La Chiesa ferita e sporca che piace a Francesco
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La Chiesa ferita e sporca che piace a Francesco
La Chiesa ferita e sporca che piace a Francesco «Dobbiamo starcon la gente, le sue lcri e, le sue gioie» L'ANALISI di MAURO ZUCCHELLI è la frustata contro l'ossessione del potere («anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all'immagine sociale della Chiesa»). C'è l'uppercut contro il «cancro della corruzione», c'è l'attacco contro lo sfruttamento sul lavoro («dev'essere con dignità»), c'è l'incoraggiamento a «mantenere un sano contatto con quel che la gente vuole, le sue lacrime e le sue gioie». Ma forse niente fotografa lo spirito della visita di papa Francesco in Toscana meglio di una scena da nulla nella cattedrale di Prato. Il pontefice, in mezzo a centinaia di mani da stringere, vede un'accoppiata di bambini: chissà quante volte i genitori li avranno catechizzati, state composti e fate ammodino. Lui, come se fosse nient'altro che il nonno, li chiama: venite. Eccoli in un abbraccio fuori copione. Quando il pontefice ripasserà lì davanti a loro, saranno i bimbi a scappare a cercarlo: vieni qui. In duomo a Firenze ci penserà un altro ragazzino a sbucare all'improvviso al di là delle transenne e ad arrivare da papa Francesco facendo impazzire il servizio d'ordine. Quasi quanto riesce a fare lo stesso pontefice, che mentre va verso la Ss. Annunziata fa fermare tutti e, fuori programma, se ne va a salutare volontari della Misericordia e disabili. Del resto, anziché sull'auto ammiraglia da corpo diplomatico Ber- goglio esce dallo stadio di atletica a bordo di una Golf e, adesso che l'Isis mette su YouTube il vessillo nero su San Pietro, fa smontare la papa-mobile e toglie la pesante schermatura dei vetri anti-proiettile: il modello di ieri era praticamente senza diaframma fra Francesco e la "sua" gente, salvo un parabrezza anti-pioggia. La fede ai tempi dei selfie C'è da perdere il conto delle inquadrature- simbolo fuori dai canoni. Ad esempio, la "notte bianca" spontanea inventata dai negozianti pratesi per accompagnare la veglia dei giovani. Ad esempio, il silenzio doc per qualche attimo sugli spalti dello stadio, neanche ci fosse Pepito Rossi sul dischetto del rigore contro la Juve all'89' nel match-scudetto, e poi a fine messa quel tifo da rockstar: la fede ai tempi del selfie, eccola nella folla di smartphone che spuntano dappertutto, anche nelle mani dei preti. Ad esempio, lo scherzo che il pontefice, chianian- dola "papessa", fa alla responsabile della mensa dei poveri. Ad esempio, le storie di vita vera che Bergoglio scopre in San ta Maria del Fiore: come una coppia di sposi ciascuno con un matrimonio fallito alle spalle o colme un ex ragazzo albanese arrivato con i barconi e ora parroco a Campi Bisenzio. Altro che il rito di farsi baciare l'anello inginocchiati, è Francesco ad alzarsi e andare incontro agli interlocutori per abbracciarli. Proprio dall'odissea di don Bledar Xhuli («a 16 anni canipavo sotto i ponti del Mugnone, mi ha salvato un prete che mi ha accolto come unfiglio» ), ilPapapescain don Giancarlo Setti uno di quei "san ti della porta accanto" che gli piacciono tanto. Anche l'altro esempio che fa capolino a braccio non è un fine teologo bensì un prete di strapaese: è don Camillo «in coppia con Peppone». Ha la faccia di Fernandel e vive solo nei film, però ben rappresenta il «pastore che conosce l'odore delle sue pecore», secondo una definizione-cult della nuovafraseologiapapale. Non crediate che siano solo bozzetti e aneddoti. Adesso che papa Bergoglio è alle prese con labattaglia campale con la curia che difende privilegi e incrostazioni di potere, torna a insistere sull'idea di una «Chiesa in uscita dalle sacrestie»: e uscire dalle mura vaticane lo rafforza, umanamente e politicamente. Non dev'essere un caso se in questa giornata toscana - e da ultimo nel saluto del cardinal Betori - si è sentita rimbalzare ovunque la parola «grazie» dei fedeli a quell'uomo vestito di bianco, che sembra voler rifuggire dalle insegne del potere papalino: grazie per quel che fai per rinnovare la Chiesa, per salvarla dal baratro. Niente nostalgia canaglia L'abisso è la società di oggi da contrapporre a quand'eravamo tutti inquadrati all'ombra del campanile? Per niente: Bergoglio non si gira a rimpiangere la cristianità del tem- po che fu, al contrario guarda al futuro. Destinato ai giovani: «Non guardate dal balcone la vita». Stavolta l'attacco alla curia non è frontale, salvo una frecciatina quando elenca le tentazioni della Chiesa («ve ne dirò solo due, non le 15 di cui ho parlato alla curia»). grapparsi a «conservatorismi o fondamentalismi» perché la dottrina cristiana «non è un sistema chiuso incapace di generare domande ma è viva, sa inquietare». Infine: «Dovunque voi siate, non costruite mai muri né frontiere ma piazze e ospedali da campo». Serve qualcosa di più? «Meglio una Chiesa ferita» «Lo ripeto: preferisco - aggiunge - una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni». Poi: «Nel dialogo si dà il conflitto, non dobbiamo né temerlo né ignorarlo ma accettarlo». Di più: «Dio protegga la Chiesa italiana da ogni surrogato di potere, d'immagine, di denaro: la povertà evangelica creativa accoglie, sostiene ed ricca di speranza». E ancora: di fronte ai guai dell'oggi non serve ag- Il pontefice avrà tre milioni di followers su Twitter ina non pensa che guidare la Chiesa significhi avventurarsi in un wrestling di polemiche con la nomenklatura vaticana a colpi di omelie o di tweet. Quel che fa sotto l'enorme cupola "impossibile" di Brunelleschi è disegnare una idea (possibile?) di Chiesa: un nuovo umanesimo cristiano da fondare qui nella patria del Rinascimento. il vangelo sostituito Chi la immagina come una risposta soft forse non s'è accorto che Bergoglio è qui nella data in cui la Chiesa celebra san Leone Magno, un papa-monumento nella crisi di civiltà dell'Impero romano. Non è tutto: nella messa celebrata allo stadio sparisce la pagina delle Sacre Scritture prevista dal calendario liturgico ed ecco che compare il brano evangelico in cui Pietro, dopo aver riconosciuto Gesù come Figlio di Dio, si vede affidare dalle mani di Cristo la guida della Chiesa. E chi, in curia, ha orecchi per intendere intenda: Francesco non si sente l'amministratore delegato della Chiesa spa con un pool di porporati-azionisti da tener buoni, si sente il Papa. Palla al centro, si ricomincia da qui. ©RIPRODUZIONE RISERVATA