20100707_cnop_-_ordine_degli_psicologi
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CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI Rassegna Stampa del 07/07/2010 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio. INDICE CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI Il capitolo non contiene articoli PSICOLOGI E PSICOLOGIA 07/07/2010 Corriere della Sera - ROMA «Sono uomini fragili che non accettano un no» 7 07/07/2010 Avvenire - Nazionale Rifornimenti regolari per i jet iraniani «È guerra psicologica dell'Occidente» 8 07/07/2010 Avvenire - Nazionale "ABUSI, LA VERITA' OLTRE LE FORZATURE" 9 06/07/2010 Il Gazzettino - ROVIGO 06/07/2010 11 07/07/2010 Il Giorno - Nazionale Se il lavoro manca arriva lo psicologo 12 07/07/2010 Il Foglio L'aborto che non passa 13 07/07/2010 La Nazione - Grosseto Educatori e psicologi a Monterotondo 15 07/07/2010 La Nazione - Siena «Il senso di colpa induce la vittima 16 07/07/2010 Oggi In vacanza con l'amica: faccio bene a dire "sì"? 17 07/07/2010 Oggi Non fatevi ingannare dal marketing, l'assenza del piacere non è una malattia 18 RIFORMA DELLE PROFESSIONI 07/07/2010 Il Sole 24 Ore Tariffe massime forensi ammesse perché derogabili 20 06/07/2010 Il Gazzettino - ROVIGO Approvati i bilanci 22 07/07/2010 ItaliaOggi Edilizia, la sfida della sostenibilità 23 07/07/2010 ItaliaOggi L'edificio cambia pelle 24 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - Sud A Palermo la lista mafia-free 25 PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI 07/07/2010 Il Sole 24 Ore Ora vedo più determinazione 27 07/07/2010 Il Sole 24 Ore Ricavi televisivi: calano gli spot cresce la pay tv 28 07/07/2010 Il Sole 24 Ore Più deregulation per la ripresa 30 07/07/2010 La Stampa - TORINO "Gli appalti degli enti pubblici anche alle piccole imprese" 31 07/07/2010 Avvenire - Nazionale iPhone e simili ingolfano la rete 32 07/07/2010 Finanza e Mercati Calabrò, giù i prezzi del telefono Strigliata su «troppe» reti in fibra 33 07/07/2010 ItaliaOggi Certificati di malattia online, istruzioni per l'uso 34 07/07/2010 La Nazione - Massa Carrara Trasferimento del "Minuto": sale la protesta 35 07/07/2010 La Nazione - Umbria Il Comune sostiene «Internet for Peace» 36 07/07/2010 La Nazione - Umbria «Il cuore verde è al top in Italia» 37 07/07/2010 MF - Sicilia Lombardo apre al quattro 38 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - CentroNord Regioni al lavoro per ridurre i tempi della burocrazia 39 07/07/2010 DailyMedia L'emozione di un concerto al cinema 40 07/07/2010 Il Fatto Quotidiano - Nazionale MONDO WEB 41 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - Lombardia Task force per Pmi a rischio usura 42 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - Roma In Comune a scuola di mestieri 44 UNIVERSITA 07/07/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE Carte in regola per la meritocrazia 47 07/07/2010 Il Sole 24 Ore Marcegaglia al vertice della Luiss 48 07/07/2010 Il Sole 24 Ore Le grandi città isole di malessere 49 07/07/2010 La Repubblica - Nazionale Loew e la sua squadra segreta 62 spie per battere la Spagna 50 07/07/2010 La Repubblica - Genova Pochi incidenti mortali, tanti aborti gli strani "primati" di Genova 51 07/07/2010 La Repubblica - Genova Fondazione Garrone e Università master per il turismo 53 07/07/2010 La Stampa - NAZIONALE I tagli ai fondi cancellano il ruolo e il futuro dei ricercatori 54 07/07/2010 La Stampa - NAZIONALE A settembre l'università ci sarà ancora? 55 07/07/2010 Il Messaggero - Nazionale I DIRITTI ACQUISITI NON SONO UN MERITO 57 07/07/2010 Il Messaggero - Nazionale In arrivo le "pagelle" per i ricercatori: meno soldi agli atenei con voti bassi 59 07/07/2010 Il Resto del Carlino - Ferrara «Ricerca e didattica, Cona così com'è 60 07/07/2010 Il Resto del Carlino - Reggio Emilia L'università di Parma cambierà il look del paese 62 07/07/2010 Avvenire - Nazionale «Stati vegetativi coscienza sospesa ma spesso e e» 63 07/07/2010 Il Mattino - NAZIONALE Ricerca, i tabù del posto fisso 64 07/07/2010 Libero - Nazionale Il prof migliore d'Italia premiato e poi tagliato 66 07/07/2010 Libero - Roma «Per colpa dei prof slitta la nostra laurea» 67 07/07/2010 Il Tempo - Abruzzo Pe Prc lancia l'allarme lavoro A settembre 300 posti in meno 68 07/07/2010 ItaliaOggi Draghi chiama a corte 50 economisti 69 07/07/2010 L Unita - Firenze UNIVERSITÀ LARGO AI PRIVATI 70 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - NordEst Il terziario chiama l'università 71 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - NordOvest Città della salute al via Intesa pronta alla firma 73 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - NordOvest Cari universitari, siamo nei guai 75 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - NordOvest Gli atenei si alleano: 2 milioni la dote di partenza 76 07/07/2010 Il Fatto Quotidiano - Nazionale L'università appesa a un filo: protestano prof e studenti 77 06/07/2010 Il Roma Sapienza, esami di notte contro i tagli 79 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - Lombardia Lascia il decano degli atenei Preti: ricerca snodo cruciale 80 PSICOLOGI E PSICOLOGIA 10 articoli 07/07/2010 Corriere della Sera - Roma Pag. 3 (diffusione:619980, tiratura:779916) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'esperta Parla la psicoterapeuta Terry Bruno «Sono uomini fragili che non accettano un no» Si parla tanto di violenza fisica, ma anche quella psicologica ha un impatto devastante sulla psiche della vittima Quel malessere che porta all'ossessione E. Pa. «Molestatori e stalkers sono persone frustrate, con gravi complessi di inferiorità, che sperano di imporsi con la violenza e l'aggressività. E che alle loro vittime danno tutte le colpe del loro malessere, arrivano a colpirle o a ucciderle perché non riescono a sottometterle». Terry Bruno è una psicoterapeuta esperta di bullismo e anche di stalking, di casi come quello di Eleonora ne ha visti parecchi. «Il meccanismo è sempre lo stesso - spiega - Si tratta di persone che vanno in crisi di identità se la donna che dicono di amare non li accetta più. Spesso si tratta ex fidanzati e mariti, ma non sono infrequenti i casi di amici che hanno evidentemente frainteso gli atteggiamenti di quella che poi diventa la loro vittima, come è successo a Eleonora, che magari era gentile e allegra, con lui come con tutti. Ma persone così hanno percezioni sbagliate, eccessive e quando si rendono conto che da parte dell'oggetto delle loro attenzioni non c'era amore o altro, si sentono delusi, traditi. Sono impulsivi, perdono lucidità, puntano sulle attenzioni ossessive verso la partner. E scatta la violenza, la rabbia». La situazione è spesso aggravata dalle esperienze familiari del soggetto: «Dietro a molti molestatori c'è un bambino che ha assistito a violenze in famiglia, che ha vissuto rapporti basati sulla sopraffazione e non sul rispetto e la comprensione. Per questo tenta di farsi rispettare, e magari amare, attraverso le uniche armi che conoscono, la paura e l'aggressività». Terry Bruno ha collaborato anche con il centro antistalking dell'Acqua Acetosa: «Credo che la denuncia pubblica che Eleonora ha scelto, coraggiosamente, non possa che aiutarla. Ora il suo persecutore sa che la sua storia è nota, che se le accade qualcosa tutti sapranno a chi attribuire la colpa». Ma il rischio in casi del genere non è soltanto la violenza fisica: «No, spesso i danni peggiori sono quelli sulla psiche della vittima, che rischia di isolarsi, di cadere in depressione e di crollare. Alcune per paura si sottomettono e accettano magari di ritornare con l'ex violento e aggressivo. Ma anche chi si rifiuta rischia di portarsi dentro persino per anni i segni del terrore». Per questo la Bruno consiglia a Eleonora e alle altre vittime di stalking di farsi sostenere da un professionista, di cercare un supporto psicologico che le aiuti a non cedere: «Alla lunga il pericolo è quello di vedere nel prossimo, e in particolare, negli uomini, in ogni uomo, un nemico, una possibile minaccia - commenta Spesso le donne molestate diventano insicure, fragili, e rischiano di rimanerlo anche anni dopo che il pericolo e le minacce sono cessate». Senza contare che spesso le vittime non sono soltanto le persone perseguitate, ma anche i loro familiari, costretti a vivere nel terrore e nell'angoscia per la sorte di figlie e sorelle. «Anche se in genere gli amici e i parenti della vittima non corrono rischi particolari - spiega ancora Terry Bruno - L'oggetto dell'ossessione dello stalker è soltanto uno, la persona cui imputano tutta la loro sofferenza. Una volta che l'hanno scelto, non la cambiano se non in rari casi. E' lei che è in pericolo, è lei che va protetta». RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Molestie La psicoterapeuta Terry Bruno. I casi di stalking sono moltissimi PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010 7 07/07/2010 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 14 (diffusione:105812, tiratura:151233) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Teheran Rifornimenti regolari per i jet iraniani «È guerra psicologica dell'Occidente» L'Ue: spazi aerei chiusi «per ragioni di sicurezza» Jalili: nuove trattative da settembre con i «5+1 » Gli aerei iraniani continuano a rifornirsi regolarmente negli aeroporti di tutto il mondo. Lo ha confermato un funzionario del governo iraniano dopo che lunedì i media avevano detto che il carburante era stato negato a degli aerei in Germania, Gran Bretagna e negli Emirati Arabi Uniti in seguito alle sanzioni Usa. Ieri il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, ha definito le notizie sulla presunta negazione di carburante come parte di una «guerra psicologica». «Questa notizia è falsa. Nessuna Imitazione è stata imposta», ha dichiarato. «La diffusione di notizie inesatte è in linea con l'intento di creare un'atmosfera negativa. È una sorta di guerra psicologica contro la nostra gente». Dichiarazioni che sembravano ignorare il fatto che le prime notizie sul bando ai rifornimenti fossero state lanciate dall'agenzia iraniana Isna che citava le parole del segretario dell'Unione aerea iraniana, esponente della Repubblica islamica. Nessuna delle due compagnie coinvolte, la Iran Air e la Mahan Airlines, ha saputo dare chiarimenti sulla vicenda. Ma la vita delle compagnie aeree iraniane non è più così tranquilla: da ieri l'Unione europea ha vietato a due terzi degli aerei della Iran Air di sorvolare i suoi spazi aerei. Il provvedimento, precisa Bruxelles, non ha nulla a che fare con le sanzioni, ma è motivato esclusivamente da questioni di sicurezza. Il ministero dei Trasporti tedesco aveva però smentito qualsiasi divieto a rifornire i voli iraniani, e il governo inglese ha detto di non essere al corrente di niente del genere. Inoltre nelle scorse settimane sempre più Paesi e società hanno tagliato le importazioni del greggio iraniano, mentre altre società hanno interrotto la fornitura di carburante raffinato. Fra queste, scriveva il Financial Times, anche laBp. Infine il capo negoziatore sul nucleare iraniano, Said Jalili, rispondendo in una lettera all'Alto rappresentante della politica estera Uè, Catherine Ashton, ha detto ieri che Teheran è pronta a sedersi di nuovo al tavolo dei negoziati con i «5+1» a partire dal primo settembre, ma a patto che vengano accolte le sue condizioni. PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010 8 07/07/2010 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 25 (diffusione:105812, tiratura:151233) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ANNO SACERDOTALE "ABUSI, LA VERITA' OLTRE LE FORZATURE" DA DUE GESUITI UN LIBRO CHE FA CHIAREZZA SU SACERDOTI E PEDOFILIA: PARLA ZOLLNER FILIPPO RIZZI II cammino di penitenza, di chiarezza ma anche di guarigione che ha indicato Benedetto XVI proprio recentemente a chiusura dell'Anno • Sacerdotale deve, spingere tutti a vedere la crisi innescata dai casi di pedofilia nella Chiesa come a un'occasione di purificazione per formare sacerdoti, secondo quanto indica san Paolo nella lettera a timoteo, come "uomini completi e ben preparati per ogni opera buona". Soprattutto, come ci ha indicato i l Santo Padre, dobbiamo stare accanto alle vittime di questi abusi e non dimenticarle». Dal suo studio di Roma i l giovane gesuita Hans Zollner docente di Psicologia, psicoterapeuta alla Gregoriana e coautore con i l confratello italiano padre Giovanni Cucci del libro, appena edito da Àncora, «Chiesa e pedofilia. Una ferita aperta» guarda a questa triste piaga della pedofilia come a un'occasione privilegiata per mettere in luce le macchie, le cicatrici non rimarginate di molte vittime di abusi sessuali, non più nascoste ma ora più che mai aperte. La pubblicazione di questo libro - osserva i l gesuita, 44enne, che è tra l'altro uno dei membri della Commissione del governo federale tedesco, per la parte cattolica, che sta vagliando i l fenomeno della pedofilia - «non è altro che i l frutto di una serie di saggi pubblicati su La Civiltà Cattolica in questi ultimi mesi per spiegare la reale portata di questo fenomeno, ma soprattutto per aiutare i preti a capire la verità dei fatti, a volte mistificati dai media, in Italia e .« . . fuori». Come è nata l'idea di un libro così impegnativo proprio in questo difficile momento? «È stato lo scandalo dei Gesuiti in Germania, nel collegio Canisio di Berlino, a far scattare un campanello di allarme: ci è sembrato giusto rispondere tempestivamente e in modo esauriente ai fedeli ma anche ai preti che chiedevano più chiarezza e soprattutto di poter disporre dei veri dati reali di questa piaga sociale raccontando la verità dei fatti rispetto a certe distorsioni dei media e spiegando le cause di questo fenomeno». Che cosa avete scoperto attraverso questa ricerca e qual è l'identikit del pedofilo? «Prima di tutto i l nostro approccio è stato di tipo psicologico, e come si sa questa disciplina non è una scienza matematica dove si parte per forza da una causa e si arriva a un effetto conseguente. Di mezzo c'è infatti la complessità di .una persona. Ovviamente per riscontrare casi di pedofilia è necessario individuare le cosiddette "bandiere rosse", come un interesse infantile, una mancanza di orientamento sessuale ben definito, una"storia di devianza sessuale, un'ipersessualizzazione o iposessualizzazione nella famiglia, o anche l'essere stato abusato da bambino dentro la cerchia del nucleo familiare. Vorrei poi precisare che la pedofilia in senso vero e proprio è solo quella di persone sessualmente attratte da bambini preadolescenti, nella maggioranza degli altri casi si tratta di efebofilia. Abbiamo a che fare con malati incurabili che solo attraverso i l sostegno di specialisti possono contenere e controllare le proprie azioni». I I 7 giugno lei ha partecipato in Germania alla Commissione governativa che studia questo triste fenomeno. Quali sono i risultati del lavoro che state svolgendo? «Forse meraviglierà un dato emerso in quella sede: i preti cattolici coinvolti in questi reati rappresentano una percentuale minuscola, tra lo 0 , 1 % e lo 0,3%. Questo non vuoi dire che la Chiesa non deve nascondere questi casi o giustificarli ma mi pare giusto dare la proporzione adeguata dei numeri. I dati più sicuri sono quelli presentati dal criminologo Pfeiffer in un'intervista alla Suddeutsche Zeitung nel marzo scorso. Un altro aspetto spesso taciuto dai media, ma emerso di recente, è che la Santa Sede già diversi anni fa aveva affrontato questi temi dando indicazioni chiare, in tempi non sospetti». Colpisce che molte persone, affette da disordini nella sfera affettiva, pensino che ricevendo l'ordine sacro e vivendo una vita casta possano risolvere i loro problemi. Può spiegare meglio questo aspetto della sua ricerca? «Di fronte agli abusi compiuti da sacerdoti cattolici ci si è chiesti come sia stato possibile che queste persone fossero giunte all'ordinazione. Credo che molti abbiano imboccato questa strada per sfuggire dalle difficoltà di relazionarsi profondamente con una persona adulta, di avere una relazione normale appropriata alla loro età, pensando di trovare nel sacerdozio un porto sicuro per essere lasciati in pace. Se non si è armonicamente formati nella propria dimensione affettiva e intima i l rischio è PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010 9 07/07/2010 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 25 (diffusione:105812, tiratura:151233) PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010 10 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato proprio l'esplosione di questi casi drammatici. Come dice san Tommaso la grazia presuppone la natura. La grazia normalmente non fa miracoli: essa agisce sulla natura della persona umana. E dunque non è possibile che con l'ordinazione sacerdotale una persona cambi radicalmente, o scompaiano di colpo i problemi. Alcuni pensano che con un po' di preghiera si risolva tutto, ma purtroppo non è così». Voci ricorrenti insistono nel sostenere che l'abolizione del celibato potrebbe indicare la via per guarire da questa piaga all'interno della Chiesa. Cosa ne pensa? «Sfaterei subito questo mito. Dalla nostra indagine è emerso cfeie celibato e pedofilia non sono connesse in modo causale. Tutto questo è dimostrato dal fatto che coloro che hanno compiuto atti di pedofilia sono per lo più sposati e con figli, e quanti tra i sacerdoti si sono macchiati di simili atti non vivevano nella castità. I l problema maggiore è suscitare in queste persone i l senso della colpa commessa e non la rimozione degli atti compiuti. Tutto questo è un cammino difficile, certo, ma dobbiamo al coraggio di Benedetto XVI se oggi si è intervenuti anche in ambienti ecclesiastici dove sinora erano stati sostanzialmente nascosti questi episodi». Quali secondo lei dovranno essere le misure per evitare che si ripetano casi del genere? «A mio avviso di fronte alle crisi di vocazioni non bisogna cadere nella tentazione di far accedere al ministero ordinato anche persone non adatte a questo servizio. In due diocesi tedesche Mùnster e Friburgo - si sono imposte , regole più severe, inclusi i test psicologici, e accettando che si potesse ridurre drasticamente i l numero dei candidati al sacerdozio. Questo ha portato anche a contestazioni nelle parrocchie per l'abbassamento del numero dei presbiteri. Ma ora, dopo un lungo lavoro, è ritornata a crescere anche nel livello di formazione intellettuale e di motivazione la quantità di persone che vogliono diventare sacerdoti. Forse si avranno meno preti, ma saranno qualitativamente migliori». Basteranno queste norme a evitare altri casi? «Tutto dipenderà dalle Chiese locali. Basta leggere i documenti di Paolo VI, come la Sacerdotalis coelibatus, o la Pastores dabo vobis di Giovanni Paolo I I , o ancora la lettera e i numerosi interventi di Benedetto XVI, per trovare un'esauriente risposta su cosa deve essere oggi un sacerdote. Le norme della Congregazione per la dottrina della Fede nel 2001 ribadite i l 13 aprile, così come i pronunciamenti del dicastero dell'educazione cattolica, indicano la strada da seguire con rigore e chiarezza. I l mio augurio è che questi raccapriccianti reati non macchino la reputazione di tanti onesti sacerdoti che con i l loro zelo apostolico trasmettono l'annuncio dove possono, e che soprattutto non si inganni e non si logori la buona fede dei semplici e di quelli che evangelicamente sono definiti i "piccoli"». I I giovane professore di Psicologia alla Gregoriana, componente della Commissione del governo tedesco e coautore con i l confratello Giovanni Cucci di «Chiesa e pedofilia»: «Di fronte all'emergere di casi nel clero ci si chiede come sia possibile che queste persone siano giunte all'ordinazione. Se non si è armonicamente formati nella dimensione affettiva e intima si rischia l'esplosione di casi drammatici» 06/07/2010 Il Gazzettino - Rovigo Pag. 12 (tiratura:114104) (e.l.t.) Dipendenti e assessori del Comune di Occhiobello all'università per partecipare a incontri di formazione, di psicologia del lavoro e comunicazione. Si tratta di alcune "lezioni" coordinate e organizzate da Pierenrico Andreoni, docente di psicologia del lavoro e delle organizzazioni alla facoltà di lettere, medicina e chirurgia dell'università di Ferrara, che hanno come obiettivo quello di fare il punto della situazione sulla relazione organizzativa nell'amministrazione comunale di Occhiobello e sulle dinamiche dei rapporti interpersonali e di gruppo. «Si tratta di una metodologia di lavoro alquanto innovativa - ha affermato l'assessore al personale Laura Pasquini - che non prevede lezioni cattedratiche, ma confronti tra i partecipanti che sotto la supervisione degli specialisti della formazione, ci potranno dire a che punto siamo e come possiamo fare per rendere più produttive e condivise le dinamiche di gruppo all'interno del nostro ente. Lo sforzo che la giunta municipale ha chiesto a se stessa e a tutto il personale è quello di considerare questo momento formativo come un investimento essenziale per la crescita del nostro Comune». Gli esperti, nel corso degli incontri, tratteranno temi inerenti alla psicologia del lavoro, all'organizzazione, alla comunicazione e alle dinamiche di gruppo, cercando di mettere a confronto la giunta con i responsabili d'area e di procedimento coinvolgendo, così, tutti gli attori che compongono la realtà amministrativa. Il primo incontro si è svolto con i componenti della giunta. Nell'occasione Pierenrico Andreoni ha acquisito i problemi riconosciuti e quelli da mettere in discussione sempre in rapporto con la finalità dell'intervento. In questi giorni si svolgeranno gli incontri con i dipendenti secondo un calendario che prevede la formazione per gruppi di circa venti persone. (((laterzae))) PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010 11 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato 06/07/2010 07/07/2010 Il Giorno - Ed. nazionale Pag. 19 (tiratura:107480) Se il lavoro manca arriva lo psicologo Corso di sopravvivenza organizzato da Confartigianato Imprese Lomellina - VIGEVANO (Pavia) - UN CORSO di sopravvivenza psicologica per quei lavoratori che si trovano ad affrontare l'estremo disagio della cassa integrazione, che non ha solo un riflesso concreto sulle cose, ma ha uguale peso negativo sull'aspetto psicologico dell'individuo. L'esperimento-pilota, che è stato varato da Confartigianato Lomellina, prenderà il via il prossimo venerdì e sarà destinato in questa prima fase ad un gruppo di dipendenti appartenenti alla stessa azienda. «In questo momento di grave crisi - spiega Enrico Bindolini, direttore dell'Elfi, l'ente di formazione della Confartigianato Imprese Lomellina - ci siamo chiesti quali iniziative intraprendere per andare incontro alle necessità dei lavoratori non solo sul piano operativo, mediante cioè dei corsi di riqualificazione professionale, ma prendendo in esame anche la complessa sfera della persona, con le sue richieste e le sue esigenze e, nell'ottica di una logica che parte dal basso, dai bisogni fondamentali dell'individuo. È NATO così questo percorso formativo che si articola in 16 ore di lezione sulle tecniche della «sopravvivenza psicologica» riservato a coloro che si devono misurare con la gestione della cassa integrazione. Chi si trova coinvolto in questa situazione - continua il direttore di Elfi - smarrisce la quotidianità dei ritmi di lavoro, vede restringersi le proprie prospettive progettuali e deve fare i conti con un impatto anche a livello sociale che non è agevole fronteggiare. La perdita di sicurezza per il futuro - prosegue Bindolini - finisce per avere ripercussioni anche a livello famigliare, con la comparsa di ansia, perdita dell'autostima e difficoltà crescente nel relazionarsi con il coniuge e con i figli. Quello che ci prefiggiamo da questo corso è di fornire gli strumenti perché ciascun lavoratore possa sentirsi non inadeguato a raccogliere questa sfida e trovi le risorse per superare un momento di difficoltà che, secondo le previsioni, dovrebbe vivere un nuovo picco, ci auguriamo davvero che sia l'ultimo, il prossimo settembre». IL CORSO sarà tenuto dal professor Michele Panaro, 71 anni, esperto di tecniche della comunicazione. «Sono convinto che ciascuno abbia in sè le risorse e egli strumenti per affrontare le sfide della sua esistenza - spiega il professor Panaro, che ha alle spalle oltre trent'anni di esperienza nel settore della comunicazione all'interno delle aziende - e che possa pilotare in prima persona il cambiamento necessario per andare oltre un trauma subito. E' importante che ciascuno abbia chiaro il fatti di "avere" un problema e non di "essere" un problema. Questo sarà il senso dell'intervento formativo che illustrero nelle due giornate di lavoro con i lavoratori in cassa integrazione». Umberto Zanichelli PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010 12 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato RITROVARE FIDUCIA SEDICI ORE DI TRAINING DEDICATE AI DIPENDENTI DI PICCOLE AZIENDE 07/07/2010 Il Foglio Pag. 1 Il dolore delle donne arriva dopo che l'Ivg ha fatto "il loro bene" Oggi come non mai nella storia clinica, la maternità è monitorata, controllata, fatta oggetto di prognosi e, illusoriamente, si può pensare che sia più protetta di un tempo. Appena entrata in ospedale una donna in attesa del "proprio figlio", diventa una paziente che porta in grembo un potenziale "problema"di cui prendersi "cura". Non si parla più di "figlio", ci si distanzia affettivamente e si comincia a parlare di "feto". Il feto per la legge 194 non ha alcun diritto e la donna inizia così tutta una serie di esami altamente invasivi per verificarne lo stato di salute. Esami mai fatti prima nella storia vengono oggi fatti a scapito del feto il quale ne può morire, per "tutelare i diritti della madre", cioè in rapporto a un solo diritto, quello di poter abortire il figlio in caso di non perfetto stato di salute. Qualunque altro diritto è annullato. Così, una volta entrata come mamma felice di essere in attesa di un figlio, esci dall'ospedale, come una madre sgomenta perché il bambino ha una prognosi di "trisomia libera", e ti suggeriscono, per "il tuo bene" di abortire il tuo bambino, in nome di una morte comunque annunciata. Ed ecco che arrivano da me al Cav Mangiagalli a elaborare il loro lutto: madri maltrattate, addirittura insultate se avevano deciso di non togliere la vita al loro figlio, oppure madri che hanno abortito perché terrorizzate da ciò che i medici hanno loro prospettato: una vita infernale con un bambino con trisomia 21, sindrome di Down, o affetti da altre patologie. L'aspetto psicologico non è per nulla preso in considerazione, a nessuna di queste mamme che ho incontrato sono stati spiegati i sintomi dello stress post-aborto, anzi sembra che il paragone che i medici fanno sia: "Tolto il dente tolto il dolore". Ma stiamo parlando di bambini, e qui il dolore non passa. Come consulente vedo molte donne che piangono il loro figlio, anche per anni dopo l'evento aborto, e nessuna di loro ha pensato che, una volta morto il figlio, un altro potesse rimpiazzarlo, anzi. Pochi giorni fa una mamma è venuta da me per capire cosa fosse meglio per lei, se fare un aborto terapeutico o portare a termine la gravidanza, attendendo il corso naturale degli eventi con la probabile morte del bambino. Sono stata obbligata ad analizzare con lei pro e contro. La questione cruciale era come vivere quei mesi di gravidanza, quale sia il bene per lei e per il resto della famiglia, la paura che il bimbo muoia nel suo grembo. Il tutto era molto ego riferito: lei e la sua famiglia. Il bambino era scomparso. Le esperienze delle mamme che ascolto dopo un aborto sono: pianto sconsolato, depressione, tristezza, difficoltà lavorative, un gran senso di vuoto, solitudine infinita, un gran desiderio di tornare indietro e di avere di nuovo il bambino in grembo, un gran senso di colpa per avere partecipato insieme a un medico a togliere anticipatamente la vita del figlio. Certo non sapevano che il forcipe avrebbe fatto a pezzi il bambino, e aborto significa proprio questo. Così, nella speranza che tutto finisca presto, non si guarda il bambino e lo si lascia in balia di altri che se ne "sbarazzano" come se fosse un rifiuto organico, non l'amato e tanto desiderato bambino di una coppia di sposi. Se non si interviene tempestivamente i feti vengono gettati o cremati senza nessuna funzione religiosa, neanche una benedizione. Ma senza un cadavere come si può elaborare il lutto? Noi uomini abbiamo bisogno di poter piangere i nostri defunti, se non siamo messi nella condizione di farlo rischiamo la psicopatologia. Ecco perché ritengo ancora più importante lasciare che la gravidanza segua il suo corso naturale, anche quando un bambino è destinato a morte prematura. In questo modo le mamme e i papà hanno la possibilità di amare il bambino fino al suo ultimo respiro, dargli un nome, far celebrare un funerale circondati dal sostegno e affetto parentale, seppellirlo. Il libro "Aspettando Gabriel" (San Paolo) racconta di una coppia che viene a sapere della patologia del figlio e decide di accoglierlo nonostante la morte imminente. E' e resta, nonostante la malattia, il loro bambino tanto amato e quei mesi nel grembo materno saranno il suo "tempo migliore", dove riceverà calore, amore, protezione materna. Così, il giorno della sua nascita coincide con quello della morte, ma ha fatto in tempo a essere battezzato, a essere baciato e lasciato teneramente andare al suo destino, la vita eterna. L'attuale società pensa di poter allontanare da sé la morte facendola diventare medicalizzata. Questo comporta che milioni di donne "ingannate" dall'aborto come PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010 13 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'aborto che non passa 07/07/2010 Il Foglio Pag. 1 PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010 14 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato "soluzione migliore" vaghino per le strade del mondo senza nessun supporto morale e psicologico, sapendo in cuor loro una cosa sola: di aver rinnegato il compito innato di ogni madre, proteggere la vita del proprio figlio a ogni costo. (L'autrice dell'articolo è consulente familiare al Cav Mangiagalli, Milano) 07/07/2010 La Nazione - Grosseto Pag. 13 (tiratura:176177) Educatori e psicologi a Monterotondo Queste le offerte di lavoro dal centro per l'impiego di Follonica (0566 57690): Per servizio preselezione il centro per l'impiego di Follonica cerca 1 educatore professionale o assistente sociale o psicologo. Luogo di lavoro:Monterotondo Marittimo. Conoscenza del tedesco buon livello. Tempo determinato con trasformazione tempo indeterminato. Orario pieno. Per servizio preselezione il centro per l'impiego di Follonica cerca 3 fisioterapiste ed estetiste. Iniziale contratto a progetto con possibilità di trasformazione a tempo indeterminato. Per servizio preselezione il centro per l'impiego di Follonica cerca 1 manutentore area verde a Scarlino. Richiesta esperienza (in particolare uso del decespugliatore). Tempo determinato (luglio-agosto). PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010 15 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato FOLLONICA 07/07/2010 La Nazione - Siena Pag. 4 (tiratura:176177) Paolo Benini interviene sui casi di molestie in famiglia dopo il caso di un uomo FRANCESCO IANNIELLO di FRANCESCO IANNIELLO L'EPISODIO, avvenuto nella provincia di Siena, dell'uomo condannato a dieci anni per molestie e violenze sessuali sulla figliastra (di cui parliamo ampiamente sul fascicolo nazionale), riaccende i riflettori su una tematica, quella degli abusi sui minori, che purtroppo continua ad occupare pagine 'nerissime' di cronaca. Una prima analisi può essere effettuata partendo dai dati forniti da «Telefono Azzurro» che, nel biennio 2008-09, ha effettuato 287 consulenze nella nostra regione (nona in Italia per numero di richieste). Stando sempre ai dati regionali, l'aiuto è stato rivolto per il 44,8% a maschi e per il 55,2% a femmine; più della metà (il 55,5%) avevano un'età compresa tra 0 e 10 anni, il 28,1% tra gli 11 e i 14 anni, il 16,4% tra 15 e 18 anni. Il 90,4%, infine, era di nazionalità italiana. I casi a Siena, sempre nel 2008-09, sono stati 30: il 10,5% di quelli regionali, quarta provincia della Toscana dopo Firenze (33,1%), Pisa (12,5%) e Lucca (11,5%). Queste le problematiche maggiormente segnalate: abuso psicologico (23,4%), bisogno di parlare (17,8%), problemi per la separazione dei genitori (17,5%), abuso fisico (17,1%). PER CAPIRNE di più abbiamo ascoltato il parere del professor Paolo Benini, docente del dipartimento di Scienze Neurologiche, Neurochirurgiche e del Comportamento alla facoltà di Medicina dell'Università di Siena. «Mi è capitato frequentemente di trovare situazioni di pregressi episodi di molestie riportate da persone anche di una certa età, sia uomini che donne - spiega Benini - Oggi c'è certamente più sensibilità ma non è necessariamente un'espressione solo del tempo corrente. Come psichiatra e psicoterapeuta, mi è capitato di riscontrare molestie, o fatti ancora più gravi, spesso all'interno degli ambienti domestici e familiari. Nella casistica si può notare una certa vicinanza tra vittime e carnefici, episodi in cui bambine intrecciavano relazioni con i loro patrigni. Quando si verificano queste cose abbiamo a che fare con personalità con delle problematiche di tipo strettamente psichiatrico ed è molto facile pensare che tutto l'ambiente possa essere convivente. Difficile comunque trovare una regola unica». Così come è difficile spiegare i meccanismi psicologici che possano portare ad un silenzio così prolungato della vittima: «Penso che ci sia spesso un clima quasi di minaccia per cui solo in età adulta si riesce a parlare di vissuti così tragici. In età giovanile è facile che si inneschi un meccanismo di senso di colpa per cui la vittima si trova in uno stato confusionale a causa di un atteggiamento di minaccia o colpevolizzante da parte dei carnefici. La vittima percepisce un senso di colpa perché si teme il giudizio degli altri. Ed è un meccanismo che si ripercuote nel tempo. Poi, ad un certo punto, grazie a fattori esterni oppure ad un percorso interiore, si riesce ad esternare ciò che è accaduto». Se le ripercussioni sulle vittime non possono che «essere molto significative, lasciando in ogni caso segni indelebili», va detto che «a volte nei carnefici non c'è una chiara percezione della gravità di quanto commesso: ho avuto la sensazione che spesso sia percepito come un gioco, esattamente come avviene tra un uomo ed una donna, con tanto di corteggiamento o cose simili. La vittima è partecipe: a differenza dello stupro, si tratta di una coercizione con altre forme, si abusa della condizione di persone che possono facilmente cadere in abusi dando vita a un rapporto aberrante tramite il senso di colpa». Image: 20100707/foto/9188.jpg PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010 16 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Il senso di colpa induce la vittima 07/07/2010 Oggi - N.28 - 14 luglio 2010 Pag. 12 (diffusione:559282, tiratura:748139) In vacanza con l'amica: faccio bene a dire "sì"? Silvia Bonino dipartimento di Psicologia, Università di Torino Sua figlia, cara signora, ha l'età in cui l'amicizia diventa sempre più importante. Lo sviluppo puberale porta le ragazzine a confrontarsi con bruschi e radicali cambiamenti del corpo, con emozioni sconosciute e anche con atteggiamenti differenti da parte degli altri. Tutto questo è fonte di interesse ed eccitazione, ma provoca anche dubbi, ansie, confusione. Per arontare bene questa fase di repentini cambiamenti è molto utile il confronto non solo con gli adulti, ma anche con chi sta vivendo le stesse vicende fisiche e psicologiche, come un'amica. A una coetanea la ragazzina può dire molte cose che non riesce a esprimere ai genitori, poiché questi rappresentano la fanciullezza che si sta lasciando alle spalle. Per questo le ragazze passano tanto tempo a confidarsi e a confrontare le loro Mia figlia di 12 anni vuole andare al mare con una coetanea per tre settimane, dai nonni di lei. Sono molto dubbiosa e non ne vedo i vantaggi. Boob esperienze. Queste confidenze non sono inutili, perché aiutano a mettere a fuoco sensazioni, paure e interrogativi. In questo modo esse ne saranno più consapevoli e potranno cominciare a riflettere su come farvi fronte. L'importante è che questo rapporto non isoli le ragazze né dagli altri adulti né dai coetanei. Le tre settimane di vacanza lontano dai genitori vanno quindi organizzate bene in precedenza, con conoscenza delle persone e dei luoghi che verranno frequentati, assicurandosi che ci sia spazio per momenti diversi di vita con altri coetanei e adulti: attività sportive, vita di gruppo, esperienze nuove che durante l'anno non si possono realizzare. Foto: Le lettere vanno indirizzate a: professoressa Silvia Bonino «Oggi», via Angelo Rizzoli 8, 20132 Milano. Oppure all'e-mail: [email protected] PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010 17 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Crescere insieme 07/07/2010 Oggi - N.28 - 14 luglio 2010 Pag. 115 (diffusione:559282, tiratura:748139) Non fatevi ingannare dal marketing, l'assenza del piacere non è una malattia Caro professore, ormai, sul fronte «sesso», si sperimenta di tutto: pomate, cerotti al testosterone, pillole, persino «iniezioni» sul punto G... Ma mi chiedo: esiste davvero una malattia da curare? Mfuufsb!ßsnbub Silvio Garattini In inglese si chiama disease mongering . L'espressione è difficile da tradurre in italiano, ma più o meno suona così: «mercato delle malattie». In altre parole, si potrebbe dire che c'è un mercato in cerca di malattie; e se le malattie non ci sono, s'inventano. Proprio per poter vendere i farmaci. Se, per esempio, comincia a diffondersi l'idea che la timidezza è una malattia e magari un'espressione della depressione, si possono fare affari d'oro con qualche farmaco antidepressivo. C'è stato un periodo in cui la uoxetina (il famoso Prozac) era presentata come «la pillola della felicità». E vi sono ancora tracce dell'impiego dei ricostituenti per «curare» i bambini che avevano problemi scolastici... Figuriamoci che cosa può capitare quando ci si addentra nel campo dei problemi o delle disfunzioni sessuali! Si possono trovare prodotti di tutti i tipi, e naturalmente senza documentazioni scientifiche convincenti. Le notizie di questi giorni ci orono qualche spunto per alcuni commenti. Il Washington Post e altri giornali americani ci informano che la «pillola rosa», preparata per modificare le disfunzioni sessuali nella donna in rapporto con la menopausa, è in discussione alla Food and Drug Administration, l'agenzia che approva i nuovi farmaci negli Stati Uniti. La «pillola rosa» altro non era che un farmaco antidepressivo attivo sulla serotonina cerebrale; visto che risultava poco utile per il trattamento della depressione, viene ora riciclato come una sorta di «Viagra al femminile». I dati che documentano l'ecacia in tal senso sono molto scarsi; numerosi, però, risultano gli effetti collaterali. Anche la ditta che produce il Viagra ne ha indagato i possibili eetti nella donna; ma in tale caso non è stato presentato un dossier per la registrazione di quest'indicazione. Uno studio condotto in oltre 750 donne non ha potuto documentare alcun vantaggio. È chiaro che, date le forti componenti soggettive che generano soddisfazione nell'ambito di un rapporto sessuale, si rendono necessarie ricerche estremamente rigorose. Ben lontane da quella che ha portato all'attenzione della stampa un integratore alimentare: composto da vari estratti di piante, sarebbe un «tonico-energizzante» per il ripristino della fisiologica funzione erettile e sessuale maschile... Il fatto è che questi ritrovati, nonché tutta la variegata lista degli altri prodotti disponibili, fanno affidamento sulla buona fede di molta gente, e contribuiscono a creare la falsa convinzione che la mancanza di piacere sessuale sia una malattia, e non, come spesso accade, un problema che nulla ha a che fare con la medicina. Altro argomento oggetto di notizie sensazionali è il «pillolo», il contraccettivo che dovrebbe bloccare la fertilità dell'uomo. L'ultimo annuncio riguarda una nuova molecola, che ridurrebbe la riproduzione nel topo, naturalmente senza alcun eetto collaterale! Che dire... È triste constatare come il mercato stia cercando di espandersi senza tener conto dell'etica. Sottoporre persone sane (pur con problemi di natura comportamentale, che fanno naturalmente parte della variabilità della specie umana) a trattamenti (farmacologici e no) che non hanno alcuna razionalità, è indice di un'industria del farmaco che ha perso l'orientamento medico, ed è interessata unicamente alle esigenze del marketing. La medicalizzazione dei disturbi sessuali, che in molti casi dipendono soltanto da un decadimento fisiologico legato all'avanzare dell'età, rappresenta non solo un'illusione, ma anche un'inutile esposizione a effetti collaterali. Addirittura tossici. PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010 18 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato direttore Istituto di ricerche farmacologiche «Mario Negri», Milano RIFORMA DELLE PROFESSIONI 5 articoli 07/07/2010 Il Sole 24 Ore Pag. 33 (diffusione:334076, tiratura:405061) Tariffe massime forensi ammesse perché derogabili I RIFERIMENTI NORMATIVI Il Codice civile consente di derogare al tetto per i compensi e il Dl 223 ha abrogato l'obbligatorietà dei minimi Laura Cavestri MILANO L'esistenza di tariffe massime per gli avvocati italiani non significa che i legali non possano derogarvi, con patto scritto, tra professionista e cliente. Lo prevede il Codice civile. Mentre l'unico divieto esplicito allo "sconto" - quello sui minimi d'onorario - è stato eliminato dal decreto legge Bersani (Dl 223/2006 convertito con legge 248/2006). Sulla base di queste valutazioni l'avvocato generale della Corte di giustizia europea del Lussemburgo, Jàn Mazàk, ha dato ragione all'Italia nella causa C-565/08 sulla questione delle tariffe massime obbligatorie degli avvocati, proponendo ai giudici europei di respingere il ricorso della Commissione Ue (si veda Il Sole 24Ore del 15 ottobre 2008). Benché il suo parere non sia vincolante per i giudici di Lussemburgo, secondo Mazàk il ricorso dell'euroesecutivo è da respingere perché Bruxelles non è riuscita a dimostrare, in maniera convincente, l'esistenza di tariffe massime inderogabili e, dunque, incompatibili con la libertà di stabilimento (articolo 43) e di prestazione di servizi (articolo 49 Ce). La causa nasce da una raffica di diffide che Bruxelles, dal 2005, aveva inviato all'Italia, sulle attività stragiudiziali e sui tariffari giudiziali. Con il parere motivato del 2008, l'eurogoverno aveva quindi evidenziato come le tariffe massime obbligatorie fossero in contrasto con le regole Ue, deferendo l'Italia alla Corte del Lussemburgo. Ma l'avvocato generale, nelle sue conclusioni esposte ieri, ha giudicato «inesatta» la premessa della Commissione circa il divieto di derogare alle tariffe massime. Non lo impedisce esplicitamente - spiega Mazàk - l'articolo 2223 del Codice civile sulla retribuzione professionale. Così come la legge professionale 1578/1933 in cui il valore delle controversie, il pregio e la loro durata possono portare a «un onorario anche maggiore rispetto a quanto liquidato dalla parte condannata alle spese». Inoltre, «durante la fase precontenziosa» è intervenuto il Dl 223/2006 Bersani che ha esplicitamente abrogato «l'obbligatorietà di tariffe fisse o minime ovvero il divieto di pattuire compensi parametrati al raggiungimento degli obiettivi». Se al tempo delle sentenze Arduino, Cipolla e Hospital Consulting «non si poteva negare l'esistenza di un divieto di derogare agli onorari minimi, tale obbligo è stato abolito dal decreto legge 223/2006». Pertanto, «se le tariffe massime applicabili alle attività degli avvocati non avevano l'obbligatorietà nei rapporti fra avvocati e clienti prima dell'adozione del decreto 223/06, esse non possono avere siffatto carattere dopo l'adozione del decreto». Secondo l'avvocato Mazàk, dunque, la Commissione ha provato l'esistenza di limiti massimi (elemento non contestato dall'Italia). Ma «non è riuscita a dimostrare che sono obbligatori», tali da vietare agli avvocati la loro deroga tramite accordo con i clienti. L'esame della normativa italiana «non evidenzia l'esistenza di siffatto divieto espresso di derogare alle tariffe massime, alla guisa del divieto di derogare alle tariffe minime applicabile fino al cambiamento avvenuto con il Dl 223/2006». Né è stato dimostrato - ha concluso Mazàk che, nonostante la mancanza di tale divieto espresso, i giudici nazionali interpretino la normativa come se esistesse, limitando la libertà contrattuale tra avvocati e clienti. Plaude alle conclusioni dell'avvocato generale - e spera che siano confermati dai giudici di Lussemburgo - il presidente del Cnf, Guido Alpa, poichè «confermano che le tariffe massime sono sempre state considerate a favore del cliente contro eventuali pretese esorbitanti dei professionisti, ferma restando la loro piena negoziabilità». © RIPRODUZIONE RISERVATA RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/07/2010 20 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Corte Ue. Le conclusioni dell'Avvocato generale 07/07/2010 Il Sole 24 Ore Pag. 33 (diffusione:334076, tiratura:405061) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato www.ilsole24ore.com/norme Le conclusioni dell'avvocato generale RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/07/2010 21 06/07/2010 Il Gazzettino - Rovigo Pag. 18 (tiratura:114104) Nella sede dell'Ordine di via Toti dopo una attenta relazione del tesoriere Michele Fioravanti assistito dal presidente Marzio Bottazzi e dal segretario Luigi Barbato sono stati approvati i bilanci. Un bilancio, quello consuntivo, che ha visto scelte sempre attente e oculate e che ha portato alla realizzazione del nuovo Albo professionale. Le attività della commissione Urbanistica sono, inoltre, aumentate grazie all'impegno del suo presidente Giovanna Bordin e dal vicepresidente Federico Pugina. Anche le attività la commissione Cultura sono aumentante grazie soprattutto al gruppo guidato da Roberto Navarrini che sta preparando una mostra sugli architetti polesani. Tutto il Consiglio, inoltre, si è impegnato nel rilancio della professione in un momento così particolare con continue informazioni agli iscritti su corsi di formazione e convegni con aziende nazionali ed internazionali organizzate dal presidente della commissione Promozionale e Tecnica Luigi Barbato. Molto importante per l'Ordine degli architetti è anche il nuovo sito internet. Significativa è stata, poi, la numerosa presenza della delegazione rodigina formata da consiglieri e delegati all'assemblea regionale della Federazione regionale degli Ordini architetti e P.p.c del Veneto che si è svolta a Verona nel bellissimo palazzo medioevale della provincia dove si sono ritrovati i sette Ordini del Veneto. Il presidente regionale Giuseppe Pilla ha informato sui temi della professione e di quanto sta avvenendo dal punto di vista economico, ha parlato delle scelte della Federazione Veneto anche in merito all'argomento dei concorsi e di come si devono maggiormente regolamentare le partecipazioni oltre ad una maggiore partecipazione nella costruzione di nuove idee per migliorare i rapporti con Comuni e Province. Il punto sulla situazione rodigina è toccata , per quanto riguarda la provincia di Rovigo all'architetto Pugina che ha esposto quanto si sta facendo in Polesine. Nella foto i presidenti degli Ordini degli architetti. RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/07/2010 22 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Approvati i bilanci 07/07/2010 ItaliaOggi Pag. 32 (diffusione:88538, tiratura:156000) Edilizia, la sfida della sostenibilità In ballo: rilancio del settore, detrazioni fiscali e conto energia Imprese industriali, professionisti della pubblica amministrazione e privati del settore delle costruzioni riuniti oggi a Napoli, nel Parco Storico dell'Eremo dei Camaldoli, all'insegna dell'edilizia sostenibile. E' il forum «L'Edificio cambia pelle», organizzato dal neonato Onies (Osservatorio Nazionale Innovazione Edilizia Sostenibile), al fine di avviare un nuovo percorso che detti il rilancio delle costruzioni e della tutela ambientale, a partire dal Sud. Molti i temi sul tappeto, dalla discussione sulle detrazioni fiscali del 55% sulle opere di riqualificazione degli edifici, sino alla paventata riduzione del Conto Energia a partire dal 2011. Ma la vera sfida è il rilancio di un comparto, quello immobiliare, attanagliato dalla crisi economica e incapace di trovare ossigeno per risalire a livelli di intervento tali da garantire occupazione e produttività. Il Forum di Napoli è finalizzato innanzitutto alla nascita di un nuovo impulso, per una cultura delle costruzioni che consenta di adeguare e migliorare il vasto patrimonio edilizio del nostro Paese, pianificando e programmando, allo stesso tempo, gli interventi futuri. L'obiettivo, quindi, è l'edificazione di costruzioni realizzate con materiali di qualità, possibilmente frutto di un processo produttivo pulito e dell'utilizzo di materie prime selezionate, non inquinanti e riciclabili a fine vita.Perché ciò sia possibile, e perché si possa seguire l'esempio del resto d'Europa, dove l'ecosostenibile è ormai una realtà consolidata, con costruzioni adeguate alle nuove e moderne esigenze dell'abitare, è necessario dare vita a un confronto fattivo tra le amministrazioni, i tecnici e i professionisti del settore. Un processo culturale che parte da Napoli e dal Sud, spesso martoriato da scelte edilizie ingiustificate e speculazioni selvagge. Numerose le adesioni al progetto fortemente voluto dall'Onies e dal suo presidente Davide Maccarinelli. Tra queste la Celmacs, società leader nel settore dell'innovazione costruttiva, che per l'occasione ha «ceduto» lo slogan «L'Edificio cambia pelle». «Aggregare soggetti industriali e professionisti del settore», ha spiegato Roberto Minerdo, direttore generale del gruppo, «è fondamentale per portare unità e innovazione al comparto. E' necessario inoltre agire con coraggio, stabilendo anche di operare demolizioni e ricostruzioni dove le condizioni attuali non consentano di adeguare il patrimonio esistente». «Ci occupiamo quotidianamente di ciò che attiene all'involucro dell'edificio, dalla facciata ventilata alla copertura con integrato il solare termico e il fotovoltaico, passando dai serramenti di nuova generazione e da altre componenti innovative. E' fondamentale», ha sottolineato ancora Minerdo, «che tutti apportino il loro contributo, e per questo abbiamo aderito con convinzione ad Onies, certi che l'Osservatorio possa diventare il punto di riferimento per il confronto sul futuro delle costruzioni».All'incontro di Napoli sarà presente anche Sorgenia, primo operatore privato italiano del mercato dell'energia elettrica e del gas naturale, con 560 mila clienti in tutta Italia e impianti di generazione elettrica per oltre 3 mila MW di potenza, che nel solo 2009 hanno prodotto più di 7 miliardi di kWh. Sorgenia ha costituito una Divisione efficienza energetica, diretta da Giovanni Lispi, con l'intento di sviluppare tutte le azioni che consentano il risparmio e la produzione di energia da fonti rinnovabili.Il progetto dell'Onies ha catturato l'attenzione anche di imprese quali Prometal, azienda vicentina leader nel settore delle soffittature metalliche, che presenterà un innovativo sistema per la diffusione del calore nelle pannellature di soffitto interno, o la Corus, società tedesca all'avanguardia per le coperture in materiali nobili, che illustrerà nel corso del convegno le principali novità nell'integrazione fotovoltaica sulle coperture.La rivoluzione ecosostenibile, quindi, parte dai processi industriali. Ma un ruolo determinante dovrà necessariamente essere rivestito da professionisti e tecnici, dal coinvolgimento degli ordini professionali, e dalla creazione di strumenti che consentano l'introduzione di innovazioni che permettono una riduzione dei consumi energetici, rendendone possibile l'integrazione con impianti alimentati da fonti rinnovabili di nuova generazione, all'insegna di una nuova metodologia che premi la qualità e la funzionalità delle opere che saranno costruite sul territorio. RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/07/2010 23 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Oggi a Napoli si terrà il primo forum organizzato dall'Osservatorio nazionale Onies di Maccarinelli 07/07/2010 ItaliaOggi Pag. 32 (diffusione:88538, tiratura:156000) Sarà il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, ad aprire il Forum nazionale «L'Edificio cambia pelle», promosso dall'Onies (Osservatorio nazionale innovazione edilizia sostenibile) che si terrà oggi, a partire dalle ore 9.30, presso il Parco storico dell'Eremo dei Camaldoli del capoluogo partenopeo.La tavola rotonda della sessione mattutina, moderata dal direttore de «Il Denaro», Alfonso Ruffo, sarà introdotta dal presidente dell'Onies, Davide Maccarinelli. Aprirà i lavori la relazione di Roberto Minerdo, direttore generale della Celmacs Group; poi Enea Spini e Albert Kistler (Swisspearl) spiegheranno il nuovo sistema della facciata ventilata con il contenimento e la riduzione dei consumi energetici; l'architetto svizzero Stefan Cadosh (Eth/Sia) esporrà l'esperienza elvetica sul design di alta qualità che riesce a fondersi bene con l'ecologia; Raniero Margiotta e Enrico Maule (Prometal) rileveranno quali sono le nuove tecnologie nell'ambito delle soffittature speciali; Giovanni Lispi (direttore efficienza energetica di Sorgenia) parlerà dell'esperienza di un operatore dell'energia nell'efficienza collegata agli edifici; Giacomo Magnifico (Country Manager Italia Corus Soleteam) renderà nota l'integrazione del fotovoltaico nelle coperture; il professor Bartolomeo Sciannimanica (docente di Tecnologie per la riqualificazione e la bonifica ambientale) evidenzierà la valorizzazione degli edifici energicamente efficienti. Al dibattito della sessione pomeridiana, moderato da Roberto Minerdo, interverranno anche il professor Pasquale Mormile (Cnr Pozzuoli), che illustrerà il ruolo della termografia nel monitoraggio delle fughe termiche e il professor Mario Losasso (direttore del dipartimento progettazione urbana e urbanistica dell'Università degli studi di Napoli Federico II), il quale si soffermerà sulle innovazioni tecnologiche applicate all'edilizia. Parteciperanno al forum i rappresentanti degli ordini professionali degli architetti, ingegneri e geometri della provincia di Napoli. RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/07/2010 24 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'edificio cambia pelle 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - Sud Pag. 21 (tiratura:405061) A Palermo la lista mafia-free I movimenti studiano una forma da far adottare agli Ordini PALERMO Nino Amadore Il progetto è ormai in stato di avanzata attuazione: una lista "mafia-free" anche per i professionisti. L'iniziativa è dei giovani del movimento Addio Pizzo e dell'associazione antiracket Libero Futuro di Palermo. Sono loro ad aver messo insieme un gruppo "interdisciplinare" di professionisti della città per cercare di dare una forma giuridica a un progetto che si è rivelato finora di difficile attuazione: un pool di giuristi sta valutando in che modo è possibile arrivare a un codice etico che sia poi adottabile dagli Ordini professionali. Una accelerazione dettata anche dall'ormai stato patologico del coinvolgimento di professionisti in operazioni antimafia: da Giuseppe Liga, architetto e ritenuto l'erede di Salvatore Lo Piccolo al vertice del mandamento mafioso di San Lorenzo-Tommaso Natale a Vincenzo Rizzacasa, altro architetto finito in carcere, ritenuto prestanome di un altro mafioso come Salvatore Sbeglia, fino all'ingegnere Francesco Lena, titolare dell'azienda agricola Abbazia Sant'Anastasia di Castelbuono finito in carcere con l'accusa di essere addirittura prestanome addirittura di Provenzano. Il punto di partenza di un possibile codice etico resta la famosa "Carta di Palermo", proposta nel 2007 da Elio Caprì, architetto e presidente dell'Associazione regionale Liberi professionisti architetti e ingegneri. Sul piano giuridico le novità non mancano. Dalla parte di chi sostiene che gli Ordini possono intervenire direttamente in materie così delicate c'è la decisione del Consiglio nazionale degli ingegneri che ha respinto il ricorso di Michele Aiello, l'ormai ex ingegnere titolare della clinica Santa Teresa di Bagheria e ritenuto dai giudici, che lo hanno condannato a 14 anni di carcere, prestanome di Bernardo Provenzano. Il Consiglio nazionale degli ingegnere ha accolto le tesi sostenuto in "primo grado" dal Consiglio dell'Ordine di Palermo a suo tempo guidato da Alessandro Maria Calì, il quale è stato prima sfiduciato e ha poi perso le elezioni per il rinnovo del vertici dell'Ordine. Calì si prepara a raccontare le sue vicissitudini al vertice dell'Ordine e in particolare dopo aver deciso il provvedimento di sospensione di Aiello, in un volume che dovrebbe approdare in libreria in autunno. Una definizione delle regole, che sia condivisa da tutti, sarebbe anche utile per gli Ordini e consentirebbe loro di prendere decisioni senza margine di ambiguità. Recentemente, per esempio, protagonista di una polemica è stato Enrico Sanseverino, presidente dell'Ordine degli avvocati il cui consiglio si ricorderà ha sospeso il tributarista Sergio Lapis, condannato nel processo relativo al patrimonio di don Vito Ciancimino. Al processo contro il senatore Cuffaro, medico e imputato di concorso esterno in associazione mafiosa (ma già condannato a 7 anni per favoreggiamento alla mafia in altro processo) il pm Nino Di Matteo ha ricordato la vicenda dell'avvocato ed ex consigliere provinciale di Forza Italia Salvo Priola, il quale fu intercettato a casa del boss di Brancaccio, il medico Giuseppe Guttadauro, mentre chiedeva al capomafia di "sponsorizzare" la sua candidatura nell'allora Cdu, per le elezioni regionali del 2001. Il Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Palermo non ha preso alcun provvedimento disciplinare nei confronti di Priola, come chiesto dalla Procura. «Non ci è risultato materiale per un provvedimento disciplinare - ha spiegato Sanseverino - non abbiamo individuato violazioni del collega al codice deontologico». La richiesta della Procura è stata archiviata e Priola è presidente della Camera penale Conca d'Oro di Termini Imerese. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Liberi architetti e ingegneri. Il presidente Elio Caprì RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/07/2010 25 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Professioni . Iniziativa di Addio Pizzo e Libero Futuro per contrastare la zona grigia PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI 16 articoli 07/07/2010 Il Sole 24 Ore Pag. 7 (diffusione:334076, tiratura:405061) Ora vedo più determinazione «Parlerei di ripresa solo quando torneranno i livelli pre-crisi, però c'è un miglioramento» Eleonora Vallin TREVISO «Sarei molto cauto nel parlare di ripresa, meglio usare questo termine quando torneremo ai livelli pre-crisi spiega il presidente di Unindustria Treviso, Alessandro Vardanega -. Un miglioramento però c'è stato rispetto al 2009, anche se non unitario né continuo, perché ha coinvolto solo alcuni settori e talune imprese: quelle che hanno investito in internazionalizzazione, puntando su nuovi mercati e innovazione». Presidente, possiamo parlare di un ritorno di fiducia? Dopo una prima fase di disorientamento dove l'imprenditore si è trovato a dover mettere in discussione se stesso e le sue capacità, ora vedo determinazione nel voler trovare la strada giusta. La partita però è tutta da giocare; non bisogna riposare sugli allori ma continuare a lavorare. Come si migliora il rapporto banca-impresa? Entrambe le parti devono assumere un atteggiamento di discontinuità col passato. Le banche devono iniziare a guardare oltre i numeri e fare sempre più analisi qualitative. Le imprese, d'altro canto, devono acquisire una cultura finanziaria e dotarsi di strumenti utili per capire le esigenze degli istituti di credito. Quali gli obblighi della politica? Serve una riorganizzazione della Pubblica amministrazione per ridurre costi e burocrazia, bisogna superare la dimensione comunale per aggregare i servizi e dar vita a una forma territoriale di tipo metropolitano. La metropoli ha però bisogno di infrastrutture... Le infrastrutture materiali, così come le risorse umane, sono il nostro capitale competitivo. Bisogna portare a termine i progetti, a cominciare dalla Pedemontana fino alla Tav. Chiediamo, in sintesi, che siano mantenute le promesse. Il federalismo fiscale aiuterà le imprese? Il federalismo fiscale aiuterà tutti: il Paese, i cittadini, le imprese, perché imporrà meccanismo di responsabilità e di buona gestione della spesa. Speriamo anche qui si rispettino i tempi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Treviso. Alessandro Vardanega PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 27 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTAAlessandro VardanegaPresidente Unindustria Treviso 07/07/2010 Il Sole 24 Ore Pag. 23 (diffusione:334076, tiratura:405061) Ricavi televisivi: calano gli spot cresce la pay tv LA TRANSIZIONE Alla fine dell'anno sarà digitalizzato il 70% delle famiglie. L'ascolto della nuova tv ha superato quello dell'analogico IL SERVIZIO PUBBLICO Serve una nuova governance svincolata dai partiti, che valorizzi la capacità gestionale e decisionale Marco Mele ROMA Il 2010 «è un anno di svolta» per il sistema televisivo italiano. Il presidente dell'Agcom, Corrado Calabrò, spiega così tale affermazione: «Sono già all digital sei regioni. Nel corso di quest'anno è prevista la completa digitalizzazione del Nord Italia. Alla fine del 2010 il 70% delle famiglie sarà digitalizzato. Con uno sforzo, tale processo potrebbe essere completato nel 2011». Calabrò ha preferito, in una Relazione istituzionale, non tener conto della richiesta di slittamento del Nord Italia al digitale, formalizzata dalle principali associazioni delle tv locali, Frt e Aeranti-Corallo, che, se accolta, potrebbe far ritardare l'intero processo. Nel frattempo, l'ascolto della tv digitale, calcolando tutte le piattaforme (terrestre, satellite, Ip tv) ha raggiunto il 51,2% del totale, superando quello della tv analogica. I ricavi del settore tv, in un anno di crisi, sono stabili (+1,7%), con la pay tv che è cresciuta del 7,4%, riducendo la forbice dalla pubblicità (-9,3% annuo). Mediaset perde meno della media del mercato tv (-8,7%) mentre la Rai molto di più (-17,2%), un dato del tutto scollegato all'andamento dell'audience. L'offerta di Mediaset Premium, arriva a ricavi per 308 milioni (+54,8%). Il gruppo ottiene 215 milioni da altri operatori. Sky riesce ad aumentare i ricavi pay del 3,8%, pur in un anno in cui gli abbonati al netto delle disdette non crescono. Nel mercato della pubblicità televisiva, Mediaset porta la sua quota al 56% mentre Rai scende dal 28,1 al 25,6%. Sul mercato pay, Sky ha l'85,8% del mercato, Mediaset il 10,7%. Bisognerà capire come, nel 2010, la svolta tariffaria annunciata da Sky potrà modificare tali quote di mercato. Così come non si sa ancora se, e a quali condizioni, Sky potrà partecipare all'assegnazione delle cinque frequenze nazionali. Il settore tv, insomma, «è essenzialmente tripartito. Gli altri operatori minori e le tv locali faticano a trovare spazi concorrenziali» commenta Calabrò nella sua relazione, senza però aggiungere nulla su possibili interventi asimmetrici, per ovviare alla crescente concentrazione di risorse, diritti e capacità trasmissiva da parte di operatori integrati verticalmente. Capitolo Piano delle frequenze: «Non ci credeva nessuno e lo abbiamo approvato - rivendica con orgoglio Calabrò -. Permette risorse per le tv nazionali (25 frequenze compresa la tv mobile, ndr) con cinque nuovi multiplex in gara, per l'Alta Definizione, per le tv locali (con almeno 13 mux), per la radio. E consente di liberare, entro il 2015, nove canali tv da destinare alla banda larga wireless, come chiede la Commissione europea». L'Italia è il secondo paese europeo per diffusione della banda larga mobile, ma visto il tasso di diffusione degli smartphone, «la nostra rete mobile rischia il collasso». I canali dal 61 al 69 UHF, allora, dovranno essere ceduti (con quale indennizzo?) dalle tv locali cui sono stati assegnati sinora nelle regioni passate al digitale e nello stesso Piano. Le tv locali, però, stanno preparando i loro ricorsi contro il Piano, che potrebbero quantomeno ritardarne l'attuazione e la relativa transizione al digitale. Calabrò prende posizione anche sul servizio pubblico: occorre una nuova governance «svincolata dai partiti», che «valorizzi la capacità gestionale e decisionale, con le correlative responsabilità». In più, «la Rai non ha le risorse sufficienti per migliorare la rete trasmissiva, per investire nell'Alta Definizione e nella tv su Internet». Deve, quindi «acquisire effettivamente le risorse del canone, con un sistema di riscossione che riduca l'evasione, anche per migliorare la qualità». Sui programmi d'informazione durante le campagne elettorali, Calabrò ribadisce le sfasature tra Rai e privati, con le regole della Vigilanza che hanno assimilato tali programmi alle tribune politiche, non bocciate dal Tar al contrario di quelle dell'Agcom, riprese proprio dalla Vigilanza. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 28 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Entro il 2011 il passaggio al digitale» 07/07/2010 Il Sole 24 Ore Pag. 23 (diffusione:334076, tiratura:405061) PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 29 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato © RIPRODUZIONE RISERVATA I NUMERI 2,87 miliardi Ricavi pay tv Nel 2009 i ricavi della tv a pagamento hanno complessivamente raggiunto 2,87 miliardi di euro in crescita del 7,4% rispetto al 2008. Resta preponderante la parte relativa all'offerta satellitare con 2,46 miliardi ma cresce del 53% la torta del digitale terrestre (323 milioni) 56% Quota spot Mediaset Nel mercato della pubblicità televisiva, Mediaset porta la sua quota al 56% mentre Rai scende dal 28,1 al 25,6%. Sul mercato pay, Sky ha l'85,8% del mercato, Mediaset il 10,7% 1,6 miliardi Ricavi Rai da canone Nel complesso invece i ricavi Rai per il 2009 sono pari a 2,7 miliardi 07/07/2010 Il Sole 24 Ore Pag. 25 (diffusione:334076, tiratura:405061) Più deregulation per la ripresa Rossella Bocciarelli ROMA «Sui temi del mercato l'Italia non è un esempio positivo; spesso pensiamo alle riforme politiche a costo zero ritenendo che siano le più facili; in realtà queste politiche sono difficili, perchè non popolari». La presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, è tornata ieri sull'esigenza di procedere con più decisione sul terreno delle liberalizzazioni. L'occasione è stata un convegno organizzato dalla Luiss e dalla Commissione europea per discutere con l'autore il "rapporto Monti", commissionato da José Manuel Barroso nell'ottobre del 2009 e consegnato il 10 maggio scorso, mentre l'Europa apriva il suo ombrello da 750 miliardi contro la crisi da debito pubblico innescata dalla Grecia. Le strategie elencate nel documento Monti per proteggere il mercato unico dai rischi di nazionalismo economico, rischi enfatizzati dalla passata recessione, sono state discusse ieri anche dal segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, dal direttore generale di Assonime, Stefano Micossi, dall'economista Maurizio Ferrera, dalla vicepresidente del Senato Emma Bonino e dal ministro per la Pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta. «Numerosi studi - ha sottolineato il numero uno di viale dell'Astronomia - dicono che se mettessimo in pratica queste politiche di liberalizzazioni, potremmo crescere del 10-12% di Pil nei prossimi anni e recuperare un divario di 14 punti di produttività». Negli anni passati, su questo fronte, ha affermato Marcegaglia «è stata fatta qualche lenzuolata, non molto di più, e questo governo non sta facendo quello che andava fatto; ad esempio, ripristinare la tariffa minima per le professioni è deleterio perchè poi lo vogliono tutti. Dobbiamo liberalizzare di più» ha rimarcato, citando i servizi pubblici locali, energia, acqua e gas, i trasporti, le professioni. «Ci sono potenzialità di crescita enormi per la nascita di nuove imprese e nuovi posti di lavoro. Sappiamo di avere anche al nostro interno delle contraddizioni - ha aggiunto Marcegaglia - ma come Confindustria continueremo a batterci e siamo fortemente a favore del mercato». Nel breve periodo, secondo la leader degli imprenditori, ciò potrà comportare un costo ma, nel medio termine, ci sarà la possibilità di tornare a una crescita maggiore. «I livelli di crescita attuali non sono sufficienti a mantenere vivo il tessuto imprenditoriale» ha concluso. Dal canto suo, Monti ha sottolineato che, purtroppo, in questo momento anche in Europa i fenomeni di «allergia al mercato» non scarseggiano e che «il mercato unico è più necessario che mai e più impopolare che mai». Secondo Monti a quella Germania divenuta improvvisamente euroscettica e sorda ai suggerimenti americani in tema di stimolo allo sviluppo, occorrerebbe chiedere non tanto di adottare atteggiamenti keynesiani, quanto di riscoprire la sua originaria vocazione all'economia sociale di mercato. Dal ministro Brunetta, infine, sono venuti alcuni esempi di "riforme a costo zero" contenute nella manovra, a cominciare dalla misura che conferisce un orizzonte temmporale definito alle decisioni delle conferenze dei servizi: «Abbiamo dato un orizzonte temporale determinato alle conferenze dei servizi. Questa è una riforma che non costa, ma avrà l'effetto di cambiare il mondo degli investimenti pubblici del Paese. Non sarà sexy, ma è l'innovazione istituzionale di maggiore rilievo». © RIPRODUZIONE RISERVATA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 30 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Mercato. Confronto sul Rapporto Monti 07/07/2010 La Stampa - Torino Pag. 64 (diffusione:309253, tiratura:418328) "Gli appalti degli enti pubblici anche alle piccole imprese" LUCIANO BORGHESAN Ancora una iniziativa della Cna: perché vuole reagire alla crisi, che dopo aver colpito la grande industria sta accerchiando le piccole imprese: «Il nostro è il settore che ha fatto da volano contro le difficoltà - dicono Paolo Alberti e Daniele Vaccarino, segretario e presidente Cna Torino -, ha tenuto, non si sono fatti licenziamenti, ma ora c'è bisogno di interventi concreti, o ci saranno tante chiusure». E i dirigenti fanno presente che su 100 lavoratori con il contratto a scadenza indeterminata nel capoluogo di provincia 57 sono dipendenti di piccole e medie aziende. «Le imprese resistono a stento - aggiunge Alberti non sono più rinviabili le riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno. Cambiare le regole del mercato del lavoro, adeguare il sistema previdenziale, valorizzare le Pmi, ridurre l'evasione fiscale, rendere efficiente la Pubblica amministrazione sono scelte da fare ora». Dall'indagine congiunturale realizzata da Cna Torino svolta su 450 imprenditori «non emergono segnali di ottimismo». Nei primi quattro mesi dell'anno il fatturato è diminuito ulteriormente rispetto agli ultimi mesi del 2009 per il 38% delle aziende, invariato per il 47%, aumentato per il 15%. ra le più colpite dalla crisi, le ditte metalmeccaniche che nel 46,5% dei casi hanno denunciato un ulteriore calo di fatturato, ed erano comunque più numerose, il 64,5% nella precedente rilevazione. Preoccupano ancor più le costruzioni che denunciano un calo nel 44% dei casi (contro il precedente 37%), per le autoriparazioni dove le perdite riguardano il 46% delle imprese (contro il precedente 39%). Cali di fatturato anche nella piccola industria (26,5%). Purtroppo, le percentuali di investimento sono in discesa ripida: solo il 7,4% acquista nuovi macchinari, che fanno ricerca, nella precedente rilevazione erano l'8,4%. Sul fronte dell'occupazione, la situazione è stabile: nei primi mesi del 2010 il 20% delle ditte intervistate ha fatto ricorso alla cassa integrazione. Le proposte? «Concentriamo le risorse in produzioni che possono riguardare il prossimo lustro- dice Alberti -, servono leggi applicabili: è difficile ad esempio in questa fase favorire assunzioni a tempo indeterminato, anche se incentivate, in piccole aziende». E' necessario rivedere gli appalti pubblici di grandi dimensioni, spiega Vaccarino: «Solo il 2% dei bilanci degli artigiani e il 6% delle piccole imprese è fatto di lavori per gli enti locali: vincono le gare i grandi gruppi e poi eventualmente subappaltano alle loro condizioni e con i loro tempi di pagamento: non va bene, gli appalti vanno aggiudicati anche a noi, direttamente». PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 31 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ARTIGIANATO ALLARME DEI DIRIGENTI: FATTURATI IN FORTE CALO 07/07/2010 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 11 (diffusione:105812, tiratura:151233) iPhone e simili ingolfano la rete L'Agcom: il troppo traffico è un rischio E per la fibra ottica «servono accordi» PIETRO SACCO DA MILANO A forza di iPhone, Blackberry, altri "supertelefonini" e chiavette varie la rete di connessione mobile italiana rischia di intasarsi fino allo stallo. «In assenza di interventi - ha spiegato Corrado Calabrò a Montecitorio con il tasso attualedi diffusione degli smartphones la nostra rete mobile rischia il collasso». Il problema è che i 15 milioni di smarrphone degli italiani (+11% rispetto al 2009) navigano su Internet prendendosi una grossa fetta della banda di frequenze riservata alle comunicazioni mobile. Chi guarda un video su Youtube usando il telefonino occupa lo stesso spazio, sulla rete di trasmissione, di 500mila sms mandati simultaneamente, ricordava qualche mese fa un'indagine di Nokia e Siemens. Un'enormità, e difatti per fermare l'eccesso di traffico molti operatori, in tutt'Europa, stanno eliminando le offerte tariffarie che proponevano navigazioni mobili illimitate. Ma non tutte le compagnie la pensano come Calabrò. Vodafone è d'accordo con il presidente dell'Agcom: la sua «è un'osservazione vera» ha spiegato l'ad delle attività italiane del gruppo, Paolo Bertoluzzo: «II traffico sta crescendo e ogni ope-, ratore deve investire e trovare le soluzioni commerciali e tecniche per-' che i consumatori abbiano il servizio per il quale hanno pagato». Telecom invece non la pensa così. «In Italia questo rischio non e è» ha detto l'ad Franco Bernabè: «Stiamo già facendo grandi investimenti per la connessione in fibra delle stazioni radio base, con l'obiettivo di aumentarne la potenza e la capacità». Posizioni diverse che riflettono le divisioni sul progetto Ngn, la rete, fissa di nuova generazione di cui l'Italia ha bisogno per dare a tutti i cittadini connessioni a Internet più rapide. Per la Ngn, Vodafone, Wind, Fastweb eTiscali hanno presentato un piano congiunto da 2,5 miliardi mentre Telecom insiste nel volersi muovere da sola, con un piano di investimenti fino a 7 miliardi. Calabrò ha riconosciuto che ci sono «pur apprezzabili idee progettuali», ma manca «una visione di quelle che concretamente ci si impegna a fare». Per questo il capo dell'Agcom invoca «accordi» tra operatori e enti locali . «Per il nostro piano - ha chiarito Luigi Gubitosi di Wind - manca solo il contesto normativo». PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 32 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato il caso 07/07/2010 Finanza e Mercati Pag. 5 (diffusione:21000, tiratura:267600) Nella relazione annuale il presidente dell'Agcom illustra un settore che nel 2009 ha tenuto Ma non ha risparmiato bacchettate. E ha avvertito gli operatori: banda larga mobile al collasso FAUSTA CHIESA Il 2009 che ha tenuto. I prezzi della telefonia che devono scendere. Il rischio duplicazione della nuova rete di fibra ottica. E il pericolo collasso della rete mobile. Corrado Calabrò a tutto campo ieri sulle Tlc durante la Relazione annuale dell'Agcom al Parlamento. Anche nell' annus horribilis della crisi, il settore ha «sostanzialmente tenuto», con un peso quantificabile al 3% del Pil, ha detto il presidente dell'Authority. Continua l'espansione dei volumi anche se i ricavi totali, pari a quasi 44 miliardi, sono diminuiti del 3,3% rispetto al 2008. «Tutti i principali operatori hanno chiuso i loro bilanci in attivo ha detto il Garante delle comunicazioni - E questo malgrado la pressione competitiva derivata dalle nostre regole abbia portato all'ulteriore diminuzione dei prezzi». La concorrenza, per Calabrò, c'è. «Nella telefonia la liberalizzazione ha funzionato. Nel mobile abbiamo uno dei mercati più competitivi al mondo. Dal 2002 a fine marzo 2010, più di 24 milioni di utenti hanno cambiato gestore». Eppure, ha precisato, c'è spazio per ridurre i prezzi delle chiamate fisso-mobile. «Se il mercato non dovesse funzionare, interverremo». Calabrò ha dato una stoccata anche agli operatori fissi che non si sono messi d'accordo sul Ngn ( Next Generation Networking ), la rete di nuova generazione con fibra ottica nelle case. A oggi esistono il progetto di Telecom Italia da un parte e quello di Fastweb-Tiscali-Vodafone-Wind dall'altra. «Ogni imprenditore - ha detto - ha diritto di fare i suoi piani industriali». Tuttavia, «le pur apprezzabili idee progettuali proposte offrono una visione di quello che si può fare, ma non ancora di quello che concretamente ci si impegna a fare. C'è, inoltre, una parziale sovrapposizione delle aree geografiche d'intervento, senza coordinamento delle opere di posa». Per Calabrò, l'Ngn sarà fattibile per una parte consistente degli italiani solo se ci sarà «un'iniziativa complessiva, un progetto Italia per una fiber Nation, che eviti costose duplicazioni e faccia fare al Paese il salto di qualità di cui ha bisogno». Sullo switch off, Calabrò sostiene che «con uno sforzo la digitalizzazione della televisione potrebbe essere completata entro il 2011», anticipandola rispetto alla scadenza del 2012. Ma l'affondo più decisivo è sugli operatori del mobile. La rete banda larga in mobilità, fatta di chiavette e smartphone per navigare su Internet, è alla frutta. Dopo la Francia, «l'Italia è il secondo Paese europeo per diffusione della banda larga mobile. Ma se non interveniamo rapidamente, con il tasso attuale di diffusione degli smartphone, la nostra rete mobile rischia il collasso». Per evitare il collasso, Calabrò pensa alle frequenze liberate nel passaggio alla tv digitale: prima del 2015 l'Autorità conta «di rendere disponibili circa 300 Mhz da mettere all'asta per la larga banda». Cinque anni, un'eternità nell'era dell'It. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 33 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Calabrò, giù i prezzi del telefono Strigliata su «troppe» reti in fibra 07/07/2010 ItaliaOggi Pag. 27 (diffusione:88538, tiratura:156000) Trasmissione online certificati di malattia: le regioni che non si adeguano perdono la premialità prevista per legge. Si è tenuta l'altro ieri presso il ministero della salute una riunione per fare il punto sullo stato di attuazione della nuova procedura di trasmissione telematica dei certificati di malattia dei dipendenti pubblici e privati. Oltre al ministero della salute, hanno partecipato all'incontro rappresentanti sia di altre amministrazioni centrali competenti (ministero dell'economia e ministero della pubblica amministrazione e dell'innovazione), sia delle regioni e province autonome. Nel corso della riunione sono state affrontate una serie di problematiche di ordine tecnico, le cui soluzioni, già individuate durante l'incontro, saranno attuate nei prossimi giorni. Le amministrazioni centrali hanno inoltre ribadito che la piena realizzazione da parte delle singole regioni di quanto previsto in materia di trasmissione online dei certificati di malattia costituisce elemento pregiudiziale per il conseguimento della premialità prevista dalla normativa vigente. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 34 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Certificati di malattia online, istruzioni per l'uso 07/07/2010 La Nazione - Massa carrara Pag. 4 (tiratura:176177) Trasferimento del "Minuto": sale la protesta VALENTINA CONTE di VALENTINA CONTE - MASSA - CHE NESSUNO tocchi l'istituto alberghiero 'Minuto'. O meglio, lo 'tocchi' soltanto per ristrutturarlo, riqualificarlo, portarlo a nuova vita e per consentirgli di proseguire la sua opera di educazione ed insegnamento. L'appello non è nuovo ed arriva da più parti, ma ora che il tempo stringe e che continuano a mancare 13 aule per poter consentire lo svolgimento regolare dell'attività scolastica (laboratori compresi), per poter garantire il diritto allo studio alle decine e decine di studenti che ogni anno si presentano in città per iscriversi all'alberghiero e per continuare ad avere in città un simile centro di eccellenza, l'appello diventa grido. Di allarme. E così, si mobilita anche Sinistra Ecologia e Libertà: i capigruppo comunale, Cesare Lorieri, e provinciale, Patrizia Alberti, hanno affidato ad un documento, che diverrà ordine del giorno, la richiesta all'amministrazione provinciale «di non perdere l'opportunità offerta dal sindaco Pucci di mettere a disposizione della Provincia l'edificio collocato nel parco 'Ugo Pisa', a costo zero». SPIEGA Lorieri: «Le iscrizioni sono in aumento in un periodo in cui le scuole sono in diminuzione a conferma del valore dell'Istituto. Prima di affrontare la questione su dove debbano essere collocate le aule, sempre e comunque all'interno del Comune di Massa, riteniamo fondamentale che si arrivi in tempi rapidi ad un protocollo d'intesa finalizzato al consolidamento e al mantenimento di un solo polo didattico-alberghiero di eccellenza nella città di Massa fra Comune e Provincia». Sulla stessa lunghezza d'onda è la collega Patrizia Alberti, convinta che l'idea del campus da crearsi all'Ugo Pisa debba essere concretizzata: «Nel frattempo, però, in attesa che i lavori diano alla città un nuovo edificio scolastico degno di tale nome e capace di accogliere gli studenti e l'attività didattica, deve essere scongiurata l'ipotesi di un trasferimento a settembre di aule a Carrara». Come dire, se sede distaccata deve essere, allora non sia il 'Galilei' di Carrara, ma il 'Toniolo' di Massa. Image: 20100707/foto/5151.jpg PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 35 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SCUOLA LA "SEL" PRESENTA UN ORDINE DEL GIORNO IN COMUNE E IN PROVINCIA 07/07/2010 La Nazione - Umbria Pag. 23 (tiratura:176177) Il Comune sostiene « Internet for Peace» - ORVIETO - IL COMUNE di Orvieto aderisce alla campagna «Internet for Peace» promossa a partire dallo scorso anno, da Wired Italia per sostenere la candidatura di Internet a premio Nobel per la Pace 2010 denominata appunto «Internet for Peace», candidatura che è stata accettata lo scorso 1° febbraio dall'Istituto Nobel di Oslo. L'iniziativa in questione è sostenuta anche da Legautonomie, che ha invitato i singoli enti locali ad aderirvi promuovendone sul territorio la più ampia conoscenza da parte dei cittadini su questo tema decisamente emblematico e rappresentativo dei nostri tempi. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 36 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL PROGETTO 07/07/2010 La Nazione - Umbria Pag. 27 (tiratura:176177) «Il cuore verde è al top in Italia» - PERUGIA - «LA REGIONE ha creduto fortemente nel processo di informatizzazione della Pubblica Amministrazione per rendere più efficiente l'operato della propria macchina amministrativa. A tal fine, il sistema istituzionale della Regione e degli enti locali, attraverso il Consorzio Sir Umbria, fin dal 2004, ha reso disponibile a tutti i 112 enti soci del Consorzio una casella di posta elettronica certificata collegabile al sistema di protocollo». Lo ha detto l'assessore regionale all'innovazione e sistemi informativi, Franco Tomassoni precisando che «la Regione ha anche cercato di favorire l'implementazione dei servizi e le regole di interscambio dei dati, degli accordi e delle procedure organizzative per creare quel sistema pubblico di connettività volto a far condividere e diffondere il patrimonio informativo e dei dati della pubblica amministrazione»: «La percentuale nazionale dei Comuni che hanno pubblicato la posta elettronica certificata all'Indice Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni (Ipa) è del 36,89%, mentre per l'Umbria è dell'83,70, dato che ci colloca in testa tra le Regioni italiane». Image: 20100707/foto/11111.jpg PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 37 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato E-MAIL CERTIFICATE 07/07/2010 MF - Sicilia Pag. 2 (diffusione:104189, tiratura:173386) Lombardo apre al quattro Nel corso della direzione il Pd aveva invitato l'esecutivo a un cambio di passo sulla via delle riforme. Critici gli esponenti del Pdl Sicilia. In Commissione al Senato scompare l'emendamento per i precari. All'Ars manca il numero legale sul ddl appalti Antonio Giordano Grandi manovre attorno al Lombardo-quater. Lo stesso presidente della Regione rilancia la possibilità di un governo di legislatura aperto anche all'Udc. Dopo gli inviti nei giorni scorsi da parte del Pd che ha chiesto all'esecutivo un cambio di passo sulla strada delle riforme, l'assetto dell'esecutivo guidato da Raffaele Lombardo potrebbe avere un volto nuovo entro pochi giorni. Anche con il sostegno dell'Udc che tornerebbe in giunta dopo l'estromissione dello scorso anno. Ma c'è anche chi chiede un ritorno alle urne. Come nel caso di Salvino Caputo, esponente del Pdl lealista. «Non credo che si arriverà ad un accordo di questo tipo, ma non c'è dubbio che servirebbe soltanto a rinviare di pochi mesi un'agonia politica che non bloccherebbe l'ormai indispensabile ritorno alle urne». Intanto i problemi più urgenti per l'esecutivo regionale arrivano da Roma dove in commissione bilancio al Senato sarebbe scomparso l'emendamento che consente la continuità lavorativa degli oltre 23 mila precari in servizio negli enti locali siciliani. «Al Governo nazionale non chiediamo né deroghe né un solo euro, ma che ci si consenta di assicurare il lavoro a 22.500 precari da almeno 10 anni e di sottrarli al ricatto delle proroghe, vincolando tutta la Pubblica amministrazione regionale a non assumerne altri fino al raggiungimento di un rapporto di lavoro fisiologico, che si otterrà coi pensionamenti, tra popolazione e pubblici dipendenti», ha spiegato Lombardo, «Negare questo diritto, considerato che è una situazione che ereditiamo e che non possiamo risolvere altrimenti, apparirebbe un atto di somma ingiustizia». Insomma, occhi puntati a Roma e a quanto succede tra i corridoi di Palazzo Madama, nella speranza che la cancellazione dell'emendamento si tratti solo di un »refuso» simile agli altri che hanno colpito gli estensori della manovra. «Le conseguenze di questa sommaria cancellazione», ha aggiunto l'assessore all'agricoltura Titti Bufardeci, «mettono a rischio la tenuta sociale della Sicilia e rischiano di compromettere servizi essenziali erogati dagli enti territoriali». Ieri, infine, è tornata a riunirsi l'Ars ma la riunione si è chiusa con un nulla di fatto. Per due volte è mancato il numero legale e la seduta non riesce ad entrare nel merito del disegno di legge sugli appalti in discussione. Nuovo tentativo oggi pomeriggio. Proprio ieri, sempre in materia di appalti, l'Ance Sicilia aveva lamentato «il comportamento del governo regionale, della competente commissione legislativa e dei capigruppo dell'Ars che non hanno risposto alle nostre richieste di incontro». «Una inaccettabile mancanza di rispetto nei confronti delle associazioni di categoria», ha aggiunto Salvatore Ferlito, presidente dell'associazione, «e una gravissima intolleranza e discriminazione nei confronti di tutti gli imprenditori edili siciliani». A stretto giro di posta è arrivata la replica dell'assessore regionale ai lavori pubblici, Luigi Gentile, che ha garantito l'apertura di un tavolo di concertazione già dalla prossima settimana. «Ricordo», ha sottolineato Gentile, «che l'apposita 'legge tampone', che uniforma, tra l'altro, il criterio di aggiudicazione delle gare a quello indicato nel Codice dei contratti, è già all'esame dell'Assemblea. Essa servirà a risolvere le criticità del sistema evidenziate dalla Corte dei conti e dalla Commissione europea. Il vaglio della normativa procede rapidamente e confido che la sua approvazione possa risolvere anche alcune difficoltà segnalate dagli addetti ai lavori». (riproduzione riservata) Foto: Raffaele Lombardo PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 38 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL PRESIDENTE DISPONIBILEA UN ESECUTIVO PER LE RIFORME ANCHE CON L'UDC 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - CentroNord Pag. 4 (diffusione:58140, tiratura:211140) L'obiettivo è la semplificazione amministrativa per accorciare i tempi di rilascio delle autorizzazioni di carattere sanitario e ambientale all'esercizio d'impresa. Le regioni del Centro-Nord sono al lavoro per sburocratizzare, e accelerare, i procedimenti. Un primo paletto in Emilia-Romagna è stato fissato con la legge regionale 4 del 2010, che ha dato il via libera allo Suap telematico e alla banca dati delle pratiche amministrative che riguardano le imprese. Contemporaneamente è stato istituito un tavolo di lavoro, allargato ad Anci, Upi e associazioni di categoria, che ha il compito, come spiega la dirigente del settore Attività produttive Morena Diazzi, «di monitorare i procedimenti e di verificare dove è possibile intervenire per accorciare i tempi e semplificare i processi, in particolar modo laddove sono necessarie anche le autorizzazioni sanitarie e ambientali». La parola d'ordine dei vertici di viale Aldo Moro è: procedimento integrato. All'insegna della trasparenza, valutando anche la possibilità delle autocertificazioni. Procede nella stessa direzione la regione Umbria. «La semplificazione è uno degli obiettivi prioritari della Giunta - osserva Ciro Becchetti, dirigente del settore Sviluppo economico e attività produttive dell'ente umbro - e per questo sono stati attivati dei tavoli di lavoro che dovranno individuare o nuovi impianti normativi o soluzioni tecnico-organizzative per accorciare sensibilmente i tempi. Stiamo lavorando sul software. Ma un aspetto molto importante è costituito anche dalla formazione del personale della pubblica amministrazione». Le normative regionali in questo hanno un ruolo essenziale. «La sburocratizzazione del rapporto tra le imprese e la Pa - prosegue Becchetti - non può prescindere dalla consapevolezza della complessità del quadro legislativo. Dobbiamo tenere conto di una normativa nazionale che è carica di vincoli che riguardano aspetti sanitari, urbanistici e di sicurezza e che incidono sui tempi di rilascio delle autorizzazioni». Lo stesso problema si pone nelle Marche. Dove l'amministrazione sta valutando l'opportunità di attivare un tavolo misto (allargato a tutti i soggetti che hanno competenze sul rilascio delle autorizzazioni). «Sarebbe opportuna - spiegano dal settore Industria e artigianato della regione - una uniformità dei tempi di rilascio, con particolare attenzione per le autorizzazioni ambientali. Per questo stiamo valutando la costituzione di un tavolo di lavoro per capire dove si può intervenire con una semplificazione che consenta di conciliare velocità, trasparenza e concretezza». In Toscana molti passi in avanti sono stati fatti con lo sfoltimento delle attività economiche soggette ad autorizzazione (delle 700 censite dalla Regione ne sono rimaste 17, tra le quali le grandi e medie strutture commerciali). «Sul fronte igienico-sanitario di competenza regionale sono stati già raggiunti buoni risultati: oggi sono soggette alla sola Dia circa l'80% delle attività che richiedono procedimenti igienico-sanitari», spiega Piero Rubbioli della segreteria di coordinamento del Centro di competenza per l'innovazione tecnologica e la semplificazione amministrativa, che opera in Toscana in convenzione con la regione e con Uniocamere. Diverso il discorso per le autorizzazioni ambientali. «In questo caso le competenze delle regioni - osserva Rubbioli - sono limitate e i tempi vengono ancora dettati dalla normativa nazionale». Na. R. © RIPRODUZIONE RISERVATA 17 Attività da autorizzare. Sono state ridotte in Toscana rispetto alle 700 del passato PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 39 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Regioni al lavoro per ridurre i tempi della burocrazia 07/07/2010 DailyMedia Pag. 28 (diffusione:15000, tiratura:15000) L'emozione di un concerto al cinema Dall'autunno toccherà ad altri appuntamenti sportivi e musicali che sono allo studio in entrambi i circuiti (UCI Cinemas e The Space Cinema) e Opus offrirà nuove proposte e nuovi target al mercato. Il multiplex consente inoltre di costruire eventi ad hoc, come è avvenuto in primavera con il Ligabue Day. Attraverso un collegamento satellitare con Correggio, il cantante è intervenuto per presentare il film sul concerto "Roma, Olimpico 28" e per fare ascoltare in anteprima il suo nuovo singolo "Un colpo all'anima". Nexo Digital si è occupata interamente della produzione. «Abbiamo dato il via alla nostra attività di distribuzione di contenuti alternativi emozionando gli spettatori di 100 multiplex - spiega Franco Di Sarro, amministratore delegato di Nexo Digital - con 25 mila biglietti venduti. Dal Ligabue Day Nexo Digital si pone sul mercato in veste di editore e distributore di eventi live. Il progetto prende spunto dalla rivoluzione tecnologica. La digitalizzazione delle sale Opus apre scenari innovativi per l'intrattenimento. E poi c'è l'attrattiva del 3D e una qualità musicale eccellente che aiutano a comporre un mosaico con al centro lo spettatore». PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 40 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato franco di Sarro, nexo digital 07/07/2010 Il Fatto Quotidiano - Ed. nazionale Pag. 17 (tiratura:100000) PROPOSTA DI CALABRÒ News online: b o n u s - st u d e nt i "S Federico Mello e nella prossima Finanziaria si prevedesse che gli studenti possono fruire di un bonus governativo per l'a bbonamento gratuito ai quotidiani online si centrerebbero due obiettivi: diffusione della banda larga e diffusione dei giornali". Questa è la proposta che ha lanciato ieri il presidente dell'Agcom Corrado Calabrò durante la sua relazione annuale al Parlamento. Il presidente dell'Autorità ha tracciato un quadro tetro delle comunicazioni digitali in Italia. "Siamo sotto la media Ue per diffusione della banda larga (20,6 per cento contro la media del 24,8), per numero di famiglie connesse a Internet (53 per cento contro il 65), per acquisti online e per il contributo che l'infor mation and communication technology fornisce al Pil". Tutto ciò non basta: le nostre aziende vendono poco sul Web e siamo penultimi in Europa per le esportazioni legate all'Ict. Una situazione "de p re s s a " anche per l'insuf ficiente diffusione di Internet nelle scuole e nelle fasce di reddito e d'istruzione medio-basse. Per fare un passo in avanti, secondo Calabrò bisogna "rimuovere le remore mentali e azzerare i balzelli digitali". E in un Paese dove ancora sussiste un rilevante "di gital divide" la soluzione non può che passare dalla banda larga. Se in questi giorni sia Telecom che il gruppo Fastweb-Wind-VodafoneTiscali hanno lanciato le loro proposte per la Rete in fibra ottica, l'Agcom mette in guardia dal rischio di "una parziale sovrapposizione delle aree geografiche d'inter ve n t o ". L'Autorità farà la sua parte ma serve "un'Agenda Digitale" su misura, ovvero "un organico disegno legislativo" che delinei norme e investimenti per rilanciare la digitalizzazione del Paese ad ogni livello. L'Agcom, infine, agitando un "rischio collasso" della rete mobile per i troppi smartphone, ha annunciato che le frequenze liberate dal digitale terrestre, verranno messe all'asta per la banda larga. f . m e l l o @ i l fa t t o q u o t i d i a n o . i t PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 41 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MONDO WEB 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - Lombardia Pag. 15 (tiratura:405061) Task force per Pmi a rischio usura CESSIONE DEL CREDITO «Anche in tempi complicati il territorio non ha mostrato segnali di resa» VARESE La crisi economica allunga i tempi dei pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese. Mediamente in Italia un fornitore attende quattro mesi per avere quel gli spetta, due in più di quelli che occorrono negli altri Paesi europei. Si stima che il debito complessivo delle pubbliche amministrazioni verso le aziende sia di circa 60 miliardi di euro. A rischio l'attività delle imprese - soprattutto quelle piccole - a discapito dell'intero comparto produttivo. Ma qualche strumento per tutelarsi c'è. La Prefettura di Varese, dov'è fortemente operativo l'Osservatorio sul mercato del credito istituito dal ministero dell'Economia e dell'Interno, ha teso la mano agli imprenditori "strozzati" dalle lungaggini burocratiche. Insieme alla Camera di Commercio ha sollecitato enti locali, istituti di credito e associazioni di categoria a ricorrere alla "cessione del credito": opportunità prevista dal decreto anti-crisi del Governo a favore delle imprese creditrici nei confronti di Regioni ed enti locali che finora ha riscosso scarso successo. «Il Varesotto - afferma il Prefetto Simonetta Vaccari - è un territorio vivace e propositivo, che anche in tempi complicati come questo non ha mai mostrato segnali di resa. Ma deve ancora comprendere le pecurialità di questo strumento». Per tutto il 2010 le aziende possono ottenere dal debitore la "certificazione del credito", sempre che esso rispetti determinati requisiti, cedere quindi alle banche le fatture in scadenza e riscuotere subito, incassando liquidità preziosissima a garantire l'operatività aziendale. Tocca poi all'istituto di credito rientrare della somma dovuta dall'ente locale, rinegoziando termini e convenzioni. L'azione della Prefettura, nell'ambito dell'Osservatorio sul credito, si muove anche in altre direzioni. Oltre all'attività di raccolta dati, tocca al Prefetto monitorare singoli di casi di controversie che sorgono in merito alla erogazione del credito, raccogliendo istanze e reclami dai clienti che si ritengono danneggiati dalle banche. A Varese, da marzo 2009, sono state presentate 26 istanze, di cui 20 da parte di imprese. «Purtroppo poche», dice il prefetto. La prefettura ha giocato un ruolo chiave in diversi interventi a favore delle aziende del territorio: come nella sospensione per un anno dei debiti delle piccole e medie imprese nei confronti di banche e Regione, nel sistema Confidi e nella concessione di microcrediti a famiglie in difficoltà. Interventi utili a prevenire conseguenze negative per la sicurezza: la provincia di Varese non è esente da fenomeni di usura, che si accentuano nei periodi di incertezza economica. Le organizzazioni criminali sfruttano l'impossibilità di accesso al credito delle imprese in crisi per prenderne possesso e riciclarsi in un sistema di economia pulito. Una realtà che resta sommersa ma che può emergere anche grazie al sistema di Fondo di prevenzione (il ministero dell'Economia mette a disposizione di Confidi e fondazioni antiusura somme di denaro per dare alle banche garanzie sui prestiti concessi a operatori economici o singoli e famiglie in difficoltà) e Fondo solidarietà (possibilità di acquisire un mutuo senza interessi da restituire in dieci anni a favore di imprenditori, commercianti, liberi professionisti e operatori economici che denunciano gli usurai). In Prefettura attualmente sono 12 le istruttorie in corso per ottenere il Fondo di solidarietà: il numero si presta a diverse interpretazioni, comunque rende tangibile una realtà che mira a essere invisibile. © RIPRODUZIONE RISERVATA LE SCELTE Lo strumento. Per tutto l'anno in corso le aziende del Varesotto potranno ottenere dal debitore la «certificazione del credito», cedendo alle banche le fatture in scadenza, riscuotendo quindi subito la liquidità Moratoria. Tra gli interventi sul territorio, anche la sospensione per un anno dei debiti delle piccole e medie imprese PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 42 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'Osservatorio sul credito di Varese: le imprese possono cedere alle banche le fatture in scadenza 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - Lombardia Pag. 15 (tiratura:405061) PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 43 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato (declinazione territoriale della misura decisa a livello nazionale da Confindustria e Abi), e la concessione di microrediti alle famiglie in difficoltà Fondo. Altra iniziativa è il Fondo solidarietà: la possibilità, cioè, di acquisire un mutuo senza interessi da restituire in dieci anni a favore di imprenditori, commercianti, liberi professionisti e operatori economici disposti a denunciare gli usurai. Attualmente sono 12 le istruttorie in corso in prefettura per ottenere il Fondo Foto: Varese. Il prefetto Simonetta Vaccari 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - Roma Pag. 22 (tiratura:405061) In Comune a scuola di mestieri Attivati laboratori di mosaico, scultura, grafica e oreficeria Daniele Cimò Oreficeria, mosaico, scultura, pittura e restauro del mobile, ma anche fotografia, disegno, grafica ed erboristeria. Nelle scuole d'Arte e dei Mestieri del Comune di Roma dalla seconda metà dell'800 si insegnano conoscenze teoriche e preparazione tecnica, oppure si assecondano passioni e hobby creativi. Quattro istituti nel centro della città dove insegnano 25 docenti di ruolo e una settantina di collaboratori professionisti. Nell'ultimo anno sono stati frequentati da quasi 1.500 allievi, ma le richieste di partecipazione ai corsi erano almeno il triplo. Il Campidoglio per mantenere questi istituti spende ogni anno 1,2 milioni e nel nuovo bilancio, in fase di approvazione in queste settimane, la cifra dovrebbe rimanere la stessa. Il costo d'iscrizione va da un minimo di 38 euro (per chi ha un reddito non superiore ai diecimila euro) a un massimo di 464 euro (per chi ha un reddito superiore ai 28mila euro). Si possono scegliere corsi di 150, 300 o 450 ore. «L'offerta formativa delle nostre scuole - spiega l'assessore alle attività produttive Davide Bordoni costituisce una felice sintesi tra tradizione e innovazione, ponendosi come strumento capace di offrire risposte concrete ai bisogni formativi della società e al mondo del lavoro in continua evoluzione». Le iscrizioni per l'anno accademico 2010-2011 si sono aperte alla fine di maggio e i posti saranno assegnati fino a esaurimento in base all'ordine di presentazione delle domande. E aperte sono anche le selezioni per l'accesso all'albo degli insegnanti nelle scuole d'Arte e dei Mestieri. I candidati devono presentare domanda entro il 23 luglio, prima su supporto informatico e poi in formato cartaceo da trasmettere al protocollo del dipartimento Attività Economico Produttive (il modello è scaricabile dal sito del Campidoglio all'indirizzo www.albodocentidip11.net). Intanto, lo scorso 21 giugno è stata inaugurata la scuola di Arti Ornamentali di via San Giacomo, a due passi da via del Corso e piazza di Spagna, dopo un restauro durato sei anni: «La nostra scuola è un laboratorio per l'apprendimento delle tecniche - sottolinea Giovanna Benincasa, coordinatrice della scuola, dopo tanti anni passati a insegnare grafica e arredamento - e per valutare i progressi degli allievi svolgiamo degli esami periodici e una verifica pratica di fine corso. La mostra che abbiamo allestito in questi giorni - conclude - è proprio il risultato di tali verifiche». Anche la scuola Nicola Zabaglia è orientata all'insegnamento delle materie artistiche e delle tecniche artigiane. È la prima a essere stata fondata, nel 1871, ed è l'unica che ha mantenuto la sua sede originale nel cuore di Roma, in piazza San Paolo alla Regola vicino alla famosa piazza di Campo de' Fiori. Laboratori, biblioteche e attrezzature sono a disposizione per chi sceglie di seguire corsi di affresco, ceramica, restauro di materiali antichi o tecniche pittoriche antiche. Ma quali prospettive occupazionali offrono le scuole d'Arte e dei Mestieri? «Capita spesso che ex studenti diventati professionisti tornino a farci visita per cercare validi collaboratori - racconta l'architetto Roberto Sacco, coordinatore della scuola Nicola Zabaglia - e se è vero che i certificati che rilasciamo non hanno valore legale bisogna però dire che i nostri corsi permettono di imparare tecniche e professionalità a costi bassissimi e che spesso insieme alle conoscenze arrivano contatti importanti per il futuro lavorativo». Gli altri due istituti del circuito delle scuole comunali sono orientati all'insegnamento tecnico-scientifico. La scuola Ettore Rolli, con sede a San Giovanni, offre soprattutto corsi di informatica, photoshop e grafica pubblicitaria mentre quella di Scienza e Tecnica di viale Glorioso, tra i quartieri Trastevere e Gianicolo, è famosa per i corsi di fotografia ed erboristeria, di cui i posti a disposizione vanno sempre esauriti pochi giorni dopo l'apertura delle iscrizioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 44 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Formazione. Quattro istituti finanziati ogni anno dal Campidoglio con 1,2 milioni 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - Roma Pag. 22 (tiratura:405061) PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010 45 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA MAPPA DEL FENOMENO 1.500 Gli allievi Sono quelli che hanno frequentato lo scorso anno i corsi delle quattro scuole d'arte e dei mestieri romane 38-464 € I costi d'iscrizione È la spesa minima e massima per frequentare i laboratori. I costi variano in base al reddito 25 I docenti Sono quelli di ruolo che insegnano nelle scuole d'arte e dei mestieri del Comune. I collaboratori sono una settantina 1871 L'anno di fondazione È quello dell'istituto più antico, la scuola Nicola Zabaglia, a due passi da Campo de' Fiori Foto: Iscrizioni aperte. Quelle per l'anno accademico 2010-2011 sono iniziate alla fine di maggio UNIVERSITA 26 articoli 07/07/2010 Corriere della Sera - Ed. nazionale Pag. 39 (diffusione:619980, tiratura:779916) Carte in regola per la meritocrazia Il rettore della Sapienza e l'ottima carriera di moglie, figlio e figlia Gian Antonio Stella «Fra' Luigi», come gli studenti più discoli chiamano il rettore dell'Università La Sapienza di Roma Luigi Frati ironizzando sul suo spropositato accento romanesco, ha lanciato una nuova invettiva. E dopo avere sparato a zero tempo fa sulle ricerche dell'équipe («sono dei mediocri») del premio Nobel Rita Levi Montalcini ha detto che «qui in questo Ateneo c'è chi ruba lo stipendio: ci sono persone che lo prendono da anni e non fanno nulla. Ora faremo pulizia». Non bastasse, ha aggiunto: «Il 30 per cento dei ricercatori della facoltà di Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell'ambito della ricerca scientifica e in generale alla Sapienza il 10 per cento dei ricercatori non ha prodotto nulla negli ultimi 10 anni». Che abbia delle buone ragioni, nonostante abbia preso le difese dei colleghi anche un ricercatore come Giovanni Amelino Camelia (cioè uno che secondo la rivista Discover Magazine sarebbe tra gli eredi di Albert Einstein), non vogliamo neppure metterlo in dubbio. D'altra parte, se le cose funzionassero bene la più grande università d'Italia non sarebbe nella classifica avulsa (rapporto tra studenti iscritti e parametri vari: troppo facile scalare la hit parade puntando su un esorbitante numero di professori e gli studenti) al 401° posto tra le università del mondo. Una posizione catastrofica. Quello che non torna è il pulpito da cui predica «Fra' Luigi». Dio sa quanto l'università italiana abbia bisogno di un ripristino della meritocrazia per recuperare quella credibilità internazionale che, a parte poche e luminose eccezioni (la Normale e il Sant'Anna di Pisa, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di Trieste...) appare compromessa. Ma parlare di meritocrazia, perfino in un Paese come il nostro, sarebbe più facile avendo le carte in regola. Sia chiaro: la professoressa Luciana Angeletti in Frati, il professor Giacomo Frati e la professoressa Paola Frati saranno sicuramente dei fuoriclasse nelle loro rispettive materie. E può darsi che sarebbero riusciti ad andare in cattedra, tutti e tre nella facoltà di medicina, anche se non fossero rispettivamente la moglie, il figlio, la figlia (che nell'aula magna di Patologia ha fatto pure la festa di nozze) del nostro rettore il quale, anche dopo l'elezione, si è tenuto stretta la poltrona di preside di medicina alla quale è imbullonato dal lontano 1990, quando il ministro per la Protezione civile era Vito Lattanzio, degli Esteri Gianni De Michelis e degli Interni Antonio Gava. Può darsi. Ma è lecito avere il sospetto che la parentela abbia dato una mano ai congiunti del nostro moralizzatore? Non basta, com'è noto, che la moglie di Cesare sia onesta. Deve anche apparire tale. E sotto questo profilo, diciamo la verità, non è che il rettore della Sapienza sia al di sopra di ogni sospetto. O no? RIPRODUZIONE RISERVATA UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 47 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Tuttifrutti 07/07/2010 Il Sole 24 Ore Pag. 25 (diffusione:334076, tiratura:405061) Marcegaglia al vertice della Luiss A giorni Emma Marcegaglia assumerà la presidenza della università Luiss di Roma, al posto di Luca Cordero di Montezemolo. Lo ha fatto sapere la stessa presidente di Confindustria intervenendo al convegno sulle strategie per il mercato unico organizzato nella sede dell'università della Confindustria. «Fra qualche giorno prenderò la presidenza di questa importantissima università», ha detto Emma Marcegaglia. «Prendo in mano una università che è già eccellente, farò di tutto per migliorarla ulteriormente», ha detto il numero uno di Viale dell'Astronomia, «ringraziando tutto il gruppo di lavoro». UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 48 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato UNIVERSITÀ 07/07/2010 Il Sole 24 Ore Pag. 26 (diffusione:334076, tiratura:405061) Le grandi città isole di malessere QUALITÀ DELL'ARIA Allarma soprattutto il superamento dei limiti per le polveri sottili: a Torino e Milano più di 100 giorni oltre il tetto Rosanna Magnano ROMA Belle e malate. Sono le 15 metropoli italiane che rivelano, a parte poche eccezioni, chiari segnali di sofferenza: aria irrespirabile, mobilità pubblica arretrata, scarsa attenzione all'ecocompatibilità, bassa fecondità, tassi di mortalità superiori alla media nazionale e una distribuzione poco omogenea di personale medico e infermieristico e di posti letto ospedalieri. È quanto emerge dal «Rapporto Osservasalute aree metropolitane 2010», curato dall'Osservatorio per la salute nelle regioni italiane presso l'Università cattolica di Roma, e coordinato da Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di igiene della Facoltà di medicina. Lo studio, realizzato nell'anno che l'Oms dedica alla salute urbana, è stato presentato ieri a Roma, presso il Policlinico universitario Agostino Gemelli. A ciascuna provincia va riconosciuto un particolare primato positivo: dal verde urbano della capitale alla giovinezza delle mamme catanesi; dall'ecosostenibilità di Venezia al numero contenuto di incidenti stradali a Genova; dalla rilevante riduzione degli aborti a Bari all'aria pulita di Reggio Calabria. Il bilancio resta tuttavia negativo: le aree metropolitane italiane sono di fatto «isole» di malessere. «Il Rapporto fotografa città molto anziane - spiega Ricciardi - anche in regioni con una maggiore dinamica giovanile, città inquinate anche nelle regioni più salubri, ambiente sempre più a rischio, indipendentemente dalla latitudine». Uno degli indicatori più allarmanti è la qualità dell'aria: il numero di giorni di superamento del limite previsto per le polveri sottili (Pm10), pur registrando un calo del 22,8% nel periodo 2003-2008, non è ancora sufficientemente basso rispetto ai 35 giorni previsti dalla normativa. In alcune città del Sud si osserva un forte aumento (Messina +300%; Napoli +187,2%) mentre Torino e Milano - rispettivamente con 150 e 111 giorni oltre il tetto - superano di gran lunga la media nazionale, che è di 61 giorni. Per quanto riguarda l'offerta di servizi sanitari, tra il 2001 e il 2005, in quasi tutte le province considerate si è assistito a una diminuzione dei ricoveri ordinari e a un maggior ricorso alle prestazioni in day hospital, anche se esiste un'elevata variabilità territoriale per entrambi i generi. © RIPRODUZIONE RISERVATA UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 49 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ambiente. Stime dell' Università cattolica 07/07/2010 La Repubblica - Ed. nazionale Pag. 67 (diffusione:556325, tiratura:710716) Loew e la sua squadra segreta 62 spie per battere la Spagna Computer, schemi e dvd: gli 007 sono studenti di Colonia Gli universitari elaborano dati sui rivali per conto del ct. Alla guida un ingegnere svizzero ENRICO CURRÒ DURBAN Interpretando il calcio come metafora della guerra - un classico di ogni Mondiale - la stampa spagnola ha infine scoperto quale segreto si nasconda dietro la crescita della nazionale tedesca: lo spionaggio. Se la squadra di Loew ha travolto Inghilterra e Argentina, il merito non sarebbe tanto delle ritrovate virtù tecniche e atletiche di Klose e Podolski o del definitivo ingresso di Schweinsteiger e Lahm nell'olimpo dei campioni, quanto della straordinaria macchina tecnologica messa in piedi dalla federazione. Uno staff di sessantadue studenti dell'università dello sport di Colonia, che analizzano ogni dato delle squadre rivali della Germania, avrebbe permesso finora all'ex ct carneade di non sbagliare nemmeno una mossa. Fuori dai luoghi comuni, il ricorso alla tecnologia da parte dei tedeschi è un dato di fatto: nessuna nazionale la sfrutta con tanta scrupolosità. Pochi giorni prima della partita gli studenti spediscono le loro relazioni al capo degli osservatori. Urs Siegenthaler, ingegnere svizzero con un passato da calciatore nel Basilea e nello Young Boys, si incarica di elaborarli, con tanto di filmati personalizzati sui singoli avversari, della durata di 25', curati da Flick, il vice di Loew. A Siegenthaler viene attribuito il merito di avere già suggerito 4 anni fa all'allora portiere Lehmann i trucchi per parare i rigori a Cambiasso e Ayala, nei quarti di finale con l'Argentina. All'epoca, durante la gestione Klinsmann, Loew era il vice. Diventato ct, ha accentuato la collaborazione con l'università di Colonia, dove ha sede il centro tecnico che laurea gli allenatori tedeschi. La federazione ha sposato il progetto, finanziandolo ed estendendolo ai club: ogni volta che affrontavano una partita importante di Championso di Europa League, avevano a disposizione un dettagliato studio degli avversari. I successi delle Under hanno convinto Loew della bontà del progetto, che rimanda per meticolosità ai tempi della cortina di ferro, quando la rivalità tra le due Germanie aveva creato università dello sport altamente specializzate. Il capo delle "spie" Siegenthaler è orgoglioso: «Sappiamo tutto delle squadre con cui giochiamo, perfino le provocazioni in cui possono cadere i giocatori». Il 4-0 con l'Argentina, ad esempio, sarebbe nato sia dallo studio della marcatura adottata su Messi da Mourinho in Champions sia dalla valutazione della debolezza difensiva della squadra di Maradona a sinistra. Contro la Spagna tre sarebbero le priorità individuate: ingabbiare Villa, aggirare Sergio Ramos alle spalle e prendere in velocità Puyol. Ieri Loew ha ammesso di non avere chiesto consigli all'allenatore olandese del Bayern Van Gaal e al ct tedesco della Svizzera Hitzfeld, entrambi esperti di calcio spagnolo: «Non serve, abbiamo i nostri analisti». Sono gli stessi che hanno imposto a Klose una dieta ferrea - ha perso 5 chili in un mese - e hanno stabilito che il preritiro in altitudine non serviva: la Germania si è preparata al livello del mare, in Sicilia, e poi a 600 metri, in Alto Adige. La beffa sta nel finale della storia: da agosto Siegenthaler e i suoi collaboratori lavoreranno per l'Amburgo, club per il quale Löw stava per firmare, portando appunto con sé l'allargatissimo staff. Ora ne beneficerà Veh, ex allenatore di Stoccarda e Wolfsburg: è il prezzo delle vittorie al Mondiale. © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 I CONFRONTI Otto vittorie Germania, sei pareggi e sei vittorie della Spagna 10 SEMIFINALI È la decima semifinale per la Germania (5 vinte) e la prima spagnola 97 I FALLI La Spagna è la squadra che ha ricevuto più punizioni (97) e corner (41) IGORI Ai Mondiali la Germania è andata ai rigori 4 volte, sempre vincendo PER SAPERNE DI PIÙ www.fifa.com www.iaaf.org Foto: Loew festeggia con Lahm il successo sull'Argentina ai quarti UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 50 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato R2 MONDIALE 07/07/2010 La Repubblica - Genova Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) Pochi incidenti mortali, tanti aborti gli strani "primati" di Genova Il rapporto della Cattolica sulla salute della metropoli ligure "Le grandi città sono tutte in affanno e il quadro non è roseo, particolarmente problematico l'ambiente" RAFFAELE NIRI COM'È vecchia, la città. Com'è sterile, la città. Com'è inquinata, la città. Com'è fortunata, la città. Sembra una vecchia filastrocca di Giorgio Gaber questo "Rapporto Osservasalute Aree metropolitane 2010" redatto dall'Osservatorio nazionale per la Salute delle regione italiane, che ha sede presso l'Università Cattolicae reso pubblico ieri. Genova, al solito, ne esce con alcuni record noti (la metropoli più vecchia, la città dove si fanno i figli più tardi, la città dove il numero di interruzioni di gravidanza è più alto) ma anche con parecchi primati a sorpresa. Ad esempio, lo sapevate che Genova è la città metropolitana dove il numero delle vittime della strada, soprattutto maschili, è più contenuto? Vediamo le cifre: su centomila genovesi la "mortalità per accidenti da mezzi di trasporto" è pari allo 0,80 per i maschi e 0,37 per le femmine.A livello nazionale la media raggiunge oltre il doppio per i maschi (2,07) e quasi il doppio per le femmine. A Torino, Venezia, Bologna abbiamo indici pari al triplo e, quel che più sorprende, se prendiamo gli indici degli anni precedenti, c'è un decremento stagione dopo stagione, con un calo annuo del 9,1%. Come si spiega il bassissimo numero di morti per le strade? Probabilmente anche con il bassissimo (tutto è relativo, naturalmente) numero di autoveicoli: ogni mille abitanti a Genova ci sono 467 auto, la media nazionale è 616,a Torino sono 628,a Roma 706, a Catania 698. Solo a Venezia ci sono meno auto che a Genova (il che è abbastanza logico): 416 per mille abitanti. Ma ci sono anche altri, positivi record: l'aria di Genova continua ad essere tra le migliorie le più controllate ed ecco che il tasso di mortalità per malattie del sistema respiratorio è bassissimo (9,06 per cento per gli uomini e 3,68 per le donne). Ancora, la speranza di vita a 65 anni è altissima sia per gli uomini (17,51) che per le donne (addirittura 21,47). Al contrario è ben sopra la media la mortalità per tumori: 43,43 per gli uomini e 21,76 per le donne, quando le medie nazionali sono - rispettivamente - 40,32 e 20,78. «Le grandi città sono tutte in affannoe il quadroè tutt'altro che roseo - spiega Walter Ricciardi. direttore dell'Istituto di igiene della facoltà di medicina del Sacro Cuore - Un aspetto particolarmente problematico è l'ambiente la cui garanzia di qualità, così strettamente connessa alla salute dei cittadini, dovrebbe essere tra le azioni strategiche prioritarie da mettere in atto. Invece è proprio l'ambiente urbano a mostrarsi più vacillante». Un ragionamento che - come dimostrano i dati della ricerca - a Genova è valido solo in parte. In Liguria l'offerta sanitaria - sostiene l'Università del Sacro Cuore-è tra il buono e l'ottimo, sia per quanto concerne il regime ordinario che per il day hospital: anzi, rispetto alle quindici altre grandi città d'Italia è l'unica a superare la media per entrambe le voci (regime ordinario e day hospital) e per entrambi i sessi. Ancora, abbiamo il record positivo (ci batte soltanto Reggio Calabria) per quanto riguarda il superamento del valore del limite delle polveri nell'aria che respiriamo: a Genova siamo a 29 giornate di superamento (ovviamente su 365) quando la media è 61, a Torino siamo a 150, a Milano 111, a Venezia 112, a Napoli 135 e a Roma 81. Il tasso di fecondità delle genovesi è bassissimo (1,1 contro una media nazionale di 1,3), l'età media delle madri al parto altissimo (32 anni e tre mesi contro una media di 31 anni), il numero delle interruzioni volontarie di gravidanza molto alto (13,37 su mille contro una media nazionale del 9,67). Infine, la disponibilità di verde urbano: Genova se la cava con 41 metri quadri per abitante, Torino e Firenze ne hanno la metà, Milanoe Napoli un terzo. Non ci resta che gioire. Delle disgrazie altrui. © RIPRODUZIONE RISERVATA I NUMERI 12,1 Nel 2009 il Banco Alimentare ha visto crescere del 12,1% i propri assistiti, che oggi sono 60mila 41,6 Fra i pensionati liguri il 41,6 per cento guadagna tra 250 e 500 euro al mese 26 Aumentano i prestiti a lunga scadenza da parte della Fondazione Anti-Usura (più 26%) 47 La disoccupazione nel 2009 è aumentata del 47% rispetto al 2008 passando dal 4,5% al 6,2% POCHI FIGLI Il tasso di fecondità a Genova è bassissimo: 1,1 figli per donna. UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 51 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il dossier 07/07/2010 La Repubblica - Genova Pag. 2 (diffusione:556325, tiratura:710716) UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 52 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La media è 1,3. POCHE VITTIME Bassissimo il numero di incidenti mortali: 0,8 per diecimila abitanti. Media nazionale: 2,07. TANTI ANZIANI Trieste ha superato Genova da tempo, ma adesso ci tallona anche Bologna PER SAPERNE DI PIÙ www.osservasalute.it www.cgil.it 07/07/2010 La Repubblica - Genova Pag. 5 (diffusione:556325, tiratura:710716) Fondazione Garrone e Università master per il turismo C'E' anche un'intesa con l'Università di Genova nella giornata di Riccardo Garrone; una "prima volta" che potrebbe avere altri sviluppi. La Fondazione Garrone promuove infatti un corso gratuito di perfezionamento per venti laureati - di cui cinque stranieri - in "Strategie di valorizzazione economica delle risorse turistiche culturali del Mediterraneo", che si terrà a Genova dal 25 ottobre al3 dicembre in collaborazione con l' università, il cui rettore Giacomo De Ferrari ha siglato ieri mattina la convenzione con Riccardo Garrone. L'obiettivo è quello di fornire a giovani laureati le competenze per promuovere e sviluppare il turismo culturale nell'area del Mediterraneo. «Genova e la Liguria hanno un patrimonio turistico eccezionale che non è stato ancora valorizzato - spiega il rettore - Lo scopo di questo corso è proprio quello di creare professionisti che siano in grado di elaborare delle strategie per la promozione dei nostri beni turistici e culturali che oggi non ci sono. Spero che questa iniziativa abbia successo e si possa ripetere e potenziare al massimo livello». Le iscrizioni al corso, che durerà sei settimane e sarà articolato in 221 ore di didattica, comprese 75 ore di project work, case histories (testimonianze di istituzioni e operatori italiani ed esteri di rilevanza internazionale) e tre escursioni di studio, saranno aperte fino al 20 settembre e le selezioni avverranno sulla base dei risultati di un test e di un successivo colloquio. UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 53 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I corsi dal 25 ottobre al 3 dicembre La svolta 07/07/2010 La Stampa - Ed. nazionale Pag. 26 (diffusione:309253, tiratura:418328) FRANCESCO VACCARINO POLITECNICO DI TORINO Questo significherà il blocco delle iscrizioni degli studenti. Una lista non esaustiva comprende l'Università di Pavia, di Cagliari, la Facoltà di Scienze di Torino, Architettura I del Politecnico di Torino e via discorrendo. Rimandiamo per i dettagli ai siti www.rete29aprile.it e w3.disg.uniroma1.it/unira/. Dall'esterno sembra difficile capire cosa stia succedendo. Che cosa vogliono questi privilegiati? Fanno ricerca, non hanno un orario di lavoro, si dedicano a quello che gli piace, quando non sono dei raccomandati. Insomma: che avranno mai da protestare, quando ci sono persone che perdono il posto con la crisi? Declinare interamente la questione costringerebbe ad abusare della pazienza dei lettori. Limitiamoci quindi ad alcune considerazioni. Una è di carattere storico: la figura del ricercatore è spuria. Creata una trentina di anni fa come evoluzione degli assistenti, è votata e assunta per fare ricerca. La sua partecipazione all'attività didattica è per legge obbligatoria solo per le attività complementari, laboratori o esercitazioni. Con il passare del tempo, però, il sistema ha tramutato i ricercatori in docenti de facto, affidando loro una rilevante parte della didattica. Questo stato delle cose ha retto per due motivi: la voglia di insegnare e la promessa di uno sviluppo professionale. Chiunque abbia avuto il privilegio di insegnare sa che è un'attività meravigliosa. Ecco quindi che insegnare è un desiderio autentico nella più parte di noi e rinunciarvi sarà un sacrificio. Il secondo aspetto era la promessa: l'insegnamento veniva vissuto come un'anticipazione dell'agognato posto da professore. Cosa ha rotto l'equilibrio? La distruzione di ogni prospettiva professionale, unita al taglio dei fondi per le università, che sta portando al loro collasso. Si è sviluppata una successione catastrofica di eventi: la ricerca e l'università erano già mal finanziate e con una struttura di spesa sbilanciata sui costi del personale. Va detto, per inciso, che nella ricerca il capitale umano e non le attrezzature sono il valore, per cui tale sbilancio appare meno insensato in seconda lettura. Dal 2008 in poi sono stati fatti tali e tanti tagli di finanziamento che le università porteranno i libri in tribunale per il 2011. I tagli non solo hanno colpito chi nell'università lavora e studia, ma hanno azzerato la possibilità di ingresso dei giovani. Mentre Obama, Merkel e Sarkozy incrementano gli investimenti in ricerca e formazione avanzata, nel Belpaese, al problema di essere più competitivi sul mercato globale si risponde tagliando i fondi per la ricerca, precarizzando il lavoro del ricercatore, riducendo il già basso stipendio dei nuovi ricercatori del 32%, ma lasciando invariato il numero di auto blu. Come risultato i migliori e più giovani di noi lasceranno l'Italia, contribuendo all'invecchiamento di quella che è già l'università con l'eta media dei docenti più alta al mondo. I servizi offerti agli studenti scadranno e con loro la qualità della formazione, minando di fatto il futuro del sistema Italia. E' contro questa prospettiva che i ricercatori, con la morte nel cuore, non insegneranno più. UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 54 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato I tagli ai fondi cancellano il ruolo e il futuro dei ricercatori 07/07/2010 La Stampa - Ed. nazionale - tutto scienze Pag. 25 (diffusione:309253, tiratura:418328) A settembre l' università ci sarà ancora? FRANCESCO VACCARINO POLITECNICO DI TORINO Analisi FRANCESCO VACCARINO POLITECNICO DI TORINO Mentre gli studenti medi si accingono a terminare gli esami di maturità e iniziano a pensare al corso di laurea cui iscriversi, stanno accadendo eventi piuttosto singolari nella maggioranza degli atenei italiani. Attività e fatti sino ad oggi ignorati dai media e vicini al mondo tv non più della sterochimica. La stampa straniera sembra invece interessata alla strana epidemia che colpisce la nostra educazione superiore. Leggendo «Nature», si può ad esempio apprendere da Alison Abbot (http://www.nature.com/ news/2010/300610/full/46 6016b.html) che il prossimo anno accademico avrà serie difficoltà ad aprirsi nella maggioranza delle università italiane. I dati raccolti finora dalla «Rete 29 aprile», la principale anima del movimento in atto, sono incredibili: su 66 università, si hanno dati relativi a 38, ovvero 263 Facoltà e il risultato è che 8733 ricercatori, pari al 62% del campione, si sono dichiarati indisponibili alla didattica non obbligatoria per legge. In aggiunta ci sono 2 mila professori che hanno aderito all'iniziativa del matematico Claudio Procesi, promettendo di dimettersi dai loro incarichi a partire da ottobre, se le cose non cambieranno. Ciò ha comportato, come prima conseguenza, numerose dichiarazioni dei consigli di Facoltà, ovvero dei Senati Accademici, di impossibilità a formulare l'offerta formativa per il prossimo anno. Questo significherà il blocco delle iscrizioni degli studenti. Una lista non esaustiva comprende l'Università di Pavia, di Cagliari, la Facoltà di Scienze di Torino, Architettura I del Politecnico di Torino e via discorrendo. Rimandiamo per i dettagli ai siti www.rete29aprile.it e w3.disg.uniroma1.it/unira/. Dall'esterno sembra difficile capire cosa stia succedendo. Che cosa vogliono questi privilegiati? Fanno ricerca, non hanno un orario di lavoro, si dedicano a quello che gli piace, quando non sono dei raccomandati. Insomma: che avranno mai da protestare, quando ci sono persone che perdono il posto con la crisi? Declinare interamente la questione costringerebbe ad abusare della pazienza dei lettori. Limitiamoci quindi ad alcune considerazioni. Una è di carattere storico: la figura del ricercatore è spuria. Creata una trentina di anni fa come evoluzione degli assistenti, è votata e assunta per fare ricerca. La sua partecipazione all'attività didattica è per legge obbligatoria solo per le attività complementari, laboratori o esercitazioni. Con il passare del tempo, però, il sistema ha tramutato i ricercatori in docenti de facto, affidando loro una rilevante parte della didattica. Questo stato delle cose ha retto per due motivi: la voglia di insegnare e la promessa di uno sviluppo professionale. Chiunque abbia avuto il privilegio di insegnare sa che è un'attività meravigliosa. Ecco quindi che insegnare è un desiderio autentico nella più parte di noi e rinunciarvi sarà un sacrificio. Il secondo aspetto era la promessa: l'insegnamento veniva vissuto come un'anticipazione dell'agognato posto da professore. Cosa ha rotto l'equilibrio? La distruzione di ogni prospettiva professionale, unita al taglio dei fondi per le università, che sta portando al loro collasso. Si è sviluppata una successione catastrofica di eventi: la ricerca e l'università erano già mal finanziate e con una struttura di spesa sbilanciata sui costi del personale. Va detto, per inciso, che nella ricerca il capitale umano e non le attrezzature sono il valore, per cui tale sbilancio appare meno insensato in seconda lettura. Dal 2008 in poi sono stati fatti tali e tanti tagli di finanziamento che le università porteranno i libri in tribunale per il 2011. I tagli non solo hanno colpito chi nell'università lavora e studia, ma hanno azzerato la possibilità di ingresso dei giovani. Mentre Obama, Merkel e Sarkozy incrementano gli investimenti in ricerca e formazione avanzata, nel Belpaese, al problema di essere più competitivi sul mercato globale si risponde tagliando i fondi per la ricerca, precarizzando il lavoro del ricercatore, riducendo il già basso stipendio dei nuovi ricercatori del 32%, ma lasciando invariato il numero di auto blu. Come risultato i migliori e più giovani di noi lasceranno l'Italia, contribuendo all'invecchiamento di quella che è già l'università con l'eta media dei docenti più alta al mondo. I servizi offerti agli studenti scadranno e con loro la qualità della formazione, minando di fatto il futuro del sistema Italia. E' contro questa prospettiva che i ricercatori, con la morte nel cuore, non insegneranno più. UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 55 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Analisi 07/07/2010 La Stampa - Ed. nazionale - tutto scienze Pag. 25 (diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato In crisi Cresce la tensione nelle università UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 56 07/07/2010 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) I DIRITTI ACQUISITI NON SONO UN MERITO OSCAR GIANNINO DA MESI la riforma dell'Università promossa dal ministro Gelmini avanza nel suo iter parlamentare. E da mesi sale il livello e il tono della protesta. Più avanti, qualche considerazione sulla riforma. Ma, prima, veniamo subito alla Sapienza di Roma. In alcune sue Facoltà i docenti, per protesta contro la riforma, in accordo con gli studenti e il personale ausiliario, dopo il blocco degli esami hanno deciso di riprenderne lo svolgimento ma di notte, a lume di candela. «Secondo un ordine fedele sia all'inversione di senso cui sembrano orientate le manovre del governo, sia al nuovo profilo di professori ombra, oscurati e delegittimati nella sostanza qualitativa e quantitativa del proprio impegno quotidiano», è stato dichiarato da alcuni docenti. La reazione del Rettore, professor Luigi Frati, che pure non risparmia anch'egli critiche alla riforma, non si è fatta attendere. Ha invitato tutti a non danneggiare oltremodo gli studenti desiderosi di dare gli esami. Ha bocciato come «inutilmente folkloriche» le sessioni notturne. In più, ha pronunciato giudizi che dovrebbero fare riflettere tutti, e che invece hanno suscitato sdegno e fischi. Che cosa ha detto, il professor Frati? Un'amara verità. Che, come tutte le verità, dà scandalo. «Non credo che noi non siamo corresponsabili», ha detto il Rettore. «Il 30% dei ricercatori a Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell'ambito della ricerca scientifica, e in generale alla Sapienza il 10% dei ricercatori non ha prodotto nulla in 10 anni». Di qui la sua conclusione. Secca e precisa, come un colpo di bisturi: «Queste persone vanno cacciate dall'Università». Apriti cielo. Più ancora della condanna del situazionismo futurista degli esami notturni, e della tenace negazione che tutte le voci di bilancio pubblico debbano compartecipare a un dimagrimento della spesa per punti interi di Pil, invece di eccepire in ciascun settore l'eccezione a proprio vantaggio, come regolarmente capita in Italia a cominciare dall'orchestra della Scala, in sciopero pur senza che le sia stato tagliato alcunché, sono stati proprio i giudizi di Frati sui ricercatori a valergli una vera e propria ondata di riprovazione. Perché è sul punto dei ricercatori, che la riforma provoca per le sue scelte di fondo ancor più polemica che sul resto. Più polemica di quella riservata ai tagli alle dotazioni ma premiando le sedi capaci di risultati migliori e i docenti coi giudizi migliori; ai limiti per i mandati dei Rettori; alle nuove norme per evitare l'assunzione di parenti; ai nuovi poteri dei cda rispetto al Senato accademico; alla possibilità di commissariamento in caso di dissesto finanziario, e di accorpamento per mettere un freno alle decine e decine di sedi moltiplicatesi inutilmente sul territorio. I ricercatori sono infatti l'ultima leva della proliferazione ope legis di figure docenti nell'Università italiana, nate dalla fervida fantasia trentennale del legislatore d'ogni colore, alla ricerca di nuovi consensi con nuove sanatorie e immissioni in ruolo. Nati col decreto 382 del 1980 in teoria per fini prioritari di ricerca e solo per integrare la didattica, hanno finito per rappresentare con oltre 24 mila unità il 35% dell'intero personale docente, rispetto ai 19 mila ordinari e altrettanti associati. La riforma Gelmini compie una scelta che ha del rivoluzionario, rispetto alla prassi quarantennale. Rifiuta la regolarizzazione a tutti i ricercatori, respinge il più sacro sin qui tra i diritti nel pubblico impiego italiano, e cioè il diritto acquisito. Per tutti gli attuali ricercatori e per quelli che saranno assunti nei nuovi concorsi fino a fine dell'anno prossimo abbassandone l'età minima da 36-36! a 30 anni, dopo altri 2 contratti a termine di 3 anni o si passa come associati se giudicati idonei, oppure le porte dell'Università per loro si chiuderanno. È questa rottura di continuità, a scatenare la protesta. Perché nell'Università italiana, sin qui, nulla era più sacro del posto garantito a vita a chi vi aveva intanto messo piede. Solo assumendo a tempo indeterminato tutti i ricercatori, dice la sinistra, si può abbassare K per altro di pochissimi anni, i ricercatori ormai sono per lo più ben ultracinquantenni K l'età media del corpo docente. E per questo gli associati e gli ordinari dovevano essere mandati in pensione prima, non consentendo loro di restare in cattedra fino a 70 anni e oltre come capita oggi, ma tutti a casa al 65esimo anno di età. Diritto acquisito e pensionamento anticipato invece che prolungato: ecco i fondamenti nei quali crede chi protesta. Per carità, la riforma Gelmini ha anche le sue pecche. Che purtroppo si sono di molto accentuate nell'esame parlamentare, visto che tra Camera e Senato gli accademici abbondano e ci hanno UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 57 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La ricerca universitaria 07/07/2010 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:210842, tiratura:295190) UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 58 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato messo del loro, per abbattere per esempio il tetto minimo di 1.500 ore di didattica e ricerca per i professori a tempo pieno, per cancellare la prevista certificazione della ricerca, per levare quel tetto minimo del 40% di membri esterni dai cda che i professori sentivano come presenza estranea e minacciosa, per rendere assai più vischiose che nella versione del ministro le procedure per sostituire i Rettori inadeguati. Ma sul punto di fondo toccato dal Rettore Frati, non si può che concordare con lui. L'Università dovrebbe essere un tempio di serietà. Per tutti, a cominciare dagli insegnanti. Torce e mascherate notturne andrebbero riservate al Carnevale. Ed eccellenza e merito sostituirsi all'egualitarismo in nome della pura anzianità di servizio. È chi protesta contro di questo, a meritarsi l'ombra. 07/07/2010 Il Messaggero - Ed. nazionale Pag. 10 (diffusione:210842, tiratura:295190) In arrivo le "pagelle" per i ricercatori: meno soldi agli atenei con voti bassi Cuccurullo: tutti sotto esame, ognuno dovrà presentare 2 lavori scientifici IL RETTORE FRATI: DANNO ECONOMICO «I vagabondi danneggiano La Sapienza» ILARIA RICCI ROMA - Vietato essere improduttivi. I fannulloni in futuro peseranno sul dipartimento e l'ateneo a cui appartengono: chi se ne starà con le mani in mano rischierà di compromettere il lavoro dei colleghi, di far arrivare meno fondi nella propria università. È quanto prevede il decreto sulla valutazione delle attività di ricerca di università ed enti legati al Miur che sta facendo il giro degli atenei in questi giorni per essere presentato a rettori e professori. Il presidente del Civr, il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca, Franco Cuccurullo, sta viaggiando da nord a sud per spiegare come verranno assegnate, nei prossimi mesi, le pagelle relative alla produttività scientifica. Rispetto al passato siamo alla svolta. «Innanzitutto - spiega Cuccurullo saranno valutati tutti i ricercatori. Ognuno dovrà presentare due pubblicazioni». Chi non ha fatto nulla tra il 2004 e il 2008 (il periodo preso in considerazione), non potrà tentare di annacquare le carte in nessun modo: riceverà una valutazione negativa che peserà sulla pagella complessiva del proprio dipartimento e ateneo. Vale a dire che se in una struttura ci sono tante pecore nere i colleghi ne usciranno danneggiati. Il cambiamento è stato voluto dal ministro Gelmini che ha firmato le nuove regole. Durante il prossimo autunno le università saranno tenute a inviare i dati relativi alle pubblicazioni di professori e ricercatori. Nei successivi diciotto mesi, il Civr produrrà le pagelle del sistema di ricerca. «I dati - spiega Cuccurullo - peseranno anche sulla distribuzione dei fondi alle università». Si prevede che saranno oltre 146mila i prodotti da valutare fra articoli, libri o capitoli di libri, brevetti depositati, prototitpi. Ognuno dei soggetti sottoposti a valutazione dovrà presentare due pubblicazioni. «Sarà facile - spiega Cuccurullo - capire chi lavora e chi no. Prima d'ora non si erano fatte rilevazioni così approfondite». Secondo un primo screening del Civr sono il 10% su oltre 62.000 i ricercatori improduttivi. Tra un anno e mezzo sapremo esattamente chi sono e dove lavorano. Coloro che dovranno giudicare i lavori potranno semplicemente leggerli o avvalersi dei cosiddetti indici bibliometrici, ovvero del numero di volte che un lavoro viene citato e dove. Più la qualità della citazione è importante (per esempio se un lavoro viene ripreso da uno studioso di fama internazionale), maggiore è il punteggio che riceve l'autore. Conterà anche la fama internazionale del prodotto. I voti vanno da 0 a 1. Un lavoro limitato prende zero, uno eccellente uno, uno accettabile 0,5, uno buono 0,8. Se c'è un ricercatore improduttivo c'è una penalizzazione di 0,5 punti che peserà sulla graduatoria finale che i panelist (coloro che valutano) stileranno dando le pagelle a ricercatori, strutture da cui dipendono, atenei. Nel giro di un anno e mezzo si potrà sapere dove si fa la ricerca migliore con dati recenti e approfonditi. Più il lavoro è innovativo, più ha un peso internazionale, più ha una p o t e n z i a l i t à anche in termini economici maggiore sarà il voto. Questo per i ricercatori. Per le strutture peseranno il numero di ricercatori in formazione e dipendenti, le loro performance medie, la capacità di attrarre risorse. Lo scopo è arrivare a fornire numeri al ministero che consentano di distribuire al meglio i fondi per la premialità. Lo sa bene il rettore della Sapienza Luigi Frati che ha denunciato che c'è un 9% medio di ricercatori nel suo ateneo che non fa nulla. Situazione a cui va posto rimedio perché, ha ribadito, «la Sapienza deve funzionare», se c'è qualcuno che non lavora «è un danno economico». Foto: Un'aula della Sapienza In basso, supercomputer alla facoltà di Fisica UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 59 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato UNIVERSITA' Il Civr conta in 18 mesi di scovare i fannulloni 07/07/2010 Il Resto del Carlino - Ferrara Pag. 4 (tiratura:206221) Il preside di Medicina Alberto Liboni fa il punto sui principali problemi ISABELLA CATTANIA di ISABELLA CATTANIA ANCHE se ovviamente soddisfatto per essere stato riconfermato alla guida di Medicina, il professor Alberto Liboni, subito dopo l'esito delle votazioni che, la settimana scorsa, lo hanno rieletto preside per il prossimo triennio, non aveva certo nascosto la sua preoccupazione per l'attuale situazione della facoltà. Professore, il 'paziente' è dunque grave? «Effettivamente siamo in un momento difficile a causa della contrazione del numero dei docenti dovuto alla riduzione di risorse alle Università ed in parte alla età media (piuttosto elevata) dei docenti della facoltà che presto dovranno andare in pensione senza essere sostituiti. Altri punti nodali sono il trasferimento a Cona e i rapporti economici e normativi che riguardano il personale universitario in convezione con l'azienda ospedaliera universitaria». Può essere più preciso? Cominciamo col presentare la nostra facoltà che oggi conta 175 docenti e circa 70 tecnici e amministrativi, 3.200 studenti iscritti ai 25 corsi di laurea, oltre 500 specializzandi e circa 60 dottorandi. Tutti i nostri studenti, avendo i corsi obbligo di frequenza, vivono nella nostra città a parte quelli iscritti ai pochi corsi di laurea attivati in sedi lontane. Questo la dice lunga su quanto la vita della facoltà di Medicina sia permeata nella vita della città creando indotti ed opportunità per tutti. Voglio inoltre sottolineare una caratteristica molto positiva dei nostri laureati: secondo i dati forniti da Alma Laurea a un anno dalla fine degli studi trovano quasi tutti lavoro. Questa è la situazione attuale, sicuramente positiva ma che diventa meno ottimistica se si considera che il corpo docente della facoltà si è ridotto negli ultimi anni di una ventina di unità e che ancor più drasticamente si ridurrà nei prossimi anni determinando insieme alla attuazione di una legge dello Stato la chiusura di svariati corsi di laurea. Sono inoltre a rischio di sussistenza varie strutture assistenziali dirette da universitari, alcune scuole di specializzazione e vari gruppi di ricerca». Perché? Cosa prevede questa nuova normativa? Secondo la legge 270, che entrerà in vigore nel 2011, un corso di laurea può essere attivato e mantenuto solo se in questo insegna un numero di docenti adeguato. E' evidente che una fisiologica riduzione del corpo docente senza ricambio porterà a chiudere molti corsi con ricadute negative sulla numerosità degli studenti iscritti. Tra Università e Azienda ospedaliera è stato firmato un documento congiunto (l'Atto attuativo locale) che regola tra l'altro la numerosità e la tipologia dei docenti universitari nelle strutture assistenziali. Ebbene molte strutture universitarie hanno o avranno a breve una numerosità universitaria troppo bassa o una carenza di docenti ordinari o associati e rischiano di vederne revocata la direzione. Altra nefasta conseguenza della carenza o della totale assenza di docenti in una disciplina potrebbe essere la chiusura di varie scuole di specializzazione, con grave danno di immagine e di qualità alla offerta formativa della facoltà e ripercussioni negative anche sulla qualità dell'assistenza ospedaliera». Esiste anche un problema parallelo per le apicalità ospedaliere? Altra questione da dirimere è infatti l'attribuzione della direzione, che si renderà vacante a breve, di strutture attualmente ad apicalità ospedaliera e che vedono una rilevante presenza di universitari nella pianta organica». Ci sono soluzioni per ovviare alla carenza del personale? «Innanzi si devono utilizzare al meglio le poche risorse disponibili auspicando una particolare attenzione da parte dell'Ateneo sui ruoli da attribuire, una ricerca di finanziamenti esterni (Regione o altre Istituzioni o privati) per l'attivazione di ruoli di ricercatore e, infine, una possibile istituzione di federazioni con altri Atenei della regione». C'è poi l'altro grosso nodo da sciogliere: Cona... «Sul trasferimento a Cona si sono scritti fiumi di inchiostro ma non voglio esimermi dal portare alcune sintetiche considerazioni su questo argomento. A parte tutte le valutazioni sul perchè, sul dove e sul quando, penso di poter dire che per la facoltà il trasferimento a Cona potrebbe essere una occasione molto favorevole purché ci sia il rispetto totale delle nostre prerogative didattiche di ricerca e assistenziali. Per la parte assistenziale ci sono alcune difficoltà strutturali per quanto attiene la collocazione di medici, specializzandi, dottorandi e personale tecnico amministrativi ma che comunque potrebbero trovare soluzione attraverso una condivisione e una verifica UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 60 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato «Ricerca e didattica, Cona così com'è 07/07/2010 Il Resto del Carlino - Ferrara Pag. 4 (tiratura:206221) UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 61 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato delle criticità tra l'amministrazione ospedaliera e quella universitaria. Per quanto si attiene a ricerca e didattica, l'ospedale di Cona, così come è strutturato, è del tutto insufficiente a sopperire alle esigenze cui sta facendo fronte il vecchio Sant'Anna. Voglio ricordare che a Cona andranno circa 1.750 studenti (600 dal corso di laurea di medicina più tutti gli studenti che al nuovo ospedale dovranno fare i tirocini) e parte degli spazi di supporto alla didattica. Serve sicuramente una struttura didattica, che inizialmente era stata prevista di 14.000, poi di 3.000, infine di 1.000 metri quadrati. Certamente sarà necessaria una struttura vicino ai 14.000 metri per ospitare e rendere efficace il percorso formativo degli studenti e rendere capace l'Ateneo di offrire spazi adeguati per la ricerca». In una nota inviata al Carlino l'Università ha di recente sostenuto che a Cona è previsto il trasferimento solo del triennio del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, per un totale di 511 studenti. e che nei blocchi 34 e 35 ci sono posti per 916. Dunque lo spazio sembrerebbe essere sufficiente. «Sommando gli studenti che a Cona verranno a fare lezioni e tirocini a quelli che verranno a fare solo tirocini si arriva ad una cifra, e lo confermo, intorno a 1.750 e non 511. Le aule che eventualmente rimanessero libere, serviranno come sede di esami poiché a Cona solo ogni dipartimento e non, come è ora, ogni sezione, ha spazi per gli esami dei vari corsi di laurea, di specialità e di dottorato». Quindi a Cona le aule che ci sono bastano? «Per alcuni anni del solo corso di laurea di Medicina e chirurgia sono idonee, capienti, tecnologicamente avanzate e direi più che sufficienti. Mantengo invece qualche preoccupazione per le aule di alcuni corsi di laurea che con la chiusura del Sant'Anna e della scuola di via Carlo Mayr vedono perdere la loro sedi didattiche». Continuando a scorrere l'elenco dei problemi, troviamo quello relativo al trattamento economico e ai risvolti normativi del personale in convenzione. «E' una questione di difficile soluzione, ma assolutamente da risolvere poiché il personale universitario percepisce uno stipendio inferiore rispetto a quello ospedaliero, pur avendo gli stessi identici doveri assistenziali sommati a quelli peculiari della università , didattici e di ricerca». Un nuovo eletto - il rettore - e una riconferma, quella che la vedrà per altri tre anni preside di Medicina. Sembra di capire che nessuno dei due potrà dormire molto sugli allori. «Esatto. Molto più importante per ciò che attiene alla politica universitaria è stata l'elezione del rettore che nella figura del professor Nappi: credo che i colleghi abbiano voluto premiare la freschezza, la novità, la speranza, l'assenza di preconcetti e pregiudizi, l'apertura a tutte le componenti dell'Ateneo. Per quanto si attiene alla mia elezione è ovvia una naturale soddisfazione, ma so che sarà un gravoso impegno per la tutela delle qualità ed eccellenze della nostra facoltà». 07/07/2010 Il Resto del Carlino - Reggio emilia Pag. 18 (tiratura:206221) L' università di Parma cambierà il look del paese - SAN POLO - STUDENTI, laureandi e docenti della facoltà di architettura dell'università di Parma produrranno varie proposte per riqualificare gli spazi collettivi pubblici di San Polo, a costo zero, grazie ad una convenzione siglata dall'architetto Ana De Balbin, responsabile dell'ufficio tecnico del comune. I futuri architetti progetteranno la riqualificazione delle piazze del paese ma anche il parco lido e perfino il cimitero. "Per noi è una grande opportunità - dice il sindaco Mirca Carletti - far progettare la riqualificazione degli edifici e degli spazi pubblici all'università di Parma cioè all'eccellenza dell'architettura". Image: 20100707/foto/11047.jpg UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 62 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SAN POLO CONVENZIONE CON LA FACOLTA' DI ARCHITETTURA 07/07/2010 Avvenire - Ed. nazionale Pag. 4 (diffusione:105812, tiratura:151233) «Stati vegetativi coscienza sospesa ma spesso e e» Negli ultimi cinque anni scoperte sempre più significative sulle «attività cerebrali sommerse» con una serie importante di «correlati elettrici alla coscienza» Steven Lauryes: «Stimolando una zona dell'encefalo si provoca qualcosa di simile a un'esperienza di percezione extracorporea» Scienziati da tutto il mondo in Italia per fare il punto sul tema «Accertato che in alcuni casi la percezione rimane presente» PINO CIOCIOLA A BARONISSI (SALERNO) Poche certezze, però tali perché scientifiche. La prima è che in alcuni stati vegetativi c'è qualche percezione del mondo esterno. E se in questi stati il sistema cognitivo è disconnesso da quello motorio, non significa che non ci sia. Ancora un'altra certezza: lo stato vegetativo è una gravissima disabilità appunto del sistema cognitivo, ma oggi non esiste alcun metodo per valutarne il grado. Su tutto questo concordano gli scienziati che da domenica scorsa stanno partecipando alla terza "Conferenza internazionale su coma e coscienza" (che si chiude oggi), a Baronissi, nella facoltà di Medicina dell'Università di Salerno, organizzata da Michele Papa, neurologo, professore universitario a Napoli e membro della "European task force" sugli stati vegetativi. Quattro giorni che servono a ridisegnare il quadro complessivo degli stati vegetativi, sedici anni dopo le conclusioni della "Multi-SocietyTaskforceonPvs" americana, formata da un gruppo di esperti che nel 1994' accesero i riflettori _ . . . su una zona semisconosciuta della medicina e delle neuroscienze, ma che adesso le nuove, enormi, acquisizioni scientifiche, rendono indispensabile aggiornare (ambiti giuridici e legali compresi). Per farlo sono arrivati da mezzo mondo (in qualche caso a spese proprie, in altri grazie a fondi europei) , esperti come per esempio il neurologo della Weill Cornell University a New York, Nicholas Schifi, come il neuropsicologo della Cambridge University Adrian Owen o come Jonathan Victor, neurologo del Medicai CoUegee California University, come Joseph Fins neurologo e capo della Division of Medicai Ethics at Weill Cornell Medicai College New York University, ma come anche il genovese Walter Sannita, docente al Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Genova e alla State University of New York o come il belga Steven Lauryes. Il massimo livello, insomma. Così non è un caso che chiedano di cambiare la definizione scientifica ufficiale dello "stato vegetativo", proprio perché è una gravissima disabilita, trasformandola in ' Sindrome della veglia arelazionale " (ne potete leggete maggiori dettagli qui sotto, ndr). Tanto più che specie negli ultimi cinque anni si sono via via scoperte sempre maggiori «attività cerebrali sommerse» di chi è in questa condizione, come una serie di «correlati elettrici alla coscienza». Ed è sempre più radicata la tesi che anche il cervello possieda una sua «plasticità». E non a caso all'Istituto Sant'Anna di Crotone (che dal punto di vista clinico è l'avanguardia europea) si stanno realizzando Ridisegnato il quaaro complessivo di un problema che, da malattia quasi . sconosciuta, si avvia ad essere considerato «gravissima disabilità» scoperte destinate a provare che lo stato vegetativo non è l'angolo più remoto di un vuoto nero e assoluto. Resta naturalmente in piedi l'interrogativo vero, il più grande di tutti: cos'è la coscienza? E anche quelli conseguenti: dov'è e come si misura? Niente equivoci, finora è impossibile sia definirla, che provare scientificamente la sua esistenza e quindi misurarla. Ma esistono strade parallele che possono aprire a clamorose novità, come quella citata dallo stesso Lauryes: «Abbiamo scoperto che se stimoliamo una zona cerebrale, si può provocare qualcosa simile a un'esperienza di percezione extracorporea, tipica di chi ha vissuto una situazione di pre-morte». Ovvio che anche qui, in questi giorni, siano finiti a dover almeno sfiorare la filosofia e il metafisico: «È inevitabile farlo quando si parla di cervello e coscienza», dice Adam Zeman, neurologo di Edimburgo, della School of Psychology Washington Singer Laboratories Streatham Campus University of Exeter, membro della "European task force". Certo, l'approccio rimane quello scientifico, eppure per questo rigoroso. «"Ho deciso di morire prima" è diverso da "ho deciso di morire"», spiega Rosaria Elefante, biogiurista, anche lei membro della "task force". E, ancora secondo Adam Zeman, «non si può capire la coscienza guardando solo al cervello»... UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 63 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato l'incontro BIOETICA E SOCIETÀ Individuate anche alcune strade parallele che potrebbero in breve trasformarsi in clamorose novità. E spesso, come ha spiegato la biogiurista Elefante, si arriva a sfiorare il metafisico 07/07/2010 Il Mattino - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:79573, tiratura:108314) Ricerca, i tabù del posto fisso Oscar Giannino Da mesi la riforma dell'Università promossa dal ministro Gelmini avanza nel suo iter parlamentare. E da mesi sale il livello e il tono della protesta. Più avanti, qualche considerazione sulla riforma. Ma, prima, veniamo subito alla Sapienza di Roma. In alcune sue facoltà i docenti, per protesta contro la riforma, in accordo con gli studenti e il personale ausiliario, dopo il blocco degli esami hanno deciso di riprenderne lo svolgimento ma di notte, a lume di candela, «secondo un ordine fedele sia all'inversione di senso cui sembrano orientate le manovre del governo, sia al nuovo profilo di professori ombra, oscurati e delegittimati nella sostanza qualitativa e quantitativa del proprio impegno quotidiano», è stato dichiarato da alcuni docenti. La reazione del Rettore, professor Luigi Frati, che pure non risparmia anch'egli critiche alla riforma, non si è fatta attendere. Ha invitato tutti a non danneggiare oltremodo gli studenti desiderosi di dare gli esami. Ha bocciato come «inutilmente folkloriche» le sessioni notturne. In più, ha pronunciato giudizi che dovrebbero fare riflettere tutti, e che invece hanno suscitato sdegno e fischi. Che cosa ha detto, il professor Frati? Un'amara verità. Che, come tutte le verità, da scandalo. «Non credo che noi non siamo corresponsabili», ha detto il Rettore. «Il 30% dei ricercatori a Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell'ambito della ricerca scientifica, e in generale alla Sapienza il 10% dei ricercatori non ha prodotto nulla in 10 anni». Di qui la sua conclusione. Secca e precisa, come un colpo di bisturi: «Queste persone vanno cacciate dall'Università». >Segue a pag.18 Apriti cielo. Più ancora della condanna del situazionismo futurista degli esami notturni, e della tenace negazione che tutte le voci di bilancio pubblico debbano compartecipare a un dimagrimento della spesa per punti interi di Pii, invece di eccepire in ciascun settore l'eccezione a proprio vantaggio, come regolarmente capita in Italia a cominciare dall'orchestra della Scala, in sciopero pur senza che le sia stato tagliato alcunché) so no stati proprio i giudizi di Frati sui ricercatori a valergli una vera e propria ondata di riprovazione. Perché è sul punto dei ricercatori, che la riforma provoca per le sue scelte di fondo ancor più polemica che sul resto. Più polemica di quella riservata ai tagli alle dotazioni ma premiando le sedi capaci di risultati migliori e i docenti coi giudizi migliori; ai limiti per i mandati dei rettori; alle nuove norme per evitare l'assunzione di parenti; ai nuovi poteri dei cda rispetto al Senato accademico; alla possibilità di commissariamento in caso di dissesto finanziario, e di accorpamento per mettere un freno alle decine e decine di sedi moltiplicatesi inutilmente sul territorio. I ricercatori sono infatti l'ulrima leva della proliferazione ope legis di figure docenti nell'Università italiana, nate dalla fervida fantasia trentennale del legislatore d'ogni colore, alla ricerca di nuovi consensi con nuove sanatorie e immissioni in ruolo. Nati col decreto 382 del 1980 in teoria per fini prioritari di ricerca e solo per intregrare la didattica, hanno finito per rappresentare con oltre 24 mila unità il 35% dell'intero personale docente, rispetto ai 19 mila ordinari e altrettanti associati. La riforma Gelmini compie una scelta che ha del rivoluzionario, rispetto alla prassi quarantennale. Rifiuta la regolarizzazione a tutti i ricercatori, respinge il più sacro sin qui tra i diritti nel pubblico impiego italiano, e cioè il diritto acquisito. Per tutti gli attuali ricercatori e per quelli che saranno assunti nei nuovi concorsi fino a fine dell'anno prossimo abbassandone l'età minima da 36 - 36! - a 30 anni, dopo altri 2 contratti a termine di 3 anni o si passa come associati se giudicati idonei, oppure le porte dell'Università per loro si chiuderanno. E questa rottura di continuità, a scatenare la protesta. Perché nell'Università italiana, sin qui, nulla era più sacro del posto garantito a vita a chi vi aveva intanto messo piede. Solo assumendo a tempo indeterminato tutti i ricercatori, dice la sinistra, si può abbassare - peraltro di pochissimi anni, i ricercatori ormai sono per lo più ben ultracinquantenni - l'età media del corpo docente. E per questo gli associati e gli ordinari dovevano essere mandati in pensione prima, non consentendo loro di restare in cattedra fino a 70 anni e oltre come capita oggi, ma tutti a casa al 65esimo anno di età. Diritto acquisito e pensionamento anticipato invece che prolungato: ecco i fondamenti nei quali crede chi protesta. Per carità, la riforma Gelmini ha anche le sue pecche. Che purtroppo si sono di molto accentuate nell'esame parlamentare, visto che tra Camera e Senato UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 64 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'analisi 07/07/2010 Il Mattino - Ed. nazionale Pag. 1 (diffusione:79573, tiratura:108314) UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 65 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato gli accademici abbondano e ci hanno messo del loro, per abbattere per esempio il tetto minimo di 1500 ore di didattica e ricerca per i professori a tempo pieno, per cancellare la prevista certificazione della ricerca, per levare quel tetto minimo del 40% di membri esterni dai cda che i professori sentivano come presenza estranea e minacciosa, per rendere assai più vischiose che nella versione del ministro le procedure per sostituire i Rettori inadeguati. Ma sul punto di fondo toctato dal rettore Frati, non si può che concordare con lui. L'università dovrebbe essere un tempio di serietà. Per tutti, a cominciare dagli insegnanti. Torce e mascherate notturne andrebbero riservate al Carnevale. Ed eccellenza e merito sostituirsi all'egualitarismo in nome della pura anzianità di servizio. È chi protesta contro di questo, a meritarsi l'ombra. 07/07/2010 Libero - Ed. nazionale Pag. 1 (tiratura:224026) Il prof migliore d'Italia premiato e poi tagliato GIORDANO TEDOLDI C'è figura professionale più sfigata di quella del prof? E c'è prof più sfigato di Luca Piergiovanni? Sentite che storia, perché qui la sfiga assume dimensioni metafisiche, allegoriche e parla anche molto di come siamo combinati in Italia. Dunque (...) segue a pagina 23 (...) c'è un vecchio ragazzo di 37 anni e con la faccia un po' stropicciata da attore del neorealismo, il succitato Pergiovanni, uno sgobbone di Arezzo che si è fatto 4 anni di corso di laurea in lettere, 2 anni della SSIS (Scuola di Specializzazione per l'Insegnamento Secondario), 3 corsi di perfezionamento e ha firmato un paio di pubblicazioni scientifiche e con questo curriculum a prova di bomba gli tocca fare il vagabondo per gli istituti scolastici del comasco a 800 euro al mese perché è un insegnante precario, non ha una cattedra che possa definire sua, e ogni primo luglio si iscrive alle liste di disoccupazione. Voi direte che è una storia vecchia, chissà quanti si trovano nelle stesse condizioni e non finiscono sui giornali, eccetera. Un momento, lo sgobbone dottor Luca Piergiovanni senza posto fisso non è un insegnante (precario) qualunque, è il docente dell'anno. E non perché lo dica qualche sindacalista di quelli "giù le mani dalla scuola pubblica", macché, lo dice la Microsoft, l'azienda più al passo coi tempi che ci sia, che ha indetto un concorso nazionale, insieme all'Associazione nazionale presidi, per premiare "chi sa migliorare la didattica nelle scuole attraverso la tecnologia", il docente dell'anno appunto. E Luca Piergiovanni ha vinto, primo tra tutti i docenti italiani, sarà lo stesso ministro Gelmini a premiarlo. Lo stesso ministro che, «sono i paradossi dell'Italia» commenta spiritosamente il nostro, nelle scorse settimane l'ha lasciato a casa insieme a decine di altri precari dell'insegnamento. Un po' come conferire il pallone d'oro a un calciatore e poi dirgli: «Be', abbiamo controllato le liste, tu domenica stai in panchina». Ignoriamo i cabalistici meccanismi che conducono all'assunzione di un prof precario, ma non possiamo notare che questo, oltre che un paradosso italiano, è un esempio clamoroso delle condizioni borboniche in cui versa la nostra scuola. Sarà un decennio che si organizzano tavole rotonde circa la necessità di svecchiare la didattica, utilizzare le nuove tecnologie, tutti citano internet, google, gli e-book, l'interdisciplinarie tà e la multimedialità come strumenti indispensabili per la formazione dei ragazzi del ventunesimo secolo, e poi il "docente dell'anno", che si mostra il più capace proprio in questo campo, lo mandiamo in giro per provveditorati e per uffici scolastici provinciali a 37 anni suonati cercando di acchiappare un'altra cattedra provvisoria, a cui aggrapparsi come una zattera per non affondare. Che lungimiranza, che meritocrazia (parola che, ora possiamo dirlo ufficialmente, merita di diritto il posto nella categoria dell'aria fritta). Luca Pergiovanni, essendo evidentemente un tipo abituato a fare anziché chiacchierare, non si lamenta e lavora con quello che ha a disposizione: fa sapere che il ministro Brunetta gli ha dato un computer e lui l'ha assegnato alla sua classe, la scorsa settimana l'hanno invitato a due festival dell'innova zione digitale a Firenze e a Venezia e lui ha pagato metà del viaggio ai suoi studenti. Ragazzini delle medie che evidentemente con lui si sentono motivati, se vanno volontariamente a scuola a luglio per finire progetti iniziati durante l'anno. Negli ultimi cinque anni, Luca Piergiovanni ha cambiato 4 scuole, c'è stato un periodo che, non avendo una cattedra, si è messo a fare il deejay, «e pensare che abitavo davanti a una scuola media», ricorda. Ora non sa se a settembre potrà tornare a insegnare, lavora ai programmi di educazione digitale che quest'anno gli hanno consentito di arrotondare gli 800 euro della cattedra, si gode la soddisfazione di essere il "docen te dell'anno", forse nel senso che i contratti che gli fanno sono sempre annuali. Magari, gentile ministro Gelmini, Luca Piergiovanni preferirebbe essere un docente come tanti, con una sua classe e uno stipendio acconcio con cui allenare i suoi ragazzi alle sfide del futuro, anziché stare in panchina rigirandosi il premio in mano. Foto: PREMIATO DALLA GELMINI Luca Piergiovanni ha vinto il concorso nazionale organizzato dalla Microsoft che premia "chi sa migliorare la didattica nelle scuole attraverso la tecnologia". È stato premiato dal ministro Gelmini UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 66 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Un precario lasciato a casa 07/07/2010 Libero - Roma Pag. 49 (tiratura:224026) «Per colpa dei prof slitta la nostra laurea» RITA CAVALLARO «Sono allibita, la mia laurea slitterà di un paio di mesi». È arrabbiata Marta, una studentessa di 24 anni che frequenta la Facoltà di Lettere a La Sapienza. La protesta di docenti e ricercatori, che hanno indetto 3 giorni di esami in notturna e all'aperto contro i tagli alla ricerca previsti dalla riforma Gelmini e dalla recente manovra finanziaria non piace per nulla ai ragazzi che vogliono studiare. Laura è una di questi, una giovane bionda e minuta, con un piano di studi rigido per arrivare alla laurea prima del prossimo anno accademico. Ieri era in facoltà, a cercare i professori con cui, il 13 e il 14, avrebbe dovuto dare gli esami. Docenti che, però, hanno aderito alla protesta e interrogheranno i ragazzi di notte e tra i viali dell'università. «Non è possibile, per questo "scherzetto" rischio di dover pagare le tasse», si lamenta con alcuni colleghi. Il problema di Laura è che martedì prossimo il suo appello sarà dalle 21 alle 5 e che mercoledì mattina avrebbe dovuto fare un'altra materia. «Mi hanno creato un bel problema con l'appello di notte», spiega la studentessa. «Solitamente vado a dormire alle 2 e invece martedì dovrò stare in facoltà, sveglia, ad aspettare il colloquio con il professore. Già sostenere l'esame è stressante, a questo si aggiunge la stanchezza, il sonno, le televisioni che saranno presenti. La cosa più grave è che la mattina dopo dovrei farne un altro, ma stando sveglia tutta la notte non ce la farò a presentarmi. Quindi», aggiunge delusa, «dovrò rinunciare e sostenerlo a settembre, visto che non sono in calendario altre date. La mia laurea si allontana». Gli fa eco un altro studente, che ha da poco parlato con il prof e scoperto che anche a lui tocca l'esame di notte: «Capisco il problema dei tagli, ma non sono d'ac cordo con il tipo di protesta. Così ci penalizzano. Sembra una sorta di scappatoia all'interruzione del pubblico servizio, perché in questo modo lavorano, ma costringono molti studenti a non presentarsi all'appello. La cosa positiva», ironizza, «è che forse i professori, per evitare critiche di gente imbufalita, promuoveranno tutti quelli che sosterranno l'esame al buio». L'appuntamento dunque è il 12 e il 14 luglio, mattina e pomeriggio, per le strade dell'università, mentre il 13 di notte, dalle 21 fino all'alba. «Per ora hanno aderito all'iniziativa 25 docenti», ha spiegato il preside della Facoltà di Lettere, Franco Piperno, «e sono previsti circa 500-600 studenti». Piperno ha sottolineato che «la protesta necessita sacrifici sia da parte dei docenti che degli universitari. Ma non penalizza i ragazzi, perché gli appelli si faranno. Non si tratta di esperimenti di chimica o problemi di matematica, sono colloqui che possono essere sostenuti all'aperto. La settimana successiva, comunque», ha precisato, «gli esami riprenderanno regolarmente. Qualora però non ci siano risposte da parte del governo, non escludiamo che la protesta continui». UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 67 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Esami notturni a La Sapienza 07/07/2010 Il Tempo - Abruzzo pe (tiratura:76264) Prc lancia l'allarme lavoro A settembre 300 posti in meno @BORDERO:#ALEGIO-AQUI@%@ «Gli effetti della riforma Gelmini nel territorio provinciale del cratere provocheranno pesanti tagli tra i docenti e personale Ata che acuiranno quelli già registrati nell'anno scolastico appena concluso». A dichiararlo è l'ex consigliere provinciale Gabriele Perilli, fresco di adesione al partito di Rifondazione comunista. «Il Ministro dell'istruzione - ha aggiunto Perilli - aveva annunciato una sospensione dei tagli mentre le previsioni per l'anno scolastico 2010-2011 ci parlano di meno 54 docenti per le primarie, meno 63 per le medie e meno 100 per le superiori. Cento saranno i posti in meno tra il personale Ata (tecnico e amministrativo). Ci sarà anche un calo delle iscrizioni perchè molte famiglie non sono rientrate: -350 alla scuola primaria, -160 alle medie e - 150 alle superiori». Prc rimane fuori dalla Giunta mentre sul neo assessore Pezzopane il capogruppo del partito Enrico Perilli ha dichiarato: «Aspettiamo di conoscere i criteri per l'assegnazione delle case». L'ex assessore Lattanzi, commentando le dimissioni del direttore generale Cordeschi, ha invece commentato: «Per 28 mesi mi ha messo il bastone tra le ruote». Contro la riforma Gelmini anche l'Università dell'Aquila ha annunciato la propria adesione alla mobilitazione nazionale in corso. UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 68 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Scuole 07/07/2010 ItaliaOggi Pag. 6 (diffusione:88538, tiratura:156000) Draghi chiama a corte 50 economisti Prepareranno studi e papers per i 150 anni dell'Italia unita Infornata di consulenti alla Banca d'Italia. Negli ultimi tre mesi è arrivata alla corte di Mario Draghi una decina di economisti, tutti reclutati per «attività di studio e ricerca». Ma il numero finale è destinato a salire, perché si tratta della pattuglia di economisti a cui palazzo Koch ha deciso di affidare una serie di studi e di papers in occasione dei 150 anni dell'Italia unita. Un lavoro, questo messo in moto da via Nazionale, che culminerà nell'autunno del 2011 con un convegno in cui queste fatiche scientifiche verranno condivise. Per il momento il dato certo è che nel programma preliminare la Banca d'Italia ha commissionato 17 papers, 5 serie statistiche e una ricerca. Il tutto per il coinvolgimento di circa 50 economisti. È presente anche un comitato scientifico, presieduto dal direttore generale di via Nazionale, Fabrizio Saccomanni, e composto da Alfredo Gigliobianco (Banca d'Italia), Kevin O'Rourke (Trinity College di Dublino), Marco Pagano (università Federico II di Napoli), Salvatore Rossi (Banca d'Italia) Gianni Toniolo (Luiss e Duke University), Nicholas Crafts (university of Warwick) e gli economisti bocconiani Francesco Giavazzi e Fabrizio Onida. La presenza dei bocconiani, nel gruppo scientifico, è consistente. Tra quelli già arruolati tra i consulenti c'è lo stesso Onida, che per un paper su innovazione e internazionalizzazione dei marchi italiani percepirà un compenso di 7.500 euro. Il suo lavoro verrà preparato con un altro bocconiano, ovvero Giuseppe Berta. Bocconiani sono anche Franco Amatori e Andrea Colli, che per un lavoro su imprenditorialità e tecnologia incasseranno 7.500 euro ciascuno. I gettoni più cospicui arrivano a 10 mila euro. Tanti verranno dati a Stephen Broadberry, dell'università di Warwick, per un'analisi settoriale dello sviluppo italiano dal 1861 al 2011, a John Cantwell, della Rutgers Business School, a Giuseppe Bertola dell'università di Torino, a Barry Eichengreen di Berkeley, a Gianni Vecchi dell'università di Roma Tor Vergata e a Stefano Battilossi dell'università Carlos III di Madrid.I lavori che questo drappello di studiosi sarà chiamato a realizzare sono vari: si va dal sistema finanziario alla bilancia dei pagamenti, dai processi di innovazione alle analisi sulle diseguaglianze dei redditi in Italia. Più o meno tutti questi papers seguiranno gli argomenti in una prospettiva storica. Tra gli studiosi italiani, contemplati all'interno del programma stilato da palazzo Koch ma non ancora presenti nella lista dei consulenti, compiano anche Luigi Guiso (European University Institute di Firenze), Giulio Napolitano, figlio del presidente della repubblica e giurista dell'università di Roma Tre, e Marcello De Cecco (Scuola normale superiore di Pisa).Nel programma sono previste anche cinque serie statistiche, che riguarderanno, tra gli altri argomenti, il commercio estero, il settore bancario e i servizi. Insomma, sarà una mappatura complessa. Per il momento, da quanto si apprende dall'aggiornamento della lista dei consulenti, palazzo Koch ha deliberato i compenso di 11 economisti, per un totale di 95 mila euro. UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 69 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ecco il programma di celebrazioni. A ogni studioso un compenso tra i 5 mila e i 10 mila euro 07/07/2010 L Unita - Firenze Pag. 1 (diffusione:54625, tiratura:359000) Orlando Paris GIOVENTÙ PRECARIA In questi giorni in Parlamento è in discussione l'ennesimo disegno di legge di riforma dell'università. Governance, Cda, ricercatori, dipartimenti e concorsi: sono gli aspetti tecnici della riforma, sui quali però non vale la pena soffermarsi. La vera riforma, infatti, la sta facendo il Ministero dell'Economia, attraverso i tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario (circa 3 miliardi) e attraverso il blocco delle assunzioni. Solamente nella finanziaria 2010 il governo ha tagliato di 400 milioni i finanziamenti alle università pubbliche e di 12 milioni gli interventi per il diritto allo studio. Come se non bastasse, per il prossimo anno è previsto un nuovo taglio di circa un miliardo. L'effetto sarà il ridimensionamento drastico dei fondi destinati alla ricerca, all'innovazione e al diritto allo studio: chi vorrà studiare e fare ricerca si dovrà rivolgere ai privati, oppure dovrà andare all'estero. Nel frattempo oggi a Siena ci sono le elezioni per il nuovo rettore. Tre i candidati che si sono scontrati in una campagna elettorale caratterizzata dalle belle parole, come «bisogna puntare sui giovani ricercatori» o «essere creativi». Non un riferimento alla riforma Gelmini e ai pesantissimi tagli che mettono in discussione la sopravvivenza dell'Università pubblica. Non è inquietante? UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 70 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato UNIVERSITÀ LARGO AI PRIVATI 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - NordEst Pag. 10 (diffusione:75240, tiratura:224000) Il terziario chiama l' università Crescita zero nel 2009 - Il presidente Potti: «Più dialogo tra imprese e servizi» Silvia Zanardi In Veneto non sono in calo ma in crescita zero, uno spazio bianco che permette di riflettere su come ottimizzare le risorse: ricerca con le università, dialogo e banda larga. Parliamo della galassia del terziario avanzato, popolata dai pianeti delle telecomunicazioni, del marketing, della consulenza, degli studi di architettura e ingegneria. E, ancora, dei servizi di traduzione, delle certificazioni e dei controlli di qualità. Sono i servizi esterni che utilizzano le tecnologie per soddisfare le richieste delle aziende. In regione, nel decennio 1998-2008, questi servizi tecnologici si sono costantemente moltiplicati, arrivando a rappresentare il 20% dell'economia veneta. Dalle 33.644 unità produttive del 1998 si è passati, in dieci anni, a 66.170 con un incremento del 96,7 per cento. E Padova, per la nascita di servizi tecnologici, è in assoluto la provincia più fertile: nel decennio considerato, le sue unità locali sono passate da 7.520 a 15.313, con un aumento del +103,6 per cento. Il settore più richiesto è quello delle telecomunicazioni, passate da 25 a 206 unità locali (+724%). Ma come è andato il 2009? Gli indicatori nazionali descrivono un trend negativo: in base ai dati di contabilità nazionale dell'Istat, si stima una perdita di valore di oltre 2,2 miliardi di euro (-1,6%). E sul fronte dell'occupazione i servizi innovativi e tecnologici hanno chiuso il 2009 con un calo dell'1,2% rispetto al 2008: oltre 30mila occupati in meno in media d'anno, tutti lavoratori "indipendenti". In questo panorama, Gianni Potti, imprenditore e presidente del raggruppamento dei servizi innovativi di Confindustria Veneto, è però ottimista: «Nel 2009 in pochi hanno avuto il coraggio di assumere nuovi dipendenti. Tuttavia, nonostante la brusca frenata della crisi, il terziario avanzato tiene». «Ciò su cui bisogna insistere ancora molto, approfittando anche di questo momento di stallo, è il dialogo fra imprese e fra imprese e servizi - continua Potti -. In particolare, va intensificato il rapporto tra manifatturiero e tecnologie». Un limite del Veneto, per il settore, riguarda la dimensione delle imprese. «Siamo troppo piccoli e, per questo, dobbiamo puntare di più alle aggregazioni, alle joint venture, ai consorzi: ne abbiamo bisogno per rafforzarci», dice Potti. E l'imprenditore riflette anche sull'attività dei parchi tecnologici di Verona, Padova e Venezia: «Possiamo pensare il Veneto come un grande parco tecnologico, ma le risorse vanno ottimizzate, a partire dal rapporto di scambio fra i vari parchi». «Ma ancor più importante è intensificare il loro rapporto con le università, che nella nostra regione è ancora troppo carente - incalza Potti -. Coltivare una collaborazione continuativa con gli istituti accademici significa fare ricerca a costi bassissimi: è un'opportunità da sfruttare al massimo». E poi il capitolo-banda larga, che mette in rete le imprese consentendo uno scambio rapido e continuo di materiali. «Fra due anni, in Veneto, puntiamo a essere coperti per il 90-95% dai 2 mega di potenza. L'obiettivo è arrivare a 100 mega, ma ci vorrà del tempo. Entro l'anno, 160 comuni veneti verranno coperti dalla banda grazie ai 26 milioni di finanziamento del ministero per lo sviluppo economico». © RIPRODUZIONE RISERVATA Presenza sul territorio Le unità locali dei Servizi Innovativi e Tecnologici nel Veneto per la tabella fare riferimento al pdf - Fonte: Ufficio Studi Confindustria Padova su dati Infocamere Gianni Potti SERVIZI INNOVATIVI CONFIND. VENETO Lungimiranza. Le risorse vanno ottimizzate a partire dallo scambio fra i vari parchi tecnologici. Come imprese siamo troppo piccoli, dobbiamo puntare ai consorzi UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 71 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Distretti. Il comparto vuole intensificare il contatto con i parchi tecnologici degli atenei 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - NordEst Pag. 10 (diffusione:75240, tiratura:224000) UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 72 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato foto="/immagini/milano/photo/208/12/10/20100707/p10g_redazok~1s4yp.jpg" XY="211 299" Croprect="81 24 167 131" 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - NordOvest Pag. 2 (diffusione:75240, tiratura:224000) Città della salute al via Intesa pronta alla firma Accordo raggiunto tra Regione, Comune di Torino e ateneo TORINO Filomena Greco Accordo fatto tra Regione Piemonte, Comune e università di Torino per avviare la progettazione della Città della salute di Torino. È alla firma del rettore Ezio Pellizzetti, dell'assessore all'urbanistica Mario Viano e dell'assessore piemontese alla sanità Caterina Ferrero la bozza del protocollo d'intesa per la realizzazione del nuovo «ospedale di insegnamento» e delle aree destinate alla ricerca, alla didattica, all'incubatore di imprese e alle residenze. Primo step saranno proprio gli interventi sull'ospedale San Giovanni BattistaMolinette, ritenuti da sanitari e mondo accademico di massima urgenza. Il progetto si concentra sull'area sud delle Molinette: qui, dove ora c'è il reparto di neurologia (da abbattere), sorgerà la prima delle quattro torri (area 1) che comporranno il nuovo ospedale, quella che dovrebbe ospitare i reparti di medicina generale e le varie specialistiche, con al piano terra il pronto soccorso in comune con la torre delle chirurgie; quest'ultima sarà costruita sempre nella zona sud, dove ora c'è il reparto di dermatologia (anch'esso da abbattere) e ospiterà le 18 chirurgie - sparse in tutto l'ospedale -, i servizi per la diagnostica, la medicina d'urgenza, la terapia intensiva e la rianimazione (area 2); la terza torre, collegata alle chirurgie, sarà realizzata nello spazio del campo Bacigalupo e conterrà il materno-infantile (ostetricia, neonatologia e pediatria specialistica) con il Sant'Anna e il Regina Margherita destinati a chiudere i battenti (area 3); una quarta costruzione sarà rappresentata dalla sopraelevazione di tre piani del Coes, il Centro oncologico ed ematologico subalpino (area 4): un piano da destinare all'università, per la ricerca, un secondo da riservare al dipartimento di neuroscienze, il terzo da decidere. «È importante - sottolinea Giorgio Palestro, preside della facoltà di medicina dell'università torinese - che in poco più di un mese si sia trovato un accordo su un intervento che è di assoluta urgenza». Dati alla mano, mantenere in vita un ospedale come le Molinette, riconosciuto come una realtà d'eccellenza, costa tra i 20 e i 22 milioni all'anno. «È un costo altissimo - osserva Palestro - sostenuto semplicemente per far andare avanti un ospedale "vecchio", senza nessuna prospettiva di sviluppo o di investimento». Una cifra così, spalmata su dieci anni, darebbe linfa vitale al progetto della Città della salute. Non ha dubbi Palestro: «Garantirebbero la realizzazione di un progetto innovativo». Dal ministero, poi, arriverebbero tra i 250 e i 270 milioni. I terreni di proprietà dell'Università e degli ospedali hanno un valore che si aggira sui 650 milioni, senza contare però i vincoli della Soprintendenza sui fabbricati esistenti. In totale, realizzare la Città della salute costerebbe, secondo una stima dell'università, un miliardo e mezzo. Il nuovo Molinette sarà un ospedale da 700-750 posti letti (rispetto ai 1.200 attuali), accanto al maternoinfantile, che raggiungerà le 350 disponibilità rispetto ai 660 posti attualmente disponibili. Questa quantificazione prelude a una riduzione dei letti di ostetricia nella torre, a favore di un eventuale potenziamento del servizio al San Giovanni Bosco, ospedale di riferimento per l'area nord della città. E allo spostamento di ginecologia nella torre riservata alle degenze. Lo spazio utile a disposizione nell'area Molinette è pari a 160mila metri quadri circa, meno della metà saranno destinati al nuovo ospedale, il resto dovrebbe essere destinato alla cittadella. A quest'area bisogna poi aggiungere i centomila mq di Sant'Anna-Regina Margherita, ed eventuali ramificazioni in zona. L'università un modello di Città della salute ce l'ha, ed è stato elaborato da Annamaria Bosia, docente di biochimica e autrice, insieme al nuovo preside di facoltà - in carica a partire da ottobre - Enzo Ghigo, di uno "schizzo", come lo definisce. «Si tratta di una elaborazione realizzata - spiega - sul modello degli ospedali di insegnamento esistenti nel mondo». Il polo della ricerca, stando alle ultime proiezioni presentate in maniera congiunta da Ghigo e Palestro, dovrebbe estendersi su 45mila metri quadrati. I servizi per la didattica dovrebbero occuparne 40mila, altri 34mila dovrebbero essere destinati all'incubatore di imprese, 15mila agli UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 73 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato SANITÀ TRA PROGETTI E TAGLI 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - NordOvest Pag. 2 (diffusione:75240, tiratura:224000) UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 74 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato spazi dedicati alla ricettività di studenti e pazienti nelle fasi di pre e post ricovero. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA GLI SPAZI 160mila mq Molinette È lo spazio su cui si estende l'attuale ospedale delle Molinette. Meno della metà, nell'area sud, sarà riservata alla realizzazione degli spazi del nuovo ospedale d'insegnamento, il resto sarà da destinarsi 100mila mq Le chiusure Si tratta della superficie occupata dai due ospedali, l'infantile Regina Margherita e l'ostetrico-ginecologico Sant'Anna, destinati a chiudere i battenti una volta costruito il nuovo ospedale delle Molinette grafico="/immagini/milano/graphic/203//torino3713_1.eps" XY="2137 1300" Croprect="83 100 2058 1300" Foto: AREA 1 Nell'area attualmente occupata dal dipartimento di neuroscienze sorgerà la torre delle medicine, riservata ai reparti di medicina generale e alle varie specialistiche. Il nuovo Molinette avrà 700-750 posti letto AREA 4 L'area del Coes, centro oncologico ed ematologico subalpino, sarà sopraelevata di tre piani AREA 3 Nell'area di Bacigalupo sorgerà la torre materno-infantile, dove saranno spostati una parte dei reparti di Regina Margherita e Sant'Anna. In totale ospiterà circa 350-400 posti letto AREA 2 Nell'area 2, ora sede del reparto di dermatologia, sorgerà la torre chirurgica. Riunirà le 18 chirurgie sparse nelle diverse strutture delle Molinette 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - NordOvest Pag. 6 (diffusione:75240, tiratura:224000) Cari universitari, siamo nei guai Questa è la lettera aperta che abbiamo inviato qualche giorno fa agli studenti della facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università del Piemonte orientale e alle loro famiglie. Nell'iniziare questa sessione di esami di profitto/di laurea i docenti esprimono tutta la loro preoccupazione per la gravissima situazione in cui versa l' università italiana. Al disegno di legge per la riforma universitaria, in via di approvazione, che colpisce alle fondamenta l' università italiana, la manovra finanziaria ha recentemente aggiunto pesanti tagli, che penalizzano soprattutto i ricercatori e i docenti più giovani. Tali misure arrivano al termine di numerosi anni durante i quali a promesse di fondi per la ricerca hanno al contrario fatto seguito sistematiche riduzioni di finanziamento. Vogliamo qui di seguito limitarci a elencare alcuni dei principali effetti che, indirettamente e direttamente, ricadranno su di voi, così come sugli studenti di tutte le università italiane: riduzione numerica dei professori, attraverso una forte limitazione del turn over, e drastico taglio dei finanziamenti per contratti di insegnamento; riduzione di fondi per dottorati, assegni di ricerca, borse di studio; riduzione dei progetti didattici e/o di ricerca che potranno essere finanziati dalle università; riduzione delle possibilità di aggiornamento di molte strutture (biblioteche, aule informatiche, ecc.). Riteniamo che gli studenti, così come tutta l'opinione pubblica, debbano essere consapevoli del fatto che i tagli ai finanziamenti inevitabilmente ridurranno la possibilità per i docenti di svolgere efficacemente attività di ricerca di alto livello e avranno quindi ricadute negative sulla qualità della didattica che dalla ricerca trae linfa vitale. Il discredito in cui si è voluto far cadere l'università italiana è largamente immotivato, ed è anche mosso da precisi interessi di chi vuole indebolire la crescita culturale del Paese attraverso un sistematico attacco alla ricerca di base, che sola può permettere vera autonomia e libertà di pensiero. Mentre le nazioni più economicamente e culturalmente avanzate reagiscono alla crisi rafforzando gli investimenti per la ricerca, l'Italia si muove esattamente nella direzione opposta, come se fosse possibile far fronte alla globalizzazione del mondo attuale promuovendo un modello di società in cui la cultura di alto livello è per un verso screditata, per l'altro irraggiungibile, se non a prezzo di sacrifici personali e mettendo in conto un futuro sempre più incerto. Si tratta di una visione fortemente miope e stigmatizzata da seri studi di istituzioni indipendenti (per esempio, la stessa Banca d'Italia) che mostrano come la spesa statale per l'istruzione costituisca la forma più redditizia di investimento. Oltre che aiutare la formazione critica dei cittadini, l'istruzione è quindi economicamente conveniente. I docenti della Facoltà di Lettere e Filosofia, per il momento (e per non danneggiare gli studenti), si sono astenuti da forme di protesta come il blocco degli esami e delle tesi. Per le ragioni sopra esposte, chiedono tuttavia agli studenti stessi una decisiva solidarietà. Se la situazione complessiva non muterà, si riservano di avviare, anche in forma concertata con altre facoltà e atenei italiani, più decise e radicali forme di protesta. Consiglio di Facoltà di Lettere e Filosofia Università Piemonte orientale UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 75 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Lettere al Sole 24 Ore-NordOvest 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - NordOvest Pag. 11 (diffusione:75240, tiratura:224000) Gli atenei si alleano: 2 milioni la dote di partenza Oltre 180mila studenti, circa 12.500 docenti e ricercatori, sei atenei coinvolti: sono questi i numeri del neonato Pres, il polo di ricerca e insegnamento universitario Euro-Mediterraneo a cui hanno deciso di dar vita le università di Torino e Genova insieme a quelle francesi di Nizza, Tolone, Paris VI e Corsica. Il nuovo partenariato costituisce una novità a livello europeo, afferma infatti Ezio Pelizzetti, rettore dell'Università di Torino: «È la prima volta che in ambito universitario si decide di costituire un Gect, un Gruppo europeo di cooperazione Territoriale che permette di gestire attività transfrontaliere avendo personalità giuridica e una maggiore visibilità internazionale». L'attenzione internazionale è quella che vogliono guadagnarsi le tematiche prioritarie a cui saranno dedicate le prime attività di ricerca e didattica del nuovo polo: tutela del mare e delle zone costiere, incremento nello studio di energie rinnovabili, sviluppo di progetti legati ad ambiente, salute e settore agro-alimentare. «È proprio l'importanza internazionale di questi temi a dettare la natura del nuovo polo di ricerca - interviene Philippe Tchamitchian, rettore dell'Università di Tolone-: quella che è appena stata creata non è una super-università, ma uno spazio dove trattare quelle problematiche scientifiche di livello-superiore, che non potrebbero essere affrontate con le risorse di un solo ateneo e che soprattutto costituiscono un interesse prioritario per tutto il territorio». Centrale - nel nuovo progetto di cooperazione - è la dislocazione geografica delle università, tra le quali spiccano quelle dell'euro-regione Alpi-Mediterraneo: «È da quattro anni che stiamo studiando l'istituzione di questo polo - aggiune Albert Marouani, rettore dell'ateneo di Nizza-. Lle basi sono state poste dagli accordi per il rilascio nell'area di diplomi di doppia-laurea, per esempio quelli stretti già nel 1998 con l'Università di Torino, e dai risultati conseguiti dal progetto Sfide, una struttura comune di ricerca che vede la collaborazione degli atenei di Nizza, Torino e Genova». Il Pres, presentato nel capoluogo piemontese la scorsa settimana, può contare al momento su un contributo di 2 milioni di euro messi a disposizione dalle università coinvolte. «Grazie alle potenzialità offerte dall'essere un Gect - precisa Giacomo Deferrari, rettore dell'ateneo di Genova - contiamo di aprire a enti locali e istituzioni europee e ottenere così nuovi finanziamenti». Eleonora Palermo © RIPRODUZIONE RISERVATA UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 76 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato UNIVERSITÀ 07/07/2010 Il Fatto Quotidiano - Ed. nazionale Pag. 5 (tiratura:100000) Caterina Perniconi Isoldi da dividere sono pochi. Per l'università e la ricerca, pochissimi. Questione di priorità. É per questo motivo che in tutti gli atenei italiani si sta sviluppando la protesta contro un governo che taglia orizzontalmente, a partire dai settori che dovrebbero trainare il Paese. La Seconda Università degli Studi di Napoli ha approvato una mozione congiunta del Senato accademico insieme al consiglio d'a m m i n i s t razione per chiedere al governo i soldi per andare avanti. "In queste condizioni non riusciamo a garantire la normale didattica - spiega il Rettore Franco Rossi - e non è un problema soltanto nostro, ma di tutti gli atenei". Nella mozione viene richiesto "lo stanziamento di adeguate risorse finanziarie attraverso la cancellazione dei tagli del finanziamento ordinario previsti dalla finanziaria del 2008". Infatti il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, aveva previsto tre anni fa il taglio di 8 miliardi di 10 anni. Un miliardo e 300 milioni solo nel 2011. Nella manovra in discussione è atteso un emendamento per la copertura degli stipendi. La richiesta, arrivata anche da Confindustria e dalla Conferenza dei rettori, era di 950 milioni. "Se ci sarà una modifica - s p i ega il senatore del Partito democratico Antonio Rusconi - non supererà gli 800 milioni. Una cifra che non basta a pagare gli scatti di anzianità e garantisce la pura sussistenza degli atenei". Spariti anche i 400 milioni che dovevano essere recuperati dallo scudo fiscale. "Siamo tutti in ginocchio - afferma il Rettore Rossi - l'università pubblica in primis che non può alzare le tasse, e noi al Sud ancorà di più. La protesta continuerà in tutti i modi possibili per garantire il diritto allo studio". I PROFESSORI. La riforma del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, che resterà chiusa nei cassetti di Palazzo Madama anche la prossima settimana, è riuscita a scontentare tutti. Gli insegnanti e gli studenti stanno studiando forme di protesta congiunte. A La Sapienza di Roma il Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia, ha deciso una forma di protesta spettacolare: dopo il rinvio degli esami di una settimana, il giorni 12, 13 e 14 luglio gli appelli saranno tenuti o nelle strade della città universitaria o "al buio" nei locali della facoltà nelle ore notturne. "Quest'iniziativa estrema - spiegano gli insegnanti de La Sapienza - i ntende indicare anche simbolicamente che un'università indebolita nel finanziamento e negli investimenti da parte dello stato è destinata a vivere periodi bui e a finire in strada, perdendo anche le sue strutture fondamentali". Il Consiglio di Facoltà ha anche espresso le difficoltà di sostenere l'offerta formativa del prossimo anno accademico e dei successivi, in presenza di un quadro normativo e finanziario così penalizzante come quello prefigurato dalla riforma Gelmini e dalla legge 133. I RICERCATORI. Una delle cause per cui l'Università potrebbe aprire a settembre fortemente menomata è la riforma del reclutamento dei ricercatori. Infatti la riforma Gelmini prevede la cancellazione della terza fascia docente. E la categoria sta mettendo in atto uno sciopero della didattica al fine di dimostrare che più docenti di loro, negli atenei, non ce ne sono. Secondo le nuove norme arriveranno all'abilitazione i ricercatori che saranno stati contrattualizzati a tempo determinato per 6 anni (3+3). Al termine dei 6 anni il ricercatore, se abilitato, sarà confermato a tempo indeterminato come associato. Soldi permettendo. Che per il momento le università non hanno. Gli altri 25 mila, oggi presenti nelle università, sono tagliati fuori da qualsiasi tipo di prosecuzione della carriera. "Per un ricercatore che guadagna 1200 euro al mese - spiega ancora Franco Rossi - uno scatto stipendiale e la possibilità di proseguire nella carriera non sono secondari. Anzi, hanno un grande sig n i fi c a t o ". I ricercatori non chiedono un ope legis per una trasformazione di massa in docenti associati, ma regole chiare per il riconoscimento delle ore di didattica svolte per non entrare in conflitto con i nuovi arrivati a tempo determinato. Il rischio, infatti, è quello di fare un lavoro diverso da quello che spetterebbe loro, cioè la produzione scientifica, e di non vederlo riconosciuto. Essendo magari etichettati come "fa n nu l l o n i " dal rettore della Sapienza, Luigi Frati. GLI STUDENTI. Coloro che spesso sono i più combattivi contro le riforme, cioè gli studenti, questa volta sono quasi spettatori della rivolta universitaria. Per non perdere sessioni d'esame e borse di studio, gli iscritti a Roma hanno chiesto ai professori di non interrompere totalmente la sessione d'esame ma di trovare una forma di protesta UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 77 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L' università appesa a un filo: protestano prof e studenti 07/07/2010 Il Fatto Quotidiano - Ed. nazionale Pag. 5 (tiratura:100000) UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 78 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato comune. Sono nati così gli "esami notturni". In più, nella riforma c'è un altro punto che spaventa gli studenti, e cioè la creazione di un fondo per il merito, con la riduzione delle borse di studio per reddito. "Ma la valutazione - spiega Elena Monticelli del coordinamento universitario Link - non sarà fatta realmente sulla bravura degli studenti, ma con un test a crocette uguale per tutti. Sostanzialmente un finanziamento sulla fortuna". MANCA ANCORA L'EMENDAMENTO CHE RIPRISTINA I 950 MILIONI PER GLI STIPENDI. AL MASSIMO NE ARRIVERANNO 800, ADDIO SCATTI D'ANZIANITÀ 06/07/2010 Il Roma Pag. 7 (diffusione:27500, tiratura:125000) Sapienza, esami di notte contro i tagli ROMA. «Contro il buio che i tagli del governo vogliono far calare sulla ricerca e la didattica» l'Università la Sapienza di Roma si illumina di notte. Gli esami di luglio alla Facoltà di Lettere, infatti, per protesta si terranno in seduta notturna. L'appuntamento è per il 13, tramontato il sole. Dopo aver rinviato gli esami calendarizzati fino avenerdì ed aver indetto una settimana di mobilitazione, i docenti di Lettere dal 12 svolgeranno regolarmente gli appelli, ma per le strade della città universitaria oppure "al buio", nei locali della Facoltà. «Il 13 luglio, in particolare - spiega Laura Faranda, docente di Antropologia - gli appelli d'esame si terranno dalle ore 21 alle ore 5». «Non credo che noi non siamo corresponsabili riguardo ai provvedimenti sull'università da parte dei governi. Il 30% dei ricercatori della facoltà di Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell'ambito della ricerca scientifica e in generale alla Sapienza il 10% dei ricercatori non ha prodotto nulla in 10 anni. Queste persone vanno cacciate dall'università». Le parole del rettore della Sapienza Luigi Frati durante l'invervento di lunedì alla conferenza stampa indetta dai presidi delle facoltà umanistiche nell'ateneo contro i tagli, sono parole pesanti. rc UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 79 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL RETTORE: MA VANNO CACCIATI I RICERCATORI FANNULLONI 07/07/2010 Il Sole 24 Ore - Lombardia Pag. 25 (tiratura:405061) Lascia il decano degli atenei Preti: ricerca snodo cruciale Il consiglio: rispetto al passato valorizzare la comunicazione BRESCIA Massimiliano Del Barba Per ora di certo c'è un'unica cosa. Che il prossimo primo novembre Augusto Preti, quando concluderà dopo 28 anni di rettorato una delle più longeve carriere accademiche degli ultimi decenni, dovrà cercarsi un hobby che, per mancanza di voglia e di tempo, purtroppo non ha mai coltivato prima. Difficile impresa trovare un suo sostituto. Preti è alla guida dell'università cittadina praticamente da sempre, da quando cioè - era il 1983 - anche Brescia decise di aprire la propria Statale a fianco della più antica università Cattolica. Un'istituzione, in città, quella di Augusto Preti, che in autunno chiuderà il suo mandato con il record del rettore con più anzianità di servizio d'Italia. «Il mio amico Gennaro Ferrara - scherza il rettore - è alla guida dell'università di Napoli dal 1986 e non riuscirà a battermi, perché anche lui fra un paio d'anni dovrà lasciare il suo posto per raggiunti limiti d'età». Preti, dopo nove mandati consecutivi - che non gli hanno certo risparmiato le critiche di chi avrebbe desiderato un più veloce ricambio generazionale sulla poltrona del rettorato - lascia un ateneo comunque in crescita, sia di iscrizioni che di prestigio: «Il mio impegno - racconta - è sempre stato cercare di sviluppare quello che negli anni è stato costruito insieme ai professori e ai presidi di facoltà. Credo di esserci riuscito. Me ne vado soddisfatto, anche se da novembre dovrò inventarmi qualcosa da fare, non mi ci vedo a casa in pantofole per tutto il giorno». Ordinario di Biochimica, all'insegnamento ha dedicato 48 anni della sua vita, 20 da professore a Medicina, il resto alla guida della Statale bresciana. «Lasciare due anni fa mi avrebbe gettato nello sconforto - confessa il decano dei rettori italiani -. Adesso mi pesa comunque, ma lo faccio con serenità. Certo - aggiunge - negli ultimi tempi abbiamo avuto problemi oggettivi. Troppe riforme, che non si sapeva prima ancora di applicarle se venissero cambiate. Ora si aggiunge la crisi economica e la necessità, anche per l'istituzione universitaria, è razionalizzare le spese. Bisognerà lavorare per la ricerca di un maggior raccordo con altre sedi lombarde per i dottorati». I cinque candidati che nell'ultimo mese si sono dati battaglia per sostituirlo, intanto, si riuniscono per rendere omaggio al "grande capo" che se ne va. E lui risponde con un consiglio: «Io ho trascurato di rendere più visibile quello che ho fatto. Oggi ci vuole più attenzione alla comunicazione». © RIPRODUZIONE RISERVATA LA CARRIERA 1965. Augusto Preti si laurea in Scienze Biologiche all'Università degli Studi di Milano 1980. Diventa professore Straordinario di Chimica Biologica della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell' Università degli Studi di Milano 1983. È rettore dell'Università degli Studi di Brescia FOTOLIVE Foto: Augusto Preti. In autunno chiuderà la sua carriera UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010 80 La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Università . Il rettore di Brescia «pensionato» dopo nove mandati consecutivi