1i11 :01il Il - il bollettino salesiano
Transcript
1i11 :01il Il - il bollettino salesiano
1i11 :01il Il ORGANO DEI COOPERATORI SALESIANI ANNO XCI • N . 21 • 1° NOVEMB pediz E 1967 BOLLETTINO SALESIANO nL co E 0 C011 C 18 L'Anno della Fede. Una lezione di Paolo VI Trenta giovani attuano la "Populorum Progressio" Maestri a scuola . Corso di pedagogia catechistica per insegnanti di religione Narrata nello stile dei Fioretti la storia di una vocazione Poxoreu, mia parrocchia in copertina Il culto dei morti è una logica conseguenza del Mistero Pasquale della Passione, Risurrezione da morte e gloriosa Ascensione di Cristo Signore, mistero col quale "morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo ci ha ridonato la vita" (prefazio pasquale) . tC3 8 misura ... II ignore ha detto che con la stessa misura con la quale avremo misurato gli altri saremo trattati noi, e che se noi avremo avuto misericordia per gli altri, il Signore l'avrà anche per noi . E Sant'Agostino lasciò scritto che pregando per le anime sante del purgatorio, mentre le togliamo da quei tormenti, prepariamo anche per noi un purgatorio più breve . Se preghiamo per i defunti, quando saremo morti anche noi, vi saranno coloro che per ispirazione del Signore pregheranno per noi . Che se siamo obbligati a pregare per tutti i defunti in generale, molto più lo siamo per chi viveva con noi nella stessa casa, pregava con noi nella stessa chiesa, mangiava con noi lo stesso pane ; insomma era nostro fratello . . . SAN GIOVANNI BOSCO il 15 dicembre 1864 UNA LEZIONE Di PAOLO Vi - Fede che è? - È la domanda che San Pietro fa a Dante quando lo esamina sulla fede prima di ammetterlo alla visione beatifica di Dio . Ed è anche la domanda che, quasi proponendoci un esame sulla nostra fede, il Successore di San Pietro potrebbe rivolgere a noi in quest'anno della fede . Il Papa stesso con la serie dei suoi discorsi sulla fede ha voluto prepararci a questo esame . Nell'articolo che presentiamo abbiamo raccolto qualcuno dei suoi insegnamenti servendoci esclusiva. mente delle sue parole, senza aggiungere nulla di nostro CREDERE È DIRE DI Sì A DIO La definizione della fede è molto importante per gli uomini del nostro tempo, per il fatto che dal concetto che uno si fa della fede dipende poi tutta la sua vita religiosa e anche in gran parte la sua vita morale . Importante e difficile perchè la parola "fede" ha vari significati . Il primo è quello che assimila la fede col sentimento religioso, con la credenza vaga e generica dell'esistenza di Dio e d'un qualche rapporto fra Dio e la nostra vita . Nel linguaggio ordinario si dice che uno conserva la fede, quando ancora ammette certe formule religiose ben poco precise, che sono come un sedimento residuo d'una istruzione catechistica dimenticata o di una osservanza religiosa decaduta ma dotata di qualche reviviscenza occasionale . Purtroppo questa è la fede di molta gente del mondo odierno, una fede d'abitudine, una fede convenzionale, una fede non capìta e poco praticata, una fede incoerente col resto della vita, e perciò noiosa e pesante . Non è del tutto morta, ma non è per niente viva . Poi la parola fede ha un altro significato, che dice la ricchezza spirituale del suo contenuto . Fede è una risposta al dialogo di Dio, alla sua Parola, alla sua rivelazione . P, il "sì" che consente al Pensiero divino di entrare nel nostro pensiero ; è l'adesione dello spirito UNA LEZIONE DI PAOLO VI - intelletto e volontà - a una verità che si giustifica non per la sua evidenza diretta, scientifica, ma per a cui l'autorità trascendente di una testimonianza, non solo è ragionevole aderire, ma è logico, per una misteriosa e vitale forza persuasiva, che rende l'atto di fede estremamente personale e soddisfacente . La fede è una virtù che ha le sue radici nella psicologia umana, ma che deriva la sua validità dall'azione soprannaturale dello Spirito Santo, della grazia, infusa . La fede perciò in noi, in via normale, dal battesimo è un atto che si fonda sul credito che noi diamo al Dio vivente, ma è insieme un atto di convinzione e di fiducia, che pervade tutta la personalità del credente e impegna tutta la sua maniera di vivere . È la sua migliore offerta a Dio, a Cristo Maestro, alla Chiesa custode e interprete del messaggio divino ; è la sua scelta più personale, più intima, più caratteristica, più decisiva, è il passo con cui il fedele varca la soglia del regno di Dio, e entra nel sentiero del suo eterno destino . La fede ha ancora un terzo significato : questo nome benedetto si riferisce anche al complesso delle verità da credere . Fede non è solo l'atto con cui crediamo ; è anche la dottrina a cui noi crediamo . È ciò che abitualmente chiamiamo il "credo" . Portiamo con noi la famosa definizione che ne dà San Paolo : « La fede è la realtà di cose sperate, e convinzione di cose che non si vedono » . UNA CHIAMATA D'AMORE CHE ESIGE UNA RISPOSTA D'AMORE 'Ma vi è una difficoltà, o meglio una condizione di fatto, che sempre espone l'uomo al pericolo di non avere la fede, perchè la fede, nel suo vero significato teologale, è un dono, un donodi Dio . È la dottrina di San Paolo, che insegna : « Voi siete stati salvati per grazia mediante la fede ; e ciò non, è da voi, ma è dono di Dio » ; ed è il grande insegnamento di Sant'Agostino, il quale dimostra che anche l'inizio della salvezza è opera della grazia, quando egli scrive : « La fede che ci fa cristiani è dono di Dio » . E sarà l'insegnamento 2 della Chiesa ripetuto dai suoi Concili e dai suoi maestri, da San Tommaso, per esempio, il quale afferma che nemmeno il miracolo, per sè, è causa sufficiente della che fede : per credere occorre un principio interiore, ; occorre il lumen fidei, non può venire se non da Dio una luce interiore che dispone la mente ad assentire alle verità rivelate da Dio ; è la virtù infusa in noi dal battesimo . Questa gratuità della fede, tutta dipendente da Dio, sembra annullare l'opera dell'uomo, e quasi insinuargli un inerte fatalismo, che tutto attende da Dio e nulla offre di suo . Ma non è così . Davanti al mistero che salcirconda l'azione divina a riguardo della nostra vezza non vengono meno le nostre responsabilità, non è annullata la nostra collaborazione . Dio offre ; a noi l'accettare . La fede è in Dio una chiamata d'amore . E dev'essere fondamentale risposta da parte nostra una prima è d'amore . È la nostra fortuna, è la nostra felicità, la chiave del nostro destino . Bisogna perciò fare grande conto della fede! Quale poca saggezza dimostrano coloro che si concedono gli atteggiamenti più spregiudicati, più fatui, più irresponsabili davanti alla questione della fede! Purtroppo grande parte della gente giudica questa questione con estrema leggerezza, con è questione incosciente volubilità : non pensa che capitale . LA FEDE BISOGNA' PROFESSARLA La fede comporta un pericolo, comporta un rischio, forse comporta un attentato alla propria tranquillità e alla propria incolumità . Ecco un altro aspetto che rende difficile la fede ; e oggi, tacitamente e intimamente risoluti come siamo a non volere fastidi, a non affrontare molestie e danni a causa delle nostre idee, la difficoltà si fa molto grave . Raramente siamo disposti a batterci per dei princìpi, non legati a immediati interessi ; raramente esponiamo la nostra persona al giudizio altrui, tanto meno alle altrui vessazioni ; ci piace pensare per conto nostro ciò che non incontra critiche e pericoli ; e nella conversazione sociale ci piace facilmente aderire senza sforzo all'opinione pubblica, ovvero ci torna comodo dar ragione al più forte, anche se non è il più ragionevole . Facilmente diventiamo gregari e conformisti ; e in fatto di religione non vorremmo mai ch'essa ci procurasse delle; noie ; vorremmo anzi spesso una religione che ci mettesse al riparo d'ogni malanno in questa vita e in quella futura . La Chiesa, allora, organo della religione, dovrebbe concepirsi come un sistema di assicurazione spirituale, e per di più, se possibile, di qualche utilità temporale . Di solito chiamiamo "rispetto umano" l'istinto a evitare lo sforzo d'avere un pensiero personale da di- fendere, e a schivare la responsabilità e l'affermazione delle proprie convinzioni e delle proprie azioni ; e questa è una debolezza, talora una ipocrisia, e qualche volta viltà . La fede bisogna professarla . In qualche debita forma, s'intende, che non esclude, anzi esige misura, tatto, prudenza ; ma sta il fatto che la fede interiore deve diventare, in date circostanze e in date maniere, fede esteriore : per l'onore della fede stessa, cioè di Cristo e di Dio, per la coerenza e il vigore della personalità del credente ; e per la testimonianza ai fratelli e al mondo . 1 IL TERZO CONGRESSO MONDIALE DEI LAICI ROMA 11-18 OTTOBRE Mentre andiamo in macchina, a Roma fervono i lavori del Terzo Congresso mondiale dei Laici . LA VITTORIA CHE VINCE IL MONDO Vi ripetiamo una parola della prima lettera di San Giovanni : « Questa è la vittoria che vince il mondo, la nostra fede » . È una parola che si riferisce a ogni cristiano e che, mentre gli svela la realtà drammatica in cui si svolge la sua vita di cristiano, lo conforta con la certezza che egli potrà superare ogni difficoltà, e gliene suggerisce il segreto : la fede . Tre sono le parole in giuoco : vittoria, mondo, fede. La parola "vittoria" è relativa all'idea di un combattimento : un'idea punto piacevole all'uomo moderno, che fa ogni sforzo per togliere dal pratico svolgimento della sua vita ogni disturbo, ogni contrasto, ogni presa di posizione forte e militante . La vita comoda, la vita libera, la vita pacifica costituisce il tipo migliore di esistenza, a cui rivolge aspirazioni e ammirazione . Il benessere gaudente sembra il vertice delle umane ascensioni . E anche quando si ammette come nobile e necessario lo sforzo, il coraggio, la lotta, si nota la tendenza a eliminare il fine morale di un'attività combattiva : non si vuole il combattimento nè contro il demonio, di cui si nega l'esistenza ; nè contro il mondo, di cui si celebrano i valori fascinatori ; nè contro la carne, diventata l'idolo del piacere e della libera esperienza . Non così la vita cristiana . Essa continua ad asserire la necessità di un combattimento morale implacabile . Ce lo dice Cristo per la voce dell'Apostolo : « Non sarà coronato se non colui che avrà combattuto come si deve » . Questa concezione militante della vita cristiana è molto importante, perchè la caratterizza . Ogni cristiano è un soldato dello spirito . Nella frase dell'evangelista Giovanni che stiamo commentando, l'ostacolo contro il quale dobbiamo combattere è il "mondo" . Il significato di questo termine è molteplice . Mondo può significare il creato, che può magnificamente servire come scala alla scoperta di Dio . Noi moderni siamo invitati a una nuova ricerca di Dio proprio per questa via : il mondo è una grande, stupenda, misteriosa parola di Dio . Le delegazioni qualificate di ogni nazione del mondo, quelle internazionali delle opere riconosciute, i rappresentanti dei laici non organizzati, la presenza di osservatori di altre Chiese, danno un valore eccezionale al Congresso, che potrebbe essere definito il primo "Concilio ecumenico" dei Laici Cattolici . I Cooperatori Salesiani, che Don Bosco ha voluto "al servizio dei Vescovi e dei parroci, sotto l'alta direzione dei salesiani", sono presenti al Congresso sia nella persona dei loro Delegati (una Delegazione internazionale composta di cinque membri e il Delegato nazionale d'Italia), sia con la preghiera e l'interesse che prendono allo svolgimento dei lavori, così come a congresso ultimato, lo vogliono essere nella pratica attuazione delle direttive che ne verranno . Della on stra partecipazione parleremo nel prossimo numero . Mondo può anche significare l'umanità . È il senso considerato dal Concilio : è il teatro del dramma umano, devastato dal peccato, ma amato da Dio e virtualmente salvato da Cristo . « Così Dio ha amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, affinchè chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia la vita eterna » . Ma vi è un terzo significato del termine mondo ; ed è il significato cattivo . Il mondo, in questo senso, è ancora l'umanità, ma quella resa schiava del mistero del male ; è la negazione e la ribellione al regno di Dio ; è in pratica una concezione della vita deliberatamente cieca sul suo vero destino, e sorda alla vocazione dell'incontro con Dio ; uno spirito egocentrista, drogato di piacere, di fatuità, d'incapacità di vero amore . Ed è, tutto sommato, la fascinatio nugacitatis (Sap . 4, 12), la seduzione dei valori effimeri e inadeguati alle aspirazioni profonde ed essenziali dell'uomo ; una seduzione che incontriamo a ogni passo e che ci può essere fatale . Per superarla, questa seduzione, disponiamo della fede, della sicurezza cioè che Cristo è veramente Figlio di Dio, e che la concezione della vita che da Lui deriva è vittoriosa di questa terribile insidia . « Questa è la vittoria che vince il mondo : la nostra fede » . 3 Cent'anni fa, il 25 giuBosco racgno 1867, Don contava ai suoi ragazzi questo sogno : « L'altra sera, prima di prender sonno, stavo pensando al modo di esistenza dell'anima dopo la morte . Mi addormentai . Mi parve che una persona ferma sulla via mi chiamasse : "Vieni a vedere come esiste l'anima dopo morte" . Con la velocità del pensiero arrivammo davanti a un grandioso palazzo . Attraverso portici e scalinate, passai di sala in sala finchè mi trovai in un ampio salone . Vidi seduto su di un seggiolone un vescovo, di dare in atteggiamento udienza . Mi accostai per riverirlo e lo riconobbi : era Mons . . . . (e ne fece il nome) morto due anni prima . Il suo volto era florido e bellissimo . Fu avviata una conversazione . Il vescovo mi confidò che era salvo, ma che non aveva ancora visto il Signore ; aveva quindi bisogno di preghiere . Gli chiesi : - Eccellenza, quanto tempo deve ancora rimanere in attesa di salire in cielo? Non disse nulla ma mi consegnò un foglio fregiato di fiori azzurri, rossi, verdi e violetti . Non ci lessi alcuna parola . Guardai stupito il vescovo . 4 - Capovolga il foglio - mi suggerì . - Lo capovolsi e vi lessi il numero 2 . - Vede - continuò il vescovo - i giudizi di Dio sono ben diversi da quelli del mondo . Allora gli chiesi qualche buon pensiero da riportare ai miei ragazzi . Il vescovo mi rispose : - Dica loro che salvino l'anima ; il resto non conta . E per salvare l'anima bisogna che siano buoni, ubbidienti, puri ; che si confessino bene e facciano frequentemente la comunione . Raccomandi che non si lascino sviare dalle false attrattive del mondo : tutto è vanità e amarezza . Dica che coltivino la purezza, la virtù che splende in Paradiso . Per coltivarla occorrono preghiera, ubbidienza, fuga dell'ozio e ritiratezza . Salutai e mi affrettai a ritornare a casa per non perdere una briciola di quei consigli così belli . Poi mi venne in mente che potevo chiedere al vescovo altre dilucidazioni e tornai indietro . Lo rividi ma in uno stato compassionevole : soffriva, agonizzava . Gli chiesi : - Cosa posso fare per alleviare le sue sofferenze, Eccellenza ? - Preghi e faccia pregare . E una forza strana improvvisamente me lo rapì alla vista » . cendo a loro volta : « Dona a lui, o Signore, che noi amiamo in te come non mai, donagli, dopo le lotte della vita, l'eterno riposo, e splenda anche a lui la luce eterna che ha accolto noi » . Nel silenzio generale Don Bosco aggiunse : « Capii allora tante cose intorno al Purgatorio che prima non avevo mai capito e quanto sia necessario pregare per i poveri morti » . Fate capire ai ragazzi che il fuoco del Purgatorio è un fuoco che prelude alla gioia, mentre il fuoco dell'inferno è un fuoco di tormenti . L'Amore, che è Dio, ci avvolge sempre ; siamo noi che col nostro atteggiamento verso di lui, lo trasformiamo in fuoco o in luce . Dio è il raggio, le anime sono i colori dello spettro luminoso . O È un meraviglioso atto di carità pregare il Signore per i defunti . 1 ragazzi vanno educati a questo ricordo dei morti . « Stanno vicino a me?» chiedeva un ragazzo alla mamma che gli parlava dei morti di famiglia . « Sì - gli rispose la mamma, - anche se nessuna parola ci arriva più dalle !oro labbra, anche se la dolcezza del loro affetto non riempie più il nostro cuore, essi silenziosamente ci stanno vicino» . Giova molto ai defunti assistere o far celebrare messe e fare comunioni in loro suffragio . Ci sono persone che durante la loro vita pregano spessissimo per le anime del Purgatorio . È stato notato che una specie di beatitudine irradia da loro, come irradiava da Don Bosco . La separazione della morte e quella separazione che distingue il Cielo dal Purgatorio sono separazioni di amore : accrescono i legami della carità . Facendo pregare i ragazzi per i morti, li si educa a una forma squisita di carità . Educate i ragazzi a recitare un Requiem quando passano accanto al cimitero, o quando . incontrano un corteo funebre Quando un'anima prega dicendo : « L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua», essi nella pace dell'eternità ricambiano presso il Signore di- ffi DM A 4 D O O A O ALO VI PRESIEDE LA PRIMA RIUNIONE DEL SINODO EPISCOPALE Com'è noto, si tratta di particolari riunioni di circa duecento membri (Cardinali della Curia Romana, Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi e Superiori Religiosi) provenienti da tutto il mondo, i quali discutono col Papa alcune grandi questioni circa la vita della Chiesa e la sua missione nel nostro tempo . « Questo Sinodo - ha detto Paolo VI è un segno della presenza di Cristo fra noi, perchè è destinato a tenere accesa e splendente la fede, la sua luce nelle tenebre del nostro secolo» . - Il nostro Rettor Maggiore Qon Luigi Ricceri è stato eletto con gli altri nove Superiori che rappresentano gli Istituti Religiosi al Sinodo, con tutte le prerogative e le funzioni degli altri membri . Nelle prime due giornate anche i Religiosi hanno fatto un loro intervento di cui è stato interprete il nostro Rettor Maggiore. I Superiori Religiosi hanno presentato l'opportunità che i Religiosi facciano parte delle varie Conferenze episcopali, allo scopo di favorire sempre più buone relazioni tra Religiosi e Vescovi . TRENTA GIOVANI ATTORNO LA «Fra le cronache clamorose, risibili o irritanti dei "capelloni" - ha scritto un quotidiano milanese - ci sono le cronache serie e non conosciute che parlano di una gioventù efficiente ; come quella dei trenta che, nel Mato Grosso edificano Un "centro sociale", nato dall'idea dei salesiani di Arese . Opera umanitaria alla quale i giovani sacrificano le loro vacanze in un clima non proprio ideale» « Per cantare la loro "canzone di immersi nella miseria, in preda alprotesta" si recano in Mato Grosso l'ignoranza, vittime dell'insicurezza . . . a fare i manovali, i carpentieri, i La regola che valeva un tempo in muratori . Si tratta di un gruppo di favore dei più vicini, deve essere apgiovani proveniente da ogni parte plicata oggi alla totalità dei bisognosi d'Italia che parte per il Brasile per del mondo » . mettere alcuni mesi della propria vita Queste parole del Papa resero pensosi i giovani, che si domandavano a completa disposizione della popolazione di Poxoreu, un piccolo vilcome avrebbero potuto andare in laggio dello Stato del Mato Grosso, aiuto "dei bisognosi del mondo" . dove non solo divideranno con gli L'incontro col missionario don Piero "indigeni" le stesse condizioni di Melesi, superiore della Missione di vita, ma lavoreranno sodo per coPoxoreu, desolato per l'apatia che struire un villaggio in legno e muaveva trovato in patria, ha fatto scoccare la scintilla dalla quale è ratura completo di chiesa, scuole, centro culturale e ricreativo, ambuscaturita l'idea : sarebbero andati a latorio ; oltre, naturalmente, a numePoxoreu per offrire a quella desorose case unifamiliari dotate di tre lata popolazione tutte le loro forze, locali, cucina, servizi e un portico» almeno per qualche mese . (da « Il Cittadino ») . Da allora divennero i missionari entusiasti dell'idea, alla quale riusciL'iniziativa è sorta nel campeggio rono a guadagnare genitori, parenti estivo di un gruppo di giovani in Val Formazza, guidati da don Ugo e amici, vivendo le inevitabili difficoltà di carattere familiare e l'ostilità de Censi e don Luigi Melesi, sadi chi li rimproverava di recarsi fino lesiani di Arese . Discutendo sui più gravi problemi che assillano l'umain Brasile, mentre c'è tanta minità : la fame, la mi-seria, la vita di seria anche in Italia . Ma in Italia tante comunità primitive di popoli - essi pensavano - si spendono 700 miliardi in sigarette, sottosviluppati, caddero sotto i loro ogni anno 300 in dolci, occhi queste parole della "Populorum 322 in divertimenti, mentre quei popoli vivono nella miProgressio" : « Nessuno può rimanere seria più squallida . 6 indifferente alla sorte dei suoi fratelli "POPULOROm S ROORP1R1O, Progetto dell'architetto Delino Manzoni . Il villaggio comprende case, chiesa, ambulatorio, centro culturalericreativo, scuole. I primi 19 volontari partiti da Genova l'8 luglio scorso . Più difficili da risolvere i problemi di carattere finanziario . Hanno cercato di risolverli gli stessi giovani affrontando ognuno la spesa per il viaggio fino a Poxoreu e adoperandosi a raccogliere fondi tra industriali, commercianti e le loro stesse famiglie . Hanno anche lanciato un appello ai pittori di fama nazionale, che hanno offerto ciascuno un'opera dalla cui vendita è stata realizzata una somma considerevole . Ma è facile immaginare le necessità che ci sono ancora se si pensa che ciascuna casetta viene a costare un milione, l'ambulatorio 15 milioni, la chiesa, le scuole e il centro ricreativo io milioni ciascuno . VE LI PRESENTIAMO I volontari dell'"Operazione Mato Grosso" partirono in tre tempi . L'8 luglio s'imbarcarono a Genova i primi iq : don Luigi Melesi, fratello del missionario don Piero, don Bruno Ravasio, un saldatore meccanico, un tassista, un motorista, un tornitore, una maestra d'asilo, una casalinga, un'infermiera, un industriale, un capomastro, un operatore TV di Milano, un geometra, un seminarista teologo, e cinque studenti universitari (in lettere, leggi, fisica e ingegneria) . Tra i partenti successivi_ c'erano due periti tecnici, un perito nautico, due studenti di fisica, uno di medicina, un geometra, un medico, ecc . Alla « Terrazza Martini » furono intervistati dalla stampa . I volontari si alternarono al microfono a dire le loro generalità e qualcosa di ciò che li aveva spinti a questa spedizione . Gianmario Ghiringhelli : « Sono di Busto Arsizio . Da quattro mesi sono dentro fino al collo in questa "Operazione" . Mi piace moltissimo perchè voglio fare qualcosa per quella gente poverissima : noi stiamo bene, anche se crediamo di essere poveri » . Antonio Leo : « Di Milano . Lavoro alla RAI come operatore . So di questa spedizione da mesi e ora la seguo con passione . Ne fisserò lo svolgersi in un documentario» . Pasquale Costantino : « Sono un giovane dell'Istituto di Arese, oriundo 8 di Catanzaro, ma abito a Como . Faccio il saldatore . Ho sentito parlare un sacco di volte ad Arese del1`Operazione Mato Grosso" : quando mi hanno invitato ho accettato con entusiasmo » . Rampini : «Di Firenze . Renato . Geometra frequentante ingegneria Ho conosciuto 1`Operazione Mato Grosso" due mesi fa. Ci sono entrato per il rotto della cuffia in sostituzione di uno che si è ritirato . Ne sono entusiasta . I miei genitori sono contenti, anche se trepidanti» . Mario Giudici : « Di Rho (Milano) . Faccio il muratore . Credo che sia importante per noi che abbiamo casa e grattacieli vedere che la maggior parte di quella gente abita in capanne di paglia e fango . Faremo qualcosa : una scuola, un ambulatorio, qualche casa ». Lorenzo Albini : « Di Brescia . Farò il muratore o il "magut" . Ho già fatto qualcosa nell'IBO ("Soci Costruttori Internazionali") . Sento il bisogno di una esperienza di maggior impegno in un ambiente veramente povero* . Maria Adele Invernizzi : « Sono di Maggianico Lecco . Lavoro in un ristorante . Ho saputo dell'iniziativa dal giornale e da mia sorella . Ho trovato parecchie difficoltà, ma alla fine i piú generosi e comprensivi sono stati proprio papà e mamma . Farò tutto quello che mi verrà chiesto : cucina, guardaroba e cura dei bambini » . Clara Lauricella : « Di Roma . Lavoro da anni come infermiera al Policlinico di Roma . Ho conosciuto 1`Operazione Mato Grosso" a mezzo di amici . Da allora non ho più avuto pace finchè mi hanno accettata nel gruppo . Credo di rendermi utile come infermiera a fianco del medico che seguirà la spedizione'» . Rosalba Trinchinetti : « Di Arese (Milano) . Ho conosciuto questa iniziativa in Val Formazza . Facevo la cuoca lassù ; farò la cuoca anche nel Mato Grosso . Sono maestra d'asilo e sarò felicissima di dedicarmi ai bambini Bororos e Xavantes » . Adolfo Landi : « Sono un seminarista teologo di Parma . Il mio vescovo mi ha concesso di fare questa esperienza accanto ai giovani laici e io ritengo sia efficace per la mia formazione . Farò il manovale e sarò lieto di progredire fino a muratore» . Vittorio Mambretti : «Di Milano . Universitario del terzo anno di Legge . Da quando sono stato accettato nel gruppo ho vissuto sempre con entusiasmo questa prospettiva . I miei genitori sono contenti e io spero che questa "Operazione" mi faccia del bene » . Pier Giorgio Giordani : « Di Milano . Universitario terzo anno di Lettere . Ho aderito all`Operazione Mato Grosso" fin dall'inizio per legame di amicizia con gli organizzatori . Man mano che ne scoprivo il significato, ne venivo afferrato a tal punto che ora non potrei più farne a meno » . veMarco Cavedan : «Oriundo neto, abito a Milano . Universitario in fisica . Ho sostituito uno del gruppo, che la ferma militare ha impedito . Ho bisogno di fare qualcosa di serio per i più poveri » . Stefano Zoccoli : « Di Reggio Calabria, ma abito a Milano dove dirigo una piccola ditta artigianale di accessori elettrici . Sono sposato con prole . Mia moglie ha accettato di sobbarcarsi il peso della nostra azienda nel periodo della mia assenza . La cosa più difficile fu convincere gli organizzatori che non ero un avventuriero » . Don Bruno Ravasio : «Direttore del Centro Psicoclinico di Arese . Credo nel valore di questa iniziativa . andiamo costatando ad Da anni Arese, tra ragazzi normali e difficili, come la carenza di ideali formativi validi e concreti sia uno dei "buchi" più paurosi dell'attuale società di benessere e di consumi . Alla maturazione dei giovani una iniziativa come questa varrà infinitamente di più di mille "dialoghi e discussioni" . Anche per me e per la mia vocazione ritengo sia un valore di prima grandezza » . Don Luigi Melesi : È il responsabile con don Bruno della spedizione . Dopo aver guidato l'intervista, non aggiunge altro confidando che gli ascoltatori abbiano avuto elementi sufficienti per capire il significato dell"'Operazione Mato Grosso" . Erano assenti dall'intervista tre dei diciannove partenti : Umberto Marcon, geometra, veneto, residente a Milano ; Paolo Giuliani di Roma, motorista ; Luciano Bassi, tassista a Milano . Da un anno quanti salivano sull'auto di quest'ultimo ricevevano la notizia "bomba" . Il taxi di Luciano è stato il posto di blocco delle più impreviste "provvidenze" . L'armatore dr . Giacomo Costa, lo scrittore dr . Bandini della « Domenica del Corriere» (che figurano tra i più grandi benefattori dell'impresa) sono stati "rampinati" all' "Operazione Mato Grosso" in taxi . Il dr . Augusto Teppati - sentite le vie della Provvidenza! - era stato presente all'intervista . Tornato a casa, non si diede più pace finchè non ebbe trovato un amico disposto a sostituirlo nel suo studio medico nel periodo della sua permanenza in missione . In due giorni riuscì a convertire alla sua causa il dr . Asdrubale, che con- il suo : «va bene, penso io a sostituirti» ha comperato un bel pacchetto di azioni "Mato Grosso" . I suoi amici medici, i farmacisti, i clienti prima si mostravano increduli («Ma dici sul serio ? ! »), poi entusiasti (« Hai un bel coraggio! Un'iniziativa così merita davvero. Ti aiutiamo . Cos'hai bisogno? . . . ») ; gli crearono così attorno un clima di simpatia e di aiuti che lo accompagnò fino al porto di Genova (seconda spedizione : 25 luglio) . Col dottor Teppati scesero nel Mato Grosso i signori Padula Massimo, perito industriale (La Spezia), Lampronti Antonio, geometra (Ferrara), e pochi giorni dopo (3a spedizione) Basti Gaetano, perito nautico (Ortona, Chieti) . La vigilia della ia partenza, la sera del 7 luglio, don Ugo suggerisce al gruppo i pensieri della meditazione : « È un'ora grande quella che noi stiamo per iniziare : si propone come umile esperienza della Chiesa, che non deve terminare con noi . L'esigenza di continuare è reclamata dalla richiesta di centinaia di altri giovani . . . Vocazione comune in questa impresa : donare qualcosa della propria vita per gli altri . Ci proponiamo due finalità principali : io tornare più buoni, più uomini, più maturi ; 20 fare qualcosa di concreto con il nostro lavoro per la povera gente di Poxoreu e dintorni . Il clima dell`Ciperazione Mato Grosso" è l'amicizia . "Noi, amici-insieme" è la formula della nostra comunità, che crede nella frase di Gesù : "Dove sono due o più nel mio nome, là sono io" . Vivere in comunità significa offrire il proprio servizio, il meglio di sè per gli altri . Ci conforta il pen- inumi euuu m "Enrico Costa" che salpa ntamente urtandosi via gran arte del cuore di hi resta .. . n e- di Poxoreu r ad accogliere i mari i bambini, srosissimi. Questi tutti figli di una famiglia . creao cne sia imurtante per noi che )biamo casa e gratcieli, vedere che maggior parte di cella gente abita in spanne di paglia e rigo» (uno della siero che ci sostengono con i loro sacrifici e preghiere migliaia di persone, in prima linea i nostri genitori » . L'8 luglio, sulla "Enrico Costa" in partenza, sorpresissima : compare il Rettor Maggiore . Questo arrivo dà un risalto eccezionale all'impresa . Don Ricceri passa in rassegna a uno a uno i giovani partenti e sull'ultima sua battuta di spirito inizia il suo discorsino, che lascia in tutti una sensazione graditissima di benedizione, e ai salesiani che li accompagnano l'impressione che il Rettor Maggiore sia stato là proprio per dare un significato storico a quella partenza . IL PRIMO ENORME PROBLEMA Ed eccoci in Missione, a Poxoreu, con i componenti la spedizione . Ci dànno questa impressione i loro scritti, che proiettano una luce viva sull'ambiente, sulla gente, sul vitto, sul lavoro . « Poxoreu : una cittadina tutta colore, circondata da una natura che mi piace moltissimo, ma anche impregnata di miseria che in Italia non si può nemmeno immaginare . Il terreno a nostra disposizione è in una bellissima posizione lungo la via principale . . . » ( don Luigi) . « E da due giorni che ci troviamo a Poxoreu . Don Piero ci porta in giro . La gente semplice, ospitale, generosa, vorrebbe quasi nascondere una miseria evidente . Ci fa entrare nelle loro capanne di fango e legno, ci sorride, ci stringe la mano . Don Piero ci presenta, scherza, sorride, chiede notizie del lavoro, dei figli . . . Noi guardiamo i bambini dal ventre gonfio che sbucano da tutti gli angoli e ci vengono a stringere la mano : facce bellissime, occhi neri e limpidi, nasi che non hanno mai conosciuto un fazzoletto, tutti saltellano intorno rispettosi e divertiti . . . Impressiona soprattutto quel ventre : si scherza e si ride con loro, ma noi sappiamo che la sottoalimentazione li fa morire, e ci sentiamo impotenti ad aiutarli . . . E quanto numerosi questi bambini! Dieci famiglie ne hanno tanti da fare un nostro Oratorio d'Italia . E tutto il giorno per le strade, nell'ozio 10 più completo, e l'ozio insegna loro a oziare . Scuole e maestri che si dedichino con passione a educarli e istruirli : questo il primo enorme problema . Osserviamo le case, che case! Non si possono immaginare, bisogna vederle : fango e bastoni di legno, il tetto di foglie, il tutto metri 4 X 5 e dentro 8-io persone, e devono magari pagare l'affitto . . . Eppure molti vogliono offrirci qualcosa : un "cafezinho", un loro dolce . Qualche volta è difficile rinunciare e facciamo violenza al nostro stomaco . Ma la cosa che ci ha fatti rimanere tutti esterrefatti è la casa di don Piero e dell'altro sacerdote (don Fernando) . Una baracca accanto alla chiesa con tre scompartimenti : uno col pomposo nome di ufficio, e due camere, che richiamano alla mente le vecchie celle di Arese . . . » ( don Bruno) . LAVORANO A TUTTO GAS Questo l'ambiente . E il vitto ? Nelle lettere dei volontari c'è solo qualche cenno : « A pranzo andiamo dalle Suore, dove hanno dimora Rosalba, Maria Adele e Clara . Preparano loro con l'aiuto delle Suore . Il nostro pranzo consiste in questi cibi che ora ti dirò (non spaventarti) : selvaggina, serpenti, agrumi, cocco, ananas, ceci e un po' di riso » (Gian Mario) . Invece si diffondono sul lavoro : « Lavori a tutto gas . Mi aiuti con la preghiera : ci credo ancora, anzi sempre più . . . Don Piero è felice per quello che abbiamo fatto e faremo ancora per i suoi poveri . Gli sono piaciuti moltissimo i progetti della scuola, casa e chiesa . . . I lavori procedono bene, frenati unicamente dal materiale, che non sempre arriva in orario . Abbiamo terminato gli scavi per la scuola con l'aiuto di 23 indios Xavantes, ragazzi simpaticissimi e buoni . Abbiamo fatto subito amicizia . Piacevoli le serate con loro . La prima sera hanno improvvisato danze e canti in nostro onore . La seconda e terza sera abbiamo cantato insieme . . . » (don Luigi) . Ecco il loro orario : levata: 5 Santa Messa : 5,15 colazione : 5,45 lavoro : 6-11 pranzo : 12 ; riposo' (il sole picchia bestialmente) lavoro : 14-18 (fino al buio) cena - preghiere - canto - corrispondenza e riposo : 19,30 . Al lavoro intrecciano un po' di apostolato tra i ragazzi . Uno di essi scrive : « Sono felice di aver incontrato i miei bambini molto simpatici . . . mi vogliono veramente bene . . . » . E dopo altre notizie, continua : « Ora ti lascio perchè cominciano ad arrivare i miei bambini, a cui ho promesso d'insegnare a fare una partita di calcio . . . » . Grazioso il commento della mamma : « Quella espressione "i miei bambini" mi ha commossa pensando che Gian Mario è ancora un bambino lui pure . Voglio sperare che sia perseverante fino in fondo nella sua missione e che si conservi buono » . Delicati, cristianissimi i sentimenti espressi in quest'altra lettera : « Già dall'Italia pensavo e volevo bene a questi miei fratelli, ma il viverci vicino e fare qualcosa per loro è una gioia . Penso molto alla situazione e ai drammi che questa gente vive quotidianamente . L'avvenire di tutti questi bambini - sono moltissimi - mi spaventa . Mi chiedo spesso quale sarà il loro futuro . Manca l'organizzazione, manca il lavoro . . . Certo non capirò mai perché a me il Signore ha concesso tutto : buoni genitori, istruzione, lavoro, agiato benessere, mentre a questi miei fratelli manca anche il minimo indispensabile per vivere . Sono contenta di stare qui e di dare questi mesi per queste persone . Sabato scorso insieme alla Rosalba abbiamo aiutato don Piero a dare la farina di latte e riso ad alcuni e la mandioca ai poveri . Questo si ripete tutti i mesi, ma a me questa scena ha fatto meditare molto . Volevo essere anch'io tra quei poveri per poter capire, provare e pensare come loro . . . » ( Clara) . SI LAVORA ANCHE NELLE RETROVIE Sono molti i cristiani autentici che lavorano nelle retrovie, e a ritmo intenso, per affiancare i giovani pionieri dell'"Operazione Mato Grosso" . Dalla nutrita corrispondenza risulta che il loro contributo di preghiere, di sofferenze e di denaro va crescendo col crescere della simpatia e dell'ammirazione per i volontari . Qualche saggio . Da Santa Corona (Genova) : « Le ammalate del padiglione 29 (ragazze dai 12 ai 29 anni, guidate da suor Adalberta e da suor Adele, hanno già offerto al "Mato Grosso" quarantamila lire (i loro risparmi sulle leccornie domenicali) e hanno fondato un "Laboratorio Mato Grosso" (vestiti per bambole, centrini, scialli) col quale vogliono invadere il mercato a tutto ricavo per i Bororos e i Xavantes » . Da Val Formazza (Novara) : « I "Corsari Campo base 67" si sono serrati a ranghi stretti attorno ai " Corsari Mato Grosso" e tanto per essere concreti, offrono il vino o la birra per due mesi pro Operazione Mato Grosso (L . 7 0 - 000)»Ma i benefattori più benemeriti dell''°Operazione Mato Grosso" restano i genitori dei volontari . Essi hanno donato i figli e non i figli soltanto . «Da quando la macchina si è messa in moto - scrive mamma Bruna - ho l'impressione che tiri fortemente dove non prevedevo . Tutto intorno a me diventa termine di confronto . Come vesto, come mangio, come impiego il tempo, come mi metto in rapporto col prossimo, come sto davanti a Dio rispetto a quelli là? . . . Le invio questi soldi raccolti dopo che raccontai a parenti e amici quanto scrittomi da Lorenzo : "Domandai al bambino che stava seduto fuori della capanna all'ora del pasto : - Che fai qui? - Rispose : - Oggi tocca a mio fratello mangiare" . Lorenzo l'ha assunto come "magut" per assicurargli la merenda di mezza mattina» . « SGOBBANO CON AMORE» Dopo qualche tempo i responsabili dell'"Operazione Mato Grosso" si sono premurati di inviare alle famiglie notizie del figlio e un primo giudizio sul suo comportamento . L'informatore più qualificato è senza dubbio don Piero, il superiore della Missione di Poxoreu, che il 12 agosto scriveva a don Ugo : «Vivo in continua commozione . I ragazzi sono meravigliosi . Sgobbano con AMORE (il maiuscolo è suo) . Quando penso al loro sacrificio e a quello dei loro carissimi genitori, mamme e papà, faccio forza per non piangere . . . ». Anche l'ispettore don Pietro Cometti (l'ispettore è il superiore di tutti i salesiani del Mato Grosso) scrive a don Ugo : « Sono qui a Poxoreu, in visita ai bravi ragazzi del gruppo . Sono tutti allegri, lavorano molto e cantano bene . Sono realmente ammirabili e per tutti, anche per noi, sono di grande esempio e stimolo a fare il bene allegramente, anche a costo di sacrifici . Io la ringrazio a nome di tutti i confratelli del Mato Grosso non tanto per l'aiuto materiale, quanto per la spinta morale che ci danno, per la carità che usano con noi, che veramente ci sentivamo un po' dimenticati . . . Siamo pochi, troppo pochi! . . . » . Anche don Luigi, il primo responsabile della spedizione, il 21 agosto inviava una specie di cartella clinica di ognuno dei Volontari . Il giudizio è positivo per tutti . Raccogliamo qualche frase seminata nei vari giudizi confidenziali . « È un ragazzo d'oro, veramente buono, di sacrificio e di compagnia» . «Ha una fede sofferta, ma viva» . «Acquista il senso del reale concreto ogni giorno . La durezza di Poxoreu lo sveste dell'abito cittadino » . « Con la sua chitarra fa moltissimo . . . cantiamo, e non è poco! ». « Credo trovi più dura la vita qui, che non nelle esperienze precedenti : il gruppo costringe tutti a ridimensionarsi e a fare più che a dire ». «Si fa molto onore, lavora come un negro » . « Puntualissimo alla levata, docile . . . » . « È allegro e ci pesta dentro da maledetto nel fare muri » . « Inconfondibile, si disfa per fare » . « Splendido ragazzo, allegro, di buon umore, è un mulo nel lavoro . . . ». « La povertà lo fa riflettere e ridimensionare . . . sta ambientandosi » . Poi un giudizio complessivo, ras sicurante sulla salute . . . pubblica « Salute ottima per tutti . Sbaffano a quattro ganasce . Ieri ci hanno regalato un porco e l'hanno sbranato in una cena . Robe da matti : e tutti hanno digerito tutto . . . » . «A ME RIMANE UN RIMORSO» A questo punto trova il suo posto un giudizio che il dr . Roberto Costa, vicedirettore della RAI di Milano, esprime in una lettera a don Ugo : « I giovani - io l'ho sempre detto attirandomi spesso le antipatie dei matusa come me - sono migliori di noi vecchi . Ho seguito dal 1 945 ad oggi la nostra gioventù e ogni giorno trovo conferma a queste mie asserzioni . I suoi giovani poi sono veramente degni di ammirazione e di lode . Quanta invidia! Buona certo, e quanta invidia anche nei suoi confronti, anche se lei è costretto a "tenere le fila" da Pietraligure . I giovani faranno una esperienza che certo inciderà nei loro spiriti un solco profondamente benefico . . . » . In questo senso - concludiamo con « Il Cittadino » di Genova - l'azione dei giovani "missionari" può ben essere definita una "canzone di protesta" : protesta contro una società priva di ideali, vuota, stanca, incapace di dare a un gruppo di giovani desiderosi di "vivere" pienamente la loro vita quegli scopi che essi desiderano ; e la protesta si manifesta nella ricerca di un ideale e nell'impegno serio e concreto per viverlo e attuarlo : una "canzone", quindi, densa di fatti, in cui le parole sono assolutamente bandite » . E allora forse più di un lettore ha sentito il bisogno di fare propri i sentimenti della signora Ierta Cappelletti Butti, "Mamma dell'Operazione Mato Grosso" . Dopo la lettura dei primi comunicati, essa afferma: « Ho letto tutto con commozione, con ammirazione e anche . . . con invidia . È tutto entusiasmante e a me rimane un rimorso : quello di aver fatto troppo poco per questa spedizione, per questi giovani che meritano moltissimo, e non solo ammi11 razione . . . ». CORSO DI PEDAGOGIA CATECHISTICA PER INSEGNANTI DI RELIGIONE 12 A che punto è in Italia la pedagogia catechistica? E cosa si deve fare in questo delicato settore per promuovere una fede sana e aperta tra le nuove generazioni? A questi interrogativi ha risposto il :orso di pedagogia catechistica della Mendola MAESTRI A SCUOLA Organizzato dall'Istituto Superiore di Pedagogia del Pontificio Ateneo Salesiano, su richiesta delle competenti autorità ecclesiastiche, e cioè della Sacra Congregazione del Concilio e della Commissione Episcopale Italiana, si è svolto al Passo della Mendola (Trento) il corso estivo di pedagogia catechistica della durata di un mese . Non è la prima volta che il Centro di cultura « Maria Immacolata » dell'Università cattolica del Sacro Cuore ospita questo qualificato incontro di studio, diretto dai figli di Don Bosco . Quest'anno però ha assunto un carattere tutto particolare per il numero dei partecipanti e per l'importanza degli argomenti trattati . Tutti - docenti e allievi - sono fermamente persuasi che l'insegnamento della religione rappresenta una delle forme più valide della pastorale giovanile in questo periodo postconciliare . Religiosi e religiose, membri del clero secolare, maestri laici - in tutto circa centocinquanta insegnanti di religione delle scuole di secondo grado della Penisola - hanno studiato la tematica della loro attività apostolica nella triplice dimensione : teologica, umana, metodologica . È noto, infatti, come la scienza della divulgazione religiosa oggi richieda un ripensamento sul contenuto della catechesi ; la conoscenza inoltre, il più possibile esatta, degli educandi e del loro ambiente socio-culturale ; infine essa deve trovare i mezzi e le tecniche dell'insegnamento più corrispondenti alle esigenze dei giovani, studiati nella loro vita concreta e nei riflessi dei problemi spirituali della loro età . GLI SCOPI DEL CORSO Il primo corso biennale - si tratta di un ciclo di - si è avuto studi e indagini della durata di due anni negli anni 1965 e 1966 . Quello iniziato quest'anno avrà termine nella prossima estate . Gli scopi di queste settimane di pedagogia catechistica si possono così riassumere : rispondere alle esigenze pastorali concrete del mondo moderno in genere, e della riforma della scuola italiana in specie . Si tratta, in sostanza - come scrive la rivista « Catechesi » - di una iniziativa adatta a rinnovare il senso di responsabilità professionale e lo zelo apostolico degli insegnanti di religione nelle scuole italiane . Altro scopo non meno importante si prefiggono i salesiani con questo loro lavoro : preparare i docenti per le esigenze dei giovani d'oggi, così profondamente interessati e "colpiti" dalle trasformazioni in atto nella società, e bisognosi quindi di una cura pastorale più consona e più specializzata . Con il promuovere questo corso biennale di pedagogia catechistica sotto l'aspetto pastorale, dottrinale (in alto a sinistra) Mons . Mario Castellano, presidente della Commissione Episcopale Italiana per le attività catechistiche, tiene la prolusione al corso . Passo della Mendola (Trento) • Al corso di pedagogia catechistica le lezioni si sono susseguite al ritmo di 5 ore giornaliere, frequentate con impegno, serietà e profitto dai partecipanti . 13 PSICOLOGIA, SOCIOLOGIA RELIGIOSA Il corso del 1966 è stato onorato dalla visità del Card . Giovanni Urbani, Patriarca di Venezia e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana . e metodologico, i professori dell'Ateneo Salesiano mirano pure a offrire a coloro che si occupano del delicato inserimento delle nuove generazioni nella vita della Grazia e della Chiesa, una dottrina che deve tener conto dei sempre nuovi sviluppi della teologia, nel quadro del rinnovamento di istituzioni e metodi voluto dal Concilio Vaticano II . Il corso, sostenuto dalla massima serietà, esige la frequenza regolare alle lezioni, agli effetti del conseguimento del diploma . Per l'iscrizione - alla segreteria dell'Istituto Superiore di Pedagogia del Pontificio Ateneo Salesiano, con sede in Roma nella via omonima è richiesta la licenza liceale o magistrale o titolo equipollente . Questo secondo ciclo del corso al Passo della Mendola si è iniziato quest'anno con una prolusione di mons . Mario Castellano, arcivescovo di Siena, presidente della Commissione Episcopale Italiana per le attività catechistiche in seno alla CEI, il quale ha trattato dell'inquietante fenomeno della scristianizzazione del nostro popolo e del problema di come mutare i criteri pedagogici vigenti, allo scopo di rinsaldare la fede e farla vivere a un livello reale, impegnato, senza intellettualismi e cedimenti a più o meno allettanti suggestioni . Su questo che è un vastissimo problema di uomini e di metodo hanno portato la loro attenzione e il loro impegno i partecipanti, desiderosi di approfondire e perfezionare la loro già non comune preparazione e 14 scoprire nuovi orizzonti di luce apostolica . Un fatto eminentemente positivo e che deve essere sottolineato a edificazione e sprone è costituito dal clima di comunità, fratellanza e intesa che regna fra tutti i partecipanti alle settimane di studio al Passo della Mendola . È un'atmosfera di serena armonia e laboriosità che trova i momenti più salienti e impegnativi attorno all'altare per la santa Messa, nella celebrazione della parola, nelle aule dove si svolgono le lezioni, nei carrefours dove si accendono le discussioni e ci si arricchisce nello scambio delle proprie esperienze . A scorrere il calendario delle lezioni ci si accorge della vastità e dell'importanza delle diverse trattazioni al corso . Dopo l'introduzione generale del Rettor magnifico del Pontificio Ateneo Salesiano don Gino Corallo su «Pedagogia e azione pastorale», i diversi docenti hanno intrattenuto i partecipanti su problemi di psicologia generale e scolastica, sulla metodologia per la ricerca positiva nella catechesi, sulla storia della catechesi moderna, sulla cultura contemporanea, su problemi della didassi, sulla sintesi della dottrina cattolica in funzione della catechesi, sulla sociologia religiosa e così via . Di particolare importanza sono state le trattazioni sulla psicologia e sulla pedagogia . Si è parlato di alcune teorie della personalità nelle interpretazioni di Freud, Rogers, Thomas, con riferimenti al campo fenomenico, all'origine della nevrosi, allo sviluppo della personalità . Si è discusso dell'apprendimento guidato nella sua natura e nei suoi componenti ; sui conflitti psichici e le loro soluzioni ; sulle differenze individuali nell'intelligenza ; sulle principali funzioni dell'educatore e le sue qualità personali . Quanto siano attuali e quanto si attenda la Chiesa da queste settimane di alto studio religioso, l o . s i deduce anche dai telegrammi inviati al direttore del corso, don Ladislao Csonka e, per esso, a tutti i docenti e allievi . Paolo VI si compiaceva dell'iniziativa che «risponde ai bisogni e esigenze pastorali della scuola italiana e dell'attività catechistica nella società» . Anche i cardinali Pizzardo e Villot esprimevano il loro plauso, mentre il nostro Rettor Maggiore don Luigi Ricceri auspicava il più ampio successo al corso sotto lo sguardo di Don Bosco, «geniale catechista» . Ricevendo, il 28 luglio 1965, i partecipanti al primo corso di pedagogia catechistica, promosso dall'Istituto Superiore di Pedagogia del Pontificio Ateneo Salesiano di Roma, il regnante Pontefice affermava che esso « risponde a bisogni e a scopi degni del più vivo interesse » Un alto riconoscimento per un lavoro e per un impegno a cui bisogna dedicare sempre secondo le parole di Paolo VI - « cure nuove, più sistematiche, più esigenti e più pertinenti» . . l a NARRATA NELLO STILE DEI `1IORETTI" LA STORIA DI UNA VOCAZIONE ono nato a Modena, ma il papà fu indotto a mettermi in collegio ad Alassio con mio fratello Giulio dal sacerdote don Geminiano Olivieri . Ad Alassio conobbi Don Bosco la prima volta in occasione del suo viaggio in Francia, nella primavera del 1883 . Era molto stanco . La mattina seguente il suo arrivo avrebbe dovuto dire la Messa della comunità ; ma poi all'ultimo momento fu deciso che celebrasse all'altare del Sacro Cuore . Perchè tutti si disputavano l'onore di servirgliela, don Rocca a tagliar corto mi disse : « Servi tu » . Bisogna notare che ero di settimana in servizio di sacrestia . Domandai allora di fare la santa Comunione per le mani di Don Bosco e, sentito che poteva, mi feci coraggio e chiesi allo stesso Don Bosco che mi volesse confessare . Egli s'era messo l'amitto e stava infilando il camice . Don Rocca che l'aiutava volle fare qualche obiezione ma Don Bosco, detto « sì, sì », interruppe il vestirsi e mi accontentò con non poca sorpresa di quanti riempivano la sacrestia. Finita la confessione, Don Bosco mi disse : « Sta' allegro, ci rivedremo ». Non diedi importanza allora a quella frase, ma due anni dopo fu S Tra le carte dell'archivio salesiano è stata riscoperta la storia di una vocazione sacerdotale, narrata con la semplicità dei Fioretti dal suo stesso protagonista : don Amilcare Bertolucci, un dinamicissimo salesiano di doti straordinarie, che passò gli ultimi quattordici anni della sua vita tra le lancinanti sofferenze di un'artrite deformante . Ma anche con le membra orribilmente sformate egli irradiò meravigliosamente la luce dell'apostolato : sacerdoti, professionisti, donne del popolo e signore, alti dignitari ecclesiastici e civili si alternavano in quella cameretta, attratti dal fascino delle sue sofferenze e delle sue virtù . Presentiamo il racconto così come fu scritto, sapendo di fare cosa gradita ai tanti che conservano un vivo ricordo del "meraviglioso sofferente" e perchè il tema della vocazione, nella ingenuità del racconto, può dare una lezione edificante ai sacerdoti, ai genitori e ai giovani . Nell'episodio infatti agiscono tre forze: Don Bosco che chiama con sicurezza illuminata, un ragazzo che lotta con coraggiosa fermezza, un papà che ostacola, ma cede ragionevolmente . Don Bosco stesso a ricordarmela in circostanza per me piuttosto drammatica . Nel 1885 infatti, decisomi per la vita salesiana dopo gli esercizi spirituali fatti a San Benigno con altri compagni di Alassio, il papà da me avvisato per lettera mi negò decisamente il consenso . Andai ciò non ostante con gli altri ammessi al noviziato per un po' di vacanza a Lanzo in aspettativa della vestizione, mantenendo col babbo un'attiva corrispondenza per indurlo a consentire ai miei desideri ; ma il suo "no" fu sempre più deciso. Venne così il giorno in cui fummo richiamati a San Benigno per la cerimonia della vestizione chiericale, che avrebbe compiuto Don Bosco stesso . Don Barberis (era direttore della casa e maestro dei novizi) alla vigilia, verso le 14, mi mandò a chiamare mentre i compagni si preparavano a uscire a passeggio . Facendomi vedere un'ultima risposta negativa del babbo, mi disse che non poteva consentire che io vestissi l'abito . Chiesi allora d'andare a parlare con Don Bosco . « Fa' pure, mi disse don Barberis, ma domani niente veste ». Uscii con una mia risoluzione chiusa in cuore e andai a bussare 15 all'anticamera di Don Bosco . Il segretario don Viglietti mi obiettò che Don Bosco stava forse riposando un po' e che tornassi più tardi . Insistendo io e accennandogli al mio caso urgente, entrò da Don Bosco, che subito mi ricevette . Don Bosco era seduto sopra un divano a metà, stava senza appoggiarsi, con la testa leggermente inclinata . Gli baciai la mano e rimasi alquanto in silenzio davanti a lui, che pareva appisolato . A un suo cenno mi sedetti alla sua sinistra ed esposi il mio caso e come io, nonostante il divieto del babbo, avrei voluto ricevere l'abito dalle sue mani . Invece di rispondermi, Don Bosco volse la testa verso la finestra che guardava nell'orto del parroco e stette così per qualche minuto . Il cuore mi batteva : attendevo con ansia la parola decisiva . Don Bosco finalmente si volse e col tono più naturale mi disse : « Ebbene, domani ti darò l'abito . Se il babbo continuerà a insistere perchè tu torni ad Alassio o ti rechi a casa, verrai a parlarmi di nuovo e vedremo il da farsi » . E venne il temuto ultimatum Uscii dalla camera pieno di gioia, dopo di essermi fatto dare la benedizione di Maria Ausiliatrice . I miei compagni erano andati a passeggio ; mi recai in chiesa e passai là tutta la metà del pomeriggio ringraziando il Signore della decisione favorevole . Quella sera non mi feci più vedere da don Barberis nè egli pensò a chiamarmi per conoscere la decisione di Don Bosco . Il mattino seguente ci fu la vestizione chiericale . Io mi ero assicurato che la mia veste fosse col suo cartellino assieme alle altre sul tavolo di fianco all'altare . Quando don Barberis dalla balaustra chiamò i vestiendi perchè si presentassero in presbitero, balzai io pure e mi vi recai cogli altri, cercando di nascondermi dietro Morandi, molto più grande di me, perchè don Barberis non mi vedesse . Chi fece l'appello chiamò uno a uno i candidati . Venne anche il mio turno perchè don Barberis non aveva pensato a cancellarmi dalla lista . Sentendo il mio nome don Barberis 16 alzò la testa . ., io con gli occhi bassi 1 Vietnam • Aspiranti salesiani . L'allegria crea e conserva il clima ideale per i generosi che vogliono consacrare la propria vita a Colui che "ama chi dona col sorriso sulle labbra e nel cuore —. «Ricordiamoci che noi regaliamo un grande tesoro alla Chiesa quando procuriamo una buona vocazio DON B 2 Thailandia • Due aspiranti salesiani . Come sono buoni questi cocchi! Che ristoro dopo ore e ore di sudori sui libri I .. . 3 Australia • Pueri Cantores . Il canto sacro, altro mezzo per coltivare nei piccoli cantori il germe della vocazione . 4 Stati Uniti • Questo adolescente dall'occhio limpido sogna oggi quello che domani sarà per lui una dolce realtà . 5 Torino-Valdocco • Chierichetti della casa madre . Don Bosco ha fatto del "Piccolo Clero" il vivaio più fecondo delle vocazioni sacerdotali . 6 Rep. Dominicana • Aspirante salesiano di Santo Domingo che sogna le Missioni e, in attesa di diventare uno degli operai della messe del Signore, non trova lunga la preghiera per i missionari . 7 Centro America • La meta è raggiunta . Sulle mani consacrate del figlio i baci e le calde lacrime della mamma. "Quando scrivete ai vostri parenti, dite che Don Bosco // saluta e che tutti quelli che hanno dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice saranno tutti salvi fino alla terza e alla quarta generazione" (Don Bosco, Mem . Biogr . X, 651) . 7 >TORIA. DI UNA VOCAZIONE gli passai vicino ed ebbi timore che mi fermasse . Non ne fu nulla ; mi lasciò passare, m'inginocchiai ai piedi di Don Bosco, sentii dirmi : « Exuat te dominus . . . induat te. . . » . Ricevetti la veste e dietro al coro trovai i compagni festanti che mi aiutarono a indossarla . Nè quel giorno nè in seguito don Barberis fece parola con me di quanto era avvenuto e così cominciai il mio anno di noviziato, continuando a insistere presso il papà per ottenere ciò che desideravo . Ma ai primi di dicembre venne il temuto ultimatum del babbo : « O ad Alassio o a casa! » . Don Barberis, senza alludere al passato, mi chiese : « E adesso, come facciamo? » . Solo allora gli narrai quanto era accaduto fra me e Don Bosco, e domandai di andare a Torino per esporgli l'aggravarsi del mio caso . Quella sera stessa, alle 17, goffamente vestito col pastrano di don Nai che era prefetto, e col suo cappello, perchè ancora a noi novizi non si era provveduto altro che la veste, fui a Torino . « Mi nascosi dietro un treno merci » Per mezzo di don Cerruti (che era stato mio primo direttore ad Alassio) quella sera stessa dopo cena fui ricevuto da Don Bosco nel refettorio dei Superiori . Don Bosco mi fece sedere vicino a sè al posto di don Rua e volle che accettassi metà del suo caffè che 'gli avevano versato in quel momento, e che egli stesso mi porse nella tazza mentre egli beveva nel piattino . Oh! il buon padre! . . . Indi volle che gli esponessi il mio caso . Ascoltò raccolto in se stesso, poi mi disse : « Ricordi ad Alassio quando ti ho confessato prima della Messa e t'ho detto : sta allegro, ci rivedremo? Ebbene anche adesso ti dico lo stesso, sta allegro, va a casa tranquillo, io pregherò tanto per te, avrai da faticare un poco, ma ci rivedremo . Intanto prendi la mia corona e raccomandati alla Madonna » . Col cuore pieno di gioia gli baciai la mano, mi feci benedire, salutai 18 don Cerruti, che volle sapere di me e delle mie cose . Anche lui m'assicurò che avrebbe pregato e che stessi tranquillo sulla parola di Don Bosco . Andai a cercarmi un posticino da dormire, che fu veramente disagiato, sotto i tetti che lasciavano cadere acqua sul letto . Ma chi ci badava? mi coricai vestito e m'addormentai pregando . Alle cinque del mattino, dopo le pratiche di pietà, un confratello mi condusse alla stazione, dove prima di partire telegrafai al babbo che sarei arrivato a casa la sera stessa col treno delle 21 . Nel viaggio non feci che pregare pensando al modo di cavarmela nel primo incontro . Giunto alla stazione di Modena, mentre il treno rallentava, vidi il babbo che mi attendeva . Temendo una scenata perchè osavo presentarmi vestito da prete contro sua volontà, scesi dal lato opposto e mi nascosi dietro un treno merci con l'idea di lasciar allontanare il babbo e di farmi poi trovare a casa arrivandoci prima di lui per le scorciatoie . Ma la cosa riuscì al rovescio . Sbagliai strada, dovetti tornare sui miei passi, e, sboccando in corso Vittorio, mi trovai faccia a faccia col papà in piena luce del fanale d'angolo . Con grande meraviglia il papà mi squadrò da capo a piedi . Io però, temendo una scenata sulla strada, lo abbordai senz'altro : « Ci parleremo a casa, papà, qui è bene che nessuno s'accorga del tuo dispiacere ». Rispose : « E sia ». E messomi al suo fianco, ci avviammo verso casa . La cameriera teneva preparata la cena per me . Il papà che non aveva aperto bocca fino a quel momento, mi disse : « Mangia, è già tardi, ci parleremo domani » . E si ritirò nella sua camera . La cameriera mi disse che mi aspettava una giornata brutta perchè il papà nei giorni precedenti aveva sfogato il suo malumore contro di lei . Risposi che la Madonna m'avrebbe aiutato e che volevo essere svegliato alle cinque per andare a fare le mie divozioni a San Francesco . Sarei tornato a letto senza che il babbo se ne accorgesse per non procurare a lei dei dispiaceri . Quando mi ritirai nella mia cameretta, vidi sul letto vicino al mio i vestiti di mio fratello Giulio . Pensai che il babbo mi volesse far vestire da borghese e allora dopo aver a lungo pregato, mi coricai senza togliermi di dosso la veste, e così feci anche il mattino alle sei, dopo aver fatto le mie divozioni . "Ma dov'è la sua veste?" Verso le sette sentii che il babbo si alzava ed entrava nella mia camera . Di sotto le coperte seguii ogni suo atto . Pianino, pianino passò vicino al mio letto, girò per la camera e udii che diceva a mezzavoce : « Ma dov'è la sua veste? » . Tornando a passarmi vicino, si fermò un momento ad ascoltare il mio respiro . Immaginando che io dormissi, sollevò lentamente le coperte e, vedendomi la veste indosso : « Quel birichino! non l'avrei mai creduto capace di tanto! . . . ma cederà ». E si ritirò nella sua camera, mentre io stringendo la corona chiedevo alla Madonna e promettevo di non cedere la veste . Le parole di Don Bosco mi stavano presenti come una sicura profezia . A colazione egli insistette perchè mi vestissi in borghese . Risposi che avevo ricevuto dalla Chiesa la veste benedetta e non intendevo di rinunciarvi . - Ho già un prete! (alludeva a mio fratello Giuseppe che studiava in seminario) e mi pare che basti . - Ma hai anche due soldati per il governo, puoi darne due al Signore . Egli doveva trovarsi all'ufficio e mi lasciò dicendo che intendeva assolutamente vincere i miei capricci . Se la cava facendo l'imbecille Per oltre 15 giorni la battaglia continuò sempre più aspra . Per smontare quella che egli chiamava caparbietà, mi condusse da parenti, da amici, da vecchie e nuove conoscenze, ma non sempre trovò chi gli desse ragione . Io rispondevo invariabilmentee a tutti che la mia decisione era di stare con Don Bosco . Pericolosissima fu la visita che la sera della prima domenica dovetti fare al Caffè Luppi . Noi ragazzi eravamo cresciuti con le figlie del padrone quasi in fraternità, essendo coetanei ; ma già da quando il babbo mi aveva messo in collegio io mi ero accorto che quel caffè non era davvero un luogo esemplare per buoni costumi . . . Avevo perciò un'idea chiara del pericolo che mi sovrastava, data la mia età (15 anni) e l'essere stati in tanta dimestichezza . Decisi quindi di cavarmela facendo l'imbecille . Quando entrammo nel caffè tenni una mano in tasca con stretta la corona che Don Bosco m'aveva dato . Appena videro il papà : - Oh signor Gigi, ha dunque condotto Amilcare? Io stavo un po' nascosto dietro di lui : il grosso pastrano sulle spalle, il brutto cappello in testa dovevano rendermi una macchietta ben ridicola e irriconoscibile . Il papà si tirò da parte e io mi vidi circondato e apostrofato in mille maniere, preso in giro con esclamazioni e risate, che richiamarono su di me anche l'attenzione di quanti erano nel caffè . Non aprii bocca e, come se si trattasse di cosa che non mi riguardava, mi sedetti in un canto con gli occhi bassi aspettando che la gragnuola finisse . Pregavo e mi raccomandavo alla Madonna . Gli scherzi, i frizzi crebbero oltre ogni misura pensabile . Quanto durasse la scena non posso dire . La più grande delle ragazze, Emma, ebbe compassione di me e prese le mie difese ; ma l'ultima a un certo momento esclamò : « È proprio rimbecillito Amilcare, signor Gigi, può quindi lasciare che vada a farsi prete » . Solo allora alzai la testa e mormorai : « Se questo è un buon mezzo per cavarmela, Deo gratias! ». E me ne uscii dal Caffè . Il papà mi tenne dietro . Lungo la via non si parlò; ma forse egli da quell'esperienza aveva tratto la convinzione che il mio proposito era serio e invincibile . Siccome mi voleva molto bene (prima d'andare in collegio ero il suo beniamino) manifestò questi suoi sentimenti quando fummo a casa, dicendomi : « Se veramente la pensi così, io non voglio ostacolarti di più e impedirti di raggiungere la tua meta » . E si ritirò nella sua camera senza aggiungere altro . « Piuttosto m'ammazzo » Anch'io nella mia camera ringraziavo la Madonna del pericolo scampato, perchè capivo che m'avvici- navo alla vittoria . Ma ci vollero altri otto giorni di insistenze ragionate . Mi giovò molto insistere sul vantaggio che ne ricavavo dal lato degli studi, sul vantaggio economico, sulla certezza che egli, il papà, si sarebbe poi un giorno trovato molto contento di me . Fu poi decisivo ai fini del consenso del babbo, il fatto che alcuni conoscenti, incontrati casualmente nella libreria del Duomo, diedero tutti torto al babbo e lodarono la mia decisione parlando tanto bene di Don Bosco, che a Modena era molto conosciuto e aveva tanti amici . Quella sera, tornati a casa, il papà concluse la cena con le parole tanto attese : « Ebbene, io non ti trattengo più . Vedi di farti onore anche nella via in cui ti metti . Se. non ho creduto bene di accettare il fatto compiuto, non fu tanto perchè mi dispiaccia la strada che vuoi percorrere, quanto perchè mi pareva impossibile, dopo i precedenti degli ultimi due anni in famiglia, che tu potessi cambiare così radicalmente » . E in questo il babbo poteva aver ragione . Ricordo infatti che l'anno di quinta elementare, per la mia statura ben quadrata e robusta, ci fu uno che disse a mio riguardo mentre tornavamo da San Domenico e avevamo sentito la predica di un domenicano : « Anche di te potremmo fare un bel fratone! » . Ma io avevo risposto : « Piuttosto m'ammazzo . . . » . La separazione dal babbo fu dolorosissima nonostante la gioia della vittoria . Le tre ore di ferrovia fino a Piacenza le passai piangendo : dolore per il distacco, gioia e riconoscenza a Dio per l'avveramento di quanto Don Bosco mi aveva detto . «Volevano sentirmi di Don Bosco» parlare A Piacenza un incidente mi disse quanto Don Bosco fosse stimato dal clero locale . Essendo arrivati con tre quarti d'ora di ritardo, il treno per Torino era già partito . Erano le otto di sera : bisognava trovare un alloggio, non volli andare all'albergo e mi feci indicare la via del seminario . Arrivai che suonavano le nove e trovai il portone chiuso . Dopo aver ripetutamente bussato, il portiere venne . Sentito che cercavo alloggio per la notte, fece difficoltà data l'ora tarda . Avendogli però detto che mi contentavo del parlatorio dove mi sarei fermato a riposare fino al mattino, e vedendo una luce accesa al primo piano, mi disse d'attendere che ne avrebbe fatto parola all'economo . Attesi seduto sulla valigia . Pochi minuti dopo apparve un sacerdote . Sentito che ero salesiano e che conoscevo Don Bosco, si fece subito cortesissimo con me, e mi disse : « Una camera per i salesiani qui c'è sempre ; venga con me » . Fui condotto al primo piano nel salotto che faceva da anticamera all'alloggio vescovile . Vari sacerdoti in breve vennero a ossequiarmi come se fossi un personaggio di grande importanza . Saputo che non avevo cenato, mi condussero in refettorio . Fui messo al posto del rettore e la tavola fu tosto occupata . Volevano conoscere, sentirmi parlare di Don Bosco e che dicessi tutto quello che sapevo di lui . Furono due ore di conversazione che mi lasciarono commosso . Non avevo mai pensato che Don Bosco raccogliesse tanta stima anche attraverso un rappresentante così poco significativo . Mi condussero poi a dormire in una splendida camera, scusandosi se non potevano darmi di meglio. Al mattino feci le pratiche di pietà con la comunità . Ripartii commosso verso le dieci, accompagnato da due di loro fino alla stazione : parlavano di Don Bosco con entusiasmo e mi raccomandarono d'ottenere da lui una speciale benedizione per loro e per tutto il seminario . Giunsi a Torino verso le otto della sera . Quando narrai a don Cerruti ciò che mi era capitato, mi condusse a ringraziare la Madonna . Fui a cena coi superiori e fece ottima impressione in tutti ciò che mi era capitato a Piacenza . Don Bosco, sentito la mia avventura di Modena, concluse : « T'ho accompagnato giorno per giorno ; la Madonna è stata molto buona con te, adesso sta a te il perseverare ». Tornai a San Benigno il giorno dopo . Allora don Barberis volle sapere perchè mai, non ostante il suo divieto, io avessi messo l'abito . Dopo la mia narrazione, conchiuse : « Don Bosco è veramente un santo ; senza di lui non avresti vinto la battaglia . Guarda di crescere degno di lui » . DON AMILCARE BERTOLUCCI 19 NEL MONDO SALESIANO « Arese, una Casa che ci è molto cara », ha detto Paolo VI Castelgandolfo Nell'udienza pubblica del 30 agosto scorso il Santo Padre si è intrattenuto amabilmente con i Salesiani di Arese e ha gradito l'omaggio dei fascicoli «Arese anno 10» e «Arese anno 12» offertigli dal Direttore don Remo Zagnoli, accompagnato dal coadiutore capo d'arte sig . Dani Nicodemo. Il « Centro Salesiano San Domenico Savio» di Arese (Milano) per la rieducazione dei « ragazzi difficili » è sorto - come abbiamo ancora ricordato nel numero di settembre - per espressa volontà dell'allora arcivescovo di Milano mons . G . B . Montini, che più volte lo visitò ed ebbe paterne parole di, incoraggiamento per i giovani e per la comunità salesiana che ne ha la non facile cura . Anche da Papa ha continuato a interessarsi dei progressi dell'Istituto e dei frutti raccolti . Recentemente nell'udienza pubblica di Castelgandolfo, il 30 agosto scorso, Paolo VI rivolgeva ai sacerdoti e coadiutori del « Centro» queste affettuose parole : « . . . Abbiamo poi sacerdoti e coadiutori di una Casa che ci è molto cara, la Casa di Arese . Ci è molto cara per molte ragioni .' primo perchè questa Casa di Arese abbiamo un po' avuto noi la responsabilità di affidarla a questi bravi sacerdoti 20 che sono salesiani, un'altra ragione per essere felici . Poi perchè questa casa è una casa speciale, che raccoglie la gioventù infelice, quella traviata già nella primissima giovinezza . Gioventù che le stesse autorità civili non riescono a domare e rieducare . Sono quelli candidati alla delinquenza, mentre invece sotto le mani e il cuore di Don Bosco diventano agnelli, vero ? . . . a modo loro, si capisce . Ma però sono stati tanto bravi e hanno fatto una istituzione così esemplare, così tipica e così efficace che noi volentieri la citiamo qui a tutti i fratelli perchè ne possano gioire con noi e diamo una benedizione speciale ricordando le visite che Noi stessi vi abbiamo fatto . Ricordiamo questi bravi figlioli e dite loro che il Papa vuoi loro molto bene e ancora confida che questo vostro Istituto, questo sforzo educativo e rieducativo possa essere una grande fortuna per loro e una gloria per la famiglia salesiana» . Il Presidente della Repubblica on . Giuseppe Saragat fra il Gruppo ASCI TO 17° dell'Oratorio Salesiano «Agnelli» di Torino, in campeggio ad Antagnod in Vai d'Aosta . un corse di catechetic. per Salesiani coadiutori Nella « Casa della Pace» di Gussago (Brescia) si effettuò dal 16 luglio al 13 agosto un corso di catechetica per preparare un gruppo di giovani salesiani coadiutori all'insegnamento della dottrina cristiana negli oratori e nelle parrocchie . Le lezioni, tenute da docenti del Centro Catechistico di Torino-Leumann mirarono ad avvicinare gli alunni ai testi conciliari e alle direttive dei vescovi italiani . Ne//a foto: il Rettor Maggiore don Luigi Ricceri tra i partecipanti al corso . 21 X CONSIGLIO NAZIONALE EXALLIEVI DI DON BOSCO Albano (Roma) • La Federazione Italiana Exallievi di Don Bosco si è riunita per trattare i grandi temi dell'Anno della Fede indetto da Paolo VI e le varie attività organizzative e apostoliche dell'anno sociale 1967-68 . II convegno fu onorato dalla presenza del Rettor Maggiore don Luigi Ricceri Concerto . vocale al Liceo Nazionale di Macau I Piccoli Cantori del collegio "Don Bosco" di Macau, si sono esibiti al pubblico di Macau con una serata musicale . «Furono due ore di genuina arte musicale, di quella musica fatta di melodia e di ritmo e interpretata con sentimento e intuizione artistica da un complesso armonioso di 70 voci giovanili . Furono momenti di raro diletto spirituale che commosse fino alle lacrime i più sensibili » . Così scrisse un quotidiano locale . Il programma era diviso in tre parti : musica religiosa, musica profana e musica folcloristica . I Piccoli Cantori eseguirono canti in varie lingue : latino, portoghese, inglese, italiano e anche in giapponese . L'esecuzione si effettuò nel vasto salone del Liceo nazionale . Erano in prima fila il Governatore di Macau con la maggior parte delle autorità cittadine, che furono larghe di applausi e di elogi per i Piccoli Cantori e per il loro direttore d'orchestra, il salesiano don Cesare Brianza . 1 salesiani nell'isola di Taiwan Formosa) 2 Sono ritornati nell'isola nel 1963 con la « Salesian School » di Tainan, che oggi accoglie 950 allievi e si presenta ingrandita e con edifici nuovi . Con la scuola i salesiani hanno anche la Parrocchia di Maria Ausiliatrice e quattro stazioni missionarie . Nel 1964 vi hanno fondato la Parrocchia e il Centro Giovanile di Taipei . Dall'agosto 1966 sono pure ritornate nell'isola le Figlie di Maria Ausiliatrice, che hanno aperto un'opera a Tainan . Nelle foto: (1) Nuova ala delle scuole salesiane . (2) Laboratori iniziati nell'aprile '66 e già inaugurati . (3) Un gruppo di allievi a passeggio (si notino le caratteristiche del ponte) . Poxoreu (Brasile-Mato Grosso) • Un "capangueiro- (compratore di diamanti) che sta valutando il prezzo dei diamanti che tiene in mano . Padre Joào Baptista Duroure, parroco salesiano a Poxoreu fino all'anno scorso membro dell'istituto Storico del Mato Grosso (Brasile) e cittadino onorario di Poxoreu, racconta che cosa succede ai cercatori di diamanti quando cercano e non trovano nulla, come i bambini poveri si ammalano e muoiono, come alcuni proprietari terrieri s'impadroniscono delle terre dei poveri, come i sacerdoti seminano opere buone e semi di speranza cristiana . È una relazione piena d'interesse che serve a completare la conoscenza dell'ambiente in cui lavorano i generosi dell'Operazione Mato Grosso", di cui si parla nelle pagine precedenti . 24 Il nome « Poxoreu » viene dal bororo : Po = acqua, e Foreu = oscura, e indica il grande fiume che nasce nell'ambito del municipio di Poxoreu e lo attraversa nella maggior estensione, bagnando la città a cui dà il nome . Situato nel Mato Grosso, uno dei 22 Stati del Brasile, il municipio di Poxoreu conta 35 .000 abitanti, sparsi su di una superficie di 9350 kmq . La città ha 6ooo abitanti ed è la sede del municipio e di una comarca di prima istanza, come pure di una parrocchia salesiana della Prelazia di Registro do Araguaia . Pqxoreu, mia parrocchia tempo delle piogge . Ma anche così c'è da ringraziare Dio perchè non è ancora lontano il tempo degli interminabili viaggi a piedi o a cavallo . Nel municipio vi sono 85 scuole primarie, delle quali due parrocchiali e una delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e un corso secondario completo, diviso in ginnasio e scuola normale . Tutta l'istruzione è mista e gratuita . Un Posto di sanità, due Ospedaletti e una Maternità fornita di mezzi moderni sono diretti da tre medici chirurghi e serviti da buone infermiere . Completa il quadro sanitario un Club di madri che ha cura della salute e dell'educazione igienica delle mamme e dei bambini . Due sacerdoti salesiani attendono alle necessità temporali e spirituali del loro popolo . Li aiutano le Suore, l'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice, le Figlie di Maria, l'Apostolato della preghiera e la "Legio Mariae" . Come vive il "garimpeiro" di PADRE JOAO BAPTISTA DUROURE In genere la zona è montagnosa 400 metri con altitudine media di sul livello del mare . Le punte più alte, propaggini dell'altipiano centrale, sono il monte delle « Araras », la vetta della «Mesa» e « I due fratelli» . Nel territorio abbondano oro, diamanti, legno pregiato, fauna varia e flora esuberante . A circa 6o chilometri dalla cittadina sgorga una fonte di acqua calda . Il clima è temperato, più caldo nella stagione delle piogge . Migliaia di palme sempreverdi s'innalzano sulla collina e si estendono a valle . Fiumi e torrenti scendono dall'alto con pittoresche cascate e si allargano in pianura . I più importanti sono il «Rio das Mortes », il « Poxoreu » e il «Rio Vermelho ». Stradicciuole, sentieri e semplici piste piene di buche e di intralci permettono di attendere ai tre distretti con ig centri e otto cappelle della nostra parrocchia . Due strade statali legano Poxoreu a Cuiabà, capitale dello Stato, e a Guiratinga, residenza del vescovo mons . Camillo Faresin, salesiano . Come minimo sono cinque ore di viaggio in un tremendo denso polverio durante la siccità ; nel fango e, peggio, affondando nelle buche al Il trenta o quaranta per cento dei nostri parrocchiani appartengono al garimpo, ossia al terreno diamantifero . Il diamante si trova nel letto del fiume o ai margini, e qualche volta fuori dell'acqua nel terreno asciutto . Quello del cercatore di diamanti (garimpeiro) è un lavoro lungo ed estenuante . Se il terreno è di un proprietario, il garimpeiro deve pagare il io% ; se sfrutta un corso d'acqua già esistente, in più deve pagare il io 0 20% ; se vi è infiltrazione di acqua nella miniera, deve anche pagare il 20% al proprietario della pompa-motore che estrae l'acqua . Quello che resta si divide in parti uguali tra i soci che lavorano insieme . Il garimpeiro può anche fare un contratto con una persona facoltosa che gli fornisce gli strumenti e il "sacco", ossia gli alimenti e un posto dove dormire nella rete . Liquidate le percentuali, i due divideranno il resto a metà ; se però il garimpeiro non trova nulla, non deve nulla al suo finanziatore . 25 Poxoreu, mia parrocchia Quasi sempre il garimpeiro conduce una vita infraumana . Per casa ha un rancho, cioè una capanna di paglia con un unico ambiente dove tre o quattro soci celibi possono stendere la rete di notte . Se sono sposati, la stessa capanna ha tre ambienti : un dormitorio, una cucina e una cosiddetta sala che di notte serve anche per dormire . E là vivono insieme, addossati in una lamentevole promiscuità, padre, madre e cinque, otto, dieci figli . Non bastando questi, qualche volta si aggiunge anche qualche parente . La gente mangia secondo la rendita del garimpo : molto, sufficiente, poco, niente . Un episodio di cui feci parte . Gennaio 1967 . Sto scrivendo a macchina quando s'affaccia un'ombra sulla porta aperta . Guardo : è una ragazzina dai sette agli otto anni, triste, con abiti sdrusciti . Chiede la benedizione com'è costume in tutto il Brasile . - Dio ti benedica, figliuola, cosa desideri ? - Denaro - Denaro? e perchè ? Per la mamma che sta male . Cos'ha tua mamma? Fame • tu oggi hai mangiato? Non mangio da ieri mattina . • tuo padre che lavoro fa? • garimpeiro, ma il servizio bruciò (cioè dopo molto lavoro non trovò niente e il venditore che gli faceva credito, gli tagliò i viveri) . - Dov'è la tua casa? Me la indica a ponente della città . Le do alcune gallettine e parlo con don Piero Melesi . Risolviamo di andare a verificare e, se necessario, provvedere . Eccoci sulla jeep . Arriviamo . Un rancho tutto di paglia, pareti e tetto . Nell'ambiente pulito, otto bambini e la mamma . In cucina nessun alimento . Sono le tre pomeridiane e non mangiano da ieri . Eppure vi è in questo mondo gente che mangia a quattro palmenti e 26 beve senza misura, e alleva cani e altri animali di razza ben pasciuti ; e fa del lusso, mentre qui i figli di Dio, nostri fratelli, soffrono la fame più nera . Cosa risponderà questa gente a Cristo che li accuserà : « Avevo fame e non mi deste da mangiare ? ». Don Piero torna indietro a prendere alcune provvigioni della "Charitas" . Per qualche giorno il problema è risolto, ma poi? Saremo da capo perchè sono troppi nelle stesse condizioni . Fratelli separati ma amati Tra i nostri parrocchiani c'è anche chi lavora la terra . Ma la lavorano come i loro bisnoni, senza concimi, senza strumenti moderni . La terra è fertile e produce con abbondanza riso, fagioli, meliga, cotone, tabacco, banane, aranci, mango, ananassi ecc . La vite frutta due volte l'anno . Ma bisogna trovare un angolo di bosco, abbattere alberi secolari e poi bruciarli, cintare il coltivato con tronchi e pali, e in fine montar la guardia giorno e notte per difenderlo dal bestiame, dai cervi, dai cinghiali, dai piccoli pappagalli e persino dalle formiche e dai cupim (formiche bianche) . L'agricoltore ha una vita non molto più facile del garimpeiro ; non soffre la fame, ma la sua alimentazione è insufficiente : riso e fagioli e raramente carne . In generale non esiste igiene : porci sciolti si stendono tranquillamente nel corso d'acqua potabile o entrano liberamente in casa ; manca qualunque forma di servizi, anche primitivi . La maggior parte va a piedi scalzi e i relitti umani sparsi attorno alla casa sono la cultura ideale di un verme microscopico che attraverso la pelle dei piedi entra . nel sangue e si fissa negli intestini Risultato : il famoso amarelào, che è un'anemia mortale per cui la gente diventa gialla, gonfia, perde forze e coraggio e va morendo lentamente giorno per giorno . Un caso fra mille . Don Piero Melesi, allora mio compagno di apostolato e ora mio successore, di ritorno da un villaggio di indi bororo, entra nella capanna di una famiglia protestante giunta in quei giorni da Minas Gerais . Sei bambini . Sònia, la più alta, ha undici anni, volto cadaverico, mani, addome, gambe e piedi gonfi . Si trascina a fatica . Il padre spiega: « Non posso curarla . Ho speso tutto nel viaggio, nella compera del terreno e della casa, nel recinto e nella piccola seminagione, e ho fatto anche dei debiti » . «Se vuole - dice don Melesi ci occuperemo della bambina . Sónia andrà nell'ospedale di Cuiabà, che ha una sezione modernamente attrezzata per i bambini . Le, Figlie di Maria Ausiliatrice hanno cure materne per gli ammalati . Raccomanderemo Sónia a uno dei nostri amici e benefattori, il dott . Edesio Cardoso, ottimo medico a cui in questi ultimi anni abbiamo inviato una trentina di ammalati disperati, che ritornarono quasi tutti in ottima salute» . «Ne sarei felice, ma io e la mia famiglia siamo protestanti» . «Lo so, siete nostri fratelli, separati ma amati, figli di Dio come noi » . Il giorno dopo don Melesi con la jeep portava in casa nostra padre e figlia . La direttrice ricevette Sònia, il padre rimase con noi per la cena e la notte . Il mattino seguente continuarono entrambi con l'omnibus per Cuiabà : cinque ore di viaggio ben penoso per un'ammalata in quelle condizioni, tanto penoso che il motorista dovette fermarsi parecchie volte perchè sembrava che Sónia morisse . A mezzogiorno l'omnibus arriva all'ospedale . Il dott . Edesio e la direttrice stanno aspettando : Sònia è alle soglie della morte . Senza indugio il medico le applica una prima trasfusione di sangue . Sette mesi di ospedale, ventun trasfusioni, rimedi "Garimpeiros" (cercatori di diamanti) che manovrano un mastello pieno di arena diamantifera . appropriati, buona alimentazione : tutto per amor di Dio . E Sónia ritorna completamente guarita portandosi una bella bambola di mezzo metro, dono della direttrice . Un crimine che non è l'unico I fazendeiros formano la terza parte dei nostri parrocchiani . Allevano bestiame e abbisognano di molto terreno, di molto pascolo, e lo ottengono distruggendo la foresta per formare prati . Tra di essi vi sono buoni cristiani che vivono in pace con i vicini . Ma altri, per fortuna pochi, approfittano dell'ignoranza dei contadini per sfruttarli e depredarli . Un caso tra gli altri . Un fazendeiro di altro Stato, venduta la propria tenuta, ne compera un'altra a 6o chilometri da Poxoreu e vi si trasloca . Arriva col suo bestiame, chiama un agrimensore e gli fa tracciare un recinto che chiude 2000 ettari di terreno in più di quanto gli appartiene . In quell'area vivono 5c famiglie con le loro piccole coltivazioni e con i loro animali domestici . Poverissimi sì, ma vivono sotto un loro tetto con la moglie e i figli . Dopo una campagna psicologica di intimidazioni con frequenti visite di uomini prezzolati e armati, spari in aria e minacce di morte, ottiene con inganno da un giudice conciliatore una sentenza giudiziale contro tre inquilini . Allora con cinque soldati della polizia statale e una dozzina di "arruolati" invade il domicilio di quella povera gente, incendia ventun case e mette in fuga verso la foresta 5o famiglie . Questo il fattaccio del 23 giugno : anziani, donne, mamme in attesa, bimbi lattanti, ammalati, tutti a cielo scoperto e nei giorni più freddi dell'anno . Appena fui messo al corrente del fatto, corsi da un amico e benefattore nostro, oggi deputato statale, il signor Joaquim Nunes Rocha . Ap- pena gli narrai il fatto, si alzò sdegnato e disse : «Padre Joào, andiamo a verificare sul posto quello che è avvenuto » . Si trovò una jeep e si partì . Non c'era esagerazione : 21 erano le case bruciate e 5o le famiglie cacciate nella foresta a cielo scoperto . Raccomandammo a tutti la calma e decidemmo di visitare il crudele autore del crimine . La cosa non era senza pericolo perchè in queste terre la gente impara che si muore una volta sola. Un'ora dopo, sul far della notte, la jeep arrivava nella fazenda . La conversazione fu piuttosto acida, ma non desistemmo . Per lo spazio di alcuni mesi il signor Rocha, don Melesi e io lottammo finchè ottenemmo che il governo reintegrasse i lavoratori nei loro diritti . Altro caso analogo che minacciava altre 30 famiglie, fu risolto grazie al nostro intervento tempestivo presso il governo statale, che mandò un capitano e la polizia per mante- nere l'ordine e ristabilire lo statu quo . Ma non si pensi che la nostra vita passi solo lottando contro la fame, le malattie e l'ingiustizia . Il nostro sforzo principale è combattere l'ignoranza mediante scuole e l'ignoranza religiosa con la predicazione, la catechesi nelle scuole, le conferenze nei centri secondari e nel Club delle mamme . Da tempo noi' pratichiamo il dialogo voluto dal Concilio . Rispettiamo tutti e non escludiamo nessuno dal nostro amore fraterno . I protestanti, i massoni, gli spiritisti, i cattivi cattolici, gli indifferenti e anche una mezza dozzina di atei dichiarati ci ricevono con piacere in casa loro, specialmente quando visitiamo i malati . Papa Giovanni nella nostra parrocchia ci si troverebbe bene . C'è una vita più bella della nostra, nella quale trionfa la carità e ci sentiamo tutti fratelli e figli dello 27 stesso Padre? Visibile protezione di Maria Ausiliatrice nei terremoti del Venezuela e della Colombia Durante lo spaventoso terremoto che colpì il 29 luglio scorso, nella casa ispettoriale di Caracas-Altamira, proprio all'epicentro del fenomeno tellurico, si trovavano riunite io8 suore per gli Esercizi Spirituali, incominciati quella stessa sera . Erano 2o e in refettorio per la cena quando, alle un minuto, sopravvenne improvvisa la terribile scossa, seguita da altre due . In preda a grande spavento, tutte scapparono all'aperto, reggendosi a stento sul terreno che si muoveva sotto i loro passi . Videro il grande edificio barcollare e lì lì per cadere, poi assestarsi prodigiosamente e rimanere in piedi, pur riportando profonde fenditure . Tutto intorno si moltiplicavano le rovine per il crollo di cinque grandi caseggiati vicini, che si sprofondarono con quanti vi abitavano . Per parecchie notti le suore dormirono sotto il porticato o all'aperto per il ripetersi delle forti scosse, che si contarono fino a ventisette in pochi giorni . Gli Esercizi, però, si continuarono egualmente e si conclusero il 5 agosto in un eccezionale clima di fervore, di abbandono in Dio e d'incessante preghiera . Nello stesso giorno il terremoto si fece sentire fortemente anche in Colombia . Il 29 luglio colpì in particolar modo il dipartimento il Venezuela di Santander, danneggiando le tre case di Contratación, Guadalupe e El Guacamayo . Questa, consacrata all'assistenza dei figli dei lebbrosi, venne resa inabitabile, così da doversi interrompere temporaneamente l'opera . Anche qui, tuttavia, fu sensibile la protezione celeste, soprattutto nel crollo della parete d'un dormitorio, che travolse tutta la fila dei letti, pochi minuti dopo che le ragazze n'erano uscite . (Da una relazione alle Superiore) Anche i salesiani a El Guacamayo hanno un Istituto che accoglieva gratuitamente quasi 300 figli di lebbrosi . Per trent'anni avevano raccolto elemosine per innalzarlo ; bastò un minuto per distruggerlo completamente, lasciando quei poveri ragazzi senza casa e senza tetto . Ma nel disastro materiale si toccò con mano la protezione miracolosa di Maria Ausiliatrice . Infatti mentre il padiglione con le camere dei salesiani cadeva con pauroso fracasso, i ragazzi e i professori, impotenti a soccorrerli, lanciavano al cielo questo grido : « Maria Ausiliatrice, salva i nostri Salesiani!» . A poco a poco di tra le macerie uscirono tutti illesi e tranquilli, senza neppure i traumi del panico . Non erano nemmeno feriti quelli che erano rimasti sotto le grandi travi delle abitazioni che erano crollate . Maria Ausiliatrice era venuta in nostro aiuto e ci aveva salvati da morte sicura in quell'ora terribile . « Cosa curiosa - commentavano i ragazzi la parete da cui pende il quadro di Maria Ausiliatrice non è crollata», e contemplavano tra i resti dell'istituto l'alta parete con l'immagine sorridente della nostra dolce Ausiliatrice . Ora la nostra pena piú grave è l'abbandono in cui si trovano tanti giovani ; ma non dubitiamo che Maria Ausiliatrice come ci ha salvati da morte, ci aiuterà a ricostruire l'istituto, movendo il cuore di anime generose a venirci in aiuto . Sono ragazzi poveri e infelici perchè figli di lebbrosi . El Guacamayo (Colombia) DON ISMAELE BARRETO direttore 4 EI Guaeamayo (Colombia) . Come fu ridotto l'istituto che ospitava 300 figli di lebbrosi en l terremoto del 29 luglio scorso i Medici, analisti, infermieri sono concordi nel dichiarare che la bimba doveva morire Mia figlia Maria José il 24 maggio scorso fece la prima Comunione circondata da gran numero di parenti e amici, che con la loro presenza vollero rendere testimonianza alla potenza taumaturgica di Maria Ausiliatrice . La piccola Maria José infatti è da tutti ritenuta come rediviva, poiché dopo un anno di alternative tra la vita e la morte, era stata spedita dai medici . I migliori specialisti non erano riusciti a scoprire la malattia, che si presentava sotto la forma di nefrite, ma era refrattaria alle medicine più moderne e costose . Il corpicino tumefatto e sfigurato destava in tutti tanta compassione che uno dei medici giunse a dire che non capiva come Dio permettesse tanto dolore in una creatura innocente . Noi genitori l'affidammo a Maria Ausiliatrice . Tra i familiari ci fu chi promise che sarebbe tornato alla pratica religiosa se la Madonna avesse compiuto il miracolo . Venne don Marcelino Talavera a darle la benedizione di Maria Ausiliatrice, mentre noi tutti pregavamo con fede . Da quel giorno cominciò a migliorare e a poco a poco tornò a fiorire come una rosa . Medici, analisti, infermieri, sono unanimi nel dichiararsi disposti a testimoniare che non sono riusciti a conoscere la malattia, ma che la bimba secondo la scienza avrebbe dovuto morire . Quelli tra i parenti che hanno ricuperato la fede dicono di aver capito il valore della sofferenza nei piani di Dio . Noi genitori rendiamo grazie a Maria Ausiliatrice e inviamo un'offerta . Madrid IESÚS HERNÀNDEZ ROSANES CI HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE Gherzi Pia - Ghirardotti Maria - Giallomhardo Benedetta Giambelluca Anna Giamora Rosa - Giartella Graziella .- Giannone Maria - Gigante Gaetano - Gioannini Luigia - Giordano Antonietta - Gir vetti Marta - Giraudo Sira - Giudice Augusta Giuliani Maria - Giuriato Giancarla - Giustamacchia Arcangela - Giusti Domenico - Gnaffo Rosa - Gnecchi E . - Grange Silvano - Grano sorelle - Grasso Luigina - Grasso Salvatore Greco fam. - Grillo Antonietta - Grimaldi Clementina - Grosso Ernesta - Gubellini coniugi - Guillazza Francesco - Gullone Giulia - Gussoni Alberto - Iacometti Francesca - lacono Giuseppina - lacono Muré Zina - rafusco dott. Pietro - Iannelli La Torre Ignazia - Imbellone Egidio - Incarbone Cettina Italia Paola - Invernizzi Galbani Piera - La Bella Ignazia Lano Lucia - Lapegna Oreste - Lasagno Maria - Latino Anna Lauricella Burruano Alfonsina - Lazzarini Carla - Leo Maria Adelaide - Leonarduzzi Fabrizio - Leoncini Anna Maria Leone Fabrizia - Libois Bonaconto Luisa - Lionetto Caterina Lodigiani Maria - Lombrado Grazia - Lorati Rino - Loretta Angela - Losac-.o Edvige - Maburzio Rosa - Maccarini Rosanna - Macis Lina - Madonna Bernardina - Maffioli Brusa Antonietta - Maggi Ambrogio - Mainardi Fabrizia - Malango Vincenza - Malesani Carlo - Maltese Francesca ved . Tantino Mancini Chiara - Manconi Amalia - Manesso Osanna - Manto- vani Sante - Marchese Pierina - Marchesi Ida - Marciante - Marinoni Carolina - Marinoni Cettina - Margarino Bruna Tina - Merletta Pasquale - Marocco Lidia - Martinenghi - Martini Caterina ved . Converso coniugi - Martini Antonio Marzetti Margherita - Mattea Raniero Francesca - Mauro - Mazza Maria - Mazzei Giovanni - Mazza Sulsenti Anna Maria - Mazzini Fulvia - Mazzola Alberti Stefano - Mecozzi Adalgisa - Medda Maria - Melesi Margherita ved. Tomasi Miglietta Giovanni Menditto Luigi - Mereghetti Antonietta e Vilma - Miglio Annamaria - Mina Tesio Anna - Minnella Miran o En r ica Moden i i n Vittorin a Modica Airò Ninetta Molteni Concettina - Molin Elena - Molinelli Costa Rina Giulia - Monardo Vincenza - Montabone Iolanda - Montano Moreale Maria - Morgana Anna - Monticone Giuseppina Angela - Moro Michelina - Mosconi Carolina - Motolese Antonia ved . Giuliani - Multari Maria - Murana Concettina Musso Carlo - Mussotti Francesco - Naglia Dolores - Napoli con le belle illustrazioni dei Santuario di Maria Ausiliatrice vuoi essere un invito a partecipare alla ricorrenza centenaria della Basilica e agli scopi che il Successore di Don Bosco si propone nella celebrazione del centenario : 1e Rinfocolare in tutti i membri della triplice Famiglia Salesiana una devozione a Maria Ausiliatrice che che sia vera e fruttuosa, ossia - come insegna il Vaticano Il sia "venerazione e amore, preghiera e imitazione della Vergine" . 2 0 Sottolineare la conferma data dal Concilio al pensiero di Don Bosco sul carattere ecclesiale e sociale della devozione a Maria Ausiliatrice. Date le gravi spese di stampa e di spedizione, confidiamo nella generosità dei nostri Cooperatori, Benefattori e Amici di Don Bosco Facilita l'invio delle offerte l'uso dell'unito conto corrente Caterina - Natta Carlo Alberto - Navizzardi Mariuccia - Negri Teresa - Neri Casuccio Francesca - Nicola Rosa - Nqtarbartolo Grazia - Notarlo Gioconda - Oberto sorelle - Occhipinti Cultrera Maria - Oddone Celestini F . - Odello Domenica - Olivieri Giuseppina - Orsi Domitilla Oldani Alessandro Orsingher Maria - Ortelli Irma - Osti fam . - Pagani Alessandra Palumbo fam . - Papa Serafina - Paparella Nicola - Parigi Paola - Parodi Giuseppina ved . Rebora - Parolin Giannina - Patti Provvidenza - Pavese Giovanni Pecollo Caterina - Pelissero Teresa - Pellegriti Barbagallo Giuseppina - Peluso Francesco Penna Elvira - Penso Angelina Perdani Iride - Perego Laura - Pesce Pernigotti Lucia - Perrotta Angelo - Personeni Rosa Lina - Piacentino Pina - Pianforini fam . - Piatti Giordano Piazza Giuseppin a Piffari Rosa Pilat Agn e se - PiMaria nazzi Giorgio - Pipitone Alessandro - Pirola Carla - Pisano Caterina - Piusin Rosalia - Piuzzo Veronica - Poggio Armida - Porretta Giovanna Pompei Ena - Porcellana Milanesi Angioletta - Porta Clara - Porzio Caterina - Pozza Maria - Pozzi Matilde - Preacco Rita - Premarini Pietro - Proto Innocenza Provera Ricaldone Maria - Puccio Maria - Pulili Rosina - Raimondi Salvatore - Rebecco Walter - Rebora Pia - Regis VinRicenza - Restelli Ines - Richard Elena - Rinaldi Angela naldi Bellitto Lina - Risso Gianatti Maria Rizzi Brigida Robbiano Bartolomeo - Roberto Caterina - Roncati Anna Ronco Angelo - Rossetti Anna - Rossi Schiavi Domenica Rossi Pietro - Rosso Delfina - Rosso Cillario Serafina - Ruhbé Grazia - Ruffino Giovanni - Ruttilio Pia - Sacchi Ines - Sacco Memma - Sadino Angela Saetta Sara - Salerno Giuseppe Salimodda Luigia - Salvo Nunziata - Sandri Luigi - Sandrone Caterina e Margherita - Sangalli Cavezzali Lina - Sanguin Eugenia - Sanguinetti Olga e Bice - Santero Ottaviano - Saracino Caterina - Sartorio Giuseppina - Sartri Elena - Scanduzzi Onofrio - Scannavino Rosina - Scarrone Giovanni . 29 Occorreva cambiare la scatola cranica Al battesimo fu chiamato « Savio » Tempo fa, mentre la nostra figlia Marina giocava col fratello a far cadere castagne da un grande ippocastano, un sasso, lanciato male, le cadde sulla testa con un peso di ca= duta di circa 30 chili, rompendole la base cranica . All'ospedale il medico riscontrò un trauma cranico e la operò con l'ordine di tenerla immobile per quattro giorni applicandole del ghiaccio sulla testa . In una visita successiva il dottore riscontrò commozione cerebrale ; e l'esame radiologico rivelò fratture multiple della base cranica . Consigliò quindi un altro intervento chirurgico per cambiare la cassa cranica, tutta rotta, con un'altra di vetro, operazione che aveva ben poche probabilità di riuscita . Che fare? Pensavamo già di vendere la casa per far fronte alle forti spese dell'operazione . Intanto ci rivolgemmo ai Salesiani per chiedere preghiere a San Domenico Savio . Ci diedero un'immaginetta con la reliquia del Santo, che fu posta sotto la nuca della figlia la stessa sera . Dopo poche ore, inspiegabilmente, la piccola reliquia non si trovava più nella immaginetta ma nel punto centrale della ferita . Visitata nuovamente, la bambina, con grande meraviglia del dottore e nostra, presentava la scatola cranica sana, e in pochi giorni nostra figlia riprendeva la sua vita normale . Ringraziamo San Domenico Savio e ricorderemo sempre questa grandissima grazia . Erano trascorsi 12 anni dal nostro matrimonio . La mia felicità non era completa, perchè non potevo rassegnarmi a non sentir in casa mia le voci festose dei bimbi . Mia sorella, Figlia di Maria Ausiliatrice, intuendo la mia intima pena, mi scrisse varie lettere invitandomi a pregare San Domenico Savio e inviandomi l'abitino del Santo . Lo ricevetti e lo indossai con fede . Fui puntualmente premiata col dono di un bel bambino sano e robusto, a cui ho dato il nome di Savio . Fu battezzato nel Santuario di Nostra Signora del Libano con esultanza di tutti il giorno 6 maggio, festa di San Domenico Savio . Per questa singolare grazia, si è diffusa la devozione a San Domenico Savio fra conoscenti e vicini . Rendo pubblica la grazia implorando la protezione del grande Santo sul mio Savio . Schio (Vicenza) PIETRO E MILENA RUARO « Mamma, non piangere! . . . Domenico Savio salverà il fratellino » Dopo quasi dieci mesi di attesa, nasceva il piccolo Domenico Calabrò . Dato il ritardo il bambino era bisognoso di cure . Al secondo giorno dalla nascita un improvviso malessere cambiò l'aspetto del piccolo, che si aggravò sempre più . Ormai non dava nessuna speranza di vita . La mamma, i parenti e il fratellino di cinque anni nella loro desolazione si rivolsero con fede al caro San Domenico Savio, e dopo giorni di trepidazione e di ansia, insieme con i dottori poterono costatare il miracolo . Il fratellino, tra una preghiera e l'altra, continuava a ripetere : «Mamma, non piangere, sono sicuro che San Domenico Savio salverà il fratellino» . Nell'invocare il caro Santo ognuno di noi ha promesso la propria offerta, che oggi unitamente inviamo . 30 Reggio Calabria ANNA MANDARINO Kartaba-Abbud (Libano) NADIA BARAKAT «L'operazione non occorre più» Una mia nipotina di anni 6, mentre girava in bicicletta, cadde in una discesa e andò a battere contro un albero . Trasportata all'ospedale di Benevento, fu visitata da uno specialista che dichiarò necessario l'intervento . Il verdetto fu confermato dal primario . Allora invocammo San Domenico Savio, chiedendogli che guarisse la nipotina senza operazione . Due ore e mezzo dopo, lo specialista, mentre la preparava all'operazione, si arrestò e disse : « C'è un miglioramento tale che l'operazione non occorre più » . Due giorni dopo veniva dimessa dall'ospedale . Pannarano (Benevento) MARIO DI GIAMBATTISTA Una comunicazione e una preghiera Ai nostri corrispondenti comunichiamo che il nostro numero del codice di avviamento postale è 10152 . Nello stesso tempo li preghiamo di voler aggiungere ad ogni loro corrispondenza il proprio numero dello stesso codice . 4B « Ora credo che Don Rua è proprio un santo» Mia sorella giaceva in ospedale ormai morente . I medici le davano poche ore di vita . Non poteva più prendere nulla, nemmeno acqua. Il sacerdote le aveva già amministrato gli ultimi Sacramenti . Io corsi all'ospedale con la reliquia di Don Rua e cominciammo con fervore una novena con le preghiere consigliate da Don Bosco . La sorella si addormentò . Quando si risvegliò, chiese da bere e da mangiare. Il dottore non sapeva spiegare la cosa . Sta il fatto che mia sorella è guarita. Ora credo che Don Rua è proprio un santo . Mando offerta per la sua beatificazione . Vineland N . Y . (USA) vena a Don Michele Rua, che già altre volte l'aveva salvato . Con meraviglia mia ed anche dei medici, giorno per giorno le sue condizioni migliorarono ; ed ora è ritornato fra noi quasi completamente guarito . Con viva riconoscenza al Venerabile, a Maria Ausiliatrice e a San Giovanni Bosco, adempio la promessa di pubblicare la grazia e unisco una piccola offerta, pregando Don Rua che voglia continuare a benedire la nostra famiglia. Giaveno (Torino) ANNA GIAI GISCHIA Soccorre una famiglia in gravi difficoltà ROSA SMANIOTTO Guarisce da emorragia cerebrale e frattura della base cranica a 81 anni Mio nono di 81 anni, il 6 luglio, cadeva improvvisamente dal primo piano della nostra casa . Venne ricoverato d'urgenza all'ospedale di Giaveno, con prognosi riservatissima per sospetta frattura della base cranica, frattura del gomito sinistro ed emorragia cerebrale . I medici costatarono subito che si trattava di un caso gravissimo e che solo un miracolo l'avrebbe salvato . Cominciai la no- Nostro figlio si trovava disoccupato da quasi un anno . Un giorno mi venne l'ispirazione di rivolgermi al venerabile Don Rua, facendo ogni giorno la preghiera che si legge sulla sua immagine . Posso assicurare che quasi subito mio figlio ebbe delle offerte di lavoro e che ora ha trovato un impiego abbastanza remunerativo che gli consente di mantenere la famiglia, la quale da tanto tempo si trovava in gravi difficoltà . Grata a Don Rua e fiduciosa nella sua intercessione, ora oso chiedergli una grazia ancora più grande . Porchiano del Monte di Amelia (Terni) ELENA FARATTINI POJANI GRAZIA ATTRIBUITA A DON PIETRO BERRUTI Erano dieci anni che non poteva cantar messa . In questi ultimi anni notavo una crescente difficoltà di vociferazione soprattutto nel predicare, il che riduceva di molto la mia attività sacerdotale e missionaria . Consigliato di affidare la cosa all'intercessione di don Pietro Berruti, lo feci con tanta fiducia per la stima che ho sempre avuto della sua santità . Dopo ripetuti esami, all'ospedale Fatebenefratelli di Roma riscontrarono un piccolo polipo, che all'atto dell'operazione a Vicenza fu trovato constare di tre piccoli granuli . L'ope- razione riuscì bene . Il medico però non mi dava molta speranza di riacquistare la voce : diceva che sarebbe diminuita la fatica della vociferazione, ma difficilmente avrei riavuto la voce di un tempo . Invece con mia grande soddisfazione, riacquistai la mia voce . Erano quasi dieci anni che non potevo cantare Messa . Per ringraziare il Signore della grazia concessami, ho potuto cantare Messa e fare l'omelia, senza sentire nessuna fatica . Ringrazio il mio intercessore don Berruti, e gli chiedo la grazia di usare sempre della voce per il bene delle anime e per la gloria di Dio . Campo Grande (Brasile) DON SANTO FARESIN S.D .B . 31 PREGHIAMO PER I NOSTRI MORTI SALESIANI DEFUNTI Don Alessandro Kotula Don Don Don Don 46 Don . t a Oswiecim (Polonia) a go anni . Ildefonso Gómez t a Teror (Las Palmas - Spagna) a 71 anni Andrea Toniolo t a Castel di Godego (Treviso) a 67 anni . Guido Ravasi t a Treviglio (Bergamo) a 64 anni . Enrico Guerrier t a Saintes-Maries de la Mer (Francia) a anni . Carlo Mascazzíni t a Novara a 43 anni . Don Roels Abele . t a Leuven (Belgio) a 34 anni . Coad. Asensio Albizuri t a Pasajes (Spagna) a 81 anni Coad. Anastasio Martin . t a Barcellona a 8o anni Coad. Giuseppe Galvís t a Silvania (Colombia) a 67 anni . Coad . Francesco Eff t a Ensdorf (Germania) a 58 anni Coad . Giuseppe Nenes t a Sangradouro (Brasile) a 48 ani n . Ch. Tullio Marzarí t a Rovereto (Trento) a 27 anni . . COOPERATORI DEFUNTI e t a Torino Don Ella Baldassarre, canonico del « Corpus Domini a 94 anni . Era tra i sacerdoti più anziani della Diocesi . Aveva iniziato il suo ministero sacerdotale nella parrocchia di Torino-Cavoretto, dove strinse amicizia col comm . Michele Bert, alla cui munificenza si deve il tesoro di reliquie che arricchiscono la cripta di Maria Ausiliatrice . Fu poi collaboratore del Servo di Dio can . Boccardo presso l'Istituto delle Suore Cieche e successivamente rettore spirituale dell'Istituto Opera Pia Barolo per 44 anni, fino alla morte . Fu anche per molti anni delegato arcivescovile per la conservazione delle reliquie dei santi . Fu appunto il grande amore che nutriva per le reliquie che diede origine alla sua cooperazione salesiana, cooperazione così intensa e sentita che il compianto Economo Generale don Fedele Giraudi soleva chiamare don Elia : « un salesiano che vive a casa sua e . Quanti hanno visitato la Basilica di Maria Ausiliatrice hanno potuto ammirare il tesoro di reliquie che arricchisce la « Cappella delle Reliquie n nella cripta del santuario . La storia di questo tesoro è strettamente legata all'opera di don Elia . Era viceparroco a Cavoretto quando il cardinale di Torino Agostino Richelmy lo deputò a coadiuvare il comm . Bert nella raccolta e conservazione della preziosa collezione di reliquie posseduta dal commendatore, onde assicurarle tutto il credito che giustamente la Chiesa esige per la venerazione delle sante reliquie . In quegli anni il munifico signore, che aveva consacrato il suo cospicuo patrimonio alla collezione, pensava come esporre al culto il suo . Il commentesoro. Don Elia gli insinuò l'idea di offrirlo ai salesiani datore accettò e fece al servo di Dio don Rinaldi l'offerta di tutta la sua collezione, ricca di urne e di preziosi reliquiari . Si disse anche disposto a provvedere i mezzi necessari per la preparazione di una decorosa cappella destinata al culto delle reliquie . Poneva però due clausole: l'obbligo di esporle alla pubblica venerazione e la proibizione assoluta di alienarle, neppure a scopo di culto . Don Rinaldi, che vagheggiava già l'ampliamento della Basilica, dopo qualche esitazione motivata dalla prudenza, accettò . Il Bert, che era già malato grave, quando lo seppe, esclamò sorridendo : « Ora muoio . contento! * E morì in quello stesso giorno, z marzo 1926 Da allora don Elia si mise a completa disposizione dell'Economo generale don Giraudi per dare alle reliquie una degna sistemazione . « Appassionato non meno del suo amico Bert per questa santa iniziaLa Cappella delle Reliquie, tiva - scrive don Giraudi nel bel volume Torino, SEI - egli, delegato dall'Ordinario di Torino, attese per parecchi anni a questo delicato lavoro con rara competenza e pazienza certosina . La nostra cappella può così presentare oggi alla venerazione dei visitatori un complesso di oltre 6ooo teche, di diverse forme, con. tenenti reliquie di Santi o di Beati e A cura di don Elia la cappella possiede anche un moderno schedario documen t ato di tutte le reliquie . L'opera di don Elia nominativo e fu instancabile soprattutto nella preparazione e confezione di migliaia e migliaia di esemplari di immagini con reliquia di San Giovanni Bosco, di Santa Maria Mazzarello, di San Domenico Savio e dei nostri Servi di Dio, la cui venerazione è diffusa in tutto il mondo . A ragione don Carlo Orlando, Postulatore generale delle Cause di beatificazione e canonizzazione della Società Salesiana, scrive : « La Congregazione deve realmente molto a questo santo sacerdote, per quanto ha fatto e per l'affetto con cui l'ha fatto r . L'amore straordinario di don Elia per le reliquie dei Santi non era che un riflesso di una fede viva e vissuta, fede che lo rese anche cultore insigne della Santa Sindone venerata in Torino . Perché don Elia fu uno di quei sacerdoti sulla cui tomba si potrebbe scolpire l'elogio che la Chiesa fa ai Santi e confessori e : « Pio, prudente, umile, casto, sobrio e senza macchia per tutto il tempo che lo spirito animò il suo corpo mortale e . . Mons . Can . Angelo Mariani t a S . Severino Marche a 91 anni Exailievo salesiano e Cooperatore zelantissimo, diffuse in San Severino Marche la divozione a Don Bosco, del quale era fervente devoto e ammiratore . Dalla cattedra, dal pulpito, nelle conversazioni private, in ogni occasione parlava di San Giovanni Bosco e della spiritualità salesiana . Si è spento col sorriso e con l'invocazione di Don Bosco sulle labbra . Pier Angelo Barbísino . t ad Alessandria a iq anni Questo giovane privilegiato da Dio, di ottima famiglia di Cooperatori salesiani e di attivisti cattolici, fece veramente onore ai suoi due nomi : Pietro e Angelo . Fu fermo nei suoi impegni di cristiano e di studente . Quando la malattia, durata ben tre anni, gli dava un po' di tregua, subito tornava allo studio con volontà tenace . Non fu meno fermo e deciso come militante nelle file dell'apostolato . E fu angelico : delicato in ogni sua azione, amico affettuoso ma senza compromessi nè concessioni, sia nel linguaggio come nei suoi atteggiamenti, specialmente nell'ambiente studentesco . On . prof . Tíberío Evoli t a Melito Porto Salvo (Reggio Calabria) . Rettitudine morale, abilità professionale e generosità di cuore fecero di lui un Cooperatore esemplare . Fu anche largo nel beneficare l'Opera delle Figlie di Maria Ausiliatrice, che gli serberanno imperitura riconoscenza . Alfredína Lolletti in Moroni t a Genzano di Cooperatrice e Patronessa dell'Oratorio, molto beneficenza a favore dei giovani, mossa sempre anime che alimentava con la lettura della vita di lettino Salesiano . Flavio Mancini t a Rieti il z Settembre 1967 . Fervente cristiano e Cooperatore entusiasta fin dalla fondazione del Centro locale, si distinse per la generosità e signorilità del suo animo . Riservò alla sua famiglia il piacere di accogliere i salesiani che si recavano da Roma a Rieti per le attività del Centro Cooperatori . ALTRI COOPERATORI DEFUNTI Allais Ernestina - Allais Giovanni Andriano don Angelo - Ardu - BaGiov. Andrea - Baldini mons . Faustino - Banchini don Urbino rone Luisa - Baronetto Camillo - Barracu Pietropaolo - Bergeretti Margherita - Bianchi Anna - Bonino don Luigi - Brezzo Lucia - Capasso Briguglio Maria - Calì Filippo - Canovaro Ifer Evelina Alfonso - Carletti Climene - Carletti Maria - Carnino don Giuseppe Carta M . Angela - Cartocci Celsa - Cavani Teresa - Chessa Vittoria Conforto Antonino - Conforto Basilio - Cosseddu Ausilia - De Florian Corona - De Marchi Maria - Doliana Giovanni - Franco Camillo - Giacomino - Gaido Maria - Gavosto Maria - Genero Maggiorina Domenico - Giai Coletti Maddalena - Giai Levra Andrea - Gianella don Giuseppe - Giannullo Giacinta Giannoni Elisabetta - Issoglio prof . doti. Giovanni - Landoni Alberti Maria - Luca Nunziata - Manchinu Giovanni Maritano Guide - Maritano Sebastiano - Masi Gio- Mori Gilda ved . Gianvanna - Maxia Demetrio - Micheli Antonio noni - Moriondo Teresa - Onni Maria ved . Onni - Perlo Orsola Piras Giov . Pasquale - Plano Rosina . - Poli Oreste - Portigliatti Maggiorina - Portigliatti Rosa ved . Gaido - Prever Gemma - Putzolu - Reale Corinna Rege Adelia - Rege Giovannina - Salaris Giovanni Pietro Paolo - Salis Chessa Giovanni - Saviotti dott . don Mario Serra Maria Leonarda - Taverna Sorelle - Tedeschi Isolina - Tomaselli Emma - Ughetti Celestina - Ughetto Ester - Valenti Pezziardi Teresa - Versino Carlo - Zeni Iellici Caterina . L'ISTITUTO SALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, eretto in Ente Morale con Decreto 12 gennaio 1924, n : vere Legati ed Eredità . Ad evitare possibili contestazioni si consigliano le seguenti formule Se trattasi d'un legato : « . . .lascio all'istituto Salesiano sito in . .. ». per le Missioni con sede in Torino 32 (luogo e data) . Nomino mio erede universale . 22, può legalmente rice- a titolo di legato la somma di Lire . .. (oppure) l'immobile Se trattasi, invece, di nominare erede di ogni sostanza l'istituto, la formulaa potrebbe essere questa «... Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo» Roma a 48 anni . si prestò in opere di dal suo amore alle Don Bosco e del Bol- : l'istituto Salesiano per le Missioni con sede in Torino, . (firma per esteso) TOTALE MINIMO PER BORSA L . 50 .000 • Avvertiamo che la pubblicazione di una Borsa incompleta si effettua . 25 .000, ovvero quando il versamento iniziale raggiunge la somma di L quando tale somma viene raggiunta con offerte successive • Non potendo fondare una Borsa, si può contribuire con qualsiasi somma a completare Borse già fondate CROCIATA MISSIONARIA BORSE DA COMPLETARE Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, p .g .r . e invocando protezione sui miei figliuoli, a cura di Merra Gina (Luvinate - Varese) . L . 25 .000, Borsa : Papa Giovanni XXIII, a cura dell'exallievo Cubeta Giuseppe (Messina) . L. 30 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di un Exallievo . L . 25 .000 . Borsa : Domine, non sum dignus, a cura di Adriana Gatti Zanzottera (Saronno - Varese) . L. 45,000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco esauditemi!, a cura di Giannina Cerini ved . Borroni (Varese) . L. 25 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice Aiuto dei Cristiani, pregate per noi!, a cura di Elena Albonico (Como) . L . 24.000, Borsa : Gesù Sacramentato, Maria Ausiliatrice e S . Giuseppe, a cura dell'ins . Santa Marcella Briguglio (Misterbianco - Catania) . L. 35 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G. Bosco e S . Cuore di Gesù, aiutatemi!, a cura di Zonato Luigia (Verona) . L . 30,000, Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco e Anime del Purgatorio, a cura di Vittoria Zaffagni (Pavia) . L, 30,000 . Borsa : Don Rinaldi, a cura di Licia e Guido Zavattaro (Borgo S . Martino - Alessandria), L . 30 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G. Bosco, invocando protezione, a cura di Secco Antonio (Milano) . L . 25 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a cura di Palumbo Antonio, (Potenza) . L . 25 .000. Borsa : San Domenico Savio, p .g .r., a cura di Mons . Salvatore Maggi (Altamura - Bari). L. 30 .000 . Borsa : San Domenico Savio, in ringraziamento e invocando protezione, a cura di Oggero Adele (Torino) . L . 25 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di Monti Maria (Clivio - Varese) . L . 25 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, per una grande grazia, a cura di Morosini Giovanna (Montebelluna - Treviso). L . 32 .000. Borsa : Don Filippo Rinaldi, grazie ! continua a proteggermi!, a cura di Paola Melloni (Fino Mornasco - Como) . L . 30 .000 . Borsa : Ettore Janes, in memoria e suffragio, a cura della moglie e amici (Torino) . L . 25 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice, per ottenere una grazia, a cura di Pia Maria (Torino) . L . 30 .000, Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in ringraziamento, a cura di Celada Pietro (S . Salvatore Monf . - Alessandria) . L. 25 .000, Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, guidate me e la mia famiglia, a cura di Irene Formiga (Biella) . L . 25 .000 . Borsa : Ravedati Paolo, a cura del bisnono L . A . (Torino) . L . 25 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, a cura di Nicholas Intrieri (Sapri - Salerno) . L . 25 .000. Borsa : San Giovanni Bosco, a cura di Gina Del Signore (Chiavari) . L. 40 .000 . Borsa : Don Rinaldi, a cura di Boxino Cesare (Torino) . L. 30 .000 . Borsa : Domenico Savio, concedici una grazia, a cura di Genco Giuseppe (Orbassano Torino) . L . 32.940 . Borsa : Antonio Scotto, in ricordo e suffragio, a cura di Grieco Zelinda (Cava Dei Tirreni - Salerno) . L. 24 .000 . Borsa : Mons . Raffaello delle Nocche, a cura di Maria La Rocca (Tricarico) . L, 30 .000 . (coxnava) BORSE COMPLETE Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di Zanon Rossi Margherita (Piovene Rocchette - Vicenza) . L . 50 .000 . Borsa : San Giovanni Bosco, a cura di Zanon (Piovene Rocchette) . Rossi Margherita L . 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Umiltà, in ringraziamento riconoscente, a cura di Gio. 50 .000 . vanna Camerini Porzi (Faenza), L Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Rinaldi, in suffragio e impetrando grazie, a cura di N . N . (Vigevano - Pavia) . L. 5 0 . 000 . Borsa : Linda Toffoloni Rossi, a cura della figlia Margherita Zanon Rossi (Piovene Rocchette - Vicenza) . L . 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, in suffragio dei nostri cari defunti e a protezione nostra in vita e in morte, a cura di N . N . L. too .ooo . Borsa : San Giovanni Bosco e Santi Salesiani, proteggeteci sempre! a cura di Areglini Elio (Francia) . L . 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco e S . D . Savio, a cura di Angela N . (Torino) . L. 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, in ringraziamento e invocando protezione sulla famiglia, a cura di Cavaliero Virginia (Pi- Borsa : Maria Ausiliatrice e S . scina - Torino) . L. 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco e S . D . Savio, proteggete la mia famiglia, a cura di N . N . (Borgomanero) . L . 50 .000. Borsa : Maria Ausiliatrice, in suffragio di Suor Flora, a cura di Giuseppe Maia (Torino) . L. 50 .000 . Borsa : San Giovanni Bosco, in suffragio e ricordo di Maria Luisa Pianazza, a cura di Alberto Ressia. L . 50 .000 . Borsa : Don Adriano Marconcini, in memoria, a cura di Alberto Ressia. L . 50 .000 . Borsa : Ing . Giulio Barberis, in memoria e suffragio, a cura di Alberto Ressia . L . 50,000 . Borsa : Vincenzo Ressia, in memoria e suffragio, a cura di Alberto Ressia : L . 50 .000 . Borsa : Gesù sofferente, in memoria di don Amilcare Bertolucci, a cura di Alberto Ressia . L . 50 .000 . Borsa : Anime del Purgatorio, in memoria di Giovanni e Vittoria Ressia, a cura di Alberto Ressia . L . 50.000 . : Papa Giovanni XXIII, Borsa per la santificazione dei sacerdoti, a cura di Alberto Ressia . L. 50 .000 . pvoteggano il Consiglio Superiore Salesiano, G . Bosco, a cura di Alberto Ressia . L . 50 .000 . Borsa : San Giuseppe, pregate per on i!, pro vocazioni coadiutori salesiani, a cura di Alberto Ressia . L . 50.000 . Borsa : Ven . Don Andrea Beltrami, per la perseveranza delle vocazioni salesiane, a cura di Alberto Ressia . L . 50 .000 . Borsa : Sacro Cuore di Gesù e Maria SS . Immacolata, a cura e intenzione di N.N ., L . 50 .000 . Borsa : S . Giuseppe, proteggete mio figlio e la sua famiglia!, a cura di Maria Boccagni ved. Pizzato . L. 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, proteggeteci!, a cura di C . G . (Tollegno) . L . 50.000 . Borsa : Don Rua e Giuseppina, a cura di W. Salsi (Varese) . L. 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco, S . D . Savio, Don Rua, Don Rinaldi e Maria Mazzarello, in ringraziamento e invocando protezione, a cura di Lina e Nino Mistretta (Caltanissetta) . L . 50 .000 . Borsa : Maria Ausiliatrice e S . G . Bosco, a cura di P . I. (Reggio Emilia) . L. 50 .000 . (coxnsUA) Spediz in abbon . postale - Gruppo 2' - 1' quindicina La SEI presenta L'ateismo contemporaneo l'enciclopedia diretta da Giulio Girardi alla quale hanno collaborato novantanove eminenti studiosi di fama mondiale . Volume Primo L'ateismo nella vita e nella cultura contemporaneao Pagine XXIV /778J rilegatura in piena tela-con impressioni in oro . e pastello L. 10.000 Volume Secondo L'ateismo nella filosofia contemporanea : correnti e pensatori Un'enciclopedia quanto (marzo . 1968) . mai opportuna . . Volume Terzo Nessun argomento é più L'ateismo nella filosofia grave e piu attuale e al temporan emporaneeaa : tempo stesso più uniforme, con cont problemi Nessun argomento (ottobre 1968) s'impone alla coscienza cristiana del nostro tempo Volume Quarto con maggiore peso . Il Cristianesimo di fronte all'ateismo Henri De Lubac S .J . (marzo 1969) BOLLETTINO SALESIANO Si pubblica: il 1o del mese per i Cooperatori Salesiani il 15 del mese per i Dirigenti dei Cooperatori Nelle migliori librerie e direttamente presso la . SEI / 10152 TORINO C . Regina Margherita` 176 05P S'invia gratuitamente ai Cooperatori, Benefattori e Amici delle Opere Don Bosco Direzione e amministrazione : via Maria Ausiliatrice, 32 10152 Torino - Telef. 48.29 .24 Direttore responsabile Don Pietro Zerbino Autorizzazione del Trib . di Torino n . 403 del 16 febbraio 1949 Per inviare offerte servirsi del conto corrente postale n . 2-1355 intestato a : Direzione Generale Opere Don Bosco - Torino Per cambio d'indirizzo Inviare anche l'indirizzo precedente Officine Grafiche SEI - Torino i