Lettere dall`Afghanistan

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Lettere dall`Afghanistan
Ciao Ragazzi,
sono il Capitano dell’Esercito Aldo RUTIGLIANO e sono al comando della Compagnia
“ALPHA” della Task Force South (152° Reggimento Fanteria “Sassari”) attualmente in
missione nel sud-ovest dell’Afghanistan. Io e i miei ragazzi vogliamo rivolgervi un
affettuoso abbraccio di ringraziamento per la lettera che ci avete inviato. Leggere le vostre
parole ci ha davvero riempito il cuore di gioia e onore. Tra noi ci sono molti soldati padri di
famiglia, che per compiere il loro dovere istituzionale, hanno lasciato a casa i loro figli;
sono certo che le vostre parole sono arrivate dritte nel loro sentimento più intimo e sapere
che dei ragazzi, che tanto assomigliano ai loro stessi figli, provano questi sentimenti, è
davvero molto confortante tanto da rigenerarne lo spirito. E’ davvero bello sapere che in
Italia c’e’ qualcuno che percepisce il lato più umano del lavoro che stiamo compiendo a
migliaia di chilometri da casa. Il vostro sentimento di solidarietà e vicinanza a noi, ci
riempie di gioia e ci dà nuovi stimoli e motivazioni per continuare le attività in supporto
della popolazione afghana afflitta dai mali di una lunga guerra, da una profonda povertà e
bisognosa di aiuto e normalità. Il duro lavoro dei militari italiani qui consiste nel semplice
fatto che l’Afganistan possa un giorno camminare da solo nel sentiero della civiltà e
permettere al suo popolo di vivere in sicurezza e solidità sociale. È molto frequente,
durante i nostri pattugliamenti per le strade aride di questo Paese,
che gruppi di
ragazzi/bambini si avvicinino o corrano verso di noi porgendo le loro mani per ricevere
qualcosa da mangiare o da bere. Non c’è nulla di più bello che, vedere gli occhi dei bimbi
afgani illuminarsi e riempirsi di gioia per un dolcetto o un giocattolo a loro donato. Io credo
che l’essenza della missione ISAF sia proprio in questo, negli occhi gioiosi di un bambino
che tanto ricordano gli occhi dei nostri figli o nipoti e in generale gli occhi di tutti i bimbi e
ragazzi italiani. E’ gratificante apprendere che esiste una parte “non istituzionale” del
proprio Paese, oltre ai propri familiari, che ti supporta e che, in maniera genuina e
spontanea, si schiera al tuo fianco nella quotidianità di una missione di Pace che ha già
numerose volte, per il suo assolvimento, richiesto l’estremo sacrificio dei soldati italiani. Ed
è proprio a quei figli che va ora il mio pensiero. Sapere che il sacrificio di vita di quei padri
soldati è rispettato e ammirato anche dagli altri figli d’Italia genera in noi un senso
patriottico che ci fa capire che l’Italia ci supporta nel nostro sforzo in questa terra lontana e
martoriata.
In risposta al vostro graditissimo brano evangelico delle Beatitudini, noi SASSARINI
saremmo lieti che venisse letta a tutti i ragazzi della 2G la Preghiera del Soldato che in
Patria ogni giorno ci ricorda quanto nel nostro lavoro la Fede sia una componente
essenziale e uno stimolo ulteriore che ci permette di sentirci parte di un gruppo che
insieme può superare le difficoltà del nostro lavoro. FORZA PARIS!
I SASSARINI della Compagnia “Alpha”.
Signore Iddio, che hai costituito di molti popoli
l' umana famiglia, da Te creata e redenta, guarda
benigno noi, che abbiamo lasciato le nostre case
per servire l' Italia.
Aiutaci, Signore, affinché, con la forza della Tua fede,
siamo capaci di affrontare fatiche e pericoli in generosa fraternità
d' intenti, offrendo alla Patria la nostra pronta
obbedienza, la nostra serena dedizione.
Fa che sentiamo ogni giorno, nella voce del dovere
che ci guida, l' eco della Tua voce;
fa che siamo d' esempio a tutti i
cittadini nella fedeltà ai Tuoi comandamenti, alla
Tua Chiesa e nell' osservanza delle leggi dello Stato.
Dona, o Signore,
il riposo eterno ai nostri morti ed ai caduti di tutte le guerre.
Concedi ai popoli la pace nella giustizia e nella libertà
e che l' Italia nostra, stimata ed amata nel mondo,
meriti la protezione Tua e la materna custodia di Maria
anche in virtù della concordia operosa dei suoi figli.
Amen.
Cari ragazzi della 2G, cara insegnante,
è con immenso piacere che leggiamo le vostre parole e ci commuove nel profondo il sentimento di
vicinanza che ci dimostrate con le vostre lettere.
In momenti difficili come il tragico evento che ha coinvolto i sei Parà della Folgore, la solidarietà di chi sta a
casa ci rende orgogliosi del lavoro che facciamo e ci rende consapevoli che oltre alle critiche, alle
disapprovazioni e ai giudizi negativi di chi, dalla nostra stessa Italia, ci definisce “mercenari” e
“guerrafondai” con facilità disarmante, esistono persone come voi, che credono in quegli stessi valori ai
quali noi militari abbiamo consacrato il nostro lavoro e la nostra vita.
Lo spirito di ognuno di noi quaggiù è quello di voler cambiare le cose, su questo non c’è dubbio. E siamo
effettivamente consapevoli di quanto questo costituisca una sfida ardua perché non si tratta solo di una
sfida tra noi e i “cattivi”, difficili da individuare perché si nascondono tra la povera gente, nei villaggi, tra le
montagne. Si tratta anche di vincere la diffidenza ed il timore della gente che oggi non si sente ancora parte
dello Stato Afghano e vive soggiogata dalla paura e dalla povertà. Anzi, è proprio questa la nostra missione
fondamentale.
Avere la fiducia della popolazione locale è un fattore importantissimo e con l’aiuto delle forze di sicurezza
locali cerchiamo ogni giorno di imporci in questa sfida, portando aiuto a bambini, donne e uomini che
devono fidarsi di noi e devono credere che cambiare sia possibile. E nonostante i mille rischi che si corrono
nel percorrere strade difficili ed aree pericolose, tutti noi abbiamo ben presente che fare il nostro dovere
qui significa tante volte ridare il sorriso ad un bambino scalzo, semplicemente perché gli hai regalato un
paio di pantofole. Non si tratta di un modo di dire, ma di scene vissute.
La vostra solidarietà e le vostre parole ci rincuorano e ci fanno capire che tutto ciò che facciamo, quello per
cui lottiamo, le missioni che portiamo faticosamente avanti, le nostre stesse vite messe a rischio lontano da
casa, non lo sono invano. Finché ci saranno persone come voi che comprendono il significato e l’utilità delle
nostre missioni e di ciò che facciamo, avremo raggiunto un duplice scopo: quello di aver aiutato questa
gente, fornendo le migliori condizioni possibili di stabilità, e quello altrettanto importante di aver scosso le
coscienze di tantissimi ragazzi nostri connazionali che hanno fame di sani ideali e di validi principi. E’ con
orgoglio che rappresentiamo il nostro paese e tutti voi e vi ringraziamo di cuore per le parole del Vangelo
che ci avete inviato con tanto affetto.
Sinceramente,
Militari in missione di pace in teatro Afghano
Carissimi ragazzi,
chi vi scrive sono i militari “Sassarini” della Compagnia Bravo della Task Force South
(152° Reggimento Fanteria “Sassari” in missione nel sud-ovest dell’ Afghanistan nella provincia di
Farah).
Non immaginate quale ulteriore spinta e motivazione nel proseguire il nostro cammino abbia
suscitato il leggere la vostra lettera nella nostra bacheca di Compagnia. Sapere che ragazzi che
non ci conoscono credono in noi e nel lavoro che giorno dopo giorno portiamo avanti rigenera in
noi ogni risorsa sia fisica e mentale. Il vostro è stato un gesto particolare e sentito, non comune,
che sottolinea ed evidenzia quanto sia necessario e nobile il lavoro che stiamo svolgendo in questo
difficile terreno da percorrere giorno dopo giorno…
L’esperienza di una missione all’estero è per ogni militare un tesoro da fare proprio e mettere a
disposizione degli altri e diventa parte integrante della sua vita. Un qualcosa di unico, colmo di
esperienze costruttive, sia positive che negative, dalle quali c’è sempre da imparare; è come
affrontare ogni giorno un compito in classe, per il quale ci si è a lungo preparati, si affronta con la
giusta determinazione sicuri di ciò che si fa e si va avanti motivati dal positivo voto che per noi è
rappresentato dallo sguardo e sorriso di ogni singolo bambino o padre, che ogni giorno danno una
bellissima nota di colore allo stesso paesaggio afgano.
La perdita dei nostri commilitoni ha toccato tutti noi da vicino rimarcando quello che già
conoscevamo e del quale siamo pienamente coscienti, ossia quali siano i rischi della nostra
“professione”, una notizia che ha preceduto di breve la nostra partenza per l’Afghanistan.
Questa perdita ha riempito i nostri cuori di rabbia per la perdita di colleghi che avevano le nostre
stesse ambizioni e sogni, soldati che come noi avevano i loro cari ad aspettarli a casa e che si
trovavano lì a compiere il loro dovere, per tenere fede al giuramento prestato all’inizio della loro
carriera:
“Giuro di essere fedele alla Repubblica Italiana, di osservarne la Costituzione e le leggi, di
adempiere con disciplina ed onore tutti i doveri del mio stato, per la difesa della Patria e la
salvaguardia delle libere Istituzioni”.
Disciplina ed onore che ogni giorno rendono possibile la difesa della nostra Patria, una Patria nel
proprio piccolo vista come la protezione di ogni persona per la quale nutriamo un sentimento.
La rabbia dei nostri cuori, creata da questo gesto ignobile non ci ha fermato. Al contrario fin da
subito la voglia di fare del bene a coloro che non hanno nessuna colpa per essere nati in una
nazione afflitta dalla guerra, in un questo terreno così difficile da percorrere, ci ha permesso di
entrare a contatto con gli abitanti dei paesi vicini, durante tutte le nostre attività, dove il
comunicare e donare loro oggetti utili per la vita quotidiana, ha permesso noi di portare avanti con
un sorriso tutto il nostro operato.
Il nostro motto “Forza Paris” ci da la forza per andare avanti insieme, affrontare insieme ogni
avversità e non sentirsi mai soli, figli tutti di una stessa terra e bandiera.
Carissimi Ragazzi,
Noi siamo i bersaglieri, della 1^ Compagnia “Leopardi” inquadrata nella Task Force South
(152° Reggimento Fanteria “Sassari”)
attualmente in missione nel sud-ovest
dell’Afghanistan. Una sera, rientrati da una attività operativa lontana dalla nostra base,
abbiamo trovato la vostra lettera esposta sulla bacheca della nostra Compagnia. Leggere
le vostre parole ci ha riempiti di orgoglio ed allo stesso tempo ci hanno donato un senso di
benessere nel sapere che oltre ai nostri cari anche altre persone, altri Italiani, ci siano
vicini in un momento così importante ed impegnativo della nostra vita. L’esperienza di una
missione di Pace all’estero, che sia la prima o no, rappresenta per ogni militare
un’esperienza unica, a volte dolorosa, a volte anche drammatica ma che comunque
permette ad ognuno di noi di conoscere se stessi e di avvicinarsi al prossimo, sia esso un
nostro commilitone in difficoltà od un contadino afgano bisognoso di cure mediche o di
protezione. Siamo consapevoli delle difficoltà e dei rischi che si corrono nello svolgimento
del nostro lavoro ma, al di là della retorica che spesso ci accompagna, ci rendiamo conto
della reale necessità nel adempiere al nostro dovere, non solo per il nostro Paese ma,
soprattutto, per questa povera popolazione, affamata e stanca di assistere a decenni di
conflitti consumati sulla loro martoriata terra.
La perdita dei nostri commilitoni ha toccato tutti noi da vicino, ci ha brutalmente ricordato i
rischi connessi con la nostra professione. Sentimenti di rabbia hanno attraversato il nostro
cuore, rabbia per la morte di ragazzi che come noi, avevano delle speranze, dei progetti
ed un preciso dovere verso il nostro Paese. Ma questo sentimento di rabbia è stato messo
da parte già alla prima attività operativa, alla vista dei primi villaggi afgani. La rabbia, ha
presto lasciato il posto al sentimento del dovere che abbiamo verso questa popolazione,
verso questi bambini che hanno conosciuto solo la guerra. Sono queste immagini, uniti al
pensiero delle nostre famiglie e dei nostri cari, che ci danno la forza di continuare il nostro
sforzo per far sì che cose simili non si ripetano mai più.
In risposta alla vostra preghiera dei Beati noi bersaglieri ci teniamo ad inviarvi la Nostra
preghiera, la preghiera del Bersagliere. Leggendola potrete meglio capire qual è il nostro
credo e cosa ci spinge giorno dopo giorno ad andare avanti nel rispetto della nostra
secolare e gloriosa tradizione.
Nel ringraziarvi ancora per le vostre parole di conforto, noi bersaglieri della Compagnia
“Leopardi”, vi salutiamo e ci complimentiamo per la vostra iniziativa. Solo la conoscenza
permette la reale comprensione.
I Bersaglieri della 1^ Compagnia “Leopardi”
PREGHIERA DEL BERSAGLIERE
A te, eterno Iddio,
Signore della pace, noi
Bersaglieri di La Marmora
innalziamo la nostra preghiera.
Tu, che ci hai fatto conoscere le asperità
di tante battaglie, il gaudio di tante vittorie,
la pena di tante rinunce,
fa che raggio di gloria illumini
sempre la nostra fronte.
Fa che la terra trema sotto il nostro piede
veloce e i nostri occhi mai vedano vinte le nostre
armi, mai piegata la
Bandiera della Patria.
Tu, che ci hai dato un cuore di fiamma,
guida i nostri passi
sulla via dell'onore e,
se un giorno dovessimo cadere,
rendi forte l'animo delle nostre mamme
e delle nostre spose.
Benedici o Signore le piume chi ci tramandano
Un secolo di assalti
Benedici i nostri cuori che palpitano per la Patria
Santa, benedici coloro che,
dal Mincio al Don, dal Don a Poggio Scanno,
sul campo restarono.
Benedici l'Italia e gli italiani tutti.
Ascolta, o Dio Onnipotente,
la viva voce di chi solo a Te si arrende.
Carissimi Amici,
è con immenso piacere che leggiamo le vostre toccanti riflessioni e, con gratitudine,
sentiamo il dovere di rispondere alle vostre parole piene di significato.
Per noi Militari non è sicuramente facile lasciare i nostri cari, i nostri figli e le
persone che amiamo, per svolgere una missione così delicata e lontana dalla nostra
Patria. Ma è proprio grazie a loro, e per loro, che noi riusciamo a trarre la necessaria
serenità per poter svolgere al meglio i compiti che, di volta in volta, ci vengono affidati.
Loro, come Voi, sono le persone che ci dimostrano la stima, la fiducia e l’incoraggiamento
per compiere il nostro lavoro con la tranquillità e la determinazione necessaria per operare
sempre con orgoglio, a testa alta e la convinzione che per essere utili al prossimo occorra
necessariamente pagare qualche sacrificio.
Avete scritto che siete orgogliosi della nostra professionalità, ma siamo noi che
rispondiamo a voi, quanto noi stessi siamo orgogliosi di Giovani come voi, che riuscite a
comprendere il vero significato dell’essere un soldato. Dietro ognuno di noi, dentro questa
divisa che ci rende così uguali l’uno all’altro, si impersonificano uomini e donne con i loro
sogni e le loro paure, persone che scelgono con consapevolezza un percorso di vita
alcune volte difficile e che comporta sacrifici, ma che ti fa sentire importante non perché
sei un eroe, ma perché nei piccoli gesti di tutti i giorni puoi regalare un sorriso a chi di
sorrisi ne ha persi troppi, da troppo tempo, e non riesce neanche lontanamente ad
intravedere delle prospettive di VITA, piuttosto a quelle di una mera sopravvivenza.
Amici cari, qui è tutto ben diverso dalla vita a cui ciascuno di voi e di noi è abituato,
ma vale veramente la pena vivere ogni istante di questi mesi lontani dalla vita di tutti i
giorni. Perché? Perché ognuno di noi viene qui con la voglia di cambiare, di migliorare
quello che non va, di riuscire, con un piccolo e ripetuto gesto o dimostrazione pratica
quotidiana. E in sei mesi noi stessi cambiamo, cresciamo, ci rendiamo conto di quanto
tutte quelle cose che davamo per scontate, siano invece una fortuna preziosissima! E, per
quanto riguarda coloro che sostengono e vanno in giro a dire che veniamo in posti come
questi solo per una questione di soldi e di arricchimento… possiamo solo rispondere due
cose: che non esiste alcun salario aggiuntivo sufficiente per ripagare delle fatiche, delle
privazioni, dei rischi corsi, delle preoccupazioni dei nostri cari a casa… e, allo stesso
tempo, possiamo rispondere che sì, è vero che ci arricchiamo, ma di esperienze di vita
mediante le quali impariamo a soppesare interamente e profondamente il senso della vita.
Questo ci dà ogni volta la motivazione e la convinzione necessaria per riuscire in ogni
occasione successiva ad essere entusiasti ed orgogliosi di portare aiuto alle genti che ne
necessitano.
La drammatica perdita dei nostri colleghi a KABUL, di cui avete fatto pietosa
memoria, avvenuta poco prima del nostro arrivo in terra di Afghanistan, ha sconvolto
anche noi tutti e, in modo particolare, i nostri famigliari. Eppure non ci siamo fermati. Le
loro giovani vite spezzate, e quelle di tutti coloro che sono caduti in altre occasioni ed in
altri luoghi, meritano la nostra presenza qui, perché i loro sforzi non restino vani.
L’Afghanistan, l’Iraq, l’Italia ed ogni Paese che ha visto la guerra, ha avuto dei caduti.
Dobbiamo dire grazie a loro, oggi, per la libertà di cui godiamo, ed è proprio per il
desiderio di contribuire a restituire libertà, pace e serenità, che affrontiamo questa scelta.
Questa vostra lettera non fa che renderci sempre più orgogliosi ed onorati del
lavoro che compiamo e sapere di godere dell’assenso, dell’approvazione e della stima
anche da parte di giovani studenti come Voi, è e sarà sempre per noi tutti uno stimolo in
più per regalare un sorriso e donare serenità a chi non ha mai potuto conoscere la vera
essenza di tali parole.
Un forte abbraccio dal lontano Afghanistan e sempre “Forza Paris!” che è il nostro
motto, in lingua sarda, e che sta a significare “Avanti! Tutti insieme!”.