Koinè Febbraio 2011

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Koinè Febbraio 2011
FEBBRAIO 2011
ANNO XXV, NUMERO 3
Le magnifiche sorti e progressive
“V
enghino, signori venghino
alla grande corte di Ninuzzo il Magnifico” declama il
giullare Ponziellòn, mentre tutta la corte è
in gran fasto e la servitù operosa. Oggi è la
giornata delle grandi scoperte e delle rivoluzioni della tecnologia: è stato inventato un
lungimirante occhiale dalla forma cilindrica,
chiamato “cannocchiale”. A servirsene è la
scienziata Palmea Milazzus che dimostrerà,
una volta per tutte, che è il Sole a girare
intorno alla terra (chi è talmente pazzo da
dubitarne?). Dalla Grecia è arrivato il cuoco
Macris e le sue prelibatezze e dal vicino
principato di Arcore uno stuolo di odalische
danzanti. La damigella Laurà ha presentato
i corsi di lingua straniera: molto apprezzati
sono stati quelli di siciliano, lucano e lombardo. La damigella Gemellaro ha tentato
di spiegare le regole di un nuovo gioco: la
“palla pugno”. Ma il gioco è stato applicato
troppo “alla lettera” e si è dovuto sospende-
re per l’eccesivo numero di feriti. A rallegrare
la corte ci pensa il menestrello Andrea Salvàtor, con le sue rime in stile aulico del tipo
“Erano i capei d’oro al cico sparsi”. Ma la
scoperta strabiliante si deve allo scienziato
Venuto della Mirandola, detto Mastro Pippo, che ha costruito uno strano arnese che
assomiglia ad un cassettone. Lo ha chiamato “televisore”. Tutti fremono dalla voglia di
capire a cosa serva e si accalcano attorno
per assistere meglio all’accensione
dello strumento. Tutto è pronto. Il
fido collaboratore, Mr. Frank, di
origine inglese, procede
all’accensione. Un clima di religioso silenzio attende che accada
qualcosa. Ma nulla. Dopo un po’ si
sente una voce in lontananza.
Tutti si guardano impauriti. E’ la
voce di Ninuzzo il Magnifico quella
che sentono, eppure il sovrano è lì
accanto a loro e non ha mai aperto bocca.
La voce, nel frattempo, si fa più forte e, poco
a poco, sul cassettone appare un volto.
Palmea Milazzus, nel frattempo, ha chiamato l’esorcista di corte, Padre Scolarus,
che ha iniziato a benedire con l’acqua santa
tutti i presenti. Ma la voce continua e il volto
si fa sempre più nitido. Adesso si scorge
chiaramente il profilo del Principe Ninuzzo,
con degli abiti strani addosso. Ai lati ha le
damigelle Laurà e Gemellaro ed un’ orda di
pestifere creature che ogni tanto prendono
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l
sc
oiné
Storia di
un condannato
a morte
E
continua a pag. 3
MESSINA
TEATRO
Intervista al
Procuratore Capo,
dott. Guido Lo Forte
Massimo Lopez, fra
palcoscenico e
ricordi di scuola
LIBRI
Gianrico o Guido?
Le due facce di
un’unica essenza
INTERVISTA
Gianfranco Svidercoschi,
Vaticanista e amico di
Karol Wojtyła
Sommario
In questo numero
Si ringrazia la Libreria Ciofalo per il sostegno
2
continua da pag. 1
la parola, interrompendo addirittura Sua
Eccellenza il Principe. In basso, pare di
leggere la scritta “Tempo Pieno”, mentre
in alto l’insegna “RTP”. Lo sconcerto è
generale. Ma si decide di ascoltare. Le
figure in quella scatola parlano in un modo
astruso, incomprensibile per le nostre
orecchie e sono vestite in un modo mai
visto prima, assurdo per i nostri occhi. Da
La prima pagina di Koiné sulla “Gazzetta del Sud”
ciò che riusciamo a comprendere, grazie
anche all’interpretazione della damigella
Laurà, capiamo che si sta parlando di una
scuola, un’accademia forse e delle sue
attività. Rimaniamo esterrefatti dalle
mirabili e avveniristiche opportunità che
quel loco offre, ma siamo convinti che noi
le supereremo con le nostre scoperte che
fanno sempre più prospero il sol
dell’avvenire. Spegniamo quell’arnese
diabolico, interrotti dall’arrivo di un messaggero. Oggi il nostro giornale è uscito
insieme alla “Gazzetta Di Corte” e nessuno
di noi se lo perderebbe per nulla al mon-
do… (da una cronaca del 7 Febbraio
1470).
Eh sì, abbiamo voluto scherzare (e quando mai?! direte voi). Chiediamo venia!
Questo che avete appena letto, seppur
attraverso un excursus in chiave rinascimentale, è ciò che (forse) verrebbe fuori
se spostassimo indietro le lancette
dell’orologio del tempo. Tutto becero
frutto della nostra fantasia? Non proprio.
Il Maurolico realmente è stato ospite, lo
scorso 28 Gennaio, della trasmissione
“Tempo Pieno” su RTP per presentare le
“magnifiche sorti e progressive”, alias
“piano dell’offerta formativa” e realmente Koinè, il giornalino che avete tra le
mani, è uscito per la seconda volta insieme a “Gazzetta del Sud”, lo scorso 7
Febbraio. Ma andiamo ad oggi. In un
anno così speciale come questo, sarebbero bastati i 150 anni dell’Italia unita e
della scuola che tutti gli studenti e non
solo si preparano con fermento e con
gioia (?) a celebrare. Lo sappiamo. Ma
ognuno festeggia ciò a cui tiene. Va bene
la Patria, va bene la scuola ma un piccolo
spazio lasciatelo anche per Koiné, del
quale, Domenica 13 Marzo, ricorderemo i
25 anni (programma a fianco). Fatelo non
tanto per noi, quanto per quegli ex alunni
(ora quasi tutti a lavorare in giro per il
mondo) che di qui a poco si riuniranno
per fare festa. Per dirsi “Hai visto che non
mi sbagliavo?”, per raccontare episodi ed
aneddoti, storie sentite e vissute, per
sperare con noi che l’avventura continui,
senza illudersi che tutto sia eterno. In
un’Italia così profondamente disunita,
partiamo dal piccolo e arriveremo al
grande.
Fondato nel 1986, Koiné, giornalino degli studenti del liceo classico “Francesco
Maurolico” di Messina, festegger{, Domenica 13 Marzo, i suoi 25 anni. Gli incontri della giornata si svolgeranno nell’Aula Magna del Liceo.
PROGRAMMA DELLA GIORNATA
h. 9,20 - Saluto del Direttivo
h. 9,30 - Conferenza-lezione “Dal giornalismo teorico a quello pratico: due
mondi a confronto”
Interverranno:
Prof.ssa Angela Busacca, docente di Diritto dell’Informazione, Facoltà di
Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Messina
Dott. Lino Morgante, capocronista “Gazzetta del Sud”
h. 11,00 - Lezione interattiva “Il ruolo del giornalismo on-line ai tempi di
Wikileaks” (in collaborazione con Tempo Stretto)
~•~
h. 16,00 - Saluto del Direttivo
h. 16,10 - Saluto del Preside, prof. Antonino Grasso
h. 16,15 - Intervento del fondatore di Koiné, dott. Gerolamo Minasi e, a
seguire, intervento di alcuni degli ex direttori e redattori che hanno contribuito alla gestione del giornale nel corso dei 25 anni.
H. 18,00 - Esibizione del coro Maurolico-Seguenza
Durante la giornata, verranno messe in mostra, a disposizione dei visitatori, le precedenti edizioni di Koiné e le testate che hanno partecipato al bando per l’anno scolastico 2010/11.
Chiunque sia in possesso di edizioni passate di Koiné o di informazioni che, aiutandoci
a ricostruire la nostra storia, possano contribuire a rendere tale anniversario il più
bello e completo possibile, é pregato di contattarci al nostro indirizzo di posta elettronica [email protected] o di rintracciarci su Facebook al profilo Koiné giornale del Maurolico. Grazie.
www.maurolicomessina.it
Il Direttivo
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Quando un innocente viene condannato a morte
Intervista a Curtis Edward McCarty, recluso per 19 anni nel ‘death row’ in Okhlaoma
N
on è raro ascoltare
le parole di chi
(anche nel nostro
Paese), lamentando l’inefficacia
del nostro sistema carcerario e
della tanto dibattuta “certezza
della pena”, elogia l’inflizione
della morte quale migliore strumento deterrente contro terroristi
e omicidi. Fa ribrezzo poi sentire
gli stessi che ostentano le loro
capacità matematiche facendoci
Curtis Edward McCarty
notare come, se facessimo fuori in
un sol colpo i detenuti che (secondo loro) lo za alibi? E cosa succederebbe se a causa di ciò
meritano, ne trarremmo sicuramente tutti un lo stesso imputato, allora 19enne, venisse già
enorme vantaggio economico, risparmiando in primo grado ritenuto colpevole per
sul loro vitto. C’è poi chi, in buona fede, quan- quell’omicidio,“solo perché qualcuno aveva
do si vede strappato un proprio caro da un sentito che io sapevo chi fosse l'assassino”,
pirata della strada, da un chirurgo incapace o come ha detto lui stesso, e venisse recluso per
da un mafioso, fa mostra a sua volta (e solo in 21 anni, 19 dei quali nel braccio della morte?
questo caso risulta comprensibile) dei propri “Avrei tanto da raccontare riguardo alla mia
istinti primitivi, inneggiando alla morte, alla vita dentro il carcere, ma non posso:
cancellazione ‹‹dalla faccia della terra›› del l’esperienza è stata più grande di me”. Con
carnefice. Istinti questi, omicidi e primitivi, queste parole il protagonista di questa storia,
che sono esattamente gli stessi che hanno Mr. Curtis E. McCarty, il 30 novembre scorso,
spinto il criminale ad agire
In America accade che chi su invito della Comunità di
come ha fatto. La pena di
Sant’Egidio, ha aperto il suo
detiene il potere riesce a
morte non risponde ad alcuna isolare le voci “sane”, ad emargi- intervento, in serata presso il
legge se non a quella del ta- nare gli intellettuali che si espri- cinema Lux, nel quale, ha
mono contro la pena di morte”
glione: tu hai ammazzato?
testimoniato direttamente
Okay, allora ti ammazzo anch’io. Ma ammet- cosa accadrebbe. E a noi lo ha chiarito nella
tiamo pure che quegli Stati, quegli ordina- stessa occasione, rispondendo gentilmente
menti giuridici, quei giudici, quei secondini ma alle domande che gli abbiamo porto e che di
anche quei liberi cittadini che rispettivamente seguito riportiamo.
contemplano, che quotidianamente attuano e
che appoggiano la pena capitale siano nel • Nel corso del Suo intervento questa sera
giusto, non possiamo non prendere in consi- Lei ha detto per tre volte “mi sono sentito
derazione che noi tutti siamo uomini, fallibili tradito dal mio Paese”. Come
per nostra stessa natura. Dato ciò, cosa suc- può avere il senso dello Stato
cederebbe se, puta caso, un cittadino ameri- un uomo come Lei che, come
cano, che a causa della sua bassa condizione ha detto, è sempre stato marsociale ha smesso a 15 anni di andare a scuo- ginalizzato da esso?
la, che ha cominciato a fare uso di droghe e Oggi infatti non ce l’ho più. Il
che per questo si è reso noto ai gendarmi, un senso dello Stato, la dimensiogiorno venisse accusato di un crimine che non ne di “comunità”, fa parte di
ha commesso, dell’omicidio di una sua coeta- quell’insieme di valori che mi
nea, Pam, e venisse difeso da un distratto e sono stati trasmessi fin da
assonnato avvocato d’ufficio, che in cambio di bambino. Ecco, il senso dello
una misera parcella si trova costretto a difen- Stato io ce l’avevo, ma non lo
dere quello che ai suoi occhi appare come uno apprezzavo.
“
dei tanti tossicodipendenti morti di fame sen-
4
• In questo momento in Italia ci sono
movimenti, politici soprattutto, che vogliono la pena di morte come deterrente
contro molti reati. Cosa ne pensa?
Credo che questa sia una delle ragioni
più assurde che vengono sempre portate
a sostegno della pena di morte. Vedi, i
crimini per i quali è prevista sono in
maggioranza passionali, istintivi, non
premeditati.
• Esistono degli Stati i cui ordinamenti
contemplano la pena capitale “nel più
raro dei casi rari”, come recita la Costituzione indiana, ovvero in casi estremi
come il terrorismo. Come si pone Lei davanti
a questa realtà?
Come abbiamo detto prima, la pena di morte
risulta inefficace come deterrente. Non ci
dimentichiamo poi che si tratta di un’ intollerabile violazione dei diritti umani,
quell’insieme di diritti che diventano nostri
al momento della nascita. Non si può dire ‘tu
vali di più, tu di meno’ solo perché il crimine
che hai commesso è meno grave di quello di
un altro. Inoltre la legge è complessa, bisogna vedere quanti reati rientrano sotto la
voce ‘terrorismo’.
• Noi oggi studiamo sui nostri libri di scuola
che in parte d’Italia, grazie al contributo di
molti intellettuali come Cesare Beccaria, la
pena di morte veniva abolita già dal XVIII
secolo. Come mai questo non è ancora accaduto nella “civilissima” America?
In America accade che chi detiene il potere
riesce a isolare le voci “sane”, ad emarginare
gli intellettuali che si esprimono in questo
senso. George Bush ha parlato molto della
Quando fare giustizia diventa “farsi giustizia”: il recente caso di Sarah Scazzi
Lei ha detto che nel braccio della morte ha
incontrato uomini poveri, di bassa condizione sociale, appartenenti per lo più a minoranze etniche. Come si vive lì dentro?
Cercavamo di stare vicini, di farci coraggio,
di diventare amici. E stringendo amicizia con
gli altri detenuti provavo compassione. Attorno a me vedevo solitudine, miseria, oppressione. C’erano poi anche i momenti di profondo
sconforto. E i momenti peggiori arrivavano
Dopo l’incontro è stato possibile firmare la moratoria contro la pena di morte
così, all’improvviso, un giorno uno di noi
pena di morte, della sua efficacia: tutte di- usciva e non tornava più... Dopo anni e anni
chiarazioni evidentemente false, ma che i di continui abusi subiti quasi la si cercava, la
mass media non hanno mai contrastato in morte.
alcun modo.
• Quest’intervista è indirizzata a ragazzi della
• Ma torniamo alla Sua esperienza personale.
mia età. Quale messaggio si sente di lanciare?
La vostra generazione può senz’altro far
meglio della mia. Voi avete tutte le opportunità, tutte le conoscenze. E vedo anche che ci
mettete cuore e coraggio. Sento che voi potete fare meglio, con passione.
Intervista a cura di
Alberto Nicòtina II B
Claudio Staiti III A
Rita Atria, quando la forza abbandona i grandi uomini
La terribile ma forte storia di una ragazza che a soli 17 anni svelò i segreti nascosti della mafia
Federica Fusco
VE
si. Prima di combattere la mafia devi farti un
auto-esame di coscienza e poi, dopo aver
sconfitto la mafia dentro di te, puoi combathi era Rita Atria? Rita Atria era una ra- tere la mafia che c'è nel
gazza nata in un famiglia mafiosa di Par- giro dei tuoi amici, la
tanna. All’età di 11 anni, nell’ ‘85, perde il mafia siamo noi ed il
padre ucciso dalla mafia. A questo punto lei nostro modo sbagliato di
trova come nuovo punto di riferimento il comportarci. Borsellino,
fratello e la cognata Piera Aiello, ma nel 1991 sei morto per ciò in cui
Nicola Atria viene ucciso dalla mafia. A questo credevi ma io senza di te
punto, Rita decide di ribellarsi e, seguendo le sono morta.” Così il 26
orme della cognata Piera, diventa “testimone luglio del 1992, a 17
di giustizia”. Il primo giudice a sentire le sue anni, sola “come la prorivelazioni é Paolo Borsellino. Rita, con l’aiuto tagonista di una tragedia
di Borsellino, cerca in tutti i modi di contra- di Sofocle” dice Sandra
stare, lottare contro un sistema che distrug- Rizza (una delle tante
geva le sue speranze. Scrive Rita: “L’illusione persone che hanno dodi cambiare ciò che ti circonda è talmente cumentato la sua storia),
complicata perché sai che mai ciò che stato Rita si uccide buttandosi
rubato ti potrà essere restituito, puoi grida- dal settimo piano di
re, piangere, soffrire, ma nessuno ascolterà, casa sua a Roma. Rita
nessuno ti capirà, anzi ti giudicherà”. Rita, ha perso la vita ma ha
quindi, è distrutta ma, grazie alla sua testar- vissuto come pochi sanno vivere, ha vissuto
daggine, e al suo imporsi, alle sue insistenti la sua vita con tutta la dignità e l’onore che
telefonate ai giudici e ai magistrati, riesce, a solo chi è veramente onesto può avere. Quesoli 17 anni, a farsi ascoltasto personaggio a
Tutti hanno paura ma l'unica cosa di cui
me personalmente
re e a raccontare le piaghe
io ho paura è che lo Stato mafioso vincedella mafia di Partanna e
ha insegnato molrà e quei poveri scemi che combattono conto. Viviamo in un
soprattutto grazie all’aiuto
tro i mulini a vento saranno uccisi”
del giudice Borsellino che
epoca di cose futinon la abbandonerà e la ascolterà sempre. li. Tutto ciò che riteniamo indispensabile per
Ma il 19 luglio 1992 Paolo Borsellino muore e la nostra vita in realtà non serve a nulla. Sialei è persa e scrive : “Ora che è morto Borsel- mo convinti che il nostro mondo, fatto delle
lino, nessuno può capire che vuoto ha lascia- piccole sofferenze e delle piccole e, spesso
to nella mia vita. Tutti hanno paura ma io insignificanti, gioie quotidiane, sia separato
l'unica cosa di cui ho paura è che lo Stato dal resto. Questo è molto sbagliato! E’ sbamafioso vincerà e quei poveri scemi che com- gliato perché, purtroppo, per quanto possa
battono contro i mulini a vento saranno ucci- essere impossibile ad alcuni capirlo, il mondo
C
“
è uno solo, e il disinteressamento che lo caratterizza ci può portare alla distruzione di
ogni tipo di morale e di ogni tipo di giustizia.
La rassegnazione alla
vita è all’origine di ciò.
Rita, a soli 17 anni, ha
provato a cambiare il
mondo, noi, che abbiamo molto più di lei, ci
siamo già rassegnati!
Noi stiamo diventando
vittime e aggressori di
questo sistema. Vittime perché se ci siamo
rassegnati non è colpa
nostra, e aggressori
perché, spesso, non ci
rendiamo conto di
questo. Ci hanno insegnato che scappare,
fuggire sono le strade
migliori per risolvere i
problemi di questo mondo, i problemi della
nostra città, della nostra classe e di noi stessi.
Tanto sicuramente ci sarà qualcun altro a
pensare al paese, alla mafia, alla giustizia! Io
vorrei, con questo articolo, farvi comprendere quello che ho provato io nello scriverlo, nel
documentarmi su questa storia, quella RABBIA nei confronti di un mondo troppo spesso
ingiusto, quella voglia di vivere in un mondo
fatto di speranze non vane o utopiche, ma
realizzabili e concrete. E questo potrebbe
diventare addirittura possibile se tutti fossimo come Rita e se ci facessimo forza l’un
l’altro.
5
Il direttore d’Orchestra
(Director Orchestrae) Notazioni scientifiche
Marta Vicinanza
II B direttore si comporta
così: sale sulla pedana, dà l’attacco e prol direttore d’orchestra è un animale curioso,
segue facendo imperun vero gioiellino per studiosi e appassionati
cettibili
movimenti
di scienze naturali. Può essere osservato facilcon la bacchetta o con
mente in qualsiasi regione del mondo nel suo
le mani. Non si agita,
habitat naturale, il teatro, facendo ovviamente
non spreca energie
attenzione a non disturbarlo. La stagione del
ma solitamente ha
direttore d’orchestra va da novembre/
grande successo perdicembre a giugno/luglio ed è comunemente
ché trova un perfetto
chiamata “stagione lirico-sinfonica”, alla fine
affiatamento
con
della quale il direttore va in letargo – salvo
l’orchestra. Gli Statici sono una specie poco
manifestazioni estive che richiedano la sua
diffusa ma da apprezzare.
presenza. Quando è in attività, questo animale
è solitamente chiamato con l’appellativo di
“Maestro” seguito dal suo cognome e può L’Appassionato/Esagitato (Director orchestrae
essere munito di un’appendice a uno degli arti subsp. passionalis): anch’esso inconfondibile.
anteriori: la bacchetta. Nell’habitat-teatro, il Questo è il direttore d’orchestra che trasmette
rifugio preferito di ogni direttore è la Pedana, più entusiasmo al pubblico astante: la sua pesulla quale svolge le sue attività: essa può esseculiarità è quella di sottore nascosta (solitamente nelle opere liriche,
lineare con ampi gesti ed
quando sprofonda nella “Buca”, una sorta di
espressioni facciali i motana sotto il livello del suolo da dove il direttomenti salienti del Concerre può osservare quello che succede sul palcoto; se sono presenti canscenico) o evidente (durante i concerti). Il ditanti l’Appassionato canta
rettore medio compie spesso la muta del ruolo
con loro in playback
e passa dall’essere nascosto all’essere evidente
(durante le prove anche
e viceversa, ma è quando si trova in
ad alta voce). Per spiegaquest’ultimo stato che si presta meglio allo
re ai musicisti come esestudio naturalistico. Le seguenti osservazioni
guire un passaggio si lansono state raccolte nel momento di massima cia in imitazioni dei suoni dei vari strumenti, e
espressione direttoriale: i Concerti. Possiamo in generale riesce a dimostrare di sentire in sé
riconoscere così varie sottospecie di direttore la musica. Direttori Appassionati sono Zubin
d’orchestra.
Mehta ed Eugene Kohn, per citarne due. La
degenerazione dell’Appassionato è l’Esagitato,
che arriva a saltare sulla Pedana mentre dirige,
Il Classico (Director ormuovendo le braccia come un mulino a vento
chestrae subsp. classie la bacchetta come un pazzo furioso.
cus): corrisponde all’idea
comune di direttore.
Sempre impeccabile nel Il Dondolo (Director orchestrae subsp. passiosuo frac, dirige con gesti nalis var. dondolans) è
ponderati, senza scom- una varietà esclusivaporsi, tranne quando si mente dell’Esagitato. La
arriva a un gran finale: sua unica particolarità
solo allora si infervora e i consiste in un paio di
capelli (di solito bianchi e scarpe incurvate in
ben pettinati all’indietro) punta che gli conferiassumono un aspetto scompigliato che dà al scono la tipica forma “a
direttore classico una certa aria da pazzo. In dondolo” e gli permetgenerale il suo motto è: nulla di troppo. Nei tono di ondeggiare
rapporti con l’orchestra esso è serio, preciso, meglio avanti e indiequasi rompiscatole. I più grandi esemplari vi- tro. Finora l’unico Esagitato-Dondolo conosciuventi di direttori d’orchestra appartengono a to è Laurent Campellone, giovane direttore
questa sottospecie. Ne siano esempi Claudio francese possessore di un paio di graziose scarAbbado o Lorin Maazel.
pine di vernice numero 48-49 con la tipica
deformazione in punta. Costui appartiene anche alla categoria dei direttori Sudati, di cui
Lo Statico (Director orchestrae subsp. immoparleremo più avanti.
tus): per alcuni versi somiglia al Classico, ad
esempio nell’abbigliamento, ma è inconfondibile per una caratteristica: non ama il movi- L’Alternativo (Director orchestrae subsp. origimento. Uno Statico può portare avanti un inte- nalissimus): si distingue a prima vista per
ro concerto sinfonico dando agli spettatori l’abbigliamento. Questo direttore rifiuta il
l’impressione di non stare facendo assoluta- modello direttoriale “frac nero e papillon bianmente niente. In realtà questa sottospecie di co” e preferisce dirigere vestito di blu o sempli-
I
6
cemente in giacca e cravatta. Di solito provoca
borbottii di disappunto nei musicisti, che preferiscono capi di vestiario più classici e consoni alla situazione. Il suo
aspetto bizzarro non è
tuttavia rilevante sul
piano della qualità
musicale né su quello
delle
caratteristiche
comportamentali: anzi,
solitamente gli Alternativi sono animaletti
molto simpatici, quasi da compagnia.
Il Sudato (Director orchestrae subsp.
classicus/passionalis/originalissimus var.
umidus): inseriamo qui questa varietà di direttore perché è abbastanza diffuso nelle tre categorie che si desumono
dal nome. La sua peculiarità risulta chiara: esso
suda come un rubinetto
mentre dirige, nei casi
peggiori facendo una
vera e propria doccia ai
malcapitati
musicisti
delle prime file. Durante
le prove va in giro con un
asciugamano al collo e cambia maglietta dopo
ogni pezzo, ma durante i concerti, negli intermezzi tra un movimento e l’altro, tira fuori
dalla tasca della camicia un misero fazzolettino
e si deterge la fronte, anche se lo spettatore
pietoso sarebbe portato a offrirgli uno strofinaccio da cucina. Alla fine dei concerti, questo
direttore necessita di un phon e di un deodorante, perché appesta il camerino con i suoi
afrori.
L’Inutile
(Director
orchestrae
subsp.
inutilis): è la sottospecie più pericolosa e
dannosa di direttore
d’orchestra. Esso sale
sulla Pedana solo per
figura, poiché i gesti
che fa sono meccanici,
non precisi e significativi come quelli del Classico; non trasmette
sentimenti come fa l’Appassionato; non è neanche lontanamente simpatico come
l’Alternativo; non ha affinità con l’orchestra
come lo Statico; non suda e non dondola; evita
di dare una sfumatura personale alla partitura
che fa eseguire, forse per il timore di mostrare
chiaramente la sua incapacità: un Inutile è
perfettamente inutile. I concerti, quando c’è
un direttore appartenente a questa categoria,
sono assai noiosi. Il naturalista si augura di non
incontrarne mai uno, ma quando capita… il più
delle volte risolve la situazione addormentandosi sulla poltroncina del teatro.
John Lennon: ricordo di un mito...
“Hey Mr. Lennon! You are about to make history!”
Sophia Sorrenti
Valerio Calabrò
II F
II D
C
on questa frase Mark Chapman, la sera dell'8
Dicembre 1980, davanti ad un lussuoso palazzo
di New York, pose fine alla vita di uno dei più grandi
musicisti e cantautori del XX secolo: John Lennon, alla
prematura età di quarant'anni. Ma egli già era stato
consacrato come un grande del rock and roll, nonché
ex componente dei mitici Beatles ed instancabile
sostenitore del pacifismo internazionale. Una figura
particolare quella di Lennon; carismatico, umoristico,
sprezzante verso le istituzioni e verso quella forma di
sfrenata ricchezza, a suo parere sfrontata e moralmente ingiusta, che sempre gli procurò grandi simpatie, ma anche feroci campagne diffamatorie da parte
di chi lo considerava un sovversivo. Era noto, infatti,
che l'F.B.I tenesse d'occhio le sue attività. Eppure egli
non ebbe un'infanzia tanto facile: nacque a Liverpool
nel 1940 e visse in un clima familiare in continuo
cambiamento. I genitori, infatti, divorziarono quando
egli era ancora un bambino, così la zia Mimì lo prese
sotto la propria custodia e lo fece iscrivere al Liverpool College of Art, e da qui John cominciò ad appassionarsi al rock'n roll. Proprio in questa occasione mise
in piedi, verso la fine degli anni 50, la sua prima band
musicale, chiamata Quarrymen, e conobbe Paul
McCartney, che sarebbe diventato suo futuro collega.
Nacque così la mitica band dei Beatles in cui, oltre
John e Paul, figuravano anche il chitarrista George
Harrison ed il batterista Ringo Starr. Fu in quel perio-
do che, come molti artisti del tempo, John Lennon
cominciò a fare uso di eroina, fatto che influì molto
sulla sua vita, tanto che scrisse, a tal proposito, il
brano "Cold Turkey", del 1969. Nello stesso anno si
rese protagonista di uno degli eventi più eclatanti del
momento: dato che contestava
gli avvenimenti che si andavano
susseguendo nella guerra del
Vietnam, e le folli spese militari
nel mondo, insieme alla seconda
moglie Yoko Ono, (egli aveva
infatti avuto una prima moglie,
Cynthia, da cui ebbe il figlio
Julian), durante il viaggio di
nozze, decisero di rimanere a
letto per una settimana. Questa
forma di protesta, cosiddetta
"Bed in", attirò centinaia di
giornalisti che cercarono di poterli riprendere a fare l'amore in
pubblico, ma i due si limitarono a rilasciare interviste
sul loro disappunto nei confronti delle guerre. Sconvolse in seguito la popolazione dei fan dei Beatles, la
loro dolorosa quanto ambigua separazione, avvenuta
nel 1974. I giornali scandalistici dell'epoca vollero
infatti che questa fosse avvenuta poiché i componenti
della storica band mal sopportavano la presenza della
nuova compagna di John. Ipotesi non del tutto trascurabile, considerato che oramai egli si ritirava da solo
con lei in sala registrazione, cominciando così ad
esercitare la carriera da solista. Carriera comunque
avviata già da qualche anno con l'uscita, nel 1971, del
suo più celebre album, "Imagine", che raggiunse le
vetta delle classifiche d'Europa e degli Stati Uniti. Nel
1975 decise di ritirarsi dalla scena pubblica e, la sera
dell'8 Dicembre 1980, durante un soggiorno a New
York per la registrazione del
suo ultimo album "Double
Fantasy", un fan lo ferì a morte con quattro colpi di pistola.
Così, a trent'anni dalla sua
scomparsa, a noi rimane l'intramontabile immagine di
uomo impegnato nel sociale e
grande protagonista della
storia della musica degli anni
60/70. Non per nulla, tutti i
più importanti personaggi del
suo tempo gli resero omaggio
e gli tributarono l'onore che
gli spettava (i Queen ad esempio, si stavano esibendo al Wembley Arena di Londra
quando giunse la notizia della morte del grande artista ed essi, nell'esibizione del giorno dopo, l'omaggiarono cantando una versione della sua Imagine). Effettivamente, se ancora si sente parlare di Lennon in
maniera fortemente positiva, e le critiche sulla sua
tossicodipendenza sono state senza dubbio abbandonate per lasciare spazio al ricordo di un grande musicista, vuol dire che, quei quattro ragazzi di Liverpool,
hanno davvero lasciato un segno indelebile nella
storia.
Heavy Metal
Genere snobbato dalla critica ma portavoce di messaggi attuali e profondi
Gabriele Ientile
Alberto Tommasini
H
VC
VD
eavy Metal (letteralmente metallo pesante),
più comunemente definito “metal”, è un genere
musicale derivato dall’hard rock (altro genere sviluppatosi negli anni settanta) che si basa su ritmi violenti
e su suoni molto potenti ottenuti tramite l’utilizzo di
strumenti amplificati elettricamente (chitarra, basso,
batteria e raramente la tastiera); accompagnati sempre dalla voce, i cantanti heavy metal hanno diversi
stili; da voci pulite su intervalli tonali medi a potentissimi acuti, fino a profonde e ringhiose tonalità gutturali. I generi black e death sono soprattutto noti,
rispettivamente, per lo scream e per il growl. In questi
casi può essere oggettivamente difficile capire cosa
l'interprete stia cantando. Nasce come genere ben
definito alla fine degli anni settanti, anche se i primi
accenni della parola metal risalgono al 1968 quando
venne utilizzata nella canzone "Born to Be Wild" dei
Steppenwolf. Il metal non si può solamente ridurre a
un solo genere musicale ben definito: vi sono infatti
moltissimi sottogeneri che sono impossibili da elencare dato il numero elevato. I primi due gruppi che
coniarono canzoni metal furono i Led Zeppelin e i
Black Sabbath (entrambi distintisi per i loro versi
satanici inseriti, anche a volte celati, all’ interno dei
loro componimenti). Questi gruppi furono certamente influenzati anche i vari generi rock (in particolare
quelli estremi) e da artisti come Jimi
Hendrix. Gruppi come gli Who e i
Kinks contribuirono grazie a tecniche
innovative nel campo della chitarra (il
power chords) e la batteria. Anche il
punk rock contribuì alla formazione
del Metal, più che sul piano musicale
sul piano scenico, con l’introduzione
di un nuovo tipo di abbigliamento che
tuttora molti seguaci di questo genere
utilizzano (un unione tra il punk stesso e il goth). A corrente formata i principali gruppi che
calcarono le scene furono: Black Sabbath, Deer Purple, Guns’ nd Roses Aerosmith, Metallica, Iron Maiden. A questi vanno aggiunti cantanti come Ozzy
Osborne (l’ex cantante dei Black Sabbath), chitarristi
come Randy Rhoads, Slash, Van Halen. Spesso il metal
è vittima di critiche, dovute per lo più al fatto che è
ritenuto, a partito preso, un genere diabolico, violen-
to, e che spinge i giovani ad accostarsi a cose quali
droga, alcol e “divertimenti” estremi. Il dibattito venne affrontato soprattutto negli anni ottanta, quando
venne trattato, con molta superficialità, da alcuni
giornali che raccolsero le critiche di molte chiese
cristiane, americane ed europee;
critiche dovute soprattutto ad alcuni
suicidi tra i giovani. Si pensava infatti
che il metal spingesse ad adorare il
diavolo, o a commettere atti sanguinari. Vero è che in alcuni casi
all’origine del metal vi fossero effettivamente delle correnti sataniche; ma
il metal spesso si fa carico anche di
temi impegnativi e attuali quali guerra, povertà, ecologia, e le religioni
oppressive che portano alla creduloneria e al bigottismo. Altre volte questo genere è vittima di pregiudizi
dovuti al volume alto e alla distorsione degli strumenti e della voce associando l’intera cultura metal ai soli
due generi death e doom sgraditi a volte anche dagli
stessi ascoltatori del metal classico, ed ancora più
volte è inteso come rumore e pertanto disprezzato da
chi non conosce questo genere meraviglioso.
7
I messaggi subliminali
Quando l’insidia è invisibile agli occhi…ma non al nostro subconscio
Simone Salvo
IF
«Coloro che hanno in mano questo meccanismo [...]
costituiscono [...] il vero potere esecutivo del paese.
Noi siamo dominati, la nostra mente plasmata, i nostri
gusti formati, le nostre idee suggerite, da gente di cui
non abbiamo mai sentito parlare. [...] Sono loro che
manovrano i fili...» (Edward Bernays, Propaganda)
T
utti siamo stati messi in guardia, sin da bambini, sui rischi legati alla pubblicità e ai modelli
negativi propinatici dalla televisione. I mass
media, effettivamente, hanno sempre esercitato un
imponente controllo sulle masse, influenzando i loro
ideali, le loro preferenze e il loro modo di pensare.
Nessuno di noi può dirsi esente da questa forma di
condizionamento. Tutti, chi più chi meno, siamo stati
allevati in una cultura mediatica, che ci ha progressivamente indirizzati a un profondo appiattimento
della personalità e della coscienza critica, rendendoci
maggiormente vulnerabili a tentativi di convincimento da parte del governo o delle grandi multinazionali. Quello che i potenti vogliono è
costruire un mondo di pedine, da manipolare e plasmare a piacimento e, per far ciò, si
servono dell’arma più pericolosa in assoluto: la persuasione. Vi sono tante tecniche di
persuasione. Una fra tante è la pubblicità
che, per la nostra esagerata ostentazione di
self-control, tendiamo sempre a sottovalutare, convinti di essere tanto intelligenti da
riuscire a evitare ogni forma di manipolazione. E’ qui che ci sbagliamo: un prodotto
pubblicizzato, per quanto critico o scettico
un individuo possa essere nei confronti della
pubblicità, ispira sempre maggior fiducia di
un prodotto equivalente privo di risonanza.
Da dove ci perviene tale fiducia, se non da
una forma di condizionamento ben riuscito?
Sulla pubblicità ci sarebbero milioni di parole da spendere e certamente non spetta a
me, misero studente di 1° liceo, “erudirvi”
su argomenti talmente ovvi da risultare
banali persino a un bambino di quinta elementare (sebbene poi dal conoscere l’argomento allo
sviluppare eventuali difese ci sia di mezzo il mare!).
Almeno per questo numero di Koiné voglio, dunque,
risparmiarmi il titolo di “Capitan Ovvio” e parlarvi
della seconda, più insidiosa, forma di persuasione: i
tanto rinomati, ma paradossalmente poco conosciuti,
messaggi subliminali. Cos’è un messaggio subliminale? Come dice lo stesso termine (sub, “sotto”, limen
“soglia”), si tratta di una tipologia di messaggio che
viene interiorizzato senza che il nostro cervello sia in
grado di analizzarlo coscientemente. Quando il nostro corpo è soggetto a input troppo brevi o impercettibili, infatti, le informazioni vanno a insediarsi
direttamente nella nostra memoria a lungo termine,
bypassando il “controllo-dati”. Il debutto del messaggio subliminale avvenne negli Usa nel 1957: durante
la proiezione dei film, nelle sale di diversi cinema,
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veniva proiettato ogni 5 minuti un brevissimo foto- la squadra e il compasso, tutti ben celati
gramma, invisibile all’occhio, recante l’immagine di nell’ambiente e difficilmente rintracciabili. Che dite,
una bottiglia di Coca-Cola. Stando agli introiti dei tentiamo la TV? Saremo più fortunati! Macché! Ancinema in questione, il consumo di questo prodotto che qui la solita storia. Oltre a quelli politicodurante l’intervallo sarebbe creideologici, presenti nei Simpson e
Quello che i potenti vogliono in Futurama, e a quelli satanici, di
sciuto enormemente rispetto
è costruire un mondo di pediall’anno precedente. Seguendo un
cui Dragonball è pieno zeppo
ne da manipolare e, per far
principio simile, nel 1978, in alcuni ciò, si servono dell’arma più perico- (vedi 666 sull’auto di Mr.Satan),
supermercati statunitensi, i proritroviamo i nostri carissimi meslosa in assoluto: la persuasione.
prietari, per ridurre i furti, si ingesaggi a sfondo sessuale. Cocagnarono a diffondere nell’ambiente una musichetta Cola, Ritz, Camel, tutti prodotti che apparentemente
accattivante, accompagnata dalle frasi “I don’t steal. hanno poco a che vedere con il sesso. Eppure presenI’m honest” (Io non rubo. Sono onesto). Il tutto era tano messaggi subliminali pornografici non solo negli
impercettibile all’orecchio umano, ma il taccheggio si spot, ma anche nelle confezioni! Provate a sovrapridusse ben del 36%. Vediamo ora le altre applicazio- porre due lattine delle vecchie Pepsi-Cola (se riuscite
ne del subliminale nel mondo di tutti i giorni. Partia- a trovarle) e vedete cosa salta fuori. Il messaggio
mo dal cinema. Parecchi film come “Arancia Mecca- subliminale, chiaramente, non investe solo l’ambito
nica” o “Fight Club”, pellicola del 1999 con Brad Pitt, strettamente commerciale. Il suo utilizzo è documenpresentano vere e proprie scene pornografiche na- tato anche in molte campagne elettorali e i politici
scoste: nel primo vi sono inseriti 6 velocissimi foto- che ne avrebbero usufruito sarebbero Mitterand,
grammi Hentai, raffiguranti uno stupro; nel secondo Bush e McCain, nonché il partito Socialista Iberico.
Viva l’onestà … e viva i politici virtuosi! Questo è quanto per i messaggi
subliminali visivi. Se prendiamo in
considerazione i messaggi subliminali
audio, poi, non possiamo che rimanere sconvolti dall’enorme mole di gruppi inneggianti alla droga o al satanismo (tra i molti citiamo i Beatles, i
Queen o i Pink Floyd … insospettabili,
vero?). Con quanto detto non vi voglio invitare a chiudervi in un bunker,
a gettar via l’IPod o non accendere più
la tv. Lo stesso non potrei vivere senza
ascoltare le mie band preferite
(Beatles e Queen, per l’appunto)! Lo
scopo di quest’articolo, sottolineo,
non è sfatare i vostri miti, ma farvi
rendere conto delle vere e proprie
“schifezze” che ci sono quotidianamente propinate da chi ci sovrasta.
Detto questo, dato che una legge che
condanna la persuasione occulta in
Italia esiste, sin dagli anni ’70, dobbiamo augurarci che questa venga applicata al più presono presenti scene di masturbazione, invisibili a sto e che vengano, se non perseguiti, almeno censuocchi nudo, a pochi minuti dai titoli di coda. Sconvol- rati soprattutto i contenuti dannosi e inopportuni per
ti? Il bello deve ancora arrivare. Tra le pellicole incri- i bambini, coloro che maggiormente soffrono delle
minate vi sono anche Hercules, La Sirenetta, Bianca e sottili e diaboliche politiche di marketing operate
Bernie, Il Re Leone, Il fagiolino magico e tutti quei dalle multinazionali statunitensi (stato dove, guarda
cartoni Disney rivolti a un pubblico innocente e vergi- caso, non vi è alcuna legge che freni questi soprusi.
ne, tutt’altro che abituato a scene di questo tipo. Che Che siano appoggiati dal governo?).
dire poi dell’Era Glaciale, con tutte le forme falliche
che vi sono camuffate? Identiche situazioni si presentano nei fumetti. Nei famosi Marvel Comics vi sono Fonti: Wikipedia, www.ccsg.it
“
miriadi di scritte “SEX” che solo un occhio attento
potrebbe scorgere all’interno della vignetta (Le me- P.S. Dite la verità! Nessuno di voi si è reso conto del
desime scritte si possono trovare anche in GTA San messaggio subliminale presente all’interno della
Andreas e altri giochi per Play Station). In Topolino, vignetta. Spero solo abbia fatto effetto!
invece, si predilige un uso più casto del subliminale. Il
fumetto presenta parecchi simboli massonici, come
Incoerenti giudizi sulla natura umana
Giulia De Luca
IA
C
apita che la religione nuoccia gravemente alla
salute e, talvolta, generi episodi per i quali è impossibile parlare di rispetto o tolleranza. E' proprio in
questi momenti che mi chiedo se sia giusto credere in
un'entità salvifica che tutti sovrasta e tutti protegge, se la si
onora avvalendosi del gesto più lontano da ogni diritto
umano: uccidere. Mi riferisco principalmente all'ultimo
attentato dello scorso 25 gennaio, all'aeroporto di Mosca
di Domodedova, che ha visto cadere 35 vite e 180 feriti, ad
opera di due kamikaze, uno dei quali era una donna.
Quest'ultima può regalare un altro nome alla lista di quelle
che Julijia Juzik definisce, nel suo libro, "le fidanzate di
Allah". Ma questa nuova tragedia che verrà presto trascritta e dimenticata è solo una delle tante incongruenze umane riguardo l'aldilà che proprio non comprendo e mi lasciano sempre più perplessa. C'è una così inspiegabile fiducia e
ottimismo nel pensiero della vita dopo la morte, più che
timore. Forse per comprenderlo basterebbe pensare a
quello che si vive e si vede ogni giorno; e come potrebbe
l'umanità non essere quantomeno ottimista nell'immaginare l'ignoto? D'altronde nessuno è mai ancora tornato
indietro per reclamare che il servizio è scadente, quindi ci
deve essere per forza qualcosa di meglio, no? Quello del
'passaggio per la ricompensa' è un credo che sta alla base
di tutte le religioni ed è l'unico modo per tener a freno
l'animaletto Uomo. Immaginate quale caos, se così non
fosse, quale sfiducia! Oppure, proprio nel credere che non
ci sia nulla d'aspettarsi, molte più persone farebbero l'impossibile per darsi un senso qui, sul pianeta Terra, per
raggiungere il proprio scopo. Senza tenerlo segregato in un
angolo della memoria per poi ripescarlo, di tanto in tanto,
assieme all'immagine di un giovane aitante e pieno di belle
speranze; come, certamente, non perderebbero tempo ed
energie a farsi saltare per aria! Chissà che non serva meno
fiducia in Dio e più nel genere umano per vivere meglio.
Nel peggiore dei casi, sarebbe solo l'ennesimo peccato di
superbia sulla già sudicia fedina penale dell'umanità, e che si lasci sfiorare dal dolore altrui. Non voglio scadere
chissà che non porti vantaggi. Immaginate un mondo dove nella banalità del dire che perdere qualcuno fa pensare,
la maggior parte degli abitanti più che timorati di Dio siano assieme a tante altre cose, all'ineffabilità della vita umana e
atterriti al pensiero di morire senza aver avuto un senso, e all'asprezza del suo destino. Oltre al fatto che costringe a
più che del Giudizio Universale siano preoccupati del giudi- dimenticarsi di guardare l'orologio e a smarrirsi nel riconozio di loro stessi, quando, ripensando alle azioni passate, scere che il mondo non crolla e viaggia ancora frenetico,
non vorranno deludersi. Dove tutti sappiano che il Paradiso mentre dentro nulla è stabile. Ma probabilmente questo
vero (o, quantomeno, quello
fiume di discorsi retorici e
più abbordabile!) stia in un
pensieri sconnessi è già
Natale dell'infanzia, in una
scontato. Beh, pazienza,
corsa in bicicletta o dentro un
d'altronde evitare l'ovvio è la
abbraccio che sembra una
più difficile tra le imprese, si
casa, e che il preludio all'Infernasce di per se banali e simili
no stia nel credere, ingenuaa tutti gli altri. Ma nel conclumente, che siano momenti
dere, bisogna ammetterlo,
destinati a durare per l'eterninessuno è uguale a nessun
tà. Dove i morti hanno vita
altro se non a se stesso,
finché non muoiono anche
poiché cambia il percorso e
coloro che li amarono e, nel
Particolare di “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove
le esperienze che l'hanno
andiamo?”, Paul Gauguin, 1897
frattempo, non smettono di
segnato. Magari è lo scopo
parlarne anche a chi non ebbe la fortuna d'incontrarli. (Che della vita, che mostruoso paradosso! Perché provocare la
poi, dico, se c'avesse ragione quel furbastro dell'Alighieri, morte, quando questa arriva senza troppi convenevoli già
rassegnatevi!, siamo tutti destinati ad ardere tra le fiamme da sola, senza nemmeno avvertire? L'eterno dilemma,
dell'Inferno). Immaginate un mondo dove non si usi mette- ritorna. Non posso fare a meno di rabbrividire al pensiero
re una pietra sopra la morte per timore che il tempo si di ciò che è successo meno di un mese fa, in un luogo di
dimentichi di chi è vivo. "Per noi piangiamo; perché chi saluti e incontri, dove il fragore della vita si credeva più
muore non può più dare - lui, lui- nessuna vita a noi, con forte dello scoppio di una qualsiasi bomba, un'esplosione e
quei suoi occhi spenti che non ci vedono più, con quelle poi più nulla. Ieri l'attentato, oggi la "normale" ragazza che
sue mani fredde e dure che non ci possono più toccare. (...) s'impicca a scuola. Se esiste Dio, Allah, Buddha, chiunque
Mi sono accorta bene che la vita non dipende da un corpo veneri i fanatici di Scientology e qualsiasi sovrintendente di
che ci sia o non ci sia davanti agli occhi. Può esserci un una qualsiasi religione al mondo, non credo desideri quecorpo, starci davanti agli occhi, ed esser morto per quella sto. Come non credo che niente debba finire tra il sangue e
vita che gli davamo." Così Pirandello fa parlare una madre la disperazione. Però c'è sempre questa intangibile fede in
della scomparsa del figlio, nell'opera teatrale "La vita che ti quel 'qualcosa di meglio', è vero, ma magari non arriva se si
diedi". Ella crede che dimenticare i morti sia un'usanza dei forzano gli eventi. Ad ogni modo, spero che le vittime, così
vivi per permettere alla vita di scorrere ancora fluidamen- come gli attentatori e tutti gli altri, abbiano avuto quel che
te; così andare avanti o, per meglio dire, lasciare andare speravano. Chi più, chi meno... ma come si decide il valore
avanti il tempo, dimenticando che passa inesorabile, senza di una vita?
Sussurriamo ad Attila
Giorgia Arcovito
'Q
III E
uesta terra è la tua terra, questa terra è la mia
terra, certo, ma tanto il mondo è gestito da coloro
che non ascoltano mai musica.' Sono parole di
Bob Dylan, e credo ci mettano innanzi a una illuminante
verità. La musica ormai non viene più ascoltata; la musica al
massimo viene sentita. Viene sentita allo stesso modo in cui
si sentono le urla, sovrapposte, insensate inconcludenti,
giornaliere e tarzanesche. In fondo è ovvio, come si potrebbero mai ascoltare delle urla? Al massimo, si potrebbero
ascoltare parole più pacate, pulite, interessanti. Ma non
esiste più la poesia del sussurro; la sua voce è troppo timida
per poter affiorare nella bolgia caotica in cui siamo immersi.
Peccato, secondo me. E' una voce così sottile e dolce nella
sua discrezione, che varrebbe proprio la pena di soffermarsi
ad ascoltarla, con attenzione, con amore. Shhhhh. Zittiamo
questa tempesta infernale che ci trascina, lasciamola andare, chiniamoci sulle voci sussurranti; se sussurrano significa
che vogliono esprimere qualcosa di sensato, che può arricchire noi, gli altri. Perché stiamo assistendo a un graduale
scadimento della qualità musicale? La risposta più efficace
può darla solo un tasto a caso del telecomando. Una volta
sintonizzati su un qualsiasi programma della televisione,
eccola lì, la risposta, più che eloquente, direi assordante.
Neanche è apparsa l'immagine sullo schermo che l'audio
potrebbe già far pensare a un film ambientato durante le
invasioni barbariche; magari ci si aspetta che da un momento all'altro compaia sullo schermo il viso agguerrito di Attila
seguito dai suoi prodi; invece, no, sorpresona. L'ambientazione è uno studio del ventunesimo secolo, e la circostanza
un dibattito politico. Urla selvagge! Ma davvero, selvagge! si
sovrappongono, si mescolano, si attorcigliano, si confondono, ci confondono! Non è un problema solo dei due ipotetici
dibattenti; il problema è anche nostro, o forse principalmente. Ci stanno rendendo insensibili all'ascolto, ci stanno mitridatizzando. A mio parere, il problema fondante di questa
società è che è composta da individui che non sanno ascoltare. Ognuno ha la sua idea in testa, e con quella idea rima-
ne. Non può fare altrimenti, perché è sordo, è assordato da
tutte le urla propinate dagli altri sordi. E' una catena diabolica, che uccide il confronto e, di conseguenza, la costruzione
e l'arricchimento. Come si può progredire senza una collaborazione di propositi validi? Ma d'altronde, come può esserci
collaborazione se nessuno è disposto a comunicare? Nessuno è disposto a frenare la smania di affermare ciò che pensa
per valutare con interesse ciò che pensano gli altri. Ed è così
che le voci si sovrappongono sempre, e non si alternano
mai, e non si comprende più nulla, assolutamente nulla. E lo
scadimento musicale, dunque, cosa c'entra? C'entra precisamente. Perché la gente, desensibilizzata, abituata a sentire
(urla) e a non ascoltare (sussurri), preferisce sentire una
banale sequenza di note che sia più facile da cantare in
macchina o sotto la doccia o da qualsiasi altra parte
(possibilmente a squarciagola), piuttosto che ascoltare una
composizione ricca, complessa, appassionante che esprima
arte, che richieda ascolto, attenzione, partecipazione spirituale. Quest'ultima è più difficile da apprezzare, perché è
necessario dedicarvi un ascolto fatto di anima e sensibilità, e
non solo di canale uditivo e cervello. Dobbiamo imparare ad
ascoltare. Gli altri, noi stessi, i sussurri. E soprattutto la musica. Perché la musica è un elogio alla vita, un'esaltazione
dello spirito. Se coloro che gestiscono la terra ascoltassero
musica, allora la terra sarebbe diversa.
9
Il delitto e il castigo
Ma dopotutto ho ucciso solo un pidocchio, Sonja, solo un inutile, ripugnante, nocivo pidocchio! (Raskol’nikov)
Antonio Zaccone
L
III F
a morte è la condizione dell’annullamento, del vuoto
dopo l’esistenza, lo stato del nulla dentro il nulla:
ogni cosa che appartiene alla morte non esiste e non
è definibile in quanto non conoscibile. In opposizione ad
essa, la vita è l’insieme dei sensi, delle facoltà mentali,
delle funzioni dell’organismo: tutto, nel delicato ordine
delle cose umane, funziona secondo una precisa disposizione precostituita dalla Natura: non potremmo vivere se
non fossimo ad una certa distanza dal sole, da ciò la caratteristica del nostro pianeta di essere fornito d’acqua, base
per la vita organica; non potremmo vivere se la forza di
gravità fosse superiore a quella terrestre: ogni cosa presente in Natura permette la vita, se ciò non fosse, non
esisteremmo. L’uomo dona un significato religioso alla
vita, definendola come l’opera di un creatore: esso (o
essa) dona la vita, per cui non ci creiamo, ma siamo creati.
La vita, dunque, diventa il bene più rilevante per l’uomo
ed egli le dona un significato, uno scopo da raggiungere
nella vita oltre la vita. Ma, eliminando i concetti religiosi,
talvolta fuorviati da un rigore bigotto e prepotente, la vita
in sé non possiede alcun senso: essa è il puro disegno del
caso, non obbedisce ad una retorica demagogica che pone
il controllo sopra le masse, sia in ambito religioso che
politico: il senso della vita non è altro che vivere. Il caso,
che ci ha posti su questo pianeta, non dà leggi precostituite. In base ad un lento processo di evoluzione
dell’intelligenza umana, l’uomo si dà delle leggi, dalle quali
derivano privilegi e divieti: uno di questi divieti è quello di
uccidere; se l’uomo decidesse di uccidere i suoi confratelli,
egli non esisterebbe più, rischiando l’estinzione. Tuttavia,
le leggi non sono servite a recidere totalmente l’istinto
(che è privo di razionalità) omicida dalla mente dell’uomo,
ma hanno avuto un ruolo decisivo nell’acquietare il suo
senso di sterminio che nascerebbe se si desse solo ascolto
a ciò che nella lingua corrente è denominata follia. Non
essendo precostituito, l’uomo può decidere a proprio
arbitrio di estraniarsi dal sistema delle leggi, a rischio che
venga allontanato dalla società: Raskol’nikov è l’emblema
dell’uomo che nella società non trova altro che indifferenza e ostilità; egli stesso diviene ostile al giusto, potrebbe
essere definito come ciò che concerne la maggioranza. Egli
è l’opposizione alla razionalità: il suo stesso nome deriva
da raskol, che in russo vuol dire “scisma”. L’eterna lotta di
cui l’uomo è eterno spettatore tra ciò che è bene e ciò che
è male; per un’approvata maggioranza, definiamo male
ciò che lede l’uomo, fisicamente e
psichicamente; definiamo bene ciò
che dona senso di serenità e piacere
al fisico e alla mente. Da ciò si conviene che uccidere è errato: l’atto
dell’assassinio non concerne la morale, il costume, il popolo, la legge
costituita per evitare l’estinzione; se
le leggi non esistessero, l’uomo non
esisterebbe già da molto tempo. Ma
la morale può essere sia buona che
cattiva; la persona non è obbligata ad
obbedire a nessuna legge, pur essendo necessarie per evitare
l’estinzione. Nessuno può in fondo
predefinire ciò che è giusto e ciò che
è sbagliato: il singolo è libero di uccidere obbedendo alla propria morale
che si distacca dalla maggioranza. Da ciò si conviene che il
bene è definito dai più, ma se i più divenissero i singoli,
probabilmente avremmo sei miliardi di morali diverse.
Tuttavia, pur allontanandosi dalla società, Raskol’nikov
vuole operare ciò che per lui è bene per essa. Egli medita
l’assassinio dell’usuraia Alëna Ivanovna, la quale diviene il
suo pensiero fisso: passano giorni prima che egli recida il
capo della donna con un colpo d’ascia. La vista del sangue
genera paura, l’assassinio diviene qualcosa di proibito
perché stabilito dalla maggioranza delle persone che
hanno fatto di esso il divieto per eccellenza; Raskol’nikov,
una volta inebriato della sua idea, pienamente convinto
del suo intento, ora è solo, impegnato a combattere con-
tro sensi di colpa che gli causano eccitamenti febbrili e
notti insonni. Diviene malato, insano, e cerca consolazione
in una giovane donna: Sonja. Ella viene indotta dal padre
alla prostituzione per mantenere se stessa e la propria
famiglia, poverissima, ma diviene il simbolo per eccellenza
della castità dal peccato; pudica, fragile, innocua, viene a
conoscenza dell’atto compiuto da Raskol’nikov, e, aliena
dal mondo interiore e psichico del ragazzo, prima lo allontana, poi lo convince al pentimento e
alla confessione. L’idea che ha portato Raskol’nikov al delitto non è più
ascoltata: egli teme l’istinto, poiché
l’istinto lo ha portato a ciò. Pur di
trovare pace, si costituirà, per trascorrere sette anni in Siberia come
epurazione dal suo crimine. Sonja
decide di trascorrere questo periodo
con lui, nella città della prigione in cui
si trova. La vita ora ha un senso, il
senso della vita stessa: “dove mai ho
letto che un condannato a morte,
un'ora prima di morire, diceva o
pensava che, se gli fosse toccato
vivere in qualche luogo altissimo, su
uno scoglio, e su uno spiazzo così
stretto da poterci posare soltanto i
due piedi, – avendo intorno a sé dei precipizi, l'oceano, la
tenebra eterna, un'eterna solitudine e una eterna tempesta –, e rimanersene così, in un metro quadrato di spazio,
tutta la vita, un migliaio d'anni, l'eternità –, anche allora
avrebbe preferito vivere che morir subito? Pur di vivere,
vivere, vivere! Vivere in qualunque modo, ma vivere!...
Quale verità! Dio, che verità! È un vigliacco l'uomo!... Ed è
un vigliacco chi per questo lo chiama vigliacco”. Raskol'nikov gradualmente rinasce, spogliandosi del crimine commesso e ritrovando poco a poco la pace La vita non appare
poi così triste: la morale della vita è che l’uomo non ha
una morale, ma la ritrova nelle azioni che compie; da ciò
provengono il giusto e lo sbagliato.
Questo amore che impauriva gli altri
Omaggio a Jaques Prevert
Maria Chiara Pollicino
II F irrazionale di pensare. Vicino il Brest osservava Barbara, la
Barbara innamorata di un uomo, la Barbara di cui conosceacques Prévert nome legato ad una poesia tanto alta va solo il nome. Solo un nome. La chiamava dal suo cuore e
quanto brutale, a tratti violenta, a tratti lirica e soave. si innamorava di quell’amore. Le diede del tu, e l’amò.
Presentare, o almeno provare a presentare un autore è Ancora Prevert il poeta della
sempre complesso. Ma quando dei testi ti hanno ispirato contemplazione osserva due
così tanto e catturata con tanta superbia quanta eleganza, giovani innamorati come monuè pressoché impossibile farlo. Jacques Prévert nacque a mentale segno di gioia, come il
Neuilly-sur-Seine nel 1900 e morì a Parigi nel 1977. In Rue più grande miracolo in terra. Ma
du Chateaux, a Montparnasse, dove viveva col fratello chi può dargli torto? Non è forse
Pierre, regista, e l'amico Tanguy, pittore dadaista, si conce- un miracolo …? Il miracolo della
dette a tutto: dal jazz alle più disparate forme culturali; fu vita. Tremante come un uccello,
così che conobbe Andrè Breton e Raymond Queyneau ed calda e viva come l’estate. Un
entrò a far parte del gruppo dei surrealisti, discostandosene uomo che si ribella alla istituziopoi nel 1928, quando entrò a far parte della compagnia ni, al divenir sterili, soggiogati. Un uomo che calza a penteatrale di sinistra. Il coma (procuratogli dalla caduta da nello il ruolo dell’uccello libero o il bambino piangente alla
una finestra degli uffici della Radio sul marciapiede dei porte della scuola. Alcuni poeti scrivono per se stessi, PreChamps-Elysées) e la malattia, non più grande o più conta- vert, forse, lo faceva per gli altri. I suoi personaggi sono
giosa del morbo sociale che lo opprimeva, segnarono la sua nella storia, sono lungo il Senna, sono i ragazzi innamorati
appassionata esistenza. Jacques viveva la guerra, viveva che la gente indica, ma che non ci sono per nessuno. E ci
l’amore. Prevert e le sue opere, un binomio inscindibile. lascia attoniti, sbigottiti, l’incredibile risposta, la reazione ad
Come poter parlare di Questo amore, Barbara, foglie morte una vita spesso tragica. Prevert è l’ottimista. Prevert si
e non pensare alla vita di Prevert, al suo modo innato e nutre del buono ripudiando ciò che rende bestiale l’uomo:
J
10
La guerra. La stessa guerra che aveva trasformato la città
felice di Barbara nella città della vergogna. Parigi depredata, non dalle armi o dalle bombe, ma dall’odio, dall’astio.
‘’E cosa sei diventata adesso
Sotto questa pioggia di ferro
Di fuoco acciaio e sangue’’
Barbara non conosce, non sa cosa è
accaduto alla città un tempo felice.
Fuoco, acciaio e sangue imputridiscono
la città. E l’amore è lontano, ma può
ancora salvarci. Quell’amore tradito,
dimenticato, ferito, calpestato, ucciso.
Quell’amore che faceva impallidire la gente e la faceva
parlare. La poesia dell’autore francese è prepotente, nata
per esser proclamata, parlata e non scritta. Nata per essere
vissuta. ‘’Che cazzata la guerra’’ scriveva. Forse la frase
meno imbellettata facente parte dell’ars poetica, ma probabilmente la più autentica. L’amore può salvarci?
Quell’amore ai margini della foresta? L’Amore che Prevert
amava. Amare l’amore, esattamente.
Ferdinand De Saussure
Le nuove teorie della linguistica
Prof. Raffaele Talotta
F
. De Saussure è considerato da tutti gli
studiosi il fondatore della linguistica
moderna, poiché è il primo che propone
di fondare su basi scientifiche la semiologia,
che riguarda i segni linguistici stabilendo collegamenti interdisciplinari. Egli nasce a Ginevra,
il 26 Novembre, 1857. Dopo aver compiuto
nella città natale gli studi classici, inizia quelli
universitari con indirizzo scientifico, seguendo
la tradizione familiare. In seguito, si trasferisce
a Lipsia, centro della nuova linguistica, per
frequentare i corsi dell’ellenista Ernst Curtius.
Qui rimane quattro anni. A tale periodo
segue quello parigino, durato undici anni.
Infine, ritorna nella città natale, dove
rimarrà fino alla morte, avvenuta nel
1913. De Saussure non pubblicò mai una
trattazione sistematica sulla linguistica;
perciò, per cercare di dare organicità al
suo pensiero, bisogna rifarsi agli appunti
delle lezioni universitarie raccolti dai suoi
allievi Bally e Sechehaye, a Ginevra, dal
1906 al 1911. Di qui derivò il trattato
intitolato “Corso di linguistica generale”.
Nella cultura contemporanea, dalla filosofia e psicologia viene data grande rilevanza allo studio del linguaggio. Esso esplica,
come si sa, un’importantissima funzione
nella vita umana. E’ attraverso il linguaggio, infatti, che l’uomo può comunicare ai
suoi simili il suo pensiero, i suoi sentimenti e bisogni; è attraverso esso, inoltre, che
vengono ordinate le leggi della natura ed
espresso il substrato culturale a cui si
appartiene, rifacendosi al passato, per
interpretare il presente e proiettarsi nel
futuro. Anche gli antichi riconobbero
l’importanza della funzione del linguaggio, ma
solo verso la fine dell’800 si arriva ad una svolta originalissima con sviluppi notevoli in vari
campi. Prima, infatti, gli studiosi, rifacendosi
alla filosofia del linguaggio di Aristotele, erano
interessati alla grammatica comparata e linguistica storica.
Tra le scuole recenti di psicologia, che si rifanno allo studio della linguistica per analizzare le
strutture psichiche, si possono ricordare quelle
di Jean Piaget e della psicologia genetica, che
hanno esaminato l’apprendimento della lingua
nel bambino e le categorie logiche che vengono da lui elaborate durante le fasi di crescita.
E’ da considerare pure l’apporto dato da S.
Freud allo studio del linguaggio, dal punto di
vista psicoanalitico. Egli, in particolare, considerò la parola del paziente come l’unico mezzo
d’indagine per esaminare le dinamiche della
psiche umana e i sogni, visti anche come un
sistema simbolico da decifrare. De Saussure
distingue, nel fenomeno linguistico, un aspetto
costante, oggettivo, la “langue”, la lingua, da
quello individuale, espressivo, la “parole”, la
parola. La “langue”, che è l’insieme delle abitudini linguistiche, permette di comprendere e
farsi comprendere; la “parole”, invece, è l’uso
soggettivo, che ognuno fa della “langue”; è,
perciò, un atto individuale e irripetibile, che
permette la comunicazione con gli altri. Tale
dicotomia, tuttavia, non è da intendersi rigidamente, poiché tra lingua e parola si stabilisce
un rapporto d’interdipendenza. Come la
“parole” si serve della “langue”, del repertorio,
del codice a cui attingere, così la “langue” può
avere, attraverso la “parole” il suo impiego
pratico. Inoltre, la “parole” innova continua-
carta, il recto dal verso, allo stesso modo, nella
lingua, non si può separare il concetto dal
suono, dall’immagine acustica. La prima caratteristica del “segno” linguistico è la sua arbitrarietà, poiché il legame tra significato e significante è convenzionale. Lo stesso concetto di
uomo, ad esempio, si esprime, nelle varie
lingue, con fonemi diversi (significanti); quindi,
non esiste un rapporto di necessità con gli
oggetti o esseri designati (significati).
Nell’espressione linguistica, sia i concetti che
la rappresentazione fonica di essi sono arbitrari, in quanto sono di natura psichica; il “segno”
evoca non un oggetto concreto, ma la sua
astrazione. Ma egli fa pure riferimento al segno “relativamente motivato”. Ad esempio, il numero “venti è immotivato, ma
diciannove non lo è in egual modo, perché evoca i termini di cui si compone ed
altri che gli sono associati”. Il secondo
principio del segno è la linearità del significante, che è di natura acustica. Esso,
quindi, si svolge solo nel tempo. Per es., i
segnali visivi, marittimi o stradali si formano nella spazialità; al contrario, i sistemi
linguistici si articolano attraverso il tempo; i significanti orali si presentano uno
dopo l’altro concatenati.
Il terzo principio è la divisibilità, termine
preso da De Saussure dalla terminologia
matematica. Il segno, in quanto divisibile
è discontinuo: “Ciò che importa nella
parola non è il suono in se stesso, ma le
differenze foniche che permettono di
distinguere questa parola da tutte le altre,
perché sono tali differenze che portano la
significazione”. Ad es., il segno “cavallo”
significa cavallo e non più o meno cavallo.
Questo significato si pone, quindi, in opposizione a tutti gli altri significati che non
mente il codice linguistico, arricchendolo e
sviluppandolo nel tempo, conferendogli una siano nella loro totalità il significato di cavallo.
caratteristica storica, diacronica.
De Saussure, in conclusione, considera la linLa seconda biforcazione della linguistica saus- gua come un “sistema”, in cui tutti i termini
sururiana si basa sulla distinzione di sincronia sono solidali ed il valore di uno è condizionato
e diacronia. La prima consiste nello studio dalla presenza dell’altro. Per chiarire, egli ridella lingua secondo “l’asse della simultaneità” corre al paragone della lingua con il gioco degli
e non delle “successioni”; viene esclusa, quin- scacchi, anche se ne rileva il limite, in quanto il
di, l’azione del tempo su di essa. La seconda, giocatore di scacchi ha l’intenzione di operare
invece, studia la lingua secondo “l’asse delle lo spostamento e di esercitare un’azione sul
successioni”, in cui l’azione del tempo si unisce sistema, mentre la lingua non premedita niena quella sociale. Il suo compito, quindi, è quel- te, in quanto i suoi elementi si modificano in
lo di rilevare le trasformazioni linguistiche maniera spontanea e fortuita. Nel gioco degli
nell’evoluzione della lingua. Inoltre, la lingua, scacchi i vari pezzi hanno un legame profondo
secondo De Saussure, è un sistema di segni, tra di loro, poiché lo spostamento di uno prouna totalità, “un’entità psichica a due facce”, il voca una situazione nuova in tutto il gioco,
concetto e l’immagine acustica, rispettivamen- condizionando così il movimento di tutti gli
te il “significato” e “il significante”, tra cui vi è altri elementi della scacchiera. Allo stesso
modo, nella lingua, vi è un sistema articolato,
un legame inscindibile.
in cui tutto si tiene insieme, tutto è collegato
Per chiarire, egli porta l’esempio del foglio di strettamente. Ogni elemento, pertanto, acquicarta: il pensiero è il recto e il suono il verso. sta significato in base alla sua posizione.
Come non si può tagliare in due, in un foglio di
11
A tu per tu con Gian Franco Svidercoschi
Giornalista, scrittore, vaticanista ed ex vicedirettore de L’Osservatore Romano
G
ian Franco Svidercoschi, italiano
ma di origini polacche, ha iniziato precocemente la sua carriera
giornalistica, nel 1959. E’ stato inviato
dell'ANSA al Concilio Vaticano II e successivamente ha ricoperto l'incarico di vicedirettore de L'Osservatore Romano. E’ stato
inoltre collaboratore di Papa Giovanni
Paolo II nella stesura di Dono e Mistero
nel 1996. Ha scritto Una vita con Karol nel
2007. Tra le sue pubblicazioni più famose
ricordiamo Lettera ad un amico ebreo
(1993), edito da Mondadori e tradotto in
venti lingue per una cinquantina di Paesi.
che lo hanno sempre distinto e fatto sorridente e disponibile. Davvero, credo
amare.
di aver voluto mettere in risalto proprio
• In che cosa consisteva questa umanità? questo nel mio libro: le sue straordinarie
Vorrei raccontare quasi un aneddoto, che capacità. Ha istituito una nuova Chiesa
in realtà è più un episodio. Papa Giovan- nel senso più profondo della parola stessa
ni, infatti, si trovava in Africa ad un parti- ‘’comunità’’, ha dato quel volto nuovo
riunendo vari credi, abbatcolare incontro, ove, vi era
Karol era un uomo
tendo quelle barriere che da
una lettrice africana la
più che un papa.
tempo non solo dividevano
quale quel giorno indossaCredeva nella dignità e
ma davano origine ai conva l’abito ‘’festivo’’. E
nella fratellanza senza
flitti più vergognosi e pietosi
quest’abito
particolarmente ridotto, lasciava farsi troppe domande” che la storia abbia mai
intravedere le nudità. I cardinali restaro- conosciuto. Credeva nella dignità e nella
no sconvolti, mentre Wojtyla con tran- fratellanza senza farsi troppe domande o
quillità le disse ‘’Sei bella figlia mia, che creando fazioni, anzi viveva dell’unità,
bello questo corpo che Dio ti ha donato’’ e difendeva ciò più di ogni altra cosa.
l’abbracciò con affetto di padre. Da
questo possiamo comprendere senza • La ringraziamo fortemente e invitiamo
troppe contorsioni mentali come questo tutti a leggere i Suoi volumi. Vuole fare
Papa fosse autentico e amante delle un saluto ai nostri lettori?
meraviglie.
Certamente, ringrazio anche voi, e vi
• Possiamo dunque affermare che la auguro di trascorrere un anno ricco di
Chiesa, durante il suo pontificato, si sia spiritualità e impegno, ma credo che già
avvicinata alla realtà quotidiana della lo stIate facendo e con evidenti successi.
popolazione?
Intervista a cura di
Senza dubbio, Karol non solo ha fatto ciò,
Irene Petraroli II F
ma ha amato quest’umanità tanto soffeMaria Chiara Pollicino II F
rente e tanto afflitta. Lo ricordo sempre
“
•
Siamo
molto
emozionate
nell’incontrarLa, ma non tergiverseremo.
Ha scritto molte opere che certamente
hanno avuto un grande consenso. Quale l’analisi di un personaggio di enorme
considera la Sua ‘’opera maggiore’’?
calibro come Papa Giovanni Paolo II.
Come, secondo Lei, quest’uomo da papa
Beh, innanzitutto, credo che tutte in un non desiderato e straniero divenne uno
qual modo siano importanti, perlomeno dei più amati?
per me. Ciascuna è nata da un’ispirazione
non solo teorica ma anche pratica. Dun- Vedi, l’hai detto tu stessa. Karol era un
que non credo ce ne sia una ‘’più uomo più che un papa. Karol era vicino
importante’’.
alle persone col cuore, non solo con le
parole. Attirava a sé le folle, e lo faceva
• ‘’Un Papa che non muore’’ è la Sua con naturalezza, con la sua connaturata
ultima pubblicazione nella quale affronta sensibilità e passionalità, caratteristiche
Al di là della vita
“Hereafter ”: un capolavoro «dickensiano» tra la vita e la morte
Paola Benvenga
II B della sua sicurezza, il più grande dubbio dell’uomo! Alla
domanda di quel giornalista, “che cosa accade quando si
minenza, dica la verità, lei ce la metterebbe la muore?”, non tutti hanno una risposta assoluta; Clint Eamano sul fuoco sulla sopravvivenza dopo la stwood, ad esempio, ha un film. Tre storie parallele: Marie è
morte, sul Paradiso, su tutte le cose che ci una giornalista francese (Cécilie de France) sopravvissuta allo
siamo dette finora?”, domanda un giornalista di Rai Due in tsunami; Marcus un ragazzino
un intervista all’arcivescovo emerito di Bologna, Giacomo londinese che ha perso il gemello;
Biffi. E questi risponde:
George (Matt Damon) un operaio
- Oh, altroché! Perché l'alternativa sarebbe credere nell'as- di San Francisco che non vuole
surdo, ma l'assurdo è ciò che non esiste, ciò che non può usare i propri poteri per contattaessere. Questo l'ho imparato dalla geometria euclidea. Le re i defunti, perché trova che il
dimostrazioni «per assurdo» vogliono dire che è vero il suo non sia un dono ma una
contrario, no? Allora non può essere che l'uomo sia tutto condanna. La morte tre volte, e
questo cumulo di sofferenze, di gioie, di affanni, di impegni, per tre volte -sia essa «provata»,
eccetera, per poi essere vanificato
«condivisa» o «subita»- essa è in
nel niente. Questo non può essere.
grado di cambiare radicalmente la
“Mano sul fuoco dunque?”
vita. Eppure Marie, George e Marcus la accettano con sere- Ah, certamente, io non ho dubbi.”
nità, senza rabbia o furia, all’insegna dell’amore e del rispetE beata lei, Eminenza! Camus avrebbe avuto da ridire sen- to che Eastwood, pur trattando un tema scivoloso e banaliztendo così bistrattata la sua profonda intuizione dell’assurdo zato dai numerosi splatter sui poteri paranormali, dimostra
nell’esistenza umana. Lei che si stupisce nel trovare gente verso il cinema classico e verso i suoi personaggi. Non è
che su queste cose parla a titolo personale, secondo le affatto casuale, infatti, che le tre storie siano legate tra loro
proprie idee, e lei che crede nel principio di Wittgenstein, dal filo rosso di Dickens, autore di “David Copperfield” e
per cui «di ciò di cui non si può parlare si deve tacere» - de“La piccola Dorrit”, e scrittore capace di entrare in perfetsoprattutto se riguarda l’aldilà-, come è pronto lei a vantare ta empatia con i problemi dei suoi eroi, proprio come Eala certezza religiosa donatagli da Gesù e a guardare, dall’alto stwood con i suoi protagonisti. Ma ancora più speciali (e
“E
12
incomprese dal pubblico) sono la serenità e la delicatezza
con cui il coraggioso regista ottantenne racconta la storia di
tre vite destinate a intrecciarsi in una Londra quasi romanzesca. E, attenzione, sono proprio la bellezza e il motivo del
racconto a rendere questo film unico e raro nel panorama
hollywoodiano ai cui antipodi da
“Hereafter” spiccano i film di Cameron. Certo, ormai l’eleganza e la
narrazione non sono qualità molto
americane né vanno molto di moda
(lo dimostra l’insuccesso riscosso dal
film in patria), ma sono gli elementi
distintivi di un cinema che cerca di
aprire la mente dei suoi spettatori e
non cessa mai di interrogarci. Così
Eastwood presenta il tema complicato della morte, unendo quella sorta di “empirismo” americano (se qualcuno sostiene di aver visto l'al di là, perché non
credergli?) al beneficio del dubbio. Lontano da ogni presunzione, senza bisogno di coinvolgere Dio, l’Inferno, il Paradiso,
ma solo il filo invisibile che unisce i vivi ai morti, la luce e
l’ombra. Appena si accendono le luci, alzatici dalla sedia con
quel sapore agrodolce che il finale del film regala, allora
iniziamo a riflettere e a considerare, laicamente e non, la
possibilità di una vita dopo la morte e la capacità di andare
oltre.
Angolo della poesia
Preghiera natalizia d’un Italiano
Bianca come il latte rossa come il sangue
Profumo tuo
che in cuore mio è rimasto,
profumo d'amore color rosso sangue,
splendido, immutabile nei ricordi
dolorosi, poiché un male ti ha portato via.
Parlerò di lei a voi lettori,
fanciulla dai capelli rossi e dallo sguardo vivo
che tutto poteva e nulla turbava
il suo sorriso cosi radioso,
indimenticabile.
Era un sogno ai miei occhi innamorati,
che fa palpitare e dolcemente ispira
un forte gioir d'ogni emozione
piccola o grande, eppure energica.
Ma un giorno accadde che il bianco invase
le tue membra e il tuo corpo di bimba,
e il dolore colpì, cosi intriso
della tua figura che fu sempre fonte di felicità.
E nella tua agonia addolcì al meglio
l'odiata malattia che ti uccideva impietosa:
ti feci viaggiare per il mondo,
suonai e ballai con te
per vederti ridere, visione angelica.
E adesso che più non ci sei
ho versato lacrime e ho capito
quanto mi fossi perso nella vita,
quanto di bello c'era
in un sole che sorge e tramonta,
in una carezza e in un abbraccio
e ricorderò infine un angelo custode
dagli occhi azzurri che mi fu vicino sempre
e che di rosso straripava ma taceva
per paura di perdere qualcosa di me.
E ora, con lei accanto dico grazie
a te: bianca come il latte rossa come il sangue
Valerio Calabrò II D
Signore, ogni giorno io ti ringrazio
di rendere il mio cuore così sazio
quando sul video schermo a me compare
Cicchitto, Bondi o un lor degno compare.
Con Tremonti, Sacconi e Quagliarella
se pure c’è Brunetta è proprio bella:
tutti insieme potranno almanaccare
in qual modo Lucifero fregare.
E’ allora (o quando Capezzone vedo)
che più in Te profondamente credo
e solo in Te ripongo ogni letizia
di quelli riscontrando la malizia.
Solo in Te riponiamo ogni speranza,
visto che il Colle è in piena latitanza:
non vorrai certamente abbandonarci
e intervenendo Tu potrai salvarci
Vorrei presto venire in Paradiso
per non vedere più l’odioso viso
di Mariastella (la Gelmini intendo)
che scorgo ovunque la mia tele accendo.
da un’autentica serie di furfanti,
ribaldi, grassatori e lestofanti
che infestano da tempo il bel Paese
arricchendosi solo a nostre spese.
Ti prego, Signor mio, fammi morire,
ma assieme a me fa’ pure altri venire:
son Schifani e Gasparri i primi nomi
che vengono alle mente e questi tomi
Infin, Ti prego, provoca la svolta
con una radicale ampia rivolta
che spinga finalmente gli Italiani
a ritornar com’eran prima: sani!
falli precedere, Tu che tutto puoi,
dal Cavalier, col seguito dei suoi,
che regna sull’Italia con i media
ed i giusti ha ridotto nell’inedia.
Prof. Felice Irrera
Corri, senza mai fermarti...
Corri nelle più grandi distese del cuore,
laddove non esiste orizzonte che possa
condurti nella certezza,
corri laddove la luna si confonde
con la tua ombra
per poter un giorno, all'alba del sol,
abbracciare la luce.
Corri e non fermarti.
Corri e non lasciarti ingannare
dall'immortal selva dei dolori
perché di lì si può uscire
solo se corri, senza mai fermarti.
Un giorno contemplerai le tue mani
e capirai di aver vinto
contro un cuore privo di
scorciatoie.
E sarà allora che una luce diversa
ti attraverserà per sempre.
Roberta Sofia II F
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Luce
Luce in questo cielo d'inverno inoltrato.
Luce in questo inverno,
Luce tra gli alberi spogli di foglie,
in questo buio fitto
piangenti,
dove nuvole che minacciano tempeste
privi di calore,
nascondono il mondo,
privi d'amore.
mentre nell'animo mio è solo estate.
Brilla il sole sopra la natura morta,
Sole,
fredda.
che riscalda di un sorriso caldo il cuore,
Brillano la luna e le stelle dentro me,
come l'arcobaleno dopo il temporale.
Gioirai del colpo fatale, quando io ti donerò la morte,
dove amore nel cuore c'è.
Luce immensa dentro.
tu, luce effimera della calda fragranza settembrina,
Il riflesso dei miei occhi è solo luce.
Oscurità intensa fuori.
non è giudizio divino a recidere il cuore, ma sempiterna sorte.
Luce.
Melodie nella morte
Oriana Crea III A
Ammiravi, silente donna dalle gote di brina,
rive sparse, agresti monti e più in là, la gloriosa speranza,
che un dì da me ti recò, e dal mio viso declinò lacrima salina;
dunque un giocondo e vivido amplesso ci portò alla danza,
obliando il dolore, i segreti crucci, e la tediosa mestizia.
Eri l’alba del cosmo ed il tramonto di ogni baldanza
di quei corpo che te bramavano, destati dalla nociva pigrizia;
fiera era la mente della donna dal giulivo candore,
la quale più e più volte me condusse ad inusuale malizia
di quella passione ch’era in te e del mio insalubre amore.
Virtuosa signora dalle fattezze di gioia cinerea,
con pavida voce e insano affanno ti confessai il mio terrore:
eri chiara e di giglio il seno e priva della tinta sulfurea,
all’ombra dei salici ti guardai e ti dissi con voce di pianto:
‘Oh dea, dea che pur spandi bellezza nell’ombra funerea,
ancor per una volta voglio di te udire il prezioso canto
che mi condusse a tal mania, ed ora reca con sé malsana sete
di bere il tuo sangue, che folle rende anche il santo
e conclude l’opera della sì voluta vereconda quiete;
così io ti uccido, sacra moglie del feroce Dario,
or tu intonerai muti sospiri nella solinga valle di Lete’.
Così io posai il bigio coltello nell’ormai rosso sudario:
la riva scossa ed il funesto oceano su d’ella io dipinsi,
e piano gli occhi chiuse, placida icona di santuario.
A scavar un fosso io, dunque, in seguito m’accinsi,
rendendo umido quel freddo corpo scarlatto
sul quale posi pianti e mesto alla terra mi strinsi.
Tu già invecchiavi e più non eri bella come al primo atto
della nostra vita; io ti salvai dalla vecchiezza
che mai potrebbe nascer su di un volto sì ben fatto,
e ti liberai dal tormento che in te faceva tristezza.
Affinché a questo corpo bramata pace si convenga,
riposa lì, oh donna dalla luciferina e dolente dolcezza,
lì nei Campi Elisi, ove sovrano canto regna.
Antonio Zaccone III F
14
Come l’aria
Ti guardo trasognata
corteggio con i gesti
e tu, dopo l’ennesima giornata,
certo non te ne accorgeresti.
Tranquillo mi passi davanti
ignaro della mia inquietudine,
siamo talmente distanti
che non avverti la mia solitudine.
Quegli occhi dalla luce luminosa
dove annegherei all’istante,
vorrei che fossero la prima cosa
da vedere, la più importante.
Nella mia stanza, quando son sola,
ti sento, mi sei accanto con tenerezza,
mi sorridi e non dici una parola
ti sogno con certezza.
Sta diventando un’ossessione
qualcosa da sperare,
provo una tale emozione
quando ti provo a parlare.
Che vita assurda, contro ogni logica
senza te, senza parte di me,
lo so, sembra retorica
ma non sono felice senza te.
Sei follemente irraggiungibile
ma ho bisogno di te come dell’aria,
cercherò di non volere l’impossibile
ma non sono così temeraria.
Valentina Foti IV F
Solitudine
Guardare la vita
Ciao solitudine...
non so se mi cerchi tu,
o ti sto cercando io.
Ma una cosa è certa,
ormai siamo una cosa sola
le nuvole passano e io le guardo da solo
senza compagnia
il tramonto passa e lo guardo da solo
senza compagnia...
la vita passa e io...
e io...
guardo il passato,
non va, non deve continuare,
perché il mio dolore
è come fuoco che brucia
e lascia solo segni
nel mio cuore...
oh... solitudine tanto amata ti ho cercata
e ti ho trovata.
Guardiamo la vita nell’acerbo limite umano senza mai specchiarci
la goccia, mai il mare
Passano i giorni
Del vizio Malumore
Guardiamo la vita
ed altri suoi mille figli
O bianca o nera,
il resto è solo indecisione
Guardiamo la vita
Senza chiederle nulla
Guardiamo la vita
Da superbi e arroganti Dei umanizzati
Nel limite pensandola illimitata
guardiamo la vita
La guardiamo da casa nostra
accompagnata dal Mia
Il vicino è già lontano
rinchiusa in un Io
Guardiamo la vita
Quella vita che non vivi ...
Specchio immemore,
Maria Chiara Pollicino II F
Alessandro Mazzullo IV B
Chi ha detto che vivere è solo una colpa ?
Chi ha detto che vivere è una colpa?
Vita è poter stare con chi ti ama,
con chi ti insulta e con chi ti loda,
poter scegliere cosa fare di te,
se innalzare la tua anima sulla vetta della luce,
o schiantarla nell’ abisso del male,
dedicarti a costruire una torre di mattoni e pece
o distruggere tutto ciò di colui che tutto fece,
vuoi essere lampo di luce che si scaglia sulla terra
e in un attimo illuminare il mondo
o essere il tuono fragoroso che fende l’aria
e che dietro di se lascia solo un rumore e niente più?
Giuseppe Denaro I F
Passione
Come vento implacabile
danza inesorabile
avvolge e sconvolge
ogni mia tentazione.
Divora la mia fame
di saggezza e prudenza.
Incontrata Lei
mi seduce
con illusioni e sensazioni,
ma non si addice
all'amara luce
che ne resta
tra i labirinti della mia testa.
Si mostra a me
inerme e pura,
Le maschere
non riesco
a cogliere ogni sfumatura.
Inconsapevole ne sono attratto
la sua assenza
mi lascia stupefatto.
Con oscura maestria
ogni altra dipendenza
senza traccia porta via
e impone la sua presenza
priva di armonia.
E' negazione del sentimento
per un insaziabile tormento.
Giulia Pinizzotto V F
Pulcinella, Colombina e Arlecchino
Son le maschere preferite da quel bambino.
Pantalone, Gianduia e Peppe Nappa
Sono amici di Patacca.
Attenzione Brighella
Gli è caduta la bretella.
Invece Balanzone
Ha mangiato un gelatone.
Nella piazza, i venditori ambulanti
Vendono le stelle filanti.
Sul marciapiede buttano i coriandoli, i bambini
Che sono davvero birichini
Oh che bello il Carnevale,
per me tanto vale.
Chiara Lucà IV F
15
“Bianca come il latte e rossa come il sangue”
Il palermitano Alessandro D’Avenia affascina i lettori con un’avvincente storia d’amore
Valerio Calabrò
II D
“L’amore non da pace, l’amore è insonne, l’amore
è elevare in potenza, l’amore è veloce, l’amore è
domani, l’amore è tsunami, l’amore è rossosangue”.
U
na bella frase non trovate? Dal significato universale eppure tanto semplice,
come il soggetto che ripetutamente si
propone a ogni stacco, l'amore. E' proprio questo
il tema dominante nel libro "Bianca come il latte
rossa come il sangue" scritto dall'esordiente
Alessandro D'Avenia, che ha già riscosso un enorme successo soprattutto tra giovani, perché parla
di loro, perché parla dell'ingresso nella vita di un
adolescente qualunque, Leo, della sofferenza e
dello sgomento, del desiderio di trovare il proprio
sogno e di renderlo unico nel suo genere. Leo. un
sedicenne come tanti, odia la scuola, adora il
calcio, la chitarra e i panini da Mc Donald col suo
amico Niko. Pensa tanto, troppo e si dice che le
cose se le dovrebbe scrivere perché le dimentica
facilmente o perché comunque se sono importanti se le ricorderà prima o poi. Ritiene "sfigati"
tutti professori ma in particolare quello di storia
e filosofia appena arrivato (il Sognatore come lo
chiama lui, perché dice tante cose che per lui non
hanno senso e fa lezioni fuori programma) eppure qualcosa di lui gli interessa, gli fa capire che il
segreto della sua profonda inquietudine è da
cercare dentro di lui: la mancanza di un sogno. E
il sogno di Leo si chiama Beatrice, dai capelli rossi
e dallo sguardo vivo, che domina la sua vita e la
sua esistenza e della quale parla con Silvia, la sua
migliore amica, colei che lo capisce sempre in
anticipo, che sa sempre tutto prima che lui lo
dica, che non lo lascia mai solo e che segretamente prova qualcosa di più di una semplice
amicizia. In questo univeraccettando la sua prosso Leo sente troppo vicino
sima fine, a fargli capiil "bianco" che per lui è
re come la persona che
solitudine,
privazione,
da sempre è stata
tristezza, morte, tutto ciò
vicino a lui, è quella
che in qualche modo gli fa
che davvero desidera,
male e lo fa sentire solo,
e come la sua vita fino
disperatamente solo. Ed è
ad ora sia stata quasi
solo l'amore che può risprecata o non sia
portarlo a galla, rapprestata vissuta a pieno,
sentato dal "rosso", come
non dando il meglio
il sangue, l'amore, la pasper sé e per gli altri,
sione. Questi sogni, questi pensieri, vengono accettando con spontaneità quello che succede,
interrotti da una notizia che gli porta Silvia una rendendo ogni giorno migliore. Un libro magico,
mattina: Beatrice ha la leucemia. Per Leo è un un libro che supera ogni confine, che riesce, per
colpo durissimo, ha paura di perderla, di non mezzo di una retorica semplice, a comunicare
poterle dire quello che prova per lei, ha paura del sentimenti profondi e unici e che personalmente
bianco che la sta divorando, che vince sul rosso, il ha lasciato nel cuore un qualcosa di particolare e
rosso dei suoi capelli e di tutto ciò che considera stupendo, che solo certi libri sanno trasmettere e
bello. Le dona il sangue, le scrive una lettera, si che sostanzialmente lascia un messaggio imporritrova nel suo stesso ospedale e di nascosto la tante: la nostra vita è il dono più prezioso che Dio
scruta lì, nel suo letto, mentre la malattia avan- ci ha dato, non sprechiamola, non sprechiamo
za… e affronta quel terribile processo che lo neanche un istante, cerchiamo di essere sempre
sconvolge, non si capacita di
noi stessi, di essere
Due colori: il rosso e il biancome questo possa succedere a
spontanei, vivendo in
co: l'uno il bene l'altro il malei, proprio lei che tutto era
armonia dentro e fuori di
le, l'uno l'amore e la passionella sua vita e che se ne stava ne, l'altro la privazione e la morte. noi e amando, amando
andando cosi, senza che niente
incessantemente. Due
e nessuno possa fare qualcosa. Litiga, piange, colori: il rosso e il bianco: l'uno il bene l'altro il
peggiora a scuola e solo Silvia riesce a risollevar- male, l'uno l'amore e la passione, l'altro la privalo, come sempre e lo convince che buttarsi giù zione e la morte, un angelo custode, Silvia che ha
non serve, e lo deve pure a Beatrice. E così che riempito d'azzurro tutto quello che Leo aveva
alla fine Leo riuscirà a realizzare il suo sogno: intorno, rendendolo meraviglioso e sopportabile
rendere la sua amata felice nei giorni che prece- a confronto con la vita, un professore di Filosofia,
dono la sua morte, farla viaggiare, ballare, farle il Sognatore, che lo spronerà nella ricerca e nella
sentire la malattia meno dolorosa e a far in modo costruzione di un sogno, il suo sogno, e una rache vinca il rosso: l'amore. Sarà proprio lei, che gazza, Beatrice: bianca come il latte rossa come il
rimettendosi nelle mani di Dio e nella sua parola sangue.
“
“C’era una volta in Italia”
Antonio Caprarica offre una cronaca avvincente di fatti e misfatti che hanno accompagnato l’Unit{
Marina Pagano
III E
S
e desiderate affrontare in maniera diversa la
storia dell’Unità d’Italia, non esitate a riporre sul vostro comodino la cronistoria scritta
dal famoso corrispondente da Londra del Tg1,
Antonio Caprarica. Attraverso la struttura del
‘gossip’ tipicamente inglese, l’autore ripercorre i
momenti salienti del ventennio che portò alla
formazione dello Stato italiano, ponendo
all’attenzione del lettore le trame nascoste, i passaggi principali, le figure dei grandi personaggi
fautori e contrari all’unità, le opinioni degli intellettuali del tempo e, perché no, anche più di qualche notizia sul tramonto del Regno delle due Sicilie
(sul cui tema consiglio un libro di Giuseppe Campolieti: “Re Franceschiello”). Un giudizio complessivo abbastanza positivo, pur tenendo conto che, il
linguaggio giornalistico adoperato, a tratti sembra
16
non adattarsi perfettamente ad una narrazione del
genere. Adesso, cercando di andare oltre il fatterello raccontato, consideriamo la reale portata di
questo libro: oltre che da un punto di vista conoscitivo, può essere stimato anche in quanto inno
ad unità rinnovata che dovrebbe attuarsi ai nostri
giorni. Ormai, quotidianamente, su tutti i giornali
c’è almeno un articolo che parla di questo distacco
tra nord e sud, a livello economico, sociale, culturale. Distacco ad opera soltanto degli stessi cittadini, coadiuvati dal sistema politico, riscontrabile
soprattutto sul piano sociale, dove, in teoria, si
dovrebbe essere più uniti. Una continua guerra tra
poveri che si danno del terrone e del polentone,
del mafioso e del leghista, del pigro e del gran
lavoratore, non facendo altro che denigrarsi a
vicenda. Ma la storia, ci insegna tutto tranne che
questo. Sul campo di Calatafimi, il 13 maggio 1860,
di Milazzo, il 20 luglio 1860, non c’erano solo piemontesi a combattere per la libertà; erano affiancati dai cosiddetti “picciotti”. Non c’erano né piemontesi, né siciliani: c’erano Italiani. Ecco il messaggio di “C’era una volta l’Italia”: italiani sul campo di battaglia nel 1860, italiani al parlamento nel
1861. Italiani, ancora oggi, dopo 150 anni.
Gianrico o Guido? Le due facce di un'unica essenza
Gianrico Carofiglio racconta la sua esperienza di scrittore alla Libreria Ciofalo
A
utore della fortunata
serie di romanzi che vedono come protagonista
l'avvocato Guido Guerrieri, Gianrico
Carofiglio trae la sua ispirazione
dalla professione di pubblico ministero che ha esercitato per molti
anni prima di diventare scrittore.
Nel 2010 ha pubblicato Le perfezioni provvisorie e La manomissione
delle parole.
la rockstar è riconosciuto da
tutti e la popolarità in quel caso
diventa un peso. Uno scrittore
invece è conosciuto per i suoi
libri e non per la sua faccia. Così
a volte incontri persone in libreria o per strada che ti chiedono un autografo, c'è gente
che ti scrive. Ma non è mai invadente. E poi ci sono queste occasioni in cui la gente ha voglia di
ascoltare ciò che dico.
• Come ci si sente a passare da una
• Come trova questa gente?
professione come quella, apparentemente, rigida del magistrato a
Non si può generalizzare ma
quella fatta di immaginazione che è
normalmente trovo persone
propria dello scrittore?
intelligenti che hanno voglia di
parlare ed esprimono opinioni
Ci si sente molto bene, perché, per
interessanti e in questo mi riciò che mi riguarda, era quello che
tengo un privilegiato.
quando ero ragazzo sognavo di
fare da grande, anche se ho aspet• Abbiamo letto i Suoi libri e in
tato un po’ troppo tempo ho realizquesti ultimi anni visto le trasposizato il mio sogno. Detto questo,
zioni cinematografiche dei Suoi
bisogna precisare che per fare il
romanzi. Quanto c'è di autobiogramagistrato, o nel mio caso il pubblifico nei casi dell'avvocato Guido
co ministero che è anche un po'
Guerrieri?
investigatore è necessaria molta
creatività e per fare lo scrittore è
necessaria molta disciplina, la ca- Tutti gli scrittori hanno una scrittupacità di mettersi ogni giorno a ra più o meno autobiografica. Flauscrivere che mi deriva proprio dalla bert diceva:"Madame Bovary c'est
moi". Poi la questione non è se ci
mia prima professione.
siano elementi di autobiografia o
meno nei racconti, ma quanto le
Flaubert diceva: ‘Madame
esperienze personali vengano traBovary c'est moi’. Ed io
sformate dall'autore per diventare
penso lo stesso di Guido"
letteratura.
“
• Charles Bukowski, suo compagno
di "penna", raccontava in forma
autobiografica il trauma del passaggio dalla vita povera e anonima
a quella delle letture universitarie,
tenute a popolarità raggiunta. Come ha vissuto lei la popolarità derivata dal successo dei suoi libri?
E' stato un cambiamento nella mia
vita, da quello che era un lavoro
che poteva prevedere una popolarità circoscritta, in cui essa non è
l'elemento fondamentale, a quello
dello scrittore che imputa un contatto con il pubblico, una certa
fama. Io credo di avere la giusta
dose di popolarità. Mi spiego meglio. Se uno fa l'attore di cinema o
• E le crisi di panico e il sacco di
boxe con cui dialoga amichevolmente l'avvocato?
Le crisi di panico fortunatamente
non le ho mai sperimentate. La
boxe... beh io pratico arti marziali,
quindi diciamo che li ho assimilati.
• E' possibile che uno scrittore trasfonda nei Suoi personaggi i propri
desideri?
• Lei come cittadino, come politico nutre ancora "speranza"
nell'accezione comune del termine o seguendo il significato che
ne da Monicelli, si ribella alla
"speranza" dei padroni? Come lo
fa?
Mi ribello alla speranza dei padroni ma non credo che esista
solo la speranza dei padroni,
credo la speranza sia una grande
virtù morale e che vada coltivata. C'è la biografia di Obama che
si intitola "L'audacia della speranza". Non la penso proprio
come Monicelli…
Gianrico Carofiglio con una copia di Koiné
• Riferimenti a fatti e personaggi
sono sempre casuali?
No, non sono sempre casuali, ma
faccio in modo che i personaggi che
possono aver hanno ispirato una
parte dei miei romanzi non siano
ricollegabili a determinate persone.
E' una forma di tutela nei loro confronti.
“
Se uno è sostenitore del
partito della famiglia e poi si
scopre che ha tre amanti,
questo è privato ma è anche politico”
• Lei è, prima che politico, magistrato e quindi dalla parte del cittadino. La politica può prescindere
dalla vita privata o dalla professione principale di un individuo? Oppure la condiziona?
Può condizionarla anche se difficilmente può prescindere da essa. Mi
spiego meglio. Se uno ha una vita
privata che non ha interferenza né
è incoerente con la propria attività
politica allora ha il diritto di tenersela. Un altro esempio. Se uno è
sostenitore del partito della famiglia e poi si scopre che ha tre amanti, questo è privato ma è anche politico.
• Le descrizioni di Bari così dettagliate, nitide ci regalano un affresco
della città sconosciuto anche a chi
ci vive.
Certo, oggi Bari è una città interessante, si vive piacevolmente, ma la
città dei romanzi è in parte di fantasia. Io sono legato e grato a Bari
per avermi dato materia di romanzo. E poi è una città che non era
mai stata raccontata prima e io
l'ho raccontata proprio in un mo- • La politica può lasciare integra la
mento in cui si trasformava e diven- moralità di un uomo?
tava molto più romanzesca di
La politica ha un alto potenziale di
quanto non fosse stato in passato.
corruttibilità, quindi può capitare.
• Alcuni mesi fa è venuto a manca- Ma non credo che ciò avvenga semre un grande regista italiano, Mario pre.
Monicelli. In una intervista, aveva
affermato che "la speranza è la
Certamente sì, a volte lo faccio quatrappola dei padroni per fare stare
si apposta. Faccio fare ai personagquieta la gente semplice". Condivigi cose che avrei voluto vivere io e
de l'opinione di Monicelli?
non mi sono capitate.
NO.
Intervista a cura di
Claudia Santonocito III F
Antonio Crisafulli III F
17
Le confessioni di Massimo Lopez
«E’ a scuola che ho iniziato a fare le imitazioni… Il successo? Sono andato a letto solo con me stesso...»
• Rapporto tra la televisione e il
mondo di oggi, talvolta la televisione non rispecchia quelli che sono i
veri sentimenti, al contrario del
teatro…
nell'azienda televisiva ha capito la
novità che rappresentava.
• A proposito, se passassimo da
Monza chi incontreremmo?
“
• Invece, il professore di matematica
le diceva: “Se vieni, ti interrogo. Se
non vieni ti metto un punto interrogativo...” e Lei chiedeva: “Quanto
vale il punto interrogativo?” e lui
rispondeva: “2” e Lei diceva: “Tanto
vale vengo...”
Sì, col professore di matematica
facevo le trattative! Infatti non rimpiango affatto la scuola. Però adesso
mi sta tornando la voglia di imparare certe cose, per esempio quando
leggo i libri di scuola, come quello di
storia, che adesso mi interessa, mentre a scuola vedevo che tutto era
legato all'interrogazione. E' stato
proprio a scuola che ho iniziato a
fare le imitazione dei professori o
dei miei compagni.
• Come saluterebbe noi ragazzi del
Maurolico, Antonio Di Pietro, cosa
direbbe?
(imita Antonio Di Pietro) Noi
dell’Italia dei Valori, leggiamo questo giornale, che è il giornale, che è il
abbiamo posto a Tullio Solenghi lo numero 1 di questo giornale… che
scorso anno: pensa che oggi ci sia c’azzecca mo’ alla domanda.. Pecchè
nel panorama dello spettacolo un se è vero come vero….
altro trio paragonabile al vostro o
un altro gruppo comico del vostro • Un saluto ai nostri compagni che
calibro?
vorrebbero intraprendere il mondo
• Lei per esempio parlava di questi
E' stato casuale, perché ho iniziato
format scadenti come i reality...
facendo l'attore, e l'attore fa tutto,
tragedie, commedie; poi sono passaSì è vero, anche se non tutti, per
to al comico perché ho visto una mia
esempio Amici o X-Factor, però ce ne
predisposizione. Per esempio, al
sono altri come il Grande Fratello,
ristorante, giocavo con gli altri attoche danno un'illusione a un sacco di
ri facendo la parodia dei personaggi
giovani che vanno a fare i provini,
che prima avevo fatto seriamente e Se c’è oggi? Vabbé sì, probabilmente
per tutta Italia, con la speranza di
c'è, o ci sarà, saremmo un po' prequindi diventava una cosa comica,
trovare qualcosa ma non trovano
suntuosi a dire che non ce ne possami dicevano: "perché non fai il cominiente. Ma poi? Pure che si entra?
co?", e io "vabbé, poi vedremo". Poi no essere altri. Ma noi siamo unici!
Poi si esce...
incontro Anna Marchesini e Tullio (ride)
Solenghi e si inIl prof. di educazione fisica
• Lei però deve molto alla televisio- staura un bel
• Lei ha detto in
mi ha rimandato, così mi
ne …
molte interviste che
feeling e decidiasono ritrovato a fare flessioni a
mo insieme di
il suo rapporto con
settembre! Col professore di
Sì, moltissimo, però prima c'erano inventare noi delle matematica facevo le trattative!” la scuola fu un po'
conflittuale.
Lei
dei punti di riferimento importanti cose da fare alla
in televisione, c'erano persone con radio, su Radio 2: è arrivato il suc- infatti è riuscito in un'impresa epocui potevi parlare e che rispettavano cesso e alla fine ci hanno proposto di cale: farsi rimandare in educazione
le idee che tu proponevi, le proposte partecipare in televisione.
fisica. Come ha fatto?
nuove. Per esempio quando noi volemmo fare "I Promessi Sposi" nel • Le poniamo la stessa domanda che Certo, perché noi l'educazione fisica
'90, qualcuno che aveva sensibilità
“
18
dello spettacolo, del teatro…
Innanzitutto non intendete lo spettacolo come reality o cose varie,
perché non portano a niente e soprattutto quello non è spettacolo.
Dovete crederci fermamente, seguire il teatro, fare i provini, fare in
continuazione tentativi. Non pensate che bisogna andare per forza a
letto con qualcuno per raggiungere
il successo. C'è anche quello, può
succedere, però io sono andato a
letto con me stesso...
Intervista a cura di
Claudio Staiti III A
Antonio Crisafulli III F
Intervista integrale nella sezione video del profilo Facebook di Koiné, Giornale del Maurolico
Sì, un po’ come dicevo sul palcosce- La monaca di Mmmmmmmmonza
nico. La televisione, giustificandosi (ride). Comunque, bisogna anche
col fatto che deve fare ascolti, eserci- dire che in passato c'erano meno
ta una morbosa e totale speculazio- televisioni, quindi potevi inventare
ne su tutto ciò che riguarda le noti- di più. Oggi hanno volutamente
zie e ci fa percepire che siamo quasi abbassato il livello qualitativo perin pericolo, ci fa pensare che vivia- ché non si possono creare in centomo in un mondo molto difficile, che cinquantamila televisioni grandi
una volta era
Non bisogna abituare la gente a talenti. Quindi si
meraviglioso e
abbassa il livello
pensare che, se sei fuori dalla
adesso fa schifo.
televisione, non sei nessuno, la televi- per dare a tutti
Non è così però.
sione sotto questo aspetto è ‘malata’ ” più o meno l'illuLa
televisione
sione, che però
non può raccontare notizie buone, resta tale, perché se tu scegli di fare
perché le notizie buone non fanno il mestiere dell'attore, come ho fatto
ascolto. Quindi ci vuole l'ascolto, io, non lo scegli pensando di farlo
bisogna esasperare tutto: se c'è per un anno o due, ci credi per semmaltempo sembra che ci sia un'e- pre. Quindi non bisogna avere la
mergenza, una tragedia, sembra che fretta di dire "tutto e subito". Il
stia finendo il mondo ma, in realtà, Grande Fratello ci insegna questo:
In alto, un momento dello spettacolo “Ciao
piove. Oppure c’è una frana e allora "tutto e subito". Miliardi e via, subi- Frankie” e, in basso, l’autografo di Massitutta Italia frana, cade Pompei, to... E poi non bisogna abituare la mo Lopez ai ragazzi di Koiné.
cadono tutti i monumenti... Si deve gente a pensare che se sei fuori dalla
sempre esagerare. Per quanto ri- televisione non sei nessuno, la televiguarda lo spettacolo, sicuramente sione sotto questo aspetto è
questo sta vivendo un momento di "malata".
crisi, perché in televisione lo spettacolo non si può fare più, anche que• Lei però ha iniziato col teatro di
sto ormai è condizionato dalla morprosa, con Pirandello; poi com'è
bosità delle notizie, dai gossip…
passato al comico?
non la facevamo. Il nostro professore pretendeva che portassimo tutta
l'attrezzatura, le scarpette, i pantaloncini. Io non li portavo e siccome
non lo facevo mi ha rimandato. Così
mi sono ritrovato a fare flessioni a
settembre!
Spiro Scimone, talento messinese
Intervista al grande attore e regista che ha riportato sulle scene il “teatro dell’assurdo”
A
ttore, regista e drammaturgo italiano, Spiro Scimone è considerato uno
dei messinesi più in vista del palcoscenico europeo. Grazie al suo
rinomato linguaggio teatrale, con
lunghe pause che si mescolano al
particolarmente sonoro dialetto
messinese, è uno tra i pochi ad
aver ottenuto il riconoscimento
alla Comédie-Française (che in
precedenza aveva premiato altri
illustri italiani come Goldoni, Dario
Fò, Pirandello e Pasolini).
dire, è stato uno degli autori più
importanti del novecento, è naturale che il teatro ne abbia risentito e inglobato quei temi o quelle
tecniche.
• Lei, certamente conosce la situazione odierna italiana e in
questo contesto conflittuale, cosa
consiglia ai giovani, cosa trae
dalla Sua esperienza di vita e dal
suo essere self made man?
mo soprattutto perché ci sono i prattutto politico. La città di Mesgiovani attenti e desiderosi. Però sina è diventato nell’animo dei
naturalmente avete bisogno an- messinesi un grande, immenso
che del nostro supporto, ma me pantano. Si è persa la voglia di
ne dispiace, gli adulti non vi stan- agire, e reagire, pensare e denunno aiutando, noi non vi stiamo ciare le cose che non vanno. Queaiutando.
sto è pericolosissiMessina, a mio avviso, mo, perché ci sono
è uno dei luoghi più
le potenzialità.
belli al mondo ma è stata
• Se dovesse cambiadistrutta da noi stessi”
Messina, a mio avvire qualcosa nella Sua
so, è uno dei luoghi
vita professionale cosa cambie- più belli al mondo, è stata distrutrebbe?
ta da noi stessi. E come? Taglian-
“
• Attore, drammaturgo nonché
nostro concittadino. Quanto ha
influito nella carriera d’attore il
Suo essere messinese?
Sicuramente moltissimo, lo si può
notare dalla scelta della lingua,
appunto, il nostro dialetto, il dialetto messinese. Mi ha dato, in un
certo senso la libertà di esprimermi, dunque, è chiaro, ha avuto
molto peso nel mio mondo, mio e
di Francesco (Francesco Sfameli
ndr). In tutti i nostri lavori, ormai
non ci pensiamo neanche più di
tanto, c’è sempre il nostro essere
messinesi, siciliani, meridionali,
italiani. Però, si parla sempre di
Spiro Scimone con i ragazzi di Koiné: nella foto (da sinistra verso destra) la prof.ssa
Gemellaro, il preside, prof. Grasso e l’ex provveditore agli studi, Gustavo Ricevuto.
teatro, dunque questa particolarità, questo modo di essere deve
confluire in qualcosa di universaNulla, anzi vi dirò, voglio prosele; sentimenti, emozioni che poi Naturalmente tutto questo, ahi- guire su questa linea, voglio consono sempre universali.
mè, è colpa degli adulti; è nostra tinuare a fare. Per il momento
ed è grave, stiamo davvero bru- sono più che soddisfatto, anzi, col
• Nelle Sue commedie ha spesso ciando tutto. E, nel momento in teatro io e Francesco, non speraparlato di maschere, qui il colle- cui vedete i vostri ‘’coetanei vamo neanche di ottenere un
gamento a Pirandello è abbastan- disattenti’’, sono certo che non è il determinato successo, questo mi
za immediato, si rivede in quel vostro caso, che non pensano, non ha sorpreso. Abbiamo iniziato per
tipo di teatro?
sviluppano un senso critico, por- il forte desiderio di comunicaziotateli nel vostro mondo di atten- ne, di trasmettere. Non ci eravaIn un certo senso sì, però mi rive- zione culturale e critica. Dovete mo prefissi obiettivi o possibili
do maggiormente nel teatro crederci, soprattutto voi, che vi- successi, ciò che è arrivato ci siadell’assurdo, dunque, un po’ Be- vendo in quest’ambiente ne soffri- mo presi, molto serenamente.
cket, Ionesco, Pinter, Kafka. Anche rete di più, dovete combattere.
perché, soprattutto Becket, Ione- Purtroppo, oggi, esiste la moda • Ogni qualvolta ritorna nel Sua
sco li considero un po’ l’incipit del del non fare, non si agisce perché città cosa realmente la rallegra?
teatro moderno, la strada mae- ‘’tanto è inutile’’. Invece no, dobstra verso ciò che oggi facciamo biamo insistere, facciamo di più, La cosa che mi rallegra, che mi
in teatro. Però è chiaro, che vi ancora di più, ancora di più. Io ci apre il cuore, è l’aria che respiro e
possono essere dei
credo, e cerco di certe cose che vedo, le quali in fin
Quando vedete i vostri
riferimenti a Pidei conti evocano ricordi, ricordi
‘’coetanei disattenti’’ che farlo nel mio lavoro
randello, l’essere
della mia infanzia e fanciullezza.
artistico,
io
e
il
mio
non sviluppano un senso critico,
siciliano, il conticompagno
Franceportateli nel vostro mondo di
• Però la situazione di degrado
nuo estraniarsi,
attenzione culturale e critica” sco (Francesco Sfache poi, voglio
meli ndr), ci credia- permane, degrado culturale, so-
“
do sulla scuola, sui luoghi dove si
sviluppa il pensiero, il senso critico. Una città che necessita un
risveglio, che deve partire da voi.
Però è anche vero che questo dialogo con voi giovani mi fa comprendere che qualcosa, anche
infima, sta cambiando, o è cambiata.
• Qual è stata la risposta del pubblico messinese ai Suoi spettacoli?
La risposta è stata positiva, soprattutto i giovani hanno partecipato in modo massiccio, e questo
mi ha sicuramente soddisfatto.
Anche se ho ricevuto critiche da
parte del pubblico diciamo ‘’più
adulto’’. Poco male, i giovani ci
hanno molto apprezzato e hanno
risposto.
• Un messaggio per il nostro liceo?
Il Classico favorisce la libertà di
pensare, è determinante per un
iter critico e di riflessione. Dunque vi dico semplicemente di combattere perché voi siete in grado
di farlo. Manca il modo di affrontare le cose ma avete l’energia,
questo ne è l’esempio.
Intervista a cura di
Valerio Calabrò II D
Maria Chiara Pollicino II F
Hanno collaborato
Claudio Staiti III A
Sophia Sorrenti II F
Antonio Crisafulli III F
Claudia Santonocito III F
19
Giustizia, attualità e antimafia
A parlare ai giovani del Maurolico è il Procuratore Capo, dott. Guido Lo Forte
seconda Repubblica e, probabilmente, dell’uso strumentale delle intercetta- posto: al centro dell’attenzione del
un problema di riequilibrio tra i poteri zioni. Può spiegare a noi ragazzi qual è legislatore dovrebbe essere la tutela
dello Stato si poneva. Ma ciascuna il significato di questo strumento della privacy e non certamente la limipersona responsabile, capace di auto- d’indagine molto importante?
tazione di uno strumento che è necessacritica ha, secondo me, il dovere di porsi
rio per la giustizia ordinaria.
sempre il problema di un forte equili- Lo strumento delle intercettazioni,
brio istituzionale. Quello che dico io, e contrariamente a quanto si può pensa- • Recentemente una sentenza ha conlo dico da magistrato che ha un poco di re leggendo delle cronache piuttosto dannato l’ex senatore ed ex presidente
esperienza su questo genere di cose, è generiche e semplicistiche, è uno degli della Regione Sicilia, Totò Cuffaro che si
che riequilibrio significa creare, ricosti- strumenti più garantiti e più controllati è dichiarato, sino all’ultimo, pienamentuire un rapporto razionale fra ruolo nel nostro sistema processuale. te fiducioso nella Magistratura, conseL’intercettazione
gnandosi, alla fine, egli stesso. Questo
della politica e
Riequilibrio significa ricostituire un
deve sempre esse- fatto può essere considerato una buona
ruolo della magirapporto razionale fra ruolo della re disposta da un
o una cattiva notizia? Una buona, perstratura, rispettare
politica e della magistratura, rispettare giudice, non può
ché un cittadino ha aspettato con prole
competenze
le competenze dell’una e dell’altra che mai essere dispofonda dignità civile la sentenza e si è
dell’una e le comderivano dalla Costituzione”
sta da un pubblico costituito, o una cattiva perché quel
petenze
dell’altra
Il Procuratore Capo Guido Lo Forte
che derivano dalla Costituzione. Questo ministero; è sottoposta ad un termine cittadino è Totò Cuffaro, un politico che
non vuol dire riportare indietro relativamente breve e può superare dovrebbe essere sopra le parti e ispira• In questi ultimi tempi, grazie anche ai
l’orologio della storia, non significa quel termine breve soltanto se un giudi- re fiducia?
media, osserviamo un forte conflitto
eludere nuovamente quelli che sono ce terzo, estraneo alle investigazioni,
tra il potere esecutivo ed il potere
problemi reali e di fondo della società riconosce la necessità di prorogarla. Io, istintivamente, non parlerei di buogiudiziario che, talvolta, sfocia in un
italiana e che non sono affatto scom- Inoltre, i presupposti per autorizzare na o cattiva notizia, perché l’uso di
attacco alla magistratura. Lei che ne parsi, cioè i problemi della collusione e un’intercettazione sono molto rigidi: questi aggettivi, che comunque sono
pensa?
della corruzione e il problema occorre che sussistano indizi concreti comprensibili, fanno pensare più ad
dell’esistenza di un reato. Nella mia una partita che si vince o si perde. QuelE’ da tempo che vengono rappresentate dell’interferenza dei poteri mafiosi in
esperienza non è pressoché mai risulta- lo che conta fondamentalmente, in uno
settori
della
pubblica
amministrazione
all’esterno delle situazioni di conflitto,
to che siano state fatte intercettazioni Stato democratico, civile ed evoluto, è il
più che di mancanza di sintonia, tra e della politica. Nessun nuovo equilibrio
non rispondenti ai criteri stabiliti dalla rispetto delle regole e soprattutto
sano,
produttivo
per
il
paese,
può
essere
iniziative della Magistratura che, per
legge.
Per
altro
verso,
oggi l’eguaglianza di tutti i cittadini davanti
Costituzione, ha da essere autonoma e realizzato riconducendo la magistratul’intercettazione è uno strumento irri- alla legge. Da questo punto di vista, il
ra
ad
un
recinto
nel
quale
le
viene
dato
indipendente e esponenti, settori, personunciabile per le indagini. Capita molto processo nei confronti dell’On. Cuffaro è
naggi del mondo politico. Come dire chi il diritto di perseguire solo gli emargispesso
che
ha ragione e chi ha torto? Sarebbe nati, coloro che non hanno potere, i
disponendo
cosiddetti
“outsider”
sociali.
Purtroppo
troppo semplicistico. Bisognerebbe
delle intercetripercorrere la storia di questo paese questa tendenza c’è, se, per esempio,
tazioni relative
consideriamo
che,
oggi
come
oggi,
la
dagli anni ’90 in poi. All’inizio degli
ad un reato
grandissima
maggioranza
della
popoanni ’90, con la crisi della prima Repubspecifico comublica, in relazione alla politica interna- lazione detenuta in Italia è costituita
ne
(usura,
da
extra
comunitari,
da
soggetti
cozionale, il crollo del muro di Berlino,
spaccio
di stuquindi la fine del patto ad escludendum munque deboli.
pefacenti, rapiin alcuni paesi occidentali dei partiti di • Di cosa ha bisogno la Giustizia italiana), via via,
sinistra e così via, si crea certamente na?
vengano fuori
uno spazio molto più ampio di intervendelle ramificato della Magistratura. In quel periodo, Bisogna riformare i processi, nel senso
zioni che portaper la prima volta nella storia, vengono che bisogna fare in modo, e ci sono
Il Palazzo di Giustizia di Messina
no direttamenaffrontati in maniera più penetrante, soluzioni legislative e organizzative che
te nel cuore della criminalità organiz- un processo in cui sono state rispettate
più incisiva e più diffusa due grandi potrebbero essere condivise da tutti,
zata. Quindi, questo è uno strumento queste norme. Sia le regole di approfonproblemi non soltanto
Sembra di percepire che questi siano più indispensabile in tutti i paesi del mondo dimento
serio
dei
fatti
per
dell’Italia ma anche di altri
veloci e quindi più
che alcuni settori della
per contrastare con efficacia tutte le l’accertamento di una verità processuapaesi: il problema della
utili all’interesse dei
forme di criminalità organizzata. Il le che è diventata definitiva, sia anche
politica vogliano non tanto
corruzione
politicocittadini. Questo sicuproblema reale, invece, è la tutela della la condotta dell’imputato, il quale,
riformare i processi ma
amministrativa,
e
lì
ramente va fatto. Ma,
privacy. Cioè, è giusto che le intercetta- come ogni normale cittadino, si è difeso,
riformare i giudici”
l’iniziativa che tutti ricortalvolta, sembra di
zioni vegano chieste, concesse ed attua- utilizzando tutti gli strumenti a sua
dano è la cosiddetta “Mani Pulite”, e il percepire che alcuni settori della politite per fini di contrasto all’illegalità; è disposizione, ma si è difeso nel processo
tema delle eventuali collusioni di seg- ca vedano il problema in modo diverso:
ingiusto che vadano in piazza, pubbli- e non fuori dal processo. Questo quindi
menti, settori o aspetti del mondo poli- non tanto quello di riformare il procescate dai giornali o diffuse dai mezzi di costituisce l’esempio di attuazione delle
tico-amministrativo con organizzazioni so per farlo funzionare meglio e in
comunicazioni, senza alcun sostanziale regole che sono essenziali sia per il
mafiose e, per quanto ci riguarda più maniera più rapida, ma quello di riforrispetto della privacy soprattutto di corretto procedimento della giustizia in
da vicino, con Cosa Nostra in Sicilia. E’ mare i giudici, nel senso di restringere
soggetti terzi che possono essere coin- uno Stato democratico, sia per la credichiaro che con interventi giudiziari di sempre di più gli spazi d’intervento per
volti in queste conversazioni. Il proble- bilità dell’Istituzione giudiziaria nei
questo genere si creava oggettivamente evitare un serio controllo di legalità su
ma esiste perché si tratta di conciliare confronti dei cittadini.
un problema anche di tipo politico. Poi attività di interesse del mondo politicola necessità dell’intercettazione come
è cessato il periodo della prima Repub- amministrativo.
strumento di indagine con la tutela • Lei ha conosciuto personalità del
blica ed è subentrata la cosiddetta
• In queste ultime settimane, si parla della privacy. Il problema però è mal calibro di Giovanni Falcone e di Paolo
“
“
20
Borsellino e lei stesso ha avuto più duo che commette l’omicidio di impeto quindi una realtà criminano e se questo mafioso
Cuffaro, come ogni viene arrestato e tenuto
volte bisogno della scorta. E’ diminuito per vendetta. Per la mafia, gli omicidi, e le molto consolidata, nella
normale cittadino, dentro per il tempo che
il rischio di essere vittime della mafia? soprattutto gli omicidi eccellenti, sono città di Messina, in quanto
frutto di una valutazione politica. Si fa tale, abbiamo una realtà si è difeso utilizzando gli spetta, allora l’esempio
La domanda richiama una lunga e un calcolo: se prevalgono nettamente i visibile a tutti ma di tipo
che
tutti gli strumenti a sua dell’imprenditore
anche tragica stagione. Sul terreno del benefici, allora l’omicidio si fa, se pre- diverso. Ovvero dei gruppi
disposizione, ma si è parla si moltiplica; se
contrasto serio e professionale alla valgono o sono notevoli i costi, allora criminali che da sempre
difeso nel processo e invece quel mafioso sta
mafia, ma anche al terrorismo, molti l’omicidio non si fa. Quand’è che i costi sono stati dediti, quartiere
non fuori dal processo” dentro sette giorni e poi
poliziotti, carabinieri, magistrati, sa- sono maggiori? Quando più è evidente per quartiere, soprattutto
viene scarcerato, è chiaro
cerdoti ed imprenditori sono stati ucci- l’azione di contrasto e sarebbe inutile allo spaccio di droga e alle estorsioni, che si scoraggia il buon esempio. Quinsi. Naturalmente magistrati siciliani l’abbattimento di uno ostacolo perché senza avere la strutturazione storica di magistratura e forze dell’ordine
come Rocco Chinnici, Giovanni Falcone, ce ne sono tanti altri che continuano a della mafia tirrenica. Anche questi hanno bisogno del contributo e del
Paolo Borsellino, Rosario Livatino, lavorare. Riassumendo: tanto maggio- gruppi criminali di Messina costituisco- sostegno della società ma, viceversa,
ormai tristemente noto come il re è la diffusione di una cultura e un no un problema serio perché, da tutta questa deve nutrire completa fiducia
“giudice ragazzino” e tanti altri; cito, impegno professionale antimafiosi, una serie di dati che emergono dai nelle Istituzioni deputate al controllo
tra i sacerdoti, Padre Puglisi, ucciso
ed alla prevenzione di atti di illegalità.
perché
cercava
di
liberare
• Se un giovane, nel 2011, le chiedesse
dall’ingerenza mafiosa il quartiere
come si arriva ad essere mafiosi o
palermitano di Brancaccio; tra gli
imprenditori, basta ricordare Libero
antimafiosi, Lei che risponderebbe? Si
Grassi che, tanti anni fa, si ribellò,
nasce o si diventa?
purtroppo isolatamente, al ricatto del
Secondo me non si nasce, si diventa.
racket mafioso; per i giornalisti basta
Influiscono tanti fattori. Naturalmente
ricordare Mario Francese che fu ucciso
ci sono delle realtà familiari che rendoperché indagava, e questo è stato acno più facile diventare mafiosi o divencertato, a fondo sui nuovi interessi dei
tare antimafiosi, ma credo che la quecorleonesi. Se si fa un certo lavoro in un
stione non sia tanto di diventare mafiocerto modo, il rischio c’è. Ma il rischio
si nel senso classico del termine, ovvero
aumenta quanto più ristretto è il nuinserirsi nella mafia elementare, quanmero di persone che lo affrontano. Cioè,
to quella di entrare in una cultura
se si è parzialmente isolati, il rischio è
enorme; se invece si riesce a creare un
mafiosa o in una cultura antimafiosa.
tessuto professionale in tutti i settori
Tutto da lì dipende. La questione è
più ampio, il rischio diminuisce. Esemmolto legata, e ritorniamo al punto di
Palermo, 3 Ottobre 1987. Guido Lo Forte con il collega Giovanni Falcone
pio: i commercianti e gli imprenditori.
partenza, alla credibilità dello Stato,
Libero Grassi fu il primo, e forse l’unico, tanto minori sono i rischi, tanto minori processi, notiamo come questa struttu- alla credibilità delle amministrazioni,
a decidere di non pagare il pizzo e, per sono le possibilità di omicidi.
ra sia in evoluzione. Da una prima fase, alle prospettive che essi offrono ai
questo venne ucciso. La mafia aveva
già si vedono i segni di un passaggio ad giovani, perché se c’è uno sforzo in
interessi ad eliminarlo. L’omicidio, • Se facciamo nomi come Graziella una seconda fase che riguarda il reim- questo senso, chiaramente la cultura
infatti, non era solo una ritorsione, era Campagna o Beppe Alfano, cosa Le piego del denaro sporco e l’inserimento mafiosa è destinata alla sconfitta perun segnale ed un ammonimento per viene in mente? Forse la “provincia in attività economiche ed imprendito- ché si concretizza e si agevola una
tutti gli altri che non dovevano seguire babba”?
riale. Non si deve quindi ripetere cultura della legalità che a questo
quella strada. Nel momento in cui si
Avete fatto riferimento ad alcuni omici- l’errore che è stato commesso nel pas- punto significa non astratta aderenza
diffondono le associazioni antiracket e
di molto gravi in relazione ai quali non sato: non bisogna assolutamente sotto- alle regole, ma credere di più ad uno
sempre maggiore è il numero degli
tutti gli aspetti rilevanti è stato possibi- valutarla, perché una cosa del genere Stato, ad una Regione, ad una Provinoperatori economici che denunciano, il
le accertare. Certamente richiamano non farebbe altro che rafforzare tale cia, ad un Comune. Viceversa, se tutto
rischio
diminuisce.
Perché
l’esistenza di un sistema di condiziona- organizzazione.
ciò non avviene, se aumenta il tasso di
l’organizzazione mafiosa se può seguimento, di ingerenza o di prevaricazio- • L’antimafia si è mossa bene negli mancanza di credibilità, se viene meno
re la filosofia del colpirne uno per edune nell’arco dell’associazione mafiosa ultimi anni. Ma, come si è più volte la fiducia dei giovani nelle Istituzioni,
carne cento, come nel caso di Libero
in questo territorio. La Provincia di detto, l’antimafia siamo tutti noi. Quin- chiaramente si darà più spazio al dilaGrassi, questa politica criminale non ha
Messina è sempre stata definita, in di non solo magistrati, politici (quelli gare della cultura mafiosa che, a sepiù senso quando coloro che parlano
maniera errata, la “provincia babba”
buoni) ma anche la società civile. conda degli ambienti da cui si proviene,
sono cento anziché uno.
ed ha quindi vissuto in una specie di
Quanto siamo vicini all’abbattimento significherà o diventare “mafioso mili• Lei ha parlato di omicidi eccellenti, cono d’ombra, in cui, per una serie di di questo cancro chiamato “mafia”?
tare” e preferire di diventare spacciatofacendo nomi illustri. Ciò non avviene ragioni storiche, la presenza di orgare di droga, estorsore, oppure, per altri
più. Come è mutato il fenomeno mafio- nizzazione mafiose radicate è stata E’ un cammino lungo e difficile anche livelli sociali, significa accettare la
so nei confronti del fare impresa, del ignorata o sottovalutata. Credo che se sono stati fatti importanti passi logica del compromesso, della raccoquesto non sia più assolutamente un avanti. La mafia è un problema della
fare politica e del fare magistratura?
mandazione, del rapporto ambiguo con
problema di oggi. Questa sottovaluta- magistratura e delle forze d’ordine ma
La mafia è cambiata e questi muta- zione non c’è più e ci si è resi conto non soltanto. Bisogna lavorare, e molto l’economia illegale, il ché non è meno
menti
dipendono
sempre della presenza invasiva, pressante, resta ancora da fare sul terreno della pericoloso che diventare mafioso o
dall’interazione che la mafia ha con i opprimente della mafia anche nella credibilità dello Stato. Il problema delinquente di strada.
poteri dello Stato. Maggiore è la re- nostra provincia, con delle differenze. mafioso di fondo sarà risolto soltanto
pressione, maggiore è la tendenza della Mentre nella fascia tirrenica, noi ab- dalla società. Dal venir meno progressimafia a nascondersi, ad
Il problema mafioso di biamo delle organiz- vo di una certa sottocultura, dal venir
Intervista a cura di
evitare violenze eclatanti.
mafiose meno progressivo dell’amore per un
fondo sarà risolto soltan- zazioni
Ogni azione della mafia,
strutturate
e
da
certo quieto vivere. D’altro canto, non
to dalla società. Dal venir
Claudio Staiti III A
come un omicidio, viene
decenni in contatto si può richiedere alla società civile di
meno progressivo di una
Antonio Crisafulli III F
effettuata dopo un calcolo
con Cosa Nostra realizzare questo percorso da sola.
certa sottocultura, dell’amore
di costi e benefici. La mapalermitana e Cosa Faccio un esempio. Se un imprenditore
per un certo quieto vivere”
fia non è il singolo indiviNostra catanese e decide di denunciare il mafioso di tur-
“
“
21
Le icone greche di Messina, documento di una civiltà
Presentata lo scorso Gennaio, la mostra sar{ allestita nella Primavera del 2012 e sar{ l’evento dell’anno in Sicilia
lità plurimillenaria che fu fiorente nella nostra
città fino al 1908. Vi erano diverse chiese ortodosse o greco-cattoliche a Messina prima del
ello scorso mese di gennaio è stata terremoto del 1908: la più antica ed importante
presentata, nel foyer del teatro era quella di S. Nicola dei Greci, ubicata nei
“Vittorio Emanuele”, la mostra delle pressi dell’attuale Prefettura, lato mare. Le 43
icone greche di Messina, che avrà
luogo nella primavera del 2012 e
sarà l’appuntamento artistico culturale più importante in Sicilia. Il
“Maurolico” è in prima linea
nell’organizzazione e nel sostegno
logistico al significativo evento: alla
conferenza stampa ha partecipato
il preside, prof. Antonino Grasso,
che ha delineato le possibilità di
partecipazione e di intervento del
nostro liceo. La mostra vuole puntare i fari e volgere l’attenzione su
un aspetto ingiustamente negletto
e trascurato dell’identità culturale
messinese: la grecità perenne,
costante e diacronica. Messina è
colonia greca (cfr. resti dell’area
“Colapesce” presso il cavalcavia,
scavi nella zona di via C. Battisti),
dà alla grecità almeno due personaggi significativi come Dicearco ed
Evemero, resta di cultura greca
anche nel corso della dominazione
romana, pur accogliendo in modo
fecondo altri apporti, partecipa al
grande tessuto dell’impero romano
d’Oriente, è patria di santi, eremiti,
teatro di lotte contro gli Arabi, che
non trovarono mai terreno facile
nel Valdemone, e, poi, fucina di
studi e incubatrice dell’Umanesimo
europeo con la preziosa attività del
monastero del SS. Salvatore, che trova corona- icone, che dal 1916 appartengono al Museo
mento e culmine nel magistero, tra gli altri, di bizantino e cristiano di Atene, provengono dalla
Costantino Lascaris e nella poliedrica attività di chiesa di S. Nicola e, sembra, anche da altre
Francesco Maurolico, entrambi Greci. Natural- chiese orientali. Il valore artistico di molte icone
mente la lingua, la cultura e la spiritualità greche sembra indiscutibile, se ben nove sono esposte
erano diffuse a livello popolare in tutto il Valde- permanentemente ad Atene. Si tratta di opere
mone e lo testimonia una massa considerevole che vanno dal XIV al XIX secolo e, dunque, testidi toponimi, eponimi, agionimi, tradizioni civili e moniano, qualora ve ne fosse bisogno, la prereligiose, culti di santi e termini dialettali. La senza e l’attività continua dei Greci di Messina.
forte presenza greca in città è attestata anche L’interesse suscitato dalla visita della dott.ssa
da documenti del Settecento, che sono oggetto Lazaridou, vicedirettrice del Museo bizantino e
di studio e, si spera, di prossima pubblicazione. cristiano di Atene, fa sperare in una rivisitazione
Questo popolo esprimeva anche un’anima ed e in un nuovo approccio culturale sul tema
una spiritualità particolari, il cui frutto è l’icona, dell’identità collettiva. L’evento si potrà degnache affonda le sue radici nelle rielaborazioni mente organizzare grazie al contributo
teologiche cristiane del neoplatonismo. Dunque dell’Assemblea Regionale Siciliana che, tramite
le icone greche -ve ne sono 31, sempre di pro- la Fondazione “Federico II”, ha reso disponibili i
venienza locale, anche presso il Museo Regiona- necessari finanziamenti. A tal fine bisogna sottole di Messina- sono il documento di una spiritua- lineare il ruolo decisivo di un ex alunno del
Prof. Daniele Macris
N
22
“Maurolico”, l’on. Giovanni Ardizzone, che in
modo fattivo e concreto si sta adoperando perché la mostra abbia un meritato riconoscimento. Tra l’altro, si sa che la comunità greca di
Messina, come risulta da documenti storici,
partecipò attivamente ai moti del 1847/48, cui
diede un martire, aveva dei luoghi di
incontro ben riconoscibili nella Messina preterremoto, partecipava anche
ad eventi istituzionali della madrepatria (cfr. saluto a re Giorgio I di passaggio nello Stretto). Restano da
indagare, carte alla mano, alcuni
punti: perché dopo il terremoto non
fu ricostruita neppure una cappella, a
tutela di una comunità che pur si
avvaleva delle guarentigie della legge
3942 del 1877? Perché le icone, a
differenza delle 31 rimaste a Messina, furono custodite separatamente
ed imbarcate nel 1912 su una nave
da guerra greca all’uopo inviata? E
oggi? La comunità greca si è ufficialmente “ricostituita” nel 2003 e ha
sede legale ed operativa a Messina.
Chiese ortodosse non hanno ancora
un luogo di culto autonomo, dignitoso e riconosciuto: il prete ortodosso
viene ospitato in una sala della chiesa
valdese, il prete greco-cattolico in
una cappella della chiesa di S. Francesco dei Mercanti, il prete ortodosso
rumeno in una chiesa, a condominio
col prete cattolico, a Paradiso. Si vive,
certo, una dimensione autenticamente apostolica e si vive della carità dei
fratelli. Ma solo questo è in grado di
offrire Messina? Rispetto al 1908, è
certamente più rilevante oggi a Messina la presenza di altri cittadini di fede ortodossa: rumeni, ucraini, russi, tutti comunque figli
spirituali della grecità bizantina. D’altronde, non
furono Russi i primi “angeli soccorritori” dei
terremotati del 1908? Nel comitato d’onore
della mostra saranno presenti le massime autorità della Repubblica italiana e greca, le massime
autorità spirituali
della Sicilia e del mondo
greco (Patriarca di Costantinopoli, metropolita
ortodosso d’Italia). I preparativi e la mostra
porranno all’attenzione di tutti i cittadini dati,
documenti, manufatti, capolavori, tesori della
nostra città e di una civiltà di cui non si ha sufficiente contezza: sarà l’occasione giusta per un
bilancio, per un rilancio, per doverosi ”mea
culpa” e per simbolici, ma pietosi e cristiani
“risarcimenti”? Lo vogliamo sperare!
"Al di là del ponte", studenti ed esperti a confronto
Interessante incontro organizzato dalla Consulta Provinciale degli Studenti di Messina sulla costruzione del Ponte sullo Stretto
Valerio Calabrò
II D no tutto ciò che riguarda il Ponte e che il domani
della città di Messina deve essere messo nelle mani
onfronto, dialogo, informazione. Sono quedei giovani, che del loro futuro vogliono sentirsi
ste le tre motivazioni principali che hanno
partecipi: «ci permettiamo di auspicare -ha poi agspinto i ragazzi della Consulta Provinciale
giunto- che il No al Ponte non diventi no a tutto, ma
degli studenti di Messina a organizzare, mercoledì 22
che comprenda anche una proposta per una vera
Dicembre alla sala Visconti, un dibattito riguardante
alternativa, e che, il Sì al Ponil Ponte sullo Stretto, allo scopo di interessare, in
te non diventi sì a tutto ma
primis, tutta la gioventù messinese al loro domani
che prenda dal Ponte ciò che
ma anche chiunque abbia interesse a saperne di più
di fruttuoso si può prendere
sull'argomento. Appunto per questo sono stati chiaper il destino di questa città».
mati in causa vari esperti per fornire delucidazioni
Il prof. Restifo ha aperto la
sull'opera: il prof. Giuseppe Restifo, della facoltà di
discussione con un excursus
Lettere e Filosofia, il prof. Guido Signorino, della
storico sulle prime idee legafacoltà di Scienze Politiche, l'ingegner Giovanni Cate al Ponte sullo Stretto,
miniti, dirigente del dipartimento Grandi Opere del
riguardo al quale si erano già
Comune di Messina e Anna Giordano, attivista di
fatti progetti dopo la Seconda
fama nazionale del WWF. Ha introdotto la conferenGuerra Mondiale (diventando priorità della Demoza Angelo Velardi, presidente della Consulta, che ha
crazia Cristiana) che però non erano mai andati in
denunciato l'ambigua situazione in cui viviamo noi
porto fino ad oggi, quando ormai sembra inevitabile
giovani, costretti a subire decisioni senza poter espril'avvio dei lavori, dato che proprio giorno 20 Dicemmere la nostra opinione, senza poter in qualche
bre è stato consegnato alla società Stretto di Messimodo "partecipare" al nostro futuro e quindi relegati
na il progetto definitivo dal Contraente generale
in una condizione di isolamento da tutto ciò che ci
Eurolink. Il prof. Guido Signorino ha invece analizzagira intorno e che ci riguarda direttamente. Ha proto l'opera sotto il profilo economico: poiché i costi
seguito, moderando poi i lavori, Fabio Santonoceto,
elevati non sarebbero cosi facilmente recuperabili
presidente della commissione territoriale Comune di
come invece molte previsioni ci avevano fatto penMessina della Consulta, parlando dello scopo dell'insare si rischia una perdita incalcolabile. Il Ponte,
contro, che non è stato quello di schierarsi a favore o
dunque, secondo lui, cosi com'è progettato, è altacontro il Ponte, ma capire e studiare in modo critico i
mente antieconomico, ammettendo pure che il suo
pregi e i difetti di un opera e pensare a possibili
utilizzo a lavoro fatto sia esponenziale come molti si
alternative nel caso esse sussistano. Claudio Staiti,
aspettano. E’ toccato all'ingegner Caminiti mostrarci
presidente della commissione cultura della Consulta,
le variazioni al progetto preliminare, con alcune
ha rimarcato il discorso sottolineando che incontri
novità per venire incontro alle esigenze della città,
del genere debbano servire per comprendere appie-
C
come le due stazioni metropolitane ferroviarie sotto
il viale Europa e al Papardo e la salvaguardia della
cittadella universitaria. Anna Giordano del WWF, ha
chiuso, con un tono abbastanza deciso, chiarendo
come il Ponte, che sarebbe quello a campata unica
più imponente al mondo con i suoi 3300 metri di
altezza, recherebbe danno al
territorio calabrese e siciliano
e come il progetto non tenga
conto di una miriade di fattori legati appunto all'ambiente
(ricordando che il nostro
territorio è ad alto rischio
sismico e idrogeologico). Il
resto è stato dibattito e confronto, talvolta, anche acceso, sino a lasciare la parola ad
Alberto Nicòtina e Giulia De Luca, due alunni del
nostro liceo, i quali, sulla falsa riga degli “elenchi” di
Vieni via con me, il programma televisivo di Fazio e
Saviano, hanno recitato un bel pezzo sui motivi che
ci spingono a restare e su quelli che ci portano ad
andar via da Messina. Un dibattito abbastanza proficuo, che, in modo chiaro, ha mostrato a noi ragazzi
cosa va e cosa non va in questo Ponte e che ha fatto
sentire l’obbligo da parte nostra di chiedere più
considerazione alle Istituzioni perché prestino orecchio alle nostre idee e suggerimenti, trattandosi di
un qualcosa, che, come molto altro, esige da parte di
tutti un’attenta pianificazione. Messina ha avuto già
abbastanza delusioni e non vorremmo mettere la
firma su una cosa che non conosciamo bene.
Sei nuove piazze per Messina
Inaugurate da poco, costituiscono già importante punto di aggregazione sociale e di ausilio al forte richiamo turistico
Claudio Passaro
la zona circostante lungo la via Garibaldi è stata sistemata, con la ristrutturazione del marciapiede prima
ome da un po’ di tempo a questa parte si può
rovinato e reso impraticabile da buche e quant’altro.
notare, il nostro centro cittadino è stato risisteLe stradette sono state così risistemate: uno spazio
mato con un intervento urbanistico che ha
comportato la ristrutturazione dei viottoli di congiungimento tra la via Vittorio Emanuele e la via Garibaldi;
essi sono stati trasformati in piazzette, ognuna con un
diverso tema: si va dalla piazza della Cultura alla piazza
dei Sapori, dalla piazza della Memoria alla piazza
dell’Acqua, e via dicendo. Come aspetto e stile bisogna
dire che è un intervento abbastanza discutibile, considerata la valanga di cemento utilizzata e l’unica presenza di un piccolo alberello posto nella piazza della
centrale, pavimentato con lastricati diversi da piazzetTerra. È doveroso però ricordare la precedente situata a piazzetta, è stato pianeggiato e sopraelevato; una
zione urbanistica di queste zone, ora senza dubbio
serie di sedili sono stati posti ai lati di questi spazi, e al
rivalutata. Infatti prima queste vie erano dei semplici
luoghi di passaggio, costantemente invasi di macchine centro dei vari slarghi troviamo una zona che si diffeo dei tavolini di qualche bar, mentre adesso sono stati renzia dalle altre, per colore della pavimentazione o
per una decorazione posta in quel punto. Anche il
trasformati in luoghi pubblici, accessibili a tutti e anche
C
II H
largo Giacomo Minutoli, davanti a piazza Municipio, è
stato risistemato: la pavimentazione è stata rifatta ed
è stato posto un maxischermo in cui scorrono le immagini dei vari aspetti che il fronte a mare della città ha
avuto nei secoli: dall’antica cinta di mura di età normanna, alle due palazzate, quella del Gullì e quella del
Minutoli, fino alla cortina attuale. Dal lato che si affaccia sulla via Garibaldi, inoltre, sono stati messi dei
cartelli informativi, in italiano e in inglese, su ogni
piazza: essi spiegano il nome dello slargo, riportano
una planimetria di quel punto prima dei terremoti del
1783 e del 1908, spiegano che cosa si trovasse prima
in quel luogo. Adesso questa zona, la prima visitata dai
turisti che approdano a Messina, è senza dubbio migliorata; ma ancora molto si può e si deve fare: ed è
dovere di noi cittadini muoverci a questo fine. Questo
intervento è solo il primo passo di una lunga serie che
potrebbe portare Messina più in alto, e rendere noi
messinesi più orgogliosi della nostra città.
23
Vacanze di Natale
Tra mangiate, ozio, regali e giocate
Silvia Cavalli
Adele Ferrara
IF
IF
U
ltimo giorno di scuola. La professoressa di
recitazione sta scrivendo qualcosa alla
lavagna mentre il grande orologio appeso
al muro ticchettìa insistentemente. A pochi secondi
dal fatidico suono della campanella, quello che
prima era solo un sussurro aumenta gradualmente
di volume, fino a trasformarsi in un urlo quando
finalmente si ode l’agognato squillo echeggiare per i
corridoi: Estate! Beh, credo che tutti sappiate benissimo di cosa stiamo parlando: si tratta della famosa
scena iniziale di “High school musical 2”, film di
“grande spessore” che noi tutti abbiamo avuto
l’onore di guardare e che per quanto ci riguarda ha
annientato tutte le nostre aspettative. Dopo aver
gettato al vento i vari fogli che avevano sui loro
banchi, i ragazzi si lanciano in un’improvvisata,
quanto tecnicamente perfetta danza di gioia (non
proprio verosimile), e vengono seguiti da tutto il
corpo studentesco, compresi gli insegnanti e gli
operatori scolastici, muniti di scopa e paletta. Vi
chiederete il perché di questa premessa. Ebbene,
quest’oggi vorremmo parlarvi delle vacanze di
Natale, iniziando proprio dall’ultimo giorno di scuola: il 22 Dicembre 2010. Se ne fossimo stati capaci,
anche noi avremmo inscenato una coreografia con
tanto di coriandoli e banda musicale appresso, ma
non essendo un corpo di ballerini, ci siamo limitati
ad uscire rapidamente dalla scuola, dopo un frettoloso scambio di auguri. Ahhhhhh, finalmente in
vacanza! Partono subito i primi buoni propositi per
questi giorni di pausa: ripassare italiano, studiare le
ultime venti lezioni di fisica perché, da dopo
l’interrogazione, ci siamo leggermente rilassati, fare
qualche versione per tenerci allenati… Tutti bellissimi progetti che però falliranno miseramente. Perché anche tu, si proprio TU, ragazzo che stai leggendo, hai fatto i compiti negli ultimi tre giorni, ammettilo. Eh si, perché fino al 25 ci riposiamo, dopotutto
è Natale, il 26 è S. Stefano, dal 27 al 31 si fa ponte e
poi il tempo di contare a rovescio da 10 a 1 e si
brinda di già all’anno nuovo; poi il 2 non troviamo il
coraggio di affrontare il diario... Quando finalmente,
si fa per dire, ci decidiamo a iniziare, è sempre
drammaticamente troppo tardi. Così dopo circa tre
giorni di studio intenso, notte e giorno, riusciamo a
finire tutto, o almeno i compiti per il primo giorno.
Per non parlare dei regali, che, non avendo avuto
tempo prima, si devono comprare alla velocità della
luce nei giorni compresi tra il 22 e Natale, sbizzar-
rendosi con la fantasia, non certo aiutata dalla
fretta, con una vasta gamma di doni che va da innovativissimi profumi a originalissime cravatte, tranne
magari per qualche persona speciale per cui si fa
eccezione. I propositi comunque non riguardano
solo i compiti: abbiamo in progetto uscite con amici, serate al cinema, riunioni di ex compagni delle
medie… Tutto questo viene fatto, ma in proporzione minuscola rispetto a tutte le volte che invece ci si
ritrova a giocare a sette e mezzo con circa una
trentina di parenti e cuginetti, rimpinzandosi di
cioccolata e panettone. Durante i vari giorni, in
pratica, non abbiamo la forza e la voglia di far molto
e ci ritroviamo ad alzarci dal letto (alle undici e
oltre), mangiare e poi ancora oziare. La pacchia è
meravigliosa e le vacanze sacrosante, tanto che,
quando finiscono, ci chiediamo dove trovavamo
prima la forza di affrontare tutti i compiti e le attività della vita scolastica. Tuttavia spesso ci lasciamo
sopraffare dall’ozio e ce ne accorgiamo solo quando
è troppo tardi per recuperare e fare ciò che ci eravamo proposti. Mettendo da parte le uscite con gli
amici, che non basterebbero mai, parliamo degli
episodi frequenti delle vacanze. Passando per pranzi e cenoni pantagruelici, in cui ci si ingozza di cibo,
ingurgitandone circa il quantitativo che sfamerebbe
un’intera famiglia per un mese, e dopo, lamentandosi perché ci si sente imbottiti, si sparecchia velocemente, si stende il panno verde sul tavolo, che
diventa la tavolata di un casinò, e si inizia a giocare;
non importa che non ti vada di perdere quei 10 €,
che la volta scorsa hai guadagnato in una lotta
all’ultimo sangue a cucù con tua cugina: devi giocare, e basta! E così precipiti nel baratro del gioco
d’azzardo, acquistando cartelle della tombola e
carte a mercante in fiera a prezzi esorbitanti, manco
fossero d’oro! Quando ti capita di fare ambo, esultando come un matto anche se hai vinto solo 1 €
quando ne hai spesi 10, tutti i presenti ti guardano
con occhi un po’ invidiosi, gemendo della propria
sfortuna, mentre quando ti manca un numero per
fare tombola (e cala il silenzio tra i giocatori), il
parente di turno si alza in piedi e grida ciò che avresti temuto: “tombola!”. Diamine. Alla fine di ogni
serata ci si ritrova molto appesantiti e con il portafogli leggero leggero. Quanto desidereremmo che
fosse il contrario! Adesso che le vacanze sono ormai
un ricordo (di pochi giorni fa), ci mancano immensamente, e come nella nota pubblicità di crociere,
vorremmo poter dire ai professori, al ritorno in
classe, dopo essere stati scelti come primi interrogati dell’anno: “Ma professore, sono appena tornato!”. E quanto sarebbe bello sentirsi dire a questo
punto un benigno: “Ahhhh, sei appena tornato!” al
posto di un secco “E che vuol dire!??!” Comunque,
a parte un po’ di sana ironia, le vacanze sono sempre positive, allontanano lo stress e permettono di
stare in famiglia e svagarsi, senza dimenticare la
propria fede nel celebrare Gesù che nasce e fare
buoni propositi per l’anno nuovo. Adesso torniamo
a lavoro, rinvigoriti, si spera, da questi giorni di
serenità. Buon anno a tutti!
L’altra
faccia
del
Classico
Davide Bosurgi (II G) ha esordito lo scorso 5 Gennaio con l’ACR Messina
Roberto Saglimbeni
“I
II E
n che scuola vai? -Al classico!- Al classico?
Ma chi ti porta? Greco, latino ... materie
inutili! E poi non puoi dedicarti ad altro!”
Quante volte noi del classico ci siamo sentiti dire
frasi come questa? Quante volte il nostro percorso
di studi ci è stato mostrato come ostacolo per le
nostre passioni, specie se sportive? Non vi è dubbio che la scelta di iscriversi a questo indirizzo
comporti una serie di rinunce, o quantomeno di
maggiori sacrifici per conciliare il carico di lavoro
con tutte le altre attività. Ciò è ancora più difficile
se si pratica uno sport a livello agonistico: e così
ragazzi che sono grandi talenti fino a 14-15 anni
sono costretti, una volta entrati al classico, ad
24
abbandonare la propria passione e
lasciar sfiorire la propria bravura. Ciò
è verificabile in qualunque centro
sportivo, dove il rapporto tra studenti del classico e di altri indirizzi è di
1:10: esistono tuttavia delle belle
eccezioni, anche al Maurolico.
Ci riferiamo al nostro presidente del
comitato, Davide Bosurgi di II G, che
giorno 5 gennaio 2011 ha esordito
con l’ACR Messina. Davide è rimasto
in campo per tutti i 90’, ricevendo i
complimenti del neo vice presidente
ed una valutazione su Gazzetta del
Sud pari a 6, risultando uno dei pochi
a salvarsi nel tracollo della squadra,
sconfitta per 4-0. La giovane ala
sinistra mauroliciana si allena regolarmente con la prima squadra,
giocando con calciatori di cui, fino a
qualche anno fa, attaccava come
tutti noi le figurine sugli album. A
Davide, così come a tutti gli sportivi
mauroliciani, vanno i migliori auguri
per il prosieguo della loro carriera
ed i ringraziamenti per dimostrare,
con il loro impegno quotidiano, che
un indirizzo di studi impegnativo e
serrato non è per forza inconciliabile con le proprie passioni, e che la
volontà ben può compensare alla
carenza di tempo.
“Una merendina salverà la scuola”
Dagli archivi di Koiné leggiamo come, gi{ nel ‘95, la richiesta della presenza di un punto ristoro fosse pressante, anche se...
Alberto Nicòtina
N
II B
ello spulciare gli archivi del Koinè si prova
un’ emozione e una sorpresa sicuramente pari a
quelle che dovette provare Schliemann nel
riportare alla luce l’antica Troia. Come lui, dopo aver
sentito e letto dei 25 anni di fatica durata dai vari direttori
e redattori avvicendatisi nel corso di questi anni, eccoci giunti ad esaminare direttamente le fonti testimoniali: gli antichissimi numeri del nostro tanto amato
quanto sudato periodico scolastico, conservati fedelmente sia nella nostra biblioteca sia in sconosciuti –
ma non per questo meno ricchi- archivi privati di ex
mauroliciani. La Koiné, la nostra voce comune, appariva senz’altro molto meno elaborata graficamente
rispetto ai nostri augusti tempi, ma dal punto di vista
contenutistico è sempre rimasta tale. Anzi, chi scriveva
non si faceva troppi problemi, lo faceva con molte
meno remore, più sfacciatamente. Ed ecco, a sostegno di quanto dico, uno dei tanti articoli che sono
riuscito a reperire: alla pagina 19 del numero I del
1995, l’allora rappresentante d’istituto Paolo Blundo
Canto II C firmava il suo “Una merendina salverà la scuola…”. L’articolo, pubblicato nella rubrica “Il polemico”,
rappresenta tra l’altro un’ottima prova darwiniana: è
simbolo della nostra evoluzione! E infatti già nel lontano
Novembre 1995 si parlava per la prima volta della creazione di un bar: “Nel primo consiglio d’istituto di
quest’anno scolastico era stato proposto di creare
all’interno della scuola un punto di ristoro o, almeno, di
munire il nostro istituto di distributori automatici di bibite
e merendine per rendere meno pesanti le nostre giorna-
te e non arrivare al termine delle lezioni stanchi, affamati
e distrutti…” Ma purtroppo i nostri cari vecchi compagni
dovettero ingoiare, al posto delle merendine, un boccone
amaro! Il redattore infatti prosegue: “…La proposta è
stata bocciata, perché si è pensato che durante la ricreazione si sarebbero formate code lunghissime e disordini
che avrebbero causato ritardi nella ripresa delle lezioni…”
Fin qui sembrerebbe che chi scrive si limitasse, rassegnato, alla mera cronaca del fatto. E invece no! E proprio a
questo punto che tira fuori i denti, che fa vedere i muscoli, denunciando un intollerabile illecito perpetrato a danno degli studenti: “…Pochi sanno però che durante la
mattinata si verifica abitualmente un fenomeno a dir
poco vergognoso: in una stanzetta del piano superiore si
riuniscono di nascosto diversi professori, per prendersi un
caffè, magari accompagnato da qualche brioche, e per
fumarsi tranquillamente una sigaretta. Ora, non vorrei
dedurre da ciò che la nostra proposta sia stata bocciata
proprio per il fatto che i professori hanno già un loro
‹‹punto di ristoro››, seppure abusivo, e che, quindi, non
sono disposti a condividere con noi studenti questo loro
‹‹privilegio››. Comunque, poiché ci vengono negati anche
i distributori automatici, ci sentiamo offesi e presi in giro,
anche perché i nostri cari docenti, a differenza nostra,
possono uscire tranquillamente da scuola, dato che non
sempre hanno in orario cinque ore consecutive
come noi, per andare in qualsiasi bar a bere tutti i
caffè e a fumarsi tutte le sigarette che vogliono…”.
L’infervorato giornalista, evidentemente incattivito
dalla fame e dalla sete, come lo dovevano essere
anche tutti i mauroliciani dell’epoca, imbracciate le
armi, concludeva tuonando: “…In conclusione, annunciamo solennemente che siamo sul piede di
guerra e al grido di ‹‹Distributori o morte›› ci diciamo pronti perfino ad occupare il nostro caro liceo
intransigente - cominciate a tremare – non è una
minaccia, è una promessa”. Questa tanto divertente
quanto entusiasmante scoperta dimostra come,
anche se molto spesso non ce ne rendiamo conto o
non ci facciamo caso, ogni singolo centimetro quadrato
del nostro amato “Regio Liceo” è testimone di una storia
centocinquantenaria, una storia scritta dalle migliaia di
studenti come noi che l’hanno vissuto. Se noi oggi possiamo permetterci tanti “privilegi” un tempo sconosciuti è
grazie anche all’impegno e alle “lotte” di chi ci ha preceduto. Ma soprattutto dimostra come questo nostro
giornale è sempre stato, fin dalla sua creazione, capace di
rappresentare gli umori e la storia di questo liceo e dei
suoi studenti, perché in fondo è proprio vero: “scripta
manent...”!
Amo la mia scuola perché...
Tra le varie emergenze... non si sa mai...
Morti, feriti? Macchè! Al Maurolico siamo solo sempre affamati!
“Asciuga il sole asciuga...”
Una materia sempre utile: l’“economia domestica”!
25
The importance of watching English movies Il tema del νóστος nel cinema di Tornatore
Marcello Turano
VF
T
eenagers are used to watching
movies when they go out to
the cinema with their friends,
at home and everywhere. In Italy
they watch movies in Italian, but it
would be better watching them in
their original language, that is to say
English, in most cases. Watching
English movies can help you to improve your skills, your pronunciation,
your vocabulary as well as the mastery of the communicative functions
of everyday language. Even if you
don’t understand each single word
when listening to a dialogue between
the main characters of a movie sequence, you can get to know the
message and what is happening.
A useful suggestion could be watching movies first in your native
language and then in English and if
you wish you can also select English
subtitles since some unknown or new
words could be hard to understand
and thus could slow down your comprehension of the message. The Italian habit of watching foreign movies,
especially from the United States,
already dubbed into Italian language
is totally different from what actually
occurs in the rest of the European
countries, where people usually go to
the cinema aware of having to face a
movie coming from abroad only with
US
L
U
P
I
DISC XIT
DI
III A
II f
the help of subtitles in their own
language. For this reason Italian teenagers may often show a lazy attitude towards the learning of a new
language since they see English only
as a school subject to be studied at
school in order to get good marks. So
they don’t realize how much English
is important all over the world both
as a means of communication to
exchange your own opinions and
ideas and to widen your cultural
background.
L
“English Monday” Tema Omerico che fa del ritorno di
Rassegna di film in lingua originale
28/02 “Le cronache di Narnia”
21/03 “Last song”
11/04 “Mordimi”
PRENOTAZIONE E VENDITA BIGLIETTI
PRESSO LE CASSE DEL MULTISALA
APOLLO (Via Cesare Battisti, 111)
INGRESSO SINGOLO: € 6,00
ABBONAMENTO 3 FILM: € 15,00
PER INFO CONTATTARE:
090/670701
Ulisse in patria una sorta di romanzo
di formazione: Ulisse ritorna ad Itaca
dopo vent'anni, dieci di guerra e
dieci di navigazione, profondamente
trasformato, e non solo nel corpo,
rispetto al giovane che era partito al
seguito degli Atrìdi alla volta di Troia. Anche Totò, protagonista di
"Nuovo cinema Paradiso", ritorna
alla grande città dove lavora come
regista nel natìo paese siciliano,
molto diverso rispetto al giovane
che era stato e che aveva abbandonato la Sicilia per dare seguito al
consiglio
dell'amico
Alfredo:
"Vattinni, chista è terra maligna.
Fino a quannu sì cà cridi di essiri o'
centru du munnu, poi...". E sul quel
(si sente rumore in classe
provenire da sopra) - Prof.ssa:
"Cos'è questo rumore?!"
Alunno: "Jumanji!"
IA
Alunno: "Scusi professore, il
Alunno: "Come è andata la
prof. ***** come si chiama di
versione?" - Alunna: "Non lo so…
nome?" Professore: "Antonio…"
la traduzione era liberale..."
Alunno: "Come? Pandoro?!…"
po, il ragazzo che fa?" - Alunna: "…
andrà avanti per inerzia... e poi cadrà a
terra o che ne so. Il principio è quello..."
Prof.ssa: "Perché la cellula è
procariote?"
Alunna: "Manzoni ed Enrichet- Alunna: "Con i Patti Laterata Blondel celebrarono il ma- nensi vennero messi i crocifistrimonio prima in rito pagano si nelle scuole e anche nelle
e poi in rito cattolico…"
26
chiese…"
Prof.ssa: "Il filosofo diceva vivi…?"
Alunno (che deve essere
ro impreparato!"
Prof.ssa: "no, questo lo dirà tua nonna..."
quando Dante parla di Dio c'è sempre quell'aura di..."
Iii e
Alunno: "…vado a sciacquare i panni in Arno…" – Alunno:
"Perché stai scrivendo un libro?" - "No, mi si è rotta la lavatrice…"
Alunna (in Divina
Commedia): "Dante
interrogato): "Mi dichia- Alunna: "e lascia vivere!"
incontra una lontra …"
Alunno: "Marx, momento di
vero godimento... "
Alunno: "...reticenza, si dice e non si dice, tipo mafia insomma… "
VB
Prof.ssa: "F. vieni alla cattedra!" - Alunno: "No, prof., mi
si è addormentato il piede e
mi dispiace svegliarlo!"
Alunno: "Perché… Barbra
Streisand… uuuuhhhh!"
Prof.: (a proposito della Divina Commedia) "...ci fate caso che
III F
agguato, così come spesso accade a
molti giovani siciliani che, per sfuggire al destino di precari, vanno via,
pieni di speranze che, anche quando
si avverano, non costituiscono una
ragione sufficiente per restare lontani, tanto che il desiderio del νóστος
prima o poi li riprende, non tanto
per il desiderio di rivedere parenti,
amici e luoghi, ma anche, e soprattutto, come aspirazione dell'anima
a rientrare, come avrebbe detto
Foscolo nel luogo "ove il corpo fanciulletto giacque".
335/5263890
Professore: "e dopo che il bus frena di colIf
IV F poi si schiude una fortunata carriera
professionale all'insegna del motto
a presentazione presso il Cir"Cu nesci arrinesci". Eppure anche
colo Pickwick, giovedì 3 Febse Totò si è affermato (è rinisciuto) il
braio, di un saggio sul cinema
richiamo della terra è sempre in
e sull'opera di Peppuccio Tornatore,
offre lo spunto per una riflessione su
uno dei temi più cari al regista siciliano, ovvero il tema del νóστος,
ampiamente indagato in "Nuovo
cinema paradiso", ma ripreso anche
in altri capolavori come "Stanno
tutti bene", "Il signore delle stelle" e
"Baarìa".
Alessandra Giliberto
Ve
Alunna: "Benedetto da Moccia…"
La Redazione
I redattori
Il direttivo
Claudio Staiti III A
Roberto Saglimbeni II E
Maria Chiara Pollicino II F
Antonio Crisafulli III F
Claudia Santonocito III F
I vignettisti
Federica Vitale II A
Emanuela Ferrara IV D
Domenico Pino V F
Antonio Zaccone III F
Ringraziamo
per il loro contributo
Giulia De Luca I A
Chiara Lucà IV F
Oriana Crea III A
Giulia Pinizzotto V F
Alessandro Mazzullo IV B
Domenico Pino V F
Paola Benvenga II B
Andrea Santoro V F
Alberto Nicòtina II B
Marcello Turano V F
Marta Vicinanza II B
Silvia Cavalli I F
Gabriele Ientile V C
Giuseppe Denaro I F
Alberto Tommasini V D
Adele Ferrara I F
Valerio Calabro’ II D
Simone Salvo I F
Federica Fusco V E
Irene Petraroli II F
Giorgia Arcovito III E
Roberta Sofia II F
Marina Pagano III E
Sophia Sorrenti II F
Valentina Foti IV F
Antonio Zaccone III F
Alessandra Giliberto IV F
Claudio Passaro II H
ERRATA CORRIGE
Prof. Felice Irrera
Prof. Daniele Macris
Prof. Raffaele Talotta
~ Nello scorso numero, un’intervista
attribuiva, erroneamente, al Prefetto di
Messina il nome “Guido” anziché
l’effettivo “Francesco”. Ci scusiamo con
i lettori e con Sua Eccellenza, il dott.
Alecci. Cogliamo l’occasione per ricordare che il lavoro di redazione ed impaginazione del giornale è svolto unicamente dai ragazzi. Ciò comporta, talvolta, la presenza di qualche refuso.
~ La poesia “Brezza di passione”,
apparsa nello scorso numero e firmata
erroneamente da Andrea Santoro V F, è
in realtà di Giuseppe Denaro I F. Ci
scusiamo con il diretto interessato.
~ Nello scorso numero, il nome della
prof.ssa Schirò non è apparso fra i
docenti collaboratori. A Lei le nostre
scuse.
Grazie, il direttivo
Logo Κοινή 2010/2011 ideato e realizzato da Domenico Pino V F
Vignetta Ipse Dixit “San Valentino & i prof.” ideata e realizzata da Federica Vitale II A
Stampato presso Società Cooperativa Spignolo a.r.l. Via Maffei, 8 - Messina tel. 090 717340 - Fax 090 6415659
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MACRIS: (spiegando Quintiliano) «Il
maestro dovrà essere sentito dagli
scolari come un padre e questi dovranno comportarsi come figli»
"Basta che non chiedete soldi!"
MACRIS: "Ma voi lo sapete che in Inghilterra nessun cattolico
può diventare re? Non per niente, l’ultima regina cattolica è
stata Maria la Sanguinaria, passata alla storia per un cocktail
al pomodoro e alla vodka, detto Bloody Mary…"
MACRIS: "Le classi sono come il vino, a
volte sono buone, a volte sono aceto…"
MACRIS: "Oggi andate sui Tubbi e
cercate il servizio del Tg3…"
VETRO’: (parlando dei Promessi Sposi) "a
quel tempo una donna non ancora sposata
a 28 anni era considerata una zitella marcia…" (più tardi) "Tenete conto che una donna di 40 anni era buona solo per il brodo,
come la galline…"
PICCOLOMINI: (alla battuta di un
alunno): "Dopo questa ti interrogo.
Questa battuta faceva ridere le lum
che!" (più tardi ad un’altra battuta di
un alunno): "Devo ridere? Perché se
devo ridere mi faccio il solletico!"
CACCIOLA M. L.: "Vi ricordo che l’11
Febbraio scadono le iscrizioni per
l’asilo, affrettatevi! "
MACRIS: "Libero stomaco
in libero Stato!"
RIZZO: "E’ stato Dio a scegliere che Cesare
dovesse avere i capelli biondi … Cesare ma
che hai fatto?! Li hai scuriti?!"
RIZZO: "Se mi mandi in carcere io poi
vengo dall’oltretomba e non ti faccio
più dormire!"
SCOLARO: (incrocia il direttivo di Koiné) "Vadda, vadda cu c’è! U direttivo! La
creme de la creme de l’école!"
VENUTO: "Preparate un foglio con
le interrogazioni programmate però
interrogo chi voglio io…"
Alunna: "Professore lo sa che forse viene a
Messina il Presidente della Repubblica?"
IRRERA: (col capo fa cenno di sì) "e allora
dovete preparare le bandierine e vestirvi
uno di verde, uno di bianco e uno di rosso
e mettervi in fila..." (poco dopo) "... ma
non abbondate col verde, non si sa mai..."
L’Arch. Ma-
VETRO’: "Qualcuno mi ha fregato
la matita che avevo a mia volta
fregato a qualcuno…"
RIZZO: "Ma siete presenti a
voi stessi quando parlate?!"
PICCOLOMINI: "Hai seguito, o dici sì per dire nì?"
Alunno: "Perché la costellazione dell’ariete ha meno stelle?"
RAGNO: "C’è chi può e chi
non può…!"
[email protected]
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http://www.maurolicomessina.it/koine_2010_2011.ph
rina Arena nel 2005 ha partecipato, con il
Dipartimen-
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