15 gennaio 2015

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15 gennaio 2015
ANICA
15 gennaio 2015
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INDICE
ANICA CITAZIONI
15/01/2015 La Repubblica - Nazionale
Da Ammaniti a Sorrentino "Non togliete il fumo al cinema"
5
ANICA SCENARIO
15/01/2015 DailyMedia
Il cinema apre il nuovo anno con il botto di gennaio: grandi numeri per grandi film
8
15/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Sorrentino, Cronenberg & C.: dal set alle pagine
9
15/01/2015 La Repubblica - Nazionale
Jude e Mina, una coppia in cerca di purezza che finirà all'inferno
10
15/01/2015 La Repubblica - Torino
Jublin, un esordio targato "Banana"
11
15/01/2015 La Stampa - Nazionale
Italo, il cane eroe che conquistò Scicli
12
15/01/2015 Il Messaggero - Nazionale
Un genio di nome Stephen Hawking *
13
15/01/2015 Il Sole 24 Ore
Sulle tv locali va in onda la divisione rete-contenuti
14
15/01/2015 Il Messaggero - Ancona
Il cinema d'autorerinasce a San Giuseppe
16
15/01/2015 Il Fatto Quotidiano
Storia di un cecchino chiamato "diavolo"
17
15/01/2015 Il Fatto Quotidiano
Ideologia fa rima con esclusione
18
15/01/2015 Il Fatto Quotidiano
ZeroZeroZero, Saviano scrive la serie tv
19
15/01/2015 Il Fatto Quotidiano
Rosi il Gigante Noi mai come lui
20
15/01/2015 QN - Il Resto del Carlino - Rimini
CON L'ATTORE E IL REGISTATutto quello che il cinema non raccontasvelato da
Sergio Rubini e Veronesi
22
15/01/2015 Avvenire - Nazionale
ADOLESCENTI Così la tv li ha plasmati
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15/01/2015 ItaliaOggi
Per la tv 30 giorni d'oro: Sky +7,9%, Rai +6,9%, Mediaset +6,5%, La7 +4,7%
25
15/01/2015 MF - Nazionale
Con lo sprint di novembre il 2014 si chiude a 6 miliardi
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15/01/2015 Eco di Bergamo
Il Film Meeting riscopre i polizieschi di colore noir
28
15/01/2015 Il Mattino di Padova - Nazionale
Il film «Una nobile causa» ora si affida al crowfunding
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15/01/2015 La Sicilia - Nazionale
Italo, il cane adottato da Scicli fiaba nata da una storia vera
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15/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
La Shoah nelle immagini di Hitchcock
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15/01/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Jennifer Lopez La diva in un thriller: sul set a 45 anni mi sento più libera
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ANICA CITAZIONI
1 articolo
15/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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LA LETTERA
Da Ammaniti a Sorrentino "Non togliete il fumo al cinema"
NON vietate il fumo nei film e in tv». È l'appello firmato da NICCOLÒ AMMANITI, FRANCESCA ARCHIBUGI,
ROBERTO CICUTTO, UMBERTO CONTARELLO, SAVERIO COSTANZO, NICOLA GIULIANO, FILIPPO
GRAVINO, DANIELE LUCHETTI, MARIO MARTONE, ANDREA MOLAIOLI, ANTONIO MONDA, ENZO
MONTELEONE, GABRIELE MUCCINO, DOMENICO PROCACCI, ANDREA PURGATORI, LUDOVICA
RAMPOLDI, GABRIELE SALVATORES, PAOLO SORRENTINO, RICCARDO TOZZI, PAOLO VIRZÌ A
PAGINA 29 DA QUALCHE settimana circola un'idea che non sapremmo ancora se definire una proposta
normativa, a quanto pare nata da un gruppo di oncologi insieme al Codacons, e ripresa dal Ministro Lorenzin,
che auspicherebbe di controllare, limitare o addirittura vietare l'uso del fumo delle sigarette dei personaggi dei
film italiani. Per onestà va aggiunto anche che questa ipotesi, questo provvedimento paventato, viene
associato ad una serie di altri legittimi interventi indirizzati a contenere il danno del fumo negli spazi fisici:
litorali, spiagge, auto con bambini a bordo.
Noi non ci occupiamo di questi interventi, per molti versi sacrosanti, perché cerchiamo di dedicarci
modestamente al nostro lavoro che è quello di immaginare, scrivere e girare storie per il cinema. E a questo
specifico proposito, con grande franchezza, sentiamo di dover esternare il nostro stupore e la nostra
preoccupazione che ne possa venir fuori una norma che limiti in modo - scusate - davvero ridicolo la
possibilità di raccontare la vita delle persone nei film.
Peraltro questa ipotesi di norma, per fatale coincidenza, emerge proprio in giorni nei quali siamo tutti
scioccati da orribili eventi che feriscono a morte la libertà d'espressione, vicende che ammutoliscono e che
sembrano lontanissime da questa sciocchezza, ma che, a ben guardare, non sono poi così lontane. A
differenza di come si usa fare nelle trasmissioni politiche, all'invito di entrare nel merito, serenamente e a cuor
leggero, non entreremo nel merito. Non spenderemo parole per canzonare chi ritiene vi sia un nesso causale
tra i comportamenti reali e le suggestioni letterarie e cinematografiche. Non compileremo alcun elenco di
opere immortali che hanno contribuito a formare il sentimento della vita delle persone proprio per la loro
capacità e potenza di evocare qualcosa della natura umanae delle sue imperfezioni.
Non elencheremo nemmeno tutto ciò che di sconveniente, seguendo questa logica, andrebbe limitato o
vietato nei nostri racconti.
Vogliamo soltanto ricordare che tale iniziativa se destinata - ma speriamo di no - a diventare disegno di legge
dello Stato, chiamerebbe in causa questioni molto delicate: solo nella orribile tradizione degli Stati etici e/o
confessionali l'ordinamento giuridico determina i comportamenti privati degli essere umani trattandoli non
come cittadini ma come bambini da proteggere e da guidare. L'idea che un legislatore possa intervenire,
anche solo su un dettaglio, nelle vicende dei personaggi raccontati in un'opera, bella o brutta che sia, in
nome di una "missione pubblica", provoca più di uno scombussolamento nelle nostre convinzioni liberali. Il
cinema, la letteratura, l'espressione artistica in generale non rispondono e non dovrebbero mai rispondere ad
alcun indirizzo, anche il più onorevole, il più giusto, il più sano, il più edificante. Il racconto degli essere umani
arricchisce l'avventura dei nostri giorni e delle nostre notti non perché ci ammaestra su come vivere
salubremente, o perché ci consiglia cosa mangiare, come amare, come provare piacere.
Per queste cose il Ministero dovrebbe avere a disposizione mezzi e canali di comunicazione che magari
andrebbero resi più efficaci e moderni. Ma nulla c'entra con il cinema e con la letteratura.
Non chiedete ad un macellaio il sedano, perché vi verrà indicato un fruttivendolo. Al cinema e alla parola
scritta, si dovrebbe chiedere ed esigere altro, soprattutto di raccontare la gioia, il dolore, la grandezza, la
pochezza ed il mistero di cui siamo fatti.
ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
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E se per fare questo al nostro meglio sentiremo la necessità di inondare lo schermo di nuvole di fumo, come
di altre cose in fondo molto più disdicevoli, continueremo a farlo, perché questo è il nostro lavoro.
Vi pregheremmo dunque di occuparvi della salute pubblica e di una vita più decente, avanzando proposte e
soluzioni entro i limiti di uno Stato che non si incaponisca in modo tragicomico a contare la frequenza delle
accensioni e delle aspirazioni di una sigaretta in un film, in un libro, in un fumetto, in un'affissione stradale.
Fate i bravi, vi scongiuriamo, fate il vostro lavoro, mentre noi ce la metteremo tutta per fare al meglio
possibile il nostro.
Niccolò Ammaniti, Francesca Archibugi, Roberto Cicutto, Umberto Contarello, Saverio Costanzo, Nicola
Giuliano, Filippo Gravino, Daniele Luchetti, Mario Martone, Andrea Molaioli, Antonio Monda, Enzo
Monteleone, Gabriele Muccino, Domenico Procacci, Andrea Purgatori, Ludovica Rampoldi, Gabriele
Salvatores, Paolo Sorrentino, Riccardo Tozzi, Paolo VirzìNEL MONDO TATI UNITI Le scene con sigarette
nei film per tutti sono scese del 71,5% in 5 anni. Tre case cinematografiche Usa hanno un proprio manifesto
antitabacco 3EUROPA La convezione europea del 2003 vieta ogni pubblicità di sigari e sigarette, prodotti e
marchi in vista nelle produzioni televisive e cinematografiche ITALIA Il divieto di pubblicità in tv e nei film è del
'72 mentre quello di fumare nei cinema è del 2003: una direttiva lo vieta in tutti i luoghi chiusi aperti al
pubblico
IERI E OGGI Icone dello schermo con la sigaretta.
Dall'alto, James Dean in "Gioventù bruciata", Marilyn Monroe in una foto della mostra dell'attrice al Museo
Ferragamo, Toni Servillo-Jep Gambardella ne "La Grande Bellezza" di Paolo Sorrentino e Matthew
McConaughey, protagonista di "True Detective", serie di grande successo
Foto: DETERMINATA Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: chiede nuovi divieti sul fumo
ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
6
ANICA SCENARIO
21 articoli
15/01/2015
DailyMedia
Pag. 5
(diffusione:15000, tiratura:15000)
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Il cinema apre il nuovo anno con il botto di gennaio: grandi numeri per
grandi film
Il mese in corso si sta rivelando molto importante per il botteghino italiano, rivelando gennaio quale periodo
tra i più forti, anche rispetto a dicembre, per l'industria cinematografica. Un mese in cui l'offerta
cinematografica, ampia, variegata e di qualità, va a braccetto con il desiderio del pubblico di buon cinema,
che, grazie anche al passaparola ottiene risultati sorprendenti e a volte inaspettati. Facciamo riferimento in
particolar modo a American Sniper, ultimo film di Clint Eastwood costruito sulla storia vera di Chris Kyle, il
tiratore scelto più letale di tutta la storia militare degli Stati Uniti diviso tra Dio, patria e famiglia. La pellicola, in
sala dall'1 gennaio, ha incassato nel primo weekend 5.6 mln di euro per arrivare a superare, ad oggi, i 12
milioni. Sulla stessa cifra si attesta anche il risultato ad oggi di Si accettano miracoli di e con Alessandro Siani
- 7 milioni il primo weekend - in sala dal primo giorno del 2015. Molto buone anche le performance di titoli da
dicembre ancora nella top ten come l'ultimo capitolo de Lo Hobbit: la battaglia delle cinque armate con oltre
13 milioni e mezzo e il disneyano Big Hero 6 vicino ai 9 milioni ed anche i film, in odore di Oscar, come The
Imitation Game, che racconta la dolorosa parabola umana e professionale del matematico britannico Alan
Turing interpretato da Benedict, e Big Eyes, l'ultimo film di Tim Burton su una delle più leggendarie frodi
artistiche della storia. Grande attesa per i titoli in programma questo weekend, a partire dal blockbuster
Exodus, l'atteso film di Ridley Scott rilettura epica in 3d tratta dall'Esodo con Christian Bale e gli italiani
Hungry Hearts, premiato a Venezia, e Italo. Sempre made in Italy, dal 22 gennaio, Il Nome del figlio con
Valeria Golino, Alessandro Gasmann, Luigi Locascio, Rocco Papaleo e Micaela Ramazzotti di Francesca
Archibugi, già osannato dalla critica. L'ultimo weekend di gennaio poi sarà tra i più ricchi e interessanti della
stagione per offerta e varietà, un'occasione importante anche per gli investitori pubblicitari che potranno
usufruire di una gamma di titoli interessanti per diversi target ed età come Unbroken, il primo film che vedrà
Angelina Jolie dietro la macchina da presa, Italiano Medio, altro esordio, questa volta nostrano, di Maccio
Capatonda, molto atteso dai fan, ai film d'essai Gemma Bovery, con Fabrice Luchini, commedia ispirata alla
Madame Bovary di Flaubert eTurner, sulla vita del famoso pittore e, per tutta la famiglia, il terzo ed ultimo
episodio di Una Notte al museo 3, l'ultima pellicola che ha visto protagonista Robin Williams. Le aziende che
pianificheranno sul mezzo cinema in questa prima parte dell'anno saranno dunque sicuramente premiate da
ottimi risultati come anche chi guarda più avanti, all'intero 2015, che si preannuncia molto forte come non
capitava da un po' di anni.
Principali uscite
Principali uscite (x - xx mese) Titolo del film Titolo del film Titolo del film (15 gennaio) Exodus- Dei e re
Hungry Hearts La teoria del tutto
Box Office
Box Office
Incasso totale
1. film
1. American Sniper
2. Si Accettano Miracoli
3. The Imitation Game € xxxxxxxx € xxxxxxxxx 9/12 gennaio 2015 € 11.141.824 € 3.590.609 € 2.518.495
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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15/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 46
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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Registi che scrivono
Sorrentino, Cronenberg & C.: dal set alle pagine
Ciak, si scrive. La flotta di cineasti salpata verso la letteratura è sempre più folta. C'è Paolo Sorrentino in
Italia, premio Oscar l'anno scorso con la Grande bellezza e terzo classificato al premio Strega, nel 2010, con
la sua opera prima Hanno tutti ragione (Feltrinelli). C'è il settantenne David Cronenberg in Canada, regista di
oltre 20 lungo-metraggi, attore in quasi altrettante pellicole altrui, e finalmente debuttante l'anno scorso in
libreria con Divorati (Bompiani). Con il tedesco-colombiano Arango in Germania, si conferma dunque
l'irresistibile e reciproca attrazione tra autori (di libri) e autori (di film), una volta generalmente a senso unico:
erano gli scrittori a fornire trame agli sceneggiatori, impegnati a proiettare sul grande schermo quello che ogni
lettore immaginava nella sua testa. Personaggi, scenari, paesaggi.
È andata così per un altro intreccio di diaboliche menzogne: Gone girl , il romanzo di Gillian Flynn pubblicato
nel 2012 e adattato dalla stessa Flynn per il cinema, con il titolo L'amore bugiardo (libro tradotto da Rizzoli).
Arango vorrebbe un Fassbinder per dirigere il suo primo libro, ma non si sbilancia sull'interprete principale:
«Sottoporremo lo script a vari attori famosi». ( e.ro. ) © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Il canadese David Cronenberg (71 anni)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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15/01/2015
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 49
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Jude e Mina, una coppia in cerca di purezza che finirà all'inferno
Lei si mette in testa di aspettare un bambino "indaco", cioè speciale e così lo cresce esponendo il piccolo al
pericolo
PAOLO D'AGOSTINI
SBARAZZIAMOCI dell'argomentazione più ostica, e dell'imbarazzo della contraddizione che essa contiene.
Hungry Hearts ("cuori affamati": che titolo evocativo!)è un film davvero molto bello, ma è anche difficile e
duro oltre la misura alla quale il cinema ci ha abituati tendendo nella sua massima parte a una medietà di
compromesso tra richiesta di impegno e offerta di intrattenimento. Indigeribile e indigesto, proprio nel senso
che non si lascia consumaree via. Ferisce, lascia la sua traccia dolorosa.
Formidabile l'incipit. Nella toilette schifosa di un ristorante cinese di New York rimangono intrappolati un
ragazzo e una ragazza. Si è rotta la maniglia, dal cellulare lui rintraccia il numero del ristorante e chiama, ma
ci vuole un po' prima di farsi capire e soccorrere. Jude (Adam Driver) è un ingegnere che era entrato nel
ristorante probabilmente solo perché aveva bisogno della toilette. Mina (Alba Rohrwacher) è un'italiana che
dice di "lavorare per le ambasciate" e sembra una persona sola e sofferta. Quei minuti di convivenza forzata
e disagiata, niente di più lontano dalla promessa di qualcosa di bello, fanno scoccare una scintilla potente, un
riconoscersi ineluttabile. Basta questo inizio per farci capire che ci stiamo infilando in un film che non si farà
dimenticare.
L'amore scorre inevitabilee passionale senza conoscere ostacoli nella felicità precaria di una quotidianità
bohèmienne. Quando Mina riceve una comunicazione di trasferimento Jude, impetuosamente, la mette
incinta. Magrissima, anoressica, lei costruisce un castello di convinzioni granitiche e di granitici rifiuti. Già
persuasa durante la gravidanza di portare in grembo un "bambino indaco", votato ad essere speciale,
inseguirà dopo la nascita una mania di purezza incontaminata che avvelenerà le loro vite. Dolorosamente
diviso tra l'amore e la paura, tra la fiduciosa condivisione e l'allarme, tra l'universo intimo voluto insieme e la
realistica consapevolezza della follia che sta esponendo la creatura al pericolo, in una progressione disperata
Jude porta di nascosto il bimbo dal medico, lo nutre di nascosto, si rivolge ai servizi sociali dilaniato dalle
conseguenze che una scelta del genere comporterebbe, chiede aiuto alla madre, sottrae il bambino a Mina.
Fino a un epilogo feroce.
Saverio Costanzo ha adattato il romanzo di Marco Franzoso "Il bambino indaco" (Einaudi, 2012). Da notare
che dei quattro lungometraggi fiction realizzati dal regista romano quarantenne tre siano di matrice letteraria.
E che questo non gli abbia impedito di esprimere il massimo di originalità di sguardo e di personalità di stile.
Almeno qui e nel caso dell'indimenticabile In memoria di me tratto da un romanzo di Furio Monicelli (fratello di
Mario) che lo aveva pubblicato nel 1960 con il titolo "Il gesuita perfetto"e ripubblicato quattro decenni dopo
con il nuovo titolo "Lacrime impure". Meno nel trasferire sullo schermo il bestseller di Paolo Giordano La
solitudine dei numeri primi .
Non sono soltanto l'ambientazione, il titolo, la non italianità del cast di questo film (tolta la coraggiosa Alba) a
farci riflettere sulla naturale dimensione internazionale dell'autore. Che porta nelle sue scelte assonanze
molto stimolanti (con il polacco Kieslowski per dirne una) ma senza ombra di rinuncia al proprio netto profilo.
540 601 318 243 310 3.590.609 2.518.495 1.362.363 1.011.520 819.752 Si accettano miracoli The imitation
game Ouija Come ammazzare il capo 2 SCHERMI American Sniper DALL'8 ALL'11 GENNAIO SETTIMANE
INCASSI BOX OFFICE LA TOP FIVE HUNGRY HEARTS Regia di Saverio Costanzo. Con Adam Driver, Alba
Rohrwacher, Jake Weber, Natalie Gold
Foto: IL REGISTA Saverio Costanzo è al suo quarto lungometraggio con "Hungry hearts" (sopra, una scena
con Adam Driver e Alba Rohrwacher), il terzo tratto da un romanzo, "Il bambino indaco" di Marco Franzoso
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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IL FILM DI PAOLO D'AGOSTINI/ HUNGRY HEARTS R2 SPETTACOLI& TV al Cinema
15/01/2015
La Repubblica - Torino
Pag. 11
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Jublin, un esordio targato "Banana"
LA TRAMA "È la storia tragicomica di un piccolo Don Chisciotte di periferia"
CLARA CAROLI
IN UN mondo di "catenacciari", pavidi e disillusi, c'è un ragazzino, Giovanni detto Banana, che interpreta la
vita alla maniera del calcio brasiliano: con cuore, coraggio e fantasia. Mentre tutti gli altri sembrano sopraffatti
dalla frustrazione, lui si gioca la sua partita (esistenziale) con audacia: «Voglio essere felice - afferma - costi
quel che costi». E, nonostante la ragazza dei suoi sogni non faccia che ripetergli che «il mondo fa schifo», lui
sa ascoltare la musica della vita, dimostrando che persino quando tutto gira storto il dio delle piccole cose è
portatore di allegria. In questo inizio 2015 caratterizzato dai comici italiani che sbancano i botteghini, arriva in
sala oggi - all'Uci Moncalieri e Lingotto- "Banana", lungometraggio di esordio del regista torinese Andrea
Jublin, candidato all'Oscar nel 2008 con il corto "Il supplente", prodotto da Sky,e oggi docente alla Scuola
Holden. Una commedia delicatae sognante che riunisce un bel cast: Anna Bonaiuto, Giorgio Colangeli,
Giselda Volodi, Camilla Filippi, Gianfelice Imparato, attorno all'irresistibile protagonista, il sedicenne Marco
Todisco scoperto da Jublin a teatro. La pellicola è prodotta dalla Good Films di Ginevra Elkann con Rai
Cinema e con il sostegno del Mibac. Direttore della fotografia è Gherardo Gossi, anche lui torinese benché
lavori a Roma per i maggiori autori italiani, mentre la colonna sonora è firmata nientemeno che da Nicola
Piovani.
Jublin nelle note di regia la presenta così: «È la storia tragicomica di un piccolo Don Chisciotte di periferia».
Un buffoe patetico antieroe con i piedi a banana. «Che al posto di Ronzinante ha una bicicletta, e però in
mezzo ai palazzoni di cemento del suo quartiere - spiega il regista - è capace di guardare il cielo. E non
vuole, come tanti adulti, veder sprecata la propria esistenza». Un inno alla vita e un racconto, per nulla
ingenuo, sulla ricerca della bellezza e della felicità. Una commedia, «ma una di quelle commedie dove basta
grattare un po' per sentire l'amaro in bocca». «Il mio film è un po' come Banana - ironizza Jublin - ha avuto
molte traversie produttive e difficoltà di distribuzione. Mi sarebbe piaciuto uscisse in più copie, anche nelle
sale del centro, soprattutto a Torino, la mia città, in modo da poter contare sul passaparola. Ma va bene
anche così». La dedica finale è alle «persone speciali».
Per saperne di più www. goodfilms. it.
Foto: IL FOTOGRAMMA Il sedicenne Marco Todisco in una scena di "Banana", che esce oggi e sarà
proiettato all'Uci Moncalieri e Lingotto. Sotto, il regista Andrea Jublin e un fotogramma del suo "Il supplente",
corto candidato all'Oscar nel 2008
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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Il film Il regista torinese debutta con un lungometraggio su un antieroe ragazzino Un piccolo calciatore dai
piedi storti che gioca con audacia la partita esistenziale
15/01/2015
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Italo, il cane eroe che conquistò Scicli
È tratto da una storia vera il film dell'esordiente Alessia Scarso
[F. CAP.]
Una nuovo «attore» si afferma nell'infinita galleria dei cani-star, si chiama Tomak, e interpreta (nel film
omonimo) il ruolo di Italo, randagio color miele, scomparso nel 2011 dopo aver ricevuto la cittadinanza
onoraria dal Comune di Scicli, paese siciliano del ragusano (patrimonio Unesco dal 2002) dove aveva deciso
di stabilirsi e soprattutto di prestare la propria opera. «Tutto comincia nel marzo del 2009 - spiega la regista
esordiente Alessia Scarso quando un gruppo di cani randagi in giro per le campagne attaccò un bambino
uccidendolo». Subito dopo partì una campagna per liberare la zona da questo genere di pericoli, ma il cane
Italo, meticcio da tempo residente del paese, non solo riuscì a salvare la pelle, ma addirittura fu messo al
sicuro dal sindaco che decise di adottarlo a nome della popolazione. Non si poteva ignorare il fenomeno di un
cane che la mattina andava a messa, poi accompagnava i bambini a scuola e quando vedeva arrivare turisti,
li scortava verso i luoghi di maggiore interesse esattamente come avrebbe fatto una guida. «Italo era
diventato talmente popolare da avere anche un addetto stampa - dice la regista -. Abbiamo preso tutti questi
eventi e li abbiamo mescolati a elementi di finzione e a protagonisti umani». Tra questi Marco Bocci, Elena
Radonicich, Barbara Tabita e Leo Gullotta voce narrante. Vicenda esemplare, ambientazione attraente, luci e
colori della Sicilia barocca, incorniciano, ancora una volta, il tema, carissimo al cinema, dell'intesa tra uomo e
animale, uomo e cane in particolare. Da Lassie a Beethoven , da Lilli e il vagabondo a Tobia il cane più
grande che ci sia , da Zanna bianca a Sansone , da Un poliziotto a 4 zampe a Hachiko - Il tuo migliore amico
, la serie delle storie di amicizia e di reciproco aiuto non smette di allungarsi, passando dal piccolo al grande
schermo, o viceversa. L'ultimo successo francese è stato Belle et Sebastien , basato sui racconti di Cecil
Aubry degli Anni 60, trasformato in serie animata per la tv negli Anni 80, e portato al cinema da Nicolas
Vanier. L'anno scorso il film, ambientato nel 1943, durante la Seconda guerra mondiale ha incassato in Italia,
solo nella prima settimana di programmazione, 4 milioni e 500mila euro: «Volevo dimostrare - aveva spiegato
il regista - che il contatto tra uomo e cane può essere diverso da quello che vediamo oggi, con persone
inebetite che trattano gli animali come figli. Mi sembrava essenziale invece sottolineare che, in un rapporto
sano tra uomo e animale, ognuno sta al suo posto». ITALO Di Alessia Scarso; con Marco Bocci, Elena
Radonicich, Barbara Tabita, Vincenzo Lauretta. Italia 2015 TORINO : Greenwich Village, The Space, Uci;
MILANO : Cinemax San Carlo, Gloria, Odeon Uci; GENOVA : The Space, Uci ROMA : Adriano, Lux
Foto: Il cane Italo in una scena del film omonimo
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
I film del Weekend / Commedia
15/01/2015
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 27
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Un genio di nome Stephen Hawking *
Fabio Ferzetti
Aciascuno i suoi supereroi. Ai ragazzi i personaggi Marvel. Agli adulti, geni e scienziati. Meglio se affetti da
stranezze o handicap devastanti, come la malattia degenerativa che ha colpito il grande astrofisico inglese
Stephen Hawking impedendogli prima di camminare, e poi di muoversi e di comunicare se non attraverso
macchinari sempre più sofisticati. Non servono statistiche, la moda delle "beautiful mind" e quella dei
supereroi marciano di pari passo. Ma non lo diciamo per cinismo. Solo per sottolineare la contraddizione di
fondo dei "biopic" dedicati a figure tanto eccezionali. I percorsi più estremi dovrebbero infatti suscitare film
audaci e innovativi. Invece, con rare eccezioni (il Wittgenstein di Derek Jarman, peraltro eccentrico ma non
handicappato), succede il contrario. Più il personaggio è unico, più il film batte strade collaudate,
comprimendo avventure umane incredibili nelle due ore canoniche del film biografico (vedi anche il Turing di
The Imitation Game ). Detto questo, se si accettano le regole del genere (e del paradossale star system cui
appartengono queste figure), La teoria del tutto è un piccolo gioiello di finezza. Convenzionale, come a suo
modo The Imitation Game , ma elegante, accurato, animato da attori superlativi (e superfavoriti per le
nomination agli Oscar, specie l'irresistibile Eddie Redmayne), disseminato di rimandi accessibili tra vicenda
umana e teorie scientifiche. Nonché ispirato alla seconda versione, la più conciliante, delle memorie scritte
dalla prima moglie dello scienziato (Jane Hawking, Verso l'infinito , Piemme). Dunque dotato di un punto di
vista chiaro e legittimo che permette al film di concentrarsi sulla storia del loro incontro e del loro matrimonio
senza trascurare l'essenziale o scadere nell'edificante. Ed ecco, abilmente mixati, gli anni di Cambridge, le
amicizie, il colpo di fulmine, la famiglia di lui, le diversità culturali (lui sceglie la cosmologia in quanto
«religione per atei intelligenti», lei, cristiana fervente, studia letteratura medievale e cita versi sempre
appropriati). Poi, mentre Hawking elabora le prime teorie, si ammala, peggiora, arrivano il matrimonio, i tre
figli, l'eroismo di lei, le mille difficoltà. Fino ai primi scricchiolii, culminanti nell'incontro con un aitante direttore
del coro della chiesa per lei, in certo modo favorito da lui, e dall'arrivo di una nuova e intraprendente nurse
per Hawking. Chi conosce i grandi documentari di Marsh, e il suo gusto per i personaggi eccezionali (lo
scimpanzè di Project Nim , il funambolo di Man on Wire , premio Oscar), sa che può fare ben altro. Ma qui,
semplicemente, gioca in un altro campionato.
La teoria del tutto DRAMMATICO, GB, 123' di James Marsh, con Eddie Redmayne, Felicity Jones, Charlie
Cox, Emily Watson, Simon McBurney, David Thewlis
Foto: BIG BANG E MATRIMONI Eddie Redmayne, cioè Stephen Hawking. In basso, è con Felicity Jones
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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CINEMA La vita, la scienza e la malattia del leggendario astrofisico inglese in un "biopic" elegante,
convenzionale ma molto efficace
15/01/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 11.15
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Sulle tv locali va in onda la divisione rete-contenuti
Giunco (RadioTv): adesso si avvierà la selezione degli operatori
Marco Mele
ROMA
Le emittenti televisive locali sono a un punto di svolta. «La digitalizzazione ha avuto un effetto catastrofico sul
settore - premette Maurizio Giunco, presidente delle tv locali di Confindustria RadioTv - perchè i 3.200
programmi in onda non consentono lo sviluppo del mercato. E producono la caduta vertiginosa delle tariffe
pubblicitarie, mentre la troppa offerta senza qualità assimila al resto del comparto le 100-150 tv che hanno
dignità d'impresa».
A fronte di una crisi strutturale, amplificata da quella generale, la legge di stabilità 2015 lancia una sorta di
sfida per cambiare faccia al settore. La volontà del legislatore è quella di separare l'operatore al quale viene
assegnata la frequenza dall'editore di contenuti, che noleggia dal primo la capacità trasmissiva. Questo solo
per le tv locali, attraverso due beauty contest, con altrettante graduatorie, basate sui parametri definiti dalla
legge. Entro la fine di aprile, inoltre, 144 emittenti dovranno lasciare, dietro indennizzo, una delle 76
frequenze su cui trasmettono: quelle sulle quali gli operatori confinanti hanno denunciato interferenze. Lo
Stato paga per liberare frequenze che ha assegnato con titolo ventennale.
Vi saranno due graduatorie separate. Alla prima, quella per il diritto d'uso delle frequenze, potranno accedere
anche operatori di rete nazionali, «nel caso in cui dalle selezioni non risulti un numero sufficiente e idoneo» di
operatori di rete locali.
I giudizi delle associazioni su tale "sfida" divergono. «Leggiamo con un certo piacere la norma - sottolinea
Giunco - perchè incrementa i fondi per la rottamazione e contiene elementi che, per la prima volta,
permettono di ridefinire il sistema locale. Come l'assegnazione dei numeri di Lcn (quelli sul telecomando,
ndr.) in base agli ascolti, al numero dei dipendenti e al costo del lavoro giornalistico». Questi ultimi sono i
criteri del secondo beauty contest, quello con graduatorie regionali per i "fornitori di servizi media audiovisivi
in ambito locale". «Si finirà - continua il presidente delle tv locali di Confindustria Radio Tv - di trasportare
programmi che non ci sono, spesso costituiti da 24 ore al giorno di televendite. La capacità trasmissiva andrà
alle emittenti che sono effettivamente tali».
Ben diverso il giudizio di Marco Rossignoli, presidente dell'associazione Aeranti-Corallo: «Prima di tutto le
interferenze denunciate dagli Stati confinanti non sono state verificate. Spesso si possono risolvere
facilmente con la cosiddetta "compatibilizzazione", veloce e poco costosa. Le misure compensative per chi
dovrà lasciare le frequenze - continua Rossignoli - inoltre, pur elevate da 20 a 50 milioni, sono più basse, se
calcolate per abitante raggiunto dal segnale, rispetto a quelle stanziate due anni fa per i canali 61-69 della
banda UHF (poi ceduti all'asta per la banda larga mobile, ndr.). E se la compensazione diventa reddito
fiscale, una parte viene restituita allo Stato».
Quali saranno le frequenze, non assegnate a tv nazionali, che dovranno "trasportare" gli editori locali in
posizione utile nel secondo beauty contest? Ci saranno i canali 58 e 60 della banda UHF che, secondo il
Rapporto Lamy alla commissione Ue, resteranno assegnati alla televisione sino al 2020, con due anni in
meno o in più a discrezione degli Stati. Questo vale per l'Europa e non per la Tunisia: se quest'ultima partisse
dal 2016 con la banda mobile nei canali dal 49 al 60, ci saranno problemi sugli stessi canali in Sicilia e sud
della Calabria.
«Il canale 58 - continua Rossignoli - sarà assegnato per cinque anni: quale editore si prenderà il rischio di
lasciare un canale su cui trasmette legittimamente (la legge prevede che un marchio può essere trasmesso
su una sola frequenza, ndr.) per un tempo così breve? Secondo la legge, poi, è possibile che un'emittente
prenda l'indennizzo dallo Stato e partecipi al beauty contest per avere capacità trasmissiva a prezzi fissati
dall'Agcom».
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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Legge di stabilità. Previsti due beauty contest per assegnare frequenze e canali
15/01/2015
Il Sole 24 Ore
Pag. 11.15
(diffusione:334076, tiratura:405061)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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È aperta anche la questione dei canoni per l'uso delle frequenze. Un decreto del sottosegretario Antonello
Giacomelli prevede il pagamento di un acconto del 40% su quanto pagato nel 2013, in attesa di rivedere la
delibera dell'Agcom, contestata dalle tv locali. «Questo per i diritti d'uso; ma se bisognerà pagare, in più,
anche i diritti amministrativi previsti dal Codice delle Comunicazioni ed esclusi dalla delibera Agcom,
saremmo vicini al tracollo definitivo per il mondo dell'emittenza locale».
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I NUMERI
144
Emittenti sacrificate
È questo il numero di Le emittenti locali che dovranno liberare le frequenze assegnate a causa delle
interferenze con l'estero. Si tratta di emittenti che operano su 76 frequenze assegnate sulle quali sono state
denunciate le interferenze e che andranno spente entro il 30 aprile
50 milioni
Gli indennizzi
Sono saliti da 20 a 50 milioni di euro i fondi stanziati per gli indennizzi alle tv che lasciano volontariamente le
frequenze interferenti. Ad aumentare la dotazione di fondi a disposizione delle tv locali, previsti all'interno del
decreto Sblocca Italia, è stato il Governo all'interno dell'ultima legge di stabilità
49-60
I canali Tv verso il mobile
Sono i canali della banda UHF utilizzati dalle tv che in futuro, dopo il 2020, potranno andare alla banda larga
mobile. Sul punto è stato prodotto il Rapporto Lamy per la banda 700 MHz. Questo rapporto, presentato all'ex
commissario Neelie Kroes, se adottato dalla nuova Commissione europea prevede di far slittare il passaggio,
dalle televisioni alla telefonia, della banda 700 sino al 2020, con gli Stati che possono anticipare o posticipare
tale data
di due anni
15/01/2015
Il Messaggero - Ancona
Pag. 43
(diffusione:210842, tiratura:295190)
JESI
Il cinema d'autore rinasce a San Giuseppe. Grazie all'associazione Res Humanae diretta da Dante Ricci, il
piccolo teatro del rione che per tanto tempo ha ospitato il Diana sta acquisendo gradualmente vita. Si punta
sulla qualità. Dopo i concerti, su tutti quello, in esclusiva, di Sarah Jane Morris, il nuovo spazio culturale
cittadino, ubicato dietro la chiesa di San Giuseppe, promuove una rassegna cinematografica di cortometraggi
di autori marchigiani, grazie al supporto dell'assessorato alla cultura e della neonata Proloco. Si parte questa
sera, dalle ore 21.15, con l'apprezzato «Poco prima del caffè» di Jonathan Soverchia, di Castelplanio, già
vincitore, fra gli altri, del Fano Film Festival (il film parla del concetto di tempo e di come noi possiamo essere
gli artefici del nostro destino), nonché fra coloro che hanno contribuito alla realizzazione di «Italy in a day» di
Gabriele Salvatores. Insieme a lui sarà presente il chiaravallese Luca Bufarini, con il suo «Il vino», lavoro
riflessivo, surreale e grottesco, di beckettiane memorie, e Michele Senesi, di Recanati, con «Somato»,
prodotto grazie alla Film Commission Marche (tratto da un racconto breve della famosa scrittrice giapponese
Kaoru Kurimoto, tocca in maniera molto particolare il tema dell'autodistruzione del genere umano). L'ingresso
è gratuito. A seguire ci sarà un dibattito con gli autori presenti in sala: il pubblico potrà rivolgere loro
domande, avere delucidazioni e approfondire i temi. La rassegna tornerà nei successivi tre giovedì, con la
stessa formula. La prossima settimana, ad esempio, saranno proiettati tre cortometraggi di genere horror.
«Siamo fiduciosi che questa sala possa diventare qualcosa di più importante in futuro, che riesca a prendere
il posto del Diana e proporre film e spettacoli d'autore - riferisce l'assessore alla cultura, Luca Butini L'obiettivo è riproporre un'attività cinematografica regolare. Ora iniziamo con questa rassegna, pensando già
al dopo». Sono stati fatti diversi tentativi per riportare in vita il Diana, ma non sono andati a buon fine. Grazie
a Res Humanae e alla sala di San Giuseppe (denominata Teatro «Il Piccolo»), gli amanti del buon cinema
tornano quindi a sperare.
Mat. Tar.
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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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Il cinema d'autorerinasce a San Giuseppe
15/01/2015
Il Fatto Quotidiano
Pag. 12
(tiratura:100000)
CHRIS KYLE, IL MILITARE CHE HA ISPIRATO IL FILM " AMERICAN SNIPER " : INDEMONIATO PER GLI
IRACHENI, " THE LEGEND " SECONDO I MARINES
Federico Pontiggia
Il cecchino più letale nella storia militare degli Stati Uniti. E il maggiore incasso di Clint Eastwood nel nostro
Paese, quasi 13 milioni di euro. Dunque, che cos ' è American Sniper , chi è Christopher Scott Kyle? Più di
un film il primo, più di un cecchino infallibile il secondo: complice Eastwood, complice la temperie sociopolitico-culturale, siamo davanti a un fenomeno che travalica lo spazio cinema, che trasgredisce la biografia
stessa dell ' ex Navy Seal , che appaia a suon di hashtag #AmericanSniper e #CharlieHebdo. CLASSE 1974
, una moglie e due figli, quattro missioni in Iraq, 160 nemici uccisi certificati dal Pentagono, 250 quelli che si
attribuiva, Chris Kyle è un texano tutto casa e caserma, destinato ad assurgere a uno status mitico tra
Ramadi e Falluja: " Le g e n d " , l ' avrebbero ribattezzato i marines che proteggeva. Viceversa, per gli
iracheni era " Al-Shaitan Ramadi " , il diavolo di Ramadi. E ' Kyle stesso a raccontarlo nel bestseller dato alle
stampe nel 2012, American Sniper: The Autobiography of the Most Lethal Sniper in US Military H i s to r y .
Ma per noi chi è, Chris Kyle, un eroe di guerra o che altro? Eastwood sposa indefesso la tesi eroica, eppure,
la penna affilata di Lindy West del G u a rd i a n all ' indomani dell ' uscita di A m e r i ca n Sniper offriva il
rovescio della medaglia: nelle sue memorie, Kyle definiva " diver tenti " le sue uccisioni, qualcosa che "
amava " , stolidamente convinto che chiunque uccidesse fosse un " bad guy " , un cattivo ragazzo. A
rincarare la dose, " Io odio quei dannati selvaggi " e " Non me ne fotte un cazzo degli iracheni " . Piuttosto Spoiler - avrebbe dovuto guardarsi dagli americani: è stato assassinato nel 2013 in un poligono in Texas, per
mano di un altro reduce dall ' Iraq, il 25enne affetto da disturbo post traumatico da stress Eddie Ray Routh.
Fuoco amico, per qualcuno addirittura " chi la fa l ' aspetti ..." . A dar retta a Bradley Cooper, l ' attore che lo
interpreta, Ame rican Sniper " non è un film sulla guerra in Iraq, ma sull ' orrore che un soldato come Chris
deve attraversare " . Ha ragione? O piuttosto ce l ' aveva Tim Hetherington, il fotoreporter britannico ucciso in
Libia nel 2011, quando sosteneva che in guerra si imitano gli uomini visti in altri film e fotografie? E ' il cinema
che prende lezione dalla guerra o American Sniper che rimodella il conflitto a immagine e somiglianza di Clint
e del fu Chris, ovvero di un ' ideo logia " noi buoni, loro cattivi " condivisa? Se un film come The Hurt Locker ,
sei premi Oscar nel 2010, ha portato sullo schermo il deserto dei Tartari di uno sminatore in Iraq e la
fondamentale inintelligibilità della guerra contemporanea, Eastwood mutua da Kyle, nonché dalla sua
filmografia di osservanza repubblicana, un codice binario facilmente comprensibile: bene e male, bianco e
nero, America e resto del mondo. PER QUESTO, ed è la cosa più ridicola sullo schermo, ha bisogno del
duello, dell ' uno contro uno, della singolar tenzone tra il cecchino yankee e il cecchino iracheno. Più che
imperialista e aggressivo, lo sguardo di Eastwood è conservatore, reazionario: vorrebbe, e lo impone tramite
Kyle il superuomo, un mondo manicheo, un bianco e nero morale modellato sul capolavoro di propaganda di
jzenstejn, Aleksandr Nevskij (1938). Scott Foundas su Variety ha messo il dito nella piaga: " Eastwood
suggerisce che il dicromatismo (bianco e nero, ndr ) possa essere la chiave del successo e della
sopravvivenza di Kyle; sul campo di battaglia, il dubbio è analogo alla morte " . Eppure, altri dubbi persistono:
oltre un milione e 800mila spettatori italiani hanno voluto mettere il dito sul grilletto di Kyle, l ' hanno anche
premuto?
Foto: La locandina del film " American Sniper " , firmato da Clint Eastwood
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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Storia di un cecchino chiamato "diavolo"
15/01/2015
Il Fatto Quotidiano
Pag. 24
(tiratura:100000)
Ideologia fa rima con esclusione
IL NUOVO FILM DI COSTANZO, " HUNGRY HEARTS " , È IL RACCONTO DI UN AMORE DISPERATO.
PERÒ IL THRILLER NON STA NEL FINALE TANTI INDIZI MA NESSUN COLPEVOLE Un bimbo non voluto
ma amatissimo, le liti sulla sua alimentazione, quel che appare follia: il tutto con una regia sapiente che non
sta a guardare, ma fa accadere le cose
Federico Pontiggia
Saverio Costanzo è un grande regista, occasionalmente italiano. Da sempre, il suo cinema tradisce
estraneità culturale alle beghe del cortile nostrano, anche quando la commissione preme con La solitudine
dei numeri primi : Costanzo l ' ha trasposto il libro di Paolo Giordano, il film non gli è riuscito, ma non s ' è
piegato, ovvero non ha rinunciato alla sua cifra poetico-stilistica. Il suo quarto lungometraggio di finzione,
Hungry Hearts , non è la felice epifania di Private , l ' opera prima del 2004 sulla surreale convivenza di
israeliani e palestinesi; non è il fuori dal mondo e dentro lo spirito del gesuitico In memoria di me (2006) e,
fortunatamente, non è La solitudine (2010). Eppure, lo spaesamento dei personaggi, l ' uso allegorico degli
spazi, la regia che si fa volutamente sentire erano già tutti in quei tre precedenti: Pr i va te era più politico, In
memoria di me più perfetto, ma questo è il più vibrante, coraggioso, addirittura necessario dei film di
Costanzo. L ' incipit è inaudito: due estranei, lui e lei, bloccati nel cesso di un ristorante cinese a New York; lui
ha mangiato qualcosa di cattivo; la puzza è atroce, eppure ... Al di là della location " spettacolare " , il regista
ha davvero bisogno di un buco così angusto per partire, perché l ' evoluzione spaziale dal piccolo al grande
costruisce il film, ovvero la storia d ' amore e di famiglia dell ' americano Jude (Adam Driver) e dell ' italiana
Mina (Alba Rohrwacher) a NY: il bagno, un appartamentino a Brooklyn che da buen retiro si farà via via
hortus conclusus (quello è per Mina: un giardino medievale chiuso alle brutture della contemporaneità), una
villa di campagna, la spiaggia. Mina e Jude seguono questa scansione, anzi, la progressione riverbera il loro
status relazionale: vicinissimi da estranei in quel bagno maledetto, finiranno per allontanarsi vieppiù stanno
insieme. Succede, come succede una gravidanza: Jude e Mina hanno un figlio che non volevano. Arriva e lo
ameranno, persino alla follia ... Dopo Giordano, Costanzo adatta un altro scrittore italiano, Marco Franzoso: Il
bambino indaco (Einaudi). Non è, grazie a Dio, un best-seller, stavolta Saverio ha più margini di manovra,
prende, non prende, cambia a immagine e somiglianza del suo cinema. Mina e Jude scazzeranno, fino alle
estreme conseguenze, per l ' ali mentazione del bambino, ma l ' aspetto nutrizionale è il dito proteso verso la
luna. Per carità, il veganismo, i roof garden hipster, un certo " il bimbo è mio e me lo nutro io " sono nella
nostra agenda, ma Costanzo guarda oltre: non ha bisogno di fare di Mina una colpevole, né di Jude un san
Giorgio contro il drago, piuttosto, riflette sull ' esclusione dalla realtà connaturata all ' ideologia, qualsiasi
ideologia. Insomma, roba di questi brutti tempi. EPPURE, Hungry Hearts non fa crociate, non abbraccia il
manicheismo: Mina lo ama quel bambino, vuole solo preservarne la purezza, perché out t h e re il mondo è
sporco, minaccioso, pericoloso. Che fare con una così in casa? Non voi, il regista: spalleggiato da due attori
strepitosi e sinergici, Driver e Rohrwacher entrambi meritoriamente Coppa Volpi a Venezia, assistito dalla
sapiente colonna sonora di Nicola Piovani, aiutato dal grandangolo e altri artifici, decide saggiamente che a
stupire non dev ' essere la storia, bensì il racconto. Niente scene madri, dunque, piuttosto una regia che non
sta a guardare, ma fa accadere le cose: il thriller è nel mazzo, la suspense questa conosciuta, la meta il
viaggio. On the road , si finirà sulla stessa spiaggia, ma - e questo fa la differenza - come ci si arriva?
Costanzo ci arriva bene, benissimo: non ditelo all ' italianissi ma produzione Wildside, ma l ' indie americano
vive e lotta con noi.
Foto: HUNGRY HEARTS © Italia, 2014 regia: Saverio Costanzo; con: Adam Driver, Alba Rohrwacher,
Roberta Maxwell, Al Roffe, Geisha Otero, Jason Selvig, Victoria Cartagena
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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L ' OPERA QUARTA
15/01/2015
Il Fatto Quotidiano
Pag. 24
(tiratura:100000)
ZeroZeroZero, Saviano scrive la serie tv
RO B E RTO Saviano sta curando l ' adattamento del suo libro " Ze roze roze ro " per la tv in una nuova serie
in 8 episodi di 50 minuti ciascuno in 4 serate prodotta da Cattleya e Canal+ e sceneggiata dallo scrittore con
Stefano Bises, Leonardo Fasoli. Dietro la cinepresa, a partire dal prossimo autunno, ci sarà Stefano Sollima,
impegnato intanto da marzo sul set delle nuove puntate di " Go morra - La Serie". Al centro del racconto di "
Ze roze roze ro " l'impero mondiale della cocaina: i cartelli messicani, le organizzazioni mafiose, gli
insospettabili uomini d'affari e le banche. DOPO il grande successo de " Il capitale umano " Pa o l o Virzì darà
il via a fine gennaio tra la Versilia e la Lucchesia alla parte iniziale di " Un po ' di felicità " , un nuovo film da lui
sceneggiato con Francesca Archibugi e prodotto da Marco Belardi per Lotus e Rai Cinema le cui riprese dopo
una pausa primaverile proseguiranno in estate. Interpretato da Micaela Ramazzotti e, probabilmente, Valeria
Bruni Tedeschi, il film racconterà la fuga esilarante e drammatica di sue donne entrambe pazienti di una
struttura clinica per disturbi mentali. PEDRO Almodóvar inizierà a girare in primavera a Madrid il suo
ventesimo lungometraggio intitolato " Silenzio" che curiosamente è il titolo del nuovo progetto, totalmente
diverso, di Martin Scorsese. Il regista spagnolo ha spiegato che il film che segna il suo ritorno al cinema delle
donne " si chiama così perché questo è l ' elemento che guida le peggiori cose che accadono alle
protagoniste, una delle quali sarà interpretata da Rossy De Palma: si tratterà di un dramma molto forte, che
prevede anche un personaggio maschile che serve a creare un conflitto tra quelli femminili " .
Foto: R. Saviano Ansa
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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CIAK SI GIRA
15/01/2015
Il Fatto Quotidiano
Pag. 26
(tiratura:100000)
Rosi il Gigante Noi mai come lui
L'EREDITÀ È stato un regista unico e irripetibile. Però possiamo imparare molto dai suoi film , dal suo
coraggio e dalla sua determinazione
Daniele Vicari
Quando muore un grande maestro come Francesco Rosi, automaticamente ci si chiede se esiste o può
esistere una qualche " eredità " . Ed è giusto che sia così. L ' altro giorno, nella commovente camera ardente
che con merito la Casa del Cinema ha allestito, la domanda serpeggiava nei capannelli, sui volti spaesati dei
convenuti e nelle provocazioni sempre giustamente impertinenti dei giornalisti. Anche nel pianto disperato e
coinvolgente di Giuseppe Ferrara, per certi versi suo " allievo " , io ho letto questa vertigine. LA DOMANDA
ovviamente manda nel panico i registi " vi venti " perché porta con sé due o tre considerazioni sulla nostra
attuale cinematografia che fanno tremare le vene ai polsi: siamo all ' altezza dell ' eredità dei mostri sacri
della nostra cinematografia, lo saremo mai? Ogni singolo regista " vivente " ha il coraggio, la caparbietà e lo
spessore per non sfigurare dinanzi a quel passato recente che per certi versi è irripetibile? La struttura della
nostra cinematografia è in grado di replicare la performance che ha prodotto una lunga e complessa stagione
che forse non ha eguali nel mondo? Ecco, tanto per essere chiari io metterei tre " forse no " in fondo a queste
domande. Mi rendo conto che quel " forse " è sarcasticamente indigesto, perché ci obbliga a non tirarci
indietro, a mettercela tutta, altrimenti che cavolo facciamo a fare dei film se non proviamo ad essere all ' al
tezza? E ce lo metto quel " for se " per toglierci dall'impaccio di domande talmente grandi che poi finiscono
per giustificare compassionevolmente le nostre fragilità e insufficienze. È chiaro che passare dalle parole ai
fatti non è uno scherzo. Il contesto è " leggermente " cambiato. Nessuno di noi contemporanei ha fatto la
Resistenza, per esempio, noi siamo figli di una serie interminabile di sconfitte. Non abbiamo per esempio mai
riflettuto sulla tragedia che la trasmigrazione in America dei nostri più importanti produttori produsse in termini
industriali. Si, ci fu una risposta " politica " attra verso meccanismi di finanziamento pubblico che produssero
anche dei buoni risultati, ma da quella mazzata l ' indu stria cinematografica non si è mai davvero ripresa. Per
non parlare del modo infausto con cui si permise alla televisione di divorare l ' intera filiera produttiva e
distributiva... ma arriviamo a noi, perché anche di giustificazione in giustificazione si può arrivare a compatirsi.
Quest ' anno un regista italiano ha vinto un Oscar. Ok, ok... è un episodio. Si è scritto " Un Oscar non fa
primavera " . Ma al di là dell ' Oscar, Sorrentino è un regista che può alzare e di molto l ' asticella. Cito solo lui
per non far arrabbiare nessun collega (tutti permalosissimi, me compreso) ma di registi e registe che possono
dare alla nostra cinematografia grandi soddisfazioni ce ne sono. Un pugno di lottatori contro i mulini a vento,
si dirà. Ma finché si lotta c ' è speranza, chi non lotta se non è al cimitero è all ' ospedale o peggio è seduto
su un divano a guardare il mondo che scorre inesorabile davanti ai suoi occhi. Cosa voglio dire?
Semplicemente che tutto si può ereditare: soldi, case, strutture e persino conoscenza, ma non si può
ereditare la " grandezza " . Questa va costruita con la fatica quotidiana, con la caparbietà, con la
sperimentazione e con la consapevolezza che probabilmente non la si raggiungerà mai se non per accidente.
Ma perché quell ' accidente si produca tutti devono sperimentare, in primis i registi, gli sceneggiatori ma
anche i produttori e non ultimo il pubblico. È solo martellando il ferro caldo che si può trasformarlo in qualcosa
di diverso dalla massa informe di partenza. Quindi io mi unisco alla commozione per la scomparsa di un
uomo che ho conosciuto ancora saldo e lucido nella sua tarda età. Lo piango come si piange un parente caro
e insostituibile, e alla domanda se possiamo ereditare la sua grandezza rispondo NO. Rosi è unico e
irripetibile. Però possiamo imparare molto dai suoi film, dal suo coraggio e dalla sua determinazione.
Possiamo imparare a essere un po ' meno vittimisti e un po ' più seri, perché se non ci buttiamo nel cinema a
capofitto rischiando di romperci l ' osso del collo non solo non otterremo mai il risultato di avvicinarci a quella
grandezza, ma nemmeno di essere all ' altezza del nostro tempo, che secondo me è anche peggio che non
essere all ' altezza dei tempi che furono.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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LEZIONI DI CINEMA
15/01/2015
Il Fatto Quotidiano
Pag. 26
(tiratura:100000)
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Foto: Il regista Francesco Rosi Ansa
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15/01/2015
QN - Il Resto del Carlino - Rimini
Pag. 17
(diffusione:165207, tiratura:206221)
CON L' ATTORE E IL REGISTATutto quello che il cinema non
raccontasvelato da Sergio Rubini e Veronesi
IL CINEMA spiegato a teatro da chi, il cinema, lo fa... Bellaria continua a portare in scena i protagonisti del
grande schermo, e dopo aver ospitato Giancarlo Giannini, Luigi Lo Cascio e Giorgio Pasotti, domani accoglie
sul palco una delle coppie' più inossidabili della commedia italiana di oggi, il regista Giovanni Veronesi e l'
attore Sergio Rubini, amico di sempre e interprete di tanti film di Veronesi. Per i cinefili un appuntamento da
non perdere, perché in Lezioni di cinema domani sera al Teatro Astra di Bellaria Veronesi e Rubini
racconteranno quello che amano e odiano del loro mondo, tra aneddoti e storie più o meno inedite. Il tutto
attraverso uno spettacolo insolito, «sperimentale», secondo lo stesso Veronesi. L'idea è quella di «una
confessione libera sul cinema, raccontando agli spettatori quello che accade dietro le quinte, comprese tutte
le sofferenze che noi registi patiamo per anni durante la lavorazione di un film. Tanto che alla fine siamo così
coinvolti, che ci sembra sempre di fare cose più importanti di quello che sono in realtà...». NELLE «LEZIONI»
di Veronesi, un capitolo fondamentale è dedicato agli attori. «Sono come cristalli, da maneggiare con cura,
anche se a volte a loro piace pure essere un po' maltrattati». Per Veronesi gli attori bravi «sono quelli che
girano esattamente la scena come tu la vorresti», e tra questi c'è ovviamente lo stesso Rubini, presente quasi
in ogni film del regista. Più che una spalla, l'attore, nello spettacolo Lezioni di cinema. Sarà lui a raccontare
alcuni tra gli aneddoti più divertenti, tra cui alcuni esilaranti retroscena dal set de La passione di Cristo di Mel
Gibson, dove l'attore italiano interpretò uno dei due ladroni crocifissi a fianco di Gesù. Non mancano storie su
Carlo Verdone e Sergo Leone, su De Niro e Spielberg, e un omaggio a Massimo Troisi, «un genio che se ne
è andato via troppo presto. Partiva da un sassolino e creava una valanga». L'appuntamento è per domani
sera al Teatro Astra di Bellaria (sipario alle 21,15). E dopo il duetto Veronesi-Rubini, Bellaria tornerà in scena
con un altro grande protagonista del cinema italiano, Stefano Accorsi, che il 13 febbraio sarà sul palco
dell'Astra per interpretare il Decamerone. Image: 20150115/foto/1513.jpg
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ALL'ASTRA LO SPETTACOLO
15/01/2015
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 26
(diffusione:105812, tiratura:151233)
ADOLESCENTI Così la tv li ha plasmati
Quali sono i programmi più visti degli ultimi 5 anni dai giovani dai 14 ai 19 anni? E come hanno influito sui
comportamenti? Un'indagine delinea pro e contro
GIACOMO GAMBASSI
E vero che sono "nativi digitali", che dalla mattina alla sera hanno in mano un cellulare, che sembrano pazzi
per Facebook o WhatsApp. Ma, nonostante siano sempre (o quasi) collegati alla Rete, gli adolescenti italiani
continuano a preferire la televisione ai social network e la collocano al primo posto della loro "dieta
massmediale". Di fatto il piccolo schermo rimane in assoluto il mezzo più amato fra chi ha dai 14 ai 19 anni. E
per i ragazzi è ancora una "maestra" di vita: buona, se si considera una fetta del palinsesto che loro adorano;
cattiva, direbbe Karl Popper, se si osserva l'altra metà del bicchiere televisivo caro agli adolescenti. Basta
sintonizzarsi sui programmi di maggior successo fra gli under venti andati in onda negli ultimi cinque anni:
dalle sitcom I Cesaroni e Un medico in famiglia ai reality Amici di Maria De Filippi e Uomini e donne passando
per la serie animata I Simpson o i teen-drama Gossip girl e I liceali . Trasmissioni dove i ragazzi possono
entrare in contatto con dimensioni positive come l'amicizia sincera, la famiglia, la capacità di perdonare, i
rapporti sentimentali stabili e maturi, il rispetto di genitori e anziani. Ma anche programmi dove i giovanissimi
si imbattono in input fuorvianti e subdoli: il successo a ogni costo, le relazioni sessuali occasionali, i
comportamenti violenti, il conflitto, l'obbligo della prepotenza. Alle esperienze che la tv fa toccare con mano ai
ragazzi dedica un'analisi Rebeca Andreina Papa, ricercatrice in sociologia all'Università del Molise, che con
uno sguardo scientifico esamina i valori proposti dai programmi televisivi più popolari fra gli adolescenti.
Perché la tv rimane «dotata di una propria autorità morale» e «per i minori è una costante fonte per la
formazione della loro identità e per l'apprendimento di norme e modelli», nota Papa fra le pieghe dello studio
pubblicato nell'ultimo numero della rivista Sociologia e politiche sociali diretta dal sociologo Pierpaolo Donati.
Il risultato è che quanto va in onda sul piccolo schermo ha due facce: una educativa, interessante, proficua;
l'altra volgare, modaiola, a buon mercato. Così, se è dimostrato che i ragazzi guardano la tv lontano dagli
adulti, allora vanno guidati verso un uso accorto del telecomando. «Per attutire, o addirittura impedire,
eventuali effetti negativi di una fruizione televisiva acritica», sottolinea la curatrice. La ricerca passa al vaglio
otto programmi che dal 2009 a oggi sono in vetta agli ascolti fra gli adolescenti. E individua i valori
comunicati, affidandosi al metodo di studio elaborato dallo psicologo sociale d'origine ebraica ma americano
d'adozione Shalom H. Schwartz. Un programma che piace è Un medico in famiglia trasmesso da Raiuno e
giunto alla nona edizione (la decima è già in lavorazione). «Qui l'importanza data a sfere come l'amicizia, le
relazioni interpersonali, l'aiuto vicendevole è chiara - scrive la studiosa -. E anche quando questi valori
vengono negati, con litigi o tradimenti, sono riaffermati alla fine». Più complesso il caso de I Simpson in onda
su Italia 1. Definiti diseducativi, irriverenti e cinici, sono - secondo l'indagine - il trampolino di un'«affermazione
straordinaria di valori» che contemplano «l'uguaglianza, la giustizia, il rispetto dell'ambiente, l'amicizia, la
famiglia». «Tale affermazione - si evidenzia - passa spesso attraverso la negazione, lo sbeffeggiamento, la
demolizione e mediante un costante conflitto morale fra i personaggi o all'interno di ciascun personaggio». Il
tutto con una «lettura ironica» del quotidiano ma «non superficiale». Avverte Papa: «È un prodotto televisivo
utile per intraprendere percorsi di "media education" improntati sulla riflessione». All'estremo opposto
vengono collocati Il grande fratello e Uomini e donne , entrambi trasmessi da Canale 5. Si fondano sulle
«emozioni forti», sull'idea di «affrontare in forma di intrattenimento le questioni personali», su «litigi e offese».
Non solo. Un campanello di richiamo è l'erotismo, si legge nell'indagine, con «continui primi piano su momenti
di intimità». E vengono anche presentati «comportamenti al limite della convivenza civile». Il talent Amici ,
tornato in onda sabato su Canale 5 e ogni giorno su Real Time con la sua quattordicesima edizione, ha al
centro l'«automiglioramento». Concetto in sé apprezzabile, ma «nella competizione fra i partecipanti non
sono importanti tanto le capacità artistiche quanto il personaggio televisivo che essi sono in grado di creare».
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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AGORÀ spettacoli La ricerca
15/01/2015
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 26
(diffusione:105812, tiratura:151233)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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Ed è solo il «successo televisivo a essere valorizzato». Vogliono raccontare i teenager le serie Gossip girl
andata in onda su Italia 1 e I liceali di Canale 5. Spiega lo studio che gli adolescenti sono presentati come
«egoisti, materialisti, con comportamenti esagerati e orientati al rischio» tanto da essere coinvolti in problemi
di droga e alcol oppure appaiono come «scontrosi nei rapporti con professori e genitori». Ne deriva una
«rappresentazione fortemente stereotipata» di questa età ma anche «un ritorno all'adolescenza degli adulti»
per cui «padri e madri sono completamente incapaci di assumere il ruolo di guida». La conclusione
dell'indagine non ha però un tono amaro. Non è sufficiente considerare la tv dei giovanissimi un «mezzo di
fuga dalla noia». Il piccolo schermo è usato dai ragazzi per «comprendere meglio il mondo e le relazioni».
Perciò, se è davvero un «mediatore didattico», serve una mappa per «una giusta decodifica e
interpretazione» di ciò che viene trasmesso. E l'esito di un approccio intelligente al televisore può trasformare
il piccolo schermo anche in una cattedra di valori. Ma di valori buoni.
I LICEALI
Serie italiana trasmessa da Canale 5 racconta la vita di un gruppo di studenti di liceo In questo tipo di fiction i
ragazzi sono descritti come «egoisti, materialisti, con comportamenti esagerati e orientati al rischio»
AMICI
Il talent show di Maria De Filippi appena tornato su Canale 5 e Real Time vede i giovani aspiranti artisti
sfidarsi sul canto e sul ballo «Non sono importanti tanto le capacità artistiche quanto il personaggio e il
successo tv»
UN MEDICO IN FAMIGLIA
Serie trasmessa su Raiuno dal '98, protagonista la famiglia Martini, dà «importanza ad amicizia, relazioni
interpersonali, aiuto vicendevole Anche quando questi valori vengono negati, con litigi o tradimenti, sono
riaffermati alla fine»
GOSSIP GIRL
Provocatoria serie statunitense trasmessa da Italia 1, cade in una «rappresentazione fortemente
stereotipata» dell'adolescenza ma anche di «genitori completamente incapaci di assumere il ruolo di guida»
Foto: CARTOON
Foto: Secondo lo studio della ricercatrice Papa "I Simpson" in onda su Italia1, definiti diseducativi, irriverenti e
cinici, sono il trampolino di un'«affermazione straordinaria di valori» che contemplano «l'uguaglianza, la
giustizia, il rispetto dell'ambiente, l'amicizia, la famiglia»
15/01/2015
ItaliaOggi
Pag. 3
(diffusione:88538, tiratura:156000)
CLAUDIO PLAZZOTTA
Un buon mese di novembre per la raccolta del mezzo televisivo, con i big della tv generalista, Rai, Mediaset e
La7, che prendono una boccata d'ossigeno dopo il bruttissimo ottobre. Solo grazie a questa svolta il cumulato
gennaio-novembre della pubblicità in tv conferma sostanzialmente il dato dello stesso periodo 2013, con una
raccolta complessiva a 3,2 miliardi di euro (-0,1%). In particolare, nei primi 11 mesi dell'anno, Mediaset ha
incassato 1,893 miliardi (-3,7%, con un mese di novembre a +6,5%), Rai è a quota 710,8 mln (+0,5%, con un
+6,9% in novembre), e La7 a 143 milioni (-1,9%, ma +4,7% in novembre). Anno molto positivo per Sky, che
potrebbe sfondare la soglia dei 400 mln di raccolta nel 2014. Intanto, nei primi 11 mesi, ha messo in cascina
376 milioni di euro, su del 19,7% rispetto allo stesso periodo del 2013 (+7,9% in novembre). Anche Mtv
conferma il buon ritmo che ha tenuto per tutto l'anno, con un +10,7% a quasi 50 mln di euro (+11,1% in
novembre), così come i canali kids di Discovery (K2 e Frisbee), a 21,6 mln con un +13% cumulato (+4,4% in
novembre). Male, infi ne, Deejay tv, che finora ha raccolto in media 760 mila euro al mese, per complessivi di
8,4 mln (-19,6%, e un -18,1% in novembre). Quanto alle singole performance, i dati di mercato analizzati da
ItaliaOggi consentono di fornire alcune ulteriori informazioni. Per esempio, la pubblicità tabellare tra gennaio e
novembre 2014 ha consistenti crescite solo in casa Sky (+22%), Discovery kids (+13,4%) e Mtv (+9,1%),
rispetto allo stesso periodo 2013, mentre per gli altri broadcaster tv sono soprattutto le telepromozioni e le
cosiddette brevi a spingere sul fatturato. Nei primi 11 mesi del 2014, inoltre, Rai e Mediaset hanno aumentato
notevolmente gli spazi (in secondi) dedicati alla pubblicità rispetto allo stesso periodo 2013: +17% per le reti
del Biscione, +13,5% per i canali del servizio pubblico. Anche La7 (+14%) si va a inserire in questo solco.
Crescono, quindi, gli spazi, ma i fatturati calano di qualche punto: ciò signifi ca che la pubblicità pianifi cata
sui broadcaster generalisti costa sempre meno. Un po' diverso, invece, il discorso per Sky e Discovery kids:
in Sky i secondi di pubblicità sono aumentati del 4,4% a fronte di un +19,7% del fatturato, e su K2 e Frisbee
sono saliti del 6,5% rispetto al +13,4% del fatturato. Da loro, quindi, gli spot nel 2014 costano di più rispetto al
2013. © Riproduzione riservata
Gli investimenti in televisione Gruppo televisivo Raccolta gen./nov. 2014 Mediaset 1.893 -3,7 Rai 711 0,5
Sky 376 +19,7 La7 143 -1,9 Mtv 50 +10,7 Discovery kids 21,6 +13,4 Deejay tv 8,4 -19,6 Gruppo Raccolta Var
% su Var % su gen./nov. 2013 Fonte: Elaborazione ItaliaOggi su dati di mercato. Dati netti in mln di euro
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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Per la tv 30 giorni d'oro: Sky +7,9%, Rai +6,9%, Mediaset +6,5%, La7 +4,7%
15/01/2015
MF - Ed. nazionale
Pag. 1.17
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Con lo sprint di novembre il 2014 si chiude a 6 miliardi
Andrea Montanari
(Montanari a pagina 17) Con lo sprint di novembre il 2014 si chiude a 6 miliardi Il mese di novembre, come
già ampiamente anticipato da Rai, Mediaset e La7, torna a dare uno spiraglio d'ottimismo al mercato
pubblicitario italiano. Infatti, dicono i dati diramati ieri da Nielsen, il trend negativo rallenta. Ma è un fuoco
fatuo perché, come evidenzia la stessa società di ricerca, per dicembre è atteso un ulteriore calo, in linea con
i mesi precedenti. Così a fine anno il risultato sarà comunque un calo di quali il 3% rispetto al 2013.
Analizzando i dati del periodo gennaio-novembre diffusi da Nielsen, risulta che le aziende hanno investito
complessivamente 5,6 miliardi (-2.6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, ma in miglioramento
rispetto al -3,4% di fine ottobre). «La raccolta pubblicitaria prende a novembre una boccata d'ossigeno,
abbastanza inaspettata», ha dichiarato Alberto Dal Sasso, alto dirigente della società di ricerca. «La tv si è
stabilizzata attorno a quota zero, internet cresce e gli altri mezzi registrano performance migliori rispetto
all'autunno e a tutto il 2014». Ma se il solo mese di novembre ha visto un aumento del 3,7% nella spesa in
advertising, a dicembre le cose saranno diverse e tornerà quindi il segno meno. «Non sembra che dicembre
possa confermare la buona performance del mese precedente», ha continuato Dal Sasso, «tanto che ci
aspettiamo nuovamente una variazione negativa a livello negativo per l'ultimo mese dell'anno, in linea con il
trend di medio periodo». In altri termini, secondo le stime il 2014 potrebbe chiudersi con una raccolta totale di
6,1-6,2 miliardi, in calo del 3% rispetto al 2013. Tra i diversi mezzi di comunicazione spicca la tv, che con 3,2
miliardi di investimenti chiude in linea (-0,1%) con il periodo gennaio-novembre dello scorso anno. Ma già
prima della fine dello scorso anno i vertici di Mediaset, Rai e La7 avevano anticipato un miglioramento della
performance a novembre. A dicembre tuttavia le cose potrebbero ancora cambiare. In particolare, secondo le
elaborazioni effettuate da MF-Milano Finanza su dati di mercato, il gruppo televisivo di Cologno Monzese ha
chiuso il periodo di riferimento con una raccolta di quasi 1,9 miliardi, in calo del 3,7% rispetto al periodo
gennaionovembre 2013, ma nel singolo mese di novembre ha incassato 212 milioni (+6,57%). Ora il Biscione
vanta una quota del 59% degli investimenti destinati in totale al mezzo televisivo e del 33,6% sulla torta
complessiva del mercato italiano. Percentuali in calo rispetto allo stesso periodo di un anno fa, perché Sky
Italia, grazie soprattutto ai Mondiali di calcio brasiliani del giugnoluglio 2014, ha conquistato fette di mercato,
erodendole al leader indiscusso, Mediaset appunto. La pay tv che ora è stata incorporata in Sky Europe,
viaggia su una raccolta di 376 milioni - per fine anno supererà abbondantemente la soglia dei 400 milioni - e
ora ha una quota dell'11,8% degli spot televisivi (rispetto al 9,8% di un anno fa) e il 6,7% del mercato
complessivo (rispetto al 5,43% di fine novembre 2013). La Rai, secondo player in termini di raccolta,
mantiene la posizione con oltre 710 milioni di incassi pubblicitari (+0,5%). Stesso trend registrato dalla La7 di
Urbano Cairo stabile a 143 milioni (-1,9%). Mentre per la stampa le cose non cambiano più di tanto rispetto ai
mesi precedenti: i quotidiani chiudono gli 11 mesi con 730,3 milioni di raccolta (-10,1%) e i periodici a 453,7
milioni (-7,3%). La radio chiude con 318,7 milioni (-2,4%), mentre crolla, di quasi il 25%, il cinema con 16,2
milioni. In crescita, seppure limitata, il web (420,2 milioni, +0,7%) e ancora di più l'outdoor, le affissioni (73,6
milioni, +3,1%). «Siamo in una fase assai delicata per l'Europa e per l'Italia», ha concluso Dal Sasso,
«soprattutto per il diffondersi di aspettative deflazionistiche tra i Paesi della Ue, anche a causa della domanda
ancora debole». (riproduzione riservata)
SKY ERODE QUOTE DI MERCATO A MEDIASET Dati netti in milioni di euro Fonte: elab. MF-Milano
Finanza su dati di mercato GRAFICA MF-MILANO FINANZA MEDIASET RAI SKY ITALIA LA7 TOTALE TV
INTERNET QUOTIDIANI PERIODICI RADIO TOT. MERCATO 1.893,7 710,8 376,4 143 3.203,7 420,2 730,3
453,7 318,7 5.634 -3,7% 0,5% 19,7% -1,9% -0,1% 0,7% -10,1% -7,3% -2,4% -2,6% 59,1% 22,2% 11,7%
4,5% 6,57% 6,98% 8% 4,96% 33,6% 12,6% 6,7% 2,5% Raccolta nov 2014 Emittente Variaz. su nov 2013 %
su totale Tv Mese nov 2014 % su tot. mercato
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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15/01/2015
MF - Ed. nazionale
Pag. 1.17
(diffusione:104189, tiratura:173386)
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14 ott '14 14 gen '15 MEDIASET quotazioni in euro 3,33 € -1,36% IERI
Foto: Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/mediaset
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15/01/2015
Eco di Bergamo
(diffusione:54521, tiratura:63295)
La trentatreesima edizione del Festival presenterà circa 120 film in nove giorni di proiezioni suddivisi nelle
consuete sezioni della mostra concorso (sette pellicole inedite dirette da giovani autori), «Visti da vicino» (la
rassegna di documentari) e una serie di sezioni parallele di cui è stato reso noto il contenuto. Tra queste, la
più corposa si preannuncia sicuramente quella dedicata al «Polar» (nascita e formazione di un genere),
genere cinematografico tipicamente francese nato dalla contaminazione, come dice bene il suo nome, tra il
genere poliziesco e il noir. Tanti i registi e i divi del cinema francese che si sono cimentati con questo genere
(Lino Ventura, Michèle Morgan, Jean Gabin, Jeanne Moreau, Jean-Paul Belmondo). La retrospettiva
presenterà una ventina di titoli, tra i quali «Quai des Orfèvres» (Legittima difesa, 1947) di Henri-Georges
Clouzot, «Le desordre de la nuit» (Il vizio e la notte, 1958) di Gilles Grangier, «Le trou» (Il buco,1960) di
Jacques Becker, «Classe tous risques», (Asfalto che scotta, 1960) di Claude Sautet.
La sezione «Dopo la prova: schermi e palcoscenico» indagherà invece il rapporto tra cinema e teatro che è
stato affrontato da registi del calibro di Alfred Hitchcock, Howard Hawks, Peter Bogdanovich, Ingmar
Bergman, Louis Malle in film come «Twentieth Century» (Ventesimo secolo, 1934) di Howard Hawks, «Stage
fright» («Paura in palcoscenico», 1984) di Alfred Hitchcock e «Noises Off» («Rumori fuori scena», 1992) di
Peter Bogdanovich.
Continuerà, anche quest'anno, nella sezione «Europa: femminile, singolare» l'indagine sul cinema europeo
declinato al femminile, che presenterà una serie di opere girate dalle registe più rappresentative della scena
europea contemporanea.
La «personale», dedicata ogni anno ad un autore poco conosciuto in Italia ma meritevole di attenzione,
presenterà, quest'anno, l'animatore cecoslovacco Pavel Koutský (Praga, 1957), il cui cinema è caratterizzato
dal fatto di sposare animazione e musica.
Infine, anche quest'anno il Film Meeting aprirà una finestra su Bergamo Jazz, a cui passerà il testimone:
l'omaggio si concretizzerà nella proiezione di «Eva» di Joseph Losey (1962), colonna sonora composta da
Michel Legrand e interpretata, fra gli altri, da Billie Holiday e Tony Middleton, e nella sonorizzazione dal vivo
di «Die Puppe» (La Bambola di Carne, 1919) di Ernst Lubitsch, ad opera del clarinettista Mosè Chiavoni e del
fisarmonicista Luciano Biondini. • Andrea Frambrosi
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Il Film Meeting riscopre i polizieschi di colore noir
15/01/2015
Il Mattino di Padova - Ed. nazionale
Pag. 45
(diffusione:30823, tiratura:37705)
Il film «Una nobile causa» ora si affida al crowfunding
Il film «Una nobile causa»
ora si affida al crowfunding
La casa di produzione padovana ha presentato il progetto alla mostra di Venezia
Nel cast Giannini, Reggiani e Citran e si parla di dipendenza dal gioco d'azzardo
Quando, lo scorso 5 settembre, la casa di produzione padovana Running Tv aveva presentato alla Mostra
Internazionale del Cinema di Venezia il suo prossimo progetto, il lungometraggio "Una nobile causa", molto
era stato l'interesse suscitato. Al di là però della sinossi in bilico fra tragedia e commedia, la pellicola ancora
da realizzare per la regia del padovano Emilio Briguglio, suscita interesse per il suo tema: la ludopatia. Una
simile declinazione per narrare la malattia del gioco d'azzardo, però, non è cosa facile, specie per la Running
Tv, specializzata in documentari: il casting dev'essere appropriato, il taglio di regia deve andare ben oltre
quello giornalistico. Fortunatamente «Si è instaurata una catena di conoscenze artistiche» spiega la
produttrice Rebecca Basso «Briguglio, che assieme a Riccardo Fabrizi e Francesco Costa hanno steso la
sceneggiatura, ha coinvolto l'attore padovano Roberto Citran, uno dei professionisti italiani di livello.
Coprotagonista sarà Giorgio Careccia, già collaboratore di registi come Salvatores e Castellitto, e da lui poi
sono venuti i contatti con attori di levatura come Francesca Reggiani, Katia Ricciarelli, e una star assoluta
come Giancarlo Giannini. Tutti hanno abbracciato il progetto con entusiasmo: abbiamo creato una squadra
capace di confrontarsi e di adottare di comune accordo scelte di produzione e di regia». Certo, il metodo di
lavoro non è sufficiente ad attrarre un simile cast: altri due aspetti risultano essenziali. Prima di tutto la
sceneggiatura, avvincente e leggera malgrado la gravità: la vicenda narra di una ludopata, Francesca
Reggiani che, dopo una grossa vincita viene convinta dal marito, Citran, a seguire una terapia da uno
psicologo, interpretato da Giannini. Questi le racconta la storia di Alvise, nobile veneziano rovinato dal gioco
costretto ad "abbassarsi" ad un onesto lavoro manuale. La vicenda procede instillando la riflessione in merito
a quanto la ludopatia sia un male strisciante che non risparmia nessuno. In secondo luogo l'importanza del
progetto, la consapevolezza di trattare un problema gravissimo: questo rende "Una nobile causa", di cui per
ora è stato realizzato solo il teaser (un film di pochi minuti), un'opera di valenza sociale non indifferente. Si
potrebbe pensare che, per questo, i finanziamenti fiocchino, eppure delle istituzioni che avrebbero interesse a
finanziare il film appena due hanno risposto all'appello: la Regione Veneto e l'Associazione Cinema Giovane.
«Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali» continua Rebecca Basso «ha negato sia il finanziamento che la
dicitura di Film di Interesse Culturale». Molto strano, se si pensa che lo scorso novembre si inserì in quel
novero persino una commedia brillante e frivola come "Non c'è due senza te" di Massimo Cappelli, ma
laddove non arrivano le istituzioni giungono i social network. Entra quindi il gioco il crowdfunding, sistema di
finanziamento dal basso, con la campagna lanciata sul sito www.produzionidalbasso.com che propone, dietro
quote di finanziamento definite, premi che vanno dai ringraziamenti nei titoli di coda per il contributo sino alla
partecipazione agli utili. Per ora, Running Tv sta eseguendo i provini con gli attori, per poi procedere alla
selezione delle comparse a maggio, quando saranno programmate le riprese. Riccardo Cecconi
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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Il film «Una nobile causa» ora si affida al crowfunding La casa di produzione padovana ha presentato il
progetto alla mostra di Venezia Nel cast Giannini, Reggiani e Citran e si parla di dipendenza dal gioco
d'azzardo
15/01/2015
La Sicilia - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:64550, tiratura:80914)
Protagonisti il piccolo Vincenzo Lauretta, Marco Bocci, il papà vedovo, Barbara Tabita ed Elena Radonicich
MARIA LOMBARDO Sta per diventare papà nella vita (Laura Chiatti, sua moglie, darà alla luce in questi
giorni il loro primo figlio) ma sullo schermo è già papà, il papà di Meno una bambino schivo che dopo la morte
della madre si è chiuso in se stesso, al quale un cane riuscirà a strappare il sorriso. L'occasione per
incontrare Marco Bocci è Italo un film tutto siciliano, tranne qualche componente del cast come proprio Bocci
che ormai è "naturalizzato" siciliano, atteso per sabato con Maria De Filippi alla guida della nuova serie del
reality show C'è posta per te. In pochi anni Marco Bocci è diventato uno degli attori emergenti del panorama
italiano, molto popolare grazie alla serie di successo Squadra antimafia girata proprio in Sicilia. Italo ispirato a
un fatto realmente accaduto, è stato girato a Scicli e nel Ragusano: storia di un randagio che si conquista
l'affetto di tutta la cittadina che lo adotta venendone a sua volta "adottata". Nel 2009 a Scicli un bambino
venne aggredito da cani randagi: un brutto episodio da cui scaturì che tutti i cani vennero portati via. In quel
periodo arrivò Italo che iniziò a girare per il paese, andando pure alla Messa. Accanto al cane (per il film è
stato scelto Tomak, un cane attore, color miele) protagonista principale è Meno, interpretato dal piccolo
Vincenzo Lauretta, affiancato dagli amici Chiara (Martina Antoci) e Paolo (Matteo Korreshi). Bocci è Antonio,
il giovane padre vedovo, Barbara Tabita è l'esuberante consigliere comunale candidato sindaco, Elena
Radonicich è la maestra. Nel cast anche con piccolissimi ruoli, Tuccio Musumeci, Marcello Perracchio. Lucia
Sardo, Andrea Tidona. Voce narrante Leo Gullotta. Marco Bocci come ti sei trovato a interagire con un cane
come collega? «E' la prima volta che interagisco sul set con un animale ma non è stata una sorpresa. Il mio
interlocutore non lo conoscevo ma sono abituato sin da bambino a convivere con gatti (mia madre ne aveva
12) e con cani: da quando abito a Roma ne ho avuto uno in comune con un altro inquilino del condominio e
ora ne ho comprato uno tutto mio». Cosi ti è piaciuto di più nel girare "Italo"? «Che si tratta di una storia reale
al cento per cento, anche se non lo sembra. Sembra scritta in maniera furba per appassionare il pubblico
mentre è realmente accaduta a parte, solo che viene raccontata in maniera più enfatica rispetto alla realtà».
Come ha partecipato la gente di Scicli? «Abbiamo trovato a Scicli, Modica e Ragusa una carica di
entusiasmo e tanta disponibilità affinché si facesse conoscere questa storia che è proprio vera». Da "La bella
società" a "Squadra antimafia" e ora "Italo" hai lavorato tante volte in Sicilia. «Ci ho passato così tanto tempo
e così volentieri che mi sento un po' siciliano anche io. Credo, a voler fare dei conti, che ho passato circa due
anni tra Palermo, Catania, Enna, Calascibetta, Messina e ora Scicli e la provincia di Ragusa: una terra che
sento molto vicina a me anche per la passionalità del mio carattere. I siciliani sono così travolgenti, onesti...».
Eppure hai portato in tv storie di mafia. «Sì ma è importante non descrivere le regioni per luoghi comuni: ci
sono i mascalzoni e i mafiosi. E non solo in Sicilia». La regista modicana Alessia Scarso, 36 anni, si è
diplomata al Centro sperimentale di cinematografia, ha diretto numerosi spot e documentari istituzionali,
quindi la ficton Disinstallare un amore ed ha firmato il montaggio di Come non detto. Italo è la sua opera
prima per il grande schermo. Il film, distribuito da Notorius Pictures è frutto di una piccola produzione locale. Il
delizioso cane è stato addestrato da Massimo Perla che da oltre trent'anni si occupa di preparare i cani da
portare su set cinematografici e televisivi. «Le vicende dei due nuclei di questo film, adulti e bambini - afferma
Alessia Scarso - si intrecciano nell'incontro con Italo. Ognuno di loro affronterà un cambiamento, specie
Meno, che troverà attraverso questo fantastico randagio la chiave di volta per crescere. Ma Italo non
apparterrà mai a Meno, né a nessuno. Italo è un dono, il cane di tutti e di nessuno, e amatissimo andrà via
lasciando un insegnamento che sarà più forte della sua presenza». Dice Roberta Trovato, produttrice del film
per Arà: «E' una grandissima emozione veder concretizzarsi tutti gli sforzi, davvero enormi, che abbiamo
fatto. Emozioni che non è facile descrivere. C'è un lavoro durato circa due anni. Molti film vengono girati e poi
non vengono distribuiti. Italo invece, grazie alla Notorius, esce in tutte le principali sale cinematografiche. Ed
allora quelle emozioni mi portano a fermarmi un attimo e a ripensare se ne è valsa davvero la pena. So che
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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Italo, il cane adottato da Scicli fiaba nata da una storia vera
15/01/2015
La Sicilia - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:64550, tiratura:80914)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 15/01/2015 - 15/01/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
era giusto realizzare questa pellicola e raccontare la storia di un cane che è divenuto mascotte della città, ma
che soprattutto ha saputo dare lezioni di vita agli umani. Al film è stato abbinato inoltre un progetto Enpa in
favore dei randagi italiani. Lo scorso fine settimana era possibile acquistare i peluche ispirati al film e
realizzati da Petra Toys. Un progetto che come produzione abbiamo fortemente voluto». 15/01/2015
15/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La Shoah nelle immagini di Hitchcock
Scoperto un anno fa, restaurato, emerge dagli archivi il filmato girato dal grande regista Ricordo indelebile
«Hitch» confidò, anni dopo, che il lavoro sui campi non lo aveva più «abbandonato» L'impegno Il celebre
cineasta britannico lavorò al docu- film tra giugno e luglio del 1945
Paolo Mereghetti
L'idea era quella di fare un documentario «didattico» che ricordasse ai tedeschi quello che volevano non
vedere: gli orrori compiuti nei campi di concentramento. Un film «politico», come si sarebbe detto oggi. Ma
eravamo nel 1945, la guerra era finita da pochissimo e l'alleato sovietico stava già diventando il nemico
numero uno dell'Occidente: non si poteva caricare sulle spalle della Germania, almeno quella alleata di
americani ed europei, un ulteriore senso di colpa. E così, nonostante a firmare quel documentario fosse stato
chiamato Alfred Hitchcock, che vi aveva lavorato per sei settimane, tra giugno e luglio del 1945, il progetto
era stato accantonato sine die e German Concentration Camps Factual Survey («Un'indagine fattuale sui
campi di concentramento tedeschi», questo il titolo di lavorazione) fu archiviato insieme ai materiali ancora
non montati nei depositi dell'Imperial War Museum di Londra, sotto la sigla F3080.
Alcune di quelle immagini erano poi state mostrate, oltre a quelle girate da altri registi che avevano
accompagnato la marcia degli Alleati, come gli americani George Stevens e Samuel Fuller, ma le scene che
Hitchcock aveva montato sono rimaste nascoste per settant'anni, finché André Singer - già produttore di
Werner Herzog e regista in proprio - non ha ottenuto il permesso di lavorare sui materiali «F3080». Ne è
uscito un documentario sconvolgente, che per la prima volta mostra il lavoro fatto da Hitch, accompagnato
dalla voce narrante di Helena Bonham Carter e intitolato Night Will Fall («La notte scenderà», citazione dalla
serie Doctor Who : «Demons run when a good man goes to war / Night will fall and drown the sun / When a
good man goes to war»).
È andato in onda sulla rete franco-tedesca Arte martedì 13 (col titolo Images de la libération des camps ) e
verrà programmato dall'inglese Channel 4 sabato 24 febbraio. Augurandoci che presto arrivi anche in Italia.
Che cosa si vede nel documentario? Le immagini, in gran parte inedite, della liberazione di undici campi, tra
cui di Bergen-Belsen, Dachau, Buchenwald, Ebensee, Mauthausen, Majdanek, filmate da quattro operatori
militari: gli inglesi Mike Lewis e William Lawrie, l'americano Arthur Mainzen e il sovietico Aleksandr Vorontsos,
intervistati da Singer insieme ad altri testimoni, sopravvissuti ai campi, e al pubblico ministero che parlò per
l'accusa al processo di Norimberga. Sfortunatamente non esistono riprese dell'incontro, avvenuto all'inizio
degli anni Settanta, tra Hitchcock e il fondatore della Cinémathèque française Henri Langlois, che però nelle
sue memorie riporta quello che gli aveva confidato il regista: «Alla fine della guerra, ho fatto un film che
doveva mostrare la realtà dei fatti avvenuti nei campi di concentramento nazisti. Atroce. Era ancora più atroce
del peggior film d'orrore. Nessuno lo ha voluto vedere. Ma quel film non mi ha più abbandonato».
Come mai proprio Hitchcock, che lavorava stabilmente a Hollywood dove aveva appena terminato Prigionieri
dell'oceano e Io ti salverò era stato coinvolto in quel progetto? Il merito è tutto di Sidney Bernstein, cofondatore nel 1925 della London Film Society, dove aveva stretto amicizia con il giovane Hitchcock,
«infaticabile antifascista e militante contro l'antisionismo», collaboratore negli anni Trenta del ministero
dell'Informazione e poi, nel 1954, tra i fondatori di Grenada Television. Quando all'inizio del 1945 i primi
campi sono liberati e le prime atroci immagini vengono inviate a Londra, Bernstein convince la Divisione
guerra psicologica del Quartier generale delle forze di spedizione alleate a produrre un film «destinato in
maniera specifica ai tedeschi, che fosse la prova inattaccabile delle loro atrocità». E Hitchcock accetta la
proposta dell'amico, pronto a sobbarcarsi un viaggio in nave dagli Usa in Inghilterra dormendo - ha
raccontato - «in un dormitorio con altre trenta persone».
Segno che il lavoro lo interessava e infatti appena arrivato a Londra si mette al lavoro, insieme allo scrittore
inglese Richard Crossman (che scrisse un primo trattamento) e al corrispondente di guerra australiano Colin
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Il documentario
15/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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Wills (che invece stese una vera e propria sceneggiatura). Hitchcock da parte sua dedicò quasi tutto il suo
tempo a guardare i materiali che arrivavano dall'Europa, insieme al montatore Peter Tanner. Il regista, forte
della sua esperienza cinematografica, cercava soprattutto le riprese in continuo, le panoramiche, «perché
nessuno potesse dire che quelle immagini erano state manipolate per falsificare la realtà». Un compito non
facilissimo, visti i brevi caricatori delle cineprese 16mm in dotazione all'esercito, ma nel film di Singer ci sono
molti esempi di quello che Hitchcock aveva selezionato e affidato a un primo montaggio. Sono immagini
strazianti, difficili da sostenere anche a settant'anni di distanza. E più ancora dei volti dei morti, scavati dalle
piaghe e dalla fame o maciullati dagli aguzzini, sconvolgono le scene in cui i soldati tedeschi prigionieri sono
costretti a caricare i corpi dei morti, li trascinano e li gettano nelle fosse comuni, come se si trattasse di
manichini, perché i rischi delle epidemie (soprattutto tifo) rischiavano di propagarsi e non lasciavano spazio
né tempo nemmeno per un po' di pietà.
Poi, nell'agosto del '45, le convenienze della politica fermarono il lavoro, Hitchcock tornò a Hollywood per
girare Notorius - L'amante perduta e il materiale girato e in parte montato finì in uno scatolone dell'Imperial
War Museum. È riemerso settant'anni dopo, con tutta la sua forza di sconvolgente testimonianza, a
confermare quello che Bernstein andava continuamente ripetendo ai suoi collaboratori: «Un giorno capirete
che tutto questo valeva la pena».
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Il profilo
Alfred Hitchcock (1899-1980). Nel 1945 lasciò Hollywood per girare un docu-film sulla Shoah che
non uscì mai
Foto: Donne internate nel campo nazista di Bergen-Belsen nei giorni della liberazione, nel 1945. Il grande
regista Alfred Hitchcock lavorò per tre settimane a un documentario girato con immagini provenienti dai
maggiori lager nazisti, lavoro che per le circostanze post belliche (la crescente contrapposizione con l'Urss)
finì dimenticato in un archivio
15/01/2015
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 49
(diffusione:619980, tiratura:779916)
«Basta con l'ossessione di apparire giovani» Desideri Interpreto una donna matura che si scopre a spiare
dalla finestra l'amico del figlio La battuta Non ho gradito la frase di Renner sui miei «globi» all'ultima festa del
cinema
Giovanna Grassi
los angeles Jennifer Lopez ci riprova come attrice. Tutti i suoi fan, che seguono con attenzione le tante
professioni dell'eterna ragazza del Bronx, sono pronti a vederla nel thriller The boy next door . Donne che
l'ammirano, uomini che apprezzano le sue generose curve e persino i ragazzi. «Quello dei giovani è il mio
pubblico preferito» dice la star che è anche impegnata, per chi non ha tutto ciò che lei ha conquistato, nella
filantropia della sua Lopez Family Foundation.
Una regola di J. Lo è, a suo dire da sempre, «stay hungry» e poco le importa che sia stata detta anche da
Steve Jobs agli studenti dell'Università di Stanford: «Io ho sempre voluto realizzare i miei sogni e "resto
affamata" di emozioni e incontri».
A 45 anni dice di sentirsi più che mai in armonia con il suo corpo e più libera di esprimersi dal punto di vista
artistico. «Mi interessa interpretare donne della mia età, in esse ritrovo i miei cambiamenti e non mi spaventa
affatto non essere più la J. Lo trentenne. Mi sento molto più realizzata e cosciente di ciò che scelgo e faccio
ora che non nel mio passato. Ho sempre lavorato, ora è il momento di farlo con una coscienza e scelte
focalizzate non sull'apparenza o la smania di apparire giovani, ma con tutto ciò che, invece, ho raggiunto
nelle varie tappe. Tutto serve, anche gli errori. Il tempo che passa non ti toglie cose ma te ne dà altre e
spesso molto più importanti. Ogni età ha un suo valore preciso, la mia di oggi è molto fertile». Non a caso ha
anche co-prodotto il film diretto da Rob Cohen e scritto da una donna, Barbara Curry. Jennifer interpreta
Claire Peterson, un'ultraquarantenne sposata con un figlio adolescente. Il ragazzo ha come amico il
diciannovenne Ryan Guzman, professionista nella vita anche di arti marziali, ballerino provetto nonché
modello, già definito dalla Hollywood in cerca di nuove star «il nuovo Tom Cruise».
Ambientato a Los Angeles, in un distretto con le villette a schiera della classe media agiata, il thriller pone la
diva al centro di un copione che il regista Cohen sviluppa per gradi. Dapprima presenta la famiglia, poi i
desideri più segreti della signora che dopo 18 anni di matrimonio si scopre a spiare dalla finestra quell'amico
atletico del timido figlio, arrivato a casa del nonno perché i suoi genitori sono morti apparentemente in un
incidente.
Sempre elegante (come ai recenti Golden Globe dove non ha gradito la battuta sui "globi" del suo corpo detta
da Jeremy Renner) Jennifer conferma che il suo obiettivo è girare e produrre diversi film e mettere da parte
show e i suoi redditizi impegni per profumo, linee di moda e accessori.
Che cosa le è piaciuto di più della sua Claire?
«Le sue verità: è una donna a un crocevia, è una insegnante nella scuola locale, presa da tanti doveri. Ha
smesso di chiedere a se stessa che cosa veramente vuole. L'ammirazione di quel ragazzo risveglia in lei
slanci del passato, ma Claire ha una solida struttura morale, spesso in contrasto con la sua vulnerabilità». Nel
genere thriller i suoi film preferiti sono quelli di Hitchcock. «Tornavo a casa e reinventavo le storie, davo un
seguito».
Le priorità nella sua vita quali sono, considerando che lei è da anni l'attrice latina più pagata? «Adoro ogni
momento della vita e crescita dei miei gemelli Maximilian ed Emme. Migliorare le condizioni delle donne nel
mondo è un mio obiettivo come imparare sempre qualcosa».
Ha cominciato la carriera d'attrice con un piccolo film di grande qualità, Selena , poi ha interpretato anche flop
colossali e ha venduto più di 80 milioni di dischi. Le prossime tappe? «Sarò presente al prossimo Sundance
con Lila & Eve in cui ho recitato con Viola Davis. Mi piace anche doppiare film d'animazione».
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Jennifer Lopez La diva in un thriller: sul set a 45 anni mi sento più libera
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Confessa di rilassarsi soprattutto con una sorta di diario, in cui scrive giorno dopo giorno. «La vita non è un
viaggio materiale o di vanità».
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Chi è
J. Lo. è nata a New York il 24 luglio 1969 da una famiglia di origini portoricane Ha iniziato la sua carriera nel
cinema a metà anni 90. Ha lavorato anche con Coppola e Soderbergh Nel 1999 debutta nella musica col suo
primo album «On the 6». In carriera ha venduto 80 milioni di dischi Sposata e divorziata tre volte, l'ultima con
la popstar Marc Anthony da cui ha avuto due gemelli
Foto: «The boy next door» Jennifer Lopez in una scena del film diretto da Rob Cohen, presto sugli schermi