popolare e Credito) e uffici, insomma di terziario e servizi. «Mancano le
botteghe - dice Gritti - tra le 600 aziende artigiane del mandamento. La città deve ritrovare un ruolo centrale,
non può chiudere alle 18. Ora che i parcheggi ci sono, vanno pubblicizzati meglio. Se la gente ora "emigra"
verso i centri commerciali, facciamo in modo che il centro sia un centro commerciale a cielo aperto.» Lo
dicono anche tanti cittadini che, d'estate e d'inverno, escono volentieri quando in piazza Garibaldi ci sono
appuntamenti che «accendono». «Una svolta per la città, puntando sul turismo, sulla cultura, sulla
gastronomia: le eccellenze che non mancano» dice da Confindustria il presidente Paolo Mainetti. E lo stesso
tema è ripetuto da voci diverse: alla nuova amministrazione chiedono luci accese e un rilancio che aiuti a
superare la crisi. E' la sfida dei tre dottori, tutti conosciutissimi: Alcide Molteni, 61 anni, sindaco uscente del
centrosinistra (conclude il suo terzo mandato) e medico di base di mezza Sondrio; Lorenzo Grillo della Berta,
46 anni, otorino all'ospedale cittadino, in corsa per la Lega; Mario Fiumanò, 59 anni, oncologo (nello stesso
ospedale) in campo per il Pdl e due liste civiche. Gli altri candidati sono Giuseppe Tarabini, per «Popolari
Retici»; un imprenditore informatico, Matteo Barberi, per il Movimento 5 Stelle; e un impiegato di banca,
Davide Tacelli, per la lista «Sondrio anch'io».
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Protagonisti
Foto: Dall'alto: Mario Fiumanò, 59 anni (Pdl); Lorenzo Grillo della Berta, 46 anni (Lega Nord); Alcide Molteni,
61 anni, sindaco uscente (Pd)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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23/05/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
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Stamina, via libera alle cure e ora 18 mesi per decidere se è un altro caso
Di Bella
Sì anche dal Senato alla sperimentazione
MICHELE BOCCI
ROMA - Via alla sperimentazione della cura Stamina. Il Senato ha approvato quasi all'unanimità la legge che
dà diritto di cittadinanza al discusso metodo di Vannoni e Andolina. La versione finale del decreto licenziata
ieri è molto diversa da quella ipotizzata dall'ex ministro della Salute Balduzzi. Non si applicheranno le norme
che regolano i trapianti, ma quelle, più stringenti, sui farmaci. La sperimentazione durerà 18 mesi e sarà
promossa dal ministero con l'Agenzia per il farmaco, l'Istituto superiore di sanità e il Centro nazionale
trapianti. Sarà creato un osservatorio sulle terapie con cellule staminali mesenchimali.
Le novità fanno tirare un sospiro di sollievo alla comunità scientifica, che si era scagliata contro l'iniziale
apertura a Stamina, giudicata eccessiva. «È stato scongiurato un Far west scientifico», commenta Michele
De Luca del Centro di medicina rigenerativa di Modena e Reggio Emilia, fra gli scienziati che hanno lottato
contro la prima versione del decreto. «Ora Stamina» ironizza «può dimostrare al mondo di aver trovato con
un unico rivoluzionario prodotto la cura per migliaia di patologie, tutte diverse». «Potremmo sperimentare
anche la bava di rospo», va giù duro Alberto Mantovani dell'Irccs Humanitas di Milano, evocando il caso Di
Bella. Il Parlamento, per il ministro Beatrice Lorenzin, è arrivato a una soluzione «equilibrata e di buon senso,
che rispetta la medicina e le famiglie». Vannoni dal canto suo si dice disponibile alla sperimentazione. La
palla ora passa a lui: dovrà consegnare all'Iss il protocollo, perché si possa scrivere il programma delle cure.
Il pm di Torino Guariniello, che indaga su Stamina per associazionea delinquere finalizzata alla
somministrazione di farmaci pericolosi e alla truffa, spiega che l'inchiesta va comunque avanti. ©
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I pazienti
Ottanta già in terapia ne arriveranno altri 90 QUANTI hanno già iniziato le cure agli Spedali civici di
Brescia - dove lavora l'équipe di Stamina - sulla base di alcune sentenze, potranno proseguirle. Si tratterebbe
di una ottantina di malati, ai quali dovrebbero aggiungersene altri 90 che non hanno mai fatto ricorso al
trattamento. I tecnici di Aifa, Istituto superiore di sanità e ministero si sono già incontrati martedì, prima
dell'approvazione del decreto, per impostare la sperimentazione, anche iniziando a valutare i casi da
arruolare nella ricerca scientifica. Ora aspettano che Vannoni consegni il suo protocollo per andare avanti. Di
recente lo stesso Vannoni (ritenuto uno psicologo finché l'ordine ha smentito la sua iscrizione a quell'albo) ha
spiegato di avere 84 pazienti in cura a Brescia e che altri 600 sarebbero pronti a fare ricorso. Ma ad aver
contattato Stamina sarebbero state in questi mesi 18 mila famiglie.
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Le strutture
Dieci ospedali in lizza per tre milioni di euro SONO tredici in Italia i laboratori in grado di produrre cellule
staminali rispettando le disposizioni sulla ricerca farmaceutica. Il ministero dovrà ora indicare quelli che
parteciperanno allo studio e anche gli ospedali (un numero compreso tra i cinque e i dieci) dove verrà
iniettato ai pazienti il farmaco, oltre alla frequenza delle somministrazioni. Sono stati stanziati tre milioni di
euro per la ricerca, che durerà un anno e mezzo a partire dal primo di luglio. Probabilmente verranno riunite
la "Fase 1" e la "Fase 2" delle sperimentazioni farmaceutiche, che di solito avvengono in momenti e su
pazienti diversi. Si tratta di capire se il nuovo medicinale è sicuro o meno per il malato e se è efficace per
curare la patologia che lo ha colpito. Un comitato scientifico nominato dal ministero vigilerà su tutti i passaggi
della sperimentazione e sui risultati raggiunti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Le malattie
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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23/05/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
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Dal Parkinson alla Sla fino alla sclerosi multipla È UNO dei grandi interrogativi di queste ore. Quelli di
Stamina hanno parlato di uno spettro amplissimo di patologie curabili con il metodo messo a punto nel loro
laboratorio, attirandosi anche per questo le critiche della comunità scientifica. I tecnici dell'Istituto superiore di
sanità sceglieranno probabilmente alcune delle malattie indicate in una comunicazione di Stamina di alcune
settimane fa in cui si faceva il punto sui pazienti seguiti. Sono asfissia perinatale, sindrome di Neimann Pick,
asfissia cerebrale, sma1, sma5, sclerosi laterale amiotrofica, morbo di Parkinson, morbo di Parkinson con
atrofia multisistemica, sclerosi multipla.
Nel tempo si sono aggiunte altre patologie tra quelle seguite a Brescia, per esempio la leucodistrofia, la
malattia neurodegenerativa che ha colpito Sofia, una bambina fiorentina.
Non è pensabile che la sperimentazione riguardi tutte queste patologie. © RIPRODUZIONE RISERVATA
I risultati
Il sogno di un brevetto oppure il flop definitivo SE NON fossero provati effetti positivi delle staminali
mesenchimali sui pazienti, il metodo Stamina verrebbe definitivamente archiviato. E non potrebbe essere più
utilizzato nemmeno a Brescia: di fronte ad eventuali ricorsi, i giudici non potrebbero più dare ragione, come in
passato, a chi chiede di essere curato. Viceversa, se si registrassero dei miglioramenti nei malati, per
Vannoni e Andolina sarebbe un successo.
Come avviene per tutte le sperimentazioni dei farmaci andate a buon fine, verrebbe preparato un dossier da
presentare all'Aifa, con i risultati delle ricerche. Il metodo sarebbe brevettato, cosa che i suoi inventori hanno
già provato a fare negli Usa senza successo (non sarebbero state trovate differenze con altre applicazioni
delle staminali mesenchimali). Poi partirebbe la corsa al rialzo delle multinazionali farmaceutiche che
investirebbero cifre astronomiche per acquisire il brevetto.
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Le tappe L'INCHIESTA Nel 2010 la procura di Torino indaga su Stamina Foundation LE CURE Nell'ottobre
2011 avviate cure col metodo Stamina su 12 bambini IL DIVIETO Nel maggio del 2012 l'Aifa dispone il blocco
della terapia Stamina LA DEROGA Nel 2013 Balduzzi con un decreto dà l'ok alla continuazione delle cure
PER SAPERNE DI PIÙ www.iss.it www.staminafoundation.org
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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23/05/2013
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 20
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Vaccino jolly contro tutte le influenze, positivi i primi test
(e.d.)
ROMA - Un nuovo virus dell'influenza si sta espandendo in Cina.
Un altro, che crea sintomi respiratori molto severi, è arrivato in Europa dal medio oriente. Al timore di una
nuova pandemia i laboratori rispondono intensificando la ricerca di un nuovo vaccino, che sia capace di
difenderci da varianti diverse del virus e che possa essere prodotto in pochi giornio settimane, invece dei
mesi necessari fino a ora.
Uno studio pubblicato ieri su Nature segna un passo avanti in questa direzione. Sfruttando le tecniche della
nanotecnologia, un'équipe della casa farmaceutica Sanofi a Cambridge, negli Stati Uniti, con la
collaborazione dei National Institutes of Health, ha ottenuto una sostanza immunizzante più efficace dei
vaccini attuali e capace di coprire contro ceppi diversi del virus dell'influenza. I primi test sui furetti sono stati
promettenti, anche se le tappe necessarie per verificare la sicurezza sull'uomo richiederanno diversi mesi.
I ricercatori sono partiti dalle proteine che si trovano sulla superficie del virus, e che devono essere
riconosciute dal nostro sistema immunitario affinché si scateni l'attacco da parte dell'organismo. A queste
proteine è stata fissata una nuova molecola, frutto delle nanotecnologie, che ha aumentato la capacità del
sistema immunitario di innescare una risposta. «Il vaccino funziona contro ceppi diversi dell'influenza ed è un
passo avanti per arrivare a un'immunizzazione universale» spiega Gianni Rezza, direttore del dipartimento di
malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità.
«Se si rivelasse efficace nell'uomo come lo è stato nei furetti, sarebbe un grande risultato, ottenuto grazie
alla genomica e alle nuove tecnologie». Ogni anno l'influenza colpisce in Italia 6 milioni di persone. Un'altra
tecnica è stato pubblicata la settimana scorsa su Science Translational Medicine. La Novartis e lo scienziato
americano Craig Venter (uno dei protagonisti del sequenziamento del genoma umano) hanno battuto il record
dei "cento metri", creando da zero un vaccino contro l'influenza in 4 giorni e 4 ore. Anziché aspettare che nel
loro laboratorio arrivasse il virus vero e proprio, gli scienziati americani si sono fatti recapitare la sequenza del
Dna del microrganismo. Hanno poi ricreato il genoma in laboratorio, inserendolo in alcune cellule prelevate
da reni di cane. Le cellule, seguendo diligentemente le istruzioni del codice genetico, hanno iniziato a
produrre segmenti del virus. Grazie a questi elementi è stato possibile realizzare il vaccino in un tempo
record. In caso di nuova pandemia, sostengono i ricercatori, la rapidità diventa il jolly capace di fare la
differenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: SEI MILIONI L'influenza colpisce ogni anno sei milioni di italiani.
Dagli Stati Uniti arriva adesso la speranza di un vaccino universale che prevenga da tutti i possibili ceppi
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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Il caso Stati Uniti, la molecola funziona contro ceppi diversi. Gli esperti: "Aperta la strada verso
l'immunizzazione universale"
23/05/2013
La Repubblica - Torino
Pag. 7
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Telemedicina per risparmiare ma il servizio non ha più soldi
Il direttore Isaia: "Sono amareggiato dall'inaugurazione è passato poco più di un anno" Con due euro al
giorno per paziente si evitavano i ricoveri con spese molto più elevate
(s. str.)
TANTO rumore per nulla.
Era ottobre del 2010 quando all'ospedale Molinette si annunciava in un'affollata conferenza stampa che la
sanità regionale voleva puntare ad una riduzione dei giorni di ricovero - con conseguente calo dei costi scommettendo sulle potenzialità tecnologiche della telemedicina. Il progetto aveva un nome accattivante,
MyDocto@Home, e prevedeva la consegna di un cellulare e di una strumentazione ai pazienti dimessi che
avrebbero così potuto essere monitorati restando tranquillamente a casa. A quella presentazione quel giorno
non mancava nessuno: il presidente di Telecom Gabriele Galateri, gli assessori Massimo Giordano e
Caterina Ferrero, il direttore dell'Aress Claudio Zanon, uno degli sponsor più convinti. Il servizio avrebbe
dovuto coinvolgere in via sperimentale almeno 5mila pazienti. Due anni dopo il "dottore a domicilio", 360 mila
euro circa all'anno, è già morto, incagliato sugli scogli della mancanza di risorse. A fine dello scorso anno il
contratto con Telecom, due euro al giorno per ogni paziente controllato, non è stato più rinnovato e dopo
diverse telefonate e molti contatti il direttore del dipartimento di geriatria e malattie metaboliche dell'osso
Giancarlo Isaia recita il de profundis. «Il progetto è stato operativo alla fine del 2011.
Dopo l'attivazione di un monitoraggio che avrebbe dovuto chiarirci vantaggi e ricadute della sperimentazione,
adesso è già tutto finito. Ed è stata Telecom a segnalarci per prima che il contratto con loro non era stato
rinnovato». Isaia dice di essere amareggiato. Preoccupato anche per il rischio che corre l'ospedalizzazione a
domicilio, vero fiore all'occhiello della sanità piemontese e della Città della salute. Un servizio che prevede
medici itineranti, che curano gli anziania casa, facendo risparmiare centinaia di euro al giorno all'azienda
sanitaria, alla quale un giorno di ricovero costa oltre 650 euro. «La responsabile del servizio, la dottoressa
Aimonino, è andata in pensione - racconta Isaia - e nessuno ha ritenuto di sostituirla. I tre medici che sono
rimasti stanno facendo i salti mortali per mandare avanti il servizio. I miracoli però non si possono fare».
Angelo Lino Del Favero, l'attuale direttore della Città della Salute, cerca di superare i pessimismi sul taglio di
servizi: «La fine dell'esperienza del progetto con Telecom non significa che abbiamo tirato i remi in barca
sulla volontà di lavorare sulla telemedicina - dice - E sull'ospedalizzazione a domicilio non abbiamo alcuna
intenzione di mollare». Il direttore rivolge poi un appello alla Regione: «Considerato che l'assessorato alla
sanità chiarisce nel piano triennale di voler far crescere la percentuale di interventi a domicilio - spiega vorremmo che una parte delle risorse siano dirottate alla Città della Salute. Che è in grado di gestire progetti
avanzati come l'ospedalizzazione a domicilio e avviare iniziative innovative che stiamo mettendo a punto». ©
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Foto: IL SERVIZIO Telemedicina consentiva di risparmiare sui ricoveri, ma non ci sono più soldi per
finanziare il servizio
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
11
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il caso Alla presentazione, nel 2010, erano andati tutti, compreso il presidente dell'azienda telefonica Galateri
23/05/2013
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 12
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Diciottenne americana scopre l'algoritmo che rivela la leucemia
BRITTANY WENGER A 7 ANNI HA COMINCIATO A STUDIARE SCIENZA AVANZATA
Flavio Pompetti
N E W Y O R K Ha diciotto anni, frequenta l'ultimo anno di una scuola superiore sperimentale a Sarasota in
Florida, e ha una passione innata per la ricerca. Questo è il profilo di Brittany Wenger, la giovane americana
che ha insegnato ai computer come riconoscere e diagnosticare una rara ma insidiosa forma di leucemia che
non lascia più di cinque anni di vita ala gran parte dei pazienti che ne vengono aggrediti. Brittany aveva
appena 7 anni quando ha contratto la febbre della ricerca. In seconda elementare ha seguito un corso di
"pensiero futuristico", un invito a liberare la mente in cerca di soluzioni nuove e inesplorate nel campo delle
scienze. Da allora ha cominciato ad appassionarsi di intelligenza artificiale, e l'anno scorso ha pubblicato sul
web un primo algoritmo ad uso dei medici che devono diagnosticare il cancro al seno. Era la sua risposta al
dramma familiare di una cugina che aveva ricevuto una simile diagnosi pochi mesi prima. «Sono una persona
curiosa per natura» si è giustificata la ragazza alla cerimonia di premiazione per quella prima scoperta, che
l'ha portata a Palo Alto tra i finalisti, e poi tra i vincitori di un concorso per la ricerca scientifica privata
patrocinato da Google. Il software che contiene l'algoritmo è stato inserito da Brittany sul "cloud", la nuvola
virtuale che contiene la memoria di dati provenienti da computer di tutto il mondo. L'accesso è gratuito e
aperto a tutti i medici che intendano farne uso. Quest'anno la scienziata in erba si è ripetuta con un nuovo
algoritmo, in grado di stabilire la presenza di forme miste di leucemia, di natura mieloide e linfoide, varianti
rare e letali del tumore sanguigno. Oltre ad offrire lo strumento diagnostico, la giovane ha identificato quattro
marker genetici del tumore che possono essere usati per la composizione di nuove medicine per la cura. La
sua generosità è stata premiata ancora una volta, questa volta dalla Fiera della scienza e dell'ingegneria,
celebrata ogni anno dalla società Intel. Sul palco della rassegna a Phoenix la giovane studentessa ha
accettato una serie di premi provenienti da diverse associazioni che promuovono la ricerca giovanile, con
premi in denaro equivalenti a circa 30.000 euro. La somma servirà a finanziare i progetti futuri della ragazza.
Brittany conta infatti di studiare oncologia pediatrica all'università, e intende frequentare il college privato della
Duke University nella Carolina del Nord, una delle accademie più prestigiose degli Usa. Flavio Pompetti
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IL PERSONAGGIO
23/05/2013
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 16
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Asportazione preventiva degli organi, la resa della medicina
Giorgio Israel
Dopo il caso di Angelina Jolie ecco quello di un cinquantenne inglese che si è fatto asportare
preventivamente la prostata avendo scoperto di essere portatore del gene difettoso Brca2. Chi difende
questo andazzo fa appello al severo monito delle certezze scientifiche. Ma la scienza offre raramente
certezze e il vero spirito scientifico è soprattutto una pratica del dubbio critico. Quando, da studente, chiesi a
un noto matematico consigli sul modo migliore di studiare mi rispose: «Tenti di dimostrare in tutti i modi che
quel che legge o le viene detto è falso». Le certezze sono un materiale altamente pericoloso. Nel campo
medico, i casi in cui uno stato genetico implica con certezza il prodursi di una malattia sono pochissimi. Per il
resto, si possono fare solo stime di probabilità e il calcolo delle probabilità è una delle scienze più irte di
trabocchetti. È evidente a chiunque che, se lancio una moneta non truccata, la probabilità che esca testa (o
croce) è il 50%, anche se, nella realtà, la moneta potrebbe spaccarsi o restare in bilico. È una stima basata
sul ragionamento, che trova conferma solo dopo migliaia di lanci, quando il numero di teste o croci è quasi
uguale. Ma le situazioni non sono quasi mai così semplici e la determinazione delle probabilità di contrarre il
cancro perché si è portatori del gene Brca1 o Brca2 è ben più complicata. Nel nostro caso, l'unico modo
attendibile sarebbe di fare uno "screening" genetico su un campione numeroso e ben miscelato di individui
sani e seguire negli anni l'evoluzione della loro salute. Poiché questo è praticamente impossibile si procede
stimando quanti tra i malati sono portatori del difetto genetico. Pur ammettendo che i campioni di malati siano
rappresentativi, non lo sono della popolazione totale. Se anche si scoprisse che un terzo di questi malati è
geneticamente difettoso, non si può escludere che lo sia anche un terzo o più della popolazione totale (inclusi
quindi coloro che non contrarranno la malattia). Se poi - stando alle dichiarazioni degli oncologi - le
percentuali sono nettamente più basse, parlare di interventi chirurgici preventivi è a dir poco avventato. Dal
punto di vista scientifico si tratta di correlazioni troppo deboli per determinare scelte di vita di enorme portata.
Una visione seria dovrebbe considerare assieme tutti gli altri fattori di malattia per non dire il rischio di finire
sotto un'automobile o di morire di infarto per un dispiacere. Eliminarli tutti - unico atto davvero scientifico equivarebbe a decidere di non vivere. Comunque, una donna che proceda alla mastectomia o un uomo alla
prostatectomia, preventivamente e non per malattia conclamata, potrebbero non ammalarsi mai; o forse si
ammaleranno, ma non essendosi negata la possibilità di avere figli e di vivere una vita piena, invece di
mutilarla in omaggio a un dubbio calcolo di probabilità. I dissesti sociali e psicologici derivanti da un simile
approccio sono evidenti e si legano a un male delle nostre società: la considerazione della malattie, e
soprattutto delle malattie mortali, come eventi terrificanti e vergognosi da sopprimere con ogni mezzo,
nell'illusione che possano essere cancellati del tutto dal panorama della vita umana. Tutto ciò conduce al
tema dello statuto della medicina. Un tempo essa si limitava a una funzione meramente palliativa nei
confronti di colui che si rivolgeva al medico "sentendosi" malato. L'enorme progresso della medicina
scientifica è di aver costruito gli strumenti per analizzare oggettivamente la malattia, non solo per curarla più
efficacemente ma per scoprire la sua presenza ai primi stadi in cui il malato "non sa di esserlo". Il passo
successivo ha messo in gioco la prevenzione e l'obbiettivo più ambizioso: scoprire il "potenziale malato
inconsapevole". La prevenzione è il tema più importante di tutti. Esso riguarda la relazione tra malattie e stili
di vita e richiede un grande impegno per la complessità dei problemi in gioco. Il secondo è assai più
problematico: non solo perché è avventato ridurre tutto a cause genetiche, o anche considerarle
preponderanti, ma per la leggerezza con cui si pretende di fare previsioni esatte in un campo come quello
biologico enormemente più complesso di altri ambiti in cui pure la previsione affanna. Sarebbe una perdita
drammatica se un'attività complessa come la medicina - che mette in gioco tecnica, scienza e molte altre
conoscenze e "arti" - perdesse il nucleo della sua ricchezza, la clinica, per ridursi a un dipartimento della
genetica. La medicina ha in primo luogo come oggetto le persone, e non particelle materiali determinate da
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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Il commento
23/05/2013
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 16
(diffusione:210842, tiratura:295190)
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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leggi cieche. E le persone vanno pensate nella loro individualità soggettiva che rappresenta ciascuna un caso
a sé stante che coinvolge una molteplicità di aspetti di cui quello genetico è solo uno, e forse neppure il più
importante.
23/05/2013
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 2
(diffusione:105812, tiratura:151233)
supponente pensare di guidare le cellule dove vogliamo e come vogliamo. Avendo ormai testato che la
plasticità estrema dello stadio di pluripotenza può essere un grosso limite nel cercare l'azione terapeutica, ho
trovato sorprendente il risalto dato alla notizia della scorsa settimana sul fronte della clonazione». Così
Tiziana Brevini, ricercatrice del laboratorio di embriologia biomedica di Unistem, il Centro per la ricerca sulle
cellule staminali della Statale di Milano, ha commentato il lavoro appena uscito su «Cell» che riguarda il
procedimento di clonazione analogo a quello attuato per far nascere la pecora Dolly con l'utilizzo di cellule
umane. Esperta di embriologia, è coordinatrice insieme a Fulvio Gandolfi di una ricerca finanziata da Airc,
MIur e Regione Lombardia, riguardante un interessante avanzamento della strategia della riprogrammazione:
fibroblasti umani sono stati trasformati in cellule che producono insulina senza alterazioni a livello del Dna. Un
metodo privo dei rischi legati all'utilizzo di vettori retrovirali o altri mediatori che introducevano i geni capaci di
riportare le cellule ad uno stadio primordiale come nell'esperimento originario di Yamanaka. «Nel corso dei
miei studi - spiega la ricercatrice - mi sono resa conto che la plasticità ricercata non doveva essere troppa,
altrimenti le cellule diventano ingestibili. Abbiamo considerato che l'espressione dei geni è regolabile da
modificazioni che non toccano la sequenza del Dna ma solo la sua accessibilità, e che vengono definite
"epigenetiche". Così si può modificare la specializzazione e il destino di una cellula. Parliamo, dunque, di
"conversione". Per indurla, in questo caso è stata utilizzata la 5 aza-citidina, una molecola in grado di
rimuovere dal Dna i "blocchi" che ne limitano l'accessibilità. Stimolando così le cellule in ambiente opportuno
secondo un protocollo di differenziamento pancreatico, hanno cominciato a produrre insulina». L'ulteriore
riprova della conversione è stata ottenuta trapiantando le cellule in topi diabetici, dove hanno assicurato
normali livelli di glicemia e che, dopo la loro rimozione, sono andati incontro alla morte. «Con questa
strategia, si annulla l'elevato rischio di possibili trasformazioni tumorali scarsamente controllabili conseguenti
alle alterazioni del genoma - conclude Brevini -. Nuove potenzialità si aprono per la cura del diabete e il
tumore del pancreas, così come per gli screening pre-clinici e test farmacologici che evitano l'impiego di
modelli animali e forniscono dati applicabili alla specie umana».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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Ora le cellule riprogrammate possono sconfiggere il diabete
23/05/2013
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 8
(diffusione:24728, tiratura:83923)
Via libera al metodo Vannoni
Le terapie della Stamina Foundation possono proseguire. Contro il parere della comunità scientifica
Eleonora Martini
Eleonora Martini
Dopo due anni di battaglie legali e mediatiche, il professore Davide Vannoni e con lui i genitori delle decine di
bambini in cura già da tempo col suo metodo Stamina hanno vinto un primo round. Ieri il Senato a
larghissima maggioranza (259 sì, 2 no e 6 astenuti) ha licenziato definitivamente, in seconda lettura, il
decreto Balduzzi emendato in senso meno restrittivo alla Camera.
L'attuale testo va incontro alle richieste dell'ideatore della cura a base di staminali mesenchimali perché non
solo consente a chi ha già iniziato le terapie di continuare con il metodo Stamina, ma prevede anche dal
primo luglio l'avvio di una sperimentazione - in deroga alle leggi vigenti - di 18 mesi per la quale vengono
stanziati fino a 3 milioni di euro. Le linee cellulari però dovranno essere prodotte solo in laboratori che
rispettano gli standard farmaceutico Gmp (Good manufacturing practices) e non in quelli Glp (Good
laboratory practice) utilizzati per i trapianti e che seguono iter meno articolati, come chiedeva la Stamina
Foundation, la onlus fondata nel 2009. Vannoni, dal canto suo, si è detto ieri disponibile a seguire la
sperimentazione promossa dal ministero della Salute, con il contributo dell'Aifa e del Centro nazionale
trapianti, e coordinata dall'Istituto superiore di sanità, a patto che il metodo da lui ideato non venga
modificato.
Il carattere d'urgenza del decreto Balduzzi era dettato dall'eco mediatica ottenuta dai ricorsi vinti in tribunale
dalle famiglie dei bambini in terapia col metodo Stamina agli Spedali Civili di Brescia, possibile perché
considerata «cura compassionevole» per i piccoli destinati in ogni caso alla morte, ma bloccata per intervento
del pm Guariniello che aveva aperto un'inchiesta per somministrazione di farmaci imperfetti e chiesto il rinvio
a giudizio di alcuni medici e dirigenti della onlus tra cui lo stesso Vannoni. Ma la comunità scientifica italiana e
mondiale - dalla prestigiosa rivista Nature al Nobel per la medicina Shinya Yamanaka - si era schierata quasi
compattamente contro la decisione del ministero della Salute di concedere il proseguimento delle terapie
Stamina utili, secondo il suo ideatore, per curare numerose malattie neurologiche, autoimmuni e genetiche.
«Abbiamo lavorato stretti tra due fronti opposti - racconta la neo deputata di Sel, Ileana Piazzoni, della
Commissione Affari sociali - da una parte la comunità scientifica in totale rivolta e dall'altra i genitori che
rivendicavano la libertà di cura. Per questo con un ordine del giorno votato all'unanimità dalla Camera
abbiamo chiesto a Stamina la totale disponibilità, assicurando anche il massimo sforzo possibile di deroga
cercando di rispettare le norme europee sulla sperimentazione farmaceutica, perché di farmaco si tratta».
Secondo il testo di legge, infatti, i medicinali usati nella sperimentazione dovranno essere «preparati in
conformità alle linee guida di cui all'articolo 5 del regolamento europeo 1394 del 2007». «Se Stamina non si
renderà disponibile -conclude Piazzoni -vuol dire che non ha un protocollo valido». Vannoni non ha sciolto
ancora la riserva, critico com'è sul testo licenziato ieri che, sostiene, «risponde più all'interesse della comunità
scientifica italiana e della burocrazia che a quello dei pazienti», perché «la sperimentazione sarà possibile
solo su un centinaio di pazienti» e non sui «18 mila che ci hanno fatto la richiesta». Soddisfazione per la
«soluzione equilibrata e di buon senso» è stata espressa invece dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin
ma anche da tutte le forze politiche.
Il primo dei due articoli di cui si compone il decreto convertito in legge ieri riguarda invece la chiusura degli
Ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) prevista per lo scorso 31 marzo e rinviata al 1 aprile 2014. «Tempi certi»,
questa volta, garantiti dall'obbligo di commissariamento ad acta delle Regioni inadempienti e dal riparto delle
risorse destinate a potenziare i servizi di salute mentale sul territorio. Con l'obbligo, da parte delle Asl, di
prendere subito in carico gli internati giudicati non socialmente pericolosi. E tra sei mesi il primo report dei
ministri competenti in Parlamento.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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STAMINALI Anche il senato approva il decreto Balduzzi. Sperimentazione per 18 mesi
23/05/2013
Il Secolo XIX - Genova
Pag. 33
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Irrazionale spendere tre milioni per ristrutturare due residenze e lasciarle poi vuote
FLAVIO BELLATI
Da qualche tempo la Direzione Asl3 usa informare le organizzazioni sindacali attraverso gli organi
d'informazione anziché, come previsto dai contratti di lavoro, negli incontri tra le parti. Con questa modalità si
è appreso sia della vendita di patrimonio sia di esternalizzazioni a società private di servizi, in particolare cito
alcuni casi come le Rsa per anziani, le Rsa psico-geriatriche o la ristorazione, decisioni che peserebbero
sull'utenza più fragile e sola: anziani e non autosufficienti. La "manovra patrimoniale" che sta coinvolgendo
anche l'ex ospedale psichiatrico di Quarto, parzialmente lenita dalle ragioni del combattivo comitato in sua
difesa, invece pare non conoscere opposizione se non la nostra che si estende all'appalto a terzi di tutte le
Rsa per anziani gestite direttamente dalla Asl3 con proprio personale; il totale delle Rsa coinvolte dal
passaggio dalla gestione pubblica a quella privata - con la motivazione di un risparmio di quattro milioni di
euro, il tutto in accordo con l'assessore regionale Claudio Montaldo - sarebbero otto per un'utenza di oltre
180 posti letto. Le Rsa consegnate a gestione privata sarebbero: Campoligure, Busalla, Cogoleto, le due
residenze psicogeriatriche di Quarto con il Centro Alzehimer, le Rsa del Celesia e Bolzaneto. Riteniamo
questa scelta sbagliata non solo nel metodo ma anche nel merito. Siamo convinti che una quota di Rsa
debba rimanere a gestione pubblica diretta (Asl 3), facendo così da riferimento qualitativo alle gestioni private
convenzionate; il pubblico garantisce il rispetto dei parametri minimi del personale addetto all'assistenza,
maggiore remunerazione economica attraverso incentivi specifici riferiti al raggiungimento obbiettivi di qualità
stabiliti dal contratto di lavoro, efficaci ed efficienti turni di lavoro del personale con cui sono organizzati i
sevizi consentendo un minor stress lavorativo al personale e migliore assistenza agli utenti. Spesso, anche
per strutture convenzionate, ci arrivano denunce rispetto a condizioni totalmente insoddisfacenti dei degenti.
Tutto ciò non stupisce, visto il taglio imposto dalla Regione del 5% delle risorse destinate alle strutture
convenzionate nel 2011 e 2012 (strutture nelle quali si impone un contratto di lavoro bocciato dai lavoratori).
In aggiunta, risultano vuote, ma perfettamente agibili due Rsa per anziani a Quarto ed una appena
ristrutturata al Celesia; crediamo sia antieconomico ed irrazionale che Asl3 ristrutturi due Rsa (tra cui appunto
Celesia) spendendo circa tre milioni di euro per lasciarle una vuota. Pertanto chiediamo all'assessorato alla
salute e alla direzione della Asl3 di non procedere nell'appalto delle Rsa, di consentire l'assunzione del
personale necessario a coprire i servizi nelle Rsa vuote, attivando la copertura di tutti i posti letto per anziani
che da anni sono il lista d'attesa. Questo per noi significa gestire in modo razionale il patrimonio pubblico,
dando risposte di qualità all'utenza più fragile. L'autore è componente della segreteria del Comitato Iscritti
Cgil Asl3
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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PUNTI DI VISTA PRIVATIZZARE LE RSA, GRAVE ERRORE STRATEGICO
23/05/2013
Il Tempo - Roma
Pag. 1
(diffusione:50651, tiratura:76264)
Stretta sugli evasori del ticket. Spunta Equitalia
Per coprire il buco l'azienda ospedaliera pensa all'agenzia di riscossione nazionale
Erica Dellapasqua
Stretta sugli evasori del codice bianco. Proprio in questi giorni dal policlinico Umberto I sono partite le prime
250 lettere di sollecito (ne arriveranno altre 3000) ai pazienti, più di un terzo del totale, che non hanno versato
il ticket di 25 euro. Un buco di 85mila euro. Per la riscossione l'azienda ospedaliera pensa a Equitalia. Stretta
sugli evasori del codice bianco. Proprio in questi giorni dal policlinico Umberto I sono partite le prime 250
lettere di sollecito di pagamento indirizzate ai pazienti, più di un terzo del totale, che non hanno regolarmente
versato il ticket di 25 euro introdotto, anche nel Lazio, a partire dall'estate 2011. Un contributo che avrebbe
dovuto rappresentare maggiori risorse per bilanci sanitari dissestati e, sul fronte operativo, disincentivare
l'accesso ai pronto soccorso degli utenti meno gravi, ma che nei fatti in pochi, a prestazione ricevuta, pagano.
Ora, dal policlinico si attendono i primi riscontri, e qualora non si dovesse arrivare al recupero dei crediti
accertati "via posta", escludendo la possibilità di instaurare un contenzioso legale per ciascuna delle posizioni
aperte, che sono migliaia, si potrebbe valutare l'ipotesi di ricorrere ad Equitalia, o comunque ad un'agenzia di
riscossione che subentri alla struttura sanitaria. Le ultime stime sull'evasione in corsia denunciate da
Domenico Alessio, direttore generale del policlinico, sono di gennaio e tracciano un quadro poco
incoraggiante. In sintesi, partendo dai versamenti che risultano sul conto corrente dedicato è stato appurato
che più di un terzo dei codici bianchi non paga i 25 euro previsti per legge. Nel 2012, sul totale di accessi al
pronto soccorso, 134mila 294 persone, circa il 15%, ovvero 20.583, al triage sono stati indicati come pazienti
da trattare in regime di codice bianco. La differenza, a questo punto, è determinata dall'eventuale esenzione,
a partire dal reddito, dunque coloro che avrebbero dovuto saldare i 25 euro sono scesi a 9mila 399, per un
introito potenziale di 234mila 975 euro. In realtà, però, risultano incassati al Cup 62mila 975 euro, mentre
86mila 760 sono stati versati direttamente sul conto corrente dell'ospedale: sommati sono 149mila 260 euro,
circa il 64% di quanto ci si aspettava di ricevere. Manca all'attivo più o meno il 36%, ovvero circa 3.400
pazienti che in euro corrispondono a un buco di 85mila 715 euro, che oggi si tenta appunto di recuperare. Sul
piano dell'organizzazione del lavoro, Alessio non ha dubbi che «un approccio differente da parte dei pazienti,
che continuano a rivolgersi ai pronto soccorso per problemi che potrebbero essere curati altrove, eviterebbe
queste procedure e faciliterebbe anche il lavoro dei sanitari». D'altro canto, come dimostrano le statistiche
dell'ospedale con il maggior numero di accessi al pronto soccorso della Capitale, il Dea resta la prima scelta
anche per i casi meno critici, ed essendo poi il pagamento del ticket successivo alla visita medica, tramite
bonifico o al Cup, il disincentivo si riduce al minimo. Si impiegano anzi tempo e risorse per rintracciare chi
non paga, in molti casi ìsono stranieri senza residenza, oppure persone che magari lasciano generalità
fasulle». Recuperare questi indirizzi, dunque, non è stato semplice: «Abbiamo spedito le prime 250 lettere aggiorna Alessio - ne spediremo altre 3000 e continueremo con tutti i casi che verranno anche 'schedati' sul
nostro sistema interno così che sapremo la situazione». L'alternativa potrebbe essere Equitalia:«Avviare una
causa per ciascun paziente sarebbe infattibile, un'agenzia di riscossione potrebbe invece aiutarci a reperire
queste risorse, decideremo dopo aver visto l'effetto di queste lettere».
15 Per cento Delle persone in codice bianco nel 2012 hanno evaso
134 mila Il totale degli accessi al pronto soccorso nel 2012
149 mila Sono gli euro che l'azienda ha incassato per i codici bianchi
Foto: Pronto soccorso Il Dea resta anche per i casi meno critici
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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Sanità Il policlinico Umberto I ha inviato già le prime 250 lettere di sollecito. Ne arriveranno altre tremila
23/05/2013
Il Tempo - Roma
Pag. 7
(diffusione:50651, tiratura:76264)
L'ospedale San Carlo non si ferma
Non si può fermare l'attività dell'ospedale San Carlo di Nancy. Il Tar del Lazio ha infatti accolto il ricorso
presentato dal gruppo Idi Sanità, a seguito della comunicazione della Regione Lazio del 26 marzo in cui si
chiedeva «la sospensione dell'autorizzazione all'esercizio per l'ospedale S. Carlo». Alla luce del
pronunciamento del Tribunale, quindi l'ospedale sulla via Aurelia può tornare ad operare regolarmente,
garantendo continuità nell'erogazione dei propri servizi. Grande soddisfazione è stata espressa dal
commissario Massimo Spina per il risultato ottenuto dallo studio legale formato da Pasquale Landi e da
Evelina Porcelli - incaricati della procedura di ricorso. Resta da risolvere - riferisce una nota del Gruppo Idi - il
problema dell'accreditamento definitivo della struttura che contempla comunque l'esecuzione di alcuni lavori
previsti in sede di ricorso e per i quali si erano già espressi ed impegnati alla realizzazione i tre commissari
straordinari. Per quanto attiene all'accreditamento definitivo, questa una problematica che è comune alla
maggioranza delle strutture private accreditate e più in generale di tutte strutture sanitarie laziali. Un'altra
buona notizia per i dipendenti dell'azienda sanitaria è stato il fatto che l'altro giorno il cardinale Giuseppe
Versaldi, nella sua visita pastorale alla struttura Idi di Villa Paola di Capranica, ha voluto incontrare i
dipendenti. Accompagnato dai commissari straordinari, il delegato pontificio ha successivamente visitato la
struttura ospedaliera, importante presidio sanitario nel viterbese; percepibile il clima di rinnovata fiducia e
serenità tra i dipendenti che hanno condiviso la volontà dei commissari e del nuovo management del gruppo
Idi Sanità, di riportare la struttura sanitaria ai livelli produttivi ottimali. E, poi, naturalmente, i soldi in arrivo. La
Direzione del Gruppo Idi Sanità ha assicurato che «gli stipendi di tutto il personale del Gruppo sono stati
inviati, il 17 maggio 2013, alla Banca di riferimento. L'Istituto bancario ha provveduto, a predisporre i bonifici e
gli assegni circolari per tutto il personale».
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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Idi Il Tar accoglie il ricorso contro la richiesta della Regione di sospensione
23/05/2013
ItaliaOggi
Pag. 13
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Aids, primi casi intorno al 1908
Sono passati trent'anni da quando il virus dell'Aids, la Sindrome da immunodeficienza acquisita, fu identificato
da Luc Montagnier e Françoise Barré-Sinoussi all'istituto Pasteur di Parigi. I primi casi erano stati descritti due
anni prima nel bollettino epidemiologico del Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta,
negli Stati Uniti. Fu questo il debutto di una epidemia mondiale che avrebbe provocato 30 milioni di morti. O
almeno così si riteneva fino a ora. Infatti i virologi stimano che l'Hiv 1 del gruppo M è apparso nell'uomo già
attorno al 1908. Nel 1931 a Brazzaville, in Congo, Léon Pales, giovane medico francese fresco laureato alla
facoltà di medicina di Bordeaux, cerca, invano, le cause di un morbo misterioso che colpisce gli operai di una
linea ferroviaria e i cui sintomi sono molto simili a quelli dell'Aids. Jacques Papin, specialista in malattie
tropicali e autore nel 2011 di The Origins of Aids, ritiene che ci fossero allora le condizioni per una prima
diffusione del virus, anche se, «prima del 1930, il numero di persone infettate dall'Hiv 1 nel Congo belga è
stimato fra 0 e 100». L'intensa attività di prostituzione presso i cantieri del paese senz'altro facilitò la
diffusione del virus.Ma all'origine della più grande pandemia del XX secolo dopo la febbre spagnola c'è un
virus isolato nelle scimmie dell'Africa centrale. Alla fine degli anni 80 una ricercatrice belga, Martine Peeters
(oggi direttore dell'Ird di Montpellier), scoprì in due scimpanzé in cattività il virus Sivcpz, l'immediato
precursore dell'Hiv-1. Subito partirono ricerche durate anni. Finalmente, in un'area di circa 200 chilometri nel
Sudest del Camerun, si isolò il virus Sivcpz più prossimo all'Hiv 1 della pandemia umana. L'origine dell'Aids.©
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SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il virus ha causato 30 milioni di morti
23/05/2013
ItaliaOggi
Pag. 33
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Professioni sanitarie in crisi
In cinque anni gli occupati sono diminuiti dall'84 al 68%
È finita l'epoca in cui la corsia non conosceva crisi. Per infermieri, ostetriche o assistenti sanitari
l'occupazione non è più quel solido baluardo di qualche anno fa. Basti pensare, come testimoniano i dati
dell'ultimo rapporto Almalaurea rielaborati da Angelo Mastrillo, segretario della Conferenza corsi di laurea
delle professioni sanitarie ed esperto dell'Osservatorio per la formazione universitaria delle professioni
sanitarie, che negli ultimi cinque anni la percentuale degli occupati del settore è scesa complessivamente
dall'84% del 2007 al 68% del 2011. Per carità, le professioni sanitarie si mantengono ancora tra i primi posti
dell'occupazione, ma stanno via via perdendo punti significativi. E la riduzione, seppure in percentuali
diverse, riguarda tutte e quattro le aree (si veda tabella) in cui sono suddivisi i 21 profili delle professioni
sanitarie: dal 2007 a perdere di più in termini di occupati è stata l'area della prevenzione scesa dal 73,6 al
44,9% con una perdita che sfiora il 30%, ma le cose non sono andate troppo bene neanche per i profili di
area tecnica crollati dall'81,2 al 53,1%. Seppure in misura inferiore (-22%), questo crollo riguarda anche l'area
infermieristica-ostetrica, con riduzione complessiva del 22,2%. Analizzando, poi, in dettaglio i vari profili sulla
media degli ultimi cinque anni, l'unico a non aver perso occupati è il podologo, cresciuto dall'80 all'83%,
seguito dal dietista e dal logopedista che ne hanno perso entrambi solo nella misura del 2% (dal 67 al 65% e
dall'88 al 86%). Con valori inferiori seguono infermiere pediatrico (-37%) da 92 a 55%, tecnico fisiopatologia
cardiocircolatoria (-32%) da 65 a 33%, mentre su valore leggermente inferiore (-25%) si trovano i tecnici della
prevenzione da 74 a 51%. Ma perché questa inversione di tendenza? Per Mastrillo il problema va identificato
negli esuberi dovuti dalla sovrastima delle regioni e dalla conseguente eccessiva offerta formativa delle
università, con sostanziali differenze rispetto al turnover e alle proposte della categorie interessate. «Si tratta
di un esubero che è esattamente uguale a quello dello scorso anno, e che si verifica nuovamente nonostante
il ministero della salute da qualche anno stia cercando di sensibilizzare le regioni verso criteri omogenei e
realmente proporzionati alle esigenze locali e a quelle nazionali». E per cercare di limitare questo esubero
l'Osservatorio Miur delle professioni sanitarie chiede di ridurre il fabbisogno nazionale specie per alcuni profili:
sotto i 1.000 posti per tecnici di radiologia, di laboratorio e ostetrica e sotto 750 per tecnico della prevenzione.
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
21
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Per l'area prevenzione la perdita sfiora il 30%. In controtendenza solo i podologi
23/05/2013
Il Salvagente - N.21 - 23 maggio 2013
Pag. 35
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Testati sulla nostra pelle ? I 105 sorvegliati speciali
Da ottobre sui medicinali con scarse informazioni sulle reazioni avverse comparirà un "triangolo nero
rovesciato". E sarà chi li usa a doverle segnalare ai medici.
Barbara Liverzani
Attenzione al triangolo nero rovesciato . A partire da ottobre comparirà obbligatoriamente nei foglietti
illustrativi di 105 farmaci (il cui elenco pubblichiamo per intero in queste pagine) "sorvegliati speciali". Si tratta
di medicinali sottoposti a un monitoraggio addizionale perché le informazioni disponibili sul rischio di possibili
danni per i pazienti sono più scarse , rispetto ad altri farmaci, e le sperimentazioni non hanno chiarito tutti i
possibili effetti collaterali. Il bollino nero Il senso del triangolo nero è questo: un simbolo attraverso il quale
l'Agenzia europea del farmaco (Ema), che ha stilato la lista e che la aggiornerà periodicamente, non solo
invita medici e pazienti a prestare particolare attenzione a quei farmaci ma chiede anche aiuto per individuare
le possibili reazioni avverse. Così chi prende i medicinali col "bollino nero" al minimo segno di malessere
deve avvertire il suo dottore o la Asl che a loro volta provvederanno a segnalare le "anomalie" alle agenzie
del farmaco. In pratica saranno i pazienti a testarli. In effetti, anche se dall'Ema si sono affrettati a spiegare
che "non significa che il medicinale non sia sicuro" e il direttore dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Luca
Pani, ha chiarito che "il provvedimento vuole aumentare la cultura del farmaco e la responsabilità dei cittadini,
che diventano parte attiva nel controllo", la sensazione che si usino i pazienti come "cavie" è abbastanza
netta. L'obiezione più naturale che viene da fare è semplicemente una: perché non ritardare l'autorizzazione
al commercio in attesa di avere dati sulla sicurezza più certi e sperimentazioni più ampie? In alcuni casi il via
libera alla commercializzazione anche senza certezze assolute sulle possibili reazioni avverse è, in effetti, un
obbligo. Lo è per i medicinali destinati alla cura di malattie rare per cui non è obiettivamente possibile
ottenere informazioni complete e che per questo vengono autorizzati "in circostanze eccezionali". Nella lista
dell'Ema ne compaiono diversi, sono quelli utilizzati per esempio per curare alcune forme di leucemia.
Sospetti Ma nell'elenco dei 105 che dall'autunno avranno il "bollino nero" ci sono anche i medicinali biologici,
come i vaccini (ad esempio quello contro la meningite o l'influenza) o quelli derivati dal plasma, e soprattutto
ci sono i farmaci nuovi , cioè quelli che si basano su principi attivi immessi nel mercato dopo il primo gennaio
2011. "In questo caso il ragionamento che sta dietro all'uso del triangolo nero è che le sperimentazioni
precommercio non riescano a individuare tutti i problemi che quel farmaco può causare una volta usato a
largo raggio e su una popolazione non selezionata com'è quella degli studi clinici", ci spiega Roberto Leone ,
professore di Farmacologia all'Università di Verona. "Del resto il primo periodo di commercializzazione di un
farmaco nuovo va sempre un po' considerato una fase ulteriore di sperimentazione, un periodo in cui va
sottoposto a osservazione speciale. Mi rendo conto d'altra parte che una volta che il farmaco è autorizzato si
vorrebbe che sia più che sicuro". In effetti è questo quello che ci si aspetterebbe da un medicinale. Per
questo protocolli come il Pass (studi di sicurezza post autorizzazione) commissionati dall'Ema alle aziende
produttrici lasciano un po' perplessi: prima si autorizza un farmaco e poi si chiedono ulteriori studi di
sicurezza? "I Pass rientrano nella nuova politica adottata dall'Ema (in linea con quanto fa negli Usa la Fda) di
abbreviare i tempi dell'immissione in commercio. Per quanto mi riguarda ritengo che anche in fase di precommercializzazione bisognerebbe rafforzare il versante dei profili di sicurezza, mentre si tende a
concentrarsi di più sugli studi di efficacia dei nuovi principi attivi". Adasuve Loxapine Nuovo principio attivo
Adcetris Brentuximab vedotin Nuovo principio attivo, Autorizzazione condizionata, Pass* Aldurazyme
Laronidase Autorizzazione in circostanze eccezionali, Pass* AMYViD Florbetapir [18F] Nuovo principio attivo
Arzerra Ofatumumab Autorizzazione condizionata, Pass* Atriance Nelarabine Autorizzazione in circostanze
eccezionali ATryn Anti-thrombin alpha Autorizzazione in circostanze eccezionali, Pass* Benlysta Belimumab
Nuovo principio attivo Betmiga Mirabegron Nuovo principio attivo Bexsero Meningococcal Nuovo principio
attivo group-B vaccine BindRen Colestilan Nuovo principio attivo Bosulif Bosutinib Nuovo principio attivo,
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Farmaci Diritti
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Autorizzazione condizionata, Pass* PRODOTTO PRINCIPIO ATTIVO MOTIVAZIONE Bretaris Genuair
Aclidinium bromide Nuovo principio attivo, Pass* Caprelsa Vandetanib Nuovo principio attivo, Autorizzazione
condizionata Ceplene Histamine Autorizzazione in circostanze dihydrochloride eccezionali Champix
Varenicline Pass* Cinryze c1 inhibitor, human Pass* Cleviprex emulsion Clevidipine Nuovo principio attivo for
injection Constella Linaclotide Nuovo principio attivo Cuprymina Copper (64Cu) chloride Nuovo principio
attivo Dacogen Decitabine Nuovo principio attivo Dexdor Dexmedetomidine Nuovo principio attivo Diacomit
Stiripentol Autorizzazione condizionata Dificlir Fidaxomicin Nuovo principio attivo Edarbi Azilsartan
medoxomil Nuovo principio attivo Edurant Rilpivirine Nuovo principio attivo Eklira Genuair Aclidinium bromide
Nuovo principio attivo, Pass* Elaprase Idursulfase Autorizzazione in circostanze eccezionali Eliquis Apixaban
Nuovo principio attivo Elvanse Lisdexamphetamine Nuovo principio attivo Enurev Breezhaler Glycopyrronium
bromide Nuovo principio attivo, Pass* Esbriet Pirfenidone Nuovo principio attivo, Pass* Eurartesim
Dihydroartemisinin Nuovo principio attivo, Pass* piperaquine phosphate Eviplera Emtricitabine/rilpivirine
Nuovo principio attivo tenofovir disoproxil Evoltra Clofarabine Autorizzazione in circostanze eccezionali
Exjade Deferasirox Pass* Eylea Aflibercept Nuovo principio attivo Fampyra Fampridine Nuovo principio
attivo, Autorizzazione condizionata PRODOTTO PRINCIPIO ATTIVO MOTIVAZIONE Firdapse
Amifampridine Autorizzazione in circostanze eccezionali, Pass* Fluenz Influenza vaccine Nuovo principio
attivo (intranasal, live attenuated) Forxiga Dapagliflozin Nuovo principio attivo Fycompa Perampanel Nuovo
principio attivo Gilenya Fingolimod hydrochloride Nuovo principio attivo, Pass* Glybera Alipogene tiparvovec
Nuovo principio attivo, Autorizzato in circostanze eccezionali, Pass* Halaven Eribulin mesylate Nuovo
principio attivo Ilaris Canakinumab Autorizzazione in circostanze eccezionali, Pass* Incivo Telaprevir Nuovo
principio attivo Increlex Mecasermin Autorizzazione in circostanze eccezionali, Pass* Influsplit Tetra Influenza
virus inactivated Nuovo biologico split virion Inlyta Axitinib Nuovo principio attivo Intelence Etavirine
Autorizzazione condizionata Invirase Saquinavir Pass* Ipreziv Azilsartan medoxomil Nuovo principio attivo
Jakavi Ruxolitinib Nuovo principio attivo, Pass* Jentadueto Linagliptin/metformin Nuovo principio attivo Jetrea
Ocriplasmin Nuovo principio attivo Jevtana Cabazitaxel Nuovo principio attivo Kalydeco Ivacaftor Nuovo
principio attivo, Pass* Krystexxa Pegloticase Nuovo principio attivo, Pass* LacTEST Gaxilose Nuovo principio
attivo Lyxumia Lixisenatide Nuovo principio attivo Naglazyme Galsulfase Autorizzazione in circostanze
eccezionali, Pass* NexoBrid Concentrate of proteolytic Nuovo principio attivo, Pass* enzymes enriched in
bromelain Nimenrix Meningococcal group A, C, Nuovo principio attivo, Pass* W 135 and Y conjugate vaccine
PRODOTTO PRINCIPIO ATTIVO MOTIVAZIONE NovoThirteen Catridecacog Nuovo principio attivo Nulojix
Belatacept Nuovo principio attivo Optimark Gadolinium Pass* Pandemrix Influenza vaccine (H1N1) Pass*
Perjeta Pertuzumab Nuovo principio attivo Picato Ingenol mebutate Nuovo principio attivo Pixuvri Pixantrone
Nuovo principio attivo, Autorizzazione condizionata Prialt Ziconotide Autorizzazione in circostanze
eccezionali, Pass* Replagal Agalsidase alfa Autorizzazione in circostanze eccezionali, Pass* Revestive
Teduglutide Nuovo principio attivo, Pass* Rienso Ferumoxytol Nuovo principio attivo Ryzodeg Insulin
degludec/insulin aspart Nuovo principio attivo Seebri Breezhaler Glycopyrronium bromide Nuovo principio
attivo, Pass* Selincro Nalmefene Nuovo principio attivo Signifor Pasireotide Nuovo principio attivo Teysuno
Tegafur/gimeracil/oteracil Nuovo principio attivo Tovanor Breezhaler Glycopyrronium bromide Nuovo principio
attivo, Pass* Trajenta Linagliptin Nuovo principio attivo Tresiba Insulin degludec Nuovo principio attivo Trobalt
Retigabine Nuovo principio attivo Tygacil Tigecycline Pass* Tysabri Natalizumab Pass* Tyverb Lapatinib
Autorizzazione condizionata Vectibix Panitumumab Autorizzazione condizionata Vedrop Tocofersolan dalpha tocopheryl Autorizzazione in circostanze polyethylene glycol succinate eccezionali, Pass* Ventavis
Iloprost Autorizzazione in circostanze eccezionali Vepacel A/H5N1 pre-pandemic Nuovo principio attivo
influenza vaccine Victrelis Boceprevir Nuovo principio attivo PRODOTTO PRINCIPIO ATTIVO
MOTIVAZIONE Votubia Everolimus Autorizzazione condizionata Vyndaqel Tafamidis Autorizzazione in
circostanze eccezionali, Nuovo principio attivo, Pass* Xagrid Anagrelide Autorizzazione in circostanze
eccezionali Xalkori Crizotinib Nuovo principio attivo, Autorizzazione condizionata Xgeva Denosumab Nuovo
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biologico Xiapex Collagenase Clostridium Nuovo principio attivo histolyticum Yellox Bromfenac Nuovo
principio attivo Yervoy Ipilimumab Nuovo principio attivo, Pass* Yondelis Trabectedin Autorizzazione in
circostanze eccezionali Zaltrap Aflibercept Nuovo principio attivo Zelboraf Vemurafenib Nuovo principio attivo
Zinforo Ceftaroline fosamil Nuovo principio attivo Zytiga Abiraterone Nuovo principio attivo
ra i 105 " sorvegliati s p eciali " 5 sono " critici ". P rinci p i attivi definiti già a febbraio dalla rivista francese
medicale "P rescrire " "p iù p ericolosi che utili ". S i tratta del denosumab (p rinci p io attivo dello Xgeva ),
anticor p o utilizzato p er la cura dell ' osteo p orosi . S econdo la rivista francese es p one a dolori dorsali e
muscoloscheletrici e a infezioni dovute agli effetti immunode p ressori . C om p are in entrambe le liste anche
lo Tysabri (p rinci p io attivo natalizumab ) immunode p ressore p er la tera p ia della sclerosi multipla che es
p one a leucoencefalo p atie e a reazioni di i p ersensibilità e p er cui l 'Ema ha richiesto studi di sicurezza p
ost autorizzazione . "Pass " chiesta anche p er Esbriet che usa un nuovo p rinci p io attivo , il pirfenidone p er
il trattamento della fibrosi p olmonare idiopatica : P rescire mette in dubbio l ' efficacia e sottolinea il rischio di
effetti indesiderati cardiaci e cutanei . L' antitumorale Vectibix (panitumumab ) secondo la rivista non aumenta
la so p ravvivenza nei cancri colorettali metastatici ed es p one a effetti indesiderati nel 9 0% dei p azienti . I
nfine il Chapix ( varenicline ) un farmaco antitabagismo sos p ettato di indurre al suicidio .
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QUANDO A DETTARE I TEMPI È L'INTERESSE DEI BIG
sistema del triangolo nero non convince fino in fondo N i c ola M a grini responsabile dell'area valutazione del
farmaco dell'Agenzia sanitaria dell'Emilia Romagna. D ottor M agrini , per ch é è s c etti c o ? Mi sembra un
progetto minore e sicuramente non rivoluzionario: nel Regno Unito il triangolo nero si usa da almeno 25 anni.
Diciamo che dovrebbe avere almeno due funzioni, da una parte quella di invitare medici e pazienti a
segnalare eventuali effetti avversi e dall'altra quella di far capire che si tratta di un nuovo farmaco che
potrebbe essere meno sicuro dei vecchi. Ecco mi sembra che su questo secondo fronte si sia fatto poco. P
uò spiegar c i m eglio ? Ben venga il programma ma avrebbe dovuto essere accompagnato da una
campagna informativa per far capire che i nuovi principi attivi richiedono più attenzione perché sono
potenzialmente più rischiosi. Per questo, specialmente quando si tratta di farmaci dall'ampio utilizzo, come
per esempio gli antibiotici, è meglio affidarsi ai vecchi. I nuovi presentano sempre un rapporto beneficiorischio da definire. E qu in d i ? Al di là di questi sistemi di sorveglianza passivi basati sulle segnalazioni di
medici e pazienti sarebbe importante accompagnare l'introduzione di nuovi classi di farmaci con programmi
più attivi. Per esempio studi analitici ad hoc di comparazione di rischi e benefici. Ch e inve c e non si f anno ?
Diciamo che il mercato dei farmaci è un grande mercato, con grandi interessi, che non si fa facilmente
governare. Qualche mese fa la rivista Prescrire ha stilato la lista dei medicinali "più pericolosi che utili"
denunciando un certo ritardo dell'Ema (Agenzia europea del farmaco) a ritirare quelli sospetti... Onestamente
negli ultimi 10-20 anni i casi di ritiro si contano sulle dita di una mano. Detto questo l'atteggiamento critico di
Prescrire nasce da un precedente importante: il caso di un antidiabetico a base di rosiglitazone che, benché
fossimo tutti convinti che causasse scompensi cardiaci e ci fosse il forte sospetto che facesse venire infarti,
l'Ema ha aspettato 10 anni prima di ritirare. Insomma lo si è fatto arrivare quasi fino alla scadenza del
brevetto, cioè il periodo di massimo profitto delle aziende. Anche sui Pass, gli approfondimenti di sicurezza
chiesti alle industrie dopo aver già concesso l'autorizzazione al commercio ci sarebbe qualcosa da dire... È
un meccanismo che critico non solo in sé, ma anche per come viene fatto. L'Ema non può negoziare con
l'industria del farmaco solo l'opportunità di fare ulteriori studi senza troppa fretta e come gli pare. Dovrebbe,
invece, vagliare bene i protocolli usati per le analisi e soprattutto chi le realizza facendo sì che il centro in
questione risponda direttamente all'Ema garantendo la necessaria indipendenza. In questo caso il centro di
analisi, infatti, diventerebbe parte di un network sanitario pubblico di controllo, oggi è di fatto un consulente
dell'industria e come tale soggetto a conflitti d'interesse.
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LE RAGIONI CHE SPINGONO GLI ESPERTI A DUBITARE DI QUESTA SCELTA
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Panorama - N.23 - 29 maggio 2013
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I geni o la vita
Nel suo dna Angelina Jolie ha letto «la condanna». E ha scelto di mutilarsi per sfuggire al cancro che ha
ucciso sua madre. Negli Stati Uniti la prevenzione genetica è molto diffusa, ma solleva problemi etici e
perplessità.
Mattia Ferraresi - da New York
Nel 2000 l'anchorwoman Katie Couric ha raccontato in diretta televisiva la sua colonscopia. Dopo la morte del
marito per un tumore al colon, Couric voleva spiegare all'America e al mondo che quel male poteva essere
preventivamente intercettato ed estirpato con un semplice esame. L'anno successivo il numero delle
colonscopie in America è aumentato del 20 per cento. I medici l'hanno chiamato «effetto Couric», traino
televisivo di una più ampia campagna per la prevenzione dei tumori fatta di associazioni, appelli, raccolte
fondi, celebrity, marce e magliette rosa. L'impatto mediatico della presentatrice e giornalista non è
minimamente paragonabile a quello di Angelina Jolie, icona di bellezza e di moralità pubblica, con le sue
pose glamour, i tappeti rossi, i film, i bambini adottati e le missioni per conto dell'Onu. Dopo che ha raccontato
con un articolo sul New York Times la scelta di sottoporsi a una doppia mastectomia per ridurre al minimo il
rischio di tumore al seno che ha ucciso sua madre a 57 anni, l'attrice è diventata il nuovo angelo custode
della medicina preventiva. Gli esperti prevedono un «effetto Angelina», come l'ha chiamato Time, ben più
potente di quello generato da Couric. Quella di Jolie non è solo una scelta personale, è un inno pubblico alla
prevenzione, approccio medico che negli Stati Uniti ha portato a rendere la chirurgia su un corpo sano
procedura comune, quasi normale. E l'America è l'apripista di una cultura medica che si sta diffondendo. La
filosofia preventiva che prescrive di anticipare le mosse del male, di prevederne i percorsi scrutando i geni
s'accorda bene con l'idea della padronanza del proprio corpo e del proprio destino. «La vita porta tante
difficoltà» ha detto Jolie. Non ci dovrebbero spaventare quelle che possiamo prevedere e controllare». La
potenziale vittima diventa predatore. Su questi concetti la medicina americana ha costruito un mastodontico
sistema di profilassi pubblica che va dalle campagne contro il fumo, l'eccesso di sale,i grassi, fino al mondo,
ancora largamente inesplorato, dei test genetici. Questa macchina muove leve psicologiche delicatissime, si
insinua nel pertugio che sta fra la paura di contrarre una malattia mortale e la speranza di poterla esorcizzare.
Il principio è sempre quello enunciato dal primo presidente dell'Associazione americana per la salute
pubblica, Stephen Smith: «La scienza della vita ci dimostra lo stupefacente fatto che l'uomo nasce per essere
longevoe in salute; la malattiaè anormale, mentre la morte è, a parte quella per vecchiaia, un accidente.
Entrambe possono essere previste con strumenti umani». Era il 1873, un'epoca lontanissima, ma i semi della
medicina preventiva erano già stati piantati. Oggi i frutti di quel processo hanno indotto meccanismi che
possono condurre all'abuso di precauzioni, un eccesso profilattico che causa ogni anno migliaia di interventi
chirurgici di dubbia utilità, perché non sempre è l'evidenza scientifica a guidare le decisioni. Intervengono la
paura, l'ossessione, l'incerta battaglia contro le probabilità. Su un piano più prosaico, la medicina preventiva
muove miliardi di dollari e determina la politica sanitaria di un paese. I test genetici hanno scatenato una
corsa fra aziende private che offrono servizi direttamente al pubblico. Per poche centinaia di dollari società
come 23andme, Pathaway Genomics e Navigenics spediscono a casa un kit per lo screening genetico. Basta
immettere nel tester un campione di saliva e rispedirlo al mittente per ottenere un affresco delle inclinazioni
patologiche inscritte nei geni. Si possono fare ipotesi sulle probabilità di contrarre tumori, malattie
cardiovascolari, il diabete, propensioni all'Alzheimer o alla Corea di Huntington, ma i genetisti americani sono
tutt'altro che concordi nell'incoraggiare queste analisi. Come spiega il direttore del centro di bioetica della
New York University, Arthur Caplan: «Siamo nell'infanzia dei test genetici». Secondo l'American college of
medical genetics, «è fondamentale che il pubblico si renda conto che i test genetici sono solo una parte di un
processo complesso che può avere un impatto positivo ma anche negativo sulla salute». I risultati vanno
interpretati, messi nel contesto, depurati da una enorme mole di dati incerti o irrilevanti. Nell'oceano infido
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della predizione genetica, il caso Jolie è un'eccezione: i test cui si è sottoposta hanno evidenziato una
mutazione dei geni Brca1 e Brca2, associati a una storia famigliare di tumori al seno e alle ovaie. Prima della
mastectomia, Jolie aveva l'87 per cento delle probabilità di un tumore al seno, ora la percentuale è sotto al 5
per cento. Fra le donne con questa mutazione, il 36 per cento (almeno negli Stati Uniti) decide di farsi
asportare entrambi i seni. Non sempre è l'evidenza scientifica a guidare i pazienti. Uno studio di Sarah
Hawley dell'Università del Michigan spiega che l'80 per cento delle donne che si sottopongono all'operazione
non presenta in realtà una situazione ad alto rischio come quella di Angelina. Nona caso la squadra per la
medicina preventiva, istituita nel 1984, consiglia alle donne con elevato rischio di considerare terapie a base
di tamoxifene e raloxifene. La prudenza sul ricorso preventivo al bisturi vale, a maggior ragione, per altri tipi di
tumore che più difficilmente possono essere previsti, come quello alla prostata. Sull'onda della dichiarazione
di Angelina, un uomo d'affari inglese di 53 anni positivo alla mutazione del gene Brca2, che aumenta la
possibilità di ammalarsi, ha deciso di farsi rimuovere la prostata.E dopo l'intervento (l'organo appariva sano)
la biopsia ha confermato la presenza di alcune cellule maligne. Su queste operazioni preventive, però, i
medici sono divisi. Dopo decenni di interventi basati sul test della proteina Psa, non sempre attendibile per
individuare un tumore, la task force per la medicina preventiva ha deciso di scoraggiare questo screening: lo
sviluppo lento di una malattia che si presenta in genere in età avanzata sconsiglia di intervenire; e uno studio
sul New England Journal of medicine attesta che la mortalità fra i pazienti operati e quelli che hanno optato
per un monitoraggio costante è simile. La scelta di Jolie, insomma, non vale per tutti. Ogni anno le americane
che si sottopongono allo screening genetico per il tumore al seno e alle ovaie sono 250 mila; la ricerca dei
due geni mutati è sotto il brevetto della Myriad Genetics, centro fondato nel 1991 dal premio Nobel Walter
Gilbert assieme a Mark Skolnick e Peter Meldrum: un colosso quotato a Wall Street che vale 2,64 miliardi di
dollari. Sono oltre2 milionii pazienti che ogni anno si avvalgono degli otto brevetti di questo laboratorio che
scruta anchei tratti ereditari dei tumori al colon, alla pelle e al pancreas. Ogni procedura costa oltre 3 mila
dollari. Le assicurazioni sanitarie generalmente non coprono questo servizio e rimborsano in parte le spese
per la chirurgia preventiva. La riforma sanitaria di Barack Obama, che entrerà in vigore l'anno prossimo,
include i test di Myriad nelle prestazioni con obbligo di copertura, però rimangono enormi punti interrogativi
sul rimborso degli interventi e sulle cure per complicazioni ed effetti collaterali. Il rischio è che un eccesso di
trattamenti preventivi su larga scala renda insostenibile un bilancio della sanità che rappresenta quasi il 20
per cento del pil. La vulgata dice che la via per la sostenibilità della spesa sanitaria di un paese passa per la
prevenzione, e il documento programmatico della Casa Bianca elenca la medicina preventiva nella colonna
dei rimedi. Ma diverse analisi indipendenti suggeriscono il contrario. Uno studio su Health Affairs sostiene che
se il 90 per cento della popolazione americana si affidasse alle cure preventive il risparmio sarebbe solo dello
0,2 per cento. Molti economisti che si occupano di sanità giudicano la stima estremamente generosa verso la
prevenzione. Controllare un'intera popolazione composta per la maggior parte da individui sani non è un
modello economico efficiente e «la prevenzione costa, specialmente se la offri a milioni di persone che non
ne avranno bisogno» avverte Peter Neumann, esperto di politica sanitaria e professore alla Tufts University.
Prevenire non è sempre meglio che curare.
Foto: L'attrice Angelina Jolie, 38 anni, era risultata positiva al test per il gene Brca1: se mutato, il rischio di
cancro al seno è dell'87 per cento. Ha poi annunciato che si farà togliere anche le ovaie, per la stessa
ragione preventiva.
Foto: Angelina Jolie con il compagno Bratt Pitt e i sei figli, tre adottivi, tre naturali (a sinistra). «Loro vedranno
solo due piccole cicatrici, la mamma per loro non cambierà e non dovranno temere di perderla» ha dichiarato.
Qui accanto è insieme alla madre Marcheline Bertrand, morta a 56 anni dopo aver combattuto il tumore per
circa 10 anni.
23/05/2013
Panorama - N.23 - 29 maggio 2013
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(diffusione:446553, tiratura:561533)
Beatrice Lorenzin*
La scelta compiuta da Angelina Jolie di sottoporsi a una doppia mastectomia preventiva contro il tumore al
seno ha riportato al centro del dibattito la libertà di cura e le nuove frontiere della scienza medica. È
importante che si abbia contezza dei progressi scientifici, senza cadere in processi emulativi ingiustificati e
non accompagnati da un percorso diagnostico. A questo proposito però, pur nel rispetto della libera scelta
della donna di sottoporsi a interventi chirurgici di mastectomia preventiva, come ministro della Salute
desidero sottolineare che, pur essendo il tumore alla mammella una patologia molto diffusa (rappresenta
infatti il 30 per cento di tutte quelle osservate), oggi grazie a screening e diagnosi precoce, e a una maggiore
applicazione dei più efficaci protocolli terapeutici, sia chirurgici sia medici, di questa malattia si guarisce
sempre di più. I dati parlano chiaro e ci indicano che la guaribilità raggiunge il 90 per cento. Alla luce di ciò
ritengo che prima di effettuare scelte radicali come quella adottata dalla signora Jolie, alla quale era stata
diagnosticata una mutazione genetica che la esponeva a un maggior rischio di cancro alla mammella e alle
ovaie, sia bene attenersi alle evidenze scientifiche e ai protocolli di prevenzione consolidati che ogni anno
consentono di salvare tante vite diagnosticando in tempo la malattia. La parola cancro fa sicuramente ancora
molta paura e la scelta della via da percorrere per affrontarlo è personale e delicata, e proprio per questo
ritengo importante ricordare a tutte le donne di sottoporsi ai programmi di screening di valutazione e controllo
previsti dal Servizio sanitario nazionale; e di non esitare a rivolgersi al proprio medico curante per un'attenta
analisi anamnestica. * ministro per la Salute
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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Puntare su screening e diagnosi precoce
23/05/2013
Panorama - N.23 - 29 maggio 2013
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(Walter Mariotti)
in Gattaca (1997) il regista andrew niccol racconta un futuro in cui alcuni esseri umani vengono fatti nascere,
con l'assenso dei genitori, con un corredo genetico privo d'imperfezioni. L'obiettivo è la formazione di una
società classista, in cui un'élite determinata da caratteri ereditari prevedibili e perfetti domini sull'altra,
imprevedibile e (anche solo per questo) imperfetta. anni dopo, sebbene la legge lo impedisca, le aziende
selezionano il personale grazie all'analisi del sangue e delle urine, destinando i validi ai ruoli più prestigiosi e i
non validi ai lavori più umili. un mondo in cui vincent, il protagonista concepito in modo naturale a cui è stata
diagnosticata la stessa malformazione cardiaca del padre, non potrebbe coronare il proprio sogno di
bambino, fare l'astronauta. Gattaca è un film di fantascienza che racconta però un mondo teoricamente già
reale. sebbene legittimo e sacrosanto, scegliere di affidarsi alla medicina predittiva, come ha fatto angelina
Jolie, non segna semplicemente il passaggio dalla teoria della cura a quella della prevenzione, ma alla
predizione tout-court, ovvero all'interpretazione delle probabilità. interpretazione che, per definizione, è e
resta arbitraria, sia quando viene decisa da una persona che quando è imposta da un'azienda o dallo stato.
Come voleva il progetto nazista. La probabilità infatti che un soggetto positivo a uno screening sviluppi
effettivamente la patologia è legata, sì, al soggetto e alla sua eredità genetica, ma tanto quanto alla
prevalenza della malattia testata nella popolazione scelta. se una malattia è molto frequente in un
determinato pool genetico, la predittività del test crescerà rispetto a un altro in cui la frequenza è inferiore. È il
rischio dei falsi positivi. non solo, intervenire sulla base di un test di predittività, basato su un algoritmo,
ovvero su una funzione matematica, significa sempre e comunque scegliere di affidarsi a una parte della
verità, accettando un determinismo per cui alcuni valori valgono più di altri perché inseriti in un contesto di
credenze, comprese quelle scientifiche, che li rendono tali. un principio corretto, ma che può esserlo molto
meno se indagato da un altro punto di vista, con strumenti matematici diversi. Come le funzioni gaussiane,
che non misurano le semplici probabilità ma la densità della distribuzione di quelle probabilità. per fortuna
oggi ognuno è libero di decidere come procedere nella propria salute. non è libero invece di dimenticare che
niente è mai neutro e tutto è sempre condizionato, compresi la scienza e il futuro. un futuro dove persino a un
non valido come vincent riuscirà di andare nello spazio, grazie alla propria intelligenza e all'aiuto di Jerome.
un valido che la società costringe al suicidio per un banale incidente stradale.
Foto: Guarda il video Il filmato racconta come è fatto il dna, cosa c'è dentro i cromosomi e in quali casi serve
la lettura del genoma. http://magazine. panorama.it/qr
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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Ma il nostro destino non può essere deciso da un algoritmo
22/05/2013
NCF - N.4 - maggio 2013
Pag. 6
(tiratura:6500)
India karma farma
Fabrizio Gianfrate - Università di Ferrara
"India, India, fardello dell'uomo bianco", scriveva il nobel Kipling, non riuscendo ancora a digerire i natali e
l'infanzia nella più grande delle colonie della sua regina Vittoria. Oggi in molti nel farmaceutico devono
pensarla allo stesso modo, dopo le sentenze delle corti di giustizia indiane contro le protezioni brevettuali
delle multinazionali e a favore dei locali genericisti, ultima quella di pochi giorni fa sul Glivec. La questione è
ultradecennale, da Mandela agli accordi Trips-WTO di Cancun e Doha: da un lato l'accesso più esteso
possibile ai farmaci dall'altro la remunerazione dell'industria "R&D based" a investire su ulteriore innovazione.
Con il "contagio" ad altri Paesi, come sta accadendo in Brasile, Venezuela, Argentina, ecc., per risparmiare
sulle sanità pubbliche. Ma con minori introiti per le multinazionali e meno investimenti, soprattutto in ricerca
per nuovi farmaci. E poi, se quello che scopro e sviluppo me lo copiano, inutile spendere soldi e tempo ad
inventare. E addio innovazione. Come tagliare il ramo su cui si è seduti. La reazione delle industrie è fornire i
farmaci a prezzi scontati se non gratis, come appunto fa Novartis per la quasi totalità del Glivec in India. Ma
non basta. Permane il baco mediatico dell'industria del farmaco in da e malvista, anche se scopre e sviluppa i
farmaci che ci salvano la vita, in una curiosa discrasia percettiva tra prodotto (buono) e chi lo fa (cattivo). La
vulgata popolare, unanime, su big pharma che guadagna sui malati. Vero. Come i medici, gli operatori
sanitari e tutti quelli che lavorano nelle sanità, per no gli addetti alle pulizie degli ospedali. Tutti a lavorare
gratis? E ancora di più l'industria alimentare: nutrirsi non è forse un diritto fondamentale come curarsi?
Perché non dispensa gratis pasta, carni, pane e companatico (per di più la carne in scatola non è neanche
brevettata)? E il diritto a una casa? Che i costruttori regalino le case che edi cano! Una favola disneyana, un
eden dalla natura prospera e generosa che frutti ca spontaneamente per tutti. Alberi di lasagne al ragù, altri di
crespelle ai funghi porcini, fonti sorgive di brunello e amarone, siepi di Iphone e altri gadget. E così via, per i
gusti di tutti noi (parlando di India sono entrato in trip lisergico). Già l'India. Karma del farma. Potenza
farmaceutica: dopo gli USA ha il maggior numero al mondo di stabilimenti certi cati dall'FDA e una galassia di
10.000 piccole of cine di produzione moltiplicatesi nei decenni per copiare farmaci, in assenza di leggi sul
brevetto. Ma a rischio chiusura dal 2005, dopo l'obbligo al riconoscimento del patent (Trips-WTO). Una
ragione di più per difendere, anche per via giudiziaria, la loro possibilità di "copiare", in particolare nei casi
concessi nei Trips ai Paesi poveri. Che non è proprio il caso dell'India: PIL in crescita annuale costante del
10%, alcuni tra gli uomini più ricchi del globo, metà delle acciaierie mondiali è loro (comprese quelle italiane),
posseggono i più tradizionali marchi british dell'auto, da Jaguar a Rolls Royce (nemesi storica del colonizzato
sul colonizzatore). E sono pure potenza nucleare. Eppure, nonostante tanta ricchezza, sono il Paese dove c'è
la povertà più assoluta. Le caste l'hanno inventate loro, non c'è posto con tanta diseguaglianza sociale. E si
ergono a paladini dell'equità sociale. Stonati i moniti contro big pharma e "pro" accesso egualitario.
Specialmente da parte dei grandi genericisti indiani. Non dame di carità ma imprese, molte eccellenti, che
perseguono (legittimamente) il pro tto tale e quale big pharma, e senza dovere investire per generare
innovazione. E ai quali, quando rivendicano la possibilità di produrre (e vendere) farmaci costosi in deroga ai
brevetti ergendosi ad al eri anti brevetto della giustizia sociale va ricordato che migliaia di paria continuano a
morire ogni giorno per le strade di Delhi e Calcutta di dissenteria e altre banali malattie endemiche, curabili (lo
attesta l'Organizzazione Mondiale della Sanità), con farmaci salvavita di cui oltre il 90% costa pochi
centesimi. Tutti generici e fuori brevetto da anni. Riprendendo Kipling: "la mano va più facile sul cuore,
quando è dalla parte del portafoglio".
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Editoriale
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Il Dragone infiamma il mercato del farmaco
Un vero e proprio boom verificatosi in particolare in anni recenti ha fatto della Repubblica popolare cinese la
terza arena mondiale del business farmaceutico per rilevanza del volume d'affari generato. Prendono piede in
Cina sia ricerca e sviluppo interni sia le attività delle multinazionali occidentali
Roberto Carminati e Caterina Lucchini
tre l'Occidente cominciava a fare i conti con lo spettro della recessione, il Dragone ha avviato nel settore del
farmaco una parabola ascendente ininterrotta. Stando ai dati elaborati fra gli altri da Ims Health e ripresi
anche da agenzie e organi di stampa italiani, il traino della domanda interna è stato decisivo per consentire
alla Cina di puntare al terzo posto al mondo per il volume d'affari d'ambito pharma dopo gli Stati Uniti e il
Giappone. Sempre secondo le stime il definitivo approdo alla terza piazza è previsto per il 2015 quando
l'arena globale del settore dovrebbe oltrepassare in valore i 1.000 miliardi di dollari. Il complessivo tasso di
crescita internazionale è calcolato in 24 punti percentuali a partire dal 2010 ed è naturalmente trainato dalle
attività dei Paesi emergenti fra i quali India, Brasile e Repubblica popolare, appunto. Ed è da quattro anni che
il segmento del farmaco in Cina sta contribuendo per cirLa genesi della definitiva evoluzione del business
farmaceutico in terra cinese ha una data di inizio fissata dalle statistiche al 2009 quando, menca un quinto
alla richiesta mondiale nella sua totalità con incrementi annui del 20%. Ulteriori traguardi sono perciò già in
vista poiché è opinione di molti analisti che di qui al 2020 l'industria locale di riferimento possa totalizzare
valori da 10 miliardi di yuan traducibili in circa 1,25 miliardi di euro. Un dato che trasformerebbe Pechino da
terzo addirittura a secondo player su scala planetaria. La vivacità che caratterizza il comparto all'ombra della
Grande Muraglia è testimoniata anche dal frenetico andamento delle strategie di acquisizione e fusione fra
aziende specializzate in tempi molto recenti. Basandosi su rilevamenti resi pubblici da Thomson Reuters il
portale Internet d'area China Bio Today ha affermato che se «i produttori di medicinali stanno aumentando la
loro spesa in merger & acquisition » nelle terre a più notevole tasso di sviluppo, «la Cina vi sta facendo la
parte del leone». Prendendo in considerazione «sia i capitali in arrivo dall'estero sia pure quelli investiti dai
produttori nazionali», ha scritto il sito di informazione, «le strategie di accorpamento nei Paesi emergenti
hanno raggiunto l'ammontare di 20 miliardi di dollari» fra il 2012 e il 2013. Il balzo in avanti è pari a 67 punti
percentuali e la Cina rappresenta oltre un terzo del valore con 6,8 miliardi. Nessuno sconvolgimento
dovrebbe verifi carsi neppure nell'avvenire prossimo nonostante che il nuovo anno e la chiusura di quello
precedente abbiano portato a un decremento della mole degli investimenti diretti esteri nella Repubblica
pressoché in qualsiasi settore. A gennaio il calo è stato del 7,3% dopo che l'intero 2012 aveva assistito a
un'erosione del 3,7% verso quota 111,72 miliardi. Non si sono però volatilizzati i danari targati Europa che
hanno anzi fatto segnare un progresso da 81,8 punti per 9,27 miliardi espressi in dollari statunitensi. E d'altra
parte già il ministro del Commercio di Pechino Shen Danyang ha dissipato ogni timore circa un possibile
arretramento o una eventuale crisi notando come le aziende a capitale straniero siano salite in numero del
34,3%. È tuttavia importante notare che secondo alcune fonti il terzo gradino del podio internazionale della
farmaceutica sia già appannaggio dell'industria cinese che l'avrebbe incamerato a suon di business . Questa
è per esempio la considerazione espressa da Genertec, ovvero China General Technology Holding Group. Si
tratta di una holding facente direttamente capo al governo di Pechino che è presente anche sul suolo tricolore
per il tramite di Genertec Italia e che fra le sue industrie annovera anche la farmaceutica China Meheco.
«Quello cinese è già diventato il terzo panorama farmaceutico del mondo per importanza», ha infatti fatto
sapere la multinazionale governativa al Notiziario Chimico Farmaceutico con una nota, «e a dispetto di una
più lenta crescita economica dovrebbe essere stata in grado di mantenere anche per tutto lo scorso anno un
andamento positivo. Le statistiche hanno infatti mostrato come nei primi tre trimestri del 2012 l'industria
farmaceutica locale abbia generato vendite per 1,2 trilioni di yuan con un miglioramento percentuale pari a
19,52 punti; e sia stata complessivamente profi ttevole per 117,5 miliardi di yuan progredendo del 17,4%».
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Inchiesta
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L'emanazione in ambito pharma dell'esecutivo della Repubblica popolare ha suddiviso in tre categorie
principali i destinatari fi nali della ricerca, dello sviluppo e della produzione di medicinali. Si tratta
naturalmente degli ospedali, delle catene retail dedicate gestite prevalentemente in franchising e per fi nire
delle strutture mediche e sanitarie dei base. «Durante il 2012», si è potuto nuovamente leggere nel
documento di Genertec, «21 mila e 979 ospedali hanno effettuato acquisti per 775,6 miliardi di yuan e hanno
così incarnato il 72,1% degli end user sul territorio. 420 farmacie in franchising hanno acquisito prodotti per
un valore complessivo di 230 miliardi di yuan; mentre per fi nire i servizi locali e le strutture sanitarie nelle
zone rurali hanno contribuito per il 6,5% alla spesa in soluzioni chimico-farmaceutiche con transazioni
superiori a 70 miliardi in valuta locale». Come si è avuto di accennare già in precedenza, il ricchissimo bacino
di clientela che la Repubblica popolare cinese è in predicato di garantire ha attratto nel corso del tempo
l'attenzione e i budget delle multinazionali. Queste ultime non sono però solamente a caccia di pazientipaganti bensì pure di opportunità per capitalizzare le preziose risorse che la Cina mette a disposizione della
ricerca e dello sviluppo di nuove produzioni. «Negli ultimi anni», ha segnalato ancora Genertec, «case quali
Roche, AstraZeneca, Gsk, Ely Lilly o Bayer hanno messo a punto centri di R&D nel Paese allo scopo di
potenziare le loro attività in quell'ambito avvantaggiandosi dei talenti nazionali e dei test clinici soprattutto nel
segmento degli innesti (di tessuti, ndr ). Oltre a ciò l'ingresso nel sistema di distribuzione medicale cinese è
una delle tendenze di maggior successo per le compagnie straniere». In linea generale la strategia
perseguita è quella di stabilire alleanze o joint venture con i produttori leader a livello nazionale soprattutto
nelle metropoli che vantano la più elevata densità di popolazione e conseguentemente la maggiore
disponibilità economica fra cui Pechino o Shanghai. Basandosi su dati di fonte eterogenea, al principio di
questo decennio il Centro studi Merqurio aveva evidenziato che colossi quali Roche e Novartis già dovessero
un quarto del loro fatturato a quelle che ribattezzò pharmaemerging country . Non solo la Cina perciò ma
anche il Brasile, la Russia, l'India, il Messico e la Turchia. Altri avevano spostato il traguardo solo di qualche
anno più avanti. È il caso di Merck e AstraZeneca, il cui target era posizionato rispettivamente al 2013 e al
2014. Per converso l'attività di China Meheco offre un buon esempio di come a loro volta le imprese cinesi
stiano intraprendendo il cammino dell'internazionalizzazione. Integrando operazioni di laboratorio e
produzione con un valido paradigma commerciale e logistico o distributivo si è posizionata ai vertici
dell'industria in campi come quello dei farmaci antiinfettivi e anti-virali dove ha creato una inedita piattaforma
produttiva facendo leva sulle più avanzate dotazioni tecnologiche. Le sue competenze e la sua competitività
si estendono dalla prevenzione al trattamento delle malattie sino agli strumenti diagnostici e biologici. Non a
caso il produttore ha stipulato accordi di tipo commerciale con marchi impegnati sia nella macroregione
dell'Asia e del Pacifi co sia pure in Germania, nella già menzionata Italia e nel Regno Unito. Senza trascurare
nazioni di grande interesse per il chimico-farmaceutico come le ascendenti Russia e Turchia, dove Meheco è
presente. Il boom delle aziende farmaceutiche in Cina è alimentato da una serie di fattori interni ed esterni,
tra cui le strategie economiche del Governo, la necessità delle aziende locali di puntare verso l'innovazione e
il desiderio delle companies straniere di approdare su un terreno estremamente fertile. Per quest'ultimo
motivo negli scorsi cinque anni la Cina ha visto arrivare con un af usso sempre maggiore le multinazionali
farmaceutiche straniere, continuamente alla ricerca di partner cinesi in grado di aprire loro il mercato orientale
e di instradarli nelle normative nazionali. Come risultato, l'industria farmaceutica cinese è enormemente
cresciuta negli ultimi anni. La fi gura 1 a pag. 41 mostra i principali campi in cui il settore legato alle scienze in
Cina si è sviluppato nel quadriennio 2008-2011. Più della metà degli affari sono connessi al mondo
farmaceutico, in grande parte grazie alla presenza delle multinazionali estere. Nel settore farmaceutico
cinese, infatti, le collaborazioni e le joint ventures internazionali sono state molto più rappresentate rispetto a
quelle tra aziende domestiche. Questo ri ette l'enorme interesse che la Cina ha di entrare in un mercato
innovativo per diminuire quel gap di conoscenze legato al ritardo nell'entrata in questo settore. Tuttavia sono
estremamente rappresentate le fusioni e acquisizioni (M&A) tra le aziende cinesi, che per far fronte ai ristretti
profi tti paventati negli ultimi anni a causa proprio della crescente competizione nel mercato, hanno unito le
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loro forze per potersi espandere e per entrare in nuove aree altrimenti destinate a essere non accessibili. Le
concessioni di licenza ( licensing ), risultano essere il principale mezzo di collaborazione tra le aziende
internazionali e quelle cinesi. Questo fenomeno ri ette un incremento del traffi co bi-direzionale tra le aziende
straniere e quelle locali. Se prima di questa forte partecipazione con il resto del mondo le aziende cinesi
erano prettamente settate nella produzione degli APIs e dei farmaci generici, includendo quindi scarsa
innovazione ai processi e limitato rischio d'impresa, negli ultimi anni, nel campo dello sviluppo dei farmaci,
circa il 67% delle attività a esso legate sono attualmente focalizzate su studi preclinici (45%), di fase I (6%) o
di fase II (7%). Tale dato viene maggiormente compreso se si osserva che nel periodo 2008-11 il 75% delle
collaborazioni nate in Cina hanno riguardato aziende extraterritoriali, indicando una crescente volontà del
mercato cinese di entrare in settori più innovativi e una aumentata tranquillità delle aziende straniere di
oltrepassare il confi ne orientale. L'innovazione nelle aziende cinesi Uno studio pubblicato a Ottobre 2012
sulla prestigiosa rivista Nature Biotechnology ha condotto un'attenta analisi che permette di avere un
accurato fermo immagine sulla direzione presa dalle aziende cinesi nella pianifi cazione della linea di
condotta all'interno del mercato dei farmaci innovativi. La figura 2 mostra i principali campi in cui le aziende
cinesi hanno investito nell'ambito dei processi innovativi. Le aziende cinesi hanno come focus principale il
mercato del farmaco e quello delle innovazioni biotecnologiche; specialmente il secondo campo ha preso
molto piede in Cina grazie alle permissive leggi e norme nel campo delle terapie geniche (per esempio la
Shanghai Sunway e la Shenzhen SiBono) e delle terapie con cellule staminali (Beike Biotechnology,
SinoCells Bio Technologies), duramente regolate in molti altri paesi del mondo, e a ingenti finanziamenti
statali nel campo dello sviluppo e scoperta di nuovi farmaci. Atre entità biotecnologiche in sviluppo includono
gli anticorpi monoclonali e le terapie basate su peptidi di nuova generazione. Nel confronto con la coorte di
aziende approvate dall'FDA ( Food and Drug Administration ), la proporzione delle aziende che hanno
puntato su innovazione basata sul biotech e sulla farmaceutica, rispetto agli altri campi, è paragonabile (Fig.
3). Il campo dei vaccini come quello dei medicinali da estratti delle piante è maggiormente solcato in Cina.
Tra le aziende approvate dall'FDA, le tre principali patologie verso cui la ricerca si muove sono le malattie
infettive (18,5%), l'oncologia (13%) e le patologie cardiovascolari (7,8%). In Cina, i tre principali campi di
applicazione in ambito innovativo su cui le aziende del posto hanno puntato la loro attenzione sono le
malattie infettive (26,7%), l'oncologia (25%) e la neurologia (13,3%). Da questo si deduce che la quasi totalità
(90%) dell'innovazione in Cina ha come target patologie che sono rappresentate sia nei paesi sviluppati che
in quelli in via di sviluppo. Tuttavia, va sottolineato che seppur il focus sia su patologie presenti su scala
globale, le aziende prediligano come sottocategorie malattie molto rappresentate nel proprio paese, questo
per una facilità maggiore di ottenere approvazioni in ambito normativo in questi casi. La maggior parte dei
prodotti ricercati hanno scopo terapeutico e questo, in Cina, vale anche per il 62% delle ricerca in campo
biotecnologico. La quasi totalità dei vaccini in sviluppo ha come target malattie infettive, come per esempio la
H1N1 (Sino Vac) e l'epatite E (Xiamen). La maggior parte (circa il 60%) dei prodotti innovativi si trovano in
fase preclinica o in studi di fase I. Fino a ora sette prodotti in Cina hanno raggiunto il mercato nazionale e due
sono in attesa di approvazione (Fig. 4). «La reale forza nel campo innovativo del mercato cinese - si legge
sull'articolo pubblicato su Nature Biotech - è dunque ancora da testare, e verrà valutata più nel futuro quando
le molecole avanzeranno nelle fasi di sperimentazione clinica». È molto interessante notare che quasi tutti i
prodotti innovativi identificati all'interno delle aziende cinesi sono stati o sviluppati o scoperti dalle aziende
stesse o dalle Università o enti di ricerca locali. Il governo cinese, inoltre, come si legge da uno speciale sullo
sviluppo biotecnologico in Cina pubblicato a Gennaio 2013 dalla rivista Nature Reviews , prevede
l'approvazione di trial clinici in Cina solo di molecole prodotte localmente e non approvate in altri mercati. n
Bibliografia • Enter the Dragon: China's Biopharmaceutical Cluster. Nat Rew 2013;12:B1-15. • Innovative
drugs and vaccines in China, India and Brazil. Nat Biotech 2012;30:923-26. • China Partnering 2012: Driving
Future Innovation. ChinaBio 2012.
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AREE TERAPEUTICHE DI MAGGIOR INTERESSE Tra i paesi più popolosi del pianeta, la Cina deve
affrontare la sfi da di garantire una corretta Sanità alla sua popolazione. Patologie come il cancro, il diabete,
problemi cardiovascolari e neurologici aumentano con grande velocità in un paese industrializzato, e un
recente report del Ministro della Salute cinese indica che 85 decessi su 100 sono, nel paese, causati da
patologie croniche, rendendo queste il topic principale delle industrie. Non sorprende dunque che una delle
principali aree tematiche attive in Cina sia quella dell'oncologia, con circa un quarto di tutte le imprese
indirizzate verso la produzione di farmaci e lo studio di differenti tipologie di cancro. Seguono il campo delle
malattie cardiovascolari e del diabete. Si stima che più di 150 milioni di persone nel paese soffrano di
ipertensione e l'infarto viene diagnosticato a circa 220 pazienti per 100,000 abitanti ogni anno. In maniera
analoga, circa 90 milioni di adulti in Cina soffrono di diabete e un numero anche maggiore è pre-diabetico. I
dati suggeriscono che la Cina ospita attualmente la più grande popolazione diabetica di tutto il mondo.
PARCHI SCIENTIFICI La Cina ha seguito l'esempio di alcune realtà americane come la Silicon Valley, in cui
un giusto mix di parchi tecnologici, venture capital e conoscenze accademiche sono fuse insieme e raccolte
in un unico grande spazio per favorire l'emergere della cultura e dell'innovazione. Con una prontezza e
velocità che solo un paese con una economia centralizzata può permettersi, la Cina ha visto il nascere di
grandi cluster che si localizzano in quattro aree principali: - Cluster del Nord-Est (Beijing, Tianjin, Liaonong,
Hebei,, Shandong); - Cluster del Centro-Est (Shanghai, Suzhou, Taizou, Hangzhou, Najing); - Cluster del
Centro-Ovest (Chongqing, Chengdu, Xi'an, Wuhan); - Cluster del Sud (Guangzhou, Shenzhen, Hong Kong).
Questi cluster racchiudono 7500 aziende, 500 tra istituti e Università, più di 200 incubatori scientifici, più di
100 parchi scientifici, più di 250mila persone di staff che ci lavorano a tutti i livelli, 2500 ricercatori di enorme
prestigio e più di 150mila neolaureati in questo anno. Il Governo incentiva molto i giovani studenti e ricercatori
a fare esperienze all'estero e a rientrare poi in Cina con un forte bagaglio culturale, così come incentiva molto
l'innovazione, stanziando grossi fondi per promuovere lo sviluppo di nuovi farmaci.
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Il sostegno dell'AIFA all'EMA
La politica di trasparenza e di accesso agli studi relativi alle fasi di sperimentazione dei farmaci adottata
dall'Agenzia Europea del Farmaco scatena interessi contrapposti tra il mondo accademico e scientifi co da
una parte e le aziende dall'altra. Ai microfoni di NCF Luca Pani, direttore generale dell'Agenzia Italiana del
Farmaco
Maria Cristina Parravicini
L'Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) è stato il primo ente regolatorio al mondo ad adottare una politica di
trasparenza e di accesso ai documenti degli studi clinici, un motivo di orgoglio per tutti i professionisti europei
del settore. L'AIFA ha espresso da subito condivisione e pieno sostegno al percorso avviato dall'EMA,
attraverso il suo direttore esecutivo Guido Rasi, per rendere pubblici i risultati delle sperimentazioni cliniche e
consentire a pazienti, autorità regolatorie, ricercatori e cittadini la possibilità conoscerli e valutarli . La
pubblicazione dei dati contenuti all'interno degli studi clinici è divenuta il terreno di scontro tra un movimento
di opinione internazionale, sostenuto da buona parte del mondo accademico, scientifi co e regolatorio, e
quelle aziende che non intendono mettere a disposizione i dossier per tutelare la confi denzialità delle
informazioni commerciali che contengono . «Questi contrapposti interessi - sottolinea Luca Pani - sono la
causa scatenante di quel vero e proprio attacco che è stato portato all'EMA da parte di un'azienda
farmaceutica, che ha chiesto alla Corte Generale dell'Unione Europea di annullare una richiesta di accesso ai
dati. L'AIFA ha ritenuto di appoggiare incondizionatamente la posizione dell'Agenzia Europea dei Medicinali,
che è assolutamente conforme alle Linee guida e alla Raccomandazione emessa dal Difensore civico
Europeo secondo cui le informazioni, cliniche o di altro tipo, contenute in dossier prodotti a supporto di
valutazioni scientifiche su farmaci non possono essere ritenute confidenziali . La Corte Europea sarà
chiamata a dirimere questo contenzioso e l'auspicio dell'Agenzia Italiana del Farmaco è che l'interesse
generale a garantire la possibilità di consultare i dati degli studi clinici prevalga sull'interesse particolare alla
protezione delle informazioni che si ritiene abbiano un valore commerciale. La condivisione dei dati, dei
metodi, dei protocolli e dei risultati è un caposaldo della cultura scientifica e un pronunciamento che andasse
a restringere la possibilità di esaminare i documenti relativi alle sperimentazioni cliniche dei farmaci
costituirebbe un contraccolpo inaccettabile per il processo di progressiva implementazione della trasparenza
che è già in atto in tutto il mondo e a cui l'EMA ha aderito . Definire i dati clinici come "informazioni
commercialmente confidenziali" sarebbe non solo un errore giuridico , ma costituirebbe un pericoloso
precedente che inuirebbe sull'operatività di tutte le Agenzie regolatorie europee, in particolare sulla facoltà di
consentire l'accesso ai documenti che contengono informazioni presentate dalle Aziende per ottenere
l'autorizzazione all'immissione in commercio di un farmaco. L'adesione dell'Agenzia Italiana del Farmaco alla
battaglia per la difesa del principio di trasparenza deriva dal ruolo centrale che questo valore ha per l'AIFA.
La trasparenza è un pilastro irrinunciabile e, nell'ambito del mio mandato istituzionale, ho voluto sottolineare
la sua importanza per un'istituzione chiamata ad assumere, in perfetta autonomia e sulla base di parametri
scientifici, decisioni che impattano in maniera diretta sulla salute dei cittadini» . Costruire una "casa di vetro":
il contributo Aifa «Nell'ultimo anno e mezzo - prosegue Pani - abbiamo fatto molto per tradurre un principio
teorico in meccanismi pratici di gestione, perché non è sufficiente limitarsi a professare l'importanza della
trasparenza se si vuole davvero costruire una "casa di vetro" Nel 2012, ad esempio, l'AIFA si è dotata, prima
in Europa, di un Regolamento interno per la disciplina dei Conitti di Interesse che è diventato legge dello
Stato, istituendo, inoltre, un apposito Comitato per la valutazione sui conitti di interesse (COI). Abbiamo
anche avviato un sistema di consultazione pubblica sul portale istituzionale sui temi di maggiore rilevanza in
ambito clinico-farmacologico, con l'elaborazione di Concept Paper che verranno a breve finalizzati dando vita
ad una posizione ufficiale dell'Agenzia (Position Paper) . w L'AIFA si è aperta a tutti i portatori di interesse
anche grazie al ciclo di incontri, Open AIFA, che ci permette di non perdere mai di vista il contributo prezioso
che i pazienti possono offrire a chi governa il sistema regolatorio. Il lavoro di inclusione della società civile è
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Attualità Trasparenza
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culminato con l'organizzazione del convegno "Farmaci. Diritto di Parola", che ha riunito in un'unica sede i
rappresentanti delle principali associazioni di pazienti italiane e quelli di AIFA, EMA, FDA, agenzia regolatoria
olandese e britannica, per uno scambio di prospettive e di esperienze che continuerà nel corso del tempo. La
trasparenza è un lavoro quotidiano che, in gran parte, è fatto di comunicazione ed è proprio partendo da
questa consapevolezza che stiamo rendendo disponibili sul portale AIFA tutti i dati connessi alle nostre
attività, rendendone molti disponibili in formato "open data", per agevolare non solo l'accesso ma anche la
rielaborazione delle informazioni. Questa è la nuova frontiera dell'era dell'informazione che stiamo vivendo e
la sfi da più importante per le amministrazioni pubbliche. Recentemente AIFA è risultata l'amministrazione
pubblica al primo posto della classifi ca elaborata dal progetto "Bussola della Trasparenza" della Presidenza
del Consiglio dei Ministri, che valuta la rispondenza dei siti web delle amministrazioni dello Stato agli obblighi
previsti dalle normative in materia di trasparenza. Si tratta di un riconoscimento importante e allo stesso
tempo di una conferma che la direzione intrapresa è quella giusta. L'AIFA continuerà a fare della trasparenza
una delle priorità dell'azione amministrativa e un fondamento delle decisioni regolatorie. È di fondamentale
importanza che questo percorso virtuoso prosegua anche in sede europea e siamo convinti che la
trasparenza non potrà che portare vantaggi a tutti gli attori del sistema» .
Il RIcoRso La Gazzetta Ufficiale della UE ha pubblicato il 16 marzo scorso il ricorso alla Corte di Giustizia
europea della AbbVie, Inc. (Wilmington, USA) e AbbVie Ltd. (Maindenhead, UK) chiedendo al Tribunale di
annullare la decisione EMA/748792/2012 del 14/01/2013 che autorizza l'accesso alla documentazione
contenuta nel fascicolo relativo all'autorizzazione all'immissione in commercio di un farmaco, e di condannare
l'EMA al pagamento delle spese. A sostegno del ricorso, le ricorrenti deducono cinque motivi: 1) la decisione
viola l'art. 4, paragrafo 2 del regolamento sulla trasparenza e i loro diritti fondamentali alla tutela di
informazioni commerciali confidenziali; 2) la decisione viola l'art. 4, paragrafo 4 del regolamento sulla
trasparenza e il principio di buona amministrazione; 3) la decisione viola l'obbligo di motivazione in relazione
all'applicazione dell'art. 4, paragrafo 2, del regolamento sulla trasparenza; 4) la decisione viola il principio
della tutela del legittimo affidamento; 5) la decisione viola la direttiva 2001/29CE sui diritti di proprietà
fondamentali, compreso il diritto d'autore e il principio di proporzionalità e di buona amministrazione, nei limiti
in cui l'accesso è consentito fornendo una copia della documentazione.
l'INDUsTRIA RIcHIEDE BI-DIREZIoNAlITÀ Commentando la politica di trasparenza intrapresa dall'EMA,
Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, ha dichiarato ad Adnkronos Salute che intraprendere il
percorso della «trasparenza è sempre positivo, soprattutto quando si parla di informazioni sulla sicurezza dei
farmaci, perché va a tutto benefi cio di chi i farmaci li usa». Per quanto riguarda le informazioni commerciali
«ci sono alcune riserve - dichiara Scaccabarozzi - perché possono essere usate da concorrenti o copiatori.
Sono dati delicati e da trattare con confi denzialità. Ci piacerebbe una bi-direzionalità nella trasparenza. A
volte le valutazioni che le aziende ricevono da alcune Agenzie regolatorie sui nostri farmaci sono molto
sintetiche».
Foto: Luca Pani, direttore generale dell'AIFA
23/05/2013
Il Fatto Quotidiano
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Sperimentazione sulle staminali: tutti i pro e i contro
Marco Lillo
Sperimentazione sulle staminali: tutti i pro e i contro - pag. 15 Tregua. Quella che è stata raggiunta ieri nella
guerra delle cure staminali non è certo una pace duratura ma un periodo di 18 mesi nei quali i due fronti
contrapposti dovrebbero cooperare per il bene dei pazienti. La cura basata sull'iniezione delle cellule
staminali mesenchimali, proposta in Italia dal dottor Davide Vannoni, presidente della Stamina Foundation,
presenta tutti gli ingredienti per diventare un nuovo Caso Di Bella. Alla fine degli anni novanta l'Italia si divise
intorno all'anziano medico con i capelli bianchi che sosteneva di poter curare il cancro. Il ministro Rosi Bindi
ne uscì con grande difficoltà mediante una sperimentazione conclusa con una bocciatura. Ieri il ministro della
salute Beatrice Lorenzin ha dimostrato una buona abilità nello slalom tra il rispetto della normativa Europea e
le pressioni mediatiche. Il risultato è un compromesso che scontenta tutti ma che tutti accettano. Tanto che la
sperimentazione vigilata del cosiddetto "Metodo Stamina", è stata approvata quasi all'unanimità. LA STORIA
si trascina almeno dal 2009 quando Vannoni, dopo aver testato la cura su di sé in Russia per una paresi
facciale, crea la Stamina foundation a Torino per diffondere la terapia cellulare. La terapia non è riconosciuta
e Vannoni all'inizio chiede anche soldi ad alcuni pazienti. Il pm di Torino Raffaele Guariniello indaga Vannoni
e una decina di collaboratori per associazione a delinquere ma Vannoni trova asilo agli Spedali di Brescia.
Nel 2011 Stamina Foundation firma un accordo con l'azienda sanitaria lombarda e - usando il varco della
legge Turco-Fazio del 2006 che disciplina l'uso della terapia cellulare permettendola nei cosiddetti casi
'compassionevoli' - inizia a praticare in un ospedale pubblico il trattamento "Stamina". Guariniello, che aveva
chiuso la sua inchiesta sulle terapie a pagamento nei laboratori privati italiani e di San Marino, la riapre. Dopo
un'ispezione a Brescia del maggio 2012 condotta dal Ministero della Salute con Aifa, Cnt e Carabinieri del
Nas, l'autorizzazione a operare agli Spedali viene revocata. Da quel momento i pazienti tentano la via dei
Tribunali. Una quarantina di casi vengono risolti d'urgenza dai giudici civili che autorizzano le cure
compassionevoli. Una famiglia però si vede rigettare il ricorso d'urgenza presentato a Firenze ex articolo 700,
e si rivolge alla trasmissione Le Iene. La piccola Sofia diventa un simbolo: si è ammalata quando aveva un
anno e mezzo di leucodistrofia metacromatica e la mamma racconta in tv che ha tratto giovamento dalle cure,
bruscamente interrotte. "Non è possibile che in un paese civile", dice la mamma "un magistrato possa
decidere per un bambino sì e per un altro no. La legge è uguale per tutti e anche la salute è uguale per tutti".
Ed è proprio questo il problema che terrorizza i tecnici del ministero della salute. Ci sono 15 mila richieste di
trattamento presentate alla Fondazione di Davide Vannoni. Se tutti i casi fossero seguiti come vuole il
ministero, e come Vannoni non ritiene necessario, cioè con il metodo GMP più sicuro e costoso, si
arriverebbe a una spesa di 450 milioni, perché il costo per la terapia cellulare salirebbe a 30 mila euro a
paziente. IL COMPROMESSO approvato ieri tende a disinnescare questa mina emotiva ed economica che
potrebbe però riesplodere presto. Per capire il contesto bisognava essere in Piazza del Parlamento lunedì. La
scena era questa: l'inviato delle Iene Giulio Golia insegue il deputato del Pd Ivan Scalfarotto fin dentro una
libreria, seguito dai genitori dei bambini malati. Il papà di un bambino scavalca il giornalista e chiede al
deputato: "Mi scusi ma quando le dicono che suo figlio ha solo tre mesi di vita e poi arriva a un anno e sette
mesi grazie alle infusioni e ci sono notevoli miglioramenti, lei come lo chiama? Avete qualcosa di meglio da
darci?". Scalfarotto: "No no, noi abbiamo solo il dovere di introdurre elementi di razionalità. Se la legge per un
reato di un mio parente la faccio io, non va bene. A questo serve la politica! Almeno finché riesce a resistere
all'antipolitica. Noi dobbiamo essere sicuri che c'è una ripetibilità dell'esperimento e non solo un effetto
placebo". Golia: "Onorevole, pardon, ma un effetto placebo su un bambino di un anno e mezzo non è
possibile". Scalfarotto: "Va bene, allora vorrà dire che è scientificamente provato. Così però si corre il rischio
di far passare Lourdes". Golia: "Ma chi va a votare oggi non è all'altezza perché non ha parlato con i genitori".
Scalfarotto "Non è vero si sta facendo un lavoro serio". Genitore del bambino: "È vero invece, nessuno ci ha
SCENARIO SANITA' NAZIONALE - Rassegna Stampa 23/05/2013
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APPROVATA LA LEGGE
23/05/2013
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contattato" Scalfarotto: "Allora mi dica se lei pensa che siamo pazzi o in mala fede. Noi stiamo cercando di
ristabilire il principio che le cure devono essere testate, come si prevede nella comunità internazionale per
evitare che facendo leva sulla situazione di persone che hanno malattie non curabili, ci siano altre persone
che approfittano dei malati". Mamma: "Lei venga a Palermo e venga a vedere Gioele". Secondo papà: "È
questo che è sbagliato lei deve conoscerli (i bambini, ndr)". Terzo papà: "Mi scusi io prima avevo una cura e
ora quando l'avrò la cura?". Scalfarotto: "Se sarà provato che funziona questa cura l'avrete". IN QUESTO
CLIMA il testo votato ieri non è un compromesso da disprezzare. La legge approvata dal Senato prevede che
il ministero della Salute, avvalendosi dell'Agenzia del farmaco, Aifa, e del Centro Nazionale Trapianti
promuova una sperimentazione clinica, coordinata dall'Istituto Superiore Sanità sul metodo Stamina. La
sperimentazione sarà "condotta anche in deroga alla normativa vigente e da completarsi entro 18 mesi dall'1
luglio 2013". La condizione che il ministro Lorenzin voleva e che invece il dottor Vannoni e la sua Stamina
Foundation non gradivano è che questi medicinali, "per quanto attiene alla sicurezza del paziente siano
preparati in conformità delle buone pratiche di produzione (Gmp). Lo studio però sarà pagato dallo Stato per
tre milioni.