Il pianto eccessivo del neonato.
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Il pianto eccessivo del neonato.
PEDIATRIA A cura di Cosimo Pisconti * Il pianto eccessivo del neonato. Consigli ai genitori. l pianto eccessivo del neonato è forse il sintomo che suscita maggiormente preoccupazione ed ansia nei genitori. Esso può essere ricondotto alle più svariate motivazioni (tab. 1) e, di certo, non costituisce sempre l’espressione di un vero e proprio malessere. Per molti mesi, infatti, il pianto è la sola manifestazione attraverso la quale il bambino (neonato–lattante) può richiamare attivamente su di sé l’attenzione della madre o chi di lui si prende cura. Il neonato piange perché ha fame, specie nelle prime ore del mattino o subito dopo la poppata se non è rimasto soddisfatto; la tranquillità raggiunta con una razione supplementare di latte può confermare l’esattezza di questa ipotesi. Talvolta, in maniera quasi paradossale, il piccolo piange, sembra affamato, prende avidamente il seno materno o il poppatoio ma se ne stacca dopo pochi secondi riprendendo a strillare, in preda ad uno stato di agitazione. Cosa fare in questi casi? Per prima cosa, quando l’allattamento è materno, è necessario assicurarsi che vi sia facile flusso di latte dal seno ed escludere eventuali anomalie del capezzolo della nutrice (rientranza, eccessiva procidenza). In caso di allattamento artificiale, controllare la foratura della tettarella, la temperatura del latte (che non deve essere né troppo caldo né troppo freddo) e verificare la corretta inclinazione del biberon (per evitare che il neonato ingurgiti molta aria) così come la posizione del lattante durante la poppata (il tronco deve essere in posizione obliqua-semiverticale e non in decubito orizzontale!). Il neonato può piangere per sete (giornate calde, eccessivo calore nella culla o nell’ambiente, razioni alimentari ipercaloriche o troppo concentrate); in questi casi la mucosa della lingua e del cavo orale apparirà asciutta ed arrossata. Se proprio tutto è regolare non si trascuri di esaminare con attenzione la bocca del piccolo per escludere il mughetto (infezione da funghi) che si presenta con tante chiazze biancastre, più o meno piccole e confluenti, distribuite irregolarmente sulla mucosa del cavo orale e della lingua. Anche un’igiene insufficiente può creare disagio e determinarne il pianto: un ambiente troppo rumoroso o anche eccessivamente caldo o freddo (la temperatura ambientale ideale è tra i 18 ed i 20° C) può disturbare il piccolo causandone il pianto ripetuto. Così è anche per pugliasalute gli eritemi gluteali (arrossamenti del culetto) da contatto con feci ed urine per insufficiente pulizia (ricordarsi di cambiare spesso il pannolino, soprattutto al termine di ogni poppata). Un pianto improvviso e violento, spesso notturno, può trovare la sua spiegazione in un mal d’orecchio (otalgia) che può facilmente essere confermato esercitando una pressione sul trago (sporgenza lamellare di forma triangolare che chiude il foro uditivo sulla faccia esterna del padiglione auricolare); spetterà poi al pediatra accertare, mediante l’esame otoscopico, l’arrossamento della membrana timpanica e diagnosticare un’otite. Naturalmente, anche i dolori in altre sedi del corpo possono provocare pianto nel neonato-lattante. Dolori addominali sono riconducibili a crisi di meteorismo (coliche gassose), più frequenti nel primo trimestre di vita e negli allattati artificialmente (per la frequente aerofagia). In tal caso è caratteristico il pianto inconsolabile, per lo più pomeridiano-serotino, per diverse ore al giorno e per più giorni alla settimana, associato a flatulenze e/o flessione ritmica delle cosce. Le coliche gassose che Spitz interpretava come un marker di labilità psicosomatica (alterato rapporto madre-bambino) possono talvolta sottendere una intolleranza alle proteine del latte vaccino. Quando il pianto si associa a rigurgito, vomito, difficoltà nella suzione (frequenti interruzioni della poppata come se il pasto rappresentasse un momento sgradevole per il bambino) e crescita stentata non va trascurata l’ipotesi di una malattia da reflusso gastroesofageo (disfunzione caratterizzata da un abnorme passaggio del contenuto dello stomaco in esofago) con eventuale esofagite (infiammazione della mucosa dell’esofago). Anche una banale rinofaringite o una cistite possono determinare irrequietezza e facilità al pianto nel neonatolattante, così come anche una dernmatite pruriginosa, una dischezia (disturbo caratterizzato da tentativi dolorosi di evacuare che si concludono con l’emissione di feci morbide) o una stipsi vera e propria (emissione poco frequente e difficoltosa di feci dure). Al di fuori di tutte queste ragioni, vi sono, infine, neonati e lattanti che, pur in ottima salute, sono particolarmente inclini al pianto, al contrario di altri che piangono molto di rado: può trattarsi di un alterato rapporto con la madre o con l’ambiente, carente di stimoli piacevoli ed utili per il piccolo. - quarantaquattro - * U.O. di Pediatria – Presidio Ospedaliero di Martina Franca – AUSL TA/1 marzo 2004