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raid e itinerari ULTREYA! SUSEYA! ovvero “amuninne, picciotti!” Testo di Guido Alemagni Pimpinelli Foto di Marco Tommasi, Gianni Marano, Biagio Picarella, Giuseppe Rotolo, Marco Tantaro, Giuseppe Giammalbo e Angelo Calistro >1 48 www. aviazionesportiva.it El Camino de Santiago en vuelo, un viaggio antico con mezzi moderni L a pioggia invernale mi sta infradiciando le scarpe, ammuffendo il cervello, mentre al calduccio del mio camino guardo la campagna umbra verde scuro, sfocata di giallo d’autunno; la gramigna della pista, al Peter Pan di Castello delle Forme di Perugia, ingrassa come un green del Grande Slam. Mi cala nel cuore la tristezza della sera e penso al prossimo viaggio, d’estate. Quello lì, il solito meraviglioso viaggio di sempre, al caldo ovviamente. E di colpo il cuore si scuote, un pensiero guizza. Ecco ho trovato: faremo un cammino, un cammino insolito, sulle orme del pellegrino errante che anela alla sua meta; quale potrà mai essere il viaggio ideale per noi aviatori desiderosi sempre di curiosità e conoscenza? Ci sono: faremo “El camino en vuelo”, una sorta di simbolico pellegrinaggio aereo >2 >3 >4 >5 1 Il gruppo dei >Picciotti inizia così il suo viaggio 2 In volo su >Montecarlo >6 sulle orme di quello che è il percorso spirituale più famoso al mondo, il Cammino di Santiago de Compostela, in Spagna. Il gruppo è quello storico, di sempre, l’infaticabile Giorgio Frank con il suo Glastar, io con il C26 RG Herbie, la prima volta di Marco Tommasi e il suo Savage Giallone, neofita pilota romano, distintosi poi tra tutti noi per le incredibili doti aviatorie, e i picciotti siciliani Gianni Marano e Biagio Picarella su Sierra T7, Giuseppe Rotolo e Marco Tantaro su Sierra, infine Giuseppe Giammalbo, piloti di provata esperienza e affidabilità, capeggiati da Angelo Calistro, glorioso capogruppo siciliano nella Disfatta di Jakabszállás, su Sierra RG. Le defezioni di alcuni piloti umbri e di poco anche la mia, causa ferie incerte fino all’ultimo giorno, hanno reso questo gruppo molto compatto e, in seguito, incredibilmente affiatato. La formula del viaggio, oramai consolidata, ci vuole turisti avionizzati alla ricerca di un percorso eno-gastro-culturale, enfatizzato e permesso dalle grandi doti di trasporto leggero che i nostri velivoli offrono e dalle disposizioni internazionali che le regole del VFR europeo ad oggi consentono, seppur talvolta interpretate con difetto di zelo, ma non certo di prudenza e competenza. Incontri francesi: >un3X-Air scuola motorizzato Rotax 912 Il giallone è >già4atterrato, ma l’AS 350 che si vede in cielo sta ancora cercando di intercettarlo La storia Il Cammino di Santiago è un difficile itinerario che i pellegrini percorrono fin dal Medioevo lungo la Francia e la Spagna, per arrivare al santuario di Santiago di Compostela, dove si dice sia sepolto Giacomo il Maggiore. Nonostante la Spagna fosse stata visitata solo da Paolo di Tarso, al secolo San Paolo, si narra che dopo la morte di Gesù egli iniziò la sua opera di evangelizzazione della Spagna spingendosi fino in Galizia, remota regione di cultura celtica all’estremo ovest della penisola iberica. Finito il suo uffizio evangelico, Giacomo tornò in Palestina dove fu decapitato per mano di Erode Agrippa nel 44. I suoi 5 Herbie punta i >Pirenei Eccoli, i Pirenei, >li6traversiamo in un’atmosfera surreale 7 Marco, con i >Giallone, sui Pirenei: è il primo a partire, l’ultimo ad atterrare 8 Durante i >trasferimenti si inganna il tempo facendo foto su foto >7 >8 n°132 marzo 2010 49 >1 discepoli, con una barca guidata da un angelo, ne trasportarono il corpo nuovamente in Galizia per seppellirlo in un bosco vicino ad Iria Flavia, il porto romano più importante della zona. Nei secoli le persecuzioni e le proibizioni al culto del santo tumulo, fanno sì che della tomba dell’apostolo si perdano memoria e tracce. Nell’anno 813 l’eremita Pelagio, guidato da un angelo, vide delle strane luci simili a stelle sul monte Liberon, dove si trovavano le vestigia di un antico villaggio celtico. Il vescovo Teodomiro, sconvolto dal fenomeno, scoprì in quel luogo un sepolcro di epoca romana, con tre corpi, uno dei quali decapitato ed un epitaffio:qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e Salomé. Da qui la parola Compostela pare derivi da Campus Stellae, campo della stella o da Compos Tellum, terreno di sepoltura. Alfonso I il Casto, re delle Asturie e della Galizia, eresse sul posto un tempio abitato dai monaci benedettini nel’893 ed iniziarono così i primi pellegrinaggi alla tomba dell’apostolo, Peregrinatio ad limina Sancti Jacobi, dapprima dalle Asturie e dalla Galizia, poi da tutta l’Europa. >2 >3 >4 50 www. aviazionesportiva.it L’icona di Santiago Matamoros Nella tradizione popolare e nell’iconografia di San Giacomo è forte la figura del Matamoros, “giustiziere degli infedeli”, alfiere soprannaturale, intercessore e vessillo della ribellione della Spagna al dominio islamico. Radicalmente mescolata alla devozione popolare, si fece strada un’ideologia iacobea accuratamente istituita, in particolare dal Codex Calixtinus, testi in gloria di San Giacomo maggiore e del suo culto compostellano, che faceva di Santiago il pilastro soprannaturale della riconquista dell’Europa meridionale, dal dominio degli infedeli musulmani. Questa ideologia fu esportata dai pellegrini in tutto il continente cristiano, facendo di San Giacomo una sorta di precursore delle Crociate. La leggendaria scena epica fu localizzata nella Rioja, attorno al castello di Clavijo, dove nel’844 Santiago su un cavallo bianco avrebbe guidato alla vittoria le armi cristiane di Ramiro I d’Asturia contro i musulmani di Al-Andalus. La battaglia non verrà mai confermata, così come quella di Roncisvalle. Tuttavia, nacque da questa leggenda la tradizione, sancita da un decreto apocrifo attribuito a Ramiro I, di un tributo annuo di primizie di grano e vino dovuto da tutta la Spagna “para el mantenimiento de los canonicos que residen en la iglesia del bienaventurado Santiago y para los ministros de la misma iglesia”. Le vie verso Santiago Storicamente le vie degli stranieri verso Santiago furono sia terrestri, che marittime (mai aeree!), di preferenza in primavera ed in estate; difatti pare che nella Francia carolingia sia arrivata per mare la notizia della tomba dell’apostolo, e che i primi pellegrini preferissero quella via. Numerose sono le testimonianze di viaggi dall’Inghilterra a La Corunña, nel XIII secolo, che duravano solo quattro giorni; il percorso marittimo era il meno rischioso, se fatto nella buona stagione, in tempi di strade assai insicure e di abitati scarsi e lontani tra loro. La Ruta de la Costa, cioè la via di Santiago lungo la costa cantabrica, è la principale traccia del cammino più antico, a testimoniare che i pellegrini arrivavano a Santiago da porti atlantici, anche più ad est di La Coruña, praticamente dalla Francia alla Galizia. Le principali vie di terra che convergevano verso Santiago sono descritte nel Codex Calixtinus e sono ancora: dall’Italia, la via Francigena, con una variante costiera che si diramava lungo la costa da Pontremoli, e poi dalla Francia, la via Tolosana fino ai Pirenei. I due passi più frequentati sui Pirenei erano Roncisvalle e Somport. La via che va da Roncisvalle a Estella è ancora detta, in spagnolo, Camino francés, (Pamplona, Logrono, Burgos e Leòn) men- >5 >6 tre quella che passa i Pirenei a Somport si chiama Camino Aragonés (Jaca, Sangresa, Enériz). Per qualunque cammino arrivassero i pellegrini, comunque, il punto di raccolta era il Puente la Reina. Alla fine il pellegrino, se non stremato, si spingeva (e arriva tutt’oggi) all’oceano Atlantico dall’estremo promontorio di Fisterra, oppure terminava il suo cammino al santuario di Nosa Senora da Barca, a Muxia, sulla Costa della Morte. La chiesa sorge di fronte ad un celebre luogo di culto megalitico, centrato sulla Pedra d’Abalar, la pietra oscillante, che i pellegrini fanno oscillare in cerca del suo punto di equilibrio. Il 23 ottobre 1987 il Consiglio d’Europa ha riconosciuto l’importanza dei percorsi religiosi e culturali che attraversano L’enorme hangar L’arrivo sulla pista >di1Burgos >di5Bracanga nel quale veniamo ospitati gratuitamente 2 Entriamo a >Burgos, città piena di storia Guido accanto a >un3pellegrino molto stanco >4 L’incredibile spettacolo della pianura spagnola 6 Il gruppo sul >piazzale dell’apron di Bracanga IV dal >suo7 Pedro cavallo guarda >7 >8 perplesso le statue d’oggi a Oporto 8 Una suggestiva >immagine notturna di una chiesa decorata di maioliche n°132 marzo 2010 51 >1 l’Europa per giungere a Santiago de Compostela, dichiarando la via di Santiago itinerario culturale europeo. hanno sentito la necessità. Credo che tutti non le abbiano però dimenticate e riascoltandole le associno immediatamente al cammino. Una delle caratteristiche fondamentali di questo fenomeno è infatti l’importanza della tradizione, intesa come insieme di gesti, rituali e forme gergali che si fanno appartenere alla vasta ed eterogenea comunità dei pellegrini. Entrambe le parole derivano dal latino: ultreya da ultra più ed eya avanti , mentre suseya potrebbe tradursi in avanti, verso l’alto. L’origine della loro apparizione pare sia Il pellegrinaggio moderno Il carattere storico e culturale del Cammino è stato probabilmente una delle principali ragioni della forte ripresa di frequentazione del Cammino stesso, a partire dagli anni ‘90, anche da parte di persone che non lo percorrono per motivi religiosi, e di nazionalità non spagnola. Il numero dei pellegrini tocca punte altissime negli anni cosiddetti iacobei, quelli in cui il 25 luglio, festa annuale del santo, cade di domenica, anni considerati giubilari in forza di una bolla emessa dal papa Alessandro III nel 1179. Tra gli stranieri prevalgono, nell’ordine, tedeschi, italiani e francesi e i numeri sembrano indicare che Santiago stia diventando con Lourdes e Fatima, una delle mete preferite dal turismo religioso; anche Giovanni Paolo II nel 1989 percorse parte del cammino. ULTREYA! SUSEYA! Quasi tutti i pellegrini che hanno affrontato il cammino di Santiago hanno certamente sentito queste due strane espressioni; qualcuno ha cercato di approfondirne il significato, altri non ne 52 www. aviazionesportiva.it >2 datata al XII secolo, in una canzone compresa nel “Codex Calistinus” che nel dare il benvenuto ai pellegrini diceva tra l’altro: Ultreya e suseya, adjuva nos Deus. Questa frase potrebbe descrivere l’immaginario dialogo di un incontro sul cammino; dove vai o pellegrino? Ultreya, avanti, si rispondeva e l’interlocutore ribatteva: Suseya, in alto andrai, Dio ci protegge. Molto probabilmente era questa l’espressione che usavano tra di loro i pellegrini dell’antichità quando si incontravano. Può darsi che l’interpretazione più corretta possa anche essere la più semplice, più oltre, più su, verso Santiago, ma mi pare più profondo pensare che chi si incontrava si rivolgesse un invito ad andare avanti, sotto la protezione di Dio, per raggiungere le vette dello spirito. Qualunque sia la corretta interpretazione, resta il magnifico e semplice ritornello che si tramanda tra i pellegrini da circa mille anni e che tutti riconoscono come elemento di comune aggregazione. La formazione >in1volo sulla costa atlantica Sorvoliamo >un2forte con le tipiche mura a stella spagnole 3 Il Cammino è >completato, siamo in finale sulla lunga pista di Santiago 4 La cattedrale di >Santiago, austera e solenne El camino en vuelo La partenza è prevista per il 9 luglio, allorquando gli amici siciliani si radunano a Rosate di Milano, quartier generale del Guru Giorgio Frank, dopo una sgambata di oltre 500 NM fatta in souples- stante la robusta tappa. La via Frank-igena è più breve della Pimpi-gena, ma si vede che i pellegrini della Trinacria, i Picciotti, si sono alzati con calma. In tarda mattinata il gruppo si è ricomposto e riforniti con non poche insistenze, poiché l’avio la cedono solo ai locali, siamo di nuovo pronti per la successiva tappa. Atterriamo a Montpellier Candillargues LFNG dopo circa 70’ di volo ed ecco che ci scappa la prima marachella: Giorgio, infatti, procede senza indugio e sorpassa la pista destinata accecato dalle tre piste parallele dell’internazionale di Montpellier Mediterranée LFMT, che distano solo 5NM tra loro e quando, con vocina infantile mi sussurra in radio: “dove siete, non vi vedo, vedo solo dei grandi hangar” gli rispondo pronto: “non è che sei sul finale dell’internazionale? ” Pausa e risposta: “ops, adesso torno indietro! ”. Troppo tardi e l’Aérospatiale AS 350 Ecureuil de l’Armée de l’Air, guarda caso basato al Candillargues, si leva in volo per intercettare l’UFO incursore che nel frattempo ballonzola in finale. Montpellier Info ha perso le comunicazioni con gli Enti precedenti e siamo stati tacciati di clandestinità. Questo richiede un paio d’ore di pazienza, che sfruttiamo per un ristoro a un chiosco sul campo. In seguito ci chiederanno scusa, poiché era una loro omissione e Giorgio fa la ruota! Decolliamo da Montpellier Candillargues aggirando scrupolosamente a nord il CTR di Montpellier Mediterranée per puntare dritti su Aire Sur L’Adour LFDA. Gli enti di Montpellier, poi Tolosa e infine dei Pirenei ci guidano in rotta controllati dal radar, assegnandoci un FL70. Il volo quasi di linea si conclude in 2 ore; a quella quota l’aria si fa fresca e arriva a 5°C, complice la vicinanza alle catene montuose e un’alta pressione atlantica che ci regalerà l’indomani panorami montuosi surreali. Aire-sur-l’Adour è un piccolo comune francese situato nel dipartimento delle Landes nella regione dell’Aquitania, e i suoi abitanti si chiamano curiosamente Aturins. L’aero- >3 se; io li raggiungerò l’indomani mattina a Fayence, rinomato aeroporto volovelistico alle pendici delle Alpi provenzali francesi. Volo dal Peter Pan a Fayence in poco più di tre ore, aggirando a nord le R di La Spezia e Portovenere, proseguo al limite del CTR di Genova a 1500AGL; a gola secca grazie a una fitta foschia, attraverso il golfo di Genova fino a Echo point, FIR di Marsiglia, dove apro il mio FPL depositato la sera prima su Olivia Web Site, che i francesi sono avanti anni luce! Atterro a Fayence LFMF e con mia grande sorpresa mi accorgo di essere arrivato per primo, nono- >4 n°132 marzo 2010 53 >1 >2 >3 1 Un singolare >pellegrino con il saio, il bastone, e un cronografo da 5000 euro al polso 2 Santiago è >città di pellegrini e studenti, il centro storico è affascinante vicinanza >con3 Lail mare e il vento costante hanno eroso negli anni le cariatidi in pietra 4 Un passaggio al >mercato del pesce, un vero spettacolo >4 porto con pista in asfalto è delizioso e stracurato, alle pendici dei Pirenei. Ci accoglie una signora giovanile e cortese, che nonostante l’orario oltre le 21, attende che si faccia tutti rifornimento per poi accompagnarci in taxi a un motel economico, ma dignitoso. L’indomani mattina di buon ora ci rechiamo alla Charlie dove la receptionist ci accoglie a café au lait e ci aiuta nell’invio del 54 www. aviazionesportiva.it FPL, suggerendoci la rotta dei locali, per l’attraversamento in sicurezza dei Pirenei. Alle 9 locali siamo tutti in volo con prua 245°, 2 ore di volo ci separano da Burgos. Il volo si svolge al FL70 sulle creste dei monti Pirenei che ci regalano scorci a volte appenninici a volte alpini e se per altezza non stupiscono, colpiscono di certo per la loro larghezza; infatti prima di ritrovare l’altipiano di Pamplona attraverseremo 80NM di aspre montagne. Dopo un avvicinamento di oltre 20NM atterriamo a Burgos LEBG per la 04 lunga solo 2200 m! Il terminal è completamente cambiato, è nuovo, tanto che ci inganna la pista parallela del vecchio aeroporto in stile neoclassico, ora usata come bretella di raccordo tra il vecchio e nuovo insediamento. Marco Tommasi con il suo Savage Giallone è ancora un po’ indietro e Biagio armeggia con il suo Rotax, che appena atterrato non ne vuole sapere di ripartire. Le autorità portuensi di Burgos si distinguono per la loro cortesia e disponibilità, offrendoci non solo assistenza, ma anche ospitalità in un maestoso hangar comunale, gratis. La sistemazione alberghiera a Burgos è superlativa e ci catapulta al centro di questa meravigliosa città, ricca di fascino e cultura. Burgos La città è situata nella omonima provincia, a 244 km da Madrid, nella comunità autonoma di Castilla y Leon, a 856 m slm. Grazie alla sua posizione centrale Burgos ha prosperato economicamente in virtù dei collegamenti di trasporto nazionale e internazionali. All’interno delle mura dell’attuale castello che domina la città, esistono prove di un insediamento umano già dal neolitico (4500 a.C.) e nella prima età del ferro (850 a.C.). Fu fondata dal conte castigliano, Diego Rodriguez Porcelos nel’884; si narra che Alfonso III, nel tentativo di frenare l’avanzata saracena, ordinò al conte di fondare un borgo cintato di mura sulla sponda dell’Arlanzon: l’origine della città è quindi militare. Burgos, popolata per mandato reale e sottomessa direttamente all’autorità dei re di Leon fino al 930, si trasformò in capitale del contado di Castiglia quando questi ottenne l’indipendenza dal regno di Leon, con l’aiuto di Fernando Gonzalez, e vi rimase fino al 1492. È stata lo scenario di molti conflitti come le guerre moresche, i combattimenti tra Leon e Navarra, e quelli tra Castiglia e Aragona. È poi diventata teatro di una battaglia in periodo napoleonico e ancora nel XIX secolo; durante la guerra civile spagnola era la base del governo franchista e l’insediamento aeroportuale, in perfetto stile neoclassico, ne è ancora viva testimonianza. Al briefing della sera ci sorprende una perturbazione atlantica aggressiva, di fronte le coste della Galizia, là dove l’indomani, con un balzo di due ore e venti, avremmo dovuto raggiungere la nostra meta, Santiago de Compostela. Tutta la serata viene passata al PC per individuare il percorso migliore fino a quando, coadiuvati dalle precise notizie del meteo web topmeteo.eu, decidiamo di far rotta su O Porto, Portogallo. Questo alternato ci avrebbe concesso di aggirare la perturbazione e nel frattempo dato anche la possibilità di visitare una città nuova e fuori programma. La mattina si decolla alla volta di Bragança Portogallo LPBG dove atterriamo dopo un’ora e mezzo circa. È un piccolo aeroporto misto ULM, AG e AC, a 700 mt slm, alle pendici delle catene montuose portoghesi e spagnole. L’accoglienza è calorosa e la barista si scompiglia alla compatta richiesta di tutti i caffè del gruppo! Consumati i tempi tecnici e fisiologici si riparte per Maia Vilar da Luz LPVL, l’aero club di O Porto a sole 5NM dall’internazionale Francisco Sa Carneiro LPPL; un’ora di volo a 1000 piedi dal suolo a causa della coda della bassa pressione che ci regala un ceiling bassissimo. E qui accade l’episodio più particolare di questa nostra vacanza. Infatti Marco Tommasi, che con il suo giallone partiva sempre per primo ed arrivava sempre per ultimo (a lui vanno i complimenti della squadriglia per il suo coraggio e per la sua perfetta pianificazione dei voli), supera il campo di destinazione, ingannato anche dalle nuvole basse, e si allinea bello bello sul finale 35 dell’internazionale LPPL. Prosegue continuando a chiamare per radio su una frequenza aliena ed atterra a vista, in mezzo ai velivoli civili; i marshall increduli lo guardano; rulla e poi parcheggia con tanto di handling. L’accoglienza è cristiana e lo rassicurano; poiché pare sia frequente l’errore e a volte anche viceversa, cioè è l’aviazione commerciale che manca l’internazionale ed approda in aero club! Giorgio che faccio? - chiede Marco trafelato telefonando al cellulare, temendo chissà quale pena capitale. Chiedigli scusa – risponde Giorgio serafico. Marco esegue le dritte del guru e lo Zen aeronautico vince anche questa volta. La pericolosa vicenda si conclude felicemente con saluti, abbracci e 50 euro di tasse; lo riaccompagnano all’aereo e lo indirizzano a braccio al campo di destinazione: sempre dritto - dicono i locali indicando la collina prospiciente Porto - poi lo vedi… Le conclusioni, adesso, ognuno le tiri da sé… in Italia. Riforniti i velivoli con il collaudato sistema del taxi-fuel, ci abbuffiamo al ristorantino dell’aero club che, data la mite giornata, pullula di appassionati e simpatizzanti; il carattere gioioso e aperto dei portoghesi rende il clima gioviale e disteso. 5 La sera briefing >molto intenso, si decide di fondare una compagnia aerea, la Air Frank 6 Rifornimento a >Santiago con una meteo che promette pioggia O Porto è uma cidade maravilhosa O Porto è la seconda città del Portogallo, si trova sulla riva settentrionale del fiume Douro, poco lontano dall’Oceano Atlantico. Lo stesso Portogallo e il famoso vino Porto, Vinho do Porto, devono il loro nome alla città di O Porto. Viene chiamata A capital do norte poiché funge da centro della industrializzata regione settentrionale del Portogallo, ben nota per il suo spirito imprenditoriale, la cultura, la gente e la cucina locale; >5 >6 n°132 marzo 2010 55 >1 viene anche detta la Cidade Invicta, poiché non cedette né all’attacco dei mori, né all’esercito imperiale di Napoleone, né all’Impero Romano. I riferimenti storici alla città risalgono al V secolo e all’epoca romana, dove veniva chiamato Portus Cale. Il territorio circostante divenne Condado Portucalense e la nazione il regno indipendente >2 56 www. aviazionesportiva.it del Portogallo. Si narra che i cittadini di O Porto fornissero la carne ai marinai ad eccezione delle trippe, tripas in portoghese; da qui il soprannome di tripeiros, usato ancora oggi. Durante il XVIII e XIX secolo, vennero costruiti un ponte in ferro a due livelli, Dom Luís I, progettato dall’ingegnere belga Téophile Seyrig, allievo di Eiffel, e un ponte ferroviario Maria Pia, progettato da Gustave Eiffel assieme a Seyrig, così come la stazione centrale São Bento, una delle più belle d’Europa. Sono numerose le bellezze architettoniche che adornano la città di Oporto, dal corso principale Avenida dos Aliados, ai magnifici giardini del Palacio de Cristal, dalle millenarie chiese romaniche, alla miriade di piastrelle dipinte che adornano l’interno della stazione di São Bento e l’esterno della chiesa di Santo Ildefonso. Passeggiando per le sue strade, si notano gli antichi fastigi; fin dal XIV secolo l’oro e i legni pregiati provenienti dal Brasile e dalle terre appena conquistate furono utilizzati per abbellire le sue chiese, e i facoltosi mercanti finanziarono le decorazioni su azulejos. Trascorriamo la serata in una bettola del centro storico, a mangiare Tripas à Moda do Porto ed altre specialità locali; l’indomani ci attende un po’ di gloria. Decolliamo con piano di volo confermato te- >3 lefonicamente per Santiago de Compostela LEST. Il volo si svolge su di uno scenario fantastico, tra oceano atlantico e rocce granitiche di rara bellezza, slalom e incursioni sulle spiagge disabitate esaltano le possibilità turistiche dei nostri piccoli mezzi. Tutto procede bene fin quando entriamo nella TMA della Galizia: la vocina suadente della controllora ci intima di non entrare nel CTR di Santiago poiché vietato agli ULM. Giorgio prende il microfono e risponde fermo di avere un FPL autorizzato, scambia fiammanti commenti per poi adottare lo Zen aeronautico: dopo alcuni attimi di attesa ci viene accordato di procedere per sierra point, punto di ingresso sud del CTR di Santiago; da lì seguirà l’holding di 30 mn sulla città per poi autorizzarci all’atterraggio in coda ad un Airbus 320 della Ryanair, tutti allineati e precisi. Rulliamo emozionati sull’asfalto levigato di questo enorme aeroporto, con un volume di oltre duecento voli al giorno, fino a quando ci ormeggiano al piazzale AG. L’orgoglio è alle stelle e la soddisfazione pure. Corriamo in città, un albergo, una tavola; i pellegrini sono arrivati alla meta ed ora ci vuole riposo. SANTIAGO DE COMPOSTELA Santiago di Compostela è la città spagnola capoluogo della comunità autonoma della Galizia; situata nella provincia di La Coruna, è stata nel 2000 capitale europea della cultura - è sede del governo autonomo Galiziano, luogo di continue peregrinazioni religiose di devoti provenienti da tutto il mondo, e sede universitaria con più di 500 anni di storia. La città è conosciuta soprattutto per la sua maestosa cattedrale dedicata a Giacomo il Maggiore, e per essere la tappa finale di ogni pellegrino che decide di affrontare il vecchio Cammino di Santiago di Compostela. Il nome della città ha origini celtiche e viene 1 Sulla via del >ritorno seguiamo la costa, tutti meno uno 2 Marco, per >risparmiare carburante, taglia dritto sull’Atlantico in mare aperto 3 E non avendo >nessuno che lo fotografa provvede da solo… In volo su baie >da4sogno, l’aereo consente di scoprire posti unici >4 n°132 marzo 2010 57 >1 >2 fatto derivare da Giacomo il Maggiore, apostolo e martire del Cristianesimo. È situata in una depressione nell’immediato interno della costa nord occidentale della Spagna, proprio davanti all’Oceano Atlantico, ed era considerata, prima del viaggio di Cristoforo Colombo nel 1492 , il confine estremo conosciuto della terra, la finis terrae. Tra le molte leggende una la vuole punto di congiungimento delle anime dei morti pronte a seguire il sole nel suo corso per attraversare il mare. Già nel IX secolo la sede di Santiago era di gran lunga la più prestigiosa della Cristianità iberica e l’autorevolezza del responso del vescovo di Santiago era seconda solo a quella papale di Roma, il suo pellegrinaggio il terzo di tutta la Cristianità, dopo Gerusalemme e Roma. Santiago di Compostela fu distrutta nel 997 dall’esercito musulmano di Almanzor e poi ricostruita da Bermudo II, ma fu il vescovo Diego Xelmirez ad iniziare la trasformazione della città in luogo di culto e pellegrinaggio, facendo terminare la costruzione della Cattedrale, iniziata nel 1075, ar58 www. aviazionesportiva.it ricchendola con varie reliquie. Climaticamente è una fra le città europee maggiormente piovose e ciò è dovuto al vento proveniente dall’Atlantico che contrasta con le montagne circostanti. Trascorsa una intera giornata a visitare la città, sempre sotto una pioggerella costante e gelida, dopo aver lautamente festeggiato a suon di crostacei, pesce e vino bianco della zona, ci rimettiamo in cammino verso le nostre famiglie. Il pellegrinaggio è stato compiuto ed ognuno di noi porterà nel cuore l’austera navata della cattedrale del botafumeiro, l’incensiere della Cattedrale di San Giacomo. È il più grande del mondo, misura circa 1.60 m di altezza, pesa oltre 60 kg di peso e viene caricato con più di 40 kg di incenso e carbone; il suo peso complessivo è di circa 100 kg. Pur essendo presente fin dagli albori del pellegrinaggio a Santiago, il primo botafumeiro di cui si ha notizia certa fu una gran pignatta di argento del secolo XVI, dono del re Luigi XI di Francia, che venne in seguito trafugato dalle truppe napoleoniche. L’attuale è stato fuso nel 1851, utilizzando ottone poi ricoperto d’argento; in passato veniva utilizzato prevalentemente per coprire il forte odore emanato dai pellegrini che affollavano la cattedrale e nella quale spesso trovavano ricovero per la notte. Al momento è utilizzato quasi esclusivamente in occasione delle messe solenni e durante l’Anno Santo Compostellano. Nel corso della storia è accaduto alcune volte che il fumeiro si distaccasse dalle corde; famosi sono rimasti gli incidenti del 1499 e del 1622. Il botafumeiro viene fatto oscillare da personale addetto i tiraboleiros: essi lo issano fino a 22 metri d’altezza nella croce della navata centrale e quindi, con un sistema di corde e carrucole, gli imprimono un moto pendolare, fino a fargli sfiorare il soffitto delle navate ad una velocità di circa 70 km/h! Questa siffatta meraviglia meccanica primordiale scatena tra di noi discussioni tecniche sui carichi strutturali, sulle pendenze e sui momenti di forza del mega pendolo leonardesco antitanfo, fino quando convergiamo sul un fitto sistema di arbre magique, dislocati nella cattedrale, sistema di certo meno affascinante, ma decisamente più sicuro! TORNIAMO CON AIR FRANK Le operazione aeroportuali a Santiago si svolgono regolari, ma con lentezza dovuta all’anomala squadriglia; infatti il sistema accetta solo compagnie di volo accreditate per gli slot di decollo e per questo motivo la Air Frank viene creata ad hoc. Si decolla nel primo pomeriggio sotto un nubifragio che lì pare sia giornaliero, alla volta de La Morgal LEMR, nelle Asturie. Il volo di un’ora e mezza di media turbolenza, alterna fascinosi paesaggi montuosi, collinari e marittimi. Effet- tuiamo il rifornimento di carburante a tempo di record, coadiuvati dai locali sconvolti dalla squadriglia di indiavolati aviatori italiani, frettolosi di pernottare dai cugini francesi a tutti i costi; e di nuovo in volo, per quella che sarà una delle tappe più suggestive del viaggio. Si vola sull’Atlantico a poche miglia dalla costa, per raddrizzare la rotta che ci vuole ambiziosamente ad Archachon, nella Gironda Aquitana, prima di buio. Oviedo, Santander, Bilbao, San Sebastian, Biarritz ci sfilano a destra come perle d’oriente, in un valzer di boschi, spiagge e spume oceaniche fino a che atterriamo a Rion des Landes LFIL a 37 NM a NE di Biarritz, un bel campo in erba; attendiamo il Giallone di Marco che per rientrare nell’autonomia ha tagliato l’intero golfo di San SebastianBayonne, volando ad oltre 30 NM dalla costa, in mare aperto. Decolliamo sul tramonto e in costante contatto radio con Marco, soprannominato l’Atlantico, convergiamo su Arcachon LFCH, dove atterriamo al limite della visibilità alle 21.55 locali. Siamo tutti, siamo fieri; abbiamo trasvolato 400NM di cui più della metà in mare, e non sempre con terra in vista. Per i Picciotti son bazzecole; minchia - rispondo io! Nel mentre ormeggiamo a tempo di record ed alla fioca luce delle torce elettriche, telefono subito a Chez Ivette, un ristorantino di solo pesce collaudato già diverse volte nei miei aggiornamenti professionali bordolesi, la cui specialità sono i crostacei crudi: la madame ci risponde che alle ore 23 la cucina chiude e noi la rassicuriamo sulla precisione dell’ETA. Il tassista a momenti ci accoppa nel trasferimento e la serata si conclude con una indimenticabile abbuffata di crostacei; financo i Picciotti rimangono increduli di fronte ai nove Plateau Royal. Concludiamo la serata in un grazioso motel dopo che nella caserma limitrofa dei pompieri festeggiamo fino a notte fonda la Festa Nazionale Francese, la presa della Bastiglia e l’inizio della rivoluzione francese del 14 luglio 1789. La mattina decolliamo per una tappa di avvicinamento, atterriamo a Millau Larzac LFCN dopo due ore di volo, turbolento e trafficato. Millau è famoso per il viadotto più alto d’Europa, lungo 2460 metri ed alto 343, con 7 piloni alti ognuno 87 metri. Proseguiamo per Vinon LFNF dove atterriamo nel grande anfiteatro in terra battuta, dalle infinite piste. Alberghiamo dall’amico Olivier, albergatore oramai dedicato alla gente del volo; Vinon sur Verdon è assieme a Fayence l’aeroporto francese più frequentato dai volovelisti, un vero paradiso di spazi e termiche. Siamo alla tappa finale e la mattina seguente partiamo ognuno alla volta di casa propria. Giorgio fa rotta per Rosate assieme a Marco con il Giallone, che per l’autonomia non potrebbe dirigere direttamente a Roma, mentre i Picciotti ed io tiriamo diritto da Mentone a Viareg- gio, per evitare sia il CTR di Genova e le R di La Spezia e Portovenere. Dopo 3 ore e 15 minuti di volo, sotto un caldo bestiale, atterriamo al Peter Pan di Castello delle Forme. Il mio viaggio termina qui, mentre i Picciotti siciliani se ne ripartono a gambe levate con un GOTO Salemi Bovarella; chiameranno 3 ore e 7 minuti dopo, di cui 2 ore e 15 minuti di mare aperto con rotta ortodromica. Chapeau! CONCLUSIONI Questo meraviglioso volo e questa suggestiva rotta hanno significato una tappa importante della mia vita, così come spero sia stato per tutti i miei compagni di viaggio; è stato un itinerario studiato nei minimi dettagli affinché corrispondesse il più fedelmente possibile al cammino di qualsiasi altro pellegrino voglia ricercare la sua meta, la sua ragione, lo scopo della sua vita; lui via terra e noi volando. Mi auguro di non aver tediato il paziente lettore di AS con le nozioni storiche e culturali, ma lo scopo di questi viaggi a noi piace non sia solo trasferimenti ed ore di noiosa solitudine. Abbiamo volato in perfetta armonia, coprendo oltre 2100 NM (i Picciotti ne aggiungano 600) in 22 ore di volo, 12 gli aeroporti visitati, nessun inconveniente di rilievo e nessuna incomprensione tra gli equipaggi. Il bilancio non può essere che positivo. È oramai consolidata l’opinione che con i nostri velivoli si possano fare cose mirabolanti, cose che ahimè in AG non possono essere nemmeno ipotizzate se non con costi proibitivi ai più, ma chi vola vale, chi vale vola, chi non vola non vale... dice il detto e noi tutti siamo particolarmente orgogliosi di attribuire a Giorgio Frank il successo di queste iniziative, poiché la passione e la competenza di questo mitico personaggio non possono fare altro che accrescere la nostra curiosità ed esperienza, inneggiando al motto del pellegrino errante così calzante al nostro spirito: Ultreya! Suseya! ovvero “amuninne, picciotti! ” 1 Arriviamo ad >Arcachon che è quasi notte e ci consoliamo con i crostacei Biagio affacciato >al2balcone del delizioso Hotel Le Dauphin 3 I pellegrini >volanti al Bassin d’Arcachon, l’Italia è ormai a poche ore di volo >3 n°132 marzo 2010 59