La temnatica de matrimonio ¡¡ello Stoicisnzo romano: alcune
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La temnatica de matrimonio ¡¡ello Stoicisnzo romano: alcune
‘Il¡~, Revi sta de Ciencias de las Religiones 2000, numero 5. 145-162 ISSN: 1135-4712 La temnatica de matrimonio ¡¡ello Stoicisnzo romano: alcune osservazioni ILARIA RAMELLI RESUMEN: EL presenle artículo propone un análisis del debate acerca dcl nintrinwnio que se produjo en las escuelas filosóficas de la Antiguedad, especialmente entre los estoicos. Una comparación entre el iratadito de Séneca De matrimonio —que parece haberse conservado parcialmente en el Adversus Iov¡,,u,mn,, dc Jerónimo— y las Disserbo;ioncs sobre la familia y el matrimonio de Musonio Rufo muestra que la actitud de los filósofos neoestoicos hacia el malrimonio distaba de ser completamente unánime. La aurora presenta también un análisis comparativo del tema del matrimonio entre Séneca y la Sátira VI de Juvenal, así como entre los ocoesluicos y Plutarco. A la luz del presente análisis no resulta sorprendente que el pensamiento cristiano acerca del matrimonio sea deudor de los neoestoicos y en particular de Musonio, como mostró ya Blázquez. SUMMARY: The article proposes an analysis of tI-te debate ahout marriage in the anciení philosaphical schools and specially in dic Stoic currení. A comparison heíween Seneca’s treatise De rnatrí,nonío —vehich seems partially preserved by I-lieronymus it, bis Adversus lovi,,ia,,u,n— and dic Dissertarions about family and marriage by Musonius Rufos shows rhat tIte attirude of Neosíoic philosophers toward marriage ‘vas noS eompletely unanimous. The authorcss also offers a comparative analysis of tite titematie about marriage respectively in Seneca and Juvenal (ViIh salire). and in Neostoicim and ?luíarch. In te ligbt of te presení analysis it is nol surprising litar Chistian thoughr abaur marriage is greatly indebted to tl,e Neostoic one and specially lo thai of Musonius, as Blázquez has shown. Una recente traduzione italiana del De matrimonio di Seneca ha riportato all’attenzione degli sludiosi non solo le spinose questioni connesse con la ricostruzione del trattatello senechiano a partire dall’Adversus Iovinianum di Gerolamo, che sembra avercene conservato una parte cospicua, ma anche lo sviluppo del dibattito, all’iníerno dello Stoicismu romano, sulla tematica de matri,nonio, in cui giá ji Frassinetti aveva inquadrato lopuscolo di Serteca’. Lo Stoicismo appare in effetti la corrente di pensicro in cui la vita coniugale ha riscosso u maggiore apprezzamenío. 1. II <¡¡botUto de matrimonio nelle scuolej¡losoflche e/len¡suche La riflessione filosofica greca prese infatti ad occuparsi delJa questione matrimoniale soltanto a partire dalle acuole socratiche, in etá ellenistica, quando l’interesse per la metafisica, da un lato, e per la vita politica, dall’altro, si erano andatí ¡ Lucio Anneo Seneca, Centro it ,natri,non¿o, ovvero perché ddluonuo saggio tun,, convenga prender inoglie, a e. di M. Lentano. Bari 1999 (Margini, 25); sulle dilficoltá filologiche connesse con la ricostruzione del rrattarello si veda la mia recensione a questo testo in stampa per Aevum 2000; P. Frassinelti, “Cli scritti maÉrimoniali di Seneca e di Tertulliano”, Re,,diconti dellIstiruto Lo,nborda, Ciasse di Letíere 88 (1955) pp. 151-88. Edizione latina Luci Annaei Senecae Operae quce supersun!, cd. F. Haase, Lipsiae. 1873, pp. 428-34. Nelled. l-laase II testo si presento Ira 1 frag,uenta senechiani, XIII, de ,neutrimou,o. 145 It Maerhnonio ,,e(lo Siolcisujo Baria karnctli altenuando e la filosofia si interessava di offrire indicazioni sicure per u raggiungimento della felicitñ individuale. Naturalmente anche al di fuori della filosofia, nella letteratura sin greca sin latina, si troyano riferimeaíi anche co.spicui alía Vila coniugale, ni suoi 2. Ma le vane scuole filosofiche posero a tema con luciditá cd vantaggi e al suol svantaggi insenrono nella propria visione assiologica del reMe listituzione matnimoniale, sovente interrogandosi sull’opportunitá della vila matrimoniale per jI saggio. Epicuro, nicordato da Seneca all’inizio del propnio trattato (e. 45, considera ji matrimonio come un turbamento della ÓTGpU¿(O, che a suo avviso é la condizione ideale delluomo, e come perfettamente evitabile, dato che jI bisogno fondamentale al quale esgo risponde pué essere soddisfatto anche per via pié semplice e tale da comportare rninoni turbamenti, come altraverso relazioni con etere e unioni occasionall, cd in questo lo segue u romano Lucrezio4. Certo egíl non arriva a dire che jI matrimonio sia un male, anche perché molto dipende da] tipo di mogiie che si ~ scelto. ½et?~ ellenistica anche Teofrasto, seguace di Aristotele —che per conto suo non ci fornisce una riflesgione particolare sulla questione del matrimonio—, dedicó alía vila coniugale unintera operetta5. La sua posizione, ricostruibile grazie alío stesso De matri,nonio senechiano, nisulta tuítavia molto ambigua: 2 G. Highet, Juvenal tIte Satirist, Oxford, t954, PP. 264-265. 3Epicurus, valupíatis asseríor, quamquam Meo-adoras, discipulus tius. Leonliu,u habuerit usaren,, raro dicit sapientia mentida coniugia, quia omito i,zco,,,n,oda oc/mixta sant nupfiis. Li quomodo diviíiae ex honores el corporum sanitales el rejera, quar mudifferemia nominamus, nec bono nec mala suní sed velar in n,editullio pos ita usa ci cventu id tana ve! mala fií¡,¡t, lía el axares sitas jo bonorum ma/orain que conjinio. Grave autem esse viro sapientí venire ¡u dabiu,n, utrum bonant an ma/am duanrus sip Leonzio era una curtigiana ateniese che frequentó la scuola di Epicuro (Plut. Non posse suaviter vial secundum Lpicarum, 1097d; Hin. Nr,;. 1-lisí. XXXV 99; Diog. Laert. X 4,6; AIcSphr. 17, in Alcifrone. Leitere di parassiti cdi corligiane, a e. di E. Avezzó, Venezia 199W). Molte sono le testimonianze circa t’avversiono epicurea al matrimonio, condivisa da Democr. fr. 170 D.-K.; oir Epicí. Diss. 1 23; III 7, 19; Diog. Laert. X t 19, e nutrita é la bibliografia: C. W. Chilton, Did Epicurus Approvc of Marriage? A Study of Diog. Laert. X 119’, Phronesis 5(1960) pp. 71-74; A. Crilli, Epicuro el matrimonio [D. L. X 119]”, Rivisía critico di sioria della JilosoJla 26 (1971) Pp. 5 1-56; R. ID. Brown, Lucrece a,z Lose riad Sar. A Comnzeuía;y oíl De rerum natura IV. 1030-1287, Leiden-New York-Kñln, 1981, 1 l8sgg. 4Re,-. gal. IV 1073—74: nec Vencí-ls frucín carel ir «ni ita! a’narcm, sed po/ms sine poena comalada sunjíl. «tiria st,;;: O forse, data l’asscnza del titolo ací catalogo degli scritíi di Teofrasto riportato da Diogene Laerzio, una cospicun sezione di unopera ,naggiore. (fí-. XV. XV. Fortenbaugh (ed.), Theophrastus of Eresus. Soarcesfor Lis Lije, Writiugs, Thoaght riad h 1flaence, Lciden-New YorkKOla, 1993, Ir. 486; che Teofrasto avesse composto un opera a sé sul matrimonio =opinione di E. Bock, “Aristoteles Theophrastus Seneca de ,nalrimonia”, Leipziger Stadien zur klassischeu Plri/alogie 18-19 (1902> pp. 4lsgg.; che si ec-aírassc invece di una sezione di unopera piú ampia, e precisamente quella dedicata ai modi di vita, lo sostiene Frassinetti, Gli scrit;i n,atri,,,auiuli..., lé9sgg. Ru, Revista de Ciencias de las Religiones 2000. n0mcro 5, 145-162 146 Jíaria t4aniclti Matrimonio ocho Stoicismo se da un lato Teofrasto non respinge a priori u matrimonio per ji saggio, dall’altra parte egli peró lo concede solo a condizioni proibilive (Sen. De nicir. a FUer. Adv. ¡cviii. 47)6 1 Cinici anche nel caso del matrimonio presentano posizioni molto decise: per u saggio it matrimonio é un peso, un impedimento alía pratica della filosofo, come riferisce Epitteto (Diss. III 22), poiché le incombenze e le preoccupazioni che derivano da una famiglia sono in contrasto non solo con la pace perseguita dal saggio, ma anche con la sua vocazione ad essere maestro di tutta lumanitó; cié non toglie che, da un lato, Cratete fosge sposato, e che, dallaltro, u matrimonio non venísse sconsigliato dai Cinici alíe persone comual; uno degli elementi che dal Cinismo passó in parte alio Soicismo —twa, vorrei notare, solo a quello antico— é la liceitñ dei rapporti incestuosi allinterno di una famiglia, considerati ri8id4’opa e non distruttivi del nucleo familiare stesso (SVF 111 743746v. Queste poszioui peré nel corso dello sviluppo (lelia scuola siolca si persero e negíl Stoici romani sono completamente assentí. 2. La qtxestione ntazri,noniole ¡te!! ‘Anura Sica AIIinterno di questo variegato panorama, lo Stoicismo, fin dall~Antica Stoa, si <Fert,tr aureolas Theoph rustí libe,- tic nupriis la qao qurieril a’; vir sapiens ducat uxoreal. Li qaun; deJ7nisset, si pu/obra esset, si bene inorata, si honestis prirenribus, si ¡pse sanus ric dives, sic sapienlen; aliqarindo líuire ,natrin,ouiu,n, stalin; intulis haec autem in atipulis raro universa cancardanz. Non es! ergo axor dacenda sapienhl. É difficile stabilire se i capitoli seguenti dcli Adversas iovinianau¡ riportano it pensiero teofrasteo, come sembra risenere II Lentano, che a 23 dríla sun tr. cit. aggiunge l’inciso «dice Teofrasto>,. Per u filosofo é di parricolare rilievo I~osservazione del cap. 48: primum enhn inipedirí studiri philosophiae nec possc quealqacín libris e! uxori parluor inservire, Mu/za esse, qune inatronaruní usibus necessa ría sin!: ¡;raetiosae vestes, auruin, geinínrie, sampius, ancillae, supellex varia, lccíicae el esseda deauraxa. 1 capitolí 49 e 50 deplorano le chiacchiere della moglie ed II fatto che non la si possa seegliere ma che vada tenuta cosi comé ed ancora a tungo i capitoli successivi si soffermano sugli incainínoda matrimnoniali. 743: “Dicono che é indifferente avere rapporti con le proprie figlie, anche se é un’azione da evitare neglí Stati costiluiti E.] immaginano che un saggio e sua figlia siano gli unici sopravvissuti alía distruzione di tutto il genere umano e si chiedono se sia giusto che il padre giaccia con la propria figlia 1...) in modo ragionevole i Greci sosteagono una tale tesi e loro fa eco la scuola slolca’; 744: ne La repubblicri [Crisippo] sostiene che é lecito avere rapporti con la madre, le figlie e i figli. Lo stesso ribadisce subito allinizio dello scritto Le cose cIte di per sé non sono preferibiii”; 745: “Crisippo nc La repubhlica [...]: ‘mi pare che sia lecito assumere comporlamenti che per altro gUi molta gente pratica come se non fossero affatto malvagi: che un padre abbia rapporti con la propria figlia, o un fratello con la sorella’. Che cé di strano in cié, se é vero che per ta fitosofia cinica, per Zenone di Cizio. per Cteante e Crisippo questo é un indifferenreT; 746: “Crisippo di Soti fissó norme niente affatto conformi alíe leggi divine: dice infatti che i figli dehbano giacere con le madri e le figlie con i padri. Per it resto segu~ te idee di Zenone di Cizio’. Questultimo fratarnento, da Fpiphan. Ada. Haer. Itt 39. setabra implicare, a differenza de! precedente, che Zenone invece non predicava la liceitá dei rapporti iocestuosi. Si veda Síalol anulo/U. Tutíl ifranímenzi serene],, la raccolta di ‘Iritis von Arnim, a c. di R. 147 ¡Itt, Revisla cíe Ciencias cíe las Religiones 2000. número 5, 145-262 llana Raniclíl II Mairinton io aedo Sxoicismo presenta abbastanza unanime nel suo atteggiamento favorevole al matrimonio, uno dei tanti aspetti che indubbiamente contribul poi al successo della filosofia stoica a Roma. Giá gil &oici antichi sostennero che il matrimonio fosse dotato di unimportante funzione sociale: Antipatro di Tarso, discepolo di un discepolo di Crisippo e maestro a sua volta di Posidonio, scrisse iTEp~ yu1)atKo~ ov~i~irúoew~ (SVF III 62) e wep\ yd~aou (SVF 111 63): due lunghi franímenti citad da Siobeo (Flor. LXX 13; LXVII 24) sono di particolare interesse. Se nel primo (62) Antipatro consiglia al futuro manito di prendere le informazioni pió accurate e veritiere possibili circa 1 costumi della sua promessa sposa, nonché quelli dei suoi genitori, é soprattutto nel secondo (63) clic it matrimonio é definito non solo tollerabile, rna ansi caldamente consigliabile: “ji giovane [...] dutato di senso civico vede bene che una casa non puó essere completa e cosi pure una vita sc non con una moglie e dei figli [..] avendo ben compreso 1.] che lui stesso ha per natura una vocazione politica, tuomo per bene deve far crescere la sua patria 1...] per taIl níotivi son convinti che ira i doveri pió vincolanti cd importanti ci sia quello di contrarre matrimonio, con lintenzione di impegnarsi a compiere tulto cié che é conforme a natura, ancor pió se questo contribuisce alía salvezza della patria [.1 e rende onore agli déi. E joyero se si estingue la stirpe, chi renderé grazie agli déi2”. Come si vede, le motivazioni addotte da Antipatro sono non solo civiche, rna anche religiose. Antipatro passa poi ad esaltare la comunione di coipo e di anima che lega i dije sposi e a biasitnare coloro che, privi di autodominio e schiavi dei piaceri, in una donna cercano solo jI soddisfacimento dei propri peggiori impulsi. Infine, a quanti obiettano —come gli Epicurel e parzialmente Cinici, e soprauutto Teofrasto— che la moglie é un peso, egti risponde che anzi é un prezioso cd insostituibile almo, che é un altro se stesso (~auzév ¿repoyO, particolarmente utile proprio al filosofo, che potr’a affidarle tranquillamente laruministrazione domestica e dedicarsi personalmente aJ]e proprie riflessioni e ai propri studi. Ed ‘1 seguaci di Zenone (el T& ToV KtTLccúg Ztvwvog ttXOQOtoVVTE, Orig. C. CeIs. VII 63) su questa base condannano fermaniente ¡‘adulterio, “perché distruggere la famiglia di un altro uomo significa andar contro 1 pnincipi del vivere comune e contro la stessa natura (SVF III 729); con jI passo citato da Origene ¿ solo apparentemente in contrasto quelto di Diog. Laert. VII 131 (SVF III 728), pes cui sia Zenone Ya Crisippo nei loso libri i~epl -ITOXLTEIU; aflermano che, se i saggi avessero le mogli in comune, amerebhero alio stesso modo tutti i bambini che nascessero, considerandosi loro padri: ji fine addotto é infatti quello di far cessare la gelosia che accompagna gli adulteni (Kal V 1 ¿vii pti~c¿q CnXomuTia 1rcpLaLpeOijccTot). A rigore, sia il matrimonio sia leducazione dei figli sono d3ud~opa (SVF 111 163), peré seno confor;ni alía natura unlana. Crisippo infatti nel sao llepi ~íwv (SVF tU 686) sostiene che “secondo é it guadagno che viene dalia vita civile [TvoXíTeías],e cioé dat fare vita politica [iíoXimeúco0uí] secondo la ragione: e infatti uno si sposerñ e meuerá al mondo dei figil perché queMo é coerenre con la sua natura di animale razionate [XoyLKoÚ], comunitario [KoLvwvíwoÚ) e socievole [trxaXxñxou]’ Radice, Milano 1998, 1596-97, ss’. Matrimonio; nelle successive citazioni riporto la traduzione di Roberto Radice, tratta da questa medesima edizione7/u, Reviira de Ciencias de/as Religiones 2000, núniero 5,145-162 148 Matrimonio nello Sinicismo Llana Rametti (analogamente SVF Hl 616)~. 3. INeosroicis ¡¡De matrimonio di Suteca ele díairibe ntusonianesullafamiglia Una ulteriore argomentazione di Crisippo in favore del matrimonio e fondata su ragioni essenzialmente religiose, benché non uguaii a quelle di Antipatro, ci é riporlata proprio da Gerolamo neiiadí’. lovinianum, 1148 (5V!’ III 727) e probabilmente u passo apparteneva all’opuscolo di Seneca. lnfatti nc1 De rnaurimna¡tio quale st ríesce a ricostruire parzialmente grazie aliAdversus lovinianum numerosi riscontri, di ordine sin tematico e conceltuale, sia lessicale e stitistico, con moiti passi delle opere filosofiche di Seneca, da un lato, e dafl’altro con la trattatistica de ,,tatri,nonio deI 1 secolo d. C. e dei primi del II secolo, sembrano deporre a favore della probabile attribuzione a Seneca, che secondo u Lentanot0 apriva u seo trattato con lesposizione delle opinioni delle diverse scuole filosofiche riguardo allopportunitá del matrimonio, quindi passava a presentare le ragioni della crisi dellistituzione matnimoniale, individuandole in van comportamenti negativi delle mogli, i quali venivano illustrati nei dettagli con esempi: a questi odIa sezione successiva facevano nscontro exentpla positivi di pudicizia, la vintñ femminile per eccellenza. Analogamente, anche i comportamenti negativi degli sposi venivano cniticati da Seneca, che adduceva exempla dapprima negativi e poi positivi, chiudendo probabilmente il suo opuscolo con lesortazione ai mariti a mantenere il controllo della ragione suIte passioni e a non comportarsi con la propnia sposa come se fosse unamante. Seneca dunque, in apertura di questo seo opuscolo, criticando Crisippo, lo cita cosi: CI¡rysippus dacendam ¡íxorca¡ sapienri praecipit, ¡¡e Iovem Gameliun¡ ex Geneuhlixiní vinci. II commento di Seneca é che questo ragionamento é semplicemente ridicolo (ridicule... praecipil) e che si pué agevolmente rovesciare: ¡sto enlmn ¡nodo apud Láuinos ducenda usar non eriu, quia Iovem non habení n¡íptialen; Mi sembra che in questo modo Seneca discordi dal contemporaneo, e parimenti neostojco, Musonio Rufo, che invece si serve proprio del ricorso alíe divinité protettrici delle nozze e delle famiglie per fondare i suoi precetti coniugali: vedremo in particolare che non solo egli pone it matrimonio sotto la protezione di Zeus e di Era e dei pié grandi déi (Diss. XIV 74, 9-10; 75, 1-5 e 6-20), ma nella Diss. XVa fa di Zeus ó~sóyvto~ it protettore della famiglia, che punisce chi pecca contro i membri pié deboli di essa quali i bambini indifesi. Questo ci porta a considerare pié dappresso i parailelismi e le divergenze tra Seneca e Musonio sulla questione matrimoniale. La citazione di un pensiero di Sexulus’ ¡ Cir. Defi¡t. III 68: cuut auxem ad rae,tdos conservondos que ¡tomines hominent ‘801am esse videamus, conse;tbaneam es! halo naxt,rae, xx: sapiens velir gerere e! adminisírare rein publicam a!que, a! e natura viva!, ,aorem adíangere e! ve/le exca liberos. ~Lentano, Seneca contra II nza¡rintonio 14. Lentano, 5enero contra II matri¡nanio, 43 n. 66 seeglie di leggere in Juogo di “Sestio’ lesione accolta dMlo Hause), ‘Sesto, senza per altro motivare esplicitamente la sua scelta. Come é noto, la pcrsonalit~ del Sextas autore di un celebre corpas di Senienxiae in greco, citase da (Sexuias, 149 lía, Revista de Ciencias de uas Religiones 2000, número 5. ¡45-162 II Mairintonio ¡¡ello Sxoicisn¡a llana Ramelli al ca 84 dellopuscolo di Seneca (¡¿itt/e e! Sexulus bu seituenulis: aduluer es!, niqui!, ¡it 5UOiit axorem a,naror a¡-de¡tuior) mi sembra rinviare alíe Sexul Seízue,tuiae 231-32, che contengono un pensiero itt perfelto accordo con quello setiechiano ed anche con quello musoniano: ~toi~ós mfl~ ¿cuTol, yuvatKo’? lTág ¿ dKÓXUGTO?. M~&v ~vewa 4n>% ftSovflg ¶o(ct. Un passo sicuramente autentico di Seneca infatti consuona: temperanuza volupraulbus ¡ntperau [...] ¡ter uinquaín cid ii/as propuer ipsas veití! (E 88, 29). E Musonio (Diss. XII, 64 Hense) sviluppa ampiamente questa condanna della ¡icerca del piacere fine a se stesso, anche allinterno del matrimonio: má [ótpo¿íota] 8¿ y¿ s~Sovflv Onpókeva 2. Sul matrimonio come dovere insistono a pié riprese le 4¡tXflv ¿i¿LKa crá ropávo¡aci i5’ Diriuríbe di Musonio Rufo, che presentano in tal senso ulteriori punti di contatto con it De ínaur¡ínonio di Seneca’3. Lo Stoico romano-etrusco, infatti, teorizza u matrimonio come un dovere per it saggio e non discute neppure degli aspetti ¡iegaxivi che la condizione di sposati comporta, rifacendosi a Crisippo nel chiamare in causa lo Zeus protettore della famiglia (Zctg ó[íóyvio¶) e condannando con vigore la contraccezione, linterruzione di gravidanza e lesposizione dei bambini (D¡ss. XV)’4. Musonio inoltre indica nella Origene e lradotte in latino da Rufino, é controversa: da alcuni moderni il Sextas delle Seítxeítíiae andrebbe identificato con u Sexuias figlio, appartenente alía cosiddetta scuola dei Sestii, frequentata da Seneca: in al caso sarebbe ancor pié stretto u legame di pensiero che cerco di porre in luce nel testo fra u pensiero senechiano sulla continenza nel matrimonio e quello del problematico autore della Sententia chata al ca 84 del De mnarrinxania e sarebbe facile spiegare la conoscenza della seijuenzia da parte di Seneca (ammesso che 1 trattatcllo sia suo). Peri testo mi baso su E. dc Nola, Le senrenze di Sesto. Caít introduzione, reslo e versione, Milano, 1937 (la cui numerazione delle Sen :enñae segue quella di A. FUer, Sexñ P>’íhagorici Senucínice cual oppeí¿dicibos, Bonnae, 1892); questione della identificazione storica di Sesto in de Paola, Le senzenze, ix-xv; H. Chadwick, Sextas Pylhagoraeas: Senuences. A Co,tíribauion ro zíte Hisíory of Early CI¡risxia,t Ex/Urs, Cambridge-London-New York 1959. C. Musonil Ru]? reliquiae, cd. O. l-lense, Lipsiae 1905, 64. Questo é un pensiero che riprenderá Clemente Alessandrino, Paed. II lO, 92: }>LXt yép flSovp, «iv ~v yápsó TcxpoXetOt, TTapdvo~iéS CJTL KGL d&Ko; caL dXoyo~. La Diss. XII di Musonio offre direttive di carattere etico per quanto concerne i rapporti coniugaíi. Egl¡ inizia con 1 precisare che ‘si devono considerare secondo giustizia Léícaia] soltanto ¡ piaceri allinterno del matrimonio e finaiizzati alía procreazione di figlí, gli unici che sono anche legittirni jvópqzri]. Infatti i coniportamcnxi che perseguono u piacere per se sresso ÚYSovtv Oepd 1.wva }itXs~v] sono contro giustizia e contro le leggi, anche se si tengono allinterno del matrimonio (Xlt 64, 1-4). ~ Anche alcune irnportanti congruenze fra 1 senechiano De matrimonio e la Saz. VI di Giovenale sono opportunamente, benché saltuariamente, poste in luce dal Lentano, Seiteca caníro II maxrimonio, ad es- alíe pp. 58-59; 68. “ La Diatriba XV é una nisposta a Teopompo, il quale (apud Athen. XII 14 1517-lS]) rinfacciava aglí Etrusehi di allevare tutti i figlE anche illegittimi. che le loro spose generassero: a polemica é sempre legata alía presunta trufa di cui gli Etrusch¡ erano accusati. Musonio ribatte condannando con estremo rigore non soltanto lesposizione dei bambini, ma anche linterruzione di gravidanza e la contraccezione e facendo appello, come abbiamo visto per la diatriba precedente, ni 76<, Revisía de Ciencias de las Religiones 2000, númeroS, 145-162 150 Matrimonio nello Stoicisn,o llana Ramelli 5 e, concordia (¿póvoto) la condizione essenziale per un buon matrimonio (Diss. Xiiij molto probabilmente grazie alía sua cultura etrusca86, tende ad assegnare alía sposn un doveri civiel cd umani dei genhori. ~‘llegislatori —dornanda Musonio— non hanno considerato tutti come la cosa piú opportuna per gli Srati che le case dei cittadini si riempissero cd invece come la cosa pié dannosa che le famiglie si nimpiccioíisscro? Non ritennero la mancanza o la scarsitá di prole dei cittadini uno svantaggio. cd invece lavere banibini, cd averne molti, per Zeus, un guodagno?” (Diss. XVa 77, 1-12); ‘percié essi in~pcdirono alíe donne linrerruzione di gravidanza [dti~X(oceiv] e stabilirono una pena per chi avessc disobbedito [...] e vietarono loro la contraccezione [Tflv KufloLv Eipyciv]’ (ibid. 12-lS). Chi sfavorisce la rroXvnut¿ía, dunque, va contro le disposizioni dei Iegislatori (XVa 78, 5-6) cd anche contro Zeus: “Cosi, colui che commette ingiustizia verso la propnia stirpe, pecca contro gli déi patr¡ [rrarp¿ov~ Oeoúf] e contro lo Zeus proteuore della famiglia ~ó~téyvtov&a]. (ibid. 10-13). Musonio presenta dunque ragioni di carattere etico-politico e religioso. Ho analizzato gli aspetti religiosi nelle diatribe di Musonio nc “La concezione di Giove negli Stoici romani di etá neroniana’, Rendiooníi dell’Isíituío Lombardo, Classe di Letuere 131 (1997) [1999] pp. 293-320. ‘> Nella diatriba Xtllb Musonio dichiara che, quando ci si vuole sposare, non si deve scegliere in base “alía ricchezza, alía bellezza, alta nobiltá”, perché ‘non accrescono la comunione degli sposi, non rendono pié salda la concordia né rendono piú numerosa la figliolanza’ (XtIlb 69, 7-9); elemento fondamentale nel matrimonio é piuhosto la concordia: “Qual matrimonio infatti é bello, se manca la concordia LxupXs óísovoiusyf (ibid. 16). ~ lndubbiamente un peso non trascurabile neila valutazione della donna da parte di Musonio cite la son cultura etrusca: si rammenú che proprio la libertá di col godevano le donne errusche aveva contrihuito ad attirarc biasimi verso gil Etrusehi stessi, per la presunta loro eccessiva tolíeranza nei confronti delle mogli e delle ligue —queste crano le accuse rivolte loro da Teopompo—- ; proprio itt contrasto con queste accuse si pone lesaltazione della moralitá etrusca. neli’ottica dcl mos vetero-romano, da porte di Virgilio: M. Sordi, Lo Sualcismo itt Etruria, in Die Iníegraríoít der Errusker und das Weiuenvirke,t euruskischen Ku/rargutes mt republikanisohen und kaiserzeiu/isclten Ro,n. hrsg. von L. Aigner Foresti, Wien, 1998, Verlag der Ósterrcichischen Akademie den Wissenschaften, Fhilosoph.-hisrorische Klasse. 658, Pp 337sgg. Oltre alta motivazione dcl maggior porere posseduto da chi ha molti figil (ibid. 18-20: “Come un uomo che abbia molti amici é pié potente di uno che non nc ha, cosi —ed anzi molto di pié— chi ha tanti figli é pié potente di chi non nc ha o nc ha pochi), Musonio apporta anche unaltra ragione: che, cioé, é bello da vcdersi un genitore circondato da numerosa prole: “E bello anche pensare che spcttacolo offrono un uomo rícco di prole o una donna circondati dai loro hg11’ (Diss. XVa 79, 1-3), uninimagine che pué richiamare il quadro tratteggiato da Virgili¿ (Georg. II 523-24) proprio per descrivere una famiglia etrusca moralmente irreprensibile: htterea dalces pe,tdent circuin oso<xua ¡trilil casta padioiuirim ser.’at domus. La Diaíriba XVb é incentrata sul medesimo tema: ~ infatíi, probabilmente, unulteriore sezione della precedente diatriba. Musonio accusa i ricchi che si rifiutano di allevare i loro figil —non é speciflcato se altraverso lesposizione o linterruzione di gravidanza— essi non hanno neppure u pretesto della povertá che impedisca loro di prendersi cura di tutú i figíl generati, ma si disfano di alcuni di loro per poter lar crescere g!i altri in ricchezzc maggiori: ‘Alcune persone economicamcntc agiate, cd alcune anche ricche osano ugualmente rifiutarsi di allevare 1 figtt che generano, perché quelli nati precedentemente abbiano maggiori nicchezze, procurando benesscre ai loro figíl tramite un’empietá dvoaíou] (XVb 80, 2-9). Non ré~ 151 lía, Revista de Ciencias de las Religiones 2000, número 5, 145-162 Baria Ra¡neili II Matrimonio ¡¡ello S,aícis,no ruolo meno subordinato rispelto al manto allinterno della coppia (ibid.). Quesía posizione di Musonio del resto appare coerente con la sua convínzione che anche le donne devono praticare Ja filosofia e perseguire un perfezionamento morale, poiché limperativo di perseguire la virW e di praticaría si fonda per Musonio sulla conceziune della virté come fine supremo di ogni essere umano in quanto tale, comprese dunque anche le donne (Diss. ti”, 11118 e IV’t: mi sembra rimarchevole a questo punto una convergenza di pensiero con Seneca, Dio!. VI 16, 1: Quis auuent dtverir ítriuuraíi¿ maligne tutu muliei-uíít ¡it gen lis cg isse 2 Par ii/ls mi/ii crede, vigor, par ad honesta ¡¡bao! 0, Anzi data anche la sua condizione sociale e la sua indole, la donna uan!uín faca/ras asE solo, quindi, é contro la legge umana per Musonio esporre i bambini o interrompere la gravidanza. ma anche contro quclía divina. ‘La Dial riba lIé imperniata sulla dimnostrazione che u fine delluomo per natura é la virté: ad es. 11 6 5-6: “Tutu, disse, pee natura siamo faííi in modo da yivere liben dali’crrore e heno, no,, uno di nol si e gli altri no [ndvmes ... ~úoCi irctueapev orno; <ocre Ct~ dvo~iapm¿rcú; KOL wXc~;. oúg ¿ ~¿r ½Uu,¿ 3 ot=];¡bid. 18; “Poiché solo la yuntO fa si che neila vita non si commettano errori [é~tnpmdveiv]; II 77-8: “E chiaro dunque che la ragione di cié non é nullalíro se non che luomo é nato itt vista della virté trepé; ¿perla]; /1 8, 2-5: “Poiché si addice a noi uomini esserc completamente buoni [rda-no; d-yGOoÚ;], ci gloriamo, gli t¡ni, di essere buoni e ci vergogniamo, gli altrí, di niconoscere che non (o siamo’. ‘<La Dirixí-iba III fu tenuta —secondo Lucio (Diss. III 8, 15-16)—— da Musonio in risposta a chi gli domandava se anche le donne dovcssero filosofare Musonio argoinenta che esse sono dotate di razionalitá, scnsi e niembra del corpo fab quali quetli deglí uomini (III 9, ¡-8). Cli uni e le altre quindi possono discernere, per praticarle, le azioni buone da quelle caitive: “Non meno degíl uom’ni esse per natura si compiacciono delle opere belle e giuste, e nigettano ji contrario. Stando cosi le cose, perché mai dunque dovrebbe convenire agii uomini cercare e considerare u modo di vivere bene [¿no; 131c¿ewvraí coMo;]. che é poi praticare la filosofía rttXouoteú’l, e alíe donne no?’ (ibid. 10, 16> ~ La Diatriba IV insegna che i bambini e le bambine vanno educad alío stesso modo. perché la virté é una sola per uomini e donne (III 14, 4-5: oúc ¿XXni ¿peral dvhp½,¿jXXoL ¿E yuvaLKo;; ibid. 12-14: ‘E bello che la donna sia saggia lu4pováv] cd é ugualmente bello anche per l’uomo, secondo un pensiero che Senofonte altribuisce a Socrate (Syn¡ II 9) e poi fatto proprio da Antistene e daDo Stoico Cleante (Diog. LaeriVII 12; 175). Musonio si diffonde ancora, come nella diatriba precedente, salle intemperanze che vanno evitate, quindi conclude (III 16 9-lS): ‘Se entrambi devono essere buoni se la virté si conCa alía persona umana, se possono esser saggi alío stesso modo cd assennati, e partecipare al valore e alía giustizia, non Ii educheremo alío stesso modo?’; (III 19. 12-14): “le donne devono perseguire alio stesso modo lonestá dci costumi e la bontá del comportamento, poiché la filosofía é ricerca della bontá, nullaltro’. 20 Ma non era una novirá nel pensiero stoico che le donne dovesgero filosofare (y. Lact. Div. IV 8); inoltre Stobeo conserva frammenti del libro di Plutarco —che come vedremo fu profundamente influenzato dallo Sto,císmo itt materia— intitolato Cii cus yv¡’atKos- noí¿evríoi’, e Clemente Alessandnino era dello slesso avv,so di Musonio, inujtoluodo ji capitolo di Ford. J 4:0w ¡re’ kn~; dvSp&v Te K«t yUt’GLKWV ¿ Xóye; TTOt¿ey(’VyÚ¶ EOT8.V. ¡nsj. III 25: Clem. Al. Sn-ant. ~l/a,Revista <le Ciencias de los Religiones 2000, númeroS. 145-162 152 llana Ramelli Matrimonio nello Stoicismo =secondo Musonio maggiorrnente predisposta alía pratica della filosofia (111 lO, 2 - 6)28 cd ha una serie di doveri che seno in pan tempo requisiíi del filosofo xoux-coarx: ella dev’essere morigerata (oó4poiv ibid. 10), astenersi dalle intemperanze, controllare le passioni (II), essere coraggiosa (16 sgg.), disprezzare la morte e le fatiche (17-19) e deve “stimare ji commettere ingiustizia peggiore che non il subirla [Té á61Kav Tot> d&cciaúai xcipov] ... e. lurniliarsi migliore dellinsuperbire [Té éXaTToÚaOat TOU TrXeovewTeiv KpEITToV)’ (111 11, 7-9). Di questi uhimi due precetti, u primo si ritrova itt Seneca (E XCV 52: ¡niserius esí ¡ocere quam laedi~. Le virté richieste alía sposa sono le medesinie richieste alio sposo; la castitá itt particolare é un requisito di entrambi e Musonio afferma che i rapporti adulterini di un padrone con le sue schiax’e sono 3. moralmente condannabili quanto quelli di una padrona con i suoi schiavi (Diaun x11V La Diatriba XIV poi é esplicitamente dedicata a confutare, sulla base di exemnpla di filosofi ammogliati e di esortazioni altimpegno civile, la convinzione che il matrimonio costituisca un impedimento per u filosofo24. 28 “La donna dev’essere economa [o¿covoui¡oiv] e caicolatrice di que1 che occorre per la casa e dirigere la servité: questo affermo che si addice In mass¡mo grado alía filosofa U$Soootoúovñ. ~ Era stato enunciato gUi da Platone (Gorg. 509 c: Me’zon Sé té d&ceZo6oi). 1...] KaKov ré ÚSIKEIV, ikarrov “ Musonio prosegue sostiene che colui che insidia una donna commette peccato indipendentemente dal fatto che questa sia sposata e che quindi egli possa commettere ingiustizia contro il manto: ‘Ma per Zeus —mi si obietterá— a differenza dell’adultero che commette ingiustizia nei confronti del manto della donna sedotta, colui che va con unetera o con una donna non sposata non commette ingiustizia verso nessuno [...] lo nispondo: chiunque pecchi, commette ingiustizia. anche se non (la commette) verso aessutlo del prossitno, eta dimostrandosi decisamente peggiore e pié spregevole’ (XII 65, 2-9). Leticitá non si niisura solo suile leggi bensi anche —cd innanzitutio— nellinterionitá della coscienza. Clemente Alessandnino niprenderá anche questo pensiero (Paed. II 10, 100): “Colui che pecca commette anche ingiustizia, non come verso u prossimo, nel caso in cui comínetta adulterio, ma, proprio perché lo ha commesso verso se stesso, diniostrandosi peggiore e pié spregevole. Infatti colul che pecca, itt quanto pecca, nisulta peggiore del se stesso di prima. II filosofo insiste poi sullidea che un comportamento moralmente corretto in questo senso é richiesto agli uomini altretxanto quanto alíe donne: “Se a qualcuno non sembra indecente e sconveniente che un padrone accosti la sua schiava, pensi a che gliene parrebbe se una padrona accostasse uno schiavo. Non gli sembrerebbe infatti intollerabile non solo se la donna legalmente sposata avvieinasse uno schiavo, ma anche se facesse questo pur non essendo sposata?” (XII 66, 6-13). 24 Musonio cita gli esemp~ di Pitagora, Socrate, Cratete, tutti grandi ftlosofi per quali jI matrimonio non t stato dostacolo alía filosofia (XIV 70, 13-lS). Quindi prosegue argomeníando che “il filosofo é maestro e guida degli uomini in tutto cié che per natura all’uorno si addice: ora, secondo natura licoré 4,001v] ~ chiaramente, se mai aUno, propio II matrimonio” (ibid. 71, 8-11)11 matrimonio é dunque conforme alía natura umana e nappresenta ji fondamenro indispensabile deilumana societá “perché vi siano famiglie nello Síato, perché lo Stato non rimanga deserto, per 153 lía. Revista de Ciencias de las Religiones 2000, númeroS, 145-162 llana Ran,elli 1/ Malrl,non ja ne//o Stojcjso¡o Anche Seneca ammetre che il matrimonio é un dovere civico, penó a differenza di Musonio, insiste a lungo sui suoi inconvenienti. Inoltre Seneca tende a differenziare fortemente i ruoli rispettivi dei coniugi, proponendo un modeí]o femminile incenírato soltanto sulla ¡n¡dicíuia e sulla indiscutibile sottomissione al manto. Gb Stoici quindi, a proposito della tematica de ,nair¡momo, risultano abbastanza concondi tra loro e in contrasto invece con i filosof¡ appartenenti ad altre scuole, tuttavia appaiono anche assumere posizioni differenti Ira loro, in seno alta medesima scuola, sia in senso diacronico come attesta ad esempio la polemica di Seneca nei confronti delle angomentazioni di Crisippo—, sin soprattutto in senso sincronico: e qui penso al possibi]e confronto dellopuscolo senechiano con autoni come Musonio, i Sestil oppure come vedremo ora, con un sahirico fortemente imbevuto di stojcismo quale Giovenale, o ancora con un filosofo come Plutarco, che, per quanto non fosse uno Stoico, tuttavia proprio in una sun operetía dedicata al matrimonio dimostra di ayer ben presente le tesi stoiche al riguardo. 4. Iprobabilí echi dell’oparralo di Senera ¡¡ella Sor. VI di Giovenale Paraílelismi cospicui sono riscontrabiti anche tra loperetía di Seneca e te Satire di Giovenale, speciaimente la celebre sat. VI, che a ben vedere pié che coníro le donne in sé si configura essenzialmente come diretta contro ji matrimonio. Non solo infatti i due hanno in comune lidea che II talamo matrimoniale Ya sovente un luogo di discussioni la prosperitá comune’ (ibid. 72, 4-6). Infaui ‘se si abierta che ciascuno deve considerare sollanto u proprio interesse [roO av-roo k¿vov], si ammette che luomo non é dissimile da! lupo’ (ibid. 6-8). TaJe pensiero era gUi statu espresso da Flatone (E IX 358a: “ciascuno di noi non é nato soltanto per se stesso’) e viene attnibuito da Cicenone (De 0ff 1 7 22) agíl Stoici: “Secondo gli Stoici, gli uomini vengono messi al mondo per gíi altni uomini pen polen giovare gli uni agli altri reciprocamente’; “sono certe bestie feroci che vengono al mondo solamente per se stesse (De Fin. III 19 63). Musonio insiste sui neciproci doveri civili e umani degli uomini (“vinO cd amore per gil uomini, bontá e giustizia consistono nel fare del bene e nell’essere d’aiuto al prossimo ragion per cui ognuno deve ayer cura del proprio Siato e per esso costituire una famiglia”, Diss. XIV 73, 610), per aggiungere che “la base della famiglia é il matrimonio; percié, chi pniva gIl uomini del matrimonio, Ii priva della famiglia [oicov], dello Síato lróXiv] e di tutto quanto il genere umano (ibid. 10-12). Quello sponsale é il legame pié anlico cd il vincolo pié forte, tale da superare addiriítura lamone parentale —Musonio niporta ad esempio il milo di Admeto cd Alcesti—. Quindi, fi matnimonio si confá alluomo: “come potrebbe ahora non confarsi al filosofo? Forse egli é peggiore degli altri uomini? Impossibile: anzi é migliore pié giusto e pié nobile” (jbid. 76, 1-3). Si navvisa di nuovo I’insistenza di Musonio sullimpegno sociale richiesto al filosofo: “É forse pié sollecito verso la patria, gli uomini e la comunitá [4,iXótroxig,4,iXdv0pcoírog, KoLkúvLKóg] chi sceglie una vita solitaria rispetto a chi si forma una famiglia, dei figíl cd accnesce u propnio Stato, come fa chi si sposa? É dunque ormal ch-daro che al filosofo si addice sposarsi ed ayer cura dei figíl” (ibid. 6-12). La motivazione che fonda hintero ragionamento risiede sempre, infatti, nel caraltene proprio della filosofia quale la intese Musonio: come scienza di vita: “poiché evidentemente la filosofia non é nullaltro che la ricerca nazionale di cié che é opportuno e la sua messa itt pratica”, ibid. 14-17. lía. Revjsia de Ciencias de las Religiones 2000, númeroS, 145-162 154 llana Ramclli Matrimonio nelio Stoicismo accese e di tormenti, pié che di gioie (si confronti it ca 49 di Seneca: delude per ¡¡oc/es uouas gaz-rulae con quesriones... con tuv. Sa!. VI 268-269: .se¡¡¡per ltabet lites a/terna que iu-gia ferias ¡ ~¡t ~ nupta lace: mmimUi¡2 dormitar it; ii/o), rna sopraltulto ir due luoghi Giovenale sembra alludere a questo testo di Seneca. Infatti se al ca 49 Seneca lamenta che ¡ja,, a¡nicu¡n l¡ahe¡e possumus. non sodale¡n. A ¡ferias a;noren¡ saun¡ odí ant saspicarur, Giovenale nella Saz. VI 214-215 e 510-511 analogamente dice: ii/e exc/adatar cínicas 11am senior cuias barbain ux¿a ianua vidiu (-.1 amnicos caída gis odil e! senos. 1 rapporti tra la satira di Giovenale e Seneca sono stati studiati da pié parti e sono oggetto di controversia, ma sembra probabile una conoscenza dellopuscolo senechiano 25. Uno dei punti a mio avviso dirimenti riguarda la centralitá del da parte del satirista tema della pudicizia, sia in Seneca sia itt Giovenale. Che il motivo di fondo per cui it matrimonio é divenuto tanto difficile sia per Giovenale la scomparsa della Pudicizia & palese: la sezione iniziale (VI 1-24) della satira é infatti interamente incentrata sulla prognessiva seomparsa della Pudicizia dalIa terna e le prime parole della satjra sono appunto Credo Padicitiam... Sulla base di tale argomento, Giovenale passa a dissuadere l’amico che vonrebbe sposarsi adducendo poi la lunga serie ben nota degli inconvenienti del matrimonio. Se non conviene sposarsi é itt prima istanza per questo, per la mancanza di pudicizia: gli altri sono motivi contingenti e minori, ma é questo assiologicamente quello primario. Ora, una simite impostazione si troya anche in Seneca, che non si accontenta di enumerare le tante noie del matrimonio ma che pone come condizione essenziale del matrimonio la pudicizia. Infatti, dopo ayer presentato ai ca 6977 una galleria di exempla di matrone pudiche nei ca 78-80 scioglie un vero inno alía pudicizia, considerata regina delle virté femminili (iii bac [sc. pudicitia] ¡nulzebriuni v¡rtatani prinoipatus es!) e condizione essenziale per la presenza di tutte le altre (pudioiuiam inpri¡nis esse í-etineítdam, qua amissa omnis vii-tus ¡-uit)26. Mi sembra notevole che Seneca affermi che grazie a questa virté le donne possono acquisire gloria pan e ralora anche maggiore rispetto agti uomini e che citi quale esempio anche una donna etrusca, la celebre moglie di Tarquinio” fornendo un elemento di confronto 25 Se cosi fosse sarebbe fornita la confenma indiretta della autenticira dello scritto, o almeno della sua antichitá, dato che si collocherebbe cronologicamente almeno al tempo di Giovenale stesso. Cfr. 1. van Wageningen “Seneca er luvenalis, M¡temosyne 45 (1917) pp. 417429; Bock, Aristoteles Theophrasxus Seneca pp. 44sgg.; Fnassinetti G/l scrixti malrimonia/i, pp. lS7sgg. 26 78: Haec 1 sc. pudicitia] pauperen: coinmendar, divitein extollir, defornte¡n redimiu. exornar pulohra¡n. Bene ¡nerelur de maioribus, quoru¡n songuinen¡ furtiva sobo/e no¡¡ villar, bene de Ilberis. quibas neo de maure erxibescendumn neo de parre dubirandam esu, bene laprimis de se, quam a contumelia exxerni corporis vindicat. Capuivixaxis naVa ‘najar cala,nixas en qua’n ad alienain libidinein ¡rahir. 1 capitoli 79 cd 80, dopo un cappello in cfi é detro che gli uomini si acquistano gloria in pié modi mentre le donne principalmente con la pudicizia (niulra sant quae praeclara ingenio nobilluen:: rnu!ieris dr/as propí-le pudiciria es!) sono incentrati sulla presentazione di exempla stonici di pudicizia. Lucrezia, Cornelia Porzia Tanaquilla Claudia 21 Una ulteriore reminiscenza di Seneca itt Giovenale pué forse essere ravvisara appunto 155 71a. Revista de Ciencias de las Religiones 2000, número 5, 145-162 1/ Malliman ¿O ,¡eIla Síaicismo llana Ramelil rispelto alía valutazione della donna che si troya ¡u Musonio: hcrec ¡sc. prídiciuia} Luorcuian, Brala aequavit, ¡¡escias ¿ni praetulerir quanian: B¡-uuus nojí j)05sC ServE re a feinina didicit [--.1 Norior es! marizo sito Tanaqail. Giovetiale si confionta anche con uno degli argomenti pneferiti dagli Stoici, e itt particolare da Musonio nella sua Diss. XV neila Irattalislica de ma/rinionio, quello della finalith procreativa del connubio in funzione della prosperitá dello Stato: nUla Saz. VII, che non per nulla segue la VI sul matrimonio, essendo dedicata alíeducazione dei figli, Giovenale sostiene con vigore la necessitá di affidare fin dat principio i propni figli a bravi rnaestri (vv. 176-188; 207210)28 e soprattutto nella Saz. XIV, che ritorna sul tuedesimo tema delleducazione dei figli, afferma: Gratan, es! quod parriae civení popalo que dat/ls Ii, ¡ sifacis u! par ruze sil idoneus, utilis ag ¡-is 1 nuilis e! bel/riman e! parís rebas agendis. ¡ Plarimuní eniín inzejeril qaibus arí ibas er qaibus huno uu ¡ ¡noribus instituas (vv. 70-74). Chianamente Giovenale conosce largomento in base al quale occorre procreare figli al fine di dare cittadini alía patria, ma osserva che perché questi siano buoni cittadini sia in guerra sia in pace é necessario che siano istruiti nelle artes e nei ¡llores. Mi sembra un ulteniore motivo di riscontro tra Giovenale ed il pensiero stoico romano de ¡narí-imonio che in questa stessa saura subito dopo ¡1 passo or ora visto e ripetutamente ¡1 poeta para goni la prole ad una nidiata cd assimiti il rapporto dei genitori con i figil a quello degli uccelti con i loro pulcini (vv. 74-85): della medesirna immagine si senve Musonio e proprio tiella Diss. XV 29. che Giovenale sembra qui ayer presente come argomento itt favore della pnocreazione nella menzione di Tanaquilla anche da parte del poeta satirico itt VI 566 a designare una matrona pericolosa che consulta gli astrologi per sapere quando moriranno i suoi pareati: Ca,xsalir ic!ericae /en!o de funere ¡¡zalris, ¡ ante lamen de le Tana quil tao, quando sacare,,, ¡ efferar e! palraos. a,, 58! violaras ada/ter ¡post ipsarn: quid enjín ¡najas tIara ,íami,ía possunl? 2< Dopo aVer mostrato quanto poco guadagnino i maestri, Giovenale rimprovera i genitori che sperperano le loro entrate in spese futili e non le prodigano invece dove dovrebbero ossia nellistruzione dei figli, e conclude: ¡es uíalla nzinoris ¡consíabir paírí qaam filias (Vv. 187-I88). Poco oltre (vv. 207-210). egli loda i n,aiores i quali hanno voluro che i precettoni. peri] loro alto compito morale, fossero venerati e tenuli itt conto di p-adni: qal praecepuorem sancxi ~‘o/x¡ere parenris ¡ esse loco. ‘~ Giovenale propnio nel passo appena successivo a quello in cui dice che é bene generare solo se poi si educano i figii. usa linimagine della cicogna delravvoltoio e dellaquila per dimostrare che i piccoli di questi uccelli appren¿ono la condoxta dei padri e per esortare quindi 1 genitori umani a fare come gíi uccelli insegnando ai figíl i miglioni costumi; Muson¡io nella Diss. XV esorta panimenti i genitor1 ad imitare gíi uccelli nella generazione di figli. Si veda u passo insenito tra la Diss. XVa e la XVb nella edizione di Cora E. Lutz, “Musonius Rufos, ihe Roman Socrates. Yate Classical Sfudies lO (1947) pp. 3-147, part. 98 II. /8-27, assence ancora nelledizione Hense perché ji papiro Rendel h’arris (su cui cfr. la medesima Lutz, Masonias Rufas, 6 n. 12) da cui é tratio u fratnmento fu scoperto dopo quesCultima. Se peré Musonio invita genitoní a pnocrearc sen-za cercare scuse nella povertá, Giovenale non si limita ad esortare alía mcta procneazione, bensi insiste, anche itt questo passo come nel precedente, sulla necessitá di educare poi i figli. i/i,. Revisxa de Ciencias de las Religiones 2000. númeroS, 145-162 156 Baria Rame lii Matrimonio nelín Stoicisn,o Se queste osservazioni coglicssero nel vero si potrebbe supporre che in questa sezione della SaL. VII Giovenale si ponga in confronto con la D¿ss. XV di Musonio e itt generale, considerando anche le tesi da lui esposte nella Sal. VI nisulterebbe confermato linserimento di Giovenale nel dibattito de matrií¡¡o¡¡io insieme con gli Stoici romani. 5. II coí¡fronzo zra i Neos/oici e Plalarco sulla qaes/ione de matrimonio II Foucautt sulla scia di Paul Veyne considera i ra~tcñ llapa-y-yéX 1icna plutarchei un testo precursore o un sintomo di una trasformazione dellatteggiamento verso la vita matrimoniale da tui riscontrato sia lopuscolo negli autoriplutarcheo cristiani dei primi Stoici 0: in effetti é una dellesecoti opereYa itt negli cui lautore (soprattutto i Neostoicif si dimostra particolarmente influenzato dat Neostoicismo3’ cd é di speciale importanza dunque ai fmi del nostro discorso un riscontro tra questo opuscolo e la riflessione dc Ina/rinionio di autori come Seneca e Musonio. Come é noto Plutarco concepisce la sua opera come dono di nozze a due amici appena sposati, Polliano cd Euridice32. lAn punto importante che accomuna Plutarco e Musonio risjede nella condanna del piacene fine a se stesso, anche allintenno del matrimonio: come infatti Plutarco condanna le donne che avvincono a sé lo sposo soltanto con la úSovt (xci~o~ir~cvrn St rj8ovr~ rnírots Plur. Pí’aec. Coniag. 5), cosi Musonio nella Dia/riba XII, come abbiamo visto condanna come illegiltima la 4=14#jéovi5, poiché considera legittimo soltanto u piacere flualizzato alía procreazione33. Stoica, con ascendenze fino ad Antipatro di Tarso (Stob. IV, 22, 25) é ~ M. Foueault. Hisroire de la sexaalité, 11t Le souci de sai Paris 1984 specialmente Part. y, Lafeiníne- Cfr. P. Veyne, L’e,npire ro,nain in Mistoji-e de la vieprivée, IDe lempire romata a jan ¡ni! din, Ph. Ariés - G. Duby Paris 1985. p. 164. II primo iii particolare pensa che loperesta morale plutarchea riftetta, come lo Stoicismo romano una «nuova concezione morale della coppia» itt cui u rapporto sponsale O «duplice» e «reciproco». ~ Che loperetta di Plutarco debba considerarsi espressione del pensiero comune O opinione di DA. Russell P/ararch. London 1973 90-91; appane tultavia pié probabile che essa rifletta tematiche delletica stoica, come asseriva gUi P. Wendland Quaesriones Musonianrie de Musonio Sroico ClementisAlexandrini alioram que aac!oí-e Berlin 1886, la cui linea O ripresa da J. P. Herschbell ‘Fluiarch and Stoicism”, ANRW 1136, 5, Berlin-New York (1992) pp. 3336 - 3352 cui rinvio anche per una bibliognafia completa, e da C. Potrenson “Plutarchs Advice rin Marriage: Traditional Wisdom thnough a Philosopbical Leas’, ANRW II 33, 6, Berlin-New York (1992) Pp. 4709-4723 che, come conclude alíe pp. 4722-4723 concilio di fatto le due posizioni: Plutarco riprende in unottica filosofica tematiche inerenti al matrimonio che enano legate piú alía saggezza tradizionale che alía speculazione filosofica. la quale si muoveva su altre coordinate. Si veda anche it profilo dell’operetta tracciato da K. Zieglen, “Plutarchos von Chaironcia, in P.-W. XII 1 1951 pant. pp. 791-792, dove assenisce che Plutanco in questa operetta raccoglie topiche de ínarí-i¡nonia che hanno alíe spalle una lunga tradizione nella fatrispecie di matrice stoica. 32 Si veda per i due personaggi B. Puech “Prosopographie des amis de Plutarque”, ANRW II 33, 6 Berlin-New York (1992) pan. p. 4849; p. 4873. ‘~ Abbiamo anche accennato alía significativa ripresa del passo musoniano nel Paedagogas 157 7/,<, Revisía de Ciencias de las Religiones 2000. número 5, 145-162 llana Ramelíl II Malejínon¿a ¡¡e/li, S,ojcis,¡,<, altresi lidea, espressa qui da Plutarco che U matrimonio porti ad una comunione totale degli sposi una KpdOL9 SL’ ¿Mao (c. 34). Anche la denuncia dell’inconsisten-za e delleffimertá di un amore basato sullinfatuazione fisica (Plut. I-&aec. Coniag. 4 r¿v d~ré oÉb~saTos ~ai upas- ¿~Úv ¿poro) consuona con lidea espressa pié volte da Seneca e da Musonio riella Diss. intitolata appunto rl ce4,aXaioi’ yá~oo (“Che cosé pié itnpOrtante iii un matrimonio?’). che concorda pienamente cott Plutarco (Praco. Con. II: dw~or¿pov ¿Vovoovvrwv) nell’assegnare la massinia importanza alía concordia (ÓttdvoLa) degli sposi e non alta loro avvenenza nobiltá e simili. Anche la raccomandazione alío sposo di rispettare la dignitá della moglie (4,uXdTTovra cal Té d~(toíia Tfl¶ yVvatKOg, Praec. Co,,. 9; ¿e? rey dv6pa Rn¿¿va ~tdXXovaiéeio0ai T~; yUVaiK¿&, ibid. 47) e it dovere sia per la sposa sia per lo aposo in egual misura di respingere le passioni e i placen iliegittimi (ibid. e 16 1) si avvicina alía concezione di Musonio il quale, fontemente permeato di cultura etrusca assegna alía sposa un ruolo eminente in famiglia’t Identico al pensiero di Seneca si mosíra quello di Plutarco su] dovere del manto di comportarsi con tempenanza nei conlronti della sposa di condividere con lei solo i piaceri onesti (ibid. 15) e di non associarla ai suoi cventuali eccessi come farebbe con unetera, di non usare insomma la stessa donna come sposa e come ¿Talpa: Plutarco itt P,-aec. Con. 16 e 29 conconda appieno con Seneca in Da ¡naln 84-85 (nihil es! foedias quam uxorem amare quasí adalreranfl”. L’esempio stonico addotto da Plutarco é quello di Serse, che teneva le mogli a banchetto con lui finché cenava normalmente ma quando voleva abbandonarsi ad inteJnperanze congedava le rnogti e faceva venire le flautiste (c. 16). Che la temperanza e la virté siano lornamento che di Clemente. “ La Patterson, Plararch’s Advice on Marriage pp. 47t2-t3, a proposito dellobbligo reciproco alía fedeltñ, ella nega che si trovi in Plutarco o in Musonio, in contrasto con il Foucault, T/ze Core of Self, pp. 172-173, che legge il passo di Stob. III 6, 23 (itt cui Musonio afferma che il manto che si diletta con le sehiave dovrebbe chiedersi come si comporterebbe qualora fosse la donna a dilettansi con i suoi schiavi) come appunto un nieonosein3ento della necessitli per entrambi di serharsi fedeli lun l’altro. Lautrice sostiene che itt Plutarco 1 divieto (e, 44) di «relazioni empie cd illegittime» con chiunque altro che non sia la sposa non viene dal pensiero stoico, ma da Platone (Leg. VIII 839a). La conclusione della Patterson ibid. é che «¿resides xhose qaorarians rilready nored rhere is infací /izl/e thaI is djsíincrjvely Síoic in Plazarch s essay. <md ,naoh ¡Izar is <lecidedly an-S!oic». A ragione invece ella stima opportuno non sopravvalutare loniginalit’a di Plutarco sulla base della tradizione popolare de ,narrj,nanio che a noi sfugge ma che forn’¡ probabilmente spunto al discorso plutarcheo in tal senso. “ La Patterson Pluíarch’s Advice on Marniage, 4713 citando u passo (16, 1) itt cui Plutarco addita ad esempio u re pensiano, che condivide con aRre donne e non con la sposa le sue intemperanze, sostiene che «Plararch ‘s allilude íowards maníalJideliry (Jis essenria//y nejíher a Pla!onic no,- a Srok niara] síance» (p. 4713). Che non si traIti di una posizione stoica senibia perO smenrito da questo passo del De Marrimonio di Seneca —la cui matrice stoiea non pué essere inf¡ciaia, dato lautore— ¿ti cui analogamente si invitano i rnari¡i a non associare le spose ai loro piaceri illeciti. ‘Ita. Revisla de Ciencias de las Retigiones 2000, número 5, 145-162 158 liarla Ramelli Matrimonio nello Sloicismo maggiorínente si addice alía sposa ¿ pensieno comune a Plutarco, a Musonio e a Seneca stesso (Plut. Praec. Coniug. 46; 48). 1 rilievi di Cynthia Patterson cinca determinate affermazioni di Plutarco che apparentemente nivelano un’ottica ¡node rija ecl illuminata a favore dellemancipazione femminile ma che in realtá sono motivate in modo moho tradizionale —ad es. lopportunitñ che la sposa studi astronomia affinché non cada nelle superstizioni astrologiche (c. 48)— mi sembrano yalere anche per Musonio —che esorta le spose a studiare filosofia per porer assumere una condotia temperante cd equilibrata nel matrimonio e nellamministnazionc della famiglia— e costituire in fondo un ulteniore elemento di assirnilazione Ira i due. Anzi u richiamo di Plutarco alía prevalenza del Xóyog allinterno di un napporto coniugate e non di un udúo 5— come lamore passionate é analogo allinvito musoniano all’applicazione della filosofia, fondata appunto sul Xóyoscd intesa come condotta di vita, nel matrimonio. Per entrambi sono i dettami della filosofia che vanno applicati se si vuote garantire la riuscita e la durevolezza di una relazione sponsale legittima, fondata pee come peeseMusonio gli Scoici 36.Plutarco Una differenza mai puée pee essere rilex’atasulla tra comunione di corpo, anima e proprietá Plutarco e Musonio, cd anche Seneca, a proposito del valore dato alta procreazione: lo Stoico romano-etrusco pone come fine primario del matrimonio la procreazione, quate unica tegittimazione della #tSovrj e servizio alía cotlettivitñ, mentre Plutarco pone maggiormente laccento sullarmonia tra gli sposi, indipendeníemente dalia figliolanza, poiché a Plutarco interessa sopratrutio la coppia itt se stessa e non la collettivitá37. Seneca si inserisce invece, come Musonio nel fitone romano38, dando alía procreazione un valore primado in quanto servizio ceso alta collettjyitá, anche se naturalmente potemizza con gIl intemperanti che si servono di questa argomentazione come scusa pen ahusare delle toro spose (Sen. De maLi-. 85)~«. Anche Giovenale, che ben conosce lo Stoicismo 36 Goessler, Ptalarchs Gedanke,t libe,’ die E/te, Ztlnich 1962; Patterson, P/nxarchs Advice on Marniage, 4715. Un ulteriore aspetto che accomuna Plutarco ai nostri Stoici e a Giovenale é linsistenza, ai §§ 5-6, sulla vanitá dei f¡ltri e deile pozioni afrodisiache allinterno del matrimonio (Plutarco stesso nelle Vitae. Ro¡n. 22 denuncia come vizio delle donne romane punito dalia legge fin dalle epoche pié remote u nicorso a 4,dp~tacoí): Giovenale nella sua raccolta di angomenti antimatrimoniaii nella sat. VI dedica un lungo excarsus a denunciare il vizio delle matrone di propinare pozioni quando non ven e pnopri veieni, ai loro maniti. “ Uguatetente pecó non esaspererel questa differenza di prospettive tea Plutarco cd Romani poiché Plutarco stesso ricorda ed ansi dichiara sacra allinterno del matrimonio la procreazione (§ 42). 38 Plutarco si dimostra molto aperto alía mentalitá romana quando esorto i maniti a necare con sé la moglie a bancherto (15), costume romano e non greco. come attesta Cornelio Nepote nella prefazione alíe sue Vire. “Cerre qui dicuní se causa rei publicae el geneí-is humanis uxoribus iungere e! liberos tollere, imirentur saltein pecudes el posrqaan=uxoren, veiner inrumueril, non perdaní Jilios, nec amatares uxo,-ibus se exhibeaní sed ma ritos. 159 7/a. Revislo de Ciencias de las Religiones 2000, númeroS, 145-162 II Ma¡ranan jo ,zc//a Sloicis,,,a llana Ranielii romano e le suc posizioní de íííau-iníou¡io sostiene come dicevamo che ¿ senzalteo bene dare alía patria nuovi cittadini, ma aggiunge che spetta ai genitori anche educarli poiché mettecli al mondo in sé non basta cd i cattivi cittadini sono anzi dannosi pee la collettiviU¡. 4’ e Zeddat si sono concentrati per alteo verso sul Autori come Eett\ Wicker confronto tra le concezioni matnimoniali plutarchee e quelle della Chiesa primitiva interpretando le affinirá come espres.sione di un medesimo ini/ita cuiturale cui attingeva ad esempio anche uno Stoico come Musonio Rufo’3. Itt questo senso contnibuiscono a chianificare la temperie culturale e filosofica itt cui si trovava ad operare Plutarco raftronti islituiti da Zoumpos con it pensiero di Seneca e da Schwarz con queDo di Filone Aíessandeino”. Ma questo ci porta ad un altro discoeso quello dei rapporti tra it pensieco cristiano de í¡xa/i-ií¡,onio e quello neostoico. 6. Conclíxsione: la ripí-esa riel Neosroicis¡no ¡¡el/a le!íe¡-atara cristiana de matrimonio Alía luce di quanto esposto finora infatti non sorprende che gti autori ecclesiastici che ripresero la tematica de ma/rnnonío si siano isp¿rati precisamente alíe concezioni neostoiche e che, oltre ai cospicui punti di contatto tea i Ceistiani e ji Plutarco dei Fa 1ucd flapayy¿Xíiara, soprattutto evidenti risultano 1 riscontri tra le opere di Clemente Alessandrino, u Paedagogus e gli Szron¡ata, e Musonio Rufo. Questi presenta come é noto molte convergenze di espressione e di pensieco con i primi scritti cnistiani a ~ FI. O. Betz Plaíarch’s Eihical Writings md Early Chrisrian Lirerrirare Leiden 1978, Studia ad Corpus Hellenisticum No-vi Testamenti, IV. “1<. 0. Wicker. “First Century Marriage Ethics: a Comparative Study of ube S-Jouse-hold Codes and Piutarchs ‘Conjugal Precepts, J. W. Flanagan-A.W. Robinson (edd) No Fam¿,,e ¡he Land: Síndiesin Honorcfi. L. Mc Kenzie Missou]a Montana 1975, Pp. 141-153. ~‘ 5. Zedda, “Spiritualitá cristiana e saggezza pagana neiletica della t’amiglia: aflinitá e differenze traS. Paolo e i ‘Coniugalia praecepta di Plutarco’, Lareranam 48(1982) Pp tIO-124. “ Che Plutarco stcsso rielabonasse itt questa sua openetta mateniale ampiamente diffuso O sostenuto anche dallo Ziegler nel suo classico articolo monognafico, gUi citato, alíe coil. 791-792 (riedito anche come P/atarohos von Chaironela, Stuttgart 1964; Ir. it. PI,,íarco. cit.). La stessa Patterson, Plararch ‘s Advice on Marniage, p. 4722, nitiene che Plutarco attingesse per la sua operetta alíe cradizioni de ¡nalrin¡onio platoniche, aristoteliche e stoiche, affiancando ad esse la letteratura e u pensiero popolare greco e romano. In unottica di particolare attenzione tributata al pensiero stoico, osserverei che molte delle posizioni popolari erano state itt effetti accolte proprio in seno al filone stoico, cd in panicolare nelta diatriba síoico-cun¡ca. ~ A. N. Zoumpos, “Quelques remarques sun Sénéque et Plutarque, Al/tena 79 (1983) Pp. 71-72; W. Schwarz, “A Study in Pre-Christian Symbolism: Plutarch De íside el Osiride 4 & 77” RlCS 20 (1973) pp. 104-117; P. G. Walsh ‘Apulcius and Plutarch’ 1-!. 1. Blumenthal - R. A. Markus (edd.), Neoplalanio and Early Christian Thought. Essays la Honor of AH. Annslrong, London 1981, pp. 20-32. ita, Revisía de Ciencias de las Religiones 2000. númeroS 145-162 160 liana Ramelli Matrimonio nello Stoicismo 45, ed é ammirato da auloel Cristiani come Giustino Martire pardee da quelIl paolini Origene e Clemente Alessandnino, che sopeattutto nel Paedagogus attinge abbondantemente alíe Dia/iribe di Musonio, e proprio, in particolare a quelle sul matrimonio e sulla faínigtiat come ha mostrato ji Blázquez~7. Di tutta la eiflessione de ~>Circa u pensiero di Musonio e ai motivi di convengenza con queDo cristiano ninvio a quanto ho gUi scnitÉo nel mio cit. La concezione di Giove. Mi limito a richiamare qui i punti essenziali in tal senso: la paternitá divina la somiglianza delluomo con Dio u fondainento della legge morale iii Dio it precetto di essere sumy»foi con Dio (Ir. XXXVIII); non sfugge la connotazione anche politica del termine greco, che ben si comprende se si pensa che Musonio imposta 1 rapporto Ira luomo e Dio anche in termini politici: gli uomini che perseguono la propria vera realizzazione nella legge di Zeus loro padre sono infattj cittadiwi della ciStá celeste —un concelto che avrá una lunga storia dopo Musonio— di cui lo stesso Zeus é sovnano e che egii chiama appunto ciríh di Zeus (Disí. IX 42 1-13). Se Dio é dunque padre per Musonio, si comprende come possa essere anche Dio della vita che egil lutela condannando lesposizione del figli e linterruzione di gravidanza con l’immediata conseguenza che per conoscere Dio occorre amputare la parte mona dell’animna: c¡cxo4=ovTO 1E00flK0s- rts tPuxfis—, cal yvuSap rév Oeóv (Ir. LIII). ~ Pee limitanmi a qualche esempio, senza fornire bibliografia che sanebbe molto nutnita: Musonio viene conisiderato da Giustino un ¡narrire del X¿yo~ seminale (II Apol? 8 1) e Clemente Atessandrino atijuse abbondantemente ini van punti del Pedagogo e degíl Sxronrta¡i alíe DíaIi/te raccolte da Lucio; anche Onigene menzionava Musonio insieme con Socrate quale modello di vila inreprensihile (o. Cels III 66: irapdSetytta roO dpíarou ~iou). Si vedano pee Musonio e u suo rapporto con u Cnistianesimo M. Sordi, “Storiografia e cultura etrusca nell’Impero romano”, Aííi del ¡1 Congresso inlernaziona/e etrusco (26 maggio-2 giugno /985)1, Suppl. di Studi Etruschi, Roma, 1989, pp. 41-51; Eiusd. Lo S¡oicismo in Erraí-ia, pp. 337sgg. edil mio cit. La concezioí,e di Clave negli Szoici romani di era neroniana con completa documentazioneUn tramite fra la cultura cristiana e Musonio ~ supposto dalIa Sordi Lo Szoicisn¡o in Linaria, op. oit., pp. 343-344: la/la Drasi amnica intima della cristiana Pomponia Gí-aecina la quale coperse laustera condotta di vita imupostale dalia sua convensione con la scusa del lutto per la stessa IxtIla era la madre dello Stoico Rubellio Plauto, che in Siria nel 62 fu esontato dallo Síoico Musonio poco prima di monee: sul soggionno siriaco di Musonio e sulla sua insportanza sará presto pubb]icato un mio lavoro su Aíhenaeuín. 4’J. M. Blázquez, “El uso del pensamiento de la filosofía griega en el Pedagogo de Clemente de Alejandria, Anuario de Historia de la Iglesia 3(1994) pp. S9sgg. Poiché l’argomento é stato sviluppato ampiamente, appunto, Jal Blázquez, mi limiteré a citare solo a titolo esemplif¡cativo alcuni paealleli che tui sembeano di particolare nilievo tra le diatnibe musoniane sul matrimonio e sulla donna (iridicate qui semplicemente con ji numero romano seguito eventualm. dalia pagina e dalia niga deBed. Hense) e Clemente: III: anche le donne devono filosofare = Cíen. Strom. IV 8 590 e 592 P; III 11 2 sgg.: la donna non puó essere dísqtnros- ami ¿nLleX?l9 se non filosofa = CIem. Pral,’. VI 61 E; IV: se vanno educase le figlie alio stesso modo del fsgli = Cern. Paed. Intitola e. 4 dell. 1 ¿rL tu’ tufls dvSp~v re <al yuvaicwV ¿ Xdyos- rrotSayoiyós ¿unu; IV [4, 4: oé¡c dXXríi dperai dvSp&, dxxai U yuvatKós = Cíen. Ibid. Ttjv aOri~v dper~v dv¿p¿s cal yvvot8cos; IV 14 12: Musonio cita l’esempio di Enfile riponato anche da Epicí. II 22, 32 = Cern. Paed. II 236 P. e Sen. De ¡na/r. Fr. 66 Haase e luyen. VI 655; IV 14, 12 sg.: aco4,poveiv é caXÑ sia per luomo che per la donna — Cíen. Srrom. IV 590 sg.; IV 17,4 sgg.: si addice di pié alíe donne 161 1/u. Revisra de Ciencias de las Re!igiones 2000, númeroS, 145-162 liada Ramelii II Malrin,o,,io ¡¡e/lo Sroicis,no rnalriínonio del mondo antico e nella fattispecie delJa filosofia cinssica dunque, é precisamente II pensiero dello Stoicismo romano, e in somma istanza quello di Musonio, che si troya maggiormeníe apprezzato negli autoei cristiani, in primo luogo Clemente JA lessandria. filare curare la casa = Clem. Paed. III 49 283 P; XIII é una diatriba dedicata a 1 ce4,áXaíov yd~íov = Clem. Sxrom. 11 23 502 P; XIII a 68,5 sgg. Set 5’ iv yd~¡q lávrws GVLIPLWQII’ re eívrÍr cai ¡o~Se¿íovíov ¿<‘¿pér col yvvatKOs- irepí ¿XXtXous = Clem. 51,-orn. II 504 P; XIII b 69 6: quello che é pié importante itt un matrimonio é otre reXoi’roq otre caXXog otr’ ctry¿oeia ma la ¿p.évoia, 5re la concordia = Clem. Srrom. IV 621 P: xpt Sé rOs’ EúSaiiiovci yá~iov OUTE irXoúrrn ro-ré oi ,rnXXeí cp(veoúaí ¿X?¿ dpert; XIV dedicata a dimostrare che ji matrimonio non é un impedimento alía f¡losot5a: ci qi~ro¿iov rái 4,íkoao4,eiv ¿art ydpog; XIV 71 10: ceLTa 4,úoiv Si, eL TI KQL Té ~G VEIs’ 4,G<VETOL un’ Clem. Paed. II 90 224 P.e Srrom. 11 503 E; XV se vanno allevati tutti i figli generati: in apertura Musonio si nichiama ai vokoú¿rra, che imposero per legge di non interrompere la gravidanza e di non esporne i figli = Clem. Slrom. II 504 sg. E; CV 77, 8: legislatori hanno stimato hene che le cinA si eiempissero, rXq9úveaOaí = CIem. 95, 227. Mi sia consentito itt conclusione di esprimere u pié vivo grazie alía Prof Marta Sordi che ha seguito con la consueta generosa attenzione i miei studi sullo Stoicismo romano. 7/a, Re¡-isrri de Ciencias de/as Re/igianes 2000 número 5,145-162 162