I costumi - Istituto Comprensivo n. 2 Quartu Sant`Elena

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I costumi - Istituto Comprensivo n. 2 Quartu Sant`Elena
I costumi tradizionali
di Quartu Sant‟Elena
• Dalle interviste agli anziani che ancora ricordano come fosse
l‟abito tradizionale indossato nei giorni feriali e in quelli di
festa e dalle notizie ricavate dalla letteratura antica e recente
che si è interessata al nostro costume, si capisce che non esiste
un solo costume quartese ma esistono alcuni modelli ai quali si
fa riferimento.
• Tra questi modelli ci sono delle differenze dovute alle
preferenze personali, alle possibilità economiche, al rispetto
della classe sociale
a cui si apparteneva, alla cucitura
artigianale (cuciti a casa) che rendeva gli abiti sempre un po‟
diversi fra loro.
• L‟abito tradizionale a cui in genere si fa riferimento è l‟abito
ricco o da sposa, composto da gonna e grembiule rosso con
balza in broccato e giacchina nera: is pannus arrubius.
• Questo abito ricco, in realtà non era il più diffuso perché poche
donne si potevano permettere il lusso di indossarlo e di
possederlo.
La maggioranza delle donne usava l‟altro abito, su bistiri de
abodrau, che appunto era il più usato dalle quartesi. Esso
veniva usato sia come abito giornaliero che come abito buono,
anche dalle benestanti che utilizzavano stoffe pregiate e
guarnizioni preziose.
• Di uomini vestiti in abbigliamento tradizionale, bistius
a crazzas se ne trovavano pochi già dai primi del „900;
la maggioranza indossava l‟abito di tipo moderno:
pantaloni, camicia, gilet, giacca.
Su bistiri de abodrau
• Quest‟abito, che era il più usato a Quartu, veniva indossato
per la prima volta il giorno in cui le ragazze uscivano in
pubblico con le amiche (bessiant a bagadias).
• Il termine “abodrau” può derivare dal tessuto della gonna
che veniva prodotto a Bordeaux, oppure può significare
“bordato”, in quanto c‟era l‟abitudine di orlare con una
fettuccia di vario colore la parte inferiore della gonna, o
ancora può indicare un tessuto a righe verticali (bordatino).
• La gonna, “gunnedda de abodrau”, era lunga sino alle
caviglie, era plissettata, a strisce verticali rosse e blu; in
mezzo, tra ogni striscia rossa e blu, c‟era un sottile filo
bianco. Il colore che si notava di più nella gonna era il rosso,
il blu in caso di lutto.
• La gonna veniva protetta e ornata sul davanti da un
grembiule “pann‟e ananti”o “deventali” di svariati colori o
tessuti; se veniva usato per i lavori domestici era di tela bianca
o di altri colori; se indossato per uscire o per cerimonie, poteva
essere di seta con disegni pregiati e bordure ricamate.
• Sotto la gonna si usavano una o più sottogonne, spesso di tela;
le mutande furono utilizzate solo nei primi decenni del „900 ed
erano bianche a gambaletto.
Le scarpe erano nere; solo in caso di abbigliamento elegante
potevano essere ricamate sul dorso o di velluto nero (is
buttineddus de spigoni)
• La parte superiore dell‟abito era composta da una camicia
bianca, con una grande scollatura, chiusa da bottoni d‟oro o da
spilli; le maniche sbuffate e lunghe terminavano con polsini
ricamati e così pure il colletto se indossaato per uscire o per
cerimonie; se la camicia veniva indossata per le faccende
domestiche il colletto era liscio, tipo coreano (zughittu),
• A unire “su cossu” alla gonna, nell‟abito importante, c‟era una
fascia “sa fasc‟e cintrosciu o lazzada”, che avvolgeva la vita.
• Sulla camicia si indossava il corsetto, “su cossu”, di svariati
tessuti e colori, dal verde al rosso, dal broccato al raso, al
velluto, alla tela a seconda dell‟uso; esso era aderente, aperto
sul davanti, con spalline strette e scollatura fin sotto il seno;
dietro era dritto e corto.
• Sopra il corsetto, sulle spalle, si indossava un fazzoletto, “su
muccador‟e petturra”, di varia grandezza, di vari colori o
anche bianco; lo si utilizzava soprattutto per uscire senza la
giacchina o “spenseru”.
• La giacchina, “spenseru”, era aderente e corta sopra la vita;
dietro dritta, davanti a punta smussa; era senza colletto, con
maniche a V, maniche strette e lunghe sino ai polsi con sbuffi e
volant all‟altezza del gomito. Il colore della giacchina era
spesso viola-vinaceo o marrone, con disegni dello stesso colore.
• La testa della donna era coperta da un fazzoletto “su
muccadori”, di vari colori e tessuti che dipendevano dal tipo di
vestito; nell‟abito giornaliero e per i lavori domestici era
semplice e ripiegato sul capo, spesso di tela bianca; nelle
occasioni importanti poteva essere in seta con colori e disegni
ben intonati a “su spenseru” o a “sa baschina”, allacciato sotto il
mento o lasciato ricadere sul petto.
• Per indossare meglio il fazzoletto e per raccogliere i capelli si
usava una cuffia, in genere nera, o una fascia di velluto o seta
nera a forma di fiocco, “su froccu”, più o meno ricamata, messa
sulla parte anteriore del capo che ricadeva sulle orecchie con
frange dorate.
Is pannus arrubius
• Per le festività importanti e quando le signore
svolgevano la funzione di “priorissa”, indossavano un
abito ricco e bellissimo: is pannus abbubius.
• Questo abito se lo potevano permettere solo le persone
ricche; infatti intorno al 1910/20, in città si contavano al
massimo una quarantina di “pannus arrubius”; il nome
di questo costume deriva dal tessuto rosso della gonna; se
la balza della gonna e del grembiule era di broccato, si
chiamava “de brocau o de brocau bonu”. Le sarte
quartesi confezionavano “is pannus arrubius” anche su
richiesta di persone di altri paesi e utilizzavano tessuti
pregiati e rifiniture preziose.
• Il capo della donna che indossava “is pannus arrubius” era
coperto da una cuffia nera e da un velo di tulle bianco; la
camicia bianca era ricamata e si insìdossava sulla pelle; il
corpetto “su cossu” è in broccato, talvolta con fili d‟oro.
• La giacchina, detta “sa vellada”, era in velluto nero, aderente,
con maniche al gomito dove si applicavano “is sigureddas” o “is
prafallissus” che sporgevano all‟esterno e ed erano a forma di
scure o di volant.
• Anche in questo abito è presente il fazzoletto al petto e la fascia
che teneva stretta la gonna.
• La gonna, lunga sino alle caviglie, era in velluto o in panno
rosso, a pieghe larghe con balza di varia altezza in broccato,
broccatello o damasco.
• Il grembiule, di varia lunghezza, riprende quasi sempre i colori
e i tessuti della gonna; sotto il grembiule c‟era la tasca,
anch‟essa confezionata con tessuti pregiati.
• La sottogonna, le calze, il nastro celeste, verdino o rosa e le
scarpe, quasi sempre in broccato nero, completavano l‟abito de
“is pannus arrubius”
• Con “is pannus arrubius” le donne quartesi utilizzavano
numerosi e preziosi gioielli:
• Uno dei più preziosi è “s‟agull‟e conca”, una margherita in
filigrana d‟oro che si utilizzava come fermaglio sopra il velo e
il fazzoletto da testa o anche sulle spalle.
• Un‟altra spilla che si appunta sul petto è “sa broscia”, a forma
di rosa, mentre “is buttonis de or‟‟e peturra” sono dei bottoni
con la parte centrale in rilievo a torretta in cui è incastonata
una pietra preziosa, il granato.
• Alle orecchie le donne usavano “is arrecadas”, gli orecchini,
anch‟essi in filigrana d‟oro, di diverse forme.
• Al collo le donne portavano “sa cannacca”, la collana che
prende nomi diversi a seconda della forma degli elementi che la
compongono, o “su ghettau o giunghigliu”, una collana molto
lunga che si ferma sul petto e forma due semiceerchi.
• Un gioiello molto prezioso è “su lasu”, che viene appeso al collo
con un nastrino nero; è in filigrana d‟oro con pietre più o meno
preziose ed è composto di tre pezzi che si possono portare uniti
o separati. Il pezzo più alto ha la forma di un fiocco, “su
froccu”, il pezzo che sta in mezzo si chiama “su dominu”, il più
in basso si chiama “su pendenti”.
• Le donne quartesi portavano tanti anelli, “aneddus”, che nella
parte superiore hanno incisa una lettera o dei disegni in
rilievo. La fede non aveva il significato che ha oggi, cioè del
matrimonio,
L‟abbigliamento popolare
maschile
• Già dai primi del „900 di quartesi vestiti in costume
tradizionale, “bistius a crazzas”, ce n‟erano pochi, la
maggioranza indossava un abbigliamento di tipo “moderno”
composto da pantaloni, giacca, camicia e gilet.
• Gli uomini “bistius a crazzas”portavano un copricapo, “sa
berritta”, a forma tronco-conica di varia lunghezza, spesso
tenuto fermo da un fazzoletto sulla fronte.
• La camicia era di tela bianca, con maniche sbuffate e lunghe,
con polsini e colletto semplici o ricamati a seconda delle
occasioni in cui l‟abito veniva indossato; la parte davanti, il
pettorale della camicia, “lo sparato”, poteva essere liscia o
ricamata.
• Sulla camicia si indossava un corpetto, ”cropettu”, corto alla
vita, di velluto, di orbace o anche di broccato a seconda
dell‟uso.
• “Is ragas” o “arrodinu” è una specie di gonnellino corto, a
pieghe larghe, di colore nero in orbace o panno, tslvolta con
bordure rosso-vermiglio o nere.
• Sotto “is ragas” si indossavano pantaloni di tela bianca con
gamba corta, lunghi fino a metà polpaccio, che venivano
fermati con fettucce e ricoperti fino al ginocchio da gambali.
• I gambali, “crazzas” coprivano le gambe dal dorso del piede al
ginocchio, erano in orbace o panno nero e venivano stretti
sopra o sotto il ginocchio da fettucce o da fazzoletti di vario
colore o da lacci in pelle, “corrias”.
• La vita era avvolta da una cintura, “carrighera”, in pelle, che
poteva essere larga e lavorata o stretta con guarnizioni sul
davanti in broccato o in velluto.
• L‟abbigliamento maschile era completato da diversi soprabiti:
“su saccu de coberri”, grosso mantello con cappuccio , formato
da pezze di orbace cucite insieme, “su sereniccu”, cappotto in
panno o orbace nero o marrone, lungo sino a mezza coscia, con
maniche larghe e bordature nell‟apertura sul davanti e sulle
maniche; “sa best‟‟e peddi o stapeddi”, un abito smanicato con
spacchi laterali e aperto sul davanti senza bottoni e con una
grande scollatura.
• L‟abito era completato talvolta da una catena d‟oro o d‟argento
nel corpetto, da un fazzoletto che sporgeva dalla cintura o
dalle tasche o solo da un coltellaccio. Il colletto della camicia
dell‟abito della festa era, in genere, chiuso utilizzando bottoni
in filigrana d‟oro, “is buttonis”, simili a quelli usati dalle donne.
• Il corpetto era completato da “su cadenazzzu”, la catena, a cui
erano appesi di solito l‟acciarino o l‟orologio.