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raid e
itinerari
ULTREYA! SUSEYA! ovvero
“amuninne, picciotti!”
Testo di Guido
Alemagni Pimpinelli
Foto di Marco Tommasi,
Gianni Marano,
Biagio Picarella,
Giuseppe Rotolo,
Marco Tantaro,
Giuseppe Giammalbo
e Angelo Calistro
>1
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aviazionesportiva.it
El Camino
de Santiago
en vuelo, un
viaggio antico
con mezzi
moderni
L
a pioggia invernale mi
sta infradiciando le
scarpe, ammuffendo
il cervello, mentre al
calduccio del mio camino guardo la campagna umbra verde
scuro, sfocata di giallo
d’autunno; la gramigna della pista, al Peter Pan
di Castello delle Forme di Perugia, ingrassa come
un green del Grande Slam. Mi cala nel cuore la
tristezza della sera e penso al prossimo viaggio,
d’estate. Quello lì, il solito meraviglioso viaggio
di sempre, al caldo ovviamente. E di colpo il cuore si scuote, un pensiero guizza. Ecco ho trovato: faremo un cammino, un cammino insolito,
sulle orme del pellegrino errante che anela alla
sua meta; quale potrà mai essere il viaggio ideale
per noi aviatori desiderosi sempre di curiosità e
conoscenza? Ci sono: faremo “El camino en vuelo”, una sorta di simbolico pellegrinaggio aereo
>2
>3
>4 >5
1 Il gruppo dei
>Picciotti
inizia così il
suo viaggio
2 In volo su
>Montecarlo
>6
sulle orme di quello che è il percorso spirituale
più famoso al mondo, il Cammino di Santiago de
Compostela, in Spagna. Il gruppo è quello storico, di sempre, l’infaticabile Giorgio Frank con
il suo Glastar, io con il C26 RG Herbie, la prima
volta di Marco Tommasi e il suo Savage Giallone,
neofita pilota romano, distintosi poi tra tutti noi
per le incredibili doti aviatorie, e i picciotti siciliani Gianni Marano e Biagio Picarella su Sierra
T7, Giuseppe Rotolo e Marco Tantaro su Sierra, infine Giuseppe Giammalbo, piloti di provata esperienza e affidabilità, capeggiati da Angelo
Calistro, glorioso capogruppo siciliano nella Disfatta di Jakabszállás, su Sierra RG. Le defezioni di alcuni piloti umbri e di poco anche la mia,
causa ferie incerte fino all’ultimo giorno, hanno
reso questo gruppo molto compatto e, in seguito,
incredibilmente affiatato. La formula del viaggio, oramai consolidata, ci vuole turisti avionizzati alla ricerca di un percorso eno-gastro-culturale, enfatizzato e permesso dalle grandi doti
di trasporto leggero che i nostri velivoli offrono e
dalle disposizioni internazionali che le regole del
VFR europeo ad oggi consentono, seppur talvolta
interpretate con difetto di zelo, ma non certo di
prudenza e competenza.
Incontri francesi:
>un3X-Air
scuola
motorizzato Rotax
912
Il giallone è
>già4atterrato,
ma
l’AS 350 che si
vede in cielo sta
ancora cercando di
intercettarlo
La storia
Il Cammino di Santiago è un difficile itinerario
che i pellegrini percorrono fin dal Medioevo lungo la Francia e la Spagna, per arrivare al santuario di Santiago di Compostela, dove si dice sia
sepolto Giacomo il Maggiore. Nonostante la Spagna fosse stata visitata solo da Paolo di Tarso, al
secolo San Paolo, si narra che dopo la morte di
Gesù egli iniziò la sua opera di evangelizzazione
della Spagna spingendosi fino in Galizia, remota
regione di cultura celtica all’estremo ovest della penisola iberica. Finito il suo uffizio evangelico, Giacomo tornò in Palestina dove fu decapitato per mano di Erode Agrippa nel 44. I suoi
5 Herbie punta i
>Pirenei
Eccoli, i Pirenei,
>li6traversiamo
in un’atmosfera
surreale
7 Marco, con i
>Giallone,
sui Pirenei:
è il primo a partire,
l’ultimo ad atterrare
8 Durante i
>trasferimenti
si
inganna il tempo
facendo foto su foto
>7
>8
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>1
discepoli, con una barca guidata da un angelo,
ne trasportarono il corpo nuovamente in Galizia
per seppellirlo in un bosco vicino ad Iria Flavia,
il porto romano più importante della zona. Nei
secoli le persecuzioni e le proibizioni al culto del
santo tumulo, fanno sì che della tomba dell’apostolo si perdano memoria e tracce. Nell’anno 813
l’eremita Pelagio, guidato da un angelo, vide delle
strane luci simili a stelle sul monte Liberon, dove
si trovavano le vestigia di un antico villaggio celtico. Il vescovo Teodomiro, sconvolto dal fenomeno, scoprì in quel luogo un sepolcro di epoca
romana, con tre corpi, uno dei quali decapitato
ed un epitaffio:qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e Salomé. Da qui la parola Compostela pare
derivi da Campus Stellae, campo della stella o da
Compos Tellum, terreno di sepoltura. Alfonso I il
Casto, re delle Asturie e della Galizia, eresse sul
posto un tempio abitato dai monaci benedettini nel’893 ed iniziarono così i primi pellegrinaggi
alla tomba dell’apostolo, Peregrinatio ad limina
Sancti Jacobi, dapprima dalle Asturie e dalla Galizia, poi da tutta l’Europa.
>2
>3
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L’icona di Santiago
Matamoros
Nella tradizione popolare e nell’iconografia di
San Giacomo è forte la figura del Matamoros,
“giustiziere degli infedeli”, alfiere soprannaturale, intercessore e vessillo della ribellione della
Spagna al dominio islamico. Radicalmente mescolata alla devozione popolare, si fece strada
un’ideologia iacobea accuratamente istituita, in
particolare dal Codex Calixtinus, testi in gloria
di San Giacomo maggiore e del suo culto compostellano, che faceva di Santiago il pilastro soprannaturale della riconquista dell’Europa meridionale, dal dominio degli infedeli musulmani. Questa
ideologia fu esportata dai pellegrini in tutto il
continente cristiano, facendo di San Giacomo
una sorta di precursore delle Crociate. La leggendaria scena epica fu localizzata nella Rioja, attorno al castello di Clavijo, dove nel’844 Santiago su
un cavallo bianco avrebbe guidato alla vittoria
le armi cristiane di Ramiro I d’Asturia contro i
musulmani di Al-Andalus. La battaglia non verrà
mai confermata, così come quella di Roncisvalle. Tuttavia, nacque da questa leggenda la tradizione, sancita da un decreto apocrifo attribuito a Ramiro I, di un tributo annuo di primizie di
grano e vino dovuto da tutta la Spagna “para el
mantenimiento de los canonicos que residen en
la iglesia del bienaventurado Santiago y para los
ministros de la misma iglesia”.
Le vie verso Santiago
Storicamente le vie degli stranieri verso Santiago
furono sia terrestri, che marittime (mai aeree!),
di preferenza in primavera ed in estate; difatti
pare che nella Francia carolingia sia arrivata per
mare la notizia della tomba dell’apostolo, e che i
primi pellegrini preferissero quella via. Numerose sono le testimonianze di viaggi dall’Inghilterra
a La Corunña, nel XIII secolo, che duravano solo
quattro giorni; il percorso marittimo era il meno
rischioso, se fatto nella buona stagione, in tempi
di strade assai insicure e di abitati scarsi e lontani
tra loro. La Ruta de la Costa, cioè la via di Santiago lungo la costa cantabrica, è la principale traccia del cammino più antico, a testimoniare che i
pellegrini arrivavano a Santiago da porti atlantici, anche più ad est di La Coruña, praticamente
dalla Francia alla Galizia. Le principali vie di terra che convergevano verso Santiago sono descritte nel Codex Calixtinus e sono ancora: dall’Italia, la via Francigena, con una variante costiera
che si diramava lungo la costa da Pontremoli, e
poi dalla Francia, la via Tolosana fino ai Pirenei.
I due passi più frequentati sui Pirenei erano Roncisvalle e Somport. La via che va da Roncisvalle a
Estella è ancora detta, in spagnolo, Camino francés, (Pamplona, Logrono, Burgos e Leòn) men-
>5
>6
tre quella che passa i
Pirenei a Somport si
chiama Camino Aragonés (Jaca, Sangresa,
Enériz). Per qualunque
cammino arrivassero i
pellegrini, comunque,
il punto di raccolta
era il Puente la Reina.
Alla fine il pellegrino, se non stremato,
si spingeva (e arriva
tutt’oggi) all’oceano
Atlantico dall’estremo
promontorio di Fisterra, oppure terminava
il suo cammino al santuario di Nosa Senora da
Barca, a Muxia, sulla Costa della Morte. La chiesa sorge di fronte ad un celebre luogo di culto megalitico, centrato sulla Pedra d’Abalar, la pietra
oscillante, che i pellegrini fanno oscillare in cerca
del suo punto di equilibrio. Il 23 ottobre 1987 il
Consiglio d’Europa ha riconosciuto l’importanza
dei percorsi religiosi e culturali che attraversano
L’enorme hangar
L’arrivo sulla pista
>di1Burgos
>di5Bracanga
nel quale
veniamo ospitati
gratuitamente
2 Entriamo a
>Burgos,
città piena di
storia
Guido accanto a
>un3pellegrino
molto
stanco
>4 L’incredibile
spettacolo della
pianura spagnola
6 Il gruppo sul
>piazzale
dell’apron di
Bracanga
IV dal
>suo7 Pedro
cavallo guarda
>7
>8
perplesso le statue
d’oggi a Oporto
8 Una suggestiva
>immagine
notturna di
una chiesa decorata
di maioliche
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>1
l’Europa per giungere a Santiago de Compostela,
dichiarando la via di Santiago itinerario culturale europeo.
hanno sentito la necessità. Credo che tutti non le
abbiano però dimenticate e riascoltandole le associno immediatamente al cammino. Una delle
caratteristiche fondamentali di questo fenomeno è infatti l’importanza della tradizione, intesa
come insieme di gesti, rituali e forme gergali che
si fanno appartenere alla vasta ed eterogenea comunità dei pellegrini. Entrambe le parole derivano dal latino: ultreya da ultra più ed eya avanti ,
mentre suseya potrebbe tradursi in avanti, verso l’alto. L’origine della loro apparizione pare sia
Il pellegrinaggio
moderno
Il carattere storico e culturale del Cammino è
stato probabilmente una delle principali ragioni
della forte ripresa di frequentazione del Cammino stesso, a partire dagli anni ‘90, anche da parte
di persone che non lo percorrono per motivi religiosi, e di nazionalità non spagnola. Il numero dei pellegrini tocca punte altissime negli anni
cosiddetti iacobei, quelli in cui il 25 luglio, festa
annuale del santo, cade di domenica, anni considerati giubilari in forza di una bolla emessa dal
papa Alessandro III nel 1179. Tra gli stranieri prevalgono, nell’ordine, tedeschi, italiani e francesi
e i numeri sembrano indicare che Santiago stia
diventando con Lourdes e Fatima, una delle mete
preferite dal turismo religioso; anche Giovanni
Paolo II nel 1989 percorse parte del cammino.
ULTREYA! SUSEYA!
Quasi tutti i pellegrini che hanno affrontato il
cammino di Santiago hanno certamente sentito
queste due strane espressioni; qualcuno ha cercato di approfondirne il significato, altri non ne
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>2
datata al XII secolo, in una canzone compresa
nel “Codex Calistinus” che nel dare il benvenuto ai pellegrini diceva tra l’altro: Ultreya e suseya,
adjuva nos Deus. Questa frase potrebbe descrivere l’immaginario dialogo di un incontro sul cammino; dove vai o pellegrino? Ultreya, avanti, si
rispondeva e l’interlocutore ribatteva: Suseya, in
alto andrai, Dio ci protegge. Molto probabilmente era questa l’espressione che usavano tra di loro
i pellegrini dell’antichità quando si incontravano. Può darsi che l’interpretazione più corretta
possa anche essere la più semplice, più oltre, più
su, verso Santiago, ma mi pare più profondo pensare che chi si incontrava si rivolgesse un invito
ad andare avanti, sotto la protezione di Dio, per
raggiungere le vette dello spirito. Qualunque sia
la corretta interpretazione, resta il magnifico e
semplice ritornello che si tramanda tra i pellegrini da circa mille anni e che tutti riconoscono
come elemento di comune aggregazione.
La formazione
>in1volo
sulla costa
atlantica
Sorvoliamo
>un2forte
con le
tipiche mura a stella
spagnole
3 Il Cammino è
>completato,
siamo
in finale sulla lunga
pista di Santiago
4 La cattedrale di
>Santiago,
austera e
solenne
El camino en vuelo
La partenza è prevista per il 9 luglio, allorquando
gli amici siciliani si radunano a Rosate di Milano,
quartier generale del Guru Giorgio Frank, dopo
una sgambata di oltre 500 NM fatta in souples-
stante la robusta tappa. La via Frank-igena è più
breve della Pimpi-gena, ma si vede che i pellegrini
della Trinacria, i Picciotti, si sono alzati con calma. In tarda mattinata il gruppo si è ricomposto
e riforniti con non poche insistenze, poiché l’avio
la cedono solo ai locali, siamo di nuovo pronti
per la successiva tappa. Atterriamo a Montpellier Candillargues LFNG dopo circa 70’ di volo
ed ecco che ci scappa la prima marachella: Giorgio, infatti, procede senza indugio e sorpassa la
pista destinata accecato dalle tre piste parallele
dell’internazionale di Montpellier Mediterranée
LFMT, che distano solo 5NM tra loro e quando,
con vocina infantile mi sussurra in radio: “dove
siete, non vi vedo, vedo solo dei grandi hangar” gli
rispondo pronto: “non è che sei sul finale dell’internazionale? ” Pausa e risposta: “ops, adesso torno indietro! ”. Troppo tardi e l’Aérospatiale AS 350
Ecureuil de l’Armée de l’Air, guarda caso basato
al Candillargues, si leva in volo per intercettare
l’UFO incursore che nel frattempo ballonzola in
finale. Montpellier Info ha perso le comunicazioni con gli Enti precedenti e siamo stati tacciati di clandestinità. Questo richiede un paio d’ore
di pazienza, che sfruttiamo per un ristoro a un
chiosco sul campo. In seguito ci chiederanno
scusa, poiché era una loro omissione e Giorgio fa
la ruota! Decolliamo da Montpellier Candillargues aggirando scrupolosamente a nord il CTR
di Montpellier Mediterranée per puntare dritti
su Aire Sur L’Adour LFDA. Gli enti di Montpellier, poi Tolosa e infine dei Pirenei ci guidano in
rotta controllati dal radar, assegnandoci un FL70.
Il volo quasi di linea si conclude in 2 ore; a quella
quota l’aria si fa fresca e arriva a 5°C, complice la
vicinanza alle catene montuose e un’alta pressione atlantica che ci regalerà l’indomani panorami
montuosi surreali. Aire-sur-l’Adour è un piccolo
comune francese situato nel dipartimento delle
Landes nella regione dell’Aquitania, e i suoi abitanti si chiamano curiosamente Aturins. L’aero-
>3
se; io li raggiungerò l’indomani mattina a Fayence, rinomato aeroporto volovelistico alle pendici delle Alpi provenzali francesi. Volo dal Peter
Pan a Fayence in poco più di tre ore, aggirando a
nord le R di La Spezia e Portovenere, proseguo al
limite del CTR di Genova a 1500AGL; a gola secca grazie a una fitta foschia, attraverso il golfo di
Genova fino a Echo point, FIR di Marsiglia, dove
apro il mio FPL depositato la sera prima su Olivia
Web Site, che i francesi sono avanti anni luce! Atterro a Fayence LFMF e con mia grande sorpresa
mi accorgo di essere arrivato per primo, nono-
>4
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>1 >2
>3
1 Un singolare
>pellegrino
con il
saio, il bastone, e un
cronografo da 5000
euro al polso
2 Santiago è
>città
di pellegrini
e studenti, il
centro storico è
affascinante
vicinanza
>con3 Lail mare
e il vento
costante hanno
eroso negli anni le
cariatidi in pietra
4 Un passaggio al
>mercato
del pesce,
un vero spettacolo
>4
porto con pista in asfalto è delizioso e stracurato,
alle pendici dei Pirenei. Ci accoglie una signora
giovanile e cortese, che nonostante l’orario oltre
le 21, attende che si faccia tutti rifornimento per
poi accompagnarci in taxi a un motel economico, ma dignitoso. L’indomani mattina di buon
ora ci rechiamo alla Charlie dove la receptionist
ci accoglie a café au lait e ci aiuta nell’invio del
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FPL, suggerendoci la rotta dei locali, per l’attraversamento in sicurezza dei Pirenei. Alle 9 locali
siamo tutti in volo con prua 245°, 2 ore di volo ci
separano da Burgos. Il volo si svolge al FL70 sulle creste dei monti Pirenei che ci regalano scorci
a volte appenninici a volte alpini e se per altezza
non stupiscono, colpiscono di certo per la loro
larghezza; infatti prima di ritrovare l’altipiano di
Pamplona attraverseremo 80NM di aspre montagne. Dopo un avvicinamento di oltre 20NM
atterriamo a Burgos LEBG per la 04 lunga solo
2200 m! Il terminal è completamente cambiato, è
nuovo, tanto che ci inganna la pista parallela del
vecchio aeroporto in stile neoclassico, ora usata
come bretella di raccordo tra il vecchio e nuovo
insediamento. Marco Tommasi con il suo Savage
Giallone è ancora un po’ indietro e Biagio armeggia con il suo Rotax, che appena atterrato non ne
vuole sapere di ripartire. Le autorità portuensi di
Burgos si distinguono per la loro cortesia e disponibilità, offrendoci non solo assistenza, ma anche
ospitalità in un maestoso hangar comunale, gratis. La sistemazione alberghiera a Burgos è superlativa e ci catapulta al centro di questa meravigliosa città, ricca di fascino e cultura.
Burgos
La città è situata nella omonima provincia, a
244 km da Madrid, nella comunità autonoma di
Castilla y Leon, a 856 m slm. Grazie alla sua posizione centrale Burgos ha prosperato economicamente in virtù dei collegamenti di trasporto
nazionale e internazionali. All’interno delle mura
dell’attuale castello che domina la città, esistono prove di un insediamento umano già dal neolitico (4500 a.C.) e nella prima età del ferro (850
a.C.). Fu fondata dal conte castigliano, Diego Rodriguez Porcelos nel’884; si narra che Alfonso III,
nel tentativo di frenare l’avanzata saracena, ordinò al conte di fondare un borgo cintato di mura
sulla sponda dell’Arlanzon: l’origine della città è
quindi militare. Burgos, popolata per mandato
reale e sottomessa direttamente all’autorità dei
re di Leon fino al 930, si trasformò in capitale del
contado di Castiglia quando questi ottenne l’indipendenza dal regno di Leon, con l’aiuto di Fernando Gonzalez, e vi rimase fino al 1492. È stata
lo scenario di molti conflitti come le guerre moresche, i combattimenti tra Leon e Navarra, e quelli tra Castiglia e Aragona. È poi diventata teatro
di una battaglia in periodo napoleonico e ancora
nel XIX secolo; durante la guerra civile spagnola
era la base del governo franchista e l’insediamento aeroportuale, in perfetto stile neoclassico, ne è
ancora viva testimonianza. Al briefing della sera
ci sorprende una perturbazione atlantica aggressiva, di fronte le coste della Galizia, là dove l’indomani, con un balzo di due ore e venti, avremmo
dovuto raggiungere la nostra meta, Santiago de
Compostela. Tutta la serata viene passata al PC
per individuare il percorso migliore fino a quando, coadiuvati dalle precise notizie del meteo web
topmeteo.eu, decidiamo di far rotta su O Porto,
Portogallo. Questo alternato ci avrebbe concesso
di aggirare la perturbazione e nel frattempo dato
anche la possibilità di visitare una città nuova e
fuori programma. La mattina si decolla alla volta di Bragança Portogallo LPBG dove atterriamo
dopo un’ora e mezzo circa. È un piccolo aeroporto misto ULM, AG e AC, a 700 mt slm, alle pendici delle catene montuose portoghesi e spagnole.
L’accoglienza è calorosa e la barista si scompiglia
alla compatta richiesta di tutti i caffè del gruppo!
Consumati i tempi tecnici e fisiologici si riparte per Maia Vilar da Luz LPVL, l’aero club di O
Porto a sole 5NM dall’internazionale Francisco
Sa Carneiro LPPL; un’ora di volo a 1000 piedi dal
suolo a causa della coda della bassa pressione che
ci regala un ceiling bassissimo. E qui accade l’episodio più particolare di questa nostra vacanza.
Infatti Marco Tommasi, che con il suo giallone
partiva sempre per primo ed arrivava sempre per
ultimo (a lui vanno i complimenti della squadriglia per il suo coraggio e per la sua perfetta pianificazione dei voli), supera il campo di destinazione, ingannato anche dalle nuvole basse, e si
allinea bello bello sul finale 35 dell’internazionale LPPL. Prosegue continuando a chiamare per
radio su una frequenza aliena ed atterra a vista,
in mezzo ai velivoli civili; i marshall increduli
lo guardano; rulla e poi parcheggia con tanto di
handling. L’accoglienza è cristiana e lo rassicurano; poiché pare sia frequente l’errore e a volte
anche viceversa, cioè è l’aviazione commerciale che manca l’internazionale ed approda in aero
club! Giorgio che faccio? - chiede Marco trafelato telefonando al cellulare, temendo chissà quale
pena capitale. Chiedigli scusa – risponde Giorgio
serafico. Marco esegue le dritte del guru e lo Zen
aeronautico vince anche questa volta. La pericolosa vicenda si conclude felicemente con saluti,
abbracci e 50 euro di tasse; lo riaccompagnano
all’aereo e lo indirizzano a braccio al campo di
destinazione: sempre dritto - dicono i locali indicando la collina prospiciente Porto - poi lo vedi…
Le conclusioni, adesso, ognuno le tiri da sé… in
Italia. Riforniti i velivoli con il collaudato sistema
del taxi-fuel, ci abbuffiamo al ristorantino dell’aero club che, data la mite giornata, pullula di
appassionati e simpatizzanti; il carattere gioioso
e aperto dei portoghesi rende il clima gioviale e
disteso.
5 La sera briefing
>molto
intenso, si
decide di fondare
una compagnia
aerea, la Air Frank
6 Rifornimento a
>Santiago
con una
meteo che promette
pioggia
O Porto è uma cidade
maravilhosa
O Porto è la seconda città del Portogallo, si trova
sulla riva settentrionale del fiume Douro, poco
lontano dall’Oceano Atlantico. Lo stesso Portogallo e il famoso vino Porto, Vinho do Porto,
devono il loro nome alla città di O Porto. Viene
chiamata A capital do norte poiché funge da centro della industrializzata regione settentrionale
del Portogallo, ben nota per il suo spirito imprenditoriale, la cultura, la gente e la cucina locale;
>5 >6
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>1
viene anche detta la Cidade Invicta, poiché non
cedette né all’attacco dei mori, né all’esercito imperiale di Napoleone, né all’Impero Romano. I riferimenti storici alla città risalgono al V secolo e
all’epoca romana, dove veniva chiamato Portus
Cale. Il territorio circostante divenne Condado
Portucalense e la nazione il regno indipendente
>2
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del Portogallo. Si narra che i cittadini di O Porto
fornissero la carne ai marinai ad eccezione delle
trippe, tripas in portoghese; da qui il soprannome
di tripeiros, usato ancora oggi. Durante il XVIII e
XIX secolo, vennero costruiti un ponte in ferro a
due livelli, Dom Luís I, progettato dall’ingegnere
belga Téophile Seyrig, allievo di Eiffel, e un ponte
ferroviario Maria Pia, progettato da Gustave Eiffel assieme a Seyrig, così come la stazione centrale São Bento, una delle più belle d’Europa. Sono
numerose le bellezze architettoniche che adornano la città di Oporto, dal corso principale Avenida dos Aliados, ai magnifici giardini del Palacio
de Cristal, dalle millenarie chiese romaniche, alla
miriade di piastrelle dipinte che adornano l’interno della stazione di São Bento e l’esterno della
chiesa di Santo Ildefonso. Passeggiando per le sue
strade, si notano gli antichi fastigi; fin dal XIV secolo l’oro e i legni pregiati provenienti dal Brasile
e dalle terre appena conquistate furono utilizzati per abbellire le sue chiese, e i facoltosi mercanti
finanziarono le decorazioni su azulejos. Trascorriamo la serata in una bettola del centro storico,
a mangiare Tripas à Moda do Porto ed altre specialità locali; l’indomani ci attende un po’ di gloria. Decolliamo con piano di volo confermato te-
>3
lefonicamente per Santiago de Compostela LEST.
Il volo si svolge su di uno scenario fantastico, tra
oceano atlantico e rocce granitiche di rara bellezza, slalom e incursioni sulle spiagge disabitate
esaltano le possibilità turistiche dei nostri piccoli
mezzi. Tutto procede bene fin quando entriamo
nella TMA della Galizia: la vocina suadente della controllora ci intima di non entrare nel CTR di
Santiago poiché vietato agli ULM. Giorgio prende
il microfono e risponde fermo di avere un FPL autorizzato, scambia fiammanti commenti per poi
adottare lo Zen aeronautico: dopo alcuni attimi
di attesa ci viene accordato di procedere per sierra point, punto di ingresso sud del CTR di Santiago; da lì seguirà l’holding di 30 mn sulla città
per poi autorizzarci all’atterraggio in coda ad un
Airbus 320 della Ryanair, tutti allineati e precisi. Rulliamo emozionati sull’asfalto levigato di
questo enorme aeroporto, con un volume di oltre
duecento voli al giorno, fino a quando ci ormeggiano al piazzale AG. L’orgoglio è alle stelle e la
soddisfazione pure. Corriamo in città, un albergo,
una tavola; i pellegrini sono arrivati alla meta ed
ora ci vuole riposo.
SANTIAGO DE
COMPOSTELA
Santiago di Compostela è la città spagnola capoluogo della comunità autonoma della Galizia;
situata nella provincia di La Coruna, è stata nel
2000 capitale europea della cultura - è sede del
governo autonomo Galiziano, luogo di continue
peregrinazioni religiose di devoti provenienti da
tutto il mondo, e sede universitaria con più di
500 anni di storia. La città è conosciuta soprattutto per la sua maestosa cattedrale dedicata
a Giacomo il Maggiore, e per essere la tappa finale di ogni pellegrino che decide di affrontare
il vecchio Cammino di Santiago di Compostela. Il nome della città ha origini celtiche e viene
1 Sulla via del
>ritorno
seguiamo la
costa, tutti meno uno
2 Marco, per
>risparmiare
carburante, taglia
dritto sull’Atlantico in
mare aperto
3 E non avendo
>nessuno
che lo
fotografa provvede
da solo…
In volo su baie
>da4sogno,
l’aereo
consente di scoprire
posti unici
>4
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>1
>2
fatto derivare da Giacomo il Maggiore, apostolo e martire del Cristianesimo. È situata in una
depressione nell’immediato interno della costa
nord occidentale della Spagna, proprio davanti all’Oceano Atlantico, ed era considerata, prima del viaggio di Cristoforo Colombo nel 1492 ,
il confine estremo conosciuto della terra, la finis
terrae. Tra le molte leggende una la vuole punto
di congiungimento delle anime dei morti pronte a seguire il sole nel suo corso per attraversare
il mare. Già nel IX secolo la sede di Santiago era
di gran lunga la più prestigiosa della Cristianità
iberica e l’autorevolezza del responso del vescovo di Santiago era seconda solo a quella papale
di Roma, il suo pellegrinaggio il terzo di tutta la
Cristianità, dopo Gerusalemme e Roma. Santiago di Compostela fu distrutta nel 997 dall’esercito musulmano di Almanzor e poi ricostruita da
Bermudo II, ma fu il vescovo Diego Xelmirez ad
iniziare la trasformazione della città in luogo di
culto e pellegrinaggio, facendo terminare la costruzione della Cattedrale, iniziata nel 1075, ar58 www.
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ricchendola con varie reliquie. Climaticamente è
una fra le città europee maggiormente piovose e
ciò è dovuto al vento proveniente dall’Atlantico
che contrasta con le montagne circostanti. Trascorsa una intera giornata a visitare la città, sempre sotto una pioggerella costante e gelida, dopo
aver lautamente festeggiato a suon di crostacei,
pesce e vino bianco della zona, ci rimettiamo in
cammino verso le nostre famiglie. Il pellegrinaggio è stato compiuto ed ognuno di noi porterà nel cuore l’austera navata della cattedrale del
botafumeiro, l’incensiere della Cattedrale di San
Giacomo. È il più grande del mondo, misura circa
1.60 m di altezza, pesa oltre 60 kg di peso e viene caricato con più di 40 kg di incenso e carbone; il suo peso complessivo è di circa 100 kg. Pur
essendo presente fin dagli albori del pellegrinaggio a Santiago, il primo botafumeiro di cui si ha
notizia certa fu una gran pignatta di argento del
secolo XVI, dono del re Luigi XI di Francia, che
venne in seguito trafugato dalle truppe napoleoniche. L’attuale è stato fuso nel 1851, utilizzando
ottone poi ricoperto d’argento; in passato veniva utilizzato prevalentemente per coprire il forte
odore emanato dai pellegrini che affollavano la
cattedrale e nella quale spesso trovavano ricovero per la notte. Al momento è utilizzato quasi
esclusivamente in occasione delle messe solenni
e durante l’Anno Santo Compostellano. Nel corso
della storia è accaduto alcune volte che il fumeiro
si distaccasse dalle corde; famosi sono rimasti gli
incidenti del 1499 e del 1622. Il botafumeiro viene
fatto oscillare da personale addetto i tiraboleiros:
essi lo issano fino a 22 metri d’altezza nella croce
della navata centrale e quindi, con un sistema di
corde e carrucole, gli imprimono un moto pendolare, fino a fargli sfiorare il soffitto delle navate
ad una velocità di circa 70 km/h! Questa siffatta
meraviglia meccanica primordiale scatena tra di
noi discussioni tecniche sui carichi strutturali,
sulle pendenze e sui momenti di forza del mega
pendolo leonardesco antitanfo, fino quando convergiamo sul un fitto sistema di arbre magique,
dislocati nella cattedrale, sistema di certo meno
affascinante, ma decisamente più sicuro!
TORNIAMO CON AIR
FRANK
Le operazione aeroportuali a Santiago si svolgono regolari, ma con lentezza dovuta all’anomala
squadriglia; infatti il sistema accetta solo compagnie di volo accreditate per gli slot di decollo e per questo motivo la Air Frank viene creata
ad hoc. Si decolla nel primo pomeriggio sotto un
nubifragio che lì pare sia giornaliero, alla volta de
La Morgal LEMR, nelle Asturie. Il volo di un’ora
e mezza di media turbolenza, alterna fascinosi
paesaggi montuosi, collinari e marittimi. Effet-
tuiamo il rifornimento di carburante a tempo di
record, coadiuvati dai locali sconvolti dalla squadriglia di indiavolati aviatori italiani, frettolosi di
pernottare dai cugini francesi a tutti i costi; e di
nuovo in volo, per quella che sarà una delle tappe più suggestive del viaggio. Si vola sull’Atlantico a poche miglia dalla costa, per raddrizzare la
rotta che ci vuole ambiziosamente ad Archachon,
nella Gironda Aquitana, prima di buio. Oviedo,
Santander, Bilbao, San Sebastian, Biarritz ci sfilano a destra come perle d’oriente, in un valzer di
boschi, spiagge e spume oceaniche fino a che atterriamo a Rion des Landes LFIL a 37 NM a NE
di Biarritz, un bel campo in erba; attendiamo il
Giallone di Marco che per rientrare nell’autonomia ha tagliato l’intero golfo di San SebastianBayonne, volando ad oltre 30 NM dalla costa, in
mare aperto. Decolliamo sul tramonto e in costante contatto radio con Marco, soprannominato l’Atlantico, convergiamo su Arcachon LFCH,
dove atterriamo al limite della visibilità alle 21.55
locali. Siamo tutti, siamo fieri; abbiamo trasvolato 400NM di cui più della metà in mare, e non
sempre con terra in vista. Per i Picciotti son bazzecole; minchia - rispondo io! Nel mentre ormeggiamo a tempo di record ed alla fioca luce delle
torce elettriche, telefono subito a Chez Ivette, un
ristorantino di solo pesce collaudato già diverse
volte nei miei aggiornamenti professionali bordolesi, la cui specialità sono i crostacei crudi: la madame ci risponde che alle ore 23 la cucina chiude
e noi la rassicuriamo sulla precisione dell’ETA. Il
tassista a momenti ci accoppa nel trasferimento e
la serata si conclude con una indimenticabile abbuffata di crostacei; financo i Picciotti rimangono increduli di fronte ai nove Plateau Royal. Concludiamo la serata in un grazioso motel dopo che
nella caserma limitrofa dei pompieri festeggiamo
fino a notte fonda la Festa Nazionale Francese,
la presa della Bastiglia e l’inizio della rivoluzione
francese del 14 luglio 1789. La mattina decolliamo per una tappa di avvicinamento, atterriamo a
Millau Larzac LFCN dopo due ore di volo, turbolento e trafficato. Millau è famoso per il viadotto
più alto d’Europa, lungo 2460 metri ed alto 343,
con 7 piloni alti ognuno 87 metri. Proseguiamo
per Vinon LFNF dove atterriamo nel grande anfiteatro in terra battuta, dalle infinite piste. Alberghiamo dall’amico Olivier, albergatore oramai
dedicato alla gente del volo; Vinon sur Verdon è
assieme a Fayence l’aeroporto francese più frequentato dai volovelisti, un vero paradiso di spazi
e termiche. Siamo alla tappa finale e la mattina
seguente partiamo ognuno alla volta di casa propria. Giorgio fa rotta per Rosate assieme a Marco
con il Giallone, che per l’autonomia non potrebbe dirigere direttamente a Roma, mentre i Picciotti ed io tiriamo diritto da Mentone a Viareg-
gio, per evitare sia il CTR di Genova e le R di La
Spezia e Portovenere. Dopo 3 ore e 15 minuti di
volo, sotto un caldo bestiale, atterriamo al Peter
Pan di Castello delle Forme. Il mio viaggio termina qui, mentre i Picciotti siciliani se ne ripartono
a gambe levate con un GOTO Salemi Bovarella;
chiameranno 3 ore e 7 minuti dopo, di cui 2 ore e
15 minuti di mare aperto con rotta ortodromica.
Chapeau!
CONCLUSIONI
Questo meraviglioso volo e questa suggestiva rotta hanno significato una tappa importante della
mia vita, così come spero sia stato per tutti i miei
compagni di viaggio; è stato un itinerario studiato nei minimi dettagli affinché corrispondesse il
più fedelmente possibile al cammino di qualsiasi altro pellegrino voglia ricercare la sua meta, la
sua ragione, lo scopo della sua vita; lui via terra
e noi volando. Mi auguro di non aver tediato il
paziente lettore di AS con le nozioni storiche e
culturali, ma lo scopo di questi viaggi a noi piace
non sia solo trasferimenti ed ore di noiosa solitudine. Abbiamo volato in perfetta armonia, coprendo oltre 2100 NM (i Picciotti ne aggiungano 600) in 22 ore di volo, 12 gli aeroporti visitati,
nessun inconveniente di rilievo e nessuna incomprensione tra gli equipaggi. Il bilancio non può
essere che positivo. È oramai consolidata l’opinione che con i nostri velivoli si possano fare cose
mirabolanti, cose che ahimè in AG non possono
essere nemmeno ipotizzate se non con costi proibitivi ai più, ma chi vola vale, chi vale vola, chi
non vola non vale... dice il detto e noi tutti siamo
particolarmente orgogliosi di attribuire a Giorgio
Frank il successo di queste iniziative, poiché la
passione e la competenza di questo mitico personaggio non possono fare altro che accrescere
la nostra curiosità ed esperienza, inneggiando al
motto del pellegrino errante così calzante al nostro spirito: Ultreya! Suseya! ovvero “amuninne,
picciotti! ”
1 Arriviamo ad
>Arcachon
che è
quasi notte e ci
consoliamo con i
crostacei
Biagio affacciato
>al2balcone
del
delizioso Hotel Le
Dauphin
3 I pellegrini
>volanti
al Bassin
d’Arcachon, l’Italia è
ormai a poche ore
di volo
>3
n°132
marzo 2010 59