kasabian - ITALYROCKLIVE

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CONTRATTO
SOCIALE
ANTEPRIMA:
CONTRATTO SOCIALE
Parto subito chiedendoti di presentarvi ai lettori di Note Live
Contratto Sociale GNU-Folk è un gruppo di 8 elementi che nasce a Lucca l’8 luglio del
2000, ma che arriva ad una certa stabilità di formazione solo nell’autunno del 2004, con
piccoli cambi di formazione negli anni successivi.
Da quel momento in poi inizia il nostro vero percorso composto dall’intreccio delle singole esperienze dei componenti, tutti provenienti da realtà musicali diverse, dal quale
è nata la reinterpretazione dei pezzi pre-esistenti e la scrittura di una ventina di pezzi
nuovi. Parallelamente a questa riorganizzazione si apre un periodo di intensa attività live
che li vede girare la Toscana in compagnia di un impianto messo insieme con i rimborsi
spese dei concerti e i loro risparmi.
Il nostro intento primario è costruire, attraverso canzoni nuove e vecchi brani popolari, una nuova musica popolare, che sia specchio del mondo globalizzato ed elettrico,
affiancando sonorità e strumenti della tradizione internazionale alle così dette “nuove
musiche popolari” quali reggae, rock, punk-rock, etc…
Il nostro interesse principale è la critica e la sperimentazione continua che spinge i vari
elementi, di diverse culture musicali, a cercare qualcosa di veramente unificatore, un
vero e proprio contratto sociale, appunto, che leghi il progetto in un’unica forma espressiva, che sia unitamente composto di lotta politica e che dia parola agli universi che non
hanno capacità mediatiche per esprimersi.
I Contratto Sociale Gnu_Folk sono:
Kiko: voce, fisarmonica & tin whistle, Giovvi: chitarra acustica & cori , Il Chicca: basso,
Fonello : batteria & percussioni, Il Bandoni: chitarra elettrica & chitarra acustica, Diego:
banjo & mandolino & chitarra elettrica & chitarra acustica, Steppia: sound engineering
& recording, Cobra: violino, Chiarina: manager, mamma, prolissità.
Qual’è la genesi del vostro nome d’arte?
Il nome originale era Contratto Sociale senza l’aggiunta della dicitura Gnu_Folk. È nato il
giorno della fondazione del gruppo sul Baluardo delle Mura sopra Piazzale Verdi. Giovanni voleva chiamare il gruppo Contatto Sociale, per sottolineare la volontà di spingere la nostra musica verso un certo tipo di tematiche, ma Kiko suggerì di cambiarlo in
Contratto Sociale prendendo a modello l’opera di Rousseau che, nel cuore della nostra
adolescenza, era un vero e proprio libro fondamentale.
Poi naturalmente con il passare degli anni e dei membri che si alternavano, o prendevano semplicemente il posto di altri, è nata l’esigenza di rinnovare il nome rendendolo
più simile a quello che eravamo noi tre anni fa. Abbiamo quindi aggiunto Gnu_Folk su
suggerimento di Steppia che all’epoca rompev… ops, parlava sempre di Linux e del
software libero. Sull’onda di questa filosofia abbiamo aggiunto Gnu_Folk. Infatti, GNU è
una licenza per software inventata perché questo possa essere distribuito liberamente a
chiunque lo voglia utilizzare, proprio come la vecchia musica popolare.
Come componete i brani?
Dipende, ognuno ha il suo metodo, la sue peculiarità. Chi scrive prima la musica poi il
testo, chi viceversa. La questione più importante è però l’arrangiamento. Infatti, quando una canzone esce dal laboratorio personale diventa patrimonio di tutti ed ognuno,
come si dice a Lucca, la rivolta come un calzino. Cerchiamo, di mettere tutti il proprio
contributo, di creare da quell’idea iniziale fatta da voce e chitarra, un insieme di suoni
che si amalgami con il testo nel modo più naturale possibile. L’obbiettivo è fare in modo
che il contenuto di ciò che cantiamo si sposi contestualmente a ciò che suoniamo perché si muovono nella stessa direzione o per tutto il contrario. Ad esempio abbiamo un
pezzo un testo che racconta la situazione palestinese che viene cantato su delle note di
ispirazione yiddish, cioè appartenente alla tradizione ebraica.
I testi ricoprono un ruolo importante sconfinando nei cosiddetti testi “politicamente impegnati” Come nascono i testi?
I testi sono un vero e proprio cavallo di battaglia per noi. Quello che raccontiamo è un
tentativo di dare voce alle storie che non hanno risonanza perché non fanno notizia nei
media, ma cambiano comunque la vita di chi le vive. Sono storie di lotte quotidiane,
spesso segnate sofferenza, ma anche cariche di passione e voglia di riscatto. Storie di resistenza di ieri, di oggi e di domani. Quindi i testi nascono quando leggiamo, ascoltiamo
o vediamo una storia che ci commuove, che ci appassiona, che vogliamo condividere
col mondo perché tutti possano scegliere di supportarla o quantomeno di non restare
indifferenti.
La musica cantautoriale italiana sta soffrendo da anni l’arrivo di gruppi musicali
Pop di grande impatto scenico ma a volte, di poca sostanza artistica. Che idea ti sei
fatto e come sarà il futuro della musica d’autore italiana?
La musica cantautoriale italiana è stata la prima all’interno della quale siamo cresciuti.
Il problema è capire se è in crisi o se sta semplicemente cambiando inseguendo i gusti
della gente. Capire poi se questo è artisticamente un bene o un male forse non ha molto
senso dirlo. Molte innovazioni o cambi di rotta hanno fatto storcere la bocca a tanti
addetti ai lavori. Il problema è che la musica, l’arte e la cultura in generale sono in uno
scambio continuo con la società ed è
in questo scambio vicendevole che si
formano i gusti. Se oggi “sta vincendo”
un certo tipo di musica, forse questo è
dovuto anche alla società stessa, quindi
è merito/colpa di noi stessi. Se qualcosa
può cambiare lo deve fare prima in noi, il
futuro della musica d’autore italiana sarà
il riflesso della futura società italiana.
Speriamo in bene.
Quali sono i gruppi dai quali trai ispirazione?
Sicuramente la musica cantautoriale
italiana (Guccini e De’ André principalmente), ma poi Clash, Pogues, I Gang, Ramones,
Gogol Bordello, Bob Marley, Manu Chao, Las Negras Vertes e Boris Vian. Poi fondamentalmente cerchiamo di ascoltare e trovare idee anche nella musica popolare vera e
propria, nelle sue ballate, polke, gighe, danze e reel.
Naturalmente per noi è anche importante il confronto con i gruppi italiani della scena
Folk (e Combat Folk), da ognuno possiamo imparare e prendere spunto, questo genere
musicale è molto particolare ed ha un vivace sottobosco di gruppi con idee interessantissime come La Casa del Vento, Rein, Famiglia Rossi e Les Anarchistes, al di là dei già
famosi Modena City Ramblers o Banda Bardò
Qual’è secondo te la caratteristica che vi distingue maggiormente rispetto agli
altri?
Ogni gruppo che si approccia alla musica popolare cercando di attualizzarla si trova di
fronte alla difficoltà del decidere il modo in cui farlo. In Italia, ogni band che suona questo tipo di musica ha la particolarità di reinterpretarla in modo totalmente diverso da
quello degli altri. Noi stessi passiamo, a seconda delle intenzioni e di ciò di cui parliamo,
da pezzi molto rock a più folk, dal distorto all’acustico. Forse è proprio questo mix di sonorità un nostro marchio di fabbrica. Chi viene a sentirci in concerto è come se assistesse a diversi tipi di musica popolare racchiusi una volta dal punk, una volta dal reggae,
lo ska e così via. Può infatti capitare che in un pezzo il violino parli d’Irlanda, mentre in
quello dopo la fisarmonica sembra percorrere i Balcani, come la chitarra acustica può
essere preminente su quella elettrica e viceversa.
Riusciresti a descrivere le sensazioni che secondo te dai al pubblico che ti ascolta?
Chi segue un nostro concerto si diverte e ha la possibilità di ballare, quello che speriamo
è che non si limiti a questo, ma possa anche riflettere, ritrovarsi in una canzone o scoprire qualcosa che non sapeva, o magari dire a noi qualcosa che non sapevamo una volta
scesi dal palco! Come la vecchia musica popolare anche la nostra racconta storie o fa
muovere i piedi, come quella dei nostri nonni, ma la nostra ha forse più amplificatori e
distorsori.
Qual’è stata l’esperienza più bella che hai vissuto come musicista?
A livello di concerti forse il momento più bello è stato il concerto del Musica W Festival
di Castellina Marittima, sullo stesso palco dove i Gang avevano suonato l’anno prima.
È comunque difficile stabilire un ordine di bellezza delle esperienze, perché suonare live
ha sempre un sapore diverso e lega chi è sul palco ogni volta in un nuovo modo. Forse
l’esperienza più bella deve ancora venire, passeggiare per strada e sentire qualcuno che
fischietta un tuo pezzo.
La vostra canzone “il Vampiro” è supportata da un ottimo videoclip. Ci puoi dire
com’è stata la vostra prima esperienza da attori musicali?
L’esperienza è stata ottima, abbiamo lavorato con un bel team. Il regista Mirko Malavolta ci ha messo a nostro agio e ha fatto un gran bel video. È stato divertente vederci nei
panni di attori, specialmente la giornata dove abbiamo girato noi è stata un’esperienza
nuova che ci ha fatto sentire dei veri professionisti alle prese con la propria promozione.
Oggigiorno per avere maggiore chance di suonare nei locali od ottenere collaborazioni con case discografiche sia indispensabile avere come biglietto da visita dei
videoclip a supporto delle canzoni?
Il videoclip è sicuramente uno strumento in più che un gruppo può utilizzare per promuovere la sua immagine, però il video in se non basta. Deve essere inserito nei canali
giusti, deve avere una produzione che lo promuova e che prenda contatti. Un buon
biglietto da visita non serve a niente se lo tieni in tasca o lo dai a due o tre persone.
Quali saranno i prossimi impegni?
Stiamo organizzandoci per suonare nei prossimi mesi. Sicuramente faremo qualcosa
con il Pisa Folk Fest che è in fase di stesura del programma, ma l’impegno più grande
sarà prendere il via con l’arrangiamento di dieci pezzi da inserire nel nostro primo disco
ufficiale. Ci aspetta un periodo di lavoro intenso, ma che ci porterà a far uscire la nostra
prima pubblicazione con con un numero di pezzi superiore ad un ep.
Per sapere cosa faremo basta seguirci su:
www.contrattosociale.it
facebook: www.facebook.com/contrattosocialegnufolk
myspace: myspace.com/contrattosocialegnufolk.
Per scriverci o avere i nostri ep: [email protected]
Grazie per l’intervista e complimenti per il tuo progetto. Note Live è con voi!
KASABIAN
Sold-out le due date di Febbraio
E a Luglio suoneranno al Lucca Summer Festival!
Inarrestabili Kasabian: dopo il sold-out del concerto di Roma anche Padova realizza uno
strepitoso tutto esaurito. E nel frattempo è ufficiale la data al Lucca Summer Festival 2012:
15 Luglio.
• la data di milano di novembre è andata velocemente sold-out
• tour europeo ovunque esaurito
• 3 date alla O2 arena di londra, tra cui uno speciale concerto il 31 dicembre in diretta
mondiale sul canale ufficiale di YouTube della band
• hanno esordito con l’album Velociraptor al n°1 in uk
• il singolo “days are forgotten” è una hit anche in Italia
• adesso anche le due date italiane di febbraio sono sold-out (non saranno disponibili
biglietti in vendita in cassa il giorno del concerto)
VENERDI’ 24 FEBBRAIO 2012
ROMA – ATLANTICO LIVE
Via dell’Oceano Atlantico, 271
SOLD OUT!
Apertura porte Ore: 19.30 - Inizio Concerto Ore: 21.00
SABATO 25 FEBBRAIO 2012
PADOVA – GRAN TEATRO GEOX
Corso Australia, 55
SOLD OUT!
Apertura porte Ore: 18.30 - Inizio Concerto Ore: 21.00
Dopo lo scioglimento degli Oasis il pubblico internazionale amante dei suoni provenienti
dall’Inghilterra è stato conquistato da quelli che da sempre sono stati indicati come gli
eredi naturali dei fratelli Gallagher. Il nome che prima di tutti si è imposto all’attenzione del
pubblico sono stati i Kasabian, la celebre band di Leicester attesissima al varco del quarto
album, Velociraptor, uscito per Sony Music il 20 settembre, già definito come il disco rock
dell’anno!
Velociraptor è un grande disco rock, il più atteso dell’anno, e presenta i Kasabian in forma
smagliante: il primo singolo, Days are Forgotten, sta avendo infatti un grande successo
sui network radiofonici. La band ha rilasciato un’intervista alla bibbia del rock inglese NME
dove definisce il nuovo disco un “urlo primordiale”. Queste le parole del chitarrista Sergio
Pizzorno: “The album has a lot of raw, primal screaming. It has to be shouted that word. It
has to be shouted.”
La forza dei Kasabian il pubblico italiano ha imparato a conoscerla per bene dapprima con i
suoi concerti sold out di Milano, Bologna e Treviso, poi con i concerti a supporto di Muse (a
San Siro davanti a 62mila persone) e poi ancora con gli U2 a Torino nel 2009.
La consacrazione live definitiva per la band capitanata da Sergio Pizzorno (chitarrista di
chiare origine italiane) è giunta ad inizio settembre 2011 quando erano, con Arctic Monkeys, la band più attesa dell’I-day Festival di Bologna, una esibizione di fronte ad oltre
12mila persone.
Velociraptor è il quarto episodio della storia dei Kasabian, il disco più importante ed atteso
della loro carriera, da cui si parla addirittura da gennaio 2010, quando uscirono le prime
dichiarazioni della band sul nuovo lavoro. Un’ attesa lunga, lunghissima per un capolavoro
rock 2.0. Dentro Velociraptor, prodotto dal genio hip hop/funk Dan The Automator, troviamo il ritmo robotico e claustrofobico del kraut rock, gli anni ’70 con la loro psichedelia,
il rock degli anni 90, lo stile british delle melodie accattivanti anche quando si fanno più
aggressive e soprattutto una ricerca attraverso il pop, l’elettronica ed anche l’hip-hop che
va ben oltre le attese dovute ai precedenti album della band che contenevano singoli come
LFS, Club Foot, Reason Is Treason, Shoot The Runner, The Empire, Fire, Vlad The Impaler
ed Underdog, tutti brani entrati nelle playlist dei dj e delle radio più importanti del mondo
e in diverse colonne sonore di films o videogames.
Il loro precedente album, West Ryder Pauper Lunatic Asylum, terzo nella discografia della
band e secondo numero uno nelle classifiche inglesi, ha venduto quasi un milione di copie
nel mondo confermando la collocazione dei Kasabian ai piani più alti del rock britannico.
Oltre a procurare al nuovo decennio il primo vero inno da festival nelle fattezze del singolo “Fire” (un hit da Top 3 nelle charts inglesi), quel disco ha fruttato alla band una serie
quasi ininterrotta di premi e nomination: un premio come miglior gruppo britannico ai Brit
Awards, miglior album per la rivista Q, nomination al Mercury Prize, il riconoscimento di
miglior album agli NME Awards e altri ancora.
I Kasabian sono: Tom Meighan – Serge Pizzorno – Chris Edwards – Ian Matthews – Jay
Mehler
Sito web: www.kasabian.co.uk