Brevi da... - ilio masprone

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Editoriale
2009: un anno non facile anche per gli Italiani nel Mondo
Miami,
al Boat Show vince il design italiano
Il “gotico” in Francia e in Italia
Tendenze spirituali e di stile a confronto:
Art Basel
in Miami
Alla conquista dei ghiacci artici
Molta l’italianità coinvolta nell’operazione nordica
Vino nostrum
sulla Piazza Rossa
Golosità Italiana a tutti i costi
è il monito dei maestri pasticceri
Lusso estremo
in stile italiano
Monte-Carlo
sommario
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La serata del Comites,
tra bilanci e previsioni
Brevi da...
Monte-Carlo e Costa Azzurra
L’arte Futurista di Marinetti
celebra i suoi cent’anni al Centre Pompidou
Parigi
Brevi da...
Parigi
Nuovo Console a Ginevra
Incontro con Alberto Colella
Ginevra
Martini Nights
al Richemond
Brevi da...
Ginevra
Il Congo incontra
l’occidente
Londra
Soho:
alla ricerca dell’italianità perduta
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Brevi da...
Londra
L’architetto Francesco Stella
ricostruirà il Castello Imperiale di Berlino
Berlino
Germania e Italia
unite nella lotta alla criminalità organizzata
Brevi da...
Berlino
Fabrizio Rongione,
un giovane attore italiano che vive a Bruxelles
Bruxelles
Brevi da...
Bruxelles
Milano
La Rosa:
“il manichino è un’opera d’arte”
Macef Milano 2009...
Tutto per la casa e non soltanto...
Milano
Qui Roma
Eventi & manifestazioni
Le rubriche
Italiani nel Mondo
Informazioni utili per gli Italiani all’estero
Arte & dintorni
Nove artisti in mostra a Monte-Carlo
Cinque stelle & tre forchette
Gli imperatori di New York City
Letture & poesie
“Il Mercante di Utopie” - “L’ascolteranno gli americani” “L’Europa di Coppet 1780/1820”
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2009: un anno non facile
anche per gli Italiani nel Mondo
Di Ilio Masprone
[email protected]
Berlusconi e il suo Governo dimenticano gli Italiani nel Mondo.
N
ell’augurare un anno quanto
meno sereno a tutti i nostri lettori, “Italiani nel Mondo” compresi,
sappiamo bene che non andiamo
verso un periodo facile, per questa
crisi economico-finanziaria che
attanaglia il mondo intero.
Ma la notizia è ancora un’altra: non
sarà nemmeno un anno felicissimo
per gli italiani che vivono all’estero,
perchè sembra proprio che questo
Governo non abbia nessuna intenzione di incrementare i buoni
rapporti con l’elettorato italico che
vive oltre frontiera. Non passa giorno infatti senza che sui siti internet
e su alcuni giornali, pochi per la
verità (la stampa in genere non ama
affrontare il problema, per non parlare poi della televisione), si legga
di parlamentari di collegi esteri che
lamentano un’assenza totale di interesse nei confronti degli italiani nel
mondo, a differenza di quanto accadeva con l’esecutivo precedente nel
quale operava un Sottosegretario,
Franco Danieli, sempre attento ai
problemi sociali ed economici degli
italiani, soprattutto appartenenti alle
fasce più deboli, che in certi Paesi
esteri vivono realtà molto difficili.
Eppure era stato proprio il Centro-destra, due legislature fa, con
quell’“eroe” dell’Onorevole Mirko Tremaglia di AN, a lanciare il
progetto di far votare gli italiani nel
mondo. E adesso lo stesso governo
Berlusconi si dimentica di loro,
mentre al Ministero degli Esteri (che
degli italiani nel mondo dovrebbe
essere la sede istituzionale) regna la
più grande confusione, al punto che
non esiste nemmeno più un Sottosegretariato vero e proprio, ma solo
un semplice delegato che non sa che
pesci pigliare.
Per non parlare poi dei fondi tagliati
al lumicino da una Finanziaria che
nemmeno fa cenno a questo problema. D’accordo che nelle due ultime
consultazioni l’elettore italiano all’estero non è stato molto favorevole
a questo esecutivo, ma non è una
buona ragione per dimenticarsi di 4
milioni di elettori. E c’è da sottolineare che i pochi consensi da parte
dell’elettorato estero nei confronti
dei partiti attualmente al governo
non sono imputabili alla sinistra
(comunque più abile nel promettere
durante le campagne elettorali) ma
piuttosto ad un Centro-destra che
non è stato capace di organizzarsi
e che ha messo a segno dei favolosi
autogoal. Anche questa considerazione, comunque, non giustifica un
comportamento distaccato al limite
del menefreghismo. Un pò come
dire: non ci avete votato, adesso
arrangiatevi. Parliamo tanto di unità
nazionale, di creare rapporti con
questo o quest’altro Paese straniero,
e poi ci dimentichiamo dei nostri
stessi compatrioti. Ci dimentichiamo
che se oggi l’Italia ha una certa fama
e un’immagine internazionale lo si
deve, in modo particolare, proprio a
coloro i quali, a suo tempo, hanno
aperto la strada ad affermazioni
commerciali nell’esportazione che
fanno molto comodo all’economia di
casa nostra. E per ringraziare gli italiani che vivono e lavorano all’este-
ro, caro Presidente del Consiglio,
questo non è certo il modo migliore.
Prima o poi si dovrà ancora votare e
allora, cosa si potrà fare per cercare
di recuperali all’ultimo momento?
Non sarà poi troppo tardi?
All’estero c’è un’altra Italia, anche
nei numeri, c’è un popolo che vuole
mantenere le proprie tradizioni, i
propri legami con il Paese d’origine, c’è un popolo che appena può
ritorna anche solo per le vacanze
e poi riparte con un groppo alla
gola. Insomma c’è la dignità di un
popolo che eleva quotidianamente
il nome dell’Italia all’estero e che
non merita di essere dimenticato.
Eppure al Ministero degli Esteri
opera un Ministro, l’Onorevole
Franco Frattini, efficiente e scrupoloso, che singolarmente ha sempre
riservato ai nostri connazionali
attenzione e premure, soprattutto
nei casi più drammatici, anche
quando era Vice Presidente della
Commissione Europea. Neanche lui,
evidentemente, riesce a convincere
il suo stesso Governo ad accordare
una certa priorità a quell’altra Italia,
che non pretende se non attenzioni
doverose come, ad esempio, che le
siano riconosciute le pensioni, un
minimo di assistenza sociale, che il
Governo le venga incontro nel risolvere problemi di ordine burocratico.
Insomma non chiede la luna, chiede
pari dignità, solo questo. Abbiamo il
diritto di negargliela questa dignità?
Caro Presidente faccia in modo che
questo 2009 sia l’inizio del ricupero
degli errori fatti in passato. Veda di
non commetterne altri, l’Italia su
di Lei conta molto. Vuole deluderla
quell’altra Italia?
Buon Anno anche a Lei.
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Campagna Abbonamenti 2009 al mensile “Il Foglio Italiano”
sul sito web: www.foglioitaliano.com
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Miami,
al Boat Show
vince il design italiano
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MIAMI
Di Luciano Sportiello
[email protected]
L
a ricostruzione socio-culturale
prima, ed economico-finanziaria
dopo, con l’elezione a Presidente degli USA dell’afro-americano
Barack Obama (che si installerà alla
Casa Bianca il venti di questo mese),
ha fatto da sfondo all’International
Boat Show, organizzato a Fort Lauderdale, anticamera dello Yacht &
Brokerage Boat Show di Miami.
L’evento, conclusosi nel novembre
scorso, patrocinato dal Console Italiano Marco Rocca e da Marco Ferrari dell’Italian Trade Commission,
ha messo in risalto designer italiani
che continuano ad esportare lo Stile
Italiano: sono stati loro, infatti, i veri
protagonisti sul palcoscenico di questa 49° edizione che si è sviluppata
sull’enorme superficie della marina
cittadina abbracciando l’imponente
ossatura logistica; la rete di mezzi
di trasporto (water taxi, shuttles ed
autobus) ha reso, di fatto, questo
evento il più imponente Boat Show
al mondo. E’stato calcolato che la
spesa per la sua realizzazione, sommata al valore delle barche esposte,
con l’aggiunta di tutte le apparecchiature tecnologiche e le migliaia
di accessori necessari, si è aggirata
intorno ai “tre bilioni di dollari!”.
L’applicazione dell’architettura
navale nell’ambito della profes-
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sione dell’Interior Yacht Designer
ha partorito uno dei settori più
fecondi dell’economia italiana che,
unitamente al conseguimento di un
superbo livello nella ricerca progettuale sotto una molteplicità di aspetti (quello relativo alla forma ed allo
spazio oltre che quello relativo alla
tecnologia ed alla produzione), ha
consacrato il nostro Paese al primo
posto nel settore a livello internazionale. La raffinatezza e la superlativa
tecnica raggiunta dai nostri artigiani
navali ha evidenziato una capacità
di realizzazione e di creazione del
prodotto che sono diventati marchio
e vanto nazionali. Infatti, nell’approccio alla progettazione navale, il
designer deve conoscere e risolvere
problematiche di uno spazio sia statico che dinamico; spazio che sarà
fruito in modo diverso da qualunque
altra tipologia architettonica in una
zona di confine tra due elementi,
l’aria e l’acqua. Forse per merito
del nostro innato istinto italiano, di
conoscere ed interpretare il mare,
i nostri artigiani hanno saputo
offrire all’utente un prodotto finale
in grado di coniugare in maniera
intelligente le esigenze ora sportive,
ora di vacanza, con un consapevole
rispetto dell’ambiente circostante.
Le progettazioni realizzate, la
capacità artistica e l’inconfondibile
gusto estetico, ha consacrato - lo
ribadiamo - il settore del yacht
design italiano, quale unico settore
dei beni di lusso che si sono sempre
segnalati degli incrementi marginali
di sviluppo nonostante le frizioni
economiche conseguenti alla crisi
finanziaria e alla instabilità dei mercati internazionali. Gli Stati Uniti
hanno sempre rivestito un ruolo
di primo livello nel palcoscenico
internazionale dell’industria delle
barche e qui, oltreoceano, è celebre
invece l’industria italiana dei megayacht. Secondo una recente statistica
pubblicata nel Global Order Book,
sei dei dieci mega-yacht costruiti in
Italia rientrano nella top-ten della
produzione internazionale.
La campagna promozionale del
Made in Italy è uno dei principali
aspetti sul quale hanno lavorato
l’Italian Trade e il Ministero dell’Economia e dello Sviluppo; forum
di discussioni tecniche e di scambi di idee, è stato il Club Italian
Lounge, organizzato dall’Italian
Trade in collaborazione con Fucina
(Unione Nazionale Cantieri Industrie Nautiche); inoltre all’interno
erano stati ospitati seminari tecnici
che hanno approfondito la valenza
specialistica dell’industria italiana.
Successivamente, il Club Italia
Lounge aveva organizzato l’evento
Yacht After Dark con il sostegno del
Yacht International e del Wall Street
Journal: la manifestazione mirava a
coniugare richieste e curiosità dei
consumatori con quelle dei venditori, creando un’ambiente unico per
disquisire sulla qualità degli yachts
italiani e sull’eleganza dello Stile
Italiano. Infine, a Miami, nei giorni
successivi alla chiusura dell’evento, il Tour Operator Italiano Lynx
International Inc. di Luciana Saliani
e l’anfitrione Maria Luisa Pizzorni,
hanno ospitato un raffinatissimo
party con la partecipazione di grandi
ospiti e la presenza di coloro i quali
hanno contribuito a ribadire lo Stile
Italiano. Quest’ultimo evento ha
inoltre sottolineato l’unione e lo spirito patriottico, la concretezza e l’entusiasmo di una comunità sempre in
fermento e desiderosa di affermare
la presenza e il dinamismo in tutte
le attività capaci di esaltare l’indiscutibile è sempre amata patria, nonostante ci sia l’oceano a dividerla.
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Tendenze spirituali
e di stile a confronto:
il “gotico” in
Francia e in Italia
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Nella pagina
a lato,
il Duomo
di Milano.
Sotto,
Notre Dame
PARIGI
A cura di Silvana Rivella
[email protected]
L
a “ville lumière” non smette di
stupire chi vive a Parigi o l’ha
visitata durante le feste; e chi non
ha mancato di assistere alla Messa di mezzanotte a Notre Dame,
attraversandone la profonda ed alta
navata non ha potuto non avvertire
un moto di profonda ammirazione
per questa stupenda Cattedrale
gotica, le cui linee convergono al
Coro, uno dei più antichi dello stile
e che nel medioevo volle riassumere
la potenza di Dio e la grandezza
della Francia. Fino all’Epifania, sul
parvis ci sarà il fantastico albero
di Natale, mentre i concerti delle
festività si susseguiranno fino alla
fine di gennaio; specialmente commoventi quelli per organo e quelli
cantati dal coro dei fanciulli. E in
Italia? Si possono provare le stesse
emozioni visitando molte chiese
famose, e specialmente il Duomo
di Milano, che è l’unica cattedrale
davvero assimilata al gotico d’oltralpe: un monumento staordinario
i cui marmi, grazie ad un sapiente
e paziente restauro, hanno recentemente riacquistato tutta la loro la
loro ineguagliabile luminosità.
“Fiat Lux!”
“Fiat lux!”: l’Europa dei secoli XII
e XIII aspirava al sogno dell’unità e
e dell’ordine, ma era anche fortemente attratta dall’idea di ragione e
volontà divine; tra il 1130 e il 1150
questo dualismo diede luogo nell’
Île-de-France ad una architettura
ispirata al realismo di Platone, fatto
di ragione, amore mistico e osservazione della materia. In Italia ma
anche solo a sud della Loira, l’azzurra luminosità del cielo che entrava a
fiotti dalle finestrelle romaniche faceva rilucere gli splendidi mosaici e
risaltare a sufficienza i vividi colori
degli affreschi, e la fresca penombra
data dai muri spessissimi era gradita
ai fedeli. Mail modulo strutturale
romanico nel clima nordico dell’
Île-de-France rendeva gli edifici
lugubri e scuri, così venne defini-
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tivamente abbandonato nel 1144,
quando Luigi VI il Grosso e l’abate
Suger decisero di ritoccare le pareti
del coro della reale abbazia di SaintDenis vicino Parigi per accogliervi
le spoglie del santo.
L’arco romanico a tutto sesto non
permette di praticare grandi aperture, perchè non si può immaginare
di elevare la volta senza rinforzare
le pareti atte a sopportare il peso
che ne risulta. La volta ogivale,
invece, concentra il peso su pilastri
e così, nelle pareti che non devono
più sopportare il peso dell’intera
struttura è possibile praticare spazi
aperti, tanto luminosi da essere via
via riempiti con vetrate colorate;
esse rappresentano edificanti vite
di santi, scene bibliche e di vita
quotidiana, costituendo un vero e
proprio “catechismo” in immagini
per istruire i fedeli.
Il cielo nordico d’oltralpe fece anche
lungamente dissertare Vitellion,
monaco intellettuale del XIII secolo,
sulla differenza tra luce divina( che
è Dio stesso) e luce fisica (che di
Dio è la manifestazione): Vitellion
attribuì alle immense invetriate
gotiche la trasformazione della seconda nella prima incaricandole di
far penetrare la protettiva presenza
di Dio nella cattedrale. Nel tempo,
gli architetti francesi cercarono, trovandole, tutte le soluzioni atte a fare
della cattedrale gotica un’immagine
della Gerusalemme celeste, tanto
che quando l’Huysmans si convertì
al cattolicesimo così commentò nel
suo saggio“La Cathédrale”: “...nella
chiesa gotica le schiene si raddrizzano, gli occhi bassi si alzano, le voci
sepolcrali diventano coro d’angeli...”,
immagini davvero suggestive della
spiritualità dello stile.
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secolo fu chiamato “francese” o
“francigenum opus”. Dal semplice
e “primitivo” fino al complesso
“flamboyant”, lo stile continuò a
chiamarsi così fino a quando, nel
1550, Giorgo Vasari, che assieme
agli Umanisti si augurava un ritorno
alle forme spoglie e pure dell’Antichità classica, gli cambiò nome definendolo “arte barbarica”; e poichè i
Goti erano quel popolo germanico il
cui esercito, comandato da Alarico,
aveva osato invadere l’Italia espugnando e mettendo al sacco la stessa
Roma nel 410, da qui il nome.
Bisogna dire che il disprezzo per il
gotico perdurava nella stessa Francia
ancora alla fine del 1700, quando
Sopra,
l’albero
di Natale
sul parvis di
Notre Dame
a Parigi.
A destra,
a volte le
vetrate
gotiche illustrano la vita
di tutti i giorni.
12
Sopra,
l’albero
di Natale
in Piazza
Duomo
a Milano.
“Gotico”:
nome barbaro
d’italica invenzione
Arte insieme aristocratica e popolare, specchio del’universo e dell’anima, il nuovo stile che s’impose
e perdurò fino alla metà del XVI
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durante il quale in Italia la corrente
“gotica” era già stata largamente
soppiantata da quella straordinaria
“rinascita” culturale e filosofica che
fu la “Grande Officina” del Rinascimento Italiano.
Mostri, misteri e
gotiche meraviglie
Nell’immaginario collettivo, l’architettura gotica è soprattutto quella
delle maestose cattedrali, ricche di
guglie e pinnacoli, di arditi archi
rampanti e contrafforti,di gocciolatoi
mostruosi che sporgono, invadenti,
dalle superfici decorate; quella della
Sotto,
immagini
mostruose
popolano
sovente
l’immaginario
si prospettò addirittura l’idea di
abbattere e ricostruire in stile classicheggiante la cattedrale simbolo
di Parigi, la magica Notre-Dame.
Progetto che fu sventato dallo scoppio della Rivoluzione, la quale però,
imponendo la vendita o l’abbandono dei beni ecclesiastici, causò
la sparizione di molti capolavori
dell’architettura gotica, tra i quali
spicca l’importantissima abbazia cistercense di Cluny. Quando, nel XIX
secolo, nacque il Romanticismo, si
sviluppò un rinnovato interesse per
il medioevo: il nome dato all’arte
“gotica” perse ogni connotazione
negativa e molti storici dell’arte
ne rifiutarono l’origine “barbara”,
definendo il rapporto con il “romanico”, che cronologicamente lo
precede, non come una rottura, ma
come una straordinaria evoluzione
architettonica, basata su un sapiente
gioco dei volumi e degli effetti della
luce sulle strutture e sugli elementi
decorativi. Dal “primitivo”, risalente
al XII secolo a quello detto “classico” che va dal 1190 al 1230 circa,
al periodo d’oro del “rayonnant”
per finire nel più complesso “gotico flamboyant”, che nasce verso il
1350, lo stile durò nel nord Europa
fino al 1500, un periodo storico
gotico
d’oltralpe.
ampie vetrate coloratissime dagli
archi acuti, vertiginosamente alti,
che conferiscono un senso di smarrimento e di esaltante ebbrezza.
Ed in effetti, nessun altra manifestazione architettonica è più esplicita
del gotico nel mostrare l’arditezza
della tecnica, il virtuosismo costruttivo.
Da Canterbury a Roma, attraverso la
via franchigena, gli scambi culturali
erano frequentissimi sia attraverso
i pellegrinaggi che per motivi più
strettamente artistici come, ad esempio, la luminatura dei manoscritti
e la decorazione dei principeschi
“Livres d’heures” che creò fin dalle
origini un importante andirivieni di
artisti di corte in corte, di monastero
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Sopra,
le alte e
solenni
navate
invitano
alla
concentrazione.
in monastero. Ma perchè, allora, i
grandi architetti italiani si mostrarono refrattari ai dettami usuali del
gotico, propendendo per un’espansione più equilibrata? Perchè il concetto dominante nelle chiese gotiche
italiane non fu mai quello della
altezza e della esasperazione dei
problemi statici della volta ma del
senso della stabilità permanente, e
questo specialmente nel Meridione,
dove troviamo un unico, fondamentale monumento? Molto intrigante
appare l’ipotesi che questa scelta
e la scarsissima presenza del gotico
al sud fu determinata dalla costruzione di un edificio “inimitabile”,
voluto dall’imperatore Federico II,
la cui corte fu luogo d’incontro fra
le culture nordica, greca, latina,
araba ed ebraica. Si tratta del Castel
del Monte, in Puglia, il cui magico
ottagono terminato nel 1250 circa
sembra voler indicare un limite
invalicabile, un’occasione unica e
irripetibile riservata ad una stretta
cerchia di iniziati costruttori, capaci
di comunicare con l’entità suprema
attraverso un linguaggio segreto.
Forse quello dei misteriosi Templari? Sappiamo che quest’ordine
ricevette la “regola” da S. Bernardo
di Chiaravalle, il santo monaco e
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cistercense (cfr. De Laude - 1135
circa) che introdusse il gotico in
Italia, ed è noto che prima di morire
Federico II, soprannominato “Stupor Mundi” (Meraviglia del mondo),
volle indossare il sacro abito dei monaci cistercensi. Federico II costruì
un’opera architettonica grandiosa,
sintesi di raffinate conoscenze matematiche ed astronomiche, fondata
sulla figura intermedia tra il quadrato, simbolo della terra, e il cerchio,
che rappresenta l’infinità del cielo,
e quindi segna il passaggio dell’uno all’altro. Un ottagono di mura
chiuse, dove non entra quasi la luce,
ma capace di sprigionare un’energia
spirituale fortissima dal suo interno;
che guarda caso è la stessa delle
vetrate gotiche nate con l’intento di
delimitare un microcosmo celeste
nel cuore della chiesa, e scacciare
così le ombre del Maligno. Questo
è uno tra i tanti affascinanti misteri
che si ritrovano nella storia dell’architettura e non solo, e specialmente
nel Medioevo.
I curiosi che volessero scoprire
tracce del nuovo stile, le troveranno
nella chiesa abbaziale di Morienval;
lì per la prima volta la copertura a
botte viene sostituita da una trovata:
immaginiamo 4 lische di pesce le
cui teste s’incrocino in un punto (il
centro volta), le spine a sostenere
il peso della copertura, le code che
s’appoggiano a pilastrini: geniale.
Ma esempi simili si ritrovano anche
in molte altri cattedrali medioevali
e nella maggior parte delle basiliche
ispirate alla Scuola monastica di
Cluny. Inizialmente la novità viene
applicata soltanto a piccole cappelle,
ma ben presto l’ogiva sostituirà del
tutto l’arco a tutto sesto qual’era
stato fin dai tempi dei romani che
l’avevano inventato e che aveva costituito quel fondamentale elemento
portante utilizzato in tutto l’Impero,
ad esempio negli acquedotti.
Comunque, il reperto gotico primitivo più importante si trova nell’Abbazia Reale di Saint-Denis dove l’abate
Suger, volendo mettere in valore le
reliquie del Santo nel coro s’ispirò
sia a Saint-Étienne de Sens (che è
un altro insigne esempio iniziale del
movimento, anche se meno audace
di Saint -Denis, ad esempio per la
mancanza di transetto e relativa
maggiore luminosità) sia al modulo normanno risalente ai secoli
precedenti (quale si ritrova nell’abbaziale di Saint-Étienne di Caen e
dunque davvero nordico). Nel 1144
il nuovo, altissimo e luminoso coro
fu consacrato, assieme ad una nuova
e fortunata forma architettonica.
Gli ordini monastici
esportarono
il gotico in Italia
In Italia il gotico fu introdotto
probabilmente da monaci cistercensi
francesi. Opera del loro ordine è
infatti la prima costruzione gotica in
Italia, la Chiesa dell’abbazia di Fossanova nel Lazio (1208) dal corpo
longitudinale tripartito e profondo
che si prolunga nel coro rettangolare che evidenzia la struttura a croce
latina.
Anche S. Andrea di Vercelli, fondata
dal vescovo Gualo nel 1219 e consacrata nel 1224, rappresenta uno
dei più significativi esempi di gotico
primitivo in Italia, con torri sulla
facciata come nel gotico francese,
campanile laterale nonostante l’elevato tiburio, archi rampanti appena accennati, mentre la stupenda
abbazia di S. Galgano nella Maremma Toscana, forse uno degli esempi
di gotico cistercense francese più
interessanti in Italia, è purtroppo
semidistrutta.
Per fortuna resta l’antica ed intatta
Abbazia di Chiaravalle, nei pressi di
Milano, costruita però interamente
in mattoni, secondo una tradizione
costruttiva caratteristica dell’Italia
settentrionale.
Guardando questi pochi esempi italiani, si capisce che il gotico italiano
è innanzitutto uno sviluppo
autonomo e razionale del romanico,
una sorta di gotico orizzontalizzato,
adattato alla grande tradizione classica basilicale, bizantina e romanica
che sboccerà nello stile rinascimentale.
L’evoluzione dell’arco rinnova totalmente l’antico e classico
principio“del “deambulotorio”
presente in molti edifici romani,
ma ora le cappelle non sono più
isolate; a due a due, munite di
vetrate gemelle, sono esternamente separate de un arco rampante,
mentre le volte ad ogiva e le tribune
ripartiscono lo sforzo verso i pilastri.
Il progresso dello stile è stimolato
dalla concorrenza dei vescovi che
vogliono chiese sempre più alte; il
lavoro si razionalizza, la pietra è il
materiale standard, si privilegia il
colossale a detrimento della raffina-
13
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Sotto,
il possente
ottagono
di Castel
del Monte.
14
A destra,
le arcate
dell’acquedotto di Pont
du Gard,
recentemente
restaurate.
tezza. Il prototipo classico è Chartres (1194-1220), progetto ambizioso con un’elevazione fino a tre piani
grazie al perfezionarsi degli archi
rampanti, alle grandi arcate e alle
volte generalmente esapartite che
alternano costoloni forti e costoloni
deboli.
Tanta magnificenza e luminosità
indotta varcò i confini, conquistando soprattutto il Nord Europa
(cattedrali di Colonia, Canterbury,
Salisbury). In questo periodo l’architettura gotica italiana non ha un
vero e proprio stile nazionale perchè
l’opera dei monaci cistercensi s’incontra con le istanze artistiche locali
e le suggestioni personali dei singoli
architetti, già allora molto pronunciate individualmente. Chiesa dal
significato quasi paradigmatico per
il gotico italiano è la Basilica di San
Francesco ad Assisi che racchiude in
sé il passaggio dalle forme romaniche alle gotiche. L’impronta della
Basilica Inferiore è ancora romanica, con crociere larghe e poca
elevazione e la presenza del gotico
è solo evidente nel forte stacco dei
costoloni delle vele. Il corpo del
Santo è qui custodito e visitato dai
fedeli, quasi si trattasse d’una cripta.
La Basilica Superiore, invece, mostra con evidenza i dettami dell’arte
gotica francese.
Slanciata verso l’alto, con volte a
crociera ed ampi finestroni, in essa
tutto è preposto all’esaltazione
del Santo con affreschi sulla sua
vita. Non si conosce il nome degli
architetti che attesero ai due edi-
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fici, mentre spicca la presenza dei
maggiori pittori dell’epoca, Giotto
e Cimabue. Fanno contrasto alle
realizzazioni francescane le chiese
domenicane, in genere vaste e imponenti perchè si tratta di un ordine
di predicatori con la tendenza a
trasformare la chiesa in una specie
di “auditorium”. Purtroppo di gotico
resta ben poco nella chiesa madre di
S. Domenico a Bologna, ma abbiamo il capolavoro dell’architettura
domenicana in S. Maria Novella a
Firenze, che dimostra un’originalità
assoluta: gotica nelle forme, priva di
ornamenti, agile nell’ossatura, con
pareti dall’intonaco chiaro che esaltano il diffondersi omogeneo della
luce, l’aula basilicale risulta quasi
unica, a causa delle dimensioni
simili delle navate. Altri esempi di
gotico italiano sono la chiesa di San
Gottardo in Corte, voluta da Azzone
Visconti e realizzata tra il 1330 e
il 1336 dall’architetto cremonese
Francesco Pecorari (o Pegorari);
della chiesa resta oggi il solo campanile a gugliotto, isolato, a pianta
ottagonale, elevato su una base
quadrata e concluso dall’alta cuspide. Altri esempi di questo periodo
sono S.Maria delle Grazie a Milano
e S. Maria sopra Minerva a Roma,
l’unica chiesa gotica dell’Urbe, la
cui spoglia ed essenziale architettura
irradia un’intensa spiritualità.
Lo stile gotico “rayonnant” (da
rayon, raggio) è lo stile che, grazie
all’utilizzo di ferro armato, rese
possibili navate sempre più vaste, finestroni e rosoni sempre più grandi,
fino a far quasi sparire le pareti e ad
“irraggiare” di luce le cattedrali. Nel
1231 infatti, il coro in stile gotico
primitivo di Saint-Denis viene ulteriormente alzato, ed è subito moda:
addirittura, gli edifici in cantiere
cambiano parzialmente i progetti in
corso per seguire la nuova scuola
che, in un secolo d’oro, (1240-1350)
si propaga in tutta Europa con una
certa omogeneità, dovuta all’impiego
di architetti francesi. E alcuni esagerano, fidandosi troppo della pietra
armata, come a Beauvais dove, nel
1272, gran parte delle volte del coro
precipita; la diagnosi: volte troppo
alte, pilastri troppo distanti tra loro.
Ma nulla ferma il desiderio di luce:
a Metz la superficie vetrata arriva a
misurare 6 mila 496 metri quadri,
e a Parigi Notre Dame ostenta nel
transetto un enorme rosone diventato uno dei più fotografati al mondo
(è quello che si vede dal “quai”
Montebello della rive gauche).
Si nota anche una certa unità
spaziale data dai pilastri multipli,
fasciati da colonnette, tutti identici,
e dal moltiplicarsi delle cappelle.
Al fine di compensare la mancanza
di solidità che potrebbe derivare
da questi nuovi spazi, i massicci
contrafforti esterni si trasformano
in archi rampanti sempre più alti e
leggeri. Ed è il periodo dei capolavori tra cui spicca la Sainte-Chapelle di Parigi, voluta da Luigi IX, San
Luigi, nel 1248.
Circa mezzo secolo più tardi, nel
1294, i francescani avviano la
costruzione della basilica dell’ordine
in Italia, Santa Croce. L’edificio realizza appieno l’ideale fiorentino di
razionalità, con gli spazi ben bilanciati nella pianta a croce commissa,
mancanza di fughe prospettiche e di
linee complicate.
La tradizione vuole che il progetto
della basilica fosse dell’artista Arnolfo di Cambio, autore anche della
pianta iniziale del Duomo fiorentino, Santa Maria del Fiore, che è la
chiesa gotica più lunga d’Europa,
misurando ben 153 metri.
Mentre oltralpe gli stati nazionali
unificano lo stile, in Italia sono le
contrapposizioni politiche a fare
e disfare le mode: la città di Siena, luogo di una nuova tradizione
iconografica rappresentata da artisti
quali Duccio di Buoninsegna e
Simone Martini, Pietro e Ambrogio
Lorenzetti, politicamente ghibellina
e dunque contrapposta alla guelfa
ed artisticamente classica Firenze,
accetta appieno lo stile gotico.
Ne è un esempio il Palazzo Pubblico, che sorge nella splendida
Piazza del Campo. Dominato dal
verticalismo, dalla leggerezza delle
masse e dalla giustapposizione dei
colori, il palazzo è un esempio di
goticismo senese. Adesso si aggiunge il Duomo, sorto nel luogo più
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FoglioEuropeo 119 DEF.indd 15
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A sinistra,
l’uomo
vitruviano
di Leonardo
è il simbolo
dell’Umanesimo.
16
alto della città già nel XII secolo con
modulo romanico: è realizzato su
progetto di Giovanni Pisano, cui si
deve la facciata. Nel 1339 l’edificio
viene integralmente ripensato come
transetto di una nuova immensa basilica: il Duomo nuovo, del
quale per motivi economici si inizia
appena la costruzione, destinata poi
ad essere demolita. Infine, il Duomo
vecchio viene completato.
La parte superiore della facciata del
Duomo senese s’ispira al celebre
Duomo di Orvieto, edificio grandioso ed imponente di importanza
unica nel gotico italiano. La chiesa,
iniziata nel 1290, è il simbolo del
ruolo della città umbra e del prestigio cittadino, innalzata con magnificenza che sovrasta l’abitato. Lorenzo
Maitani, pittore senese, firma la facciata. Influenzata dai valori pittorici
dell’autore e da suggestioni francesi,
essa è la più bella del gotico italiano
ed è improntata ad un’assoluta
coerenza interna, secondo cui ogni
singola parte si coordina al risultato
finale.
Nell’Italia di quei tempi, politicamente divisa, individualista, patria
di santi, navigatori e poeti, a volte si
dice gotico quel che gotico “clas-
FoglioEuropeo 119 DEF.indd 16
sico d’oltralpe” non è, come il bel
guazzabuglio ma ad effetto scenografico straordinario di S. Antonio
di Padova con sei cupole sferiche,
bizantine, che ricordano San Marco,
con i campanili sembrano minareti
arabi, con i pilastri e la facciata a
capanna romanici e infine con gli
archi a sesto acuto che sono decisamente gotici.
Molti sono i monumenti interessanti
di questo periodo del gotico italiano,
come l’immensa S. Petronio e la
chiesa di S. Francesco a Bologna,
che presenta gli archi rampanti
Sotto,
Santa Maria
della Spina
è un
gioiellino;
a Pisa
non c’è solo
la Piazza
dei Miracoli.
più elevati d’Italia, la Cattedrale di
Aquileia, in cui il gotico si innesta
sul basilicale e sul romanico con
il suo raro soffitto a carena, molto
presente in Normandia, il Duomo di
S. Lorenzo a Genova, con profondi
portali alla francese, il pulpito del
battistero e il camposanto di Pisa
(iniziato nel 1278) e, sempre a Pisa
un gioiello recentemente resaturato,
S.Maria della Spina.
Infatti, nei centri urbani la piazza
comincia ad assumere un ruolo
centrale nella vita della città così,
accanto alla cattedrale è molto
sovente situato anche il palazzo sede
del potere politico. Per questi ed
altri motivi, committente delle opere
architettoniche non è più solo la
Chiesa ma anche la ricca borghesia
che istituisce Corporazioni di Arti
e Mestieri, ognuna con un proprio
statuto e gonfalone; le corporazioni
edificano chiese dedicate al proprio
Santo protettore, organizzano i
cantieri,chiamano un capocantiere/architetto a sovraintendere alla
costruzione; tra gli altri, il genio italico di Giotto innnesta il processo di
rinnovamento attraverso il recupero
della tradizione classica, e verso la
metà del IVX secolo Firenze e la
30-12-2008 16:43:27
Toscana diventano pertanto il centro
del fervore culturale che getterà le
basi del Rinascimento.
Nel Nord d’Italia e oltralpe, intanto,
prosperava il cosiddetto gotico tardivo, o “flamboyant”, che si sviluppa
fino alla fine del XV secolo, se non
addirittura fino al XVI, quando
tramonta definitivamente (ne è un
esempio la Basilica di Saint-Nicolasde-Port).
Stili distinti appaiono in Europa,
ad esempio in Francia le colonnette
dei pilastri sono sostituite da più
leggere nervature; la struttura degli
edifici resta la stessa, ma la decorazione diventa esuberante grazie alla
stupefacente abilità degli scalpellini
che intagliano guglie a “fiamma”,
pinnacoli e tortiglioni ovunque
possibile. Ne è esempio sommo il
Duomo di Milano: voluto da Gian
Galeazzo Visconti, il cantiere venne
inaugurato e consacrato a Maria
Nascente nel 1386, unico vero tentativo in Italia di architettura gotica
straniera. La facciata a capanna è
la parte dell’edificio più impura,
perchè accoglie alcuni finestroni
gotici ad ogiva, altri cinquecenteschi
rettangolari e una loggia napoleonica al centro, ma i tre finestroni
dell’abside sono i più grandi e i più
belli del mondo, distaccandosi dal
modulo tipico d’oltralpe di cui è
plendido esempio il rosone centrale
della Cattedrale di Reims.
Il tiburio, elevatissimo e bizzarro,
culminante con la famosa “Madonnina” dorata, è prettamente gotico.
L’interno è una foresta di 52 giganteschi pilastri polistili, distribuiti in
cinque navate e gotico è il deambulatorio poligonale che corre intorno
al presbiterio.
Il tutto costruito in marmo di
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Candoglia, dai riverberi color rosa,
che vince in effetto fantastico le più
ricche cattedrali del nord, costruite
in pietra grigia. Anche nel Duomo di Milano sono ad ogni modo
rintracciabili elementi orizzontali
di sapore latino: gli archi rampanti hanno funzione puramente
decorativa e non statica (funzione
statica hanno piuttosto i cosidetti
sproni, semicelati nel tetto delle
navate laterali); i contrafforti sono
saldamente profilati su basamenti
massicci, secondo il tipo romanico
e i capitelli sono molto sviluppati in
altezza, in modo da tagliare la linea
ascensionale delle colonne. La scultura assume una propria autonomia
rispetto all’architettura e si manifesta con 2000 statue, sugli sporti
delle facciate, nei tabernacoli, nelle
edicole, sugli archi rampanti, in
cima alle guglie; i pinnacoli trovano
posto anche lungo gli archi rampanti e sugli spioventi del tetto; di
forme svariate e finemente traforati,
sono ornati di boccioli terminali
che, appesantendo la zona più alta
delgli archi rampanti impedisce loro
di spostarsi lateralmente.
Stando al numero di visitatori,
assieme a Notre Dame di Parigi la
magia del gotico si manifesta in nessun’altra cattedrale d’Europa come
nel Duomo di Milano, nella gestione
invisibile delle forze e degli elementi
di base insostituibili per la stabilità
degli elementi superiori, come nella
magnificenza ed esuberanza della
decorazione.
A sinistra,
uno scatto
fotografico
di Notre
Dame tra
i bouquinistes
del quai
Montebello.
Sopra,
i rosoni
di Reims
sono classici
riprodotti un
po’ ovunque
in Europa.
17
Sotto,
nella Sainte
Chapelle
le vetrate,
attualmente
in restauro,
sostituiscono
le pareti.
Silvana Rivella
30-12-2008 16:43:32
Sotto,
il Fillmore
Miami
Beach
al Jackie
Gleason
Theater.
Judy Jones
candidato
Democratico
all’Assemblea
dello Stato
di California.
ART BASEL in MIAMI
18
P
ur non esprimendo un codice
univoco condiviso da tutti i
fruitori ma al contrario interpretabile soggettivamente, il linguaggio
universale dell’arte si è rivelato da
sempre nella sua capacità di generare un messaggio comune, espressione delle emozioni, delle sensazioni
e dei pensieri più intimi a ciascun
essere umano. Nel percorso di questa evoluzione culturale, l’Italia ha
svolto un ruolo unico nel Vecchio.
Continente, sin dai tempi dell’Impero Romano, diventando la culla
della cultura di tutti i paesi del
Mediterraneo e dell’allora mondo
conosciuto, promuovendo uno sforzo artistico ancora oggi vivo e riconosciuto in tutto il mondo contemporaneo. E dopo essersi tuffata nelle
acque dell‘Oceano Atlantico, attraverso le gesta dei celebri esploratori
nostrani, l’arte italiana è riemersa
con tutta la sua energia persuasiva
e coinvolgente per affascinare il
nuovo continente, e nello specifico
Miami, da dove torniamo a parlavi
di un nuovo evento targato made in
Italy. Il Design Miami/Art Basel, infatti, è il più grande evento artistico
degli Stati Uniti d’ America... la sua
Direttrice e Co-fondatrice? Un’italia-
FoglioEuropeo 119 DEF.indd 18
na, la brillante Ambra Medda, figlia
di Giuliana Medda, commerciante
di Gallerie di Design tra Milano e
Londra. L’artista italiana deve la sua
formazione a Sam Keller e Craig
Robins (rispettivamente Direttore
dell’Art Basel e Presidente del Dacra
Development che, con la Medda,
hanno creato il Design Miami)
che hanno avuto fiducia nelle sue
qualità artistiche precedentemente
perfezionatesi presso Christiè s e poi
come Sovrintendente alle Belle Arti,
Architettura e Design a Londra, New
York e Milano.
Successivamente ha fondato il
Design Show e ancora grazie all’appoggio del Miami Design Distric ha
promosso l’Art Basel quale evento
fieristico annuale dove viene conferito il premio, “Designer del futuro”,
per i giovani designer o aziende
emergenti creative. La “comunità dei creativi”, così come è stata
definita dalla Medda, è un fenomeno artistico internazionale senza
limiti di età nel quale si incontrano i
maggiori collezionisti e designers di
tutto il mondo, generando un forum
di discussione centrato sulle tematiche ricorrenti nel design attuale.
Da 39 anni, l’Art Basel, che è la
gemella americana della kermesse
svizzera, esprime il connubio di
una selezione internazionale delle
maggiori gallerie corredato di esibizioni di architettura e design, eventi
musicali e filmatografici disseminati
nel Art Deco District, nei maggiori
hotels e negli showrooms ubicati
lungo tutta la città di Miami.
Sono dieci le gallerie italiane che
partecipano quest’anno alla manifestazione: Galleria continua di San
Gimignano, le milanesi De Carlo,
Emi Fontana, Francesca Kauffmann,
Giò Marconi, Stein e Zero, le torinesi Noero e Soffiantino e la napoletana T293.
L’esclusiva selezione delle 250
gallerie dal Nord America, all’America Latina, all’Europa, Asia fino
all’Africa, mette in mostra le opere
di circa 2,000 artisti espressione
dell’ arte del 20esimo e 21esimo
secolo, portatrice delle innovazioni
tecniche nel settore a testimonianza
dell’evoluzione artistica e tecnica
apprezzabile nel mondo dell’arte
contemporanea.
Una sezione speciale è riservata agli
artisti emergenti, alle opere d’arte
più innovative, ai progetti pubblici
ed alle rappresentazioni artistiche
30-12-2008 16:43:38
Sotto
e a destra,
la convention
al Miami
Beach Center.
sonore e video. Nei numerosi musei
del Sud della Florida, hanno luogo
costanti fusioni culturali tra critici,
collezionisti ed artisti, tutti accomunati da una passione artistica che
utilizza questo superbo evento per
poter dar loro voce ed eco internazionale. In verità per sei giorni
si viene abbracciati e trascinati in
una full immersion di eventi che
si susseguono e scandiscono molto
delicatamente la vita quotidiana di
Miami, dando ancora una volta
un’aureola privilegiata ad una delle
città più belle ed uniche al mondo.
Le rappresentazioni non soltanto
avvengono nelle gallerie o in appositi spazi allestiti per l’evento: infatti
è apprezzabile la naturalezza con
la quale i cittadini della Magic City
partecipano a mostre allestite nelle
lobbies dei condomini più esclusivi, o nelle spettacolari ville che
si trovano nelle isole della baia di
South Beach generando dei salotti,
forum di discussione e socializzazione. Sono stati numerosi i personaggi
del mondo dello spettacolo che si
sono susseguiti durante la kermesse
dando, come ogni anno, un ulteriore
tocco di originalità ed immagine ad
un evento già dal volto internazio-
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MIAMI
Di Luciana Saliani
[email protected]
nale. Il centro della manifestazione
artistica è stato il Miami Beach
Convention Center, punto di partenza di un evento che come abbiamo
descritto prima e che si è poi ramificato in tutta la città e che ha visto
primeggiare su tutti la creazione del
francese Thierry Guetta-Brainwash
che ha raffigurato il neo presidente
eletto Obama con indosso il costume di Superman.
Nel Wolfsonian Museum si è distinta
l’iniziativa di Francesco Vezzoli
che, reduce dalla 52° Biennale di
Venezia, ha raccontato con espressiva originalità la storia dell’America
attraverso manifesti di movimenti
degli anni ’30 e ’40, immagini pubblicitarie e dipinti.
Non bisogna dimenticare però che
quest’anno l’Art Basel ha dovuto misurarsi con una crisi economica senza precedenti, ma che sembra non
avere vistosamente intaccato l’esito
positivo e l’affluenza alla manifestazione artistica. Infatti, senza scendere in minuziose analisi economiche,
il fatto che il cambio tra Euro e
Dollaro abbia avvantaggiato il primo
crea un disagio nell’economia degli
Stati Uniti d’America ma dall’altra
parte accresce l’attenzione degli
stranieri verso i prodotti nazionali,
ovvero aumenta le esportazioni che
permettono quindi agli Stati Uniti di
mantenere un sorta di equilibrio pur
sempre in un momento di recessione economica apertamente dichiarata. Al contrario l’ipervalutazione
dello Yen ha messo in pericolo l’Asia
in quanto adesso i suoi prodotti sono diventati eccessivamente
costosi sul mercato internazionale e
dunque poco appetibili.
Ad ulteriore conferma di ciò che
stiamo affermando, gli economisti
concordano con l’affermare che la
moneta americana è la più stabile
sui mercati internazionali che, in
tempi di profonda crisi finanziaria
come quella attuale, rappresenta un
fiducioso punto di partenza per i
successivi anni.
Un paese che fa della fiducia e dell’ottimismo i valori attraverso i quali
continuare a guardare al futuro, mostrando le proprie qualità in tutte le
sue forme come durante l’Art Basel
dove la contemporaneità ha sposato
l’avanguardia e il sapore dell’ossimoro è evidente là dove si manifesta
l’estrema naturalezza con cui a Miami l’evoluzione avanza sulle solide
basi della concreta attualità.
19
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22
Alla conquista
dei ghiacci artici
e oltre...
Molta l’italianità coinvolta
nell’operazione nordica
L
a Norvegia è un paese di navigatori ed esploratori che sin dai
tempi dei vichinghi sfidano mari e
rigidi climi alla scoperta di nuove
terre. Sono tanti gli esploratori
nordici che hanno fatto la storia,
soprattutto nel ventesimo secolo, ma
per noi italiani è Roald Amundsen a
ricoprire un ruolo speciale, perchè
rappresenta l`eroe che nel tentativo
di trarre in salvo il nostro comandante italiano, Umberto Nobile,
perse la sua stessa vita. Di Roald
Amundsen ricordiamo l`affascinante
scoperta del Polo Sud. Era il 1909
quando decise di piantare il vessillo
norvegese al Polo nord, a bordo
della nave “Fram”, messagli a disposizione dall`altro celebre esploratore
connazionale Nansen; gli giunse
FoglioEuropeo 119 DEF.indd 22
però la notizia che gli americani
Robert Peary e Fredrick Cook lo
avevano preceduto sul Polo artico.
Fu allora che Amundsen,
all`insaputa del mondo intero, virò
verso il Polo opposto: direzione
Antartide.
Anche l`esploratore Robert Falcon Scott era diretto nel medesimo periodo in Antartide, ma fu
Amundsen ad avere la meglio in
quell`occasione; accompagnato da 4
compagni, 4 slitte e 52 cani lasciò il
campo base nella Baia delle Balene
e si diresse verso il Polo Sud seguendo una rotta mai seguita prima.
Il 14 dicembre 1911 la bandiera
norvegese sventolò al Polo Sud. Ma
gli studi di questo grande uomo del
nord continuarono a concentrarsi
anche sull`Artico.
Da tempo gli esploratori erano consapevoli dell’esistenza di un corridoio che collegava l’Europa all’Asia,
a nord del continente nordamericano, ma nessuna nave era mai
riuscita a percorrerlo completamente. L`idea iniziale di Amundsen era
di entrare nello stretto di Bering con
la “Fram”, trovare il passaggio più
adatto per giungere nel bacino polare, più a nord possibile, con il fine
di compiere ricerche meterologiche,
oceoanografiche e sul magnetismo
terrestre.
La missione del passaggio a NordEst gli riuscì però solo nel 1920 con
la nave Maud. Più tardi Amundsen
organizzò anche una spedizione aerea per raggiungere il Polo, a bordo
30-12-2008 16:44:54
Nella pagina
a lato,
veduta
di una base
di ricerca
al polo nord.
In basso,
il campo
di addestramento.
Sotto,
Roald
Amundsen.
In basso
a destra,
la prima
e l’ultima
tappa di
Oltre 2008.
del dirigibile Norge, accompagnato
da due colleghi: l`americano Ellsworth e l`italiano Nobile, al quale
Amundsen era legato da un profondo sentimento di stima e amicizia.
Nel 1928 quando Nobile allestì una
seconda spedizione aerea a bordo
del dirigibile “Italia”, scomparve tra
i ghiacci e Amundsen prese parte
a una squadra di soccorso, ma non
fece più ritorno. Dopo 90 anni
dalla grande impresa compiuta nel
1920 del passaggio a Nord-Est,
il pronipote di Amundsen, Petter
Johannessen, ha deciso di ripercorrerre le tracce del suo predecessore.
Johannessen non compirà questo
insidioso passaggio in nave, nè in
volo, ma in auto, a bordo di un fuori
strada che percorreranno i ghiacci
siberiani. Fin qui si direbbe: grandiosa iniziativa, ma purtroppo non
un`impresa italiana.
Niente di più sbagliato: l`ideatore
e capospedizione è decisamente
norvegese, proprio come Amundsen,
ma la spedizione è italianissima, a
partire dal nome: si chiama Oltre
2008 e i 6 veicoli fuori strada che
permetteranno di attraversare i
ghiacci artici sono stati realizzati
da Iveco. Ma conosciamo un pò
da vicino questo esploratore del
ventunesimo secolo che somiglia
nella personalità quasi più a Nobile,
il nostro vulcanico ed eclettico eroe
nazionale, che al prozio Amundsen.
Petter Johannessen è nato 59 anni
FoglioEuropeo 119 DEF.indd 23
fa a Moss, poco distante da Oslo,
ma ha eletto l`Italia a sua patria;
per 15 anni è stato diplomatico
di carriera, lettore di lingua norvegese all`Università di Milano,
insegna ora relazioni internazionali
all`Università di Lugano ed è console onorario della Namibia a Milano.
È inoltre cavaliere e commendatore della Repubblica Italiana; ma
soprattutto è uno studioso delle
esplorazioni polari, da Ernest H.
Shackleton, a Fridtjof Nansen, da
Roald Amundsen fino ai contemporanei Fogar, Messner e Ausland.
Ha partecipato già ad altre missioni
al Polo e a trasmissioni per la Rai
dedicate al tema. La sua nuova
missione acquisisce, però, un significato più importante per gli italiani.
Tutta la spedizione è stata messa
a punto in Italia, la maggioranza
degli sponsors che l`hanno sostenuta è italiana, la gran parte delle 45
persone dell`equipaggio è italiana, a
partire dal responsabile per la logistica e vice capospedizione, Gianni
Maccagni, imprenditore lombardo.
La spedizione è partita lo scorso
11 dicembre proprio da Milano,
la città adottiva di Johannessen e
dovrebbe concludersi in poco più di
OSLO
Di Clara Svanera
[email protected]
100 giorni. La vera missione inizia a
Capo Nord, in Norvegia e arriverà
in dodici tappe fino allo stretto di
Bering, nella Russia artica, percorrendo a temperature che sfioreranno
i 50° sotto lo zero.,10.150 km sul
pack siberiano. Oltre è patrocinata
dal Senato della Repubblica Italiana, della Camera dei deputati e dei
ministeri degli Affari Esteri e dello
Sviluppo Economico, dalla
Regione Lombardia, dalla Provincia
e dal Comune di Milano e sostenuta dall`ospedale San Raffaele di
Milano, che ha messo a disposizione
specialisti del dipartimento di neuroscienze cliniche. Ci sarà inoltre
il sostegno del CNR e dell`agenzia
spaziale italiana e il contributo giornalistico del gruppo del Sole 24 ore
e della Rai. Ma qual è il vero fine di
questa missione?
Il capospedizione, non nascondendo
che con questa missione tenterà
di entrare nella storia, afferma che
si compiranno importanti studi
scientifici e ambientali, ma si tenterà
anche di tessere o incrementare
relazioni commerciali tra l`Italia e in
particolare la Russia, molto coinvolta territorialmente nella missione.
Possiamo ben dire allora che la
bandiera del made in Italy sventolerà anche in terra artica.
23
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MOSCA
Di Silvia Griessmair
[email protected]
Vino nostrum sulla
24
Piazza
Rossa
S
i è conclusa, dopo un tour che
ha toccato undici città del mondo, la rotta vinicola del Top Italian
Wines Road Show 2007-2008.
Inaugurato a Stoccolma nel novembre del 2007, passato da Zurigo,
Londra, Copenaghen, Amsterdam e
Bruxelles, per poi volare oltreoceano e toccare Los Angeles e San Diego, l’evento è rientrato in Europa,
deliziando Berlino e Dusseldorf è
terminato qui a Mosca a fine 2008.
Dodici mesi per undici città, unite
all’insegna della passione per il vino
e del gusto sapiente della scelta.
Promotore dell’evento e arbitro nella selezione dei partecipanti, l’ormai
venerato Gambero Rosso, maestro
del buon mangiare e guru dei buon-
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gustai. Il peiodico italiano ha scelto
una rosa di quarantanove aziende,
tutte rigorosamente italiane ed
eccellenti, per presentare i loro vini
nel mondo, in una fiera itinerante
e dalle tinte rocambolesche, come
suggerisce il titolo “stradale”, ma
non di meno di una raffinatezza
indiscutibile.
Mosca ha dedicato l’ultimo piano
degli eleganti grandi magazzini
Gum - edificio storico di memoria
sovietica, oggi regno dello shopping
e dell’acquisto di stile - all’allestimento dell’evento vinicolo.
Forte di un panorama mozzafiato
sulla Piazza Rossa e sulle mura del
Cremlino, fra l’immancabile aroma
di caffè e bocconcini di parmigiano
ha presentato una varietà di vini
- preziosi e inimitabili - onore e
merito della tradizione vinicola
italiana.
Le quarantanove aziende, rappresentanti dell’Italia enologica dal
Piemonte alla Sicilia, hanno offerto
assaggi e spiegazioni ad un pubblico
estasiato, entusiasta e ben disposto:
ristoratori, importatori e semplici
appassionati, accomunati da un
grande interesse e da un non meno
cospicuo potenziale di acquisto.
Un mercato, quello russo, che
continua a confermarsi prezioso, e
che nella ricerca dei suoi investimenti non rifiuta il contatto diretto
e la professionalità sorridente dei
produttori italiani.
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30-12-2008 16:45:30
SPECIALE CASENTINO
La strada del Tartufo
Sensazioni di un viaggio a ritroso
nel tempo grazie al pregiato tubero
pubbliche relazioni
26
Sansepolcro, Gubbio, Città di Castello, Bagno di Romagna, Sarsina, Urbino, Sant’Angelo in Vado, sono alcuni dei suggestivi centri dove insiste la prima Strada
del Tartufo d’Italia e d’Europa.
Luoghi magici circondati da una natura sublime, che
graffia la fantasia del viaggiatore nella maestosità delle foreste che cingono celebri fiumi cantati da sommi
poeti, sparsi tra valli e pendii, ville gentilizie, oratori,
cappelle, agglomerati urbani e castelli, che invitano a
vivere per il breve momento di una visita, i ritmi e i
costumi di epoche passate. Sensazioni di un viaggio
a ritroso nel tempo percorribile grazie alla Strada del
Tartufo d’Italia e d’Europa, disegnata dal Patto Territoriale dell’Appennino Centrale, un’associazione a cavallo
di quattro regioni: Emilia Romagna, Toscana, Marche
e Umbria, undici Comunità montane dell’Appennino
Centrale di quattro province, Forlì Cesena, Arezzo,
Perugia e Pesaro Urbino che oltre a voler guidare il visitatore alla conoscenza del pregiato tubero e i luoghi
dove ha origine, vuole essere un importante veicolo di
promozione turistica per quei centri dell’Italia minore,
che poi minore non è.
“Da qui è nata l’idea di mettere in piedi ‘La Strada del Tartufo’ un percorso virtuoso che si snoda
e si sviluppa lungo le vallate e le città dell’Appennino - dice Roberto Rossi, presidente del Patto
Territoriale dell’Appennino Centrale - un progetto di
sviluppo che si pone l’obiettivo di vivere e approfondire i territori delle Comunità Montane del
Patto in un’ottica di sistema di eccellenze: il tartufo, la natura tranquilla e suggestiva, le città e
i borghi con i loro tesori nascosti, l’artigianato di
qualità, le tradizioni, il folklore, la gastronomia
ed i sapori genuini e raffinati”.
Un’area vasta dove convivono gli aromi delle singole
tipicità di tartufo e dove il percorso fisico della Strada
diviene occasione di piacere e di scoperta, rispondendo alle ragioni di viaggio di chi è alla ricerca di itinerari
insoliti e nuovi, ma soprattutto per chi ama l’arte e
la storia di un territorio denso di testimonianze. Una
strada, quella del tartufo, percorribile in ogni tempo e
in ogni stagione, perchè il tartufo nell’Appennino è di
casa e si offre, generoso, tutto l’anno. Il “tuber magnatum pico” o tartufo bianco che matura già ad ottobre cede il passo a dicembre al nero pregiato e poi nel
passaggio primaverile al nero d’inverno, al moscato e
al bianchetto, mentre la stagione calda dell’Appennino
è dominata dal tartufo estivo e dalla rarità del nero
liscio, che arretrano in autunno con l’avvento del-
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In piedi, il presidente Roberto Rossi illustra ai giornalisti i programmi del Patto Territoriale.
l’uncinato e del nero ordinario nel mese di dicembre.
In Toscana, la strada del tartufo parte dalla Valtiberina
e in particolare da Sansepolcro, città natale di Piero
Della Francesca. Attraversando il panoramico Passo di
Viamaggio si arriva nei due comuni toscani del Montefeltro, Badia Tedalda, capoluogo della riserva naturale
dell’Alpe della Luna e Sestino, punto strategico già per
i romani che ne fecero un municipium. Nell’Alto Casentino si incontra Stia con il suo Palagio Fiorentino e
poi attraverso il Passo della Calla ci si inoltra nel Parco
Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e
Campigna per proseguire in Romagna, un tempo “Romagna Toscana”, territorio che fino agli anni Venti apparteneva proprio alla Toscana e che Benito Mussolini
“espropriò” per assegnarlo alla sua Forlì, in quanto, in
quel lembo di terra nasce il fiume Tevere.
Qui è d’obbligo una visita a Bagno di Romagna, piccolo, ma accogliente centro termale, per poi proseguire
verso Sarsina, città romana famosa per la sua Necropoli (ci sono pezzi di straordinario valore nel museo
cittadino) dove è nato Tito Maccio Plauto, uno dei più
noti autori del teatro classico, a cui è dedicato un festival di livello nazionale.
Nella cattedrale, di cui quest’anno ricorre il millenario
della costruzione, si trova la famosa cappella dedicata a San Vicinio, il cui collare è usato ancora oggi
dai preti esorcisti per curare gli indemoniati. Lasciata
la Romagna, si scende nell’entroterra della provincia
di Pesaro e Urbino, terra ricca e generosa. Dopo una
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AREZZO
A cura di Renata Rivella
[email protected]
La strada del Tartufo
passa per il casentino
visita alla splendida città di Urbino, eccoci ad Acqualagna, immersa nello scenario dei monti Pietralata e Paganoccio, con lo sfondo delle cime del Catria e del Nerone. Il viaggio prosegue risalendo verso Sant’Angelo
in Vado, nell’alta Valle del Metauro, cittadina di origine
medievale, sorta sulle rovine della romana Tiphernum
Mataurense, distrutta durante la guerra gotica.
Continuando a seguire il corso del Metauro e superato
il valico di Bocca Trabaria si arriva in Umbria, nel “Cuore verde d’Italia”.
Prima tappa, Città di Castello, un autentico scrigno di
opere d’arte, dal museo Burri alla Pinacoteca comunale, dove si trovano grandi capolavori come Il Gonfalone della SS. Trinità di Raffaello e il Martirio di San
Sebastiano di Luca Signorelli. Lasciata Città di Castello
si prosegue verso Umbertide e poi Gubbio, città d’arte
dalla storia millenaria che custodisce le celebri Tavole
Eugubine, lastre in bronzo in alfabeto umbro del II
sec. a.C.
La città è un capolavoro architettonico di musei e palazzi storici, dal suo teatro romano fino alla splendida
Piazza Grande, sede della spettacolare corsa dei ceri.
Intorno a questi suggestivi centri altre accoglienti
borghi come Scheggia, Costacciaro, Fossato di Vico
e Gualdo Tadino, quest’ultima famosa per la sua ceramica. Ovunque, lungo “la Strada del Tartufo” tanti
ristoranti e trattorie che propongono una cucina del
territorio a base del prezioso tubero. Come trovarli? È
semplice: è solo questione di fiuto!
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pubbliche relazioni
I commensali ascoltano la descrizione dei piatti dell’antica cucina del Casentino, che gusteranno.
Il suggestivo Borgo Corsignano di Poppi (Ar) è stata la
degna cornice del “Week end con la Strada del Tartufo
d’Italia e d’Europa”. Alla presenza di qualificati giornalisti nazionali dei settori turismo ed enogastronomia, i
discepoli di Escoffier della provincia di Arezzo, guidati
dal presidente dei cuochi aretini Roberto Lodovichi, e
i rinomati chef: Giuliana Saragoni della “Locanda del
Gambero Rosso” di Bagno di Romagna (Fc), Bernardo
Noberini de “Il girone dei golosi” del Castello della Pieve di Mercatello sul Metauro (Pu), Andrea Alimenti de
“L’acquamatta” di Capolona (Ar) e Leonardo Piergentili
della “Taverna del lupo” di Gubbio (Pg), hanno presentato alcuni piatti gourmet a conferma della qualificata
proposta gastronomica presente lungo la strada del
tartufo, disegnata dal Patto Territoriale dell’Appennino
Centrale, un’associazione a cavallo di quattro regioni:
Emilia Romagna, Toscana, Marche e Umbria, undici
Comunità montane dell’Appennino Centrale di quattro
province, Forlì Cesena, Arezzo, Perugia e Pesaro Urbino. Una strada che oltre a voler guidare il visitatore
alla conoscenza del pregiato tubero e i luoghi dove ha
origine, vuole essere un importante veicolo di promozione turistica per quei centri dell’Italia minore, che
poi minore non è. “Il nostro viaggio questa volta
ha fatto tappa in Casentino, splendida valle della
Provincia di Arezzo - dice ancora Rossi, presidente
del Patto Territoriale dell’Appennino Centrale con sede
a Sansepolcro - per un week alla scoperta dei suoi
suggestivi monasteri, delle sue incontaminate
foreste e dei suoi tipici prodotti elaborati nell’occasione da alcuni discepoli di Escoffier, cuochi
aretini e delle altre province che compongono il
Patto”. Una nuova idea di sviluppo di un progetto finalizzato a focalizzare l’obiettivo di vivere e approfondire i territori del Patto in un’ottica di sistema di eccellenze: il tartufo e i prodotti tipici del comprensorio, la
natura tranquilla e suggestiva, le città e i borghi con i
loro tesori nascosti, l’artigianato di qualità, le tradizioni
e il folklore. Nel week end è stato presentato il libro
“Diavoli e Santi a bagno Maria”, a cura di Antonietta
Milani, una ricerca che raccoglie agiografie, martirologi, testi letterari e ricette di cucina che oscillano
tra storia e mito, tra leggenda e realtà di Sarsina e la
Romagna. Ricette tipiche della tradizione popolare che
affondano le radici in luoghi e figure di Santi.
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GOLOSITA’
ITALIANA
a tutti i costi
è il monito dei
maestri pasticceri
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Nella pagina
a lato
in basso,
“Nudo
cioccolato”.
In basso,
Pasticceri
Museo
Pecci.
È
noto a tutti che alle tentazioni
è difficile rinunciare tanto più
se sono dolci e golose... e allora
ecco che torna DolcementePrato, la
“maratona” delle golosità che tanto
successo ha riscosso lo scorso anno
richiamando a Prato, città d’arte
e pasticcera (ben 66 le pasticcerie
in città e dintorni!), un pubblico
numeroso e goloso.
Un percorso che è un emozionante
slalom tra torte e pasticcini, biscotti
e cioccolatini, coccolati da sapienti
pasticceri che, come veri e propri
allenatori del gusto, tra aromi e
profumi per 72 ore continuano a
impastare sfornando squisitezze
d’ogni tipo, decorate secondo ricette
di tradizione o con uno stile assolutamente innovativo.
Sulla scena pratese ancora i migliori
pasticceri e cioccolatieri italiani che
per l’occasione si ritroveranno tutti
per sfornare dolci e per invitare il
pubblico al gusto della pasticceria,
chicca tutta italiana. Una tre giorni
fitta anche di eventi collaterali con
tante mostre, incontri a tema, spettacoli, laboratori tutto ovviamente a
tema obbligato.
Ad accompagnare l’esperienza
anche il bere si farà dolce con degustazioni a tema curate insieme ai
presidi di Slow Food del buon Carlin
Petrini. Il 6-7-8 marzo dunque a
DolcementePrato con la Mostra
Nazionale dell’Alta Pasticceria,
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PRATO
Di Germana Lavagna
[email protected]
2° edizione, che mette in mostra
un’Italia più dolce a cominciare da
questo nuovo 2009. Quest’anno,
infatti, l’ospite d’onore sarà la prima
colazione, rito prezioso ma spesso
trascurato della giornata, a cui sarà
dedicata la ribalta con le migliori
colazioni possibili da fare in loco.
Un’Italia più dolce che, si diceva,
non c’è tradizione dolciaria che non
sia rappresentata, nonché assaggiata. L’alto artigianato pasticcere
sarà dunque presente con i migliori esponenti regione per regione
secondo un’attenta ricerca che è
andata a scovare nei più piccoli laboratori solo l’eccellenza e la qualità
del prodotto a mano: le espressioni
migliori e più autentiche del Made
in Italy. La confetteria, torroni e
croccanti, la tradizione biscottiera, i
mieli e le confetture, i tanti cioccolati, i dolci delle tradizioni regionali
artigianali e i sofficissimi pan di
spagna. I dolci dei ricordi e il profumo del forno, la torta dei desideri
e quella dove affondare i dispiaceri.
Il cioccolato proibito e le seduzioni
delle spezie, i biscotti della nonna e
i pasticcini glamour, le mousse più
insolite e le gelatine più leggere.
Tanta sapienza, talento, tecnica ma
anche creatività, ricerca, sperimentazione. Insomma, haute couture
della pasticceria perché è proprio
nel dolce oggi il fermento più vivace
con pasticceri e chef patissier che
firmano dolci da sfilata. Pasticceria
d’autore con “artisti” che al posto
dei colori usano uova e farina, burro
e zucchero, latte e cacao, Materie
prime selezionate, niente semilavorati industriali.
E il capolavoro è fatto di crema e
cioccolata, panna e frutta secondo
forme e stili sempre più spesso
nuovi ed intriganti cercando il
bello oltre che il buono. Non a
caso la sede è il Centro per l’Arte
Contemporanea Luigi Pecci, storica
location nel panorama dell’arte del
novecento e del nuovo millennio.
Sarà qui che nella tre giorni di
primavera si affiancheranno l’esposizione permanente con una summa
della tradizione dolciaria italiana e
performances dal vivo con esibizioni
in diretta e dimostrazioni nell’anfiteatro a cura di pasticceri dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani,
della Cast Alimenti, del Consorzio
Pasticceri Pratesi e di singoli protagonisti di un’arte che sempre più
ha un ruolo di spicco e di ribalta
presso l’alta ristorazione con scambi
e contaminazioni interessanti.
Il tutto in una scenografia complessiva di grande suggestione, esaltata
anche dall’allestimento, tra grandi
tele, dipinti, installazioni offrendo
a tutti la provocazione e lo stimolo
di letture incrociate. Prepariamoci
allora per il Gran Gala dell’arte
Pasticcera di Prato dove l’antica
tradizione e le ultime tendenze si
confronteranno, e dove gli antichi
laboratori artigianali e le boutique
dolciarie più all’avanguardia si
affiancheranno nel segno dello stile
e dell’eccellenza. I maestri pasticceri vi aspettano per stupirvi anche
quest’anno con le più golose opere
d’arte dolciaria.
Prato - Centro per l’Arte
Contemporanea Luigi Pecci.
6/7/8 marzo 2009
Orari: venerdì e sabato dalle 10.00
alle 22.00; Domenica dalle 10.00
alle 21.00.
Biglietto Euro 5; ridotto Euro 3.
Info: tel. (+39) 0574.5177804.
29
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SPECIALE HOTELLERIE
UNA Hotels & Resorts
UNA NOTTE ITALIANA SPECIALE
dove i sogni si avvicinano
pubbliche relazioni
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UNA Hotel & Resorts è la catena alberghiera italiana
che in pochi anni ha raggiunto una copertura capillare
di tutto il territorio nazionale e offre ai propri ospiti la
possibilità di vivere atmosfere speciali nelle principali
città d’Italia. Tutti gli indirizzi UNA sono sinonimo di
stile e unicità. Con 30 strutture, per un totale di 2.989
camere, UNA Hotels & Resorts propone un’esperienza
di soggiorno esclusiva, sia che si tratti di un viaggio di
lavoro che di un momento di relax. Ciascuna struttura
si caratterizza per uno stile unico, ma il connubio fra
una spiccata attenzione al design e ai dettagli, una
forte vocazione tecnologica e il legame con il territorio
creano il file rouge di tutti gli hotels. Una filosofia originale e un’offerta estremamente differenziata che oggi
si declina in tre differenti linee di strutture ricettive:
gli UNA Hotels, eleganti alberghi metropolitani rivolti
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FIRENZE
A cura di Alessandra Luti
[email protected]
E adesso si punta sul franchising
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pubbliche relazioni
in particolare a chi viaggia per affari ma adatti anche
per coloro che vogliono scoprire alcune delle più belle
città italiane; gli UNA Resorts, raffinate dimore immerse nel verde, lontano dai centri urbani e al mare,
ideali per un soggiorno dedicato al benessere, al relax
e allo sport. gli UNAWAY Hotels, alberghi situati lungo
le principali arterie stradali, che si propongono al mercato come una nuova tipologia ricettiva. Le strutture,
pensate per rispondere ad una domanda multi target,
sono infatti un funzionale punto d’incontro per meeting
di lavoro, luogo ideale di sosta per la famiglia durante
lunghi viaggi, così come per il motociclista e il gruppo
di amici di ritorno da lunghe serate di divertimento.
UNA Hotels & Resorts,
tra le più dinamiche catene alberghiere italiane,
ha partecipato a “TTG
incontri 2008” di Rimini presentando il proprio
programma di sviluppo
attraverso il franchising
e le proprie novità. Molto
intenso il nuovo ciclo di
crescita della catena avviato lo scorso anno, partito con l’inaugurazione delle
nuove strutture UNA Hotel Venezia e Versilia, seguite
dall’accordo di management per l’UNAWAY Hotel Bologna Fiera, e con l’annuncio di affiliazione dell’Hotel
Vespucci a Livorno e del Regina a Bari. Ed è proprio
sull’attività di sviluppo in franchising, che la catena
sta concentrando la propria attenzione. In occasione
di TTG, UNA Hotels & Resorts ha annunciato un nuovo
accordo di franchising con l’UNA Golf Hotel Cavaglià,
che aprirà a partire dall’inizio di gennaio 2009. Con
questo nuovo Resort in provincia di Biella, sale a 30
il numero di strutture della catena, di cui 9 in franchising per un totale di 2989 camere. Il programma
di affiliazione in franchising di strutture già esistenti
o da realizzare, iniziato nel 2004 con la nascita della
nuova linea di alberghi UNAWay Hotels, si è allargato
con l’obiettivo di supportare la crescita dell’azienda
sviluppando un’offerta differenziata declinata in 3 linee di prodotto diverse: UNAWay Hotels, UNA Hotels
e UNA Resorts, ma accomunate dal medesimo valore
del brand che garantisce l’attenzione agli ospiti e gli
elevati standard di servizio, grazie alla proposta ai
franchisee di soluzioni innovative di canoni di affiliazione chiari e contenuti.
“Siamo una rete solida, affidabile e radicata
sul territorio; affiliarsi a UNA Hotels & Resorts
significa condividere un progetto, ovvero rappresentare e valorizzare l’ospitalità italiana”,
ha dichiarato Daniele Giovenali Direttore Sviluppo di
UNA. “La nostra offerta si rivolge a tutti coloro
che desiderano entrare a far parte di un gruppo
in grado di fornire supporto e consulenza a 360°
ad esempio per l’attività di marketing, comunicazione e formazione, l’attività commerciale e
gli acquisti, fin dalle prime fasi dell’attività. Il
fatto che nel solo 2008 quattro strutture abbiano scelto di affiliarsi ad UNA è un importante riconoscimento del lavoro svolto fino ad ora e del
valore del nostro brand”.
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MONTE-CARLO e COSTA AZZURRA
Lusso e stile italiano
Serata di Natale
del Com.It.Es.
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Il Principe Alberto II
riceve un’onoreficenza
per l’ambiente
Campagna Abbonamenti 2009 al mensile “Il Foglio Italiano”
sul sito web: www.foglioitaliano.com
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Segue
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í
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Lusso estremo
in stile italiano
34
A Juan-les-Pins riprende vita
una delle leggende della Costa
Azzurra. L’Hotel Provençal, che
negli Anni Venti e Trenta fece da
cornice alle notti più folli della
riviera, diventa un residence da
36 mila euro il metro quadro,
firmato da stilisti italiani.
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Sopra,
la terrazza
di uno degli
appartamenti
più lussuosi
del residence
in allestimento, con
piscina
privata.
A destra,
l’edificio
dell’ex-hotel
Le Provençal
come
si presenta
oggi, in corso
di ristrutturazione.
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COSTA AZZURA
Di Jean-Louis Guillot
[email protected]
del Cap d’Antibes. Fino a quando
i Dennis, famiglia di imprenditori
inglesi già celebri per la riabilitazione dei docks di Londra, non hanno
deciso di resuscitare gli antichi fasti,
lanciandosi in un progetto che non
ha uguali attualmente su tutta la
Costa Azzurra.”Le Provençal” che
aprirà le porte nel 2010, sarà una
residenza di 56 appartamenti di
sogno, dal 2 vani di 80 m2 al 9 vani
di 734 m2. Oltre ad una posizione
straordinaria, tra la pineta di Juan
les Pins e il Cap d’Antibes, e ad un
panorama fantasmagorico sulle isole
di Lerins e la cornice dell’Esterel, offrirà tutte le prestazioni del
più completo dei resort: spiaggia
privata, parco e piscina di 25 metri,
bar e lounge, sala di relax con
schermo cinematografico, biliardo e
simulatore di golf, club di tennis e
centro benessere privati, club di golf
anch’esso privato situato a poca distanza, business center completo di
tutti i servizi, e perfino un motoscafo
per le attività nautiche ed uno yacht
di 30 metri, con o senza equipaggio, a disposizione dei condomini.
Talento italiano
L’apice del fascino, queste dimore
fuori dal comune lo raggiungono
nell’arredamento e nella decorazione. Ed è qui che entra in gioco
il talento italiano. “Gli appartamenti del Provençal sono concepiti come altrettante scenografie
teatrali. L’elemento essenziale è
l’interpretazione del sogno personale del cliente”, spiega Alessandro
Palmarini, designer dello “Studio
A” di Milano, all’origine della
concezione. Lo studio d’architetti
di interni impiega una ventina di
persone, che lavorano in armonia
con i migliori artigiani italiani di
tradizione. E’ partner tra l’altro degli
Hotel Baglioni cinque stelle ed ha
contribuito alla decorazione della
Galleria d’ Arte contemporanea
Marradi a Firenze e della Banca
Rothschild a Milano. Gli appartamenti del Provençal sono consegnati
“chiavi in mano”, completamente
arredati, decorati e attrezzati. Ma il
futuro proprietario al momento di
decidere l’acquisto può esprime-
35
I
l gran lusso, quello che supera anche l’immaginazione di gran parte
di noi comuni mortali, non conosce
la crisi. Mentre i prezzi dei beni
immobili crollano negli Stati Uniti e
in molti paesi europei, i prezzi delle
proprietà d’eccezione, che in Costa
Azzurra si contano a decine, hanno
più che raddoppiato in questi ultimi
cinque anni. Il progetto di rinnovamento del “Provençal” di Juan
les Pins resta comunque una sfida
di proporzioni inaudite. L’hotel,
costruito nel 1926, è stato per alcuni
decenni il centro di tutte le follie
della capitale del jazz e della vita
notturna. Poi è stato abbandonato,
trasformandosi poco a poco in una
mastodontica conchiglia di cemento
vuota e cadente, una fantomatica
cattedrale a pochi passi dai grandi
alberghi e dalle residenze lussuose
Monte-Carlo & Costa Azzurra
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Sopra,
una delle
stanze
da bagno,
con design
e tecnologia
di marca
italiana.
Sotto,
Le Provençal
com’era
negli Anni
Trenta
alla sua
epoca più
gloriosa.
36
re le sue preferenze e intervenire
nella scelta dell’ambientazione, dei
materiali e dei colori, optando per
uno stile contemporaneo, art déco o
barocco. Le prestazioni sono curate
nei minimi dettagli, per rivestimenti
esterni, strutture e rifiniture interne.
Tutti i materiali usati sono nobili:
marmo, granito, legno, vetro, mosaici di pietra. Le porte spariscono
nello spessore delle pareti quando si
vuol trasformare l’appartamento in
un immenso loft, i vani guardaroba
assomigliano a boutique di gran
lusso, nelle stanze da bagno, tra
la doccia, le vasca ed il jaccuzzi, si
apre uno scorcio d’oceano grazie
ad acquari popolati di pesci esotici.
I rubinetti si illuminano di luci blu
quando cola l’acqua fredda, di luci
rosse quando l’acqua diventa calda.
In ogni stanza (compresi i bagni
e le cucine) uno schermo tattile
permette di collegarsi a Internet,
consultare le previsioni meteo o
guardare notiziari internazionali.
Ogni appartamento dispone di una
cantina sotterranea , a temperatura,
umidità e illuminazione controllate
per la conservazione dei vini, ed un
sommelier è incaricato di consigliare i proprietari nella scelta della
propria riserva personale.
Un bar in loco permette di assaggiare prima di scegliere. Le marche
italiane sono onnipresenti.
Le cucine, completamente integrate,
portano la firma Giorgio Armani
per Dada, le immense stanze da
bagno create da Boffi, Faminia,
Cesana, vengono completate da
rubinetterie Gessi. Se tutti gli
appartamenti sono fantastici, l’estro,
la creatività e l’alta tecnologia si
esprimono particolarmente in quelli
che sono stati battezzati i “top five”.
Si tratta di cinque dimore ancora
più speciali, situate in punti diversi
dell’edificio: al centro della facciata,
alle due estremità laterali, sul tetto
più alto. A parte l’enorme superficie, ciascuno dispone di una grande
piscina privata in terrazza, da cui si
gode una vista incomparabile.
La leggenda
continua...
La vendita è già stata lanciata su
scala internazionale, ed primi risultati soddisfano le attese dei promotori. I futuri occupanti saranno naturalmente cosmopoliti, e gli italiani
promettono di figurare in prima
linea, anche se sui nomi degli acqui-
renti, famosi o meno (si era parlato
perfino di Brad Pitt e Angelina
Jolie) il riserbo per il momento è totale. E’ certo comunque che abitare
Le Provençal significherà entrare a
far parte di una leggenda. Fin dagli
Anni Venti Juan les Pins ha accolto
personaggi come Scott Fitzgerald
(che abitava proprio di fronte, nella
villa che oggi è l’Hotel Bellerives),
Rodolfo Valentino, Pablo Picasso,
Igor Stravinsky. Molti americani,
molti russi, ma gli italiani già allora
erano presenti: all’inaugurazione del
Provençal, nel 1927, si fece notare
in particolare per la sua eleganza la
Principessa Pignatelli d’Aragon. Il
primo proprietario e fondatore dell’hotel fu Frank Jay Gould, figlio del
re delle ferrovie americane. Il suo
nome è legato anche alla nascita del
Festival di jazz, ancora oggi celebre
in tutto il mondo. Qui nascevano le
tendenze, qui Coco Chanel lanciò
la moda dell’abbronzatura, fino
allora esecrata come volgare dalle
signore eleganti, qui le villeggianti
sfoggiavano le ultime creazioni di
Patou, Lanvin o Schiapparelli, o i
primissimi pantaloni corti. Juan les
Pins partecipò a quei tempi all’invenzione delle vacanze estive, dello
sci nautico, dei festival al chiaro di
luna. Il Provençal restò un punto di
riferimento fino al 1970, poi pian
piano la sua stella si oscurò, il grande albergo chiuse e fu poi lasciato
all’abbandono. All’orizzonte 2010,
tutto sarà pronto perchè la leggenda
ricominci, ancora più brillante...
Jean-Louis Guillot
Monte-Carlo & Costa Azzurra
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La serata del Comites,
tra bilanci e previsioni
Sopra, il coro “Le piccole Voci”.
A sinistra, una panoramica del
ricevimento.
38
L
a sobrietà di una serata riuscita
per la felicità degli oltre 800 tra
invitati e ospiti, quasi tutti italiani,
alla festa di Natale del Comites di
Monte-Carlo giunta alla sua tredicesima edizione. Il Presidente
dell’Ente, il Conte Niccolò Caissotti
di Chiusano, perfetto padrone di
casa, con tutto il Consiglio Direttivo,
è salito sul palcoscenico del Teatro
dell’Auditorium Ranieri III° a ricevere gli applausi per una gestione
che si chiude positivamente. Il suc-
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cesso della serata si deve anche ai
tanti ristoratori italiani di Monaco e
della vicina Costa Azzurra che, con
grande spirito di collaborazione (che
dura da anni) dopo lo spettacolo
hanno gentilmente offerto un percorso gastronomico con il consueto
buffet ricco di piatti gustosissimi e
abbondanti.
Sul palco, ad iniziare la parte
“ufficiale”, dopo gli inni monegasco
e italiano, il presidente Chiusano,
sempre molto in forma, ha fatto un
bilancio amministrativo ed organizzativo del “suo” Comites ampiamente positivo e spera che molti
lo seguano nel prossimo mandato
dove, secondo noi, sarà sicuramente
rieletto a dispetto di chi lo vorrebbe
in pensione.
A fare gli onori, per conto del Principe Alberto II, un grande amico
degli italiani: lo storico e scrittore
Réne Novella, Consigliere personale
del Principe, che ha portato i saluti
di SAS e ha sottolineato soprattutto
il grande spirito italico di Alberto II
e suo personale, perchè entrambi di
origini liguri.
L’Ambasciatore italiano a Monaco
Franco Mistretta, con la innata
classe che abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare, ha salutato
il pubblico presente complimentandosi anche per il senso comune e il
calore con il quale era stato accolto
appena arrivato a Monaco nell’ottobre scorso; ha toccato anche il tema
della crisi economica che in questo
momento investe tutti quanti, ma è
anche stato fiducioso nel ribardire
che gli italiani di Monaco (ma non
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MONACO
Di Chiara Trussoni
[email protected]
Sopra, i tre tenori, Giannelli, Menotta e Amici.
soltanto) sapranno riprendersi nella
maniera più efficace, fantasiosa e
con la dinamicità che li contraddistingue e poi perchè l’ottimismo fa
parte dell’essere italiani.
Il Governo era invece rappresentato
dal Ministro all’Interno Paul Masseron, intervenuto sul palco a ricordare che la comunità italiana del Principato è stimata ed apprezzata anche
ne del maestro Michele Croese e accompagnati al pianoforte da Reddy
Bobbio; il coro (la cui immagine
coreografica è stata molto suggestiva) era presentato dall’ex spiker di
RMC AwanaGana che poi ha dato
il via al mini-concerto di Tre Tenori
del Coro di Santa Cecila: Francesco
Giannelli, Fabrizio Menotta e Corrado Amici, accompagnati al piano dal
Sopra, M. René Novella.
In basso Monsignor Bardi.
Sopra, l’Ambasciatore Franco Mistretta e il Conte Chiusano.
dall’intero Consiglio Nazionale di
Monaco per l’indubbia capacità di
sdrammatizzare ogni situazione, anche la più critica, mentre il Vescovo
del Principato, Monsignor Bernard
Barsi, ha portato il suo saluto in una
quasi perfetta lingua italiana.
La serata è poi stata allietata da uno
spettacolo che ha visto, in apertura,
trenta piccoli cantori del coro “Le
Piccole Voci” (bambini tra i 5 e i 12
anni) della Fondazione Museo della
Canzone di Erio Tripodi di Vallecrosia, che ha debuttato ufficialmente
con questa prima uscita internazionale. Hanno interpretato un classico
repertorio natalizio, sotto la direzio-
maestro Fabio Montani, venuti da
Roma appositamente per farci ricordare una serie di brani musicali che
hanno fatto la storia della canzone
italiana: doveroso il bis con la mitica
“Volare” di Domenico Modugno che
ha fatto cantare l’intera platea.
Su grande schermo è stato proiettato un filmato sul “Prestigio Italiano
di Monaco”, molto elegante e ben
realizzato (con voce suadente di
Maurizio Di Maggio di RMC) a cura
di Gian Luca Mazzetti, nel quale
facevano bella presenza alcuni
grandi e prestigiosi brand di aziende
italiane presenti a Monte-Carlo, tra
i quali l’ultimo arrivato (in ordine
di tempo) nel Principato: lo stilista
piemontese Carlo Ramello con le
sue calde e originali pellicce.
Il grande “pienone” non c’è stato
perchè la serata era troppo vicina al
Natale e molti connazionali erano
già partiti per le vacanze invernali,
comunque è stata un’edizione molto
sentita e partecipata, bene organizzata (gli sponsors possono dirsi
soddisfatti), compresa la zona Vip
che è stata off-limits anche per chi
voleva approfittare delle presenze
illustri per le consuete interviste.
All’uscita, per tutti gli ospiti, una copia omaggio del testo integrale della
Costituzione Italiana, a ricordare il
sessantesimo anno, festeggiato nel
2008.
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A cura di Maria Bologna
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Artico, Antartico e una medaglia
per SAS il Principe Alberto II di Monaco
40
Le zone polari sono state oggetto di
intense ricerche scientifiche internazionali ed interdisciplinari già a
partire dal primo Anno Polare Internazionale che debutto nel lontano
1882: quest’anno però, mentre sono
ancora in corso le attività relative
alla sua quarta edizione, nell’ambito
della conferenza interministeriale
sull’Artico, si sono confrontati a
Monaco scienziati ed esperti presentando i risultati di più di 30 anni di
ricerche sul campo.
L’evento, promosso nell’ambito
dell’attuale presidenza francese del
Consiglio dell’UE,ha infatti riunito rappresentanti di oltre 30 Stati
rappresentati da un gran numero di
ministri ed organizzazioni internazionali, tutti accomunati dal medesimo obiettivo: intervenire finché
si è ancora in tempo a preservare
l’ecosistema dell’Artico.
Ma se la conferenza ministeriale, proprio da Monaco, ha voluto
sensibilizzare l’opinione pubblica
sull’urgenza di intraprendere azioni
per proteggere l’Artico dai danni
conseguenti al degrado ambientale
mondiale poco tempo dopo, un paio
di eventi hanno consacrato il Principe Alberto quale paladino moderno
per la protezione dell’ambiente. Era,
infatti, il 1° dicembre quando, di
ritorno da una rapida visita alla FAO
e al sindaco di Roma, il Principe ha
ricevuto un’importante onorificenza dal Professor Franco Salvatori,
Presidente della Società Geografica
Italiana di Roma. Stessa medaglia
che 100 anni fa veniva consegnata
al nonno, il Principe Alberto I° che
al mare e alla scienza dedicò gran
parte della sua vita.
La cerimonia, organizzata dall’associazione Dante Alighieri di Monaco,
era collocata nell’ambito della con-
ferenza del Professor Carlo Barbieri
sulla spedizione polare del dirigibile Italia del 1928, la cosiddetta
“Spedizione Nobile”. Dunque, un
bel momento e un legame forte, applaudito da un pubblico affascinato
dalle testimonianze storiche fornite
da Baribieri, che è stata l’occasione
per rivivere leggendarie avventure
che hanno animato le cronache di
un tempo. Ma le sorprese continuavano il giorno seguente quando alla
Alberto I°. La partenza è comunque
avverrà in questi giorni di gennaio
a testimonianza dell’impegno di
Monaco a favore di una gestione
collettiva più efficace e più responsabile delle risorse naturali, mentre
i segnali di pericolo minacciano
giorno dopo giorno le condizioni
di sopravvivenza per l’umanità nei
decenni a venire. Tappa importante
prevista alla stazione Concordia,
unica ad essere gestita congiun-
presenza di una ricca platea formata
da giornalisti ed esperti della comunicazione, l’intervista concessa dal
Principe Alberto a Bernard Spindler, presidente del Press Club di
Monaco, rivela la nuova spedizione
del Principe Alberto.
E l’annuncio è arrivato dopo aver
affrontato i temi più vari, dalla crisi
economica mondiale alla situazione
dei monegaschi. Di certo al Sovrano
l’esperienza non manca visto il successo riportato dopo la prima spedizione effettuata nel 2006 al Polo
Nord. In qualche modo il Principe
sembra davvero voler ripercorrere
le orme del suo onorevole antenato
tamente da Francia e Italia, ma in
totale si prevedono tappe importanti
che riguarderanno 26 stazioni che
rappresentano 18 Paesi, oltre agli
incontri con ricercatori di alto livello che potranno fornire un panorama completo ed esauriente della
situazione sul posto.
Ancora una volta dunque, grazie
all’azione del Principe Alberto,
avremo una nuova testimonianza
che si concretizza con l’impegno
costante del Sovrano nella lotta per
la salvaguardia del pianeta contro il
cambiamento climatico che, nell’Antartico, troverà nuove ragioni per
sostenere la sua causa.
Monte-Carlo & Costa Azzurra
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A cura di Maria Bologna
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A Paolo Sinigaglia il concorso
Chambre Economique
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Sono italiani i vincitori del 13°
Concours de Création d’Entreprise
della Jeune Chambre Economique
de Monaco. Un finale da cardiopalma e tanta gioia per il risultato
ottenuto. Era il 27 novembre e,
ad essere selezionati vincitori,
sono proprio degli italiani, giovani
ingegneri comaschi, ad aver vinto il
primo premio destinato dalla Jeune
Chambre Economique de Monaco
a imprenditori portatori di progetti
innovativi per il Principato di Monaco. Il portavoce, Paolo Sinigaglia
racconta il progetto che si realizzerà
presto, grazie anche al consistente
premio di Euro 30.000, offerto dal
governo monegasco, ed ai numerosi vantaggi che elargiti dai vari
sponsors ai vincitori, quale ricompensa della loro impresa. Il progetto
si chiama I-Muse ed è un sistema
intelligente che permette, attraverso
l’applicazione di una piattaforma
software, evoluzione della classica
audioguida, che permette di presentare contenuti multimediali i modo
semplice ed accattivante.
Le prime impressioni dopo l’annuncio: contenti?
“È esaltante vedere come un
progetto in cui abbiamo creduto
e creato da zero insieme ad un
gruppo di colleghi e amici possa
arrivare a vincere un concorso
per il migliore Business Plan a
Monte-Carlo!”
Come siate giunti alla realizzazione
del progetto?
“In realtà arriviamo da due anni
di intenso lavoro spesi per studiare i prodotti della concorrenza,
per progettare la nostra soluzione
di video-guida, per realizzare la
piattaforma software/hardware”.
Avevate già provato a testare la
vostra invenzione?
“Si: esattamente la nostra prima
installazione è stata sperimentata su un centinaio di persone la
scorsa estate al Museo didattico
della Seta di Como. È li che ci
siamo accorti che lo strumento
‘guida’ è stato utilizzato in maniera disinvolta anche dalle persone
meno “informatizzate?”.
Cosa vi aspettate di ottenere dopo
aver vinto il concorso?
“Pur avendo ottenuto qualche
riconoscimento anche in Italia,
quello che vorremmo è applicare il sistema di video-guida per
ambienti museali o espositivi e
poter iniziare la nostra avventura
a Monte-Carlo ci porterà a fare
un salto di qualità”.
In che senso?
“Da tempo eravamo alla ricerca
di partner per lo sviluppo ulteriore della piattaforma che pensiamo
di portare su più piattaforme
software (da Windows Mobile a
IPhone e Symbian) attraverso
l’utilizzo di più avanzate tecnologie di ‘selezione dei contenuti’:
dall’RFid allo ZigBee, dal GPS al
posizionamento con le celle GSM,
per intenderci”.
Fernando Botero e il circo
Volteggeranno le opere di Botero
(nella foto) alla prossima mostra del
Nuovo Museo Nazionale di Monaco.
Ritornano dunque le sue rotondità,
ma questa volta però resteranno su
Monaco per tre mesi, da gennaio a
marzo, con circa 20 opere (pitture e
opere su carta) che l’artista colombiano ha realizzato tra il 2007 e il
2008.
Il tema del circo è stata la sua fonte
d’ispirazione nelle sale di Villa Sauber. Questi capolavori avranno la
loro vetrina grazie anche al fatto che
ogni anno il Principato di Monaco
ospita il Festival Internazionale (in
svolgimento a Monaco in questo
Mlle DELPECH, direttrice Concorso JCEM in compagnia del
vincitore, Paolo Sinigaglia.
Il Progetto “I-muse”, una volta a
Monaco, vi permetterà di farvi conoscere internazionalmente?
“Esatto e proprio grazie a Monaco, già ci proiettiamo verso i
musei, i parchi e le città europee
che crediamo siano più ricettive
di quelle italiane ad una novità
come questa”.
Quale sarà la prima cosa che
intendete fare una volta installati a
Monaco?
“La nostra prima sfida sarà quella
di portare ‘i-muse’ all’interno dei
musei monegaschi: sono convinto
che la nostra squadra saprà convincere i curatori dell’opportunità
di avere uno strumento potente
e innovativo come il nostro per
aiutare e divertire i visitatori?”.
Questo dunque il progetto. Tra i
finalisti segnaliamo anche l’EcoCycle, mezzo ecologico studiato per
gli spostamenti sulle brevi distanze a
Monaco presentato ancora una volta
da un’italiana residente a Monaco,
Daniela Nosenzo e dal belga Sven
Vandenbosch.
mese di gennaio) giunto alla sua 33°
edizione. Con questa serie Botero
torna ad esprimere un tema più
gaio, offrendo un mondo di colori e
di forme voluttuose, riproponendo
ancora una volta quella monumentalità silenziosa e immobile, tipica
di quei personaggi che animano gli
spettacoli circensi. Belli le scene e i
ritratti, come quei clown malinconici, isolati, che tra il riso e le lacrime
incantano gli spettatori sospesi tra
sogno e magia.
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A cura di Maria Bologna
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La Dante Alighieri festeggia 30 anni
44
Certo, molto tempo è passato
dalla creazione della Associazione
Dante Alighieri Monaco; quest’anno
festeggerà i trent’anni che hanno
contribuito a consolidare il forte
legame tra il Principato e l’Italia,
anche se gli esordi furono abbastanza complessi, come racconta il
Presidente Fabrizio Di Giura (nella
foto): “Quando mi trasferii da
Roma a Monte-Carlo feci la promessa di aprire un comitato nel
Principato, ma all’inizio non fu
facile perche si erano diffuse voci
infondate che la Dante Alighieri
fosse la “mano lunga” della politica, mentre tengo a precisare che
da sempre siamo apolitici. Cosi,
dopo due anni di difficoltà, grazie
alla Principessa Grace, finalmente
la situazione si sbloccò e il 3 giu-
gno del 1979 venne inaugurata la
Dante Alighieri Monaco. Quindi
passione e intraprendenza perché
la lingua e la cultura italiana
sono un patrimonio nazionale
da diffondere a ogni latitudine e
tra gli oltre 460 comitati situati
in ogni angolo del Pianeta, dagli
Stati Uniti fino alla Cina e all’Australia non poteva mancare una
sede nel Principato di Monaco,
residenza di una nutrita Comunità Italiana. Non solo anche impegno e entusiasmo nel promuovere
tradizioni secolari come le nostre
che niente e nessuno possono
offuscare. Anzi, la Dante Alighieri Monaco ai giorni nostri può
vantare un Presidente Onorario
come S.A.R. la Principessa Caroline di Hannover. Sicuramente
anche dopo trent’anni, con la
stessa energia del primo giorno,
lo scopo primario di promuovere
la cultura e insegnare la lingua
italiana - precisa ancora Di Giura
- sono numerosi gli stranieri che
risiedono nel Principato e che
partecipano ai corsi della Dante Alighieri; inoltre cerchiamo
sempre di coinvolgere i giovani
che porteranno avanti in futuro
il nostro bagaglio di tradizioni e
cultura. E grazie all’impegno di
tanti che hanno creduto in noi
nel 2009 festeggeremo trent’anni
di attività”.
Davvero un bel traguardo per la
Dante Alighieri Monaco che, tra i
suoi compiti, ha anche quello di
lanciare nuovi talenti all’estero,
come il pianista Giuseppe Greco,
diciottenne pugliese ed eclettico artista che qui a Montecarlo, invitato
ad uno degli appuntamenti della
Dante Alighieri Monaco ha ottenuto
uno strepitoso successo: “Greco mi
aveva colpito durante un concerto al Teatro La Fenice di Venezia
- conferma Di Giura - e abbiamo
deciso di invitarlo nel Principato;
inoltre cerchiamo sempre di far
conoscere, al di fuori dei nostri
confini, giovani artisti con grandi
qualità perché sono un ottimo
biglietto da visita per il ‘Made in
Italy’”.
Programmi già confermati per il
2009?: “Certamente - conclude
Di Giura - posso anticipare che il
tre giugno, durante il consueto
appuntamento per la consegna
dei diplomi di Lingua Italiana
che si svolgerà, come ogni anno
all’Hotel Hermitage, saranno
presentati anche tre francobolli
con le raffigurazioni di Boccaccio, Machiavelli e Petrarca, messi
in vendita, naturalmente con
l’autorizzazione del Governo monegasco, per l’anniversario della
Dante Alighieri nel Principato”.
Dunque un finale di stagione
alquanto prestigioso e un nuovo
anno con appuntamenti sempre più
importanti per l’Associazione Dante
Alighieri Monaco. Infatti, il 21
gennaio, alla presenza del Direttore
Onorario degli Affari Culturali di
Monaco Antoine Bettaini si parlerà
dell’Affaire Galilei.
Melina Molinari
Concerto di Natale al Santa Devota
Anche quest’anno il consueto appuntamento con le strenne natalizie ha fatto il pienone di sempre:
successo confermato anche dal fatto
che c’erano solo posti in piedi per
i ritardatari che non hanno voluto
comunque perdere, lo scorso 17
dicembre, il Concerto di Natale realizzato grazie al sostegno economico
dell’industriale lombardo Riccardo
de Caria. Lo spettacolo, presentato
da un grande appassionato di musica, S.E. Jean Castellini, Segretario
Generale della Commissione di
Controllo delle Attività finanziare,
si è svolto nella suggestiva cappella
di Santa Devota. Musica di qualità
assicurata dal coro e l’orchestra sinfonica Azuréen, diretti da Julio Magnani. Ma non è mancata nemmeno
la standing ovation per il tenore
italo-monegasco Massimo La Guardia, immancabile all’appuntamento
canoro, accompagnato dall’elegante Laurence Schohno, talentuosa
soprano e dall’appassionato baritono
Federico Longhi.
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International Wine Tasting
Vino, Cultura e Vita, 7/8/9 Marzo 2009 Auditorium Ranieri III
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L’organizzatore Michele Florentino.
La seconda edizione del Monte-Carlo Wine Festival si
apre nell’elegante quadro del Principato di Monaco, polo
economico e culturale della Costa Azzurra, ma anche
intensa piattaforma commerciale aperta agli scambi ed ai
mercati internazionali.
I temi principali di quest’edizione saranno “Terroir”
e “Tipicità”, un viaggio attraverso quei vini e prodotti gastronomici che esprimono al meglio l’equilibrio
“uomo-natura”. Una sezione speciale sarà dedicata ai
vitigni autoctoni, legati ad antichi sistemi di lavorazione
e nel rispetto della bio-diversità, i quali producono vini in
relazione al territorio d’origine.
Un Festival tutto da gustare e che fa viaggiare: diversi
sono i paesi rappresentati: Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Romania ecc., i quali proporranno, ad un pubblico
internazionale, un itinerario nei sapori e nelle tradizioni
della propria terra attraverso laboratori del gusto, seminari di degustazione, assaggi e confronti per scoprire nella
diversità culturali i punti in comune.
La missione del MCWF è di valorizzare l’attività vinicola
e gastronomica nel suo insieme promuovendo sui mercati
del mondo le piccole e medie imprese regionali, che
vantano prodotti eno-gastronomici d’altissima qualità, ma
che mancano spesso di un’adeguata rete di distribuzione.
A tal fine è stato sviluppato un net-working di contatti
per sensibilizzare i buyer locali ed internazionali, professionisti del settore alberghiero ed enogastronomico, le
associazioni di categoria, i sommelier della Costa Azzurra
e la stampa locale ed internazionale.
Alle attività promozionali sopra citate si sono aggiunte una serie di conferenze stampa ed incontri a livello
europeo nati dalla collaborazione di partner di grande
prestigio tenutesi lo scorso anno in varie città italiane ed
alla presenza di numerosi personaggi del mondo della
cultura enogastronomica come la Guida dell’Espresso, la
UIR, Unione Italiana Ristoratori, l’Associazione dei Sommeliers, il Ministero dell’Agricoltura e dell’Alimentazione,
l’ICE, Commercio Estero. In parallelo alle degustazioni di
marzo, numerose attività eno-culturali, faranno da sfondo
alla manifestazione simbolizzando l’unione del vino alla
cultura ed all’arte. Tra le numerose attività collaterali, la
mostra “Leonardo e il Divino Licore dell’Uva”, dove si
potranno ammirare scritti e documenti del grande artista
che fanno esplicito riferimento al vino. La mostra è curata da “La Fucina di Leonardo”. Poi un’esposizione di libri
rari dedicati all’agricoltura e all’alimentazione provenienti dalla Biblioteca Storica Nazionale dell’Agricoltura.
“La biblioteca del Ministero è una delle più importanti
biblioteche italiane; non è una necropoli libraria, ma una
città viva.
Ancora Paolo Sylos Labini, con una mostra sulle opere
dedicate al vino firmate da Renato Guttuso e Giacomo
Manzù, seguirà un’altra mostra di pitture e sculture firmate dalla giovane artista naturalista, Margherita Leoni,
originaria di Bergamo. Ancora conferenze e dibattiti sul
vino e la salute, per scoprire i poteri terapeutici e gli
effetti benefici e curativi del vino sul nostro organismo.
“Il Vino e l’ambiente nella società odierna”: vantaggi di
un’agricoltura basata sul rispetto delle tradizioni e della
bio-diversità.
Il pre-programma
Sabato 7 Marzo 2009 ore 18.30, apertura del MCWF,
saluto del presidente Michele Florentino alle personalità
presenti ed ai produttori. Ore 18.45 conferenza di Carlo
Cignozzi “La musico-terapia in viticoltura”: Ore 19.00
proiezione del cortometraggio “Artigiani del Vino Divino”. Alle 19,10 consegna del diploma il “Distillato della
Solidarietà”. Alle 19.25 piccolo intermezzo musicale in
onore ai vini del Portogallo: Il Fado, sentimento intimo di
un’anima che non si può spiegare ma si può sentire”. Alle
19.30 presentazione di una regione italiana attraverso i
vini ed i prodotti eno-gastronomici che la rappresentano;
poi alle 19.50 visita alla mostra di Leonardo Da Vinci:
“Leonardo e il Divino Licore dell’Uva”. Alle 20.10 cocktail dînatoire con degustazione di prodotti eno-gastronomici presenti. Presenterà la serata il giornalista Maurizio
Di Maggio (RMC).
Domenica 8 Marzo, ore 11.00 al Jardin Exotique, vernissage della pittrice naturalista Margherita Leoni. Seguiranno degustazioni di spumanti e specialità tipiche regionali
presenti al Festival. Alle 14, inizio degustazioni, infine alle
14.30 tavola rotonda sul “Vino e l’ambiente nella società
odierna: vantaggi di una agricoltura basata sul rispetto
delle tradizioni e della bio-diversità. Ore 17.00 presentazione di una regione italiana attraverso i vini ed i prodotti
eno-gastronomici che la rappresentano; seguono le degustazioni; alle 20.00 Dinner per professionisti su invito.
Lunedi 9 Marzo alle 10.00 inizio degustazioni, conferenze e dibattiti e alle 19 chiusura della seconda edizione del
MCWF.
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PARIGI
Cent’anni d’arte futurista
al Centre Pompidou
Canzoni napoletane
alla Sorbona
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“Pasta follia”
nel quartiere del Marais
Campagna Abbonamenti 2009 al mensile “Il Foglio Italiano”
sul sito web: www.foglioitaliano.com
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Segue
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í
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A sinistra,
“la carica
dei lancieri”
di Umberto
Boccioni.
In basso
a sinistra,
ritratto
di Marinetti.
52
L’arte Futurista
di Marinetti
celebra i suoi cent’anni
al Centre Pompidou
N
ell’occasione del centenario del
Futurismo, il Centro Pompidou
organizza una grande mostra, in
collaborazione con la Tate Gallery di
Londra e le Scuderie del Quirinale
di Roma. Il Futurismo è nato nel
1909 con la pubblicazione del Manifesto di Filippo Tommaso Marinetti, pubblicato sul famoso quotidiano
Le Figaro.
La corrente futurista aveva lo scopo
principale di “proiettare la cultura
italiana in una prospettiva internazionale”. Marinetti creò, nel 1910,
un collettivo di giovani artisti pronti
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ad adottare le idee fondatrici del
futurismo, mettendole in pratica
nelle loro opere.
Questi pittori, tra i quali Giacomo
Balla (1871-1958), Umberto Boccioni (1882-1916), Luigi Russolo
(1885-1947), Carlo Carrà (18811966) e Gino Severini (1883-1966),
hanno rivendicato apertamente la
loro adesione alla corrente con la
pubblicazione del Manifesto dei Pittori Futuristi e del Manifesto tecnico
della Pittura.
Il gruppo iniziò allora ad organizzare una seria di spettacoli teatrali e
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In basso,
il Centre
Pompidou.
mostre pitturali e sculturali. La più
famosa, che permise al futurismo di
prendere una posizione importante
sulla scena internazionale fu quella
di 1912, intitolata “I pittori futuristi
italiani” che si svolse a Parigi nella
Galleria Bernheim-Jeune.
La mostra scandalizzò con il suo
carattere polemico che consisteva
nel rimettere in causa tutto ciò che
fu proposto dall’arte dell’epoca.
Infatti, i futuristi, predicavano la
necessità di una nuova arte rivoluzionaria per poter raggiungere
“l’identità d’arte e di vita”, principio fondamentale della corrente
futurista. Ferventi ammiratori della
teoria della relatività di Einstein e
della filosofia di Bergson, esaltavano
la velocità, il dinamismo e l’energia
umana.
L’arte futurista doveva assolutamente urtare, usando una forma di
violenza mentale e fisica, e liberarsi
della “museificazione” per rinnovarsi continuamente. Altra particolarità del movimento: gli artisti
hanno messo tutte le loro idee per
iscritto, dando così vita ad una seria
di testi pubblicati tra 1911 e 1916,
come il Manifesto della Scultura
(1911), il Manifesto dell’Architettura
Futurista dall’urbanista Antonio
Sant’Elia (1914) ed infine il Manifesto della Ricostruzione Futurista
Sotto,
manifesto
del futurismo,
da “Le
Figaro”,
Parigi,
20 febbraio
1909.
dell’Universo (1915). Questi preziosi
testimoni hanno contribuito a rafforzare i fondamenti della corrente,
rendendoli molto più credibili,
più concreti. L’ottimismo spronato
venne brutalmente rimesso in causa
dalla prima guerra mondiale.
Però, la fine del conflitto nel 1918
marcò l’inizio di un nuovo periodo
per il futurismo con la creazione
della rivista Roma Futurista.
Le nuove correnti nate dopo guerra,
per esempio il costruttivismo russo
o il dadaismo, si sono tutti inspirati
alle idee futuriste, confermando la
forza di questa forma artistica e la
sua influenza sulla scena internazionale. Infatti il futurismo è all’origine
in grande parte delle basi dell’Arte
Moderna. Anche
dopo la
scomparsa
di figure
rappresentative
PARIGI
Di Stefania Doncker
[email protected]
come Boccioni e Sant’Elia, il suo
soffio è rimasto potente come il
primo giorno. Oltre alla mostra
parigina, un’altra mostra sarà
inaugurata a Roma il 20 Febbraio
prossimo, precisamente cent’anni
dopo la pubblicazione del Manifesto
di Marinetti.
L’impresa ha per scopo, secondo gli
organizzatori, di rivalutare lo statuto
del Futurismo e l’originale fondamento della modernità, per rendere
conto del suo impatto su l’avanguardia francese: il cubismo, che invita
ad una nuova analisi delle relazioni
tra queste due correnti attraverso la
presentazione di duecento opere e
documenti.
L’evento sarà dunque l’occasione di
tornare su un momento complesso
della storia dell’Arte Contemporanea mettendo di nuovo in luce un
patrimonio ricco che ha contribuito
all’elaborazione di un nuovo linguaggio artistico nell’Europa della
prima metà del XX° secolo.
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Chiuso il Martedì.
53
Parigi
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Brevi da...
A cura di Stefania Doncker
[email protected]
Un recital di “Canzoni Napoletane” alla Sorbonne
ottenne ruoli di tenore molti importanti all’Opera Nazionale d’Armenia,
per esempio in La Traviata o Eugène
Onéguine. Da allora la sua carriera
non ha smesso di crescere, estendendosi al di là delle frontiere del
suo Paese natale. Possiede un repertorio molto variato, che comprende
opere di Haendel, Rossini, Donizetti
o ancora Bach. Oggi, viene acclamato dal pubblico e dai critici internazionali tanto per la forza quanto per
la bellezza della sua voce che per il
suo carisma scenico.
Informazioni: Canzoni Napoletane
- un recital di Rouben Elbakian
Anfiteatro Richelieu della Sorbonne
1, rue Victor Cousin.
Tel. (+33) 01.42627171.
Martedì 27 Gennaio alle 20.30.
Il 27 Gennaio, all’Anfiteatro Richelieu della Sorbonne, il tenore
Rouben Elbakian (nella foto) presenterà il suo nuovo album Canzoni
Napoletane nell’occasione di un
recital unico. Lo spettacolo è il primo del nuovo tour francese dell’artista. Originario d’Armenia, Rouben
Elbakian iniziò la sua carriera molto
giovane, entrando come solista nella
filarmonica dei giovani d’Everan all’età di 7 anni. Ebbe un’educazione
musicale intensa iscrivendosi a corsi
di canto e arte drammatica, ma anche di danza classica in una famosa
scuola di musica armena. Fu poi
ammesso al Conservatorio Nazionale Superiore d’Everan nella classe di
Gohar Gasparian, famosa cantante.
Aveva appena finito gli studi quando
Maria
Sagona:
“Non”, una mostra
54
La Libreria, in collaborazione con
l’Associazione Culturale La Corda
dell’Occhio, presenta, fino al 14
Febbraio 2009, la mostra “Non”,
dedicata al lavoro di Maria Sagona.
Famosa illustratrice di libri, italiana,
vive a New York dal 1995.
Ha collaborato con grandi editori
italiani o internazionali (Einaudi,
Rizzoli o Random House), ma anche
con importanti giornali, come La
Stampa, La Repubblica, The New
Yorker o The New York Times.
La mostra rivela al pubblico le
24 tavole originali del libro “No.
Anna e il cibo”, scritto ed illustrato
dall’artista. Viene così presentata al
pubblico la storia di Anna, che non
vuole più mangiare, e di sua madre,
pronta a tutto per farle ritrovare la
voglia di nutrirsi.
La storia è magnificata grazie ad un
universo ricco d’immagini e colori,
che accompagna il visitatore fino ad
una felice risoluzione. Questo racconto di Natale che illustra l’amore
infinito di una madre per sua figlia,
l’autore lo dedica ai bambini ed ai
loro genitori.
Informazioni: “Non” di Maria Sagona; la Libreria 89, Rue du Faubourg
Poissonière, Paris.
Tel. (+33) 01.40220694.
Fino al 14 Febbraio 2009.
Pasta follia al Curieux Spaghetti Bar
Nel lussuoso quartiere del Marais, nel moderno ristorante Curieux Spaghetti
Bar, è possibile degustare un’incredibile varietà di pasta da ricette classiche a
ricette più originali ed esotiche. Il ristorante propone anche una selezione di
piatti e dessert italiani ed un brunch (la domenica). Lo stile mescola il Barocco
dell’ambiente anni 70, dove le mura sono coperte da tappezzerie fuori dal comune che vengono cambiate regolarmente ogni mese creando, ogni volta, una
trasformazione. Aperto dal 2004 ha già “sedotto” moltissimi clienti.
Informazioni: Curieux Spaghetti Bar 14, rue Saint Merri.
Tel. (+33) 01.42727597; Aperto dalle 11.00 alle 02.00. www.curieuxspag.com
Italoscopie: una trasmissione tutta italiana
Da più di 25 anni, la Radio Vexin
Val de Seine dedica una trasmissione alla cultura e all’attualità italiana,
“Italoscopie”, che viene messa in
onda ogni sabato mattina dalle 8.00
alle 11.00. Jean Morino, italiano
d’origine molto attaccato al suo
Paese, creò “Italoscopie” nel 1982.
Cominciò a lavorare come tecnico a
Radio Vexin, approfittando dell’opportunità di passare alcuni dischi
italiani, prima di ottenere la sua
trasmissione. Quest’ultima s’impose
rapidamente grazie alla sua originalità. Per esempio, gli uditori pote-
vano ascoltare di seguito un pezzo
di musica classica ed un dibattito
riguardando gli ultimi soggetti
d’attualità.
Morino ha sempre voluto rappresentare tutte le regioni italiane, collaborando con persone originarie da un
punto all’altro del paese.
Quella che all’inizio era soltanto
una trasmissione dilettante, è diventata col tempo una referenza per
molti ascoltatori anche non italiani.
Dal 1986, “Italoscopie” è condotta
da Carmelo Mondello e Ivo Bonin
(nella foto). Non mancano mai le
occasioni d’intervistare famosi artisti
della scena italiana ed internazionale, o di seguire i numerosi concerti
che si svolgono nella capitale
francese. La trasmissione si rivolge
a tutti: italiani o semplicemente
innamorati del Paese Italia.
Informazioni: Italoscopie, Radio
Vexin, Val de Seine 96.2 FM.
www.radiovexin.com
Parigi
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GINEVRA
Alberto Colella:
nuovo Console di Ginevra
Martini: l’aperitivo
per eccellenza
56
Alessandra Vicedomini
e la sua moda
Campagna Abbonamenti 2009 al mensile “Il Foglio Italiano”
sul sito web: www.foglioitaliano.com
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Segue
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í
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L’intervista
Incontro con il nuovo
Console Alberto Colella
58
I
l nuovo Console Alberto Colella, arriva dal Brasile con la sua
numerosa famiglia composta dalla
moglie Maria Rosaria, e cinque
bambini di età compresa tra i 5 e
13 anni: Maria Laura, Vincenzo,
Simone, Davide e Benedetta.
In carriera da vent’anni, è senz’altro
il più giovane Console Generale
d’Italia approdato sulle sponde del
lago Lemano: simpatico, entusiasta
e pieno di progetti per la sua nuova
missione, tiene a sottolineare che
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la sua priorità assoluta è la famiglia
vista la numerosa prole diremo chè
palese. Alberto e Maria Rosaria sono
ambedue di origine napoletana ma
si può dire che la loro è una famiglia
“internazionale”, avendo vissuto a
Roma, New York, Belo Horizonte,
Brasilia, e adesso Ginevra. Infatti,
dice Alberto Colella che a casa parlano “la loro lingua”, un misto tra
italiano, portoghese, inglese, come
capita alle famiglie che viaggiano
nel mondo assimilando la cultura
universale. Ma i bambini ha voluto
iscriverli a scuole di lingua francese
in modo che si possano integrare
nella vita ginevrina. Sono arrivati
solo lo scorso settembre, ma anche
lui si sente già a “casa” e proprio
all fine del nostro incontro scappa a
prepararsi per partecipare alla corsa
dell’Escalade, una manifestazione in
onore di una importante data storica
alla quale i ginevrini partecipano in
grande massa. Il nostro Console è
uno sportivo e ama la competizione,
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Di Susanna Gorga
[email protected]
A destra,
Alberto
Colella,
Console
Generale
d’Italia
e famiglia.
tra gli sport preferisce la corsa ed
il nuoto, due attività perfette per la
nostra città, bagnata dal lago e piena
di parchi.
Colella ci racconta con entusiasmo
che Ginevra è una città fantastica
ed ha avuto subito un’ impressione molto positiva, anche se il suo
cuore e quello della sua famiglia
rimangono molto legati all’esperienza brasiliana. Ginevra tra l’altro,
gli ricorda molto New York, anche
se più piccola e ne apprezza la
sua internazionalità ed il fatto che
raccoglie persone di nazionalità
e gruppi etnici del tutto diversi.
Una delle caratteristiche che lo ha
maggiormente colpito sono proprio
i concittadini italiani (circa 45,000)
tutti perfettamente integrati nella
società, nella cultura e nell’economia del Paese; una comunità stimata
dalle istituzioni e dalla popolazione
del Cantone. Apprezza molto il fatto
che gli italiani costituiscono una
componente importante dell’identità
culturale del Cantone. Ha trovato la
comunità italiana vivace, propositiva
ed attiva, con riconosciute capacità
imprenditoriali ed economiche, oltre
che saldamente ancorata alle tradizioni ed alla cultura italiana, come
testimoniato dalla vita associativa
degli italiani che qui risiedono.
Al suo arrivo, ha voluto dedicarsi
subito a fare “networking”, conoscere e farsi conoscere. Incontrare non
solo gli italiani, ma anche i rappresentanti delle isitituzioni ginevrine,
gli esponenti dell’élite economica,
culturale, politica, universitaria del
Cantone, tra cui numerosi di origine
italiana, e naturalmente gli amici e
ospiti svizzeri che lo hanno accolto
gradevolmente. La sua speranza è
che il Consolato possa divenire un
protagonista effettivo della vita di
Ginevra. Il suo obiettivo principale
è rilanciare l’immagine dell’Italia a
tutti i livelli, ed in particolar modo
di valorizzare l’immagine del Consolato. Negli ultimi tempi, racconta
con soddisfazione, vi è stato un
sensibile miglioramento in termini
GINEVRA
Di Susanna Gorga
[email protected]
foto di Tony Campanelli
59
di efficienza e qualità dei servizi,
ma si ripromette di rendere i servizi
consolari ancora più “performant”,
anche attraverso l’utilizzo delle tecnologie informatiche ed un’attenta
revisione delle procedure utilizzate
per fornire migliori servizi, più
rapidi. Sta già faccendo aggiornare il
sito del Consolato, arricchendolo di
contenuti e rendendolo “user-friendly”, perché secondo lui é il biglietto
da visita dei nostri tempi, facendoci
notare con piacere che sono ben
6,000 visite al sito ogni giorno.
La sua intenzione è di avvicinare
il Consolato Generale al cittadino,
rafforzzandone il senso d’identità italiana e di appartenenza alla
comunità. “Cercheremo di fare
del Consolato la ‘casa’ di tutti
gli italiani, una casa aperta a
coloro i quali abbiano bisogno
di assistenza. Allo stesso modo
occorrerà mantenere l’eccellente
livello dei rapporti tra la comunità, le sue istituzioni pubbliche,
la città ed il Cantone di Ginevra”.
Tanti sono i progetti culturali ed
economici per questo 2009. Partecipare alla vita economica della città,
essendo presenti a manifestazioni
italo-svizzere, l’organizzazione di
eventi culturali di alto rilievo, come
concerti di musica classica ed opere,
con famosi esponenti della musica
italiana, la partecipazione alla Fiera
del Libro di Ginevra, invitando
scrittori di punta italiani, seminari
e conferenze di letteratura italiana
con l’Università di Ginevra, un ciclo
di proiezione di film italiani recenti,
e naturalmente, le celebrazioni di
date importanti quali il 25 aprile, il
2 giugno, il 4 novembre. In conclusione, il suo motto sarà quello di
agire come “sistema italico” valorizzare la nostra cultura e presentare
la più bella immagine dell’Italia.
Un caloroso benvenuto dunque al
Console Colella ed alla sua splendida famiglia, mentre aspettiamo con
piacere di testimoniare su queste
e tante altre attività italiane che si
succederanno.
Ginevra
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A sinistra,
un Martini
sul libro di
Ian Fleming.
60
Martini Nights
al Richemond
M
artini Cocktail, quanti ricordi
si possono rievocare semplicemente pronunciando il nome di
questo intrammontabile drink dgli
anni ’20: dalla Dolce Vita romana,
all’Harry’s Bar di Venezia, e poi
cinema, attori, letteratura, arte, lifestyle... James Bond e più di recente
il Martini Club del Grand Hotel di
Roma, e sicuramente tanti altri momenti di vita e di storia. Non a caso
FoglioEuropeo 119 DEF.indd 60
é conosciuto per essere “il primo,
l’ultimo, il solo vero cocktail”.
Una delle tante storie sulla nascita
di questa storica bevanda, racconta
che ad inventarlo nel secolo scorso
fu il Barman italiano Luigi Martini
che, dall’Hotel Savoia di Genova
salpò al seguito di ricchi clienti
americani per approdare all’Hotel
Knickerbrocker di New York. E a
noi piace senz’altro questa versione
di storia! Il Martini si afferma tra
gli anni ‘20 e le euforie del secondo
dopoguerra e fece storia nel suo periodo storico, splendido, negli anni
sessanta qundo impazzava il grande
jazz e i ritmi latino-americani
danzati fino all’alba. Da allora, inizia
ad essere sempre più presente nella
cultura americana e ne diventa un
emblema. Personaggi storici lo citano, ne parlano, lo gustano, diventa
parte della life style di personaggi
quali Winston Churchill, Tyron
Powell, David Niven, Rita Hayworth,
Humphrey Bogart, Sean Connery,
Hernest Hemingway e Ian Fleming,
per citarne solo alcuni. Diventa protagonista nei film, nei dipinti, nella
letteratura, e nella vita quotidiana
dell’ élite. A chi lo apprezza, veniva
attribuita un aurea speciale e si distaccava dagli altri. È con l’impronta
di questi personaggi che nasce una
nuova razza - i “Martiniani”, di cui
esiste una precisa descrizione:
“Il Martiniano lo si riconosce subito.
Da come cammina e fa il suo ingresso al bar, e mai in un bar qualunque
o dalle anonime atmosfere.
Anche le scarpe che calza sono
sobriamente adeguate e soprattutto
comode, come del resto la giacca.
Veste i colori della natura, con
camicie mai inamidate. La cravatta
appare, ma non troppo. Quando
parla, ti guarda sempre negli occhi...
Un uomo di classe dunque, ma non
effimero o fatuo; un uomo vero.
Quando presagisce che il barman
non sia all’altezza del suo esigente
stile di bere, non azzarda il proprio
e l’altrui imbarazzo, ma preferisce
chiedere elegantemente un bicchier
d’acqua, sempre molto fredda, ben
s’intenda. Il Martiniano conosce il
segreto di sorridere e di far sorridere, senza ricorrere all’ultima barzelletta, alla maldicenza o all’adulazione... E la sua compagna? Appartiene
alla schiera non affollatissima di
signore che sanno sedurre con
eleganza e non essere decorative.
Se così non fosse, lui non l’avrebbe
scelta”.
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Sotto,
da sinistra,
Leonardo
Temperini,
Direttore F&B
dell’Hôtel
Richemond,
Dominique
Buzin,
barman e
David Buzin,
Responsabile
de Le Bar del
Richemond.
Sotto,
William
Powell &
Maureen
O’Sullivan,
(foto Martini).
a tema. La serata di apertura, essendo in concomitanza con il lancio
del film “Sex in the City, è stata
intitolata, per l’appunto, Martini &
Sex in the City. Altre serate a tema
seguiranno per far scoprire il Martini Cocktail con tutte le sue declinazioni ai ginevrini Doc.
Intanto, il concetto si è esteso alle
apprezzate serate Martini & Ladies’Night, dedicate alle signore
per le quali i Barmen di Le Bar del
Un vero patito del Martini cocktail e
dei Martiniani è Leonardo Temperini, Food & Beverage Director
dell’Hotel Richemond a Ginevra,
che iniziò la sua carriera alberghiera
proprio come Barman, prima allo
Hyatt Park Hotel di Londra (della
catena Rocco Forte) per poi passare
al Grand Hotel di Roma, con Mauro
Lotti, altro Barman storico italiano dal quale ha ereditato questa
passione. Il «Martini Club» fù una
grande tradizione del Grand Hotel
di Roma, il quale, anche grazie a
questo concetto, diventò per lungo
tempo luogo d’incontro di personaggi importanti della vita politica,
economica e culturale della città
romana e del gotha internazionale.
Nel 2000, Temperini viene chiamato
all’Hôtel de Russie di Roma, della
Roccofortecollection, come chief
Barman e lancia il nuovo bar con i
frequentatissimi “Martini Nights” di
ogni mercoledì sera. Eccelso luogo
d’ incontro dei martiniani che creano intorno a questo concetto, serate
speciali quali Martini & Art, Martini
& Cinema, Martini & Sigari, e tutto
ciò per far riscoprire la presenza di
questo Cocktail “unico” e insostituibile per alcuni aspetti della vita.
Nel 2007 viene trasferito nel nuovo
Hotel Roccoforte Collection: il
Richemond di Ginevra, come Food
& Beverage Director ed anche qui
non ha potuto resistere all’idea di
rilanciare le magiche Martini Nights
GINEVRA
Di Susanna Gorga
[email protected]
foto di Tony Campanelli
Bar del Richemond di dirci quali
sono i Martini Cocktail più bevuti e
ci hanno confermato che il classico - vermuth e gin in parti uguali,
ghiacciati e con un’oliva, rimane
il numero uno. D’altronde non si
potevano avere dubbi, ma sono
richiesti anche il “Balsamic Affair”,
un invenzione del Richemond, il
“Key Lime Martini” ed il “Cappuccino Martini” per il dopo cena. Fra
l’altro, giusto per stuzzicare ancora
61
Richemond hanno creato miscele
di Martini Cocktail più fruttati e
leggeri, per avvicinare la clientela
femminile al mito dell’aperitivo che
è anche un ottimo modo di socializzare oltre a creare un’opportunità di
business networking.
Abbiamo chiesto ai 4 Barmen di Le
di più la curiosità, vi raccontiamo che tra le novità di Le Bar, ci
sono delle deliziose invenzioni di
“Martini pour le dessert”, a base di
cioccolato, vaniglia, caffé, amaretto
e polvere d’oro, specialmente creati
per le sofisticate ed affascinanti
signore “martiniane”.
Ginevra
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Brevi da...
Onore a Walter Scandale
62
Il Console Alberto Colella ha onorato il fisico italiano, Walter Scandale,
con la Medaglia di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica
Italiana in occasione di una serata
organizzata dalla Société Genevoise
d’Etudes Italiennes durante la quale
il Professor Scandale è stato invitato
a dare una conferenza dal titolo
“Energia: siamo veramente così
vicini all’abisso?”
Walter Scandale, laureatosi alla
Sapienza di Roma in fisica, lavora
nei primi anni della sua carriera in
Italia, facendo ricerca con l’accelleratore di particelle Adone, una
macchina rivoluzionaria all’epoca.
Nel 1973, è uno dei tre fisici italiani
chiamati al CERN per realizzare il
progetto SPS, il super accelleratore
di particelle che consacrerà all’Europa la leadership nella ricerca
fondamentale.
Negli anni ottanta si dedica con
vigore alla straordinaria avventura
della scoperta della luce pesante
che consacrerà al CERN il ruolo di
motore scientifico universale, ed a
Carlo Rubbia, il Nobel per la fisica
nel 1984. Poco dopo, sarà prescelto a far parte del ristretto gruppo
di ricercatori eccelsi che hanno
lavorato sul progetto “Large Hadron
Collider” (LHC), inaugurato nel
settembre scorso alle porte di Ginevra di cui si è parlato sulla stampa
internazionale. Il nuovo acceleratore dovrà fornire prestazioni senza
precedenti e permetterà alla scienza
Europea di rispondere alle domande
ancora aperte sull’origine del cosmo
e sul comportamento della materia
nucleare. Uomo di grande talento e
determinazione, durante la sua carriera, intraprende ricerche in numerosi settori della fisica e della tecnologia degli acceleratori di particelle,
insegna nelle Università di Padova e
di Bologna (due dei più prestigiosi
centri di ricerca in Italia), è autore
di oltre 300 pubblicazioni ed articoli
in riviste scientifiche internazionali
e partecipa come conferenziere a
numerose occasioni scientifiche.
Scandale è anche un inventore,
avendo sviluppato il detettore di
segnali elettromagnetici Schottky,
utilizzato da Rubbia durante le sue
sperimentazioni nel 1982 ed avendo
depositato il brevetto per un termometro criogenico basato sulle fibre
ottiche per misurare le bassissime
temperature.
Attualmente dirige un esperimento internazionale con 65 fisici
destinato a studiare l’interazione
delle particelle di alta energia con i
cristalli di silicio. Da questa ricerca
nascerà una nuova tecnologia che
controllerà fasci intensi di particelle
come quelli utilizzati all’interno
del LHC, che potrebbe più tardi
essere estesa al controllo di fasci in
acceleratori per la cura del cancro.
Da cinque anni Scandale è stato
prescelto dalla direzione del CERN
per coordinare l’integrazione sociale
degli scienziati italiani dell’organizzazione (attualmente 500). Inoltre
è stato consulente scientifico per
la Missione Permanente d’Italia a
Ginevra presso la Conferenza per il
Il Cinema di Demetrio Casile
Il GEI, Gruppo Esponenti Italiani all’Estero ha invitato a
Ginevra Demetrio Casile, regista, sceneggiatore, pittore,
inventore, vincitore di un Leone d’Oro a Venezia per la
sceneggiatura del film “Un Ragazzo di Calabria” (diretto
da Comencini). Numerosi i partecipanti alla serata dove
Casile ha raccontato della sua grande passione per il cinema ed ha trasportato il pubblico all’interno del cinema
italiano, parlando delle difficoltà dei nuovi autori e dei
nuovi talenti, illustrando il tutto attraverso il suo progetto
originale per il cinema italiano. In questo momento sta
ultimando il film “Con Rabbia e con Sapore”, scritto e
diretto da lui stesso, ambientato nella sua terra di Calabria. Nel produrlo, uscendo dai soliti schemi, ha voluto
coinvolgere piccoli e grandi imprenditori calabresi nonché gente comune disponibile ad investire nel film con
l’intento di creare una cinecittà reggina, con la speranza
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Il Console Generale d’Italia, Alberto Colella con il Prof. Walter Scandale.
Disarmo e per numerosi altri progetti tecnico-scientifici internazionali. La sua partecipazione a ricerche
e collaborazioni con laboratori
europei, americani, russi e cinesi,
hanno fortemente contribuito a far
conoscere il know-how dei partners
italiani nel settore ed a mettere in
evidenza l’eccellenza del loro lavoro.
Per tutte queste ragioni Colella, a
nome dello Stato italiano, ha reso
omaggio a Walter Scandale ed alla
sua infaticabile passione che ha
guidato e continua a guidare la sua
carriera e la sua vita.
L’onoreficienza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica
italiana è la più importante degli
Ordini di Cavalleria nazionali ed ha
lo scopo di di ricompensare un servizio meritorio verso la nazione, nel
settore delle scienze, della letteratura, delle arti, dell’economia, e nel
compimento di attività filantropiche,
umanitarie e sociali, o nello svolgimento esemplare di un incarico
pubblico. L’attribuzione di questo titolo onorifico è regolamentato dallo
statuto dell’Ordine ed approvato da
decreto presidenziale.
di creare la nuova industria cinematografica calabrese
unica in tutto il Mezzogiorno. Sulla scia di “Un Ragazzo
di Calabria”, interpretato da Gian Maria Volontè e Diego
Abatantuomo, ha percorso strade e scuole della Calabria
per trovare i tre giovani protagonisti che interpretano la
storia di un gruppo di adolescenti nella reggio degli anni
’60 che vogliono realizzare il loro sogno nonostante l’ostilità dell’ambiente dove vivono e della loro povertà. E con
le loro forze raggiungono il successo. Dopo aver lavorato
con maestri come Antonioni, Bolognini, Comencini e
Squittieri e con attori come Dustin Hoffmann, adesso torna con un progetto dedicato alla sua terra per girare “La
Rabbia ed il Sapere”, perché queste, secondo lui, sono le
chiavi per riuscire nella vita. “Per tutti i giovani meridionali - dice - la strada sembra essere difficile ed
irta di ostacoli, ma la tenacia, accompagnata da una
buona preparazione culturale può fare la differenza”.
www.casile.it
30-12-2008 16:52:59
A cura di Susanna Gorga
[email protected]
Alessandra Vicedomini respira la
moda dalla sua più tenera età - papà
proprietario di un’industria manifatturiera di moda, mamma modella, e
lei che sgambettava affascinata tra
preziosi tessuti giocando tra sarte,
patrons, modelle, sete, broccati, e
lamés. Cresce a Milano, culla della
moda mondiale e già a 14 anni
inizia la carriera di mannequin internazionale con Anna Molinari per
Blumarine, Dolce & Gabbana, Fendi
e Jean Paul Gaultier. È un susseguirsi di viaggi intorno al mondo per
shooting fotografici e sfilate, in compagnia di Naomi Campell, Christie
Turlington e tante altre star della
passerella, poi incontra il genovese
Amedeo Serra a Londra, scocca la
scintilla, è grande amore, matrimonio e due bellissimi bimbi, Niccolò e
Filippo. Nel 2002 si trasferiscono a
Ginevra, e qui nasce l’idea di creare
Vicedomini Cashmere, una collezio-
ne di prêt-à-porter di lusso intorno
a questa pregiatissima lana. Il suo
sogno diventa realtà nel realizzare
tutto ciò che l’aveva affascinata da
piccola, quando vedeva nascere
un’intera collezione da una semplice
bozza o disegno. Perché proprio il
cashmere, chiediamo? E lei racconta
che questo particolare tessuto sembrava un “challenge” perché anche
nelle collezioni delle grandi case
di moda i capi in cashmere erano
austeri, classici, poco “femminili”.
Quindi Alessandra decide di reinventare il cashmere ed il modo di
portarlo e lo abbellisce con cristalli
Swaroski, pietre semipreziose,
pellicce, pelle, sete, pizzi, ricami,
frangie, appliques e tessuti dei più
grandi couturiers, dandogli nuove
forme per accompagnare e mettere
in risalto il corpo e le curve femminili rendendo sexy e glamour un
capo casual-sportivo. Il suo chal-
lenge maggiore é di farlo diventare
un capo richiesto anche per la sera,
abbinandolo con jeans o una gonna
in raso ed abbellendolo ulteriormente con una delle sue cinture in
pitone e immancabili tacchi a spillo.
Quindi dopo le prime collezioni di
cashmere per tutte le ore e tutte
le occasioni, con il comune denominatore di femminilità, eleganza
e sofisticazione, nasce la sua linea
di accessori - cinture, borsette,
pochettes bracciali, spille e collane,
ed in seguito, una linea sport-chic
con glamour per il tennis, l’equitazione ed il golf, in partenariato con
lo Stoke Park Club (Golf & SPA) in
Inghilterra, una linea che diventa
anche week-end casual wear ma
sempre con quel tocco speciale che
la distingue, in risposta alla donna
che ama sentirsi confortevole ma
altrettanto sexy. Ma la vulcanica
Alessandra, per questo 2009 ha già
inventato altro ed ha lanciato con
successo la sua nuovissima linea di
cruise bikinis che ha presentato alla
stampa qualche giorno fa. Quindi
in inverno, come in estate, non ci
sarà che da scegliere! Alessandra
organizza nell’anno vendite su invito
a Ginevra, Londra, Parigi, Madrid,
Roma, Gstaad, St Moritz e nel suo
show room in Via della Spiga a Milano. Ma le sue creazioni si trovano
anche al Hotel Palace di Gstaad in
modo permanente.
Comunque, per ulteriori informazioni visitate il sito: www.vicedominicashmere.com. Infine un progetto
umanitario “Women for Cancer by
Vicedomini”, che Alessandra ha lanciato nel 2008 creando un calendario con sette amiche, belle come lei,
fotografate da un famoso fotografo
di moda milanese, per raccogliere
fondi per la ricerca sul cancro, in
particolare per le forme che affliggono i bambini, in riconoscenza alle
sue amiche che hanno purtroppo
dovuto lottare contro questa terribile
malattia.
Il progetto è stato reso possibile
dalla sponsorizzazione della Vicedomini Cashmere, il sostegno di
altri partners corporate e grazie ai
tanti amici che l’hanno apprezzato
comprando il calendario. Per il 2010
è previsto il secondo calendario che
sarà pronto a partire dal prossimo
agosto.
Per apportare la vostra solidarietà al
progetto scrivete a: womenforcancer
@vicedominicashmere.com
63
Ginevra
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Brevi da...
A cura di Susanna Gorga
[email protected]
“Nicolina”, dall’Italia con Amore
“Buon sangue non mente”, anche
se li separano poco più di mezzo
secolo, specialmente se nel sangue
scorre la creatività che si trasmette
da nonno a nipote, nel concepire
scarpe femminili ed eleganti. Jeremy
Angelis, greco e Niki, sua moglie,
italiana di Benevento sono nati in
Niki e Jeremy Angelis (foto: Bianca Fulconis).
Australia e dopo una prima parte
di vita laggiù dove hanno lavorato
nella pubblicità e nel fashion design,
decidono di emigrare nel vecchio
continente, approdando prima a
Parigi, poi a Ginevra dove creano il
brand “Nicolina”, la scarpa di lusso
a edizione limitata, naturalmente,
made in Italy. “Nicolina” è una
scarpa artigianale intesa per vestire
il piede della donne con eleganza
e sensualità, non tralasciando il
confort. Jeremy tiene a precisare
che le scarpe non vogliono essere
solo trendy, da portare durante una
stagione, alla “usa e getta”, ma un
64
accessorio per la vita molto più duraturo che possa prendere un posto
tra i capi “basic” della donna che
le ha scelte: lo scopo é creare un
modello “vintage” dalla nascita.
Ma soprattutto, è una scarpa della
quale bisogna “innamorarsi”.
Deve nascere subito un legame tra
cliente e scarpa, la donna che la
indossa si deve sentire bella, unica,
desiderata, perché “Nicolina” è
concepita con profondo amore e
passione per la donna.
Jeremy deve la sua ispirazione alla
moglie Niki (abbreviazione di Nicolina) che crea per una donna esigente, sensuale, che cerca l’accessorio
di lusso, speciale. La scelta delle
materie, della pelle, degli addobbi in
pelliccia, strass e tessuti è minuziosa
quanto la ricerca nel design artistico
e tecnico della scarpa stessa, e sono
naturalmente italiani, come lo sono
gli artigiani che eseguono i modelli
delle scarpe, sparsi nelle Marche, in
Toscana ed in Veneto. Ogni scarpa
è fatta fare dall’artigiano specializzato in quel tipo di modello e la
collezione è supervisionata. Anche
il metodo di vendita è esclusivo, sia
che ci si rechi nel loro atelier-showroom di Crissier, vicino Losanna,
oppure che si partecipi alle vendite
esclusive per “business women”
in varie città del mondo: Ginevra,
Monaco, Dusseldorf, Milano, Mosca,
etc..., con la formula “Shoes &
Champagne”, dove tra una prova
l’altra si amplia il proprio network.
Il brand “Nicolina” è già presente
in Giappone e si sta espandendo in
Europa, da est ad ovest, mentre a
Zurigo è l’italiano Roberto Quaglia, designer famoso, che le ha in
esclusiva nel suo atelier di Bahnhoff
Strasse, la strada commerciale più
chic della città. Insomma, scarpe
per la donna moderna ed attiva
che vuole distinguersi, calzando un
brand nascente la cui caratteristica è
la suola lilla con un piccolo Swaroski che scintilla con il deambulare
della dama che le indossa. Adesso
saprete riconoscerle, quindi, chi le
ama, le segua!
www.nicolinacouture.com
Tutti pazzi per i quattro zampe!
Le quattro zampe, da sempre, sono
i migliori amici dell’uomo, e chi ha
la fortuna di averne uno o più lo
confermerà di certo. L’amore ed il
rispetto per gli animali nel Cantone
di Ginevra è davvero molto vasto
e quasi tutti hanno almeno un
chihuaua o uno yorkie per la gioia
dei bambini. Di conseguenza, i servizi dedicati a loro sono numerosi,
dal toilletage in saloni specializzati
e a domicilio, ad esperti veterinari,
a spazi speciali nei parchi per cani
più grandi, alle bustine appese agli
alberi all’entrata dei giardini pubblici per le passeggiate igieniche dei
nostri beneamati, a fiere e saloni per
andare a scegliere un nuovo amico
tra tante razze e scoprire le ultime
novità in materia di alimentazione,
gioccattoli, lettini e tutto ciò che
completa l’universo canino perché,
in fin dei conti, anche la relazione
uomo-cane è evoluta per quanto
grandi o piccoli di taglia, fanno parte integrante della famiglia ed hanno un posto ben preciso nelle case.
Tra gli appassionati delle quattro
zampe, c’è l’italiana Roberta Patrizzi
che ha creato per loro uno spazio
Roberta Patrizzi e Antoinette Praz
con Charlie e Babbo Natale.
esclusivo, offrendo accessori di lusso
per cani “branchés” come i loro padroni. “Modecanine” è un negozio
incantato dove qualsiasi proprietario
di cani andrà in brodo di giuggiole e
le loro quattro zampe ne usciranno
ancora più belli e viziati. E per chi
non vuole andare fino al negozio,
può comprare attraverso internet:
www.modecanine.eu. Comunque,
tutto questo, per dire che Roberta,
è un incondizionale “pazza per gli
animali”, e a parte avere il negozio
e a lottare in seno ad un’associazione per la salvaguardia dei levrieri,
organizza tante attività dedicate
ai cani di tutte le taglie. Recentemente, al Salone Animalia (il più
grosso del settore che si tiene a
Ginevra in autunno, ha organizzato
per Halloween la sfilata di cani in
costume e per il Natale passato, un
incontro tra cani e padroni durante
il quale, a parte gustare meravigliosi
dolci e un profumato thé, a invitato Antoinette Praz, fotografa di
animali, la quale ha proposto delle
sedute fotografiche di quattro zampe
con Babbo Natale, sotto l’egidia di
Tany’s Badge e con le foto dei nostri
beneamati eseguiva badges: magneti
per il frigo, specchietti per borsetta
e quant’altr allo scopo di immortalare il “toutou” come lo chiamano in
francese.
E così nascerà il dog-networking
che va ad aggiungersi al business
networking, ski networking, women in career networking, partners
networking, bridge networking...
Forse questo è oggi l’unico modo
per incontrarsi visto che lo stress
non ti lascia più neanche il tempo di
fare conoscenza al di fuori da situazioni ben strutturate, ma solo se hai
un hobby o interresse comune.
Ginevra
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LONDRA
Al Double Club, il Congo
incontra l’occidente
Viaggio nei locali italiani
del quartiere di Soho
66
Vendite record
da Sotheby’s
Campagna Abbonamenti 2009 al mensile “Il Foglio Italiano”
sul sito web: www.foglioitaliano.com
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Segue
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Il Congo incontra
l’occidente
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A sinistra,
il bar
del locale
(Foto: Attilio
Maranzano
Courtesy of
Fondazione
Prada).
In basso,
il cortile
del bar
(Foto: Attilio
Maranzano
Courtesy of
Fondazione
Prada).
Un locale firmato
Carsten Holler e
Fondazione Prada
vano anche bellissime opere d’arte
occidentali (dipinti di Carla Accardi
e Olle Baertling, un bassorilievo
di Louise Nevelson, una mappa di
Alighiero Boetti e una stampa originale di Andy Warhol) e congolesi
(un dipinto do Mosengwo Kejwamfi,
in arte Moke the Painter, ‘Kinshasa’,
un dipinto di Cheri Samba, uno dei
più celebri artisti contemporanei
africani ed un costume di scena del
chitarrista Luambo Makiadi, in arte
Franco, maestro della rumba e tra i
più famosi musicisti del Congo e di
tutto il continente africano).
I
l primo locale a metà strada tra
installazione d’arte e bar/ristorante/nightclub, ha aperto i battenti
a fine novembre a Londra. The
Double Club, questo il suo nome, è
stato realizzato dall’artista tedesco
Carsten Holler - celebre in Gran
Bretagna per gli ‘scivoli’ giganti
creati alla Tate Modern di Londra in collaborazione con la Fondazione
Prada, grazie alla quale Holler aveva
organizzato anche, nel 2000 a Milano, la sua prima mostra personale
in Italia
Situate in una vecchia fabbrica
d’epoca vittoriana nella zona di
Islington, nel nord di Londra, le tre
sale del Double Club – un bar, un
ristorante e una discoteca – sono
state divise dall’artista in due parti,
una con musica, cibo, bevande
e estetica congolese, l’altra tutta
occidentale. L’idea non è di creare
un locale ‘fusion’, bensì tutto il contrario, ovvero evidenziare l’identità
doppia del locale, la coesistenza e
contemporanea contrapposizione
delle due culture.
Nel ristorante, piatti sia congolesi
che occidentali vengono serviti su
due tipi di tavoli e sedie: per le tavolate congolesi, c’è una semplice tovaglia rosa e sedie di plastica bianca,
mentre per le tavolate occidentali,
tavoli e sedie sono firmati da Kram
and Weisshaar. Nel ristorante si tro-
LONDRA
Di Carolina Stupino
[email protected]
Il ristorante del Double Club è
inoltre l’unico locale di Londra e,
probabilmente, del mondo, dove si
può scegliere tra un Liboke na mbisi
– un piatto di pesce avvolto e stufato
dentro delle foglie – tra uno stufato
di capra sempre in stile congolese, o
tra dei decisamente più occidentali
pernice o filetto di manzo, il tutto
cucinato e presentato con estro e
fantasia.
Nel cortile centrale si trova invece
il bar, diviso in due aree congolesi
e due occidentali. Per la parte occidentale Holler ha deciso di utiliz-
69
Londra
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Sopra,
il ristorante
(Foto: Attilio
Maranzano
Courtesy of
Fondazione
Prada).
zare un mosaico di azulejos - delle
piastrelle di ceramica tradizionali
portoghesi nelle quali predomina il
colore azzurro – raffigurante un disegno di una ‘città volante’ originalmente realizzato nel 1928 dall’artista russo Georgi Krutikow e un bar
in rame sormontato da un’insegna
in neon rosa. Nella sezione congolese si trova invece un semplice
bar con sedie in plastica colorate,
ombrelloni, un grande murales con
una pubblicità per la birra ed una
riproduzione gigante di un quadro
di Cheri Samba.
Nella discoteca infine, i DJ alternano musica congolese e occidentale e
una volta alla settimana si tengono
concerti di musicisti locali e internazionali.
“Progetti difficili e ambiziosi come
questi non sono una cosa nuova per
la Fondazione Prada”, ha dichiarato
Germano Celant, direttore artistico
della fondazione istituita nel 1993
da Miuccia Prada e Patrizio Bertelli.
“Fin da quando abbiamo incominciato la nostra attività 15 anni fa,
abbiamo sempre chiesto ai nostri
artisti quale era il ‘progetto impossibile’ che avevano in mente. Con
Carsten Holler avevamo già realizzato una stanza ‘sottosopra’, mentre
con Mark Quinn avevamo creato
un giardino di fiori ‘ghiacciati’ con
15 tonnellate di silicone. L’idea alla
base della fondazione è proprio
questa: dare vita a grandi progetti,
non a mostre in senso tradizionale,
bensì a qualcosa che vada oltre
alla distinzione tra arte e vita. Per
quanto riguarda questo progetto,
come storico dell’arte conosco il
contributo che il mondo dell’arte ha
avuto nella realizzazione dei locali,
basti pensare alla tradizione dei
cabaret, al Cabaret Voltaire, i locali
in un certo senso possono diventare
installazioni d’arte”.
Che arte ed intrattenimento sia
due aree che tendono a fondersi e
incontrarsi sempre più, è una tendenza via via più evidente. Sempre
a Londra, alla Somerset House,
una società di design ha appena
finito una mostra di due settimane
nell’ambito della quale vi erano una
discoteca ed un ristorante aperti
tutto il giorno. Alla Royal Academy
è in corso invece ‘GSK Contemporary’, una mostra che per tre giorni
alla settimana tiene aperto fino a
mezzanotte e nell’ambito della quale
è stato creato anche un ristorante
e bar con spettacoli di cabaret. “Le
gallerie d’arte e i musei stanno
diventando sempre più degli spazi
sociali, aprendosi ad un audience
più ampio. In futuro immagino che
questi incroci tra gallerie, hotel e ristoranti saranno sempre più comuni.
Stiamo vendendo molta più arte ai
festival di musica e nei locali notturni, la distinzione tra questi spazi
sta diventando sempre più confusa”,
ha detto al Times Andrew Brown
dell’Arts Council, l’ente britannico
per lo sviluppo delle arti.
Carolina Stupino
Londra
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RISTORANTE
Via Stazione, 118 • Crema (CR) • Tel. 0373 204708
www.ristoranteocanera.it • [email protected]
Chiuso sabato a pranzo e domenica tutto il giorno
è gradita la prenotazione
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Soho:
72
alla ricerca
dell’italianità perduta
C
’è un posto nel cuore di Soho
che tutti gli italiani conoscono.
Nato nel lontano 1949, anche in
anni più recenti c’è chi se lo ricorda
per avervi trascorso i festeggiamenti
per la vittoria dei mondiali di calcio
del 2006 o chi si è trovato a passarci
una domenica mattina a fare due
chiacchiere da bar e a bere un vero
espresso delle nostre parti: certamente nell’ormai storico Bar Italia
la clientela italiana non manca.
E se i panettoni della Bauli, i cornetti alla marmellata, la maglietta
della nazionale appesa tra le foto
in bianco e nero e la possibilità di
pagare in euro sembrano ricreare un
po di feeling italiano, è con grande
sorpresa che il caffè viene servito
da un ragazzo albanese, il quale,
tra l’altro, si rivolge in un perfetto
italiano.
Quando chiediamo di parlare con
il proprietario ci viene presentata
un inglese doc, ossia la manager
Veronika la quale, per ovvi motivi,
non può rispondere alla domanda
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che più ci preme: sapere che fine ha
fatto il personale italiano? Peccato,
dobbiamo accontentarci di scattare
qualche foto.
Poco più avanti, un’altra ci viene
quasi sbattuta in faccia, quando
chiediamo il permesso di fare
qualche domanda sulla comunità
italiana di Soho. “Siamo molto busy
ora, non abbiamo tempo!” dice
un signore dall’accento emiliano,
accompagnandoci verso l’uscita del
suo ristorante. Sorridiamo per il
simpatico mix linguistico, ma con
un po di amarezza constatiamo che
l’anziano emiliano è più che altro
preoccupato perché il ristorante non
è busy proprio per niente, anzi. Siamo all’ora di pranzo ed è totalmente
vuoto.
Proseguendo la passeggiata per
Soho, a metà di Frith Street, sul
pavimento davanti al portone
d’ingresso di un locale, colpisce la
scritta ormai consumata dagli anni
“Ristorante Isola Bella”, composta
da mattonelle verdi-bianche-rosse.
Ma alzando lo sguardo, constatiamo
che il ristorante è stato soppiantato
da una specie di gourmet–fast food
che pare serva hamburger di alta
qualità. Il manager del nuovo locale,
che lavora da circa cinque anni, non
ha la più pallida idea di quando
abbia cessato di esistere il ristorante
italiano; pare non si sia mai nemmeno domandato cosa ci stia a fare
quella scritta che, come una sorta
di reliquia, lo accoglie tutti i giorni
all’ingresso del locale. E in compenso il ristorante italiano è scomparso
e nessuno sa bene né il come, né
tanto meno il perché.
Quando stiamo per darci sconfitti
nella ricerca dell’autentica italianità
a Soho, ci imbattiamo in un piccolo
ristorante in Old Compton Street,
dove un simpatico ragazzo modenese, gestore dell’attività dal 1996, ci
offre un caffè e un bicchier d’acqua,
così da farci sentire immediatamente “a casa”.
Racconta un pò della sua vita, di
quando lavorò alle olimpiadi di
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LONDRA
A cura di Isabella Rossi
[email protected]
di altre nazionalità.”
“E la crisi invece?” chiediamo
cercando di capire se anche loro ne
sono stati colpiti.
“La crisi ovviamente ha portato
il cliente ad uscire di casa molto
meno, però secondo me a rimet-
Nagano del 1998 e la Compagnoni vinse l’oro e l’argento nello sci;
parla di un suo viaggio a Cuba e
inizia a chiacchierare di donne: per
lui le londinesi sono bellissime,
ma a conti fatti le italiane restano
insuperabili.
È forse questo l’italiano che oggi
troviamo a Soho, giovane, viaggiatore, in cerca di avventure ed esperienze. La vecchia generazione di
immigrati spinti a lasciare la Patria
soprattutto per necessità primarie
sembra essere stata soppiantata,
almeno in questa zona, da questi
giovani avventurieri che - come
racconta Johnatan, il giovane manager - hanno il tricolore appeso alla
finestra, ma allo stesso tempo vogliono vivere appieno nuove realtà
cosmopolite.
“Soho continua ad essere pienissima di italiani, ma forse
comincia a venire meno l’idea
dell’attività familiare al cento per
cento italiana; il titolare del locale
per esempio è siciliano, ma si è
sposato con una donna inglese
e il ristorante praticamente lo
lascia condurre a me”, racconta il
giovane modenese.
Quando chiediamo di che nazionalità sia il personale risponde:
“É sempre più difficile assumere personale nostrano. I ragazzi
italiani a Londra che lavorano
nell’ambiente della ristorazione si
sono fatti una cattiva reputazione,
pare siano estremamente inaffidabili e soprattutto che il consumo di droghe sia all’ordine del
giorno. Così i titolari delle attività
preferiscono assumere personale
suo piano di battaglia e nonostante
in quest’anno ci siano state molte meno prenotazioni per le feste
natalizie di aziende o uffici, nei mesi
di settembre, ottobre e novembre
scorsi, il suo ristorante ha addirittura registrato un incremento degli
73
terci sono soprattutto le nuove
attività o quelle che hanno un pò
sacrificato il rapporto proprio
con il cliente. La gente piuttosto
che sperimentare nuovi posti,
preferisce tornare dove sa che si è
trova bene...insomma vuole andare a colpo sicuro!” dice fiducioso
Johnatan.
Sta dunque nel rapporto con il
cliente l’antidoto contro la crisi?
domandiamo ancora.
“In un certo senso sì - risponde
-, la mia strategia è di offrire la
tipica ristorazione all’italiana,
che qui non si conosce; parlo di
prendersi cura del cliente nel
vero senso della parola, trattarlo
con affetto e riguardo, promettendogli implicitamente che la
stessa attenzione gli sarà prestata
anche alla prossima visita e in
tutte quelle a venire.”
É piacevole sentir parlare con tanto
ottimismo, anche se il giovane manager resta della convinzione che la
vera crisi deve ancora arrivare e che
questo 2009 sarà un anno durissimo; ma lui sembra aver trovato il
incassi. Tutto sommato, quindi un
bilancio positivo.
Lasciando Soho ci affacciamo solo
per un attimo nel negozio di un barbiere, attratti dalle bellissime foto
in bianco e nero appese alle pareti:
scene di vita italiana dell’era in cui
ancora non si compravano lamette e
rasoi nei supermercati.
Ma ahimè, il barbiere non è un
italiano chiacchierone di mezza età,
ma un giovane brasiliano.
Gli italiani non sono scomparsi da
Soho, se non altro perché un po’
la storia del quartiere londinese
l’hanno fatta anche loro e perché
qualcuno ancora continua a resistere e a mandare avanti lo stesso tipo
di attività che poteva avere successo
quasi cento anni fa.
Ma se a Soho, nella vecchia “Little
Italy”, è diventato un po più duro
trovare l’italiano doc, in una Londra
in cui il numero dei nostri concittadini sembra crescere giorno per
giorno, diventa sempre più difficile identificare chi sia davvero il
prototipo dell’italiano che vive nella
metropoli inglese.
Londra
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Brevi da...
A cura Di
di Carolina Stupino
[email protected]
Record da Sotheby’s
per capolavoro Risorgimento
Record per Francesco Hayez da
Sotheby’s a Londra. Una delle
quattro versioni del “Bacio”, una
delle opere più celebri dell’artista
italiano dell’800 è stata venduta
dalla casa d’aste per 958.000 euro,
stabilendo un nuovo primato per
il pittore. L’acquirente è un collezionista privato europeo che se l’è
aggiudicato dopo una sfida con altri
7 collezionisti.
Il Bacio, realizzato nel 1861, è considerato un’icona del Risorgimento
Italiano. Oltre alla versione venduta
oggi da Sotheby’s, Hayez fece altre
3 tele, di cui una - la prima, datata
1859 - è oggi conservata a Milano
nella Pinacoteca di Brera.
Il Bacio venduto a Londra, proprio
perchè dipinto nel 1861 - anno
dell’unificazione d’Italia - riprende
il tricolore negli abiti della coppia,
mentre nella versione di Brera prevaleva l’azzurro.
Il dipinto battuto da Sotheby’s fu
commissionato dalla famiglia Mylius
- banchieri tedeschi trasferitisi da
Francoforte a Milano nel 1792 - ed
era rimasto fino ad ora in una collezione privata tedesca.
Sfide dure per il turismo italiano,
l’Italia al World Travel Market di Londra
74
La sfida del turismo per il prossimo
anno si presenta molto impegnativa ma l’Italia ce la metterà tutta.
Lo ha assicurato Matteo Marzotto,
presidente dell’Enit-Agenzia, inaugurando il 10 novembre il Padiglione Italia di 1800 m2 al World
Travel Market (Wtm)
di Londra, il più
importante appuntamento europeo del
settore turistico.
Al salone, giunto
alla 30ª edizione,
erano presenti 16 regioni e due province
autonome riunite sotto l’unico
brand Italia, 54 imprese aderenti al
Club Italia e circa 1500 operatori
italiani accreditati. “Le sfide per il
2009, ha spiegato Marzotto, sono
molteplici: la situazione economica
in critica, la pressione sui tassi di
cambio e la Pasqua molto avanzata.
“Dovremo guadagnarci una grande
fetta di una piccola torta, e poichè
promuovere il Paese con poche
risorse è difficile, cercheremo di
migliorare in termini di velocità
e flessibilità, rimanendo aperti ai
suggerimenti ed operando auspicabilmente a stretto contatto con
le Regioni”. Un segnale positivo
sull’immagine del nostro Paese è
emerso tuttavia proprio nel corso
del salone: secondo Country Brand
Index 2008, lo studio sull’immagine di oltre 40 Paesi nel mondo,
condotto da FutureBrand e Weber
Shandwick e presentato al Wtm,
l’Italia è al quarto posto nella top
ten. La ricerca si pone l’obiettivo
di analizzare la capacità di creare
ed attrarre flussi turistici dei diversi
Paesi del mondo ed identifica i
trend emergenti nel settore che
produce attività per
5,9 trilioni di dollari
e crea oltre 238
milioni di posti di
lavoro nel mondo. “Il trend è di
buon auspicio e ci
incoraggia nel lavoro
che stiamo facendo,
anche se sarebbe un errore pensare che il nostro prodotto turistico
culturale non teme concorrenza”,
ha commentato Marzotto.
Il Wtm, che dura quattro giorni,
l’anno scorso è stato visitato da
48.111 professionisti del settore turistico e seguito da 2.833 giornalisti
di tutto il mondo. “Gli operatori del
mercato britannico considerano la
qualità una caratteristiche indispensabili della vacanza. Un giusto
rapporto qualità-prezzo - ha detto
il direttore generale dell’Enit-Agenzia Eugenio Magnani nel briefing
del dirigente dell’Enit-Agenzia nel
Regno Unito, Valerio Scoyni, per
i partecipanti italiani - sarà il mix
vincente che permetterà al nostro
Paese di riprendere slancio. Le previsioni per il 2009 sono comunque
caute e ci aspettiamo un consolidamento delle prenotazioni”.
Studio GB,
in Italia internet
è donna
Addio stereotipo delle donne imbranate al computer: secondo un
nuovo studio della Ofcom, l’authority britannica delle comunicazioni,
in Italia il 56% degli internauti
che si connettono abitualmente a
internet sono donne, contro soltanto
il 44% degli uomini. Un divario,
quello individuato in Italia dalla
Ofcom - che ogni anno pubblica un
rapporto sulle tendenze internazionali nelle telecomunicazioni - che
non ha eguali nelle altre nazioni
prese in esame, sebbene, in media,
le donne siano risultate appassionate di internet anche in tutti gli altri
paesi. In Spagna e Giappone, ad
esempio, circa il 55% delle donne
vanno online. In Francia e Gran
Bretagna il divario invece si azzera,
e la percentuale è equamente divisa:
50 e 50. Mentre gli Stati Uniti sono
l’unico paese a invertire la rotta: il
48% delle donne sono internaute
a fronte di un 52% degli uomini.
Il sondaggio della Ofcom ha preso
in esame abitudini e consumi nel
settore delle telecomunicazioni dei
maggiori sette paesi industrializzati
- Italia, Gran Bretagna, Francia,
Germania, USA, Canada e Giappone - e di alcuni altri paesi europei
- Polonia, Spagna, Olanda, Svezia e
Irlanda. Inoltre, per la prima volta,
ha incluso nella sua analisi anche
quattro paesi emergenti: Brasile,
Russia, Cina e India.
Londra
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BERLINO
Il Castello Imperiale
di Berlino
L’impegno italo-tedesco
contro la criminalità
76
A Berlino la polizia
viaggia in Moto Guzzi
Campagna Abbonamenti 2009 al mensile “Il Foglio Italiano”
sul sito web: www.foglioitaliano.com
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Segue
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í
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78
L’architetto
Francesco Stella ricostruirà
Il Castello
Imperiale
di Berlino
A destra,
il modellino
del Castello
(cortile
interno)
come sarà
ricostruito
da Stella.
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Nella pagina
a lato,
il Castello
di Berlino
prima
della guerra.
Sotto,
il Palast
der Republik
della DDR.
BERLINO
Di Gherardo Ugolini
[email protected]
S
arà un architetto italiano, il
vicentino Francesco Stella, a
ricostruire il grande Castello imperiale di Berlino. La decisione è stata
ufficializzata alla fine di novembre
dalla commissione internazionale
di esperti (presieduta da Vittorio
Lampugnani) che nell’ultimo round
della selezione ha preso in esame
una trentina di progetti. Si tratta di
un nuovo straordinario successo per
il Made in Italy. Nel recente passato
gli architetti italiani hanno già avuto
modo di lasciare il segno nella ricostruzione della Berlino riunificata.
Basti pensare al grandioso complesso di Potsdamer Platz firmato
da Renzo Piano o alle abitazioni
realizzate da Aldo Rossi nei dintorni
della Friedrichstraße. Adesso tocca
al sessantacinquenne Stella mettere la sua firma sotto il progetto di
ricostruzione del vecchio castello
del Kaiser, l’ultima grande opera del
gigantesco programma di lavori edili
avviato nella capitale tedesca dopo
la caduta del Muro.
Ma andiamo con ordine e facciamo
un pò di storia. Il posto in cui risorgerà il Castello berlinese è uno di
quei luoghi simbolici in cui il vento
della storia è passato travolgendo
vorticosamente cose e persone. Forse in nessun altro posto si è abbattuta così impetuosamente la storia
tedesca del secolo scorso con le sue
guerre e le sue dittature lasciando
ferite difficili da cicatrizzare. Su
questo largo piazzale, che si apre su
un lato del viale di Unter den Linden all’altezza del giardino denominato Lustgarten, del neoclassico Altes Museum e del Duomo cittadino,
sorgeva un tempo il grande Castello
imperiale degli Hohenzollern. Era
stato costruito nel 1451 in stile rinascimentale e poi nel corso dei secoli
più volte ristrutturato. Era la dimora
principale degli imperatori prussiani e dei loro famigliari. In quella
reggia hanno abitato tutti i Kaiser di
Prussia fino a Guglielmo II. L’ultimo
importante restauro del Castello
fu attuato nel tardo Settecento
79
dagli architetti Andreas Schlüter e
Johann Friedrich Eosander che ne
aumentarono considerevolmente le
dimensioni facendone una reggia
maestosa, lunga 20 metri, larga 120,
in cui spiccavano l’elegante facciata
e la grande cupola centrale.
Le bombe della seconda guerra
mondiale danneggiarono gravemente il Castello, ma non lo distrussero
del tutto. In teoria sarebbe stato
possibile ricostruirlo con il materiale
originario, ma le autorità della Ddr
decisero diversamente. Il 7 settembre del 1950 il leader comunista
Walter Ulbricht diede l’ordine di far
saltare le fondamenta di quello che
veniva giudicato un simbolo odioso
della vecchia Germania militarista
e imperialista. La piazza cambiò
nome: da Schloßplatz (Piazza del
Castello) venne rinominata MarxEngels-Platz. Per un po’ di tempo
il piazzale dove sorgeva il castello
rimase vuoto, ma negli anni Settanta
il successore di Ulbricht, Erich Honecker, fece costruire esattamente
nel punto dove c’era stato il castello
il Palast der Republik (Palazzo della
Repubblica), ovvero la sede del
Parlamento nazionale della Ddr.
All’epoca dell’inaugurazione (1975)
il Palast fu celebrato come capolavoro dell’architettura socialista e fiore
all’occhiello per il regime di Berlino
Est. Con la sua sagoma a forma di
parallelepipedo, la mole imponente,
i cinque piani, le luccicanti vetrate color rame, i pannelli d’acciaio
dorati, gli innumerevoli lampadari e
un numero impressionante di sale,
il Palast der Republik si proponeva come un centro polifunzionale.
Oltre alla Volkskammer (la “Camera
del popolo”) e alcuni uffici governativi, il mastodontico edificio ospitava
infatti bar e ristoranti, cinema, sale
da ballo, teatri, spazi concerti e
perfino una pista da bowling.
Quando nel novembre del 1989
cade il Muro e la Ddr si scioglie,
le cose cambiano di nuovo. La
piazza recupera il suo antico nome
e il Palast viene chiuso al pubblico
Berlino
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per motivi di sicurezza. Si scopre
infatti che per la sua costruzione era
stato utilizzato in grande quantità
dell’amianto nocivo. Abbandonato a
se stesso e lasciato andare in rovina,
il Palast è rimasto lì per anni come
un’ingombrante e lugubre maceria,
un simbolo del passato comunista.
collegamento tra antico e attuale,
per l’utilizzazione moderna e la
ricostruzione del vecchio castello”. In effetti la soluzione prospettata da Stella recepisce perfettamente
quanto richiesto dal bando del
Bundestag, ovvero la ricostruzione
originale di tre delle quattro facciate
Per anni si è discusso su cosa fare
di quella struttura e di quel luogo.
Molti berlinesi “nostalgici” avrebbero voluto mantenerlo utilizzandolo come luogo di manifestazioni,
spettacoli e concerti. Ma gli appelli e
le petizioni per “salvare il Palazzo”
alla fine hanno fallito il loro scopo.
Nel gennaio del 2006 sono iniziati i
lavori di demolizione, conclusisi nel
dicembre 2008. Il Bundestag, parlamento nazionale tedesco, ha deciso
che nello spazio lasciato vuoto si sarebbe ricostruito il vecchio Castello
degli Hohenzollern salvaguardando
il più possibile le forme architettoniche originali. Ed è a questo punto
che si è aperta la gara per aggiudicarsi l’appalto. Decine di architetti
hanno presentato i loro progetti e
alla fine l’ha spuntata il vicentino
Francesco Stella.
Il ministro federale della Cultura tedesco, Bernd Naumann ha spiegato
che quella elaborata da Stella e dai
suoi collaboratori costituisce “una
concezione solida e convincente”,
che colpisce per “l’intelligente
dell’edificio originale più una cupola di 70 metri. La quarta facciata
assumerà invece l’aspetto moderno
voluto dal progettista vincitore.
All’interno del nuovo Castello, che
non è difficile prevedere sia destinato a diventare un nuovo edifico
simbolo della capitale tedesca e
un’attrazione per i turisti, sorgerà
l’Humboldt-Forum, in cui saranno
ospitati un museo etnologico, uno
dedicato all’arte asiatica, collezioni
scientifiche universitarie, sale per
congressi, cinema, ristoranti e negozi. I lavori avranno inizio nel 2010
e si prevede che la ricostruzione
sarà ultimata entro il 2013. Il costo
complessivo del progetto è stimato
in 552 milioni di euro, una somma
notevole che va quasi totalmente
a carico del governo, visto che la
sottoscrizione lanciata negli anni
scorsi in tutto il Paese ha raccolto
solamente 17 degli 80 milioni di
euro preventivati.
L’assegnazione dell’appalto a Stella
rappresenta senza dubbio un riconoscimento importante alla creatività
Sopra,
l’architetto
Francesco
Stella nel
luogo in cui
risorgerà il
Castello.
80
A destra,
il Duomo
di Berlino.
Sotto,
l’architetto
Stella e il
Borgomastro
di Berlino
Klaus
Wowereit.
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e alla progettualità italiane da parte
di una città divenuta il laboratorio
urbanistico della nuova Europa.
E per la Germania riunificata il
nuovo Castello Made in Italy significherà una svolta epocale. Con quella
ricostruzione si colmerà infatti a
Berlino l’ultimo grande vuoto urbano creato dalle tragedie del nazismo,
della seconda guerra mondiale e
del dopoguerra. Non ha torto André
Schmidt, responsabile della politica culturale di Berlino capitale,
quando afferma che questo “è il
più importante progetto culturale
varato in Germania dopo il 1945”.
Berlino era l’unica capitale europea
che dopo il 1945 era stata privata
del suo edificio-simbolo, come i
palazzi reali di Londra, di Madrid, di
Stoccolma o il Quirinale a Roma.
Di fronte ai giornalisti Stella ha
spiegato i principi che hanno
ispirato il suo progetto e le difficoltà
incontrate. “La cosa più difficile è
stata rispettare il vecchio senza
corrompere il nuovo, determinare una continuità tra storia e
presente con i giusti collegamenti
e senza forzature” ha dichiarato
l’architetto vicentino, il quale ha poi
aggiunto: “Come diceva il grande
architetto prussiano Karl Frie-
drich Schinkel la virtù sta nella
cucitura”. E io ho cercato di tenere
sempre presente questo concetto.
Il mio progetto non mira a un
compromesso, ma ad una continuità
di principi e di regole tra facciate
e strutture interne. Laddove ho
tracciato qualcosa di nuovo, mi sono
sempre prefisso lo scopo di creare
spazi urbani, come per esempio
il forum del castello, attraverso il
quale si può attraversare la struttura
in direzione nord-sud. Da lì si va
da una parte all’Agora e dall’altra
al cortile di Schlüter. Saranno tutti
spazi con un carattere pubblico e
non commerciale».
Alcuni osservatori hanno paragonato il disegno del nuovo Castello
col palazzo degli Uffizi di Firenze.
È un parallelismo che Stella non
esclude: “Gli Uffizi non sono stati
la mia fonte di ispirazione, ma nel
risultato si possono effettivamente riscontrare delle affinità”. E per
quanto riguarda alcuni elementi importanti del suo progetto l’architetto
ha sottolineato la fedeltà alle forme
originali: “L’Agora è una piazza coperta all’interno di quello che era
il cortile disegnato da Eosander.
In buona sostanza rimane uno
spazio aperto, un luogo di pas-
saggio. La facciata orientale ha
costituito invece un problema di
difficile soluzione. Volevo sottolineare il carattere barocco del
castello e volevo aprire la facciata
orientale così da fare anche di
essa un luogo aperto. Perciò ho
messo dei loggiati che secondo il
mio progetto non devono essere di vetro e richiamano l’Altes
Musem di Schinkel”. A proposito
dei progetti concorrenti che puntavano su un aspetto completamente
moderno Stella ha commentato: “Io
non capisco bene questa discussione. Perché mai la modernità
deve sostituire ovunque la storia?
Non mi piace molto questo integralismo del moderno. Ogni città
ha bisogno dell’uno e dell’altro e
a Berlino mi pare che il moderno
sia ben presente”.
Gherardo Ugolini
In basso,
l’Altes
Musuem.
81
Berlino
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82
Germania e Italia
unite nella lotta
alla criminalità organizzata
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Nella pagina
a lato,
un momento
della tavola
rotonda
su mafia
e antimafia
all’Università
Humboldt.
Sotto e
a sinistra,
immagini
della strage
di Duisburg.
La carneficina di Duisburg dell’agosto 2007, ovvero l’uccisione
di sei ragazzi italiani ad opera di
killer della ndrangheta calabrese,
ha costretto molti ad aprire gli occhi
su una realtà che è per troppi anni
è stata rimossa: le organizzazioni
della criminalità organizzata italiana
hanno da tempo messo piede in
Germania. I dati dell’infiltrazione
mafiosa sono impressionanti: dopo
la caduta del Muro di Berlino i
clan criminali (come la camorra di
Secondigliano e la ndrangheta di
Locri) hanno investito molti soldi
nella ex Germania Est. Naturalmente la mafia italiana in Germania ha
sviluppato un comportamento ben
diverso rispetto a quello che pratica
in Italia. Il controllo del territorio,
per esempio, in Germania non è un
obiettivo, perché si sa che sarebbe
impraticabile. La mafia italiana in
Germania ha scelto di tenere un
dosi a respingere ogni tentativo di
estorsione e a collaborare con le forze dell’ordine. Qui è stata organizzata lo scorso novembre la manifestazione VIVA - Festa italiana della
legalità e del gusto di vivere: una
kermesse fatta di incontri, dibattiti,
concerti e spettacoli, il tutto allo
scopo di far conoscere il movimen-
profilo basso: pensa a fare affari col
minimo di visibilità.
Tra le città tedesche in cui gli italiani si sono dati maggiormente da fare
per manifestare la loro avversione al
fenomeno mafioso spicca Berlino.
Qui alcuni ristoratori e imprenditori
si sono raccolti nell’associazione
“Mafia, nein Danke!” impegnan-
BERLINO
Di Gherardo Ugolini
[email protected]
to antimafia a Berlino e dargli un
sostegno concreto.
Tra le manifestazioni di VIVA merita
un approfondimento la tavola rotonda tenutasi lo scorso novembre presso l’Università Humboldt di Berlino
col titolo “L’impegno contro la
criminalità organizzata, un valore
fondamentale per l’Europa”. Vi
hanno partecipato rappresentanti
italiani e tedeschi dell’antimafia nei
campi della politica, della magistratura, delle forze dell’ordine e
della società civile confrontandosi
sul tema della lotta alla criminalità
organizzata e di come tale lotta vada
organizzata a livello europeo. Nel
corso della serata ha preso la parola
Antonio Ingoia, il sostituto procuratore di Palermo allievo di Giovanni
Falcone e Paolo Borsellino, il quale
tra l’altro ha fatto che “l’esperienza
italiana è fondamentale per non
sottovalutare problemi a prima
vista trascurabili, ma che con il
tempo possono creare situazioni
drammatiche. L’Europa non deve
essere scettica sull’introduzione
di leggi sulla confisca dei beni
che, apparentemente sproporzionate o persino incostituzionali,
sono in realtà l’unico strumento
efficace per colpire la criminalità
organizzata sul punto che le sta
più a cuore: la ricchezza”.
Il senatore Giuseppe Lumia, ex
presidente della commissione
parlamentare anti-mafia, ha parlato
della necessità di omogeneizzare le
legislazioni dei vari paesi dell’Unione Europea al fine di meglio combattere la criminalità organizzata.
“Oltre che efficaci bisogna essere
veloci - ha affermato Lumia - e
l’Europa deve creare al più presto
una rete antimafia che coinvolga
magistratura, politica, polizia e
società civile. Solo così si può agire tempestivamente ed in modo
uniforme. Alla mafia è sufficiente
83
trovare un punto debole in uno
Sopra,
di questi settori per insinuarilsolo
sostituto
si e diffondere i suoi tentacoli”.
procuratore
NelPalermo
corso della tavola rotonda
di
hanno preso la parola anche due
Antonio
ospiti tedeschi. Gunther Schatz,
Ingroia.
Berlino
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Sopra,
l’Onorevole
Laura
Garavini.
84
Sotto,
i prodotti
gastronomici
di Libera.
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pubblico ministero di Kempten, una
cittadina bavarese salita nei mesi
scorsi agli onori della cronaca per la
scoperta di una base della ndrangheta, ha messo in luce le difficoltà
che incontrano le forze dell’ordine
tedesche quando indagano sui
crimini di stampo mafioso anche a
causa di una legislazione lacunosa.
“In Germania è molto difficile intervenire - ha detto Schatz
- perché non si è ancora pronti
a far fronte a reati come quello
della richiesta del pizzo, perché
la vittima nella maggior parte dei
casi per paura nega di aver subito
un ricatto. Non si può agire se il
reato, pur evidente, viene negato
dalla vittima stessa. È necessario
un intervento dall’alto a livello
politico per creare gli strumenti
di intervento più efficaci. L’esperienza italiana in questo può
esserci di grande aiuto”.
Dal canto suo Bernd Finger, responsabile del Dipartimento criminalità
organizzata della polizia di Berlino,
ha elencato i dati della presenza
mafiosa nella capitale tedesca e ha
concluso il suo intervento augurandosi che “la lotta europea alla
mafia faccia ulteriori progressi in
modo tale che le forze dell’ordine
dei vari paesi possano collaborare
al meglio e possano esercitare un
controllo uniforme sulle attività
della criminalità organizzata”.
Alla manifestazione era presente
anche Laura Garavini, deputata
del parlamento italiano eletto nella
circoscrizione Europa e da poco
divenuta capogruppo del Partito
Democratico nella Commissione
antimafia italiana. “I crimini della
mafia all’estero conquistano sempre i titoli dei giornali, mentre
il lavoro prezioso delle iniziative
antimafia non riceve l’attenzione
che merita. Vorremmo cambiare
tutto ciò. Con questa serie di iniziative vogliamo mostrare il vero
spirito del nostro paese. L’Italia è
prima di tutto il paese della gioia
di vivere ed un paese di gente
che si oppone alla criminalità
organizzata. L’immagine negativa
è determinata solo da un piccolo
gruppo di criminali. La grande
maggioranza degli italiani si
rifiuta di vivere sotto il ricatto di
una minoranza violenta. Nel meridione negli ultimi anni sempre
più persone hanno dimostrato di
non avere paura della mafia e si
uniscono per contrastarla - ha dichiarato Garavini ricordando anche
che - La criminalità organizzata
è diventata un problema internazionale, non conosce confini. La
mafia è molto cambiata, oggigiorno è una multinazionale del crimine. Ma con l’impegno collettivo
a livello europeo di società civile,
politica, polizia e magistratura si
può sconfiggere”.
Durante la kermesse vari ristoranti
italiani di Berlino hanno offerto
speciali menu antimafia preparati
coi prodotti di LIBERA, l’associazione fondata da Don Ciotti che si
impegna nella gestione dei terreni
confiscati ai boss mafiosi e restituiti
alla collettività.
Gherardo Ugolini
30-12-2008 16:59:19
Brevi da...
A cura di Gherardo Ugolini
[email protected]
Premiato il film “Il vento fa il suo giro“
L’edizione 2008 della rassegna
“Cinema! Italia!” 2008 si è conclusa
lo scorso 13 dicembre a Berlino con
la tradizionale cerimonia di premiazione. Sette pellicole
italiane di recente
produzione hanno
girato per mesi nelle
sale cinematografiche
della Germania. Il
pubblico alla fine delle
proiezioni ha votato
quella che riteneva
migliore e alla fine il
film risultato vincitore
è stato “Il vento fa il
suo giro” del regista
Giorgio Dritti. Si tratta
di un’opera genuina
che a tratti assume la forza di un
trattato antropologico, ma senza
perdersi nella retorica dei buoni
sentimenti.
La caratteristica che più colpisce è
quella di essere un film plurilingue:
vi si parla italiano, occitano e francese. La vicenda è ambientata nella
Valle Maira, una delle valli occitane
della provincia di Cuneo. Gli attori
(eccetto Thierry Toscan e Alessandra
Agosti) sono tutti non professionisti. Protagonista è Philippe, un
ex professore che ha
deciso di dedicarsi alla
pastorizia sui Pirenei
francesi.
È alla ricerca di una
nuova sistemazione
per la sua famiglia,
dato che nel luogo in
cui vive è in costruzione una centrale
nucleare. Dopo aver
inutilmente cercato
casa in Svizzera, sulla
strada del ritorno verso al Francia si ritrova
a Chersogno, paesino della Valle
Maira ormai spopolato e abitato quasi unicamente da anziani. Si tratta di
una comunità molto chiusa, ultimo
retaggio della lingua e cultura occitana in Italia. Dopo qualche dubbio
iniziale, l’amministrazione comunale
si adopera per trovare a Philippe
una casa in affitto e gli abitanti si
mettono al lavoro per restaurarla.
Inizialmente il paese sembra lieto
di accogliere la giovane famiglia,
composta da Philippe, la moglie e
tre figli. Ben presto però nascono le
prime incomprensioni, causate dalle
abitudini dei nuovi arrivati, non
sempre rispettose delle tradizioni
locali e dei diritti di proprietà. In
particolare, le capre di Philippe si
avventurano spesso nei terreni ormai
abbandonati dai vecchi contadini,
suscitando la rabbia dei proprietari.
Così, col passare del tempo, la
nuova famiglia diviene sgradita alla
maggioranza degli abitanti, i quali
dall’iniziale gentilezza passano alla
manifesta insofferenza, che si esplicita in veri e propri atti di boicottaggio verso l’attività del pastore.
Il film si conclude con la famiglia di
Philippe che, amareggiata, si vede
costretta a lasciare il paese.
Il titolo del film trae origine dal
detto popolare che vede il vento
come origine di tutte le cose, come
movimento circolare in cui ogni cosa
ha inizio e fine.
85
La regione Puglia si presenta a Berlino
Le istituzioni fanno sistema per promuovere l’immagine della Puglia sul
mercato tedesco. È questo il senso
dell’accordo rinnovato lo scorso novembre tra la Regione e la Camera
di Commercio italiana (CCIG) per la
Germania alla presenza dell’ambasciatore d’Italia Antonio Puri Purini.
L’intesa commerciale è stata siglata a
Berlino dal vice presidente della Regione Puglia nonché assessore allo
Sviluppo economico Sandro Frisullo
e dal presidente della CCIG Franco
Andrea Ossola.
Lo scopo del documento è quello di
rinnovare l’accordo di cooperazione,
già operativo con l’apertura di Desk
Puglia negli uffici della CCIG a
Berlino, Lipsia e Francoforte.
Nel corso della cerimonia di presentazione dell’accordo, tenutasi
nelle sale dell’Ambasciata d’Italia, il
vice-presidente della regioni Sandro
Frisullo ha spiegato che la finalità
dell’accordo è di “accompagnare
le imprese pugliesi per introdurle
nel mercato tedesco. Senza questo
documento le nostre aziende
sarebbero lasciate allo sbaraglio”.
Nel corso della serata di gala c’è
stato spazio anche per la gastronomia e la storia: una presentazione
dei prodotti agroalimentari e della
cucina tradizionale
pugliese e una mostra
fotografica su Federico
II e i luoghi federiciani
dal titolo “Puglia Stupor Mundi”. Federico
II, grazie all’impronta
storica e culturale che
ha impresso all’Europa, è il personaggio
che meglio interpreta
il legame tra Puglia e
Germania. Appartenente alla nobile famiglia
sveva degli Hohenstaufen, fu infatti re di Sicilia (dal 1198
al 1250) e re di Germania, oltre che
del Sacro Romano Imperatore (dal
1220 al 1250). Passato alla storia
come lo “Stupor Mundi”, ma noto
anche come “Puer Apuliae”, fu il
protagonista assoluto di un periodo
di grande splendore e prosperità,
culturale ed economica, nel territorio pugliese.
Numerosi castelli, palazzi e cattedrali
rendono ancora oggi testimonianza
di questa grandezza. Ma la Puglia
intende puntare anche sulla tecnologica, dal settore dell’aerospaziale
a quello delle energie
rinnovabili. “La nostra
regione - ha precisato Frisullo - ha una
posizione leader per
le energie rinnovabili
e per le tecnologie
aerospaziali. Da noi
vengono prodotti
componenti per i
Boeing 787 mentre
nel campo delle nanotecnologie operano
alcuni tra i migliori
scienziati al mondo”.
L’ambasciatore Puri Purini dal canto
suo ha sottolineato i profondi legami
culturali tra Germania e Puglia. “La
vostra regione - ha detto il capo
della diplomazia italiana in Germania - non è soltanto sole e mare,
ma rappresenta una delle realtà
italiane più attive sotto il profilo
commerciale. Per questo l’accordo sottoscritto oggi riveste una
grande importanza nei rapporti
economici tra Puglia e Germania”.
Berlino
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Brevi da...
Autunno teatrale italiano
Bilancio largamente positivo per
l’Autunno teatrale italiano, la grande
kermesse drammaturgica che ha
avuto luogo tra novembre e dicembre nella capitale tedesca e che è
giunta ormai alla quarta edizione.
Organizzato dall’Istituto Italiano
di Cultura in collaborazione con
l’Ente Teatro Italiano, quest’anno
il Festival ha portato nella capitale
tedesca sei messinscene teatrali oltre
a spettacoli di danza (una novità di
quest’anno). Tra i pezzi che hanno
riscosso maggior successo vanno
segnalati la Trilogia della villeggiatura di Carlo Goldoni, rappresen-
tato al Berliner Ensemble con la
regia di Toni Servillo e Gomorra,
adattamento teatrale dell’omonimo
libro-inchiesta di Roberto Saviano
che la compagnia “Mercadante” del
Teatro stabile di Napoli ha messo in
scena alla Volksbühne am Rosa Luxemburg Platz. Ma è piaciuto molto
anche Le cinque rose di Jenner di
Annibale Cirillo: un vero e proprio
cult in Italia, presentato al pubblico
berlinese per la prima volta nella
regia di Arturo Cirillo che dirige la
compagnia del Nuovo teatro stabile
d’Innovazione.
Applausi anche per gli altri spet-
Toni Servillo, regista e interprete
della Trilogia della Villeggiatura.
tacoli del cartellone: Alcuni giorni
sono migliori di altri – Fantasmi da
Romeo e Giulietta, Seigradi. Concerto per voce e musiche sintetiche
e Hansel e Gretel, rivisitazione della
più famosa tra le fiabe dei fratelli
Grimm.
Complesso immobiliare della Pirelli
diventa patrimonio dell’Unesco
86
Un complesso residenziale, denominato Wohnstadt Carl Legien, di
proprietà del gruppo Pirelli è stato
insignito dello status di patrimonio
mondiale dell’umanità dell’Unesco.
Si tratta di immobili risalenti agli
anni Venti, realizzati su progetto
degli architetti Vruno Taut e Franz
Hillinger nel quartiere nord-orientale di Pankow.
Questa come molte altre “cittadelle
residenziali” degli anni Venti rappresentano esempi molto interessanti di edilizia moderna pensata
per le masse, un social housing
con caratteristiche di funzionalità e
concretezza, animato al tempo stesso
da luminosità, ariosità, colori intensi
e spazi aperti. In origine furono
costruite per conformarsi ai principi della costituzione democratica,
secondo cui a ogni cittadino tedesco
era garantito il diritto fondamentale
di avere un’abitazione decorosa.
“La decisione dell’Unesco ci rende
molto orgogliosi. La Pirelli ha
anni nel suo portafoglio immobili di pregio ed è orgogliosa
di ricevere questo importante
riconoscimento da parte dell’Unesco - ha dichiarato Carlo Puri
Negri, amministratore delegato di
Pirelli & C - In passato abbiamo
investito 50 milioni di Euro nella
manutenzione di questa cittadella
residenziale. Ora il riconoscimen-
Veduta del complesso abitativo
Wohnstadt Carl Legien.
to di patrimonio dell’umanità da
parte dell’UNESCO farà aumentare ulteriormente il loro prestigio
nazionale e internazionale.
Sarà un enorme balzo in avanti
del complesso immobiliare con
le sue numerose opportunità,
non solo per la società, ma anche
per la zona geografica e i suoi
abitanti”.
La Merkel ringrazia gli italiani in Germania
“Deutschland sagt Danke”, ovvero
“La Germania ringrazia”. È questo
il nome dell’iniziativa lanciata dalla
cancelliera Angela Merkel per dare
un riconoscimento personale a 200
emigranti che hanno contribuito per
50 anni alla crescita della Germania.
Tra invitati anche cinque italiani, in
rappresentanza degli innumerevoli
“Gastarbeiter”, “lavoratori ospiti”,
che nel Dopoguerra lasciarono il
Belpaese per venire a lavorare nelle
città tedesche. Si calcola che tra il
1956 e il 1972 arrivano in Germania
due milioni di italiani, i quali hanno
contribuito enormemente a ricostruire l’economia tedesca.
“Non mi sento tedesco, mi sento
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Gastarbeiter italiani.
europeo di origine italiana” ha
spiegato Ignazio Contu, uno degli
invitati alla cerimonia presso la Cancelleria di Berlino. Contu è un sardo
che da 49 anni vive a Zeilsheim,
vicino a Francoforte sul Meno. Dopo
aver lavorato duramente in fabbrica
per decenni, oggi si gode la pensione
dedicando il tempo libero alla diffusione della cultura sarda in qualità
di presidente del Centro di Cultura
Sarda di Francoforte. “Incontrare
la Merkel è stato bello, non sono
cose che capitano tutti i giorni” ha
detto Contu aggiungendo che “noi
italiano siamo venuti in Germania
per lavorare, non certo per ottenere con l’inganno sussidi sociali”.
30-12-2008 16:59:24
A cura di Gherardo Ugolini
[email protected]
Crepe nella porta di Brandeburgo
Sulla Porta di Brandeburgo sono
apparse lunghe e profonde crepe,
notate e fotografate dai turisti che
ogni giorno affollano il monumentosimbolo della Germania. Il quotidiano tedesco “Der Tagesspiegel”
è stato il primo a lanciare l’allarme
pubblicando una foto inequivocabile, con una lunga e profonda fessura
ben visibile nella struttura dell’edificio, innalzato nel 1791 e sopravvissuto quasi indenne alla II Guerra
Mondiale. Volker Haertig, presidente
della Fondazione per la Protezione dei Monumenti della capitale
tedesca, ha confermato che le crepe,
vaste quasi quanto l’ampiezza di un
bicipite, si sono manifestate nella
“Casa del Silenzio”, lungo la parte
nord della Porta; ma ha anche rassicurato circa la stabilità dello storico
complesso: ad essere aggredito dalle
fenditure è solo l’intonaco.
Non è per niente chiaro il motivo per
cui si è prodotto il danno. I tecnici
sono propensi a considerarlo una
conseguenza dei lavori di scavo di
una nuova linea della metropolitana,
la cui stazione sarà costruita proprio sotto la Porta di Brandeburgo.
Secondo un’altra ipotesi, a produrre
le crepe sarebbero state le vibrazioni dovute al transito di camion
pesanti, che con frequente regolarità
trasportano il materiale necessario
all’allestimento di concerti e di altre
grandi manifestazioni mediatiche
davanti al monumento. L’insorgere
delle fessure sarebbe stato facilitato
anche dai lavori di restauro male
eseguiti all’inizio del nuovo millennio: ma ormai l’azienda incaricata
dell’operazione non potrà essere
chiamata a risponderne, perché nel
frattempo è già fallita.
Per eliminare le crepe sarà necessaria una spesa di circa 30.000 euro,
esborso che in ogni caso appare
al momento il male minore. I guai
veri comincerebbero se in futuro
dovessero invece comparire ulteriori
spaccature.
Viaggi in Italia - Reisen Nach Italien
Ritratto del poeta Goethe durante
il suo celebre viaggio in Italia.
Tra il 2006 e il 2008 l’ambasciatore italiano a Berlino, Antonio Puri
Purini, ha organizzato e ospitato una
serie di conferenze sull’arte e la cultura italiana. Si è parlato tra l’altro
dei recenti interventi di restauro del
Quirinale, dell’arte barocca romana
e dell’eccezionale fioritura artistica
ed architettonica che la Roma dei
Papi conobbe nel XVI secolo. Altri
studiosi hanno trattato la pittura napoletana del XVII secolo, le colonie
della Magna Grecia, le cui rovine affascinarono tanti viaggiatori tedeschi
a cominciare da Goethe, la Venezia
del XVI secolo il cui Fondaco era un
luogo di vivaci incontri fra mercanti
italiani e tedeschi. Un intervento interessante è stato quello sulla mistica
ebraica, che ha impregnato di sé la
filosofia del Rinascimento a partire
da Pico della Mirandola.
Tutte le conferenze del ciclo sono
ora pubblicate in un prezioso volume intitolato “Viaggi in Italia – Reisen nach Italien”, uscito per i tipi
della casa editrice Edizioni Olivares.
L’opera si propone lo scopo di consolidare la collaborazione culturale
tra l’Italia e la Germania, e di sottolineare il ruolo della cultura come
componente essenziale del legame di
affinità tra i due Paesi e come solida
base dell’identità europea. Si tratta
per altro della seconda importante
collaborazione tra le Edizioni Olivares e l’Ambasciata d’Italia a Berlino
dopo il sostegno e la realizzazione
della Mostra sulla ritrattistica romana “Konstantin in Berlin”, allestita
presso l’Altes Museum nel 2006,
nonché la pubblicazione del catalogo d’accompagnamento in lingua
tedesca.
87
La polizia di Berlino viaggia su Moto Guzzi
Non ci sono limiti alla diffusione del
made in Italy in Germania. Perfino i
poliziotti tedeschi ne hanno dovuto
prender atto.
L’azienda di Mandello del Lario, che
fa capo al Gruppo Piaggio, si è infatti
aggiudicata di recente una importante commessa indetta dal Ministero
degli Interni del Land di Berlino.
La Moto Guzzi ha consegnato alle
autorità di pubblica sicurezza tedesca 35 motociclette modello Norge
850 che sono in dotazione dall’inizio
del nuovo anno.
Disponibile nelle cilindrate 850
e 1200cc, dotata di carenatura
integrale, Moto Guzzi Norge è la
Granturismo del “Marchio dell’Aquila” Made in Italy, spinta su strada da
un motore bicilindrico con cambio
a sei marce e trasmissione finale a
cardano.
Il nome di questo veicolo è mitico
per la storia del motociclismo: è stato dato in onore dell’antenata Moto
Guzzi G.T. 500 Norge, in sella alla
quale l’ing. Giuseppe Guzzi compì
nel 1928 un memorabile viaggio fino
a Capo Nord.
Moto Guzzi Norge è attrezzata per
affrontare in tutta comodità qualsiasi
tipo di avventura su asfalto.
L’affidabilità storica del marchio,
la resistenza del bicilindrico alle
medie elevate, i bassi consumi e la
scarsa manutenzione necessaria,
fanno della Norge una delle maxi
più apprezzate dal mercato italiano e
internazionale.
L’adozione di veicoli della Moto
Guzzi in Germania è l’indicatore di
un successo storico perché ottenuto
nel paese della Bwm, che fornisce
motociclette alle polizie di tutto il
mondo, compresa quella italiana.
Berlino
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BRUXELLES
L’attore italiano
Fabrizio Rongione
XVII Festival Internazionale
della Canzone Italiana
88
Programmi RAI
criptati
Campagna Abbonamenti 2009 al mensile “Il Foglio Italiano”
sul sito web: www.foglioitaliano.com
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Segue
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í
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90
Vive a Bruxelles
il giovane attore italiano
Fabrizio
Rongione
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Nella pagina
a lato,
l’attore
durante una
scena del film
“Il matrimonio
di Lorna”.
In basso,
ritratti
dell’attore.
BRUXELLES
Di Matteo Manzonetto
[email protected]
I
l giovane attore Fabrizio Rongione è ormai una presenza fissa nei
film dei fratelli Daredenne: da “Rosetta” in poi, il protagonista dell’intervista di questo mese di gennaio
presta la sua bravura ai mostri sacri
del cinema belga di oggi. Però pochi
sanno che Fabio del “Matrimonio
di Lorna” è italiano. Sicuramente il
pubblico dei connazionali imparerà
a conoscerlo a settembre, quando
uscirà “Prima Linea”, un film sugli
anni di piombo in cui Fabrizio affiancherà il nostro più popolare (per
ora) Riccardo Scamarcio.
Raccontaci un po’ la tua biografia, le
tue origini...
“Sono nato nel 1974 a Etterbeek, ma la mia infanzia e parte
dell’adolescenza le ho trascorse a
Ixelles, vicino alla Place Fernand
Cocq. Allora era un quartiere
molto popolare, irriconoscibile
rispetto a oggi. Poi a 12 anni ci
siamo trasferiti a Schaerbeek,
dove mia mamma ha aperto un
ristorante tipicamente italiano,
conosciuto anche al vostro direttore. Da cinque anni però sono
tornato a vivere a Ixelles, a Porte
de Namur:, una delle zone più
vivaci e piacevoli della città”.
Quando la tua famiglia ha deciso di
emigrare?
“Nel ’57 il primo della famiglia
ad arrivare in Belgio è stato il
nonno materno, originario di
Casal Cassinese, a 20 chilometri da Cassino. La sua prima
destinazione, una volta lasciata
l’Italia, è stata Parigi. Ma non
avendo il permesso di soggiorno
per stare in Francia, ha presto
deciso di spostarsi a Bruxelles,
dove ha trovato casa nei pressi
del Sablon. Anche quella è una
zona che è molto cambiata con
gli anni: prima di diventare chic
ed esclusiva, è stata meta di una
massiccia immigrazione, soprattutto dall’Italia. Dopo un anno il
resto della famiglia ha raggiunto
il nonno: io, mia mamma, lo zio,
suo cugino (che ha aperto anche
lui un ristorante), ecc”.
Hai avuto problemi d’integrazione
in quanto italiano o straniero in
generale?
“Non tanto. Ha avuto più problemi chi era a Parigi, come i miei
cugini. In Francia c’è una maggiore pressione culturale. Qui in
Belgio invece, la cultura italiana
ha avuto modo di espandersi
e svilupparsi: i miei parenti in
Francia, a differenza della parte
della famiglia che è venuta qua,
hanno molti più problemi a esprimersi in italiano. Bruxelles in fin
dei conti è molto più cosmopolita
di Parigi”.
Tu come hai fatto a rimanere legato
così profondamente all’Italia?
“Ho avuto la possibilità di andare
al Consolato a fare corsi di lingua,
e di seguire la Rai in Tv fina da
piccolo, oltre a fare ogni anno
due mesi di vacanza nelle terre di
Cassino”.
Come è nata la passione per la
recitazione?
“È una passione nata tardi. Mi
piacevano i film di De Sica, Risi,
visti alla Tv. Però non mi hanno
fatto venire voglia tanto di fare
l’attore, quanto piuttosto quella
di raccontare storie. Poi è venuto
fuori un certo talento e la recitazione è giunta come un fatto naturale. Verso i 20 anni ho iniziato
a frequentare gli atelier di teatro
della Commissione UE, cominciando contemporaneamente
l’università. Ma con gli studi non
è andata molto bene, anche se
durante i mesi all’ULB ho avuto
modo di scrivere e recitare assieme a Samuel, un caro amico, una
pièce che è stata un vero successo.
È lì che ho deciso di iscrivermi
all’accademia di recitazione.
Nel 1999, a 26 anni e al terzo
anno di questo nuovo corso, sono
stato preso per recitare in “Rosetta”: era la prima volta in assoluto
che recitavo in modo professionale!”
Com’è possibile che la tua prima
esperienza professionale sia stata
con questi grandi maestri del cinema belga ed europeo?
“Molto semplicemente: ho fatto
un provino e sono stato preso.
Sapevo che i Dardenne stavano
cercando attori, e ci ho provato.
Recitare con loro mi faceva terrore! Però mi sono subito tranquillizzato grazie al loro grande
amore per gli attori e al loro
spessore umano”.
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Bruxelles
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Sopra,
Fabrizio
Rongione
(primo da
sinistra) in
una scena
dal film
“Il matrimonio
di Lorna”.
Come ben saprai, in Italia è molto più difficile entrare nel mondo
dello spettacolo, soprattutto senza
appoggi...
“L’Italia è purtroppo un caso
unico: è impossibile trovare
esempi simili nel resto d’Europa. Inoltre, fare film d’autore è
altrettanto impossibile: devi fare
pellicole commerciali o conoscere
qualcuno. Qui in Belgio, come in
Francia, la “film commission” è
composta da gente di cinema, da
professionisti. In Italia no. È un
peccato se si ripensa alla storia
del cinema italiano: Fellini, Scola,
Risi, ecc”.
Credi nella rinascita del cinema
italiano di cui si sente parlare?
“Ci sono dei casi, certo, come
Sorrentino, Garrone, Salvatores, Moretti, Virzì. Ma una volta
producevamo 100 film all’anno,
eravamo i quarti al mondo dopo
India Usa e Francia. Ora ne
produciamo 30 o 40, e solo 10 di
qualità. In Italia, ma anche altro-
ve, la Tv ha massacrato il cinema,
acquisendo sempre più importanza al momento della produzione
e dettando le sue condizioni sui
contenuti e sulla realizzazione,
che spesso ammazzano lo spunto
artistico od originale”.
Che rapporto hai con il “Belpaese”?
“Di amore e di odio. Odio il dover sempre giustificare agli amici
come Berlusconi possa governare
il paese nonostante il conflitto
d’interessi, il fatto che i politici e
i partiti siano corrotti, la mafia,
la crisi dell’immondizia a Napoli,
ecc. Però questo non diminuisce il
grande amore per la cultura e la
gente, che è unica e non ha uguali
da nessuna parte del mondo”.
E hai mai lavorato in italiano?
“Il mio secondo film è stato una
produzione italiana: “Le parole di
mio padre’”della Comencini. Poi
ero anche in “Nema problema’”di
Giancarlo Botti e in “Tartarughe
sul dorso’”di Stefano Pasetto. Il
mese preossimo inizierò le riprese di “Prima Linea”, un film di
Renato De Maria il cui protagonista sarà Scamarcio. L’uscita è prevista per settembre. Sono molto
contento di tornare a lavorare in
Italia, dove gireremo tra Rovigo,
Venezia e Roma”.
Ultimamente fai sempre parti da
malandrino, se non da vero e proprio mafioso. E’ per il fatto di essere
italiano?
“Forse può essere una ragione,
ma la principale è che non ho un
viso da bravo ragazzo”.
Su cosa stai lavorando ora?
“Sono impegnato in teatro con
‘Turandot’ di Gozzi, in versione
francese. Poi ho in ballo una
commedia in Belgio, come autore
e attore, e una fiction in Francia.
Dodici puntate ambientate negli
anni ’40, dove faccio il comunista:
una volta tanto ho anch’io una
parte da buono!”.
Venendo sul Belgio, come definiresti
la cultura di questo paese?
“Fondamentalmente è una cultura
che fa ironia su sé stessa, sulla
vita, e in cui il concetto di relatività è molto forte. Qui tutto è
relativo. Non bisogna scordare
che questo è il paese in cui è nato
il surrealismo. Inoltre è un paese
dove non c’è estremismo, non c’è
fanatismo, non c’è patriottismo.
Inoltre, ha una capitale come Bruxelles, talmente ricca di miscugli
culturali e cosmopolita che è una
città veramente particolare”.
Cos’è che i belgi apprezzano
particolarmente dell’Italia e degli
italiani?
“Il sole, il cibo, la cultura, la simpatia. Gli italiani sono un popolo
che i belgi conoscono bene, convivendoci da oltre cinquant’anni”.
Matteo Manzonetto
Bruxelles
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Brevi da...
La protesta contro la RAI
parte da Bruxelles
94
Dal comitato Petizione Rai di
Bruxelles riceviamo copia della
petizione “Rai per tutti di più”
che conclude un altro anno contro
il criptaggio/oscuramento dei
programmi della Rai all’estero,
continuando a raccogliere firme e a
diffondere informazione sull’annoso problema. Tutto ciò sta servendo
a qualcosa, ma rimane sempre
attiva la famigerata lista di criptati
per l’estero, programmi per i quali
la Rai non dispone dei diritti di
diffusione e quindi vengono codificati nelle trasmissioni via satellite.
Quello che si vede sono soltanto
film, telefilm, serie tv, avvenimenti
sportivi, cartoni animati, documentari che, per gli italiani all’estero,
significa avere praticamente solo
uno schermo nero e muto.
I motivi sappiamo benissimo che
vanno molto al di là dei “diritti
televisivi” che la Rai non vuole
pagare per fare il suo dovere di servizio pubblico per tutti gli italiani,
siano o no residenti in Italia.
Si tratta dell’ennesima dimostrazione di disinteresse verso gli emigrati
che, dopo tanti anni di lavoro, di
sofferenze e di contributi di tutti
i tipi allo sviluppo del Paese, alle
loro legittime e sacrosante richieste, ricevono risposte sempre
peggiori. L’ultimo esempio è la
legge Finanziaria di questo Governo, che ha ulteriormente tagliato,
di più della metà!, i già magri fondi
per gli Italiani all’estero, in capitoli
come l’assistenza agli emigrati in
difficoltà, la scuola e la cultura,
l’associazionismo e anche i Com.
It.Es., proprio per il 2009 quando
si dovrebbe votare per rinnovarli.
Tutto questo dimostra ancora una
volta, se ancora ce ne fosse bisogno, che la questione del criptaggio
della Rai all’estero è un esempio
di una situazione generale sempre
più grave, dalla quale si può uscire
solo con una grande mobilitazione
unitaria di tutti noi.
In tutti questi mesi quelli della
“Petizione Rai” l’hanno appoggiato in tanti e hanno ricevuto non
solo migliaia di firme da tutti gli
angoli d’Europa, ma anche moltissime belle lettere - impossibile
rispondere a tutte! - che mostrano
che questa iniziativa, piano piano,
ha suscitato tante speranze che da
tempo non si avevano, perché è un
qualcosa che viene veramente dal
basso, dalla partecipazione diretta
della gente. Per questo non intendono mollare, nonostante le modeste risorse: hanno questa grande
responsabilità nei confronti di tutti
i connazionali in Europa che danno
loro fiducia, e sulla base della necessità di questa lotta e la giustezza
delle naturali ragioni, continuano a
portare avanti la Petizione, verso il
primo obiettivo delle diecimila firme e oltre, perché quante più firme
e quante più volontà e appoggi si
raccolgano, più forti saranno tutti
e più possibilità avranno per far sì
che la Rai sia, finalmente, per tutti
e di più. Dal Comitato Promotore e
dal sito web www.petizionerai.org
fanno sentire più forte che mai il
grido degli Italiani in Europa: no al
criptaggio/oscuramento della Rai
all’estero!
Per un telegiornale e programmi
specifici da e per gli italiani all’estero! “Rai, per tutti, di più!”.
Erri De Luca in scena a Flagey
Non è Gerusalemme, è Napoli.
È un suo quartiere dal nome solenne e abusivo, Montedidio.
A tredici anni, un ragazzino impara l’amicizia, l’amore, la rabbia, la
paura della vita e della morte. Si
forma una coscienza. Le strade di
Montedidio sono un universo fatto
di fatica, sudore, miseria, ignoranza,
ma anche coraggio e solidarietà.
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In bilico tra una novella yiddish e
una parabola biblica, “Montedidio,
la montagna di Dio” è un racconto
fatto di tenerezza, scoperta della
vita, rispetto per gli altri e per sé.
Una favola dove crudeltà e dolcezza
si mescolano senza sosta, che parla
del posto dell’uomo nel mondo. E se
a volte il racconto naviga nell’irreale, è perché - come dice suo autore
Erri De Luca - il miracoloso è forse
il contrappeso dell’atrocità. E la
bellezza dei personaggi trascende il
racconto innalzandolo a un livello universale. Ma perché proprio
questa storia adesso e a Bruxelles?
La risposta degli organizzatori è
quasi telegrafica: per le immagini
che il testo offre, per la sensibilità
che emana. Perché allo stesso tempo
tutto è grande e piccolo. Perché la
vita si iscrive in queste righe con
quello comporta di piccole gioie, di
grandi dolori, di relazioni, di ricordi.
Perché si tratta di una favola.
E le favole portano alla dolcezza e
all’altrocità. Per lo sguardo tenero
e intelligente che l’autore posa su
questa povera gente. Per la dignità del suo messaggio. Dal 6 al 15
gennaio 2009. Ore 20.30. Theatre
Marni (Flagey). Adattamento e regia
Grazia di Vincenzo. Con Renzo
Eliseo e Luc Brumagne.
30-12-2008 17:00:09
A cura di Matteo Manzonetto
[email protected]
Il Festival della Canzone Italiana nel Mondo fa 17!
Si è concluso con la vittoria della giovane cantante
Ornella Ciffa (che interpretava “Sempre” di Elisa) la
diciassettesima edizione del Festival Internazionale della
Canzone “Italiani nel Mondo”. Alle sue spalle Tiziana
Balsamo, con ‘Sei tu’ di Syria e al terzo posto Santa
Bartolini con “Ragazza di perfieria” di Anna Tatangelo.
Un’edizione - presentata dall’impeccabile Silvana Cicognini - che a differenza della precedente si è caratterizzata per una nuova e accogliente sala, dove gli spettatori
potevano assistere alle performance comodamente seduti
a dei tavoli, e soprattutto per un’impeccabile qualità
dell’audio e della regia. Insomma, sembrano essere acqua
passata i problemi logistici riscontrati l’anno scorso
all’Istituto Italiano di Cultura. Gino Perruccio, patron del
Festival, dice di essere molto contento di come stanno
andando le cose, e annuncia per il prossimo dicembre
una grandiosa edizione di questa manifestazione canora
molto apprezzata soprattutto dalle giovani voci.
A presenziare alla premiazione Pino Riotto di Sanremo,
città dove le fresche leve della canzone italiana nel mondo sperano un giorno di approdare per farsi conoscere
anche nella madre patria.
Al centro la vincitrice Ornella Ciffa tra la presentatrice
Silvana Cicognini e il sanremese Pino Riotto.
Il Ristorante “Adagio” dell’Hotel Atlanta NH
Gran Place.
Pochi tavoli, un ambiente accogliente e curato, molto vicino al raffinato,
personale di servizio molto gentile,
una cucina anche qui variegata,
ma gustosa e condita con spezie a
volte piccanti per accontentare - lo
ribadiamo - il gusto di una clientela
internazionale.
Un menù tuttavia con presenze di
italianità lo troviamo anche qui e
parte dalle “insalate Cesar al pollo
grigliato”, a quella “caprese con
pomodoro e mozzarella di bufala”, al
più classico “prosciutto di Parma e
Lo chef Cristian Martiny.
Il settore della ristorazione in una
città cosmopolita e affascinante
come Bruxelles è molto variegata,
variopinta, dolce e piccante allo
stesso tempo, ma piena di intingoli
proprio come piace agli stranieri.
Di italiano in tutto ciò non c’è molto
se non tantissime pizzerie, alcune
delle quali però di ottimo livello
tanto da soddisfare i palati sopraffini
di noi, un po’ viziati, buongustai
italiani. Un esempio però di sana
ristorazione la dà “l’Adagio”, (un
omaggio all’artista italiano di Venezia Tomaso Albinoni), adiacente
all’Hotel Atlanta NH, al numero 7
di Boulevard Adolphe Max, in pieno
centro, a due passi dalla famosa
melone quando è stagione”.
Poi ci sono le nostre paste, i primi
piatti che ormai riempiono le cucine
di mezzo mondo: le “penne al gorgonzola”, i “cappelletti alla carbonara” (una variazione ai più classici
spaghetti), ai “gnocchi pomodoro e
basilico” ed altre ancora che troviamo comunemente sui tradizionali
menù italici.
Poi si passa ai secondi piatti con le
carni, e qui la varietà è altrettanto
internazionale perché si và dalle
entrecotè, ai filetti preparati in vario
modo, alle costolette di agnello, il
tutto guarnito con patatine fritte,
oppure con legumi di stagione e
insalatine colorate e condite con
olio extra vergine. Insomma una
panoramica di proposte interessanti come per la parte finale dove
fragranti e dolcissimi dessert al cioccolato caldo, macedonie di stagione,
oppure gelati di vari gusti, fanno
concludere al meglio lo spuntino di
mezzogiorno o la cena importante di
lavoro alla sera.
Tutto è molto saporito, ben servito,
e il costo finale è accettabile.
Non ci troviamo a Milano o Roma,
ma la cucina dell’”Adagio”di Bruxelles è assolutamente genuina.
Tutte proposte, queste, che potrebbero essere realizzate da cuochi
italiani, ma non nel nostro caso,
perché a cucinare è l’equipe di
Cristian Martiny, uno Chef belga
che arriva dalle sue esperienze della
scuola alberghiera di Liegi, una tra
le più prestigiose e preparate del
Belgio: “una gradita sorpresa, tutta
da scoprire” dice Maurizio Redaelli,
giovane e molto preparato direttore
dell’Hotel a quattro stelle. Allora,
buon appetito.
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Bruxelles
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Brevi da...
A cura di Matteo Manzonetto
[email protected]
È arrivato il Natale veneziano
L’antica tradizione del presepio
italiano sbarca a Bruxelles. Nella
sontuosa cornice della Basilica di
Koekelberg, uno dei primi cinque
edifici religiosi più grandi al mondo,
è stato allestito uno splendido presepe veneziano. Città unica, città magica, città che guarda ad Oriente...
Oltre mille anni di storia della Serenissima sono raccolti in uno spazio
di 20 metri per 6. Circa duecento
personaggi, di cui molti automatizzati, accompagnano una sorprendente ‘Sacra famiglia’, che naviga
su una piccola barca. Commedia
dell’arte, borghesia del diciottesimo
secolo, gondolieri. Venezia va, si
muove, corre, scivola sui suoi infiniti
canali. E una vita misteriosa, un
intreccio di storie antiche e complesse, unisce in un gesto solo la sua
laguna oscura e le sue architetture
da antologia. Il tutto è condito da
una splendida colonna sonora, che
aggiunge all’allestimento un piccolo
tocco di magia.
“Un Meraviglioso Natale d’Italia”
Basilique de Koekelberg. Fino al 18
gennaio 2009.
Aperto tutti i giorni dalle 10 alle
18.30. Domenica 10/13. Biglietto
Ridotto 2,5 Euro - Intero 8 Euro.
La storica
squadra belga
“Union St.Gilles”
diventa italiana
L’Union Saint-Gilloise, storica squadra di calcio dell’agglomerato urbano di Bruxelles, diventerà presto italiana. Lo ha annunciato il portavoce
della squadra, Philippe Nicaise. “Il
consiglio di amministrazione della ‘Royale Union Saint-Gilloise’ ha
firmato un accordo di principio
per una futura collaborazione con
degli investitori italiani, di cui
i termini e le modalità tecniche
saranno finalizzate al piu’ tardi
a metà gennaio”, ha detto Nicaise
senza fornire ulteriori dettagli sul
nome dell’investitore. L’Union SaintGilloise occupa attualmente il 14°
Anche a Bruxelles
la vera pizza napoletana
96
Finalmente la vera pizza napoletana è sbarcata a Bruxelles, grazie
all’apertura a settembre di una
pizzeria “Fratelli La Bufala”.
Dopo qualche mese di intensa attività chiediamo a Mirta Molinari, già
conosciuta dai lettori de ‘il Foglio’
nella sua veste di chef de cuisine, di
parlarci di questa nuova avventura
culinaria in cui si è lanciata assieme
ad altri soci.
“Trovavamo assurdo che a Bruxelles non ci fosse una pizzeria
‘Fratelli’ - ci racconta Mirta - visto
che sono presenti in tutte le maggiori città europee e non. L’idea
bolliva in pentola già da un anno:
poi abbiamo trovato una location
molto adatta, ovvero il quartiere
di Chatelain a Ixelles. I lavori
sono iniziati a giugno, e finalmente a settembre abbiamo aperto”.
Tutti i derivati della bufala (ovvero
latticini e carne) vengono importati
direttamente dalla Campania: “questa è - spiega Mirta - la peculiarità
delle pizzerie ‘Fratelli La Bufala’,
che assieme ai ritratti dei quattro
‘fratelli’ e alla grande bufala che
si trovano all’interno costituiscono il marchio della casa. E subito
la pizzeria si è creata una clientela molto fedele: All’inizio la
clientela era mista. Dopo un po’
abbiamo notato che gli habitué
della domenica sono gli italiani:
mangiare la pizza alla fine del
weekend con la famiglia e i bambini è proprio un fatto tipicamente italiano”, racconta Mirta.
Ma anche durante la settimana la
maggior parte dei clienti è italiana:
“da noi viene chi vuol mangiare
non soltanto una buona pizza, ma
la vera pizza napoletana. Chi ama
questo tipo particolare di pizza
viene da noi, perché a Bruxelles è
solo qui che si può trovare”.
Ma i “Fratelli La Bufala” non offrono soltanto pizze, ma anche tutta
una serie di piatti tipici della cucina
partenopea. All’interno, lavora solo
personale italiano: il cuoco è napoletano (secondo le precise regole
aziendali dei “Fratelli”), il pizzaiolo
pugliese, il direttore toscano.
Per informazioni:
telefonare allo +42 02.253.76.700.
Un’immagine di gruppo prima
della partita USG-AS Roma, del 4
ottobre 1960). (PAL).
posto della terza divisione belga,
con 14 punti in 15 partite. Fondato
oltre cento anni fa, il primo novembre del 1897, il “club” vanta in
bacheca 11 campionati belgi e due
Coppe del Belgio. Fino allo scoppio
della seconda guerra mondiale è
stata senza dubbio la più importante
squadra del Regno: difatti, suo è il
record, del campionato belga, per il
maggior numero di partite consecutive giocate senza sconfitte: ben
60 ottenute tra il 1933 e il 1935.
Dopo il termine del conflitto, visse
un secondo splendore all’inizio degli
anni ‘60, partecipando tra il 1958 e
il 1965 alla Coppa delle Fiere, l’antenata della Coppa Uefa.Nel 1963 la
squadra venne retrocessa in seconda
divisione, iniziando una lunga parabola discendente, tanto da venire
retrocessa in terza divisione nel
1980. Lo “Stade Joseph Marien”,
che ospita le partite interne, ha una
capacità di seimila spettatori.
Bruxelles
A
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MILANO
“La Rosa”
show-room milanese
Macef 2009: Fiera
dell’arredo e del decoro
98
Omaggio al critico francese
Pierre Restany
Campagna Abbonamenti 2009 al mensile “Il Foglio Italiano”
sul sito web: www.foglioitaliano.com
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Segue
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La Rosa:
100
“il manichino è
un’opera d’arte”
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Nella pagina
a lato,
lo “Spazio
Anfossi” sede
della mostra.
L
’incontro con Gigi Rigamonti, il
manager de La Rosa, avviene in
una serata di questa fredda stagione
invernale nello Spazio Anfossi, lo
show-room di sua proprietà dalle
parti di Piazza Cinque Giornate, nel
corso di una rimpatriata fra artisti
e uomini di cultura. Tema dell’incontro: il vernisage di “Traslochi
di terra e di pensiero”, mostra
curata da Milly Gandini. All’inizio
abbiamo stentato a riconoscere il
nostro uomo circondato com’era da
amici ed estimatori, poi con l’aiuto
dell’addetta alle relazioni, siamo
riusciti a sederci in un angolo tra
strutture d’arredo di plastica di sua
invenzione e farci raccontare la storia di una zienda che ha trasformato
i manichini in vere e proprie “opere
d’arte”, dice lui.
Intanto diciamo subito che La Rosa
è nata e si è sviluppata a Palazzolo
Milanese, nell’hinterland, nel 1922.
MILANO
Di Bruno Breschi
[email protected]
In allora si trattava di un laboratorio
artigianale di manichini sorto per rispondere alle richieste della couture
lombarda. Poi, come spesso succede,
gli avvenimenti si susseguono, la
moda si evolve e il manichino sul
quale vengono esposte le ultime
novità subisce solo dei piccoli aggiustamenti. Tutto questo fino a quando
lo scettro dell’azienda di famiglia
passa nelle mani di Gigi. Dopo
avere compiuto nel 1970 gli studi
al Royal College of Art di Londra,
Rigamonti espone, nel 1971, le sue
prime opere alla Galleria Europa
di Milano. Consegue la laurea in
Economia all’Università di Pavia,
ma capisce che la sua vocazione è
l’arte. Per 10 anni, dal ‘72 all’82, va
in giro per il mondo ad immortalare
con la macchina portatile la vita
quotidiana. È un’esperienza unica,
affascinante che gli resterà impressa nella memoria. Tra l’82 e l’86
espone con pitture e sculture oltre
che a Milano, a Dùsseldorf, Montreal e New York. È dell’82 la sua
nomina ad art director dell’industria
La Rosa spa. Sempre in quell’anno
realizza le sculture-manichino per
Fiorucci ed Enrico Coveri. L’icona
dell’azienda, creata per Gianni Versace (un busto femminile chiamato
dal realizzatore Tosca), risale a 25
anni fa. Nell’87 è a Montreal dove
espone alcune sculture al Dalmy’s.
Sempre Versace gli chiede nell’89
di realizzare delle sculture per la
rassegna “Un abito per pensare” da
tenersi al Castello Sforzesco ancora
a Milano. Sarà Valentino nel ’90 a
commissionargli dei manichini per
la Mostra “Trent’anni di magia” di
Palazzo Minarelli a Roma. Passano due anni e Gigi Rigamonti con
suoi lavori arriva all’International
Parallel Emotion Exbition di New
York e al Transparent Bride della
Golden Gallery di Tokio. La tappa
successiva, e siamo nel ’95, è al
Metropolitan Museum di New York
per i cinquant’anni della Maison
Cristian Dior. Tra il ’96 e il ’97 è
presente al Palazzo Pitti di Firenze
con Gianfranco Ferré. Sempre nel
101
A sinistra,
Gigi
Rigamonti
il manager
del marchio
“La Rosa”
Milano
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102
’97 partecipa a “Arte e Moda”, a
Firenze.
Il Guggenheim Museum di New
York lo ospita, nel 2000, con le sue
sculture per la Mostra di Giorgio
Armani. Le tappe successive sono,
nel 2002, con la partecipazione
alla prima edizione di Miami Basel
di pittura (in Florida) nello spazio
Via Solferino e all’Artandgallery di
Milano. L’anno dopo i suoi quadri
sono esposti a Entratalibera ancora
a Milano, mentre sulla nave da crociera Costa Mediterranea, nella huge
hall, vengono installati i manichini
che si ispirano al famoso quadro la
“Danza” di Matisse, esposto all’Hermitage di San Pietroburgo. Il 2005
è a Pechino per la rassegna “Art in
life” con la collezione il “Circo”
nella Galleria Xingfucun e a Berlino
alla Bread and Butter, per la nuova
linea di moda “GiGi Collezioni”.
Altre due esposizioni fanno parte
del suo carnet: “Pagine d’Artista”
(pittura) e “Cose d’Artista” (scultura)
rispettivamente nel 2006 e nel 2007,
a Spazio Anfossi.
A Shanghai in Time Square, lo
scorso anno, col contributo della
Camera di Commercio Italiana in
Cina, in occasione delle Giornate
del Lavoro Italiano, le opere esposte, col nome “La plastica del desiderio”, erano proprio quelle statue
- manichino di Rigamonti.
Qui chiudiamo il curriculum di Gigi,
aggiornato ai giorni nostri, saltando
comunque molte altre significative
presenze. Come si vede siamo di
fronte ad un instancabile artista e
aperto leader di un’azienda tra le
più importanti e avanzate a livello
internazionale nella fabbricazione
dei manichini con 140 e oltre dipendenti da mesi impegnati, tra l’altro,
per altre importanti manifestazioni
come quelle che si svolgeranno
a Shanghai e Londra nel maggio
2009.
Va aggiunto che dal 1998 Gigi Rigamonti (nel frattempo il figlio Mattia
è venuto ad affiancarlo in qualità
di consigliere delegato), ha messo
in pratica un suo vecchio progetto
creando la “Sturm und Plastic” per
la fabbricazione di strutture d’arredo
funzionali di plastica molto resistenti e trasparenti tanto da essere
scambiate per vetro. Tutto questo ha
voluto dire un ampliamento dello
stabilimento (la cosa è avvenuta
pochi mesi fa) passando dai 5 attuali
ai 10 mila metri quadrati con la
costruzione di un’apposita sezione
a Varedo, a due passi da Palazzolo,
dove ora avvengono le operazioni di
finissaggio, verniciatura, imballaggio
e spedizione dei manichini e di altri
lavori.
Abbiamo chiesto all’artista qual’è la
procedura che segue la costruzione
dei suoi gioielli.
“Da La Rosa, ogni mese escono
circa 7000 manichini; per ogni
manichino - ci ha spiegato - usando la plastilina, si crea il modello
seguendo le disposizioni del cliente
che in un successivo briefing darà
il suo ok. A quel punto si passa allo
stampo di gesso che viene letto da
scanner collegati con macchine che
dispongono di numeratore per lo
stampo definitivo. Le macchine sono
quanto di più avanzato offre la tecnica. Il materiale plastico fuso viene
messo nello stampo e raffreddato a
mezzo apparecchiature di soffiaggio
per passare poi al successivo fissaggio e alla rifinitura, opera questa che
richiede molta precisione e abilità.
Ogni parte del manichino è appeso
ad una catena per la verniciatura
che avviene in due fasi. La prima
serve per la presa della vernice
mentre nella seconda si passa al
colore definitivo al quale successivamente si aggiunge la laccatura,
prima di entrare nel reparto di essiccazione. Tutto il resto, il make-up
del viso e altre parti, viene pitturato
a mano con colori a olio. Sempre a
mano vengono fatte le ciglia, creati
gli occhi, e poste le parrucche per
rendere viva la figura che indosserà
abiti o indumenti intimi griffati”.
Ma La Rosa spa ha fatto della salvaguardia dell’ambiente e
dell’utilizzo dell’energia rinnovabile dei punti basilari. Non a caso,
vicino a Catania, ha installato delle
cellule fotovoltaiche che non solo
gli permettono di avere la corrente
per le sue lavorazioni, ma addirittura di mettere in rete il surplus
del proprio fabbisogno. La plastica
che utilizza è riciclabile e antishok.
Nella riutilizzazione viene depurata
delle parti nocive e mescolata con
granuli vergini. Le polveri, i solventi
e i fumi prodotti durante la verniciatura (effettuata con robot) sono ridotte al 94%. In particolare facendo
riferimento alla verniciatura, con 16
pompe viene provveduto alla miscelatura automatica del colore che
poi con computer particolari viene
automaticamente applicato.
È nel tunnel dell’essicazione che
entra in funzione la macchina
post-combustione. Ricevendo e
bruciando i solventi produce energia
alternativa per il suo funzionamento. Questo per non parlare di tutti
gli altri artifizi messi in opera per
rendere, il più possibile, confortevoli
e salubri gli ambienti di lavoro col
minor costo.
Per renderci conto dei suoi lavori
(manichini e strutture d’arredo) è
sufficiente recarsi, qualora non ci si
voglia fermare davanti alle vetrine
delle grandi firme, in uno dei suoi
showroom di Parigi, Londra, Madrid, Amburgo e, ovviamente, quello
di Milano. Sono delle vere e proprie
gallerie d’arte molto frequentate da
manager e artisti che li scelgono
anche per i loro incontri culturali.
Aigner, Antonio Fusco, Armani,
Balenciaga, Ballantyne Cashmere,
Bonita, Borsalino, Carlo Pignatelli,
Champion, Chanel, Christian Dior,
Debenham, D&G, F.lli Rossetti,
Ermanno Scervino, Escada, Etro,
Iceberg, Givenchy, Golden Lady,
Iceberg, Hugo Boss, Kenzo, La
Fornarina, Liberty, Loewe, Louis
Vuitton, McQueen, Marc Cain,
Marlboro, Miss Sixty, Next, North
Sail, Selfridges, Sinequanine, Strenesse, Tod’s, Trussardi, Valentino,
Versace, Weill, Zapa e alcuni grandi
magazzini quali per esempio Mark
& Spencer e H & M si riforniscono
da La Rosa per le proprie necessità.
È un marchio Stile Italiano che fa
onore al nostro Ble Paese.
Bruno Breschi
Milano
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MACEF
MILANO 2009...
Tutto per la casa e non soltanto...
M
acef Primavera 2009, Salone
Internazionale della Casa,
86° di una serie iniziata nel 1964
(quando la mostra milanese aveva
cadenza annuale), si svolgerà in
Fieramilano dal 16 al 19 gennaio, in
concomitanza e in sinergia con Festivity, Salone degli addobbi natalizi,
delle decorazioni per le feste, del
gioco, del giocattolo e del carnevale
(che però aprirà i battenti un giorno
prima, il 15 gennaio. Un giorno
di preapertura anche per Macef
(giovedì 15), ma solo per il settore
dedicato al Regalo (padiglioni 1418) i cui espositori hanno richiesto,
a motivo di un rilevante volume di
affari e di contatti, la possibilità di
poter operare su cinque giorni.
La suddivisione merceologica, ormai
stabilizzata da tre edizioni, vede la
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manifestazione articolata in 5 settori: Tavola e Cucina (Oggettistica per
la tavola e prodotti per la cucina);
Arredo e Decorazione (Complemento d’arredo, decorazione, tessile
e oggettistica di design); Classico
(Complemento d’arredo classico,
bomboniere e argenteria per la
casa); Regalo (Oggettistica, articoli
da regalo e cartoleria); Bijoux, Oro
e Accessori (Bigiotteria, oreficeria,
accessori).
La strategia con la quale sono stati
aggregati (e poi accostati) i cinque
contenitori è quella di proporre la
vastità e la frammentazione di Macef
come aggregato, più che di prodotti,
di veri e propri “contenitori fieristici” autonomi. Il cuore di Macef resta
quello di una grande mostra d’affari,
nella quale gli espositori raccolgono
ordini, direttamente o in prospettiva,
quando si svilupperanno i contatti
nati in fiera. Anche gli eventi si allineano a questa concezione di utilità:
si va dall’ “Oscar della Bigiotteria”,
organizzato insieme con la rivista
Ornamenta, giunto alla quarta
edizione e destinato a far emergere
la verve creativa delle aziende di
quel settore, alla riproposizione
di Art&Flower, evento organizzato dalla rivista Floral design, che
intende riportare il fiore al centro
del paesaggio domestico e anche
riproporlo come elemento suggestivo e decorativo del punto vendita; e
non a caso le performance dei floral
designer nelle precedenti edizioni
di Art&Flower sono state sempre
seguite da un folto pubblico molto
attento. Altro appuntamento atteso
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MILANO
A cura di Silvia Zanchi
[email protected]
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di Macef, il Macef Design Award
Massimo Martini, concorso online
organizzato con il supporto del sito
specializzato www.designboom.com,
riservato ai giovani progettisti di tutto il mondo (l’anno scorso i progetti
inviati furono oltre 4 mila); il settore
di quest’anno sarà l’Argento con il
claim “beyond silver”.
Le aziende presenti in fiera dal 16
al 19 di questo mese di gennaio
saranno circa 1.800, su una superficie complessiva di 120 mila metri
quadrati netti. Importante e significativa, come al solito, la presenza di
espositori esteri, valutabile intorno
al 20% del totale. Le provenienze
prevalenti sono europee: Spagna,
Francia e Germania, ma non mancano espositori extra-europei, sopratutto asiatici.
Come preannunciato, segue la mostra che ospiterà l’evento chiamato
Macef Lab, rivolto alla promozione
dell’innovazione. È, infatti, proprio l’innovazione (di prodotto, di
processo, di materiali), oggi più
che mai, la strada obbligata che le
aziende hanno a disposizione per
conservare e conquistare i mercati. Macef dedica a questo tema
grande attenzione, sia favorendo la
commercializzazione dei numerosi
prodotti unici e originali proposti in
fiera, sia creando le condizioni per
la crescita e lo sviluppo delle capacità di innovazione delle aziende
espositrici.
Questa stimolante iniziativa sarà
posizionata nel cuore del padiglione
7 e offrirà spunti e nuove idee a
espositori e visitatori.
La selezione delle aziende/prodotti
innovativi è curata dalla società know-net attraverso lo studio
dell’architetto Massimo Malacrida.
Come a settembre, infine, ritornano
a Macef le istituzioni importanti
come le presenze della Regione
Lombardia, della Regione Umbria
e di una “new entry”, la Regione
autonoma della Sardegna la quale,
insieme a Macef, sta costruendo un
importante progetto di presenza
delle proprie imprese artigiane sui
mercati internazionali.
Per i biglietti in vendita sul Macef,
il Salone Internazionale della Casa
propone, presso il nuovo quartiere
fieristico, un progetto espositivo di
grande respiro con esclusivi eventi
per la community di tutto quanto fa casa, e un’ampia gamma di
merceologie per tutte le esigenze e
le interpretazioni dell’abitare, in costante cambiamento ed innovazione:
oggettistica, complemento d’arredo,
regalo, decorazione e molto altro.
www.ticketone.it
Acquisti biglietti in fiera: 25 Euro al
giorno; ingresso riservato agli operatori professionali. Il documento
d’ingresso è personale, non cedibile
e giornaliero. Orario di apertura
dei padiglioni espositivi, dalle 9.30
alle 18.30. Acquisto in fiera: dalle
ore 9.30 sarà possibile accedere alle
receptions per acquistare il biglietto
d’ingresso, compilando il modulo di
registrazione in distribuzione nelle
reception stesse o allegando ad esso
il proprio biglietto da visita. Come
raggiungere la Fiera: Linea Rossa
MM1, capolinea Rho-Fiera Milano;
collegamento bus serale dal quartiere espositivo alla città di Milano,
collegamento bus gratuito.
Milano
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UNA NOTTE ITALIANA
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Brevi da...
A cura di Silvia Zanchi
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Brevi dalla Triennale
In occasione delle festività natalizie
e oltre la Triennale di Milano, Triennale Design Museum e Triennale
Bovisa presentano il calendario delle mostre, i Bookstore, il DesignCafé
e il Bistrot Bovisa:
Alberto Burri - Fino all’8 febbraio.
La Triennale di Milano presenta
una grande retrospettiva dedicata
ad Alberto Burri, uno dei massimi
protagonisti dell’arte del XX secolo,
riconosciuto a livello nazionale e
internazionale. La mostra, che si
articola su due piani su una superficie totale di 2500 mq, presenta
l’artista, l’uomo e le influenze che
ha esercitato sulla cultura dell’epoca
attraverso una scelta di capolavori,
che non si limitano alle più note
creazioni degli anni Cinquanta, ma
testimoniano l’intero svolgimento,
nei decenni successivi, dell’opera
di Burri e della sua straordinaria
capacità di rinnovamento.
A Burri si deve l’innovativa apertura
verso impiego di materiali extrapittorici la cui influenza ha caratterizzato l’arte fino ai nostri giorni.
Guido Crepax - Valentina, la forma
del tempo - Fino al primo febbraio.
La prima grande mostra dedicata al
più celebrato fra gli autori italiani
del mondo del fumetto, il più tradotto all’estero, con il suo personaggio
leggendario: Valentina, che incarna
oltre che il mondo culturale, politico, ideologico ed estetico del suo
autore, una sorta di “spirito del tempo” di una società durante i grandi
cambiamenti degli anni ’60 e ’70.
Prima Interpretazione. Che Cosa
è il Design Italiano? - Fino al 25
gennaio.Triennale Design Museum
è un museo dinamico, in grado
di rinnovarsi continuamente e di
offrire al visitatore sguardi, punti di
vista e percorsi inediti e diversificati.
Un museo emozionale e coinvolgente. Un organismo vivo e mutante,
capace di mettersi in discussione,
smentirsi, interrogarsi.
Il museo “mette in scena” il design
italiano attraverso un sistema di
rappresentazioni che si rinnoveranno ogni 12-18 mesi, cambiando ogni
volta i temi-chiave, gli ordinamenti
scientifici, gli allestimenti. Il primo
tema affrontato è “Che cosa è il
design italiano?”.
www.triennale.it
www.triennalebovisa.it
www.triennaledesignmuseum.it
Il più ricco monte premi
del concorso “Rosetum”
A gennaio a Milano
Oltre ai 3.500,00 euro che si
divideranno i primi tre classificati
all’XI° Concorso Internazionale Voci
Liriche “Rosetum”, i finalisti dello
storico concorso milanese, potranno
dividersi i ruoli della nuova stagione d’opera e operetta prodotta
dal Laboratorio Lirico Europeo di
Milano diretto da Daniele Rubboli. Pioggia poi di concerti ed altre
scritture operistiche per i teatri di
Lecco, Forlì, Cagli,Volterra, Cascina,
Brunico che saranno presenti con i
loro dirigenti alla serata finale. È già
assicurato, per l’8 febbraio, il Concerto dei Vincitori all’Auditorium di
Bressanone (Bolzano), mentre per
i finalisti si aprono anche le porte
per cantare, nella seconda settimana
del prossimo luglio, al prestigioso
Festival Mario Filippeschi di Montefoscoli e Peccioli (Pisa). Ancora una
volta l’agone lirico del Rosetum si
propone come uno dei più qualificati concorsi europei capaci di offrire
ai giovani artisti di talento imme-
diate occasioni di lavoro. Questo
grazie alla particolare giuria che
Rubboli, da sempre, vuole composta
da operatori teatrali attivi e autorevoli come Sergio Segalini, direttore
artistico del Festival di Martina
Franca, che presiederà la commis-
Convenzione
tra Eni e Ministeri
L’Eni ed Eni Foundation hanno
firmato, con il Ministero dell’Economia e delle Finanze ed il Ministero
del Lavoro, della Salute e delle
Politiche Sociali una convenzione
per partecipare, attraverso una
donazione di 200 milioni di euro,
all’iniziativa “Fondo Carta Acquisti”, promossa con allo scopo di
contribuire a soddisfare le esigenze
alimentari, energetiche e sanitarie
della popolazione meno abbiente.
In particolare Eni Foundation, la
fondazione creata da Eni, che persegue finalità di solidarietà sociale
e umanitaria, ha già effettuato un
primo versamento a titolo spontaneo
e solidale al Fondo Carta Acquisti,
pari a 100 milioni di euro. Questa
prima somma è stata concessa, in
relazione all’esercizio del 2008,
il mese scorso, mentre la seconda
tranche - che comprende i rimanenti 100 milioni di euro, relativi
all’esercizio 2009 - sarà versata
entro il 30 giugno prossimo.
Eni ha deciso di aderire all’iniziativa
in ragione della propria posizione
di primario operatore nel settore
energetico e quale impresa responsabile nei confronti della comunità
in cui opera.
Sito internet: www.eni.it
107
sione; Daniele Borniquez direttore
dell’Accademia Lirica del teatro
alla Scala di Milano; Aldo Salvagno
direttore d’orchestra e direttore
musicale dei teatri di Irun in Spagna
e Budrio in Italia; Giuseppe Oldani
agente teatrale e lo stesso Daniele
Rubboli, direttore artistico e regista
delle stagioni del Rosetum.
La generosità degli Eredi Morosini
conferma anche in questa occasione
il Premio Scarampi Crivelli al primo
classificato, mentre la giuria popolare, formata da Mario Mainino con i
dirigenti delle associazioni musicali
della Lombardia, garantisce a tutti i
concorrenti un’attenzione in più. Si
ricorda inoltre che, come è sempre
accaduto in passato, alcuni ruoli
delle opere in cartellone - tutte,
nessuna esclusa - possono essere assegnati anche ad alcuni semifinalisti.
Il Laboratorio Lirico Europeo
di Milano: Tel. (+39) 02.2842836 (+39) 02.48707203.
Milano
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Brevi da...
A cura di Silvia Zanchi
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Il Nuovo Realismo, dal 1970 ad oggi
Omaggio a Pierre Restany
108
Milano doveva un omaggio a Pierre
Restany (1930-2003), in quanto il
grande critico francese aveva trovato
nel capoluogo lombardo una sua
seconda patria, forse più ospitale
della stessa Parigi. Infatti, grazie all’amicizia con Guido Le Noci e alla
galleria Apollinaire da lui gestita,
tutte le proposte critiche di Restany
erano approdate tempestivamente a
Milano, inoltre egli aveva ottenuto
l’incarico della rubrica dell’arte
sulla prestigiosa rivista “Domus”,
passando in seguito a dirigere anche
un’altra rivista milanese, “D’Ars”.
E famosi sono pure i suoi soggiorni con ritmo quindicinale presso
l’Hotel Manzoni. Il modo migliore
di onorare Restany è sembrato
quello di ricordare la sua maggiore
impresa critica, il Nouveau Réalisme
appunto, di cui Milano, confermando ancora una volta quasi un diritto
di prelazione su quel movimento,
aveva festeggiato nel 1970 il primo
decennale dalla nascita, con eventi
spettacolari di cui ancora si conserva grande memoria. È vero che
proprio in quell’occasione i membri
del gruppo ne avevano decretato
la morte, ma in seguito quasi tutti
hanno continuato a lavorare nel medesimo solco, producendo in genere
opere più impressionanti per mole
e qualità. E dunque si è ritenuto di
celebrare il critico e il movimento in
una specie di proiezione sul presente, con ottime possibilità competitive
anche rispetto a quanto avviene oggi
sulla scena mondiale, in un proseguimento della sfida tra Europa e
USA di cui appunto il comparire del
Nouveau Réalisme era stato la prima avvisaglia. Dei tredici artisti che
avevano composto il gruppo nella
sua formazione più completa, qui ne
vengono presentati undici, escludendo Yves Klein, in quanto morto
ante 1970, e Martial Raysse perché
forse l’unico che ha preso altre vie.
Ci saranno invece le magnifiche
compressioni di César nate proprio
come Suite milanese, assieme a una
superba Espansione di proprietà
delle collezioni comunali. Di Arman
comparirà un completo repertorio,
tra accumulazioni, collere, tagli. Daniel Spoerri innalzerà una selva barbarica di Idoli di Prillwitz, di Jean
Tinguely il Museo che Basilea gli ha
ArmanLa Chute des Courses,
1996 Accumulazione di carrelli
del supermercato.
dedicato offrirà un’opera colossale
e riassuntiva, affiancata da un significativo repertorio delle immagini
volutamente kitsch apprestate da
Niki de Saint Phalle. I décollagisti,
François Dufrêne, Raymond Hains,
Mimmo Rotella, Jacques Villeglé,
saranno presenti al gran completo,
ma anche con opzioni che proprio
dopo il ’70 sono andate progressivamente diversificandosi e prendendo
strade autonome. Di Christo e Jeanne-Claude comparirà un’antologia
adeguata di quelle loro mappe in cui
sono riportate in pianta le maxi-installazioni ambientali. Infine Gérard
Deschamps darà prova di come si
è allargata la sua indagine sugli
elementi soffici e di “cattivo gusto”
in cui si avvolge la nostra esistenza
quotidiana. Molta attenzione sarà
data alla rievocazione delle giornate
del ‘70, sia mostrando a circuito
chiuso l’eccellente documentario
girato allora da Mario Carbone, sia
allestendo una vasta parete con le
mirabili testimonianze fotografiche
registrate da Ugo Mulas, mentre
un filmato dell’operatore canadese
Marc Israël-Le Pelletier mostrerà
Restany all’opera nelle varie sedi
della sua industriosa presenza milanese. Nel catalogo edito da Silvana
Editoriale, oltre a un saggio introduttivo del curatore Renato Barilli e
due contributi di Marina Pugliese e
Diego Sileo, ci saranno anche dieci
testimonianze di persone che furono
vicine al grande critico in vita,
nonché un’antologia di suoi scritti,
e immagini a colori delle opere
esposte, oltre ai consueti apparati
biobibliografici.
La mostra è realizzata con il sostegno di Tod’S, e come di consueto è
previsto un programma di attività
didattiche per i visitatori organizzate
da Marte snc con il contributo di
Gruppo Coop Lombardia.
Fino al 1 febbraio 2009 al PAC
Padiglione d’Arte Contemporanea
Via Palestro 14
Orari: Lunedì 14.30/19.30; da
martedì a domenica 09.30/19.30;
giovedì fino alle 22.30
Ingresso: Euro 5,00 intero - Euro
3,00 ridotto - Euro 2,00 ridotto
speciale gruppi e studenti. Minori
fino ai 5 anni gratuito, dai 6 ai 18
anni ridotto.
Tel. (+39) 02.76009085
www.comune.milano.it/pac
Myrjam Cantù
L’“Anima dell’Acqua”
a Palazzo Reale
La mostra, che durerà fino al 29
marzo, accompagna il pubblico alla
scoperta della storia dell’acqua, in
un viaggio nell’anima della nostra
cultura. Un percorso che si sviluppa
attraverso il tema della sete in senso
positivo - per il sapere e la conoscenza - o negativo - per il venir
meno di un bene prezioso alla vita.
Le 121 opere presenti, tra cui il Narciso di Caravaggio, l’Ultima Cena del
Tintoretto, la Madonna dell’umiltà
di Masolino da Panicale, L’amore
alla fonte della vita di Segantini, The
reflecting pool di Bill Viola, raccolte in 6 sezioni, illustrano il valore
dell’acqua per la storia della nostra
civiltà, forza naturale, eterna e insostituibile, generatrice e nutrimento
eterno, al tempo stesso benevola e
dissolvitrice. L’importanza simbolica
e sacrale dell’acqua si manifesta
nell’immaginario dell’uomo fin
dalle origini della sua evoluzione.
La mostra è inserita all’interno del
progetto EnergiAcqua realizzato da
Fondazione DNArt e sostenuto da
Regione Lombardia Assessorato alle
Reti e Servizi di Pubblica Utilità e
Sviluppo Sostenibile.
Info: www.comune.milano.it
Milano
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QUIROMA QUIROMA QUIROMA QUIROMA Q
A fianco due
collaudatori della
Ferrari intervenuti
all’inaugurazione
del Ferrari Store
di via Tomacelli.
la Casa di Maranello ha
realizzato una collezione
di abbigliamento e di
accessori Limited Edition,
caratterizzata da loghi,
stampe e ricami esclusivi,
ripresi direttamente dai
dettagli dell’automobile
quali il classico Cavallino,
le prese d’aria laterali, i
profili frontali e laterali
della vettura. Poi una
linea di abbigliamento
pensata per coloro che
avranno la fortuna di
guidare la nuova spider e
per tutti gli appassionati
della scuderia Ferrari.
La collezione è composta
da: abbigliamento per
sportivo ma al contempo
raffinato, dallo studio
del dettaglio alla particolarità dei materiali che
facilitano il movimento
senza rinunciare alla
comodità.
Sia nella collezione uomo
che nella collezione donna realizzata in una forma
leggermente piu’ sciancrata, sono presenti gli
stessi capi: giubbini in
tessuto tecnico, sweater
full zip in felpa stretch,
polo in piquet, t-shirt
in jersey di cotone e in
jersey tecnico suntroke
particolarmente performante alla figura grazie
alla innovativa composizione del filato ceramico.
Sweater full zip in tessuto
stretch e t-shirt in tessuto
basico per la linea bimbo.
Tessuto tecnico per la
sport bag, il borsone da
week end e per il necessaire. Stile particolare e
ricerca del dettaglio nei
uomo, donna, bimbo,
accessori, borse. Colore
dominante il nero, ad
eccezione di alcuni capi
ed accessori disponibili
anche nell’inconfondibile rosso Ferrari. Stile
portachiavi realizzati
completamente in
acciaio che riprendono la
sagoma della presa d’aria
laterale e la replica della
chiave di avviamento
dell’auto.
Sotto Amedeo Minghi.
110
E adesso, shopping
al Ferrari Store
di via Tomacelli
Inaugurato il mese scorso
il “Ferrari Store” in
Via Tomacelli 147, nel
pieno centro della città,
alla presenza del Presidente Luca Cordero Di
Montezemolo e di vari
giornalisti e artisti, tra i
quali, Carlo Rossella (oggi
Presidente Medusa) e
Marina Como di Rai Uno
e il cantautore romano
Amedeo Minghi.
Lo Store romano si va ad
aggiungere a molti altri
già da tempo in florida
attività ed ai quali se ne
aggiungeranno altri a
conferma che il brand
Ferrari è tra i più prestigiosi nomi italiani
apprezzati e riconosciuti
anche in Papuasia.
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Una festa anche tecnica
per la presenza di alcuni
collaudatori che hanno
spiegato agli ospiti le caratteristiche della vettura
esposta per l’occasione e
che rimarrà nei saloni per
il piacere degli appassionati. Tantissimi a giudicare dalle visite che, nelle
sole due ore dell’inaugurazione, hanno toccato la
punta di 500 persone.
A fare da vetrina dei prodotti, la collezione “Ferrari California” presentata
al Salone di Parigi lo
scorso ottobre, la Ferrari
California è la prima
spider con capote rigida
ripiegabile della casa del
Cavallino. Per celebrare
questo ultimo modello
30-12-2008 17:57:43
A QUIROMA QUIROMA QUIROMA
Per celebrare la nuova
California sono stati
realizzati anche poster,
mouse-pad e un modellino in scala 1:43 dell’auto.
A completare la collezione, il Gruppo Marcolin licenziatario ufficiale
della linea Eyewear
Ferrari - ha realizzato
una montatura da sole
in tiratura limitata con
lenti fotocromatiche, per
permettere una guida rilassante e sicura anche in
condizioni di luce molto
intensa.L’intera collezione
è in vendita a partire da
Ottobre 2008 presso i
Ferrari Store di tutto il
mondo, on line sul sito
www.ferraristore.com, e
presso alcuni concessionari d’auto Ferrari.
Il Dandismo
e il mondo
dell’equitazione
ispirano la
collezione Ferrari
Cavallino 2009
La collezione primavera
estate 2009 trae ispirazione dal mondo equestre,
dai suoi costumi, dalle
sue tradizioni e soprattutto dall’importanza che
questo sport dà al rispetto
del Dress Code: un fil
rouge che unisce i cavalli
dell’equitazione ai cavalli
rombanti di inizio 900.
Esempio su tutti la giacca
in pelle, creata sia per
l’uomo che per la donna
in due varianti di colore,
FoglioEuropeo 119 DEF.indd 111
beige e nero, il cui taglio
ricorda la giubba del fantino. I dettagli sul fronte
sono un richiamo alla
forma del sedile in pelle
dello storico modello Barchetta, cosi come il logo
del cavallino rampante
ripreso sulla cerniera e
cucito all’altezza del petto
blu con grafiche a contrasto che si ispirano ad articoli di giornale del tardo
800, oppure caratterizzate
da un tripudio di cavalli
al galoppo immaginati
correre a fianco di potenti
bolidi da corsa nella
splendida cornice del
tracciato inglese di Good-
A cura di
Giorgia Würth
[email protected]
lizzazione del battistrada
delle auto d’epoca. Per
i capi più eleganti, la
nuova collezione Ferrari
Cavallino si ispira invece
al Dandismo, massima
espressione di bellezza
esteriore e ricerca attenta
della forma, applicati a
capi di abbigliamento attuali come gilet, giubbotti, camicie e foulards.
Ferrari Uomo:
un’intensa
esperienza di lusso
Montezemolo si intrattiene con il cantautore Amedeo
Minghi e Carlo Rossella.
a celebrare il simbolo della casa di Maranello.
Il richiamo al mondo
delle auto è costante e
presente su ogni capo
maschile e femminile: la
serigrafia della Daytona,
l’immagine stilizzata della
Dino, il filo di pelle che
contorna le tasche posteriori dei jeans riproposti
per la collezione estiva.
Le magliette sono rosse, verdi, bianche e
wood, la pista nel West
Sussex; stampe floreali e
sfumature di colori tenui
sono invece elaborate nei
colletti delle camicie e nei
tricot nei colori classici e
in una punta di giallo che
richiama il colore dello
sfondo del logo Ferrari.
Colorati e raffinati foulard
di cotone con stampa del
pattern sono ottenuti
dalla
sti-
Morris Profumi, società
che produce profumi
e prodotti cosmetici di
diversi brand internazionali, è il licenziatario ufficiale del marchio Ferrari
nella profumeria selettiva
lancerà, a livello mondiale in 70 differenti Paesi
una nuova ed esclusiva
linea dedicata all’universo
maschile: Ferrari Uomo.
In occasione del TFWA
World Exhibition tenutosi
a Cannes l’anno scorso,
Morris ha presentato il
nuovo profumo Ferrari
ai selezionati, top clients
e stampa di settore, nel
corso di una spettacolare
serata di gala nella cornice di uno degli alberghi
di tendenza della Croisette.
Ferrari Uomo rappresenta un nuovo concetto
di fragranza in perfetta
coerenza con l’eleganza,
il prestigio e l’unicità del
lifestyle Ferrari.
Il designer è uno dei
più famosi creatori di
packaging per la
pro-
111
30-12-2008 17:57:49
QUIROMA QUIROMA QUIROMA QUIROMA
fumeria e la cosmesi:
Thierry de Baschmakoff,
fondatore e direttore
creativo dell’agenzia
Aesthete.
L’aspetto del flacone è
ispirato alle linee estetiche delle vetture Ferrari
in un continuo richiamo
tra le forme classiche di
un flacone da profumeria
e i dettagli della carrozzeria dell’auto.
Il Cavallino Rampante ha
un ruolo predominante
sulla capsula che è realiz-
cuoio, che evoca eleganza, fondendosi con la
nota raffinata del legno
di cedro e con gli accenti
vibranti della noce moscata. Il fondo è costruito
attorno agli ingredienti
più ricchi e ricercati:
il calore ambrato del
labdano, la profondità
sfaccettata del patchouli e
la sensazione avvolgente
della fava tonka.
Il creatore di questa
fragranza è Alberto
Morillas, Master Perfumer
propone la stampa Cavallino allover a partire dalla
collezione 2009, reinterpretandone in chiave
moderna la fantasia che
vede protagonista il logo
del Cavallino Rampante,
marchio affermato a
livello mondiale, sinonimo di eleganza e del
Made in Italy.
Una collezione di accessori fortemente caratterizzata, che comprende
borse, borsoni, piccola
pelletteria, cinture, cap-
112
Luca di Montezemolo con il nostro direttore e un
funzionario di una casa automobilistica giapponese.
zata con i materiali tanto
iconici quanto preziosi
della Ferrari: la pelle e
il metallo. Il packaging
enfatizza i simboli del
mondo GT: un elegante
alluminio opaco e una sofisticata pelle in una virile
tinta cuoio scuro uniti da
un doppia cucitura per un
tocco quasi artigianale.
La fragranza esprime
immediatamente la sua
classe e il suo stile unico:
la famiglia olfattiva è
legnosa, speziata, cuoio.
Nelle note di testa la
luminosa freschezza del
limone di Sicilia e del
bergamotto di Calabria è
esaltata dal tocco aromatico delle bacche di
ginepro. Il cuore si apre
con un esclusivo accordo
FoglioEuropeo 119 DEF.indd 112
in Firmenich e leggendario autore di numerosi
successi per altri marchi
di lusso.
Collezione Ferrari
Cavallino
All Over 2009
Era la fine degli anni
‘60 quando Enzo Ferrari
commissionò ad un artigiano pellettiere un set
di valigeria per uso personale, composto da: una
valigetta 24 ore, un portaabiti, ed una pilotina
in tessuto jacquard e
pelle.
Il set fu realizzato in
un’originale stampa allover del logo Ferrari.
Ispirandosi proprio a quel
set di accessori, Ferrari
pellini e ombrelli.
Due le varianti di colore:
fondo beige e particolari
in pelle testa di moro;
fondo blu con logo Cavallino grigio e rifiniture
nere.
Anche in questo caso,
come per tutte le linee di
abbigliamento Ferrari, il
richiamo all’auto è percettibile nei dettagli delle
rifiniture, in vera pelle di
vitello, nelle impunture a
contrasto, negli accessori
metallici personalizzati e nelle applicazioni
manuali.
Linea Ferrari in
fibra di carbonio
Utilizzata per le monoposto di Formula 1 e per le
auto Gran Turismo Ferrari, la fibra di carbonio è
un materiale tecnologico
e ultraresistente, che
esprime anche una valenza estetica se applicato al
design. La nuova linea di
oggettistica che Ferrari ha
realizzato abbina la fibra
di carbonio a materiali
più naturali come il cuoio
e il legno naturale.
Studio e cura dei dettagli
ne suggellano esclusività
e prestigio.
Di alto artigianato
italiano, tutti gli articoli
sono personalizzati con lo
Scudetto Ferrari
in metallo smaltato.
La fibra di carbonio
riveste il legno lasciando
in evidenza profili
rossi. Le finiture sono
realizzate in cuoio naturale color mogano.
La linea include l’humidor da 35 sigari, con
interno in legno di cedro,
il cofanetto porta carte
da gioco, il portabiglietti
da visita, la vaschetta
svuotatasche, il bicchiere
portapenne, la vaschetta
portapenne, il cofanetto
porta-oggetti, il portafoto
in tre dimensioni.
In vendita presso i Ferrari
Store: www.ferraristore.com
Giorgia Whurt
30-12-2008 17:57:54
A
C&O Distribution - Av. du Lavaux 35 - 1009 Pully - Tél.+41 21 729 97 10
Mouawad - Quai du Mont-blanc 19 - 1201 Genève - Tél. +41 22 318 58 00
Pegasus - Grand Rue 42 - 1820 Montreux - Tél. +41 21 963 63 56
Ouranos - Grand Chêne 7 - 1003 Lausanne - Tél. +41 21 318 11 88
Howards Jewellers - UK - Tél. +44 01789 205404
[email protected]
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30-12-2008 17:58:06
ITALIANI NEL MONDO ITALIANI NEL MONDO
Napolitano apre
ai Giovani Italiani
nel Mondo
114
Il Presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, il presidente
della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, e il presidente del Senato,
Renato Schifani, hanno inaugurato,
il mese scorso nell’Aula di Montecitorio, la Conferenza dei Giovani
Italiani nel Mondo.
La cerimonia è stata trasmessa in
diretta sul canale satellitare e il
sito internet. Si tratta della prima
Conferenza dei Giovani Italiani nel
Mondo, indetta nel luglio scorso dal
Ministro degli affari esteri, Franco
Frattini, e che si è svolta a Roma
presso la sede della Fa.
L’esigenza di convocare una conferenza dei giovani italiani e di origine
italiana nel mondo è stata manifestata negli ultimi anni, a più riprese,
dalle nostre collettività all’estero e
dai loro organismi rappresentativi,
al fine di individuare strumenti utili
per definire una linea politica per la
valorizzazione delle nuove generazioni e favorire il consolidarsi del
loro rapporto con il nostro Paese.
Hanno preso parte alla Conferenza presieduta da Frattini - 424 delegati
provenienti dall’estero, ai quali si
sono affiancati, in qualità di invitati, 200 giovani residenti in Italia,
espressione del mondo politico,
professionale, accademico, sportivo,
artistico, che rappresentano la realtà
delle nuove generazioni del nostro
Paese.
FoglioEuropeo 119 DEF.indd 114
Cgie e comunità italiane allʼestero:
indispensabile rilanciare il dialogo
Si è tenuta venerdì alla Farnesina
la prima giornata di lavoro della
II Assemblea Plenaria del Cgie
(Consiglio Generale degli Italiani
all’Estero) indetta dal Comitato di
Presidenza, presieduto dal segretario
generale Elio Carozza.
“Un’opportunità, l’incontro con i
giovani, che apre - si legge nella
relazione del Comitato di Presidenza
riportata da Carozza - a una speranza di continuità nel dialogo con le
nostre comunità all’estero, pur in
una prospettiva che appare problematica e, per certi versi, effimera.
Non solo per il fattore finanziario,
ed enti rappresentativi: dal mondo
dell’associazionismo alle rappresentanze dei Comites, dalle Consulte
regionali ai parlamentari, uniti verso
la valorizzazione di una “risorsa
preziosa” per il nostro Paese. L’arrivo di questi giovani - prosegue il
segretario generale - maggiormente
vicini alle nostre comunità all’estero è stato reso possibile grazie alla
mobilitazione dei Comites, degli
Intercomites, dell’associazionismo
locale e nazionale, delle Consulte
regionali, dei rappresentanti del
Cgie e della stessa Segreteria del
Consiglio. Tutto il movimento ha
La Farnesina, sede istituzionale del Ministero degli Esteri.
ma piuttosto perché, negli ultimi
mesi, il rapporto tra l’Italia e i suoi
cittadini all’estero sembra essere
diventato un fardello troppo pesante
per il nostro Paese. Eppure - prosegue Carozza - gli italiani all’estero
sono soggetti a pieno titolo di tutti
i diritti e i principi fondamentali
dettati dalla nostra Costituzione e riconosciuti dalla Repubblica italiana,
tra cui: il diritto all’apprendimento
della lingua e della cultura italiana e
il diritto all’assistenza degli anziani.
Due diritti che non possono essere
cancellati con un colpo di spugna,
ma che richiedono un piano di
“razionalizzazione” sinergicamente
e democraticamente partecipato nel
contesto di una stagione delle riforme. L’impegno cui il Cgie punta è
la creazione di un ‘sistema Italia per
gli italiani all’estero capace di far
convergere risorse umane, istituti
permesso la raccolta di una documentazione nella quale emergono le
reali e attuali esigenze dei giovani
all’estero, i quali hanno il compito
di offrire al Governo le indicazioni
che emergono nella Conferenza”.
Altro punto affrontato dalla relazione del Comitato di Presidenza del
Cgie è l’associazionismo italiano
nel mondo, a seguito del documento prodotto nei mesi scorsi da un
Gruppo di lavoro ad hoc che sarà
posto in riflessione durante questa
assemblea plenaria conclusasi il
mese scorso. Associazionismo inteso
come risorsa privilegiata in quanto non esclusiva ma fondata sulle
relazioni delle istituzioni regionali e
nazionali con le comunità emigrate.
Un fenomeno dinamico che stabilisce connessioni a partire da un sentimento comune di appartenenza su
una nuova base d’identità italiana.
30-12-2008 17:58:09
ITALIANI NEL MONDO
A cura di
Ilaria Viotto
[email protected]
Gli italiani di Berna contro Berlusconi
Anche a Berna i cittadini italiani
hanno fatto sentire la propria voce
contro i tagli in Finanziaria operati
dal Governo Berlusconi.
In concomitanza con le manifestazioni organizzate a tappeto su tutto
Mirko Tremaglia
applaudito alla
Camera dei Deputati
“Quanto è
avvenuto alla
Camera dei
Deputati, il
mese scorso,
all’inizio della
cerimonia
inaugurale
della Prima
Conferenza
dei Giovani Italiani nel mondo non
l’avevo mai registrato: un entusiasmo eccezionale a mio favore.
Per ben due volte, prima dell’inizio
e durante l’intervento del Presidente
On. Fini, vi è stata una manifestazione di eccezionale calore a favore
del sottoscritto: un’esplosione di
entusiasmo con 500 giovani italiani
all’estero plaudenti e in piedi, segno
di una partecipazione straordinaria,
mai dimostrata sinora. Prendo atto
di questa eccezionale manifestazione che mi esalta e commuove e
che pone una riflessione politica di
grande rilievo. Il Governo Prodi ha
cancellato il Ministero per gli Italiani nel mondo. Il Governo Berlusconi, in questo grado, in particolare in
ordine alla Conferenza dei Giovani
di fronte alle grandi prospettive politiche per il futuro anche internazionali, deve ricostituire il Ministero
per gli Italiani nel Mondo.
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il territorio svizzero, il Comites
di Berna, la Segreteria Cantonale
Associazioni Genitori, l’ente gestore
Casci, Associazioni Regionali e rappresentanti della Comunità Italiana
a Berna hanno manifestato davanti
al Consolato d’Italia (che da dicembre 2008 è diventato Cancelleria
Consolare) per sottolineare che tutti
gli sforzi fatti dai nostri parlamentari
nelle ultime settimane con proposte
per la legge di riforma delle iniziative scolastiche, sono stati poco
ascoltati, ma soprattutto rigettati dal
Governo senza fornire spiegazioni
adeguate per gli incredibili tagli
operati. La protesta si è concentrata
in modo particolare contro la cancellazione dei corsi di lingua italiana
per i residenti nel Cantone di Berna,
con cui si perde uno dei potenziali
poli più importanti per lo sviluppo
delle relazioni culturali, economiche
e politiche degli italiani all’estero
con il loro paese di appartenenza.
“Tutti i paesi dell’Unione Europea
- ha sottolineato Anna Ruedeberg,
consigliere del CGIE in Svizzera
- non mettono limiti alla diffusione
della propria lingua e della propria
cultura. In paesi come la Germania,
l’Inghilterra, la Francia e la Spagna,
decisioni così forti non sono neppure ipotizzabili.
In Italia, invece, il pensiero del
Governo viaggia evidentemente in
senso opposto e la diffusione della
cultura italiana all’estero viene
ritenuta superflua. Così come sono
ritenuti evidentemente superflui gli
italiani all’estero, dimenticati dal
Governo Berlusconi”.
PD Germania,
Danieli: “risposte
forti ad un Governo
nemico degli Italiani
nel Mondo”
La riunione del PD della Germania
a Stoccarda che ha visto la presenza dei rappresentanti di 18 città
ha rappresentato una prima netta
risposta dei nostri connazionali alle
decisioni del Governo Berlusconi.
Una rinnovata volontà di essere protagonisti in un momento così critico
è stata espressa con determinazione
da tutti i partecipanti.
“Il Partito Democratico della Germania che nasce in questo nuovo
anno - ha affermato il sen. Franco
Danieli nel corso dell’incontro tedesco - è lo strumento necessario,
assieme al movimento associativo,
per contrastare le sciagurate politiche di un Governo nemico degli
Italiani nel Mondo. Un partito
che deve radicarsi nel territorio,
composto da persone perbene
che vivono sulla propria pelle le
scelte del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e soci e che
vogliono reagire”.
Quando si tagliano del 60% le risorse, quando ricompaiono vecchie
pratiche di Governo, quando una
parte della struttura diplomatica del
M.A.E. non reagisce, ma assecon-
115
Al centro Franco Danieli.
da lo scempio; quando ritorna in
campo la solita retorica demagogica, quando i giovani che noi
abbiamo voluto a Roma dovranno
semplicemente ascoltare un mare di
falsità a fronte della dura realtà dei
tagli, quando gli stanziamenti per il
Museo Nazionale dell’emigrazione
sono più che dimezzati ed il progetto ridotto a piccola cosa, quando
si propone il rinvio delle elezioni
dei Com.it.es e si vuole impedire il voto presso i seggi consolari
per le elezioni europee, quando
vengono messe in discussione le
nuove assunzioni dei contrattisti a
tempo indeterminato e si riducono i
digitatori, quando si tagliano i fondi
per i giornali dell’emigrazione...,
quando tutto questo è la proposta
del Governo, allora bisogna rispondere con determinazione, occorrerà
ricostruire sulle macerie che ancora
una volta si lasceranno alle spalle.
30-12-2008 17:58:11
ITALIANI NEL MONDO ITALIANI NEL MONDO
Presidenza INARS/URSE
116
Alla presenza di un folto pubblico e
delle autorità istituzionali, si è svolta
il mese scorso nel Palazzo della
Provincia di Frosinone la settima
edizione del “Premio Giornalistico
Internazionale Inars Ciociaria”, con
il patrocinio di: Presidenza Consiglio
Ministri, Consiglio Nazionale Ordine
dei Giornalisti, Ministero Beni Culturali, Consiglio Regionale del Lazio, Provincia di Frosinone, U.R.S.E.
Unione Regioni Storiche Europee.
Presieduto dalla professoressa Cristina Amoroso e dal professor Sergio
Sergiacomi de Aicardi, l’Istituto
Nazionale delle Regioni Storiche per
la Ciociaria è un’associazione culturale apolitica e senza scopo di lucro
fondata nel 1970 che due anni fa
ha anche dato vita all’Urse, Unione
Regioni Storiche Europee. Il premio
ha come finalità la promozione culturale delle regioni storiche europee
che hanno subito il processo della
damnatio memoriae, nonché la diffusione della conoscenza dei valori
culturali, ambientali, socio-economici, naturalistici, agroalimentari,
etnoantropologici e delle tradizioni
popolari. È articolato in sei sezioni
(A. Giornalisti e scrittori; B. Tesi di
laurea; C. Comunicazione e informazione; D. Associazioni culturali;
E. Artisti e Artigiani; F. Imprese che
contribuiscono allo sviluppo sociale
e culturale del territorio) e vuole
dare un riconoscimento a quanti
operano per la promozione del
territorio nella tutela della memoria
storica e dell’identità culturale, in
Italia e nel mondo. Nel campo degli
“Italiani nel Mondo”, appunto, sono
stati premiati, nella sezione “Associazioni Culturali”, l’Associazione
Veneti nel Mondo Onlus, con sede
a Vicenza, presieduta da Aldo Rozzi
Marin, per le importanti iniziative
svolte a favore della propria comunità oltreconfine. Nella sezione
“Comunicazione” è stata invece
premiata l’Edit casa editrice dei
prodotti giornalistico - editoriali in
lingua italiana rivolti alla comunità
italiana di Croazia e Slovenia, forte
di circa 30.000 italiani autoctoni
residenti ad Istria, nel Quarnaro e in
Dalmazia. Nata nel 1952, ha sede a
Fiume la casa editrice è attualmente
diretta da Silvo Forza. Un importante “Riconoscimento Speciale”
è stato conferito all’On. Aldo Di
Biagio (deputato italiano eletto nel
2008 nella Circoscrizione Estero-Ripartizione Europa col Pdl-An) per la
sua attività politica ed istituzionale a
sostegno delle comunità italiane nel
mondo ed in particolare di quelle
in Croazia e Slovenia, da sempre
tenaci custodi di valori, lingua e
tradizioni del nostro Paese e delle
nostre regioni. Un “Riconoscimento
alla Carriera” è stato poi assegnato al professor Armando Aprea,
giornalista e scrittore, apprezzato a
livello internazionale per i suoi studi
e pubblicazioni nel campo storico e
geopolitico. Nel corso della manifestazione, per le proficue iniziative
svolte in favore dell’Istria, della
Dalmazia, del Montenegro e dell’Uzbekistan, è stata conferita immodestamente al sottoscritto (avvocato
di Caserta) esperto in cooperazione
internazionale.
Vittorio Giorgi
Lettera aperta al Ministro Plenipotenziario Carla Zuppetti
Gentile Direttore,
con stupore abbiamo appreso che il dott. Ivano De Mauro,
a nome dell’Ufficio Elettorale dell’Ambasciata d’Italia ad
Atene, “a” (sic) provveduto ad inoltrare al Ministero degli
Affari Esteri richiesta di autorizzazione allo spostamento
della data limite per la consegna delle sottoscrizioni delle
liste dei candidati per l’elezione del Comites (vedi allegato). Giova ricordare, anche alla nostra rappresentanza
diplomatico-consolare di Atene, che le leggi in Italia e nei
paesi democratici devono essere applicate, non interpretate
magari sulla base della richiesta del rappresentante di
Forza Italia in Grecia.
Per modificare una legge ci vuole un’altra legge, non
una circolare. Vorremmo anche suggerire una particolare
cautela considerato che già in passato l’Ambasciata e il
Consolato di Atene sono stati all’attenzione pubblica per
una impropria confidenzialità manifestata nei confronti dei
rappresentanti del partito di Berlusconi in Grecia, cosa che
non ha nobilitato il profilo di esponenti diplomatici e consolari che si sono a più riprese comportati come “camerieri”
di partito anziché come rappresentanti imparziali, competenti e autorevoli dello Stato italiano. Si è arrivati persino a
concedere il patrocinio dell’Ambasciata a manifestazioni di
partito promosse da Forza Italia. Nel 2004 la lista “Azzurri
nel mondo” per le elezioni del Comites Grecia fu ammessa
solo grazie a un illecito compiuto dagli uffici consolari ita-
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liani in Atene che accettarono, nonostante le proteste, firme
falsificate. L’unica attività degli eletti della lista “Azzurri
nel mondo” nei mesi successivi è stata quella di boicottare,
attraverso la sistematica assenza, le sedute del Comites. Anche in quel caso nulla fu fatto dalle autorità competenti che
in base alla legge avrebbero dovuto sostituire quei rappresentanti che avessero volontariamente disertato tre sedute
consecutive (art. 8 comma 3 della Legge n 286 del 23
ottobre 2003). Oggi con questa richiesta di spostamento si
chiede di compiere un altro illecito. Nè possono essere prese
a giustificazione le condizioni della Grecia in seguito a
manifestazioni che non hanno in nessun modo pregiudicato
la possibilità di raccolta delle firme. Condizioni peraltro che
valgono per tutti.
Con la presente pertanto si chiede formalmente alle autorità competenti del Ministero degli Affari Esteri di attenersi,
per quanto riguarda le modalità di preparazione e di
svolgimento delle elezioni, a quanto previsto dalla legge n.
286 del 23 ottobre 2003 e dal conseguente decreto del Presidente della Repubblica n. 395 del 29 dicembre 2003. E’
evidente che nell’ipotesi di violazione del dettato normativo
non esiteremo a rivolgerci all’autorità giudiziaria competente.
Cordialità,
Luciano Neri - Coord. Naz. Circoscrizione Estero PD
Nino Randazzo - Senatore PD - Circoscrizione Estero
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A cura di Federica Natta
[email protected]
Nove artisti contemporanei
in mostra a Monte-Carlo
F
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ino al 30 gennaio, alla Galleria
Marlborough di Monte-Carlo,
nove artisti contemporanei italiani
presentano 35 delle proprie opere:
uno scorcio del panorama attuale
che viene proposto in un momento
particolarmente creativo di tecniche
varie (orari dalle 11 alle 18, eccetto
festivi). Gli artisti scelti, nati tra il
1954 ed il 1974, fanno parte di una
successione di generazioni che partecipa al nomadismo contemporaneo, caratteristico della nostra epoca
di globalizzazione.
Questi artisti, per la maggior parte
discepoli di tecnologie in continua
evoluzione, sono cittadini del mondo che mantengono una relazione
con il proprio territorio d’origine.
Non fanno parte di un gruppo o di
un movimento, poichè il periodo
l’immagine di una città fantastica,
deserta e immensa. Un altro punto
di vista è offerto dalle fotografie aeree di Olivo Barbieri (1954). Come
dei modellini architettonici minu-
poco abituali. Nicola Bolla (1963),
ci invita a riflettere su un mondo di
paradossi - un mondo di contrasto
tra forma e contenuto – elemento
costante de suo lavoro, presentando
delle sculture abbaglianti come i
cristalli Swarovski. Maurizio Savini
(1962) ha scelto un materiale effimero e fragile destinato al consumo:
il chewing-gum.
Col suo colore rosa e la sua consistenza appiccicosa, il chewing-gum
riveste delle sculture in forma di
animali, che secondo Savini sono
minacciati di estinzione, “Destined
for nothing”. Attraverso questi animali dalle carni rosa e dagli sguardi
vivi, che cercano il nostro sguardo,
Savini vuole denunciare la deriva
ecologica attuale. La relazione con
la natura è evidente anche nel lavo-
“L’ultimo Papa” di Matteo Basile.
Un’opera di Olivo Barbieri.
dei gruppi si è interrotto, ma si
distinguno per qualità espressiva
e linguaggio innovante. I fotografi
Olivo Barbieri e Giacomo Costa
entrambi grandi ammiratori del
paesaggio urbano. Giacomo Costa
(1970) testimone attento della città,
presenta mediante tecnologie 3D,
Un’opera di Giacomo Costa.
ziosamente costruiti, le immagini di
Barbieri mostrano città fotografate
dall’elicottero con una macchina
che utilizza un obiettivo a effetto di
ribaltamento.
Questa tecnica gli permette di giocare con la scala e di dare un aspetto
singolare a siti e città conosciute
come Las Vegas, Giordania, Roma,
presentate come se non fossero mai
esistite nella realtà. Per Matteo Basilé (1974) in prmo piano c’è l’uomo. Volendo infrangere lo schema
prestabilito della rappresentazione,
Basilé costruisce, come un regista,
delle immagini esaltanti.
Nel suo progetto “Apparizioni”, i
personaggi posano per lui davanti
ad una scenografia a forte connotazione storica. L’ atteggiamento
teatrale ed uno sguardo penetrante
conferiscono loro una bellezza
soprannaturale. Ed anche quando è
il paesaggio a predominare, diventa
affascinante, pieno di segreti inconfessati. Dal lato della scultura, gli
artisti presentati si riunisono intorno
alla ricerca ed all’uso di materiali
Vanitas (red skull) di Nicola Bolla.
ro di Aron Demetz (1972).
Il suo virtuosismo tecnico gli permette di dare una vibrazione costante al legno e di creare delle fugure
imponenti, dei personaggi estratti
Arte & dintorni
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Arte & dintorni
A Londra i volti del Rinascimento:
da Van Eyck a Tiziano
L’autunno londinese presenta tante
occasioni di svago e approfondimento culturale. Una mostra catalizza
l’attenzione. È quella dedicata al
genere del ritratto nel Rinascimento. La National Gallery mette a
confronto cultura nordica e cultura
mediterranea, soprattutto italiana.
E lo fa alla grande, con tanti autori
prestigiosi, arrivi da musei di altissimo livello. Con oltre 70 dipinti,
ma anche con sculture, disegni e le
medaglie, che, per il periodo, vanno
ricordate perché diffuse nell’alta
di raffigurare l’imperatore Rodolfo II
come Vertumno: l’antichità classica
si manifesta nel volto di un grande
sovrano utilizzando gli umili prodotti
della terra. La memoria dell’antico è vivissima in Pisanello, autore
di ritratti raffinatissimi, anche in
forma di medaglia. La numismatica
romana è una guida che rivive nella
sua arte, rinnovata nelle vesti tardo
medievali. Molti stranieri, nordici,
giungono a studiare e lavorare nelle
corti italiane: ecco allora il quadro
di Giusto di Gand con Federico da
Gum sculture di Maurizio Savini.
da una narrazione che portano in
loro una vita segreta. Talvolta l’uso
di resina di pino accentua il legame
con la natura e viene ad avvolgere
l’opera per modificarla di nuovo.
Tra i pittori esposti, diverse tendenze si incrociano. Luca Pignatelli
(1962), nostalgico della modernità,
presenta dipinti realizzati su teloni
ferroviari degli anni 30. Delle locomotive irrigidite nella nebbia, degli
aerei da guerra, delle divinità greche
e delle anfore popolano le sue tele
grandose. Pignatelli si interroga da
tempo sulla memoria ed il passato nelle sue creazioni intemporali
e poetiche. Massimo Kaufmann
(1963) presenta quadri realizzati
sulle tracce lasciate da imballaggi
di plastica. La sua pittura si allontana dall’intenzione narrativa per
concentrarsi sul colore e sul piacere
estetico. Infine, Daniele Galliano
(1961) propone una pittura dinamica, abitata dalla tensione.
Delle scene di massa unite ai personaggi solitari intorno a credenze
religiose o sociali. Galliano mostra
con molto realismo diversi aspetti
dell’umanità, di un’umanità sconvolgente. La qualità pittorica e la
forza che ne emanano risvegliano
immancabilmente i nostri sensi.
La mostra è stata proposta dal critico d’arte Luca Beatrice, curatore del
padiglione italiano alla 53ª Biennale
d’arte contemporanea di Venezia del
2009.
Per informazioni: Elena Kotoufou
E-mail: ekotoufou@marlborough
-monaco.com
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“Amore Sacro e Amor Profano” di Tiziano.
società che celebra sé stessa. Si
parte dalle collezioni della Gallery,
legate soprattutto al mondo nordico,
ma poi si spazia e si scoprono i tanti
motivi per cui il ritratto diventa
“necessario” nel Rinascimento delle
corti europee. Ogni momento della
vita di un personaggio è ricordato
dal ritratto. Gli studi già compiuti in
occasione di mostre anche italiane di
questo decennio sono stati fondamentali per capire l’importanza che
forniva questo mezzo: da bambini,
in armi, pronti per il matrimonio,
da regnanti o nel proprio ruolo,
nobile o civile che fosse, dimostrazione di potere. Talvolta non si
nascondevano neanche le difformità fisiche, l’accordo con il pittore
era fondamentale. Non mancano
elementi simbolici, esoterici. La
pittura italiana è rappresentata in
tutte le sue multiformi espressioni. Il
periodo tra XV e XVI secolo era del
resto pieno di situazioni, personaggi
e soluzioni di incredibile portata. Si
pensi all’Arcimboldo che si permette
Montefeltro e suo figlio Guidobaldo
(Galleria Nazionale delle Marche,
Urbino). Sicuramente densi di
umanità sono gli esempi del Ghirlandaio, come nel caso dell’ Uomo
anziano col nipote di Domenico
Ghirlandaio (Louvre). Sicuramente
ufficiali e prodigi di tecnica sono gli
esempi raffaelleschi e ancora quelli
di Tiziano, ritrattista ricercatissimo
dalla grande nobilità europea. Basti
pensare ai legami di questo autore
con l’imperatore Carlo V: due vite
straordinarie unite dalla passione
per l’Arte. In definitiva la mostra
offre uno spaccato particolare di
scambi culturali e di collegamenti
tra Europa del Nord ed Europa Mediterranea, in cui la Cultura italiana
emerge con straordinario vigore.
Date e orari di apertura al pubblico
fino al 18 gennaio 2009:
Tutti i giorni dalle 10 alle 18; mercoledì fino alle 21.00
Ultimo ingresso 17.15 (20.15 il
mercoledì).
Alessandro Giacobbe
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A cura di Germana Lavagna
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Cinque ÍÍÍÍÍ & Tre
Gli imperatori di New York City
120
Si chiamano Fabio Granato e Vittorio Assaf ed il loro
regno è fatto di buona cucina, passione, intraprendenza
ed un profondo istinto per le nuove vie del gusto.
Il loro impero a New York è il regno dei buon gustai,
un meltin pot di buone forchette che amano la pizza,
perseguono la cottura perfetta della carne alla griglia e
impazziscono per la cucina fusion.
Dove mai trovare un ristorante tanto eclettico? Non si
può. Ed infatti le roccaforti dell’impero del gusto dei due
ristoratori italiani sono sparse per Manhattan: avamposti
di cucina sapiente, rifugi inespugnabili di tradizioni culinarie che attraversano il globo. Da
Oriente ad Occidente, dal Giappone alla Francia, passando,
ovviamente, per l’Italia. Il New
York Times ha scritto di “essere
pazzo” per la cucina di Geisha,
la penultima delle avventure
di Fabio e Vittorio. Un ristorante che, oltre a quelli del
New York Times, ha ricevuto l’attenzione ed il plauso
dalle maggiori riviste di tutto mondo. Un antro d’estremo
Oriente sulla 61ª strada Est, ad un passo da Central Park.
La cura per il dettaglio, ben due anni per dare forma a
quella che era solo un’idea, un menù da esaltare anche il
palato più capriccioso: dal prelibato sashimi, ai fantasiosi rolls che interpretano nuove forme di convivenza tra
frutti esotici, gamberi e spezie. E poi ancora Sake di ogni
sorta, vini e thé dalle foglie rare che profumano di luoghi
lontani. Si direbbe che per fare un ristorante così, ci voglia una vita ed un unico determinato obiettivo. La vita di
Assaf e Granato, invece, è costellata di successi culinari...
Dal 1995, anno della loro prima apertura a New York con
il Serafina, hanno conquistato il cuore e le bocche dei
newyorkesi con altri cinque templi della forchetta. Ognu-
no con il suo carattere, la sua intima capacità di accogliere ed una bravura senza pari tra fornelli. Un ristorante
Serafina per ogni gusto, nelle zone più affascinanti di
New York, dalla cucina del Nord Italia affianco a Times
Square, alla pizza croccante sulla Madison Avenue. Poi
il Geisha nel 2004, ora uno dei ristoranti giapponesi più
apprezzati e conosciuti della città ed, infine, quest’anno,
la Brasserie Cognac de Monsieur Ballon.
La curiosità e l’intraprendenza dei due ristoratori sembra
non avere pace ed il loro tributo alla cultura francese ha
preso forma in questo originalissimo luogo d’incontro tra
cucina tradizionale ed avanguardia. Un ambiente incredibile, frutto dell’immaginazione
dell’architetto Julius Babilonia,
che ricrea le atmosfere delle
vecchie brasserie parigine, fondendole ad un design fresco e
pulito. Nell’aria il profumo di baguette e croissant appena
sfornati, sui tavoli un menù generoso che omaggia il
passato, ma non si esime da ardite scorribande gastronomiche. Merluzzo allo champagne e zabaglione di caviale,
aragosta e tortino di foie gras o tartara di filet mignon con
capperi, frutti di bosco e mostarda di Dijon. E poi una
lista infinita di Cognac. Questo è il regno della fantasia
sulle labbra, tra i denti, il palato e la lingua. I suoi paladini sono italiani, ma sembra che la cucina non debba
avere frontiere ed non si debba identificare mai con un
solo luogo, una sola tradizione. Un ballo inesausto tra ciò
che è buono da sempre e ciò che ancora deve nascere
dall’immaginazione di chi ha fatto del gusto il suo modo
di stare al mondo, si celebra tra i tavoli e le tovaglie,
sopra le sedie e dietri i banconi, in mezzo alle pentole e
davanti alle dispense. I sensi sono un gioco.
Norcia, dove la spiritualità
si unisce all’ospitalità
A Norcia (Pg), Patria di San Benedetto, Patrono Principale d’Europa,
arriva sia chi vuole conoscere la
profonda spiritualità benedettina,
sia chi è allettato dalla sua indiscussa fama culinaria, che fa della città
uno dei paradisi gastronomici più
ricchi e ricercati d’Italia, la capitale
dei prodotti della “norcineria” (che
da Norcia trae nome e lustro), dei
tartufi neri pregiati, dei formaggi e
delle lenticchie. La sua vocazione
turistica si è sviluppata negli anni in
perfetta armonia con la salvaguardia
delle bellezze naturali e architettoniche che contraddistinguono tutto
il territorio.
L’ospitalità a Norcia è garantita dal
1850 dalla Famiglia Bianconi, che
ha incastonato da luglio scorso nella
sua collana ricettiva una nuova e
splendida gemma: Palazzo Seneca.
Nobile palazzo del XVI secolo e dimora di una famiglia di ebanisti intarsiatori, Palazzo Seneca è la ‘casa’
(così viene chiamato dai Bianconi
questo hotel a quattro stelle) più
prestigiosa di Norcia, a pochi passi
da Piazza San Benedetto.
Design e tradizione, semplicità e
qualità sono le testimonianze di
un progetto elegante, realizzato da
Vincenzo e Federico, ultima generazione della famiglia Bianconi. La
mano dei più noti artigiani umbri
e dell’architetto Andrew Bowen è
visibile nei materiali e oggetti unici
scelti per l’accuratissimo restauro
che ha fatto di Palazzo Seneca una
destinazione unica nel suo genere.
Anche la ristorazione è in armonia
con la filosofia del Palazzo e offre la
possibilità di vivere due esperienze
diverse, entrambe di alta qualità, nei
due ristoranti: Vespasia e Palazzo
Seneca Loungue.
Ristorante gourmet dall’ambiente
particolarmente curato e una cucina
ricercata, simpaticamente definita
da una turista america “neoclassica”, Vespasia si caratterizza per
genuinità, tecnica e grande creatività, dove lo chef Flavio Faedi e
il suo staff scelgono prodotti locali
accuratamente selezionati, come il
tartufo nero o il prosciutto di Norcia, abbinati a prodotti ricercati, dal
caviale russo al foie-gras francese.
http://palazzoseneca.com
Tel. (+39) 0743.817434.
Cinque ÍÍÍÍÍ & Tre
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30-12-2008 17:58:33
A cura di Margherita Vallier
[email protected]
122
Letture & poesie
Anna Sartorio
Il Mercante di Utopie
Casa Editrice Sperling & Kupfer
272 pagine
17,00 Euro
Amedeo Minghi
L’ascolteranno gli americani
Casa Editrice RAI-ERI
190 pagine
13,00 Euro
Paolo Garonna
L’Europa di Coppet 1780/1820:
una lezione dalla Storia
per il Futuro dell’Europa
Casa Editrice FrancoAngeli Milano
448 pagine - 39,00 Euro
È la storia di Oscar Farinetti, eclettico piemontese che l’autrice descrive
come un “Mercante di Utopie” perché tutto ciò che crea, che inventa,
è l’irrealtà che - comunque - si concretizza. E le cose che realizza gli
riescono bene, ma poi cerca di eliminarle perché il suo DNA è ancora
un altro: infatti l’uomo delle Langhe
è sempre alla ricerca del nuovo. Ha
fatto così quando era proprietario di
un supermarket e c’è da scommettere che sia pronto a fare altrettanto
con la sua ultima creatura Eataly,
meravigliosa struttura enogastronomica al Lingotto di Torino. Il libro
non è solo un’autobiografia, ma un
romanzo costruito però con documenti, ricerche, incontri, e non con
la consueta fantasia di un qualsiasi
autore in cerca di sensazioni. Questo
è un caso totalmente diverso, qui
entrano in scena uomini e donne
che hanno contribuito alla realizzazione di quell’utopia torinese ed
il cui capro espiatorio è sempre
e comunque lui: Farinetti Oscar,
figlio del partigiano Paolo e amico
di importanti personaggi. C’è da
scommettere che dopo il Lingotto
possa essere pronto per un’altra
grande utopia. Il libro della Sartorio
lo lascia intravvedere che Farinetti
ha già la testa rivolta altrove. Le 272
pagine, comunque, descrivono bene
l’uomo che sta facendo sognare
la città della Mole e poi come lo
racconta, con quella garbata euforia
tipica di una scrittrice cittadina che
non si distacca dall’appartenenza
provinciale. Proprio come quella
che Farinetti ama, perché il nostro
uomo è sempre e costantemente...
innamorato e non solo della vita.
Un autentico cantautore romano
che si racconta attraverso un libro
autobiografico, perché non gli sono
bastati gli oltre 25 album musicali,
usciti in questa esaltante carriera,
per descriversi: lui vuole farsi notare
anche come scrittore.
E ci è riuscito perché abbiamo
scoperto un provetto scrittore che
si descrive in maniera anche molto
ironica, come d’altronde ci si aspetta
da un verace romano come lui.
L’eccellente musicista Amedeo Minghi, che si è fatto “aiutare” alla stesura dal soggettista Paolo Audino, in
questo suo lavoro non musicato, ci
propone la Roma della sua giovinezza e come un giovane autore dalle
belle speranze ha dovuto faticare
per aprirsi un varco in questo, un
po’ desolante, ormai, mondo della
canzone.
Minghi parla anche dei giorni nostri
e dà qualche consiglio a quei ragazzi
che vogliono entrare a far parte di
questo mondo... canzoniero.
E lo fa con spirito anche di autocritica e non risparmia di annunciare
anche qualche scomoda verità.
Se voleva far capire ai giovani che la
“canzone d’autore” rischia il collasso per mancanze di idee (ma anche
di una discografia italica molto
rallentata), ci è riuscito molto bene.
Ai ragazzi che leggessero comunque
questo libro, che abbiamo scoperto
tardivamente, consigliamo soprattutto di seguire le “istruzioni per l’uso”
del maestro Minghi: saggezza, e una
lettura molto scorrevole, sono stati
gli ingredienti che hanno reso questo volume un successo editoriale
su carta non patinata: ma va benissimo così.
A Coppet, una cittadina svizzera
sul Lago Lemano, in un quarto di
secolo tra il ‘700 e l’800, un gruppo
di intellettuali disegnarono il futuro
dell’Europa. Li univa la comune
avversione di Napoleone, quella dell’accentramento, dell’interventismo
degli Stati-nazione, del massimalismo rivoluzionario. Quel disegno
torna quindi di scottante attualità.
È possibile immaginare oggi un’Europa capace di riforme coraggiose
e di assicurare un elevato tasso di
crescita economica? Che sappia
proporre un modello di sviluppo
industriale? Un’Europa che sia in
grado di valorizzare le differenze di
cultura, tradizione e stile di vita, e al
tempo stesso realizzare un’integrazione dei mercati, delle istituzioni
politiche e dei sistemi sociali; che
si ponga alla guida dell’Occidente
svolgendo un ruolo di leadership
sullo scacchiere globale. A queste
questioni l’Europa di Coppet ha
saputo dare risposte suggestive e
lungimiranti. Il volume illustra
come l’Europa può mettersi sui
binari giusti lasciandosi alle spalle il
modello napoleonico e riprendere il
cammino dell’integrazione attraverso le riforme, il federalismo. L’Europa di domani è quella delle libertà,
dei diritti umani, della parità uomodonna, delle nazioni e della società
civile. È l’Europa di Mme de Staël,
Necker, Constant e Sismondi. Paolo
Garonna è economista e docente
all’Università Luiss di Roma, è stato
capo-economista di Confindustria e
d.g. dell’Istat; ha ricoperto incarichi
di vertice all’Ocse a Parigi e all’Onu.
Attualmente è Segretario Esecutivo
CEE all’Onu di Ginevra.
Letture & poesie
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Un Uomo e il suo Gruppo
verso un solo obiettivo : la perfezione
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30-12-2008 17:58:51
FINLANDIA
AUSTRIA
HELSINKI - Ambasciata d’Italia, Itäinen Puistotie 4A • Consolato Italiano - Ambasciata d’Italia. Itanien Puistotie, 4 • Istituto Italiano di Cultura, Vuorimiehenkatu 11 B
FRANCIA
124
VIENNA - Ambasciata d’Italia, Rennweg 27 • Istituto Italiano di Cultura,
Ungargasse 43 • Cancelleria Consolato Italiano - Ambasciata d’Italia,
Ungargrasse 43
INNSBRUCK - Consolato Generale Di Italia, Conradstrasse, 9 A • Istituto di Cultura Italiano, Palais Trapp Maria Theresien Strasse 38
KLAGENFURT - Consolato Onorario Italiano, St. Veiter Ring 43
GRAZ - Consolato Onorario Italiano, St. Peter Hauptstrasse 141
LINZ - Consolato Onorario Italiano, Hessenplatz 19
SALISBURGO - Consolato Onorario Italiano, Lederergasse 6
PARIGI - Consolato Generale d’Italia, 5 Bd. Emile Augier • Ambasciata
d’Italia, 51, Rue de Varenne • Centro Lingua e Cultura Italiana, 4, Rue
des Prètes S. Sèverin • Istituto Italiano di Cultura, 50 rue de Varenne
BELGIO
GRAN-BRETAGNA
RISTORANTE
Fratelli
la Bufala
Bruxelles
118, Rue Américaine
Tel. +42 02.53.76.700
www.fratellilabufala.com
BRUXELLES - Ambasciata d’Italia, 28, Rue Emile Claus • Istituto Italiano di Cultura, Rue de Livourne, 38 • Consolato d’Italia a Bruxelles,
rue de Livourne 35 • Camera di Commercio Italo-Belga, Avenue Henri
Jaspar 113 • Piola.Libri, rue Franklin 66-68 • Fattoria del Chianti, rue
Archimede 48 • Ristorante Il padrino, rue Archimede 50 • Physical Golden Club, Place du Châtelain, 33 • Ristorante la Piola, rue du Page 2
• Traiteur Don Gigi, rue Jacques Jansen 1 • Pasticceria da Giovanni,
Ch. de Louvain 303 (Schaerbeek) • Hotel Jolly du Grand Sablon, Rue
Bodenbroek, 2/4 • Hotel Amigo, rue de l’Amigo 1
EKEREN - Ass.ne Dante Alighieri, Pinksterbloemlaan 45
ESTONIA
TALLIN - Ambasciata Italiana, Vene, 2
FoglioEuropeo 119 DEF.indd 124
LONDRA - Ambasciata Italiana, 114 Three King’s Yard - Davies Street
- London W1Y 2EH • Consolato Generale d’Italia, 38 Eaton Place, SW
1X 8AN • Istituto Italiano di Cultura, 39 Belgrave Square, SW1X 8NX
• ICE Istituto Nazionale per il Commercio Estero Italian Trade Commission, 14 waterloo place - London SW1Y 4AR • Camera di Commercio Italiana in G.B., 1 Princes Street, W1R 8AY • E.N.I.T. Italian
Tourist Board, 1 Princes Street, W1R 8AY • The Rocco Forte Collection
- Brown`s Hotel, Albermarle Sreet - Mayfair - London W1S 4BP • Jolly
Hotel St. Ermin’s, 2 Caxton Street, SW1H 0QW • Baglioni Hotel, 60
Hyde Park gate - London SW7 5BB • Hotel Inter Continental, 1 Hamilton Place Hyde Park Corner, W1V 1QY • Mandarin Oriental Hyde Park,
66 Knightsbridge, SW1X • The Chesterfield Mayfair, 35 Charles Street
Mayfair, W1X • Banca d’Italia, 39 Kings Street, EC2 • Alitalia Uk, 2nd
Floor, Central House - 3 Lampton Road - Hounslow - Middx TW3 1HY
30-12-2008 17:58:57
Lo trovate qui...
• Meridiana, 15 Charles II Street, SW1Y 4QU • Accademia Club, 59
Knightsbridge, SW1X 7RA • Estorik Collection of Modern Italian Art,
39ª Canonbury Square, N1 2AN
GRECIA
ATENE - Istituto Italiano di Cultura, 47, Patission str. • Ambasciata
d’Italia, 2, Sekeri str. • Consolato Generale Italiano, 135-137, E. Venizelou Ave. • Cancelleria Consolare Italiana , Leoforos El. Venizèlou
(Thiseos) 135-137 • Camera di Commercio Italiana Ice,14,Vas. Sofias
ave. • Scuola statale italiana, Odos Mitsaki 18 • Scuola Archeologica
italiana, Odos Parthenonos 14-16 • Istituto italiano di Cultura di Salonicco, Odos Fleming 1 - 54642 Thessaloniki • Istituto italiano per il
Commercio Estero (ICE), Leoforos Vassilis Sofias, 14 • Comitato degli
Italiani all’ Estero (Com.It.Es), Patission 153 • Associazione Dante Alighieri ad Atene , Via Antinoros, 34-36
SALONICCO - Istituto di Cultura Italiana, 1, Fleming Str.
GERMANIA
- Freundschaftsgesellschaft, Nikischstrasse 5A • Centro Culturale
Sardo, Husemannstrasse 28 • COM.IT.ES, Eylauerstrasse 24 • Missione Cattolica Italiana, St. Konrad von Parzham - Rubesstrasse 78
• Patronato ITAL-UIL, Keithstrasse 1-3 • Comitato Tricolore degli
Italiani nel Mondo, Berlinerstrasse 124 - Berlin-Charlottenburg •
Associazione Emilia-Romagna in Berlin, Düsseldorfer Strasse 66 •
Italiesiches Handelskammer Für Deutschland, Büro Berlin (Camera
di Commercio per la Germania), Märkisches Ufer 28 • Istituto Italiano per il Commercio Estero, Schlüterstrasse 39 • ANSA, Pressehaus - Schiffbauerdamm 40 • RAI, Reinhardtstrasse 12 • Hotel
Jolly Vivaldi, Friedrichstr. 96 • Hotel Park Inn Berlin - Alexanderplatz, Alexanderplatz 7 • Ristorante Bacco, Marburgerstrasse 5 •
Ristorante Bocca di Bacco, Friedrichstrasse 167/168 • Ristorante
Essenza, Potsdamer Platz 1 • Ristorante Vino e Libri, Torstr. 99 •
Trattoria a Muntagnola, Fuggerstrasse 27 • Ristorante Sale e tabacchi, Kochstrasse 18 • Ristorante Francucci’s, Kurfürstendamm 90 •
Ristorante Ciao Ciao, Kurfürstendamm 156 • Ristorante Ana e Bruno, Sophie-Charlotten-Strasse 101 • Café Aroma, Hochkirchstrasse
8 • Ristorante Opera Italiana, Spandauer Damm 5 • Ristorante Il
Sorriso, Kurfürstenstrasse 76 • Ristorante Antica Roma, Wittenbergplatz 5/6 • Ristorante Piazza Italiana, Oranienburger Chaussee 2
• Ristorante Trattoria Toscana, Badensche Strasse 33 • Ristorante
Villa Medici, Spanische Allee 1
AMBURGO - Consolato Generale d’ Italia, Feldbrunnenstrasse 54 - D
FRANCOFORTE - Consolato Generale d’Italia, Francoforte sul Meno
- Kettenhofweg, 1 - D
COLONIA - Consolato Gen. D’Italia, Universitastrasse 81 D
HANNOVER - Consolato Italiano Generale, Freundallee, 27
LIPSIA - Consolato Generale Italiano, Loehrstrasse, 17
125
IRLANDA
DUBLINO - Ambasciata d’Italia, 63/65 Northumberland Road • Istituto
Italiano di Cultura, 11, Fitzwilliam Square
ITALIA
RISTORANTE
Ildi Paolo
Ciak
Celli
Cucina toscana
Specialità alla brace
Cacciagione
BERLINO - Ambasciata d’Italia, Hiroshimastrasse 1 • Palazzo Italia, Unter den Linden, 10 • Istituto italiano di Cultura, Hildebrandstr. 2 • Com.It.es. Berlino-Brandeburgo, Zillestraße 111 • Società
Dante Alighieri, Bülowstr. 4 • ICE (Istituto per il Commercio Estero),
Schlüterstr. 39 • ENIT (Ente Nazionale per il Turismo), Kontorhasìus
Mitte - Friedrichstrasse 187 • Itkam (Camera di commercio italiana
per la Germania), Märkisches Ufer 28 • Deutsch-Italienische - Gesellschaft E.V. (Berlin), Hohenzollernstrasse 4 • Deutsch-italienische
FoglioEuropeo 119 DEF.indd 125
Roma Trastevere
Vicolo del Cinque, 21
Tel. +39 06.58.94.774
MILANO - Ristorante Il Marchesino, Piazza della Scala • Terrazza Martini, Piazza Diaz 7 • Il Baretto ai Baglioni, Via Senato 7 • Bar Pasticceria Gattullo, Piazzale di Porta Lodovica 2 • Bar Ristorante Gin Rosa,
Galleria s. Babila 4/B • Colonial Cafè, Corso Magenta 85 • Mondadori, Piazza Duomo • Carlton Hotel Baglioni, Via Senato 5 • UNA Hotel
Scandinavia, Via Cusani, 15 • UNA Hotel Tocq, Via A. De Tocqueville,
30-12-2008 17:59:01
7/D • Grand Hotel Verdi, Via Mechiorre Gioia 6
ROMA - Ministero degli Esteri e Italiani nel Mondo, Piazzale della Farnesina, 1 • Hotel De Russie, Via del Babbuino 9 • Hotel Excelsior, Via
Vittorio Veneto 125 • UNA Hotel Roma, Via G. Amendola 61 • Hilton
Rome Cavalieri, Via Cadlolo, 101 (Monte Mario)
Country Club 155, Av Princesse Grace • Ufficio del Turismo 2ª, Bd des
Moulins • Yacht Club Monaco 1, Quai Antoine • Banque: Edmond de
Rothschild Les Terrasses 2, Av de Monte Carlo • Compagnie Monegasque de Banque 23, Av. de la Costa • HSBC Private Bank 15/17,
Av. D’Ostende • BNP Paribas Private 15/17, Av. D’Ostende • Banque
LETTONIA
RISTORANTE
Vecchia
Firenze
di Jacopo La Guardia
Monte-Carlo
Av. Prince Pierre, 4
Tel. +377 93302770-93255364
RIGA - Ambasciata d’Italia, Teatra iela, 9 - LV • Associazione Dante
Alighieri, Dzirnavu,73
126
LITUANIA
VILNIUS - Ambasciata Italiana, Tauro Gatve, 12 • Istituto Italiano di
Cultura - Alessandra Bertini Malgarini, Universiteto G. 4 • Camera di
Commercio Italiana, Jogailos, gve 4 • Istituto Italiano Commercio Estero, Universitet,o 4 LT
du Gothard 15/17, Av. D’Ostende • CFM 11, Bd albert Premier • Credit Lyonnais 1, Av. des Citroniers • SG Private Banking, 11 Avenue
de Grande Bretagne • Monte Paschi Banque 1, Av. des Citroniers •
Banque du Luxemburg 8, Av. de Grande Gretagne • UBS 10/12, Quai
Antoine I • Immobiliare Dotta 5 bis, Av Princesse Alice • Montecarlo
International Prestige 1, Av Henry Dunant (Palais de la Scala) • North
Atlantic s.a.m. Le Patio Palace 41, Av. Hector Otto • Ristorante Amici
Miei 16, Quai Jean Charles Rey Fontvieille • La Casa del Gelato 42,
Quai Jean Charles Rey Fontvieille • Zegg & Cerlati Av. des Spélugues
Ristorante
Amici Miei
LUSSEMMBURGO
di Michele Florentino
Monaco - Port de Fontvieille
Quai Jean Charles Rey, 16
Tel. +377 92059214
LUSSEMMBURGO - Ambasciata d’Italia, 5-7, rue Marie-Adélaïde •
Istituto Italiano di Cultura, 7 Rue Marie Adélaide • Asso,ne Dante Alighieri, 22, Rue Albert 1°
ESCH SUR ALZETTE - Consolato Italiano, 145 Rue de l’Alzette 4
MONTECARLO
Ambasciata d’Italia e Com.It.Es 17, Av de l’Annonciade • Monte Carlo
FoglioEuropeo 119 DEF.indd 126
• La Perla Monte Carlo Palace Bd. des Moulins • Hotel de Paris, Place du Casino • Fairmont Monte Carlo 12, Av. des Spélugues • Hotel
Meridien Av Princesse Grace • Ristorante La Rosa dei Venti Plage du
Larvotto • Stars & Bar 6, Quai Antoine I • Ristorante La Vecchia Firenze 4, Av Prince Pierre • Casa del Caffé Av. de la Costa • Hair stylist
Coppola 4, Av. de Grande Bretagne • Athos Palace (Fontvieille) • RM
Autosport 5, Av. Prince Pierre • Montecarlo Royal Motors 14, Quai
Jean Charles Rey
PAESI BASSI
AMSTERDAM - Consolato Generale d’Italia, Vijzelstraat 79 • Istituto
Italiano di Cultura, Keizersgracht 564
L’AIA - Ambasciata d’Italia, Alexanderstraat 12, 2514 JL Den Haag
30-12-2008 17:59:05
Lo trovate qui...
PORTOGALLO
PRAGA - Ambasciata d’Italia, Nerudova 20 • Istituto Italiano di Cultura, Šporkova 14 • Ambasciata d’Italia a Praga, Nerudova 20 • Istituto
Italiano di Cultura, Šporkova 14
NEW YORK - Italian American Museum, 155 Mulberry Street • Italian
Consulate General of Italy in New York, 690, Park Avenue • ICE (istituto
nazionale per il commercio estero), 33 East 67th Street • Columbus
Citizens Foundation, 8 East 69th Street • Com.Ii.Es, 66-33 Fresh Pond
Road Ridgewood • Istituto Italiano di cultura, 686 Park Avenue
MIAMI - Consolato Italiano, 4000 Ponce de Leon - Suite 590 - Coral
Gables FL 33146 • COMITES Comitato Italiani Estero, 2575 Collins
Avenue, suite C-10 • NIAF - Biscayne Tour 2 South, Biscayne BLV
Suite 3400 • Ristorante Pelican, 826 Ocean Drive • Ristorante Sardinia, 1801 Purdy Avenue • Bar Segafredo, Lincoln Road • Ristorante
Quattro, Lincoln Road • Centro Estetico Biguine, Lincoln Road
SLOVACCHIA
SVEZIA
LISBONA - Ambasciata d’Italia, Largo Conde Pombeiro 6 • Consolato
Italiano - Ambasciata d’Italia, Largo Conde de Pombeiro 6 • Istituto
Italiano di Cultura, Rua do Salitre, 146
REPUBBLICA CECA
BRATISLAVA - Ambasciata Italiana, Palisady, 49 • Consolato Italiano,
Cervenova, Ul. 19 • Istituto Italiano di Cultura, Kapucínska 7
SPAGNA
STOCCOLMA - Ambasciata d’Italia, Oakhill - Djurgården - Djurgårdsvagen 174 • Istituto di Cultura Italiana, Gardesgatan 14 • Cancelleria
Consolare Italiana, Djurgårdsvägen 176
ANGELHOLM - Associazione Dante Alighieri, Krukmakareg, 3
SVIZZERA
127
MADRID - Ente Nazionale Italiano Turismo, Edificio Espana - Gran Via
84 1° of.1 • Consolato Generale Italiano, Calle Agustín de Betancourt,
3 • Ambasciata d’italia a Madrid, C/Lagasca, 98 • Consolato Generale
a Madrid, C/Agustin de Bethancourt, 3 • Addetto navale in Madrid,
C/Agustin de Bethancourt, 3 • Istituto Italiano di Cultura a Madrid, C/
Mayor, 86
BARCELLONA - Consolato Generale d’Italia, cI Mallorca 270 Pral. Pri
STATI UNITI
FoglioEuropeo 119 DEF.indd 127
GINEVRA - Consolato Generale d’Italia, Rue Charles Galland, 14 •
Com.It.Es., Rue de l’Athenée, 26 • Marina. B, 40 rue du Rhône • Les
Ambassadeurs, 39 rue du Rhône • Cercle des Dirigeants d’Entreprises, Rue François Dussaud 12 • Elite Rent-a-Car, Rue des Pâquis, 51 •
Boggi, 116 Rue du Rhône • Country Club Geneva, 47 Route de Collex
- Bellevue • Ristorante Il Mirtillo, Route de Veyrier - Vessy, Genève •
Ristorante Senso, Rue du Rhône, 56bis • Resto by Arthur’s - La Cité
des Temps, 1 Pont de la Machine • Ristorante-Caffetteria L’Alcova,
Rue du Rhône, 46 • Ristorante La Closerie, Place du Maunoir, 14 - Cologny • Arthur’s Rive Gauche, 7/9 rue du Rhône • Boutique Jadeis, 15
rue de la Mairie • Hôtel d’Angleterre, Quai du Mont-Blanc, 17 • Hôtel
Métropôle, Quai Général Guisan, 34 • La Maison du Gâteau, Route de
Flossirant • Restaurant Roberto, 10 rue Pierre-Fatio • Boutique Tod’s,
108/110 Rue du Rhône • Boutique Cori-Line, 19 Quai du Mont-Blanc
• Gucci, 92 rue du Rhône • Boutique Vilbrequin, Rue du Rhône, 110 •
Boutique Anita Smaga, Rue du Rhone, 51 • Bulgari, 30 rue du Rhône •
Alitalia - WTC Aéroport • Avakian, 19 rue du Rhône • Auberge d’Onex
by Valentino Rusconi • For Seasons Les Bergues, Quai des Bergues •
Hairmania, 34 boulevard Hélvetique • La Bohème, 36 boulevard Hélvetique • Kenko Hoshi, 2 rue des Photographes • Illico Gianna Loredan,
3 route de St-Julien • Café Hôtel Métropole, 34 quai Général-Guisan •
Hôtel Richemond, rue Adhémar-Fabri 8/10 • Modena Cars, 76 rue de
Lausanne • Restaurant Hôtel du Parc des Eaux-Vives, 82 Quai Gustave-Ador • Restaurant Mon Idée, 24 route de Mon-Idée
30-12-2008 17:59:09
Colophon
Direttore Responsabile:
Ilio MASPRONE
Tel. e Fax: (+39) 0184.266433
Cell. (+39) 335.327111
E-mail: [email protected]
[email protected]
128
Collaboratori:
Silvia BERLINGUER
[email protected]
Ilaria BIAMONTI
[email protected]
Bruno BRESCHI
[email protected]
Deborah CHIAPPINI
[email protected]
Diego DAVID
[email protected]
Myrjam CANTÙ
[email protected]
Natàlia CAZZOLA DOLCE
[email protected]
Maurizio DI MAGGIO
[email protected]
Jean-Louis GUILLOT
[email protected]
Germana LAVAGNA
[email protected]
Alessandra LUTI
[email protected]
Federica NATTA
[email protected]
Silvana RIVELLA
[email protected]
Simona TAGLI
[email protected]
Chiara TRUSSONI
[email protected]
Margherita VALLIER
[email protected]
Ilaria VIOTTO
[email protected]
Giorgia WÜRTH
[email protected]
Claudio ZENI
[email protected]
Fotografi:
Samantha ROSSO,
Salvatore MANCUSO, PEPÈ
Corrispondenze Monte-Carlo:
Maria BOLOGNA
[email protected]
Corrispondenze Atene:
Angelo SARACINI
[email protected]
FoglioEuropeo 119 DEF.indd 128
Corrispondenze Berlino:
Gherardo UGOLINI
[email protected]
Corrispondenze Bruxelles:
Matteo MANZONETTO
[email protected]
Corrispondenze Ginevra:
Susanna Teresa GORGA
[email protected]
Corrispondenze Londra:
Carolina STUPINO
[email protected]
Corrispondenze Miami:
Luciana SALIANI
[email protected]
Corrispondenze Milano:
Silvia ZANCHI
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Corrispondenze Mosca:
Silvia GRIESSMAIR
[email protected]
Corrispondenze Oslo
Clara SVANERA
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Corrispondenze Parigi
Stefania DONCKER
[email protected]
TESTATA:
IL FOGLIO ITALIANO
Mensile per gli italiani nel Mondo
Fondato nel 1997
nel Principato di Monaco
Sottotitolo: Primo Mensile
per gli Italiani nel Mondo
Periodicità: Mensile,
11 uscite l’anno, escluso agosto
Formato: Magazine A4 mm. 210 x 297 al
vivo (+5 mm. di abbondanza), 132 pagine
Target: Medio - Medio Alto
TIRATURA: Media annuale copie
172.000 (16.000 mensili)
[email protected]
Società Editrice:
Events & Promotions Ltd.
20-22 Bedford Row
London - WC1R-4JS
Direzione Amministrativa:
Renata RIVELLA
[email protected]
Consiglio Direttivo:
Presidente: Ilio MASPRONE;
Consiglieri:
Daniela ALTOBELLI, Massimo BASSO,
Giorgio COLOMBO, Luigi FRATESCHI,
Massimo GABORIN, Marco MORETTI
Comitato Editoriale
Presidente:
Niccolò CAISSOTTI DI CHIUSANO,
Consiglieri:
Fernanda CASIRAGHI, Giorgio COLOMBO,
Riccardo DE CARIA, Massimo BASSO
Direzione Commerciale
Silvia BERLINGUER
Cell. (+39) 393.5978629
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Costanzo CREMONESI
Cell. (+39) 347.9605718
Concessionaria Pubblicità
Events & Promotions Ltd
Tel. (+39) 335.327111
Autorizzazione del Tribunale
di Sanremo (IM) N° 897 del 10/04/1998
Autorizzazione Distribuzione
Principato di Monaco: Ministero di Stato
N°9 8 - 492 RB/CG28 - 05.1998.
Abbonamento Postale 45% Comma 20/b
Art. 2 Legge 662/96 Filiale di IM
PREZZO di COPERTINA:
6,00 Euro. Spedizione Abbonamento
Italia Euro 40,00 - Europa Euro 60,00
Extra Europa Euro 80,00
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DISTRIBUZIONE:
Nelle seguenti città:
Monte Carlo - Costa Azzurra, Atene,
Berlino, Bruxelles, Ginevra, Londra,
Madrid, Miami, Milano, Mosca,
NewYork, Oslo, Parigi e Roma;
presso i seguenti punti:
Enti Istituzionali, Ambasciate, Consolati,
Uffici del Turismo, Istituti di Cultura,
Com.It.Es., Associazioni Italiane
di categoria, ENIT, Istituti di Cultura,
ICE Istituti Commercio Estero,
Grandi Alberghi, Ristoranti selezionati,
Aziende Italiane, Ordini Professionali.
Abbonamenti:
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18012 Bordighera (IM)
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