Al colosseo, i “Gladiatori”
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Al colosseo, i “Gladiatori”
fatti e pensieri AÑO XXI - N°4 - AGOSTO / SEPTIEMBRE 2010 PRECIO DEL EJEMPLAR $15 Al colosseo, i “Gladiatori” Raccolta di oggetti per raccontare la “gladiatura” a Roma | PAG. 5 | Riva, Gattinoni, Curiel, Balestra, Sarli, sfila nella capitale l'altamoda del prossimo autunno-inverno | PAG. 11 | “Una notte, una vita”, lotte e amori nel nuovo romanzo di Mario Caccavale | PAG. 28 | 1 STAFF Redazione: Ombú 3129 San Justo (1754), Pcia. de Bs. As. República Argentina Informazione: [email protected] Editore-PropRietario: José Tucci DirettRICe: Marianela Tucci Amministrazione: Rosa Eguibar Disegno: [email protected] Collaboratori: Luca Dondoli Paolo Gallarati Federico Genta Marisa Vescovo Giovanna Zucconi Servizi Informativi: AISE – ANSA Asca Channel Adnkronos FOTO DI COPERTINA Cherubini (dettaglio della Madonna Sixtina) Raffaello Sanzio www.fattiepensieriblog.blogspot.com El contenido de los artículos firmados en esta edición no necesariamente es compartido por la dirección siendo, por ende, de exclusiva responsabilidad. 2 L’Osservatore: “Il segno di Babinski su un piede del Gesù Bambino di Raffaello” In uno dei piedi del Gesù Bambino del dipinto di Raffaello ‘La Madonna della Seggiola’ si può ammirare il cosiddetto ‘segno di Babinski’, ovvero il riflesso plantare di estensione nel neonato. Lo sottolinea l’Osservatore Romano. ‘’Il riflesso plantare di estensione nel neonato è infatti noto come riflesso di Babinski, dal nome del neuropsichiatra di origine polacca che lo ha descritto - prosegue il quotidiano - Consiste nel neonato nella normale risposta alla stimolazione della parte laterale della superficie plantare del piede con l’estensione dell’alluce e lo sventagliamento delle altre dita del piede. Nel novanta per cento dei casi per provocare una flessione delle dita è sufficiente il solo sfioramento con l’unghia lungo il margine plantare esterno. L’estensione dell’alluce su stimolazione nel neonato non è sintomo di patologia, come lo è invece nell’adulto’’. ‘’Numerosi artisti - prosegue - senza avere alcuna cognizione di fisiologia umana o di studi specifici di anatomia, attraverso la rappresentazione del naturale, dipingono il Bambino Gesù nudo in grembo alla Madonna e colgono nei piedini la presenza del segno di Babinski. Ciò è evidente nel frammento di affresco datato al 1493 eseguito dal Pinturicchio per l’appartamento di Papa Alessandro vi Borgia, nel quale il Gesù Bambino raffigurato mostra un nettissimo riflesso plantare di sventagliamento nel piedino destro, stimolato dalla mano di un santo’’. ‘’Anche Leonardo da Vinci, nella celebre Madonna del Garofano (1478), rappresenta Gesù nudo con l’estensione di tutti e due gli alluci dei piedi - si legge ancora sul quotidiano - Il Verrocchio infine nella Madonna con Bambino tra due angeli, eseguita tra il 1476 e il 1478, dipinge tutti e due gli alluci addirittura in iper-estensione. Dopo il concilio di Trento le immagini del Gesù Bambino nudo saranno ritenute non conformi e il naturalismo rappresentativo verrà a poco a poco abbandonato. Così come l’immagine del riflesso plantare del neonato che molti secoli dopo la medicina interpreterà e codificherà nella semeiotica clinica come il ‘segno di Babinski’’’. arte Scoperto presunto nuovo Caravaggio Il giornale annuncia studi in corso su un “Martirio di San Lorenzo” ritrovato a Roma tra le proprietà della Compagnia di Gesù Citta’ del Vaticano - Forse un nuovo Caravaggio scoperto proprio durante le celebrazioni per il quarto centenario della morte dell’artista. Lo rivela l’ Osservatore romano in apertura di prima pagina, annunciando studi in corso su un ‘Martirio di san Lorenzo’ ritrovato a Roma tra le proprieta’ della Compagnia di Gesu’. La certificazione ancora non c’é, ma i critici - riferisce il giornale vaticano - sono affascinati dall’opera che “sembra avere i crismi per un’attribuzione che, va detto, aspetta ancora la garanzia dell’ufficialità”. “Di certo - aggiunge l’Osservatore - è un dipinto stilisticamente impeccabile, bellissimo: notevole è la luce che dal fondo scuro sferza e modella con bagliori improvvisi la superficie dei volumi”. L’immagine, pubblicata in testa al giornale, ritrae un giovane uomo prono su una tavola avvolta dalle fiamme, la bocca aperta in un muto grido, la mano tesa in un gesto estremo. “Non si può fare a meno - scrive l’Osservatore Romano - di riandare col pensiero a opere come la Conversione di san Paolo, il Martirio di san Matteo o Giuditta e Oloferne”. “Inutile, però - avverte il giornale - cadere nel facile tranello di un Caravaggio ‘a tutti i costi’. Saranno ulteriori indagini diagnostiche e un circostanziato approfondimento documentario, stilistico e critico - avverte - a fornire le risposte”. (ANSA) 3 arte Al Colosseo, i “Gladiatori” Raccolta di oggetti per raccontare la “gladiatura” a Roma I gladiatori tornano al Colosseo. Infatti, per la prima volta, accanto a reperti antichi dell’anfiteatro saranno collocati fino al 3 ottobre una raccolta di oggetti moderni. Non si tratta, dunque, di una mostra intesa nel senso tradizionale del termine, esposizione di opere d’arte, o prodotti della vita quotidiana afferenti uno specifico tema, o periodo storico. Si tratta, piuttosto, di un’esposizione, volutamente didattica, realizzata sul filonedell’archeologia sperimentale sul tema, molto complesso, della gladiatura e, in particolare, 4 della gladiatura a Roma. Le armi e gli accessori esposti, eseguiti da esperti artigiani, sono il prodotto di uno studio molto approfondito, tuttora in corso, delle testimonianze pervenute dal passato: descrizioni nelle opere degli autori antichi; raffigurazioni su affreschi, rilievi, mosaici, graffiti; oggetti di uso quotidiano quali statuette, lucerne, vasi; reperti autentici, primi tra tutti le armi rinvenute a Pompei, qui esposte in piccole vetrine. Ed è proprio dal contrasto tra il nuovo che riproduce l’antico e l’antico che l’esposizione trae il suo senso, mostrando quanto del passato sia, ormai, irrimediabilmente perduto: i colori, la lucentezza, che svolgevano un ruolo fondamentale negli spettacoli dell’Anfiteatro. Gli spettatori, man mano che i posti loro assegnati si allontanavano dall’arena, non percepivano le singole figure, ma gruppi di combattenti colorati e luccicanti sotto i raggi del sole, composti anche da 80 gladiatori. Le armi nuove, di attacco e difesa, sono state indossate, per comprendere quanti e quali movimenti potesse compiere chi le portava: attraverso vari tentativi e modifiche si è spesso riusciti ad attribuire a un tipo di gladiatore, piuttosto che a un altro, una determinata arma. Un procedimento di archeologia sperimentale che sta contribuendo a individuare figure di gladiatori finora avvolte nel dubbio. Il primo spettacolo gladiatorio fu allestito a Roma nel 264 a.C. dai figli di Bruto Pera in onore del padre defunto.Gli autori antica testimoniano il crescente successo degli spettacoli per tutta l’età medio e tardo repubblicana. L’addestramento e il mantenimento di una familia gladitoria fu prerogativa di facoltosi privati che utilizzavano i gladiatori come guardie del corpo. Cesare istituì a Capua nel 49 a.C. un ‘Ludus’ privato composto da 5000 elementi che fu ereditato da Ottaviano. Nacque così il primo Ludus imperiale e da allora gli spettacoli furono offerti dai questori e non più dai privati. Augusto progettò il primo anfiteatro stabile nel luogo dove i Flavi costruirono poi il Colosseo, inaugurato nell’80 sotto l’imperatore Tito. I gladiatori avevano vari status giuridici. Molti erano prigionieri di guerra di popoli sconfitti dai Romani: Sanniti, Galli, Traci. Numerosi erano gli schiavi ma anche tra gli uomini liberi molti diventavano gladiatori. Persino un imperatore, Commodo, si esibiva sull’arena armato come un ‘Secutor’. I gladiatori, reclutati all’età di 17-18 anni si addestravano nelle caserme e difficilmente superavano i 30 anni. età media della morte dei Romani in età imperiale. (Adnkronos) 5 arte Si riapre in Svezia il giallo sull'Arrotino Lanfranchi, attribuito a Michelangelo Si riapre il giallo su una scultura in passato attribuita a Michelangelo ed esposta al pubblico, fino al 15 agosto in Svezia in occasione della mostra ‘And there was light. The masters of the Renaissance’ (E luce fu. I maestri del Rinascimento), che presenta opere di Leonardo, Raffaello e dello stesso Michelangelo. L’opera, di cui dà notizia la stampa svedese sottolineando la nuova attenzione degli studiosi, è identificata come l’’Arrotino Lanfranchi’, anticamente ricordata a Pisa come ‘’fatta dalli scalpelli di Michel’Angelo’’, riscoperta in Inghilterra ed ora esposta al pubblico per la prima volta dopo 120 anni all’Eriksbergshallen di Goteborg. Si tratta di una versione in pietra della golfolina (cioè delle antiche cave che si trovano sull’Arno, sotto la Villa Medicea di Artimino, nel comune di Carmignano) della scultura in marmo dell’’Arrotino’ (copia romana del I sec. a.C. da un originale ellenistico), conservata agli Uffizi, spiega il professor Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale Leonardo da Vinci, uno dei cu- 6 ratori della mostra di Goteborg. La scultura era ricordata nel 1751 a Pisa in Palazzo Lanfranchi (oggi sede dell’Archivio di Stato) da Pandolfo Titi. Nel 1878 divenne di proprietà di Francesco Masi come opera ‘’di scuola o fattura di Michelangelo’’ e successivamente fu trasferita nella villa di Capannoli, che nel 1939 divenne proprietà Gotti-Lega. L’allora soprintendente Nello Tarchiani suggerì come autore dell’Arrotino il nome del Montorsoli o di Baccio da Montelupo. Alla metà degli anni Settanta, quando l’opera fu dispersa, il critico d’arte Alessandro Parronchi annotò la presenza dell’’Arrotino Lanfranchi’ nel mercato antiquario romano e propose come autore il nome del Giambologna o del Tacca. L’opera in mostra a Goteborg è presentata da una scheda di Flavia Zisa, archeologa e storica dell’arte antica, docente alla Facoltà di Archeologia dell’Università Kore di Enna, che ne ricostruisce le vicende, riprendendo l’attribuzione tradizionale ‘’scuola o fattura di Michelangelo’’ (ovvero alla cerchia del Buonarroti o allo stesso maestro). ‘’La statua dell’Arrotino manca del naso e di due dita della mano destra. A prima vista la cosa mi incuriosiva: il fatto che mancasse del naso e di altre parti poteva essere un espediente per conferire all’opera un aspetto più antico’’, ha detto la professoressa Flavia Zisa, secondo la quale la scultura mostra agli studiosi e al pubblico ‘’i molteplici riferimenti allo stile di Michelangelo, in particolare le forme anatomiche, fino all’apparato decorativo che ricorda quello della figura di Lorenzo nelle Cappelle Medicee a Firenze’’. Durante le sue ricerche, Zisa ha scoperto un testo del 1751 che parla di alcune sculture in pietra sui monumenti pisani. Più precisamente in una descrizione di Palazzo Lanfranchi l’autore, Pandolfo Titi, scrive che durante i lavori di costruzione del palazzo, Michelangelo Buonarroti lavorò a una statua dell’Arrotino, copia di un originale classico, presente nella Tribuna della Galleria de’ Medici, ovvero agli Uffizi. ‘’Sono incline a pensare che la statua nata dallo scalpello di Michelangelo, fatta in pietra della Golfolina, tira fuori meglio la morbidezza della carne … e dopo ha rappresentato una bella figura di Arpia per una fontana...’’, scriveva il Titi. Anche per Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale Leonardo da Vinci e direttore artistico della mostra svedese, ‘’non ci sono dubbi sul fatto che la scultura dell’Arrotino sia la statua di cui parlava il Titi’’. La descrizione di quest’ultimo appare corretta quando si riferisce alla grigia pietra della Golfolina, il grande masso menzionato anche da Leonardo da Vinci nel Codice Leicester in una gola dell’Arno nel comune di Carmignano. Vezzosi pensa che ‘’ulteriori ricerche e confronti sulla scultura dell’Arrotino, finalmente esposta, e sul suo contesto d’origine porteranno a significative riscoperte’’. Palazzo Lanfranchi fu venduto nel 1827 senza le due statue dell’Arrotino e dell’Arpia, che furono prima mostrate nel Museo del Bargello nel 1888 e poi finirono, separatamente, sul mercato antiquario. La statua dell’Arpia (di autore imprecisato nel testo settecentesco di Titi) fu attribuita al Tribolo (collaboratore di Michelangelo e grande artefice nei giardini medicei) e fu presentata in diverse esposizioni a Palazzo Strozzi. Diversa fu invece la sorte dell’Arrotino, di cui fu autorizzata l’esportazione e finì dimenticato all’estero, fino alla recente riscoperta in Inghilterra. (Adnkronos) Stampa della Madonna di Munch venduta al prezzo record di 1,5 mln euro Londra - Una stampa a colori della controversa “Madonna” dell’espressionista norvegese Edvard Munch e’ stata venduta a Londra alla cifra record di 1,25 milioni di sterline, pari a 1,5 milioni di euro. L’acquisto e’ avvenuto alla casa d’aste Bonhams, che ne aveva stimato il valore tra le 500mila e le 700mila sterline, prima che un acquirente statunitense lanciasse la sua sensazionale offerta. Il prezzo di vendita fa dell’opera la piu’ stampa piu’ costosa mai venduta in Gran Bretagna, e la seconda piu’ costosa del mondo. Firmata e recante la data 1895 l’opera, realizzata nel tipico stile a linee sinuose dell’artista norvegese, raffigura una giovane e sensuale Madonna ritratta in colori bianco e giallo e avvolta da un’aura blu, verde e rossa. La modella a cui l’artista si ispiro’ era la sua amante, Dagny Juel, spesso descritta come una “femme fatale” e uccisa all’eta’ di 33 anni da un altro giovane amante a Tblisi. La figura centrale e’ rappresentata all’interno di una cornice rossa in cui sono raffigurati degli spermatozoi e, in basso a sinistra, un feto. All’opera originale, di cui esistono diverse versioni, Munch rimise mano piu’ volte tra il 1895 e il 1902. Secondo quanto dichiarato dalla casa d’aste, la stampa venduta e’ la prima della serie a essere stata colorata a mano. “E’ stato un vero privilegio vendere un’immagine cosi’ meravigliosa, essa merita pienamente di aver raggiunto questo prezzo fantastico”, ha dichiarato Robert Kennan, responsabile delle stampe della casa d’aste Bonhams. Il prezzo record per una stampa e’ detenuto da un’altra opera di Munch, “Vampiro II”, venduta a Oslo nel 2007 per 1,256 milioni di sterline, pari a poco meno di 1,51 milioni di euro. (Adnkronos) 7 arte Da Dalì a Picasso, l'hotel museo punta sull'arte per il turismo in Tunisia Da una ceramica di Salvador Dalì ‘originale’ – una rarità, il pezzo forte della collezione - alle tele di artisti tunisini, maghrebini e mediorientali, e poi ancora europei per un’immersione totale nell’arte. Solo che non siamo in un museo, ma in una catena alberghiera tunisina. Si tratta dell’Hotel Hasdrubal Thalassa Spa che, con oltre 3500 opere e 1200 riproduzioni tra cui Matisse, Picasso e Clay, vuole lanciare una sfida e dimostrare che il Paese non è solo un posto da sogno con un mare blu e spiagge bianchissime. La Tunisia infatti negli ultimi anni ha voluto rinnovare e diversificare la propria offerta turistica. “Questa voglia di dare nuovo slancio al nostro turismo- spiegano a IGN, testata online dell’Adnkronos dall’ l’Hotel Hasdrubal Thalassa Spa - è stata una reazione a una tendenza degli ultimi anni a etichettare la destinazione ‘Tunisia’ come esclusivamente orientata verso la cultura balneare, nonostante i siti archeologici e culturali e la ricca storia risalente a oltre 3000 anni fa. Ogni viaggio deve essere l’inizio di una nuova scoperta e una fonte di arricchimento. E questo lo è”. L’idea della collezione di dipinti è di Mohamed Amouri, presidente e amminis- 8 tratore delegato degli Hotel Hasdrubal, un appassionato d’arte che ha iniziato ad acquistare i primi dipinti nei primi anni Settanta, ancor prima di dar vita all’avventura degli hotel Hasdrubal. La raccolta è stata ampliata nel corso degli anni con l’apertura dei quattro prestigiosi alberghi che il presidente Amouri desiderava fossero luoghi di cultura, convinto dell’importanza del ruolo dell’arte nel turismo. “Molti dei nostri clienti - spiegano dall’Hotel Hasdrubal - fanno un lavoro che ha a che fare con l’arte o gli amatori scelgono di trascorrere un soggiorno da noi esclusivamente per ammirare la collezione di dipinti”. Le opere sono esposte per temi negli alberghi, a seconda delle correnti e delle scuole, o per autore. Ci sono poi diversi spazi, dedicati a un singolo artista con la sua biografia e una breve presentazione dell’opera. Viaggiare in Tunisia e soprattutto soggiornare in uno di questi hotel diventa quindi un’esperienza a tutto tondo. Non solo quindi ‘un’estate al mare’ come si cantava negli anni Ottanta, ma per conoscere in modo approfondito e, perché no, anche divertente la cultura del Paese che ci ospita. La pittura è una costante degli Hotel Hasdrubal Thalassa Spa e rappresenta un segno distintivo che dà una dimensione artistica all’offerta turistica. “L’arte può essere davvero un elemento chiave del turismo tunisino - spiegano dall’Hotel Hasdrubal - che si sta orientando sempre di più verso la diversificazione dell’offerta. Se crediamo che qualcuno seguirà le nostre orme? Noi sappiamo che questo è il futuro”. Si tratta di una possibile svolta importante anche per l’economia della Tunisia. In questo modo infatti si può diversificare l’offerta turistica, cambiando l’immagine stessa del Paese, estendendo la stagionalità e raggiungendo nuove nicchie di mercato. Una sfida che ha i suoi costi. “La collezione certo richiede una manutenzione piuttosto importante - spiegano dall’Hotel Hasdrubal - e per questo ci sono sia operatori addetti che se ne occupano stabilmente, sia professionisti che gestiscono le loro mostre rispettando la struttura esistente (per tema, spazio e artista). Per quanto riguarda i furti, in tutti gli hotel ci sono sistemi di sorveglianza che prevengono rischi di fuga e, fortunatamente, finora non ci sono verificati episodi del genere”. (Andkronos) spettacoli moda La moda degli anni ‘20 al Filatoio di Caragli Si accorciano gli abiti, gli orli delle gonne, linee piu’ nette, piu’ semplici, tessuti morbidi, trasparenti, impreziositi da pieghe, frange e perline, tagli liberamente ispirati all’Art de’co, alle avanguardie artistiche del dopoguerra secondo un ideale di disinvolto dinamismo e giovanilistico entusiasmo. E’ la ‘Moda negli anni Venti. Il guardaroba di una signora torinese’, la mostra allestita fino al 19 settembre al Filatoio di Caraglio, in provincia di Cuneo, curata da Anna Bondi. Un omaggio ai ruggenti anni ‘20, l’epoca del charleston e del taglio alla garconne, dell’emancipazione femminile, del drammatico crollo della borsa di Wall Street, che continua ancor oggi a ispirare celebri couturier. Un omaggio alla citta’ di Torino, la mostra di Caraglio, capitale della moda italiana prima di Milano e Roma, celebrata nel 1911 dalla grande Esposizione Internazionale, sede nel 1935 dell’Ente Nazionale di Moda. Un guardaroba interamente ricostruito nei minimi particolari, con pezzi d’epoca e capi unici conservati in parte presso la Galleria del Costume di Palazzo Pitti a Firenze, in parte presso la Raccolta di abiti dell’Istituto Statale ‘Passoni’ di Torino accanto ad abiti e accessori provenienti da collezioni private. Una donna simbolo quella a cui viene dedicata la mostra, una donna reale, moglie, madre, appartenente alla ricca borghesia finanziaria torinese, signora attentissima alle proposte fashion provenienti da Parigi. Un guardaroba perfetto quello esposto al Filatoio di Caraglio. Non solo abiti e accessori, ma anche figurini, immagine fotografiche. Completo, esplicativo di un’epoca, di una classe sociale. Perfetto nella sua diversita’ e complessita’. Abiti da giorno, da sera, da ballo, abiti dei bambini, sempre coordinati con quelli di ‘maman’, borse, scarpe, cappelli tra raffinezza, lusso estremo e discreto, compatibili con un’esistenza scandida da appuntamenti quotidiani, mondanita’ e famiglia, pubblico e privato. Leader dell’esposizione le cappe. Capo importante nel guardaroba di una gran dama degli anni Venti. Un complemento indispensabile per l’abito da sera. Fogge ampie, morbide, avvolgenti, di raso, in velluto, in crepe, in seta laminata, con inserti, bordi o fodere di pelliccia, con ampi colli o sciallati. Creati su motivi geometrici, floreali o orientaleggianti, quelli ereditati dai Ballets Russes di Serge de Diaghilev, da Poiret o Madaleine Vionnet, dalla Russia zarista che la Rivoluzione d’Ottobre consegno’ all’Europa con tutta la sua scia di sangue e di orrore. Hanno tagli semplici, le cappe di gran moda negli anni ‘20, i colli a ‘boule’, imbottiti, i tessuti a fiori, come quelli lanciati dalla maison francese Ducharne, citata dalla Gazette du Bon Ton, rivista particolarmente in voga negli anni ‘20. ‘Sebbene quest’inverno si sembri ben deciso a portare mussole e fiori e soprattutto quel crepe indiano stampato e striato di filigrane luccicanti, tuttavia gli stampati sono stagionali e meglio si addicono all’estate, per le riunioni all’aperto e sui prati fioriti... La cappa scrigno valorizza sapientemente, con il suo effetto double-face - scrive ancora il giornale francese- la finezza della preziosa statuetta crisoelefantina che di volta in volta avvolge e copre’’. Gli anni ‘20, una nuova epoca di benessere e ottimismo, di liberta’, soprattutto di speranza. Tra la fine di una guerra e il preludio di nuove dittature, di un nuovo conflitto. Si emancipa la donna. Tessuti morbidi che avvolgono e fasciano il corpo, vita bassa, gonne sempre piu’ corte, capelli tagliati cortissimi, a caschetto o alla garconne, per donne maliziosamente androgine, cloche calzate sino alle sopracciglia su volti lunari, maquillage curatissimi, labbre e unghie solo rosse. Ricordate Louise Brooks, la grande diva del cinema muto, che ispiro’ il look della Valentina di Crepax? O l’indimenticabile Angelina Jolie nel film drammatico ‘Changeling’. Frange corte o a sbieco, piume e paillettes, perle e jais, scarpe decolletees con tacco, gli immancabili fili di perle, amati da Mademoiselle, silhouette morbide, morbissime che inneggiano alla verticalita’. ‘’Abiti importanti, quelli legati agli anni ‘20, di assoluto fascino. Un’epoca difficile da ricostruire fedelmente - ha spiegato la costumista e studiosa Maria Paradiso - Perche’ purtroppo oggi di quelle fascinosissime mise poco rimane. Si tratta spesso di abiti ‘sopravvissuti’ alla guerra che sono stati alterati, manomessi anche per esigenze economiche. Abiti fiammanti, lussureggianti legati ad un’epoca di esaltante e febbrile ottimismo, anche di ricchezza e agiatezza - ha proseguito Maria Paradiso - Una moda che rappresentava uno stile, soprattutto una filosofia di vita. Ineguagliabile, difficilmente riproducibile se non attraverso pallide esemplificazioni’’. (Adnkronos) 9 spettacoli moda Riva, Gattinoni, Curiel, Balestra, Sarli, sfila nella Capitale l’Altamoda del prossimo autunno-inverno Astrattismo e avanguardie pittoriche, orientalismi e abiti di ispirazione multietnica, multirazziale per il prossimo autunno-inverno. Stile, armonia, sofisticata ricercatezza. Sfila l’Alta moda a Roma, negli scenari neo gotici e retro’ dell’ex lazzaretto di Santo Spirito in Sassia, manifestazione rinata grazie al neo presidente Silvia Venturini Fendi. Tra mostre, performance, video installazioni (Maurizio Martusciello e Roberto Capucci, Michelanglo Pistoletto e la maison Valentino) indimenticabili i defile’ di Sarli, Riva, Tony Ward e Abed Mahfuz, Rami Ali, Gattinoni, i giovanissimi, ma gia’ affermati, Giada Curti e Nino Lettieri, Raffaella Curiel e Renato Balestra. Linee astratte, geometriche, tessere di plastica laccata che rimandano alla ‘Natura Morta’ di Braque per Fausto Sarli, vertigini di linee elicoidali sfumate sul marrone, viola, rosso bruno, memorie picassiane. Nei saloni dell’Hotel Exedra Lorenzo Riva ha presentato la sua collezione come in un grand hotel parigino. Classiche, senza tempo le proposte del grande maestro allievo di Balenciaga. Abiti fluidi, dai colori accesi come il rosso corallo e il bluette, accostati al marrone, al bronzo, linee baloon in tulle ricamato, cappotti senza maniche, di straordinario charme, giacche con colli e scialli, bordi e colli di pelliccia. Visone, zibellino, assolutamente out le pellicce sintetiche. Provocante e ribelle la donna Gattinoni, spettacolare defile’ nel Casino dell’Aurora di Palazzo Pallavicini, red carpet per un melting pot di culture, tradizioni, religioni. il direttore creativo della storica maison romana, Guillermo Mariotto, ha immaginato abiti di un preziosismo inebriante, come nella migliore tradizione dell’haute couture, scolpendo sublimi e insospettati metissage. 10 Lorenzo Riva ha voluta lanciare un messaggio contro l’anoressia con questo abito indossato dall’attrice Nadia Accetti (taglia 50). stagione la maison Gattinoni lancia la sua provocazione. Sul red carpet del Casino dell’Aurora presentato l’abito da sposa che inneggia alla liberta’ di stampa. E’ realizzato con pagine di giornali, la splendida mannequin di colore ostenta un bavaglio in difesa della libera informazione. Colore, manualita’, ‘giapponismo’ per Raffaella Curiel, lavorazioni che ricordano le corazze dei samurai, la vita segnata da ‘obi’. Broccati, velluti, lane cashimire e pashmine. Paesaggi del cuore e della mente. Lella Curiel, la first lady della moda, cita Hosoda Eishi e Utamaro Kitagawa. La classe e la cultura di una donna al servizio dell’haute couture. Ivana Trump e’ volata direttamente da New York per assistere al defile’ dello stilista di origine siriano, Rami Al Ali, uno dei 17 uomini piu’ influenti del Medio Oriente. ‘’Una collezione in parte autobiografica - ha spiegato Mariotto - frutto dei miei lunghi viaggi intorno al mondo. L’Africa, l’India, l’Oriente, il Rajasthan. Oggi la couture rinasce grazie ad una molteplicita’ di sguardi, di nuove intese, di innamoramenti - ha aggiunto - Una diversita’ che e’ soprattutto ricchezza. Non soltanto nella moda. Mariotto ricama maxi foulard con jais e paillettes e rilievo, trasforma le stampe floreali chine’ in abiti insuperabili per rigore e lusso. Atmosfera etnochic per i totem di ispirazione tribale, per i ricami che ricordano i tatuaggi dell’henne’ accanto ai gioielli espressamente creati per questa occasione da Gianni de Benedittis del brand ‘futuroRemoto’ . Raffinati oggetti in oro e argento, seducenti elaborazioni di forme geometriche ottenute con il sapiente uso di originali trame e cortine di fili, bacchette fisse, sospese, pronte ad assecondare le vibrazioni di ogni movimento del corpo. Come ogni Suggestioni orientali, per il prossimo autunno- inverno, opulenza e grandeur per le mise da sera. I motivi di antichi tappeti orientali e persiani sono stampati su garze di seta e chiffon, abiti scollati, ricamati per vere ‘princesse’ da ‘Mille e una Notte’ . Creazioni tridimensionali per Abed Mahfouz, volumi e grandeur per il grande maestro libanese dall’imprinting insuperabile. Pizzi, ricami, pietre dure, cristalli, mussola e organza. Tutto e’ luce nonostante le nuance calde dei tessuti, che vanno dal beige chinchilla al winter sky. Tony Ward nel suo defile’ da’ spazio al proprio talento creativo, plasmando e mixando i tessuti in lavorazioni spesso ardite. Giacche strutturate sopra vaporose e sinuose gonne, abiti corti che richiamano lo stile charlseton. Tagli Impero con ricami a rilievo che creano volumi, trasparenze, fiori arditi, plisse’ evanescenti, soffici drappeggi. Renato Balestra riconferma il suo stile ineguagliabile e senza tempo. ‘’Vo- glio la mia donna sofisticata, seducente, soprattutto glamour’’, ha scherzato prima del defile’. Silhouette sinuose, avvolgenti, tagli obligui, sferzate elicoidali. Organza e sete preziose per gli abiti da sera, rete di swaroski neri per impreziosire i decollete’ accanto a piccoli impermeabili di raso dai colori forti completati da vestiti- sottoveste in chiffon. A Santo Spirito in Sassia hanno sfilato anche Nino Lettieri e Giada Curti. Dominano il nero e il rosso scarlatto per il giovane, ma gia’ affermato Lettieri, le trasparenze , le linee ampie, ma cortissime per gli abiti. Il pantalone regna sovrano in passerella. Corto, al ginocchio, lungo sino alla caviglia. Segno di eleganza assoluta la pelliccia. Mongolia, astrakan, volpe di Groenlandia, visone, lapin rasati. Eleganza femminile esaltata in passerella dai raffinati chignon realizzati dall’hair stylist Sergio Valente. Un omaggio all’eleganza femminile di ogni tempo, da Audrey Hepburn a Sarah Jessica Parker. Si ispira ad ‘Alice nel paese delle Meraviglie’, il film di Tim Burton, la collezione di Giada Curti. Esaltazione delle femminilita’ piu’ romantica, fiabesca, d’antan, con creazioni in seta e tulle, bustier impreziositi da migliaia di cristalli. Nel corso della manifestazione romana le mostre ‘My mother’s clothes’, mostra- vernissage della fotografa Jannette Mongomery Barron nello spazio del Concept Store ‘Bomba’, la mostra ‘Melancholia’, omaggio alla Dolce vita di Fabiana Roscioli, la sfilate -evento di moda araba di Nino Graziano Luca, allestita presso l’Aranciera di San Sisto, accanto alla presentazione delle accademie di costume e moda. Una dedica a Marlene Dietrich per ‘Ida Ferri’, un vero e proprio show per l’Accademia Koefia, con la presentazione di una collezione dedicata agli accessori. Scarpe, cinte, borse realizzate all’uncinetto, con legni e pitoni, catene di vetro e opaline, metallo, organza. Spettacolare lo Ied Moda Lab con il Final Work degli studenti nella sede del Maxxi . Una serata interrativa, di complementarita’ estetica tra le arti. ‘Un racconto emozionale’, un dialogo ininterrotto all’interno dello spazio firmato dal grande architetto Zaha Hadid. (Adnkronos) 11 spettacoli Cinema Ritrovato film inedito con Charlie Chaplin, si tratta di un muto del 1914 Washington - Ritrovato un film americano muto del 1914 in cui Charlie Chaplin fa una breve apparizione nei panni di un poliziotto. La pellicola, dal titolo “A thief Catcher”, che si credeva perduta da decenni, sarà proiettata stasera al Festival di Arlington in Virginia, negli Usa. La pellicola è stata acquistata per caso alla fine dello scorso anno in una vendita di antiquariato a Michighan dallo storico del cinema Paul Gierucki, il quale non immaginava minimamente cosa contenesse. Pensava si trattasse dell’ennesima commedia prodotta negli studi di Keystone e la conservò senza guardarla. Quando si decise a proiettarla, dopo alcuni mesi, si rese conto che si trattava di uno dei primissimi film con Chaplin. “A thief Cather” è una commedia breve, di una sola bobina, prodotta da Mack Sennett per la sua casa cinematografica di Keystone, diretta da Ford Sterling, con lo stesso Sterling, Mack Swain, Edgar Kennedy, e Charlie Chaplin nel ruolo di un poliziotto. (Adnkronos) Daniel Radcliffe, dalla magia all’horror Interpreterà il film gotico The woman in black in 3D Il maghetto Harry Potter interpreterà il thriller gotico in 3d The Woman in Black. Il film, tratto dal romanzo di Susan Hill sara’ diretto da James Watkins. Radcliffe, reduce dalle riprese di Harry Potter e i doni della morte, sara’ secondo i rumors di Hollywood, un giovane avvocato, Arthur Kipps, costretto a viaggiare fino ad un remoto paesino, Blighty, per recuperare il testamento di una cliente defunta. (ANSA) MUSICA Rolling Stones pensano a tour d’addio Dopo 50 anni di successi mondiali, hanno venduto 250 milioni di dischi Un tour lungo due anni per dire addio dopo 50 anni di successi mondiali: è quello che i Rolling Stones, la band di Mick Jagger e Keith Richards (entrambi 66 anni), Ronnie Wood (63) e Charlie Watts (69) starebbero preparando. Ad anticiparlo è il tabloid britannico The Sun, secondo il quale la band starebbe discutendo i dettagli con il promoter Live Nation. “Sarà quasi certamente il loro tour d’addio. L’età avanza per tutti e si vogliono ritirare quando sono ancora al top”, ha detto la fonte del quotidiano. Nati nel 1962, i leggendari Stones hanno venduto 250 milioni di dischi nel mondo e nel 2012 potrebbero lasciare definitivamente le scene. (ANSA) 12 “The sicilian girl” strega gli USA. La stampa: ‘’Francis Ford Coppola, prendi nota!’’ Los Angeles - L’America scopre Rita Atria, la giovane eroina italiana che denunciò la mafia e si uccise 18 anni fa, il 26 luglio 1992, lanciandosi dal settimo piano di una casa romana, ad una settimana dalla strage di via D’Amelio. E lo fa grazie al film ‘La siciliana ribelle’ che esce il 4 agosto negli Usa (distribuito dalla prestigiosa Music Box Film, futura ‘erede’ della Miramax). Il film d’esordio di Marco Amenta, dopo aver partecipato a più di 50 festival nel mondo e vinto numerosi premi, approda ora al celebre ‘Film Forum’, tempio del cinema indipendente newyorkese; e da lì proseguirà per Los Angeles, Chicago, San Diego, San Francisco, Washington, Philadelphia, Seattle e molte altre città. Negli Usa c’è attesa ed entusiasmo nei commenti dei giornalisti che hanno visto il film in anteprima: ‘’Appassionante, avvincente e mozzafiato!’’ scrive il ‘Washington City Paper’, mentre il ‘Ventura Breeze’ di Los Angeles lo paragona addirittura al capolavoro di Coppola: ‘’Francis, prendi nota. Ogni singolo fotogramma è avvincente quanto ‘Il Padrino’. Un film che fino alla fine che ti inchioda alla sedia’’. ‘The Sicilian Girl’ - questo il titolo scelto dagli americani - arriva nelle sale Usa dopo essere stato distribuito con successo di critica e di pubblico in giro per il mondo dalla Francia alla Nuova Zelanda, dal Belgio alla Scandinavia fino all’Australia. Il film è liberamente ispirato alla storia di Rita Atria che appena diciassettenne, osa denunciare Cosa Nostra e vendicare l’assassinio del padre e del fratelllo, entrambi mafiosi. Dopo l’incontro con il giudice Borsellino, Rita diventa testimone di giustizia e inizia una vita di clandestinità. Una figura simbolo, una moderna Antigone, un’eroina che lotta per la giustizia fino allo stoico epilogo: Rita si toglierà la vita sette giorni dopo l’uccisione di Paolo Borsellino. “Il volto dell’Italia all’estero è quello di Riina e Provenzano, di politici e imprenditori corrotti, ma non dobbiamo dimenticare che l’Italia è anche il paese dell’anti-mafia, di tanti eroi come Borsellino o Rita Atria. Il 26 Luglio di 18 anni fa - racconta Amenta - Rita Atria si toglieva la vita ed è doveroso non dimenticare lei e quanti, da eroi, hanno lottato una guerra che dura da oltre 50 anni, che ha fatto migliaia di morti e che ancora scuote dolorosamente l’Italia dalla Sicilia alla Calabria, da Scampia a Milano’’. ‘’Per questo film - sottolinea Amenta - che vuole essere una riflessione sulla giustizia e sull’impegno civile, ho potuto contare sul finanziamento pubblico del ministero per i Beni Culturali e della Regione Siciliana senza i quali il film non sarebbe mai esistito’’ dichiara il regista prossimo alla partenza per New York dove l’anteprima sarà patrocinata dalla Fondazione Italia-Usa. Padrino di Amenta negli Usa sarà l’attore premio Oscar Peter Fonda: ‘’Dopo aver visto e apprezzato ‘La siciliana ribelle’ - aggiunge Amenta - Fonda ha deciso di sostenere il mio lavoro presentandomi agenti e produttori a Los Angeles per il mio prossimo progetto su Yunus, il banchiere dei poveri, premio Nobel per la Pace, in cui Peter Fonda avrà anche un ruolo’’. Questo film sarà una coproduzione europea e la sceneggiatura, scritta con Sergio Donati (‘C’era una volta il west’) e Massimo Gaudioso (‘Gomorra’), è già stata premiata al Tribeca Film Festival. ‘La siciliana ribelle’, presentato in anteprima al Festival di Roma, ha avuto la nomination come Miglior Opera Prima ai David di Donatello e ai Nastri D’Argento nel 2009. Ha vinto il Biglietto D’Oro come film Italiano più visto nelle scuole. (Adnkronos/Ign) Venezia, omaggio a Gassman A 10 anni dalla morte, in prima mondiale film-confessione A dieci anni dalla morte di Vittorio Gassman, la Biennale di Venezia e la Mostra del cinema gli rendono omaggio.Il primo settembre, giorno della nascita dell’attore, proiezione in prima mondiale di Vittorio racconta Gassman, una vita da Mattatore, film-confessione di 80 minuti, ideato da Alessandro Gassman con Giancarlo Scarchilli. E’ la storia del Mattatore attraverso materiali inediti, filmini di famiglia e la voce di Vittorio stesso e di suo figlio Alessandro. (ANSA) 13 ambiente Il sole scalda anche di notte con la centrale termodinamica “Archimede” di Priolo Gargallo Siracusa - Ad Archimede non importa se piove o è nuvoloso, se il sole picchia forte o fa le bizze e scompare per giorni. A qualunque ora del giorno e della notte, infatti, ‘lui’ lavora a pieno ritmo, producendo energia. Da oggi è in funzione a Priolo Gargallo, nel siracusano, a due passi dal mare, una nuova centrale solare in grado di raccogliere e conservare per molte ore l’energia termica del sole, utilizzandola per generare elettricità anche di notte. Ribattezzata con il nome dallo scienziato che nella guerra punica incendiava le navi romane con gli specchi ‘ustori’, ‘Archimede’ è la prima centrale solare al mondo a usare i sali fusi come fluido termovettore. Ma - ha detto, senza nascondere una punta di orgoglio, l’amministratore delegato e direttore generale dell’Enel Fulvio Conti - è anche “la punta di diamante di un processo e un progresso continuo che noi intendiamo portare avanti nel campo delle rinnovabili”. La centrale, per Conti, è “l’unico impianto solare termodinamico in grado di utilizzare sali al posto di olio con assoluto impatto zero sulle emissioni e sul territorio. Inoltre è in grado di produrre energia anche di notte con i raggi del sole. Quindi si realizza un principio, quasi ele- 14 mentare, di usare le forme di energia primaria come il sole”. L’ad di Enel Fulvio Conti, parlando ancora della centrale ‘Archimede’ ha ribadito che ha “un valore simbolico, innanzitutto perché si usano gli specchi ‘ustori’ di Archimede come principio base. Mi sembrava giusto essere nel posto del grande inventore siciliano che secoli fa usò questo principio”. Conti ha sottolineato come “la Sicilia, per noi dell’Enel, è il posto dove abbiamo una serie di iniziative nel campo della tecnologia solare. ‘Archimede’ è un esempio tra i più avanzati nel mondo”. Certo, ha ammesso, la tecnologia utilizzata da ‘Archimede’ ha comportato costi “particolarmente elevati” per la realizzazione dell’impianto, 60 milioni di euro. Ma - ha spiegato Conti - “ siamo convinti che sia in grado di generare un meccanismo industriale di riduzione di costi che su larga scala ci consentirà di utilizzare queste tecnologie in tante parti del mondo, dove c’è abbondanza di sole e terreni, come l’Europa del Sud e il Medio Oriente”. Alla domanda dei giornalisti sui futuri investimenti dell’Enel nelle rinnovabili, Conti ha spiegato che “fanno parte della nostra soluzione complessiva che passa al mantenimento di tutte le tecnologie di produzione con un più ampio mix di produzione di energia di cui abbiamo bisogno”. “Per questo motivo - ha aggiuntospingiamo moltissimo il processo di efficienza energetica con reti intelligenti e contatori digitali”. Inoltre, sulle prospettive del nucleare, l’ad di Enel ha detto che “servono a stabilizzare le nostre capacità produttive portando il nostro Paese al livello di altri Paesi a noi vicini, come la Francia, la Germania o la Svizzera da cui importiamo energia nucleare. Con tutte queste cose riusciremo a fare un mix e le rinnovabili fanno parte di questo processo”. Conti ha quindi ricordato come Enel abbia investito un miliardo di euro su innovazione e tecnologie d’avanguardia. Una di queste è, appunto, ‘Archimede’. L’impianto si sviluppa su un campo costituito da circa 30.000 metri quadri di specchi che concentrano la luce del sole su 5.400 metri di tubazioni percorse dal fluido. Rispetto alle centrali ‘normali’, ad Archimede si viene immersi in una dimensione quasi ‘lunare’. Niente macchinari in funzionamento, ma solo specchi, niente frastuono di motori ma un leggero un rumore in sottofondo. Eppure, la centrale solare termodinamica ha una capacità di circa 5 Mw di energia elettrica con un risparmio all’anno di 2.100 tonnellate equivalenti di petrolio, e una riduzione di emissioni di anidride carbonica per circa 3.250 tonnellate. all’Ambiente Stefania Prestigiacomo che ha parlato di “una giornata di grande orgoglio perché si realizza in Sicilia, e nella mia provincia, nel siracusano, un innovativo impianto di energia rinnovabile”. La centrale - ha aggiunto - “è stata realizzata in un paese dove c’era il più grande petrolchimico d’Italia che ha lasciato molti danni ambientali e ferite da rimarginare. E’ un passo avanti straordinario in un luogo simbolico”. ‘Archimede’, ha aggiunto la Prestigiacomo, “è una ulteriore testimonianza di come stiamo facendo grandi passi avanti -ha aggiunto la Prestigiacomo- e di quanto il governo, anche con le correzioni portate alla Finanziaria, intenda sostenere con convinzione un settore in forte crescita in tutto il mondo. E l’Italia non puo’ perdere la corsa verso le fonti rinnovabili”. Inevitabili le domande sul nucleare, definito dalla Prestigiacomo “non alternativo alle fonti rinnovabili”. “Le fonti rinnovabili e il nucleare - ha aggiunto - costituiscono quel 50% di mix energetico non dipendente dalle fonti tradizionali che rappresentano il futuro. Tutti i Paesi si stanno orientando in questo mix energetico”. E prima di lasciare l’impianto solare l’ad Fulvio Conti ha dato un annuncio importante: “Fino al 2014 l’Enel investirà 1,8 miliardi di euro in Sicilia”. In particolare, Conti ha fatto riferimento a investimenti in “tutte le fonti energetiche e distribuzione”, come i rigassificatori. “Alla Sicilia - ha concluso - offriamo il nostro impegno continuo”. (Adnkronos) La speciale tecnologia utilizzata nell’impianto di Priolo è stata sviluppata dall’Enea. I collettori solari, insieme con un generatore di vapore e due serbatoi per l’accumulo termico, uno freddo e uno caldo, formano la parte solare dell’impianto. In presenza del sole il fluido termico prelevato dal serbatoio freddo viene fatto circolare attraverso la rete dei collettori parabolici e viene riscaldato ad una temperatura di 550 gradi e immesso nel serbatoio caldo. Il ‘passaggio’ genera energia termica che viene prelevata per produrre vapore ad alta pressione, inviato alla vicina centrale Enel a ciclo combinato, dove contribuisce alla generazione elettrica. In questo modo la centrale può produrre energia elettrica in ogni momento della giornata e in qualsiasi condizione meteorologica fino all’esaurimento dell’energia immagazzinata. All’inaugurazione era presente anche il ministro 15 ambiente Attenti all'acqua Alcuni consigli: Si pensa che nei prossimi anni, milioni di persone in tutto il mondo perderanno le loro case, soffriranno fame, mancanza di acqua e malattie per colpa dell’aumento delle temperature globali. Le prospettive sono allarmanti. Al mondo restano otto anni per tornare alla precedente situazione, e fermare questo cambiamento climatico. Se non si addottano misure urgenti a breve termine, si attraverserà un limite troppo pericoloso: provocare l’aumento di più di 2ºC riguardo alle temperature preindustriali. Soluzioni ci sono, ma bisogna prenderle in considerazione di forma urgente. • Bombardeare acqua fino le nostre case consuma troppa energia, pertanto risparmiare acqua è anche un modo di risparmiare energia. • Chiudere il rubinetto mentre si lavano i denti o si fa la barba, scegliere doccia invece di bagno. • Reparare i rubinetti e le tazze che non chiudono bene e mettere in ognuno un filtro per risparmiare acqua. • Se si mettono nuovi rubinetti, il sistema di monocomando e il più efficente. • Lavare i panni con acqua fredda o a minore temperatura. Sciogliere il detersivo in acqua prima di incominciare il ciclo. Utilizzare i programmi economici. Centrifugare il meno possibile. • Aspettare a completare la capacità del lavastoviglie prima di farlo funzionare. Al comprarne uno, chiedere quelli che consumeranno meno energia e meno acqua. • I panni e le stoviglie si possono asciugare da sole. Non c’e bisogno di utilizzare sempre metodi elettrici. Antartide: ghiacci più sottili, allarme da satelliti Dalle rilevazioni del radar europeo di Envisat Bergen (Norvegia) - I ghiacci dell’Antartide stanno diventando più sottili: lo rilevano le misure più recenti fatte dal satellite europeo Envisat e presentate oggi, nel convegno sull’Osservazione della Terra organizzato in Norvegia, a Bergen, dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Le misure di Envisat, che riguardano lo spessore dei ghiacci dal 2003 al 2010, sono state rilevate dal satellite a intervalli di 35 giorni e poi integrate dai ricercatori fino ad ottenere un’animazione che mostra come i ghiacci nella parte occidentale dell’Antartide si sono decisamente assottigliati. Emerge dal contrasto fra le aree colorate in rosso, che corrispondono ai primi rilievi fatti, e quelle in blu, risultato delle misure più recenti. Un fenomeno analogo è stato osservato dal radar altimetro di Envisat nei ghiacci della Groenlandia. “Sono anche evidenti le variazioni nel livello dei ghiacci avvenute periodicamente. Ci sono periodi nei quali il livello sale e altri in cui si riduce: fenomeni niente affatto comuni”, ha rilevato uno dei responsabili dell’analisi del dati, Benoit Legresy, del laboratorio francese di studi geofisici Legos, di Tolosa. Le calotte polari sono dei sorvegliati speciali nello studio del clima. Sia i ghiacci antartici sia quelli della Groenlandia poggiano su un letto di roccia, che rivestono completamente. Con una superficie di 12 milioni di chilometri quadrati e uno spes- 16 sore medio dei ghiacci di 2.200 metri, l’Antartide contiene il 99% dei ghiacci presenti sulla Terra e il loro scioglimento, secondo i ricercatori, porterebbe ad un innalzamento del livello dei mari fino a 70 metri. Molto più ridotti, i ghiacci della Groenlandia equivalgono al 9% del totale dei ghiacci del pianeta. (ANSA) Caldo: invasione meduse nel Mediterraneo Soffre Tirreno, da sei-sette anni continuano ad aumentare Da 6-7 anni continuano ad aumentare e, insieme, aumenta la diversita’ biologica: a favorire l’arrivo, puntuale, ogni estate delle meduse ci si mettono le condizioni ‘climatiche’ sempre ‘’migliori’’, la trasformazione del Mediterraneo in una succursale tropicale, e la ‘’sovrapesca’’. Tanto che in questi giorni nell’alto Tirreno, tra Liguria e Toscana dove la situazione e’ piu’ allarmante, se ne vedono sciami affacciarsi fino a riva. Le ripercussioni di questa invasione si avvertono sulla pesca, sul turismo e sulla salute. Non ha dubbi l’esperto di meduse, Ferdinando Boero, del dipartimento di biologia marina dell’universita’ del Salento, che racconta il progetto di ‘’scienza dei cittadini’’ messo a punto grazie alla semplice osservazione delle meduse nei nostri mari. ‘’Ricevo un centinaio di segnalazioni al giorno - spiega Boero - per i bambini e’ diventato quasi un gioco, come andare a vedere i leoni allo zoo’’. Il gioco marino dell’estate 2010 si chiama ‘Occhio alla medusa’, la seconda edizione estesa a tutto il Mediterraneo della campagna ‘Jellywatch 2010’ (un progetto del Ciesm, la Commission internationale pour l’exploration scientifique de la mer Mediterranee di cui e’ presidente il principe Alberto II di Monaco). Anche se le meduse, osserva l’esperto, ‘’stanno bene con qualsiasi temperatura dell’acqua’’ - ci sono, infatti, anche quelle artiche - ‘’un’ondata di calore potrebbe, per le nostre latitudini, fungere da amplificatore’’ di condizioni ideali. E la tendenza ‘’sulla base degli ultimi 6-7 anni’’ in virtu’ della ‘’tropicalizzazione del mar Mediterraneo’’ a causa dei cambiamenti climatici e’ di ‘’aspettarcene sempre di piu’’’ con ‘’una crescita anche della diversita’ biologica’’ di quelle specie che ‘’amano il calore delle acque tropicali’’: in questo modo, e non soltanto per le meduse, ‘’il nostro bacino sta diventando un crocevia biologico’’ delle rotte di questi animali marini provenienti dall’oceano Indiano attraverso il canale di Suez o dall’Atlantico. L’espansione delle meduse trova, pero’, un’ipotesi di correlazione ‘’nella diminuzione dei pesci’’ sia per la sovrapesca che per ‘’la perdita di spazio ecologico’’ che, invece, le meduse, in quanto ‘’predatori e competitori’’, riescono ‘’a guadagnare’’. Il riscaldamento globale, rileva Boero, si puo’ inserire - anche se servirebbero delle ricerche scientifiche - ‘’tra le cause concomitanti della fioritura di alghe’’ nei nostri mari. In Italia l’sos si concentra su enormi sciami di Velella avvistati nel mar Ligure, preso di mira per un gioco dovuto alle correnti marine, dove hanno colorato la battigia di blu dopo lo spiaggiamento ‘’tipico’’ di maggiogiugno. La loro presenza indica un ambiente in buone condizioni. Piu’ giu’, nel Tirreno centrale, sono comparsi mucchi ‘’in grandi quantita’’’ di Pelagia, la medusa piu’ urticante del Mediterraneo, mentre dalle coste adriatiche arrivano segnalazioni di grandissime quantita’ di Aurelia, innocua e ‘’bella da osservare’’. In queste settimane e’ stata poi segnalata la ‘caravella portoghese’, la Physalia, che dice Boero - ‘’non e’ una medusa ma un sifonoforo galleggiante molto urticante e dalle punture dolorosissime’’. Anche quest’anno, da rarita’ mediterranea (l’ anno scorso si era fatta vedere in Corsica e Toscana), e’ giunto da Malta fino al Mar Ligure con esemplari dai tentacoli lunghi anche 20 metri in grado di pungere a distanza dal corpo principale. Dopo l’evasione dal mar Nero, nel 2009 fece la sua prima apparizione e anche quest’anno e’ tornata lungo le nostre coste la medusa killer di pesci, ma innocua per l’uomo, la Mnemiopsis leidy: in realta’ uno ctenoforo, non una vera e propria medusa ma simile per consistenza gelatinosa e trasparenza che si nutre di uova e larve di pesci, che ha preso di mira ‘’in modo massiccio la Laguna di Orbetello dove potrebbero esserci ripercussioni per la pesca’’. E quando si dovesse esser punti da una medusa urticante, Boero suggerisce rimedi istantanei come ‘’spargere sabbia bollente sulla puntura e rimuovere i tentacoli con una carta di credito, usandola come fosse un rasoio’’. 17 musica BIOGRAFIE Gustav Mahler Gustav Mahler nacque nel 1860 a Kalischt (Boemia, oggi in Repubblica Ceca) da Bernhard e Marie Hermann. La sua famiglia era di origine ebraica-ashkenazita e di lingua tedesca. A pochi mesi dalla nascita, si trasferì ad Iglau. La sua infanzia fu molto triste, costellata dalla morte di diversi dei suoi fratelli. Aiutato dal padre (e dal maestro Epstein), che in giovinezza strimpellava il violino, nel 1875 riuscì ad entrare al conservatorio di Vienna, che frequentò tre anni, ottenendo consensi e suscitando gelosie probabilmente a causa del suo brutto carattere. In questo clima strinse una buona amicizia con Hugo Wolf, Hans Rott, i fratelli Rosè, il violinista Krizianovskij. Il sodalizio intellettuale e artistico con il compositore Anton Bruckner, si rivelò “utile” anche in campo lavorativo. Dopo aver completato gli studi al conservatorio Mahler ebbe le prime esperienze nella direzione d’orchestra a Bad Hall nel 1880, negli anni seguenti continuò la sua carriera di direttore presso altri importanti teatri d’opera dell’Europa centrale. Nel 1887 Mahler fu chiamato a sostituire il celebre direttore Arthur Nikisch per il ciclo l’Anello del Nibelungo di Richard Wagner; il grande successo ottenuto contribuì ad accrescere la sua fama ed il suo prestigio come direttore sia fra i critici musicali sia presso il pubblico. Analoga fortuna non ottennero invece le sue composizioni: 18 in cui continuò la revisione della Prima Sinfonia (la prima esecuzione era stata nel 1889), compose la Seconda Sinfonia, abbozzò la Terza Sinfonia, e scrisse la maggior parte dei lieder del ciclo Des Knaben Wunderhorn (in italiano Il corno magico del fanciullo), basato su un famoso ciclo di poesie curato da Achim von Arnim e Clemens Brentano. risalgono a questo periodo il completamento dell’opera teatrale Die Drei Pintos di Carl Maria von Weber, che riscosse critiche altalenanti e non è riuscita ad entrare stabilmente nel repertorio operistico, e la Prima sinfonia in re maggiore Il Titano, ispirata all’omonimo romanzo di Jean Paul, che fu più volte riveduta dall’autore anche a causa della fredda accoglienza ricevuta. Dal 1893 al 1896 Mahler trascorse i periodi di vacanza estivi a Steinbach am Attersee in Alta Austria, località Nel 1897 Mahler, che aveva allora 37 anni, ricevette l’incarico di direttore della K. u K. Hofoper (Imperial Regia Opera di Corte), vale a dire la posizione musicale più prestigiosa dell’Impero austriaco; poiché si trattava di un “ufficio imperiale” secondo la legge austro-ungarica in vigore l’incaricato non poteva essere di religione ebraica. Mahler, che mai era stato un ebreo devoto e praticante, si era già convertito per tempo al cattolicesimo, religione che comunque non gli era estranea: da ragazzo infatti era stato corista in una chiesa cattolica, dove il maestro del coro gli aveva anche insegnato a suonare il pianoforte. Con il passare degli anni Mahler continuò ad essere attratto dal cattolicesimo, ed elementi ed influenze cattolici si possono osservare nei suoi lavori, ad esempio l’uso dell’inno Veni Creator Spiritus nella sua Ottava Sinfonia. In ogni caso la presenza dello spirito e dello stile ebraico rimane ampiamente presente in tutta la sua musica, per esempio l’uso di temi in stile Klezmer nel terzo movimento della Prima Sinfonia. Nei dieci anni di direzione all’Opera di Vienna, Mahler rinnovò profondamente il repertorio di quell’istituzione musicale e ne migliorò la qualità artistica, riuscendo a piegare sia gli esecutori sia gli ascoltatori alla sua visione della musica e dell’arte. Quando egli ricevette l’incarico, le opere più popolari erano il Lohengrin, la Manon di Massenet, e Cavalleria rusticana; il nuovo direttore decise un nuovo corso più concentrato verso il repertorio del periodo classico, cominciando dalle opere di Christoph Willibald Gluck e di Wolfgang Amadeus Mozart, avvalendosi anche della collaborazione del pittore Alfred Roller[4] per la messa in scena di originali produzioni del Fidelio, di Tristan und Isolde, e del ciclo L’anello del Nibelungo. Agli inizi del Novecento Vienna era una delle città più grandi ed importanti del mondo, capitale di una grande impero multinazionale nell’Europa Centrale e centro molto vivace dal punta di vista artistico e culturale; Mahler conosceva molti fra gli intellettuali ed artisti che a quel tempo vivevano a Vienna, fra gli altri i pittori Gustav Klimt ed Egon Schiele. Nel giugno del 1901 Mahler si trasferì in una nuova villa sul lago sempre a Maiernigg in Carinzia. Il 9 marzo 1902 Mahler sposò Alma Schindler, di vent’anni più giovane e figliastra del noto pittore viennese Carl Moll. Alma era musicista e compositrice, tuttavia il marito le proibì di continuare a cimentarsi con la composizione, anche se appartengono alla mano di Alma delle copie manoscritte di alcune partiture di Gustav. Mahler interagì in modo creativo anche con altre donne, fra cui la violista Natalie Bauer-Lechner, di due anni più vecchia, che aveva conosciuto durante il periodo di studi a Vienna. Alma e Gustav ebbero due figlie: Maria Anna (detta Putzi, 1902-1907), che morì a quattro anni di difterite, ed Anna (detta Gucki; 1904-1988), che divenne una scultrice. Nel 1910 Mahler, colpito dalla scoperta del tradimento della moglie, fu consigliato di rivolgersi a Sigmund Freud, il quale lo incontrò una sola volta e quindi poté dargli solo alcuni consigli, i biografi (Quirino Principe e altri) riferiscono di un lungo colloquio di tre, quattro ore; Freud, durante l’incontro, una lunga passeggiata, seppe da Mahler che egli chiamava a volte la moglie Alma col nome della madre: Marie, e quindi formulo l’ipotesi (non la diagnosi) che Mahler fosse affetto dal cosiddetto complesso della Vergine Maria. Alma smentì questo fatto, fortificando la sua tesi con la prova che Mahler aveva difficoltà a pronunciare la “r”, e quindi sarebbe stato scomodo per lui chiamarla Marie. Freud tempo dopo, ricordando l’episodio dichiarò: «Ebbi la possibilità di ammirare le capacità di penetrazione psicologica di quell’uomo di genio. Nessuna luce illuminò ad un certo punto i sintomi della sua nevrosi ossessiva. Era come scavare con un bastoncino in un edificio misterioso». Malato gravemente di cuore all’incirca dal 1907, Mahler fu più volte costretto a sottoporsi a delicate terapie mediche, e si rivolse invano a celeberrimi specialisti che, però, non poterono far altro che constatare la gravità del suo male, una endocardite maligna ed incurabile. Tra i vari specialisti in cardiologia a cui si rivolse, va ricordato il celebre batteriologo Andrè Chantemesse, il quale fu un pioniere della scienza ma anche un uomo assolutamente privo di tatto, che molto rudemente informò il suo paziente dello stato del suo male dicendo: “Non ho mai visto degli streptococchi svilupparsi in una maniera così meravigliosa, guardi questi filamenti, sembrano alghe marine!”, lasciando letteralmente Mahler ammutolito per l’orrore[senza fonte]. Tornato apposta a Vienna dall’America (dove risiedette per circa un anno e dove ottenne strepitosi successi concertistici), Mahler morì nel sanatorio Loew di Vienna nell’anno 1911. I contributi alla sua biografia ci sono dati dalla moglie Alma e dall’amica Natalie Bauer-Lechner. 19 musica Robbie Williams di nuovo con I Take That, pronto nuovo disco Dopo 15 anni di separazione, Robbie Williams e i Take That hanno registrato un nuovo album. A confermarlo alla BBC sono stati gli stessi membri della band, aggiungendo che il disco dovrebbe uscire a novembre. Il cantante si e’ detto ‘’eccitato in modo imbarazzante’’ della riunione con il suo vecchio gruppo, mentre Mark Owen ha aggiunto di sentirsi ‘’come in un sogno’’. Uscito dal gruppo nel 1995, Williams ha avuto una carriera solista di grande successo, mentre i Take That si sono sciolti un anno dopo. Nel 2005 la reunion senza il cantante, con tre singoli ai primi posti della classifiche e due tour che hanno registrato il tutto esaurito. (ASCA) 20 8º concerto dell’Orchestra Filarmonica di Buenos Aires al Teatro Colón con il “Coral Femenino de San Justo” Giovedì 12 agosto alle ore 20:30 si svolegerà al Teatro Colón l’8º concerto dell’Orchestra Filarmonica di Buenos Aires in compagnia del “Coral Femenino de San Justo”. Dal suo inizio in 1956, il Coro viene diretto dal Maestro Roberto Saccente, laureato in 1940 del Conservatorio Nazionale di Musica “Carlos López Buchardo”. “Non è la prima volta che facciamo una presentazione al Teatro Colón, però farlo nell’anno della riapertura è veramente confortante, un onore assoluto”, dice il Maestro Saccente. “Abbiamo fatto innumerabili concerti all’estero in questi 54 anni di vita del coro: Europa del nord e del sud, Sudafrica, America Centrale, però nella propria nazione e in un teatro delle carattersitche del Colón, non ha nessun paragone, è sempre diverso ed emozionante”. I biglietti si possono comprare attraverso www.tuentrada.com o nel Teatro Colón, e i prezzi incominciano dai $30. Per conoscere più sul “Coral Femenino de San Justo”, i loro concerti, la loro storia, o anche su come far parte, si può entrare su www.coralfemeninosanjusto.blogspot.com INTEGRANTI DEL CORO SOPRANI PRIME Cecilia Arone, Alejandra Barraza, Florencia Breden, Romina Paula Fernández, Verónica Malovrh, Micaela Sabrina Morales, Andrea Oviedo Leguizamón, María Beatriz Timini, Romina Valenti, Marianela Tucci, Pamela Rosenstock, María Paula Morán, Alejandra Segovia, Mariana Vaquero SOPRANI SECONDE Bárbara Cavaleiro, Paola Cavalleri, Laura Cueli, Wanda Chirich, Bibiana Fischy, Mariela Ester Fregenal, Yésica Griffith, Karina Garritano, Jennifer Irusta, Lucila Infantino, Noelia Ogas, María Cecilia Sobrero, Adriana Trimarchi MEZZO SOPRANI Valeria Bodnarin, Carolina Burgos, Adriana Coguzza, Silvia Glocer, Julieta Infantino, Eve Le Moal, Patricia Conte, Patricia Folco, Maricel Llaneza, Mercedes Marquet, Estela Ramírez CONTRALTI Andrea Carla Fischy, Gisela Matías, Elizabeth Mansilla, Laura Palmero, Elisa Petroni, Laura Saccente, Maida Ugolini, Marcela Solinas Amy Winehouse, il nuovo album uscirà agli inizi del 2011 Londra - La cantante britannica Amy Winehouse, intervistata dal quotidiano Metro, ha annunciato che il suo nuovo album sara’ pronto agli inizi del prossimo anno. ‘’Il nuovo album uscira’ al massimo tra sei mesi’’, ha detto la 26enne. ‘’Sara’ qualcosa di molto simile al mio secondo album, che conteneva molte tracce da jukebox’’, ha aggiunto. La cantante, giunta alla fama nel 2006 con il suo secondo disco ‘’Back to Black’’, che le e’ valso cinque Grammy award, in questi ultimi anni ha avuto seri problemi legati all’abuso di sostanze stupefacenti e all’ex marito Black Fielder Civil. Oggi, grazie al nuovo fidanzato, il regista horror Reg Travis, Amy si e’ finalmente disintossicata e ha riacquistato la tranquillita’ giusta per scrivere e tornare sulla scena. (ASCA-AFP) 21 SCIENZA E TECNOLOGIA Spazio, grazie alla Cupola italiana cambia il modo di lavorare sull’Iss Torna James Bond, ma in videogame Uscirà a Natale, con Daniel Craig e Judi Dench “La Cupola italiana cambia il modo di lavorare sulla Stazione spaziale internazionale. E’ un modulo utile sia per la scienza che si fa a bordo che per le attivita’ extraveicolari perche’ consente una visione completa della Iss, con la possibilita’ di controllo dei lavori nelle passeggiate spaziali e negli agganci delle navette alla Stazione”. Cosi’ l’astronauta della Nasa Nicholas J.M. Patrick ha sottolineato al ministro dell’Istruzione, Universita’ e ricerca, Mariastella Gelmini, l’importanza della tecnologia italiana a bordo della Iss, parlando nel corso dell’incontro avuto a Roma con Gelmini insieme ai suoi colleghi Kathryn P. (Kay) Hire e Terry Virts. Mentre ci sono ancora incertezze sul nuovo film di James Bond, si lavora assiduamente al videogame sull’agente segreto.Uscira’ il prossimo Natale con il titolo James Bond 007: Blood Stone. L’autore e’ Bruce Feirstein, sceneggiatore di tre film della serie, mentre Daniel Craig vestira’ i panni di Bond e Judi Dench quelli di M. La formula e’ quella classica: cospirazioni internazionali, luoghi esotici, tanta azione e mirabolanti gadget tecnologici. I tre astronauti, membri dell’equipaggio della missione Sts130 dell’Endeavour, lo scorso 7 febbraio, hanno portato e installato sulla Stazione Spaziale Internazionale il Nodo3 ‘Tranquility’ e la Cupola, realizzati da Thales Alenia Space, per conto dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). “Ci sono delle operazioni rischiose nello spazio ma la Cupola ha cambiato il modo di affrontarle” ha aggiunto Patrick. “Guardare lo spazio dalla Cupola -ha commentato Kay- e’ stato bellissimo, le foto che abbiamo scattato non riescono ad esprimere in pieno cio’ che abbiamo visto con i nostri occhi”. “Abbiamo visto l’Italia di notte, la sua forma completa, e’ stata un’esperienza fantastica” ha aggiunto l’astronauta che con i suoi colleghi ha portato in dono al ministro italiano la spillina con il logo della missione Sts130 che riproduce la Cupola ed una gigantografia con Cupola, Nodo 3 e bandiera italiana raffigurante il lancio dello shuttle sullo sfondo. Nel corso dell’incontro Gelmini, che e’ l’attuale presidente della ministeriale Esa, ha detto di “guardare positivamente alle future attivita’ spaziali italiane” sulla Stazione spaziale internazionale, ricordando il ruolo di primo piano che ha la tecnologia italiana sulla Iss, pari al 40% del totale della Stazione. “La Iss -ha proseguito Gelmini- e’ ormai completata e sara’ utilizzata da molti astronauti italiani, a partire da Vittori e Nespoli fino ai piu’ giovani Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti”. Nel loro viaggio in Italia, i tre astronauti dell’Endeavour hanno visitato anche gli stabilimenti di Thales Alenia Space dove sono stati progettati e costruiti la Cupola ed il Nodo3. “L’incontro dei tre astronauti della Nasa con i nostri ingegneri e tecnologi e’ stato importante, ci hanno dato molti suggerimenti visto che loro hanno usato i prodotti realizzati dalla nostra societa’” ha commentato l’Ad di Thales Alenia Space Italia, Luigi Pasquali presente all’incontro al Miur. (Adnkronos) 22 Lacrime facili se scarseggia serotonina Lo rileva uno studio olandese sulla molecola del buon umore Chi tende a scoppiare in lacrime piu’ spesso ha nel cervello una bassa quantita’ di serotonina, il neurotrasmettitore dell’umore.Lo rileva uno studio olandese: infatti alzando la quantita’ di serotonina nel cervello con una sola dose di un comune antidepressivo, la paroxetina, si riducono gli episodi di pianto. La classe di farmaci antidepressivi in assoluto piu’ usata e’ infatti quella degli ‘inibitori della ricaptazione della serotonina’ la cui funzione e’ aumentare la serotonina. (ANSA) Più facile dimagrire molto e presto Dietologa australiana ha comparato una dieta rapida con una graduale Sydney - Perdere molto peso in una volta e’ il modo piu’ facile per dimagrire, piuttosto che farlo gradualmente. Lo afferma una dietologa australiana. Katrin Purcell ha comparato una dieta rapida per perdere circa 1,5 kg a settimana in 12 settimane, con una graduale di 36 settimane perdendo mezzo kg a settimana. Una delle ragioni, ha spiegato la dietologa, e’ psicologica e riguarda la motivazione. Con la dieta rapida, ‘i soggetti perdono 1,5 kg a settimana e questo li aiuta a persistere’. (ANSA) Egitto, scoperto cratere da record È stato provocato da un piccolo meteorite che è riuscito a penetrare nell’atmosfera terrestre Lo hanno chiamato cratere di Kamil ed é stato provocato da un meteorite che nonostante le piccole dimensioni è riuscito a penetrare nell’atmosfera terrestre praticamente intero creando un cratere che misura 45 metri di diametro. A descrivere su Science questo cratere scoperto nel sud dell’Egitto è un gruppo di ricerca italo-egiziano coordinato dall’Italia con Luigi Folco del Museo Nazionale dell’Antartide dell’università di Siena. Contrariamente a quanto sostengono alcuni modelli, spiega Folco, questo cratere “ci dimostra che anche meteoriti metallici di piccole dimensioni, in questo caso dal diametro di 1,3 metri, possono entrare nell’atmosfera terrestre senza frantumarsi” e ciò, secondo lo studio, rappresenta un pericolo precedentemente sottovalutato. Identificato grazie alle immagini di Google Earth, il cratere, prosegue l’esperto, è caratterizzato dalla distribuzione dei detriti a forma di raggiera, che lo rende unico perché strutture come queste sono ben visibili soltanto sui corpi planetari del Sistema Solare privi di atmosfera, sulla Terra, invece tali strutture sono erose dagli agenti atmosferici. La distribuzione a raggiera dei detriti è restata pressoché intatta a causa dell’età giovane del cratere che secondo gli scienziati si sarebbe formato dopo che il Sahara egiziano è entrato in fase di iperaridità, circa 5000 anni fa. “La straordinaria conservazione del cratere - sottolinea Folco - ci permette di studiare gli effetti di un impatto dovuto a un meteorite di questa natura e dimensione e a valutare i rischi da impatto di questi corpi celesti”. Diversamente dai meteoriti non metallici che tendono a esplodere a mezz’aria, sembrerebbe, aggiunge, che i meteoriti metallici non si frantumino nel 35% dei casi, cadendo sulla Terra interi. (ANSA) 23 SCIENZA E TECNOLOGIA Archeologia, Matthiae: “Il palazzo di Hammurabi è il nostro prossimo obiettivo” Portare alla luce il palazzo e gli archivi reali di Hammurabi, ‘nascosti’ sotto l’Acropoli, un tempo centro nevralgico di Ebla. E’ questo il prossimo obiettivo del professor Paolo Matthiae e del suo entourage di archeologi. Si deve proprio al professor Matthiae la scoperta di Ebla, nel 1964. La città, situata a nord della Siria, a sud-ovest di Aleppo, era localizzata in una posizione intermedia fra Mesopotamia, Anatolia e Palestina . Oltre a proteggere l’amore e la fertilità, Ishtar, però, simboleggiava una ‘versione femminile’ del dio Marte, 24 poiché era conosciuta anche come ‘dea della guerra’. Protettrice di Ebla e della dinastia regnante, fu soprannominata dagli antichi romani ‘La dea siriana’ e pare che fosse amata e temuta anche in Occidente. ‘’La scoperta di questa stele - prosegue il professore - ha un valore considerevole perché presenta una serie di raffigurazioni fra cui quelle della dea stessa sospesa in una sorta di circonferenza celeste, identificata come il pianeta Venere. In più sono degni di interesse rilievi raffiguranti scene musicali connesse ai riti in favore della divinità, fra cui anche sacrifici di prigionieri. La stele, dunque, è importante perché documenta il culto di una religione molto antica’’. ‘’Tutti i nostri sforzi adesso - continua Matthiae - si concentreranno per riportare alla luce il palazzo reale, fondato da Hammurabi, re di Babilonia, nel periodo di massima fioritura di Ebla, fra il 2000 ed il 1600 a.C., prima che la zona diventasse un insediamento rurale di secondaria importanza. Nel 1600 a.C., infatti, Ebla fu distrutta per la terza volta dagli Ittiti. Si concluse, così, il periodo d’oro della città, che era stato caratterizzato dall’incremento dei contatti con l’Egitto, da quello delle attività commerciali e dell’aristocrazia mercantile’’. ‘’Ebla - chiosa il luminare - fu citata l’ultima volta in riferimento alle Crociate, quando divenne per un breve periodo, un accampamento per i soldati cristiani. Crediamo che il palazzo reale di Hammurabi, situato al centro dell’Acropoli, sia un edificio molto esteso. Potrebbe anche raggiungere i 15.000 metri quadri circa ed occupare così gran parte di quello che un tempo era il fulcro della città’’. Ma l’archeologo stesso ammette che l’impresa sarà ardua: ‘’L’edificio si trova al di sotto di strutture e sovrapposizioni meno importanti, probabilmente 3,5 o 5 metri al di sotto di questi materiali. Il lavoro sarà lento e faticoso e potrebbe durare anche più dei due o tre anni previsti… per adesso abbiamo rinvenuto, nella parte nord, una grande corte periferica e stiamo raggiungendo i limiti occidentali dove dovrebbe esserci una serie di corti minori. Speriamo di avvicinarci, già nella seconda campagna, in autunno, al nucleo centrale dell’edificio e di individuare i quartieri più importanti, ad esempio la zona di ricevimento, ma soprattutto gli archivi reali di Hammurabi’’. ‘’Si tratta della quarantasettesima campagna di scavi a Ebla - dichiara Matthiae - Questo per gli abitanti del posto, è l’anno del Ramadan. Il digiuno inizierà l’11 agosto e terminerà il 12 settembre. Abbiamo deciso, quindi, di interrompere la campagna in estate e di riprenderla a settembre’’. Il progetto è tuttora finanziato e promosso dall’Università degli Studi di Roma La Sapienza che opera in collaborazione con il ministero della Cultura di Damasco. Le ricerche, infatti, sono finalizzate anche all’allestimento di un parco archeologico di Ebla a Damasco. ‘’Questi lavori di scavo e protezione del sito - spiega Matthiae - si accompagnano all’iniziativa del ministero degli Affari esteri di Roma e della Direzione generale per la Cooperazione e lo Sviluppo, che intendono rinnovare completamente i locali del museo regionale di Idlib, città sotto la quale sono sepolte numerose civiltà fra cui quella di Ebla. La struttura sarà dedicata alle autorità siriane. Entro un paio d’anni vorremmo anche edificare un museo italiano in loco in cui esporre tutte le scoperte fatte dal nostro gruppo di ricerca’’. A proposito del ruolo dell’Italia in campo archeologico il luminare dichiara: ‘’Il nostro è sicuramente un paese leader in questo campo, soprattutto nell’ambito degli studi e delle scoperte e per i risultati che raggiungiamo. Purtroppo siamo un po’ carenti in materia di strumenti e soprattutto, diversamente da paesi come la Germania e la Francia, non godiamo di sicuri finanziamenti. La crisi - prosegue l’archeologo - ha influito e sta influendo negativamente anche in questo campo… tuttavia nel 1975, anno della scoperta degli archivi reali di Ebla, che svelò al mondo intero l’importanza di questa missione, la Sapienza decise di stabilire un budget annuale da riservare ad alcune importanti imprese dell’università, sia in Italia che all’estero’’. ‘’La decisione fu presa da Antonio Ruberti, a quel tempo rettore e quest’anno Luigi Frati non si è solo limitato a riconfermare il budget ma l’ha addirittura incrementato. D’altronde, - chiosa il professore - il dipartimento di Archeologia e quello di Fisica dell’università La Sapienza hanno sempre rappresentato dei punti di eccellenza’’. Matthiae che, grazie al suo impegno, è stato anche insignito della più alta onorificenza della Repubblica Araba Siriana, esorta a pensare l’archeologia come ‘’una scienza ‘terribilmente contemporanea’. Ed uno strumento di tolleranza. Spesso si pensa che questa disciplina sia rivolta esclusivamente al passato. Io sono convinto del contrario. Il passato è allo stesso tempo familiare e diverso da noi ed è per questo che l’archeologia si configura come una ‘scuola di tolleranza’: indagando il passato - conclude Matthiae - possiamo affrontare e percorrere itinerari capaci di congiungere identità e alterità’’. (Adnkronos) 25 FOTOGRAFIA “L'album fotografico dei Mille” al museo del Risorgimento di Roma Il Museo del Risorgimento si arricchisce di un altro ‘monumento’. Si tratta dell’Album dei Mille, l’album fotografico realizzato da Alessandro Pavia, con i singoli ritratti dei partecipanti alla Spedizione del 1860 appartenuto a Giuseppe Garibaldi. Pavia volle utilizzare la tecnica della fotografia nata nel 1839 per testimoniare e rendere eterna la memoria delle persone e quindi, i partecipanti alla spedizione dei Mille. L’idea di Pavia era quella di vendere poi successivamente l’album ad ogni istituzione fosse interessata ma in realta’ non riscosse il successo sperato. ‘’Possiamo tranquillamente definire l’album il primo monumento dell’Unita’ d’Italia - spiega Marco Pizzo, vice direttore del Museo del Risorgimento - raccogliere in un unico album tutte le fotografie dei Mille significa fargli un monumento. L’album e’ anche un oggetto d’arte applicata, con i suoi decori in bronzo e con le foto acquerellate contenute all’interno. E’ un libro - continua Pizzo – del tutto particolare e rappresenta un’unica e importantissima testimonianza documentata e un vero archivio fotografico di una pagina della nostra storia’’. Pavia ha raccolto scatti fotografici dal 26 misero la loro vita al servizio di quella che divento’ L’Italia unita. In realta’ non erano mille ma 1089, sbarcarono a Marsala condotti dal generale Garibaldi definito da Pavia sulla copertina dell’album che gli dedica ‘’Duce dei Mille’’, spiegandogli in una lettera allegata che ‘’L’opera e’ ben lungi dal potersi dire perfetta, ma il concetto politico nazionale, e’ per me raggiunto, e cio’ basta, giacche’ io non cercai con essa gloria d’artista, ma volli far opera al cittadino, che potesse di giusto omaggio riunire quei prodi, ed accetta al loro Duce a cui intesi consacrarla’’. 1862 al 1867, circa 846. Realizzo’ alcune copie dell’album, una in particolare la dono’ a Giuseppe Garibaldi arricchendolo con alcune foto acquerellate ed una copertina in bronzo. Questa copia da oggi sara’ esposta nel Museo del Risorgimento interamente restaurata grazie al contributo della Direzione Regionale dei Beni Architettonici del Lazio nel 2009. Sono state restaurate tutte le foto, figurina dopo figurina. Una dopo l’altra le pagine si sviluppano con le immagini degli uomini che Il Museo ne conserva tre esemplari diversi nella legatura, negli apparati decorativi e nelle diciture. Ma ne esistono ancora altre che il vice direttore del Museo Marco Pizzo spera di poterle recuperare per fare una sorta di censimento dei partecipanti allo sbarco. Tra le foto che ritraggono i giovani e ardimentosi seguaci di Garibaldi anche Bixio e Francesco Crispi. Unica immagine femminile e’ quella di Rosalie Montmasson, moglie di Crispi, unica donna a cui fu permesso di seguire la spedizione. LETTERATURA Le foto di Riccardo Carbone raccontano “Napoli” Cinquanta fotografie per riconoscere Napoli attraverso l’obiettivo di Riccardo Carbone. Sono le immagini del fotografo ufficiale del Mattino, che ritrasse il capoluogo partenopeo a partire dai primi anni ‘20 fino al 1970 e che l’editore Minerva ha raccolto in un prezioso volume dal titolo semplice ma allo stesso tempo evocativo: ‘Napoli’, appunto. Napoli ovvero il suo popolo, fatto della povera gente del dopoguerra, come gli sciuscià che si incontravano per la strada, le prostitute delle case di tolleranza, i bambini-venditori di tabacco ‘recuperato’ dalle cicche di sigarette e gli ‘spacciatori’ di quelle di contrabbando. Come Concetta Muccardo, graziata dal presidente Gronchi dopo essere rimasta incinta 19 volte per evitare il carcere e la cui vita fu portata sulla scena da De Sica e fu impersonata da Sophia Loren in un episodio di ‘Ieri, oggi, domani’. Napoli ovvero la sua borghesia, che si faceva ritrarre alle prime del San Carlo o alle corse di cavalli di Agnano oppure ai tavolini di caffè storici, come il Gambrinus. Ancora, Napoli dove passò la Callas, Hemingway, Kennedy, Pirandello, Chaplin e Rita Hayworth e dove vivevano Eduardo, Totò, Sophia Loren, ma anche Napoli dal cui porto partirono per sempre gli emigranti di terza classe di transatlantici come il Rex, destinazione: le nuove terre promesse del Sud America. Come documentano le immagini del libro - che fa parte delle iniziative del Progetto Archivio Carbone ideato dalle associazioni Fotoviva e Unione Fotografi Organizzati -, la penna di Carbone per raccontare la sua città era la macchina fotografica e, non a caso, il direttore del Mattino Eduardo Scarfoglio scelse proprio il fotoreporter, accreditandolo come giornalista, per dare maggiore spazio alle immagini come documentazione giornalistica per il suo giornale. Chimico mancato per un soffio (frequentò la facoltà di Chimica presso l’Università di Napoli fino al terzo anno) e perché volle sposare la sua passione per la fotografia, Carbone si dedicò a quella amatoriale nei primi anni ‘20 per poi dedicarsi completamente all’attività di fotoreporter per il quotidiano napoletano. Una collaborazione che si protrasse per più di trent’anni e che contribuì ad arricchire copiosamente l’archivio del fotografo oggi custodito dal figlio Renato e composto da circa cinquemila negativi oltre che da alcune migliaia di stampe e lastre di vetro. Nel corso del suo lavoro di fotoreporter, Carbone ha documentato, attraverso le varie fasi politiche che hanno caratterizzato la storia del Novecento - dal fascismo allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, dalla ricostruzione postbellica al boom economico degli anni Cinquanta e Sessanta - i principali avvenimenti locali e nazionali e il suo ricchissimo archivio può essere considerato come una fonte iconografica per la ricostruzione della storia non solo di Napoli ma dell’intero Paese. Come non leggere in questa chiave, infatti, fotografie come quella che ritrae alcuni emigranti nel ‘52, con neonato al seguito, in partenza per il Venezuela al controllo dei loro documenti oppure, andando più indietro nel tempo, agli anni Trenta, il ‘saluto romano’ di donne in camicia nera. Un ‘pezzo’ di storia italiana è la foto del matrimonio fra il duca Amedeo di Savoia-Aosta e Anna d’Orléans, che sfilano a piazza del Plebiscito il 5 novembre del 1927, ma anche quella della sfilata dei bambini inquadrati nell’organizzazione giovanile fascista ‘Figli della lupa’, l’immagine della visita a Napoli di Mussolini negli anni ‘30 e quella di Hitler del 5 maggio 1938 e del suo giro in macchina con il Duce, così come quella del Fuhrer che assiste assieme a Vittorio Emanuele III a una spettacolare parata della marina da guerra con corazzate, incrociatori, idrovolanti e novanta sottomarini che si immersero contem- poraneamente e riemersero subito dopo sparando a salve all’unisono undici volte. Le fotografie delle macerie e dei danni dei bombardamenti che colpirono Napoli sono le immagini dell’Italia devastata dalla guerra ne 1945, così come lo sono i profughi del conflitto mondiale e i bambini senza scarpe e senza mutande in braccio a fratellini poco più grandi di loro. Anche le prostitute, ritratte nelle case di tolleranza, hanno sui volti sorrisi che non riescono a celare veramente la tristezza di una misera condizione. La stessa che si ritrova nei bambini, che s’improvvisano suonatori ambulanti di fisarmonica per rimediare qualche moneta nella fame del dopoguerra o, ancora, nei piccoli sciuscià dalla faccia da uomo o, meglio, da minatore, sporca com’è di lucido da scarpe nero. Sono le foto che più appassionano, immagini di vita vissuta e a volte incredibili, come quella dell’incensatore, una specie di esorcista che se ne andava in giro per Napoli con un barattolo dove bruciava l’incenso per togliere il malocchio e purificare persone, luoghi e cose. O come lo scatto che ritrae un funambolo sospeso fra le case del centro o quelli del miracolo di San Gennaro e della processione per il patrono della città nella Spaccanapoli. Se è vero che la parola ‘fotografia’ significa letteralmente ‘scrivere con la luce’, come ricorda nella presentazione del libro l’assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nicola Oddati, è altrettanto vero che con la sua arte Carbone ha fatto luce su Napoli, sulla sua vita e sulla sua storia. Con il suo obiettivo ha scritto pagine memorabili e non solo ha scoperto e raccontato la città, ma ha trasmesso soprattutto emozioni. Come afferma Gennaro Malgeri, “Napoli è un luogo dell’anima e comunque la si consideri, non lascia indifferenti”. E’ questa l’anima a cui Carbone non era indifferente. La stessa che ha svelato con i suoi scatti. (Adnkronos) 27 LETTERATURA “Una notte, una vita”, lotte e amori nel nuovo romanzo di Mario Caccavale Una notte accanto a una donna rincorsa tutta la vita. Hella ha il volto del mistero, Tommaso quello dell’incompiuto che brucia la carne. Il nuovo romanzo dello scrittore Mario Caccavale, ‘Una notte, una vita’ (Mondadori, pp. 155, euro 19), è un viaggio in quelle attese che ritmano ricerche senza fine. Il dialogo di due persone che per poche ore dopo una vita, riescono finalmente a guardarsi negli occhi, stana tracce penultime su vita e morte, fede e dubbio, verità e destino. La donna che ha accompagnato tutta la storia di Tommaso non ama le parole ma sa porre le domande giuste, costringendolo a rileggere il suo percorso davanti a gambe rimaste sempre più in là del suo desiderio. ‘’Agli appuntamenti sono sempre in anticipo e nell’attesa penso negativo. Hella è un mistero, e con i misteri tutto è possibile’’, dice il protagonista del romanzo, un ragazzo che diventa un giornalista famoso e poi presidente di una fondazione scientifica. E’ stata ancora lei, Hella, a scegliere l’ora e il posto dell’incontro. Perché la vita comincia e cambia, sempre, con un incontro. La donna arriva con una jeep e il fascino di una storia che nessuno conosce. C’è un segreto da cogliere in quegli occhi neri, incastonati nel pallore di un viso che sembra sfuggire al gioco del tempo. Vestita interamente di bianco, abita un silenzio che è più eccitante di qualsiasi discorso, perché ‘’sono le parole non dette a sedurci’’. Hella sa frugare nel cuore di Tommaso e inchiodarlo al poco che 28 ha trovato, ravanando nella carne delle sue lotte. Lei ‘’è il mare e la macchia, la mia passione e il fondo opaco della mia anima’’. Dosa pazienze e sguardi mentre il rosso di Conero miscela i ricordi, svegliati nell’eremo di Torrida. Ci sono donne che nascono con noi e abitano i nostri pensieri per tutta un’esistenza. A volte fanno domande cui non daremo risposta, per orgoglio o pietà. Ma non siamo noi che invochiamo il passato, è lui che ci rincorre e ci chiede di saldare, prima o poi, i conti con le nostre scommesse di senso. A fare da quinta al romanzo è la Roma bombardata, poi occupata e liberata, del secondo Novecento. La città eterna degli occhi tristi e dei buchi nello stomaco. Sono le strade di una guerra che è finita, ‘’e ora dobbiamo vedercela con la pace. Nessuno si chiedeva dove nascesse il sole che tramontava da noi. La pace aveva sedotto tutti, nel palazzo, tranne mio padre. E tutti credevano a tutto, cioè a niente’’. Con la sua scrittura asciutta, venata di pensiero, anche in queste pagine il narratore Caccavale conduce il lettore in un gioco di specchi, come ci aveva abituato ne ‘Il gioco dell’Ombra’ (Marsilio) e ‘Piano inclinato’ (Mondadori). Ma ‘Una notte, una vita’ è anche un viaggio tra personaggi. Come la ‘sora Iolanda’, l’usuraia del quartiere che col culone copriva la sedia-ufficio davanti alla palazzina in cui abitava. Quella megera amava tutti gli animali, tranne gli uomini. ‘’Iolanda divorava due cose: l’aria e i soldi. L’aria la rilasciava piegandosi da una parte sulla sedia, i soldi li infilava nel reggiseno’’. Una notte la trovarono col coltello piantato in un fianco, neanche i suoi cani avevano abbaiato all’assassino. Il palazzo di Tommaso era chiamato lo ‘sfilatino’, tanto era secco e lungo. Lì abitava la sua ricerca e la sua memoria. In un villino accanto c’era Hella, ‘lei’ come la chiamavano nel quartiere, la donna sempre sola. Davanti al camino guarda in modo strano le fiamme mentre Rosa, un’amica della madre del ragazzo, muore. Tommaso spia quella donna strana, la immagina dietro le finestre chiuse, la vede partire il sabato mattina con la sua Balilla, sfidando le bombe, nessuno sapeva dove fosse diretta o perché. Nello scantinato-ricovero, quando i caccia facevano piovere bombe sulla città, Hella se ne stava da una parte, avvolta nella vestaglia di lana bianca. In quelle notti, mentre il ‘ragionier Giacalone’ sputava sentenze, a metà tra lo iettatore e il trovarobe di luoghi comuni, la donna aveva invece imparato a vedere l’alba dentro l’imbrunire. Il segreto della sua bocca chiusa, per Tommaso era il punto sullo sfondo. Si cresce nella striscia che corre tra Eros e Madame Noire. La fine tragica dei due gemelli Santuccio, fa diventare adulti d’un colpo mentre si è ancora sui banchi di scuola. Non basta la ‘cassetta degli attrezzi’ del filosofo Pascucci per riparare le crepe dei dubbi, né valgono le ricette pietistiche di don Romano, che invita a stare svegli per attendere il ritorno di Dio fra le contraddizioni della percorrenza. ‘’Ma io non credevo al Padrone. Come potevo attenderlo?’’. E poi c’è un’altra verità che affiora quando la realtà fa masticare amaro: ‘’A noi mediterranei le cose semplici non piacciono. A noi piace la filigrana, i retropensieri’’. Ci piacciono le idee, ci innamoriamo delle eresie necessarie. Stiamo insieme senza conoscerci, ce ne andiamo senza salutare. Passano gli anni e si parla di politica durante una cena, mentre sul Tevere scivola una zattera piena di pantegane. Scorrono sull’acqua, come le domande inevase. ‘’La memoria è fedele, non ci lascia e quasi ci sorveglia da dietro le sbarre’’. ‘’Nei momenti cruciali si è soli sempre’’, a cercare risposte o a darsi idee e patrie, come fa il ‘Barba’, l’enigmatico barbone che compilava la sua ‘Gazzetta’ con un collage di titoli e testi di giornali raccolti nei cestini dei rifiuti. Lo scatolone in cui dormiva era la sua ‘patria’. Un’alba se lo portò via la benzina, insieme al suo inquilino, ‘’e io che pur ho vissuto di parole, non ho mai saputo trovare i sostantivi e soprattutto gli aggettivi giusti per scuotere chi ama più le radici che l’albero’’. In fondo ‘’giornalisti e lettori si accontentano di poco. Di parole che suonino bene’’. Forse ha ragione la madre di Tommaso a ripetere che ‘’le cose che hanno la coda lunga sono serpenti’’, e non ha torto neanche il cinico editore Carmelo Malagò, che a due passi dalla morte spiega che il nostro pianeta è ormai ‘’un ipermercato. Dove si acquista e si vende tutto, tranne il sapere dei veggenti’’. Il vecchio Eusebio, l’erede del Matto, che abita la pietra piena di segreti della sua Lucania, custodisce un biglietto che dice: ‘’Siamo soli davanti al camino, non riusciamo a domare il fuoco’’. Per Tommaso, come per l’autore del romanzo, la strada è stata una scuola di vita: ‘’Lì, tra bottegai e gente che viveva d’espedienti, avevo ricevuto lezioni’’. La storia è alchimia, un cercare che non fa sconti. Non importa se il prologo sia durato tutta una vita e l’epilogo solo una notte a Torrida. Ciò che vale è l’aver preso quel sentiero di curve, Restano gli occhi di Hella, il riflettere sul proprio vissuto lasciandosi inquietare sull’amicizia o su Dio, lanciando uno sguardo senza nostalgia agli amori raggiunti o persi ai bivi delle scelte. ‘’Ma la verità è maleducata’’, scrive Caccavale. E riserverà sorprese fino all’ultima pagina. Perché la vita è movimento e cammino senza sosta. Anche per il lettore torna una domanda di questo romanzo: ‘’Ma noi, papà, con chi stiamo?’’. (Adnkronos) 29 LETTERATURA La Prima Repubblica allo specchio, storie, cimeli e ideali in “Highlander” Prima Repubblica allo specchio: la parola ai protagonisti di quella stagione politica. E’ uscito, per le edizioni Memori, ‘’Highlander - storie, cimeli e ideali della Prima Repubblica’’. Highlander prende il nome da una trasmissione di Red tv, e raccoglie dodici interviste fatte da Chiara Geloni ad altrettanti autorevoli rappresentanti della vita politica di quel periodo. Narrazioni politiche che hanno il valore della testimonianza storica e che conducono il lettore nella comprensione di un periodo politico che ha rappresentato l’asse centrale dell’Italia del dopoguerra. L’intenzione degli autori era quella di fare una trasmissione, e in seguito questo volume, per i giovani. Per far comprendere che la passione per la politica nasce anche dalla consapevolezza di poter essere parte integrante di un qualcosa di grande, di un vissuto che c’era prima e che restera’. Un ideale ponte politico tra generazioni. Per questa ragione in ognuna delle interviste si parla di storia e di attualita’, perche’ il presente ha sempre bisogno di rivolgere uno sguardo sul passato. Scrive Pier Luigi Bersani nell’introduzione al volume: «Se si va dai ‘’vecchi’’ e’ sempre per cercare un senso da dare alle cose, perche’ abbiamo nella testa qualcosa da sistemare, per trovare un punto di vista da cui guardare in avanti. Bisogna dire che quel senso, nelle interviste di questo libro, si trova». Le interviste sono a: Beppe Vacca, Adriano Ossicini, Alfredo Reichlin, Emanuele Macaluso, Domenico Rosati, Oscar Luigi Scalfaro, Aldo Tortorella, Guido Bodrato, Giovanni Galloni, Giorgio Frasca Polara, Ignazio Contu, Federico Orlando. L’autrice delle interviste e del volume, Chiara Geloni, e’ una giornalista appassionata di politica. Ha lavorato al Popolo e poi a Europa, dove e’ stata vicedirettore. Attualmente dirige Youdem, la televisione del Partito democratico. ‘’Highlander’’ fa parte della collana Block Notes di Memori: brevi saggi sui temi scottanti della politica, dell’economia, della cultura e della scienza. Istant book puntuali e rigorosi, capaci di restituire al dibattito sull’attualita’ quel tempo e quella misura indispensabile per valutare gli eventi salienti dell’anno. (Adnkronos) 30 Esce “Le avventure di Tom Sawyer di Geronimo Stilton” Arriva in libreria un classico della letteratura per ragazzi, liberamente adattato da Geronimo Stilton, un personaggio di fantasia nato a Topazia e direttore de ‘l’Eco del Roditore’, il giornale piu’ famoso dell’Isola dei Topi. E’ ‘Le avventure di Tom Sawyer di Geronimo Stilton’, pubblicato da Piemme e rivolto ai piccoli lettori dai sei ai dieci anni. Lungo le rive del Mississipi, Tom Sawyer e l’inseparabile Huckleberry Finn rendono ogni giornata indimenticabile. Si fingono pirati, scoprono un tesoro nascosto e riescono ad avere la meglio sul terribile Joe l’Indiano. Anche se a volte combinano qualche guaio, i due amici danno prova di grande coraggio e dimostrano di avere un cuore d’oro. Geronimo Stilton rappresenta un ‘fenomeno editoriale’ che, dal 2000, anno di pubblicazione dei primi libri da parte di Piemme, dall’Italia si e’ imposto nel mondo e puo’ essere considerato oggi un classico nel vero senso della parola: destinato a durare nel tempo e in continua crescita. I suoi libri, tradotti in 37 lingue, hanno venduto piu’ di 20 milioni di copie soltanto in Italia, oltre 40 milioni in tutto il mondo. (Adnkronos) Fumetti: e’ morto Harvey Pekar, il creatore della serie “American Splendor” fatti e pensieri Il disegnatore e sceneggiatore statunitense Harvey Pekar, creatore delle storie autobiografiche a fumetti della serie ‘’American Splendor’’, e’ morto il 13 luglio nella sua casa di Cleveland, nell’Ohio, all’eta’ di 70 anni. Un portavoce della polizia ha precisato che le cause del decesso non sono state ancora chiarite. La moglie di Pekar, Joyce Brabner, che ha chiamato gli agenti dopo aver scoperto il cadavere del marito nel letto, ha detto che il fumettista soffriva di un cancro alla prostata, asma, pressione bassa e depressione. Nel 2003 sulla vita di Pekar e’ stato girato il film ‘’American Splendor’’ dai registi Shari Springer Berman e Robert Pulcini. Gli attori Paul Giamatti e Hope Davis hanno rispettivamente interpretato Pekar e sua moglie. La pellicola venne presentata nella sezione ‘’Un Certain Regard al Festival di Cannes. (Adnkronos) Lettori Scrivete alla redazione di Fatti e Pensieri e vedrete pubblicata la vostra lettera! [email protected] 31 TURISMO ABRUZZO Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga racchiude il gruppo del Gran Sasso, quello della Laga e i Monti Gemelli. Il primo presenta il volto tipico delle Dolomiti con vette importanti, pendii ripidi e una miriade di percorsi di alta quota da dove è possibile, in giornate particolarmente limpide, scorgere il Mare Adriatico, il Tirreno e gran parte dell’Italia centrale. Qui si trovano anche il ghiacciaio del Calderone e l’altopiano di Campo Imperatore, un’ampia e bellissima prateria ad alta quota. Ricchissimi di boschi e torrenti, di cascate e laghetti, i Monti della Laga hanno invece un aspetto più dolce e ondulato; sono solcati da molti corsi d’acqua che si alternano a vaste abetaie, faggete e boschi di betulla. In tutto il territorio del Parco è molto forte la presenza dell’uomo, ma è una presenza perfettamente integrata con la natura, come è evidente dai numerosi borghi di origine medioevale che ancora oggi conservano il loro volto originario. La civiltà dei pastori ha da sempre caratterizzato questa zona: ne sono testimonianza i muri a secco, i rifugi, le masserie, le chiese rupestri. Più di 2000 specie di piante popolano i diversi ambienti del Parco, dalle praterie ai pascoli, ai boschi, ai sottoboschi ricchi 32 dei colori e dei profumi di lamponi e orchidee selvatiche. Per quanto riguarda la fauna, il Gran Sasso è il regno del camoscio d’Abruzzo; vivono qui anche cervi, caprioli e il lupo appenninico, oltre a tanti rapaci rari come l’aquila reale, il falco pellegrino e il gufo reale. Estate romano all'Isola Tiberina Tra i destini turistici italiani più preziosi si trova L’Isola Tiberina. Scelta in varie occasioni come luogo di scena o di sfondo per i film ambientati e girati a Roma, sorge nel mezzo del fiume Tevere a Roma: guado naturale, fu determinante per il costituirsi di insediamenti stabili sulle alture circostanti. E’ collegata alla terraferma dai ponti Fabricio e Cestio. Luogo di culto per varie divinità, fu dedicata principalmente al dio della medicina Esculapio. La leggenda vuole che l’isola si sia formata nel 510 a.C. dai covoni (i fasci di spighe) del grano mietuto a Campo Marzio, di proprietà del re Tarquinio il Superbo al momento della rivolta: alcuni studi proverebbero che l’isola ha origini molto anteriori all’evento. Poco coinvolta nelle vicissitudini della città, per questa ragione ospitò il tempio di Esculapio, dio della medicina, il cui culto fu introdotto nel 292 a.C. in seguito ad una pestilenza. Nella prima metà del I secolo a.C. venne monumentalizzata in opera quadrata, parallelamente alla costruzione dei ponti Fabricio e Cestio, e del Vicus Censorius che li collegava al suo interno: si riprendeva la forma di una nave, di cui oggi è ancora visibile la prua, con blocchi di travertino che rivestono l’interno in peperino, e alcune decorazioni raffiguranti Esculapio con il suo serpente e una testa di toro, forse utile per gli ormeggi. Al centro vi era un obelisco, a raffigurare un albero maestro simbolico, ricordo dell’arrivo nel 292 a.C. da Epidauro del culto della divinità. Due anni prima infatti alcuni saggi si erano recati nella città greca per consultare la divinità dopo una grave pestilenza: il mito vuole che un serpente - simbolo del dio - si allontanò dal tempio e salì sulla nave, ed una volta giunti a Roma lo stesso animale scese sull’isola stabilendovisi; dopo la costruzione di un tempio dedicato al dio, si racconta che la peste svanì miracolosamente. 33 SOCIETÀ Preti gay, vicariato: chi lo è venga allo scoperto “Nessuno li constringe a rimanere sacerdoti sfruttandone i benefici” Se ci sono sacerdoti gay, “coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto”, perche “nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici”. Lo afferma il vicariato di Roma in una nota diffusa all’indomani delle rivelazioni di Panorama su alcuni preti che condurrebbero una “doppia vita”, frequentando nel tempo libero i locali di ritrovo degli omosessuali della capitale. Il vicariato di Roma, pur tacciando l’articolo di scandalismo, diffamazione e di voler screditare la Chiesa, di fatto non esclude che qualche sacerdote possa condurre una doppia vita, precisando però che a Roma vivono molti sacerdoti provenienti da tutto il mondo per studiare e che nulla hanno a che fare con la Chiesa di Roma. “Non vogliamo loro del male - si afferma nella nota pubblicata sul sito del vicariato Romasette.it - ma non possiamo accettare che a causa dei loro comportamenti sia infangata la onorabilità di tutti gli altri”. “Chi conosce la Chiesa di Roma, dove vivono anche molte centinaia di altri preti provenienti da tutto il mondo per studiare nelle università, ma che non sono del clero romano né impegnati nella pastorale - rileva il vicariato - non si ritrova minimamente nel comportamento di costoro dalla ‘doppia vita’, che non hanno capito che cosa è il ‘sacerdozio cattolico’ e non dovevano diventare preti. Sappiano che nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici. Coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto”. Il vicariato di Roma “è impegnato a perseguire con rigore, secondo le norme della Chiesa, ogni comportamento indegno della vita sacerdotale”: è quanto afferma in una nota riferita alla “doppia vita” condotta da alcuni sacerdoti gay su cui punta il dito un’inchiesta di Panorama. “Di- nanzi a simili fatti - aggiunge la nota diffusa sul sito del vicariato - aderiamo con convinzione a ciò che il Santo Padre Benedetto XVI ha ripetuto più volte negli ultimi mesi: i peccati dei sacerdoti ci richiamano tutti alla conversione del cuore e della vita e ad essere vigilanti a non inquinare la fede e la vita cristiana, intaccando l’integrità della Chiesa, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto”. (ANSA) Nasce il primo club per bimbi grassi A Doncaster, nota come la città “più grassa” del Regno Unito A Doncaster, nota come la città “più grassa” del Regno Unito, e’ nato il primo club per piccoli obesi: limite’ di eta’, quattro anni. A Doncaster l’11% della popolazione e’ obesa e 92 mln di sterline del bilancio municipale sono spese per affrontare le questioni di salute legati al problema.I piccoli e i genitori partecipano a un incontro una volta a settimana per 12 settimane con l’obiettivo di imparare a mangiar sano, poi i bambini vengono seguiti per altri 3 mesi via telefono e e-mail (ANSA) 34 Record annuale della domanda di elettricità a quota 55.312 MW Il caldo record che sta colpendo l’Italia fa schizzare verso l’alto la domanda di energia elettrica, tanto che nelle scorse ore si e’ raggiunto il picco dell’anno, tornando su livelli che non si vedevano da giugno 2008. Giovedi’ 15 luglio il fabbisogno di energia elettrica, alle ore 16.00, ha toccato il record dell’anno di 55.312 MW di potenza. E’ quanto emerge dall’analisi di Staffetta Quotidiana sui diagrammi che Terna pubblica ogni giorno sui fabbisogni orari. Si tratta di un dato superiore di 1.398 Mw rispetto al picco registrato il 16 luglio 2009, quando si erano raggiunti i 53.914 Mw di potenza. Un aumento che in termini percentuali e’ pari al 2,6%. Per vedere livelli simili bisogna tornare indietro di due anni, al 26 giugno 2008, quando il fabbisogno raggiunse il picco di potenza di 55.393 MW. Giugno 9,9 mln italiani in vacanza. Buone prospettive stagione Sono 9,9 milioni gli italiani che a giugno sono partiti per le vacanze o anche solo per un breve periodo di riposo. In molti, quasi 4,7 milioni, hanno approfittato del ponte del 2 giugno per un anticipo della stagione estiva. Sono i dati dell’Osservatorio nazionale del turismo, resi noti nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi. La gran parte dei vacanzieri (il 77,6%) e’ rimasta in Italia mentre una fetta decisamente minore (il 17,3%) ha scelto mete all’estero. Il mare e’ in cima alle preferenze, seguito dalle citta’ d’arte con Roma, Firenze e Milano ai primi posti. C’e’ poi chi ha optato per localita’ naturalistiche dell’entroterra (12,3%), per la montagna (11,5%), per il lago (5,6). Toscana, Elimia Romagna, Lazio e Ligura le regioni piu’ frequentate dai vacanzieri di giugno. Positive le previsioni per l’intera stagione estiva. Sono 30 milioni gli italiani che hanno pianificato almeno una vacanza tra luglio e settembre, contro i 25,9 milioni del 2009 (+15,9%). In particolare, nel mese di luglio si concentrera’ il 35,3% delle vacanze programmate, ad agosto il 44% e a settembre il 20,6%. 35 36