capitoli La ragazza della palude pdf
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capitoli La ragazza della palude pdf
Capitolo uno La famiglia Masiera mangiava in silenzio e lentamente. Ad interrompere questo silenzio fu la protesta di Giovanni,uno dei figli del patriarca Bartolo Masiera che sgridò il figlio Giovanni chiedendogli se non gli piacesse la zuppa e poi sgridandolo dicendo di ringraziare Dio perché potevano mangiare. Bartolo aveva quasi ottant’anni ed esercitava ancora un forte potere sulla sua famiglia, era vedovo da molti anni e col tempo era diventato ancora più duro di carattere. Nel frattempo tutta la famiglia guardava padre e figlio nell’attesa della risposta del secondo che rispose che non si stava lamentando per la zuppa ma perché ormai a Vallonara non c’era più lavoro. Bartolo gli rispose che non gli doveva importare perché era un contadino ma il figlio ribatté che lavorava terra d’altri e che se lo avessero cacciato sarebbe stata la fine. Il padre irritato batté la mano sul tavolo e disse che doveva ringraziare Dio perché aveva sempre la pancia piena e che non si doveva preoccupare sempre del futuro e che si doveva vergognare perché non dava per nulla bell’esempio ai figli. Giovanni senza paura rispose al padre che quello che faceva lo faceva per i suoi figli e per questo era arrivato a una conclusione: sarebbe partito per la palude dove affidavano un podere alle famiglie che avevano almeno quattro uomini sopra i diciotto anni. Il padre però gli fece notare che aveva solo due figli sopra i diciotto anni. A quel punto allora Antonio il figlio più piccolo di Bartolo si alzò e disse che anche lui sarebbe partito col fratello e che ormai gli avevano già accettato la richiesta. Il vecchio patriarca si girò verso il figlio maggiore Carlo e gli chiese se anche lui sarebbe partito ma rispose di no e che se volevano i suoi figli dopo avrebbero raggiunto gli zii e che anche il padre sarebbe rimasto con lui perché era troppo vecchio. Il padre rimase offeso perché non gli avevano chiesto niente e offeso disse che da quel giorno in poi si sarebbe seduto in fondo alla tavola coi vecchi e le donne. Mandò Vincenzina, la nipote, a prendergli una sedia e si accomodò lasciando il posto a Carlo. Bartolo continuò a lamentarsi dal fondo della tavola affermando che dove sarebbero andati c’erano tutti delinquenti e maleducati e rivolgendosi alla nipotina gli chiese se volesse sposare un “cafone”. Vincenzina chiese alla mamma che cosa fosse un “cafone” e il nonno le rispose che era un morto di fame che si ubriaca spendendo tutta la paga e poi mena moglie e figli senza motivo ma Angela, la mamma di Vincenzina e nuora di Bartolo, gli fece notare che era la stessa cosa che faceva lui con la moglie. Bartolo si alzò e se ne andò Vincenzina lo seguì e si fece raccontare della nonna. Dopo lasciò il nonno dicendo che avrebbe mantenuto la promessa che gli aveva proposto: pregare per lui e la nonna quando sarebbe andata in palude. Capitolo due I mesi passarono velocemente e alla fine arrivò una notizia tanto attesa: sarebbero partiti la settimana prossima per Littoria. Sarebbero arrivati a Bassano con i camion che il Commissariato per le Migrazioni e la Colonizzazione Interna gli mettevano a disposizione. Quella mattina Vincenzina fu svegliata dalla mamma Angela per andare a Monte Berico perché le aveva chiesto di pregare. Prima di avviarsi il nonno la chiamò e le chiese di pregare anche per lui. Dopo aver pregato comprarono una statuina della Madonna da portare in palude per farsi proteggere. Una settimana dopo arrivarono i camion per portarli in palude e Vincenzina che era già stata fatta salire inventò una scusa per scendere e correre a salutare il nonno che quando la vide aprì un cassetto e le regalò una medaglietta della nonna defunta. Felice Vincenzina se ne andò ma non prima che il nonno le ricordò la promessa che gli aveva fatto: quando sarà in palude e vedrà una stella vicino alla Luna vuol dire che affianco a lei ci sarà la nonna e dovrà pregare per lui. Capitolo tre La famiglia Masiera arrivò ai pressi di Littoria verso mezzogiorno. Dopo il viaggio con i camion ne aveva intrapreso un altro con un treno apposito per i coloni che aveva messo a disposizione il Commissariato per le Migrazioni Interne. Alla stazione le camicie nere annunciarono che tutti i capofamiglia si dovevano radunare e mettere in fila davanti a loro. Vincenzina aveva un po’ di timore nei confronti delle camicie nere e la mamma la rassicurò stringendola a sé. Intanto un giovane funzionario aiutato da due assistenti affidava ai coloni i poderi. Infine venne il turno di Antonio e il fratello Giovanni. Ai Masiera venne affidato il podere numero undici a Casal dei Pini ora Borgo Grappa. Erano quasi diciannove ettari di campo. Poi il funzionario si rivolse ad Antonio e gli disse che quando il secondogenito avrebbe compiuto diciotto anni avrebbe potuto chiedere lo sdoppiamento dal podere del fratello Giovanni. I due capifamiglia tornarono dai loro famigliari e le camicie nere fecero mettere in fila tutti i coloni e diedero a ciascuno un pezzo di pane bianco fragrante e una bella zuppa calda. Quando ebbero finito di mangiare arrivarono diversi camion per portare ciascuna famiglia al proprio podere. All’arrivo un funzionario li fece scendere e disse che lui era il loro fattore, poi li avvisò che in giornata gli sarebbero arrivati le masserizie e durante la settimana invece sarebbero arrivati i buoi e gli altri animali. Infine li avvisò che presto la Croce rossa sarebbe arrivata per visitarli e lentamente se ne andò. Capitolo quattro La nuova casa era a due piani dipinta d’azzurro chiaro. Aveva il tetto a due spioventi e un portico che collegava alla stalla. La stalla era formata da un pollaio, un forno e un ricovero per maiali. Tutta la famiglia si mise ad esplorare la casa felice. Verso la fine dell’esplorazione arrivarono i camion che portavano materassi e mobili. Verso il tramonto arrivarono altri camion che trasportavano vanghe, forche e altri attrezzi per lavorare il terreno. Mentre il tutto veniva scaricato il fattore annotava gli oggetti e il loro valore su un libretto. Quello era il libretto di conto corrente dell’Opera, dal quale i Masiera erano dipendenti. Lì venivano segnati tutti i loro debiti e crediti compreso l’affitto, che dovevano allo Stato, il costo degli animali e i sementi. All’alba del giorno dopo la famiglia si riunì in cucina per la colazione. Tutta a giornata venne dedicata al lavoro nei campi per i maschi e ai lavori domestici per le femmine. Al tramonto arrivò la Croce Rossa che portò il chinino, una medicina per prevenire la malaria. Poi se ne andò dopo aver eseguito un perfetto saluto fascista. Capitolo cinque Cambiando casa Vincenzina cambiò anche scuola. La nuova scuola si trovava a Rio Martino e aveva un bel tetto rosso e una piccola torretta con una campana. Vincenzina doveva frequentare la terza elementare. La mattina del primo giorno scolastico la bambina venne accompagnata dalla madre Angela. La mamma la lasciò all’entrata. Vincenzina entrò nell’atrio della scuola e ad accoglierla c’erano due insegnanti. Un uomo ed una donna. Vincenzina venne inserita nella classe dell’uomo. Il maestro Costa. In classe fece amicizia con Agnese, una bambina figlia di pastori e conobbe il suo tremendo compagno di banco Fernando, fratello di Agnese. All’inizio però Vincenzina si offese perché aveva frainteso Agnese credendo che l’avesse presa in giro del suo accento veneto. Vincenzina le aveva risposto sottolineando il suo accento del Sud. Agnese però spiegò a Vincenzina che tutti a scuola avrebbero dovuto mettere da parte il proprio dialetto per capirsi. Il maestro appena entrato in classe sentendo tutto affiancò Agnese dicendo che tutti avrebbero dovuto parlare in italiano. Dopo questo disguido però Agnese e Vincenzina divennero immediatamente amiche per la pelle. Vincenzina però litigò anche con Fernando. Il ragazzo era stato costretto dal maestro a sedersi accanto a Vincenzina e arrabbiato le aveva giurato vendetta. Agnese però aveva sentito tutto e aveva raccontato al maestro le minacce del fratello. Il maestro allora aveva detto a Fernando che anche un solo graffio che avrebbero avuto le due amiche lui ne avrebbe pagato le conseguenze. Alla fine della scuola si avviarono tutti e tre con un nuovo amico: Giacomo. Durante il tragitto però ci fu una lite tra Giacomo e Fernando. Il primo del Nord e il secondo del Sud e per questo litigarono. Alla fine però come se non fosse successo niente i due ragazzi divennero amici. Vincenzina e la amica si guardarono stupite ma si sapeva i maschi erano strani. Capitolo sei Con l’autunno arrivarono le piogge e i terreni divennero impraticabili. Non potendo lavorare Antonio e il figlio Battista costruirono le sedie mancanti in cucina. Arrivò anche dicembre e un giorno il fattore li raccomandò di fare attenzione ai pastori che facevano pascolare i greggi vicino ai campi. Da quel giorno incominciarono i litigi fra pastori e coloni. Con il ritorno a scuola il sette gennaio la disputa tra pastori e coloni divenne argomento di lezione. Fernando e Agnese furono spesso accusati dai compagni coloni. A metà gennaio durante il periodo sulla semina al podere dei Masiera si presentò una ragazza piangente che chiedeva aiuto perché non riusciva più a trovare il fratello Giacomo. Vincenzina disse che il ragazzo le aveva detto che si sarebbe recato con Fernando al pantano. Dirigendosi verso il pantano Antonio con gli uomini di casa incontrò Emilio Celano padre di Fernando. Insieme al figlio si dirigevano verso la palude per salvare Giacomo che stava sprofondando nel pantano. Grazie alla collaborazione di coloni e pastori il ragazzo si salvò e venne portato all’infermeria della Croce Rossa dove vi rimase per una settima febbricitante. Nel frattempo la scuola era andata avanti e Vincenzina portava tutti i giorni i compiti a Giacomo e gli spiegava la lezione. Capitolo sette Un pomeriggio al podere Masiera si presentò Emilio Celano padre di Fernando e Agnese che voleva che qualcuno lo accompagnasse al podere della famiglia di Giacomo in modo che il figlio avrebbe potuto chiedere scusa. Antonio incaricò Vincenzina di scortarli. Quando arrivarono, i pastori e i coloni si sentirono un po’ a disagio visto i loro pessimi rapporti ma prendendo coraggio Fernando chiese scusa. La famiglia di Giacomo apprezzò le scuse ma non le accettò perché riteneva che ciò che aveva fatto Fernando era troppo grave per essere perdonato. Emilio rimase deluso ma tacque. Tornata a casa Vincenzina venne invitata da Emilio nella sua lestra in modo da passare un pomeriggio con la figlia Agnese. Angela, la madre, inizialmente era un po’ titubante ma alla fine acconsentì. Domenica a messa finita arrivò Emilio Celano su una bicicletta e un trasportino dove si sarebbe seduta la bambina perché la strada era lunga. Così Vincenzina salutò la mamma e si avviò a scoprire un nuovo modo di vivere. Capitolo otto Appena arrivata Vincenzina scrutò la lestra e conobbe tutta la famiglia Celano. Poi venne fatta cambiare d’abito per non sporcare quello buono. Agnese le mostrò la lestra e le fece vedere gli agnellini appena nati. A pranzò Vincenzina sperimentò una cucina nuova che le piacque molto. Dopo il pranzo le due amiche si recarono di nuove dagli agnellini. Poi si recarono dai cuccioli di maialino e Fernando le seguì. Sulla strada di ritorno i tre amici sentirono un rumore di motore e andarono a vedere. Senza farsi vedere scorsero due uomini in bici che discutevano animatamente con una persona vicino al piano di carico. Non sentirono cosa dicevano ma capirono che non stavano facendo niente di buono e per paura decisero di tacere il tutto anche con la famiglia. Silenziosamente tornarono alla lestra. La sera Emilio accompagnò Vincenzina a casa. Appena arrivata corse dalla mamma e le raccontò le meraviglie della lestra ma non fece parola dell’episodio a cui aveva assistito. Il giorno dopo piovve a dirotto e per questo Vincenzina non andò a scuola e i familiari non lavorarono perché i campi erano impraticabili. Capitolo nove La settimana successiva alla lestra dei Celano arrivò l’Istituto Luce per girare un film nella lestra. Il signor Forzano era il regista e chiese il permesso di eseguire qualche ripresa. Permesso che venne accordato. Durante le riprese Vincenzina venne invitata da Agnese ad osservare le riprese, i genitori la misero in guardia contro chi lavorava nel cinema perché non era un bell’ambiente. Infatti durante le riprese un elettricista fece cadere Agnese e non le chiese manco scusa. Vincenzina intervenne in aiuto dell’amica e con lei anche Fernando che si scagliò contro l’elettricista. Anche il signor Forzano si avvicinò con Emilio Celano e grazie alla diplomazia dei due tutto si risolse. Capitolo dieci Il 15 Agosto 1933 Mussolini e Cencelli presenziarono alla posa della prima pietra di Sabaudia. Nel frattempo Cristiano, secondogenito di Antonio, compì diciotto anni e il padre fece richiesta per ottenere un nuovo podere distaccato da quello del fratello. L’altro figlio Battista era stato invece ingaggiato dal ONC come falegname. Una sera però il signor Demarco portò brutte notizie alla famiglia Masiera: i Vanzon, una famiglia colona era stata cacciata dal podere perché il figlio Bebi era stato accusato di essere un ricettatore. La notizia si diffuse velocemente e anche se non c’entravano nulla la colpa venne data ai pastori. I mesi trascorsero in fretta e ai Masiera venne affidato il podere numero 2075 a quattro chilometri da Sabaudia e a poco più di un chilometro dalla lestra di Chiavarino. Questo podere era più grande del primo e Vincenzina felice ebbe una cameretta tutta per sé. Con la costruzione di nuovi poderi e l’avanzamento della bonifica i pastori non riuscivano a trovare più un luogo dove pascolare gli animali. Un giorno Agnese parlava proprio di questo a Vincenzina però fu interrotta dalle onde del mare che andavano a sbattere contro gli scogli. Agnese propose di andare a vederlo ma Vincenzina aveva troppa paura ma infine si lasciò convincere. Quando tornò a casa raccontò la sua avventura alla mamma. La ragazza riuscì persino a convincerla di andare una volta al mare con lei perché la madre non lo aveva mai visto. La scuola ricominciò presto e Vincenzina e Agnese furono felici di ritrovare il loro maestro nella nuova classe. Il maestro chiese a Agnese cosa avesse intensione di fare il fratello che non era per nulla un buon studente, la ragazza rispose che lo il padre lo avrebbe fatto studiare fino a quando si impegnava se no preferiva farlo lavorare anziché fargli perdere tempo. Dopo il maestro posò lo sguardo su una ragazzina minuta e le chiese come si chiamava. Lei rispose Edda Fanti, poi domandò alla bambina se era una colona anche se già immaginava la risposta negativa. Infatti Edda era la figlia del direttore dell’Opera. Capitolo undici Il signor Giuseppe Di Prospero era diventato il nuovo fattore dei Masiera dopo il trasferimento. Era un tipo puntiglioso e antipatico, ossessionato dall’idea che i coloni potessero rubare i beni dell’Opera. Un giorno mentre il signor Emilio Celano portava a pascolare le pecore passando per il podere dei Masiera il fattore Di Prospero si mise a sbraitare che avrebbe addebitato ai coloni anche un filo d’erba che avesse mangiato il gregge. Il cane lupo che si portava sempre dietro il fattore però attaccò il gregge di Emilio Celano che infuriato lo scacciò ma Di Prospero intervenne e fece scoppiare una lite. Allora Antonio Masiera difese l’amico e da quel giorno in poi venne tormentato dal fattore che colse l’occasione di un furto a casa del colone per accusarlo e farlo cacciare via. Il giorno prima del furto i Masiera parteciparono all’arrivo del carro di Tespi e lì incontrarono il signor Forzano che li invitò alla prima del suo film che aveva girato in palude. Dopo quel film ce ne furono molti altri ma solo per adulti e Fernando cercando di fare il furbo provò infilarsi ma si ritrovò ad ascoltare una conversazione tra il fattore e alcuni suoi loschi colleghi che rubavano all’Opera. Casualmente ascoltò le loro bravate ma venne scoperto. Il fattore allora lo percosse e poi lo cacciò via. Qualche giorno dopo ebbe l’occasione di vendicarsi e provò a colpirlo con la fionda nascosto dietro a dei cespugli. Commise però un errore colpendo in un occhio il cavallo del dottore che si imbizzarrì e Antonio riuscì appena in tempo a calmarlo. Il fattore che aveva visto tutto disse che non avrebbe dovuto fermare il cavallo e per questo aveva peggiorato la situazione. Antonio stufo delle continue accuse del fattore non si trattenne più dalla rabbia e scoppiò una rissa fra lui e Di Prospero. Il fattore era contento perché finalmente aveva trovato il modo per cacciarlo e dopo la lite se ne andò soddisfatto. Capitolo dodici La mamma di Fernando mandò Vincenzina a cercare il figlio. Lo trovò piangendo e Vincenzina gli chiese cosa gli fosse accaduto. Fernando confessò di essere stato lui a far mettere il padre nei guai perché era stato lui a far imbizzarrire il cavallo lanciando una pietra con la fionda. Anche lei iniziò a piangere pregando Fernando di confessare tutto al fattore. Fernando rispose che non poteva e scappò via. Vincenzina si mise in ginocchio singhiozzando. Nel frattempo passò padre Candido che vedendola le chiese perché piangesse. La ragazza gli raccontò tutto e il prete le promise che sarebbe andato a parlare col fattore per chiarire il malinteso. Quando il prete parlò con il fattore Di Prospero non riuscì a risolvere niente anzi venne accusato di essere un cattivo fascista. Allora il frate decise di andare a parlare col medico che era sul carro che trasportava il cavallo colpito da Fernando. Intanto il fattore aveva già fatto rapporto ad Antonio, il padre di Vincenzina, presso Mario Fanti il quale lesse distrattamente che c’era scritto che Antonio dopo aver ferito di proposito un cavallo provocando delle ferite al medico si era scontrato con il fattore. Fanti firmò il rapporto senza neanche accorgersi che una pagina suggeriva l’allontanamento dei Masiera dal podere. Due mesi dopo arrivò la disdetta. Vincenzina rincuorò il padre dicendo che Padre Candido sapeva la verità e li avrebbe aiutati. Un giorno dopo scuola Vincenzina parlò con Edda la figlia di Mario Fanti e le chiese se avrebbe potuto aiutarla chiedendo al padre di parlare con suo padre Antonio. L’amica rispose che il padre a casa non voleva parlare di lavoro però ci avrebbe provato. Il tempo passò e Vincenzina seppe da Edda che il padre avrebbe avuto il modo di chiarire la situazione. Antonio si presentò a casa Fanti con cinque minuti d’anticipo e venne accolto nell’ufficio del direttore Fanti, che gli disse che non c’era niente da fare per lui e in suo favore non c’era nemmeno un testimone. Antonio impallidì perché in realtà i testimoni c’erano solo che erano stati messi a tacere. Fanti si alzò per congedarlo ma Antonio gli disse che doveva parlare con padre Candido e il medico che avrebbero detto la verità. In seguito padre Candido andò a parlare con Fanti che portò una lettera del medico che testimoniava l’innocenza di Antonio. Fanti lesse sconcertato la lettera che sosteneva le parti di Antonio. Allora il frate gli disse che doveva revocare il provvedimento. Fanti però suggerì che era imprudente farlo e bisognava trovare un’altra soluzione. Padre Candido si sedette e annunciò che era lì per quello. Capitolo tredici Quando Antonio tornò dal colloquio con Fanti a casa c’era una brutta notizia ad aspettarlo:il figlio Cristiano sarebbe partito per l’Etiopia in guerra. Il padre però si arrabbiò dicendo che Battista, l’altro figlio, faceva l’operaio e se lui fosse partito non sarebbe rimasto nessuno ad aiutarlo nei campi. Cristiano rispose che lui se ne era andato da Vallonara lasciando il padre e quindi lo poteva farlo anche lui. Il padre lasciò correre e disse di fare come voleva visto che per il momento aveva altri problemi. Vincenzina in seguito annunciò all’amica Agnese che il fratello sarebbe partito. L’amica le rispose che già lo sapeva perché con lui sarebbe partito anche il cugino Umberto. Entrambe cominciarono pensare se i due si fossero innamorati di un’abissina e a fantasticare su i loro parenti. Vedendole ridere Fernando si avvicinò chiedendo alle ragazze il perché di quelle risate ma fu cacciato via con un”Cose da donne”. Fernando offeso se ne andò a parlare con padre Candido che lo accolse ben volentieri per farsi spiegare cosa era successo il giorno dello scontro tra Antonio e l fattore. A Luglio quando il grano fu trebbiato Umberto e Cristiano partirono e padre Candido annunciò che la rimozione del podere dei Masiera era stata rimandata. Qualche giorno dopo il fattore Di Prospero andò al podere di Antonio e fra i due nacque una nuova lite ma verbale riguardante il podere. Passarono i mesi e arrivò Ottobre. In un giorno di Ottobre si presentarono due Carabinieri dai Masiera che chiedevano di dissetarsi al pozzo e domandavano dove si trovasse la casa dei Celano, gli amici pastori. Angela,la madre di Vincenzina, gli indicò la strada e incuriosita chiese perché cercavano i Celano. Un carabiniere le annunciò che Celano Umberto, cugino di Agnese e Fernando, era caduto in guerra. Angela si sentì male e chiese se il figlio Cristiano era ancora vivo. Ottenne una risposta negativa e si sentì un po’ meglio. In onore di Umberto venne il vescovo a celebrare il funerale e anche uomini importanti ad assistere. Fernando era tristissimo,Umberto era un cugino molto amato da lui. Uscendo dalla Chiesa sentì il signor Di Prospero deridere il cugino e infuriato si scagliò contro di lui. Fortunatamente padre Candido intervenne. Prese da parte Fernando con i suoi amici che avevano assistito. Fernando disse al prete che aveva scoperto che il fattore in realtà era un ladro che rubava i sacchi di grano dell’Opera. Lo aveva sentito parlare di questo quella volta che si era intrufolato nel cinema di nascosto e ancor prima con la sorella Agnese e Vincenzina lo avevano visto trafficare con dei sacchi dell’Opera ma solo adesso aveva capito che era lui. Il prete lo guardò e gli disse di tacere le cose per il momento. Capitolo quattordici Padre Candido si recò con Fernando da Mario Fanti a raccontargli tutto ma stavolta Fanti era titubante riguardo le loro parole ma decise lo stesso che avrebbe condotto delle indagini. Trascorse la primavera e l’estate e Fanti richiamò Padre Candido che stavolta rimase sorpreso da ciò che gli disse. Antonio in seguito venne chiamato dal prete per parlare di un argomento importante. Quando il frate lo vide gli raccontò del piano che era stato escogitato per smascherare il signor Di Prospero. La figlia Vincenzina accompagnata da un Carabiniere sotto copertura sarebbe dovuta andare presso il mulino Cipolla a Terracina e portare con se un sacco di grano dell’Opera per farlo macinare. Dopo verrà avvicinata da qualcuno che le chiederà di acquistare il grano e dovrà accettare. Antonio era incredulo però il frate lo incoraggiò dicendo che era un piano di Fanti. Tornato a casa ad aspettarlo c’era anche una brutta notizia: il padre Bartolo era morto. Il mattino dopo arrivò un giovanotto, il carabiniere che avrebbe scortato Vincenzina, più precisamente il tenente Cenci. Capitolo quindici Vincenzina e il tenente Cenci seguirono il piano alla lettera e quando uscirono dal mulino degli strani uomini li avvicinarono. Volevano comprare la farina per ottanta centesimi al chilo. Il carabiniere in borghese però disse che al negozio un chilo costava una lira e settanta centesimi. Fra lui e gli acquirenti ci fu una lieve discussione ma alla fine Vincenzina e il carabiniere gli vendettero la farina. Quando se ne stavano per andare il tenente li avvicinò e li dichiarò in arresto ma uno degli acquirenti prese in ostaggio Vincenzina ma nel frattempo erano arrivati i soccorsi e Vincenzina nel divincolarsi cadde nel canale. La ragazza si risvegliò bagnata e il tenente la teneva in braccio. Fu riportata a casa e il tenente Cenci con Antonio si recò al rifugio dei fuorilegge presentandosi come un colono che voleva acquistare la farina. Appena entrato però rivelò la sua vera identità e arrestò tutti compreso il fattore che si trovava nella mischia. Tutto da allora si sistemò e quando la guerra in Etiopia terminò Cristiano tornò in patria e ottenne mille lire di ricompensa. Battista, fratello di Vincenzina, sposò la sorella di Agnese e le due amiche divennero parenti.