capitoli La ragazza della palude pdf

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capitoli La ragazza della palude pdf
Capitolo uno
La famiglia Masiera mangiava in silenzio e lentamente. Ad
interrompere questo silenzio fu la protesta di Giovanni,uno dei figli
del patriarca Bartolo Masiera che sgridò il figlio Giovanni
chiedendogli se non gli piacesse la zuppa e poi sgridandolo dicendo di
ringraziare Dio perché potevano mangiare. Bartolo aveva quasi
ottant’anni ed esercitava ancora un forte potere sulla sua famiglia,
era vedovo da molti anni e col tempo era diventato ancora più duro
di carattere. Nel frattempo tutta la famiglia guardava padre e figlio
nell’attesa della risposta del secondo che rispose che non si stava
lamentando per la zuppa ma perché ormai a Vallonara non c’era più
lavoro. Bartolo gli rispose che non gli doveva importare perché era
un contadino ma il figlio ribatté che lavorava terra d’altri e che se lo
avessero cacciato sarebbe stata la fine. Il padre irritato batté la
mano sul tavolo e disse che doveva ringraziare Dio perché aveva
sempre la pancia piena e che non si doveva preoccupare sempre del
futuro e che si doveva vergognare perché non dava per nulla
bell’esempio ai figli. Giovanni senza paura rispose al padre che quello
che faceva lo faceva per i suoi figli e per questo era arrivato a una
conclusione: sarebbe partito per la palude dove affidavano un
podere alle famiglie che avevano almeno quattro uomini sopra i
diciotto anni. Il padre però gli fece notare che aveva solo due figli
sopra i diciotto anni. A quel punto allora Antonio il figlio più piccolo
di Bartolo si alzò e disse che anche lui sarebbe partito col fratello e
che ormai gli avevano già accettato la richiesta. Il vecchio patriarca
si girò verso il figlio maggiore Carlo e gli chiese se anche lui sarebbe
partito ma rispose di no e che se volevano i suoi figli dopo avrebbero
raggiunto gli zii e che anche il padre sarebbe rimasto con lui perché
era troppo vecchio. Il padre rimase offeso perché non gli avevano
chiesto niente e offeso disse che da quel giorno in poi si sarebbe
seduto in fondo alla tavola coi vecchi e le donne. Mandò Vincenzina,
la nipote, a prendergli una sedia e si accomodò lasciando il posto a
Carlo. Bartolo continuò a lamentarsi dal fondo della tavola
affermando che dove sarebbero andati c’erano tutti delinquenti e
maleducati e rivolgendosi alla nipotina gli chiese se volesse sposare
un “cafone”. Vincenzina chiese alla mamma che cosa fosse un
“cafone” e il nonno le rispose che era un morto di fame che si
ubriaca spendendo tutta la paga e poi mena moglie e figli senza
motivo ma Angela, la mamma di Vincenzina e nuora di Bartolo, gli
fece notare che era la stessa cosa che faceva lui con la moglie.
Bartolo si alzò e se ne andò Vincenzina lo seguì e si fece raccontare
della nonna. Dopo lasciò il nonno dicendo che avrebbe mantenuto la
promessa che gli aveva proposto: pregare per lui e la nonna quando
sarebbe andata in palude.
Capitolo due
I mesi passarono velocemente e alla fine arrivò una notizia tanto
attesa: sarebbero partiti la settimana prossima per Littoria.
Sarebbero arrivati a Bassano con i camion che il Commissariato per
le Migrazioni e la Colonizzazione Interna gli mettevano a
disposizione. Quella mattina Vincenzina fu svegliata dalla mamma
Angela per andare a Monte Berico perché le aveva chiesto di
pregare.
Prima di avviarsi il nonno la chiamò e le chiese di pregare anche per
lui. Dopo aver pregato comprarono una statuina della Madonna da
portare in palude per farsi proteggere.
Una settimana dopo arrivarono i camion per portarli in palude e
Vincenzina che era già stata fatta salire inventò una scusa per
scendere e correre a salutare il nonno che quando la vide aprì un
cassetto e le regalò una medaglietta della nonna defunta.
Felice Vincenzina se ne andò ma non prima che il nonno le ricordò la
promessa che gli aveva fatto: quando sarà in palude e vedrà una
stella vicino alla Luna vuol dire che affianco a lei ci sarà la nonna e
dovrà pregare per lui.
Capitolo tre
La famiglia Masiera arrivò ai pressi di Littoria verso mezzogiorno.
Dopo il viaggio con i camion ne aveva intrapreso un altro con un treno
apposito per i coloni che aveva messo a disposizione il Commissariato
per le Migrazioni Interne.
Alla stazione le camicie nere annunciarono che tutti i capofamiglia si
dovevano radunare e mettere in fila davanti a loro.
Vincenzina aveva un po’ di timore nei confronti delle camicie nere e
la mamma la rassicurò stringendola a sé.
Intanto un giovane funzionario aiutato da due assistenti affidava ai
coloni i poderi. Infine venne il turno di Antonio e il fratello Giovanni.
Ai Masiera venne affidato il podere numero undici a Casal dei Pini
ora Borgo Grappa. Erano quasi diciannove ettari di campo. Poi il
funzionario si rivolse ad Antonio e gli disse che quando il
secondogenito avrebbe compiuto diciotto anni avrebbe potuto
chiedere lo sdoppiamento dal podere del fratello Giovanni. I due
capifamiglia tornarono dai loro famigliari e le camicie nere fecero
mettere in fila tutti i coloni e diedero a ciascuno un pezzo di pane
bianco fragrante e una bella zuppa calda.
Quando ebbero finito di mangiare arrivarono diversi camion per
portare ciascuna famiglia al proprio podere.
All’arrivo un funzionario li fece scendere e disse che lui era il loro
fattore, poi li avvisò che in giornata gli sarebbero arrivati le
masserizie e durante la settimana invece sarebbero arrivati i buoi e
gli altri animali. Infine li avvisò che presto la Croce rossa sarebbe
arrivata per visitarli e lentamente se ne andò.
Capitolo quattro
La nuova casa era a due piani dipinta d’azzurro chiaro. Aveva il tetto
a due spioventi e un portico che collegava alla stalla. La stalla era
formata da un pollaio, un forno e un ricovero per maiali. Tutta la
famiglia si mise ad esplorare la casa felice. Verso la fine
dell’esplorazione arrivarono i camion che portavano materassi e
mobili. Verso il tramonto arrivarono altri camion che trasportavano
vanghe, forche e altri attrezzi per lavorare il terreno. Mentre il
tutto veniva scaricato il fattore annotava gli oggetti e il loro valore
su un libretto. Quello era il libretto di conto corrente dell’Opera,
dal quale i Masiera erano dipendenti. Lì venivano segnati tutti i loro
debiti e crediti compreso l’affitto, che dovevano allo Stato, il costo
degli animali e i sementi.
All’alba del giorno dopo la famiglia si riunì in cucina per la colazione.
Tutta a giornata venne dedicata al lavoro nei campi per i maschi e ai
lavori domestici per le femmine. Al tramonto arrivò la Croce Rossa
che portò il chinino, una medicina per prevenire la malaria. Poi se ne
andò dopo aver eseguito un perfetto saluto fascista.
Capitolo cinque
Cambiando casa Vincenzina cambiò anche scuola. La nuova scuola si
trovava a Rio Martino e aveva un bel tetto rosso e una piccola
torretta con una campana. Vincenzina doveva frequentare la terza
elementare. La mattina del primo giorno scolastico la bambina venne
accompagnata dalla madre Angela. La mamma la lasciò all’entrata.
Vincenzina entrò nell’atrio della scuola e ad accoglierla c’erano due
insegnanti. Un uomo ed una donna. Vincenzina venne inserita nella
classe dell’uomo. Il maestro Costa.
In classe
fece amicizia con Agnese, una bambina figlia di pastori e conobbe il
suo tremendo compagno di banco Fernando, fratello di Agnese.
All’inizio però Vincenzina si offese perché aveva frainteso Agnese
credendo che l’avesse presa in giro del suo accento veneto.
Vincenzina le aveva risposto sottolineando il suo accento del Sud.
Agnese però spiegò a Vincenzina che tutti a scuola avrebbero
dovuto mettere da parte il proprio dialetto per capirsi. Il maestro
appena entrato in classe sentendo tutto affiancò Agnese dicendo
che tutti avrebbero dovuto parlare in italiano. Dopo questo disguido
però Agnese e Vincenzina divennero immediatamente amiche per la
pelle. Vincenzina però litigò anche con Fernando. Il ragazzo era
stato costretto dal maestro a sedersi accanto a Vincenzina e
arrabbiato le aveva giurato vendetta. Agnese però aveva sentito
tutto e aveva raccontato al maestro le minacce del fratello. Il
maestro allora aveva detto a Fernando che anche un solo graffio che
avrebbero avuto le due amiche lui ne avrebbe pagato le
conseguenze.
Alla fine della scuola si avviarono tutti e tre con un nuovo amico:
Giacomo. Durante il tragitto però ci fu una lite tra Giacomo e
Fernando. Il primo del Nord e il secondo del Sud e per questo
litigarono. Alla fine però come se non fosse successo niente i due
ragazzi divennero amici. Vincenzina e la amica si guardarono stupite
ma si sapeva i maschi erano strani.
Capitolo sei
Con l’autunno arrivarono le piogge e i terreni divennero impraticabili.
Non potendo lavorare Antonio e il figlio Battista costruirono le
sedie mancanti in cucina. Arrivò anche dicembre e un giorno il
fattore li raccomandò di fare attenzione ai pastori che facevano
pascolare i greggi vicino ai campi.
Da quel giorno incominciarono i litigi fra pastori e coloni.
Con il ritorno a scuola il sette gennaio la disputa tra pastori e coloni
divenne argomento di lezione. Fernando e Agnese furono spesso
accusati dai compagni coloni. A metà gennaio durante il periodo sulla
semina al podere dei Masiera si presentò una ragazza piangente che
chiedeva aiuto perché non riusciva più a trovare il fratello Giacomo.
Vincenzina disse che il ragazzo le aveva detto che si sarebbe recato
con Fernando al pantano. Dirigendosi verso il pantano Antonio con gli
uomini di casa incontrò Emilio Celano padre di Fernando. Insieme al
figlio si dirigevano verso la palude per salvare Giacomo che stava
sprofondando nel pantano. Grazie alla collaborazione di coloni e
pastori il ragazzo si salvò e venne portato all’infermeria della Croce
Rossa dove vi rimase per una settima febbricitante. Nel frattempo
la scuola era andata avanti e Vincenzina portava tutti i giorni i
compiti a Giacomo e gli spiegava la lezione.
Capitolo sette
Un pomeriggio al podere Masiera si presentò Emilio Celano padre di
Fernando e Agnese che voleva che qualcuno lo accompagnasse al
podere della famiglia di Giacomo in modo che il figlio avrebbe potuto
chiedere scusa.
Antonio incaricò Vincenzina di scortarli. Quando arrivarono, i
pastori e i coloni si sentirono un po’ a disagio visto i loro pessimi
rapporti ma prendendo coraggio Fernando chiese scusa. La famiglia
di Giacomo apprezzò le scuse ma non le accettò perché riteneva che
ciò che aveva fatto Fernando era troppo grave per essere
perdonato. Emilio rimase deluso ma tacque. Tornata a casa
Vincenzina venne invitata da Emilio nella sua lestra in modo da
passare un pomeriggio con la figlia Agnese. Angela, la madre,
inizialmente era un po’ titubante ma alla fine acconsentì. Domenica a
messa finita arrivò Emilio Celano su una bicicletta e un trasportino
dove si sarebbe seduta la bambina perché la strada era lunga. Così
Vincenzina salutò la mamma e si avviò a scoprire un nuovo modo di
vivere.
Capitolo otto
Appena arrivata Vincenzina scrutò la lestra e conobbe tutta la
famiglia Celano. Poi venne fatta cambiare d’abito per non sporcare
quello buono.
Agnese le mostrò la lestra e le fece vedere gli
agnellini appena nati.
A pranzò Vincenzina sperimentò una cucina nuova che le piacque
molto. Dopo il pranzo le due amiche si recarono di nuove dagli
agnellini.
Poi si recarono dai cuccioli di maialino e Fernando le seguì.
Sulla strada di ritorno i tre amici sentirono un rumore di motore e
andarono a vedere. Senza farsi vedere scorsero due uomini in bici
che discutevano animatamente con una persona vicino al piano di
carico. Non sentirono cosa dicevano ma capirono che non stavano
facendo niente di buono e per paura decisero di tacere il tutto
anche con la famiglia. Silenziosamente tornarono alla lestra. La sera
Emilio accompagnò Vincenzina a casa. Appena arrivata corse dalla
mamma e le raccontò le meraviglie della lestra ma non fece parola
dell’episodio a cui aveva assistito. Il giorno dopo piovve a dirotto e
per questo Vincenzina non andò a scuola e i familiari non lavorarono
perché i campi erano impraticabili.
Capitolo nove
La settimana successiva alla lestra dei Celano arrivò l’Istituto Luce
per girare un film nella lestra. Il signor Forzano era il regista e
chiese il permesso di eseguire qualche ripresa. Permesso che venne
accordato.
Durante le riprese Vincenzina venne invitata da
Agnese ad osservare le riprese, i genitori la misero in guardia
contro chi lavorava nel cinema perché non era un bell’ambiente.
Infatti durante le riprese un elettricista fece cadere Agnese e non
le chiese manco scusa. Vincenzina intervenne in aiuto dell’amica e
con lei anche Fernando che si scagliò contro l’elettricista. Anche il
signor Forzano si avvicinò con Emilio Celano e grazie alla diplomazia
dei due tutto si risolse.
Capitolo dieci
Il 15 Agosto 1933 Mussolini e Cencelli presenziarono alla posa della
prima pietra di Sabaudia. Nel frattempo Cristiano, secondogenito di
Antonio, compì diciotto anni e il padre fece richiesta per ottenere
un nuovo podere distaccato da quello del fratello. L’altro figlio
Battista era stato invece ingaggiato dal ONC come falegname. Una
sera però il signor Demarco portò brutte notizie alla famiglia
Masiera: i Vanzon, una famiglia colona era stata cacciata dal podere
perché il figlio Bebi era stato accusato di essere un ricettatore. La
notizia si diffuse velocemente e anche se non c’entravano nulla la
colpa venne data ai pastori.
I mesi trascorsero in fretta e ai Masiera venne affidato il podere
numero 2075 a quattro chilometri da Sabaudia e a poco più di un
chilometro dalla lestra di Chiavarino. Questo podere era più grande
del primo e Vincenzina felice ebbe una cameretta tutta per sé.
Con la costruzione di nuovi poderi e l’avanzamento della bonifica i
pastori non riuscivano a trovare più un luogo dove pascolare gli
animali.
Un giorno Agnese parlava proprio di questo a Vincenzina però fu
interrotta dalle onde del mare che andavano a sbattere contro gli
scogli.
Agnese propose di andare a vederlo ma Vincenzina aveva troppa
paura ma infine si lasciò convincere.
Quando tornò a casa raccontò la sua avventura alla mamma.
La ragazza riuscì persino a convincerla di andare una volta al mare
con lei perché la madre non lo aveva mai visto.
La scuola ricominciò presto e Vincenzina e Agnese furono felici di
ritrovare il loro maestro nella nuova classe. Il maestro chiese a
Agnese cosa avesse intensione di fare il fratello che non era per
nulla un buon studente, la ragazza rispose che lo il padre lo avrebbe
fatto studiare fino a quando si impegnava se no preferiva farlo
lavorare anziché fargli perdere tempo. Dopo il maestro posò lo
sguardo su una ragazzina minuta e le chiese come si chiamava. Lei
rispose Edda Fanti, poi domandò alla bambina se era una colona
anche se già immaginava la risposta negativa. Infatti Edda era la
figlia del direttore dell’Opera.
Capitolo undici
Il signor Giuseppe Di Prospero era diventato il nuovo fattore dei
Masiera dopo il trasferimento. Era un tipo puntiglioso e antipatico,
ossessionato dall’idea che i coloni potessero rubare i beni
dell’Opera.
Un giorno mentre il signor Emilio Celano portava a pascolare le
pecore passando per il podere dei Masiera il fattore Di Prospero si
mise a sbraitare che avrebbe addebitato ai coloni anche un filo
d’erba che avesse mangiato il gregge.
Il cane lupo che si portava sempre dietro il fattore però attaccò il
gregge di Emilio Celano che infuriato lo scacciò ma Di Prospero
intervenne e fece scoppiare una lite.
Allora Antonio Masiera difese l’amico e da quel giorno in poi venne
tormentato dal fattore che colse l’occasione di un furto a casa del
colone per accusarlo e farlo cacciare via. Il giorno prima del furto i
Masiera parteciparono all’arrivo del carro di Tespi e lì incontrarono
il signor Forzano che li invitò alla prima del suo film che aveva girato
in palude. Dopo quel film ce ne furono molti altri ma solo per adulti e
Fernando cercando di fare il furbo provò infilarsi ma si ritrovò ad
ascoltare una conversazione tra il fattore e alcuni suoi loschi
colleghi che rubavano all’Opera. Casualmente ascoltò le loro bravate
ma venne scoperto.
Il fattore allora lo percosse e poi lo cacciò via.
Qualche giorno dopo ebbe l’occasione di vendicarsi e provò a colpirlo
con la fionda nascosto dietro a dei cespugli. Commise però un errore
colpendo in un occhio il cavallo del dottore che si imbizzarrì e
Antonio riuscì appena in tempo a calmarlo. Il fattore che aveva visto
tutto disse che non avrebbe dovuto fermare il cavallo e per questo
aveva peggiorato la situazione. Antonio stufo delle continue accuse
del fattore non si trattenne più dalla rabbia e scoppiò una rissa fra
lui e Di Prospero.
Il fattore era contento perché finalmente aveva trovato il modo per
cacciarlo e dopo la lite se ne andò soddisfatto.
Capitolo dodici
La mamma di Fernando mandò Vincenzina a cercare il figlio.
Lo trovò piangendo e Vincenzina gli chiese cosa gli fosse accaduto.
Fernando confessò di essere stato lui a far mettere il padre nei guai
perché era stato lui a far imbizzarrire il cavallo lanciando una pietra
con la fionda. Anche lei iniziò a piangere pregando Fernando di
confessare tutto al fattore. Fernando rispose che non poteva e
scappò via. Vincenzina si mise in ginocchio singhiozzando. Nel
frattempo passò padre Candido che vedendola le chiese perché
piangesse.
La ragazza gli raccontò tutto e il prete le promise che sarebbe
andato a parlare col fattore per chiarire il malinteso. Quando il
prete parlò con il fattore Di Prospero non riuscì a risolvere niente
anzi venne accusato di essere un cattivo fascista.
Allora il frate decise di andare a parlare col medico che era sul
carro che trasportava il cavallo colpito da Fernando.
Intanto il fattore aveva già fatto rapporto ad Antonio, il padre di
Vincenzina, presso Mario Fanti il quale lesse distrattamente che
c’era scritto che Antonio dopo aver ferito di proposito un cavallo
provocando delle ferite al medico si era scontrato con il fattore.
Fanti firmò il rapporto senza neanche accorgersi che una pagina
suggeriva l’allontanamento dei Masiera dal podere.
Due mesi dopo arrivò la disdetta. Vincenzina rincuorò il padre
dicendo che Padre Candido sapeva la verità e li avrebbe aiutati.
Un giorno dopo scuola Vincenzina parlò con Edda la figlia di Mario
Fanti e le chiese se avrebbe potuto aiutarla chiedendo al padre di
parlare con suo padre Antonio. L’amica rispose che il padre a casa
non voleva parlare di lavoro però ci avrebbe provato.
Il tempo passò e Vincenzina seppe da Edda che il padre avrebbe
avuto il modo di chiarire la situazione.
Antonio si presentò a casa Fanti con cinque minuti d’anticipo e venne
accolto nell’ufficio del direttore Fanti, che gli disse che non c’era
niente da fare per lui e in suo favore non c’era nemmeno un
testimone.
Antonio impallidì perché in realtà i testimoni c’erano solo che erano
stati messi a tacere. Fanti si alzò per congedarlo ma Antonio gli
disse che doveva parlare con padre Candido e il medico che
avrebbero detto la verità.
In seguito padre Candido andò a parlare con Fanti che portò una
lettera del medico che testimoniava l’innocenza di Antonio. Fanti
lesse sconcertato la lettera che sosteneva le parti di Antonio.
Allora il frate gli disse che doveva revocare il provvedimento.
Fanti però suggerì che era imprudente farlo e bisognava trovare
un’altra soluzione. Padre Candido si sedette e annunciò che era lì per
quello.
Capitolo tredici
Quando Antonio tornò dal colloquio con Fanti a casa c’era una brutta
notizia ad aspettarlo:il figlio Cristiano sarebbe partito per l’Etiopia
in guerra. Il padre però si arrabbiò dicendo che Battista, l’altro
figlio, faceva l’operaio e se lui fosse partito non sarebbe rimasto
nessuno ad aiutarlo nei campi.
Cristiano rispose che lui se ne era andato da Vallonara lasciando il
padre e quindi lo poteva farlo anche lui.
Il padre lasciò correre e disse di fare come voleva visto che per il
momento aveva altri problemi.
Vincenzina in seguito annunciò all’amica Agnese che il fratello
sarebbe partito. L’amica le rispose che già lo sapeva perché con lui
sarebbe partito anche il cugino Umberto. Entrambe cominciarono
pensare se i due si fossero innamorati di un’abissina e a fantasticare
su i loro parenti.
Vedendole ridere Fernando si avvicinò chiedendo alle ragazze il
perché di quelle risate ma fu cacciato via con un”Cose da donne”.
Fernando offeso se ne andò a parlare con padre Candido che lo
accolse ben volentieri per farsi spiegare cosa era successo il giorno
dello scontro tra Antonio e l fattore.
A Luglio quando il grano fu trebbiato Umberto e Cristiano partirono
e padre Candido annunciò che la rimozione del podere dei Masiera
era stata rimandata.
Qualche giorno dopo il fattore Di Prospero andò al podere di
Antonio e fra i due nacque una nuova lite ma verbale riguardante il
podere. Passarono i mesi e arrivò Ottobre.
In un giorno di Ottobre si presentarono due Carabinieri dai Masiera
che chiedevano di dissetarsi al pozzo e domandavano dove si
trovasse la casa dei Celano, gli amici pastori. Angela,la madre di
Vincenzina, gli indicò la strada e incuriosita chiese perché cercavano
i Celano.
Un carabiniere le annunciò che Celano Umberto, cugino di Agnese e
Fernando, era caduto in guerra.
Angela si sentì male e chiese se il figlio Cristiano era ancora vivo.
Ottenne una risposta negativa e si sentì un po’ meglio.
In onore di Umberto venne il vescovo a celebrare il funerale e anche
uomini importanti ad assistere. Fernando era tristissimo,Umberto
era un cugino molto amato da lui. Uscendo dalla Chiesa sentì il signor
Di Prospero deridere il cugino e infuriato si scagliò contro di lui.
Fortunatamente padre Candido intervenne. Prese da parte Fernando
con i suoi amici che avevano assistito. Fernando disse al prete che
aveva scoperto che il fattore in realtà era un ladro che rubava i
sacchi di grano dell’Opera.
Lo aveva sentito parlare di questo quella volta che si era intrufolato
nel cinema di nascosto e ancor prima con la sorella Agnese e
Vincenzina lo avevano visto trafficare con dei sacchi dell’Opera ma
solo adesso aveva capito che era lui. Il prete lo guardò e gli disse di
tacere le cose per il momento.
Capitolo quattordici
Padre Candido si recò con Fernando da Mario Fanti a raccontargli
tutto ma stavolta Fanti era titubante riguardo le loro parole ma
decise lo stesso che avrebbe condotto delle indagini.
Trascorse la primavera e l’estate e Fanti richiamò Padre Candido
che stavolta rimase sorpreso da ciò che gli disse.
Antonio in seguito venne chiamato dal prete per parlare di un
argomento importante. Quando il frate lo vide gli raccontò del piano
che era stato escogitato per smascherare il signor Di Prospero. La
figlia Vincenzina accompagnata da un Carabiniere sotto copertura
sarebbe dovuta andare presso il mulino Cipolla a Terracina e portare
con se un sacco di grano dell’Opera per farlo macinare. Dopo verrà
avvicinata da qualcuno che le chiederà di acquistare il grano e dovrà
accettare. Antonio era incredulo però il frate lo incoraggiò dicendo
che era un piano di Fanti. Tornato a casa ad aspettarlo c’era anche
una brutta notizia: il padre Bartolo era morto. Il mattino dopo
arrivò un giovanotto, il carabiniere che avrebbe scortato Vincenzina,
più precisamente il tenente Cenci.
Capitolo quindici
Vincenzina e il tenente Cenci seguirono il piano alla lettera e quando
uscirono dal mulino degli strani uomini li avvicinarono.
Volevano comprare la farina per ottanta centesimi al chilo.
Il carabiniere in borghese però disse che al negozio un chilo costava
una lira e settanta centesimi. Fra lui e gli acquirenti ci fu una lieve
discussione ma alla fine Vincenzina e il carabiniere gli vendettero la
farina.
Quando se ne stavano per andare il tenente li avvicinò e li dichiarò
in arresto ma uno degli acquirenti prese in ostaggio Vincenzina ma
nel frattempo erano arrivati i soccorsi e Vincenzina nel divincolarsi
cadde nel canale. La ragazza si risvegliò bagnata e il tenente la
teneva in braccio.
Fu riportata a casa e il tenente Cenci con Antonio si recò al rifugio
dei fuorilegge presentandosi come un colono che voleva acquistare la
farina. Appena entrato però rivelò la sua vera identità e arrestò
tutti compreso il fattore che si trovava nella mischia.
Tutto da allora si sistemò e quando la guerra in Etiopia terminò
Cristiano tornò in patria e ottenne mille lire di ricompensa.
Battista, fratello di Vincenzina, sposò la sorella di Agnese e le due
amiche divennero parenti.