eMergeNzA PAkIsTAN - Ugl Vigili del Fuoco
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Poste italiane Spa - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 Convertito in Legge 46/2004 art. 1 coma 1 DCB Milano - Registrazione c/o Tribunale di Milano n. 102 del 12/2/2008 Filiale di Milano - Nethuns srl - Via Cialdini, 116 - 20161 Milano - Direttore Politico: Paolo Varesi Responsabile Coordinamento Sicurezza UGL - Direttore Responsabile: Gigi Movilia € 16,25 - Condizioni di abbonamento per i cittadini: Ordinario € 153,00 - Sostenitore € 174,00 - Benemerito € 195,00 N. 2010 IL PUNTO di 5 Anno IIi settembre ottobre PRIORITà Fernando Cordella di Paolo Varesi Segretario Confederale UGL Resp. Coordinamento Sicurezza Coordinatore Naz. UGL-VVF è ARRIVATO IL MOMENTO DI ANDARE OLTRE LA PREVENZIONE STRESS DA LAVORO: UN RISCHIO EMERGENTE CHE L’UGL NON VUOLE SOTTOVALUTARE Occuparsi dei danni prevedibili e calcolabili, la cui risarcibilità appare quasi scontata non è più sufficiente. Bisogna tener conto anche della precauzione relativa ai rischi potenziali: la prevenzione dei rischi reali Secondo la “European Foundation for the Improvement of Living and Working Condition” il 27% dei lavoratori italiani indica nello stress legato all’attività lavorativa il problema di salute tra quelli più ampiamente diffusi A L’ partire dagli anni ’70 si registra un crescente interesse del legislatore nazionale e comunitario in materia di sicurezza sul luogo di lavoro. Nonostante l’articolo 1 della Carta Costituzionale, che recita “l’Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro”, e le altre norme contenute nella Costituzione inerenti al lavoro entrino in vi- emergenza pakistan La più grave tragedia umanitaria degli ultimi anni Pag. 6 Segue a pagina 2 Italia registra cinque punti percentuali in più rispetto la media dei paesi europei. Un fenomeno su cui occorre riflettere ed agire velocemente. Lo stress legato all’attività lavorativa è un fattore di rischio relativamente nuovo, almeno nel nostro Paese, ma sicuramente emergente vista la diffusione che sta assumendo ed il costante aumento di situazioni di disagio lavoSegue a pagina 4 ricorrenze riflessioni urgenti il confronto la tragedia di Marcinelle prevenzione degli incendi dei vigili prendendo spunto Napolitano ricorda a pag 5 I problemi aperti sulla a pag 8 Come migliorare l'organizzazione dai Paesi Ue a pag 12 2 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 CORDELLA dalla prima gore il 1° gennaio 1948, i principi di tutela del lavoratore in essi enucleati hanno dovuto attendere la legge del 20 maggio 1970, nota come “Statuto dei Lavoratori”, per trovare positiva attuazione. Gli articoli 3 e 4 del codice si occupano rispettivamente della partecipazione del lavoratore “all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, e il diritto del cittadino al lavoro e alla realizzazione delle proprie aspirazioni contribuendo al contempo “al progresso materiale e spirituale della società”. La Carta Costituzionale dedica la prima parte del titolo III (artt. 3540) alla tutela del lavoro “in tutte le sue forme ed applicazioni”: si prevedono quindi il diritto del lavoratore a condizioni di lavoro eque e “salutari”, che non comportino un rischio per la sua integrità fisica e morale; la parità, anche sul luogo di lavoro, tra uomo-donna e la protezione del minore e del cittadino inabile al lavoro, ed infine il diritto allo sciopero e alla partecipazione alle atti- vità aziendali. In questo processo di graduale propensione verso la tutela del lavoratore in primis in quanto persona e soltanto dopo in quanto prestatore di attività alle dipendenze di altri. In tutto questo occupa una posizione di prima- Il principio su cui si basano tali normative inerenti la responsabilità nel settore della sicurezza del lavoro è quello di prevenzione, ossia dei danni prevedibili e calcolabili, la cui risarcibilità appare quasi scontata se confrontati a quelli potenziali, imprevedibili e quale gli Stati vengono esortati a non “aspettare la prova certa degli eventi dannosi prima di agire”. Se in questi giorni si parla di riconoscere la specificità alla nostra categoria qual è la migliore risposta nell’applicare il principio di precauzione? La professione di Vigile del fuoco che spicca tra le attività con un maggior livello di stress è spesso associata ad orari di lavoro irregolari, elevato rischio di lesioni anche gravi, e forte stress dovuto allo stato di attesa che precede l’intervento in una situazione critica”. ria importanza il decreto n.626/1994, struttura del recente testo unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (d.lgs. 81/2008). Questa nuova normativa è il risultato di diverse leggi sia comunitarie che nazionali che hanno imposto agli Stati Membri una progressiva adesione a questi nuovi principi. incalcolabili del principio di precauzione: la precauzione è infatti relativa ai rischi potenziali, la prevenzione ai rischi reali. Il principio di precauzione si trova espresso in origine nella Dichiarazione di Brema del 1984 riguardante la conferenza Internazionale dei Ministri sulla protezione del mare del Nord con la Di questi giorni è la ricerca del portale statunitense CareeCast che si occupa di annunci di lavoro, ha di recente pubblicato una graduatoria tra 200 differenti tipi di impiego identificando, per l’anno in corso, i migliori e i peggiori. “La ricerca rivela che il lavoro in assoluto più stressante è quello del Vigile del fuoco. La metodologia di analisi utilizzata da CareerCast si basa principalmente su alcuni criteri fondamentali: le caratteristiche dell’ambiente di lavoro - il reddito - le prospettive di carriera - il livello di stress associato alla professione - lo sforzo fisico richiesto La professione di Vigile del fuoco che spicca tra le attività con un maggior livello di stress è spesso associata ad orari di lavoro irregolari, elevato rischio di lesioni anche gravi, e forte stress dovuto allo stato di attesa che precede l’intervento in una situazione critica”. Per questo chiediamo che per la nostra categoria si inizi a guardare oltre i confini e si agisca fin da subito identificando i potenziali rischi che caratterizzano la nostra professione costituendo immediatamente una Commissione Interna che sappi valutare anche scientificamente le complesse problematiche del nostro lavoro. AVVERTENZE Editore Nethuns srl Via Anelli, 2 20122 Milano Direttore responsabile Gigi Movilia Direzione, Amministrazione e Pubblicità Via Cavalcanti, 5 20127 Milano Tel. 02 26116582 Fax 02 26116583 Coordinamento redazionale Silvia Danielli Grafica e impaginazione Digital Photo Service s.r.l. Antonello Catalano Stefano Milone Foto Digital Photo Service s.r.l. Archivio Nethuns Stampa A.G.Bellavite s.r.l. 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Si calcola che oltre il 50% delle giornate lavorative perse in un anno siano da addebitare alle conseguenze di questo specifico fenomeno, senza contare i casi in cui spesso il disagio si trasforma in vera e propria patologia con conseguenze drammatiche di cui ci informano le cronache. Per evitare fraintendimenti è necessario chiarire che quando si parla di stress lavoro correlato si indica precipuamente la condizione in cui l’individuo (lavoratore) non si sente in grado di corrispondere alle richieste lavorative a causa di diversi fattori (contenuto del lavoro inadeguato, disfunzioni nella gestione dell’organizzazione e dell’ambiente di lavoro , ecc..) che ne determinano l’insorgenza. Alcune ricerche hanno valutato che la ricaduta in termini di costi sulle aziende e sull’economia dei paesi dell’Unione europea si aggira intorno ai 30 miliardi di euro. Cifra destinata ad aumentare, visti i repentini cambiamenti in corso nel mondo del lavoro. Alcuni studi condotti dall“Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute nel Lavoro” hanno individuato cinque aree di variabili per i rischi psicosociali emergenti: l’utilizzo di nuove forme di contratti di lavoro e l’incertezza e l’insicurezza del lavoro stesso; una forza lavoro sempre più vecchia, per mancanza di un adeguato “turn over”, poco flessibile e poco adattabile ai cambiamenti; alti carichi di lavoro, con conseguenti pressioni sui lavoratori da parte del management; tensione emotiva elevata, anche per molestie e violenze sul lavoro; interferenze e squilibrio fra lavoro e vita privata. Anche se sin dal 1989 le indicazioni fornite dalla normativa europea sollecitavano una maggiore attenzione nei confronti dei rischi di natura psicosociale legati all’organizzazione del lavoro, in Italia solo con la legge 39/2002 si è precisato che in sede di valutazione si deve tener conto di tutti i rischi connessi all’attività lavorativa. Oggi, fortunatamente il problema è molto più sentito grazie soprattutto alle organizzazioni sindacali, la nostra in primis, e alle istituzioni che attraverso una sempre maggiore informazione sono riuscite a sollecitare la sensibilità e la consapevolezza dei lavoratori, mentre più equivoca appare ancora la posizione delle parti datoriali preoccupate, forse, di dover ammettere l’inadeguatezza dei propri processi produttivi e il pregiudizio culturale nei confronti dei propri dipendenti, per quanto concerne una maggiore partecipazione all’attività dell’impresa e condivisione dei modelli di organizzazione del lavoro. Il Decreto Legislativo 81/08, contenente il Testo Unico in materia di Salute e Sicurezza del lavoro, ha introdotto diverse novità nell’ambito della valutazione dei rischi aziendali, tra cui anche alcune norme specificamente rivolte alla valutazione del rischio stress lavoro-correlato, esplicitando questa particolare tipologia di rischio che, invece, nel testo del D.Lgs. 626/94 era contenuta in un contesto generale che comprendeva “tutti i rischi aziendali”. In questo modo, quindi, si è dato rilievo legislativo ad un problema che in precedenza veniva sottovalutato, mentre, come è noto, esso può determinare anche gravi e diffuse patologie di cui si registra un continuo aumento fra i lavoratori, anche a causa del mutato contesto socio-economico altamente competitivo e fortemente legato alle dinamiche economiche. Giova rilevare come il Decreto riprenda, all’articolo 17, la formulazione in base alla quale la valutazione di “tutti i rischi” è un obbligo non delegabile del datore di lavoro. Riguardo i settori produttivi e le categorie di lavoratori più colpiti va precisato che una fondamentale caratteristica di questo fattore di rischio è il suo essere ubiquitario, cioè di poter riguardare in astratto ogni tipologia ed ogni ambiente, vero è, però, che vi sono settori, categorie e profili maggiormente esposti al rischio. Diverse indagini conoscitive, promosse anche dalla nostra organizzazione sindacale, hanno fatto emergere un quadro molto variegato in cui abbiamo potuto riscontrare un evidente rischio disagio nelle attività lavorative che si svolgono in ambientali non confortevoli o che sono fisicamente stancanti e pericolose (minatori, lavoratori delle costruzioni); nelle professioni in cui è presente sia un rischio individuale che una elevata responsa- Varesi da pagina 1 bilità nei confronti di altri soggetti (vigili del fuoco, agenti di polizia, agenti di custodia carceraria, piloti di aereo, conducenti di treni e autobus, autotrasportatori, naviganti). Sono anche risultate a rischio le professioni che mettono in contatto con realtà particolarmente problematiche come ad esempio gli assistenti sociali. Altre osservazioni hanno evidenziato come alti livelli di stress si manifestano in attività lavorative in cui il lavoratore è sottoposto a sollecitazioni psicologiche associate a scarsa possibilità decisionale e ad inadeguato supporto sia da parte del gruppo di lavoro che dal contesto sociale, come accade nel lavoro a turni: addetti alle catene di montaggio, infermieri ed operatori della sanità, operatori di “call-center”. E’ stato interessante notare come anche le professionalità di elevato livello non siano immuni dal rischio di stress, che appare in questo caso connesso al mantenimento di prestazioni di altissima qualità nel tempo. Un discorso a parte, infine, la meritano i lavoratori atipici, per i quali lo stress non è determinato dalle caratteristiche intrinseche del lavoro ma dalle caratteristiche d’incertezza della condizione contrattuale, oltre che dal fatto che questi sono più esposti al rischio d’incidenti vista la tendenza delle imprese ad esternalizzare proprio le mansioni più gravose o pericolose. Possiamo con molta serenità affermare che soprattutto in termini legislativi si sono fatti grandi passi in avanti. Il dibattito è quanto mai aperto e sempre di maggiore attualità. Ora tocca alla Commissione consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro elaborare le indicazioni per la valutazione dello specifico rischio, cosa che sarebbe dovuta avvenire entro lo scorso 1 agosto. L’apposito gruppo di lavoro, però, sta riscontrando una ferma resistenza da parte dei rappresentanti delle aziende che si oppongono alla partecipazione dei lavoratori o dei loro rappresentanti alla realizzazione del documento di valutazione. Una posizione che speriamo venga presto ammorbidita ma che tradisce antichi pregiudizi sui quali occorre fare una profonda riflessione se, come più volte invocato da Emma Marcegaglia, per uscire dalla crisi occorre fare squadra. 5 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 Ricorrenze 54° anniversario della tragedia di Marcinelle, Napolitano: «Mantenere alta l’attenzione sul tema della sicurezza» Il Presidente: «La commemorazione nella quale persero la vita duecentosessantadue lavoratori di dodici nazionalità, tra cui centotrentasei italiani rinnova l'angoscioso ricordo di una delle più drammatiche pagine della storia del lavoro nel nostro Paese» A U cura dell’Ufficio Stampa namente eletta a giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo". Un invito quindi per tutte le istituzioni e le forze politiche affinché mantengano alta l'attenzione su temi fondamentali come la cultura della sicurezza e il rispetto dei diritti dei lavoratori. maggior parte dei minatori, quasi tutti immigrati, non riuscì a risalire in superficie. Dopo giorni di drammatica attesa, un soccorritore pronunciò in italiano le parole che molti temevano, ma nessuno avrebbe voluto sentire: “Tutti morti”. La colpa del disastro fu attribuita alla disattenzione di un manovale addetto ai carrelli che, pare, con uno di essi tranciò un filo elettrico, provocando un corto circuito. Ma le responsabilità vere sono da attribuirsi alle condizioni di lavoro pericolose e disumane in cui gli uomini erano costretti a lavorare, sei giorni a settimana per più di otto ore al giorno, tra il nero del carbone e le esalazioni del micidiale gas grisou. La miniera di Marcinelle, inoltre, non era stata concepita per il passaggio simultaneo di condotte idrauliche, elettriche e dell’olio sotto pressione, n nuovo monito da parte del Presidente Napolitano circa l’importanza della sicurezza sul lavoro nella società e come valore fondamentale da trasmettere alle generazioni future. In occasione del 54° anniversario della tragedia di LA STORIA Marcinelle in Belgio il Presidente della Repubblica Belgio, 8 agosto 1956 ha infatti ricordato che: "La Un giorno d’estate, un terribile vicenda del Bois giorno di lavoro come tanti du Cazier conserva attuale altri per i minatori di Maril suo alto valore di moni- cinelle. to sul tema della sicurez- Un errore umano, forza del lavoro. Gli indub- se dovuto alla stanchezza bi progressi conseguiti a di un minatore, laggiù a tale proposito nell'ultimo 1000 metri di profondimezzo secolo non posso- tà, nel buio dei cunicoli del no infatti giustificare alcu- ventre della terra, camna caduta di impegno delle bia il destino di centinaia istituzioni e degli altri sog- di lavoratori emigranti e Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano getti responsabili, a fronte della storia dell’emigrazione italiana del secondo del ripresentarsi, in condizioni nuove, di problemi e dopoguerra. Nessuna protezione anti- 1956, la miniera belga di pericoli non meno gravi che incendio era disposta sul Marcinelle diviene il simboUno scoppio e poi l’incennel passato". fondo, le porte frangi- lo dell’emigrazione italiana dio: un incidente che pro"La commemorazione delfiamma erano in legno e e delle tristi condizioni in la tragedia di le maschere cui, mentre la modernità Marcinelle, antigas non dei tempi avanzava rapidanella quaerano previ- mente in tutti i settori delUn errore umano, forse dovuto alla stanchezza le persero la la società, i nostri minatori ste. di un minatore, laggiù a 1000 metri di profondità, vita duecenLa quasi to- erano costretti a vivere e tosessantatale mancan- lavorare. nel buio dei cunicoli del ventre della terra, due lavoraza di sicu- Dopo la tragedia, le attivicambia il destino di centinaia di lavoratori emigranti tori di dodici rezza era ben tà nella miniera ripresero diverse nanota e, infat- nell’aprile 1957. e della storia dell’emigrazione italiana zionalità, tra ti, si erano Nel 1967 venne chiusa dedel secondo dopoguerra. cui centoverificati già finitivamente e ora in quei trentasei itadue inciden- luoghi di sudore e morte, liani, - si legti gravi: nel a sud di Charleroi, sorge il ge nel messaggio - rinnova vocherà 262 morti di cui come invece avveniva. Era primo, agli inizi del seco- museo di “Bois du Cazier”, l'angoscioso ricordo di una 136 italiani, 40 di un solo in funzione già dal 1822, lo, avevano trovato la mor- dove vengono ricordate delle più drammatiche pa- paese, Manoppello, in pro- senza mai essere sottopo- te venti minatori, nel se- le storie dei minatori e i sta ad una ristrutturazione condo, alcuni anni dopo, loro sacrifici per ottenere gine della storia del lavoro vincia di Pescara. nel nostro Paese, opportu- Quel giorno a Marcinelle, la o ad un ammodernamento. quaranta. Così, nell’anno una vita migliore. 6 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 primo piano IN PAKISTAN LA PIù GRAVE EMERGENZA UMANITARIA DEGLI ULTIMI ANNI Le Nazioni Unite hanno calcolato che le inondazioni hanno provocato una catastrofe con più danni dello tsunami e dei recenti terremoti A cura dell’Ufficio Stampa L e Nazioni Unite hanno calcolato che le inondazioni in Pakistan hanno provocato la più grande crisi umanitaria della storia recente con più persone colpite dello tsunami e dei recenti terremoti in Kashmir e Haiti combinati. Anche se le attuali 1.600 vittime in Pakistan rappresentano una piccola frazione delle circa 610.000 persone uccise nelle tre precedenti volte, circa due milioni di persone in più (che nelle precedenti inondazioni) – cioè 13,8 milioni – hanno subito perdite che richiedono aiuto a lungo o a breve termine. Le difficoltà dei residenti sostenere se queste alluvioni siano o meno diretta conseguenza del cambiamento climatico globale, ma sicuramente servono da monito a tutti noi per occuparci seriamente del cambiamento climatico - e subito. Chiaramente le piogge sono un fenomeno naturale. Ma non c'è nulla di na- Foto A Majeed/AFP/Getty Images Foto A Majeed/AFP/Getty Images A tal proposito ecco cosa dice l’esperto ambientalista della Boston University : è prematuro Veduta Aerea Città di Nowesera turale nelle morti e nella devastazione provocate da tali piogge. La causa è dovuta intera- 7 mente agli esseri umani. Le nostre pratiche arroganti, ignorando l'integrità ecologica dei sistemi naturali da cui dipendiamo, hanno ingigantito la furia dei torrenti che sono trasbordati un po' in tutto il Pakistan. La deforestazione nel nord del Paese ha rubato la natura delle sue difese naturali e l'errata pianificazione urbana ha trasformato le strade di Nowshehra e altre città in fiumi torrenziali. Che il cambiamento climatico sia causa o meno di queste orrende situazioni, renderà sempre più imprevedibile ed estreme le condizioni atmosferiche. Spero che riusciremo a trarre lezioni positive da quanto si è visto finora e che saremo in grado di pianificare uno sviluppo più sostenibile nel processo di ricostruzione. AP Photo/Khalid Tanveer SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 E dovremmo anche renderci conto che, a prescindere dalla causa umana’ di questi cambiamenti climatici, saremo noi – e soprattutto i più poveri tra noi – a subirne le conseguenze più gravi. Non possiamo far nulla per riparare agli errori del passato che hanno portato all'attuale stato di devastazione nelle zone rurali del Paese. Distruzione di una infrastruttura critica Pakistan, l’appello del Papa Benedetto XVI ha sollecitato la comunità internazionale A cura dell’Ufficio Stampa P apa Benedetto XVI ha lanciato un appello per le popolazioni colpite dalle alluvioni in Pakistan, sollecitando la comunità internazionale a dimostrarsi generosa negli aiuti. ''Il mio pensiero - ha detto il pontefice al termine dell'udienza generale del 18 Agosto nel cortile del Palazzo Apostolico di Castelgandolfo - va in questo momento alle care popolazioni del Pakistan, colpite recentemente da una grave alluvione, che ha provocato numerosissime vittime e ha lasciato molte famiglie senza casa''. ''Mentre affido AP Photo/Khalid Tanveer a dimostrarsi generosa negli aiuti Tendopoli provvisoria alla bontà misericordiosa di Dio quanti sono tragicamente scomparsi - ha aggiunto papa Ratzinger - esprimo la mia spirituale vicinanza ai loro familiari e a tutti coloro che soffrono a causa di questa calamità”. ''Che non manchi a questi nostri fratelli, così duramente provati - ha concluso Benedetto XVI - la nostra solidarietà e il concreto sostegno della Comunità internazionale!''. (18 Agosto 2010) 8 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 riflessioni urgenti I PROBLEMI APERTI NELLA PREVENZIONE INCENDI In un provvedimento presente nella recente manovra è stato introdotto uno strumento (la SCIA - segnalazione certificata di inizio attività) che consente alle imprese di avviare la propria attività senza incorrere nei lacci della burocrazia. Anche per quanto riguarda la sicurezza Stefano Marsella Presidente del SINDIR-UGL VVF L a recente manovra economica ha portato all´attenzione della collettività il tema delle autorizzazioni e dei controlli sulle attività produttive in Italia. Nel provvedimento, (art. 49 comma 4-bis della legge 122/2010), è stato introdotto uno strumento (la SCIA - segnalazione certificata di inizio attività) che consente alle imprese di avviare la propria attività senza incorrere nei lacci della burocrazia. Questo provvedimento riguarda anche alcuni settori della sicurezza. La nuova legge esclude dall´ambito di applicazione della SCIA i procedimenti che potrebbero arrecare danno al patrimonio ambientale e quelli che incidono sulla sicurezza pubblica. Questa seconda previsione è di particolare importanza perché rende evidente un presupposto sul quale, una volta tanto, le esigenze di natura politica e l´opinione pubblica concordano: gli aspetti che coinvolgono la sicurezza dei luoghi in cui sono presenti molte persone (come quelli che attengono al pubblico spettacolo, alle manifestazioni sportive ed agli eventi di grande richiamo) non possono essere lasciati in mano alla Per affrontare questo argomento si deve tenere conto che, anche se le difficoltà dell´apparato produttivo nazionale non sono solo legate al problema delle autorizzazioni, nessuno può continuare a trascurarle, come dimostra l´interesse che è stato rivolto al tema dello snellimento e della semplificazione amministrativa nelle ultime tre legislature. In estrema sintesi, i termini del problema possono essere riassunti in tre punti: 1. Eccesso di autorizzazioni. In Italia chi voglia avviare un´attività produttiva è soggetto ad un numero elevatissimo di procedimenti amministrativi che costituiscono un problema oggettivo di appesantimento per i tempi e per i costi indiretti sulle imprese; 2. Costo dei controlli. In generale, i procedimenti amministrativi sono inutili se non sono accompagnati da controlli sul rispetto delle norme. I controlli, a loro volta, non migliorano la capacità produttiva delle imprese e, secondo una certa visione economica, vengono considerati come un costo. Ed i costi, come noto, vanno abbattuti. 3. Costi indiretti. Un terzo aspetto su cui è opportuna una riflessione è quello di disporre di una normativa antincendio che detti in modo univoco le misure di prevenzione incendi per tutte le attività soggette ai controlli. Non è raro, infatti, leggere di lamentele sulla soggettività nell'interpretazione dei criteri generali di prevenzione incendi a cui i progettisti sono esposti quando devono rapportarsi con i Vigili del Fuoco. Anche se raggiungere l´obiettivo di una interpretazione unica delle norme non è ragionevole, diminuire i margini di soggettività sarebbe fondamentale. Le differenze di interpretazione si riflettono inevitabilmente in maggiori tempi (e, quindi, costi) di progettazione e di approvazione dei progetti, mentre di- sporre di norme per tutte le attività aumenterebbe la trasparenza complessiva dei rapporti. Per approfondire questi temi possiamo partire dal problema dell´autocertificazione, posto alla base della recente legge. Questo strumento, di per sé, non può essere considerato una soluzione definitiva dei problemi. Infatti, contro l´ipotesi della autocertificazione basta ricordare che alcune norme nate per essere rispettate sulla base della sola correttezza dei progetti (come quelle sull´abbattimento delle barriere architettoniche), senza che sia previsto alcun controllo anche a posteriori, sono sostanzialmente inapplicate. Sembra quasi che l´equazione "nessun controllo = nes- sun obbligo di rispetto" non valga solo per i limiti di velocità dei veicoli, ma in tanti altri settori della società. Una via alternativa all´autocertificazione è quella della delega delle funzioni di verifica e di controllo anche in materia di sicurezza alle amministrazioni più vicine alle esigenze dei territori, cioè ai comuni, che dovrebbero bilanciare gli interessi dei cittadini con quelli delle imprese che operano sul territorio. Anche questa ipotesi, però, a nostro parere non porterebbe nessuna garanzia di miglioramento della situazione. Infatti, senza entrare nel dibattito sulla opportunità di mantenere in vita gli "sportelli unici per le attività produttive" (organi sono nati quando non esisteva internet per Alecani di valutazione dei privati ed al controllo ex-post da parte dell´organo pubblico. Partendo da queste considerazioni, nelle righe che seguono cerchiamo di fare il punto sulla sicurezza di tutti gli altri edifici, dagli alberghi agli ospedali ai luoghi di lavoro e sulle misure di tutela che le norme stanno prefigurando. 9 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 evitare all´imprenditore di recarsi fisicamente presso tutti gli enti autorizzatori, necessità ora superata dall´informatizzazione della pubblica amministrazione), si potrebbe ipotizzare di dare alle amministrazioni comunali le competenze in materia di raccolta delle certificazioni e di controllo del rispetto delle norme. Ma anche in questo caso la soluzione non è priva di controindicazioni. I fatti avvenuti lo scorso mese di luglio nella città di Duisburg, dove la volontà di un sindaco di ospitare un grande rave party ha portato alla morte di venti ragazzi fa capire a cosa può condurre una scelta di questo tipo. Le autorizzazioni, in quel caso, sono state date contro ogni logica di buon senso e forzando i pareri degli organi competenti. Anche un caso recente verificatosi in Italia, in una sagra paesana in cui si è verificata una ecatombe, dovrebbe far riflettere sui rischi dell´attribuzione alle amministrazioni locali dei poteri amministrativi nelle materie collegate alla sicurezza. Queste considerazioni, fortunatamente, riguardano settori che la manovra economica ha riconosciuto come esenti dai procedimenti in autocertificazione, ma è bene citarle perché fanno parte del complesso di ragionamenti di cui tenere conto per delineare il futuro dei controlli sulla sicurezza antincendio. Se si accetta il principio di non abbandonare il controllo pubblico sulle attività più pericolose, ipotesi che permette di mantenere in piedi una struttura in grado di risolvere anche i problemi di sicurezza dei cittadini, si deve risolvere il problema dei costi dell´attività di controllo. In questo caso la questione può essere posta in modo semplice: quelli svolti dagli organi pubblici costano di meno all´imprenditore rispetto a quelli che possono essere svolti dai professionisti o da altri soggetti. Ma, se si vuole adottare la strada del controllo pubblico ex-post (come leggiamo nella recente manovra economica), la logica imporrebbe di individuare dei finanziamenti specifici, in mancanza dei quali all´autocertificazione iniziale seguirebbe, nella maggior parte dei casi, il silenzio da parte di chi è chiamato a garantire la sicurezza della collettività. I controlli svolti da privati, d´altra parte, non solo costano molto più agli imprenditori, ma in questo momento in giro per il mondo non vanno molto di moda, almeno se guar- diamo come hanno funzionato nel settore molto più critico della finanza internazionale, in cui le sovrapposizioni di interesse tra controllori e controllati (impossibili da verificare se non a catastrofe consumata) sono una delle cause del grande crack finanziario del 2008-2009. In altri termini, un controllo del privato sul privato rischia di essere meno efficiente e di pesare molto anche sull´intera collettività per gli effetti che possono essere provocati da un abbassamento generale del livello di sicurezza. In so- stanza, quindi, il problema che si pone può essere sintetizzato nella domanda: come mantenere pubblica e rendere meno onerosa per le imprese l´attività di autorizzazione/controllo, sia in termini di tempo che di costi indiretti? Questa è, secondo noi, la grande sfida a cui l´Amministrazione deve rispondere nei prossimi mesi, non solo per motivi di opportunità, ma anche perché la legge 122/2010 chiede di porre mano ai regolamenti e di renderli adeguati alle necessità di Sembra che l'equazione nessun controllo = nessun obbligo di rispetto non valga solo per i limiti di velocità dei veicoli ma per tanti altri settori della società snellimento e di recupero di efficienza del sistema produttivo. Sulla base delle considerazioni che abbiamo illustrato la risposta a questa domanda non potrà essere elaborata esclusivamente in termini di tempi da rispettare o di volume di carte da presentare, ma dovrà includere una rivisitazione del rapporto tra professionisti e Vigili del Fuoco, sia per quanto riguarda le norme tecniche da applicare, sia per quanto concerne il bilanciamento delle responsabilità a cui le due categorie sono soggette. 11 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 la riflessione La sicurezza vista dai Governi dell’ultimo decennio? Un costo da tagliare! La manovra per le Forze di Polizia si traduce in una serie non indifferente di balzelli che bloccano contratti e aumenti stipendiali di Antonio Scolletta Presidente UGL Polizia L di Stato a manovra economica correttiva 2011/2013 è stata approvata. I nostri lettori e i cittadini che pagano regolarmente le tasse, sanno perfettamente di cosa si tratta. Una stretta senza precedenti a salari, stipendi e pensioni. Per le Forze di Polizia il tutto si traduce in una serie non indifferente di balzelli che bloccano contratti e aumenti stipendiali, congelano la massa stipendiale e salariale ai livelli del 2010, sospendono qualunque forma di concertazione di 2° livello, riducono le risorse per l’acquisto di beni e servizi indispensabili per garantire la sicurezza del nostro Paese dentro e fuori i confini nazionali, impediscono di fatto che sia assicurata la formazione del personale, riducono i livelli di operatività delle Forze di Polizia e Forze Armate, limitano ulteriormente le risorse per la manutenzione degli immobili che ospitano commissariati e caserme dei Carabinieri, per l’acquisto dei mezzi in sostituzione di quelli vetusti e non più affidabili, e per l’indispensabile ammodernamento degli apparati deputati a svolgere questi delicatissimi compiti. E’ tutto scritto, nero su bianco, nella legge approvata a fine luglio 2010. Una manovra che si abbatte come una rasoiata anche su Regioni, Province e Comuni, con la conseguenza che i cittadini già destinatari del salasso a monte, si vedranno aumentare tasse e tributi locali e diminuire i servizi forniti proprio dagli enti locali dei quali il governo centrale non ha voluto ascoltare le ragioni. Una manovra iniqua e sbagliata che non affronta i temi strutturali della riforma del fisco e del welfare, non agevola lo sviluppo delle imprese, non rilancia i consumi interni (dai quali dipende mediamente il 70% del pil), anzi li deprime ancora. I tagli ai costi della politica e ai generosi e numerosi benefit dei nostri politici, sono solo annunciati. Di lotta agli sprechi si avverte solo una lontana eco. Di iniziative contro l’evasione fiscale ed il lavoro nero, si intravedono tracce non ben definite. In compenso i tagli lineari a tutte le amministrazioni sono molto ben definiti. I sacrifici richiesti a chi vive di lavoro dipendente, pubblico o privato, vanno oltre ogni limite: e meno male che stavamo meglio dei nostri cugini d’Oltralpe! Ma questa manovra economica senza alcuna progettualità strategica se non quella di fare cassa a costo di ricorrere ad una sorta di “macelleria sociale”, è al tempo stesso ingiusta e beffarda. Sì, beffarda perché con artifici di bassa psicologia delle masse ci è stato dapprima annunciato un emendamento che tagliava del 20% le tredicesime, subito ritirato dopo le prevedibili quanto sacrosante proteste dell’universo mondo, seguito dal “furto” con scarsa destrezza ma indubbia efficacia, di 651 milioni di euro destinati al riordino delle funzioni e delle carriere di circa 450 mila operatori delle Forze di Polizia e Forze Armate, evaporati con un tratto di penna. Ma non basta. Con una faccia di tolla degna di miglior causa, ci si sono messi in tre (Tremonti, Maroni e La Russa) a spiegarci che il Governo aveva a cuore le Forze di Polizia tanto da aver raggranellato 80 milioni di euro per ciascuno degli anni 2011 e 2012, a saldi invariati, per pagare gli aumenti legati alle promozioni. Una pezza che è servita ad evitare le scontate eccezioni di incostituzionalità dell’art. 9 del decreto legge ma non la censura totale e sacrosanta contro i continui tagli al “sistema sicurezza”, incompatibili con la dichiarata volontà del Governo di voler considerare la sicurezza come una risorsa e non un costo. Molto si è detto, anche su questo giornale, delle promesse, non mantenute, da parte dei governi succedutisi negli ultimi dieci anni. Speriamo solo che a queste non debbano aggiungersi i famosi ordini del giorno approvati dalla Camera a margine dell’approvazione della manovra economica correttiva, dei quali diamo conto su questo stesso numero. V’è da dire, comunque, che per gli uomini e le donne “in uniforme” la misura è ormai colma. Dopo la grande manifestazione di 70 mila poliziotti nel dicembre del 2007 contro i tagli imposti dal governo Prodi e la “marcia dei 40 mila” dello scorso ottobre, questa volta contro gli ulteriori tagli del governo Berlusconi, l’esasperazione tra il personale è oramai dilagante e compendiata in una battuta amara e feroce: i poliziotti sono figli di tutte le opposizioni ed orfani di tutti i governi. C’è in tutto questo una penosa e tragica caduta di credibilità della politica e della sua funzione più alta: quella di saper indicare un progetto ben definito del “sistema-paese”, un’idea di futuro ben delineata e largamente condivisa. C’è smarrimento e rabbia nel Paese. Smarrimento per l’assenza di una politica che persegua il bene comune e venga percepita come tale, e rabbia per i sacrifici imposti ai più deboli mentre le cronache ci consegnano casi di corruzione, malversazione, sprechi di ogni genere e provvedimenti che rafforzano l’impunità del ceto politico.C’è preoccupazione per le tensioni sociali che l’assenza di fiducia nella politica, il disagio economico, la precarizzazione del lavoro, Antonio Scolletta intervistato dai cronisti la disoccupazione giovanile e la crisi economica rischiano di far deflagrare come e più che in passato. In uno scenario del genere sarebbe grave e da irresponsabili non considerare la sicurezza, nella sua accezione più nobile ed ampia, come una delle più importanti infrastrutture immateriali sulla quale investire per garantire al tempo stesso una pacifica convivenza civile e migliori condizioni di sviluppo e crescita economica, soprattutto lì dove la criminalità organizzata, forte di una capitalizzazione senza eguali, si sta già muovendo per allargare ancor di più i propri interessi nell’economia reale e nel tessuto produttivo del nostro Paese. Lo abbiamo ripetuto più volte e continueremo a farlo ancora: non è pensabile che possa esserci crescita economica e sviluppo, senza legalità e sicurezza. La cultura della legalità e le connesse prassi operative, a nostro avviso, devono perciò coniugarsi con l'impegno della politica ad offrire occasioni vere di riscatto e di scelta tra l'illegalità, più o meno dissimulata, e reali opportunità di sviluppo e di lavoro, che è preciso compito della "Politica", quella con la P maiuscola, costruire. C’è bisogno di un progetto di “sicurezza partecipata”, non improvvisato né ideologizza- to, indissolubilmente legato ad un concetto di legalità che deve tradursi nell’efficacia sanzionatoria della pena, che va eseguita e non solo minacciata. Si avverte, ora più che mai, la necessità di una “buona amministrazione” della cosa pubblica e di un progetto di sicurezza e legalità coerente ed inequivocabile. In questo contesto, Forze di Polizia ben strutturate ed organizzate e con efficaci strumenti normativi a disposizione, possono svolgere un compito importante almeno quanto lo è quello di creare benessere costante e mercati sempre nuovi, anche grazie all'adeguato impegno di nuove risorse da investire in un'accettabile condizione di normalità. La sicurezza, da questo punto di vista, può essere ragionevolmente ritenuta un fattore di eguaglianza sociale e di stabilizzazione dell’economia. Gli uomini e le donne in uniforme sono pronti ad un ulteriore impegno in questa direzione, purché vengano loro offerti i necessari strumenti d'intervento e li si consideri, una volta per tutte, una risorsa per il Paese e non un costo da tagliare. Purtroppo, però, siamo costretti a rilevare la latitanza della Politica. Sì, proprio quella con la P maiuscola. 12 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 raffronti con l'estero COME MIGLIORARE L’ORGANIZZAZIONE DEI VIGILI DEL FUOCO Nati nel 1939, non hanno mai cambiato la loro struttura e ciclicamente si ripresenta il problema. Utile il confronto con gli altri Paesi europei A I cura dell’Ufficio Stampa Vigili del fuoco in Italia sono nati come organizzazione nazionale nel 1939, quando i vari corpi comunali esistenti, alcuni dei quali con una lunga storia alle spalle, furono posti alle dipendenze del Ministero dell’Interno, nell’ambito della Direzione generale dei servizi antincendi. Da allora la loro struttura è rimasta invariata, a differenza per esempio di quanto è avvenuto nel Regno Unito, dove durante gli eventi bellici, i servizi antincendi furono posti alle dipendenze dell’autorità centrale ma che, successivamente, tornarono alla loro iniziale dimensione di servizi di contea. Ciclicamente, anche in Italia si pone il problema della individuazione della migliore forma di organizzazione per l’espletamento dei servizi di soccorso, che nel corso del tempo sono cresciuti sia sotto il profilo numerico (ogni anno i Vigili del Fuoco svolgono più di 700.000 interventi) che della complessità tecnica (ad esempio, i Vigili del Fuoco sono chiamati a rispondere anche alle emergenze legate all’uso di sostanze non convenzionali, svolgono operazioni di soccorso con l’uso di elicotteri ed in ambienti particolarmente impegnativi). Per delineare gli aspetti tecnici legati alla definizione della forma organizzativa più adatta alle esigenze della collettività, si deve tenere conto di molti fattori, tra i quali anche quello economico. La difficoltà di valutare la qualità del servizio reso, però, rende più difficile indagare con oggettività sull’efficienza del servizio e sulle questioni correlate, quali per esempio il numero minimo di personale accettabile e le risorse necessarie per lo svolgimento delle attività di soccorso. Per coloro che si pongono il problema di valutare in una prospettiva internazionale l’efficienza ed il rappor- to costo/benefici di questi particolari servizi pubblici, esistono anche diverse difficoltà, prima fra tutte quella di dover comprimere nei termini di valutazioni economiche il tema della sicurezza della vita umana. Inoltre, sia per quanto riguarda l’attività di soccorso che per quella di prevenzione incendi, il ricorso a criteri di confronto omogenei tra i servizi svolti in paesi diversi è alquanto difficile, in quanto le possibili combinazioni sono numerose. Si pensi che, ad esempio, in Danimarca, esiste un servizio provato che, insieme ad altre forme di assistenza, svolge anche il soccorso tecnico urgente, mentre l’attività di controllo sulle misure di prevenzione incendi trova una situazione analoga a quella italiana in Francia, e parzialmente, nel Regno Unito (dove l’organo pubblico rilascia i certificati di prevenzione incendi agli edifici pubblici). Ciononostante, alcuni indicatori possono essere presi come elementi da valutare per confrontare i servizi svolti nei paesi che mostrano una omogeneità sociale ed economica con il nostro. In questo ambito, la prima osservazione da evidenziare riguarda il fatto che in qualsiasi paese del mondo, l’organizzazione dei servizi antincendi è essenzialmente orientata allo scopo di tutelare la vita umana, sia per quanto riguarda il soccorso che per la prevenzione incendi, mentre gli indicatori reperibili da fonti ufficiali sono il numero di decessi per incendi, i costi della protezione e quelli dei servizi antincendi. La limitatezza dei dati oggettivi a disposizione, però, cozza con il fatto che, nell’individuazione del livello di rischio al quale è esposta una comunità, come è noto, concorre un numero di elementi talmente vasto che difficilmente si può riuscire a paragonare l’efficacia delle attività svolte senza incorrere in errori palesi. Questa circostanza vale anche in contesti che si presentano essenzialmente simili sotto il profilo economico e sociale. Ad esempio, si pensi all’influenza che hanno i materiali tradizionali usati in edilizia sull’esposizione ai rischi di incendio nelle abitazioni e nell’edilizia civile. Se non bastasse la differenza legata all’uso di materiali più o meno combustibili, si deve ricordare che l’esposizione al rischio è ancora più influenzata da quanti materiali che sono presenti negli ambienti e dal tipo di impianti installati. Il grado di influenza di questi fattori, a sua volta, varia in base alle norme che vigono nel contesto in esaTabella 1 Tabella 2 Tabella 3 me ed al loro grado di applicazione, ma dipende anche dalla disponibilità economica degli abitanti e dal livello culturale delle persone (in particolare, con la loro predisposizione a capire l’importanza delle misure basilari di prevenzione). Un’altra variabile di estrema importanza che si trova ad affrontare chi compara i livelli di servizio delle diverse organizzazioni antincendio riguarda il tipo di controllo che espleta l’organo pubblico. A seconda dei contesti, infatti, il controllo può essere svolto da organi pubblici, da professionisti o essere la- sciato alla responsabilità degli interessati. Anche in tali casi, sarebbe fondamentale valutare il grado di diligenza con cui il compito viene svolto. Esiste, poi, una ulteriore considerazione da mettere in conto nell’esame di questo tema, che riguarda il carattere pluriennale nel quale si dovranno svolgere le relative valutazioni. Infatti, l’impatto che una normativa antincendio determina sulla sicurezza delle attività cui si riferisce può essere valutato solo a posteriori e di solito solo dopo diversi anni di attuazione. In definitiva, anche dalle po- 13 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 che considerazioni esposte sommariamente, paragonare quanto sia efficiente un servizio rispetto ad un altro richiede una elevata capacità di analisi dei pochi dati disponibili. In questo contesto, pur con le cautele imposte dalle valutazioni appena esposte, è interessante esaminare i dati reperibili a livello internazionale sul funzionamento dei servizi antincendio. Stante la forte disomogeneità funzionale ed organizzativa tra i servizi di sicurezza antincendio (di soccorso e di prevenzione) dei diversi paesi, gli indicatori più facilmente utilizzabili sono essenzialmente di natura economica. Tale tipo di dato, infatti, si presta (in molti casi ma non sempre) ad essere reperito facilmente e altrettanto facilmente con- Tabella 4 Tabella 5 Tabella 6 frontato, anche se poi non è in grado sempre di consentire una lettura completa degli elementi che caratterizzano i servizi. Una fonte di dati importante sul settore dell’antincendio è il “World fire statistics bulletin” pubblicato annualmente nel GAIN (Geneva Association Information Newsletter) da parte dell’International Association for the study of insurance economics. Questa associazione è un organo internazionale, costituito dagli organi direttivi delle compagnie assicurative più importanti del mondo. Il suo scopo, stando a quanto è riportato nella newsletter, è quello di svolgere ricerche sull’importanza delle attività assicurative nell’economia. In particolare, con riferimento al tema della sicurezza antincendio, l’obiettivo principale del centro è quello di convincere i governi ad adottare strategie mirate alla riduzione dei costi legati all’incendio. A questo riguardo, sottolinea in modo molto significativo il bollettino del Centro, nonostante il costo degli incendi sia intorno all’uno per cento del PIL nelle nazioni più sviluppate, il tema della sicurezza antincendio riceve molta minore attenzione dei costi del crimine o degli incidenti stradali. Proprio per dare una quantificazione al problema economico (che, ovviamente, non è l’unico coinvolto nell’attività antincendio), il centro raccoglie da anni e confronta i dati economici e quelli sugli incendi verificatisi, supportando un’azione di pressione nei confronti degli organi comunitari affinché riconoscano l’importanza della materia ai fini del miglioramento generale degli indicatori economici. Le considerazioni seguenti sono tratte dai dati rappresentati nel bollettino n. 23, che riguarda i dati raccolti fino all’anno 2006. La documentazione prodotta in tale bollettino (pubblicato nell’ottobre 2007) è stata presentata alla Commissione delle Nazioni Unite per l’abitazione e la gestione del territorio (United Nations Committee on housing and land management) nel meeting di Ginevra del settembre 2007. È interessante notare che nel meeting del 2006 della stessa Commissione, il rapporto abbia evidenziato che nell’area UNECE (in sostanza, in Europa), il costo annuale in vite umane degli incendi sia misurato in decine di migliaia e che il modo migliore per limitare questo numero sia attuare migliori politiche di prevenzione insieme alla educazione dei consumatori. Per coordinare tali sforzi, continuava il rapporto, il primo passo è quello di raccogliere dati statistici. I primi dati esposti nel rapporto analizzano l’impatto che i costi diretti degli incendi determinano sull’economia nazionale (tabella 1). Tale dato è esposto indicando attraverso il rapporto tra il totale dei costi ed il PIL (prodotto interno lordo). È interessante notare che l’Italia in questa classifica si pone nella parte meno virtuosa dell’elenco. Se si confronta questo dato con la mortalità dovuta all’incendio, si desume che in Italia è molto forte l’attenzione per la sicurezza della vita umana, mentre può essere migliorato il dato sulla salvaguardia dei beni dall’incendio. Nella seconda tabella sono esposti i numeri assoluti relativi ai decessi per incendio nei tre anni 2002, 2003 e 2004 (in questa tabella non sono riportati i dati italiani, anche se nella tabella che successivamente riprende il dato dei decessi, compare il valore relativo all’Italia nel rapporto decessi/100.000 abitanti). La tabella 3, relativa alla mortalità per incendio (la popolazione complessiva di ciascun paese è desunta dal sito internet delle Nazioni Unite), si basa su rilevazioni dei dati in periodi non sovrapponibili per tutti i paesi esaminati. Infatti, ad esempio, nel Belgio i dati sono riferiti al periodo 1995-1997, mentre per l’Italia al periodo 1999-2001. In altri casi il dato è del periodo 2002-2004. Da questa ta- bella si evidenzia che il nostro Paese si pone tra sensibilmente tra i più sicuri per le persone rispetto al rischio per la vita umana. La tabella 4, immediatamente successiva, compara il costo del servizio antincendio rispetto al PIL del Paese. Anche in questo caso, non compare il dato italiano, che peraltro è facilmente reperibile per quello che riguarda il Corpo nazionale dei vigili del fuoco (1,8 mln euro/1.400.000 Il bollettino riporta poi una tabella (che non è analizzata in questa sede in quanto di minore interesse ai fini della specifica esposizione) che esamina i costi delle attività assicurative. La tabella 5 riporta la comparazione dei costi dovuti alla protezione antincendio rispetto al costo costruttivo totale degli edifici in ogni singolo paese (in questo caso il dato risulta dalla media negli anni 2002, 2003 e 2004). La tabella 6 compara le spese di protezione antincendio con il PIL nazionale. Da questo dato si desume che le spese dovute all’antincendio costituiscono una voce percentualmente significativa dei costi di costruzione rispetto agli altri paesi. Seppure con le precisazioni indicate inizialmente, i dati raccolti da parte dell’Associazione appaiono essere di grande interesse, perché consentono almeno di avviare una valutazione su come migliorare l’efficienza di tutte le parti che permettono di tutelare le persone ed i beni dall’incendio. Tale valutazione riguarda una sfera estremamente ampia di soggetti, visto che, oltre ai soccorritori, abbraccia le categorie di chi svolge i controlli sulle opere e sui prodotti, dei produttori di materiali ed impianti, degli installatori e dei progettisti. Ciascuna di queste figure riveste una parte più o meno importante nella definizione della catena della sicurezza, sia per quello che concerne il raggiungimento degli obiettivi di sicurezza, sia per le responsabilità nella definizione dell’impatto economico. In definitiva, quindi, dati aggregati quali quelli raccolti e pubblicati dalla International Association for the study of insurance economics non possono condurre ad una individuazione puntuale delle inefficienze dei sistemi, ma almeno possono indicare se, nel rapporto con realtà socio-economiche simili, almeno sia giustificata la necessità di individuare dei margini di miglioramento, dando luogo ad analisi successive, più approfondite. 14 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 la lettera A PROPOSITO DI S.C.I.A. (Segnalazione certificata di inizio attività) SINDIR-UGL VVF/U.S.P.P.I./F.N.UGL VVF scrivono al Capo Dipartimento e al Capo del Corpo cura dell’Ufficio Stampa Fotolia A I l Parlamento, nell’ambito del maxiemendamento alla manovra finanziaria (legge 30 luglio 2010 n 122 di conversione del DL 78/2010) ha modificato in parte la legge 241/90 introducendo la S.C.I.A. (Segnalazione certificata di inizio attività), con la quale si consente l’inizio dell’attività tramite una segnalazione degli interessati. Detta segnalazione impatta in maniera sostanziale con gli attuali procedimenti di prevenzione incendi. Anche se codesta Amministrazione è stata a conoscenza della portata del provvedimento già dalla sua approvazione alla Camera dei Deputati, non ha ancora fornito ai Comandi provinciali VVF alcun chiarimento sulle nuove procedure da adottare. Non è chiaro, infatti, se la legge ormai entrata in vigore modifichi o annulli i procedimenti ordinari riferiti alle pratiche in essere, in via di istruzione o di presentazione. Per quanto sopra, si chiede di fornire ai Comandanti Provinciali immediati chiarimenti di ordine giuridico e procedimentale (nelle more dell’adozione dei previsti regolamenti applicativi). Queste OO.SS., inoltre, chiedono informazioni sull’impatto che questa normativa avrà sulle responsabilità e sulle ripercussioni economiche a carico del personale del Corpo Nazionale. Ecco parte del testo: “art. 19. – (segnalazione di inizio attività). 1.Ogni atto di autorizzazione, licenza, concessione non costitutiva, permesso, nulla osta comunque denominato, comprese le domande per iscrizione in albi o ruoli richieste per l’esercizio di attività imprenditoriale, commerciale o artigianale il cui rilascio dipenda esclusivamente dall’accertamento di requisiti e presupposti richiesti dalla legge o di atti amministrativi a contenuto generale, e non sia previsto alcun limite o contingente complessivo o specifici strumenti di programmazione settoriale per il rilascio degli atti stessi, è sostituito da una segnalazione dell’interessato, con la sola esclusione dei casi in cui sussistano vincoli ambientali, paesaggistici o culturali e degli atti rilasciati dalle amministrazioni preposte alla difesa nazionale, alla pubblica sicurezza, all’immigrazione, all’asilo, alla cittadinanza, all’amministrazione della giustizia, all’amministrazione delle finanze, ivi compresi gli atti concernenti le reti di acquisizione del gettito, anche derivante dal gioco, nonchè quelli imposti dalla normativa comunitaria. La segnalazione è corredata dalle dichiarazioni sostitutive di certificazioni e dell’atto di notorietà per quanto riguarda tutti gli stati, le qualità personali e i fatti previsti negli artt. 46 4 47 del DPR 28 dicembre 2000, n. 445, nonchè del- le attestazioni e asseverazioni di tecnici abilitati, ovvero delle dichiarazioni di conformità da parte dell’agenzia delle imprese di cui all’art. 38, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 (convertito con modificazioni dalla l. 6 agosto 2008, n.133, relative alla sussistenza dei requisiti e dei presupposti di cui al primo periodo; tali attestazioni e asseverazioni sono corredate dagli elaborati tecnici necessari per consentire le verifiche di competenza dell’amministrazione. Nel casi in cui la legge prevede l’acquisizione di pareri di organi o enti appositi, ovvero l’esecuzione di verifiche preventive, essi sono comunque sostituiti dalle autocertificazioni, attestazioni e as- severazioni o certificazioni ci cui al presente comma, salve le verifiche successive degli organi e delle amministrazioni competenti. 2. L’attività oggetto della segnalazione può essere iniziata dalla data della presentazione della segnalazione all’amministrazione competente. 3.L’amministrazione competente,in caso di accertata carenza di requisiti e dei presupposti di cui al comma 1, nel termine di 60 giorni dal ricevimento della segnalazione di cui al medesimo comma adotta motivati provvedimenti di divieto di prosecuzione dell’attività e di rimozione degli eventuali effetti dannosi di essa, salvo che, ove 15 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 ciò sia possibile, l’interessato provveda a conformare alla normativa vigente detta attività ed i suoi effetti entro un termine fissato dall’amministrazione, in ogni caso non inferiore a 30 giorni. È fatto comunque salvo il potere dell’amministrazione competente di assumere determinazioni in via di autotutela, ai sensi degli articoli 21- quinquies e 21.nonies. In caso di dichiarazioni sostitutive di certificazione e dell’atto di notorietà false o mendaci, l’amministrazione, ferma restando l’applicazione delle sanzioni penali di cui al comma 6, nonchè di quelle di cui al capo VI del DPR 28/12/00, n. 445, può sempre e in ogni tempo adottare i provvedimenti di cui al primo periodo. 4.Decorso il termine per l’adozione dei provvedimenti di cui al primo periodo del comma 3, all’amministrazione è consentito intervenire solo in presenza del pericolo di un danno Non è chiaro, infatti, se la legge ormai entrata in vigore modifichi o annulli i procedimenti ordinari riferiti alle pratiche in essere, in via di istruzione o di presentazione. per il patrimonio artistico e culturale, per la salute,per la sicurezza pubblica o la difesa nazionale e previo motivato accertamento dell’impossibilità di tutelare comunque tali interessi mediante conformazione dell’attività dei privati alla normativa vigente. comma 1 è punti con la reclusione da uno a tre anni. 5… Ordine del Giorno 9/3638/18 presentato da PIETRO LAFFRANCO testo di giovedì 29 luglio 2010, seduta n.361 La Camera, premesso che: 6. Ove il fatto non costituisca più grave reato, chiunque nelle dichiarazioni o attestazioni o asseverazioni che corredano la segnalazione di inizio attività dichiara o attesta falsamente l’esistenza dei requisiti o dei presupposti di cui al la manovra finanziaria approvata al Senato introdurrà alcune semplificazioni che attengono i procedimenti per dare inizio ad attività d’impresa attraverso una diversa procedura denominata SCIA (segnalazione certificata inizio at- tività); con il maxi emendamento è stata tolta all’articolo 19 della legge n. 241 del 1990 la dicitura «pubblica incolumità» che invece era riportata nella legge originale; l’eliminazione della dicitura «pubblica incolumità» è da ritenersi una grave mancanza di attenzione verso i compiti istituzionali con particolare riguardo all’impegno quotidiano che il Corpo dei Vigili del Fuoco rivolge alla sicurezza dei cittadini e dei lavoratori nonché alla salvaguardia dei beni e dell’ambiente; non si comprendono i motivi dell’eliminazione della dicitura «pubblica incolumità» in quanto l’attività dei Vigili del Fuoco non produce ritardi in termini di inizio attività e determina un introito per lo Stato, che si quantifica in 60 milioni di euro e non un esborso; inoltre l’articolo in questione determina quindi un minore introito per le casse dello Stato, e pertanto la norma appare anticostituzionale in ragione del fatto che non prevede la copertura per le mancate entrate che ne deriveranno, impegna il Governo a stabilire che le autorizzazioni rilasciate dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco a tutela della sicurezza sui luoghi di lavoro, dei lavoratori in generale ed in particolari dei propri lavoratori, rientrino fra le materie escluse dal procedimento di semplificazione di cui al nuovo articolo 19 della legge n. 241 del 1990. 9/3638/18. Laffranco, Ascierto. Luca Usai Segretario Provinciale UGL Nuoro scrive a tutte le rappresentanze sindacali VVF Nuoro e a tutto il personale A L cura dell’Ufficio Stampa a “splendida manovra” finanziaria in discussione in questo frangente di torrida estate italiana, ha giustamente scatenato la reazione di tutto il mondo del lavoro indistintamente. E’ in atto un continuo susseguirsi di scioperi e manifestazioni per significare il totale dissenso dei lavoratori e pensionati, contro il tentativo di far ricadere sulla pelle delle classi meno agiate il sacrificio per una crisi che spudoratamente si è cercato di mascherare o negare sino in fondo. Chi invece dovrebbe dare il buon esempio, cerca furbescamente d’ingannare i cittadini sbandierando ipotetiche riduzioni nell’ordine del 10% dell’introito mensile, salvo poi scoprire che il “sacrificio”, di fatto verrebbe calcolato sulle indennità. Per farla in breve, chi mensilmente s’intasca per il “grande servizio” offerto al Paese circa € 20.000, andrebbe a perdere circa € 500 (2,5%), anziché € 2000 (10%). Vedremo come andrà a ..finire!!. Al di là di queste osservazioni sull’atteggiamento ripugnante di buona parte dei ns. “cari onorevoli”, concentriamoci sulle nostre azioni. C’è stata proprio ieri una numerosa manifestazione in piazza Montecitorio di appartenenti di forze di Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Corpo Forestale dello Stato, Vigili del Fuoco etc. per denunciare ai cittadini i tagli previsti dal Governo sulla sicurezza e di conseguenza il rischio di minore legalità nel nostro Paese. Il risalto che la stessa ma- nifestazione ha avuto su tutti gli organi d’informazione, è stato sicuramente superiore ai vari scioperi proclamati dalle varie O.S. dei Vigili del Fuoco. Il problema, principalmente è dato dal fatto che noi vigili, siamo meno numerosi di altri corpi dello Stato, benché quanto ad indice di gradimento nella popolazione italiana, non siamo inferiori a nessuno. Ma proprio perché non siamo moltissimi, non si capisce perché, neanche in questo frangente, prendiamo esempio da altri corpi dello Stato che in questa sana e giusta protesta, scendono in piazza e firmano documenti unitari assieme alla quasi totalità delle sigle sindacali. Noi invece che facciamo? Continuiamo a dividerci in gruppi e gruppetti che non portano a nulla di concreto. La guerra fredda e le lotte Nella foto Luca Usai intestine in atto all’interno delle ns. O.S., sicuramente non porteranno alcun beneficio ai lavoratori, mi riferisco ad esempio all’annosa disputa sul comparto sicurezza. Un fatto è certo, continuando di questo passo, dovremmo sperare nelle lotte degli altri Corpi dello Stato per salvarci 13° mensilità e quant’altro, per poi salire indegnamente sul “carro dei vincitori”. Se invece abbiamo ancora voglia di batterci fianco a fianco per il riconoscimento delle nostre rivendicazioni, sono pronto al confronto insieme a chi ha voglia di lottare fattivamente per l’interesse comune. 16 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 cronache Accordo dell’Ugl con SoREM Il nostro sarà l’unico sindacato confederale nell’aeronautica relativa all’antincendio cura dell’Ufficio Stampa L’ Ugl Trasporti ha siglato con la società SoREM di Ciampino l’accordo per il riconoscimento del sindacato nel settore dell’attività aeronautica relativa all’antincendio. Come evidenzia il segretario nazionale dell’Ugl trasporto aereo, Francesco Alfonsi, «con la sottoscrizione del contratto di lavoro aziendale, la nostra organizzazione sarà presente nel settore, quale unica sigla sindacale confederale, con un’importante rappresentanza di lavoratori. Da parte nostra – aggiunge – ci sarà il massimo impegno presso le istituzioni affinchè siano normate e regolamentate le attività del settore, così come nei tavoli di confron- to con l’azienda in vista del rinnovo del contratto di lavoro e degli eventuali accordi sindacali». Per questo è stato costituito all’interno dell’Ugl Trasporto aereo, relativamente al comparto volo, il Dipartimento nazionale del lavoro aereo riferito all’antincendio, di cui sarà responsabile il comandante Massimo Lucioli. «Siamo passati da un’associazione professionale al sindacato perché l’Ugl si è dimostrata sensibile alle problematiche da noi sollevate – ha dichiarato Lucioli - e ci impegneremo per riuscire a dare risposte concrete, alle problematiche del settore, prima fra tutte l’assenza di una normativa ad hoc, che oggi costringe a mutuare il regolamento dell’aviazione civile. Il nostro obiettivo primario è dunque quello di costruire il regolamento dell’aviazione civile. Il nostro obiettivo primario è dunque quello di costruire regole chiare che riempiano il vuoto attuale, anche nel rapporto con l’Enac, e per questo ci attiveremo su tutti i fronti». Fondata nel 1959, SoREM si occupa di antincendio, tutela ambientale, pattugliamento marittimo e controllo del territorio, grazie a professionalità altamente qualificate per la gestione logistica ed operativa degli aeromobili. Roby72 A INCENDI : FAO, UN NUOVO SITO PER MONITORAGGIO IN TEMPO REALE Il nuovo Sistema Globale di Gestione dell'Informazione sugli Incendi (GFIMS) individua i focolai di incendio mediante i satelliti controllati dalla Nasa A cura dell’Ufficio Stampa L a Fao ha lanciato un nuovo portale web per "informazione e monitoraggio in tempo reale degli incendi, al fine di aiutare i Paesi a controllare efficacemente i roghi e a salvaguardare le risorse naturali". Il nuovo Sistema Globale di Gestione dell'Informazione sugli Incendi (GFIMS) individua i focolai di incendio mediante i satelliti controllati dal- la Nasa. Il sistema GFIMS e' stato sviluppato con l'università del Maryland e provvede una mappa-interfaccia web che visualizza i focolai di incendio in tempo "quasi-reale", ossia con un ritardo di circa 2,5 ore tra il momento in cui il satellite registra il dato e quello in cui il dato diventa disponibile. Il nuovo sistema consente agli utenti di ricevere anche delle e-mail di allerta su specifiche aree di interesse, permettendo loro così di reagire prontamente. Il GFIMS avra' il pregio di facilitare il lavoro agli ad- detti ai lavori costretti fino a oggi a trattare dati frammentati provenienti da molteplici fonti: il nuovo strumento "metterà a disposizione i dati essenziali sugli incendi mentre questi sono ancora in atto", ha spiegato John Latham, esperto ambientale del Dipartimento per la Gestione delle Risorse Naturali e l'Ambiente della Fao. Inoltre il sistema può essere usato dagli operatori forestali e dai vigili del fuoco, così come dalle varie agenzie impegnate nel monitoraggio delle ri- sorse agricole e naturali. L'abbonamento è gratuito e richiede solo l'indirizzo e-mail dell'utente. Il GFIMS e' attualmente disponibile in tre lingue (inglese, francese e spagnolo) e il sistema di monitoraggio si trova al dipartimento per la Gestione della Risorse Naturali e dell'Ambiente dell'agenzia Onu. Pieter van Lierop, esperto forestale responsabile delle attività di gestione degli incendi della Fao ha sottolineato come il lancio del sistema sia stato fatto "in un momento in cui l'incidenza degli incendi di grosse proporzioni tende ad aumentare", basti pensare al caso Russia, dove il fuoco ha già mandato in fumo oltre 14 milioni di ettari e causato migliaia di sfollati. A livello globale, si stima che gli incendi boschivi colpiscano approssimativamente 350 milioni di ettari di terra ogni anno, dei quali la metà in Africa; nella sola regione del Mediterraneo vengono distrutti tra i 700.000 e il milione di ettari di bosco ogni anno. (AGI) 18 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 cronache RIFORMA DELL’ATTIVITà DI PREVENZIONE INCENDI DEL CNVVF Maurizio Torres Comando Prov.le VVF di Enna è di questi ultimi giorni l’ennesimo polverone suscitato dai provvedimenti inseriti nella manovra finanziaria correttiva riguardo la prevenzione incendi. Da anni quest’attività istituzionale dei VVF, ma soprattutto dello Stato, è oggetto di “appetiti” privati ovvero di tentativi di smantellamento per rimuovere vincoli burocratici che frenerebbero l’esercizio delle attività imprenditoriali. Al riguardo si ravvisa l’esigenza di dovere fare il punto della situazione per chiarire a tutti i termini reali della questione. Intanto attualmente l’avvio di un’attività imprenditoriale in Italia non è vincolata solamente dal rilascio del certificato di prevenzione incendi ma da una serie di licenze ed autorizzazioni preventive rilasciate dai diversi Enti statali e locali interessati che di fatto limitano l’avvio immediato di qualsiasi attività. In questo contesto il certificato di prevenzione incendi è obbligatorio solamente per una parte delle attività che ricadono in quelle elencate nell’allegato II del D.M.16/02/1982, mentre le altre sono esenti da qualsiasi autorizzazione rilasciata dai VVF. Tuttavia è evidente per tutti (e ciò emerge dai dati rilevabili dall’attività svolta da ciascun Comando Provinciale) che l’obbligo di rilascio del certificato di prevenzione incendi non ha impedito sostanzialmente l’avviamento di alcuna attività, sia perché le Autorità locali preposte non hanno mai legato i loro provvedimenti alla presenza del certificato di prevenzione incendi, sia perché dal 1998 l’istituzione della D.I.A.(dichiarazione di Inoltre i pareri di conformità su progetto vengono e devono essere richiesti in una fase pre-esecutiva quando ancora l’attività deve essere impiantata e comunque (sempre dai Fatta questa premessa utile a delineare i contorni della questione, ci si chiede il motivo di tutto questo. Il Dlgs 139/2006 all’art.14 ha riconferma- Chi può verificare se le norme di sicurezza antincendio sono soddisfatte se non i vigili che intervengono in caso di rogo? inizio attività) ha consentito di svincolare temporalmente l’esercizio dell’attività dal sopralluogo dei VVF finalizzato al rilascio del certificato di prevenzione incendi. dati rilevabili dai vari Uffici) i tempi entro i quali viene rilasciato un parere di conformità sono normalmente al di sotto dei limiti fissati dal DPR 37/98. to l’istituto dell’attività di prevenzione incendi in capo allo Stato mediante l’attività del CNVVF. Tale istituto rientra nel novero più ampio della tutela della sicurezza dei cittadini sancita dalla Costituzione. A questa funzione in generale, che non può essere cancellata con un provvedimento di legge che disconosce altre leggi che ne hanno ripetutamente confermato l’importanza e la fondatezza giuridica, è collegata un’altra esigenza importante, resa obbligatoria dai decreti che introducono le norme di sicurezza antincendio: ”consentire ai soccorritori di operare in condizioni di sicurezza”. E’ ovvio che nella fattispecie i soccorritori sono i VVF, quindi chi può verificare se questa condizione è ovunque soddisfatta se non i VVF stessi che intervengono in caso di incendio ? Skiwalker79 di 19 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 Il rischio molto alto è che questo aspetto venga completamente emarginato con conseguente innalzamento della pericolosità degli scenari in cui i VVF si trovano ad intervenire con riflessi imprevedibili per il soccorso alle persone. Quindi la politica nel momento in cui deve perseguire le proprie finalità guarda non tanto alla sostanza del problema quanto al messaggio che deve dare ed all’effetto dei provvedimenti. In questo ambito assume un ruolo determinante l’Amministrazione, inte- ressata dai provvedimenti , che deve a sua volta fornire un supporto costruttivo al politico in modo da rendere il provvedimento legislativo concretamente atto a produrre effetti migliorativi e non penalizzanti i diritti e le funzioni svolte nell’interesse collettivo. Da questo punto di vista negli ultimi mesi e anni la componente dirigenziale e la componente sindacale dell’Amministrazione dei VVF non hanno sicuramente brillato né per coesione né affrontato in maniera costruttiva il problema senza for- nire una proposta valida strutturata in modo da contemperare da un lato le esigenze politiche e dall’altro i compiti istituzionali. Diventa quindi impellente affrontare da subito la questione fornendo quanto meno degli indirizzi chiari, entro i quali costruire il provvedimento legislativo specifico, che, a parere di chi scrive, devono contemplare i seguenti punti: 1.Rielaborazione dell’elenco delle attività soggette ai controlli; 2.Rielaborazione del pro- cedimento di prevenzione incendi mantenendo il parere di conformità e sostituendo il certificato di prevenzione incendi con una sorta di “autorizzazione di prevenzione incendi” rilasciata dall’ufficio a vista a seguito di relazione certificativa. Predisposta da tecnico abilitato alla legge 818/84 sottoscritta dal titolare dell’attività. Il Comando si riserverà di effettuare il controllo a campione sulla base di parametri oggettivi da definire; 3.Sostituzione delle tariffe di prevenzione incendi con un unico versamento che assorbe le attuali tariffe per i progetti e sopralluoghi che complessivamente deve essere più contenuto rispetto all’onere che attualmente grava sulle imprese; 4.Riformulazione delle indennità di prevenzione incendi corrisposte al personale VVF; 5.Determinazione di criteri omogenei ed uniformi con cui svolgere i sopralluoghi; 6.Controllo sui prodotti utilizzati nel campo della prevenzione incendi. ROMA : LA REGIONE LAZIO CONSEGNA SEI MEZZI SPECIALI AI VIGILI DEL FUOCO A cura dell’Ufficio Stampa C inque pick up fuoristrada con modulo antincendio boschivo da 450 litri sono stati consegnati, dal presidente Renata Polverini ai vigili del fuoco. Il mezzo speciale cingolato robotizzato è utilizzato per gli incendi in galleria. Uno stanziamento di 450 mila euro che ''pone il Lazio - ha spiegato Polverini all'avanguardia nella lotta agli incendi''. La consegna è avvenuta lunedì 26 luglio, rientra nell'operazione di supporto da parte della Regione Lazio ai vigili del fuoco nell’espletamento di tutte le loro attività. Tra i mezzi spicca il cingolato radiocomandato Luf 60, il primo veicolo di questo tipo in tutta Italia. Si tratta di un mezzo dotato di una grande turbina mobile in grado di soffiare ad altissima velocità aria o schiuma all'interno di gallerie, cunicoli. “Sono in fase di perfe- zionamento - ha concluso Polverini - le procedure per l'acquisto di 5 pick up e di un auto carro con allestimento antincendio boschivo sempre finanziati dalla Regione che completeranno l'accordo di programma che alla fine ci impegnerà per una cifra pari a 650 mila euro'' 20 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 cultura IL FAMILISTERE A GUISE: UN ESEMPIO INTERESSANTE DI ABITARE SOCIALE Inventato nel XIX secolo da Jean Baptiste Godin è ora diventato un museo A cura dell’Ufficio Stampa L’ housing sociale, inteso come l’insieme di alloggi e servizi, di azioni e strumenti a coloro che non riescono a soddisfare sul mercato il proprio bisogno abitativo, per ragioni economiche o per l’assenza di un’offerta adeguata, esisteva già nel XIX secolo. Tanto che oggi il suo «familistere» a Guise (Francia), sistema di abitazioni creato per gli operai dal visionario industriale Jean-Baptiste Godin, è diventato un museo. Il familisterio di Godin è un rimpicciolimento del falansterio: l'edificio è sempre costituito da tre blocchi di abitazioni comunicanti, ma i cortili sono di dimensioni molto più ridotta, e svolgono la funzione tipo corridoi del falansterio. I tre blocchi delimitano la piazza d'ingresso che è a sua volta chiusa a distanza sul quarto lato dal teatro e dalle scuole. Le abitazioni si affacciano tutte sui cortili-ballatoio coperti da vetrate, destinati a spettacoli e riunioni collettive. Godin riserva una particolare attenzione ai servizi collettivi, tecnici e sociali. Sono in comune il sistema di ventilazione, utilizzabile anche come riscaldamento, e l'illuminazione a gas, servita da una centrale dell'azienda. All'esterno del familisterio sono presenti una cucina, una mensa, una lavanderia da 60 posti e le scuole. Del fourierismo restano alcuni aspetti come l'assistenza sociale molto avanzata (cassa pensioni, Interno del familistere di Guise, oggi è un museo 21 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 cassa malattia lavoratori, cassa medicinali, assicurazione lavoratrici) e il sistema pedagogico, che trasferisce dalla famiglia alla comunità l'educazione dei figli. Nel familisterio l'educazione è organizzata in sette divisioni, ognuna col suo corpo di dirigenti e istruttori, i suoi locali e i suoi uffici. Queste divisioni corrispondono all'età dei ragazzi: 1.il "nido", per i bambini dalla nascita a 26 o 28 mesi; 2.il "pouponnat", per i bambini dell'età in cui camminano a 4 anni; 3.il "bambinat", per i bam- bini da 4 a 6 anni; 4.la "terza classe", per gli allievi da 6 a 8 anni; 5.la "seconda classe", per i ragazzi da 8 a 10 anni; 6.la "prima classe", per i ragazzi da 10 a 13 anni; 7.il "corso superiore", per coloro che proseguono gli studi, avendo dimostrato speciali talenti; 8.l'"apprendistato"; l'in- gresso del ragazzo alla vita produttiva avviene gratuitamente nella fabbrica; egli può scegliere fra le varie occupazioni che gli si offrono nel familisterio, e l'apprendista riceve subito il prezzo del suo lavoro. Il familistere di Guise, in cui vivevano fino a 2 mila persone, compreso lo stesso Godin, funzionava in autogestione, ciascuno era comproprietario. Oggi gran parte degli appartamenti sono diventati un museo, che punta ad ampliarsi. Entro il 2013 infatti una nuova trance di lavori interesserà i collegamenti tra gli edifici e il teatro. A cura dell’Ufficio Stampa D a qualche anno sta prendendo piede, nell’ambito delle politiche per la casa, un nuovo fenomeno denominato housing sociale. Stevecadman HOUSING SOCIALE Una risposta alla domanda abitativa, recentemente modificatasi con l’introduzione di fattori sociali che fotografano una realtà del vivere fatta di precariato, mobilità occupazionale, immigrazione e trasformazione demografica e dei nuclei famigliari. Insomma, alla richiesta di un mercato multisfaccettato e con molteplici peculiarità, deve corrispondere un’offerta altrettanto variegata e che possa soddisfare le esigenze dei “nuovi” inquilini tipo. L’innalzamento dei prezzi ha visto, negli ultimi anni, una riduzione sul potere d’acquisto del ceto medio, che va inquadrato in una diversa abitativa. proposta Da tempo, enti e comuni, lavorano in questa direzione: gestire l’edilizia residenziale pubbli- ca in nome dell’housing sociale. Ma in cosa consiste questa “edilizia abitativa sociale”, traducendo più o meno letteralmente il termine inglese? Si tratta di costruire o ristrutturare appartamenti che vengono dati in affitto, secondo regolare bando a cui possono partecipare giovani coppie, famiglie numerosi, precari, studenti, a prezzi accessibili, si parla di 400 euro per un alloggio di 90 metri quadri, un canone comunque che non superi il 25-30% dello stipendio. 22 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 ANGOLO TECNICO Da corridoio cieco a mall, ecco le definizioni utili e ufficiali Elenco dei termini presenti nel decreto, approvato a Luglio, riguardante la prevenzione incendi cura dell’Ufficio Stampa PjVandi A N ella Gazzetta Ufficiale 12 Agosto 2010 è stato pubblicato il decreto 27 luglio 2010, l’approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione, costruzione ed esercizio delle attività commerciali con superficie superiore a 400 mq. Per i termini, le definizioni e le tolleranze dimensionali si rimanda al D.M. 30/11/1983(G.U. n.339, del 12/12/1983). Ai fini di questa regola tecnica si definisce: A. CORRIDOIO CIECO: corridoio o porzione dal quale sia possibile l’esodo in un’unica direzione. La lunghezza del corridoio cieco va calcolata dall’inizio dello stesso fino all’incrocio con un corridoio dal quale sia possibile l’esodo in almeno due direzioni o fino al più prossimo luogo sicuro o via di esodo verticale. B. PERCORSI ALTERNATIVI: da un dato punto due percorsi si considerano alternativi se formano tra loro un angolo maggiore di 45. C. SCALA DI SICUREZZA ESTERNA: scala totalmente esterna, rispetto al fabbricato servito, munita di parapetto regolamentare e realizzata secondo i seguenti criteri: I materiali devono essere incombustibili. m per ogni lato, requisiti di resistenza al fuoco almeno REI/EI 60.In alternativa la scala esterna deve distaccarsi di 2,5 m dalle pareti dell’edificio e collegarsi alle porte di piano tramite passerelle protette con setti laterali, a tutta altezza, aventi requisiti di resistenza al fuoco pari a quanto sopra indicato. trapposta, altezza (H) minima 7 m e larghezza (L) pari almeno a √7H deve essere priva di ingombri che possano essere di ostacolo per l’esodo in emergenza e il carico di incendio specifico non deve essere superiore a 50 MJ/m2 anche in presenza di allestimenti e/o promozioni a carattere temporaneo. La parete esterna dell’edificio su cui è collocata la scala, compresi gli eventuali infissi deve possedere, per una larghezza pari alla proiezione della scala, incrementata di 2,5 D. MALL: galleria interna, coperta realizzata anche su più piani, su cui si affacciano varie attività commerciali e/o di servizio. Essa deve presentare uscite in posizione con- E. PIANO DI RIFERIMENTO: piano ove avviene l’esodo degli occupanti all’esterno dell’edificio, normalmente corrispondente con il piano della strada pubblica o privata di accesso. F. EDIFICI DI TIPO ISOLATO: edifici esclusivamente destinati ad attività commerciali e ad attività pertinenti funzionalmente collegate, eventualmente adiacenti ad edifici destinati ad altri usi, strutturalmente e funzionalmente separati da questi, anche se con strutture di fondazione comuni. G. EDIFICI DI TIPO MISTO: edifici non isolati con vie di esodo indipendenti. H. ALTEZZA: altezza massima misurata dal piano esterno accessibile ai mezzi di soccorso dei Vigili del fuoco all’estradosso del soffitto del più elevato locale adibito ad attività commerciale. I. ATTIVITà DI VENDITA MONOPIANO: struttura in cui le aree accessibili al pubblico sono ubicate su un unico livello fuori terra a quota compresa tra +/- 1 m rispetto al piano di riferimento; è ammesso che le aree adibite ad uffici e/o servizi, non accessibili al pubblico, siano organizzate su più livelli. 23 SETTEMBRE/OTTOBRE 2010 la nostra pagina Concessionarie autorizzate alla raccolta di abbonamenti e pubblicità: (la concessionaria è riportata in alto a destra sulla ricevuta di pagamento) WORK MEDIA SRL RE.DA. snc Viale Marelli, 352 - 20099 Sesto San Giovanni (MI) Tel. 02 89919852 Strada Padana Superiore, 15 Cassina de’ Pecchi (MI) Tel. 02.95344306 Centro Diffusione Editoriale s.r.l. Promozioni editoriali Police s.r.l. 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