1i11 :01il Il - il bollettino salesiano

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1i11 :01il Il - il bollettino salesiano
1i11 :01il Il
ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI
ANNO XCI • N . 21 • 1° NOVEMB
pediz
E 1967
BOLLETTINO
SALESIANO
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C011
C
18
L'Anno
della Fede.
Una lezione di Paolo VI
Trenta giovani attuano
la "Populorum Progressio"
Maestri a scuola .
Corso di pedagogia catechistica
per insegnanti
di religione
Narrata nello stile dei Fioretti
la storia di una vocazione
Poxoreu, mia parrocchia
in copertina
Il culto dei morti è una
logica
conseguenza
del Mistero Pasquale
della Passione,
Risurrezione
da
morte e gloriosa Ascensione
di
Cristo Signore, mistero col quale
"morendo ha distrutto la nostra
morte e risorgendo ci ha ridonato
la vita" (prefazio pasquale) .
tC3 8
misura ...
II
ignore ha detto che
con la stessa misura con
la quale avremo misurato
gli altri saremo trattati noi,
e che se noi avremo avuto
misericordia per gli altri,
il Signore l'avrà anche per
noi . E Sant'Agostino lasciò
scritto che pregando per
le anime sante del purgatorio, mentre le togliamo
da quei tormenti, prepariamo anche per noi un
purgatorio più breve . Se
preghiamo per i defunti,
quando saremo morti
anche noi, vi saranno coloro che per ispirazione
del Signore pregheranno
per noi . Che se siamo obbligati a pregare per tutti
i defunti in generale, molto
più lo siamo per chi viveva
con noi nella stessa casa,
pregava con noi nella stessa chiesa, mangiava con
noi lo stesso pane ; insomma era nostro fratello . . .
SAN GIOVANNI BOSCO il 15 dicembre 1864
UNA LEZIONE
Di PAOLO Vi
-
Fede che è? - È la domanda che San Pietro fa a
Dante quando lo esamina sulla fede prima di ammetterlo
alla visione beatifica di Dio . Ed è anche la domanda
che, quasi proponendoci
un esame sulla nostra fede,
il Successore di San Pietro potrebbe rivolgere a noi in
quest'anno della fede . Il Papa stesso con la serie dei
suoi discorsi sulla fede ha voluto prepararci a questo
esame . Nell'articolo che presentiamo abbiamo raccolto
qualcuno dei suoi insegnamenti servendoci esclusiva.
mente delle sue parole, senza aggiungere nulla di nostro
CREDERE
È DIRE DI Sì
A DIO
La definizione della fede è molto importante per gli
uomini del nostro tempo, per il fatto che dal concetto
che uno si fa della fede dipende poi tutta la sua vita
religiosa e anche in gran parte la sua vita
morale .
Importante e difficile perchè la parola "fede" ha vari
significati .
Il primo è quello che assimila la fede col sentimento
religioso, con la credenza vaga e generica dell'esistenza
di Dio e d'un qualche rapporto fra Dio e la nostra vita .
Nel linguaggio ordinario si dice che uno conserva la
fede, quando ancora ammette certe formule religiose
ben poco precise, che sono come un sedimento residuo
d'una istruzione catechistica dimenticata o di una
osservanza religiosa decaduta ma dotata di qualche
reviviscenza occasionale .
Purtroppo questa è la fede di molta gente del mondo
odierno, una fede d'abitudine, una fede convenzionale,
una fede non capìta e poco praticata, una fede incoerente col resto della vita, e perciò noiosa e pesante .
Non è del tutto morta, ma non è per niente viva
.
Poi la parola fede ha un altro significato, che dice
la ricchezza spirituale del suo contenuto . Fede è una
risposta al dialogo di Dio, alla sua Parola, alla sua
rivelazione . P, il "sì" che consente al Pensiero divino
di entrare nel nostro pensiero ; è l'adesione dello spirito
UNA LEZIONE
DI PAOLO VI
-
intelletto e volontà - a una verità che si giustifica
non per la sua evidenza diretta, scientifica,
ma per
a cui
l'autorità trascendente di una testimonianza,
non solo è ragionevole aderire, ma è logico, per una
misteriosa e vitale forza persuasiva, che rende l'atto
di fede estremamente personale e soddisfacente .
La fede è una virtù che ha le sue radici nella psicologia umana, ma che deriva la sua validità dall'azione
soprannaturale dello Spirito Santo, della grazia, infusa
. La fede perciò
in noi, in via normale, dal battesimo
è un atto che si fonda sul credito che noi diamo al Dio
vivente, ma è insieme un atto di convinzione e di fiducia, che pervade tutta la personalità del credente
e impegna tutta la sua maniera di vivere . È la sua
migliore offerta a Dio, a Cristo Maestro, alla Chiesa
custode e interprete del messaggio divino ; è la sua
scelta più personale, più intima,
più caratteristica,
più decisiva, è il passo con cui il fedele varca la soglia
del regno di Dio, e entra nel sentiero del suo eterno
destino .
La fede ha ancora un terzo significato : questo nome
benedetto si riferisce anche al complesso delle verità
da credere . Fede non è solo l'atto con cui crediamo ;
è anche la dottrina a cui noi crediamo . È ciò che abitualmente chiamiamo il "credo" . Portiamo con noi
la famosa definizione che ne dà San Paolo : « La fede
è la realtà di cose sperate, e convinzione di cose che non
si vedono » .
UNA CHIAMATA D'AMORE
CHE ESIGE
UNA RISPOSTA
D'AMORE
'Ma vi è una difficoltà, o meglio una condizione di
fatto, che sempre espone l'uomo al pericolo di non
avere la fede, perchè la fede, nel suo vero significato
teologale, è un dono, un donodi Dio
. È la dottrina
di San Paolo, che insegna : « Voi siete stati salvati per
grazia mediante la fede ; e ciò non, è da voi, ma è dono di
Dio » ; ed è il grande insegnamento di Sant'Agostino,
il quale dimostra che anche l'inizio della salvezza è
opera della grazia, quando egli scrive : « La fede che
ci fa cristiani è dono di Dio » . E sarà l'insegnamento
2 della Chiesa ripetuto dai suoi Concili e dai suoi maestri,
da San Tommaso, per esempio, il quale afferma che
nemmeno il miracolo, per sè, è causa sufficiente della
che
fede : per credere occorre un principio interiore,
; occorre il lumen fidei,
non può venire se non da Dio
una luce interiore che dispone la mente ad assentire
alle verità rivelate da Dio ; è la virtù infusa in noi dal
battesimo .
Questa gratuità della fede, tutta dipendente da Dio,
sembra annullare l'opera dell'uomo, e quasi insinuargli
un inerte fatalismo, che tutto attende da Dio e nulla
offre di suo . Ma non è così . Davanti al mistero che
salcirconda l'azione divina a riguardo della nostra
vezza non vengono meno le nostre responsabilità, non
è annullata la nostra collaborazione
. Dio offre ; a noi
l'accettare .
La fede è in Dio una chiamata d'amore . E dev'essere
fondamentale risposta
da parte nostra una prima
è
d'amore . È la nostra fortuna, è la nostra felicità,
la chiave del nostro destino . Bisogna perciò fare grande
conto della fede! Quale poca saggezza dimostrano
coloro che si concedono gli atteggiamenti più spregiudicati, più fatui, più irresponsabili davanti alla questione della fede! Purtroppo grande parte della gente
giudica questa questione con estrema leggerezza, con
è questione
incosciente volubilità : non pensa che
capitale .
LA FEDE
BISOGNA'
PROFESSARLA
La fede comporta un pericolo, comporta un rischio,
forse comporta un attentato alla propria tranquillità
e alla propria incolumità .
Ecco un altro aspetto che rende difficile la fede ;
e oggi, tacitamente e intimamente risoluti come siamo
a non volere fastidi, a non affrontare molestie e danni
a causa delle nostre idee, la difficoltà si fa molto grave .
Raramente siamo disposti a batterci per dei princìpi,
non legati a immediati interessi ; raramente esponiamo
la nostra persona al giudizio altrui, tanto
meno alle
altrui vessazioni ; ci piace pensare per conto nostro
ciò che non incontra critiche e pericoli ; e nella conversazione sociale ci piace facilmente aderire senza sforzo
all'opinione pubblica,
ovvero ci torna comodo dar
ragione al più forte, anche se non è il più ragionevole .
Facilmente diventiamo gregari e conformisti ; e in
fatto di religione non vorremmo mai ch'essa ci procurasse delle; noie ; vorremmo anzi spesso una religione
che ci mettesse al riparo d'ogni malanno in
questa
vita e in quella futura . La Chiesa, allora, organo della
religione, dovrebbe concepirsi come un sistema di assicurazione spirituale, e per di più, se possibile, di
qualche utilità temporale .
Di solito chiamiamo "rispetto umano" l'istinto a
evitare lo sforzo d'avere un pensiero personale da
di-
fendere, e a schivare la responsabilità e l'affermazione
delle proprie convinzioni e delle proprie azioni
; e questa
è una debolezza, talora una ipocrisia, e qualche volta
viltà .
La fede bisogna professarla . In qualche debita forma,
s'intende, che non esclude, anzi esige misura,
tatto,
prudenza ; ma sta il fatto che la fede interiore deve
diventare, in date circostanze e in date maniere, fede
esteriore : per l'onore della fede stessa, cioè di Cristo
e di Dio, per la coerenza e il vigore della personalità
del credente ; e per la testimonianza ai fratelli
e al
mondo .
1
IL
TERZO
CONGRESSO
MONDIALE
DEI
LAICI
ROMA 11-18 OTTOBRE
Mentre andiamo in macchina, a Roma fervono
i lavori del Terzo Congresso mondiale dei Laici .
LA
VITTORIA
CHE VINCE
IL MONDO
Vi ripetiamo una parola
della prima lettera di
San Giovanni
: « Questa è la vittoria che vince il mondo,
la nostra fede » . È una parola che si riferisce a ogni
cristiano e che, mentre gli svela la realtà drammatica
in cui si svolge la sua vita di cristiano, lo conforta con
la certezza che egli potrà superare ogni difficoltà, e
gliene suggerisce il segreto : la fede .
Tre sono le parole in giuoco : vittoria, mondo, fede.
La parola "vittoria" è relativa all'idea di un combattimento : un'idea punto piacevole all'uomo moderno,
che fa ogni sforzo per togliere dal pratico svolgimento
della sua vita ogni disturbo, ogni contrasto, ogni presa
di posizione forte e militante . La vita comoda, la vita
libera, la vita pacifica costituisce il tipo migliore
di esistenza, a cui rivolge aspirazioni e ammirazione
.
Il benessere gaudente sembra il vertice delle umane
ascensioni . E anche quando si ammette come nobile
e necessario lo sforzo, il coraggio, la lotta, si nota la
tendenza a eliminare il fine morale di un'attività combattiva : non si vuole il combattimento nè contro il
demonio, di cui si nega l'esistenza ; nè contro il mondo,
di cui si celebrano i valori fascinatori ; nè contro
la
carne, diventata l'idolo del piacere e della libera esperienza .
Non così la vita cristiana . Essa continua ad asserire
la necessità di un combattimento morale implacabile
.
Ce lo dice Cristo per la voce dell'Apostolo : « Non sarà
coronato se non colui che avrà combattuto come
si deve » .
Questa concezione militante della
vita cristiana è
molto importante, perchè la caratterizza . Ogni cristiano
è un soldato dello spirito .
Nella frase dell'evangelista
Giovanni che stiamo
commentando, l'ostacolo
contro il quale dobbiamo
combattere è il "mondo" . Il significato di questo
termine è molteplice .
Mondo può significare il creato, che può magnificamente servire come scala alla scoperta di Dio . Noi
moderni siamo invitati a una nuova ricerca
di Dio
proprio per questa via : il mondo è una grande, stupenda, misteriosa parola di Dio .
Le delegazioni qualificate di ogni nazione del
mondo, quelle internazionali delle opere riconosciute, i rappresentanti dei laici non organizzati,
la presenza di osservatori di altre Chiese, danno
un valore eccezionale al Congresso, che potrebbe essere definito il primo "Concilio ecumenico" dei Laici Cattolici .
I Cooperatori Salesiani, che Don Bosco ha
voluto "al servizio dei Vescovi e dei parroci,
sotto l'alta direzione dei salesiani", sono presenti
al Congresso sia nella persona dei loro Delegati
(una Delegazione internazionale composta
di
cinque membri e il Delegato nazionale d'Italia),
sia con la preghiera e l'interesse che prendono
allo svolgimento dei lavori, così come a congresso ultimato, lo vogliono essere nella pratica
attuazione delle direttive che ne verranno
.
Della on stra partecipazione parleremo nel prossimo numero .
Mondo può anche significare l'umanità . È il senso
considerato dal Concilio : è il teatro del dramma umano,
devastato dal peccato, ma amato da Dio e virtualmente salvato da Cristo . « Così Dio ha amato il mondo
da dare il suo Figlio unigenito, affinchè
chiunque crede
in Lui non perisca, ma
abbia la vita eterna » .
Ma vi è un terzo significato del termine
mondo ;
ed è il significato cattivo . Il mondo, in questo senso,
è ancora l'umanità, ma quella resa schiava del mistero
del male ; è la negazione e la ribellione al regno di Dio
;
è in pratica una concezione della vita deliberatamente
cieca sul suo vero destino, e sorda alla vocazione dell'incontro con Dio ; uno spirito egocentrista,
drogato
di piacere, di fatuità, d'incapacità di vero amore .
Ed è, tutto sommato, la fascinatio nugacitatis (Sap . 4,
12), la seduzione dei valori effimeri e inadeguati alle
aspirazioni profonde ed essenziali dell'uomo ; una seduzione che incontriamo a ogni passo e
che ci può
essere fatale .
Per superarla, questa seduzione, disponiamo
della
fede, della sicurezza cioè che Cristo è veramente
Figlio di Dio, e che la concezione della vita che da Lui
deriva è vittoriosa di questa terribile insidia . « Questa
è la vittoria che vince il mondo : la nostra fede » .
3
Cent'anni
fa, il 25 giuBosco racgno 1867, Don
contava ai suoi ragazzi questo sogno :
« L'altra sera, prima di prender sonno, stavo pensando al
modo di esistenza dell'anima
dopo la morte . Mi addormentai .
Mi parve che una persona
ferma sulla via mi chiamasse :
"Vieni a vedere come esiste
l'anima dopo morte" .
Con la velocità del pensiero
arrivammo davanti a un grandioso palazzo . Attraverso portici e scalinate, passai di sala
in sala finchè mi trovai in un
ampio salone . Vidi seduto su
di un seggiolone un vescovo,
di
dare
in
atteggiamento
udienza . Mi accostai per riverirlo e lo riconobbi : era Mons .
. . . (e ne fece il nome)
morto
due anni prima . Il suo volto
era florido e bellissimo .
Fu avviata una conversazione . Il vescovo mi confidò
che era salvo, ma che non
aveva ancora visto il Signore ;
aveva quindi bisogno di preghiere . Gli chiesi :
- Eccellenza, quanto tempo deve ancora rimanere in
attesa di salire in cielo?
Non disse nulla ma mi consegnò un foglio fregiato di fiori
azzurri, rossi, verdi e violetti .
Non ci lessi alcuna parola .
Guardai stupito il vescovo .
4
- Capovolga il foglio - mi
suggerì . - Lo capovolsi e vi
lessi il numero 2 .
- Vede - continuò il vescovo - i giudizi di Dio
sono ben diversi da quelli del
mondo .
Allora gli chiesi qualche
buon pensiero da riportare ai
miei ragazzi . Il vescovo mi rispose :
- Dica loro che salvino
l'anima ; il resto non conta . E
per salvare l'anima bisogna che
siano buoni, ubbidienti, puri ;
che si confessino bene e facciano frequentemente la comunione . Raccomandi che non
si lascino sviare dalle false
attrattive del mondo : tutto è
vanità e amarezza . Dica che
coltivino la purezza, la virtù
che splende in Paradiso . Per
coltivarla occorrono preghiera,
ubbidienza, fuga dell'ozio e
ritiratezza .
Salutai e mi affrettai a ritornare a casa per non perdere una briciola di quei consigli così belli . Poi mi venne
in mente che potevo chiedere
al vescovo altre dilucidazioni
e tornai indietro . Lo rividi ma
in uno stato compassionevole : soffriva, agonizzava . Gli
chiesi :
- Cosa posso fare per alleviare le sue sofferenze, Eccellenza ?
- Preghi e faccia pregare .
E una forza strana improvvisamente me lo rapì alla vista » .
cendo a loro volta : « Dona a
lui, o Signore, che noi amiamo
in te come non mai, donagli,
dopo le lotte della vita, l'eterno
riposo, e splenda anche a lui
la luce eterna che ha accolto
noi » .
Nel silenzio generale Don
Bosco aggiunse : « Capii allora tante cose
intorno
al
Purgatorio che prima non avevo mai capito e quanto sia
necessario pregare per i poveri morti » .
Fate capire ai ragazzi che
il fuoco del Purgatorio è un
fuoco che prelude alla gioia,
mentre il fuoco dell'inferno è
un fuoco di tormenti . L'Amore,
che è Dio, ci avvolge sempre ;
siamo noi che col nostro atteggiamento verso di lui, lo
trasformiamo in fuoco o in
luce . Dio è il raggio, le anime
sono i colori dello spettro
luminoso .
O
È un meraviglioso atto di
carità pregare il Signore per
i defunti . 1 ragazzi vanno educati a questo ricordo dei morti .
« Stanno vicino a me?» chiedeva un ragazzo alla mamma
che gli parlava dei morti di
famiglia . « Sì - gli rispose la
mamma, - anche se nessuna
parola ci arriva più dalle !oro
labbra, anche se la dolcezza
del loro affetto non riempie
più il nostro cuore, essi silenziosamente ci stanno vicino»
.
Giova molto ai defunti assistere o far celebrare messe e
fare comunioni in loro suffragio . Ci sono persone che
durante la loro vita pregano
spessissimo per le anime del
Purgatorio . È stato notato che
una specie di beatitudine irradia da loro, come irradiava
da Don Bosco . La separazione della morte e quella separazione che distingue il Cielo
dal Purgatorio sono separazioni di amore : accrescono i
legami della carità . Facendo
pregare i ragazzi per i morti,
li si educa a una forma squisita di carità .
Educate i ragazzi a recitare
un Requiem quando passano
accanto al cimitero, o quando
.
incontrano un corteo funebre
Quando un'anima prega dicendo : « L'eterno riposo dona
loro, o Signore, e splenda ad
essi la luce perpetua», essi
nella pace dell'eternità ricambiano presso il Signore di-
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ALO VI PRESIEDE LA PRIMA RIUNIONE DEL SINODO EPISCOPALE
Com'è noto, si tratta di particolari riunioni di circa
duecento membri (Cardinali della Curia Romana,
Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi e Superiori Religiosi) provenienti da tutto il mondo, i quali discutono col Papa alcune grandi questioni circa la
vita della Chiesa e la sua missione nel nostro
tempo . « Questo Sinodo - ha detto Paolo VI è un segno della presenza di Cristo fra noi, perchè
è destinato a tenere accesa e splendente la fede,
la sua luce nelle tenebre del nostro secolo» . - Il
nostro Rettor Maggiore Qon Luigi Ricceri è stato
eletto con gli altri nove Superiori che rappresentano gli Istituti Religiosi al Sinodo, con tutte le
prerogative e le funzioni degli altri membri . Nelle
prime due giornate anche i Religiosi hanno fatto
un loro intervento di cui è stato interprete il nostro
Rettor Maggiore. I Superiori Religiosi hanno presentato l'opportunità che i Religiosi facciano parte delle
varie Conferenze episcopali, allo scopo di favorire
sempre più buone relazioni tra Religiosi e Vescovi .
TRENTA GIOVANI ATTORNO LA
«Fra le cronache clamorose, risibili o irritanti dei "capelloni" - ha scritto un quotidiano milanese
- ci sono le
cronache serie e non conosciute che parlano di una gioventù
efficiente ; come quella dei trenta che, nel Mato Grosso edificano Un "centro sociale", nato dall'idea dei salesiani di
Arese . Opera umanitaria alla quale i giovani sacrificano le
loro vacanze in un clima non proprio ideale»
« Per cantare la loro "canzone di
immersi nella miseria, in preda alprotesta" si recano in Mato Grosso
l'ignoranza, vittime dell'insicurezza . . .
a fare i manovali, i carpentieri, i
La regola che valeva un tempo in
muratori . Si tratta di un gruppo di
favore dei più vicini, deve essere apgiovani proveniente da ogni parte
plicata oggi alla totalità dei bisognosi
d'Italia che parte per il Brasile per
del mondo » .
mettere alcuni mesi della propria vita
Queste parole del Papa resero pensosi i giovani, che si domandavano
a completa disposizione della popolazione di Poxoreu, un piccolo vilcome avrebbero potuto andare in
laggio dello Stato del Mato Grosso, aiuto "dei bisognosi del mondo" .
dove non solo divideranno con gli
L'incontro col missionario don Piero
"indigeni" le stesse condizioni di
Melesi, superiore della Missione di
vita, ma lavoreranno sodo per coPoxoreu, desolato per l'apatia che
struire un villaggio in legno e muaveva trovato in patria, ha fatto
scoccare la scintilla dalla quale è
ratura completo di chiesa, scuole,
centro culturale e ricreativo, ambuscaturita l'idea : sarebbero andati a
latorio ; oltre, naturalmente, a numePoxoreu per offrire a quella desorose case unifamiliari dotate di tre
lata popolazione tutte le loro forze,
locali, cucina, servizi e un portico»
almeno per qualche mese .
(da « Il Cittadino ») .
Da allora divennero i missionari
entusiasti dell'idea, alla quale riusciL'iniziativa è sorta nel campeggio
rono a guadagnare genitori, parenti
estivo di un gruppo di giovani in
Val Formazza, guidati da don Ugo
e amici, vivendo le inevitabili difficoltà di carattere familiare e l'ostilità
de Censi e don Luigi Melesi, sadi chi li rimproverava di recarsi fino
lesiani di Arese . Discutendo sui più
gravi problemi che assillano l'umain Brasile, mentre c'è tanta minità : la fame, la mi-seria, la vita di seria anche in Italia . Ma in Italia
tante comunità primitive di popoli
- essi pensavano - si spendono
700 miliardi in sigarette,
sottosviluppati, caddero sotto i loro ogni anno
300 in dolci,
occhi queste parole della "Populorum 322 in divertimenti,
mentre quei popoli vivono nella miProgressio" : « Nessuno può rimanere
seria più squallida .
6 indifferente alla sorte dei suoi fratelli
"POPULOROm
S
ROORP1R1O,
Progetto dell'architetto Delino Manzoni .
Il villaggio comprende
case, chiesa, ambulatorio, centro culturalericreativo, scuole.
I primi 19 volontari partiti da Genova l'8 luglio scorso .
Più difficili da risolvere i problemi
di carattere finanziario . Hanno cercato di risolverli gli stessi giovani
affrontando ognuno la spesa per il
viaggio fino a Poxoreu e adoperandosi
a raccogliere fondi tra industriali,
commercianti e le loro stesse famiglie . Hanno anche lanciato un appello ai pittori di fama nazionale,
che hanno offerto ciascuno un'opera
dalla cui vendita è stata realizzata
una somma considerevole . Ma è
facile immaginare le necessità che
ci sono ancora se si pensa che ciascuna casetta viene a costare un
milione, l'ambulatorio 15 milioni,
la chiesa, le scuole e il centro ricreativo io milioni ciascuno .
VE LI PRESENTIAMO
I volontari dell'"Operazione Mato
Grosso" partirono in tre tempi . L'8
luglio s'imbarcarono a Genova i primi
iq : don Luigi Melesi, fratello del
missionario don Piero, don Bruno
Ravasio, un saldatore meccanico, un
tassista, un motorista, un tornitore,
una maestra d'asilo, una casalinga,
un'infermiera, un industriale, un capomastro, un operatore TV di Milano, un geometra, un seminarista
teologo, e cinque studenti universitari (in lettere, leggi, fisica e ingegneria) . Tra i partenti successivi_ c'erano due periti tecnici, un perito
nautico, due studenti di fisica, uno
di medicina, un geometra, un medico, ecc .
Alla « Terrazza Martini » furono intervistati dalla stampa . I volontari
si alternarono al microfono a dire le
loro generalità e qualcosa di ciò che
li aveva spinti a questa spedizione .
Gianmario Ghiringhelli : « Sono di
Busto Arsizio . Da quattro mesi sono
dentro fino al collo in questa "Operazione" . Mi piace moltissimo perchè
voglio fare qualcosa per quella gente
poverissima : noi stiamo bene, anche
se crediamo di essere poveri » .
Antonio Leo : « Di Milano . Lavoro alla RAI come operatore . So
di questa spedizione da mesi e ora
la seguo con passione . Ne fisserò lo
svolgersi in un documentario» .
Pasquale Costantino : « Sono un
giovane dell'Istituto di Arese, oriundo
8 di Catanzaro, ma abito a Como .
Faccio il saldatore . Ho sentito parlare un sacco di volte ad Arese del1`Operazione Mato Grosso" : quando
mi hanno invitato ho accettato con
entusiasmo » .
Rampini : «Di Firenze .
Renato
.
Geometra frequentante ingegneria
Ho conosciuto 1`Operazione Mato
Grosso" due mesi fa. Ci sono entrato per il rotto della cuffia in sostituzione di uno che si è ritirato .
Ne sono entusiasta . I miei genitori
sono contenti, anche se trepidanti»
.
Mario Giudici : « Di Rho (Milano) .
Faccio il muratore . Credo che sia
importante per noi che abbiamo casa
e grattacieli vedere che la maggior
parte di quella gente abita in capanne
di paglia e fango . Faremo qualcosa :
una scuola, un ambulatorio, qualche
casa ».
Lorenzo Albini : « Di Brescia . Farò
il muratore o il "magut" . Ho già
fatto qualcosa nell'IBO ("Soci Costruttori Internazionali") . Sento il
bisogno di una esperienza di maggior impegno in un ambiente veramente povero* .
Maria Adele Invernizzi : « Sono di
Maggianico Lecco . Lavoro in un ristorante . Ho saputo dell'iniziativa
dal giornale e da mia sorella . Ho
trovato parecchie difficoltà, ma alla
fine i piú generosi e comprensivi
sono stati proprio papà e mamma .
Farò tutto quello che mi verrà chiesto : cucina, guardaroba e cura dei
bambini » .
Clara Lauricella : « Di Roma . Lavoro da anni come infermiera al
Policlinico di Roma . Ho conosciuto
1`Operazione Mato Grosso" a mezzo
di amici . Da allora non ho più avuto
pace finchè mi hanno accettata nel
gruppo . Credo di rendermi utile
come infermiera a fianco del medico
che seguirà la spedizione'» .
Rosalba Trinchinetti : « Di Arese
(Milano) . Ho conosciuto questa iniziativa in Val Formazza . Facevo la
cuoca lassù ; farò la cuoca anche nel
Mato Grosso . Sono maestra d'asilo
e sarò felicissima di dedicarmi ai
bambini Bororos e Xavantes » .
Adolfo Landi : « Sono un seminarista teologo di Parma . Il mio vescovo mi ha concesso di fare questa
esperienza accanto ai giovani laici e
io ritengo sia efficace per la mia
formazione . Farò il manovale e sarò
lieto di progredire fino a muratore» .
Vittorio Mambretti : «Di Milano .
Universitario del terzo anno di Legge .
Da quando sono stato accettato nel
gruppo ho vissuto sempre con entusiasmo questa prospettiva . I miei
genitori sono contenti e io spero
che questa "Operazione" mi faccia
del bene » .
Pier Giorgio Giordani : « Di Milano . Universitario terzo anno di
Lettere . Ho aderito all`Operazione
Mato Grosso" fin dall'inizio per legame di amicizia con gli organizzatori . Man mano che ne scoprivo il
significato, ne venivo afferrato a tal
punto che ora non potrei più farne
a meno » .
veMarco Cavedan : «Oriundo
neto, abito a Milano . Universitario
in fisica . Ho sostituito uno del gruppo,
che la ferma militare ha impedito .
Ho bisogno di fare qualcosa di serio
per i più poveri » .
Stefano Zoccoli : « Di Reggio Calabria, ma abito a Milano dove dirigo una piccola ditta artigianale di
accessori elettrici . Sono sposato con
prole . Mia moglie ha accettato di
sobbarcarsi il peso della nostra azienda nel periodo della mia assenza .
La cosa più difficile fu convincere gli
organizzatori che non ero un avventuriero » .
Don Bruno Ravasio : «Direttore
del Centro Psicoclinico di Arese .
Credo nel valore di questa iniziativa .
andiamo costatando
ad
Da anni
Arese, tra ragazzi normali e difficili,
come la carenza di ideali formativi
validi e concreti sia uno dei "buchi"
più paurosi dell'attuale società di
benessere e di consumi . Alla maturazione dei giovani una iniziativa come
questa varrà infinitamente di più
di mille "dialoghi e discussioni" .
Anche per me e per la mia vocazione ritengo sia un valore di prima
grandezza » .
Don Luigi Melesi : È il responsabile con don Bruno della spedizione .
Dopo aver guidato l'intervista, non
aggiunge altro confidando che gli
ascoltatori abbiano avuto elementi
sufficienti per capire il significato
dell"'Operazione Mato Grosso" .
Erano assenti dall'intervista tre dei
diciannove partenti : Umberto Marcon, geometra, veneto, residente a
Milano ; Paolo Giuliani di Roma,
motorista ; Luciano Bassi, tassista a
Milano . Da un anno quanti salivano sull'auto di quest'ultimo ricevevano la notizia "bomba" . Il taxi
di Luciano è stato il posto di blocco
delle più impreviste "provvidenze" .
L'armatore dr . Giacomo Costa, lo
scrittore dr . Bandini della « Domenica del Corriere» (che figurano tra
i più grandi benefattori dell'impresa)
sono stati "rampinati" all' "Operazione Mato Grosso" in taxi .
Il dr . Augusto Teppati - sentite
le vie della Provvidenza! - era
stato presente all'intervista . Tornato
a casa, non si diede più pace finchè
non ebbe trovato un amico disposto
a sostituirlo nel suo studio medico
nel periodo della sua permanenza in
missione . In due giorni riuscì a convertire alla sua causa il dr . Asdrubale,
che con- il suo : «va bene, penso io
a sostituirti» ha comperato un bel
pacchetto di azioni "Mato Grosso" .
I suoi amici medici, i farmacisti, i
clienti prima si mostravano increduli
(«Ma dici sul serio ? ! »), poi entusiasti (« Hai un bel coraggio! Un'iniziativa così merita davvero. Ti aiutiamo . Cos'hai bisogno? . . . ») ; gli crearono così attorno un clima di simpatia e di aiuti che lo accompagnò
fino al porto di Genova (seconda
spedizione : 25 luglio) . Col dottor
Teppati scesero nel Mato Grosso i
signori Padula Massimo, perito industriale (La Spezia), Lampronti Antonio, geometra (Ferrara), e pochi
giorni dopo (3a spedizione) Basti Gaetano, perito nautico (Ortona, Chieti) .
La vigilia della ia partenza, la sera
del 7 luglio, don Ugo suggerisce al
gruppo i pensieri della meditazione :
« È un'ora grande quella che noi
stiamo per iniziare : si propone come
umile esperienza della Chiesa, che
non deve terminare con noi
. L'esigenza di continuare è reclamata dalla
richiesta di centinaia di altri giovani . . .
Vocazione comune in questa impresa : donare qualcosa della propria
vita per gli altri . Ci proponiamo due
finalità principali : io tornare più
buoni,
più uomini,
più maturi ;
20 fare qualcosa di concreto con il
nostro lavoro per la povera gente
di Poxoreu e dintorni . Il clima
dell`Ciperazione Mato Grosso" è
l'amicizia . "Noi, amici-insieme" è la
formula della nostra comunità, che
crede nella frase di Gesù : "Dove
sono due o più nel mio nome, là sono
io" . Vivere in comunità significa
offrire il proprio servizio, il meglio
di sè per gli altri . Ci conforta il pen-
inumi euuu m
"Enrico Costa" che
salpa
ntamente
urtandosi via gran
arte del cuore di
hi resta .. .
n
e- di Poxoreu
r ad accogliere i
mari i bambini,
srosissimi. Questi
tutti figli di una
famiglia .
creao cne sia imurtante per noi che
)biamo casa e gratcieli, vedere che
maggior parte di
cella gente abita in
spanne di paglia e
rigo» (uno della
siero che ci sostengono con i loro
sacrifici e preghiere migliaia di persone, in prima linea i nostri genitori »
.
L'8 luglio, sulla "Enrico Costa"
in partenza, sorpresissima : compare il
Rettor Maggiore . Questo arrivo dà
un risalto eccezionale
all'impresa .
Don Ricceri passa in rassegna a uno
a uno i giovani partenti e sull'ultima
sua battuta di spirito inizia il suo
discorsino, che lascia in tutti una
sensazione graditissima di benedizione, e ai salesiani che li accompagnano l'impressione che il Rettor
Maggiore sia stato là proprio per
dare un significato storico a quella
partenza .
IL PRIMO ENORME PROBLEMA
Ed eccoci in Missione, a Poxoreu,
con i componenti la spedizione
. Ci
dànno questa impressione i loro scritti,
che proiettano una luce viva sull'ambiente, sulla gente, sul vitto, sul lavoro .
« Poxoreu : una cittadina tutta colore, circondata da una natura che
mi piace moltissimo, ma anche impregnata di miseria che in Italia non si
può nemmeno immaginare . Il terreno
a nostra disposizione è in una bellissima posizione lungo la via principale . . . » ( don Luigi) .
« E da due giorni che ci troviamo
a Poxoreu . Don Piero ci porta in
giro . La gente semplice, ospitale, generosa, vorrebbe quasi nascondere
una miseria evidente . Ci fa entrare
nelle loro capanne di fango e legno,
ci sorride, ci stringe la mano . Don
Piero ci presenta, scherza, sorride,
chiede notizie del lavoro, dei figli . . .
Noi guardiamo i bambini dal ventre
gonfio che sbucano da tutti gli angoli e ci vengono a stringere la mano
:
facce bellissime, occhi neri e limpidi,
nasi che non hanno mai conosciuto
un fazzoletto, tutti saltellano intorno
rispettosi e divertiti . . . Impressiona
soprattutto quel ventre : si scherza e
si ride con loro, ma noi sappiamo che
la sottoalimentazione li fa morire, e
ci sentiamo impotenti ad aiutarli . . .
E quanto numerosi questi bambini!
Dieci famiglie ne hanno tanti da
fare un nostro Oratorio d'Italia . E
tutto il giorno per le strade, nell'ozio
10 più completo, e l'ozio insegna loro
a oziare . Scuole e maestri che si
dedichino con passione a educarli e
istruirli : questo il primo enorme
problema .
Osserviamo le case, che case!
Non si possono immaginare, bisogna
vederle : fango e bastoni di legno,
il tetto di foglie, il tutto metri 4 X 5
e dentro 8-io persone, e devono
magari pagare l'affitto . . .
Eppure molti vogliono offrirci qualcosa : un "cafezinho", un loro dolce .
Qualche volta è difficile rinunciare e
facciamo violenza al nostro stomaco .
Ma la cosa che ci ha fatti rimanere
tutti esterrefatti è la casa di don
Piero e dell'altro sacerdote (don Fernando) . Una baracca accanto alla
chiesa con tre scompartimenti : uno
col pomposo nome di ufficio, e due
camere, che richiamano alla mente le
vecchie celle di Arese . . . » ( don Bruno) .
LAVORANO A TUTTO GAS
Questo l'ambiente . E il vitto ?
Nelle lettere dei volontari c'è solo
qualche cenno : « A pranzo andiamo
dalle Suore, dove hanno dimora
Rosalba, Maria Adele e Clara . Preparano loro con l'aiuto delle Suore .
Il nostro pranzo consiste in questi
cibi che ora ti dirò (non spaventarti) :
selvaggina, serpenti, agrumi, cocco,
ananas, ceci e un po' di riso »
(Gian
Mario) .
Invece si diffondono sul lavoro :
« Lavori a tutto gas . Mi aiuti con la
preghiera : ci credo ancora,
anzi
sempre più . . . Don Piero è felice per
quello che abbiamo fatto e faremo
ancora per i suoi poveri . Gli sono
piaciuti moltissimo i progetti della
scuola, casa e chiesa . . . I lavori procedono bene, frenati unicamente dal
materiale, che non sempre arriva in
orario . Abbiamo terminato gli scavi
per la scuola con l'aiuto di 23 indios
Xavantes, ragazzi simpaticissimi e
buoni . Abbiamo fatto subito amicizia .
Piacevoli le serate con loro . La prima
sera hanno improvvisato danze e
canti in nostro onore
. La seconda
e terza sera abbiamo cantato insieme . . . » (don Luigi) .
Ecco il loro orario :
levata: 5
Santa Messa : 5,15
colazione : 5,45
lavoro : 6-11
pranzo : 12 ; riposo' (il sole picchia
bestialmente)
lavoro : 14-18 (fino al buio)
cena - preghiere - canto - corrispondenza e riposo : 19,30 .
Al lavoro intrecciano un po' di
apostolato tra i ragazzi . Uno di essi
scrive : « Sono felice di aver incontrato i miei bambini molto simpatici . . . mi vogliono veramente bene . . . » .
E dopo altre notizie, continua : « Ora
ti lascio perchè cominciano ad arrivare i miei bambini, a cui ho promesso
d'insegnare a fare una partita di
calcio . . . » .
Grazioso il commento della mamma : « Quella espressione "i miei
bambini" mi ha commossa pensando
che Gian Mario è ancora un bambino lui pure . Voglio sperare che
sia perseverante fino in fondo nella
sua missione e che si conservi buono » .
Delicati, cristianissimi
i sentimenti espressi in quest'altra lettera :
« Già dall'Italia pensavo e volevo
bene a questi miei fratelli, ma il
viverci vicino e fare qualcosa per
loro è una gioia . Penso molto alla
situazione e ai drammi che questa
gente vive quotidianamente . L'avvenire di tutti questi bambini - sono
moltissimi - mi spaventa . Mi chiedo
spesso quale sarà il loro futuro .
Manca l'organizzazione, manca il lavoro . . . Certo non capirò mai perché
a me il Signore ha concesso tutto :
buoni genitori, istruzione,
lavoro,
agiato benessere, mentre a questi
miei fratelli manca anche il minimo
indispensabile per vivere .
Sono contenta di stare qui e di
dare questi mesi per queste persone .
Sabato scorso insieme alla Rosalba
abbiamo aiutato don Piero a dare la
farina di latte e riso ad alcuni e la
mandioca ai poveri . Questo si ripete
tutti i mesi, ma a me questa scena
ha fatto meditare molto . Volevo essere anch'io tra quei poveri per
poter capire, provare e pensare come
loro . . . » ( Clara) .
SI LAVORA ANCHE NELLE RETROVIE
Sono molti i cristiani autentici
che lavorano nelle retrovie, e a ritmo
intenso, per affiancare i giovani pionieri dell'"Operazione Mato Grosso" .
Dalla nutrita corrispondenza risulta
che il loro contributo di preghiere,
di sofferenze e di denaro va crescendo
col crescere della simpatia e dell'ammirazione per i volontari . Qualche
saggio .
Da Santa Corona (Genova) : « Le
ammalate del padiglione 29 (ragazze
dai 12 ai 29 anni, guidate da suor
Adalberta e da suor Adele, hanno già
offerto al "Mato Grosso" quarantamila lire (i loro risparmi sulle leccornie
domenicali) e hanno fondato un
"Laboratorio Mato Grosso" (vestiti per bambole, centrini, scialli)
col quale vogliono invadere il mercato a tutto ricavo per i Bororos
e i Xavantes » .
Da Val Formazza (Novara) : « I
"Corsari Campo base 67" si sono
serrati a ranghi stretti attorno ai
" Corsari Mato Grosso" e tanto
per essere concreti, offrono il vino
o la birra per due mesi pro Operazione Mato Grosso (L . 7 0 - 000)»Ma i benefattori più benemeriti
dell''°Operazione Mato Grosso" restano i genitori dei volontari . Essi
hanno donato i figli e non i figli
soltanto . «Da quando la macchina
si è messa in moto - scrive mamma
Bruna - ho l'impressione che tiri
fortemente
dove non prevedevo .
Tutto intorno a me diventa termine
di confronto . Come vesto, come
mangio, come impiego il tempo,
come mi metto in rapporto col prossimo, come sto davanti a Dio rispetto
a quelli là? . . .
Le invio questi soldi raccolti dopo
che raccontai a parenti e amici
quanto scrittomi da Lorenzo : "Domandai al bambino che stava seduto fuori della capanna all'ora del
pasto : - Che fai qui? - Rispose :
- Oggi tocca a mio fratello mangiare" . Lorenzo l'ha assunto come
"magut" per assicurargli la merenda
di mezza mattina» .
« SGOBBANO CON AMORE»
Dopo qualche tempo i responsabili dell'"Operazione Mato Grosso"
si sono premurati di inviare alle famiglie notizie del figlio e un primo
giudizio sul suo comportamento .
L'informatore più qualificato è
senza dubbio don Piero, il superiore
della Missione di Poxoreu, che il
12 agosto scriveva a don Ugo : «Vivo
in continua commozione
. I ragazzi
sono
meravigliosi . Sgobbano con
AMORE (il maiuscolo è suo) . Quando
penso al loro sacrificio e a quello
dei loro carissimi genitori, mamme
e papà, faccio forza per non piangere . . . ».
Anche l'ispettore don Pietro Cometti (l'ispettore è il superiore di
tutti i salesiani del Mato Grosso)
scrive a don Ugo : « Sono qui a Poxoreu, in visita ai bravi ragazzi del
gruppo . Sono tutti allegri, lavorano
molto e cantano bene . Sono realmente ammirabili e per tutti, anche
per noi, sono di grande esempio e
stimolo a fare il bene allegramente,
anche a costo di sacrifici .
Io la ringrazio a nome di tutti i
confratelli del Mato Grosso non
tanto per l'aiuto materiale, quanto
per la spinta morale che ci danno,
per la carità che usano con noi, che
veramente ci sentivamo un po' dimenticati . . . Siamo pochi, troppo pochi! . . . » .
Anche don Luigi, il primo responsabile della spedizione, il 21 agosto
inviava una specie di cartella clinica
di ognuno dei Volontari . Il giudizio
è positivo per tutti . Raccogliamo
qualche frase seminata nei vari giudizi confidenziali .
« È un ragazzo d'oro, veramente
buono, di sacrificio e di compagnia» .
«Ha una fede sofferta, ma viva» .
«Acquista il senso del reale concreto ogni giorno . La durezza di
Poxoreu lo sveste dell'abito cittadino » .
« Con la sua chitarra fa moltissimo . . .
cantiamo, e non è poco!
».
« Credo trovi più dura la vita
qui, che non nelle esperienze precedenti : il gruppo costringe tutti a
ridimensionarsi e a fare più che a
dire ».
«Si fa molto onore, lavora come
un negro » .
« Puntualissimo alla levata, docile . . . » .
« È allegro e ci pesta dentro da
maledetto nel fare muri » .
« Inconfondibile, si disfa per fare » .
« Splendido ragazzo, allegro, di
buon umore, è un mulo nel lavoro . . . ».
« La povertà lo fa riflettere e ridimensionare . . . sta ambientandosi » .
Poi un giudizio complessivo, ras
sicurante sulla salute . . . pubblica
« Salute ottima per tutti . Sbaffano
a quattro ganasce . Ieri ci hanno regalato un porco e l'hanno sbranato
in una cena . Robe da matti : e tutti
hanno digerito tutto . . . » .
«A ME RIMANE UN RIMORSO»
A questo punto trova il suo posto
un giudizio che il dr . Roberto Costa,
vicedirettore della RAI di Milano,
esprime in una lettera a don Ugo :
« I giovani - io l'ho sempre detto
attirandomi spesso le antipatie dei
matusa come me - sono migliori
di noi vecchi . Ho seguito dal 1 945
ad oggi la nostra gioventù e ogni
giorno trovo conferma a queste mie
asserzioni . I suoi giovani poi sono
veramente degni di ammirazione e
di lode . Quanta invidia!
Buona
certo, e quanta invidia anche nei
suoi confronti, anche se lei è costretto a "tenere le fila" da Pietraligure . I giovani faranno una esperienza che certo inciderà nei loro
spiriti un solco profondamente benefico . . . » .
In questo senso - concludiamo con
« Il Cittadino » di Genova - l'azione
dei giovani "missionari" può ben
essere definita una "canzone di protesta" : protesta contro una società
priva di ideali, vuota, stanca, incapace di dare a un gruppo di giovani
desiderosi di "vivere" pienamente la
loro vita quegli scopi che essi desiderano ; e la protesta si manifesta
nella ricerca di un ideale e nell'impegno serio e concreto per viverlo
e attuarlo : una "canzone", quindi,
densa di fatti, in cui le parole sono
assolutamente bandite » .
E allora forse più di un lettore ha
sentito il bisogno di fare propri i
sentimenti della signora Ierta Cappelletti Butti, "Mamma dell'Operazione Mato Grosso" . Dopo la lettura dei primi comunicati, essa afferma: « Ho letto tutto con commozione, con ammirazione e anche . . .
con invidia . È tutto entusiasmante e
a me rimane un rimorso : quello di
aver fatto troppo poco per questa
spedizione, per questi giovani che meritano moltissimo, e non solo ammi11
razione . . . ».
CORSO
DI PEDAGOGIA
CATECHISTICA
PER INSEGNANTI
DI RELIGIONE
12
A che punto è in Italia la pedagogia catechistica?
E cosa si deve fare in questo delicato settore per
promuovere una fede sana e aperta tra le nuove
generazioni? A questi interrogativi ha risposto il
:orso di pedagogia catechistica della Mendola
MAESTRI A SCUOLA
Organizzato dall'Istituto Superiore di Pedagogia del
Pontificio Ateneo Salesiano, su richiesta delle competenti autorità ecclesiastiche, e cioè della Sacra Congregazione del Concilio e della Commissione Episcopale
Italiana, si è svolto al Passo della Mendola (Trento)
il corso estivo di pedagogia catechistica della durata
di un mese .
Non è la prima volta che il Centro di cultura « Maria
Immacolata » dell'Università cattolica del Sacro Cuore
ospita questo qualificato incontro di studio, diretto
dai figli di Don Bosco . Quest'anno però ha assunto
un carattere tutto particolare per il numero dei partecipanti e per l'importanza degli argomenti trattati .
Tutti - docenti e allievi - sono fermamente persuasi
che l'insegnamento della religione rappresenta una
delle forme più valide della pastorale giovanile in questo
periodo postconciliare .
Religiosi e religiose, membri del clero secolare, maestri laici - in tutto circa centocinquanta insegnanti
di religione delle scuole di secondo grado della Penisola - hanno studiato la tematica della loro attività
apostolica nella triplice dimensione : teologica, umana,
metodologica . È noto, infatti, come la scienza della
divulgazione religiosa oggi richieda un ripensamento
sul contenuto della catechesi ; la conoscenza inoltre, il
più possibile esatta, degli educandi e del loro ambiente
socio-culturale ; infine essa deve trovare i mezzi e le
tecniche dell'insegnamento più corrispondenti alle esigenze dei giovani, studiati nella loro vita concreta e
nei riflessi dei problemi spirituali della loro età .
GLI
SCOPI
DEL CORSO
Il primo corso biennale - si tratta di un ciclo di
- si è avuto
studi e indagini della durata di due anni
negli anni 1965 e 1966 . Quello iniziato quest'anno
avrà termine nella prossima estate . Gli scopi di queste
settimane di pedagogia catechistica si possono così
riassumere : rispondere alle esigenze pastorali concrete del mondo moderno in genere, e della riforma
della scuola italiana in specie . Si tratta, in sostanza
- come scrive la rivista « Catechesi » - di una iniziativa adatta a rinnovare il senso di responsabilità professionale e lo zelo apostolico degli insegnanti di religione nelle scuole italiane .
Altro scopo non meno importante si prefiggono i
salesiani con questo loro lavoro : preparare i docenti
per le esigenze dei giovani d'oggi, così profondamente
interessati e "colpiti" dalle trasformazioni in atto nella
società, e bisognosi quindi di una cura pastorale più
consona e più specializzata .
Con il promuovere questo corso biennale di pedagogia catechistica sotto l'aspetto pastorale, dottrinale
(in alto a sinistra)
Mons . Mario Castellano, presidente della Commissione Episcopale Italiana per
le attività catechistiche, tiene la prolusione al corso .
Passo della Mendola (Trento) • Al corso di
pedagogia catechistica le lezioni si sono susseguite al ritmo di 5 ore giornaliere, frequentate
con impegno, serietà e profitto dai partecipanti .
13
PSICOLOGIA, SOCIOLOGIA RELIGIOSA
Il corso del 1966 è stato onorato dalla
visità del Card . Giovanni Urbani, Patriarca
di Venezia e Presidente della Conferenza
Episcopale Italiana .
e metodologico, i professori dell'Ateneo Salesiano mirano pure a offrire a coloro che si occupano del delicato inserimento delle nuove generazioni nella vita
della Grazia e della Chiesa, una dottrina che deve
tener conto dei sempre nuovi sviluppi della teologia,
nel quadro del rinnovamento di istituzioni e metodi
voluto dal Concilio Vaticano II .
Il corso, sostenuto dalla massima serietà, esige la
frequenza regolare alle lezioni, agli effetti del conseguimento del diploma . Per l'iscrizione - alla segreteria
dell'Istituto Superiore di Pedagogia del Pontificio Ateneo Salesiano, con sede in Roma nella via omonima
è richiesta la licenza liceale o magistrale o titolo equipollente .
Questo secondo ciclo del corso al Passo della Mendola
si è iniziato quest'anno con una prolusione di mons
.
Mario Castellano, arcivescovo di Siena, presidente della
Commissione Episcopale Italiana per le attività catechistiche in seno alla CEI, il quale ha trattato dell'inquietante fenomeno della scristianizzazione del nostro popolo e del problema di come mutare i criteri
pedagogici vigenti, allo scopo di rinsaldare la fede e
farla vivere a un livello reale, impegnato, senza intellettualismi e cedimenti a più o meno allettanti suggestioni
.
Su questo che è un vastissimo problema di uomini
e di metodo hanno portato la loro attenzione e il loro
impegno i partecipanti, desiderosi di approfondire e
perfezionare la loro già non comune preparazione e
14 scoprire nuovi orizzonti di luce apostolica .
Un fatto eminentemente positivo e che deve essere
sottolineato a edificazione e sprone è costituito dal
clima di comunità, fratellanza e intesa che regna fra
tutti i partecipanti alle settimane di studio al Passo della
Mendola . È un'atmosfera di serena armonia e laboriosità che trova i momenti più salienti e impegnativi
attorno all'altare per la santa Messa, nella celebrazione
della parola, nelle aule dove si svolgono le lezioni, nei
carrefours dove si accendono le discussioni e ci si arricchisce nello scambio delle proprie esperienze .
A scorrere il calendario delle lezioni ci si accorge
della vastità e dell'importanza delle diverse trattazioni
al corso . Dopo l'introduzione generale del Rettor magnifico del Pontificio Ateneo Salesiano don Gino Corallo su «Pedagogia e azione pastorale», i diversi docenti hanno intrattenuto i partecipanti su problemi
di psicologia generale e scolastica, sulla metodologia
per la ricerca positiva nella catechesi, sulla storia della
catechesi moderna, sulla cultura contemporanea, su
problemi della didassi, sulla sintesi della dottrina cattolica in funzione della catechesi, sulla sociologia religiosa e così via .
Di particolare importanza sono state le trattazioni
sulla psicologia e sulla pedagogia . Si è parlato di alcune
teorie della personalità nelle interpretazioni di Freud,
Rogers, Thomas, con riferimenti al campo fenomenico,
all'origine della nevrosi, allo sviluppo della personalità .
Si è discusso dell'apprendimento guidato nella sua natura e nei suoi componenti ; sui conflitti psichici e le
loro soluzioni ; sulle differenze individuali nell'intelligenza ; sulle principali funzioni dell'educatore e le sue
qualità personali .
Quanto siano attuali e quanto si attenda la Chiesa
da queste settimane di alto studio religioso, l o . s i deduce anche dai telegrammi inviati al direttore del corso,
don Ladislao Csonka e, per esso, a tutti i docenti e
allievi . Paolo VI si compiaceva dell'iniziativa che «risponde ai bisogni e esigenze pastorali della scuola italiana e dell'attività catechistica nella società» . Anche
i cardinali Pizzardo e Villot esprimevano il loro plauso,
mentre il nostro Rettor Maggiore don Luigi Ricceri
auspicava il più ampio successo al corso sotto lo sguardo
di Don Bosco, «geniale catechista» .
Ricevendo, il 28 luglio 1965, i partecipanti al primo
corso di pedagogia catechistica, promosso dall'Istituto
Superiore di Pedagogia del Pontificio Ateneo Salesiano
di Roma, il regnante Pontefice affermava che esso
« risponde a bisogni e a scopi degni del più vivo interesse »
Un alto riconoscimento per un lavoro e per un impegno a cui bisogna dedicare sempre secondo le
parole di Paolo VI - « cure nuove, più sistematiche,
più esigenti e più pertinenti»
.
.
l
a
NARRATA
NELLO
STILE
DEI
`1IORETTI"
LA
STORIA DI UNA VOCAZIONE
ono nato a Modena, ma il papà fu
indotto a mettermi in collegio ad
Alassio con mio fratello Giulio dal
sacerdote don Geminiano Olivieri
.
Ad Alassio conobbi Don Bosco la
prima volta in occasione del suo
viaggio in Francia, nella primavera
del 1883 . Era molto stanco . La
mattina seguente il suo arrivo avrebbe dovuto dire la Messa della comunità ; ma poi all'ultimo momento
fu deciso che celebrasse all'altare del
Sacro Cuore . Perchè tutti si disputavano l'onore di servirgliela, don
Rocca a tagliar corto mi disse :
« Servi tu » . Bisogna notare che ero
di settimana in servizio di sacrestia .
Domandai allora di fare la santa
Comunione per le mani di Don Bosco
e, sentito che poteva, mi feci coraggio
e chiesi allo stesso Don Bosco che
mi volesse confessare . Egli s'era messo
l'amitto e stava infilando il camice .
Don Rocca che l'aiutava volle fare
qualche obiezione ma Don Bosco,
detto « sì, sì », interruppe il vestirsi
e mi accontentò con non poca sorpresa di quanti riempivano la sacrestia. Finita la confessione, Don
Bosco mi disse : « Sta' allegro, ci
rivedremo ».
Non diedi importanza allora a
quella frase, ma due anni dopo fu
S
Tra le carte dell'archivio salesiano
è stata riscoperta la storia di una vocazione sacerdotale, narrata con la
semplicità dei Fioretti dal suo stesso
protagonista : don Amilcare Bertolucci,
un dinamicissimo salesiano di doti
straordinarie, che passò gli
ultimi
quattordici anni della sua vita tra le
lancinanti sofferenze di un'artrite deformante . Ma anche con le membra
orribilmente sformate egli irradiò meravigliosamente la luce dell'apostolato :
sacerdoti, professionisti,
donne
del
popolo e signore, alti dignitari ecclesiastici e civili si alternavano in quella
cameretta, attratti dal fascino delle sue
sofferenze e delle sue virtù .
Presentiamo il racconto così come fu
scritto, sapendo di fare cosa gradita ai
tanti che conservano un vivo ricordo del
"meraviglioso sofferente" e perchè il
tema della vocazione, nella ingenuità
del racconto, può dare una lezione
edificante ai sacerdoti, ai genitori e ai
giovani . Nell'episodio infatti agiscono
tre forze: Don Bosco che chiama con
sicurezza illuminata, un ragazzo che
lotta con coraggiosa fermezza, un papà
che ostacola, ma cede ragionevolmente .
Don Bosco stesso a ricordarmela in
circostanza per me piuttosto drammatica .
Nel 1885 infatti, decisomi per la
vita salesiana dopo gli esercizi spirituali fatti a San Benigno con altri
compagni di Alassio, il papà da me
avvisato per lettera mi negò decisamente il consenso . Andai ciò non
ostante con gli altri ammessi al noviziato per un po' di vacanza a
Lanzo in aspettativa della vestizione,
mantenendo col babbo un'attiva corrispondenza per indurlo a consentire
ai miei desideri ; ma il suo "no" fu
sempre più deciso.
Venne così il giorno in cui fummo
richiamati a San Benigno per la cerimonia della vestizione chiericale, che
avrebbe compiuto Don Bosco stesso .
Don Barberis (era direttore della
casa e maestro dei novizi) alla vigilia, verso le 14, mi mandò a chiamare mentre i compagni si preparavano a uscire a passeggio . Facendomi vedere un'ultima risposta negativa del babbo, mi disse che non
poteva consentire che io vestissi
l'abito . Chiesi allora d'andare a parlare con Don Bosco . « Fa' pure, mi
disse don Barberis, ma domani niente
veste ». Uscii con una mia risoluzione
chiusa in cuore e andai a bussare 15
all'anticamera di Don Bosco . Il segretario don Viglietti mi obiettò
che Don Bosco stava forse riposando
un po' e che tornassi più tardi .
Insistendo io e accennandogli al mio
caso urgente, entrò da Don Bosco,
che subito mi ricevette . Don Bosco
era seduto sopra un divano a metà,
stava senza appoggiarsi, con la testa
leggermente inclinata . Gli baciai la
mano e rimasi alquanto in silenzio
davanti a lui, che pareva appisolato .
A un suo cenno mi sedetti alla sua
sinistra ed esposi il mio caso e come
io, nonostante il divieto del babbo,
avrei voluto ricevere l'abito dalle
sue mani .
Invece di rispondermi, Don Bosco
volse la testa verso la finestra che
guardava nell'orto del parroco e
stette così per qualche minuto . Il
cuore mi batteva : attendevo con
ansia la parola decisiva .
Don Bosco finalmente si volse e
col tono più naturale mi disse : « Ebbene, domani ti darò l'abito . Se il
babbo continuerà a insistere perchè
tu torni ad Alassio o ti rechi a casa,
verrai a parlarmi di nuovo e vedremo
il da farsi » .
E venne
il temuto ultimatum
Uscii dalla camera pieno di gioia,
dopo di essermi fatto dare la benedizione di Maria Ausiliatrice . I miei
compagni erano andati a passeggio ;
mi recai in chiesa e passai là tutta
la metà del pomeriggio ringraziando
il Signore della decisione favorevole .
Quella sera non mi feci più vedere
da don Barberis nè egli pensò a
chiamarmi per conoscere la decisione di Don Bosco .
Il mattino seguente ci fu la vestizione chiericale . Io mi ero assicurato
che la mia veste fosse col suo cartellino assieme alle altre sul tavolo di
fianco all'altare . Quando don Barberis dalla balaustra chiamò i vestiendi perchè si presentassero in
presbitero, balzai io pure e mi vi
recai cogli altri, cercando di nascondermi dietro Morandi, molto più
grande di me, perchè don Barberis
non mi vedesse .
Chi fece l'appello chiamò uno a
uno i candidati . Venne anche il mio
turno perchè don Barberis non aveva
pensato a cancellarmi dalla lista .
Sentendo il mio nome don Barberis
16 alzò la testa . ., io con gli occhi bassi
1 Vietnam • Aspiranti salesiani . L'allegria crea e conserva il clima ideale per i generosi che vogliono consacrare la propria vita a Colui che "ama chi dona col sorriso sulle labbra e nel cuore
—.
«Ricordiamoci
che noi regaliamo
un grande tesoro
alla Chiesa
quando procuriamo
una buona vocazio
DON B
2 Thailandia • Due aspiranti salesiani . Come sono buoni questi cocchi! Che ristoro dopo
ore e ore di sudori sui libri I .. .
3 Australia • Pueri Cantores . Il canto sacro, altro mezzo per coltivare nei piccoli cantori il
germe della vocazione .
4 Stati Uniti • Questo adolescente dall'occhio limpido sogna oggi quello che domani sarà
per lui una dolce realtà .
5 Torino-Valdocco • Chierichetti della casa madre . Don Bosco ha fatto del "Piccolo Clero"
il vivaio più fecondo delle vocazioni sacerdotali .
6 Rep. Dominicana
• Aspirante salesiano di Santo Domingo che sogna le Missioni e, in
attesa di diventare uno degli operai della messe del Signore, non trova lunga la preghiera
per i missionari .
7 Centro America • La meta è raggiunta . Sulle mani consacrate del figlio i baci e le calde
lacrime della mamma. "Quando scrivete ai vostri parenti, dite che Don Bosco // saluta e che
tutti quelli che hanno
dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice saranno tutti salvi fino
alla terza e alla quarta generazione"
(Don Bosco, Mem . Biogr . X, 651) .
7
>TORIA. DI UNA VOCAZIONE
gli passai vicino ed ebbi timore che
mi fermasse . Non ne fu nulla ; mi
lasciò passare, m'inginocchiai ai piedi
di Don Bosco, sentii dirmi : « Exuat
te dominus . . . induat te. . . » . Ricevetti
la veste e dietro al coro trovai i
compagni festanti che mi aiutarono
a indossarla .
Nè quel giorno nè in seguito
don Barberis fece parola con me di
quanto era avvenuto e così cominciai
il mio anno di noviziato, continuando
a insistere presso il papà per ottenere
ciò che desideravo .
Ma ai primi di dicembre venne il
temuto ultimatum del babbo : « O
ad Alassio o a casa! » .
Don Barberis, senza alludere al
passato, mi chiese : « E adesso, come
facciamo? » .
Solo allora gli narrai quanto era
accaduto fra me e Don Bosco, e
domandai di andare a Torino per
esporgli l'aggravarsi del mio caso .
Quella sera stessa, alle 17, goffamente vestito col pastrano di don Nai
che era prefetto, e col suo cappello,
perchè ancora a noi novizi non si
era provveduto altro che la veste,
fui a Torino .
« Mi nascosi
dietro un treno merci »
Per mezzo di don Cerruti (che era
stato mio primo direttore ad Alassio)
quella sera stessa dopo cena fui ricevuto da Don Bosco nel refettorio dei
Superiori . Don Bosco mi fece sedere
vicino a sè al posto di don Rua e
volle che accettassi metà del suo
caffè che 'gli avevano versato in quel
momento, e che egli stesso mi porse
nella tazza mentre egli beveva nel
piattino . Oh! il buon padre! . . .
Indi volle che gli esponessi il mio
caso . Ascoltò raccolto in se stesso,
poi mi disse : « Ricordi ad Alassio
quando ti ho confessato prima della
Messa e t'ho detto : sta allegro, ci
rivedremo? Ebbene anche adesso ti
dico lo stesso, sta allegro, va a casa
tranquillo, io pregherò tanto per te,
avrai da faticare un poco, ma ci
rivedremo . Intanto prendi la mia corona e raccomandati alla Madonna »
.
Col cuore pieno di gioia gli baciai
la mano, mi feci benedire, salutai
18 don Cerruti, che volle sapere di me
e delle mie cose . Anche lui m'assicurò
che avrebbe pregato e che stessi tranquillo sulla parola di Don Bosco .
Andai a cercarmi un posticino da
dormire, che fu veramente disagiato,
sotto i tetti che lasciavano cadere
acqua sul letto . Ma chi ci badava?
mi coricai vestito e m'addormentai
pregando .
Alle cinque del mattino, dopo le
pratiche di pietà, un confratello mi
condusse alla stazione, dove prima
di partire telegrafai al babbo che
sarei arrivato a casa la sera stessa
col treno delle 21 . Nel viaggio non
feci che pregare pensando al modo di
cavarmela nel primo incontro . Giunto
alla stazione di Modena, mentre il
treno rallentava, vidi il babbo che
mi attendeva .
Temendo una scenata perchè osavo
presentarmi vestito da prete contro
sua volontà, scesi dal lato opposto
e mi nascosi dietro un treno merci
con l'idea di lasciar allontanare il
babbo e di farmi poi trovare a casa
arrivandoci prima di lui per le scorciatoie . Ma la cosa riuscì al rovescio .
Sbagliai strada, dovetti tornare sui
miei passi, e, sboccando in corso Vittorio, mi trovai faccia a faccia col
papà in piena luce del fanale d'angolo
.
Con grande meraviglia il papà mi
squadrò da capo a piedi . Io però,
temendo una scenata sulla strada,
lo abbordai senz'altro : « Ci parleremo
a casa, papà, qui è bene che nessuno
s'accorga del tuo dispiacere ». Rispose : « E sia ». E messomi al suo
fianco, ci avviammo verso casa .
La cameriera teneva preparata la
cena per me . Il papà che non aveva
aperto bocca fino a quel momento,
mi disse : « Mangia, è già tardi, ci
parleremo domani » . E si ritirò nella
sua camera . La cameriera mi disse
che mi aspettava una giornata brutta
perchè il papà nei giorni precedenti
aveva sfogato il suo malumore contro
di lei .
Risposi che la Madonna m'avrebbe
aiutato e che volevo essere svegliato
alle cinque per andare a fare le mie
divozioni a San Francesco . Sarei
tornato a letto senza che il babbo
se ne accorgesse per non procurare
a lei dei dispiaceri .
Quando mi ritirai nella mia
cameretta, vidi sul letto vicino al mio
i vestiti di mio fratello Giulio . Pensai
che il babbo mi volesse far vestire
da borghese e allora dopo aver a
lungo pregato, mi coricai senza togliermi di dosso la veste, e così
feci anche il mattino alle sei, dopo
aver fatto le mie divozioni .
"Ma dov'è la sua veste?"
Verso le sette sentii che il babbo
si alzava ed entrava nella mia camera . Di sotto le coperte seguii ogni
suo atto . Pianino, pianino passò vicino al mio letto, girò per la camera
e udii che diceva a mezzavoce : « Ma
dov'è la sua veste? » . Tornando a
passarmi vicino, si fermò un momento
ad ascoltare il mio respiro . Immaginando che io dormissi, sollevò lentamente le coperte e, vedendomi la
veste indosso : « Quel birichino! non
l'avrei mai creduto capace di tanto! . . .
ma cederà ».
E si ritirò nella sua camera, mentre
io stringendo la corona chiedevo alla
Madonna e promettevo di non cedere
la veste . Le parole di Don Bosco
mi stavano presenti come una sicura
profezia .
A colazione egli insistette perchè
mi vestissi in borghese . Risposi che
avevo ricevuto dalla Chiesa la
veste benedetta e non intendevo di
rinunciarvi .
- Ho già un prete! (alludeva a
mio fratello Giuseppe che studiava
in seminario) e mi pare che basti .
- Ma hai anche due soldati per
il governo, puoi darne due al Signore .
Egli doveva trovarsi all'ufficio e
mi lasciò dicendo che intendeva assolutamente vincere i miei capricci .
Se la cava facendo l'imbecille
Per oltre 15 giorni la battaglia
continuò sempre più aspra . Per smontare quella che egli chiamava caparbietà, mi condusse da parenti, da
amici, da vecchie e nuove conoscenze, ma non sempre trovò chi gli
desse ragione . Io rispondevo invariabilmentee a tutti che la mia decisione era di stare con Don Bosco .
Pericolosissima fu la visita che la
sera della prima domenica dovetti
fare al Caffè Luppi . Noi ragazzi eravamo cresciuti con le figlie del padrone
quasi in fraternità, essendo coetanei
;
ma già da quando il babbo mi aveva
messo in collegio io mi ero accorto
che quel caffè non era davvero un
luogo esemplare per buoni costumi . . .
Avevo perciò un'idea chiara del pericolo che mi sovrastava, data la
mia età (15 anni) e l'essere stati in
tanta dimestichezza . Decisi quindi di
cavarmela facendo l'imbecille .
Quando entrammo nel caffè tenni
una mano in tasca con stretta la
corona che Don Bosco m'aveva dato .
Appena videro il papà :
- Oh signor Gigi, ha dunque condotto Amilcare?
Io stavo un po' nascosto dietro di
lui : il grosso pastrano sulle spalle,
il brutto cappello in testa dovevano
rendermi una macchietta ben ridicola e irriconoscibile . Il papà si tirò
da parte e io mi vidi circondato e
apostrofato in mille maniere, preso
in giro con esclamazioni e risate, che
richiamarono su di me anche l'attenzione di quanti erano nel caffè . Non
aprii bocca e, come se si trattasse di
cosa che non mi riguardava, mi
sedetti in un canto con gli occhi
bassi aspettando che la gragnuola
finisse . Pregavo e mi raccomandavo
alla Madonna .
Gli scherzi, i frizzi crebbero oltre
ogni misura pensabile . Quanto durasse la scena non posso dire . La
più grande delle ragazze, Emma, ebbe
compassione di me e prese le mie
difese ; ma l'ultima a un certo momento esclamò : « È proprio rimbecillito Amilcare, signor Gigi, può
quindi lasciare che vada a farsi
prete » .
Solo allora alzai la testa e mormorai : « Se questo è un buon mezzo
per cavarmela, Deo gratias! ».
E me ne uscii dal Caffè . Il papà
mi tenne dietro . Lungo la via non
si parlò; ma forse egli da quell'esperienza aveva tratto la convinzione
che il mio proposito era serio e invincibile . Siccome mi voleva molto
bene (prima d'andare in collegio ero
il suo beniamino) manifestò questi
suoi sentimenti quando fummo a
casa, dicendomi : « Se veramente la
pensi così, io non voglio ostacolarti
di più e impedirti di raggiungere la
tua meta » . E si ritirò nella sua
camera senza aggiungere altro .
« Piuttosto m'ammazzo »
Anch'io nella mia camera ringraziavo la Madonna del pericolo scampato, perchè capivo che m'avvici-
navo alla vittoria . Ma ci vollero altri
otto giorni di insistenze ragionate .
Mi giovò molto insistere sul vantaggio
che ne ricavavo dal lato degli studi,
sul vantaggio economico, sulla certezza che egli, il papà, si sarebbe
poi un giorno trovato molto contento
di me . Fu poi decisivo ai fini del consenso del babbo, il fatto che alcuni
conoscenti, incontrati casualmente
nella libreria del Duomo, diedero
tutti torto al babbo e lodarono la
mia decisione parlando tanto bene
di Don Bosco, che a Modena era
molto conosciuto e aveva tanti amici .
Quella sera, tornati a casa, il papà
concluse la cena con le parole tanto
attese : « Ebbene, io non ti trattengo
più . Vedi di farti onore anche nella
via in cui ti metti . Se. non ho creduto
bene di accettare il fatto compiuto,
non fu tanto perchè mi dispiaccia
la strada che vuoi percorrere, quanto
perchè mi pareva impossibile, dopo
i precedenti degli ultimi due anni in
famiglia, che tu potessi cambiare
così radicalmente » .
E in questo il babbo poteva aver
ragione . Ricordo infatti che l'anno
di quinta elementare, per la mia
statura ben quadrata e robusta, ci
fu uno che disse a mio riguardo
mentre tornavamo da San Domenico
e avevamo sentito la predica di un
domenicano : « Anche di te potremmo
fare un bel fratone! » . Ma io avevo
risposto : « Piuttosto m'ammazzo . . . » .
La separazione dal babbo fu dolorosissima nonostante la gioia della
vittoria . Le tre ore di ferrovia fino a
Piacenza le passai piangendo : dolore
per il distacco, gioia e riconoscenza a
Dio per l'avveramento di quanto
Don Bosco mi aveva detto .
«Volevano sentirmi
di Don Bosco»
parlare
A Piacenza un incidente mi disse
quanto Don Bosco fosse stimato dal
clero locale .
Essendo arrivati con tre quarti
d'ora di ritardo, il treno per Torino
era già partito . Erano le otto di sera :
bisognava trovare un alloggio, non
volli andare all'albergo e mi feci indicare la via del seminario . Arrivai
che suonavano le nove e trovai il
portone chiuso . Dopo aver ripetutamente bussato, il portiere venne .
Sentito che cercavo alloggio per la
notte, fece difficoltà data l'ora tarda .
Avendogli però detto che mi contentavo del parlatorio dove mi sarei
fermato a riposare fino al mattino,
e vedendo una luce accesa al primo
piano, mi disse d'attendere che ne
avrebbe fatto parola all'economo . Attesi seduto sulla valigia . Pochi minuti
dopo apparve un sacerdote . Sentito
che ero salesiano e che conoscevo
Don Bosco, si fece subito cortesissimo con me, e mi disse : « Una camera per i salesiani qui c'è sempre ;
venga con me » .
Fui condotto al primo piano nel
salotto che faceva da anticamera all'alloggio vescovile . Vari sacerdoti
in breve vennero a ossequiarmi come
se fossi un personaggio di grande
importanza . Saputo che non avevo
cenato, mi condussero in refettorio .
Fui messo al posto del rettore e la
tavola fu tosto occupata . Volevano
conoscere, sentirmi parlare di Don
Bosco e che dicessi tutto quello che
sapevo di lui . Furono due ore di
conversazione che mi lasciarono commosso . Non avevo mai pensato che
Don Bosco raccogliesse tanta stima
anche attraverso un rappresentante
così poco significativo . Mi condussero poi a dormire in una splendida
camera, scusandosi se non potevano
darmi di meglio. Al mattino feci le
pratiche di pietà con la comunità .
Ripartii commosso verso le dieci,
accompagnato da due di loro fino
alla stazione : parlavano di Don Bosco
con entusiasmo e mi raccomandarono d'ottenere da lui una speciale
benedizione per loro e per tutto il
seminario .
Giunsi a Torino verso le otto della
sera . Quando narrai a don Cerruti
ciò che mi era capitato, mi condusse
a ringraziare la Madonna . Fui a cena
coi superiori e fece ottima impressione
in tutti ciò che mi era capitato a
Piacenza . Don Bosco, sentito la mia
avventura
di Modena,
concluse :
« T'ho accompagnato giorno per
giorno ; la Madonna è stata molto
buona con te, adesso sta a te il
perseverare ».
Tornai a San Benigno il giorno
dopo . Allora don Barberis volle sapere perchè mai, non ostante il suo
divieto, io avessi messo l'abito . Dopo
la mia narrazione, conchiuse : « Don
Bosco è veramente un santo ; senza
di lui non avresti vinto la battaglia .
Guarda di crescere degno di lui » .
DON AMILCARE BERTOLUCCI
19
NEL MONDO
SALESIANO
« Arese, una Casa che ci è molto cara
», ha detto Paolo VI
Castelgandolfo
Nell'udienza pubblica del 30 agosto
scorso il Santo Padre si è intrattenuto amabilmente
con i Salesiani di
Arese e ha gradito
l'omaggio dei fascicoli «Arese anno 10» e «Arese
anno 12»
offertigli dal Direttore
don Remo Zagnoli,
accompagnato dal
coadiutore
capo
d'arte sig . Dani
Nicodemo.
Il « Centro Salesiano San Domenico Savio» di Arese (Milano) per la rieducazione dei « ragazzi difficili » è sorto - come
abbiamo ancora ricordato nel numero di settembre
- per
espressa volontà dell'allora arcivescovo di Milano mons .
G . B . Montini, che più volte lo visitò ed ebbe paterne parole
di, incoraggiamento per i giovani e per la comunità salesiana
che ne ha la non facile cura . Anche da Papa ha continuato
a interessarsi dei progressi dell'Istituto e dei frutti raccolti .
Recentemente nell'udienza pubblica di Castelgandolfo, il
30 agosto scorso, Paolo VI rivolgeva ai sacerdoti e coadiutori del « Centro» queste affettuose parole :
« . . . Abbiamo poi sacerdoti e coadiutori di una
Casa che ci è molto cara, la Casa di Arese . Ci è
molto cara per molte ragioni .' primo perchè questa
Casa di Arese abbiamo un po' avuto noi la responsabilità di affidarla a questi bravi sacerdoti
20 che sono salesiani, un'altra ragione per essere felici
.
Poi perchè questa casa è una casa speciale, che
raccoglie la gioventù infelice, quella traviata già
nella primissima giovinezza . Gioventù che le stesse
autorità civili non riescono a domare e rieducare .
Sono quelli candidati alla delinquenza, mentre invece sotto le mani e il cuore di Don Bosco diventano agnelli, vero ? . . . a modo loro, si capisce . Ma
però sono stati tanto bravi e hanno fatto una istituzione così esemplare, così tipica e così efficace
che noi volentieri la citiamo qui a tutti i fratelli
perchè ne possano gioire con noi e diamo una
benedizione speciale ricordando le visite che Noi
stessi vi abbiamo fatto .
Ricordiamo questi bravi figlioli e dite loro che il
Papa vuoi loro molto bene e ancora confida che
questo vostro Istituto, questo sforzo educativo e
rieducativo possa essere una grande fortuna per
loro e una gloria per la famiglia salesiana» .
Il Presidente della Repubblica on . Giuseppe Saragat fra il Gruppo ASCI TO 17° dell'Oratorio Salesiano «Agnelli» di Torino, in campeggio ad Antagnod
in Vai d'Aosta .
un corse
di
catechetic.
per
Salesiani
coadiutori
Nella « Casa della Pace» di Gussago (Brescia) si effettuò
dal 16 luglio al 13 agosto un corso di catechetica per preparare un gruppo di giovani salesiani
coadiutori all'insegnamento della dottrina cristiana negli oratori e nelle parrocchie
.
Le lezioni, tenute da docenti del Centro Catechistico
di
Torino-Leumann mirarono ad avvicinare
gli alunni ai testi
conciliari e alle direttive dei vescovi italiani . Ne//a foto: il
Rettor Maggiore don Luigi Ricceri tra i partecipanti al corso . 21
X CONSIGLIO NAZIONALE EXALLIEVI DI DON BOSCO
Albano (Roma) • La Federazione Italiana Exallievi di Don Bosco si è riunita per trattare i grandi
temi dell'Anno della Fede indetto da Paolo VI e le varie attività organizzative e apostoliche dell'anno sociale 1967-68 . II convegno fu onorato dalla presenza del Rettor Maggiore don Luigi Ricceri
Concerto
.
vocale al Liceo Nazionale di Macau
I Piccoli Cantori del collegio "Don
Bosco" di Macau, si sono esibiti al pubblico di Macau con una serata musicale .
«Furono due ore di genuina arte musicale, di quella musica fatta di melodia
e di ritmo e interpretata con sentimento e
intuizione artistica da un complesso armonioso di 70 voci giovanili . Furono
momenti di raro diletto spirituale che commosse fino alle lacrime i più sensibili » .
Così scrisse un quotidiano locale . Il programma era diviso in tre parti : musica
religiosa, musica profana e musica folcloristica . I Piccoli Cantori eseguirono
canti in varie lingue : latino, portoghese,
inglese, italiano
e anche in
giapponese . L'esecuzione si effettuò nel vasto
salone del Liceo nazionale . Erano in prima
fila il Governatore di Macau con la maggior parte delle autorità cittadine, che
furono larghe di applausi e di elogi per
i Piccoli Cantori e per il loro direttore
d'orchestra, il salesiano
don
Cesare
Brianza .
1 salesiani
nell'isola
di
Taiwan
Formosa)
2
Sono ritornati nell'isola
nel 1963 con la « Salesian
School » di Tainan, che oggi
accoglie 950 allievi e si
presenta ingrandita e con
edifici nuovi . Con la scuola
i salesiani hanno anche la
Parrocchia di Maria Ausiliatrice e quattro stazioni
missionarie . Nel 1964 vi
hanno fondato la Parrocchia e il Centro Giovanile
di Taipei . Dall'agosto 1966
sono pure ritornate
nell'isola le Figlie di Maria
Ausiliatrice,
che
hanno
aperto un'opera a Tainan .
Nelle foto: (1) Nuova
ala delle scuole salesiane .
(2) Laboratori iniziati nell'aprile '66 e già inaugurati .
(3) Un gruppo di allievi a
passeggio (si notino le caratteristiche del ponte) .
Poxoreu (Brasile-Mato Grosso) • Un "capangueiro- (compratore di diamanti) che sta valutando il prezzo dei diamanti che tiene in mano
.
Padre Joào Baptista Duroure, parroco salesiano a Poxoreu
fino all'anno scorso membro dell'istituto Storico del Mato
Grosso (Brasile) e cittadino onorario di Poxoreu, racconta
che cosa succede ai cercatori di diamanti quando cercano
e non trovano nulla, come i bambini poveri si ammalano e
muoiono, come alcuni proprietari terrieri s'impadroniscono
delle terre dei poveri, come i sacerdoti seminano opere
buone e semi di speranza cristiana . È una relazione piena
d'interesse che serve a completare la conoscenza dell'ambiente in cui lavorano i generosi dell'Operazione Mato
Grosso", di cui si parla nelle pagine precedenti .
24
Il nome « Poxoreu » viene dal bororo : Po = acqua, e Foreu = oscura,
e indica il grande fiume che nasce
nell'ambito del municipio di Poxoreu e lo attraversa nella maggior
estensione, bagnando la città a cui
dà il nome .
Situato nel Mato Grosso, uno dei
22 Stati del Brasile, il municipio di
Poxoreu conta 35 .000 abitanti, sparsi
su di una superficie di 9350 kmq .
La città ha 6ooo abitanti ed è la
sede del municipio e di una comarca
di prima istanza, come pure di una
parrocchia salesiana della Prelazia di
Registro do Araguaia .
Pqxoreu,
mia
parrocchia
tempo delle piogge . Ma anche così
c'è da ringraziare Dio perchè non
è ancora lontano il tempo degli interminabili viaggi a piedi o a cavallo .
Nel municipio vi sono 85 scuole
primarie, delle quali due parrocchiali
e una delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e un corso secondario completo,
diviso in ginnasio e scuola normale
.
Tutta l'istruzione è mista e gratuita .
Un Posto di sanità, due Ospedaletti e una Maternità fornita di mezzi
moderni sono diretti da tre medici
chirurghi e serviti da buone infermiere . Completa il quadro sanitario
un Club di madri che ha cura della
salute e dell'educazione igienica delle
mamme e dei bambini .
Due sacerdoti salesiani attendono
alle necessità temporali e spirituali
del loro popolo . Li aiutano le Suore,
l'Associazione dei divoti di Maria
Ausiliatrice, le Figlie di Maria, l'Apostolato della preghiera e la "Legio
Mariae" .
Come vive il "garimpeiro"
di PADRE JOAO BAPTISTA DUROURE
In genere la zona è montagnosa
400 metri
con altitudine media di
sul livello del mare . Le punte più
alte, propaggini dell'altipiano centrale, sono il monte delle « Araras »,
la vetta della «Mesa» e « I due fratelli» . Nel territorio abbondano oro,
diamanti, legno pregiato, fauna varia
e flora esuberante . A circa 6o chilometri dalla cittadina sgorga una
fonte di acqua calda .
Il clima è temperato, più caldo
nella stagione delle piogge . Migliaia
di palme sempreverdi s'innalzano
sulla collina e si estendono a valle .
Fiumi e torrenti scendono dall'alto
con pittoresche cascate e si allargano
in pianura . I più importanti sono il
«Rio das Mortes », il « Poxoreu » e
il «Rio Vermelho ». Stradicciuole,
sentieri e semplici piste piene di
buche e di intralci permettono di
attendere ai tre distretti con ig centri e otto cappelle della nostra parrocchia . Due strade statali legano
Poxoreu a Cuiabà, capitale dello
Stato, e a Guiratinga, residenza del
vescovo mons . Camillo Faresin, salesiano . Come minimo sono cinque
ore di viaggio in un tremendo denso
polverio durante la siccità ; nel fango
e, peggio, affondando nelle buche al
Il trenta o quaranta per cento dei
nostri parrocchiani appartengono al
garimpo, ossia al terreno diamantifero . Il diamante si trova nel letto
del fiume o ai margini, e qualche
volta fuori dell'acqua nel terreno
asciutto . Quello del cercatore di diamanti (garimpeiro) è un lavoro lungo
ed estenuante . Se il terreno è di un
proprietario, il garimpeiro deve pagare il io% ; se sfrutta un corso
d'acqua già esistente, in più deve
pagare il io 0 20% ; se vi è infiltrazione di acqua nella miniera, deve
anche pagare il 20% al proprietario
della pompa-motore che estrae l'acqua . Quello che resta si divide in
parti uguali tra i soci che lavorano
insieme .
Il garimpeiro può anche fare un
contratto con una persona facoltosa
che gli fornisce gli strumenti e il
"sacco", ossia gli alimenti e un
posto dove dormire nella rete . Liquidate le percentuali, i due divideranno il resto a metà ; se però il
garimpeiro non trova nulla, non deve
nulla al suo finanziatore .
25
Poxoreu,
mia parrocchia
Quasi sempre il garimpeiro conduce una vita infraumana . Per casa
ha un rancho, cioè una capanna di
paglia con un unico ambiente dove
tre o quattro soci celibi possono
stendere la rete di notte . Se sono
sposati, la stessa capanna ha tre ambienti : un dormitorio, una cucina e
una cosiddetta sala che di notte
serve anche per dormire . E là vivono insieme, addossati in una lamentevole promiscuità, padre, madre
e cinque, otto, dieci figli . Non bastando questi, qualche volta si aggiunge anche qualche parente .
La gente mangia secondo la rendita
del garimpo : molto, sufficiente, poco,
niente .
Un episodio di cui feci parte .
Gennaio 1967 . Sto scrivendo a macchina quando
s'affaccia un'ombra
sulla porta aperta . Guardo : è una ragazzina dai sette agli otto anni, triste,
con abiti sdrusciti . Chiede la benedizione com'è costume in tutto il
Brasile .
- Dio ti benedica, figliuola, cosa
desideri ?
- Denaro
- Denaro? e perchè ?
Per la mamma che sta male .
Cos'ha tua mamma?
Fame
• tu oggi hai mangiato?
Non mangio da ieri mattina .
• tuo padre che lavoro fa?
• garimpeiro, ma il servizio
bruciò (cioè dopo molto lavoro non
trovò niente e il venditore che gli
faceva credito, gli tagliò i viveri) .
- Dov'è la tua casa?
Me la indica a ponente della città .
Le do alcune gallettine e parlo con
don Piero Melesi . Risolviamo di andare a verificare e, se necessario,
provvedere . Eccoci sulla jeep . Arriviamo . Un rancho tutto di paglia,
pareti e tetto . Nell'ambiente pulito,
otto bambini e la mamma . In cucina
nessun alimento . Sono le tre pomeridiane e non mangiano da ieri
. Eppure vi è in questo mondo gente
che mangia a quattro palmenti e
26 beve senza misura, e alleva cani e
altri animali di razza ben pasciuti ;
e fa del lusso, mentre qui i figli
di Dio, nostri fratelli, soffrono la
fame più nera . Cosa risponderà
questa gente a Cristo che li accuserà :
« Avevo fame e non mi deste da mangiare ? ».
Don Piero torna indietro a prendere alcune provvigioni della "Charitas" . Per qualche giorno il problema
è risolto, ma poi? Saremo da capo
perchè sono troppi nelle stesse condizioni .
Fratelli separati ma amati
Tra i nostri parrocchiani c'è anche
chi lavora la terra . Ma la lavorano
come i loro bisnoni, senza concimi,
senza strumenti moderni . La terra
è fertile e produce con abbondanza
riso, fagioli, meliga, cotone, tabacco,
banane, aranci, mango, ananassi ecc
.
La vite frutta due volte l'anno . Ma
bisogna trovare un angolo di bosco,
abbattere alberi secolari e poi bruciarli, cintare il coltivato con tronchi
e pali, e in fine montar la guardia
giorno e notte per difenderlo dal bestiame, dai cervi, dai cinghiali, dai
piccoli pappagalli e persino dalle
formiche e dai cupim (formiche
bianche) .
L'agricoltore ha una vita non molto
più facile del garimpeiro ; non soffre
la fame, ma la sua alimentazione è
insufficiente : riso e fagioli e raramente carne . In generale non esiste
igiene : porci sciolti si stendono tranquillamente nel corso d'acqua potabile o entrano liberamente in casa
;
manca qualunque forma di servizi,
anche primitivi . La maggior parte va
a piedi scalzi e i relitti umani sparsi
attorno alla casa sono la cultura
ideale di un verme microscopico che
attraverso la pelle dei piedi entra
.
nel sangue e si fissa negli intestini
Risultato : il famoso amarelào, che
è un'anemia mortale per cui la gente
diventa gialla, gonfia, perde forze e
coraggio e va morendo lentamente
giorno per giorno .
Un caso fra mille . Don Piero Melesi, allora mio compagno di apostolato e ora mio successore, di ritorno da un villaggio di indi bororo,
entra nella capanna di una famiglia
protestante giunta in quei giorni
da Minas Gerais . Sei bambini . Sònia, la più alta, ha undici anni, volto
cadaverico, mani, addome, gambe e
piedi gonfi . Si trascina a fatica . Il
padre spiega: « Non posso curarla .
Ho speso tutto nel viaggio, nella
compera del terreno e della casa,
nel recinto e nella piccola seminagione, e ho fatto anche dei debiti » .
«Se vuole - dice don Melesi ci occuperemo della bambina . Sónia
andrà nell'ospedale di Cuiabà, che
ha una sezione modernamente attrezzata per i bambini . Le, Figlie di
Maria Ausiliatrice hanno cure materne
per gli ammalati . Raccomanderemo
Sónia a uno dei nostri amici e benefattori, il dott . Edesio Cardoso,
ottimo medico a cui in questi ultimi
anni abbiamo inviato una trentina di
ammalati disperati, che ritornarono
quasi tutti in ottima salute» .
«Ne sarei felice, ma io e la mia
famiglia siamo protestanti» .
«Lo so, siete nostri fratelli, separati ma amati, figli di Dio come
noi » .
Il giorno dopo don Melesi con la
jeep portava in casa nostra padre e
figlia . La direttrice ricevette Sònia,
il padre rimase con noi per la cena
e la notte . Il mattino seguente continuarono entrambi con l'omnibus
per Cuiabà : cinque ore di viaggio
ben penoso per un'ammalata in
quelle condizioni, tanto penoso che
il motorista dovette fermarsi parecchie volte perchè sembrava che
Sónia morisse .
A mezzogiorno l'omnibus arriva
all'ospedale . Il dott . Edesio e la
direttrice stanno aspettando : Sònia
è alle soglie della morte . Senza indugio il medico le applica una prima
trasfusione di sangue . Sette mesi di
ospedale, ventun trasfusioni, rimedi
"Garimpeiros" (cercatori di diamanti) che
manovrano un mastello pieno di arena
diamantifera .
appropriati, buona alimentazione : tutto per amor di Dio . E Sónia ritorna
completamente guarita portandosi una
bella bambola di mezzo metro, dono
della direttrice .
Un crimine che non è l'unico
I fazendeiros
formano la terza
parte dei nostri parrocchiani . Allevano bestiame e abbisognano
di
molto terreno, di molto pascolo, e
lo ottengono distruggendo la foresta
per formare prati . Tra di essi vi sono
buoni cristiani che vivono in pace
con i vicini . Ma altri, per fortuna
pochi, approfittano dell'ignoranza dei
contadini
per sfruttarli e depredarli .
Un caso tra gli altri . Un fazendeiro di altro Stato, venduta la propria tenuta, ne compera un'altra a
6o chilometri da Poxoreu e vi si
trasloca . Arriva col suo bestiame,
chiama un agrimensore e gli fa tracciare un recinto che chiude
2000
ettari di terreno in più di quanto
gli appartiene . In quell'area vivono
5c famiglie con le loro piccole coltivazioni e con i loro animali domestici . Poverissimi sì, ma vivono sotto
un loro tetto con la moglie e i figli .
Dopo una campagna psicologica di
intimidazioni con frequenti visite di
uomini prezzolati e armati, spari in
aria e minacce di morte, ottiene con
inganno da un giudice conciliatore
una sentenza giudiziale contro tre
inquilini . Allora con cinque soldati
della polizia statale e una dozzina
di "arruolati" invade il domicilio di
quella povera gente, incendia ventun
case e mette in fuga verso la foresta 5o famiglie . Questo il fattaccio del 23 giugno : anziani, donne,
mamme in attesa, bimbi lattanti, ammalati, tutti a cielo scoperto e nei
giorni più freddi dell'anno .
Appena fui messo al corrente del
fatto, corsi da un amico e benefattore
nostro, oggi deputato statale, il signor Joaquim Nunes Rocha . Ap-
pena gli narrai il fatto, si alzò sdegnato e disse : «Padre Joào, andiamo
a verificare sul posto quello che è
avvenuto » . Si trovò una jeep e si
partì . Non c'era esagerazione : 21
erano le case bruciate e 5o le famiglie
cacciate nella foresta a cielo scoperto .
Raccomandammo a tutti la calma e
decidemmo di visitare il crudele autore del crimine . La cosa non era
senza pericolo perchè in queste terre
la gente impara che si muore una
volta sola.
Un'ora dopo, sul far della notte,
la jeep arrivava nella fazenda . La
conversazione fu piuttosto acida, ma
non desistemmo . Per lo spazio di
alcuni mesi il signor Rocha, don
Melesi e io lottammo finchè ottenemmo che il governo reintegrasse
i lavoratori nei loro diritti .
Altro caso analogo che minacciava
altre 30 famiglie, fu risolto grazie
al nostro intervento tempestivo presso il governo statale, che mandò
un capitano e la polizia per mante-
nere l'ordine e ristabilire lo
statu
quo .
Ma non si pensi che la nostra vita
passi solo lottando contro la fame,
le malattie e l'ingiustizia . Il nostro
sforzo principale è combattere l'ignoranza mediante scuole e l'ignoranza
religiosa con la predicazione, la catechesi nelle scuole, le conferenze
nei centri secondari e nel Club delle
mamme .
Da tempo noi' pratichiamo il dialogo voluto dal Concilio . Rispettiamo
tutti e non escludiamo nessuno dal
nostro amore fraterno . I protestanti,
i massoni, gli spiritisti, i cattivi cattolici, gli indifferenti e anche una
mezza dozzina di atei dichiarati ci
ricevono con piacere in casa loro,
specialmente quando visitiamo i malati . Papa Giovanni nella nostra parrocchia ci si troverebbe bene .
C'è una vita più bella della nostra,
nella quale trionfa la carità e ci
sentiamo tutti fratelli e figli dello
27
stesso Padre?
Visibile protezione di Maria Ausiliatrice nei terremoti del Venezuela e della Colombia
Durante lo spaventoso terremoto che colpì
il 29 luglio scorso, nella casa
ispettoriale di Caracas-Altamira, proprio all'epicentro del fenomeno tellurico, si trovavano riunite io8 suore per gli Esercizi Spirituali, incominciati quella stessa sera . Erano
2o e
in refettorio per la cena quando, alle
un minuto, sopravvenne improvvisa la terribile scossa, seguita da altre due . In preda
a grande spavento, tutte scapparono all'aperto,
reggendosi a stento sul terreno che si muoveva sotto i loro passi . Videro il grande edificio barcollare e lì lì per cadere, poi assestarsi prodigiosamente e rimanere in piedi,
pur riportando profonde fenditure . Tutto intorno si moltiplicavano le rovine per il crollo
di cinque grandi caseggiati vicini, che si sprofondarono con quanti vi abitavano
. Per parecchie notti le suore dormirono sotto il porticato o all'aperto per il ripetersi delle forti
scosse, che si contarono fino a ventisette in
pochi giorni . Gli Esercizi, però, si continuarono egualmente e si conclusero il 5 agosto
in un eccezionale clima di fervore, di abbandono
in Dio e d'incessante preghiera .
Nello stesso giorno il terremoto si fece
sentire fortemente anche in
Colombia . Il 29
luglio colpì in particolar modo il dipartimento
il Venezuela
di Santander, danneggiando le tre case di
Contratación,
Guadalupe
e
El
Guacamayo .
Questa, consacrata all'assistenza dei figli dei
lebbrosi, venne resa inabitabile, così da doversi interrompere temporaneamente l'opera .
Anche qui, tuttavia, fu sensibile la protezione
celeste, soprattutto nel crollo della parete
d'un dormitorio, che travolse tutta la fila
dei letti, pochi minuti dopo che le ragazze
n'erano uscite .
(Da una relazione alle Superiore)
Anche i salesiani
a El Guacamayo hanno
un Istituto che accoglieva gratuitamente quasi
300 figli di lebbrosi . Per trent'anni avevano
raccolto elemosine per innalzarlo ; bastò un
minuto per distruggerlo completamente, lasciando quei poveri ragazzi senza casa e senza
tetto .
Ma nel disastro materiale si toccò con
mano la protezione miracolosa di Maria Ausiliatrice . Infatti mentre il padiglione con le
camere dei salesiani cadeva con pauroso fracasso, i ragazzi e i professori, impotenti a
soccorrerli, lanciavano al cielo questo grido :
« Maria Ausiliatrice, salva i nostri Salesiani!» .
A poco a poco di tra le macerie uscirono
tutti illesi e tranquilli, senza neppure i traumi
del panico . Non erano nemmeno feriti quelli
che erano rimasti sotto le grandi travi delle
abitazioni che erano crollate . Maria Ausiliatrice era venuta in nostro aiuto e ci aveva
salvati da morte sicura in quell'ora terribile .
« Cosa curiosa - commentavano i ragazzi la parete da cui pende il quadro di Maria
Ausiliatrice non è crollata», e contemplavano
tra i resti dell'istituto l'alta parete con l'immagine sorridente della nostra dolce Ausiliatrice .
Ora la nostra pena piú grave è l'abbandono
in cui si trovano tanti giovani
; ma non dubitiamo che Maria Ausiliatrice come ci ha
salvati da morte, ci aiuterà a ricostruire l'istituto, movendo il cuore di anime generose a
venirci in aiuto . Sono ragazzi poveri e infelici
perchè figli di lebbrosi .
El Guacamayo (Colombia)
DON ISMAELE BARRETO
direttore
4 EI Guaeamayo (Colombia) . Come fu ridotto l'istituto che
ospitava 300 figli di lebbrosi en l terremoto del 29 luglio scorso
i
Medici, analisti, infermieri sono concordi
nel dichiarare che la bimba doveva morire
Mia figlia Maria José il 24 maggio scorso
fece la prima Comunione circondata da gran
numero di parenti e amici, che con la loro
presenza vollero rendere testimonianza alla
potenza taumaturgica di Maria Ausiliatrice .
La piccola Maria José infatti è da tutti ritenuta come rediviva, poiché dopo un anno
di alternative tra la vita e la morte, era stata
spedita dai medici . I migliori specialisti non
erano riusciti a scoprire la malattia, che si
presentava sotto la forma di nefrite, ma era
refrattaria alle medicine più moderne e costose . Il corpicino tumefatto e sfigurato destava in tutti tanta compassione che uno dei
medici giunse a dire che non capiva come
Dio permettesse tanto dolore in una creatura
innocente . Noi genitori l'affidammo a Maria
Ausiliatrice . Tra i familiari ci fu chi promise
che sarebbe tornato alla pratica religiosa se
la Madonna avesse compiuto il miracolo .
Venne don Marcelino Talavera a darle la benedizione di Maria Ausiliatrice, mentre noi
tutti pregavamo con fede . Da quel giorno
cominciò a migliorare e a poco a poco tornò
a fiorire come una rosa . Medici, analisti, infermieri, sono unanimi nel dichiararsi disposti
a testimoniare che non sono riusciti a conoscere la malattia, ma che la bimba secondo
la scienza avrebbe dovuto morire . Quelli tra
i parenti che hanno ricuperato la fede dicono
di aver capito il valore della sofferenza nei
piani di Dio . Noi genitori rendiamo grazie
a Maria Ausiliatrice e inviamo un'offerta .
Madrid
IESÚS HERNÀNDEZ ROSANES
CI HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE
Gherzi Pia - Ghirardotti Maria - Giallomhardo Benedetta Giambelluca Anna Giamora Rosa
- Giartella Graziella .- Giannone Maria - Gigante Gaetano - Gioannini Luigia - Giordano
Antonietta - Gir vetti Marta - Giraudo Sira - Giudice Augusta Giuliani Maria - Giuriato Giancarla - Giustamacchia Arcangela - Giusti Domenico - Gnaffo Rosa - Gnecchi E . - Grange
Silvano - Grano sorelle - Grasso Luigina - Grasso Salvatore Greco fam. - Grillo Antonietta - Grimaldi Clementina - Grosso
Ernesta - Gubellini coniugi
- Guillazza Francesco - Gullone
Giulia - Gussoni Alberto - Iacometti Francesca - lacono Giuseppina - lacono Muré Zina
- rafusco dott. Pietro - Iannelli
La Torre Ignazia - Imbellone Egidio - Incarbone Cettina
Italia Paola - Invernizzi Galbani Piera - La Bella Ignazia Lano Lucia - Lapegna Oreste - Lasagno Maria - Latino Anna
Lauricella Burruano Alfonsina
- Lazzarini Carla - Leo Maria
Adelaide - Leonarduzzi Fabrizio - Leoncini Anna Maria
Leone Fabrizia - Libois Bonaconto Luisa - Lionetto Caterina Lodigiani Maria - Lombrado Grazia - Lorati Rino - Loretta
Angela - Losac-.o Edvige - Maburzio Rosa - Maccarini Rosanna
- Macis Lina - Madonna Bernardina
- Maffioli Brusa
Antonietta - Maggi Ambrogio - Mainardi Fabrizia - Malango
Vincenza - Malesani Carlo - Maltese Francesca ved . Tantino Mancini Chiara - Manconi Amalia
- Manesso Osanna
- Manto-
vani Sante
- Marchese Pierina - Marchesi Ida - Marciante
- Marinoni Carolina
- Marinoni
Cettina - Margarino Bruna
Tina
- Merletta Pasquale - Marocco Lidia - Martinenghi
- Martini Caterina ved . Converso coniugi - Martini Antonio
Marzetti Margherita - Mattea Raniero Francesca
- Mauro
- Mazza Maria - Mazzei
Giovanni
- Mazza Sulsenti Anna
Maria - Mazzini Fulvia - Mazzola Alberti Stefano - Mecozzi
Adalgisa - Medda Maria - Melesi Margherita ved. Tomasi Miglietta Giovanni
Menditto Luigi - Mereghetti Antonietta e Vilma - Miglio Annamaria
- Mina Tesio Anna
- Minnella
Miran
o
En
r
ica
Moden
i
i
n
Vittorin
a
Modica Airò
Ninetta
Molteni
Concettina
- Molin Elena
- Molinelli Costa Rina Giulia - Monardo Vincenza
- Montabone Iolanda
- Montano
Moreale Maria - Morgana
Anna - Monticone Giuseppina Angela - Moro Michelina - Mosconi Carolina - Motolese Antonia ved . Giuliani - Multari Maria - Murana Concettina
Musso Carlo - Mussotti Francesco - Naglia Dolores - Napoli
con le belle illustrazioni dei Santuario di Maria Ausiliatrice
vuoi essere un invito a partecipare alla ricorrenza
centenaria della Basilica
e agli scopi che il Successore di Don Bosco si propone nella
celebrazione del centenario : 1e Rinfocolare in tutti i membri della
triplice Famiglia Salesiana una devozione
a Maria Ausiliatrice che
che
sia vera e fruttuosa, ossia - come insegna il Vaticano Il sia "venerazione e amore, preghiera e imitazione della Vergine" .
2 0 Sottolineare la conferma
data dal Concilio al pensiero
di
Don Bosco sul carattere ecclesiale e sociale della devozione a
Maria Ausiliatrice.
Date le gravi spese di stampa e di spedizione, confidiamo nella
generosità dei nostri Cooperatori, Benefattori e Amici di Don
Bosco
Facilita l'invio delle offerte l'uso dell'unito
conto corrente
Caterina - Natta Carlo Alberto - Navizzardi Mariuccia - Negri
Teresa - Neri Casuccio Francesca - Nicola Rosa - Nqtarbartolo Grazia - Notarlo Gioconda - Oberto sorelle - Occhipinti
Cultrera Maria - Oddone Celestini F . - Odello Domenica - Olivieri Giuseppina - Orsi Domitilla Oldani Alessandro
Orsingher Maria - Ortelli Irma - Osti fam . - Pagani Alessandra Palumbo fam . - Papa Serafina - Paparella Nicola - Parigi Paola
- Parodi Giuseppina ved . Rebora - Parolin Giannina
- Patti
Provvidenza - Pavese Giovanni Pecollo Caterina - Pelissero
Teresa - Pellegriti Barbagallo Giuseppina - Peluso Francesco Penna Elvira - Penso Angelina Perdani Iride - Perego Laura - Pesce
Pernigotti Lucia - Perrotta Angelo - Personeni Rosa
Lina - Piacentino Pina - Pianforini fam
. - Piatti Giordano
Piazza
Giuseppin
a
Piffari
Rosa
Pilat
Agn
e
se
- PiMaria
nazzi Giorgio - Pipitone Alessandro
- Pirola Carla - Pisano
Caterina - Piusin Rosalia - Piuzzo Veronica - Poggio Armida - Porretta Giovanna
Pompei Ena - Porcellana Milanesi Angioletta
- Porta Clara - Porzio Caterina - Pozza Maria - Pozzi Matilde - Preacco Rita - Premarini Pietro - Proto Innocenza
Provera Ricaldone Maria - Puccio Maria - Pulili Rosina - Raimondi Salvatore - Rebecco Walter - Rebora Pia - Regis VinRicenza - Restelli Ines - Richard Elena - Rinaldi Angela naldi Bellitto Lina - Risso Gianatti Maria Rizzi Brigida Robbiano Bartolomeo - Roberto Caterina - Roncati Anna
Ronco Angelo
- Rossetti Anna
- Rossi Schiavi Domenica Rossi Pietro - Rosso Delfina - Rosso Cillario Serafina - Ruhbé
Grazia - Ruffino Giovanni
- Ruttilio Pia - Sacchi Ines - Sacco
Memma - Sadino Angela Saetta Sara - Salerno Giuseppe Salimodda Luigia - Salvo Nunziata - Sandri Luigi - Sandrone
Caterina e Margherita - Sangalli Cavezzali Lina
- Sanguin
Eugenia - Sanguinetti Olga e Bice
- Santero Ottaviano
- Saracino Caterina
- Sartorio Giuseppina - Sartri Elena - Scanduzzi Onofrio
- Scannavino Rosina
- Scarrone Giovanni .
29
Occorreva cambiare la scatola cranica
Al battesimo fu chiamato « Savio »
Tempo fa, mentre la nostra figlia Marina
giocava col fratello a far cadere castagne da
un grande ippocastano, un sasso, lanciato
male, le cadde sulla testa con un peso di ca=
duta di circa 30 chili, rompendole la base
cranica . All'ospedale il medico riscontrò un
trauma cranico e la operò con l'ordine di tenerla immobile per quattro giorni applicandole del ghiaccio sulla testa . In una visita
successiva il dottore riscontrò commozione
cerebrale ; e l'esame radiologico rivelò fratture multiple della base cranica . Consigliò
quindi un altro intervento chirurgico per
cambiare la cassa cranica, tutta rotta, con
un'altra di vetro, operazione che aveva ben
poche probabilità di riuscita . Che fare? Pensavamo già di vendere la casa per far fronte
alle forti spese dell'operazione . Intanto ci
rivolgemmo ai Salesiani per chiedere preghiere
a San Domenico Savio . Ci diedero un'immaginetta con la reliquia del Santo, che fu posta sotto la nuca della figlia la stessa sera .
Dopo poche ore, inspiegabilmente, la piccola reliquia non si trovava più nella immaginetta ma nel punto centrale della ferita
.
Visitata nuovamente, la bambina, con grande
meraviglia del dottore e nostra, presentava
la scatola cranica sana, e in pochi giorni
nostra figlia riprendeva la sua vita normale .
Ringraziamo San Domenico Savio e ricorderemo sempre questa grandissima grazia .
Erano trascorsi 12 anni dal nostro matrimonio . La mia felicità non era completa,
perchè non potevo rassegnarmi a non sentir
in casa mia le voci festose dei bimbi . Mia
sorella, Figlia di Maria Ausiliatrice, intuendo
la mia intima pena, mi scrisse varie lettere
invitandomi a pregare San Domenico Savio
e inviandomi l'abitino del Santo
. Lo ricevetti e lo indossai con fede . Fui puntualmente
premiata col dono di un bel bambino sano e
robusto, a cui ho dato il nome di Savio . Fu
battezzato nel Santuario di Nostra Signora
del Libano con esultanza di tutti il giorno
6 maggio, festa di San Domenico Savio . Per
questa singolare grazia, si è diffusa la devozione a San Domenico Savio fra conoscenti
e vicini . Rendo pubblica la grazia implorando
la protezione del grande Santo sul mio Savio .
Schio (Vicenza)
PIETRO E MILENA RUARO
« Mamma, non piangere! . . .
Domenico Savio salverà il fratellino »
Dopo quasi dieci mesi di attesa, nasceva
il piccolo Domenico Calabrò . Dato il ritardo
il bambino era bisognoso di cure . Al secondo
giorno dalla nascita un improvviso malessere
cambiò l'aspetto del piccolo, che si aggravò
sempre più . Ormai non dava nessuna speranza
di vita . La mamma, i parenti e il fratellino
di cinque anni nella loro desolazione si rivolsero con fede al caro San Domenico Savio,
e dopo giorni di trepidazione e di ansia, insieme con i dottori poterono costatare il miracolo . Il fratellino, tra una preghiera e l'altra,
continuava a ripetere : «Mamma, non piangere, sono sicuro che San Domenico Savio
salverà il fratellino» . Nell'invocare il caro
Santo ognuno di noi ha promesso la propria
offerta, che oggi unitamente inviamo .
30
Reggio Calabria
ANNA MANDARINO
Kartaba-Abbud
(Libano)
NADIA BARAKAT
«L'operazione non occorre più»
Una mia nipotina di anni 6, mentre girava
in bicicletta, cadde in una discesa e andò a
battere contro un albero . Trasportata all'ospedale di Benevento, fu visitata da uno specialista che dichiarò necessario l'intervento .
Il verdetto fu confermato dal primario . Allora invocammo San Domenico Savio, chiedendogli che guarisse la nipotina senza operazione . Due ore e mezzo dopo, lo specialista, mentre la preparava all'operazione, si
arrestò e disse : « C'è un miglioramento tale
che l'operazione non occorre più » . Due giorni
dopo veniva dimessa dall'ospedale .
Pannarano
(Benevento)
MARIO DI GIAMBATTISTA
Una comunicazione
e una preghiera
Ai nostri corrispondenti comunichiamo
che il nostro numero del codice di avviamento postale è 10152 .
Nello stesso tempo li preghiamo di voler
aggiungere ad ogni loro corrispondenza
il
proprio numero dello stesso codice .
4B
« Ora credo che Don Rua
è proprio un santo»
Mia sorella giaceva in ospedale ormai morente . I medici le davano poche ore di vita .
Non poteva più prendere nulla, nemmeno
acqua. Il sacerdote le aveva già amministrato
gli ultimi Sacramenti . Io corsi all'ospedale
con la reliquia di Don Rua e cominciammo
con fervore una novena con le preghiere consigliate da Don Bosco . La sorella si addormentò .
Quando si risvegliò, chiese da bere e da mangiare. Il dottore non sapeva spiegare la cosa .
Sta il fatto che mia sorella è guarita. Ora
credo che Don Rua è proprio un santo . Mando
offerta per la sua beatificazione .
Vineland N . Y . (USA)
vena a Don Michele Rua, che già altre volte
l'aveva salvato . Con meraviglia mia ed anche
dei medici, giorno per giorno le sue condizioni migliorarono ; ed ora è ritornato fra
noi quasi completamente guarito . Con viva
riconoscenza al Venerabile, a Maria Ausiliatrice e a San Giovanni Bosco, adempio la
promessa di pubblicare la grazia e unisco
una piccola offerta, pregando Don Rua che
voglia continuare a benedire la nostra famiglia.
Giaveno
(Torino)
ANNA GIAI GISCHIA
Soccorre una famiglia
in gravi difficoltà
ROSA SMANIOTTO
Guarisce da emorragia cerebrale
e frattura della base cranica a 81 anni
Mio nono di
81 anni, il 6 luglio, cadeva
improvvisamente dal primo piano della nostra casa . Venne ricoverato d'urgenza all'ospedale di Giaveno, con prognosi riservatissima
per sospetta frattura della base cranica, frattura del gomito sinistro ed emorragia cerebrale . I medici costatarono subito che si
trattava di un caso gravissimo e che solo un
miracolo l'avrebbe salvato . Cominciai la no-
Nostro figlio si trovava disoccupato da quasi
un anno
. Un giorno mi venne l'ispirazione
di rivolgermi al venerabile Don Rua, facendo
ogni giorno la preghiera che si legge sulla
sua immagine . Posso assicurare che quasi subito mio figlio ebbe delle offerte di lavoro e
che ora ha trovato un impiego abbastanza
remunerativo che gli consente di mantenere
la famiglia, la quale da tanto tempo si trovava in gravi difficoltà . Grata a Don Rua e
fiduciosa nella sua intercessione, ora oso chiedergli una grazia ancora più grande .
Porchiano del Monte di Amelia
(Terni)
ELENA FARATTINI POJANI
GRAZIA ATTRIBUITA A
DON PIETRO BERRUTI
Erano dieci anni
che non poteva cantar messa
.
In questi ultimi anni notavo una crescente
difficoltà di vociferazione soprattutto nel predicare, il che riduceva di molto la mia attività
sacerdotale e missionaria . Consigliato di affidare la cosa all'intercessione di don Pietro
Berruti, lo feci con tanta fiducia per la stima
che ho sempre avuto della sua santità .
Dopo ripetuti esami, all'ospedale Fatebenefratelli di Roma riscontrarono un piccolo polipo, che all'atto dell'operazione a Vicenza fu
trovato constare di tre piccoli granuli . L'ope-
razione riuscì bene . Il medico però non mi
dava molta speranza di riacquistare la voce :
diceva che sarebbe diminuita la fatica della
vociferazione, ma difficilmente avrei riavuto
la voce di un tempo . Invece con mia grande
soddisfazione, riacquistai la mia voce . Erano
quasi dieci anni che non potevo cantare
Messa . Per ringraziare il Signore della grazia
concessami, ho potuto cantare Messa e fare
l'omelia, senza sentire nessuna fatica
. Ringrazio il mio intercessore don Berruti, e gli
chiedo la grazia di usare sempre della voce
per il bene delle anime e per la gloria di Dio .
Campo Grande (Brasile)
DON SANTO FARESIN S.D .B .
31
PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI
SALESIANI DEFUNTI
Don Alessandro Kotula
Don
Don
Don
Don
46
Don
.
t a Oswiecim (Polonia) a go anni
.
Ildefonso Gómez
t a Teror (Las Palmas - Spagna) a 71 anni
Andrea Toniolo
t a Castel di Godego (Treviso) a 67 anni .
Guido Ravasi t a Treviglio (Bergamo) a 64 anni .
Enrico Guerrier
t a Saintes-Maries de la Mer (Francia) a
anni .
Carlo Mascazzíni
t a Novara a 43 anni .
Don Roels Abele
.
t a Leuven (Belgio) a 34 anni
.
Coad. Asensio Albizuri t a Pasajes (Spagna) a 81 anni
Coad. Anastasio Martin
.
t a Barcellona a 8o anni
Coad. Giuseppe Galvís t a Silvania (Colombia) a 67 anni
.
Coad . Francesco Eff t a Ensdorf (Germania) a 58 anni
Coad . Giuseppe Nenes t a Sangradouro (Brasile) a 48 ani
n
.
Ch. Tullio Marzarí t a Rovereto (Trento) a 27 anni
.
.
COOPERATORI DEFUNTI
e t a Torino
Don Ella Baldassarre, canonico del « Corpus Domini
a 94 anni .
Era tra i sacerdoti più anziani della Diocesi . Aveva iniziato il suo ministero sacerdotale nella parrocchia di Torino-Cavoretto, dove strinse
amicizia col comm . Michele Bert, alla cui munificenza si deve il tesoro di reliquie che arricchiscono la cripta di Maria Ausiliatrice . Fu
poi collaboratore del Servo di Dio can . Boccardo presso l'Istituto
delle Suore Cieche e successivamente rettore spirituale dell'Istituto
Opera Pia Barolo per 44 anni, fino alla morte .
Fu anche per molti anni delegato arcivescovile per la conservazione
delle reliquie dei santi .
Fu appunto il grande amore che nutriva per le reliquie che diede origine alla sua cooperazione salesiana, cooperazione così intensa e sentita che il compianto Economo Generale don Fedele Giraudi soleva
chiamare don Elia : « un salesiano che vive a casa sua e .
Quanti hanno visitato la Basilica di Maria Ausiliatrice hanno potuto
ammirare il tesoro di reliquie che arricchisce la « Cappella delle Reliquie n
nella cripta del santuario . La storia di questo tesoro è strettamente legata all'opera di don Elia .
Era viceparroco a Cavoretto quando il cardinale di Torino Agostino
Richelmy lo deputò a coadiuvare il comm . Bert nella raccolta e conservazione della preziosa collezione di reliquie posseduta dal commendatore, onde assicurarle tutto il credito che giustamente la Chiesa esige
per la venerazione delle sante reliquie .
In quegli anni il munifico signore, che aveva consacrato il suo cospicuo patrimonio alla collezione, pensava come esporre al culto il suo
. Il commentesoro. Don Elia gli insinuò l'idea di offrirlo ai salesiani
datore accettò e fece al servo di Dio don Rinaldi l'offerta di tutta la
sua collezione, ricca di urne e di preziosi reliquiari . Si disse anche
disposto a provvedere i mezzi necessari per la preparazione di una
decorosa cappella destinata al culto delle reliquie . Poneva però due
clausole: l'obbligo di esporle alla pubblica venerazione e la proibizione assoluta di alienarle, neppure a scopo di culto
.
Don Rinaldi, che vagheggiava già l'ampliamento della Basilica, dopo
qualche esitazione motivata dalla prudenza, accettò . Il Bert, che era
già malato grave, quando lo seppe, esclamò sorridendo : « Ora muoio
.
contento! * E morì in quello stesso giorno, z marzo 1926
Da allora don Elia si mise a completa disposizione dell'Economo generale don Giraudi per dare alle reliquie una degna sistemazione
.
« Appassionato non meno del suo amico Bert per questa santa iniziaLa Cappella delle Reliquie,
tiva - scrive don Giraudi nel bel volume
Torino, SEI
- egli, delegato dall'Ordinario di Torino, attese per
parecchi anni a questo delicato lavoro con rara competenza e pazienza
certosina . La nostra cappella può così presentare oggi alla venerazione
dei visitatori un complesso di oltre 6ooo teche, di diverse forme, con.
tenenti reliquie di Santi o di Beati e
A cura di don Elia la cappella possiede anche un moderno schedario
documen
t
ato
di
tutte
le
reliquie . L'opera di don Elia
nominativo
e
fu instancabile soprattutto nella preparazione e confezione di migliaia
e migliaia di esemplari di immagini con reliquia di San Giovanni Bosco,
di Santa Maria Mazzarello, di San Domenico Savio e dei nostri Servi
di Dio, la cui venerazione è diffusa in tutto il mondo
. A ragione
don Carlo Orlando, Postulatore generale delle Cause di beatificazione
e canonizzazione della Società Salesiana, scrive
: « La Congregazione deve
realmente molto a questo santo sacerdote, per quanto ha
fatto e per
l'affetto con cui l'ha fatto r .
L'amore straordinario di don Elia per le reliquie dei Santi non era
che un riflesso di una fede viva e vissuta, fede che lo rese anche cultore
insigne della Santa Sindone venerata in Torino
. Perché don Elia fu uno
di quei sacerdoti sulla cui tomba si potrebbe scolpire l'elogio che la
Chiesa fa ai Santi e confessori e : « Pio, prudente, umile, casto, sobrio e senza
macchia per tutto il tempo che lo spirito animò il suo corpo mortale e .
.
Mons . Can . Angelo Mariani
t a S . Severino Marche a 91 anni
Exailievo salesiano e Cooperatore zelantissimo, diffuse in San Severino
Marche la divozione a Don Bosco, del quale era fervente devoto e
ammiratore . Dalla cattedra, dal pulpito, nelle conversazioni private,
in ogni occasione parlava di San Giovanni Bosco e della spiritualità
salesiana . Si è spento col sorriso e con l'invocazione di Don Bosco
sulle labbra .
Pier Angelo Barbísino
.
t ad Alessandria a iq anni
Questo giovane privilegiato da Dio, di ottima famiglia di Cooperatori
salesiani e di attivisti cattolici, fece veramente onore ai suoi due nomi
:
Pietro e Angelo . Fu fermo nei suoi impegni di cristiano e di studente
.
Quando la malattia, durata ben tre anni, gli dava un po' di tregua,
subito tornava allo studio con volontà tenace
. Non fu meno fermo e
deciso come militante nelle file dell'apostolato . E fu angelico : delicato
in ogni sua azione, amico affettuoso ma senza compromessi nè concessioni, sia nel linguaggio come nei suoi atteggiamenti, specialmente
nell'ambiente studentesco .
On . prof . Tíberío Evoli t a Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) .
Rettitudine morale, abilità professionale e generosità di cuore fecero
di lui un Cooperatore esemplare . Fu anche largo nel beneficare l'Opera
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che gli serberanno imperitura riconoscenza .
Alfredína Lolletti in Moroni
t a Genzano di
Cooperatrice e Patronessa dell'Oratorio, molto
beneficenza a favore dei giovani, mossa sempre
anime che alimentava con la lettura della vita di
lettino Salesiano .
Flavio Mancini
t a Rieti il z Settembre 1967 .
Fervente cristiano e Cooperatore entusiasta fin dalla fondazione del Centro
locale, si distinse per la generosità e signorilità del suo animo
. Riservò
alla sua famiglia il piacere di accogliere i salesiani che si recavano da Roma
a Rieti per le attività del Centro Cooperatori .
ALTRI COOPERATORI DEFUNTI
Allais Ernestina
- Allais Giovanni Andriano don Angelo
- Ardu
- BaGiov. Andrea - Baldini mons . Faustino - Banchini don Urbino
rone Luisa - Baronetto Camillo - Barracu Pietropaolo - Bergeretti
Margherita - Bianchi Anna
- Bonino don Luigi
- Brezzo Lucia - Capasso
Briguglio Maria - Calì Filippo - Canovaro Ifer Evelina
Alfonso - Carletti Climene - Carletti Maria - Carnino don Giuseppe
Carta M . Angela - Cartocci Celsa - Cavani Teresa - Chessa Vittoria Conforto Antonino
- Conforto Basilio - Cosseddu Ausilia - De Florian Corona
- De Marchi Maria - Doliana Giovanni
- Franco Camillo
- Giacomino
- Gaido Maria - Gavosto Maria - Genero Maggiorina
Domenico - Giai Coletti Maddalena - Giai Levra Andrea - Gianella
don Giuseppe - Giannullo Giacinta Giannoni Elisabetta
- Issoglio
prof . doti. Giovanni - Landoni Alberti Maria
- Luca Nunziata - Manchinu Giovanni Maritano Guide - Maritano Sebastiano - Masi Gio- Mori Gilda ved . Gianvanna
- Maxia Demetrio - Micheli Antonio
noni
- Moriondo Teresa - Onni Maria ved . Onni
- Perlo Orsola Piras Giov . Pasquale - Plano Rosina . - Poli Oreste - Portigliatti Maggiorina - Portigliatti Rosa ved . Gaido - Prever Gemma - Putzolu
- Reale Corinna Rege Adelia - Rege Giovannina
- Salaris
Giovanni
Pietro Paolo - Salis Chessa Giovanni
- Saviotti dott . don Mario Serra Maria Leonarda - Taverna Sorelle - Tedeschi Isolina - Tomaselli Emma - Ughetti Celestina - Ughetto Ester - Valenti Pezziardi
Teresa - Versino Carlo - Zeni Iellici Caterina
.
L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto in Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n
:
vere Legati ed Eredità . Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule
Se trattasi d'un legato : « . . .lascio all'istituto Salesiano
sito in . .. ».
per le Missioni con sede in
Torino
32
(luogo e data)
. Nomino mio erede universale
. 22, può legalmente rice-
a titolo di legato la somma di Lire . .. (oppure) l'immobile
Se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'istituto, la formulaa potrebbe essere questa
«... Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria
lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo»
Roma a 48 anni
.
si prestò in opere di
dal suo amore alle
Don Bosco e del
Bol-
:
l'istituto Salesiano per le
Missioni con
sede in
Torino,
.
(firma per esteso)
TOTALE MINIMO PER BORSA L . 50 .000
• Avvertiamo che la pubblicazione di una Borsa incompleta si effettua
. 25 .000, ovvero
quando il versamento iniziale raggiunge la somma di L
quando tale somma viene raggiunta con offerte successive
• Non potendo fondare una Borsa, si può contribuire con qualsiasi somma
a completare Borse già fondate
CROCIATA
MISSIONARIA
BORSE DA COMPLETARE
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e invocando protezione sui miei figliuoli,
a cura
di Merra Gina (Luvinate - Varese) . L . 25 .000,
Borsa : Papa Giovanni XXIII, a cura dell'exallievo Cubeta Giuseppe (Messina) . L. 30 .000 .
Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di un Exallievo . L . 25 .000 .
Borsa : Domine, non sum dignus, a cura di
Adriana Gatti Zanzottera (Saronno
- Varese) .
L. 45,000 .
Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco
esauditemi!, a cura di Giannina Cerini ved
.
Borroni (Varese) . L. 25 .000 .
Borsa : Maria Ausiliatrice Aiuto dei Cristiani,
pregate per noi!, a cura di Elena Albonico
(Como) . L . 24.000,
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e S . Giuseppe, a cura dell'ins . Santa Marcella
Briguglio (Misterbianco - Catania) . L. 35 .000 .
Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G. Bosco e
S . Cuore di Gesù, aiutatemi!, a cura di Zonato Luigia (Verona) . L . 30,000,
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del Purgatorio, a cura di Vittoria Zaffagni
(Pavia) . L, 30,000 .
Borsa : Don Rinaldi, a cura di Licia e Guido
Zavattaro (Borgo S . Martino - Alessandria),
L . 30 .000 .
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a cura di Secco Antonio
(Milano) . L . 25 .000 .
Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a
cura di Palumbo Antonio, (Potenza) . L . 25 .000.
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di Mons . Salvatore Maggi (Altamura - Bari).
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e invocando protezione,
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Adele (Torino) . L . 25 .000 .
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Maria (Clivio - Varese) . L . 25 .000 .
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per una grande grazia, a cura di Morosini
Giovanna (Montebelluna
- Treviso). L . 32 .000.
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a proteggermi!, a cura di Paola Melloni (Fino
Mornasco - Como) . L . 30 .000 .
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grazia, a cura di Pia Maria (Torino) . L . 30 .000,
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ringraziamento,
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(S . Salvatore Monf . - Alessandria) . L. 25 .000,
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Formiga (Biella) . L . 25 .000 .
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Del Signore (Chiavari) . L. 40 .000 .
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famiglia, a cura di Cavaliero Virginia (Pi-
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Amilcare Bertolucci, a cura di Alberto Ressia .
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Giovanni
e Vittoria Ressia, a cura di Alberto Ressia . L . 50.000 .
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Papa
Giovanni XXIII,
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per la santificazione dei sacerdoti, a cura di Alberto
Ressia . L. 50 .000 .
pvoteggano il Consiglio Superiore Salesiano,
G . Bosco,
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Borsa : San Giuseppe, pregate per on i!, pro
vocazioni coadiutori salesiani, a cura di Alberto Ressia . L . 50.000 .
Borsa : Ven . Don Andrea Beltrami, per la perseveranza delle vocazioni salesiane,
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Alberto Ressia . L . 50 .000 .
Borsa : Sacro Cuore di Gesù e Maria SS .
Immacolata, a cura e intenzione di
N.N .,
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Borsa : S . Giuseppe, proteggete mio figlio e
la sua famiglia!, a cura di Maria Boccagni
ved. Pizzato . L. 50 .000 .
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Borsa : Don Rua e Giuseppina, a cura di
W. Salsi (Varese) . L. 50 .000 .
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D . Savio, Don Rua, Don Rinaldi e Maria
Mazzarello, in ringraziamento e invocando
protezione, a cura di Lina e Nino Mistretta
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Direttore responsabile
Don Pietro Zerbino
Autorizzazione del Trib . di Torino
n . 403 del 16 febbraio 1949
Per inviare offerte servirsi del conto
corrente postale n . 2-1355 intestato a :
Direzione Generale
Opere Don Bosco - Torino
Per cambio d'indirizzo Inviare anche
l'indirizzo precedente
Officine Grafiche SEI - Torino
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