Colombia pasion

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Colombia pasion
Colombia pasión
Cartagena de India, panoramica dal Castello
l’unico rischio è di
La cultura e le architetture coloniali
di Bogotà, le Ande e il Caribe,
i cieli decorati dalle nuvole e la selva,
il fascino metropolitano di Medellín,
le antiche magie di Cartagena de India…
un viaggio contro pregiudizi e luoghi comuni,
alla scoperta di un paese
tra i più affascinanti e sicuri dell’America Latina
Il porto di Cartagena
volerci restare
testo e foto di GUIDO BAROSIO
il viaggio torino magazine
Pittore di strada a Bogotà
Bogotà vista dal Monserrate
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L
e domande che aprono ogni incontro sono sempre le stesse: «Cosa si
dice in Italia del nostro paese? Cosa
ti aspettavi arrivando qua?».Il colombiano non sfugge al mito negativo,
alla favola terrorizzante che sembra
essere legata in modo indissolubile
all’immagine della propria nazione. E
lo fa sorridendo, in modo diretto,
arrivando subito al tema che magari tu, rispettosamente, vorresti lasciare per un momento
dietro le quinte. In quell’atteggiamento c’è molto di una
spudoratezza gentile, di un desiderio franco e divertito per
il contatto veloce, ma c’è anche un segnale – il primo –
di un carattere temprato dalla sfida contro il destino. Una
Bogotà, la Catedral Primada
vate dell’Autodefensas), il controllo civile e
legale su ogni attività era una chimera, la gente scappava per non voler tornare più. Oggi
la terapia politica e militare di un leader
amato come non accade in nessun altro
paese al mondo – il pr esidente Alvaro Uribe – ha realizzato il miracolo inimmaginabile: uno standard di sicurezza tra i più elevati dell’America Latina, un fiorir e ininterrotto
di ogni attività economica, un ottimismo concreto e festoso che si legge nei volti e si
avverte nei pensieri, Medellín – ex cimiter o
a cielo aperto dove non si poteva andare
tranquilli neanche al supermercato – adesso è un giardino metropolitano, Bogotà – la
capitale che si immaginerebbe caotica,
inquinata e forse persino spaventosa – propone un recupero del centro storico così bello da strabuzzare gli occhi, e ancora festival, rassegne culturali, trenta università, progetti sociali organizzatissimi. Certo – loro lo
sanno e te lo spiegano – c’è ancora tanto
da fare: il conflitto con la guerriglia (isolata
e lontana) prosegue, ci sono ancora centinaia di sequestrati nella selva, la pr esenza
dei soldati (quasi ad ogni angolo) è necessaria (ma tutti la vedono come una benefica garanzia di tranquillità), la povertà (comunque meno percepibile che in tutti gli altri stati dell’area) è ancora un problema di risolvere; ma la svolsfida che un popolo speciale ha vinto e oggi vuole rac- ta è stata talmente radicale che sull’esito della rinascita
contare. Perché la risposta alle famose domande – lui lo qui nessuno avanza il minimo dubbio. Così tutto è pr osa, e tu ti senti irresistibilmente goffo offrendo considera- mettente, irresistibilmente stimolante, ma noi non lo sapzioni stonate… – contrasta in modo vistoso con ciò che piamo… o quasi. I media inter nazionali – seguendo una
stai imparando a conoscer e. Questo è un paese che si tacita regola a tutti nota – sono stati giudiziosamente provisita cancellando velocemente ogni pr egiudizio dopo dighi di notizie fino a quando la tragedia era pienamente
poche ore. Fino al 2002 viaggiare in Colombia era un azzar- in atto; adesso, che la storia ha mutato il suo corso, deldo per i colombiani stessi: il numero di omicidi e rapimen- la ‘nuova Colombia’ non si parla quasi più, se non per
ti stabiliva record planetari, il traffico della droga metteva ‘eventi speciali’, come la liberazione di Ingrid Betancourt.
Che, va detto subito, qui non è proprio un mito. «Ingrid è
in campo tr e eserciti continuamente in lotta (quello dei
famosi ‘cartelli’, la guerriglia delle Farc e le formazioni pri- una donna presuntuosa che è stata rapita per la sua pre-
torino magazine il viaggio Bogotà, la Candelaira
Militari colombiani in parata
sunzione», abbiamo sentito dire, con un rife- Bogotà, la Candelaira
rimento preciso alla sua volontà di sfidare pericoli e divieti entrando in un territorio ad altissimo rischio. Loro, di questa signora elegante e mezza francese, parlano tutto sommato poco, mentre si tengono ben stretti un presidente che s embra essere ovunque, sfidando le leggi del tempo e dello spazio:
inaugura scuole e autostrade, rassicura i
militari, appare in tv per interrogare i ministri
sul loro operato, parla poco e agisce molto,
tiene in ordine i conti e trasforma il paese, sorride il giusto ma è più spesso serio, l’esatto
contrario di quei leader populisti e fragor osi
che hanno incasinato la storia del continente. E forse piace tanto proprio per questo. Ma
c’è anche un’altra considerazione da fare: il
miracolo si appoggia su basi solide. Questo
è un paese con grandi risorse – umane prima ancora che materiali – una nazione di gente che legge, che studia e che scrive, la nazione di Gabriel Garcia Marquez e Álvaro Mutis,
la terra di Boter o e delle sue cr eature enigmatiche e smisurate, la patria di artisti come
Juanes e Shakira, il luogo con il secondo (tutelatissimo) patrimonio per biodiversità dell’America Latina, una terra meravigliosa popolata da individui allegri e tenaci, la culla della
democrazia più antica del continente. In
Colombia – un dato tra i tanti – la stampa è sempre stata libera, anche negli anni durissimi del nar coterrorismo bolo più evidente del cambiamento è proprio questo: ci
qui tutti sapevano tutto: un esercito di giornalisti eroici (mol- si sposta liberamente, ad ogni ora, per qualsiasi ragione.
ti dei quali hanno pagato con la vita il loro impegno…) rac- Ci siamo ripresi il nostro paese e adesso, anche a noi, semcontarono il dramma quotidiano senza reticenze. «Sape- bra di scoprirlo per la prima volta…». Così è facile riasvamo ogni cosa – ci ha spiegato Laura Rojas, responsa- sumere in due concetti le ragioni per un viaggio in Colombia: il fascino di un luogo rinato, dove sta accadendo qualbile del nostr o itinerario – ma questo non faceva che
aumentare la nostra pena. Se mia madre tornava tardi dal- cosa di grande e positivo, dove la gente – risvegliata da
la spesa si pensava subito ad un attentato. La gente era un torpore terrorizzante – si riappropria della vita e dei sogni;
ma questo è anche un viaggio in un paese di bellezza strugrapita o rapinata ovunque, anche durante le feste per i
gente, vario nella geografia come nella cultura, gastronomatrimoni. Ognuno stava prigioniero nella propria città,
spesso sempre a casa, e non si viaggiava mai. Oggi il sim- micamente goloso, ecologicamente straordinario, un luo119
il viaggio torino magazine
Il centro di Medellín
Medellín, statua di Botero
Esempio di arte precolombiana
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go dove incontrare l’Amazzonia e i deserti, le Ande e il Caribe, le piantagioni di caffè ed un clima mite ad ogni latitudine. ‘Colombia pasión: l’unico rischio è quello di volerci restare’, come sintetizza l’eloquente campagna di Proexport, il ministero del turismo.
Il nostro itinerario inizia da Bogotà, la prima sorpresa del
viaggio. «Quando Quesada e i suoi uomini fondarono la
città nel 1537 – ci racconta Ramòn Chao nel suo imperdibile (e ormai quasi intr ovabile) ‘La Mano Negra in
Colombia’ – sapevano cosa dovevano fare: si allontanarono temerariamente dalla costa, penetrarono nelle foreste, soffrirono la fame, si scontrarono con gli indiani, le
tigri, i caimani; fecero la guerra, attraversarono deserti, scalarono alture innevate, percorsero pianure calcinate e seminarono la morte prima di arrivare a questa cordigliera e
di scalarne le montagne, alte più di diecimila piedi, dove
Piazza Bolivar a Tunja
l’acqua si tramutò in ghiaccio sulle barbe degli spagnoli.
Alla fine raggiunsero l’altipiano con uno scopo superiore:
sbarazzarsi delle zanzare». Oggi come allora Bogotà – incorniciata dalla Ande – si presenta come un rifugio geografico perfetto in un mondo paesaggisticamente complesso e inaccessibile. Coi suoi 2600 metri di altezza (che diventano 3160 dal Monserrate, bastione panoramico ideale)
è la terza città più alta dell’America Latina: otto milioni di
persone concentrate sulla base dell’altipiano, un rione settentrionale ricco e residenziale, uno a sud nettamente più
povero, un quartiere centrale – La Candelaira – elegantemente ristrutturato, affollato da studenti universitari e ricco di caffè dove la vita scorre lenta come in provincia. Ma
c’è dell’altro e molto di più, come suggerisce lo slogan
metropolitano ‘Che cosa sai tu di Bogotà?’. Oggi lacapitale ha un’economia in pieno fermento ed è un polo culturale vivacissimo: 46 teatri, centinaia di sedi espositive,
20 centri dedicati alla cultura, 23 biblioteche ed una
nomea che l’ha portata ad essere nominata ‘capitale mondiale del libro’ e ‘capitale iberoamericana della cultura’. Sul
fronte del divertimento niente di meno: 127 centri commerciali ed una vita notturna che affolla settimanalmente
la ‘Guia del ocio’, periodo baedeker del tempo libero organizzato. Tra i numerosi incanti noi ci limitiamo a segnalare l’atmosfera di piazza Bolivar al tramonto: luce dorata
e colombi in volo, la sagome coloniali della Catedral Primada e della Capilla del Sagrario, un andirivieni indolente all’ombra della Cordigliera, piccoli traffici, pittori di strada, bimbi di corsa, anziani con le borse della spesa e gente seduta a godersi lo spettacolo. Andando e tor nando
da Bogotà, prima del breve volo su Medellin, l’itinerario ci
porta nella regione di Boyaca fino a Villa de Leyva, gioiello coloniale dove il tempo sembra essersi fermato: una
grande piazza andina, il cielo movimentato da nuvole e
aquiloni, solo casette dai colori pastello o imbiancate a calce, gente in poncho e ritmi lenti. Le strade a nor d della
capitale – come in buona parte del paese – sono belle e
torino magazine il viaggio Il metrocable di Medellín
sicure, costantemente oggetto di lavori e migliorie, uno de
più evidenti simboli di uno stato presente e attivo. In questo tropico montanaro la stagione è una sola, il clima
costantemente primaverile e la vegetazione si offre con sei
diverse sfumature di verde; a rendere il viaggio ancora più
piacevole provvedono i numerosi ristorantini ‘bordo strada’, con un asado sempre ben fornito di agnello, arepa,
carni e pollame. Nel cuore storico della Colombia – dove
Bolivar vinse le sue battaglie decisive – si incontrano due
gioielli di arte religiosa. Il primo si trova nell’Iglesia di Santo Domingo a Tunja, il capoluogo. Varcata la soglia di un
luogo definito ‘la Cappella Sixtina del Arte Neogranadino’
si resta senza fiato di fronte alle superbe sculture ed alle
decorazioni lignee cinquecentesche, ver o capolavor o
dell’arte barocca ispano-americana. Il secondo non ha
eguali al mondo ed è intermante scavato nel salgemma,
storico tesoro minerario locale, sfruttato fin dal tempo degli
indios muisca. A Zipaquirà (cittadina non particolarmente amata da Marquez, che vi fu internato in collegio…) il
genio e la devozione dei minatori si sono tradotti in una
meraviglia sotterranea, la Catedral de Sal: 75 metri di lunghezza per 18 di altezza, grandi volte solenni, sculture e
navate di essenziale maestosità, illuminazione mistica e
coinvolgente per uno spazio gigantesco che può ospitare oltre 8000 fedeli.
Con un breve volo di Avianca – compagnia modello per
puntualità e security, da provare l’impeccabile sistema di
identificazione bagagli, da osservare l’elegantissima divisa fiammante delle hostess… – si raggiunge Medellín, probabilmente la sorpresa più ‘forte’ di tutto il viaggio.
Equiparata nel mito malevolo delle cr onache a Beirut e
Baghdad, triste capitale di tutto ciò che di terribile e temibile accadde in Colombia fino al 2002, oggi è diventata
una delle città più ricche, gradevoli e affascinanti di tutto
il continente. Medellín, circondata da vette che ne movimentano il panorama in ogni prospettiva, si gode una tem-
peratura da ‘eterna primavera’, propone al visitatore un
centro storico decorato dalle gigantesche statue di Botero ma, soprattutto, stuzzica i sensi col suo brillante stile
di vita metropolitano. Il cuore della movida è una ‘zona rosa’
denominata El Poblado, dove scintillanti grattacieli incoronano locali alla moda, ristoranti esclusivi e centri commerciali. Afflitta, come in molte altr e città latinoamericane, dai disagi di una periferia povera e caotica, l’amministrazione è intervenuta con creatività e concretezza sul fronte urbanistico. Il progetto ha portato alla realizzazione di
numerosi ‘parchi biblioteca’ (solari e luminosi, con la
gente serenamente disposta a leggere nel verde) collocati nelle zone maggiormente problematiche della città, ma
anche al potenziamento dei trasporti. Il presupposto è stato semplice quanto innovativo: le comunità più pover e
andavano integrate, le barriere e gli steccati abbattuti. Così
adesso il più evidente motivo di orgoglio cittadino è la nuovissima metropolitana: vissuta all’insegna della ‘cultura
metro’, ciascuno la ritiene un proprio patrimonio da pre-
Zipaquirà, la Catedral de Sal
La cittadina di Salento, regione Cafetera
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il viaggio torino magazine
Il centro storico di Cartagena
servare, quasi coccolar e, con or dine, pulizia e rispetto.
All’interno dei vagoni – per disposizione municipale – una
quota degli spazi pubblicitari va riservata a frasi e citazioni di autori celebri ed i passeggeri possono pr endere in
prestito piccoli libri per rendere più piacevole il percorso.
Ma la vera meraviglia è un’altra: quando la metr opolitana si arresta e le favelas si arrampicano sui monti, ad assicurare i collegamenti ci pensano i Metr ocable, avveniristiche funivie (ce ne sono due e presto arriverà la terza…)
che salgono per raggiungere avamposti umani fino a qualche anno fa completamente isolati: una porzione di umanità per la prima volta partecipe di un storia comune, finalmente ‘connessa’ alla speranza, al lavor o, forse ad un
destino migliore. A questo punto il nostro viaggio prosegue in auto verso la Regione Cafetera, il cuore della produzione agricola colombiana. Qui
Cartagena, statua di Botero di fronte alla cattedr ale
domina la ‘cultura paisa’, già presente a Medellìn e dintorni, con accenti vagamente wester n, cappelli a
larghe tese, poncho in cotone e
allegri tormentoni musicali. Le coltivazioni del caffè, nei dintorni della
stupenda Cocora Valley, si prestano ad una godibile variante autoctona del turismo rurale di matrice
europea: accoglienti ‘finca’ (le fattorie sudamericane) pronte ad accogliere gli ospiti, passeggiate a piedi
o a cavallo tra le piantagioni, cucina ruspante e golosa, trekking tra le
vallate, paesini allegri e colorati dove
godersi la fiesta. Il presidente dell’associazione Agriturismo e Paisaje
(mail: [email protected]), Héctor Martinez, ci racconta di uno sviluppo felicemente inarr estabile:
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«All’inizio il nostro progetto coinvolgeva 12 finca, ma lo scorso anno abbiamo raggiunto quota 600, con oltre 20mila
posti letto disponibili. Questa è una zona ancora poco
conosciuta dal turismo internazionale, ma propone paesaggi spettacolari, una calorosa cultura dell’ospitalità, strutture d’eccellenza e la possibilità di immergersi nel territorio vivendo la natura e le più schiette tradizioni popolari».
Aggiungiamo una personale annotazione relativa alla solidarietà: chi fosse interessato a partecipare ad un progetto rivolto ai bimbi e ai ragazzi del posto può prendere contatto con Rodrigo Montoya, un colombiano attivo nel movimento dei focolarini, appassionato di musica italiana
(conosce a memoria tutte le canzoni dei Nomadi…) e profondamente nostalgico della sua esperienza trascorsa in
Piemonte. Il suo impegno ed il suo entusiasmo lo hanno
Il centro storico di Cartagena
portato a creare la fondazione ‘Pirimbambao’ ([email protected]) che aggrega i giovani meno abbienti,
o pr ovenienti da famiglie in dif ficoltà, con pr ogrammi
dedicati alla musica e alle arti. Rodrigo si ritiene un ‘torinese di adozione’ e gli potete scrivere anche nella nostra
lingua. Il trasferimento sulla costa – dove ci attendono Cartagena de India ed il santuario ecologico di T ayrona – è
l’occasione per ricordare la complessa e suggestiva
mappa etnica locale: il 58% degli abitanti sono meticci (sangue europeo e indios), i bianchi sono il 20% ed i mulatti
il 12%, assai eterogenea (anche se limitata all’1%) la componente indigena, con ben 84 gruppi distinti che parlano 64 lingue diverse. Storicamente presidiata dai mulatti, l’area caraibica propone una variante ‘easy’ e tropicale dello spirito colombiano: parlata veloce e musicale, ma
ritmi di vita più lenti accor dati col clima, un gusto per la
fiesta che esplode ogni anno nel carnevale di Barranquilla (patria di Shakira, dove le hanno er etto una statua; lo
stesso è accaduto al Pibe Valderrama, mito del football,
il cui monumento si può ammirare a Santa Marta….) ed
Cocora Valley
una passione inossidabile per il Valdenato, ritmo locale dove
le percussioni si sposano alle ondeggianti sonorità di voci
e bandeon. Quaggiù la perla assoluta è Cartagena, col suo
centro storico, tutelato dall’Unesco, a ricordare i fasti della dominazione spagnola. La città vecchia – dedalo di viuzze con chiese pr eziose, dimore coloniali perfettamente
restaurate e superbi balconi fioriti – incanta con la magia
senza tempo che si specchia in una vitalità alla quale pare
impossibile sottrarsi. Ma occhio, alla sera i fantasmi possono riprendere il controllo delle operazioni… Antonio, un
amico italiano, ci ha raccontato la singolare vicenda
accaduta ad un conoscente: «Si trovava nel patio di un
Ecohubs al parco Tayrona
IN COLOMBIA CON IL TUCANO
Da sempre attento alle curiosità e alle passioni di un viaggiatore alla
ricerca di itinerari ‘differenti’, dove ambiente e cultura costituiscano le vere motivazioni, il Tucano è tra i primi
operatori italiani ad aprire i propri cataloghi alla Colombia. Destinazione affascinate e poco conosciuta (ma l’obiettivo
per il 2010 sono quattro milioni di visitatori…) questa è una località da visitare ora, cogliendo l’occasione per
conoscere un paese finalmente sicuro, in piena trasformazione, ancora lontano dagli eccessi di un turismo gradasso e
modaiolo. Per i suoi itinerari il Tucano si affianca al più qualificato operatore locale – Aviatur – ed agli eccellenti servizi
di Proexport, il locale ministero del turismo. Le strutture alberghiere sono tra le migliori in assoluto dell’America
Latina, si va dai grandi hotel di taglio internazionale (ottimo il Poblado Plaza di Medellìn), alle residenze in dimore
storiche (come l’Hotel de la Opera di Bogotà, un gioiello cinquecentesco nel cuore della Candelaria), ai boutique hotel
più ricercati, ai lodge sul mare e nei grandi parchi naturali. Gli Ecohubs del Tayrona – proposti in esclusiva da Aviatur –
sono strutture che abbinano il fascino dell’ecologico ‘senza compromessi’ (illuminazione minimale nei sentieri,
abitazioni ben distanziate e sapientemente immerse nel verde, attenzione meticolosa ad ogni aspetto ambientale) con
standard ‘cinque stelle’ di grande charme: cucina raffinata, arredi curatissimi, servizio costantemente disponibile ad
ogni ora, escursioni accompagnate anche in italiano. Da valutare con attenzione, sempre nel Tayrona, l’alternativa più
economica dell’Associación Posadas Ecoturìsticas: sei ‘colombazo’ (piccoli gruppi di lodge) immersi nel verde della
Sierra Nevada de Santa Marta per un progetto sostenuto dal governo; abitazioni semplici ma curate in un contesto
ambientale di assoluto fascino, infinite possibilità di escursioni, atmosfera e gestione familiare. Per quanto concerne
Cartagena consigliamo tre strutture: l’Hotel Caribe (www.hotelcaribe.com), un grande ed elegante cinque stelle
posizionato nella zona hotelera di fronte alla spiaggia, il raffinatissimo Sofitel Santa Clara (www.sofitel.com), in un
palazzo seicentesco nel cuore della città vecchia, e – il nostro preferito – un boutique hotel di grande charme, La
Passion (www.lapassionhotel.com). In questa piccola e ricercatissima struttura – solo quattro camere ed altrettante
suite – si respira un’atmosfera che contamina l’America Latina col Marocco, grande passione dei proprietari Thierry
Forte e Liliana Acosta. Detto che si parla italiano, che si ci può bagnare nella piccola incantevole piscina dell’ultimo
piano (con vista sul campanile della cattedrale) e che ogni oggetto, ogni colore, richiama il fascino di una storia, di un
viaggio, di un avventura, non resta che godersi l’incanto di una dimora colombiana col fascino d’altri tempi, però
abitata nello stile inconfondibile dei veri ‘cittadini del mondo’. Ancora tre ‘appunti di viaggio’ rivolti ai gourmet. Non
perdetevi l’Herbario a Medellìn (www.elherbario.com), ricette locali e globali in un ambiente di design metrolitano
sfizioso quanto golosa è la carta. Il Santander a Cartagena (Bosque, Avenida Buenos Aires, Diagonal 21 A No. 51-143,
tel. 6694823), modesto e defilato, rappresenta la scelta ideale per godersi ‘senza contaminazioni’ la più schietta
gastronomia locale. Infine, sempre a Cartagena, il Club de Pesca (www.clubdepesca.com): nel cuore di una fortezza di
fronte al mare, accarezzati dalla brezza, vi serviranno una cucina di pesce che è la sintesi ideale dei sapori del Caribe.
Gli itinerari colombiani del Tucano partono da un viaggio base – ‘Gioielli coloniali’ – per arricchirsi con proposte
integrative ed altre suggestioni: il paese, con la sua ricchissima gamma di offerte, si presta a comporre un soggiorno
seguendo il tracciato delle proprie passioni, dalla foresta alle spiagge oceaniche, dalle grandi città ai villaggi coloniali,
nessuno dei must latinoamericani manca all’appello. Per informarsi adeguatamente prima di partire (come durante il
viaggio…) consigliamo la Lonely Planet ‘Colombia’ – trecento pagine di informazioni ed un approfondimento storico e
sociale che arriva fino alle vicende più recenti – ma anche una imprescindibile puntata in libreria. La letteratura
colombiana, tra le maggiori del continente, è ricca di tesori, quasi indispensabile saccheggiarla con ben riposta
curiosità; si va dai notissimi Marquez e Mutis ai nuovi maestri: Efraim Medina Reyes, Jorge Franco, Fanny Buitrago,
Fernando Vallejo e Laura Restrepo.
Il Tucano – viaggi e ricerca a cura di Willy Fassio
www.tucanoviaggi.com
Torino, piazza Solferino 16/a, tel. 011.5617061
L’hotel La Passion
Bimbe di Salento
Spiaggia del parco Tayrona
Cocora Valley
locale ascoltando le note del pianista. V icino a lui si è
materializzata una signora bellissima vestita di nero; così,
galantemente, ha iniziato a chiacchierare. Ma, quando
ha provato a cingerle i fianchi, si è reso conto che sotto l’abito non c’era nulla, solo
vento e fruscio di stoffa. Altro
che serata romantica… è scappato di corsa senza farsi
domande!». Antichi misteri e
cocktail seducenti, leggendarie
storie di pirati e conquistadores,
la sagoma imponente di un
castello inespugnabile, il fascino dell’antica Cartagena merita un soggior no dolcemente
indolente, tra bouganville e stradine a cciottolate, i ndugiando
senza fretta e senza meta, certi che ogni svolta merita uno
sguardo rapito ed una foto par124
ticolare, mentre ogni finestra può regalare il sorriso di una
donna…. che alla luce del sole sarà sicuramente in carne e ossa. La tappa conclusiva ci porta in una delle più
rigogliose e spettacolari ar ee naturalistiche di tutta
l’America Latina: il Par co Nazionale di Tayrona, con le
sue terrazze a picco sul mare, dove la vegetazione è un
muro di verde smeraldo e lo sguardo vaga, oltre le candide spiagge bordate dai cocchi, verso l’Atlantico col sue
onde. Alle spalle la mole della Sierra Nevada de Santa
Marta, la più elevata montagna costiera del mondo coi
suoi 5575 metri di altitudine, anticamente abitata dagli
indios Tayrona (oggi ne restano pochi superstiti), popolazione misteriosa ed ‘ecocompatibile’: villaggi edificati senza deforestazione, niente piramidi o monumenti in
pietra e la natura vissuta come una ‘grande madre’ presente in ogni rito. Gli spagnoli, per nulla commossi, li massacrarono meticolosamente tra complicatissime difficoltà ambientali: dopo una lunga e fiera resistenza le tribù
supersiti si ritirarono nel folto della selva e scomparvero per sempre.
Nel tramonto del Tayrona, dopo esserti arrampicato in un
lodge che domina l’orizzonte, il pensier o si accorda col
medioambiente ed il suo r espiro profondo, complici le
armonie antiche di questo popolo perduto.
La Colombia ci lascia con qualcosa di più rispetto alla
semplice nostalgia: questo è un paese con una gioventù bella e concr eta (incantevole la pr ofessionalità e
l’energia della nostra guida Luz Andrea Daza), una gioventù cresciuta nel buio ma allegra nella sua riscossa da
seguire con passione ed interesse, in visite che si vorrebbero più lunghe e frequenti, perché qui accoglienza
ed amicizia non sono solo semplici parole o ben studiate missioni aziendali. Una volta dalla Colombia si fuggiva, mentre oggi vengono a viverci da tutto il mondo, come
Jean, figlia di Charlie Chaplin, a Cartagena da cinque anni,
o come Daniele Florio, un italiano che ha dichiarato alla
rivista di A vianca: «Quando cammino per la strada
incontro gente che vale molto di più per ciò che è che
per quello che possiede. Se si informa sulle tue necessità lo fa col cuore…. Oggi posso dire che vivo in un luogo dove gli angeli vanno in vacanza». I
Le insenature del parco Tayrona