Il paradiso (Modello Pirandello).
Transcript
Il paradiso (Modello Pirandello).
Concorso “MODELLO PIRANDELLO” 2005 LICEO SCIENTIFICO E. AMALDI – ALZANO LOMBARDO (BG) CLASSE 2^C Francesco M. VALENTINO Via B. Crespi, 1 24021 – ALBINO (BG) Tel. 035 77 30 68 _______________________ (firma) Sintesi La novella narra la tragica storia di un operaio dell’Italia settentrionale, Toni, che, in seguito alla morte dell’amatissimo padre, perde la “voglia di vivere”. La situazione non muta nemmeno dopo il matrimonio con Lucia. Una svolta alla vita di Toni viene impressa dalla lettura casuale di un brano pirandelliano. Grazie a questa lettura il protagonista riscopre la “capacità di volare” con la fantasia, che lo porta fino in paradiso. Ma un’ombra s’insinua nei suoi sogni, una sagoma umana che pare alterare la bellezza dell’Eden di Toni. L’operaio, passata la scossa vitale data da quest’esperienza, prende a riflettere sulla possibile identità di quell’ombra, risultandone addirittura ossessionato a tal punto da lasciare il lavoro e abbandonarsi ad un’improbabile vita sospesa nei suoi sogni, nell’attesa di dare un volto al misterioso “inquilino” della sua immaginazione. Nella moglie, preoccupata, cresce l’inquietudine. Decide infine di manifestarla al marito. Un giorno di novembre, esattamente quarant’anni dopo la morte del padre di Toni, Lucia trova il protagonista addormentato, come spesso accade in questo periodo. Preso coraggio, s’avvicina, lo sveglia. Il caso vuole che Toni sia ormai ad un passo dalla risoluzione dell’assillante enigma. Il tocco della moglie lo catapulta nella realtà. Colto da ira indicibile, Toni soffoca la moglie a mani nude, ma, appena compiuto il delitto, si rende conto di quanto abbia condotto la sua vita in maniera assurda, concludendola con l’uccisione di chi l’ha amato più d’ogni altro. Così, spentasi in lui anche l’ultima fiammella di speranza, si dà la morte con un’overdose di sonnifero. Raggiunto il paradiso in compagnia della moglie, scopre il volto dell’ombra: suo padre… Tematica: • Umorismo tragico che scaturisce dall’interruzione del normale fluire della vita da parte di un evento esterno, che ha una durata e sfocia nell’estraniazione del protagonista da se stesso, giungendo a non riconoscersi più. Il paradiso Erano le sei del pomeriggio e Toni tornava come al solito a casa. Il turno in fabbrica era finito e anche per quel giorno aveva portato a casa il pane quotidiano,da buon capofamiglia qual era. Prima di far ritorno al focolare di casa,si fermò,com’era sua abitudine,al bar del quartiere: beveva una grappa,salutava gli amici e via. Un pessimo vizio direte voi,ma per Toni quel bicchierino era un mezzo per esorcizzare la monotona routine giornaliera. Da anni lo stesso lavoro,la stessa casa,le stesse maledette cose ogni singolo giorno. E tornando a casa,trovava sì una moglie affettuosa,che tentava in tutti i modi di soddisfarlo, ma che lo ricopriva di un amore che lui non sapeva né riconoscere né tanto meno apprezzare. La loro storia era nata ai tempi della scuola,quando entrambi stavano ancora studiando economia all’ “E.Fermi” di un paesello del Nord Italia. A Toni piaceva studiare (e soprattutto leggere),era un alunno modello:sognava di trovare lavoro nella banca del posto,come del resto gli aveva suggerito di fare suo padre. Ah,suo padre… Era stato lui a dargli la vita e poi,ideologicamente,a togliergliela: aveva cresciuto il figlio da solo,essendo morta la moglie subito dopo il parto,e da solo aveva cercato di insegnargli quei pochi valori che avevano contraddistinto la sua vita: onestà,coraggio,forza di volontà… Toni amava suo padre,lo adorava e,quando un freddo giorno di novembre,tornato dalle lezioni,lo trovò accasciato a terra nel tinello di casa,mentre già camminava per i sentieri del cielo,dove meritava di essere, un profondo dolore lo colse. Non sapeva che fare,cosa dire: restò scioccato,e da quel colpo non si risollevò più. Smise di studiare,trovò un misero posto nella fabbrica che già conosciamo e da lì non uscì più. Per un momento la sua vita parve risollevarsi,quando,incontrata Lucia,s’era innamorato e l'aveva sposata,ma la magia dell’amore era svanita in fretta,troppo in fretta. Con l’andar del tempo,Toni aveva perso la voglia di vivere:era a questo mondo come semplice spettatore:tutto ciò che faceva era così,tanto per tirare avanti,in attesa di raggiungere qualcosa di meglio. Così,anche quel giorno,passate da poco le sei e mezza,aprì la porta di casa,ma non sapeva che di lì a qualche mese la sua vita sarebbe risorta e poi tramontata definitivamente. Dopo aver tranquillamente cenato,Toni e Lucia videro un programma alla tivù,uno di quegli assurdi “talk-show” che andavano di moda allora,e,passate le dieci,andarono a letto. Toni salì le scale che portavano in soffitta,dove teneva una polverosa libreria:era stata la moglie a convincerlo ad andarci dopo anni,sapendo che ancora aveva mantenuto quel suo forte amore per la lettura. Il nostro amico,dinanzi a tutti quei libri,non seppe scegliere e puntò il dito a caso su un libro più polveroso degli altri:lesse il titolo e l’autore,uno dei rarissimi premi Nobel italiani,un tale siciliano che era vissuto molti anni prima. Accucciatosi accanto alla moglie nel caldo letto,prese a leggere una delle novelle che componevano il libro che aveva sotto mano:parlava di un certo Belluca,travet di professione,che una notte sentì per caso il fischio di un treno e da lì prese a volare con la mente verso i sentieri del mondo che aveva conosciuto da giovane o che,essendo lontano,avrebbe voluto visitare. Come per nulla colpito da questo racconto,Toni chiuse il libro,spense la luce che teneva sul comodino e chiuse gli occhi,nel tentativo di concludere anche quella giornata. Ma la sua testa non la pensava così:appena accolto nelle braccia di Morfeo,Toni cominciò a sognare… e anche a lui parve di sentire il fischio di una locomotiva lontana,come quell’inutile contabile di cui aveva giusto letto…ed ora…” Cos’è quella luce? Aspetta,la sto raggiungendo…”:eccola! Una valle inondata dal sole,alberi in frutto,ruscelli che scorrono scherzosi,lui che corre felice come un bambino per i prati,alla ricerca della felicità palpabile in quell’atmosfera e…un uomo,laggiù… Toni si svegliò di soprassalto. Era mattina,la sveglia squillava e pretendeva di essere spenta per andar lei a dormire dopo una notte di veglia. L’operaio si alzò sonnolento,ma qualcosa in lui era cambiato:qualcosa che lo scuoteva, lo eccitava,lo pervadeva nel tentativo di uscire e di manifestarsi agli occhi di tutti:era di nuovo l’amore per la vita che si affacciava alla finestra della sua esistenza. Toni si sciacquò di fretta il viso,scese le scale e arrivò in cucina:baciò teneramente Lucia sulle labbra (immaginiamoci lo stupore di questa,dopo anni che non ne riceveva così!) e prese a raccontare alla moglie dell’incredibile sogno (o realtà?) che aveva vissuto quella notte,del fischio,della valle e di quell’uomo misterioso che però non era stato in grado di riconoscere. Ma questo non gli importava. Quel giorno andò in fabbrica con una nuova luce negli occhi e con la stessa luce tornò a casa la sera,saltando però la consueta gita al bar: non aveva più bisogno di bere per sorridere alla vita. Portò fuori Lucia a cena e,come quando erano giovani e spensierati,si attardarono a ballare nella deserta Piazza Garibaldi,strappandosi baci e carezze. Tornato a casa,Toni s’infilò subito nelle calde coperte e quella notte sognò di nuovo il suo nuovo mondo parallelo,sempre vedendo l’uomo misterioso e non riuscendo ad identificarlo. Il sogno ritornò abitualmente per molte notti e,inizialmente,Toni sembrava trarne giovamento in continuazione,così come di conseguenza n’otteneva Lucia,ma era solo il preludio della fine vicina. Difatti l’operaio,di giorno in giorno,si faceva sempre più nervoso,come ossessionato da quella figura umana che scorgeva sbiadita nei suoi magnifici sogni,come a rovinarli. E Toni fu tormentato a tal punto che un mattino decise di assentarsi dal lavoro per rimettersi a dormire:non era stanco,no!voleva solo scoprire quale volto si celava dietro quell’ombra. Ma non lo scoprì. Perciò in fabbrica non ci andò neppure il dì seguente e nemmeno quello dopo, a vantaggio di lunghi sogni che abbandonarono il sonno per entrare nella sfera dei vivi:sognava,e si dimenticava di vivere. Lo licenziarono. Lucia non sapeva che fare,amava troppo il marito per vederlo in quelle condizioni di perenne stato vegetativo:gli consigliò di far visita al medico di famiglia,ma Toni,preso com’era dal suo enigmatico cruccio, non la ascoltò nemmeno. Lucia era stanca e un giorno freddo di novembre,esattamente quarant’anni dopo la morte del padre di Toni,decise di dirlo al marito. Lo cercò per casa e lo trovò addormentato sul divano.Lo svegliò. Non l’avesse mai fatto. Toni stava facendo progressi nelle sue indagini e quel giorno di novembre era ormai giunto alla soluzione del mistero:bastava girare quell’albero, laggiù e tutto sarebbe stato svelato…”eccolo,ci sono…Lucia! Era lei!” ”No,non è lei,Toni…ti ha solo svegliato!”. Ma questo Toni non lo capì:una rabbia irrefrenabile gli montava nel cuore verso colei che gli aveva distrutto ore di infaticabile ricerca…”Perché l’hai fatto?!?”, gridava Toni,”Perchè?”. Ma Lucia non poteva più rispondere,avendo perso il soffio della vita sotto la stretta delle poderose mani del marito,che le straziarono il collo fino all’ultimo rantolo. Toni mollò la presa. Vide Lucia accasciata sul pavimento,come suo padre quarant’anni addietro. Andò in bagno,si guardò le mani e il viso:di colpo si rese conto della nefandezza che aveva commesso,soltanto l’ultima,ma la più grave,della sua monotona esistenza. Si guardò di nuovo in viso:i suoi cinquantasette anni gli parevano essere millenni…non si riconosceva più.Non era lui,non poteva esserlo. Non sarebbe più potuto esserlo da allora in avanti,anzi,non sarebbe più potuto essere e basta. Aprì il cassetto dei medicinali e ne estrasse una scatola di quei sonniferi che tanto l’avevano aiutato nelle sue recenti ricerche. Si guardò un’ultima volta allo specchio,poi prese un bicchier d’acqua e qualche pillola,tante quante ne occorrevano per raggiungere la moglie. Poi Toni tornò vicino al divano,si sdraiò a terra e prese per mano la moglie…chiuse gli occhi…ecco di nuovo il paradiso che tanto lo aveva allietato in vita…era con la moglie,Toni…ma non erano soli:s’avvicinò l’uomo del sogno…Toni lo osservò bene, lo guardò negli occhi,lo abbracciò: era il viso che aveva visto per l’ultima volta quel freddo giorno di novembre di quarant’anni prima…