Economia-aziendale-ed-aziendalisti-italiani-in-Europa
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Economia-aziendale-ed-aziendalisti-italiani-in-Europa
L’ECONOMIA AZIENDALE E GLI AZIENDALISTI ITALIANI IN EUROPA Donatella Depperu e Francesco Favotto, Convegno AIDEA, Lecce 19. settembre 2013 Questa sintetica nota è il contributo breve di Donatella Depperu e Francesco Favotto sul posizionamento ragionato dell’Economia Aziendale italiana e degli aziendalisti italiani in Europa. E’ stata redatta non come ricostruzione esaustiva e analitica dello stato dell’arte, fatto che avrebbe richiesto ben altre risorse e tempi, ma nello spirito di una introduzione breve alla Tavola Rotonda sul tema nell’ambito del Congresso annuale di AIDEA a Lecce. I dettagli con nominativi, ruoli, ecc. relativi ai dati di seguito riportati si trovano nel sito AIDEA, dove verranno aggiornati anche sulla base delle indicazioni provenienti dai colleghi soci AIDEA. 1. L’Economia Aziendale in Europa, un problema di identità e posizionamento E’ noto come l’Economia Aziendale italiana, col suo paradigma costituente di proporre e portare ad unità concettuale e professionale i tre momenti della rilevazione, organizzazione e gestione, non abbia agevoli riferimenti similari in Europa. La moderna tendenza internazionale verso la specializzazione e verticalizzazione dei saperi e delle discipline si esprime a livello europeo in una articolazione, se non frammentazione, dei linguaggi aziendali per saperi funzionali, con rari tentativi di integrazione e coordinamento. Decisamente nota a questo proposito è la difficoltà di trovare in inglese una traduzione appropriata di Economia Aziendale. 2. Le Società ed Accademie che assomigliano all’AIDEA Nell’ambito delle Associazioni/Accademie estere di studiosi di Economia aziendale si collocano tre tipi di istituti: a. associazioni nazionali o sovranazionali focalizzate su di un’area tematica; b. associazioni nazionali o sovranazionali ad ampio spettro; c. associazioni di secondo livello (associazioni di associazioni) o miste (cioè, che hanno tra i propri associati sia associazioni sia singoli). Le associazioni si differenziano per possibilità di associazione da parte dei singoli e/o di altra associazione e per la natura delle attività svolte. Escludiamo in questa sede le Associazioni di tipo a. (in quanto non assimilabili ad AIDEA) per fare qualche considerazione sulle altre. Nell’ambito europeo, e considerando le associazioni generaliste ad ampio spettro, il Paese che risulta essere più simile all’Italia è la Germania. L’associazione tedesca di aziendalisti (VHBVerband der Hochschullehrer für Betriebswirtschaft) è infatti quella che maggiormente riflette al suo interno lo stesso tipo di articolazione che caratterizza AIDEA, con una forte attenzione ai temi di accounting e la presenza di studiosi di strategia, marketing, finanza, organizzazione, ecc.. IFSAM (cui AIDEA partecipa) costituisce invece un esempio di associazione di secondo livello. IFSAM organizza un convegno biennale, cui si affiancano alcuni workshop, e cerca di coordinare attività tra associazioni di studiosi di management di tutto il mondo. Tra i progetti per il futuro vi è anche quello di coordinare attività di ricerca a livello internazionale, con finalità di fund raising. L’associazione più articolata in Europa è EIASM, European Institute of Advanced Studies in Management. L’Istituto, fondato nel 1971, agisce da piattaforma accademica con l’obiettivo di favorire e rafforzare la ricerca nel campo del management in Europa, facilitare la realizzazione di progetti di ricerca congiunti, stimolare il confronto tra studiosi in Europa e favorire lo sviluppo di programmi di dottorato. L’EIASM ha filiato diverse Società e Associazioni scientifiche: the European Accounting Association (EAA), 1977 the European Association for Research in Industrial Economics (EARIE), 1974 the European Finance Association (EFA), 1974 the European International Business Academy (EIBA) the European Marketing Academy (EMAC), 1975 the European Academy of Management (EURAM), 2000 the European Operations Management Association (EurOMA), 1984 3. Gli italiani in EIASM Importante e significativa è la partecipazione di aziendalisti italiani alle attività delle Associazioni che fanno capo a EIASM, così come rilevante è la loro presenza negli organi di governo delle stesse. La tavola 1 riporta, per ciascuna di tali Associazioni, il numero totale degli associati, il numero degli Italiani associati e il loro peso percentuale sul totale. Tavola 1 – Associazioni che fanno capo a EIASM Association Total nr Members Total nr Italian Members EAA 2.485 159 EARIE 551 65 EFA 1.805 43 EIBA 599 21 EMAC 1.185 36 EURAM 1.240 134 EurOMA 379 22 Fonte: EIASM % Italian Members 6.4 % 11.8 % 2.9 % 3.5 % 3% 10.8 % 5.8 % Unico socio istituzionale italiano di EIASM è il Politecnico di Milano. Nel Board siede la prof.ssa Francesca Sanna Randaccio (economista, Università La Sapienza di Roma), mentre del corpo docente, fra i 112 citati nel sito EIASM, fanno parte 10 studiosi italiani: Massimo Colombo (Milano Politecnico), Giovanni Battista Dagnino (Catania), Roberto Di Pietra (Siena), Cipriano Forza (Padova, Dipartimento Ingegneria Gestionale), Marcello Mariani (Bologna), Fabrizio Panozzo (Venezia), Massimo Sargiacomo (Chieti-Pescara), Roberto Verganti (Milano Politecnico), Stefano Zambon (Ferrara), Luca Zan (Bologna). 4. Le altre società accademiche generaliste E’ noto che sempre più numerosi sono gli aziendalisti italiani che collaborano e partecipano alle attività di altre Associazioni internazionali, spesso di stampo marcatamente statunitense. E’ il caso, soprattutto, della Academy of Management. Anche nell’ambito dell’AoM alcuni Italiani ricoprono posizioni di rilievo: 4 sono, infatti, i Division Program Chair in carica o eletti. 5. Gli aziendalisti italiani negli Editorial Board delle riviste internazionali Considerato il carattere globale delle riviste internazionali di riferimento per l’area aziendale, si sono qui selezionate le riviste a contenuto prettamente o prevalentemente aziendale inserite dall’Anvur nella fascia A per i settori 13/B1, B2, B3, B4, B5 (sono state escluse quelle a prevalente valenza economica e statistica). Per ciascuna rivista (in totale 88) è stata fatta una ricerca sugli editor e i componenti dell’editorial board, estraendo i nomi di ricercatori italiani inquadrati nelle Università italiane. Non appaiono quindi gli Italiani incardinati in atenei stranieri; questo potrà essere fatto in una prossima riedizione via sito AIDEA. Da tale analisi emerge che: - su 91 riviste, 31 hanno almeno un italiano come editor, co-editor, membro dell’editorial board o di organo a questo assimilabile; - sono circa 60 gli Italiani (dei quali quasi 50 sono aziendalisti riconducibili ai settori SECS P/07, P/08, P/09, P/10, P/11) che sono membri del comitato editoriale delle 31 riviste selezionate; in totale, le donne sono 12. 6. Ma gli accademici italiani sono capaci di attrarre fondi? Per quanto riguarda la capacità di attrarre fondi europei, è da notare il fatto che, nel periodo 2007-2013, i finanziamenti a ricercatori italiani sono stati 2079. Nello stesso periodo, le istituzioni italiane che sono state finanziate (su 966 che hanno partecipato) hanno ricevuto 227 ml di €. (Fonte: http://ec.europa.eu/research/mariecurieactions/documents/funded-projects/statistics/eucountries/marie-curie-actions-country-fiche-it_en.pdf) Dal sito dell’European Research Council emerge un debole posizionamento dell’Italia rispetto a Paesi tradizionalmente capaci di attrarre risorse per la ricerca. Nel 2012 sono 121 i progetti che sono stati finanziati aventi come host institution una istituzione italiana: Paese finanziato UK Germania Francia Olanda Svizzera N° progetti 440 296 286 169 129 Paese finanziato Israele Spagna ITALIA Belgio Svezia N° progetti 128 122 121 89 78 Se nell’ambito dei progetti italiani finanziati si considerano solo quelli di contenuto economico, sociologico, ecc. ed escludendo quelli a valenza medica, informatica, biologica o matematica e così via, si ottengono 13 progetti, fra i quali uno solo proposto da un ricercatore di area aziendale: Nicola Gennaioli (2009, Università Bocconi, SECS P/11). 7. DIAGNOSI breve Si potrebbe dire che i dati di sopra mostrano che in Europa ci siamo già, quindi dove è il problema? Forse la domanda è proprio questa: dobbiamo solo proseguire sulla strada intrapresa, continuando con determinazione e dedizione, o dobbiamo cambiare passo ed eleggere il tema a crucialità e priorità vera? Le due cose probabilmente convivono, ma con un verosimile maggior peso, nel prossimo futuro, della seconda opzione. Le adesioni alla dimensione internazionale avvenute finora in Italia in campo economico aziendale sono largamente basate su scelte, vocazioni e aspirazioni personali. Sono poche le sedi universitarie che hanno consapevolmente investito su modelli gestionali e su linee di reclutamento e sviluppo posizionati nell'arena internazionale. Fra quelle più note sono Bocconi, Padova, Roma Tor Vergata e Siena, e spulciando fra gli Editorial Board delle riviste di fascia A dell’Anvur ne abbiamo contato una quindicina che sono attive e hanno loro studiosi presenti nello scenario europeo. Va anche detto in proposito che altri aziendalisti - gli ingegneri gestionali - hanno accumulato una esperienza più vasta. Più segnali dicono che nei prossimi anni più Dipartimenti si troveranno a dover allargare a livello internazionale il perimetro della loro arena competitiva, spinti a ciò anche dall’ANVUR (vedi indicatori VQR), dal CENSIS (dice che le sedi più performanti in termini di qualità didattica, servizi agli studenti e ricerca scientifica sono quelle più esposte internazionalmente), dal prossimo nuovo database europeo U-Multirank (che prevede indicatori ad hoc), dalle politiche MIUR (valutazione organico e reclutamento atenei), dalle “campagne acquisto” che diversi Atenei stranieri specie UK stanno facendo in Italia presso i giovani più promettenti, dalle motivazioni “di mercato” di molti giovani studiosi ai quali viene agevole una valutazione comparata, ecc.. Sono riflessioni e scelte certamente difficili perché relative ad uno spazio che va dalle storie personali dei singoli alla messa in discussione della stessa identità e configurazione di ciascuna Istituzione. Come economisti aziendali capiamo perfettamente che non si tratta solo di pubblicare in inglese o in una specifica rivista (condizioni necessarie ma non sufficienti), ma si tratta di cercare di elaborare nuovi contenuti progettuali, modelli di gestione interna e orientamenti strategici coerenti, da un lato, con la tradizione della disciplina e, dall’altro, col nuovo posizionamento che ogni Dipartimento intende adottare nell’ambito delle tendenze generali. In altre parole, si può dire che “star fuori” dalla sfida europea è impossibile. E questo vale non solo per la funzione di produzione scientifica dei docenti, ma anche nella prospettiva della responsabilità verso il patrimonio umano e sociale rappresentato dagli studenti, i quali sempre più si trovano ad interpretarsi nel mercato internazionale del lavoro, e del sistema produttivo nazionale e locale, che è sempre più impegnato, al di là dei differenziali di filiera e di territorio, nella concorrenza internazionale. Ma come fare? Con quali valenze progettuali? Con quali rischi e per quali opportunità? Allora questa Tavola Rotonda - che vede protagoniste le aree disciplinari interne all’Economia Aziendale italiana - che apre i lavori del 200° Convegno di AIDEA, quasi a configurare un passaggio di un percorso evolutivo che viene da lontano e punta a confermarsi come interlocutore dello scenario europeo. Consapevoli, peraltro, della parzialità della domanda di partenza perché oggi l’Europa è uno step verso altri territori che sono frontiera internazionale avanzata, per cui parliamo di Europa, ma in verità intendiamo il Mondo. Domandandoci, al contempo, se non possiamo essere di contributo ad una più attiva e consapevole presenza dell’Europa nella concorrenza scientifica internazionale nel campo economico aziendale.