Koinè Febbraio 2011
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Koinè Febbraio 2011
FEBBRAIO 2011 ANNO XXV, NUMERO 3 Le magnifiche sorti e progressive “V enghino, signori venghino alla grande corte di Ninuzzo il Magnifico” declama il giullare Ponziellòn, mentre tutta la corte è in gran fasto e la servitù operosa. Oggi è la giornata delle grandi scoperte e delle rivoluzioni della tecnologia: è stato inventato un lungimirante occhiale dalla forma cilindrica, chiamato “cannocchiale”. A servirsene è la scienziata Palmea Milazzus che dimostrerà, una volta per tutte, che è il Sole a girare intorno alla terra (chi è talmente pazzo da dubitarne?). Dalla Grecia è arrivato il cuoco Macris e le sue prelibatezze e dal vicino principato di Arcore uno stuolo di odalische danzanti. La damigella Laurà ha presentato i corsi di lingua straniera: molto apprezzati sono stati quelli di siciliano, lucano e lombardo. La damigella Gemellaro ha tentato di spiegare le regole di un nuovo gioco: la “palla pugno”. Ma il gioco è stato applicato troppo “alla lettera” e si è dovuto sospende- re per l’eccesivo numero di feriti. A rallegrare la corte ci pensa il menestrello Andrea Salvàtor, con le sue rime in stile aulico del tipo “Erano i capei d’oro al cico sparsi”. Ma la scoperta strabiliante si deve allo scienziato Venuto della Mirandola, detto Mastro Pippo, che ha costruito uno strano arnese che assomiglia ad un cassettone. Lo ha chiamato “televisore”. Tutti fremono dalla voglia di capire a cosa serva e si accalcano attorno per assistere meglio all’accensione dello strumento. Tutto è pronto. Il fido collaboratore, Mr. Frank, di origine inglese, procede all’accensione. Un clima di religioso silenzio attende che accada qualcosa. Ma nulla. Dopo un po’ si sente una voce in lontananza. Tutti si guardano impauriti. E’ la voce di Ninuzzo il Magnifico quella che sentono, eppure il sovrano è lì accanto a loro e non ha mai aperto bocca. La voce, nel frattempo, si fa più forte e, poco a poco, sul cassettone appare un volto. Palmea Milazzus, nel frattempo, ha chiamato l’esorcista di corte, Padre Scolarus, che ha iniziato a benedire con l’acqua santa tutti i presenti. Ma la voce continua e il volto si fa sempre più nitido. Adesso si scorge chiaramente il profilo del Principe Ninuzzo, con degli abiti strani addosso. Ai lati ha le damigelle Laurà e Gemellaro ed un’ orda di pestifere creature che ogni tanto prendono er K iva p s u l sc oiné Storia di un condannato a morte E continua a pag. 3 MESSINA TEATRO Intervista al Procuratore Capo, dott. Guido Lo Forte Massimo Lopez, fra palcoscenico e ricordi di scuola LIBRI Gianrico o Guido? Le due facce di un’unica essenza INTERVISTA Gianfranco Svidercoschi, Vaticanista e amico di Karol Wojtyła Sommario In questo numero Si ringrazia la Libreria Ciofalo per il sostegno 2 continua da pag. 1 la parola, interrompendo addirittura Sua Eccellenza il Principe. In basso, pare di leggere la scritta “Tempo Pieno”, mentre in alto l’insegna “RTP”. Lo sconcerto è generale. Ma si decide di ascoltare. Le figure in quella scatola parlano in un modo astruso, incomprensibile per le nostre orecchie e sono vestite in un modo mai visto prima, assurdo per i nostri occhi. Da La prima pagina di Koiné sulla “Gazzetta del Sud” ciò che riusciamo a comprendere, grazie anche all’interpretazione della damigella Laurà, capiamo che si sta parlando di una scuola, un’accademia forse e delle sue attività. Rimaniamo esterrefatti dalle mirabili e avveniristiche opportunità che quel loco offre, ma siamo convinti che noi le supereremo con le nostre scoperte che fanno sempre più prospero il sol dell’avvenire. Spegniamo quell’arnese diabolico, interrotti dall’arrivo di un messaggero. Oggi il nostro giornale è uscito insieme alla “Gazzetta Di Corte” e nessuno di noi se lo perderebbe per nulla al mon- do… (da una cronaca del 7 Febbraio 1470). Eh sì, abbiamo voluto scherzare (e quando mai?! direte voi). Chiediamo venia! Questo che avete appena letto, seppur attraverso un excursus in chiave rinascimentale, è ciò che (forse) verrebbe fuori se spostassimo indietro le lancette dell’orologio del tempo. Tutto becero frutto della nostra fantasia? Non proprio. Il Maurolico realmente è stato ospite, lo scorso 28 Gennaio, della trasmissione “Tempo Pieno” su RTP per presentare le “magnifiche sorti e progressive”, alias “piano dell’offerta formativa” e realmente Koinè, il giornalino che avete tra le mani, è uscito per la seconda volta insieme a “Gazzetta del Sud”, lo scorso 7 Febbraio. Ma andiamo ad oggi. In un anno così speciale come questo, sarebbero bastati i 150 anni dell’Italia unita e della scuola che tutti gli studenti e non solo si preparano con fermento e con gioia (?) a celebrare. Lo sappiamo. Ma ognuno festeggia ciò a cui tiene. Va bene la Patria, va bene la scuola ma un piccolo spazio lasciatelo anche per Koiné, del quale, Domenica 13 Marzo, ricorderemo i 25 anni (programma a fianco). Fatelo non tanto per noi, quanto per quegli ex alunni (ora quasi tutti a lavorare in giro per il mondo) che di qui a poco si riuniranno per fare festa. Per dirsi “Hai visto che non mi sbagliavo?”, per raccontare episodi ed aneddoti, storie sentite e vissute, per sperare con noi che l’avventura continui, senza illudersi che tutto sia eterno. In un’Italia così profondamente disunita, partiamo dal piccolo e arriveremo al grande. Fondato nel 1986, Koiné, giornalino degli studenti del liceo classico “Francesco Maurolico” di Messina, festegger{, Domenica 13 Marzo, i suoi 25 anni. Gli incontri della giornata si svolgeranno nell’Aula Magna del Liceo. PROGRAMMA DELLA GIORNATA h. 9,20 - Saluto del Direttivo h. 9,30 - Conferenza-lezione “Dal giornalismo teorico a quello pratico: due mondi a confronto” Interverranno: Prof.ssa Angela Busacca, docente di Diritto dell’Informazione, Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Messina Dott. Lino Morgante, capocronista “Gazzetta del Sud” h. 11,00 - Lezione interattiva “Il ruolo del giornalismo on-line ai tempi di Wikileaks” (in collaborazione con Tempo Stretto) ~•~ h. 16,00 - Saluto del Direttivo h. 16,10 - Saluto del Preside, prof. Antonino Grasso h. 16,15 - Intervento del fondatore di Koiné, dott. Gerolamo Minasi e, a seguire, intervento di alcuni degli ex direttori e redattori che hanno contribuito alla gestione del giornale nel corso dei 25 anni. H. 18,00 - Esibizione del coro Maurolico-Seguenza Durante la giornata, verranno messe in mostra, a disposizione dei visitatori, le precedenti edizioni di Koiné e le testate che hanno partecipato al bando per l’anno scolastico 2010/11. Chiunque sia in possesso di edizioni passate di Koiné o di informazioni che, aiutandoci a ricostruire la nostra storia, possano contribuire a rendere tale anniversario il più bello e completo possibile, é pregato di contattarci al nostro indirizzo di posta elettronica [email protected] o di rintracciarci su Facebook al profilo Koiné giornale del Maurolico. Grazie. www.maurolicomessina.it Il Direttivo 3 Quando un innocente viene condannato a morte Intervista a Curtis Edward McCarty, recluso per 19 anni nel ‘death row’ in Okhlaoma N on è raro ascoltare le parole di chi (anche nel nostro Paese), lamentando l’inefficacia del nostro sistema carcerario e della tanto dibattuta “certezza della pena”, elogia l’inflizione della morte quale migliore strumento deterrente contro terroristi e omicidi. Fa ribrezzo poi sentire gli stessi che ostentano le loro capacità matematiche facendoci Curtis Edward McCarty notare come, se facessimo fuori in un sol colpo i detenuti che (secondo loro) lo za alibi? E cosa succederebbe se a causa di ciò meritano, ne trarremmo sicuramente tutti un lo stesso imputato, allora 19enne, venisse già enorme vantaggio economico, risparmiando in primo grado ritenuto colpevole per sul loro vitto. C’è poi chi, in buona fede, quan- quell’omicidio,“solo perché qualcuno aveva do si vede strappato un proprio caro da un sentito che io sapevo chi fosse l'assassino”, pirata della strada, da un chirurgo incapace o come ha detto lui stesso, e venisse recluso per da un mafioso, fa mostra a sua volta (e solo in 21 anni, 19 dei quali nel braccio della morte? questo caso risulta comprensibile) dei propri “Avrei tanto da raccontare riguardo alla mia istinti primitivi, inneggiando alla morte, alla vita dentro il carcere, ma non posso: cancellazione ‹‹dalla faccia della terra›› del l’esperienza è stata più grande di me”. Con carnefice. Istinti questi, omicidi e primitivi, queste parole il protagonista di questa storia, che sono esattamente gli stessi che hanno Mr. Curtis E. McCarty, il 30 novembre scorso, spinto il criminale ad agire In America accade che chi su invito della Comunità di come ha fatto. La pena di Sant’Egidio, ha aperto il suo detiene il potere riesce a morte non risponde ad alcuna isolare le voci “sane”, ad emargi- intervento, in serata presso il legge se non a quella del ta- nare gli intellettuali che si espri- cinema Lux, nel quale, ha mono contro la pena di morte” glione: tu hai ammazzato? testimoniato direttamente Okay, allora ti ammazzo anch’io. Ma ammet- cosa accadrebbe. E a noi lo ha chiarito nella tiamo pure che quegli Stati, quegli ordina- stessa occasione, rispondendo gentilmente menti giuridici, quei giudici, quei secondini ma alle domande che gli abbiamo porto e che di anche quei liberi cittadini che rispettivamente seguito riportiamo. contemplano, che quotidianamente attuano e che appoggiano la pena capitale siano nel • Nel corso del Suo intervento questa sera giusto, non possiamo non prendere in consi- Lei ha detto per tre volte “mi sono sentito derazione che noi tutti siamo uomini, fallibili tradito dal mio Paese”. Come per nostra stessa natura. Dato ciò, cosa suc- può avere il senso dello Stato cederebbe se, puta caso, un cittadino ameri- un uomo come Lei che, come cano, che a causa della sua bassa condizione ha detto, è sempre stato marsociale ha smesso a 15 anni di andare a scuo- ginalizzato da esso? la, che ha cominciato a fare uso di droghe e Oggi infatti non ce l’ho più. Il che per questo si è reso noto ai gendarmi, un senso dello Stato, la dimensiogiorno venisse accusato di un crimine che non ne di “comunità”, fa parte di ha commesso, dell’omicidio di una sua coeta- quell’insieme di valori che mi nea, Pam, e venisse difeso da un distratto e sono stati trasmessi fin da assonnato avvocato d’ufficio, che in cambio di bambino. Ecco, il senso dello una misera parcella si trova costretto a difen- Stato io ce l’avevo, ma non lo dere quello che ai suoi occhi appare come uno apprezzavo. “ dei tanti tossicodipendenti morti di fame sen- 4 • In questo momento in Italia ci sono movimenti, politici soprattutto, che vogliono la pena di morte come deterrente contro molti reati. Cosa ne pensa? Credo che questa sia una delle ragioni più assurde che vengono sempre portate a sostegno della pena di morte. Vedi, i crimini per i quali è prevista sono in maggioranza passionali, istintivi, non premeditati. • Esistono degli Stati i cui ordinamenti contemplano la pena capitale “nel più raro dei casi rari”, come recita la Costituzione indiana, ovvero in casi estremi come il terrorismo. Come si pone Lei davanti a questa realtà? Come abbiamo detto prima, la pena di morte risulta inefficace come deterrente. Non ci dimentichiamo poi che si tratta di un’ intollerabile violazione dei diritti umani, quell’insieme di diritti che diventano nostri al momento della nascita. Non si può dire ‘tu vali di più, tu di meno’ solo perché il crimine che hai commesso è meno grave di quello di un altro. Inoltre la legge è complessa, bisogna vedere quanti reati rientrano sotto la voce ‘terrorismo’. • Noi oggi studiamo sui nostri libri di scuola che in parte d’Italia, grazie al contributo di molti intellettuali come Cesare Beccaria, la pena di morte veniva abolita già dal XVIII secolo. Come mai questo non è ancora accaduto nella “civilissima” America? In America accade che chi detiene il potere riesce a isolare le voci “sane”, ad emarginare gli intellettuali che si esprimono in questo senso. George Bush ha parlato molto della Quando fare giustizia diventa “farsi giustizia”: il recente caso di Sarah Scazzi Lei ha detto che nel braccio della morte ha incontrato uomini poveri, di bassa condizione sociale, appartenenti per lo più a minoranze etniche. Come si vive lì dentro? Cercavamo di stare vicini, di farci coraggio, di diventare amici. E stringendo amicizia con gli altri detenuti provavo compassione. Attorno a me vedevo solitudine, miseria, oppressione. C’erano poi anche i momenti di profondo sconforto. E i momenti peggiori arrivavano Dopo l’incontro è stato possibile firmare la moratoria contro la pena di morte così, all’improvviso, un giorno uno di noi pena di morte, della sua efficacia: tutte di- usciva e non tornava più... Dopo anni e anni chiarazioni evidentemente false, ma che i di continui abusi subiti quasi la si cercava, la mass media non hanno mai contrastato in morte. alcun modo. • Quest’intervista è indirizzata a ragazzi della • Ma torniamo alla Sua esperienza personale. mia età. Quale messaggio si sente di lanciare? La vostra generazione può senz’altro far meglio della mia. Voi avete tutte le opportunità, tutte le conoscenze. E vedo anche che ci mettete cuore e coraggio. Sento che voi potete fare meglio, con passione. Intervista a cura di Alberto Nicòtina II B Claudio Staiti III A Rita Atria, quando la forza abbandona i grandi uomini La terribile ma forte storia di una ragazza che a soli 17 anni svelò i segreti nascosti della mafia Federica Fusco VE si. Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combathi era Rita Atria? Rita Atria era una ra- tere la mafia che c'è nel gazza nata in un famiglia mafiosa di Par- giro dei tuoi amici, la tanna. All’età di 11 anni, nell’ ‘85, perde il mafia siamo noi ed il padre ucciso dalla mafia. A questo punto lei nostro modo sbagliato di trova come nuovo punto di riferimento il comportarci. Borsellino, fratello e la cognata Piera Aiello, ma nel 1991 sei morto per ciò in cui Nicola Atria viene ucciso dalla mafia. A questo credevi ma io senza di te punto, Rita decide di ribellarsi e, seguendo le sono morta.” Così il 26 orme della cognata Piera, diventa “testimone luglio del 1992, a 17 di giustizia”. Il primo giudice a sentire le sue anni, sola “come la prorivelazioni é Paolo Borsellino. Rita, con l’aiuto tagonista di una tragedia di Borsellino, cerca in tutti i modi di contra- di Sofocle” dice Sandra stare, lottare contro un sistema che distrug- Rizza (una delle tante geva le sue speranze. Scrive Rita: “L’illusione persone che hanno dodi cambiare ciò che ti circonda è talmente cumentato la sua storia), complicata perché sai che mai ciò che stato Rita si uccide buttandosi rubato ti potrà essere restituito, puoi grida- dal settimo piano di re, piangere, soffrire, ma nessuno ascolterà, casa sua a Roma. Rita nessuno ti capirà, anzi ti giudicherà”. Rita, ha perso la vita ma ha quindi, è distrutta ma, grazie alla sua testar- vissuto come pochi sanno vivere, ha vissuto daggine, e al suo imporsi, alle sue insistenti la sua vita con tutta la dignità e l’onore che telefonate ai giudici e ai magistrati, riesce, a solo chi è veramente onesto può avere. Quesoli 17 anni, a farsi ascoltasto personaggio a Tutti hanno paura ma l'unica cosa di cui me personalmente re e a raccontare le piaghe io ho paura è che lo Stato mafioso vincedella mafia di Partanna e ha insegnato molrà e quei poveri scemi che combattono conto. Viviamo in un soprattutto grazie all’aiuto tro i mulini a vento saranno uccisi” del giudice Borsellino che epoca di cose futinon la abbandonerà e la ascolterà sempre. li. Tutto ciò che riteniamo indispensabile per Ma il 19 luglio 1992 Paolo Borsellino muore e la nostra vita in realtà non serve a nulla. Sialei è persa e scrive : “Ora che è morto Borsel- mo convinti che il nostro mondo, fatto delle lino, nessuno può capire che vuoto ha lascia- piccole sofferenze e delle piccole e, spesso to nella mia vita. Tutti hanno paura ma io insignificanti, gioie quotidiane, sia separato l'unica cosa di cui ho paura è che lo Stato dal resto. Questo è molto sbagliato! E’ sbamafioso vincerà e quei poveri scemi che com- gliato perché, purtroppo, per quanto possa battono contro i mulini a vento saranno ucci- essere impossibile ad alcuni capirlo, il mondo C “ è uno solo, e il disinteressamento che lo caratterizza ci può portare alla distruzione di ogni tipo di morale e di ogni tipo di giustizia. La rassegnazione alla vita è all’origine di ciò. Rita, a soli 17 anni, ha provato a cambiare il mondo, noi, che abbiamo molto più di lei, ci siamo già rassegnati! Noi stiamo diventando vittime e aggressori di questo sistema. Vittime perché se ci siamo rassegnati non è colpa nostra, e aggressori perché, spesso, non ci rendiamo conto di questo. Ci hanno insegnato che scappare, fuggire sono le strade migliori per risolvere i problemi di questo mondo, i problemi della nostra città, della nostra classe e di noi stessi. Tanto sicuramente ci sarà qualcun altro a pensare al paese, alla mafia, alla giustizia! Io vorrei, con questo articolo, farvi comprendere quello che ho provato io nello scriverlo, nel documentarmi su questa storia, quella RABBIA nei confronti di un mondo troppo spesso ingiusto, quella voglia di vivere in un mondo fatto di speranze non vane o utopiche, ma realizzabili e concrete. E questo potrebbe diventare addirittura possibile se tutti fossimo come Rita e se ci facessimo forza l’un l’altro. 5 Il direttore d’Orchestra (Director Orchestrae) Notazioni scientifiche Marta Vicinanza II B direttore si comporta così: sale sulla pedana, dà l’attacco e prol direttore d’orchestra è un animale curioso, segue facendo imperun vero gioiellino per studiosi e appassionati cettibili movimenti di scienze naturali. Può essere osservato facilcon la bacchetta o con mente in qualsiasi regione del mondo nel suo le mani. Non si agita, habitat naturale, il teatro, facendo ovviamente non spreca energie attenzione a non disturbarlo. La stagione del ma solitamente ha direttore d’orchestra va da novembre/ grande successo perdicembre a giugno/luglio ed è comunemente ché trova un perfetto chiamata “stagione lirico-sinfonica”, alla fine affiatamento con della quale il direttore va in letargo – salvo l’orchestra. Gli Statici sono una specie poco manifestazioni estive che richiedano la sua diffusa ma da apprezzare. presenza. Quando è in attività, questo animale è solitamente chiamato con l’appellativo di “Maestro” seguito dal suo cognome e può L’Appassionato/Esagitato (Director orchestrae essere munito di un’appendice a uno degli arti subsp. passionalis): anch’esso inconfondibile. anteriori: la bacchetta. Nell’habitat-teatro, il Questo è il direttore d’orchestra che trasmette rifugio preferito di ogni direttore è la Pedana, più entusiasmo al pubblico astante: la sua pesulla quale svolge le sue attività: essa può esseculiarità è quella di sottore nascosta (solitamente nelle opere liriche, lineare con ampi gesti ed quando sprofonda nella “Buca”, una sorta di espressioni facciali i motana sotto il livello del suolo da dove il direttomenti salienti del Concerre può osservare quello che succede sul palcoto; se sono presenti canscenico) o evidente (durante i concerti). Il ditanti l’Appassionato canta rettore medio compie spesso la muta del ruolo con loro in playback e passa dall’essere nascosto all’essere evidente (durante le prove anche e viceversa, ma è quando si trova in ad alta voce). Per spiegaquest’ultimo stato che si presta meglio allo re ai musicisti come esestudio naturalistico. Le seguenti osservazioni guire un passaggio si lansono state raccolte nel momento di massima cia in imitazioni dei suoni dei vari strumenti, e espressione direttoriale: i Concerti. Possiamo in generale riesce a dimostrare di sentire in sé riconoscere così varie sottospecie di direttore la musica. Direttori Appassionati sono Zubin d’orchestra. Mehta ed Eugene Kohn, per citarne due. La degenerazione dell’Appassionato è l’Esagitato, che arriva a saltare sulla Pedana mentre dirige, Il Classico (Director ormuovendo le braccia come un mulino a vento chestrae subsp. classie la bacchetta come un pazzo furioso. cus): corrisponde all’idea comune di direttore. Sempre impeccabile nel Il Dondolo (Director orchestrae subsp. passiosuo frac, dirige con gesti nalis var. dondolans) è ponderati, senza scom- una varietà esclusivaporsi, tranne quando si mente dell’Esagitato. La arriva a un gran finale: sua unica particolarità solo allora si infervora e i consiste in un paio di capelli (di solito bianchi e scarpe incurvate in ben pettinati all’indietro) punta che gli conferiassumono un aspetto scompigliato che dà al scono la tipica forma “a direttore classico una certa aria da pazzo. In dondolo” e gli permetgenerale il suo motto è: nulla di troppo. Nei tono di ondeggiare rapporti con l’orchestra esso è serio, preciso, meglio avanti e indiequasi rompiscatole. I più grandi esemplari vi- tro. Finora l’unico Esagitato-Dondolo conosciuventi di direttori d’orchestra appartengono a to è Laurent Campellone, giovane direttore questa sottospecie. Ne siano esempi Claudio francese possessore di un paio di graziose scarAbbado o Lorin Maazel. pine di vernice numero 48-49 con la tipica deformazione in punta. Costui appartiene anche alla categoria dei direttori Sudati, di cui Lo Statico (Director orchestrae subsp. immoparleremo più avanti. tus): per alcuni versi somiglia al Classico, ad esempio nell’abbigliamento, ma è inconfondibile per una caratteristica: non ama il movi- L’Alternativo (Director orchestrae subsp. origimento. Uno Statico può portare avanti un inte- nalissimus): si distingue a prima vista per ro concerto sinfonico dando agli spettatori l’abbigliamento. Questo direttore rifiuta il l’impressione di non stare facendo assoluta- modello direttoriale “frac nero e papillon bianmente niente. In realtà questa sottospecie di co” e preferisce dirigere vestito di blu o sempli- I 6 cemente in giacca e cravatta. Di solito provoca borbottii di disappunto nei musicisti, che preferiscono capi di vestiario più classici e consoni alla situazione. Il suo aspetto bizzarro non è tuttavia rilevante sul piano della qualità musicale né su quello delle caratteristiche comportamentali: anzi, solitamente gli Alternativi sono animaletti molto simpatici, quasi da compagnia. Il Sudato (Director orchestrae subsp. classicus/passionalis/originalissimus var. umidus): inseriamo qui questa varietà di direttore perché è abbastanza diffuso nelle tre categorie che si desumono dal nome. La sua peculiarità risulta chiara: esso suda come un rubinetto mentre dirige, nei casi peggiori facendo una vera e propria doccia ai malcapitati musicisti delle prime file. Durante le prove va in giro con un asciugamano al collo e cambia maglietta dopo ogni pezzo, ma durante i concerti, negli intermezzi tra un movimento e l’altro, tira fuori dalla tasca della camicia un misero fazzolettino e si deterge la fronte, anche se lo spettatore pietoso sarebbe portato a offrirgli uno strofinaccio da cucina. Alla fine dei concerti, questo direttore necessita di un phon e di un deodorante, perché appesta il camerino con i suoi afrori. L’Inutile (Director orchestrae subsp. inutilis): è la sottospecie più pericolosa e dannosa di direttore d’orchestra. Esso sale sulla Pedana solo per figura, poiché i gesti che fa sono meccanici, non precisi e significativi come quelli del Classico; non trasmette sentimenti come fa l’Appassionato; non è neanche lontanamente simpatico come l’Alternativo; non ha affinità con l’orchestra come lo Statico; non suda e non dondola; evita di dare una sfumatura personale alla partitura che fa eseguire, forse per il timore di mostrare chiaramente la sua incapacità: un Inutile è perfettamente inutile. I concerti, quando c’è un direttore appartenente a questa categoria, sono assai noiosi. Il naturalista si augura di non incontrarne mai uno, ma quando capita… il più delle volte risolve la situazione addormentandosi sulla poltroncina del teatro. John Lennon: ricordo di un mito... “Hey Mr. Lennon! You are about to make history!” Sophia Sorrenti Valerio Calabrò II F II D C on questa frase Mark Chapman, la sera dell'8 Dicembre 1980, davanti ad un lussuoso palazzo di New York, pose fine alla vita di uno dei più grandi musicisti e cantautori del XX secolo: John Lennon, alla prematura età di quarant'anni. Ma egli già era stato consacrato come un grande del rock and roll, nonché ex componente dei mitici Beatles ed instancabile sostenitore del pacifismo internazionale. Una figura particolare quella di Lennon; carismatico, umoristico, sprezzante verso le istituzioni e verso quella forma di sfrenata ricchezza, a suo parere sfrontata e moralmente ingiusta, che sempre gli procurò grandi simpatie, ma anche feroci campagne diffamatorie da parte di chi lo considerava un sovversivo. Era noto, infatti, che l'F.B.I tenesse d'occhio le sue attività. Eppure egli non ebbe un'infanzia tanto facile: nacque a Liverpool nel 1940 e visse in un clima familiare in continuo cambiamento. I genitori, infatti, divorziarono quando egli era ancora un bambino, così la zia Mimì lo prese sotto la propria custodia e lo fece iscrivere al Liverpool College of Art, e da qui John cominciò ad appassionarsi al rock'n roll. Proprio in questa occasione mise in piedi, verso la fine degli anni 50, la sua prima band musicale, chiamata Quarrymen, e conobbe Paul McCartney, che sarebbe diventato suo futuro collega. Nacque così la mitica band dei Beatles in cui, oltre John e Paul, figuravano anche il chitarrista George Harrison ed il batterista Ringo Starr. Fu in quel perio- do che, come molti artisti del tempo, John Lennon cominciò a fare uso di eroina, fatto che influì molto sulla sua vita, tanto che scrisse, a tal proposito, il brano "Cold Turkey", del 1969. Nello stesso anno si rese protagonista di uno degli eventi più eclatanti del momento: dato che contestava gli avvenimenti che si andavano susseguendo nella guerra del Vietnam, e le folli spese militari nel mondo, insieme alla seconda moglie Yoko Ono, (egli aveva infatti avuto una prima moglie, Cynthia, da cui ebbe il figlio Julian), durante il viaggio di nozze, decisero di rimanere a letto per una settimana. Questa forma di protesta, cosiddetta "Bed in", attirò centinaia di giornalisti che cercarono di poterli riprendere a fare l'amore in pubblico, ma i due si limitarono a rilasciare interviste sul loro disappunto nei confronti delle guerre. Sconvolse in seguito la popolazione dei fan dei Beatles, la loro dolorosa quanto ambigua separazione, avvenuta nel 1974. I giornali scandalistici dell'epoca vollero infatti che questa fosse avvenuta poiché i componenti della storica band mal sopportavano la presenza della nuova compagna di John. Ipotesi non del tutto trascurabile, considerato che oramai egli si ritirava da solo con lei in sala registrazione, cominciando così ad esercitare la carriera da solista. Carriera comunque avviata già da qualche anno con l'uscita, nel 1971, del suo più celebre album, "Imagine", che raggiunse le vetta delle classifiche d'Europa e degli Stati Uniti. Nel 1975 decise di ritirarsi dalla scena pubblica e, la sera dell'8 Dicembre 1980, durante un soggiorno a New York per la registrazione del suo ultimo album "Double Fantasy", un fan lo ferì a morte con quattro colpi di pistola. Così, a trent'anni dalla sua scomparsa, a noi rimane l'intramontabile immagine di uomo impegnato nel sociale e grande protagonista della storia della musica degli anni 60/70. Non per nulla, tutti i più importanti personaggi del suo tempo gli resero omaggio e gli tributarono l'onore che gli spettava (i Queen ad esempio, si stavano esibendo al Wembley Arena di Londra quando giunse la notizia della morte del grande artista ed essi, nell'esibizione del giorno dopo, l'omaggiarono cantando una versione della sua Imagine). Effettivamente, se ancora si sente parlare di Lennon in maniera fortemente positiva, e le critiche sulla sua tossicodipendenza sono state senza dubbio abbandonate per lasciare spazio al ricordo di un grande musicista, vuol dire che, quei quattro ragazzi di Liverpool, hanno davvero lasciato un segno indelebile nella storia. Heavy Metal Genere snobbato dalla critica ma portavoce di messaggi attuali e profondi Gabriele Ientile Alberto Tommasini H VC VD eavy Metal (letteralmente metallo pesante), più comunemente definito “metal”, è un genere musicale derivato dall’hard rock (altro genere sviluppatosi negli anni settanta) che si basa su ritmi violenti e su suoni molto potenti ottenuti tramite l’utilizzo di strumenti amplificati elettricamente (chitarra, basso, batteria e raramente la tastiera); accompagnati sempre dalla voce, i cantanti heavy metal hanno diversi stili; da voci pulite su intervalli tonali medi a potentissimi acuti, fino a profonde e ringhiose tonalità gutturali. I generi black e death sono soprattutto noti, rispettivamente, per lo scream e per il growl. In questi casi può essere oggettivamente difficile capire cosa l'interprete stia cantando. Nasce come genere ben definito alla fine degli anni settanti, anche se i primi accenni della parola metal risalgono al 1968 quando venne utilizzata nella canzone "Born to Be Wild" dei Steppenwolf. Il metal non si può solamente ridurre a un solo genere musicale ben definito: vi sono infatti moltissimi sottogeneri che sono impossibili da elencare dato il numero elevato. I primi due gruppi che coniarono canzoni metal furono i Led Zeppelin e i Black Sabbath (entrambi distintisi per i loro versi satanici inseriti, anche a volte celati, all’ interno dei loro componimenti). Questi gruppi furono certamente influenzati anche i vari generi rock (in particolare quelli estremi) e da artisti come Jimi Hendrix. Gruppi come gli Who e i Kinks contribuirono grazie a tecniche innovative nel campo della chitarra (il power chords) e la batteria. Anche il punk rock contribuì alla formazione del Metal, più che sul piano musicale sul piano scenico, con l’introduzione di un nuovo tipo di abbigliamento che tuttora molti seguaci di questo genere utilizzano (un unione tra il punk stesso e il goth). A corrente formata i principali gruppi che calcarono le scene furono: Black Sabbath, Deer Purple, Guns’ nd Roses Aerosmith, Metallica, Iron Maiden. A questi vanno aggiunti cantanti come Ozzy Osborne (l’ex cantante dei Black Sabbath), chitarristi come Randy Rhoads, Slash, Van Halen. Spesso il metal è vittima di critiche, dovute per lo più al fatto che è ritenuto, a partito preso, un genere diabolico, violen- to, e che spinge i giovani ad accostarsi a cose quali droga, alcol e “divertimenti” estremi. Il dibattito venne affrontato soprattutto negli anni ottanta, quando venne trattato, con molta superficialità, da alcuni giornali che raccolsero le critiche di molte chiese cristiane, americane ed europee; critiche dovute soprattutto ad alcuni suicidi tra i giovani. Si pensava infatti che il metal spingesse ad adorare il diavolo, o a commettere atti sanguinari. Vero è che in alcuni casi all’origine del metal vi fossero effettivamente delle correnti sataniche; ma il metal spesso si fa carico anche di temi impegnativi e attuali quali guerra, povertà, ecologia, e le religioni oppressive che portano alla creduloneria e al bigottismo. Altre volte questo genere è vittima di pregiudizi dovuti al volume alto e alla distorsione degli strumenti e della voce associando l’intera cultura metal ai soli due generi death e doom sgraditi a volte anche dagli stessi ascoltatori del metal classico, ed ancora più volte è inteso come rumore e pertanto disprezzato da chi non conosce questo genere meraviglioso. 7 I messaggi subliminali Quando l’insidia è invisibile agli occhi…ma non al nostro subconscio Simone Salvo IF «Coloro che hanno in mano questo meccanismo [...] costituiscono [...] il vero potere esecutivo del paese. Noi siamo dominati, la nostra mente plasmata, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, da gente di cui non abbiamo mai sentito parlare. [...] Sono loro che manovrano i fili...» (Edward Bernays, Propaganda) T utti siamo stati messi in guardia, sin da bambini, sui rischi legati alla pubblicità e ai modelli negativi propinatici dalla televisione. I mass media, effettivamente, hanno sempre esercitato un imponente controllo sulle masse, influenzando i loro ideali, le loro preferenze e il loro modo di pensare. Nessuno di noi può dirsi esente da questa forma di condizionamento. Tutti, chi più chi meno, siamo stati allevati in una cultura mediatica, che ci ha progressivamente indirizzati a un profondo appiattimento della personalità e della coscienza critica, rendendoci maggiormente vulnerabili a tentativi di convincimento da parte del governo o delle grandi multinazionali. Quello che i potenti vogliono è costruire un mondo di pedine, da manipolare e plasmare a piacimento e, per far ciò, si servono dell’arma più pericolosa in assoluto: la persuasione. Vi sono tante tecniche di persuasione. Una fra tante è la pubblicità che, per la nostra esagerata ostentazione di self-control, tendiamo sempre a sottovalutare, convinti di essere tanto intelligenti da riuscire a evitare ogni forma di manipolazione. E’ qui che ci sbagliamo: un prodotto pubblicizzato, per quanto critico o scettico un individuo possa essere nei confronti della pubblicità, ispira sempre maggior fiducia di un prodotto equivalente privo di risonanza. Da dove ci perviene tale fiducia, se non da una forma di condizionamento ben riuscito? Sulla pubblicità ci sarebbero milioni di parole da spendere e certamente non spetta a me, misero studente di 1° liceo, “erudirvi” su argomenti talmente ovvi da risultare banali persino a un bambino di quinta elementare (sebbene poi dal conoscere l’argomento allo sviluppare eventuali difese ci sia di mezzo il mare!). Almeno per questo numero di Koiné voglio, dunque, risparmiarmi il titolo di “Capitan Ovvio” e parlarvi della seconda, più insidiosa, forma di persuasione: i tanto rinomati, ma paradossalmente poco conosciuti, messaggi subliminali. Cos’è un messaggio subliminale? Come dice lo stesso termine (sub, “sotto”, limen “soglia”), si tratta di una tipologia di messaggio che viene interiorizzato senza che il nostro cervello sia in grado di analizzarlo coscientemente. Quando il nostro corpo è soggetto a input troppo brevi o impercettibili, infatti, le informazioni vanno a insediarsi direttamente nella nostra memoria a lungo termine, bypassando il “controllo-dati”. Il debutto del messaggio subliminale avvenne negli Usa nel 1957: durante la proiezione dei film, nelle sale di diversi cinema, 8 veniva proiettato ogni 5 minuti un brevissimo foto- la squadra e il compasso, tutti ben celati gramma, invisibile all’occhio, recante l’immagine di nell’ambiente e difficilmente rintracciabili. Che dite, una bottiglia di Coca-Cola. Stando agli introiti dei tentiamo la TV? Saremo più fortunati! Macché! Ancinema in questione, il consumo di questo prodotto che qui la solita storia. Oltre a quelli politicodurante l’intervallo sarebbe creideologici, presenti nei Simpson e Quello che i potenti vogliono in Futurama, e a quelli satanici, di sciuto enormemente rispetto è costruire un mondo di pediall’anno precedente. Seguendo un cui Dragonball è pieno zeppo ne da manipolare e, per far principio simile, nel 1978, in alcuni ciò, si servono dell’arma più perico- (vedi 666 sull’auto di Mr.Satan), supermercati statunitensi, i proritroviamo i nostri carissimi meslosa in assoluto: la persuasione. prietari, per ridurre i furti, si ingesaggi a sfondo sessuale. Cocagnarono a diffondere nell’ambiente una musichetta Cola, Ritz, Camel, tutti prodotti che apparentemente accattivante, accompagnata dalle frasi “I don’t steal. hanno poco a che vedere con il sesso. Eppure presenI’m honest” (Io non rubo. Sono onesto). Il tutto era tano messaggi subliminali pornografici non solo negli impercettibile all’orecchio umano, ma il taccheggio si spot, ma anche nelle confezioni! Provate a sovrapridusse ben del 36%. Vediamo ora le altre applicazio- porre due lattine delle vecchie Pepsi-Cola (se riuscite ne del subliminale nel mondo di tutti i giorni. Partia- a trovarle) e vedete cosa salta fuori. Il messaggio mo dal cinema. Parecchi film come “Arancia Mecca- subliminale, chiaramente, non investe solo l’ambito nica” o “Fight Club”, pellicola del 1999 con Brad Pitt, strettamente commerciale. Il suo utilizzo è documenpresentano vere e proprie scene pornografiche na- tato anche in molte campagne elettorali e i politici scoste: nel primo vi sono inseriti 6 velocissimi foto- che ne avrebbero usufruito sarebbero Mitterand, grammi Hentai, raffiguranti uno stupro; nel secondo Bush e McCain, nonché il partito Socialista Iberico. Viva l’onestà … e viva i politici virtuosi! Questo è quanto per i messaggi subliminali visivi. Se prendiamo in considerazione i messaggi subliminali audio, poi, non possiamo che rimanere sconvolti dall’enorme mole di gruppi inneggianti alla droga o al satanismo (tra i molti citiamo i Beatles, i Queen o i Pink Floyd … insospettabili, vero?). Con quanto detto non vi voglio invitare a chiudervi in un bunker, a gettar via l’IPod o non accendere più la tv. Lo stesso non potrei vivere senza ascoltare le mie band preferite (Beatles e Queen, per l’appunto)! Lo scopo di quest’articolo, sottolineo, non è sfatare i vostri miti, ma farvi rendere conto delle vere e proprie “schifezze” che ci sono quotidianamente propinate da chi ci sovrasta. Detto questo, dato che una legge che condanna la persuasione occulta in Italia esiste, sin dagli anni ’70, dobbiamo augurarci che questa venga applicata al più presono presenti scene di masturbazione, invisibili a sto e che vengano, se non perseguiti, almeno censuocchi nudo, a pochi minuti dai titoli di coda. Sconvol- rati soprattutto i contenuti dannosi e inopportuni per ti? Il bello deve ancora arrivare. Tra le pellicole incri- i bambini, coloro che maggiormente soffrono delle minate vi sono anche Hercules, La Sirenetta, Bianca e sottili e diaboliche politiche di marketing operate Bernie, Il Re Leone, Il fagiolino magico e tutti quei dalle multinazionali statunitensi (stato dove, guarda cartoni Disney rivolti a un pubblico innocente e vergi- caso, non vi è alcuna legge che freni questi soprusi. ne, tutt’altro che abituato a scene di questo tipo. Che Che siano appoggiati dal governo?). dire poi dell’Era Glaciale, con tutte le forme falliche che vi sono camuffate? Identiche situazioni si presentano nei fumetti. Nei famosi Marvel Comics vi sono Fonti: Wikipedia, www.ccsg.it “ miriadi di scritte “SEX” che solo un occhio attento potrebbe scorgere all’interno della vignetta (Le me- P.S. Dite la verità! Nessuno di voi si è reso conto del desime scritte si possono trovare anche in GTA San messaggio subliminale presente all’interno della Andreas e altri giochi per Play Station). In Topolino, vignetta. Spero solo abbia fatto effetto! invece, si predilige un uso più casto del subliminale. Il fumetto presenta parecchi simboli massonici, come Incoerenti giudizi sulla natura umana Giulia De Luca IA C apita che la religione nuoccia gravemente alla salute e, talvolta, generi episodi per i quali è impossibile parlare di rispetto o tolleranza. E' proprio in questi momenti che mi chiedo se sia giusto credere in un'entità salvifica che tutti sovrasta e tutti protegge, se la si onora avvalendosi del gesto più lontano da ogni diritto umano: uccidere. Mi riferisco principalmente all'ultimo attentato dello scorso 25 gennaio, all'aeroporto di Mosca di Domodedova, che ha visto cadere 35 vite e 180 feriti, ad opera di due kamikaze, uno dei quali era una donna. Quest'ultima può regalare un altro nome alla lista di quelle che Julijia Juzik definisce, nel suo libro, "le fidanzate di Allah". Ma questa nuova tragedia che verrà presto trascritta e dimenticata è solo una delle tante incongruenze umane riguardo l'aldilà che proprio non comprendo e mi lasciano sempre più perplessa. C'è una così inspiegabile fiducia e ottimismo nel pensiero della vita dopo la morte, più che timore. Forse per comprenderlo basterebbe pensare a quello che si vive e si vede ogni giorno; e come potrebbe l'umanità non essere quantomeno ottimista nell'immaginare l'ignoto? D'altronde nessuno è mai ancora tornato indietro per reclamare che il servizio è scadente, quindi ci deve essere per forza qualcosa di meglio, no? Quello del 'passaggio per la ricompensa' è un credo che sta alla base di tutte le religioni ed è l'unico modo per tener a freno l'animaletto Uomo. Immaginate quale caos, se così non fosse, quale sfiducia! Oppure, proprio nel credere che non ci sia nulla d'aspettarsi, molte più persone farebbero l'impossibile per darsi un senso qui, sul pianeta Terra, per raggiungere il proprio scopo. Senza tenerlo segregato in un angolo della memoria per poi ripescarlo, di tanto in tanto, assieme all'immagine di un giovane aitante e pieno di belle speranze; come, certamente, non perderebbero tempo ed energie a farsi saltare per aria! Chissà che non serva meno fiducia in Dio e più nel genere umano per vivere meglio. Nel peggiore dei casi, sarebbe solo l'ennesimo peccato di superbia sulla già sudicia fedina penale dell'umanità, e che si lasci sfiorare dal dolore altrui. Non voglio scadere chissà che non porti vantaggi. Immaginate un mondo dove nella banalità del dire che perdere qualcuno fa pensare, la maggior parte degli abitanti più che timorati di Dio siano assieme a tante altre cose, all'ineffabilità della vita umana e atterriti al pensiero di morire senza aver avuto un senso, e all'asprezza del suo destino. Oltre al fatto che costringe a più che del Giudizio Universale siano preoccupati del giudi- dimenticarsi di guardare l'orologio e a smarrirsi nel riconozio di loro stessi, quando, ripensando alle azioni passate, scere che il mondo non crolla e viaggia ancora frenetico, non vorranno deludersi. Dove tutti sappiano che il Paradiso mentre dentro nulla è stabile. Ma probabilmente questo vero (o, quantomeno, quello fiume di discorsi retorici e più abbordabile!) stia in un pensieri sconnessi è già Natale dell'infanzia, in una scontato. Beh, pazienza, corsa in bicicletta o dentro un d'altronde evitare l'ovvio è la abbraccio che sembra una più difficile tra le imprese, si casa, e che il preludio all'Infernasce di per se banali e simili no stia nel credere, ingenuaa tutti gli altri. Ma nel conclumente, che siano momenti dere, bisogna ammetterlo, destinati a durare per l'eterninessuno è uguale a nessun tà. Dove i morti hanno vita altro se non a se stesso, finché non muoiono anche poiché cambia il percorso e coloro che li amarono e, nel Particolare di “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove le esperienze che l'hanno andiamo?”, Paul Gauguin, 1897 frattempo, non smettono di segnato. Magari è lo scopo parlarne anche a chi non ebbe la fortuna d'incontrarli. (Che della vita, che mostruoso paradosso! Perché provocare la poi, dico, se c'avesse ragione quel furbastro dell'Alighieri, morte, quando questa arriva senza troppi convenevoli già rassegnatevi!, siamo tutti destinati ad ardere tra le fiamme da sola, senza nemmeno avvertire? L'eterno dilemma, dell'Inferno). Immaginate un mondo dove non si usi mette- ritorna. Non posso fare a meno di rabbrividire al pensiero re una pietra sopra la morte per timore che il tempo si di ciò che è successo meno di un mese fa, in un luogo di dimentichi di chi è vivo. "Per noi piangiamo; perché chi saluti e incontri, dove il fragore della vita si credeva più muore non può più dare - lui, lui- nessuna vita a noi, con forte dello scoppio di una qualsiasi bomba, un'esplosione e quei suoi occhi spenti che non ci vedono più, con quelle poi più nulla. Ieri l'attentato, oggi la "normale" ragazza che sue mani fredde e dure che non ci possono più toccare. (...) s'impicca a scuola. Se esiste Dio, Allah, Buddha, chiunque Mi sono accorta bene che la vita non dipende da un corpo veneri i fanatici di Scientology e qualsiasi sovrintendente di che ci sia o non ci sia davanti agli occhi. Può esserci un una qualsiasi religione al mondo, non credo desideri quecorpo, starci davanti agli occhi, ed esser morto per quella sto. Come non credo che niente debba finire tra il sangue e vita che gli davamo." Così Pirandello fa parlare una madre la disperazione. Però c'è sempre questa intangibile fede in della scomparsa del figlio, nell'opera teatrale "La vita che ti quel 'qualcosa di meglio', è vero, ma magari non arriva se si diedi". Ella crede che dimenticare i morti sia un'usanza dei forzano gli eventi. Ad ogni modo, spero che le vittime, così vivi per permettere alla vita di scorrere ancora fluidamen- come gli attentatori e tutti gli altri, abbiano avuto quel che te; così andare avanti o, per meglio dire, lasciare andare speravano. Chi più, chi meno... ma come si decide il valore avanti il tempo, dimenticando che passa inesorabile, senza di una vita? Sussurriamo ad Attila Giorgia Arcovito 'Q III E uesta terra è la tua terra, questa terra è la mia terra, certo, ma tanto il mondo è gestito da coloro che non ascoltano mai musica.' Sono parole di Bob Dylan, e credo ci mettano innanzi a una illuminante verità. La musica ormai non viene più ascoltata; la musica al massimo viene sentita. Viene sentita allo stesso modo in cui si sentono le urla, sovrapposte, insensate inconcludenti, giornaliere e tarzanesche. In fondo è ovvio, come si potrebbero mai ascoltare delle urla? Al massimo, si potrebbero ascoltare parole più pacate, pulite, interessanti. Ma non esiste più la poesia del sussurro; la sua voce è troppo timida per poter affiorare nella bolgia caotica in cui siamo immersi. Peccato, secondo me. E' una voce così sottile e dolce nella sua discrezione, che varrebbe proprio la pena di soffermarsi ad ascoltarla, con attenzione, con amore. Shhhhh. Zittiamo questa tempesta infernale che ci trascina, lasciamola andare, chiniamoci sulle voci sussurranti; se sussurrano significa che vogliono esprimere qualcosa di sensato, che può arricchire noi, gli altri. Perché stiamo assistendo a un graduale scadimento della qualità musicale? La risposta più efficace può darla solo un tasto a caso del telecomando. Una volta sintonizzati su un qualsiasi programma della televisione, eccola lì, la risposta, più che eloquente, direi assordante. Neanche è apparsa l'immagine sullo schermo che l'audio potrebbe già far pensare a un film ambientato durante le invasioni barbariche; magari ci si aspetta che da un momento all'altro compaia sullo schermo il viso agguerrito di Attila seguito dai suoi prodi; invece, no, sorpresona. L'ambientazione è uno studio del ventunesimo secolo, e la circostanza un dibattito politico. Urla selvagge! Ma davvero, selvagge! si sovrappongono, si mescolano, si attorcigliano, si confondono, ci confondono! Non è un problema solo dei due ipotetici dibattenti; il problema è anche nostro, o forse principalmente. Ci stanno rendendo insensibili all'ascolto, ci stanno mitridatizzando. A mio parere, il problema fondante di questa società è che è composta da individui che non sanno ascoltare. Ognuno ha la sua idea in testa, e con quella idea rima- ne. Non può fare altrimenti, perché è sordo, è assordato da tutte le urla propinate dagli altri sordi. E' una catena diabolica, che uccide il confronto e, di conseguenza, la costruzione e l'arricchimento. Come si può progredire senza una collaborazione di propositi validi? Ma d'altronde, come può esserci collaborazione se nessuno è disposto a comunicare? Nessuno è disposto a frenare la smania di affermare ciò che pensa per valutare con interesse ciò che pensano gli altri. Ed è così che le voci si sovrappongono sempre, e non si alternano mai, e non si comprende più nulla, assolutamente nulla. E lo scadimento musicale, dunque, cosa c'entra? C'entra precisamente. Perché la gente, desensibilizzata, abituata a sentire (urla) e a non ascoltare (sussurri), preferisce sentire una banale sequenza di note che sia più facile da cantare in macchina o sotto la doccia o da qualsiasi altra parte (possibilmente a squarciagola), piuttosto che ascoltare una composizione ricca, complessa, appassionante che esprima arte, che richieda ascolto, attenzione, partecipazione spirituale. Quest'ultima è più difficile da apprezzare, perché è necessario dedicarvi un ascolto fatto di anima e sensibilità, e non solo di canale uditivo e cervello. Dobbiamo imparare ad ascoltare. Gli altri, noi stessi, i sussurri. E soprattutto la musica. Perché la musica è un elogio alla vita, un'esaltazione dello spirito. Se coloro che gestiscono la terra ascoltassero musica, allora la terra sarebbe diversa. 9 Il delitto e il castigo Ma dopotutto ho ucciso solo un pidocchio, Sonja, solo un inutile, ripugnante, nocivo pidocchio! (Raskol’nikov) Antonio Zaccone L III F a morte è la condizione dell’annullamento, del vuoto dopo l’esistenza, lo stato del nulla dentro il nulla: ogni cosa che appartiene alla morte non esiste e non è definibile in quanto non conoscibile. In opposizione ad essa, la vita è l’insieme dei sensi, delle facoltà mentali, delle funzioni dell’organismo: tutto, nel delicato ordine delle cose umane, funziona secondo una precisa disposizione precostituita dalla Natura: non potremmo vivere se non fossimo ad una certa distanza dal sole, da ciò la caratteristica del nostro pianeta di essere fornito d’acqua, base per la vita organica; non potremmo vivere se la forza di gravità fosse superiore a quella terrestre: ogni cosa presente in Natura permette la vita, se ciò non fosse, non esisteremmo. L’uomo dona un significato religioso alla vita, definendola come l’opera di un creatore: esso (o essa) dona la vita, per cui non ci creiamo, ma siamo creati. La vita, dunque, diventa il bene più rilevante per l’uomo ed egli le dona un significato, uno scopo da raggiungere nella vita oltre la vita. Ma, eliminando i concetti religiosi, talvolta fuorviati da un rigore bigotto e prepotente, la vita in sé non possiede alcun senso: essa è il puro disegno del caso, non obbedisce ad una retorica demagogica che pone il controllo sopra le masse, sia in ambito religioso che politico: il senso della vita non è altro che vivere. Il caso, che ci ha posti su questo pianeta, non dà leggi precostituite. In base ad un lento processo di evoluzione dell’intelligenza umana, l’uomo si dà delle leggi, dalle quali derivano privilegi e divieti: uno di questi divieti è quello di uccidere; se l’uomo decidesse di uccidere i suoi confratelli, egli non esisterebbe più, rischiando l’estinzione. Tuttavia, le leggi non sono servite a recidere totalmente l’istinto (che è privo di razionalità) omicida dalla mente dell’uomo, ma hanno avuto un ruolo decisivo nell’acquietare il suo senso di sterminio che nascerebbe se si desse solo ascolto a ciò che nella lingua corrente è denominata follia. Non essendo precostituito, l’uomo può decidere a proprio arbitrio di estraniarsi dal sistema delle leggi, a rischio che venga allontanato dalla società: Raskol’nikov è l’emblema dell’uomo che nella società non trova altro che indifferenza e ostilità; egli stesso diviene ostile al giusto, potrebbe essere definito come ciò che concerne la maggioranza. Egli è l’opposizione alla razionalità: il suo stesso nome deriva da raskol, che in russo vuol dire “scisma”. L’eterna lotta di cui l’uomo è eterno spettatore tra ciò che è bene e ciò che è male; per un’approvata maggioranza, definiamo male ciò che lede l’uomo, fisicamente e psichicamente; definiamo bene ciò che dona senso di serenità e piacere al fisico e alla mente. Da ciò si conviene che uccidere è errato: l’atto dell’assassinio non concerne la morale, il costume, il popolo, la legge costituita per evitare l’estinzione; se le leggi non esistessero, l’uomo non esisterebbe già da molto tempo. Ma la morale può essere sia buona che cattiva; la persona non è obbligata ad obbedire a nessuna legge, pur essendo necessarie per evitare l’estinzione. Nessuno può in fondo predefinire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato: il singolo è libero di uccidere obbedendo alla propria morale che si distacca dalla maggioranza. Da ciò si conviene che il bene è definito dai più, ma se i più divenissero i singoli, probabilmente avremmo sei miliardi di morali diverse. Tuttavia, pur allontanandosi dalla società, Raskol’nikov vuole operare ciò che per lui è bene per essa. Egli medita l’assassinio dell’usuraia Alëna Ivanovna, la quale diviene il suo pensiero fisso: passano giorni prima che egli recida il capo della donna con un colpo d’ascia. La vista del sangue genera paura, l’assassinio diviene qualcosa di proibito perché stabilito dalla maggioranza delle persone che hanno fatto di esso il divieto per eccellenza; Raskol’nikov, una volta inebriato della sua idea, pienamente convinto del suo intento, ora è solo, impegnato a combattere con- tro sensi di colpa che gli causano eccitamenti febbrili e notti insonni. Diviene malato, insano, e cerca consolazione in una giovane donna: Sonja. Ella viene indotta dal padre alla prostituzione per mantenere se stessa e la propria famiglia, poverissima, ma diviene il simbolo per eccellenza della castità dal peccato; pudica, fragile, innocua, viene a conoscenza dell’atto compiuto da Raskol’nikov, e, aliena dal mondo interiore e psichico del ragazzo, prima lo allontana, poi lo convince al pentimento e alla confessione. L’idea che ha portato Raskol’nikov al delitto non è più ascoltata: egli teme l’istinto, poiché l’istinto lo ha portato a ciò. Pur di trovare pace, si costituirà, per trascorrere sette anni in Siberia come epurazione dal suo crimine. Sonja decide di trascorrere questo periodo con lui, nella città della prigione in cui si trova. La vita ora ha un senso, il senso della vita stessa: “dove mai ho letto che un condannato a morte, un'ora prima di morire, diceva o pensava che, se gli fosse toccato vivere in qualche luogo altissimo, su uno scoglio, e su uno spiazzo così stretto da poterci posare soltanto i due piedi, – avendo intorno a sé dei precipizi, l'oceano, la tenebra eterna, un'eterna solitudine e una eterna tempesta –, e rimanersene così, in un metro quadrato di spazio, tutta la vita, un migliaio d'anni, l'eternità –, anche allora avrebbe preferito vivere che morir subito? Pur di vivere, vivere, vivere! Vivere in qualunque modo, ma vivere!... Quale verità! Dio, che verità! È un vigliacco l'uomo!... Ed è un vigliacco chi per questo lo chiama vigliacco”. Raskol'nikov gradualmente rinasce, spogliandosi del crimine commesso e ritrovando poco a poco la pace La vita non appare poi così triste: la morale della vita è che l’uomo non ha una morale, ma la ritrova nelle azioni che compie; da ciò provengono il giusto e lo sbagliato. Questo amore che impauriva gli altri Omaggio a Jaques Prevert Maria Chiara Pollicino II F irrazionale di pensare. Vicino il Brest osservava Barbara, la Barbara innamorata di un uomo, la Barbara di cui conosceacques Prévert nome legato ad una poesia tanto alta va solo il nome. Solo un nome. La chiamava dal suo cuore e quanto brutale, a tratti violenta, a tratti lirica e soave. si innamorava di quell’amore. Le diede del tu, e l’amò. Presentare, o almeno provare a presentare un autore è Ancora Prevert il poeta della sempre complesso. Ma quando dei testi ti hanno ispirato contemplazione osserva due così tanto e catturata con tanta superbia quanta eleganza, giovani innamorati come monuè pressoché impossibile farlo. Jacques Prévert nacque a mentale segno di gioia, come il Neuilly-sur-Seine nel 1900 e morì a Parigi nel 1977. In Rue più grande miracolo in terra. Ma du Chateaux, a Montparnasse, dove viveva col fratello chi può dargli torto? Non è forse Pierre, regista, e l'amico Tanguy, pittore dadaista, si conce- un miracolo …? Il miracolo della dette a tutto: dal jazz alle più disparate forme culturali; fu vita. Tremante come un uccello, così che conobbe Andrè Breton e Raymond Queyneau ed calda e viva come l’estate. Un entrò a far parte del gruppo dei surrealisti, discostandosene uomo che si ribella alla istituziopoi nel 1928, quando entrò a far parte della compagnia ni, al divenir sterili, soggiogati. Un uomo che calza a penteatrale di sinistra. Il coma (procuratogli dalla caduta da nello il ruolo dell’uccello libero o il bambino piangente alla una finestra degli uffici della Radio sul marciapiede dei porte della scuola. Alcuni poeti scrivono per se stessi, PreChamps-Elysées) e la malattia, non più grande o più conta- vert, forse, lo faceva per gli altri. I suoi personaggi sono giosa del morbo sociale che lo opprimeva, segnarono la sua nella storia, sono lungo il Senna, sono i ragazzi innamorati appassionata esistenza. Jacques viveva la guerra, viveva che la gente indica, ma che non ci sono per nessuno. E ci l’amore. Prevert e le sue opere, un binomio inscindibile. lascia attoniti, sbigottiti, l’incredibile risposta, la reazione ad Come poter parlare di Questo amore, Barbara, foglie morte una vita spesso tragica. Prevert è l’ottimista. Prevert si e non pensare alla vita di Prevert, al suo modo innato e nutre del buono ripudiando ciò che rende bestiale l’uomo: J 10 La guerra. La stessa guerra che aveva trasformato la città felice di Barbara nella città della vergogna. Parigi depredata, non dalle armi o dalle bombe, ma dall’odio, dall’astio. ‘’E cosa sei diventata adesso Sotto questa pioggia di ferro Di fuoco acciaio e sangue’’ Barbara non conosce, non sa cosa è accaduto alla città un tempo felice. Fuoco, acciaio e sangue imputridiscono la città. E l’amore è lontano, ma può ancora salvarci. Quell’amore tradito, dimenticato, ferito, calpestato, ucciso. Quell’amore che faceva impallidire la gente e la faceva parlare. La poesia dell’autore francese è prepotente, nata per esser proclamata, parlata e non scritta. Nata per essere vissuta. ‘’Che cazzata la guerra’’ scriveva. Forse la frase meno imbellettata facente parte dell’ars poetica, ma probabilmente la più autentica. L’amore può salvarci? Quell’amore ai margini della foresta? L’Amore che Prevert amava. Amare l’amore, esattamente. Ferdinand De Saussure Le nuove teorie della linguistica Prof. Raffaele Talotta F . De Saussure è considerato da tutti gli studiosi il fondatore della linguistica moderna, poiché è il primo che propone di fondare su basi scientifiche la semiologia, che riguarda i segni linguistici stabilendo collegamenti interdisciplinari. Egli nasce a Ginevra, il 26 Novembre, 1857. Dopo aver compiuto nella città natale gli studi classici, inizia quelli universitari con indirizzo scientifico, seguendo la tradizione familiare. In seguito, si trasferisce a Lipsia, centro della nuova linguistica, per frequentare i corsi dell’ellenista Ernst Curtius. Qui rimane quattro anni. A tale periodo segue quello parigino, durato undici anni. Infine, ritorna nella città natale, dove rimarrà fino alla morte, avvenuta nel 1913. De Saussure non pubblicò mai una trattazione sistematica sulla linguistica; perciò, per cercare di dare organicità al suo pensiero, bisogna rifarsi agli appunti delle lezioni universitarie raccolti dai suoi allievi Bally e Sechehaye, a Ginevra, dal 1906 al 1911. Di qui derivò il trattato intitolato “Corso di linguistica generale”. Nella cultura contemporanea, dalla filosofia e psicologia viene data grande rilevanza allo studio del linguaggio. Esso esplica, come si sa, un’importantissima funzione nella vita umana. E’ attraverso il linguaggio, infatti, che l’uomo può comunicare ai suoi simili il suo pensiero, i suoi sentimenti e bisogni; è attraverso esso, inoltre, che vengono ordinate le leggi della natura ed espresso il substrato culturale a cui si appartiene, rifacendosi al passato, per interpretare il presente e proiettarsi nel futuro. Anche gli antichi riconobbero l’importanza della funzione del linguaggio, ma solo verso la fine dell’800 si arriva ad una svolta originalissima con sviluppi notevoli in vari campi. Prima, infatti, gli studiosi, rifacendosi alla filosofia del linguaggio di Aristotele, erano interessati alla grammatica comparata e linguistica storica. Tra le scuole recenti di psicologia, che si rifanno allo studio della linguistica per analizzare le strutture psichiche, si possono ricordare quelle di Jean Piaget e della psicologia genetica, che hanno esaminato l’apprendimento della lingua nel bambino e le categorie logiche che vengono da lui elaborate durante le fasi di crescita. E’ da considerare pure l’apporto dato da S. Freud allo studio del linguaggio, dal punto di vista psicoanalitico. Egli, in particolare, considerò la parola del paziente come l’unico mezzo d’indagine per esaminare le dinamiche della psiche umana e i sogni, visti anche come un sistema simbolico da decifrare. De Saussure distingue, nel fenomeno linguistico, un aspetto costante, oggettivo, la “langue”, la lingua, da quello individuale, espressivo, la “parole”, la parola. La “langue”, che è l’insieme delle abitudini linguistiche, permette di comprendere e farsi comprendere; la “parole”, invece, è l’uso soggettivo, che ognuno fa della “langue”; è, perciò, un atto individuale e irripetibile, che permette la comunicazione con gli altri. Tale dicotomia, tuttavia, non è da intendersi rigidamente, poiché tra lingua e parola si stabilisce un rapporto d’interdipendenza. Come la “parole” si serve della “langue”, del repertorio, del codice a cui attingere, così la “langue” può avere, attraverso la “parole” il suo impiego pratico. Inoltre, la “parole” innova continua- carta, il recto dal verso, allo stesso modo, nella lingua, non si può separare il concetto dal suono, dall’immagine acustica. La prima caratteristica del “segno” linguistico è la sua arbitrarietà, poiché il legame tra significato e significante è convenzionale. Lo stesso concetto di uomo, ad esempio, si esprime, nelle varie lingue, con fonemi diversi (significanti); quindi, non esiste un rapporto di necessità con gli oggetti o esseri designati (significati). Nell’espressione linguistica, sia i concetti che la rappresentazione fonica di essi sono arbitrari, in quanto sono di natura psichica; il “segno” evoca non un oggetto concreto, ma la sua astrazione. Ma egli fa pure riferimento al segno “relativamente motivato”. Ad esempio, il numero “venti è immotivato, ma diciannove non lo è in egual modo, perché evoca i termini di cui si compone ed altri che gli sono associati”. Il secondo principio del segno è la linearità del significante, che è di natura acustica. Esso, quindi, si svolge solo nel tempo. Per es., i segnali visivi, marittimi o stradali si formano nella spazialità; al contrario, i sistemi linguistici si articolano attraverso il tempo; i significanti orali si presentano uno dopo l’altro concatenati. Il terzo principio è la divisibilità, termine preso da De Saussure dalla terminologia matematica. Il segno, in quanto divisibile è discontinuo: “Ciò che importa nella parola non è il suono in se stesso, ma le differenze foniche che permettono di distinguere questa parola da tutte le altre, perché sono tali differenze che portano la significazione”. Ad es., il segno “cavallo” significa cavallo e non più o meno cavallo. Questo significato si pone, quindi, in opposizione a tutti gli altri significati che non mente il codice linguistico, arricchendolo e sviluppandolo nel tempo, conferendogli una siano nella loro totalità il significato di cavallo. caratteristica storica, diacronica. De Saussure, in conclusione, considera la linLa seconda biforcazione della linguistica saus- gua come un “sistema”, in cui tutti i termini sururiana si basa sulla distinzione di sincronia sono solidali ed il valore di uno è condizionato e diacronia. La prima consiste nello studio dalla presenza dell’altro. Per chiarire, egli ridella lingua secondo “l’asse della simultaneità” corre al paragone della lingua con il gioco degli e non delle “successioni”; viene esclusa, quin- scacchi, anche se ne rileva il limite, in quanto il di, l’azione del tempo su di essa. La seconda, giocatore di scacchi ha l’intenzione di operare invece, studia la lingua secondo “l’asse delle lo spostamento e di esercitare un’azione sul successioni”, in cui l’azione del tempo si unisce sistema, mentre la lingua non premedita niena quella sociale. Il suo compito, quindi, è quel- te, in quanto i suoi elementi si modificano in lo di rilevare le trasformazioni linguistiche maniera spontanea e fortuita. Nel gioco degli nell’evoluzione della lingua. Inoltre, la lingua, scacchi i vari pezzi hanno un legame profondo secondo De Saussure, è un sistema di segni, tra di loro, poiché lo spostamento di uno prouna totalità, “un’entità psichica a due facce”, il voca una situazione nuova in tutto il gioco, concetto e l’immagine acustica, rispettivamen- condizionando così il movimento di tutti gli te il “significato” e “il significante”, tra cui vi è altri elementi della scacchiera. Allo stesso modo, nella lingua, vi è un sistema articolato, un legame inscindibile. in cui tutto si tiene insieme, tutto è collegato Per chiarire, egli porta l’esempio del foglio di strettamente. Ogni elemento, pertanto, acquicarta: il pensiero è il recto e il suono il verso. sta significato in base alla sua posizione. Come non si può tagliare in due, in un foglio di 11 A tu per tu con Gian Franco Svidercoschi Giornalista, scrittore, vaticanista ed ex vicedirettore de L’Osservatore Romano G ian Franco Svidercoschi, italiano ma di origini polacche, ha iniziato precocemente la sua carriera giornalistica, nel 1959. E’ stato inviato dell'ANSA al Concilio Vaticano II e successivamente ha ricoperto l'incarico di vicedirettore de L'Osservatore Romano. E’ stato inoltre collaboratore di Papa Giovanni Paolo II nella stesura di Dono e Mistero nel 1996. Ha scritto Una vita con Karol nel 2007. Tra le sue pubblicazioni più famose ricordiamo Lettera ad un amico ebreo (1993), edito da Mondadori e tradotto in venti lingue per una cinquantina di Paesi. che lo hanno sempre distinto e fatto sorridente e disponibile. Davvero, credo amare. di aver voluto mettere in risalto proprio • In che cosa consisteva questa umanità? questo nel mio libro: le sue straordinarie Vorrei raccontare quasi un aneddoto, che capacità. Ha istituito una nuova Chiesa in realtà è più un episodio. Papa Giovan- nel senso più profondo della parola stessa ni, infatti, si trovava in Africa ad un parti- ‘’comunità’’, ha dato quel volto nuovo riunendo vari credi, abbatcolare incontro, ove, vi era Karol era un uomo tendo quelle barriere che da una lettrice africana la più che un papa. tempo non solo dividevano quale quel giorno indossaCredeva nella dignità e ma davano origine ai conva l’abito ‘’festivo’’. E nella fratellanza senza flitti più vergognosi e pietosi quest’abito particolarmente ridotto, lasciava farsi troppe domande” che la storia abbia mai intravedere le nudità. I cardinali restaro- conosciuto. Credeva nella dignità e nella no sconvolti, mentre Wojtyla con tran- fratellanza senza farsi troppe domande o quillità le disse ‘’Sei bella figlia mia, che creando fazioni, anzi viveva dell’unità, bello questo corpo che Dio ti ha donato’’ e difendeva ciò più di ogni altra cosa. l’abbracciò con affetto di padre. Da questo possiamo comprendere senza • La ringraziamo fortemente e invitiamo troppe contorsioni mentali come questo tutti a leggere i Suoi volumi. Vuole fare Papa fosse autentico e amante delle un saluto ai nostri lettori? meraviglie. Certamente, ringrazio anche voi, e vi • Possiamo dunque affermare che la auguro di trascorrere un anno ricco di Chiesa, durante il suo pontificato, si sia spiritualità e impegno, ma credo che già avvicinata alla realtà quotidiana della lo stIate facendo e con evidenti successi. popolazione? Intervista a cura di Senza dubbio, Karol non solo ha fatto ciò, Irene Petraroli II F ma ha amato quest’umanità tanto soffeMaria Chiara Pollicino II F rente e tanto afflitta. Lo ricordo sempre “ • Siamo molto emozionate nell’incontrarLa, ma non tergiverseremo. Ha scritto molte opere che certamente hanno avuto un grande consenso. Quale l’analisi di un personaggio di enorme considera la Sua ‘’opera maggiore’’? calibro come Papa Giovanni Paolo II. Come, secondo Lei, quest’uomo da papa Beh, innanzitutto, credo che tutte in un non desiderato e straniero divenne uno qual modo siano importanti, perlomeno dei più amati? per me. Ciascuna è nata da un’ispirazione non solo teorica ma anche pratica. Dun- Vedi, l’hai detto tu stessa. Karol era un que non credo ce ne sia una ‘’più uomo più che un papa. Karol era vicino importante’’. alle persone col cuore, non solo con le parole. Attirava a sé le folle, e lo faceva • ‘’Un Papa che non muore’’ è la Sua con naturalezza, con la sua connaturata ultima pubblicazione nella quale affronta sensibilità e passionalità, caratteristiche Al di là della vita “Hereafter ”: un capolavoro «dickensiano» tra la vita e la morte Paola Benvenga II B della sua sicurezza, il più grande dubbio dell’uomo! Alla domanda di quel giornalista, “che cosa accade quando si minenza, dica la verità, lei ce la metterebbe la muore?”, non tutti hanno una risposta assoluta; Clint Eamano sul fuoco sulla sopravvivenza dopo la stwood, ad esempio, ha un film. Tre storie parallele: Marie è morte, sul Paradiso, su tutte le cose che ci una giornalista francese (Cécilie de France) sopravvissuta allo siamo dette finora?”, domanda un giornalista di Rai Due in tsunami; Marcus un ragazzino un intervista all’arcivescovo emerito di Bologna, Giacomo londinese che ha perso il gemello; Biffi. E questi risponde: George (Matt Damon) un operaio - Oh, altroché! Perché l'alternativa sarebbe credere nell'as- di San Francisco che non vuole surdo, ma l'assurdo è ciò che non esiste, ciò che non può usare i propri poteri per contattaessere. Questo l'ho imparato dalla geometria euclidea. Le re i defunti, perché trova che il dimostrazioni «per assurdo» vogliono dire che è vero il suo non sia un dono ma una contrario, no? Allora non può essere che l'uomo sia tutto condanna. La morte tre volte, e questo cumulo di sofferenze, di gioie, di affanni, di impegni, per tre volte -sia essa «provata», eccetera, per poi essere vanificato «condivisa» o «subita»- essa è in nel niente. Questo non può essere. grado di cambiare radicalmente la “Mano sul fuoco dunque?” vita. Eppure Marie, George e Marcus la accettano con sere- Ah, certamente, io non ho dubbi.” nità, senza rabbia o furia, all’insegna dell’amore e del rispetE beata lei, Eminenza! Camus avrebbe avuto da ridire sen- to che Eastwood, pur trattando un tema scivoloso e banaliztendo così bistrattata la sua profonda intuizione dell’assurdo zato dai numerosi splatter sui poteri paranormali, dimostra nell’esistenza umana. Lei che si stupisce nel trovare gente verso il cinema classico e verso i suoi personaggi. Non è che su queste cose parla a titolo personale, secondo le affatto casuale, infatti, che le tre storie siano legate tra loro proprie idee, e lei che crede nel principio di Wittgenstein, dal filo rosso di Dickens, autore di “David Copperfield” e per cui «di ciò di cui non si può parlare si deve tacere» - de“La piccola Dorrit”, e scrittore capace di entrare in perfetsoprattutto se riguarda l’aldilà-, come è pronto lei a vantare ta empatia con i problemi dei suoi eroi, proprio come Eala certezza religiosa donatagli da Gesù e a guardare, dall’alto stwood con i suoi protagonisti. Ma ancora più speciali (e “E 12 incomprese dal pubblico) sono la serenità e la delicatezza con cui il coraggioso regista ottantenne racconta la storia di tre vite destinate a intrecciarsi in una Londra quasi romanzesca. E, attenzione, sono proprio la bellezza e il motivo del racconto a rendere questo film unico e raro nel panorama hollywoodiano ai cui antipodi da “Hereafter” spiccano i film di Cameron. Certo, ormai l’eleganza e la narrazione non sono qualità molto americane né vanno molto di moda (lo dimostra l’insuccesso riscosso dal film in patria), ma sono gli elementi distintivi di un cinema che cerca di aprire la mente dei suoi spettatori e non cessa mai di interrogarci. Così Eastwood presenta il tema complicato della morte, unendo quella sorta di “empirismo” americano (se qualcuno sostiene di aver visto l'al di là, perché non credergli?) al beneficio del dubbio. Lontano da ogni presunzione, senza bisogno di coinvolgere Dio, l’Inferno, il Paradiso, ma solo il filo invisibile che unisce i vivi ai morti, la luce e l’ombra. Appena si accendono le luci, alzatici dalla sedia con quel sapore agrodolce che il finale del film regala, allora iniziamo a riflettere e a considerare, laicamente e non, la possibilità di una vita dopo la morte e la capacità di andare oltre. Angolo della poesia Preghiera natalizia d’un Italiano Bianca come il latte rossa come il sangue Profumo tuo che in cuore mio è rimasto, profumo d'amore color rosso sangue, splendido, immutabile nei ricordi dolorosi, poiché un male ti ha portato via. Parlerò di lei a voi lettori, fanciulla dai capelli rossi e dallo sguardo vivo che tutto poteva e nulla turbava il suo sorriso cosi radioso, indimenticabile. Era un sogno ai miei occhi innamorati, che fa palpitare e dolcemente ispira un forte gioir d'ogni emozione piccola o grande, eppure energica. Ma un giorno accadde che il bianco invase le tue membra e il tuo corpo di bimba, e il dolore colpì, cosi intriso della tua figura che fu sempre fonte di felicità. E nella tua agonia addolcì al meglio l'odiata malattia che ti uccideva impietosa: ti feci viaggiare per il mondo, suonai e ballai con te per vederti ridere, visione angelica. E adesso che più non ci sei ho versato lacrime e ho capito quanto mi fossi perso nella vita, quanto di bello c'era in un sole che sorge e tramonta, in una carezza e in un abbraccio e ricorderò infine un angelo custode dagli occhi azzurri che mi fu vicino sempre e che di rosso straripava ma taceva per paura di perdere qualcosa di me. E ora, con lei accanto dico grazie a te: bianca come il latte rossa come il sangue Valerio Calabrò II D Signore, ogni giorno io ti ringrazio di rendere il mio cuore così sazio quando sul video schermo a me compare Cicchitto, Bondi o un lor degno compare. Con Tremonti, Sacconi e Quagliarella se pure c’è Brunetta è proprio bella: tutti insieme potranno almanaccare in qual modo Lucifero fregare. E’ allora (o quando Capezzone vedo) che più in Te profondamente credo e solo in Te ripongo ogni letizia di quelli riscontrando la malizia. Solo in Te riponiamo ogni speranza, visto che il Colle è in piena latitanza: non vorrai certamente abbandonarci e intervenendo Tu potrai salvarci Vorrei presto venire in Paradiso per non vedere più l’odioso viso di Mariastella (la Gelmini intendo) che scorgo ovunque la mia tele accendo. da un’autentica serie di furfanti, ribaldi, grassatori e lestofanti che infestano da tempo il bel Paese arricchendosi solo a nostre spese. Ti prego, Signor mio, fammi morire, ma assieme a me fa’ pure altri venire: son Schifani e Gasparri i primi nomi che vengono alle mente e questi tomi Infin, Ti prego, provoca la svolta con una radicale ampia rivolta che spinga finalmente gli Italiani a ritornar com’eran prima: sani! falli precedere, Tu che tutto puoi, dal Cavalier, col seguito dei suoi, che regna sull’Italia con i media ed i giusti ha ridotto nell’inedia. Prof. Felice Irrera Corri, senza mai fermarti... Corri nelle più grandi distese del cuore, laddove non esiste orizzonte che possa condurti nella certezza, corri laddove la luna si confonde con la tua ombra per poter un giorno, all'alba del sol, abbracciare la luce. Corri e non fermarti. Corri e non lasciarti ingannare dall'immortal selva dei dolori perché di lì si può uscire solo se corri, senza mai fermarti. Un giorno contemplerai le tue mani e capirai di aver vinto contro un cuore privo di scorciatoie. E sarà allora che una luce diversa ti attraverserà per sempre. Roberta Sofia II F 13 Luce Luce in questo cielo d'inverno inoltrato. Luce in questo inverno, Luce tra gli alberi spogli di foglie, in questo buio fitto piangenti, dove nuvole che minacciano tempeste privi di calore, nascondono il mondo, privi d'amore. mentre nell'animo mio è solo estate. Brilla il sole sopra la natura morta, Sole, fredda. che riscalda di un sorriso caldo il cuore, Brillano la luna e le stelle dentro me, come l'arcobaleno dopo il temporale. Gioirai del colpo fatale, quando io ti donerò la morte, dove amore nel cuore c'è. Luce immensa dentro. tu, luce effimera della calda fragranza settembrina, Il riflesso dei miei occhi è solo luce. Oscurità intensa fuori. non è giudizio divino a recidere il cuore, ma sempiterna sorte. Luce. Melodie nella morte Oriana Crea III A Ammiravi, silente donna dalle gote di brina, rive sparse, agresti monti e più in là, la gloriosa speranza, che un dì da me ti recò, e dal mio viso declinò lacrima salina; dunque un giocondo e vivido amplesso ci portò alla danza, obliando il dolore, i segreti crucci, e la tediosa mestizia. Eri l’alba del cosmo ed il tramonto di ogni baldanza di quei corpo che te bramavano, destati dalla nociva pigrizia; fiera era la mente della donna dal giulivo candore, la quale più e più volte me condusse ad inusuale malizia di quella passione ch’era in te e del mio insalubre amore. Virtuosa signora dalle fattezze di gioia cinerea, con pavida voce e insano affanno ti confessai il mio terrore: eri chiara e di giglio il seno e priva della tinta sulfurea, all’ombra dei salici ti guardai e ti dissi con voce di pianto: ‘Oh dea, dea che pur spandi bellezza nell’ombra funerea, ancor per una volta voglio di te udire il prezioso canto che mi condusse a tal mania, ed ora reca con sé malsana sete di bere il tuo sangue, che folle rende anche il santo e conclude l’opera della sì voluta vereconda quiete; così io ti uccido, sacra moglie del feroce Dario, or tu intonerai muti sospiri nella solinga valle di Lete’. Così io posai il bigio coltello nell’ormai rosso sudario: la riva scossa ed il funesto oceano su d’ella io dipinsi, e piano gli occhi chiuse, placida icona di santuario. A scavar un fosso io, dunque, in seguito m’accinsi, rendendo umido quel freddo corpo scarlatto sul quale posi pianti e mesto alla terra mi strinsi. Tu già invecchiavi e più non eri bella come al primo atto della nostra vita; io ti salvai dalla vecchiezza che mai potrebbe nascer su di un volto sì ben fatto, e ti liberai dal tormento che in te faceva tristezza. Affinché a questo corpo bramata pace si convenga, riposa lì, oh donna dalla luciferina e dolente dolcezza, lì nei Campi Elisi, ove sovrano canto regna. Antonio Zaccone III F 14 Come l’aria Ti guardo trasognata corteggio con i gesti e tu, dopo l’ennesima giornata, certo non te ne accorgeresti. Tranquillo mi passi davanti ignaro della mia inquietudine, siamo talmente distanti che non avverti la mia solitudine. Quegli occhi dalla luce luminosa dove annegherei all’istante, vorrei che fossero la prima cosa da vedere, la più importante. Nella mia stanza, quando son sola, ti sento, mi sei accanto con tenerezza, mi sorridi e non dici una parola ti sogno con certezza. Sta diventando un’ossessione qualcosa da sperare, provo una tale emozione quando ti provo a parlare. Che vita assurda, contro ogni logica senza te, senza parte di me, lo so, sembra retorica ma non sono felice senza te. Sei follemente irraggiungibile ma ho bisogno di te come dell’aria, cercherò di non volere l’impossibile ma non sono così temeraria. Valentina Foti IV F Solitudine Guardare la vita Ciao solitudine... non so se mi cerchi tu, o ti sto cercando io. Ma una cosa è certa, ormai siamo una cosa sola le nuvole passano e io le guardo da solo senza compagnia il tramonto passa e lo guardo da solo senza compagnia... la vita passa e io... e io... guardo il passato, non va, non deve continuare, perché il mio dolore è come fuoco che brucia e lascia solo segni nel mio cuore... oh... solitudine tanto amata ti ho cercata e ti ho trovata. Guardiamo la vita nell’acerbo limite umano senza mai specchiarci la goccia, mai il mare Passano i giorni Del vizio Malumore Guardiamo la vita ed altri suoi mille figli O bianca o nera, il resto è solo indecisione Guardiamo la vita Senza chiederle nulla Guardiamo la vita Da superbi e arroganti Dei umanizzati Nel limite pensandola illimitata guardiamo la vita La guardiamo da casa nostra accompagnata dal Mia Il vicino è già lontano rinchiusa in un Io Guardiamo la vita Quella vita che non vivi ... Specchio immemore, Maria Chiara Pollicino II F Alessandro Mazzullo IV B Chi ha detto che vivere è solo una colpa ? Chi ha detto che vivere è una colpa? Vita è poter stare con chi ti ama, con chi ti insulta e con chi ti loda, poter scegliere cosa fare di te, se innalzare la tua anima sulla vetta della luce, o schiantarla nell’ abisso del male, dedicarti a costruire una torre di mattoni e pece o distruggere tutto ciò di colui che tutto fece, vuoi essere lampo di luce che si scaglia sulla terra e in un attimo illuminare il mondo o essere il tuono fragoroso che fende l’aria e che dietro di se lascia solo un rumore e niente più? Giuseppe Denaro I F Passione Come vento implacabile danza inesorabile avvolge e sconvolge ogni mia tentazione. Divora la mia fame di saggezza e prudenza. Incontrata Lei mi seduce con illusioni e sensazioni, ma non si addice all'amara luce che ne resta tra i labirinti della mia testa. Si mostra a me inerme e pura, Le maschere non riesco a cogliere ogni sfumatura. Inconsapevole ne sono attratto la sua assenza mi lascia stupefatto. Con oscura maestria ogni altra dipendenza senza traccia porta via e impone la sua presenza priva di armonia. E' negazione del sentimento per un insaziabile tormento. Giulia Pinizzotto V F Pulcinella, Colombina e Arlecchino Son le maschere preferite da quel bambino. Pantalone, Gianduia e Peppe Nappa Sono amici di Patacca. Attenzione Brighella Gli è caduta la bretella. Invece Balanzone Ha mangiato un gelatone. Nella piazza, i venditori ambulanti Vendono le stelle filanti. Sul marciapiede buttano i coriandoli, i bambini Che sono davvero birichini Oh che bello il Carnevale, per me tanto vale. Chiara Lucà IV F 15 “Bianca come il latte e rossa come il sangue” Il palermitano Alessandro D’Avenia affascina i lettori con un’avvincente storia d’amore Valerio Calabrò II D “L’amore non da pace, l’amore è insonne, l’amore è elevare in potenza, l’amore è veloce, l’amore è domani, l’amore è tsunami, l’amore è rossosangue”. U na bella frase non trovate? Dal significato universale eppure tanto semplice, come il soggetto che ripetutamente si propone a ogni stacco, l'amore. E' proprio questo il tema dominante nel libro "Bianca come il latte rossa come il sangue" scritto dall'esordiente Alessandro D'Avenia, che ha già riscosso un enorme successo soprattutto tra giovani, perché parla di loro, perché parla dell'ingresso nella vita di un adolescente qualunque, Leo, della sofferenza e dello sgomento, del desiderio di trovare il proprio sogno e di renderlo unico nel suo genere. Leo. un sedicenne come tanti, odia la scuola, adora il calcio, la chitarra e i panini da Mc Donald col suo amico Niko. Pensa tanto, troppo e si dice che le cose se le dovrebbe scrivere perché le dimentica facilmente o perché comunque se sono importanti se le ricorderà prima o poi. Ritiene "sfigati" tutti professori ma in particolare quello di storia e filosofia appena arrivato (il Sognatore come lo chiama lui, perché dice tante cose che per lui non hanno senso e fa lezioni fuori programma) eppure qualcosa di lui gli interessa, gli fa capire che il segreto della sua profonda inquietudine è da cercare dentro di lui: la mancanza di un sogno. E il sogno di Leo si chiama Beatrice, dai capelli rossi e dallo sguardo vivo, che domina la sua vita e la sua esistenza e della quale parla con Silvia, la sua migliore amica, colei che lo capisce sempre in anticipo, che sa sempre tutto prima che lui lo dica, che non lo lascia mai solo e che segretamente prova qualcosa di più di una semplice amicizia. In questo univeraccettando la sua prosso Leo sente troppo vicino sima fine, a fargli capiil "bianco" che per lui è re come la persona che solitudine, privazione, da sempre è stata tristezza, morte, tutto ciò vicino a lui, è quella che in qualche modo gli fa che davvero desidera, male e lo fa sentire solo, e come la sua vita fino disperatamente solo. Ed è ad ora sia stata quasi solo l'amore che può risprecata o non sia portarlo a galla, rapprestata vissuta a pieno, sentato dal "rosso", come non dando il meglio il sangue, l'amore, la pasper sé e per gli altri, sione. Questi sogni, questi pensieri, vengono accettando con spontaneità quello che succede, interrotti da una notizia che gli porta Silvia una rendendo ogni giorno migliore. Un libro magico, mattina: Beatrice ha la leucemia. Per Leo è un un libro che supera ogni confine, che riesce, per colpo durissimo, ha paura di perderla, di non mezzo di una retorica semplice, a comunicare poterle dire quello che prova per lei, ha paura del sentimenti profondi e unici e che personalmente bianco che la sta divorando, che vince sul rosso, il ha lasciato nel cuore un qualcosa di particolare e rosso dei suoi capelli e di tutto ciò che considera stupendo, che solo certi libri sanno trasmettere e bello. Le dona il sangue, le scrive una lettera, si che sostanzialmente lascia un messaggio imporritrova nel suo stesso ospedale e di nascosto la tante: la nostra vita è il dono più prezioso che Dio scruta lì, nel suo letto, mentre la malattia avan- ci ha dato, non sprechiamola, non sprechiamo za… e affronta quel terribile processo che lo neanche un istante, cerchiamo di essere sempre sconvolge, non si capacita di noi stessi, di essere Due colori: il rosso e il biancome questo possa succedere a spontanei, vivendo in co: l'uno il bene l'altro il malei, proprio lei che tutto era armonia dentro e fuori di le, l'uno l'amore e la passionella sua vita e che se ne stava ne, l'altro la privazione e la morte. noi e amando, amando andando cosi, senza che niente incessantemente. Due e nessuno possa fare qualcosa. Litiga, piange, colori: il rosso e il bianco: l'uno il bene l'altro il peggiora a scuola e solo Silvia riesce a risollevar- male, l'uno l'amore e la passione, l'altro la privalo, come sempre e lo convince che buttarsi giù zione e la morte, un angelo custode, Silvia che ha non serve, e lo deve pure a Beatrice. E così che riempito d'azzurro tutto quello che Leo aveva alla fine Leo riuscirà a realizzare il suo sogno: intorno, rendendolo meraviglioso e sopportabile rendere la sua amata felice nei giorni che prece- a confronto con la vita, un professore di Filosofia, dono la sua morte, farla viaggiare, ballare, farle il Sognatore, che lo spronerà nella ricerca e nella sentire la malattia meno dolorosa e a far in modo costruzione di un sogno, il suo sogno, e una rache vinca il rosso: l'amore. Sarà proprio lei, che gazza, Beatrice: bianca come il latte rossa come il rimettendosi nelle mani di Dio e nella sua parola sangue. “ “C’era una volta in Italia” Antonio Caprarica offre una cronaca avvincente di fatti e misfatti che hanno accompagnato l’Unit{ Marina Pagano III E S e desiderate affrontare in maniera diversa la storia dell’Unità d’Italia, non esitate a riporre sul vostro comodino la cronistoria scritta dal famoso corrispondente da Londra del Tg1, Antonio Caprarica. Attraverso la struttura del ‘gossip’ tipicamente inglese, l’autore ripercorre i momenti salienti del ventennio che portò alla formazione dello Stato italiano, ponendo all’attenzione del lettore le trame nascoste, i passaggi principali, le figure dei grandi personaggi fautori e contrari all’unità, le opinioni degli intellettuali del tempo e, perché no, anche più di qualche notizia sul tramonto del Regno delle due Sicilie (sul cui tema consiglio un libro di Giuseppe Campolieti: “Re Franceschiello”). Un giudizio complessivo abbastanza positivo, pur tenendo conto che, il linguaggio giornalistico adoperato, a tratti sembra 16 non adattarsi perfettamente ad una narrazione del genere. Adesso, cercando di andare oltre il fatterello raccontato, consideriamo la reale portata di questo libro: oltre che da un punto di vista conoscitivo, può essere stimato anche in quanto inno ad unità rinnovata che dovrebbe attuarsi ai nostri giorni. Ormai, quotidianamente, su tutti i giornali c’è almeno un articolo che parla di questo distacco tra nord e sud, a livello economico, sociale, culturale. Distacco ad opera soltanto degli stessi cittadini, coadiuvati dal sistema politico, riscontrabile soprattutto sul piano sociale, dove, in teoria, si dovrebbe essere più uniti. Una continua guerra tra poveri che si danno del terrone e del polentone, del mafioso e del leghista, del pigro e del gran lavoratore, non facendo altro che denigrarsi a vicenda. Ma la storia, ci insegna tutto tranne che questo. Sul campo di Calatafimi, il 13 maggio 1860, di Milazzo, il 20 luglio 1860, non c’erano solo piemontesi a combattere per la libertà; erano affiancati dai cosiddetti “picciotti”. Non c’erano né piemontesi, né siciliani: c’erano Italiani. Ecco il messaggio di “C’era una volta l’Italia”: italiani sul campo di battaglia nel 1860, italiani al parlamento nel 1861. Italiani, ancora oggi, dopo 150 anni. Gianrico o Guido? Le due facce di un'unica essenza Gianrico Carofiglio racconta la sua esperienza di scrittore alla Libreria Ciofalo A utore della fortunata serie di romanzi che vedono come protagonista l'avvocato Guido Guerrieri, Gianrico Carofiglio trae la sua ispirazione dalla professione di pubblico ministero che ha esercitato per molti anni prima di diventare scrittore. Nel 2010 ha pubblicato Le perfezioni provvisorie e La manomissione delle parole. la rockstar è riconosciuto da tutti e la popolarità in quel caso diventa un peso. Uno scrittore invece è conosciuto per i suoi libri e non per la sua faccia. Così a volte incontri persone in libreria o per strada che ti chiedono un autografo, c'è gente che ti scrive. Ma non è mai invadente. E poi ci sono queste occasioni in cui la gente ha voglia di ascoltare ciò che dico. • Come ci si sente a passare da una • Come trova questa gente? professione come quella, apparentemente, rigida del magistrato a Non si può generalizzare ma quella fatta di immaginazione che è normalmente trovo persone propria dello scrittore? intelligenti che hanno voglia di parlare ed esprimono opinioni Ci si sente molto bene, perché, per interessanti e in questo mi riciò che mi riguarda, era quello che tengo un privilegiato. quando ero ragazzo sognavo di fare da grande, anche se ho aspet• Abbiamo letto i Suoi libri e in tato un po’ troppo tempo ho realizquesti ultimi anni visto le trasposizato il mio sogno. Detto questo, zioni cinematografiche dei Suoi bisogna precisare che per fare il romanzi. Quanto c'è di autobiogramagistrato, o nel mio caso il pubblifico nei casi dell'avvocato Guido co ministero che è anche un po' Guerrieri? investigatore è necessaria molta creatività e per fare lo scrittore è necessaria molta disciplina, la ca- Tutti gli scrittori hanno una scrittupacità di mettersi ogni giorno a ra più o meno autobiografica. Flauscrivere che mi deriva proprio dalla bert diceva:"Madame Bovary c'est moi". Poi la questione non è se ci mia prima professione. siano elementi di autobiografia o meno nei racconti, ma quanto le Flaubert diceva: ‘Madame esperienze personali vengano traBovary c'est moi’. Ed io sformate dall'autore per diventare penso lo stesso di Guido" letteratura. “ • Charles Bukowski, suo compagno di "penna", raccontava in forma autobiografica il trauma del passaggio dalla vita povera e anonima a quella delle letture universitarie, tenute a popolarità raggiunta. Come ha vissuto lei la popolarità derivata dal successo dei suoi libri? E' stato un cambiamento nella mia vita, da quello che era un lavoro che poteva prevedere una popolarità circoscritta, in cui essa non è l'elemento fondamentale, a quello dello scrittore che imputa un contatto con il pubblico, una certa fama. Io credo di avere la giusta dose di popolarità. Mi spiego meglio. Se uno fa l'attore di cinema o • E le crisi di panico e il sacco di boxe con cui dialoga amichevolmente l'avvocato? Le crisi di panico fortunatamente non le ho mai sperimentate. La boxe... beh io pratico arti marziali, quindi diciamo che li ho assimilati. • E' possibile che uno scrittore trasfonda nei Suoi personaggi i propri desideri? • Lei come cittadino, come politico nutre ancora "speranza" nell'accezione comune del termine o seguendo il significato che ne da Monicelli, si ribella alla "speranza" dei padroni? Come lo fa? Mi ribello alla speranza dei padroni ma non credo che esista solo la speranza dei padroni, credo la speranza sia una grande virtù morale e che vada coltivata. C'è la biografia di Obama che si intitola "L'audacia della speranza". Non la penso proprio come Monicelli… Gianrico Carofiglio con una copia di Koiné • Riferimenti a fatti e personaggi sono sempre casuali? No, non sono sempre casuali, ma faccio in modo che i personaggi che possono aver hanno ispirato una parte dei miei romanzi non siano ricollegabili a determinate persone. E' una forma di tutela nei loro confronti. “ Se uno è sostenitore del partito della famiglia e poi si scopre che ha tre amanti, questo è privato ma è anche politico” • Lei è, prima che politico, magistrato e quindi dalla parte del cittadino. La politica può prescindere dalla vita privata o dalla professione principale di un individuo? Oppure la condiziona? Può condizionarla anche se difficilmente può prescindere da essa. Mi spiego meglio. Se uno ha una vita privata che non ha interferenza né è incoerente con la propria attività politica allora ha il diritto di tenersela. Un altro esempio. Se uno è sostenitore del partito della famiglia e poi si scopre che ha tre amanti, questo è privato ma è anche politico. • Le descrizioni di Bari così dettagliate, nitide ci regalano un affresco della città sconosciuto anche a chi ci vive. Certo, oggi Bari è una città interessante, si vive piacevolmente, ma la città dei romanzi è in parte di fantasia. Io sono legato e grato a Bari per avermi dato materia di romanzo. E poi è una città che non era mai stata raccontata prima e io l'ho raccontata proprio in un mo- • La politica può lasciare integra la mento in cui si trasformava e diven- moralità di un uomo? tava molto più romanzesca di La politica ha un alto potenziale di quanto non fosse stato in passato. corruttibilità, quindi può capitare. • Alcuni mesi fa è venuto a manca- Ma non credo che ciò avvenga semre un grande regista italiano, Mario pre. Monicelli. In una intervista, aveva affermato che "la speranza è la Certamente sì, a volte lo faccio quatrappola dei padroni per fare stare si apposta. Faccio fare ai personagquieta la gente semplice". Condivigi cose che avrei voluto vivere io e de l'opinione di Monicelli? non mi sono capitate. NO. Intervista a cura di Claudia Santonocito III F Antonio Crisafulli III F 17 Le confessioni di Massimo Lopez «E’ a scuola che ho iniziato a fare le imitazioni… Il successo? Sono andato a letto solo con me stesso...» • Rapporto tra la televisione e il mondo di oggi, talvolta la televisione non rispecchia quelli che sono i veri sentimenti, al contrario del teatro… nell'azienda televisiva ha capito la novità che rappresentava. • A proposito, se passassimo da Monza chi incontreremmo? “ • Invece, il professore di matematica le diceva: “Se vieni, ti interrogo. Se non vieni ti metto un punto interrogativo...” e Lei chiedeva: “Quanto vale il punto interrogativo?” e lui rispondeva: “2” e Lei diceva: “Tanto vale vengo...” Sì, col professore di matematica facevo le trattative! Infatti non rimpiango affatto la scuola. Però adesso mi sta tornando la voglia di imparare certe cose, per esempio quando leggo i libri di scuola, come quello di storia, che adesso mi interessa, mentre a scuola vedevo che tutto era legato all'interrogazione. E' stato proprio a scuola che ho iniziato a fare le imitazione dei professori o dei miei compagni. • Come saluterebbe noi ragazzi del Maurolico, Antonio Di Pietro, cosa direbbe? (imita Antonio Di Pietro) Noi dell’Italia dei Valori, leggiamo questo giornale, che è il giornale, che è il abbiamo posto a Tullio Solenghi lo numero 1 di questo giornale… che scorso anno: pensa che oggi ci sia c’azzecca mo’ alla domanda.. Pecchè nel panorama dello spettacolo un se è vero come vero…. altro trio paragonabile al vostro o un altro gruppo comico del vostro • Un saluto ai nostri compagni che calibro? vorrebbero intraprendere il mondo • Lei per esempio parlava di questi E' stato casuale, perché ho iniziato format scadenti come i reality... facendo l'attore, e l'attore fa tutto, tragedie, commedie; poi sono passaSì è vero, anche se non tutti, per to al comico perché ho visto una mia esempio Amici o X-Factor, però ce ne predisposizione. Per esempio, al sono altri come il Grande Fratello, ristorante, giocavo con gli altri attoche danno un'illusione a un sacco di ri facendo la parodia dei personaggi giovani che vanno a fare i provini, che prima avevo fatto seriamente e Se c’è oggi? Vabbé sì, probabilmente per tutta Italia, con la speranza di c'è, o ci sarà, saremmo un po' prequindi diventava una cosa comica, trovare qualcosa ma non trovano suntuosi a dire che non ce ne possami dicevano: "perché non fai il cominiente. Ma poi? Pure che si entra? co?", e io "vabbé, poi vedremo". Poi no essere altri. Ma noi siamo unici! Poi si esce... incontro Anna Marchesini e Tullio (ride) Solenghi e si inIl prof. di educazione fisica • Lei però deve molto alla televisio- staura un bel • Lei ha detto in mi ha rimandato, così mi ne … molte interviste che feeling e decidiasono ritrovato a fare flessioni a mo insieme di il suo rapporto con settembre! Col professore di Sì, moltissimo, però prima c'erano inventare noi delle matematica facevo le trattative!” la scuola fu un po' conflittuale. Lei dei punti di riferimento importanti cose da fare alla in televisione, c'erano persone con radio, su Radio 2: è arrivato il suc- infatti è riuscito in un'impresa epocui potevi parlare e che rispettavano cesso e alla fine ci hanno proposto di cale: farsi rimandare in educazione le idee che tu proponevi, le proposte partecipare in televisione. fisica. Come ha fatto? nuove. Per esempio quando noi volemmo fare "I Promessi Sposi" nel • Le poniamo la stessa domanda che Certo, perché noi l'educazione fisica '90, qualcuno che aveva sensibilità “ 18 dello spettacolo, del teatro… Innanzitutto non intendete lo spettacolo come reality o cose varie, perché non portano a niente e soprattutto quello non è spettacolo. Dovete crederci fermamente, seguire il teatro, fare i provini, fare in continuazione tentativi. Non pensate che bisogna andare per forza a letto con qualcuno per raggiungere il successo. C'è anche quello, può succedere, però io sono andato a letto con me stesso... Intervista a cura di Claudio Staiti III A Antonio Crisafulli III F Intervista integrale nella sezione video del profilo Facebook di Koiné, Giornale del Maurolico Sì, un po’ come dicevo sul palcosce- La monaca di Mmmmmmmmonza nico. La televisione, giustificandosi (ride). Comunque, bisogna anche col fatto che deve fare ascolti, eserci- dire che in passato c'erano meno ta una morbosa e totale speculazio- televisioni, quindi potevi inventare ne su tutto ciò che riguarda le noti- di più. Oggi hanno volutamente zie e ci fa percepire che siamo quasi abbassato il livello qualitativo perin pericolo, ci fa pensare che vivia- ché non si possono creare in centomo in un mondo molto difficile, che cinquantamila televisioni grandi una volta era Non bisogna abituare la gente a talenti. Quindi si meraviglioso e abbassa il livello pensare che, se sei fuori dalla adesso fa schifo. televisione, non sei nessuno, la televi- per dare a tutti Non è così però. sione sotto questo aspetto è ‘malata’ ” più o meno l'illuLa televisione sione, che però non può raccontare notizie buone, resta tale, perché se tu scegli di fare perché le notizie buone non fanno il mestiere dell'attore, come ho fatto ascolto. Quindi ci vuole l'ascolto, io, non lo scegli pensando di farlo bisogna esasperare tutto: se c'è per un anno o due, ci credi per semmaltempo sembra che ci sia un'e- pre. Quindi non bisogna avere la mergenza, una tragedia, sembra che fretta di dire "tutto e subito". Il stia finendo il mondo ma, in realtà, Grande Fratello ci insegna questo: In alto, un momento dello spettacolo “Ciao piove. Oppure c’è una frana e allora "tutto e subito". Miliardi e via, subi- Frankie” e, in basso, l’autografo di Massitutta Italia frana, cade Pompei, to... E poi non bisogna abituare la mo Lopez ai ragazzi di Koiné. cadono tutti i monumenti... Si deve gente a pensare che se sei fuori dalla sempre esagerare. Per quanto ri- televisione non sei nessuno, la televiguarda lo spettacolo, sicuramente sione sotto questo aspetto è questo sta vivendo un momento di "malata". crisi, perché in televisione lo spettacolo non si può fare più, anche que• Lei però ha iniziato col teatro di sto ormai è condizionato dalla morprosa, con Pirandello; poi com'è bosità delle notizie, dai gossip… passato al comico? non la facevamo. Il nostro professore pretendeva che portassimo tutta l'attrezzatura, le scarpette, i pantaloncini. Io non li portavo e siccome non lo facevo mi ha rimandato. Così mi sono ritrovato a fare flessioni a settembre! Spiro Scimone, talento messinese Intervista al grande attore e regista che ha riportato sulle scene il “teatro dell’assurdo” A ttore, regista e drammaturgo italiano, Spiro Scimone è considerato uno dei messinesi più in vista del palcoscenico europeo. Grazie al suo rinomato linguaggio teatrale, con lunghe pause che si mescolano al particolarmente sonoro dialetto messinese, è uno tra i pochi ad aver ottenuto il riconoscimento alla Comédie-Française (che in precedenza aveva premiato altri illustri italiani come Goldoni, Dario Fò, Pirandello e Pasolini). dire, è stato uno degli autori più importanti del novecento, è naturale che il teatro ne abbia risentito e inglobato quei temi o quelle tecniche. • Lei, certamente conosce la situazione odierna italiana e in questo contesto conflittuale, cosa consiglia ai giovani, cosa trae dalla Sua esperienza di vita e dal suo essere self made man? mo soprattutto perché ci sono i prattutto politico. La città di Mesgiovani attenti e desiderosi. Però sina è diventato nell’animo dei naturalmente avete bisogno an- messinesi un grande, immenso che del nostro supporto, ma me pantano. Si è persa la voglia di ne dispiace, gli adulti non vi stan- agire, e reagire, pensare e denunno aiutando, noi non vi stiamo ciare le cose che non vanno. Queaiutando. sto è pericolosissiMessina, a mio avviso, mo, perché ci sono è uno dei luoghi più le potenzialità. belli al mondo ma è stata • Se dovesse cambiadistrutta da noi stessi” Messina, a mio avvire qualcosa nella Sua so, è uno dei luoghi vita professionale cosa cambie- più belli al mondo, è stata distrutrebbe? ta da noi stessi. E come? Taglian- “ • Attore, drammaturgo nonché nostro concittadino. Quanto ha influito nella carriera d’attore il Suo essere messinese? Sicuramente moltissimo, lo si può notare dalla scelta della lingua, appunto, il nostro dialetto, il dialetto messinese. Mi ha dato, in un certo senso la libertà di esprimermi, dunque, è chiaro, ha avuto molto peso nel mio mondo, mio e di Francesco (Francesco Sfameli ndr). In tutti i nostri lavori, ormai non ci pensiamo neanche più di tanto, c’è sempre il nostro essere messinesi, siciliani, meridionali, italiani. Però, si parla sempre di Spiro Scimone con i ragazzi di Koiné: nella foto (da sinistra verso destra) la prof.ssa Gemellaro, il preside, prof. Grasso e l’ex provveditore agli studi, Gustavo Ricevuto. teatro, dunque questa particolarità, questo modo di essere deve confluire in qualcosa di universaNulla, anzi vi dirò, voglio prosele; sentimenti, emozioni che poi Naturalmente tutto questo, ahi- guire su questa linea, voglio consono sempre universali. mè, è colpa degli adulti; è nostra tinuare a fare. Per il momento ed è grave, stiamo davvero bru- sono più che soddisfatto, anzi, col • Nelle Sue commedie ha spesso ciando tutto. E, nel momento in teatro io e Francesco, non speraparlato di maschere, qui il colle- cui vedete i vostri ‘’coetanei vamo neanche di ottenere un gamento a Pirandello è abbastan- disattenti’’, sono certo che non è il determinato successo, questo mi za immediato, si rivede in quel vostro caso, che non pensano, non ha sorpreso. Abbiamo iniziato per tipo di teatro? sviluppano un senso critico, por- il forte desiderio di comunicaziotateli nel vostro mondo di atten- ne, di trasmettere. Non ci eravaIn un certo senso sì, però mi rive- zione culturale e critica. Dovete mo prefissi obiettivi o possibili do maggiormente nel teatro crederci, soprattutto voi, che vi- successi, ciò che è arrivato ci siadell’assurdo, dunque, un po’ Be- vendo in quest’ambiente ne soffri- mo presi, molto serenamente. cket, Ionesco, Pinter, Kafka. Anche rete di più, dovete combattere. perché, soprattutto Becket, Ione- Purtroppo, oggi, esiste la moda • Ogni qualvolta ritorna nel Sua sco li considero un po’ l’incipit del del non fare, non si agisce perché città cosa realmente la rallegra? teatro moderno, la strada mae- ‘’tanto è inutile’’. Invece no, dobstra verso ciò che oggi facciamo biamo insistere, facciamo di più, La cosa che mi rallegra, che mi in teatro. Però è chiaro, che vi ancora di più, ancora di più. Io ci apre il cuore, è l’aria che respiro e possono essere dei credo, e cerco di certe cose che vedo, le quali in fin Quando vedete i vostri riferimenti a Pidei conti evocano ricordi, ricordi ‘’coetanei disattenti’’ che farlo nel mio lavoro randello, l’essere della mia infanzia e fanciullezza. artistico, io e il mio non sviluppano un senso critico, siciliano, il conticompagno Franceportateli nel vostro mondo di • Però la situazione di degrado nuo estraniarsi, attenzione culturale e critica” sco (Francesco Sfache poi, voglio meli ndr), ci credia- permane, degrado culturale, so- “ do sulla scuola, sui luoghi dove si sviluppa il pensiero, il senso critico. Una città che necessita un risveglio, che deve partire da voi. Però è anche vero che questo dialogo con voi giovani mi fa comprendere che qualcosa, anche infima, sta cambiando, o è cambiata. • Qual è stata la risposta del pubblico messinese ai Suoi spettacoli? La risposta è stata positiva, soprattutto i giovani hanno partecipato in modo massiccio, e questo mi ha sicuramente soddisfatto. Anche se ho ricevuto critiche da parte del pubblico diciamo ‘’più adulto’’. Poco male, i giovani ci hanno molto apprezzato e hanno risposto. • Un messaggio per il nostro liceo? Il Classico favorisce la libertà di pensare, è determinante per un iter critico e di riflessione. Dunque vi dico semplicemente di combattere perché voi siete in grado di farlo. Manca il modo di affrontare le cose ma avete l’energia, questo ne è l’esempio. Intervista a cura di Valerio Calabrò II D Maria Chiara Pollicino II F Hanno collaborato Claudio Staiti III A Sophia Sorrenti II F Antonio Crisafulli III F Claudia Santonocito III F 19 Giustizia, attualità e antimafia A parlare ai giovani del Maurolico è il Procuratore Capo, dott. Guido Lo Forte seconda Repubblica e, probabilmente, dell’uso strumentale delle intercetta- posto: al centro dell’attenzione del un problema di riequilibrio tra i poteri zioni. Può spiegare a noi ragazzi qual è legislatore dovrebbe essere la tutela dello Stato si poneva. Ma ciascuna il significato di questo strumento della privacy e non certamente la limipersona responsabile, capace di auto- d’indagine molto importante? tazione di uno strumento che è necessacritica ha, secondo me, il dovere di porsi rio per la giustizia ordinaria. sempre il problema di un forte equili- Lo strumento delle intercettazioni, brio istituzionale. Quello che dico io, e contrariamente a quanto si può pensa- • Recentemente una sentenza ha conlo dico da magistrato che ha un poco di re leggendo delle cronache piuttosto dannato l’ex senatore ed ex presidente esperienza su questo genere di cose, è generiche e semplicistiche, è uno degli della Regione Sicilia, Totò Cuffaro che si che riequilibrio significa creare, ricosti- strumenti più garantiti e più controllati è dichiarato, sino all’ultimo, pienamentuire un rapporto razionale fra ruolo nel nostro sistema processuale. te fiducioso nella Magistratura, conseL’intercettazione gnandosi, alla fine, egli stesso. Questo della politica e Riequilibrio significa ricostituire un deve sempre esse- fatto può essere considerato una buona ruolo della magirapporto razionale fra ruolo della re disposta da un o una cattiva notizia? Una buona, perstratura, rispettare politica e della magistratura, rispettare giudice, non può ché un cittadino ha aspettato con prole competenze le competenze dell’una e dell’altra che mai essere dispofonda dignità civile la sentenza e si è dell’una e le comderivano dalla Costituzione” sta da un pubblico costituito, o una cattiva perché quel petenze dell’altra Il Procuratore Capo Guido Lo Forte che derivano dalla Costituzione. Questo ministero; è sottoposta ad un termine cittadino è Totò Cuffaro, un politico che non vuol dire riportare indietro relativamente breve e può superare dovrebbe essere sopra le parti e ispira• In questi ultimi tempi, grazie anche ai l’orologio della storia, non significa quel termine breve soltanto se un giudi- re fiducia? media, osserviamo un forte conflitto eludere nuovamente quelli che sono ce terzo, estraneo alle investigazioni, tra il potere esecutivo ed il potere problemi reali e di fondo della società riconosce la necessità di prorogarla. Io, istintivamente, non parlerei di buogiudiziario che, talvolta, sfocia in un italiana e che non sono affatto scom- Inoltre, i presupposti per autorizzare na o cattiva notizia, perché l’uso di attacco alla magistratura. Lei che ne parsi, cioè i problemi della collusione e un’intercettazione sono molto rigidi: questi aggettivi, che comunque sono pensa? della corruzione e il problema occorre che sussistano indizi concreti comprensibili, fanno pensare più ad dell’esistenza di un reato. Nella mia una partita che si vince o si perde. QuelE’ da tempo che vengono rappresentate dell’interferenza dei poteri mafiosi in esperienza non è pressoché mai risulta- lo che conta fondamentalmente, in uno settori della pubblica amministrazione all’esterno delle situazioni di conflitto, to che siano state fatte intercettazioni Stato democratico, civile ed evoluto, è il più che di mancanza di sintonia, tra e della politica. Nessun nuovo equilibrio non rispondenti ai criteri stabiliti dalla rispetto delle regole e soprattutto sano, produttivo per il paese, può essere iniziative della Magistratura che, per legge. Per altro verso, oggi l’eguaglianza di tutti i cittadini davanti Costituzione, ha da essere autonoma e realizzato riconducendo la magistratul’intercettazione è uno strumento irri- alla legge. Da questo punto di vista, il ra ad un recinto nel quale le viene dato indipendente e esponenti, settori, personunciabile per le indagini. Capita molto processo nei confronti dell’On. Cuffaro è naggi del mondo politico. Come dire chi il diritto di perseguire solo gli emargispesso che ha ragione e chi ha torto? Sarebbe nati, coloro che non hanno potere, i disponendo cosiddetti “outsider” sociali. Purtroppo troppo semplicistico. Bisognerebbe delle intercetripercorrere la storia di questo paese questa tendenza c’è, se, per esempio, tazioni relative consideriamo che, oggi come oggi, la dagli anni ’90 in poi. All’inizio degli ad un reato grandissima maggioranza della popoanni ’90, con la crisi della prima Repubspecifico comublica, in relazione alla politica interna- lazione detenuta in Italia è costituita ne (usura, da extra comunitari, da soggetti cozionale, il crollo del muro di Berlino, spaccio di stuquindi la fine del patto ad escludendum munque deboli. pefacenti, rapiin alcuni paesi occidentali dei partiti di • Di cosa ha bisogno la Giustizia italiana), via via, sinistra e così via, si crea certamente na? vengano fuori uno spazio molto più ampio di intervendelle ramificato della Magistratura. In quel periodo, Bisogna riformare i processi, nel senso zioni che portaper la prima volta nella storia, vengono che bisogna fare in modo, e ci sono Il Palazzo di Giustizia di Messina no direttamenaffrontati in maniera più penetrante, soluzioni legislative e organizzative che te nel cuore della criminalità organiz- un processo in cui sono state rispettate più incisiva e più diffusa due grandi potrebbero essere condivise da tutti, zata. Quindi, questo è uno strumento queste norme. Sia le regole di approfonproblemi non soltanto Sembra di percepire che questi siano più indispensabile in tutti i paesi del mondo dimento serio dei fatti per dell’Italia ma anche di altri veloci e quindi più che alcuni settori della per contrastare con efficacia tutte le l’accertamento di una verità processuapaesi: il problema della utili all’interesse dei forme di criminalità organizzata. Il le che è diventata definitiva, sia anche politica vogliano non tanto corruzione politicocittadini. Questo sicuproblema reale, invece, è la tutela della la condotta dell’imputato, il quale, riformare i processi ma amministrativa, e lì ramente va fatto. Ma, privacy. Cioè, è giusto che le intercetta- come ogni normale cittadino, si è difeso, riformare i giudici” l’iniziativa che tutti ricortalvolta, sembra di zioni vegano chieste, concesse ed attua- utilizzando tutti gli strumenti a sua dano è la cosiddetta “Mani Pulite”, e il percepire che alcuni settori della politite per fini di contrasto all’illegalità; è disposizione, ma si è difeso nel processo tema delle eventuali collusioni di seg- ca vedano il problema in modo diverso: ingiusto che vadano in piazza, pubbli- e non fuori dal processo. Questo quindi menti, settori o aspetti del mondo poli- non tanto quello di riformare il procescate dai giornali o diffuse dai mezzi di costituisce l’esempio di attuazione delle tico-amministrativo con organizzazioni so per farlo funzionare meglio e in comunicazioni, senza alcun sostanziale regole che sono essenziali sia per il mafiose e, per quanto ci riguarda più maniera più rapida, ma quello di riforrispetto della privacy soprattutto di corretto procedimento della giustizia in da vicino, con Cosa Nostra in Sicilia. E’ mare i giudici, nel senso di restringere soggetti terzi che possono essere coin- uno Stato democratico, sia per la credichiaro che con interventi giudiziari di sempre di più gli spazi d’intervento per volti in queste conversazioni. Il proble- bilità dell’Istituzione giudiziaria nei questo genere si creava oggettivamente evitare un serio controllo di legalità su ma esiste perché si tratta di conciliare confronti dei cittadini. un problema anche di tipo politico. Poi attività di interesse del mondo politicola necessità dell’intercettazione come è cessato il periodo della prima Repub- amministrativo. strumento di indagine con la tutela • Lei ha conosciuto personalità del blica ed è subentrata la cosiddetta • In queste ultime settimane, si parla della privacy. Il problema però è mal calibro di Giovanni Falcone e di Paolo “ “ 20 Borsellino e lei stesso ha avuto più duo che commette l’omicidio di impeto quindi una realtà criminano e se questo mafioso Cuffaro, come ogni viene arrestato e tenuto volte bisogno della scorta. E’ diminuito per vendetta. Per la mafia, gli omicidi, e le molto consolidata, nella normale cittadino, dentro per il tempo che il rischio di essere vittime della mafia? soprattutto gli omicidi eccellenti, sono città di Messina, in quanto frutto di una valutazione politica. Si fa tale, abbiamo una realtà si è difeso utilizzando gli spetta, allora l’esempio La domanda richiama una lunga e un calcolo: se prevalgono nettamente i visibile a tutti ma di tipo che tutti gli strumenti a sua dell’imprenditore anche tragica stagione. Sul terreno del benefici, allora l’omicidio si fa, se pre- diverso. Ovvero dei gruppi disposizione, ma si è parla si moltiplica; se contrasto serio e professionale alla valgono o sono notevoli i costi, allora criminali che da sempre difeso nel processo e invece quel mafioso sta mafia, ma anche al terrorismo, molti l’omicidio non si fa. Quand’è che i costi sono stati dediti, quartiere non fuori dal processo” dentro sette giorni e poi poliziotti, carabinieri, magistrati, sa- sono maggiori? Quando più è evidente per quartiere, soprattutto viene scarcerato, è chiaro cerdoti ed imprenditori sono stati ucci- l’azione di contrasto e sarebbe inutile allo spaccio di droga e alle estorsioni, che si scoraggia il buon esempio. Quinsi. Naturalmente magistrati siciliani l’abbattimento di uno ostacolo perché senza avere la strutturazione storica di magistratura e forze dell’ordine come Rocco Chinnici, Giovanni Falcone, ce ne sono tanti altri che continuano a della mafia tirrenica. Anche questi hanno bisogno del contributo e del Paolo Borsellino, Rosario Livatino, lavorare. Riassumendo: tanto maggio- gruppi criminali di Messina costituisco- sostegno della società ma, viceversa, ormai tristemente noto come il re è la diffusione di una cultura e un no un problema serio perché, da tutta questa deve nutrire completa fiducia “giudice ragazzino” e tanti altri; cito, impegno professionale antimafiosi, una serie di dati che emergono dai nelle Istituzioni deputate al controllo tra i sacerdoti, Padre Puglisi, ucciso ed alla prevenzione di atti di illegalità. perché cercava di liberare • Se un giovane, nel 2011, le chiedesse dall’ingerenza mafiosa il quartiere come si arriva ad essere mafiosi o palermitano di Brancaccio; tra gli imprenditori, basta ricordare Libero antimafiosi, Lei che risponderebbe? Si Grassi che, tanti anni fa, si ribellò, nasce o si diventa? purtroppo isolatamente, al ricatto del Secondo me non si nasce, si diventa. racket mafioso; per i giornalisti basta Influiscono tanti fattori. Naturalmente ricordare Mario Francese che fu ucciso ci sono delle realtà familiari che rendoperché indagava, e questo è stato acno più facile diventare mafiosi o divencertato, a fondo sui nuovi interessi dei tare antimafiosi, ma credo che la quecorleonesi. Se si fa un certo lavoro in un stione non sia tanto di diventare mafiocerto modo, il rischio c’è. Ma il rischio si nel senso classico del termine, ovvero aumenta quanto più ristretto è il nuinserirsi nella mafia elementare, quanmero di persone che lo affrontano. Cioè, to quella di entrare in una cultura se si è parzialmente isolati, il rischio è enorme; se invece si riesce a creare un mafiosa o in una cultura antimafiosa. tessuto professionale in tutti i settori Tutto da lì dipende. La questione è più ampio, il rischio diminuisce. Esemmolto legata, e ritorniamo al punto di Palermo, 3 Ottobre 1987. Guido Lo Forte con il collega Giovanni Falcone pio: i commercianti e gli imprenditori. partenza, alla credibilità dello Stato, Libero Grassi fu il primo, e forse l’unico, tanto minori sono i rischi, tanto minori processi, notiamo come questa struttu- alla credibilità delle amministrazioni, a decidere di non pagare il pizzo e, per sono le possibilità di omicidi. ra sia in evoluzione. Da una prima fase, alle prospettive che essi offrono ai questo venne ucciso. La mafia aveva già si vedono i segni di un passaggio ad giovani, perché se c’è uno sforzo in interessi ad eliminarlo. L’omicidio, • Se facciamo nomi come Graziella una seconda fase che riguarda il reim- questo senso, chiaramente la cultura infatti, non era solo una ritorsione, era Campagna o Beppe Alfano, cosa Le piego del denaro sporco e l’inserimento mafiosa è destinata alla sconfitta perun segnale ed un ammonimento per viene in mente? Forse la “provincia in attività economiche ed imprendito- ché si concretizza e si agevola una tutti gli altri che non dovevano seguire babba”? riale. Non si deve quindi ripetere cultura della legalità che a questo quella strada. Nel momento in cui si Avete fatto riferimento ad alcuni omici- l’errore che è stato commesso nel pas- punto significa non astratta aderenza diffondono le associazioni antiracket e di molto gravi in relazione ai quali non sato: non bisogna assolutamente sotto- alle regole, ma credere di più ad uno sempre maggiore è il numero degli tutti gli aspetti rilevanti è stato possibi- valutarla, perché una cosa del genere Stato, ad una Regione, ad una Provinoperatori economici che denunciano, il le accertare. Certamente richiamano non farebbe altro che rafforzare tale cia, ad un Comune. Viceversa, se tutto rischio diminuisce. Perché l’esistenza di un sistema di condiziona- organizzazione. ciò non avviene, se aumenta il tasso di l’organizzazione mafiosa se può seguimento, di ingerenza o di prevaricazio- • L’antimafia si è mossa bene negli mancanza di credibilità, se viene meno re la filosofia del colpirne uno per edune nell’arco dell’associazione mafiosa ultimi anni. Ma, come si è più volte la fiducia dei giovani nelle Istituzioni, carne cento, come nel caso di Libero in questo territorio. La Provincia di detto, l’antimafia siamo tutti noi. Quin- chiaramente si darà più spazio al dilaGrassi, questa politica criminale non ha Messina è sempre stata definita, in di non solo magistrati, politici (quelli gare della cultura mafiosa che, a sepiù senso quando coloro che parlano maniera errata, la “provincia babba” buoni) ma anche la società civile. conda degli ambienti da cui si proviene, sono cento anziché uno. ed ha quindi vissuto in una specie di Quanto siamo vicini all’abbattimento significherà o diventare “mafioso mili• Lei ha parlato di omicidi eccellenti, cono d’ombra, in cui, per una serie di di questo cancro chiamato “mafia”? tare” e preferire di diventare spacciatofacendo nomi illustri. Ciò non avviene ragioni storiche, la presenza di orgare di droga, estorsore, oppure, per altri più. Come è mutato il fenomeno mafio- nizzazione mafiose radicate è stata E’ un cammino lungo e difficile anche livelli sociali, significa accettare la so nei confronti del fare impresa, del ignorata o sottovalutata. Credo che se sono stati fatti importanti passi logica del compromesso, della raccoquesto non sia più assolutamente un avanti. La mafia è un problema della fare politica e del fare magistratura? mandazione, del rapporto ambiguo con problema di oggi. Questa sottovaluta- magistratura e delle forze d’ordine ma La mafia è cambiata e questi muta- zione non c’è più e ci si è resi conto non soltanto. Bisogna lavorare, e molto l’economia illegale, il ché non è meno menti dipendono sempre della presenza invasiva, pressante, resta ancora da fare sul terreno della pericoloso che diventare mafioso o dall’interazione che la mafia ha con i opprimente della mafia anche nella credibilità dello Stato. Il problema delinquente di strada. poteri dello Stato. Maggiore è la re- nostra provincia, con delle differenze. mafioso di fondo sarà risolto soltanto pressione, maggiore è la tendenza della Mentre nella fascia tirrenica, noi ab- dalla società. Dal venir meno progressimafia a nascondersi, ad Il problema mafioso di biamo delle organiz- vo di una certa sottocultura, dal venir Intervista a cura di evitare violenze eclatanti. mafiose meno progressivo dell’amore per un fondo sarà risolto soltan- zazioni Ogni azione della mafia, strutturate e da certo quieto vivere. D’altro canto, non to dalla società. Dal venir Claudio Staiti III A come un omicidio, viene decenni in contatto si può richiedere alla società civile di meno progressivo di una Antonio Crisafulli III F effettuata dopo un calcolo con Cosa Nostra realizzare questo percorso da sola. certa sottocultura, dell’amore di costi e benefici. La mapalermitana e Cosa Faccio un esempio. Se un imprenditore per un certo quieto vivere” fia non è il singolo indiviNostra catanese e decide di denunciare il mafioso di tur- “ “ 21 Le icone greche di Messina, documento di una civiltà Presentata lo scorso Gennaio, la mostra sar{ allestita nella Primavera del 2012 e sar{ l’evento dell’anno in Sicilia lità plurimillenaria che fu fiorente nella nostra città fino al 1908. Vi erano diverse chiese ortodosse o greco-cattoliche a Messina prima del ello scorso mese di gennaio è stata terremoto del 1908: la più antica ed importante presentata, nel foyer del teatro era quella di S. Nicola dei Greci, ubicata nei “Vittorio Emanuele”, la mostra delle pressi dell’attuale Prefettura, lato mare. Le 43 icone greche di Messina, che avrà luogo nella primavera del 2012 e sarà l’appuntamento artistico culturale più importante in Sicilia. Il “Maurolico” è in prima linea nell’organizzazione e nel sostegno logistico al significativo evento: alla conferenza stampa ha partecipato il preside, prof. Antonino Grasso, che ha delineato le possibilità di partecipazione e di intervento del nostro liceo. La mostra vuole puntare i fari e volgere l’attenzione su un aspetto ingiustamente negletto e trascurato dell’identità culturale messinese: la grecità perenne, costante e diacronica. Messina è colonia greca (cfr. resti dell’area “Colapesce” presso il cavalcavia, scavi nella zona di via C. Battisti), dà alla grecità almeno due personaggi significativi come Dicearco ed Evemero, resta di cultura greca anche nel corso della dominazione romana, pur accogliendo in modo fecondo altri apporti, partecipa al grande tessuto dell’impero romano d’Oriente, è patria di santi, eremiti, teatro di lotte contro gli Arabi, che non trovarono mai terreno facile nel Valdemone, e, poi, fucina di studi e incubatrice dell’Umanesimo europeo con la preziosa attività del monastero del SS. Salvatore, che trova corona- icone, che dal 1916 appartengono al Museo mento e culmine nel magistero, tra gli altri, di bizantino e cristiano di Atene, provengono dalla Costantino Lascaris e nella poliedrica attività di chiesa di S. Nicola e, sembra, anche da altre Francesco Maurolico, entrambi Greci. Natural- chiese orientali. Il valore artistico di molte icone mente la lingua, la cultura e la spiritualità greche sembra indiscutibile, se ben nove sono esposte erano diffuse a livello popolare in tutto il Valde- permanentemente ad Atene. Si tratta di opere mone e lo testimonia una massa considerevole che vanno dal XIV al XIX secolo e, dunque, testidi toponimi, eponimi, agionimi, tradizioni civili e moniano, qualora ve ne fosse bisogno, la prereligiose, culti di santi e termini dialettali. La senza e l’attività continua dei Greci di Messina. forte presenza greca in città è attestata anche L’interesse suscitato dalla visita della dott.ssa da documenti del Settecento, che sono oggetto Lazaridou, vicedirettrice del Museo bizantino e di studio e, si spera, di prossima pubblicazione. cristiano di Atene, fa sperare in una rivisitazione Questo popolo esprimeva anche un’anima ed e in un nuovo approccio culturale sul tema una spiritualità particolari, il cui frutto è l’icona, dell’identità collettiva. L’evento si potrà degnache affonda le sue radici nelle rielaborazioni mente organizzare grazie al contributo teologiche cristiane del neoplatonismo. Dunque dell’Assemblea Regionale Siciliana che, tramite le icone greche -ve ne sono 31, sempre di pro- la Fondazione “Federico II”, ha reso disponibili i venienza locale, anche presso il Museo Regiona- necessari finanziamenti. A tal fine bisogna sottole di Messina- sono il documento di una spiritua- lineare il ruolo decisivo di un ex alunno del Prof. Daniele Macris N 22 “Maurolico”, l’on. Giovanni Ardizzone, che in modo fattivo e concreto si sta adoperando perché la mostra abbia un meritato riconoscimento. Tra l’altro, si sa che la comunità greca di Messina, come risulta da documenti storici, partecipò attivamente ai moti del 1847/48, cui diede un martire, aveva dei luoghi di incontro ben riconoscibili nella Messina preterremoto, partecipava anche ad eventi istituzionali della madrepatria (cfr. saluto a re Giorgio I di passaggio nello Stretto). Restano da indagare, carte alla mano, alcuni punti: perché dopo il terremoto non fu ricostruita neppure una cappella, a tutela di una comunità che pur si avvaleva delle guarentigie della legge 3942 del 1877? Perché le icone, a differenza delle 31 rimaste a Messina, furono custodite separatamente ed imbarcate nel 1912 su una nave da guerra greca all’uopo inviata? E oggi? La comunità greca si è ufficialmente “ricostituita” nel 2003 e ha sede legale ed operativa a Messina. Chiese ortodosse non hanno ancora un luogo di culto autonomo, dignitoso e riconosciuto: il prete ortodosso viene ospitato in una sala della chiesa valdese, il prete greco-cattolico in una cappella della chiesa di S. Francesco dei Mercanti, il prete ortodosso rumeno in una chiesa, a condominio col prete cattolico, a Paradiso. Si vive, certo, una dimensione autenticamente apostolica e si vive della carità dei fratelli. Ma solo questo è in grado di offrire Messina? Rispetto al 1908, è certamente più rilevante oggi a Messina la presenza di altri cittadini di fede ortodossa: rumeni, ucraini, russi, tutti comunque figli spirituali della grecità bizantina. D’altronde, non furono Russi i primi “angeli soccorritori” dei terremotati del 1908? Nel comitato d’onore della mostra saranno presenti le massime autorità della Repubblica italiana e greca, le massime autorità spirituali della Sicilia e del mondo greco (Patriarca di Costantinopoli, metropolita ortodosso d’Italia). I preparativi e la mostra porranno all’attenzione di tutti i cittadini dati, documenti, manufatti, capolavori, tesori della nostra città e di una civiltà di cui non si ha sufficiente contezza: sarà l’occasione giusta per un bilancio, per un rilancio, per doverosi ”mea culpa” e per simbolici, ma pietosi e cristiani “risarcimenti”? Lo vogliamo sperare! "Al di là del ponte", studenti ed esperti a confronto Interessante incontro organizzato dalla Consulta Provinciale degli Studenti di Messina sulla costruzione del Ponte sullo Stretto Valerio Calabrò II D no tutto ciò che riguarda il Ponte e che il domani della città di Messina deve essere messo nelle mani onfronto, dialogo, informazione. Sono quedei giovani, che del loro futuro vogliono sentirsi ste le tre motivazioni principali che hanno partecipi: «ci permettiamo di auspicare -ha poi agspinto i ragazzi della Consulta Provinciale giunto- che il No al Ponte non diventi no a tutto, ma degli studenti di Messina a organizzare, mercoledì 22 che comprenda anche una proposta per una vera Dicembre alla sala Visconti, un dibattito riguardante alternativa, e che, il Sì al Ponil Ponte sullo Stretto, allo scopo di interessare, in te non diventi sì a tutto ma primis, tutta la gioventù messinese al loro domani che prenda dal Ponte ciò che ma anche chiunque abbia interesse a saperne di più di fruttuoso si può prendere sull'argomento. Appunto per questo sono stati chiaper il destino di questa città». mati in causa vari esperti per fornire delucidazioni Il prof. Restifo ha aperto la sull'opera: il prof. Giuseppe Restifo, della facoltà di discussione con un excursus Lettere e Filosofia, il prof. Guido Signorino, della storico sulle prime idee legafacoltà di Scienze Politiche, l'ingegner Giovanni Cate al Ponte sullo Stretto, miniti, dirigente del dipartimento Grandi Opere del riguardo al quale si erano già Comune di Messina e Anna Giordano, attivista di fatti progetti dopo la Seconda fama nazionale del WWF. Ha introdotto la conferenGuerra Mondiale (diventando priorità della Demoza Angelo Velardi, presidente della Consulta, che ha crazia Cristiana) che però non erano mai andati in denunciato l'ambigua situazione in cui viviamo noi porto fino ad oggi, quando ormai sembra inevitabile giovani, costretti a subire decisioni senza poter espril'avvio dei lavori, dato che proprio giorno 20 Dicemmere la nostra opinione, senza poter in qualche bre è stato consegnato alla società Stretto di Messimodo "partecipare" al nostro futuro e quindi relegati na il progetto definitivo dal Contraente generale in una condizione di isolamento da tutto ciò che ci Eurolink. Il prof. Guido Signorino ha invece analizzagira intorno e che ci riguarda direttamente. Ha proto l'opera sotto il profilo economico: poiché i costi seguito, moderando poi i lavori, Fabio Santonoceto, elevati non sarebbero cosi facilmente recuperabili presidente della commissione territoriale Comune di come invece molte previsioni ci avevano fatto penMessina della Consulta, parlando dello scopo dell'insare si rischia una perdita incalcolabile. Il Ponte, contro, che non è stato quello di schierarsi a favore o dunque, secondo lui, cosi com'è progettato, è altacontro il Ponte, ma capire e studiare in modo critico i mente antieconomico, ammettendo pure che il suo pregi e i difetti di un opera e pensare a possibili utilizzo a lavoro fatto sia esponenziale come molti si alternative nel caso esse sussistano. Claudio Staiti, aspettano. E’ toccato all'ingegner Caminiti mostrarci presidente della commissione cultura della Consulta, le variazioni al progetto preliminare, con alcune ha rimarcato il discorso sottolineando che incontri novità per venire incontro alle esigenze della città, del genere debbano servire per comprendere appie- C come le due stazioni metropolitane ferroviarie sotto il viale Europa e al Papardo e la salvaguardia della cittadella universitaria. Anna Giordano del WWF, ha chiuso, con un tono abbastanza deciso, chiarendo come il Ponte, che sarebbe quello a campata unica più imponente al mondo con i suoi 3300 metri di altezza, recherebbe danno al territorio calabrese e siciliano e come il progetto non tenga conto di una miriade di fattori legati appunto all'ambiente (ricordando che il nostro territorio è ad alto rischio sismico e idrogeologico). Il resto è stato dibattito e confronto, talvolta, anche acceso, sino a lasciare la parola ad Alberto Nicòtina e Giulia De Luca, due alunni del nostro liceo, i quali, sulla falsa riga degli “elenchi” di Vieni via con me, il programma televisivo di Fazio e Saviano, hanno recitato un bel pezzo sui motivi che ci spingono a restare e su quelli che ci portano ad andar via da Messina. Un dibattito abbastanza proficuo, che, in modo chiaro, ha mostrato a noi ragazzi cosa va e cosa non va in questo Ponte e che ha fatto sentire l’obbligo da parte nostra di chiedere più considerazione alle Istituzioni perché prestino orecchio alle nostre idee e suggerimenti, trattandosi di un qualcosa, che, come molto altro, esige da parte di tutti un’attenta pianificazione. Messina ha avuto già abbastanza delusioni e non vorremmo mettere la firma su una cosa che non conosciamo bene. Sei nuove piazze per Messina Inaugurate da poco, costituiscono già importante punto di aggregazione sociale e di ausilio al forte richiamo turistico Claudio Passaro la zona circostante lungo la via Garibaldi è stata sistemata, con la ristrutturazione del marciapiede prima ome da un po’ di tempo a questa parte si può rovinato e reso impraticabile da buche e quant’altro. notare, il nostro centro cittadino è stato risisteLe stradette sono state così risistemate: uno spazio mato con un intervento urbanistico che ha comportato la ristrutturazione dei viottoli di congiungimento tra la via Vittorio Emanuele e la via Garibaldi; essi sono stati trasformati in piazzette, ognuna con un diverso tema: si va dalla piazza della Cultura alla piazza dei Sapori, dalla piazza della Memoria alla piazza dell’Acqua, e via dicendo. Come aspetto e stile bisogna dire che è un intervento abbastanza discutibile, considerata la valanga di cemento utilizzata e l’unica presenza di un piccolo alberello posto nella piazza della centrale, pavimentato con lastricati diversi da piazzetTerra. È doveroso però ricordare la precedente situata a piazzetta, è stato pianeggiato e sopraelevato; una zione urbanistica di queste zone, ora senza dubbio serie di sedili sono stati posti ai lati di questi spazi, e al rivalutata. Infatti prima queste vie erano dei semplici luoghi di passaggio, costantemente invasi di macchine centro dei vari slarghi troviamo una zona che si diffeo dei tavolini di qualche bar, mentre adesso sono stati renzia dalle altre, per colore della pavimentazione o per una decorazione posta in quel punto. Anche il trasformati in luoghi pubblici, accessibili a tutti e anche C II H largo Giacomo Minutoli, davanti a piazza Municipio, è stato risistemato: la pavimentazione è stata rifatta ed è stato posto un maxischermo in cui scorrono le immagini dei vari aspetti che il fronte a mare della città ha avuto nei secoli: dall’antica cinta di mura di età normanna, alle due palazzate, quella del Gullì e quella del Minutoli, fino alla cortina attuale. Dal lato che si affaccia sulla via Garibaldi, inoltre, sono stati messi dei cartelli informativi, in italiano e in inglese, su ogni piazza: essi spiegano il nome dello slargo, riportano una planimetria di quel punto prima dei terremoti del 1783 e del 1908, spiegano che cosa si trovasse prima in quel luogo. Adesso questa zona, la prima visitata dai turisti che approdano a Messina, è senza dubbio migliorata; ma ancora molto si può e si deve fare: ed è dovere di noi cittadini muoverci a questo fine. Questo intervento è solo il primo passo di una lunga serie che potrebbe portare Messina più in alto, e rendere noi messinesi più orgogliosi della nostra città. 23 Vacanze di Natale Tra mangiate, ozio, regali e giocate Silvia Cavalli Adele Ferrara IF IF U ltimo giorno di scuola. La professoressa di recitazione sta scrivendo qualcosa alla lavagna mentre il grande orologio appeso al muro ticchettìa insistentemente. A pochi secondi dal fatidico suono della campanella, quello che prima era solo un sussurro aumenta gradualmente di volume, fino a trasformarsi in un urlo quando finalmente si ode l’agognato squillo echeggiare per i corridoi: Estate! Beh, credo che tutti sappiate benissimo di cosa stiamo parlando: si tratta della famosa scena iniziale di “High school musical 2”, film di “grande spessore” che noi tutti abbiamo avuto l’onore di guardare e che per quanto ci riguarda ha annientato tutte le nostre aspettative. Dopo aver gettato al vento i vari fogli che avevano sui loro banchi, i ragazzi si lanciano in un’improvvisata, quanto tecnicamente perfetta danza di gioia (non proprio verosimile), e vengono seguiti da tutto il corpo studentesco, compresi gli insegnanti e gli operatori scolastici, muniti di scopa e paletta. Vi chiederete il perché di questa premessa. Ebbene, quest’oggi vorremmo parlarvi delle vacanze di Natale, iniziando proprio dall’ultimo giorno di scuola: il 22 Dicembre 2010. Se ne fossimo stati capaci, anche noi avremmo inscenato una coreografia con tanto di coriandoli e banda musicale appresso, ma non essendo un corpo di ballerini, ci siamo limitati ad uscire rapidamente dalla scuola, dopo un frettoloso scambio di auguri. Ahhhhhh, finalmente in vacanza! Partono subito i primi buoni propositi per questi giorni di pausa: ripassare italiano, studiare le ultime venti lezioni di fisica perché, da dopo l’interrogazione, ci siamo leggermente rilassati, fare qualche versione per tenerci allenati… Tutti bellissimi progetti che però falliranno miseramente. Perché anche tu, si proprio TU, ragazzo che stai leggendo, hai fatto i compiti negli ultimi tre giorni, ammettilo. Eh si, perché fino al 25 ci riposiamo, dopotutto è Natale, il 26 è S. Stefano, dal 27 al 31 si fa ponte e poi il tempo di contare a rovescio da 10 a 1 e si brinda di già all’anno nuovo; poi il 2 non troviamo il coraggio di affrontare il diario... Quando finalmente, si fa per dire, ci decidiamo a iniziare, è sempre drammaticamente troppo tardi. Così dopo circa tre giorni di studio intenso, notte e giorno, riusciamo a finire tutto, o almeno i compiti per il primo giorno. Per non parlare dei regali, che, non avendo avuto tempo prima, si devono comprare alla velocità della luce nei giorni compresi tra il 22 e Natale, sbizzar- rendosi con la fantasia, non certo aiutata dalla fretta, con una vasta gamma di doni che va da innovativissimi profumi a originalissime cravatte, tranne magari per qualche persona speciale per cui si fa eccezione. I propositi comunque non riguardano solo i compiti: abbiamo in progetto uscite con amici, serate al cinema, riunioni di ex compagni delle medie… Tutto questo viene fatto, ma in proporzione minuscola rispetto a tutte le volte che invece ci si ritrova a giocare a sette e mezzo con circa una trentina di parenti e cuginetti, rimpinzandosi di cioccolata e panettone. Durante i vari giorni, in pratica, non abbiamo la forza e la voglia di far molto e ci ritroviamo ad alzarci dal letto (alle undici e oltre), mangiare e poi ancora oziare. La pacchia è meravigliosa e le vacanze sacrosante, tanto che, quando finiscono, ci chiediamo dove trovavamo prima la forza di affrontare tutti i compiti e le attività della vita scolastica. Tuttavia spesso ci lasciamo sopraffare dall’ozio e ce ne accorgiamo solo quando è troppo tardi per recuperare e fare ciò che ci eravamo proposti. Mettendo da parte le uscite con gli amici, che non basterebbero mai, parliamo degli episodi frequenti delle vacanze. Passando per pranzi e cenoni pantagruelici, in cui ci si ingozza di cibo, ingurgitandone circa il quantitativo che sfamerebbe un’intera famiglia per un mese, e dopo, lamentandosi perché ci si sente imbottiti, si sparecchia velocemente, si stende il panno verde sul tavolo, che diventa la tavolata di un casinò, e si inizia a giocare; non importa che non ti vada di perdere quei 10 €, che la volta scorsa hai guadagnato in una lotta all’ultimo sangue a cucù con tua cugina: devi giocare, e basta! E così precipiti nel baratro del gioco d’azzardo, acquistando cartelle della tombola e carte a mercante in fiera a prezzi esorbitanti, manco fossero d’oro! Quando ti capita di fare ambo, esultando come un matto anche se hai vinto solo 1 € quando ne hai spesi 10, tutti i presenti ti guardano con occhi un po’ invidiosi, gemendo della propria sfortuna, mentre quando ti manca un numero per fare tombola (e cala il silenzio tra i giocatori), il parente di turno si alza in piedi e grida ciò che avresti temuto: “tombola!”. Diamine. Alla fine di ogni serata ci si ritrova molto appesantiti e con il portafogli leggero leggero. Quanto desidereremmo che fosse il contrario! Adesso che le vacanze sono ormai un ricordo (di pochi giorni fa), ci mancano immensamente, e come nella nota pubblicità di crociere, vorremmo poter dire ai professori, al ritorno in classe, dopo essere stati scelti come primi interrogati dell’anno: “Ma professore, sono appena tornato!”. E quanto sarebbe bello sentirsi dire a questo punto un benigno: “Ahhhh, sei appena tornato!” al posto di un secco “E che vuol dire!??!” Comunque, a parte un po’ di sana ironia, le vacanze sono sempre positive, allontanano lo stress e permettono di stare in famiglia e svagarsi, senza dimenticare la propria fede nel celebrare Gesù che nasce e fare buoni propositi per l’anno nuovo. Adesso torniamo a lavoro, rinvigoriti, si spera, da questi giorni di serenità. Buon anno a tutti! L’altra faccia del Classico Davide Bosurgi (II G) ha esordito lo scorso 5 Gennaio con l’ACR Messina Roberto Saglimbeni “I II E n che scuola vai? -Al classico!- Al classico? Ma chi ti porta? Greco, latino ... materie inutili! E poi non puoi dedicarti ad altro!” Quante volte noi del classico ci siamo sentiti dire frasi come questa? Quante volte il nostro percorso di studi ci è stato mostrato come ostacolo per le nostre passioni, specie se sportive? Non vi è dubbio che la scelta di iscriversi a questo indirizzo comporti una serie di rinunce, o quantomeno di maggiori sacrifici per conciliare il carico di lavoro con tutte le altre attività. Ciò è ancora più difficile se si pratica uno sport a livello agonistico: e così ragazzi che sono grandi talenti fino a 14-15 anni sono costretti, una volta entrati al classico, ad 24 abbandonare la propria passione e lasciar sfiorire la propria bravura. Ciò è verificabile in qualunque centro sportivo, dove il rapporto tra studenti del classico e di altri indirizzi è di 1:10: esistono tuttavia delle belle eccezioni, anche al Maurolico. Ci riferiamo al nostro presidente del comitato, Davide Bosurgi di II G, che giorno 5 gennaio 2011 ha esordito con l’ACR Messina. Davide è rimasto in campo per tutti i 90’, ricevendo i complimenti del neo vice presidente ed una valutazione su Gazzetta del Sud pari a 6, risultando uno dei pochi a salvarsi nel tracollo della squadra, sconfitta per 4-0. La giovane ala sinistra mauroliciana si allena regolarmente con la prima squadra, giocando con calciatori di cui, fino a qualche anno fa, attaccava come tutti noi le figurine sugli album. A Davide, così come a tutti gli sportivi mauroliciani, vanno i migliori auguri per il prosieguo della loro carriera ed i ringraziamenti per dimostrare, con il loro impegno quotidiano, che un indirizzo di studi impegnativo e serrato non è per forza inconciliabile con le proprie passioni, e che la volontà ben può compensare alla carenza di tempo. “Una merendina salverà la scuola” Dagli archivi di Koiné leggiamo come, gi{ nel ‘95, la richiesta della presenza di un punto ristoro fosse pressante, anche se... Alberto Nicòtina N II B ello spulciare gli archivi del Koinè si prova un’ emozione e una sorpresa sicuramente pari a quelle che dovette provare Schliemann nel riportare alla luce l’antica Troia. Come lui, dopo aver sentito e letto dei 25 anni di fatica durata dai vari direttori e redattori avvicendatisi nel corso di questi anni, eccoci giunti ad esaminare direttamente le fonti testimoniali: gli antichissimi numeri del nostro tanto amato quanto sudato periodico scolastico, conservati fedelmente sia nella nostra biblioteca sia in sconosciuti – ma non per questo meno ricchi- archivi privati di ex mauroliciani. La Koiné, la nostra voce comune, appariva senz’altro molto meno elaborata graficamente rispetto ai nostri augusti tempi, ma dal punto di vista contenutistico è sempre rimasta tale. Anzi, chi scriveva non si faceva troppi problemi, lo faceva con molte meno remore, più sfacciatamente. Ed ecco, a sostegno di quanto dico, uno dei tanti articoli che sono riuscito a reperire: alla pagina 19 del numero I del 1995, l’allora rappresentante d’istituto Paolo Blundo Canto II C firmava il suo “Una merendina salverà la scuola…”. L’articolo, pubblicato nella rubrica “Il polemico”, rappresenta tra l’altro un’ottima prova darwiniana: è simbolo della nostra evoluzione! E infatti già nel lontano Novembre 1995 si parlava per la prima volta della creazione di un bar: “Nel primo consiglio d’istituto di quest’anno scolastico era stato proposto di creare all’interno della scuola un punto di ristoro o, almeno, di munire il nostro istituto di distributori automatici di bibite e merendine per rendere meno pesanti le nostre giorna- te e non arrivare al termine delle lezioni stanchi, affamati e distrutti…” Ma purtroppo i nostri cari vecchi compagni dovettero ingoiare, al posto delle merendine, un boccone amaro! Il redattore infatti prosegue: “…La proposta è stata bocciata, perché si è pensato che durante la ricreazione si sarebbero formate code lunghissime e disordini che avrebbero causato ritardi nella ripresa delle lezioni…” Fin qui sembrerebbe che chi scrive si limitasse, rassegnato, alla mera cronaca del fatto. E invece no! E proprio a questo punto che tira fuori i denti, che fa vedere i muscoli, denunciando un intollerabile illecito perpetrato a danno degli studenti: “…Pochi sanno però che durante la mattinata si verifica abitualmente un fenomeno a dir poco vergognoso: in una stanzetta del piano superiore si riuniscono di nascosto diversi professori, per prendersi un caffè, magari accompagnato da qualche brioche, e per fumarsi tranquillamente una sigaretta. Ora, non vorrei dedurre da ciò che la nostra proposta sia stata bocciata proprio per il fatto che i professori hanno già un loro ‹‹punto di ristoro››, seppure abusivo, e che, quindi, non sono disposti a condividere con noi studenti questo loro ‹‹privilegio››. Comunque, poiché ci vengono negati anche i distributori automatici, ci sentiamo offesi e presi in giro, anche perché i nostri cari docenti, a differenza nostra, possono uscire tranquillamente da scuola, dato che non sempre hanno in orario cinque ore consecutive come noi, per andare in qualsiasi bar a bere tutti i caffè e a fumarsi tutte le sigarette che vogliono…”. L’infervorato giornalista, evidentemente incattivito dalla fame e dalla sete, come lo dovevano essere anche tutti i mauroliciani dell’epoca, imbracciate le armi, concludeva tuonando: “…In conclusione, annunciamo solennemente che siamo sul piede di guerra e al grido di ‹‹Distributori o morte›› ci diciamo pronti perfino ad occupare il nostro caro liceo intransigente - cominciate a tremare – non è una minaccia, è una promessa”. Questa tanto divertente quanto entusiasmante scoperta dimostra come, anche se molto spesso non ce ne rendiamo conto o non ci facciamo caso, ogni singolo centimetro quadrato del nostro amato “Regio Liceo” è testimone di una storia centocinquantenaria, una storia scritta dalle migliaia di studenti come noi che l’hanno vissuto. Se noi oggi possiamo permetterci tanti “privilegi” un tempo sconosciuti è grazie anche all’impegno e alle “lotte” di chi ci ha preceduto. Ma soprattutto dimostra come questo nostro giornale è sempre stato, fin dalla sua creazione, capace di rappresentare gli umori e la storia di questo liceo e dei suoi studenti, perché in fondo è proprio vero: “scripta manent...”! Amo la mia scuola perché... Tra le varie emergenze... non si sa mai... Morti, feriti? Macchè! Al Maurolico siamo solo sempre affamati! “Asciuga il sole asciuga...” Una materia sempre utile: l’“economia domestica”! 25 The importance of watching English movies Il tema del νóστος nel cinema di Tornatore Marcello Turano VF T eenagers are used to watching movies when they go out to the cinema with their friends, at home and everywhere. In Italy they watch movies in Italian, but it would be better watching them in their original language, that is to say English, in most cases. Watching English movies can help you to improve your skills, your pronunciation, your vocabulary as well as the mastery of the communicative functions of everyday language. Even if you don’t understand each single word when listening to a dialogue between the main characters of a movie sequence, you can get to know the message and what is happening. A useful suggestion could be watching movies first in your native language and then in English and if you wish you can also select English subtitles since some unknown or new words could be hard to understand and thus could slow down your comprehension of the message. The Italian habit of watching foreign movies, especially from the United States, already dubbed into Italian language is totally different from what actually occurs in the rest of the European countries, where people usually go to the cinema aware of having to face a movie coming from abroad only with US L U P I DISC XIT DI III A II f the help of subtitles in their own language. For this reason Italian teenagers may often show a lazy attitude towards the learning of a new language since they see English only as a school subject to be studied at school in order to get good marks. So they don’t realize how much English is important all over the world both as a means of communication to exchange your own opinions and ideas and to widen your cultural background. L “English Monday” Tema Omerico che fa del ritorno di Rassegna di film in lingua originale 28/02 “Le cronache di Narnia” 21/03 “Last song” 11/04 “Mordimi” PRENOTAZIONE E VENDITA BIGLIETTI PRESSO LE CASSE DEL MULTISALA APOLLO (Via Cesare Battisti, 111) INGRESSO SINGOLO: € 6,00 ABBONAMENTO 3 FILM: € 15,00 PER INFO CONTATTARE: 090/670701 Ulisse in patria una sorta di romanzo di formazione: Ulisse ritorna ad Itaca dopo vent'anni, dieci di guerra e dieci di navigazione, profondamente trasformato, e non solo nel corpo, rispetto al giovane che era partito al seguito degli Atrìdi alla volta di Troia. Anche Totò, protagonista di "Nuovo cinema Paradiso", ritorna alla grande città dove lavora come regista nel natìo paese siciliano, molto diverso rispetto al giovane che era stato e che aveva abbandonato la Sicilia per dare seguito al consiglio dell'amico Alfredo: "Vattinni, chista è terra maligna. Fino a quannu sì cà cridi di essiri o' centru du munnu, poi...". E sul quel (si sente rumore in classe provenire da sopra) - Prof.ssa: "Cos'è questo rumore?!" Alunno: "Jumanji!" IA Alunno: "Scusi professore, il Alunno: "Come è andata la prof. ***** come si chiama di versione?" - Alunna: "Non lo so… nome?" Professore: "Antonio…" la traduzione era liberale..." Alunno: "Come? Pandoro?!…" po, il ragazzo che fa?" - Alunna: "… andrà avanti per inerzia... e poi cadrà a terra o che ne so. Il principio è quello..." Prof.ssa: "Perché la cellula è procariote?" Alunna: "Manzoni ed Enrichet- Alunna: "Con i Patti Laterata Blondel celebrarono il ma- nensi vennero messi i crocifistrimonio prima in rito pagano si nelle scuole e anche nelle e poi in rito cattolico…" 26 chiese…" Prof.ssa: "Il filosofo diceva vivi…?" Alunno (che deve essere ro impreparato!" Prof.ssa: "no, questo lo dirà tua nonna..." quando Dante parla di Dio c'è sempre quell'aura di..." Iii e Alunno: "…vado a sciacquare i panni in Arno…" – Alunno: "Perché stai scrivendo un libro?" - "No, mi si è rotta la lavatrice…" Alunna (in Divina Commedia): "Dante interrogato): "Mi dichia- Alunna: "e lascia vivere!" incontra una lontra …" Alunno: "Marx, momento di vero godimento... " Alunno: "...reticenza, si dice e non si dice, tipo mafia insomma… " VB Prof.ssa: "F. vieni alla cattedra!" - Alunno: "No, prof., mi si è addormentato il piede e mi dispiace svegliarlo!" Alunno: "Perché… Barbra Streisand… uuuuhhhh!" Prof.: (a proposito della Divina Commedia) "...ci fate caso che III F agguato, così come spesso accade a molti giovani siciliani che, per sfuggire al destino di precari, vanno via, pieni di speranze che, anche quando si avverano, non costituiscono una ragione sufficiente per restare lontani, tanto che il desiderio del νóστος prima o poi li riprende, non tanto per il desiderio di rivedere parenti, amici e luoghi, ma anche, e soprattutto, come aspirazione dell'anima a rientrare, come avrebbe detto Foscolo nel luogo "ove il corpo fanciulletto giacque". 335/5263890 Professore: "e dopo che il bus frena di colIf IV F poi si schiude una fortunata carriera professionale all'insegna del motto a presentazione presso il Cir"Cu nesci arrinesci". Eppure anche colo Pickwick, giovedì 3 Febse Totò si è affermato (è rinisciuto) il braio, di un saggio sul cinema richiamo della terra è sempre in e sull'opera di Peppuccio Tornatore, offre lo spunto per una riflessione su uno dei temi più cari al regista siciliano, ovvero il tema del νóστος, ampiamente indagato in "Nuovo cinema paradiso", ma ripreso anche in altri capolavori come "Stanno tutti bene", "Il signore delle stelle" e "Baarìa". Alessandra Giliberto Ve Alunna: "Benedetto da Moccia…" La Redazione I redattori Il direttivo Claudio Staiti III A Roberto Saglimbeni II E Maria Chiara Pollicino II F Antonio Crisafulli III F Claudia Santonocito III F I vignettisti Federica Vitale II A Emanuela Ferrara IV D Domenico Pino V F Antonio Zaccone III F Ringraziamo per il loro contributo Giulia De Luca I A Chiara Lucà IV F Oriana Crea III A Giulia Pinizzotto V F Alessandro Mazzullo IV B Domenico Pino V F Paola Benvenga II B Andrea Santoro V F Alberto Nicòtina II B Marcello Turano V F Marta Vicinanza II B Silvia Cavalli I F Gabriele Ientile V C Giuseppe Denaro I F Alberto Tommasini V D Adele Ferrara I F Valerio Calabro’ II D Simone Salvo I F Federica Fusco V E Irene Petraroli II F Giorgia Arcovito III E Roberta Sofia II F Marina Pagano III E Sophia Sorrenti II F Valentina Foti IV F Antonio Zaccone III F Alessandra Giliberto IV F Claudio Passaro II H ERRATA CORRIGE Prof. Felice Irrera Prof. Daniele Macris Prof. Raffaele Talotta ~ Nello scorso numero, un’intervista attribuiva, erroneamente, al Prefetto di Messina il nome “Guido” anziché l’effettivo “Francesco”. Ci scusiamo con i lettori e con Sua Eccellenza, il dott. Alecci. Cogliamo l’occasione per ricordare che il lavoro di redazione ed impaginazione del giornale è svolto unicamente dai ragazzi. Ciò comporta, talvolta, la presenza di qualche refuso. ~ La poesia “Brezza di passione”, apparsa nello scorso numero e firmata erroneamente da Andrea Santoro V F, è in realtà di Giuseppe Denaro I F. Ci scusiamo con il diretto interessato. ~ Nello scorso numero, il nome della prof.ssa Schirò non è apparso fra i docenti collaboratori. A Lei le nostre scuse. Grazie, il direttivo Logo Κοινή 2010/2011 ideato e realizzato da Domenico Pino V F Vignetta Ipse Dixit “San Valentino & i prof.” ideata e realizzata da Federica Vitale II A Stampato presso Società Cooperativa Spignolo a.r.l. Via Maffei, 8 - Messina tel. 090 717340 - Fax 090 6415659 27 MACRIS: (spiegando Quintiliano) «Il maestro dovrà essere sentito dagli scolari come un padre e questi dovranno comportarsi come figli» "Basta che non chiedete soldi!" MACRIS: "Ma voi lo sapete che in Inghilterra nessun cattolico può diventare re? Non per niente, l’ultima regina cattolica è stata Maria la Sanguinaria, passata alla storia per un cocktail al pomodoro e alla vodka, detto Bloody Mary…" MACRIS: "Le classi sono come il vino, a volte sono buone, a volte sono aceto…" MACRIS: "Oggi andate sui Tubbi e cercate il servizio del Tg3…" VETRO’: (parlando dei Promessi Sposi) "a quel tempo una donna non ancora sposata a 28 anni era considerata una zitella marcia…" (più tardi) "Tenete conto che una donna di 40 anni era buona solo per il brodo, come la galline…" PICCOLOMINI: (alla battuta di un alunno): "Dopo questa ti interrogo. Questa battuta faceva ridere le lum che!" (più tardi ad un’altra battuta di un alunno): "Devo ridere? Perché se devo ridere mi faccio il solletico!" CACCIOLA M. L.: "Vi ricordo che l’11 Febbraio scadono le iscrizioni per l’asilo, affrettatevi! " MACRIS: "Libero stomaco in libero Stato!" RIZZO: "E’ stato Dio a scegliere che Cesare dovesse avere i capelli biondi … Cesare ma che hai fatto?! Li hai scuriti?!" RIZZO: "Se mi mandi in carcere io poi vengo dall’oltretomba e non ti faccio più dormire!" SCOLARO: (incrocia il direttivo di Koiné) "Vadda, vadda cu c’è! U direttivo! La creme de la creme de l’école!" VENUTO: "Preparate un foglio con le interrogazioni programmate però interrogo chi voglio io…" Alunna: "Professore lo sa che forse viene a Messina il Presidente della Repubblica?" IRRERA: (col capo fa cenno di sì) "e allora dovete preparare le bandierine e vestirvi uno di verde, uno di bianco e uno di rosso e mettervi in fila..." (poco dopo) "... ma non abbondate col verde, non si sa mai..." L’Arch. Ma- VETRO’: "Qualcuno mi ha fregato la matita che avevo a mia volta fregato a qualcuno…" RIZZO: "Ma siete presenti a voi stessi quando parlate?!" PICCOLOMINI: "Hai seguito, o dici sì per dire nì?" Alunno: "Perché la costellazione dell’ariete ha meno stelle?" RAGNO: "C’è chi può e chi non può…!" [email protected] Puoi leggere on-line questo giornale e rivedere le uscite passate qui: http://www.maurolicomessina.it/koine_2010_2011.ph rina Arena nel 2005 ha partecipato, con il Dipartimen- Siamo su Facebook: “Koiné, Giornale del Maurolico” & “Newsletter di Koiné, Giornale del Maurolico”