decorazione digitale

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decorazione digitale
E D I Z I O N E
ACIMAC
I QUADERNI DI
2013
Smaltatura
decorazione digitale
e
delle piastrelle ceramiche
E D I Z I O N E
ACIMAC
I QUADERNI DI
2013
Scatti dal convegno Acimac "Quinto Meeting annuale sulla Tecnologia Digitale", Fiorano Modenese (MO) 8/11/2013
© Copyright ACIMAC, Associazione Costruttori Italiani Macchine Attrezzature per Ceramica
Via Fossa Buracchione 84 • 41126 Baggiovara (MO) • Italy • Tel. +39 059 510 336 • www.acimac.it
Edito da S.A.L.A. srl • Via Fossa Buracchione 84 • 41126 Baggiovara (MO) • Italy • Tel. +39 059 510 108
Finito di stampare nel mese di dicembre 2013
In collaborazione con:
Premessa
La collana de “I quaderni di Acimac”
dedicati alle tecnologie di decorazione digitale si arricchisce quest'anno
del quarto instant book che raccoglie le più recenti innovazioni tecnologiche introdotte in questo specifico segmento.
Realizzato in collaborazione con la
rivista Ceramic World Review, questa quarta edizione del Quaderno
sarà disponibile in tutte le maggiori
manifestazioni fieristiche di settore
del 2014, oltre ad essere peraltro
scaricabile gratuitamente in formato elettronico sul sito www.tiledizioni.it, nella pagina dedicata alla manualistica tecnica Acimac.
Lo spirito de "I quaderni di Acimac" è
di promuovere la diffusione della
“cultura ceramica” negli aspetti
tecnologici e di processo, affrontando le tematiche di maggiore attualità con un taglio divulgativo e snello,
ma il più possibile esaustivo e approfondito; in questo siamo stati supportati direttamente dal know-how
delle aziende fornitrici di tecnologia
Fabio Tarozzi
ceramica, che sono le vere autrici
delle pubblicazioni.
L'attualità del tema "Decorazione
Digitale" è indubbia e sotto gli occhi
di tutti, tanto che fin dalla prima
edizione del Quaderno nel 2009 era
evidente che almeno ogni due anni
avremmo dovuto procedere ad un
opportuno aggiornamento.
La realtà ci ha invece indotto a proporlo a cadenza annuale.
Da un lato, perché la tecnologia digitale in ceramica si sta evolvendo a
ritmi impressionanti e ha visto la
comparsa sul mercato di nuovi operatori (costruttori di macchine, fornitori di inchiostri e di servizi); dall'altro, perché la diffusione già
massiccia di sistemi di stampa digitale in ceramica in larga parte del
mondo impone ora a molti produttori di piastrelle di affinare le conoscenze sulle potenzialità delle tecnologie disponibili e sulle possibilità
di ulteriore ottimizzazione della produzione digitale ceramica.
Che vi sia grande sensibilità verso
questo tema e "fame di conoscenza"
lo si è potuto constatare l'8 novembre 2013, in occasione del Quinto
Meeting annuale sulla Tecnologia Digitale, organizzato da Acimac a Fiorano, che ha visto la presenza in sala di
450 tecnici e operatori dell'industria
ceramica italiana.
Questo nuovo "Quaderno di Acimac"
contiene diversi degli interventi presentati a quel convegno e contributi
nuovi forniti direttamente dalle aziende impegnate in questo segmento nel
campo del Colour Management, della
fornitura di inchiostri digitali e nella
costruzione di macchine di stampa
inkjet.
Siamo certi che potrà fornire un nuovo valido contributo alle conoscenze
degli operatori del settore in Italia e
all'estero.
Uguale certezza vi è sul fatto che la
ricerca in questo campo continua in
maniera costante e che sarà in grado
di produrre ulteriori evoluzioni già nel
breve periodo.
Fabio Tarozzi
Presidente Acimac
Indice
Colorobbia Digital Space: scelta tecnica per la responsabilità sociale ..................... pag. 2
Esmalglass-Itaca porta “la materia digitale” nella ceramica ................................... pag. 8
Gli inchiostri diventano EASY.............................................................................. pag. 10
Il futuro del color management
................................................................................................pag. 12
La gestione del colore per sistemi di stampa di tipo Multicolor.......................................pag. 16
Linee digitali: soluzioni integrate
.............................................................................................pag. 24
System, l’eccellenza nel digitale...............................................................................................pag. 28
Fabio Tarozzi
Colorobbia Digital Space:
una scelta tecnica all’insegna
della responsabilità sociale
di Fabio Avoni
Colorobbia Digital Space, l’offerta di
Colorobbia comprendente le tre serie C-inks, C-Shine e C-Glaze, nasce
nel pieno rispetto di due fondamentali principi quali: il rispetto di una
politica di responsabilità sociale ed il
raggiungimento del miglior compromesso possibile per garantire performance tecniche di alto livello.
Colorobbia ha scelto di parlare di responsabilità sociale e non utilizzare
termini quali “eco” oppure “green”
perché non si pone come traguardo
solo quello del rispetto ambientale,
ma anche e soprattutto quello del rispetto per gli operatori a monte e a
valle del processo che implica la produzione e l’utilizzo dell’inchiostro.
CONFORMITÀ ALLE NORMATIVE
Colorobbia è pienamente conforme
alle normative vigenti che riguardano
gli inchiostri ceramici da decorazione
digitale.
Queste normative identificano gli inchiostri come miscele, imponendo
che le sostanze chimiche (inorganiche ed organiche) che li compongono
vengano considerate in forma indipendente tra loro per eventuali studi,
notificazioni, registrazioni e classificazioni.
Allo stato attuale le normative a cui
fare riferimento sono:
•REACH: regolamento (CE) numero
1907/2006 del Parlamento Euro-
peo concernente la registrazione,
la valutazione, l’autorizzazione e
la restrizione delle sostanze chimiche, che costituisce a tutti gli
effetti un’Agenzia Europea per le
sostanze chimiche.
Questo regolamento ha lo scopo
principale di migliorare le conoscenze dei pericoli e dei rischi derivanti
da sostanze chimiche già esistenti (introdotte sul mercato prima
del Settembre 1981) e nuove (introdotte sul mercato dopo il Settembre 1981), e contestualmente
cerca di mantenere e incrementare
l’aspetto competitivo e innovativo
dell’industria chimica europea.
•CLP: regolamento (CE) numero
1272/2008 relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele. È rivolto principalmente ai
fabbricanti di sostanze, agli importatori di sostanze e miscele, agli
utilizzatori a valle, ai distributori
di sostanze e miscele e ai produttori di taluni articoli specifici. Questa regolamentazione, che entrerà
in vigore per le miscele nel futuro
prossimo (2015), è già stata recepita a pieno da Colorobbia España in
data 01/12/2010.
RESPONSABILITÀ DI COLOROBBIA
Colorobbia ha individuato due livelli
differenti, ma di ugual importanza,
per quanto riguarda le proprie responsabilità.
• Responsabilità verso il mercato.
Con l’obiettivo di garantire la massima tutela per la salute degli utilizzatori finali, Colorobbia è stata la
prima azienda a proporre al mercato una gamma completa di inchiostri NON classificati come pericolosi.
2
. I quaderni di Acimac - Edizione 2013
• Responsabilità verso gli addetti
ai lavori.
Come forma di responsabilità nei
confronti di tutti i propri addetti,
Colorobbia da sempre evita per la
fabbricazione degli inchiostri l’utilizzo di sostanze e materie prime
classificate come pericolose.
Oltre a quelle che sono le normative
attualmente vigenti, e che comunque
sono in continuo mutamento con le
limitazioni future che chiaramente
può supporre, Colorobbia ha individuato una serie di ulteriori azioni da
adottare:
• Evitare l’uso di metalli e ossidi metallici classificati come sostanze
pericolose nella fabbricazione di
sostanze e miscele.
•Introdurre parametri di selezione
dei fornitori e dei loro campioni affinché non siano etichettati come
materiali pericolosi e che non siano
considerati come merce pericolosa
per il trasporto (di ogni tipo).
Materiali, quindi, non considerati
ADR (European Agreement concerning the International Carriage
of Dangerous Goods by Road).
•In relazione agli studi di caratterizzazione tossicologica ed eco/
tossicologica, Colorobbia, congiuntamente a consulenti e laboratori
di rinomato prestigio,
ha sviluppato metodologie analitiche di controllo del proprio prodotto interno.
Il tutto orientato a progetti del reparto R&D, così come a tutto quello che concerne l’uso in produzione
di questi materiali.
Si sono, perciò, introdotti nuovi parametri di controllo grazie ai quali,
congiuntamente a nuove tecniche
analitiche, riusciamo a rilevare e
quantificare i metalli e gli ossidi
metallici in differenti medium o fluidi.
L’OBIETTIVO DI COLOROBBIA
Colorobbia vuole conoscere, controllare e minimizzare l’impatto dei
suoi prodotti sull’ambiente e sulla
salute degli operatori, nonché prevenire una serie di problematiche
tecniche che possono derivare da
scelte a monte della formulazione di
nuovi materiali.
Per soddisfare questi due obiettivi, Colorobbia ha perciò prestato
particolare attenzione anche alla
scelta del materiale organico che
sappiamo essere una componente
fondamentale per il “sistema” inchiostro.
Con materiale organico intendia-
mo una serie di sostanze di natura
organica presenti come una delle
componenti principali della miscela.
Queste sostanze implicano sicuri
effetti su determinate performance
tecniche, ma hanno anche una valenza non trascurabile sull’ambiente
e sulla salute degli operatori.
EMISSIONI IN ATMOSFERA
Per analizzare l’impatto dei nostri
materiali abbiamo valutato, tramite un ente esterno certificato (Eurofins International), le emissioni in
atmosfera legate alla combustione
in ambiente di cottura.
La determinazione delle emissioni gassose da un forno industriale
durante un processo produttivo
ceramico è stata eseguita presso
un nostro cliente.
chiostri della serie C-inks (quadricromia standard da pavimento);
Il forno industriale, lungo 90,3 metri, largo 2 metri con bocca massima di 1,85 metri, opera a 97 m2/h
con 85 minuti di lunghezza ciclo e
temperatura massima di 1180°C.
Le emissioni sono state misurate
su due tipi di piastrelle decorate:
2. Test “bianco” – Piastrella su cui
è applicato solo l’engobbio senza
decorazione d’inchiostri.
1. Test Colorobbia – Piastrella
con applicazione d’engobbio
Colorobbia e decorata con in-
In tabella 1 i risultati delle emissioni per il campione Colorobbia e per il
“bianco”.
Tab. 1 – Emissioni gassose risultanti dai due campioni (bianco e Colorobbia)
Parametri
Risultati
Unità
Temperatura
°C
Bianco
Colorobbia
274
263
Umidità
%Vol
3.6
3.6
Ossigeno
%Vol
16.6
16.5
Diossido di carbonio (CO2)
%Vol
3.2
3.3
Flowrate, normalizzato, secco
Nm3/h
6690
6750
mg/Nm3
ND
3.2
Particelle
Concentrazione a NTP e relativa ad una concentrazione di ossigeno di riferimento di 18% Vol.
Ossidi di azoto (NOx)
mg/Nm3
Monossido di carbonio (CO)
mg/Nm
Total Organic Carbon (TOC)
mg/Nm3
Ossidi di azoto (NOx)
mg/Nm3
74
76
Monossido di carbonio (CO)
mg/Nm3
78
82
Total Organic Carbon (TOC)
mg/Nm
1.25
1.73
3
50
51
54
55
0.86
1.16
Concentrazione a NTP in dry basis
Relativamente al contenuto di carbonio, determinato da opportune ana-
3
lisi sugli inchiostri in esame, pari al
40,7% possiamo ricavare le informa-
zioni riportate in tabella 2 e tabella 3.
I quaderni di Acimac - Edizione 2013 . 3
Tabella 2 – Risultati a calcoli sul contenuto di carbonio, per sostanza ed in totale, relativo al campione Colorobbia
Concentrazione
[wt%]
Carbonio
[wt%]
Carico
[g/m2]
Carico C
[g/m2]
Carico C
[g/h]
Carico C
[mg/Nm3]
C
25
40.7
0.75
0.3
29.6
4.4
M
25
40.7
0.75
0.3
29.6
4.4
Y
25
40.7
0.75
0.3
29.6
4.4
K
25
40.7
0.75
0.3
29.6
4.4
3
1.2
118.4
17.5
COLOROBBIA
INKS
TOTAL
Engobbio
CMC
0.16
40
1.8
0.72
69.84
10.3
TPF
0.20
0
2.25
0
0
0
Sale
0.05
0
0.5625
0
0
0
1125
0.72
69.84
10.3
TOTAL
Carico C [g/m ]
Carico C [g/h]
Carico C [mg/Nm3]
1.94
188.28
28.1
2
Totale (engobbio + inks)
Tabella 3 – Risultati a calcoli sul contenuto di carbonio, per sostanza ed in totale, relativo al bianco
(la wt% del Tixoclan si assume pari al 40.0%)
Concentrazione
[wt%]
Carbonio
[wt%]
Carico
[g/m2]
Carico C
[g/m2]
Carico C
[g/h]
Carico C
[mg/Nm3]
CMC
0.15
40
0.8775
0.351
34.0
5.1
TPF
0.22
0
1.287
0
0
0
Sale
0.15
0
0.8775
0
0
0
Tixolam
0.15
40
0.8775
0.351
34.0
5.1
585
0.702
68.1
10.2
BIANCO
TOTAL
Totale (engobbio + inks)
Carico C [g/m2]
Carico C [g/h]
Carico C [mg/Nm3]
0.702
68.1
10.2
Valutando un bilancio in massa del
carbonio (tabella 4) possiamo concludere che le emissioni di base
del forno, dovute al carburante e al
solo supporto ceramico, sono circa 16190 mgC/Nm3, contro i 28.1
mgC/Nm3 dovuti agli inchiostri e
all’engobbio presenti nella piastrella
da noi denominata Colorobbia Test.
Nel test bianco invece abbiamo un
contributo pari a 10.2 mgC/Nm3.
Tabella 4 – Bilancio in massa del carbonio relativo ai due campioni (bianco e Colorobbia)
IN
OUT
4
. I quaderni di Acimac - Edizione 2013
mgC/Nm3
COLOROBBIA
Carburante+supporto
ceramico
X
BIANCO
Incognito
Engobbio+inks
28.1
10.2
(da tabelle precedenti)
CO2
195.9
195.9
Concentrazione in aria
CO
0
0
Concentrazione in aria
TOTAL IN
224.0
206.1
+X
CO2
16574
16072
Calcolato da Eurofins
CO
82
78
Calcolato da Eurofins
TOC
1.73
1.25
Calcolato da Eurofins
TOTAL OUT
16658
16151
X (combustibile+supporto)
16434
15945
%C (engobbio+inks)
0.169%
0.063%
%C inks
0.106%
0.000%
Assumendo che le emissioni correlate
al Total Organic Carbon sono propor-
zionali al contenuto in carbonio delle
singole sostanze, possiamo conclude-
Media: 16190
coeff. Variazione: 2.13%
re che solo lo 0.1% del carbonio totale
emesso durante il processo di cottura
è imputabile agli inchiostri Colorobbia.
In queste condizioni operative, il TOC
dovuto agli inchiostri Colorobbia, ma
espresso in altre unità di misura, è
pari a 12.4 mgC/h e 1.8 µgC/Nm3.
Tabella 5 – Comparazione fra le emissioni gassose determinate nel test Colorobbia e ottenute con
le BAT facenti riferimento all’industria ceramica
BREF Dry basis, 18% Vol O2, STP
(273K, 1013 hPa) [mg/Nm3]
BREF Dry basis, 18% Vol O2, NTP
(293K, 1013 hPa) [mg/Nm3]
Colorobbia Dry basis, 18% Vol O2,
STP (273K, 1013 hPa) [mg/Nm3]
Particelle
1-20
0.9-18.6
3.2
NOx
250
233
51
14-1235
55
4.7-18.6
1.16
CO
TOC/VOC
Il Total Organic Carbon non include il
particolato ma solo la fase gas.
Di conseguenza, in queste analisi si
considera il Total Organic Carbon coincidente con il Volatile Organic Compounds.
Gli intervalli di tolleranza indicati nella
tabella 5 fanno riferimento alle “Best
5-20
Available Techniques” presenti nel
BREF “Reference Document on Best
Available Techniques in the Ceramic
Manufacturing Industry”.
In queste condizioni, con un carico
di inchiostri pari a 3 g/m2 i risultati
espressi dimostrano che la parte di
emissioni legata agli inchiostri Colo-
robbia, rispetto ai limiti imposti EU,
è insignificante in confronto alle emissioni originate dal combustibile e dagli altri materiali abitualmente usati
in ceramica. Se assumiamo un carico
pari a 14 g/m2, il contributo degli inchiostri sarà pari allo 0.5% del carbonio totale emesso.
LA SCELTA ORGANICA CORRELATA A PROBLEMATICHE TECNICHE
La scelta di Colorobbia verso la propria famiglia organica è da ricercarsi
non solo nel minor impatto ambientale, ma anche nella minore idrofobia
che questi componenti garantiscono.
Tutto ciò sempre nel pieno rispetto
della nostra politica, mantenendo comunque importanti fondamenti tecnici.
L’obiettivo finale della nostra scelta
è, infatti, quello di prevenire o minimizzare differenti difettologie che
appaiono quando gli inchiostri non
hanno una sufficiente affinità con ma-
teriali a base acqua o glicolica (es.
materiali applicati a campana, a rulli,
con retini piani, …).
I difetti più comuni che si possono incontrare nell’usare inchiostri ad elevata idrofobicità sono:
• Crepe superficiali / difetti di idrorepellenza,
•Mattificazione e refrattarietà (in
certe condizioni di cottura),
• Incostanza di tono.
Crepe superficiali (figura 1-2): Come
conseguenza della maggiore o mi-
nore idrofobicità degli inchiostri,
si possono verificare fenomeni di
idrorepellenza dovuti all’interazione degli inchiostri con lo strato
precedente o seguente alla decorazione digitale.
Applicazione, precedente o seguente, che è nella maggioranza
dei casi a base acqua o glicolica.
Questo porta alla nascita di difetti
quali ritiri o crepe superficiali.
Tali difetti dipendono principalmente dalla natura organica dell’inchiostro e dalla quantità di materiale
FIG. 1 (sx) Crepa superficiale vista di profilo
FIG. 2 (dx) Crepe superficiali viste dall’alto
I quaderni di Acimac - Edizione 2013 . 5
depositato (quindi dal disegno) così
come dal contenuto di acqua o glicole delle applicazioni tradizionali.
Refrattarietà (figura 3-4): È un fenomeno relazionato alla capacità intrinseca dell’inchiostro di bagnare
la superficie così come di penetrare verso il basso.
Il modo in cui si bagna la superficie
e in cui la goccia di inchiostro penetra dipende dall’umidità delle applicazioni tradizionali (così come dalla
porosità).
Nelle immagini 3 e 4 è presente
la medesima applicazione del nostro inchiostro su due fondi differenti. Nell’immagine 3 gli inchiostri
sono applicati su un fondo privo di
umidità, quindi totalmente secco;
nell’immagine 4 gli inchiostri sono
applicati su un fondo industriale,
direttamente prelevato dalla linea,
quindi in condizioni di normale umidità.
La natura organica dei nostri inchio-
stri favorisce la bagnabilità della
superficie dello smalto e prevede
una certa penetrazione a prescindere dal grado di umidità. Per inchiostri con una natura organica
altamente idrofoba questi due processi (bagnabilità e penetrabilità)
non sono molto favoriti e comportano problemi come nell’immagine 3. In queste immagini ci portati
con i nostri materiali nella condizione limite di assenza di umidità per
far apparire la difettologia.
FIG. 3 (sx) Fenomeno refrattarietà su piastrella
completamente secca
FIG.4 (dx) Assenza fenomeno refrattarietà su
piastrella umida
L’OFFERTA COLOROBBIA
L’affidabilità Colorobbia
I prodotti Colorobbia sono testati ed
approvati dalla maggioranza dei migliori produttori di testine e di macchine inkjet presenti sul mercato.
Tutti gli inchiostri che immettiamo
sul mercato rispondono ai requisiti
richiesti dai vari costruttori e quindi, grazie a questo percorso, forniamo un’ulteriore tutela a tutti i nostri
clienti.
La Gamma
Colorobbia Digital Space è la nostra
6
. I quaderni di Acimac - Edizione 2013
offerta per poter affrontare la decorazione digitale con un’ampia gamma
di soluzioni tecniche ed anche estetiche. Sempre al fine di far crescere il
valore del prodotto finito.
La gamma è costituita dalle seguenti
serie di prodotti:
• C-Inks gli inchiostri pigmentati da
decorazione digitale già consolidati sul mercato.
• C-Shine inchiostri ad effetti non
tradizionali.
• C-Glaze inchiostri con caratteristiche più tradizionali per applica-
zioni digitali.
La nostra attuale offerta per quanto
concerne i C-inks prevede:
• Un ciano da rivestimento
• Un ciano da pavimento
• Un marrone
• Un marrone rossiccio
• Un beige
• Un beige rossiccio
• Un giallo
• Un rosa
• Un verde
• Un nero
Tale gamma è stata recentemente
integrata da un nuovo inchiostro giallo particolarmente performante e di
intensità sensibilmente maggiore rispetto al precedente.
I nostri laboratori di R&D stanno inoltre lavorando nella messa a punto di
due nuovi inchiostri che andranno ad
integrare la nostra attuale serie migliorandone vari aspetti: trattasi in
particolare di un inchiostro magenta ed un inchiostro ocra che, così
come gli altri prodotti già presenti nella serie, rispondono pienamente a requisiti base come stabilità nel
tempo, versatilità di utilizzo, sicurezza nell’utilizzo e possibilità di conseguire il miglior spazio colore possibile (foto sotto).
Nella serie dei C-Glaze, già composta da un inchiostro bianco e da un
inchiostro matt, abbiamo invece già
inserito un nuovo materiale: l’affondante (Figura 5). Il nostro affondante/reattivo ha la peculiarità di essere completamente atossico, inodore
e di avere la stessa base solvente di
tutti gli altri inchiostri di Colorobbia
Digital Space.
Questo materiale ha alta reattività
anche a basso scarico, sviluppa con
tono neutro e ha una funzionalità ceramica comparabile a quella del medesimo effetto applicato per via tradizionale.
FIG. 5 Esempio di applicazione digitale
dell’affondante
THE SMART DIGITAL GLAZING
Colorobbia, sempre all’avanguardia
nel proporsi come partner di riferimento anche per quelle che possono
essere le nuove frontiere tecnologiche del nostro settore, sta lavorando
attivamente ad un insieme di soluzioni smart per la completa digitalizzazione del processo ceramico. Il nostro è un approccio integrato, verso
la decorazione digitale, attraverso
l’uso di inchiostri e smalti sviluppa-
ti per rendere “intelligente” l’intero
processo di decorazione e smaltatura.
Grazie alla continua collaborazione
con i principali impiantisti del settore, Colorobbia punta a porsi come
azienda di riferimento anche per la
smaltatura digitale con un’offerta
che prevede:
• Materiali (engobbi e smalti) a base
acqua e, quindi, pienamente con-
formi alla politica di responsabilità
sociale di Colorobbia;
• Materiali adatti a differenti tecnologie produttive (rivestimento e
pavimento) e versatili a differenti
pesi applicativi (200 – 1000g);
•Materiali capaci di lavorare in
modo puntuale, su tutta la superficie o replicando anche l’effetto
struttura simulando quindi possibili rilievi.
CONCLUSIONI
Colorobbia crede fermamente in
un modello di sviluppo sostenibile e
mette al centro della propria politica industriale il rispetto dell’ambiente e la salute degli operatori
cercando di coniugare al meglio questi due aspetti con la garanzia dei
più alti standard qualitativi dei propri prodotti.
Forti della nostra esperienza che ci
vede fortemente presenti e radicati
nel settore da 90 anni, garantiamo
infine di essere come sempre attivamente a fianco dei nostri clienti e
dei nostri partner.
NOTE
I quaderni di Acimac - Edizione 2013 . 7
Esmalglass-Itaca porta
“la materia digitale”
nella ceramica.
ELEVATA TECNOLOGIA PER UN PROCESSO PRODUTTIVO INTERAMENTE DIGITALE
Ogni giorno è sempre più evidente
l’assoluta rivoluzione della tecnologia digitale nel mondo ceramico, una
rivoluzione iniziata con gli inchiostri
pigmentati e che ha confermato ai
produttori di pavimenti e rivestimenti
ceramici gli enormi vantaggi produttivi ed economici apportati.
Ma perchè fermarsi ai soli vantaggi
della decorazione digitale quando la
ceramica è molto più di questo? La
ceramica è la somma di struttura,
contrasti, brillantezza e differenti
tattilità ottenibili tramite la materia.
E se questa “materia” fosse ottenibile con l’utilizzo di sistemi digitali
che permettono di decorare e smaltare simultaneamente e in modo sincronizzato, potremmo moltiplicare gli
innumerevoli vantaggi della tecnologia digitale.
Per questo motivo Esmalglass-Itaca
si è posta come obiettivo la creazione di “materia” utilizzando il digitale.
Questo è stato il punto di partenza
per lo sviluppo della famiglia dei prodotti DPM, Digital Printing Materials.
La serie dei prodotti DPM è progettata per l’applicazione a mezzo di
sistemi digitali, conferendo materia
alla ceramica tramite un processo produttivo totalmente digitale
che inizia all’uscita della pressa fino
8
. I quaderni di Acimac - Edizione 2013
all’entrata del forno. Si suddivide in
due sub-famiglie in funzione delle dimensioni della particella: DPM submicron e DPM micron.
I prodotti DPM submicron sono idonei alle attuali testine di stampa.
Contengono particelle nanometriche
la cui distribuzione granulometrica
conferisce un’eccellente stabilità fisica oltre ad ottime prestazioni in
dette testine.
La quantità di materiale depositata è
inferiore ai 100 gr/m2; quantità similari agli attuali inchiostri pigmentati.
In questa categoria si trovano materiali che integrano la decorazione
attuale e creano effetti speciali. Possiamo trovare: un bianco utilizzato
per creare decorazioni o come base
per gli inchiostri digitali; un effetto lucido trasparente sviluppato per creare zone di contrasto lucido - matt;
un reagente “camaleonte” che crea
piccole variazioni di livello nello smalto
base formando micro-rilievi.
La serie dei prodotti DPM micron è
adatta alle nuove testine di stampa
a scarico elevato che consentono
grammature di materiali notevolmente superiori ai 100 gr/m2, superando
il kg/m2.
Questi prodotti si caratterizzano per
una base acquosa e un dimensione
della particella superiore ai 3 micron.
Questa maggiore dimensione rispetto ai prodotti submicron è direttamente vincolata a due concetti: il
prezzo e l’effetto ceramico che si
ottiene.
Da una parte si ha un’importante diminuzione di prezzo rispetto ai
materiali sub-micron, elemento indispensabile per l’utilizzo industriale ad
elevata grammatura. E dall’altro lato
possiamo applicare digitalmente le
stesse quantità che si applicano attualmente utilizzando campane, serigrafie piane, a rullo o fumé. Questi
due fattori rafforzano l’idea di creare
un processo produttivo ceramico totalmente digitale.
In questa categoria di DPM micron
abbiamo: bianco brillante, bianco
matt, matt trasparente, matt trasparente satinato e una cristallina.
Possono essere applicati a campo
pieno prima o dopo la decorazione; o
utilizzando un disegno definito e sincronizzato con il resto del processo
per creare effetti esasperati come
quelli ottenuti con serigrafie o rulli,
od anche creare rilievi che normalmente si ottengono con uno stampo
a pressa.
È quindi possibile ottenere qualsiasi
tipo di copertura comparabile ai me-
todi utilizzati attualmente, però con
tutti i vantaggi produttivi della tecnologia digitale.
È
importante
segnalare
che
Esmalglass-Itaca sta studiando e
sviluppando questi tipi di materiali
già da diversi anni; furono resi pubblici, per la prima volta, nel 2011
ottenendo il premio Alfa de Oro, e
per questo motivo gli smalti digitali
micron a scarico elevato sono stati
brevettati.
Entrambe le tipologie di materiali,
micron e sub-micron, sono sviluppate
per l’applicazione in qualsiasi tipologia produttiva: monocottura porosa,
grès porcellanato, bicottura, ecc.
Nello stesso tempo sono stati ottimizzati tutti i componenti per aumentare le caratteristiche tecniche
ed estetiche richieste dalla ceramica
attuale, oltre a garantire il massimo
sviluppo cromatico degli inchiostri
pigmentati Esmalglass- Itaca.
I vantaggi di un processo totalmente
digitale con i prodotti Esmalglass-
Itaca DPM sono innumerevoli e comprendono migliorie sia nel prodotto,
come nel processo produttivo, che
nella gestione dei costi.
Da un punto di vista estetico possiamo ottenere nuove rifiniture e
strutture o realizzare nuovi sviluppi
in modo molto più rapido.
Da un punto di vista produttivo e di
gestione sarà possibile ridurre la lunghezza della linea produttiva, ridurre
i tempi di sviluppo dei nuovi prodotti,
ridurre o eliminare difettologie tipiche
delle decorazioni tradizionali; sarà
possibile avere più flessibilità e rapidità nel cambio dei modelli, riducendo
i toni produttivi con la conseguente
semplificazione del magazzino.
In definitiva la famiglia EsmalglassItaca DPM va oltre alla semplice decorazione digitale con inchiostri pigmentati e decora digitalmente con
“materia” apportando al produttore e al grafico ceramico un enorme
e nuovo ventaglio di possibilità per
creare un prodotto differenziato ed
interamente realizzato utilizzando un
processo totalmente digitale.
NOTE
I quaderni di Acimac - Edizione 2013 . 9
Gli inchiostri diventano EASY
di Daniele Verucchi, Maurizio Cavedoni
LA GAMMA INCO INX SI È REINVENTATA “FACILE” IN TUTTI I SENSI!
Presente sul mercato da alcuni
anni, la gamma di inchiostri
pigmentali INCO INX si è arricchita
FIG. 1 - La gamma INCO INX Easy
B Y Be P Rb
di una nuova tonalità Verde ad alta
intensità, di un Beige ocra a basso
costo e di un inchiostro ad effetto
affondante, raggiungendo in totale
fra inchiostri colorati e ad effetto il
numero totale di 15, validati su tutte
le testine in commercio (fig. 1).
sono state riformulate in nuovi
solventi eco-compatibili a base
vegetale.
Questi solventi rendono più facile
l’applicazione in linea e la gestione sulla
macchina decoratrice, lo stoccaggio,
la gestione dei contenitori a perdere.
Con la nuova tonalità Verde è “facile”
ottenere un gamut allargato sull’asse
relativo, dove l’interazione di Yellow e
Blue non possono arrivare, ove sia
disponibile come minimo una quinta
barra, ora il Verde può interagire
cromaticamente con Yellow, Golden
yellow e Beige, generando un’ampia
gamma di verdi, dall’acido allo
smeraldo.
“Facile” ed economico ottenere una
completa gamma dai gialli limone
all’arancio carota, giocando con
Yellow, Beige ocra e Red brown (figg.
2-3 e 4-5).
“Facile”
ravvivare
la
superficie
ceramica con uso dell’inchiostro
affondante,
creando
superfici
morbidamente strutturate su smalti
brillanti e matt.
In realtà INCO INX Serie Easy è molto
di più.
Tutte le caratteristiche cromatiche
e decorative note ed implementate
La serie “Easy” nasce per dare
risposte professionali a situazioni
critiche e difficili da gestire che si
possono incontrare durante la fase
di stampa industriale ceramica.
A differenza di altri settori, ove
la tecnologia inkjet è presente da
tempo, in ceramica le superfici da
decorare hanno temperature di tutto
rispetto.
L’applicazione degli inchiostri avviene
su piastrelle che talvolta hanno
temperature pari a 65/70°C ed
emettono anche vapore acqueo.
B Gy P Rb
La serie “Easy” ha raggiunto
una bassissima siccatività con
una ridottissima perdita di peso
dell’inchiostro in funzione della
temperatura e di conseguenza
elevata lubrificazione dei nozzles,
allungamento degli intervalli di pulizia,
testine più pulite (fig. 6).
Tutto ciò porta ad un limitatissimo uso
dei pannetti di pulizia, se non
alla loro completa abolizione,
limitando le occlusioni e le
deviazioni di getto.
La nuova serie esclude la
gelificazione degli inchiostri
sulla testina perché molto
più compatibile con l’acqua e
facilita anche l’applicazione
di smalti successivi limitando
l’uso di livellanti e additivi vari.
La serie “Easy” è composta da
nuovi solventi eco-compatibili e
atossici di derivazione vegetale,
che portano ad un prodotto
privo di etichettatura nociva,
in riferimento alle norme
Europee
vigenti,
maggiore
sicurezza
nell’utilizzo
del
FIG. 2/3 - Un gamut più caldo ed aranciato a costo contenuto
10
. I quaderni di Acimac - Edizione 2013
prodotto e comfort olfattivo da parte
degli operatori del settore, ridotto
impatto ambientale nella gestione dei
contenitori a perdere.
Tenendo sempre presente che per
quanto la fase liquida dell’inchiostro
sia via via sempre più biodegradabile,
il contenuto solido, e cioè il colorante
ceramico, è pur sempre un composto
cristallino con ioni metallici.
La serie “Easy” apporta anche
un notevole miglioramento nella
stabilità di sospensione garantendo
una migliore costanza reologica
dell’inchiostro
e
quindi
anche
cromatica durante la produzione.
A ciò si aggiunge un minor consumo
di inchiostro dovuto alla sua più
omogenea e calibrata applicazione
sulla superficie.
La riduzione di siccatività porta
anche ad un affievolimento del difetto
delle rigature.
La goccia di inchiostro infatti ha
tutto il tempo di allargarsi sulla
superficie smaltata prima di seccarsi
o venire assorbita, aumentando
la compattezza decorativa e in
alcuni casi coprendo microrigature
applicative.
perfettamente
a
temperature
estreme in fase di trasporto, quali
+40/45°C oppure – 30/35°C.
Stoccati in modo appropriato possono
facilmente raggiungere i nove mesi di
validità previo un controllo reologico
di un campione inviato ai Laboratori
INCO allo scadere dei sei.
Quindi, un suggerimento: rendete la
vostra applicazione “Facile”!
FIG. 6 -Perdita di peso in funzione della temperatura
“Facile” diventa anche il trasporto.
I nuovi solventi eco-compatibili sono
meno sensibili alle temperature
estreme.
Pur dovendo essere stoccati per i
sei mesi di validità a 20°C, restano
B Y P Rb G
B Y P Rb
FIG. 4/5 - Un gamut decisamente più ricco di verdi
I quaderni di Acimac - Edizione 2013 . 11
Il futuro del color management
di Alessandro Beltrami
Fig. 1 - Crono Client/Server
12
. I quaderni di Acimac -Edizione 2013
Dall’introduzione della tecnologia di
decorazione digitale nella produzione ceramica, il color management
ha avuto un ruolo molto importante
nel processo creativo.
Nei primi anni era ancora diffusa la
convinzione che con una semplice
separazione dei canali in ciano, magenta, giallo e nero e con un approccio di tipo “prova e modifica” si potessero ottenere buoni risultati con
un tempo di sviluppo accettabile.
Questo era possibile in quanto i metodi di lavorazione derivavano ancora dalla creazione dei retini serigrafici o dei rulli siliconici, mentre i
profilatori commerciali faticavano a
garantire dei buoni risultati in tempi accettabili.
Ma la storia della ceramica digitale
ha seguito la stessa evoluzione della stampa digitale su carta, tessuto
o altri materiali: in pochissimo tempo le esigenze del mercato si sono
via via affinate e la competenza tecnica degli operatori grafici è aumentata esponenzialmente in tutte le
aree del mondo.
Cosa richiede oggi una moderna
azienda ceramica dai sistemi di color
management?
Abbandonata la ricerca alla massima
semplicità di utilizzo, che è ancora un
argomento valido ma che via via sta
passando in secondo piano, possiamo
identificare tre temi principali:
1.Ottenere lo stesso prodotto su
linee diverse, spesso con inchiostri, macchine e materiali diversi,
cambiando velocemente la produzione da una linea all’altra e tenendo sotto controllo la produzione.
2.Ottimizzare il consumo e massimizzare la resa qualitativa dei
prodotti su macchine da decorazione digitale con combinazioni di
inchiostri sempre nuove e sempre
più distanti dalla classica quadricromia ciano, magenta, giallo, nero.
3. Utilizzare degli strumenti di prototipazione rapida, con l’ausilio di
anteprima a video o su carta il più
fedeli possibile rispetto al prodot-
to finito.
Per ottenere questi risultati, serve
una combinazione di strumenti, software, competenze e tecnologie dedicata alla particolarità del materiale utilizzato e alla variabilità del
processo di decorazione, dovuto ancora in gran parte a smalti e cottura. Questa combinazione non può essere improvvisata e ormai la storia
ci ha insegnato che non è più possibile affidarsi a software di color management commerciali pensati per la
stampa su carta.
I motivi sono molteplici e possono essere così riassunti:
- Gli spettrofotometri con geometria 0°/45° non sono adatti a leggere in modo ripetibile su una
superficie ceramica (come già illustrato nel precedente Quaderno
ACIMAC).
- Il modello di visione CIE 2°, che è
lo standard utilizzato nella colorimetria nelle arti grafiche, non si
adatta molto bene alle reali condizione d’illuminazione e giudizio di
una piastrella stampata in digitale.
- Il modello colorimetrico dei profili
ICC CMYK male si adatta agli spazi colore espressi dagli inchiostri
con pigmenti ceramici e presenta
forti limitazioni nelle combinazioni
con più di quattro inchiostri.
- I parametri di valutazione del risultato finito dipendono da molti altri
fattori, non solamente dall’accuratezza colorimetrica del risultato.
Molte ricerche sono state effettuate
dai vari centri di ricerca e sviluppo di
software, come quello di Intesa Imaging in collaborazione con il Centro
Ricerche Sacmi, per trovare soluzioni che siano allo stesso tempo economiche, facili da utilizzare e compatibili
con gli standard. Software di gestione dell’immagine digitale ceramica
come Crono permettono l’utilizzo di
spettrofotometri a sfera, hanno algoritmi proprietari per la resa a video
e in prova di stampa dei progetti grafici, utilizzano formule matematiche
per calcolare i colori in modo più preciso possibile pur rimanendo all’interno dei parametri colorimetrici definiti
per le arti grafiche, così da scambiare profili e risultati con altri software
commerciali come Adobe Photoshop.
Crono è un sistema di color management, interamente sviluppato da
Intesa, che aiuta il tecnico grafico
interno all’azienda ceramica nello sviluppo dei progetti grafici sul proprio
sistema di stampa digitale. Adattandosi a tutte le combinazioni di colori e di smalti, permette di scomporre
in modo automatico i design generici
acquisiti da scanner o forniti da studi grafici nei canali necessari a pilotare il sistema di stampa digitale su ceramica. Dal 2010, Crono è fornito in
versione client/server per un utilizzo
centralizzato all’interno dello stabilimento ceramico e ha raggiunto ormai
le 90 installazioni in tutto il mondo.
Per adattarsi alle nuove esigenze,
Crono si trasforma in tre diverse versioni per potersi adattare a tutte le
tipologie di aziende e per poter essere efficace all’interno di colorifici o
studi grafici nell’assistenza ai clienti.
CRONO Client/server si arricchisce di nuove funzionalità relative alla sincronizzazione dei progetti tra
stabilimenti diversi e di una nuova architettura di memorizzazione e
storicizzazione delle grafiche, delle
calibrazioni e profilature. Compatibile oggi con i sistemi operativi server,
può essere installato su rack o bla-
des per creare un vero centro di calcolo e archiviazione.
CRONO Desktop è pensato per essere utilizzato nell’ufficio grafico o nel
laboratorio ceramico e comprende
tutte le funzionalità di linearizzazione e allineamento tra diversi smalti e
macchine diverse. L’azienda ceramica
con CRONO Desktop è autonoma nelle fasi di allineamento cromatico tra i
diversi smalti e tra diverse macchine
digitali. Fornito su apposita workstation con monitor adatto al soft proof, CRONO Desktop può essere anche installato su computer portatili e
utilizzato senza essere connesso alla rete aziendale. Funzionalità di importazione da e verso CRONO Client/
Server permettono di copiare in locale dei progetti, svilupparli e storicizzarli a produzione avvenuta.
CRONO Production è pensato per
essere utilizzato a bordo macchina,
collegato direttamente a ColoraHD
o Colorscan e compatibile con altre
macchine per la decorazione digitale,
permette all’operatore di processare files digitali provenienti dall’ufficio
grafico oppure forniti dal colorificio.
I files possono essere modificati in
modo semplice e intuitivo, per poter
fare le variazioni di tono “last minu-
Fig. 2 - Crono Desktop
I quaderni di Acimac - Edizione 2013 . 13
te” durante la produzione.
CRONO Production è consigliato alle
aziende che non hanno un ufficio grafico, oppure che vogliono effettuare
modifiche dei files “last minute” durante la produzione. CRONO Production è adatto inoltre alle aziende di
terzo fuoco e che producono prodotti decorativi, dato che può ricevere,
processare e inviare in modo automatico a ColoraHD o Colorscan centinaia di files RGB per produzioni veloci di pezzi unici.
Le tre versioni lavorano insieme nelle
aziende complesse che devono gestire stabilimenti multipli, uffici di progettazione delocalizzati, macchine
con set d’inchiostri diversi.
Dalla piccola azienda ceramica che si
affaccia al digitale alla grande industria, con CRONO possiamo coprire
tutte le esigenze della industrializzazione del progetto grafico decorato. Durante il 2014 verranno rilasciate nuove funzionalità legate alla
compatibilità con diversi tipi di spettrofotometri, all’evoluzione del motore colorimetrico multicolor, alla possibilità di calibrare con più precisione
. I quaderni di Acimac - Edizione 2013
Versioni speciali di CRONO Client/server e Desktop sono in fase di realizzazione per colorifici e studi grafici,
con funzionalità avanzate di linearizzazione, ottimizzazione del set di inchiostri, analisi e reportistica, così
da agevolare le operazioni di assistenza tecnica sul cliente.
Grazie alla partnership con Tecnografica, tutti i CRONO installati avranno
la possibilità di accedere automaticamente al database di progetti grafici Tecnografica per effettuare prove
e campionature, con download diretto nel software.
Tutto questo porta a una modalità
standard della gestione dei progetti dalla fase di proposta grafica, alla
prototipazione, all’industrializzazione
con l’aiuto dei colorifici.
Tuttavia per essere più efficaci e per
garantire l’investimento delle aziende
produttive, riteniamo che sia giunto il momento di pensare alla realizzazione di standard specifici per il
settore ceramico, così come stanno
facendo il settore packaging su plastica e il settore tessile. L’opportunità di avere standard internazionali
che definiscano i mattoni fondamentali della gestione dell’immagine digitale su supporto ceramico, permetterebbe un grande salto di qualità per
il settore e una protezione dell’investimento per le varie aziende ceramiche che si trovano a far dipendere il
loro business in modo molto elevato
da codici software o strumenti di misura del colore spesso creati con talento ma senza nessuna garanzia per
il cliente.
Uno dei motivi che ha spinto nel
2010 il gruppo Sacmi a investire nella realizzazione di un software e di
una tecnologia proprietaria racchiusa nei prodotti della linea Crono, ottenendo il brevetto Europeo, è stato proprio quello di garantire ai propri
clienti una costante evoluzione della
piattaforma di color management.
Ci sono diversi aspetti del flusso di
produzione della ceramica digitale
che potrebbero essere standardizzati, ad esempio:
Comparazione del gamut colore
degli inchiostri ceramici
Il calcolo del gamut colore è effettuato in modo diverso da ciascun software: condividere una formula permetterebbe una
maggior chiarezza di comunicazione e confronto tra le varie soluzioni offerte dai colorifici.
Valutazione della risoluzione
apparente
C’è sempre molta confusione sul significato di risoluzione e sull’effettiva percezione che il consumatore ha della piastrella
decorata. Standardizzare una metodologia di calcolo e valutazione permetterebbe di classificare con maggior precisione il
dettaglio percepito per una specifica combinazione di inchiostro/testina/supporto/finitura.
Classificazione delle difettologie
Le difettologie delle macchine da stampa digitale su ceramica sono classificabili e misurabili, ma la metodologia è diversa
per ogni produttore. Una classificazione permetterebbe di contrattualizzare con maggior precisione le performance di un
sistema di stampa.
Condizioni di valutazione visiva
del prodotto finito
I difetti e la qualità di stampa devono essere valutati in una precisa condizione di illuminazione per poter essere giudicati.
Dalle vecchie lampadine alogene all’analisi con microscopi elettronici, non esiste una condizione che possa aiutare studi
grafici, produttori di macchine, clienti a confrontarsi sulla qualità di un prodotto stampato.
Formati files digitali
L’utilizzo di sistemi di stampa a più di quattro colori si scontra con la carenza di standard di mercato sul formato file di
calibrazioni, profili colore, formati di immagini. Ci sono oggi piccole differenze significative da produttore a produttore che
rendono complicata la gestione dei files dal punto di vista del cliente.
Molte di queste risposte sono in parte già contenute in ricerche, pubblicazioni, standard ISO, ma molte sono le mancanze sia a livello normativo
14
il risparmio inchiostro e sfruttare ancora meglio il gamut colore su smalti colorati.
che interpretativo.
Si auspica per il futuro uno sforzo
maggiore dei produttori e delle associazioni di settore per gettare le basi
per una sana e proficua competizione tra il mercato europeo e i mercati emergenti.
UNI e ISO: i luoghi dove si creano gli standard grafici, con un ruolo importante dell’Emilia Romagna.
UNI è l’Ente Nazionale Italiano di Unificazione e si occupa della creazione delle norme volontarie per i diversi settori industriali.
Nel 2011 è stata riattivata dopo quindici anni d’inattività la commissione “Tecnologia Grafica” grazie al contributo di volontari dell’Associazione
Arti Grafiche di Bologna, di TAGA Italia - Associazione dei Tecnici Arti Grafiche, e di alcuni studi di consulenza.
La commissione rappresenta il mirror italiano del comitato tecnico internazionale ISO/TC130 che sviluppa e pubblica gli standard tecnici
internazionali relativi a tutto quel che riguarda la tecnologia grafica: dagli aspetti di sicurezza alla definizione e controllo della qualità di stampa.
Partecipano attivamente all’ISO/TC130 delegati ed esperti di diversi Paesi strategici per il mercato ceramico come ad esempio Brasile, Cina,
Egitto, India, Indonesia, Italia, Spagna, Thailandia, Turchia.
Negli ultimi anni il TC130 ha iniziato un percorso per una serie di standard per la stampa digitale (ISO 15311) per il settore commerciale, large
format, tessile. L’Emilia Romagna è ben rappresentata in UNI e in ISO tramite l’Associazione Arti Grafiche di Bologna, con responsabilità di
coordinatmento della commissione nazionale e della task force strategica dell’ISO/TC130.
Il percorso di normazione coinvolge circa 150 esperti da tutto il mondo, che si riuniscono ogni sei mesi in meeting di una settimana.
Gli ultimi meeting si sono svolti in Indonesia, a Chicago, in Cina, a Berlino, il prossimo è previsto a Londra: probabilmente l’Italia ospiterà a
Bologna uno dei meeting dei prossimi anni.
www.uni.com
www.iso.org
www.assografiche.it
www.taga.it
NOTE
I quaderni di Acimac - Edizione 2013 . 15
La gestione del colore
per sistemi di stampa
di tipo Multicolor
Tecnologie di gestione colore per la ceramica
di Massimo Franchini
La decorazione digitale applicata al
settore ceramico non rappresenta
più una novità, bensì una tecnologia
ormai consolidata e sempre più in
evoluzione.
A dare supporto alle caratteristiche
proprie di un sistema digitale di stampa (velocità, flessibilità, produttività,
ecc..), sono arrivati svariati sistemi
di gestione del colore, ciascuno con
le proprie caratteristiche, funzioni
specifiche, filosofie di funzionamento,
e quant’altro.
Tutti però con lo stesso obiettivo,
ovvero gestire il colore già in fase di
prestampa, in modo tale da ridurre al
minimo eventuali prove per il raggiungimento di un determinato tono, oltre che ad ottimizzare e sfruttare al
massimo le potenzialità degli inchiostri utilizzati. Non potendo gestire il
colore in prestampa, con gli attuali
sistemi di colour management risulta
praticamente impossibile prevedere
quale sarà il risultato cromatico in
fase di stampa e successiva cottura.
Un’evoluzione del settore della stampa digitale ceramica è rappresentata
dalla tendenza sempre più massiccia,
nell’utilizzo di configurazioni colore a
più di 3-4 colori.
Il lavoro di ricerca dei colorifici ceramici ha permesso di sviluppare nuove
tinte in aggiunta a quelle utilizzate
da qualche anno a questa parte. Inchiostri Blu, Ciano, Marroni e Gialli di
diverse tonalità, Beige, Rosa, Verdi,
Magenta, Neri, Bianchi: sono questi i
colori presenti in quasi tutti i cataloghi dei vari fornitori.
Lo scopo nell’estendere le tradizionali configurazioni colore da 3-4 colori alle sempre più diffuse configurazioni a 5-6 colori, è rappresentato
dal fatto di ricercare l’ottenimento di
gamut sempre più ampi, e quindi con
maggiore possibilità di riproduzione
del colore.
Questa nuova tendenza, come molte
novità del resto, porta con sé dei benefici; allo stesso tempo, però, introduce una problematica di non facile
soluzione per gli operatori grafici del
settore, ovvero: come poter utilizzare una configurazione colore di tipo
Multicolor riuscendo a gestire il colore in modo corretto?
COLORI PRIMARI E DEFINIZIONE DI MULTICOLOR
FIG. 1 - Esempi di configurazioni CMYK e Multicolor
16
. I quaderni di Acimac - Edizione 2013
Innanzitutto, prima di entrare in
dettagli un po’ più tecnici, è necessario capire che cosa solitamente si
intende, nel settore della stampa in
genere, quando si parla di sistema di
stampa Multicolor.
Anche se in effetti non ci sono vere
e proprie regole o norme, si è soliti definire sistemi di stampa di tipo
Multicolor quei sistemi che hanno dei
colori primari aggiuntivi oltre ai quattro colori primari comunemente usati per convenzione, ovvero: Ciano (C),
Magenta (M), Giallo (Y) e Nero (K).
Ma non solo; può essere definito
Multicolor un sistema di stampa che
utilizza più di tre colori primari senza
l’utilizzo dell’inchiostro nero (K).
Parlando di colori primari, è bene ricordare che non esistono colori primari per definizione.
In teoria, ma anche in pratica, i colori primari (sia in sintesi additiva che
sottrattiva) sono quelli che ciascuno
decide di utilizzare.
Il settore della stampa digitale su
ceramica ne è una chiara prova: nelle
configurazioni colore spesso utilizzate vengono impiegati inchiostri primari che non sono CMY.
Il ciano viene spesso sostituito con
dei blu, il magenta con dei marroni,
ed il giallo con dei beige o gialli molto
caldi.
Come noto, infatti, nel settore delle
arti grafiche i tre colori primari utilizzati sono appunto CMY.
La ragione di tale scelta sta nel fatto che, per ottenere con tre colori
primari il maggior numero di colori in
mescolanza sottrattiva (stampa), è
opportuno che questi tre colori siano
appunto CMY.
L’impiego dell’inchiostro nero (K) è
una scelta obbligata in quanto, nella
pratica, la somma di CMY non è in
grado di fornire un colore nero, bensì
un marrone scuro.
Da qui la necessità di implementare
anche il K come supporto alla terna
dei primari CMY.
Per cui, anche una configurazione
con più di tre colori senza il nero può
essere definita Multicolor; questo se
si fa riferimento alle attuali tecnologie di stampa, di gestione del colore,
flussi di lavoro, ecc..
Alcuni esempi pratici di configurazioni Multicolor nel settore della
stampa offset possono essere rappresentati da sistemi di stampa con
CMYK + O (Orange) + G (Green),
oppure possiamo fare riferimento
ad alcune stampanti inkjet, dove in
alcuni casi si possono avere anche
CMYK+O+G+R(Red)+B(Blu), esclu-
dendo gli stessi primari in versione “light” (C Light, M Light, Gray
ecc..). In questo caso, possiamo
avere sistemi di stampa anche con
12 colori più o meno diversi tra loro.
Esempi pratici legati al settore ceramico, invece, possono essere per
esempio:
- C Br (Brown) Bg (Beige), K, P(Pink),
- C Br Bg Y P,
- C Br Y P.
In quest’ultimo caso abbiamo
quattro colori, ma senza l’impiego
dell’inchiostro nero.
Questo fattore, ovvero l’assenza
del nero in una configurazione colore, è importante in quanto, come
descritto in seguito, rappresenta uno dei problemi legati alla non
corretta gestione del colore in una
configurazione Multicolor.
Nella Fig.1, sono rappresentati alcuni esempi di configurazioni CMYK
e Multicolor utilizzati nel settore
ceramico.
ATTUALI METODI DI GESTIONE DEL COLORE PER STAMPANTI MULTICOLOR
FIG. 2 - Esempi di tipi di profilo colore ICC
Nella stampa digitale inkjet su ceramica, in presenza di una configurazione a 4 colori incluso il colore nero, ci
sono diverse soluzioni di color management, basate su standard ICC, che
possono svolgere la funzione di creazione di un profilo colore.
Sono soluzioni derivate essenzialmente dal settore della stampa su
carta, che possono fornire risultati
più o meno soddisfacenti per la stampa su ceramica.
Fin qui non ci sono grossi problemi di
gestione del colore.
I profili colore ICC che si generano
con questi sistemi sono profili di tipo
“prtr” (printer) e lavorano su diversi
ambiti di spazi colore periferica: RGB
(3 Colori), CMYK (4 Colori) o Multicanale (NColor), come nell’esempio di
Fig.2.
Ma come accennato in precedenza,
l’avvento di sistemi di stampa Multicolor, oltre chiaramente ai benefici,
porta con sé alcune problematiche legate appunto alla gestione del colore.
Vediamo quali potrebbero essere attraverso alcuni esempi pratici.
ESEMPIO 1: Supponiamo di avere
una configurazione colore con C Br
Bg P: in pratica abbiamo sempre
4 colori primari ma senza il nero.
Come potrebbe essere gestito il
colore in un caso come questo?
Come molto spesso accade, avendo
a disposizione un software di profilatura tradizionale, si è portati a
creare un profilo colore ICC basato
su spazio CMYK (4 Colori).
Questo genere di profilo, però, prevede l’impiego dell’inchiostro nero,
che nella configurazione presa ad
esempio non esiste; quindi lo si sostituisce con uno dei 4 inchiostri a
disposizione, per cui, nella stampa
della testchart, le informazioni relative al nero verranno riprodotte
con un altro colore.
Questo metodo però, come facilmente intuibile, presenta dei grossi limiti oltre ad una metodologia
completamente sbagliata.
Operando in questo modo, il software stesso viene messo in difficoltà durante il calcolo del profilo
colore, con risultati molto spesso
deludenti, o comunque non corretti
in fase di conversione.
Ad esempio, una volta convertito il
file grafico, l’intensità tra i vari canali risulterà essere spesso sbilanciata. Questo porta ad un eccessivo stress delle teste di stampa di
alcune barre colore durante la fase
di decorazione.
Un altro problema derivato da questa metodologia è rappresentato
dal fatto che il colore utilizzato
in sostituzione del nero non viene
sfruttato per le potenzialità che
esso può dare, e quindi in fase di
conversione ci si precludono determinati risultati in termini cromatici che si potrebbero ottenere se
il colore in oggetto fosse gestito
correttamente. Una condizione del
genere vanifica completamente l’intento di utilizzare un sistema Multicolor, ovvero poter disporre di una
maggiore gamma cromatica in fase
di riproduzione del colore.
ESEMPIO 2: Prendiamo come esem-
pio una configurazione colore
di tipo Multicolor con: C Br Y
K Bg P. Quindi, 6 colori tra cui
anche il nero (questo esempio
vale anche per configurazioni
a 5 colori). Come si potrebbe gestire una configurazione
come questa?
Se si dispone di un software
di profilatura tradizionale, che
permette al massimo la creazione di profili colore CMYK (4
Colori), non ci sono possibilità
di generare un profilo colore
ICC corretto, avendo di fatto
6 colori da gestire. Anche per
questa problematica ci sono
metodologie completamente
sbagliate e soprattutto prive
di senso.
Quella più diffusa è la creazione di
un profilo colore ICC per 4 dei 6
colori (es. C Br Y K) e, una volta
convertito il file grafico, aggiungere manualmente 2 canali spot nella
paletta dei canali di Adobe Photoshop©, assegnando valori colorimetrici simili o uguali ai 2 colori
che non è stato possibile stampare
nella testchart (in questo caso Bg
e P). Questo sistema è completamente inutile ai fini della gestione
del colore: i due canali spot, infatti, non verranno tenuti in considerazione ai fini di una soft-proofing
(prova colore a monitor) o hardproofing (prova colore su carta).
Ma questo è solo uno dei problemi.
Da questo punto di vista, è bene
ricordare un paio di concetti fondamentali:
• i profili colore ICC, quando si de-
I quaderni di Acimac - Edizione 2013 . 17
Tecnologie di gestione colore per la ceramica
cide di usarli, devono essere creati nelle giuste modalità; in caso
contrario non servono assolutamente a nulla.
• i profili colore ICC non hanno al
loro interno delle proprietà “magiche”, per cui non è possibile
pensare di risolvere determinate situazioni critiche affidandosi
all’utilizzo di un profilo colore ICC.
La soluzione per questi due concetti è quella di disporre di soluzioni di
gestione colore adeguate.
Un’altra alternativa per poter gestire la configurazione colore Multicolor dell’esempio in questione
potrebbe essere quella di creare
un profilo colore ICC, comunemente
definito Multicanale (N Color). Questo, qualora la soluzione software a
disposizione preveda questa possi-
bilità.
La testchart stampata include in
questo caso tutti e 6 i colori macchina, e in linea teorica, una volta
convertito il file grafico all’interno
di Adobe Photoshop©, è possibile
vedere tutti e 6 i colori, anche nelle
loro combinazioni.
Resta però un grosso problema:
Adobe Photoshop© permette di
fare la conversione del file grafico
da RGB/CMYK/Lab in Multicanale,
ma non supporta tutte le funzioni
di gestione del colore relative alla
soft-proofing, oltre all’impossibilità
di correzione delle grafiche attraverso l’utilizzo dei classici tools di
Adobe Photoshop©, comunemente
disponibili ad esempio per i metodi
di colore RGB o CMYK.
Tutto questo è facilmente verificabile all’interno di Adobe Photo-
shop©: una volta convertito il file,
la funzione “Imposta Prova” non è
disponibile, così come molti strumenti di correzione colore, quali ad
esempio “Bilanciamento colore”,
“Tonalità-Saturazione”, “Colore Selettivo”, ecc...
Va considerata inoltre la difficoltà
propria del metodo colore Multicanale relativa alla gestione del colore. Risulta infatti particolarmente
difficile effettuare delle correzioni cromatiche sul file grafico, non
avendo la possibilità di disporre di
un’anteprima colori fedele.
Per questo, anche in modalità
Multicanale, la gestione della configurazione a 6 colori dell’esempio
in questione risulta problematica
e poco praticabile, almeno per la
stragrande maggioranza degli operatori grafici.
COME GESTIRE IL COLORE IN MODO CORRETTO
FIG. 3 - Flusso di lavoro di stampa Multicolor tradizionale
18
. I quaderni di Acimac - Edizione 2013
Dagli esempi descritti si giunge ad
una conclusione: nella gestione del
colore per una configurazione di tipo
Multicolor, i tradizionali software
di profilatura (CMYK e Multicanale)
presentano dei grossi limiti, oltre
ad essere totalmente inadeguati
nel caso in cui gli applicativi grafici
utilizzati non supportino determinate
funzioni di color management.
Come descritto nell’introduzione, un
sistema di stampa digitale (ceramico
e non) senza la possibilità di gestire
il colore in modo corretto, perde
tutti i vantaggi di velocità, versatilità
e produttività, andando inoltre a
vanificare parte dell’investimento
fatto per l’acquisto di tale tecnologia
di stampa.
Ma come si gestisce correttamente
il colore per le stampanti di tipo
Multicolor?
L’esempio classico può essere
rappresentato da una tradizionale
stampante inkjet, che come noto,
può arrivare ad avere anche fino a 12
colori.
Va detto innanzitutto che nessuno
gestisce il colore seguendo i due
esempi precedentemente descritti
(CMYK+N Spot Color e Multicanale).
La procedura corretta, e anche
l’unica, è quella di stampare una
tradizionale testchart, RGB o CMYK,
a seconda della configurazione della
stampante.
Anche se la testchart è RGB (3 Canali
colore) o CMYK (4 Canali colore),
essa viene comunque riprodotta
utilizzando tutti gli inchiostri presenti
nella stampante, singolarmente e in
combinazione tra di loro.
Tutto ciò è possibile grazie al driver
della stampante che separa i 3 o 4
canali colore in entrata, in N canali
tanti quanti sono gli inchiostri
utilizzati.
Una volta creato il profilo colore ICC
di tipo RGB o CMYK, ed effettuata la
conversione, si continua a operare
sui file grafici, sempre e comunque in
ambito RGB o CMYK. Nel file grafico
convertito vengono infatti visualizzati
tutti i colori utilizzati dalla stampante,
nonostante il file abbia 3 canali colore
(RGB) o 4 canali colore (CMYK). Lo
stesso discorso vale per la stampa
dei successivi file grafici (Fig.3).
Lavorando quindi in modalità RGB o
CMYK infatti, Adobe Photoshop© e
altri strumenti di prestampa sono in
grado di supportare tutte le funzioni
di soft-proofing e hard-proofing,
permettendo quindi una gestione del
colore corretta, anche se si utilizzano
sistemi di stampa Multicolor.
Questa tecnologia rappresenta allo
stato attuale, l’unico modo corretto
di gestire il colore.
APPROCCIO ALLA GESTIONE DELLE GRAFICHE NELLA STAMPA DIGITALE
Uno dei principali problemi legati alla
gestione dei file grafici destinati alla
stampa digitale su ceramica è spesso
rappresentato dal tipo di approccio
presente nell’ambito degli operatori
grafici del settore.
L’errore più frequente, infatti, è
quello di avvicinarsi alla stampa
digitale con metodologie utilizzate
con altre tecnologie di stampa su
ceramica: una su tutte, quella usata
per la stampa su rulli siliconici.
Per tale tecnologia, infatti, il metodo
di colore utilizzato all’interno di
Adobe Photoshop© per la gestione
delle grafiche è il Multicanale: se
vogliamo, tale tecnologia di stampa è
prettamente di tipo serigrafico.
La stampa digitale, al contrario, è una
tecnologia che poco ha a che vedere
con la serigrafia (piana o rotativa).
È
una
tecnologia
di
stampa
tradizionale per sovrapposizione dei
colori, e pertanto va adeguatamente
affrontata. Inoltre, anche il fatto che
vengano utilizzati sistemi di gestione
del colore (cosa che non avviene
nella stampa serigrafica) richiede
obbligatoriamente un approccio e
delle conoscenze diverse per quel che
concerne la gestione dei file grafici.
Lavorando
infatti
con
sistemi
di gestione del colore basati su
standard ICC, e con modelli di
colore che non sono il Multicanale,
gli applicativi grafici offrono un più
ampio numero di strumenti per la
correzione cromatica delle grafiche.
Questo significa che agli operatori
grafici del settore ceramico sono
richieste nozioni o conoscenze di
gestione delle grafiche ben diverse
rispetto alle nozioni o conoscenze
richieste da altre tecnologie di
stampa: un esempio su tutti, la
capacità di correzione cromatica dei
file in modalità RGB.
Anche in questo caso, come nel
caso di una gestione del colore
inadeguata o non corretta, una
metodologia sbagliata nella gestione
dei file grafici, di fatto vanifica, o
limita sensibilmente, tutti i vantaggi
descritti prima, propri di un sistema
di stampa digitale.
Fondamentale, in ultima analisi,
è ricordare che nella gestione
del colore un ruolo importante è
rappresentato
dal
tipo di illuminazione
utilizzato
per
la
visione del colore,
dalla
qualità
dei
monitor impiegati nel
flusso di lavoro, e,
non ultimo, la qualità
delle letture spettrali
effettuate.
Non
tratteremo
nello specifico questi
argomenti, in quanto
già ampiamente e
dettagliatamente
trattati
nelle
precedenti
edizioni
dei quaderni tecnici di
ACIMAC.
Nella gestione del
colore resta valida una
regola fondamentale:
maggiore è la qualità
delle periferiche e
dei dati utilizzati,
maggiore
risulterà
essere la coerenza
cromatica tra le varie
periferiche.
FIG. 4 - Flusso di lavoro di separazione
di Keraprofiler Multichannel 2.0
KERAPROFILER MULTICHANNEL 2.0:
LA SOLUZIONE COLORSTORE PER LA GESTIONE DEL MULTICOLOR
Per affrontare in modo adeguato
la gestione del colore per sistemi
Multicolor servono, come ampiamente
spiegato, delle soluzioni altrettanto
adeguate.
Una di queste è rappresentata dalla
soluzione software di gestione colore
Keraprofiler Multichannel 2.0, fornita
da Chromatech e parte della linea di
prodotti Colorstore.
Questo software è composto da due
moduli: uno per la creazione di profili
colore e uno per la separazione dei file
grafici.
Modulo per la creazione
di profili colore
Il modulo per la creazione di profili
colore è in grado di creare profili
colore basati su standard ICC, in
modalità RGB, CMY e CMYK. È stato
sviluppato in maniera specifica per
il settore ceramico: al suo interno,
infatti, oltre a particolari algoritmi
di calcolo, presenta alcune funzioni
strettamente legate alla stampa su
ceramica, quali, ad esempio, l’utilizzo
di fondi colorati, o l’ottimizzazione del
punto di bianco (WPO).
Questo particolare è di fondamentale
importanza, in quanto l’impiego in
ceramica di soluzioni di profilatura,
create principalmente per la carta,
spesso presenta dei grossi limiti in
termini di qualità dei profili, e quindi di
I quaderni di Acimac - Edizione 2013 . 19
Tecnologie di gestione colore per la ceramica
FIG. 5 - Flusso di lavoro Multicolor con
Keraprofiler Multichannel 2.0
qualità dei file convertiti.
Keraprofiler Multichannel 2.0 dispone
di due modalità per la creazione
dei profili colore: automatica o
manuale, quest’ultima destinata ad
un’utenza esperta. La creazione di
profili colore in modalità automatica
è estremamente semplice e viene
incontro alle esigenze di utenti con
poca esperienza. Questo senza
però pregiudicare la qualità dei
profili colore, che risulta comunque
estremamente elevata. I profili
colore ICC generati sono pienamente
compatibili con tutti gli applicativi
grafici che dispongono al loro interno
di moduli di gestione colore basati
FIG. 6 - Modulo per la creazione profici colore ICC
su standard ICC. Un’altra funzione
disponibile è rappresentata dalla
creazione dei profili colore in modalità
“Batch”, ovvero: da una o più
letture spettrali si possono creare
infiniti profili colore, ciascuno con
caratteristiche diverse, in un’unica
sessione. Questo offre la possibilità
all’operatore di poter fare altre cose
durante il calcolo dei profili colore da
parte del software.
I principali strumenti di lettura
sono compatibili con Keraprofiler
Multichannel 2.0, nello specifico:
X-Rite i1e iO versione 1 e 2, Barbieri
LFP. Il software dispone di testchart
proprietarie per la creazione di profili.
Un’altra funzione esclusiva
è denominata White Point
Optimizer (WPO), in grado
di fornire nel file convertito
un livello di dettagli e
una gamma di contrasto
difficilmente
ottenibile
attraverso
la
classica
conversione del file grafico
in Adobe Photoshop©.
L’effetto
di
questa
funzione è apprezzabile
su tutte le tipologie di
grafiche, ma soprattutto in
presenza di fondi colorati o
particolarmente scuri.
Modulo per la creazione
di modelli di separazione
(driver Multicolor)
Questo modulo rappresenta
il plus di questa soluzione
di color management, in quanto
gestisce di fatto tutti i colori utilizzati
in macchina.
Per comprendere meglio il principio
di funzionamento, è bene ritornare
all’esempio fatto in precedenza,
relativo alla stampa di file con
stampanti inkjet tradizionali.
Come detto, queste stampanti
hanno nel driver di stampa la parte
che separa un file in ingresso a
3 canali colore (RGB) o a 4 canali
colore (CMYK) in un file a N canali,
tanti quanti sono i colori utilizzati in
stampa.
Il modulo di separazione di Keraprofiler
Multichannel 2.0 sfrutta, di fatto, lo
stesso identico principio, con una
sola e importante differenza: in una
stampante tradizionale il driver di
stampa fornito dal costruttore è
chiuso (Fig.4).
La grafica viene stampata utilizzando
i colori in base a parametri prestabiliti
e non modificabili.
Il
modulo
di
separazione
di
Keraprofiler Multichannel 2.0, invece,
è totalmente definibile dall’utente:
questo
presenta
vantaggi
non
indifferenti.
La creazione di un modello di
separazione (o driver Multicolor)
attraverso Keraprofiler Multichannel
2.0 prevede una linearizzazione o
calibrazione della stampante mediante
la stampa, cottura e lettura di uno
specifico target.
In questa fase vengono definiti i valori
massimi di ogni singolo inchiostro,
le curve di linearizzazione e un
FIG. 8 - Modulo per la gestione dei singoli inchiostri e gamut
FIG. 7 - Modulo di linearizzazione
20
. I quaderni di Acimac - Edizione 2013
limite di inchiostrazione massima
nella sovrapposizione di tutti gli
inchiostri. Quest’ultimo aspetto
riveste un’importanza fondamentale
in ambito ceramico, in quanto
risolve possibili problemi (es.:
rifiuto tra inchiostro/inchiostro o
inchiostro/smalto, o problemi legati
a un eccessivo e superfluo scarico di
inchiostro), che comportano effetti
indesiderati visibili dopo la cottura
(mattizzazioni, fioriture ecc..).
Nello specifico, per quel che concerne
un eccessivo scarico di inchiostro,
nella funzione di linearizzazione di
Keraprofiler Multichannel 2.0, è
possibile controllare e stabilire
la giusta quantità di inchiostro al
fine di evitare i problemi evidenziati
sopra.
Non ultimo, si possono verificare
sensibili
riduzioni
di
consumo
d’inchiostro.
L’ultimo step nella fase di creazione di
un driver Multicolor è rappresentato
da una fase altrettanto importante,
che rappresenta uno dei plus di
Keraprofiler
Multichannel
2.0,
ovvero stabilire come e quanto
ciascun inchiostro deve essere
utilizzato in fase di separazione di
un file grafico.
Nell’esempio del driver di stampa di
una tradizionale stampante inkjet,
non vi sono possibilità di stabilire se
usare maggiormente un inchiostro
rispetto ad un altro, dato che sono
impostazioni di fabbrica stabilite
dal fabbricante: con Keraprofiler
Multichannel 2.0, invece, questi
parametri possono essere definiti
dall’utente.
È bene comunque fare una
precisazione: nella separazione di
un file grafico si possono verificare
casi in cui un canale colore risulti
eccessivamente intenso (scuro).
Questo fa sì che si possano verificare
problemi durante la fase di stampa:
le teste di stampa sono messe a
duro sforzo e potrebbero verificarsi
sgradevoli fenomeni di rigature.
Parlando di canali colore, va fatta una
distinzione tra quantità ed intensità.
La quantità può essere gestita
con Keraprofiler Multichannel 2.0
attraverso la procedura descritta,
mentre l’intensità è direttamente
legata alle caratteristiche fisiche
FIG. 9 - Confronto tra profilo colore ICC
creato con software generico
sviluppato per la carta (a sinistra)
e profilo colore ICC creato con
Keraprofiler Multichanner 2.0
FIG. 10 - Conversione del file grafico in
modalità tradizionale (a sinistra)
e conversione del file grafico con
funzione White Point Optimizer
WPO (a destra).
dell’inchiostro stesso. In parole
semplici, più chiaro è un inchiostro,
più scuro sarà il rispettivo canale
colore: un esempio fra tutti può
essere rappresentato in alcuni casi
dal giallo.
Essendo il giallo per sua stessa
natura più chiaro rispetto agli altri
colori utilizzati, il canale colore
relativo al colore giallo risulterà
essere il più scuro.
Con Keraprofiler Multichannel 2.0
si possono comunque effettuare
delle regolazioni al fine di ottenere il
migliore bilanciamento possibile tra i
vari canali colore. In pratica, durante
la creazione di un driver Multicolor,
l’utente ha a disposizione tutti gli
strumenti necessari per un totale
controllo dei colori, singolarmente o
globalmente.
Una volta terminata la fase di
creazione del driver Multicolor, sia
le testchart RGB o CMYK, sia i
file grafici convertiti attraverso i
rispettivi profili colore ICC dovranno
essere separati in N canali per poter
essere stampati: in pratica, come il
driver di una tradizionale stampante.
Il risultato sarà un file grafico a più
canali (Multicanale) dove ciascun
canale rappresenta una specifica
barra colore.
Questa procedura può essere
utilizzata per tutti i tipi di stampanti,
indipendentemente dalla marca o
dal modello, per cui Keraprofiler
Multichannel
2.0
può
essere
impiegato per linearizzare e creare
profili colore ICC su qualunque
I quaderni di Acimac - Edizione 2013 . 21
Tecnologie di gestione colore per la ceramica
macchina digitale inkjet.
modalità di lavoro.
Keraprofiler Multichannel 2.0 e gli
spazi colore utilizzati
Keraprofiler
Multichannel
principali funzioni e vantaggi
Nella fase di creazione di un profilo
colore ICC, Keraprofiler Multichannel
2.0 prevede la possibilità di lavorare
con un modello di colore RGB
oppure CMYK, a seconda del tipo di
configurazione colore.
Se la configurazione colore della
stampante
prevede
l’impiego
dell’inchiostro nero, inteso come
singolo colore, il modello di colore
utilizzato è CMYK. In questo caso
verranno utilizzate delle tradizionali
testchart CMYK, i profili colore ICC
saranno in modalità CMYK, e i file
grafici, una volta convertiti attraverso
il profilo colore, saranno anch’essi in
CMYK.
Se invece la configurazione colore
della
stampante
non
prevede
l’impiego dell’inchiostro nero, inteso
come singolo colore, il modello di
colore utilizzato è l’RGB. In questo
caso, le testachart, i profili colore
ICC e il modello di colore delle grafiche
convertite saranno in RGB, come
se si trattasse di una tradizionale
stampante inkjet: lo stesso identico
principio, lo stesso identico flusso e
Le principali funzioni e i vantaggi
ottenibili con Keraprofiler Multichannel
possono sintetizzarsi in:
• software interamente sviluppato
per il settore ceramico e non
derivato dal settore della stampa
su carta;
• possibilità di gestione di sistemi di
stampa a 3-4 colori e Multicolor,
con la garanzia di una corretta
gestione del colore, e in totale
autonomia;
• profili colore di elevata qualità
di tipo RGB o CMYK, basati su
standard ICC;
• facilità di utilizzo: funzione di
creazione dei profili Automatica o
Manuale;
• compatibile con i principali
strumenti di lettura: X-RIte e
Barbieri;
• compatibile con i principali
applicativi di desktop publishing;
• funzione WPO (White Point
Optimizer) per ottenere un
maggior livello di dettagli e un
corretto contrasto;
• funzione per l’impiego di fondi
2.0:
(smalti) colorati o scuri;
• modalità BATCH per la creazione
multipla di profili colore;
• creazione di profili colore ICC per
qualsiasi tipo di stampante;
• compatibile con MAC e PC;
• creazione driver stampante
definito dall’utente per qualsiasi
tipo di stampante;
• totale controllo dei colori,
attraverso funzioni di
linearizzazione, limitazione singoli
inchiostri, limitazione globale
dell’inchiostrazione, gestione della
combinazione degli inchiostri;
• totale controllo dei colori per
evitare o risolvere fenomeni di
rifiuto degli inchiostri o eccessive
inchiostrazioni;
• possibilità di risparmio inchiostro;
• funzione di separazione dei file
grafici da RGB-CMYK a N Colori.
Oltre
alle
soluzioni
software,
Chromatech è in grado di fornire
tutta una serie di servizi che vanno
dalla formazione del personale in
base ai diversi livelli di esperienza, al
supporto grafico in fase di avviamento
prodotti, fino ai sistemi di prova
colore su carta, e tutto quello che
riguarda la gestione del colore per il
settore ceramico.
Massimo Franchini si occupa da circa 15 anni di gestione del colore per la stampa su ceramica, iniziando dai primi sistemi di stampa
digitale con tecnologia laser.
Nel 2004 fonda Chromatech, attraverso la quale offre la fornitura di servizi tecnico-formativi e soluzioni software per il color management,
in ambito ceramico, introducendo nel 2009 in collaborazione con Shot, le prime soluzioni software della linea Colorstore.
NOTE
22
. I quaderni di Acimac - Edizione 2013
I quaderni di Acimac - Edizione 2013 . 23
Linee digitali:
soluzioni integrate
di Marco Ferrari
FIG. 1 - Evoseven
24
. I quaderni di Acimac - Edizione 2013
La decorazione digitale, come ogni
forma espressiva, inizia sempre da
un progetto che può essere un mar-
mo, una pietra, un legno, un tessuto o un progetto di design innovativo, ma può essere ricondotto e se-
parato nelle sue componenti elementari, ossia Struttura, Colore, Effetto, Materia.
Se prendiamo ad esempio le fasi di
sviluppo di un progetto come il legno,
lo studio inizia sempre dall’osservazione del nostro modello di riferimento.
La struttura verrà raccolta attraverso una scansione con laser scanner o una scansione ottica ad alta
definizione.
Il file ad alta risoluzione così ottenuto verrà poi lavorato graficamente e trasformato in un file di incisione, pronto per realizzare Gommine o
Tamponi per pressa attraverso un incisore laser.
Questa tecnica, molto più precisa di
quella tradizionale, permette, in fase
di produzione, di ottenere una perfetta centratura tra la struttura della
piastrella e la grafica che successivamente verrà applicata dalla decoratrice digitale.
Ciò permette di risaltare colori, sfumature ed effetti materici tipici dei
legni naturali, così come delle pietre,
e che permettono di realizzare prodotti spesso indistinguibili da quelli naturali.
Per riuscire ad abbinare la grafica digitale alle diverse strutture che può
produrre la pressa, sarà necessario
uno strumento di riconoscimento della struttura, sincronizzato con le decoratrici digitali presenti sulla linea di
smalteria.
La parte cromatica del legno campione, quella che normalmente chiamiamo la “grafica del legno”, viene in genere realizzata attraverso un dorso
digitale che acquisisce l’immagine ad
altissima risoluzione. Il file così ottenuto viene lavorato per creare gli accoppiamenti grafica-struttura e trasformato nel file che verrà poi caricato sulla Decoratrice Digitale.
L’intervento grafico anche qui è fondamentale, perché abbiamo la possibilità di creare non solo fedeli riproduzioni della natura, ma di superare
i colori e le sfumature naturali, con
grafiche dai toni nuovi ed accattivanti, o creando accoppiamenti innovativi pietra/legno, legno/cemento, etc.
Inoltre, la fedele riproduzione degli
originali si scontra oggi con le richieste del mercato che domandano
molteplici facce differenti all’interno
di una stessa grafica e che insieme
dovranno trovare centratura ed accoppiamento con un numero fisicamente limitato di strutture fornite
dalla pressa.
Alcune delle caratteristiche tecniche
che rendono “vivo” un legno, sono
percezioni tattili e non meramente
ottiche. Il legno naturale presenta
un’asperità che la mano riconosce
come tipica. In un legno naturale,
ad esempio, il calpestio rende lucide
alcune aree e scabre altre. Per tradurre in ceramica questi effetti abbiamo bisogno di differenti elementi
decorativi: la pressa, che riproduce
strutture identiche ai campioni originali; la decoratrice digitale Evoseven
o Evofive, che riconosce le strutture
in ingresso e abbina la grafica appropriata a ciascuna struttura; una seconda decoratrice più piccola, come
la Evothree, che apporta di seguito
un effetto materico, in questo caso,
ad esempio, un devetrificante.
Il devetrificante è un inchiostro inkjet comune tra i maggiori produttori di inchiostri, che reagisce con la
superficie dello smalto di base della
piastrella (in questo esempio un semilucido), e rompe le catene ordinate
di silice, alterando la lucentezza dello
smalto nelle zone di contatto e conferendo in questi punti un aspetto
matt (fig 2).
FIG 2
FIG. 3- La barra colore
La piastrella presenterà pertanto
la struttura, data dalla pressa, il
colore, dato dalla digitale, e il tipico
aspetto del legno lucido sulle creste
e matt nei bassorilievi.
Le ragioni tecniche che sottendono
all’uso di diverse decoratrici digitali sincronizzate tra di loro, piuttosto che di un’unica decoratrice
attrezzata con molte applicazioni,
è presto detto: le testine di nuova
generazione permettono alte quantità di scarico e l’uso di applicazioni
materiche impone di depositare importanti quantità di inchiostro.
Le decoratrici digitali, sempre più
compatte, possono allora scaricare
più inchiostro di quanto la piastrella
sia in grado di assorbire tra un’applicazione e quella successiva.
Le ultime barre si troverebbero allora a dover decorare su un semilavorato umido.
L’inchiostro a contatto con il pezzo bagnato inizierebbe a migrare
dalla posizione di collocamento, mostrando una perdita di definizione e
un difetto di decorazione, tanto più
evidente quanto maggiore è la quantità di inchiostro depositato.
La proposta di Projecta Siti B&T è
di utilizzare una decoratrice principale attrezzata con 5 o con 7 barre per gli inchiostri cromatici e una
seconda decoratrice, in genere una
Evothree attrezzata con 3 barre,
per gli effetti materici.
Questa seconda stampante sarà
sincronizzata con la prima e collocata ad una distanza di alcuni metri,
per permettere una corretta asciugatura del pezzo tra un’applicazione
e la successiva.
Potrebbe sembrare antieconomico attrezzare una linea con due
decoratrici distinte, mentre una
delle caratteristiche che rendono
maggiormente interessante questa
proposta è proprio il risparmio di
denaro.
La parte nobile di una decoratrice
digitale è sempre la barra colore,
che contiene le testine e l’elettronica; il fatto di poter muovere le barre
da una decoratrice ad un’altra, posta su una differente linea, permette di ripartire i costi di ogni barra
e di rendere molto più versatile la
configurazione delle linee (fig.3).
Facciamo un esempio: dopo il progetto legno, potremmo avere la necessità di produrre una piastrella in
cui non è necessaria un’applicazione
devetrificante, ma piuttosto un reattivo affondante oppure un bianco.
In una decoratrice digitale in cui le
barre sono fisse, per cambiare l’inchiostro devetrificante con un reattivo è necessario scaricare la tinta,
lavare con molta cura i circuiti e le
testine, cambiare i filtri.
Se il reattivo è di un fornitore differente dal fornitore del devetrificante, occorre avvicinare la totalità dei
circuiti con il nuovo cleaner, prima di
poter procedere a caricare il nuovo
inchiostro.
Appare evidente che questa operazione comporta una perdita di tempo,
di produttività, oltre a comportare
un costo per quanto riguarda il cambio dei filtri e l’uso dei cleaner.
Inoltre, ogni cambio inchiostro sottopone le testine al rischio di otturazione dovuta alla non compatibilità
chimica tra il primo e il secondo inchiostro.
La scelta tecnologica di Projecta Siti
B&T ci viene in aiuto con Evostore,
magazzino mobile in cui andremo ad
alloggiare la barra di inchiostro caricata con il devetrificante, rendendola
disponibile per un’altra linea o mettendola a riposo fino a nuovo utilizzo.
Da Evostore preleveremo la barra di
reattivo che verrà collocata al posto
del devetrificante sulla medesima linea.
I quaderni di Acimac -Edizione 2013 . 25
Questa operazione richiede pochi minuti in confronto alle ore richieste per
il cambio inchiostri nel modo
tradizionale e, non prevedendo lavaggi, non comporta
l’uso di cleaner, né la sostituzione dei filtri (fig. 4).
In questo modo possiamo
anche cambiare la configurazione colore di una stampante, aggiungendo o togliendo
o sostituendo le barre colore, rendendo illimitate le
possibilità espressive e decorative della linea digitale.
A seconda del progetto,
possiamo decidere di dare
coperture di graniglia alla
ceramica, attraverso Evodry Fix, una decoratrice digitale in grado di proiettare
colla nei punti indicati dalla
grafica, dove la graniglia, per caduta,
rimarrà attaccata e un aspiratore rimuoverà l’eccesso.
FIG. 4 - Evostore
Questo esempio non vuole essere
solo un esercizio di tecnica ceramica
eminentemente estetico, ma anche
un modo per differenziare e proteggere la produzione di un’industria ce-
FIG. 5 - Diagramma del
colour management
26
. I quaderni di Acimac - Edizione 2013
ramica da quella dei suoi competitor.
Una piastrella realizzata con la sola
decorazione digitale su fondo liscio è
facilmente copiabile. Con le tecniche
oggi a disposizione, la grafica può essere facilmente raccolta attraverso
la scansione o la fotografia dei pezzi
finiti.
Anche se il risultato finale sarà di una
qualità e una risoluzione inferiore rispetto all’originale, sono molti i mercati emergenti che possono trarre
profitto dal copiare modelli di successo, piuttosto che produrne di propri.
Diverso, e molto più difficile, è copiare
un progetto complesso, che contiene al suo interno, oltre alla grafica,
strutture, effetti e materia.
Il semilavorato, pronto per entrare
in forno, passerà sotto il controllo di
Evovision, macchina digitale in grado
di riconoscere difetti di formatura,
smaltatura e decorazione, che eliminerà il semilavorato dalla linea prima
della cottura ed eseguirà report di
controllo e promuoverà azioni correttive.
Infine il forno conferirà alla piastrella,
attraverso il trattamento termico,
l’aspetto e le caratteristiche tecnologiche finali.
In appoggio alla tecnologia in linea,
vi è una tecnologia di laboratorio
di supporto, quale ad esempio il
colour management, che assicura
che la grafica presenti il medesimo tono di colore in ogni periferica, cioè che il colore che si vede a
monitor sia il colore della piastrella
all’uscita del forno. Questo risultato si ottiene solo con la corretta calibrazione dei monitor e delle
stampanti digitali (fig.5).
Questa tecnica assume oggi anche
una rilevanza strategica in considerazione del fatto che molti gruppi ceramici presentano produzioni
delocalizzate, realizzando piastrelle di ceramica in stabilimenti anche
molto distanti tra di loro. Nasce la
necessità che il prodotto, così come si vede a monitor, esca pressoché identico da uno stabilimento in
Italia o negli Stati Uniti. La gestione del colore è l’unico strumento
che permette di realizzare questo
risultato.
Inoltre, il colour management permette di ottimizzare i consumi di
inchiostro rendendoli minimi e permettendo di diminuire i costi fissi di
produzione.
Il Gruppo Siti B&T è un partner
in grado di sviluppare nuove soluzioni tecnologiche e decorative
e di supportarle con i progetti e
grafiche, nonché di apportare un
contributo di know how e di ser-
vizio al cliente, indispensabili per
raggiungere elevati livelli di competitività.
Il Gruppo SITI B&T propone tecnologie innovative per ottenere la qualità dei dettagli attraverso il controllo completo della produzione
per essere sempre più competitivi nel mercato globale.
Projecta Engineering e Digital Design, società del Gruppo SITI B&T sono esempi di eccellenza nella realizzazione di impianti e progetti grafici
per la decorazione digitale.
Projecta Engineering, attraverso un continuo processo di ricerca e innovazione, ha trasformato la decorazione in un sistema digitale efficiente,
performante e capace di inserirsi e dialogare con tutta la filiera produttiva. Le ricerche su nuove tecnologie e materiali hanno portato Projecta
Engineering a raggiungere importanti traguardi negli ultimi decenni e a realizzare tecnologie all’avanguardia (Evolve, Evostore, Synchro 3D,
Evovision) per la massima digitalizzazione delle linee ceramiche.
Arricchita di nuovi modelli e accessori, la famiglia di decoratrici digitali “Evolve” è sicuramente la più completa e versatile nel suo genere.
Digital Design, a stretto contatto con Projecta Engineering, offre un importante supporto nella filiera ceramica grazie allo studio e realizzazione
di progetti grafici innovativi per supportare le aziende ceramiche in ogni fase del processo di produzione: acquisizione texture 3D, utilizzo del
“color management”, “color link”.
Prodotti, servizi, soluzioni tecnologiche innovative per essere competitivi e realizzare la fabbrica del futuro: una Smart Factory ad alte prestazioni,
sostenibile, collegata in rete, efficiente e con tutti i vantaggi di un Gruppo all’avanguardia.
SITI B&T Group: innovazione e design per il vostro stile
www.siti-bt.com
www.projectainvent.com
www.ddsrl.com
NOTE
I quaderni di Acimac - Edizione 2013 . 27
System,
l’eccellenza nel digitale
Ce ra m i c s
di Rita Cagnoli
Creadigit, la macchina per la decorazione digitale System, è stata progettata incentrando lo sviluppo su
tre linee fondamentali: affidabilità,
qualità di stampa, versatilità.
Caratteristiche generiche che vengono richieste a qualunque stampante,
ma che System ha contestualizzato
nel settore ceramico.
Il risultato della ricerca è una macchina con altissima produttività (in
termini di prima scelta e di metri
quadrati prodotti), assenza di rigatura dovuta a occlusione di ugelli, affidabilità nel lungo periodo dell’hardware e del software.
Abbiamo realizzato una stampante
dalle ottime prestazioni, grande resistenza ed elevata qualità di stampa.
La riprova è la rapida diffusione che
Creadigit ha avuto nel solo 2013, andando a coprire tutti i principali siti
produttivi ceramici del mondo. Numerosi clienti, soddisfatti delle prestazioni di Creadigit, hanno raddoppiato
e anche triplicato il numero di stampanti digitali System. La macchina
permette la stampa di tutte le pietre
tradizionali sia per pavimento che per
rivestimento, ma data l’alta definizione permette anche esercizi di stile,
come la riproduzione di opere famose
e altro (fig. 1 e 2).
Fig. 1-2
COME È STATO RAGGIUNTO QUESTO RISULTATO?
I risultati raggiunti sono frutto di
grandi investimenti che System ha
voluto fare, sia in termini economici
che in risorse umane tramite la
strutturazione di un team sinergico di
tecnici specializzati per l’Ink-Jet che
hanno reso possibile l’inserimento
immediato di Creadigit tra le migliori
stampanti del settore ceramico.
Il team è composto da:
• Reparto di produzione: squadre
di meccanici ed elettricisti che
assemblano e collaudano ogni
macchina e sono a servizio dello
sviluppo dei nuovi prototipi;
• Progettazione
elettrica
ed
elettronica: alcuni ingegneri della
divisione System Electronics, si
sono dedicati alla progettazione
dell’elettronica
di
Creadigit,
hanno
sviluppato
un
nuovo
sistema di gestione, il Core-Digit,
che permette alta velocità di
trasmissione dati e la possibilità di
gestire fino a 200 m2 di grafica, la
possibilità della stampa al volo…
• Progettazione
software
e
RIP: l’interfaccia e tutta la
gestione macchina è sviluppata
internamente
così
come
il
programma di gestione delle
immagini (RIP);
• Progettazione
meccanica:
il
gruppo di progettisti e disegnatori
guidati
direttamente
dall’ing.
Franco Stefani;
• Assistenza grafica e tecnica:
segue accuratamente il cliente
in fase di start-up, nel tempo, in
Italia e all’estero;
• Il Laboratorio digitale: impegna
tecnici con competenza in chimica,
geologia, ingegneria, fisica e
completa così le specificità del
gruppo Ink-Jet.
LABORATORIO DIGITALE
28
Due delle parti più importanti di una
stampante Ink-Jet come Creadi. I quaderni di Acimac - Edizione 2013
git sono gli inchiostri e le testine di
stampa. La qualità della stampa è di-
rettamente correlata con le loro proprietà. È per questo che System ha
creato un team di specialisti nell’analisi d’inchiostri, funzionalità e proprietà delle testine e di tutti gli argomenti a essi correlati.
Il laboratorio digitale System si occupa di quattro attività:
1. omologazione inchiostri
2. assistenza post-vendita
3. rigenerazione testine
4. progettazione e ricerca.
OMOLOGAZIONE INCHIOSTRI
System ha redatto un protocollo di
omologazione per garantire ogni singolo inchiostro caricato nel circuito
di stampa di Creadigit.
Il protocollo prevede diverse fasi di
cui la caratterizzazione reologica è
la prima. Per ciascun colore viene richiesta e verificata in laboratorio una
lista di parametri che dovrebbero garantire la buona funzionalità dell’inchiostro all’interno della testina.
Viene misurata la viscosità, la tensione superficiale, la densità, la granulometria, la siccatività, la sedimentazione e la conduttività; viene
generata così la “carta d’identità”
di ogni inchiostro testato nel laboratorio. Se l’inchiostro analizzato non
rientra nei range stabiliti dal protocollo può causare danni alle testine o
alla qualità di stampa.
Ad esempio, una siccatività troppo veloce a 50°C (temperatura di lavoro di Creadigit) porta alla rapida
evaporazione della frazione solvente
dell’inchiostro che potrebbe seccarsi rapidamente anche sul piatto della testina provocando un mal funzio-
Fig. 5 - Esempio al drop watcher di un inchiostro
con buone qualità di sparo
namento della stessa e difetti nella
stampa (figura 3). Un inchiostro, in
fase di omologazione, può presentare la tendenza alla sedimentazione,
formando un deposito duro e tenace che, nonostante i ricircoli presenti nel circuito idraulico della macchina, potrebbe danneggiare le testine
nel lungo periodo (figura 4).
La fase successiva del protocollo richiede la verifica della compatibilità
chimica tra inchiostro e relativo solvente di pulizia con:
a. I componenti della testina
b. I materiali che costituiscono il
circuito idraulico della macchina
c. Fluido di collaudo.
I colorifici che vogliono ottenere la
certificazione devono accertare che
inchiostri e solventi non danneggino i
materiali costituenti Creadigit e della testina.
System ha messo a punto un fluido
di collaudo compatibile con gli inchiostri ceramici per Ink-Jet, in modo da
evitare inutili lavaggi in fase di carica-
mento dell’inchiostro, ovviamente è
richiesta totale compatibilità tra l’inchiostro e il nostro fluido di collaudo.
L’ultima fase del protocollo prevede
lo studio della waveform (studio della
formazione della goccia), cioè si mette a punto un impulso di sparo, per
ogni inchiostro, in modo da ottenere
le migliori prestazioni di sparo della
nostra testina di stampa.
La prima parte di questa analisi viene
svolta con l’ausilio del Drop watcher
con cui si verificano la formazione, la
dimensione e la velocità della goccia
dei tre livelli di sparo.
La seconda parte viene effettuata
con un banco di test, attrezzato con
una guida lineare: qui si analizzano la
qualità, la precisone e la sostenibilità
dello sparo (Figure 5, 6, 7).
Se un inchiostro è ben formulato e
la waveform è ben studiata, le gocce relative ai tre livelli hanno velocità
equilibrate (cioè raggiungono il supporto alla stessa velocità) e la qualità di stampa sarà ottimale a tutte le
frequenze con peso costante alla risoluzione di 400@400dpi.
Fig. 6 - Esempio al drop watcher di inchiostro con parametri
reologici non ottimizzati
Fig. 3 - Esempio di due inchiostri con tempi di
siccatività diversi
Fig. 4 - Esempio di sedimento duro e tenace
Fig. 7 - Esempio al drop watcher di inchiostro
non idoneo ad essere utilizzato
I quaderni di Acimac - Edizione 2013 . 29
Ce ra m i c s
ASSISTENZA POST-VENDITA
Dato che in laboratorio non è possibile simulare al 100% le condizioni
dell’ambiente ceramico, gli inchiostri
vengono anche verificati e controllati
sia in fase di avviamento di Creadigit
che in fase di produzione.
Può succedere che un inchiostro
sottoposto ad alta temperatura,
forte presenza di vapore e umidità
e ambiente polveroso metta in luce
criticità e poca stabilità. In questo
caso è determinante una forte cooperazione e coordinazione tra System, il colorificio di riferimento e il
cliente per la soluzione del problema: si cerca di ottimizzare la messa
a punto della macchina e della linea di
smalteria per permettere all’inchiostro di lavorare al meglio, fino a che
alle volte si rende necessaria una
modifica della formulazione dell’inchiostro.
Ad esempio, il primo cantiere in cui è
stata installata Creadigit per lavorare ad alta velocità di linea, quindi ad
alta frequenza di sparo (60m/min),
ha richiesto l’intervento del laboratorio digitale e di un tecnico del colo-
rificio per mettere a punto le condizioni di macchina e inchiostro idonee
a condizioni di produzione estreme.
Si è anche verificato come un set di
inchiostri con ottime proprietà reologiche e buon funzionamento all’interno della testina in laboratorio,
durante la produzione, abbia evidenziato forte tendenza ad agglomerarsi sul piatto della testina, questo provocava difetti di stampa.
La formulazione è stata rapidamente modificata e omologata e il problema è stato così risolto.
RIGENERAZIONE TESTINE
Il diffondersi estremamente rapido
della macchina ha reso necessaria
la messa a punto di una procedura per la rigenerazione delle testine.
Le testine possono essere cambiate per motivi elettrici, di righe o
graffiature, causati da svariate ragioni, tra cui l’ambiente estremamente polveroso del mondo ceramico.
Inizialmente si è cercato di capire
quali fossero le cause dei difetti e
di conseguenza si è attrezzato par-
Fig. 8 - Esempio di materiale depositato sul filtro della testina
30
. I quaderni di Acimac - Edizione 2013
te del laboratorio in modo adeguato per lavare e/o riparare le testine
danneggiate.
Le cause possono essere il sedimento depositato sul filtro interno alla
testina (Figura 8), danni meccanici
provocati sul piatto (Figura 9), materiale solidificato in prossimità degli ugelli di stampa (Figura 10) ecc.
Spesso è sufficiente un lavaggio della testina per recuperare la qualità
ottimale di stampa, alcune volte è
necessaria la sostituzione di alcune
Fig. 9 - Esempio di piatto dei nozzles graffiato
parti della testina.
Le specifiche di System per Dimatix nel progettare la SG1024MC richiedevano che la testina fosse facilmente apribile e si potesse pulire
ogni sua parte.
Questo, che è stato realizzato, ha
reso possibile e abbastanza facile la
rigenerazione delle testine danneggiate tanto è vero che dall’inizio della produzione di Creadigit, ad oggi,
non si sono potute rigenerare solamente 3 testine.
Fig. 10 - Esempio di materiale depositato sull’ugello del piatto
PROGETTAZIONE E RICERCA
Il gruppo progetta il circuito idraulico che alimenta la testina e le altre
parti che lo compongono.
Vengono analizzati filtri, deaeratori,
materiali più resistenti e idonei, pro-
tezioni, rivestimenti tutto in funzione di rendere Creadigit sempre più
affidabile e all’avanguardia.
Il team studia nuovi inchiostri e materie di varia natura, prende in esa-
me tutte le nuove tecnologie di
stampa, essendo fondamentale l’indagine sulla funzionalità di tutte le
testine sul mercato.
CREADIGIT
La sinergia tra i team di sviluppo del
gruppo digitale ha contribuito al lancio e al successo di Creadigit sul
mercato.
Attualmente Creadigit è disponibile
nelle seguenti versioni:
1.Creadigit STD ->
6 colori 700mm 400dpi
2.Creadigit XL ->
6 colori 1100mm 400dpi
3.Creadigit BS ->
6 colori 1800mm 400dpi
4.Creadigit S ->
4 colori 700mm 200dpi
5.Creadigit E ->
8 colori 700mm 400dpi
6.Creadigit 200 ->
8 colori 700mm 200dpi
7.Creadigit XL 200
8 colori 1100mm 200dpi.
Creadigit può stampare fino a 200
m2 di grafica, in doppia fila, con il
riconoscimento strutturale, fino a
50m/min a 400@400dpi.
È possibile utilizzare la variantatura
e la stampa al volo.
L’affidabilità della macchina permette a System di offrire ai clienti un
contratto full service.
NOTE
I quaderni di Acimac - Edizione 2013 . 31
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