20100707_cnop_-_ordine_degli_psicologi

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20100707_cnop_-_ordine_degli_psicologi
CNOP - ORDINE DEGLI
PSICOLOGI
Rassegna Stampa del 07/07/2010
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INDICE
CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI
Il capitolo non contiene articoli
PSICOLOGI E PSICOLOGIA
07/07/2010 Corriere della Sera - ROMA
«Sono uomini fragili che non accettano un no»
7
07/07/2010 Avvenire - Nazionale
Rifornimenti regolari per i jet iraniani «È guerra psicologica dell'Occidente»
8
07/07/2010 Avvenire - Nazionale
"ABUSI, LA VERITA' OLTRE LE FORZATURE"
9
06/07/2010 Il Gazzettino - ROVIGO
06/07/2010
11
07/07/2010 Il Giorno - Nazionale
Se il lavoro manca arriva lo psicologo
12
07/07/2010 Il Foglio
L'aborto che non passa
13
07/07/2010 La Nazione - Grosseto
Educatori e psicologi a Monterotondo
15
07/07/2010 La Nazione - Siena
«Il senso di colpa induce la vittima
16
07/07/2010 Oggi
In vacanza con l'amica: faccio bene a dire "sì"?
17
07/07/2010 Oggi
Non fatevi ingannare dal marketing, l'assenza del piacere non è una malattia
18
RIFORMA DELLE PROFESSIONI
07/07/2010 Il Sole 24 Ore
Tariffe massime forensi ammesse perché derogabili
20
06/07/2010 Il Gazzettino - ROVIGO
Approvati i bilanci
22
07/07/2010 ItaliaOggi
Edilizia, la sfida della sostenibilità
23
07/07/2010 ItaliaOggi
L'edificio cambia pelle
24
07/07/2010 Il Sole 24 Ore - Sud
A Palermo la lista mafia-free
25
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI
07/07/2010 Il Sole 24 Ore
Ora vedo più determinazione
27
07/07/2010 Il Sole 24 Ore
Ricavi televisivi: calano gli spot cresce la pay tv
28
07/07/2010 Il Sole 24 Ore
Più deregulation per la ripresa
30
07/07/2010 La Stampa - TORINO
"Gli appalti degli enti pubblici anche alle piccole imprese"
31
07/07/2010 Avvenire - Nazionale
iPhone e simili ingolfano la rete
32
07/07/2010 Finanza e Mercati
Calabrò, giù i prezzi del telefono Strigliata su «troppe» reti in fibra
33
07/07/2010 ItaliaOggi
Certificati di malattia online, istruzioni per l'uso
34
07/07/2010 La Nazione - Massa Carrara
Trasferimento del "Minuto": sale la protesta
35
07/07/2010 La Nazione - Umbria
Il Comune sostiene «Internet for Peace»
36
07/07/2010 La Nazione - Umbria
«Il cuore verde è al top in Italia»
37
07/07/2010 MF - Sicilia
Lombardo apre al quattro
38
07/07/2010 Il Sole 24 Ore - CentroNord
Regioni al lavoro per ridurre i tempi della burocrazia
39
07/07/2010 DailyMedia
L'emozione di un concerto al cinema
40
07/07/2010 Il Fatto Quotidiano - Nazionale
MONDO WEB
41
07/07/2010 Il Sole 24 Ore - Lombardia
Task force per Pmi a rischio usura
42
07/07/2010 Il Sole 24 Ore - Roma
In Comune a scuola di mestieri
44
UNIVERSITA
07/07/2010 Corriere della Sera - NAZIONALE
Carte in regola per la meritocrazia
47
07/07/2010 Il Sole 24 Ore
Marcegaglia al vertice della Luiss
48
07/07/2010 Il Sole 24 Ore
Le grandi città isole di malessere
49
07/07/2010 La Repubblica - Nazionale
Loew e la sua squadra segreta 62 spie per battere la Spagna
50
07/07/2010 La Repubblica - Genova
Pochi incidenti mortali, tanti aborti gli strani "primati" di Genova
51
07/07/2010 La Repubblica - Genova
Fondazione Garrone e Università master per il turismo
53
07/07/2010 La Stampa - NAZIONALE
I tagli ai fondi cancellano il ruolo e il futuro dei ricercatori
54
07/07/2010 La Stampa - NAZIONALE
A settembre l'università ci sarà ancora?
55
07/07/2010 Il Messaggero - Nazionale
I DIRITTI ACQUISITI NON SONO UN MERITO
57
07/07/2010 Il Messaggero - Nazionale
In arrivo le "pagelle" per i ricercatori: meno soldi agli atenei con voti bassi
59
07/07/2010 Il Resto del Carlino - Ferrara
«Ricerca e didattica, Cona così com'è
60
07/07/2010 Il Resto del Carlino - Reggio Emilia
L'università di Parma cambierà il look del paese
62
07/07/2010 Avvenire - Nazionale
«Stati vegetativi coscienza sospesa ma spesso e e»
63
07/07/2010 Il Mattino - NAZIONALE
Ricerca, i tabù del posto fisso
64
07/07/2010 Libero - Nazionale
Il prof migliore d'Italia premiato e poi tagliato
66
07/07/2010 Libero - Roma
«Per colpa dei prof slitta la nostra laurea»
67
07/07/2010 Il Tempo - Abruzzo Pe
Prc lancia l'allarme lavoro A settembre 300 posti in meno
68
07/07/2010 ItaliaOggi
Draghi chiama a corte 50 economisti
69
07/07/2010 L Unita - Firenze
UNIVERSITÀ LARGO AI PRIVATI
70
07/07/2010 Il Sole 24 Ore - NordEst
Il terziario chiama l'università
71
07/07/2010 Il Sole 24 Ore - NordOvest
Città della salute al via Intesa pronta alla firma
73
07/07/2010 Il Sole 24 Ore - NordOvest
Cari universitari, siamo nei guai
75
07/07/2010 Il Sole 24 Ore - NordOvest
Gli atenei si alleano: 2 milioni la dote di partenza
76
07/07/2010 Il Fatto Quotidiano - Nazionale
L'università appesa a un filo: protestano prof e studenti
77
06/07/2010 Il Roma
Sapienza, esami di notte contro i tagli
79
07/07/2010 Il Sole 24 Ore - Lombardia
Lascia il decano degli atenei Preti: ricerca snodo cruciale
80
PSICOLOGI E PSICOLOGIA
10 articoli
07/07/2010
Corriere della Sera - Roma
Pag. 3
(diffusione:619980, tiratura:779916)
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L'esperta Parla la psicoterapeuta Terry Bruno
«Sono uomini fragili che non accettano un no»
Si parla tanto di violenza fisica, ma anche quella psicologica ha un impatto devastante sulla psiche della
vittima Quel malessere che porta all'ossessione
E. Pa.
«Molestatori e stalkers sono persone frustrate, con gravi complessi di inferiorità, che sperano di imporsi con
la violenza e l'aggressività. E che alle loro vittime danno tutte le colpe del loro malessere, arrivano a colpirle o
a ucciderle perché non riescono a sottometterle».
Terry Bruno è una psicoterapeuta esperta di bullismo e anche di stalking, di casi come quello di Eleonora ne
ha visti parecchi. «Il meccanismo è sempre lo stesso - spiega - Si tratta di persone che vanno in crisi di
identità se la donna che dicono di amare non li accetta più. Spesso si tratta ex fidanzati e mariti, ma non sono
infrequenti i casi di amici che hanno evidentemente frainteso gli atteggiamenti di quella che poi diventa la loro
vittima, come è successo a Eleonora, che magari era gentile e allegra, con lui come con tutti. Ma persone
così hanno percezioni sbagliate, eccessive e quando si rendono conto che da parte dell'oggetto delle loro
attenzioni non c'era amore o altro, si sentono delusi, traditi. Sono impulsivi, perdono lucidità, puntano sulle
attenzioni ossessive verso la partner. E scatta la violenza, la rabbia».
La situazione è spesso aggravata dalle esperienze familiari del soggetto: «Dietro a molti molestatori c'è un
bambino che ha assistito a violenze in famiglia, che ha vissuto rapporti basati sulla sopraffazione e non sul
rispetto e la comprensione. Per questo tenta di farsi rispettare, e magari amare, attraverso le uniche armi che
conoscono, la paura e l'aggressività».
Terry Bruno ha collaborato anche con il centro antistalking dell'Acqua Acetosa: «Credo che la denuncia
pubblica che Eleonora ha scelto, coraggiosamente, non possa che aiutarla. Ora il suo persecutore sa che la
sua storia è nota, che se le accade qualcosa tutti sapranno a chi attribuire la colpa». Ma il rischio in casi del
genere non è soltanto la violenza fisica: «No, spesso i danni peggiori sono quelli sulla psiche della vittima,
che rischia di isolarsi, di cadere in depressione e di crollare. Alcune per paura si sottomettono e accettano
magari di ritornare con l'ex violento e aggressivo. Ma anche chi si rifiuta rischia di portarsi dentro persino per
anni i segni del terrore».
Per questo la Bruno consiglia a Eleonora e alle altre vittime di stalking di farsi sostenere da un professionista,
di cercare un supporto psicologico che le aiuti a non cedere: «Alla lunga il pericolo è quello di vedere nel
prossimo, e in particolare, negli uomini, in ogni uomo, un nemico, una possibile minaccia - commenta Spesso le donne molestate diventano insicure, fragili, e rischiano di rimanerlo anche anni dopo che il pericolo
e le minacce sono cessate».
Senza contare che spesso le vittime non sono soltanto le persone perseguitate, ma anche i loro familiari,
costretti a vivere nel terrore e nell'angoscia per la sorte di figlie e sorelle. «Anche se in genere gli amici e i
parenti della vittima non corrono rischi particolari - spiega ancora Terry Bruno - L'oggetto dell'ossessione
dello stalker è soltanto uno, la persona cui imputano tutta la loro sofferenza. Una volta che l'hanno scelto, non
la cambiano se non in rari casi. E' lei che è in pericolo, è lei che va protetta».
RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Molestie La psicoterapeuta Terry Bruno. I casi di stalking sono moltissimi
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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07/07/2010
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 14
(diffusione:105812, tiratura:151233)
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Teheran
Rifornimenti regolari per i jet iraniani «È guerra psicologica
dell'Occidente»
L'Ue: spazi aerei chiusi «per ragioni di sicurezza» Jalili: nuove trattative da settembre con i «5+1 »
Gli aerei iraniani continuano a rifornirsi regolarmente negli aeroporti di tutto il mondo. Lo ha confermato un
funzionario del governo iraniano dopo che lunedì i media avevano detto che il carburante era stato negato a
degli aerei in Germania, Gran Bretagna e negli Emirati Arabi Uniti in seguito alle sanzioni Usa. Ieri il
portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, ha definito le notizie sulla presunta
negazione di carburante come parte di una «guerra psicologica». «Questa notizia è falsa. Nessuna
Imitazione è stata imposta», ha dichiarato. «La diffusione di notizie inesatte è in linea con l'intento di creare
un'atmosfera negativa. È una sorta di guerra psicologica contro la nostra gente». Dichiarazioni che
sembravano ignorare il fatto che le prime notizie sul bando ai rifornimenti fossero state lanciate dall'agenzia
iraniana Isna che citava le parole del segretario dell'Unione aerea iraniana, esponente della Repubblica
islamica. Nessuna delle due compagnie coinvolte, la Iran Air e la Mahan Airlines, ha saputo dare chiarimenti
sulla vicenda. Ma la vita delle compagnie aeree iraniane non è più così tranquilla: da ieri l'Unione europea ha
vietato a due terzi degli aerei della Iran Air di sorvolare i suoi spazi aerei. Il provvedimento, precisa Bruxelles,
non ha nulla a che fare con le sanzioni, ma è motivato esclusivamente da questioni di sicurezza. Il ministero
dei Trasporti tedesco aveva però smentito qualsiasi divieto a rifornire i voli iraniani, e il governo inglese ha
detto di non essere al corrente di niente del genere. Inoltre nelle scorse settimane sempre più Paesi e società
hanno tagliato le importazioni del greggio iraniano, mentre altre società hanno interrotto la fornitura di
carburante raffinato. Fra queste, scriveva il Financial Times, anche laBp. Infine il capo negoziatore sul
nucleare iraniano, Said Jalili, rispondendo in una lettera all'Alto rappresentante della politica estera Uè,
Catherine Ashton, ha detto ieri che Teheran è pronta a sedersi di nuovo al tavolo dei negoziati con i «5+1» a
partire dal primo settembre, ma a patto che vengano accolte le sue condizioni.
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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07/07/2010
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:105812, tiratura:151233)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ANNO SACERDOTALE
"ABUSI, LA VERITA' OLTRE LE FORZATURE"
DA DUE GESUITI UN LIBRO CHE FA CHIAREZZA SU SACERDOTI E PEDOFILIA: PARLA ZOLLNER
FILIPPO RIZZI
II cammino di penitenza, di chiarezza ma anche di guarigione che ha indicato Benedetto XVI proprio
recentemente a chiusura dell'Anno • Sacerdotale deve, spingere tutti a vedere la crisi innescata dai casi di
pedofilia nella Chiesa come a un'occasione di purificazione per formare sacerdoti, secondo quanto indica san
Paolo nella lettera a timoteo, come "uomini completi e ben preparati per ogni opera buona". Soprattutto,
come ci ha indicato i l Santo Padre, dobbiamo stare accanto alle vittime di questi abusi e non dimenticarle».
Dal suo studio di Roma i l giovane gesuita Hans Zollner docente di Psicologia, psicoterapeuta alla Gregoriana
e coautore con i l confratello italiano padre Giovanni Cucci del libro, appena edito da Àncora, «Chiesa e
pedofilia. Una ferita aperta» guarda a questa triste piaga della pedofilia come a un'occasione privilegiata per
mettere in luce le macchie, le cicatrici non rimarginate di molte vittime di abusi sessuali, non più nascoste ma
ora più che mai aperte. La pubblicazione di questo libro - osserva i l gesuita, 44enne, che è tra l'altro uno dei
membri della Commissione del governo federale tedesco, per la parte cattolica, che sta vagliando i l
fenomeno della pedofilia - «non è altro che i l frutto di una serie di saggi pubblicati su La Civiltà Cattolica in
questi ultimi mesi per spiegare la reale portata di questo fenomeno, ma soprattutto per aiutare i preti a capire
la verità dei fatti, a volte mistificati dai media, in Italia e .« . . fuori». Come è nata l'idea di un libro così
impegnativo proprio in questo difficile momento? «È stato lo scandalo dei Gesuiti in Germania, nel collegio
Canisio di Berlino, a far scattare un campanello di allarme: ci è sembrato giusto rispondere tempestivamente
e in modo esauriente ai fedeli ma anche ai preti che chiedevano più chiarezza e soprattutto di poter disporre
dei veri dati reali di questa piaga sociale raccontando la verità dei fatti rispetto a certe distorsioni dei media e
spiegando le cause di questo fenomeno». Che cosa avete scoperto attraverso questa ricerca e qual è
l'identikit del pedofilo? «Prima di tutto i l nostro approccio è stato di tipo psicologico, e come si sa questa
disciplina non è una scienza matematica dove si parte per forza da una causa e si arriva a un effetto
conseguente. Di mezzo c'è infatti la complessità di .una persona. Ovviamente per riscontrare casi di pedofilia
è necessario individuare le cosiddette "bandiere rosse", come un interesse infantile, una mancanza di
orientamento sessuale ben definito, una"storia di devianza sessuale, un'ipersessualizzazione o
iposessualizzazione nella famiglia, o anche l'essere stato abusato da bambino dentro la cerchia del nucleo
familiare. Vorrei poi precisare che la pedofilia in senso vero e proprio è solo quella di persone sessualmente
attratte da bambini preadolescenti, nella maggioranza degli altri casi si tratta di efebofilia. Abbiamo a che fare
con malati incurabili che solo attraverso i l sostegno di specialisti possono contenere e controllare le proprie
azioni». I I 7 giugno lei ha partecipato in Germania alla Commissione governativa che studia questo triste
fenomeno. Quali sono i risultati del lavoro che state svolgendo? «Forse meraviglierà un dato emerso in quella
sede: i preti cattolici coinvolti in questi reati rappresentano una percentuale minuscola, tra lo 0 , 1 % e lo
0,3%. Questo non vuoi dire che la Chiesa non deve nascondere questi casi o giustificarli ma mi pare giusto
dare la proporzione adeguata dei numeri. I dati più sicuri sono quelli presentati dal criminologo Pfeiffer in
un'intervista alla Suddeutsche Zeitung nel marzo scorso. Un altro aspetto spesso taciuto dai media, ma
emerso di recente, è che la Santa Sede già diversi anni fa aveva affrontato questi temi dando indicazioni
chiare, in tempi non sospetti». Colpisce che molte persone, affette da disordini nella sfera affettiva, pensino
che ricevendo l'ordine sacro e vivendo una vita casta possano risolvere i loro problemi. Può spiegare meglio
questo aspetto della sua ricerca? «Di fronte agli abusi compiuti da sacerdoti cattolici ci si è chiesti come sia
stato possibile che queste persone fossero giunte all'ordinazione. Credo che molti abbiano imboccato questa
strada per sfuggire dalle difficoltà di relazionarsi profondamente con una persona adulta, di avere una
relazione normale appropriata alla loro età, pensando di trovare nel sacerdozio un porto sicuro per essere
lasciati in pace. Se non si è armonicamente formati nella propria dimensione affettiva e intima i l rischio è
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010
9
07/07/2010
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:105812, tiratura:151233)
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010
10
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
proprio l'esplosione di questi casi drammatici. Come dice san Tommaso la grazia presuppone la natura. La
grazia normalmente non fa miracoli: essa agisce sulla natura della persona umana. E dunque non è possibile
che con l'ordinazione sacerdotale una persona cambi radicalmente, o scompaiano di colpo i problemi. Alcuni
pensano che con un po' di preghiera si risolva tutto, ma purtroppo non è così». Voci ricorrenti insistono nel
sostenere che l'abolizione del celibato potrebbe indicare la via per guarire da questa piaga all'interno della
Chiesa. Cosa ne pensa? «Sfaterei subito questo mito. Dalla nostra indagine è emerso cfeie celibato e
pedofilia non sono connesse in modo causale. Tutto questo è dimostrato dal fatto che coloro che hanno
compiuto atti di pedofilia sono per lo più sposati e con figli, e quanti tra i sacerdoti si sono macchiati di simili
atti non vivevano nella castità. I l problema maggiore è suscitare in queste persone i l senso della colpa
commessa e non la rimozione degli atti compiuti. Tutto questo è un cammino difficile, certo, ma dobbiamo al
coraggio di Benedetto XVI se oggi si è intervenuti anche in ambienti ecclesiastici dove sinora erano stati
sostanzialmente nascosti questi episodi». Quali secondo lei dovranno essere le misure per evitare che si
ripetano casi del genere? «A mio avviso di fronte alle crisi di vocazioni non bisogna cadere nella tentazione di
far accedere al ministero ordinato anche persone non adatte a questo servizio. In due diocesi tedesche
Mùnster e Friburgo - si sono imposte , regole più severe, inclusi i test psicologici, e accettando che si potesse
ridurre drasticamente i l numero dei candidati al sacerdozio. Questo ha portato anche a contestazioni nelle
parrocchie per l'abbassamento del numero dei presbiteri. Ma ora, dopo un lungo lavoro, è ritornata a crescere
anche nel livello di formazione intellettuale e di motivazione la quantità di persone che vogliono diventare
sacerdoti. Forse si avranno meno preti, ma saranno qualitativamente migliori». Basteranno queste norme a
evitare altri casi? «Tutto dipenderà dalle Chiese locali. Basta leggere i documenti di Paolo VI, come la
Sacerdotalis coelibatus, o la Pastores dabo vobis di Giovanni Paolo I I , o ancora la lettera e i numerosi
interventi di Benedetto XVI, per trovare un'esauriente risposta su cosa deve essere oggi un sacerdote. Le
norme della Congregazione per la dottrina della Fede nel 2001 ribadite i l 13 aprile, così come i
pronunciamenti del dicastero dell'educazione cattolica, indicano la strada da seguire con rigore e chiarezza. I
l mio augurio è che questi raccapriccianti reati non macchino la reputazione di tanti onesti sacerdoti che con i
l loro zelo apostolico trasmettono l'annuncio dove possono, e che soprattutto non si inganni e non si logori la
buona fede dei semplici e di quelli che evangelicamente sono definiti i "piccoli"». I I giovane professore di
Psicologia alla Gregoriana, componente della Commissione del governo tedesco e coautore con i l confratello
Giovanni Cucci di «Chiesa e pedofilia»: «Di fronte all'emergere di casi nel clero ci si chiede come sia
possibile che queste persone siano giunte all'ordinazione. Se non si è armonicamente formati nella
dimensione affettiva e intima si rischia l'esplosione di casi drammatici»
06/07/2010
Il Gazzettino - Rovigo
Pag. 12
(tiratura:114104)
(e.l.t.) Dipendenti e assessori del Comune di Occhiobello all'università per partecipare a incontri di
formazione, di psicologia del lavoro e comunicazione.
Si tratta di alcune "lezioni" coordinate e organizzate da Pierenrico Andreoni, docente di psicologia del lavoro
e delle organizzazioni alla facoltà di lettere, medicina e chirurgia dell'università di Ferrara, che hanno come
obiettivo quello di fare il punto della situazione sulla relazione organizzativa nell'amministrazione comunale di
Occhiobello e sulle dinamiche dei rapporti interpersonali e di gruppo.
«Si tratta di una metodologia di lavoro alquanto innovativa - ha affermato l'assessore al personale Laura
Pasquini - che non prevede lezioni cattedratiche, ma confronti tra i partecipanti che sotto la supervisione degli
specialisti della formazione, ci potranno dire a che punto siamo e come possiamo fare per rendere più
produttive e condivise le dinamiche di gruppo all'interno del nostro ente. Lo sforzo che la giunta municipale ha
chiesto a se stessa e a tutto il personale è quello di considerare questo momento formativo come un
investimento essenziale per la crescita del nostro Comune».
Gli esperti, nel corso degli incontri, tratteranno temi inerenti alla psicologia del lavoro, all'organizzazione, alla
comunicazione e alle dinamiche di gruppo, cercando di mettere a confronto la giunta con i responsabili d'area
e di procedimento coinvolgendo, così, tutti gli attori che compongono la realtà amministrativa.
Il primo incontro si è svolto con i componenti della giunta. Nell'occasione Pierenrico Andreoni ha acquisito i
problemi riconosciuti e quelli da mettere in discussione sempre in rapporto con la finalità dell'intervento. In
questi giorni si svolgeranno gli incontri con i dipendenti secondo un calendario che prevede la formazione per
gruppi di circa venti persone. (((laterzae)))
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
06/07/2010
07/07/2010
Il Giorno - Ed. nazionale
Pag. 19
(tiratura:107480)
Se il lavoro manca arriva lo psicologo
Corso di sopravvivenza organizzato da Confartigianato Imprese Lomellina
- VIGEVANO (Pavia) - UN CORSO di sopravvivenza psicologica per quei lavoratori che si trovano ad
affrontare l'estremo disagio della cassa integrazione, che non ha solo un riflesso concreto sulle cose, ma ha
uguale peso negativo sull'aspetto psicologico dell'individuo. L'esperimento-pilota, che è stato varato da
Confartigianato Lomellina, prenderà il via il prossimo venerdì e sarà destinato in questa prima fase ad un
gruppo di dipendenti appartenenti alla stessa azienda. «In questo momento di grave crisi - spiega Enrico
Bindolini, direttore dell'Elfi, l'ente di formazione della Confartigianato Imprese Lomellina - ci siamo chiesti
quali iniziative intraprendere per andare incontro alle necessità dei lavoratori non solo sul piano operativo,
mediante cioè dei corsi di riqualificazione professionale, ma prendendo in esame anche la complessa sfera
della persona, con le sue richieste e le sue esigenze e, nell'ottica di una logica che parte dal basso, dai
bisogni fondamentali dell'individuo. È NATO così questo percorso formativo che si articola in 16 ore di lezione
sulle tecniche della «sopravvivenza psicologica» riservato a coloro che si devono misurare con la gestione
della cassa integrazione. Chi si trova coinvolto in questa situazione - continua il direttore di Elfi - smarrisce la
quotidianità dei ritmi di lavoro, vede restringersi le proprie prospettive progettuali e deve fare i conti con un
impatto anche a livello sociale che non è agevole fronteggiare. La perdita di sicurezza per il futuro - prosegue
Bindolini - finisce per avere ripercussioni anche a livello famigliare, con la comparsa di ansia, perdita
dell'autostima e difficoltà crescente nel relazionarsi con il coniuge e con i figli. Quello che ci prefiggiamo da
questo corso è di fornire gli strumenti perché ciascun lavoratore possa sentirsi non inadeguato a raccogliere
questa sfida e trovi le risorse per superare un momento di difficoltà che, secondo le previsioni, dovrebbe
vivere un nuovo picco, ci auguriamo davvero che sia l'ultimo, il prossimo settembre». IL CORSO sarà tenuto
dal professor Michele Panaro, 71 anni, esperto di tecniche della comunicazione. «Sono convinto che
ciascuno abbia in sè le risorse e egli strumenti per affrontare le sfide della sua esistenza - spiega il professor
Panaro, che ha alle spalle oltre trent'anni di esperienza nel settore della comunicazione all'interno delle
aziende - e che possa pilotare in prima persona il cambiamento necessario per andare oltre un trauma subito.
E' importante che ciascuno abbia chiaro il fatti di "avere" un problema e non di "essere" un problema. Questo
sarà il senso dell'intervento formativo che illustrero nelle due giornate di lavoro con i lavoratori in cassa
integrazione». Umberto Zanichelli
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010
12
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RITROVARE FIDUCIA SEDICI ORE DI TRAINING DEDICATE AI DIPENDENTI DI PICCOLE AZIENDE
07/07/2010
Il Foglio
Pag. 1
Il dolore delle donne arriva dopo che l'Ivg ha fatto "il loro bene" Oggi come non mai nella storia clinica, la
maternità è monitorata, controllata, fatta oggetto di prognosi e, illusoriamente, si può pensare che sia più
protetta di un
tempo. Appena entrata in ospedale una donna in attesa del "proprio figlio", diventa una paziente che porta in
grembo un potenziale "problema"di cui prendersi "cura". Non si parla più di "figlio", ci si distanzia
affettivamente e si comincia a parlare di "feto". Il feto per la legge 194 non ha alcun diritto e la donna inizia
così tutta una serie di esami altamente invasivi per verificarne lo stato di salute. Esami mai fatti prima nella
storia vengono oggi fatti a scapito del feto il quale ne può morire, per "tutelare i diritti della madre", cioè in
rapporto a un solo diritto, quello di poter abortire il figlio in caso di non perfetto stato di salute. Qualunque
altro diritto è annullato. Così, una volta entrata come mamma felice di essere in attesa di un figlio, esci
dall'ospedale, come una madre sgomenta perché il bambino ha una prognosi di "trisomia libera", e ti
suggeriscono, per "il tuo bene" di abortire il tuo bambino, in nome di una morte comunque annunciata. Ed
ecco che arrivano da me al Cav Mangiagalli a elaborare il loro lutto: madri maltrattate, addirittura insultate se
avevano deciso di non togliere la vita al loro figlio, oppure madri che hanno abortito perché terrorizzate da ciò
che i medici hanno loro prospettato: una vita infernale con un bambino con trisomia 21, sindrome di Down, o
affetti da altre patologie. L'aspetto psicologico non è per nulla preso in considerazione, a nessuna di queste
mamme che ho incontrato sono stati spiegati i sintomi dello stress post-aborto, anzi sembra che il paragone
che i medici fanno sia: "Tolto il dente tolto il dolore". Ma stiamo parlando di bambini, e qui il dolore non passa.
Come consulente vedo molte donne che piangono il loro figlio, anche per anni dopo l'evento aborto, e
nessuna di loro ha pensato che, una volta morto il figlio, un altro potesse rimpiazzarlo, anzi. Pochi giorni fa
una mamma è venuta da me per capire cosa fosse meglio per lei, se fare un aborto terapeutico o portare a
termine la gravidanza, attendendo il corso naturale degli eventi con la probabile morte del bambino. Sono
stata obbligata ad analizzare con lei pro e contro. La questione cruciale era come vivere quei mesi di
gravidanza, quale sia il bene per lei e per il resto della famiglia, la paura che il bimbo muoia nel suo grembo.
Il tutto era molto ego riferito: lei e la sua famiglia. Il bambino era scomparso. Le esperienze delle mamme che
ascolto dopo un aborto sono: pianto sconsolato, depressione, tristezza, difficoltà lavorative, un gran senso di
vuoto, solitudine infinita, un gran desiderio di tornare indietro e di avere di nuovo il bambino in grembo, un
gran senso di colpa per avere partecipato insieme a un medico a togliere anticipatamente la vita del figlio.
Certo non sapevano che il forcipe avrebbe fatto a pezzi il bambino, e aborto significa proprio questo. Così,
nella speranza che tutto finisca presto, non si guarda il bambino e lo si lascia in balia di altri che se ne
"sbarazzano" come se fosse un rifiuto organico, non l'amato e tanto desiderato bambino di una coppia di
sposi. Se non si interviene tempestivamente i feti vengono gettati o cremati senza nessuna funzione religiosa,
neanche una benedizione. Ma senza un cadavere come si può elaborare il lutto? Noi uomini abbiamo
bisogno di poter piangere i nostri defunti, se non siamo messi nella condizione di farlo rischiamo la
psicopatologia. Ecco perché ritengo ancora più importante lasciare che la gravidanza segua il suo corso
naturale, anche quando un bambino è destinato a morte prematura. In questo modo le mamme e i papà
hanno la possibilità di amare il bambino fino al suo ultimo respiro, dargli un nome, far celebrare un funerale
circondati dal sostegno e affetto parentale, seppellirlo. Il libro "Aspettando Gabriel" (San Paolo) racconta di
una coppia che viene a sapere della patologia del figlio e decide di accoglierlo nonostante la morte
imminente. E' e resta, nonostante la malattia, il loro bambino tanto amato e quei mesi nel grembo materno
saranno il suo "tempo migliore", dove riceverà calore, amore, protezione materna. Così, il giorno della sua
nascita coincide con quello della morte, ma ha fatto in tempo a essere battezzato, a essere baciato e lasciato
teneramente andare al suo destino, la vita eterna. L'attuale società pensa di poter allontanare da sé la morte
facendola diventare medicalizzata. Questo comporta che milioni di donne "ingannate" dall'aborto come
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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L'aborto che non passa
07/07/2010
Il Foglio
Pag. 1
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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"soluzione migliore" vaghino per le strade del mondo senza nessun supporto morale e psicologico, sapendo
in cuor loro una cosa sola: di aver rinnegato il compito innato di ogni madre, proteggere la vita del proprio
figlio a ogni costo. (L'autrice dell'articolo è consulente familiare al Cav Mangiagalli, Milano)
07/07/2010
La Nazione - Grosseto
Pag. 13
(tiratura:176177)
Educatori e psicologi a Monterotondo
Queste le offerte di lavoro dal centro per l'impiego di Follonica (0566 57690): Per servizio preselezione il
centro per l'impiego di Follonica cerca 1 educatore professionale o assistente sociale o psicologo. Luogo di
lavoro:Monterotondo Marittimo. Conoscenza del tedesco buon livello. Tempo determinato con trasformazione
tempo indeterminato. Orario pieno. Per servizio preselezione il centro per l'impiego di Follonica cerca 3
fisioterapiste ed estetiste. Iniziale contratto a progetto con possibilità di trasformazione a tempo
indeterminato. Per servizio preselezione il centro per l'impiego di Follonica cerca 1 manutentore area verde a
Scarlino. Richiesta esperienza (in particolare uso del decespugliatore). Tempo determinato (luglio-agosto).
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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FOLLONICA
07/07/2010
La Nazione - Siena
Pag. 4
(tiratura:176177)
Paolo Benini interviene sui casi di molestie in famiglia dopo il caso di un uomo
FRANCESCO IANNIELLO
di FRANCESCO IANNIELLO L'EPISODIO, avvenuto nella provincia di Siena, dell'uomo condannato a dieci
anni per molestie e violenze sessuali sulla figliastra (di cui parliamo ampiamente sul fascicolo nazionale),
riaccende i riflettori su una tematica, quella degli abusi sui minori, che purtroppo continua ad occupare pagine
'nerissime' di cronaca. Una prima analisi può essere effettuata partendo dai dati forniti da «Telefono Azzurro»
che, nel biennio 2008-09, ha effettuato 287 consulenze nella nostra regione (nona in Italia per numero di
richieste). Stando sempre ai dati regionali, l'aiuto è stato rivolto per il 44,8% a maschi e per il 55,2% a
femmine; più della metà (il 55,5%) avevano un'età compresa tra 0 e 10 anni, il 28,1% tra gli 11 e i 14 anni, il
16,4% tra 15 e 18 anni. Il 90,4%, infine, era di nazionalità italiana. I casi a Siena, sempre nel 2008-09, sono
stati 30: il 10,5% di quelli regionali, quarta provincia della Toscana dopo Firenze (33,1%), Pisa (12,5%) e
Lucca (11,5%). Queste le problematiche maggiormente segnalate: abuso psicologico (23,4%), bisogno di
parlare (17,8%), problemi per la separazione dei genitori (17,5%), abuso fisico (17,1%). PER CAPIRNE di più
abbiamo ascoltato il parere del professor Paolo Benini, docente del dipartimento di Scienze Neurologiche,
Neurochirurgiche e del Comportamento alla facoltà di Medicina dell'Università di Siena. «Mi è capitato
frequentemente di trovare situazioni di pregressi episodi di molestie riportate da persone anche di una certa
età, sia uomini che donne - spiega Benini - Oggi c'è certamente più sensibilità ma non è necessariamente
un'espressione solo del tempo corrente. Come psichiatra e psicoterapeuta, mi è capitato di riscontrare
molestie, o fatti ancora più gravi, spesso all'interno degli ambienti domestici e familiari. Nella casistica si può
notare una certa vicinanza tra vittime e carnefici, episodi in cui bambine intrecciavano relazioni con i loro
patrigni. Quando si verificano queste cose abbiamo a che fare con personalità con delle problematiche di tipo
strettamente psichiatrico ed è molto facile pensare che tutto l'ambiente possa essere convivente. Difficile
comunque trovare una regola unica». Così come è difficile spiegare i meccanismi psicologici che possano
portare ad un silenzio così prolungato della vittima: «Penso che ci sia spesso un clima quasi di minaccia per
cui solo in età adulta si riesce a parlare di vissuti così tragici. In età giovanile è facile che si inneschi un
meccanismo di senso di colpa per cui la vittima si trova in uno stato confusionale a causa di un atteggiamento
di minaccia o colpevolizzante da parte dei carnefici. La vittima percepisce un senso di colpa perché si teme il
giudizio degli altri. Ed è un meccanismo che si ripercuote nel tempo. Poi, ad un certo punto, grazie a fattori
esterni oppure ad un percorso interiore, si riesce ad esternare ciò che è accaduto». Se le ripercussioni sulle
vittime non possono che «essere molto significative, lasciando in ogni caso segni indelebili», va detto che «a
volte nei carnefici non c'è una chiara percezione della gravità di quanto commesso: ho avuto la sensazione
che spesso sia percepito come un gioco, esattamente come avviene tra un uomo ed una donna, con tanto di
corteggiamento o cose simili. La vittima è partecipe: a differenza dello stupro, si tratta di una coercizione con
altre forme, si abusa della condizione di persone che possono facilmente cadere in abusi dando vita a un
rapporto aberrante tramite il senso di colpa». Image: 20100707/foto/9188.jpg
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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«Il senso di colpa induce la vittima
07/07/2010
Oggi - N.28 - 14 luglio 2010
Pag. 12
(diffusione:559282, tiratura:748139)
In vacanza con l'amica: faccio bene a dire "sì"?
Silvia Bonino dipartimento di Psicologia, Università di Torino
Sua figlia, cara signora, ha l'età in cui l'amicizia diventa sempre più importante. Lo sviluppo puberale porta le
ragazzine a confrontarsi con bruschi e radicali cambiamenti del corpo, con emozioni sconosciute e anche con
atteggiamenti differenti da parte degli altri. Tutto questo è fonte di interesse ed eccitazione, ma provoca
anche dubbi, ansie, confusione. Per arontare bene questa fase di repentini cambiamenti è molto utile il
confronto non solo con gli adulti, ma anche con chi sta vivendo le stesse vicende fisiche e psicologiche, come
un'amica. A una coetanea la ragazzina può dire molte cose che non riesce a esprimere ai genitori, poiché
questi rappresentano la fanciullezza che si sta lasciando alle spalle. Per questo le ragazze passano tanto
tempo a confidarsi e a confrontare le loro Mia figlia di 12 anni vuole andare al mare con una coetanea per tre
settimane, dai nonni di lei. Sono molto dubbiosa e non ne vedo i vantaggi. Boob esperienze. Queste
confidenze non sono inutili, perché aiutano a mettere a fuoco sensazioni, paure e interrogativi. In questo
modo esse ne saranno più consapevoli e potranno cominciare a riflettere su come farvi fronte. L'importante è
che questo rapporto non isoli le ragazze né dagli altri adulti né dai coetanei. Le tre settimane di vacanza
lontano dai genitori vanno quindi organizzate bene in precedenza, con conoscenza delle persone e dei luoghi
che verranno frequentati, assicurandosi che ci sia spazio per momenti diversi di vita con altri coetanei e
adulti: attività sportive, vita di gruppo, esperienze nuove che durante l'anno non si possono realizzare.
Foto: Le lettere vanno indirizzate a: professoressa Silvia Bonino «Oggi», via Angelo Rizzoli 8, 20132 Milano.
Oppure all'e-mail: [email protected]
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Crescere insieme
07/07/2010
Oggi - N.28 - 14 luglio 2010
Pag. 115
(diffusione:559282, tiratura:748139)
Non fatevi ingannare dal marketing, l'assenza del piacere non è una
malattia
Caro professore, ormai, sul fronte «sesso», si sperimenta di tutto: pomate, cerotti al testosterone, pillole,
persino «iniezioni» sul punto G... Ma mi chiedo: esiste davvero una malattia da curare? Mfuufsb!ßsnbub
Silvio Garattini
In inglese si chiama disease mongering . L'espressione è difficile da tradurre in italiano, ma più o meno suona
così: «mercato delle malattie». In altre parole, si potrebbe dire che c'è un mercato in cerca di malattie; e se le
malattie non ci sono, s'inventano. Proprio per poter vendere i farmaci. Se, per esempio, comincia a diffondersi
l'idea che la timidezza è una malattia e magari un'espressione della depressione, si possono fare affari d'oro
con qualche farmaco antidepressivo. C'è stato un periodo in cui la uoxetina (il famoso Prozac) era presentata
come «la pillola della felicità». E vi sono ancora tracce dell'impiego dei ricostituenti per «curare» i bambini che
avevano problemi scolastici... Figuriamoci che cosa può capitare quando ci si addentra nel campo dei
problemi o delle disfunzioni sessuali! Si possono trovare prodotti di tutti i tipi, e naturalmente senza
documentazioni scientifiche convincenti. Le notizie di questi giorni ci orono qualche spunto per alcuni
commenti. Il Washington Post e altri giornali americani ci informano che la «pillola rosa», preparata per
modificare le disfunzioni sessuali nella donna in rapporto con la menopausa, è in discussione alla Food and
Drug Administration, l'agenzia che approva i nuovi farmaci negli Stati Uniti. La «pillola rosa» altro non era che
un farmaco antidepressivo attivo sulla serotonina cerebrale; visto che risultava poco utile per il trattamento
della depressione, viene ora riciclato come una sorta di «Viagra al femminile». I dati che documentano
l'ecacia in tal senso sono molto scarsi; numerosi, però, risultano gli effetti collaterali. Anche la ditta che
produce il Viagra ne ha indagato i possibili eetti nella donna; ma in tale caso non è stato presentato un
dossier per la registrazione di quest'indicazione. Uno studio condotto in oltre 750 donne non ha potuto
documentare alcun vantaggio. È chiaro che, date le forti componenti soggettive che generano soddisfazione
nell'ambito di un rapporto sessuale, si rendono necessarie ricerche estremamente rigorose. Ben lontane da
quella che ha portato all'attenzione della stampa un integratore alimentare: composto da vari estratti di
piante, sarebbe un «tonico-energizzante» per il ripristino della fisiologica funzione erettile e sessuale
maschile... Il fatto è che questi ritrovati, nonché tutta la variegata lista degli altri prodotti disponibili, fanno
affidamento sulla buona fede di molta gente, e contribuiscono a creare la falsa convinzione che la mancanza
di piacere sessuale sia una malattia, e non, come spesso accade, un problema che nulla ha a che fare con la
medicina. Altro argomento oggetto di notizie sensazionali è il «pillolo», il contraccettivo che dovrebbe
bloccare la fertilità dell'uomo. L'ultimo annuncio riguarda una nuova molecola, che ridurrebbe la riproduzione
nel topo, naturalmente senza alcun eetto collaterale! Che dire... È triste constatare come il mercato stia
cercando di espandersi senza tener conto dell'etica. Sottoporre persone sane (pur con problemi di natura
comportamentale, che fanno naturalmente parte della variabilità della specie umana) a trattamenti
(farmacologici e no) che non hanno alcuna razionalità, è indice di un'industria del farmaco che ha perso
l'orientamento medico, ed è interessata unicamente alle esigenze del marketing. La medicalizzazione dei
disturbi sessuali, che in molti casi dipendono soltanto da un decadimento fisiologico legato all'avanzare
dell'età, rappresenta non solo un'illusione, ma anche un'inutile esposizione a effetti collaterali. Addirittura
tossici.
PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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direttore Istituto di ricerche farmacologiche «Mario Negri», Milano
RIFORMA DELLE PROFESSIONI
5 articoli
07/07/2010
Il Sole 24 Ore
Pag. 33
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Tariffe massime forensi ammesse perché derogabili
I RIFERIMENTI NORMATIVI Il Codice civile consente di derogare al tetto per i compensi e il Dl 223 ha
abrogato l'obbligatorietà dei minimi
Laura Cavestri
MILANO
L'esistenza di tariffe massime per gli avvocati italiani non significa che i legali non possano derogarvi, con
patto scritto, tra professionista e cliente. Lo prevede il Codice civile. Mentre l'unico divieto esplicito allo
"sconto" - quello sui minimi d'onorario - è stato eliminato dal decreto legge Bersani (Dl 223/2006 convertito
con legge 248/2006). Sulla base di queste valutazioni l'avvocato generale della Corte di giustizia europea del
Lussemburgo, Jàn Mazàk, ha dato ragione all'Italia nella causa C-565/08 sulla questione delle tariffe
massime obbligatorie degli avvocati, proponendo ai giudici europei di respingere il ricorso della Commissione
Ue (si veda Il Sole 24Ore del 15 ottobre 2008). Benché il suo parere non sia vincolante per i giudici di
Lussemburgo, secondo Mazàk il ricorso dell'euroesecutivo è da respingere perché Bruxelles non è riuscita a
dimostrare, in maniera convincente, l'esistenza di tariffe massime inderogabili e, dunque, incompatibili con la
libertà di stabilimento (articolo 43) e di prestazione di servizi (articolo 49 Ce).
La causa nasce da una raffica di diffide che Bruxelles, dal 2005, aveva inviato all'Italia, sulle attività
stragiudiziali e sui tariffari giudiziali. Con il parere motivato del 2008, l'eurogoverno aveva quindi evidenziato
come le tariffe massime obbligatorie fossero in contrasto con le regole Ue, deferendo l'Italia alla Corte del
Lussemburgo.
Ma l'avvocato generale, nelle sue conclusioni esposte ieri, ha giudicato «inesatta» la premessa della
Commissione circa il divieto di derogare alle tariffe massime. Non lo impedisce esplicitamente - spiega Mazàk
- l'articolo 2223 del Codice civile sulla retribuzione professionale. Così come la legge professionale
1578/1933 in cui il valore delle controversie, il pregio e la loro durata possono portare a «un onorario anche
maggiore rispetto a quanto liquidato dalla parte condannata alle spese». Inoltre, «durante la fase
precontenziosa» è intervenuto il Dl 223/2006 Bersani che ha esplicitamente abrogato «l'obbligatorietà di
tariffe fisse o minime ovvero il divieto di pattuire compensi parametrati al raggiungimento degli obiettivi».
Se al tempo delle sentenze Arduino, Cipolla e Hospital Consulting «non si poteva negare l'esistenza di un
divieto di derogare agli onorari minimi, tale obbligo è stato abolito dal decreto legge 223/2006». Pertanto, «se
le tariffe massime applicabili alle attività degli avvocati non avevano l'obbligatorietà nei rapporti fra avvocati e
clienti prima dell'adozione del decreto 223/06, esse non possono avere siffatto carattere dopo l'adozione del
decreto».
Secondo l'avvocato Mazàk, dunque, la Commissione ha provato l'esistenza di limiti massimi (elemento non
contestato dall'Italia). Ma «non è riuscita a dimostrare che sono obbligatori», tali da vietare agli avvocati la
loro deroga tramite accordo con i clienti. L'esame della normativa italiana «non evidenzia l'esistenza di siffatto
divieto espresso di derogare alle tariffe massime, alla guisa del divieto di derogare alle tariffe minime
applicabile fino al cambiamento avvenuto con il Dl 223/2006». Né è stato dimostrato - ha concluso Mazàk che, nonostante la mancanza di tale divieto espresso, i giudici nazionali interpretino la normativa come se
esistesse, limitando la libertà contrattuale tra avvocati e clienti.
Plaude alle conclusioni dell'avvocato generale - e spera che siano confermati dai giudici di Lussemburgo - il
presidente del Cnf, Guido Alpa, poichè «confermano che le tariffe massime sono sempre state considerate a
favore del cliente contro eventuali pretese esorbitanti dei professionisti, ferma restando la loro piena
negoziabilità».
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Corte Ue. Le conclusioni dell'Avvocato generale
07/07/2010
Il Sole 24 Ore
Pag. 33
(diffusione:334076, tiratura:405061)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
www.ilsole24ore.com/norme
Le conclusioni dell'avvocato generale
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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06/07/2010
Il Gazzettino - Rovigo
Pag. 18
(tiratura:114104)
Nella sede dell'Ordine di via Toti dopo una attenta relazione del tesoriere Michele Fioravanti assistito dal
presidente Marzio Bottazzi e dal segretario Luigi Barbato sono stati approvati i bilanci. Un bilancio, quello
consuntivo, che ha visto scelte sempre attente e oculate e che ha portato alla realizzazione del nuovo Albo
professionale. Le attività della commissione Urbanistica sono, inoltre, aumentate grazie all'impegno del suo
presidente Giovanna Bordin e dal vicepresidente Federico Pugina. Anche le attività la commissione Cultura
sono aumentante grazie soprattutto al gruppo guidato da Roberto Navarrini che sta preparando una mostra
sugli architetti polesani. Tutto il Consiglio, inoltre, si è impegnato nel rilancio della professione in un momento
così particolare con continue informazioni agli iscritti su corsi di formazione e convegni con aziende nazionali
ed internazionali organizzate dal presidente della commissione Promozionale e Tecnica Luigi Barbato. Molto
importante per l'Ordine degli architetti è anche il nuovo sito internet.
Significativa è stata, poi, la numerosa presenza della delegazione rodigina formata da consiglieri e delegati
all'assemblea regionale della Federazione regionale degli Ordini architetti e P.p.c del Veneto che si è svolta a
Verona nel bellissimo palazzo medioevale della provincia dove si sono ritrovati i sette Ordini del Veneto. Il
presidente regionale Giuseppe Pilla ha informato sui temi della professione e di quanto sta avvenendo dal
punto di vista economico, ha parlato delle scelte della Federazione Veneto anche in merito all'argomento dei
concorsi e di come si devono maggiormente regolamentare le partecipazioni oltre ad una maggiore
partecipazione nella costruzione di nuove idee per migliorare i rapporti con Comuni e Province. Il punto sulla
situazione rodigina è toccata , per quanto riguarda la provincia di Rovigo all'architetto Pugina che ha esposto
quanto si sta facendo in Polesine.
Nella foto i presidenti degli Ordini degli architetti.
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/07/2010
22
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Approvati i bilanci
07/07/2010
ItaliaOggi
Pag. 32
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Edilizia, la sfida della sostenibilità
In ballo: rilancio del settore, detrazioni fiscali e conto energia
Imprese industriali, professionisti della pubblica amministrazione e privati del settore delle costruzioni riuniti
oggi a Napoli, nel Parco Storico dell'Eremo dei Camaldoli, all'insegna dell'edilizia sostenibile. E' il forum
«L'Edificio cambia pelle», organizzato dal neonato Onies (Osservatorio Nazionale Innovazione Edilizia
Sostenibile), al fine di avviare un nuovo percorso che detti il rilancio delle costruzioni e della tutela
ambientale, a partire dal Sud. Molti i temi sul tappeto, dalla discussione sulle detrazioni fiscali del 55% sulle
opere di riqualificazione degli edifici, sino alla paventata riduzione del Conto Energia a partire dal 2011. Ma la
vera sfida è il rilancio di un comparto, quello immobiliare, attanagliato dalla crisi economica e incapace di
trovare ossigeno per risalire a livelli di intervento tali da garantire occupazione e produttività. Il Forum di
Napoli è finalizzato innanzitutto alla nascita di un nuovo impulso, per una cultura delle costruzioni che
consenta di adeguare e migliorare il vasto patrimonio edilizio del nostro Paese, pianificando e
programmando, allo stesso tempo, gli interventi futuri. L'obiettivo, quindi, è l'edificazione di costruzioni
realizzate con materiali di qualità, possibilmente frutto di un processo produttivo pulito e dell'utilizzo di materie
prime selezionate, non inquinanti e riciclabili a fine vita.Perché ciò sia possibile, e perché si possa seguire
l'esempio del resto d'Europa, dove l'ecosostenibile è ormai una realtà consolidata, con costruzioni adeguate
alle nuove e moderne esigenze dell'abitare, è necessario dare vita a un confronto fattivo tra le
amministrazioni, i tecnici e i professionisti del settore. Un processo culturale che parte da Napoli e dal Sud,
spesso martoriato da scelte edilizie ingiustificate e speculazioni selvagge. Numerose le adesioni al progetto
fortemente voluto dall'Onies e dal suo presidente Davide Maccarinelli. Tra queste la Celmacs, società leader
nel settore dell'innovazione costruttiva, che per l'occasione ha «ceduto» lo slogan «L'Edificio cambia pelle».
«Aggregare soggetti industriali e professionisti del settore», ha spiegato Roberto Minerdo, direttore generale
del gruppo, «è fondamentale per portare unità e innovazione al comparto. E' necessario inoltre agire con
coraggio, stabilendo anche di operare demolizioni e ricostruzioni dove le condizioni attuali non consentano di
adeguare il patrimonio esistente». «Ci occupiamo quotidianamente di ciò che attiene all'involucro dell'edificio,
dalla facciata ventilata alla copertura con integrato il solare termico e il fotovoltaico, passando dai serramenti
di nuova generazione e da altre componenti innovative. E' fondamentale», ha sottolineato ancora Minerdo,
«che tutti apportino il loro contributo, e per questo abbiamo aderito con convinzione ad Onies, certi che
l'Osservatorio possa diventare il punto di riferimento per il confronto sul futuro delle costruzioni».All'incontro di
Napoli sarà presente anche Sorgenia, primo operatore privato italiano del mercato dell'energia elettrica e del
gas naturale, con 560 mila clienti in tutta Italia e impianti di generazione elettrica per oltre 3 mila MW di
potenza, che nel solo 2009 hanno prodotto più di 7 miliardi di kWh. Sorgenia ha costituito una Divisione
efficienza energetica, diretta da Giovanni Lispi, con l'intento di sviluppare tutte le azioni che consentano il
risparmio e la produzione di energia da fonti rinnovabili.Il progetto dell'Onies ha catturato l'attenzione anche di
imprese quali Prometal, azienda vicentina leader nel settore delle soffittature metalliche, che presenterà un
innovativo sistema per la diffusione del calore nelle pannellature di soffitto interno, o la Corus, società
tedesca all'avanguardia per le coperture in materiali nobili, che illustrerà nel corso del convegno le principali
novità nell'integrazione fotovoltaica sulle coperture.La rivoluzione ecosostenibile, quindi, parte dai processi
industriali. Ma un ruolo determinante dovrà necessariamente essere rivestito da professionisti e tecnici, dal
coinvolgimento degli ordini professionali, e dalla creazione di strumenti che consentano l'introduzione di
innovazioni che permettono una riduzione dei consumi energetici, rendendone possibile l'integrazione con
impianti alimentati da fonti rinnovabili di nuova generazione, all'insegna di una nuova metodologia che premi
la qualità e la funzionalità delle opere che saranno costruite sul territorio.
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Oggi a Napoli si terrà il primo forum organizzato dall'Osservatorio nazionale Onies di Maccarinelli
07/07/2010
ItaliaOggi
Pag. 32
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Sarà il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, ad aprire il Forum nazionale «L'Edificio cambia pelle»,
promosso dall'Onies (Osservatorio nazionale innovazione edilizia sostenibile) che si terrà oggi, a partire dalle
ore 9.30, presso il Parco storico dell'Eremo dei Camaldoli del capoluogo partenopeo.La tavola rotonda della
sessione mattutina, moderata dal direttore de «Il Denaro», Alfonso Ruffo, sarà introdotta dal presidente
dell'Onies, Davide Maccarinelli. Aprirà i lavori la relazione di Roberto Minerdo, direttore generale della
Celmacs Group; poi Enea Spini e Albert Kistler (Swisspearl) spiegheranno il nuovo sistema della facciata
ventilata con il contenimento e la riduzione dei consumi energetici; l'architetto svizzero Stefan Cadosh
(Eth/Sia) esporrà l'esperienza elvetica sul design di alta qualità che riesce a fondersi bene con l'ecologia;
Raniero Margiotta e Enrico Maule (Prometal) rileveranno quali sono le nuove tecnologie nell'ambito delle
soffittature speciali; Giovanni Lispi (direttore efficienza energetica di Sorgenia) parlerà dell'esperienza di un
operatore dell'energia nell'efficienza collegata agli edifici; Giacomo Magnifico (Country Manager Italia Corus
Soleteam) renderà nota l'integrazione del fotovoltaico nelle coperture; il professor Bartolomeo Sciannimanica
(docente di Tecnologie per la riqualificazione e la bonifica ambientale) evidenzierà la valorizzazione degli
edifici energicamente efficienti. Al dibattito della sessione pomeridiana, moderato da Roberto Minerdo,
interverranno anche il professor Pasquale Mormile (Cnr Pozzuoli), che illustrerà il ruolo della termografia nel
monitoraggio delle fughe termiche e il professor Mario Losasso (direttore del dipartimento progettazione
urbana e urbanistica dell'Università degli studi di Napoli Federico II), il quale si soffermerà sulle innovazioni
tecnologiche applicate all'edilizia. Parteciperanno al forum i rappresentanti degli ordini professionali degli
architetti, ingegneri e geometri della provincia di Napoli.
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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L'edificio cambia pelle
07/07/2010
Il Sole 24 Ore - Sud
Pag. 21
(tiratura:405061)
A Palermo la lista mafia-free
I movimenti studiano una forma da far adottare agli Ordini
PALERMO
Nino Amadore
Il progetto è ormai in stato di avanzata attuazione: una lista "mafia-free" anche per i professionisti. L'iniziativa
è dei giovani del movimento Addio Pizzo e dell'associazione antiracket Libero Futuro di Palermo. Sono loro
ad aver messo insieme un gruppo "interdisciplinare" di professionisti della città per cercare di dare una forma
giuridica a un progetto che si è rivelato finora di difficile attuazione: un pool di giuristi sta valutando in che
modo è possibile arrivare a un codice etico che sia poi adottabile dagli Ordini professionali.
Una accelerazione dettata anche dall'ormai stato patologico del coinvolgimento di professionisti in operazioni
antimafia: da Giuseppe Liga, architetto e ritenuto l'erede di Salvatore Lo Piccolo al vertice del mandamento
mafioso di San Lorenzo-Tommaso Natale a Vincenzo Rizzacasa, altro architetto finito in carcere, ritenuto
prestanome di un altro mafioso come Salvatore Sbeglia, fino all'ingegnere Francesco Lena, titolare
dell'azienda agricola Abbazia Sant'Anastasia di Castelbuono finito in carcere con l'accusa di essere
addirittura prestanome addirittura di Provenzano. Il punto di partenza di un possibile codice etico resta la
famosa "Carta di Palermo", proposta nel 2007 da Elio Caprì, architetto e presidente dell'Associazione
regionale Liberi professionisti architetti e ingegneri.
Sul piano giuridico le novità non mancano. Dalla parte di chi sostiene che gli Ordini possono intervenire
direttamente in materie così delicate c'è la decisione del Consiglio nazionale degli ingegneri che ha respinto il
ricorso di Michele Aiello, l'ormai ex ingegnere titolare della clinica Santa Teresa di Bagheria e ritenuto dai
giudici, che lo hanno condannato a 14 anni di carcere, prestanome di Bernardo Provenzano. Il Consiglio
nazionale degli ingegnere ha accolto le tesi sostenuto in "primo grado" dal Consiglio dell'Ordine di Palermo a
suo tempo guidato da Alessandro Maria Calì, il quale è stato prima sfiduciato e ha poi perso le elezioni per il
rinnovo del vertici dell'Ordine. Calì si prepara a raccontare le sue vicissitudini al vertice dell'Ordine e in
particolare dopo aver deciso il provvedimento di sospensione di Aiello, in un volume che dovrebbe approdare
in libreria in autunno. Una definizione delle regole, che sia condivisa da tutti, sarebbe anche utile per gli
Ordini e consentirebbe loro di prendere decisioni senza margine di ambiguità. Recentemente, per esempio,
protagonista di una polemica è stato Enrico Sanseverino, presidente dell'Ordine degli avvocati il cui consiglio
si ricorderà ha sospeso il tributarista Sergio Lapis, condannato nel processo relativo al patrimonio di don Vito
Ciancimino. Al processo contro il senatore Cuffaro, medico e imputato di concorso esterno in associazione
mafiosa (ma già condannato a 7 anni per favoreggiamento alla mafia in altro processo) il pm Nino Di Matteo
ha ricordato la vicenda dell'avvocato ed ex consigliere provinciale di Forza Italia Salvo Priola, il quale fu
intercettato a casa del boss di Brancaccio, il medico Giuseppe Guttadauro, mentre chiedeva al capomafia di
"sponsorizzare" la sua candidatura nell'allora Cdu, per le elezioni regionali del 2001. Il Consiglio dell'Ordine
degli avvocati di Palermo non ha preso alcun provvedimento disciplinare nei confronti di Priola, come chiesto
dalla Procura. «Non ci è risultato materiale per un provvedimento disciplinare - ha spiegato Sanseverino - non
abbiamo individuato violazioni del collega al codice deontologico». La richiesta della Procura è stata
archiviata e Priola è presidente della Camera penale Conca d'Oro di Termini Imerese.
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Foto: Liberi architetti e ingegneri. Il presidente Elio Caprì
RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Professioni . Iniziativa di Addio Pizzo e Libero Futuro per contrastare la zona grigia
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI
PUBBLICI
16 articoli
07/07/2010
Il Sole 24 Ore
Pag. 7
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Ora vedo più determinazione
«Parlerei di ripresa solo quando torneranno i livelli pre-crisi, però c'è un miglioramento»
Eleonora Vallin
TREVISO
«Sarei molto cauto nel parlare di ripresa, meglio usare questo termine quando torneremo ai livelli pre-crisi spiega il presidente di Unindustria Treviso, Alessandro Vardanega -. Un miglioramento però c'è stato rispetto
al 2009, anche se non unitario né continuo, perché ha coinvolto solo alcuni settori e talune imprese: quelle
che hanno investito in internazionalizzazione, puntando su nuovi mercati e innovazione».
Presidente, possiamo parlare di un ritorno di fiducia?
Dopo una prima fase di disorientamento dove l'imprenditore si è trovato a dover mettere in discussione se
stesso e le sue capacità, ora vedo determinazione nel voler trovare la strada giusta. La partita però è tutta da
giocare; non bisogna riposare sugli allori ma continuare a lavorare.
Come si migliora il rapporto banca-impresa?
Entrambe le parti devono assumere un atteggiamento di discontinuità col passato. Le banche devono
iniziare a guardare oltre i numeri e fare sempre più analisi qualitative. Le imprese, d'altro canto, devono
acquisire una cultura finanziaria e dotarsi di strumenti utili per capire le esigenze degli istituti di credito.
Quali gli obblighi della politica?
Serve una riorganizzazione della Pubblica amministrazione per ridurre costi e burocrazia, bisogna superare
la dimensione comunale per aggregare i servizi e dar vita a una forma territoriale di tipo metropolitano.
La metropoli ha però bisogno di infrastrutture...
Le infrastrutture materiali, così come le risorse umane, sono il nostro capitale competitivo. Bisogna portare a
termine i progetti, a cominciare dalla Pedemontana fino alla Tav. Chiediamo, in sintesi, che siano mantenute
le promesse.
Il federalismo fiscale aiuterà le imprese?
Il federalismo fiscale aiuterà tutti: il Paese, i cittadini, le imprese, perché imporrà meccanismo di
responsabilità e di buona gestione della spesa. Speriamo anche qui si rispettino i tempi.
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Foto: Treviso. Alessandro Vardanega
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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INTERVISTAAlessandro VardanegaPresidente Unindustria Treviso
07/07/2010
Il Sole 24 Ore
Pag. 23
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Ricavi televisivi: calano gli spot cresce la pay tv
LA TRANSIZIONE Alla fine dell'anno sarà digitalizzato il 70% delle famiglie. L'ascolto della nuova tv ha
superato quello dell'analogico IL SERVIZIO PUBBLICO Serve una nuova governance svincolata dai partiti,
che valorizzi la capacità gestionale e decisionale
Marco Mele
ROMA
Il 2010 «è un anno di svolta» per il sistema televisivo italiano. Il presidente dell'Agcom, Corrado Calabrò,
spiega così tale affermazione: «Sono già all digital sei regioni. Nel corso di quest'anno è prevista la completa
digitalizzazione del Nord Italia. Alla fine del 2010 il 70% delle famiglie sarà digitalizzato. Con uno sforzo, tale
processo potrebbe essere completato nel 2011». Calabrò ha preferito, in una Relazione istituzionale, non
tener conto della richiesta di slittamento del Nord Italia al digitale, formalizzata dalle principali associazioni
delle tv locali, Frt e Aeranti-Corallo, che, se accolta, potrebbe far ritardare l'intero processo.
Nel frattempo, l'ascolto della tv digitale, calcolando tutte le piattaforme (terrestre, satellite, Ip tv) ha raggiunto
il 51,2% del totale, superando quello della tv analogica. I ricavi del settore tv, in un anno di crisi, sono stabili
(+1,7%), con la pay tv che è cresciuta del 7,4%, riducendo la forbice dalla pubblicità (-9,3% annuo). Mediaset
perde meno della media del mercato tv (-8,7%) mentre la Rai molto di più (-17,2%), un dato del tutto
scollegato all'andamento dell'audience.
L'offerta di Mediaset Premium, arriva a ricavi per 308 milioni (+54,8%). Il gruppo ottiene 215 milioni da altri
operatori. Sky riesce ad aumentare i ricavi pay del 3,8%, pur in un anno in cui gli abbonati al netto delle
disdette non crescono.
Nel mercato della pubblicità televisiva, Mediaset porta la sua quota al 56% mentre Rai scende dal 28,1 al
25,6%. Sul mercato pay, Sky ha l'85,8% del mercato, Mediaset il 10,7%. Bisognerà capire come, nel 2010, la
svolta tariffaria annunciata da Sky potrà modificare tali quote di mercato. Così come non si sa ancora se, e a
quali condizioni, Sky potrà partecipare all'assegnazione delle cinque frequenze nazionali. Il settore tv,
insomma, «è essenzialmente tripartito. Gli altri operatori minori e le tv locali faticano a trovare spazi
concorrenziali» commenta Calabrò nella sua relazione, senza però aggiungere nulla su possibili interventi
asimmetrici, per ovviare alla crescente concentrazione di risorse, diritti e capacità trasmissiva da parte di
operatori integrati verticalmente.
Capitolo Piano delle frequenze: «Non ci credeva nessuno e lo abbiamo approvato - rivendica con orgoglio
Calabrò -. Permette risorse per le tv nazionali (25 frequenze compresa la tv mobile, ndr) con cinque nuovi
multiplex in gara, per l'Alta Definizione, per le tv locali (con almeno 13 mux), per la radio. E consente di
liberare, entro il 2015, nove canali tv da destinare alla banda larga wireless, come chiede la Commissione
europea». L'Italia è il secondo paese europeo per diffusione della banda larga mobile, ma visto il tasso di
diffusione degli smartphone, «la nostra rete mobile rischia il collasso». I canali dal 61 al 69 UHF, allora,
dovranno essere ceduti (con quale indennizzo?) dalle tv locali cui sono stati assegnati sinora nelle regioni
passate al digitale e nello stesso Piano. Le tv locali, però, stanno preparando i loro ricorsi contro il Piano, che
potrebbero quantomeno ritardarne l'attuazione e la relativa transizione al digitale.
Calabrò prende posizione anche sul servizio pubblico: occorre una nuova governance «svincolata dai
partiti», che «valorizzi la capacità gestionale e decisionale, con le correlative responsabilità». In più, «la Rai
non ha le risorse sufficienti per migliorare la rete trasmissiva, per investire nell'Alta Definizione e nella tv su
Internet». Deve, quindi «acquisire effettivamente le risorse del canone, con un sistema di riscossione che
riduca l'evasione, anche per migliorare la qualità». Sui programmi d'informazione durante le campagne
elettorali, Calabrò ribadisce le sfasature tra Rai e privati, con le regole della Vigilanza che hanno assimilato
tali programmi alle tribune politiche, non bocciate dal Tar al contrario di quelle dell'Agcom, riprese proprio
dalla Vigilanza.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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«Entro il 2011 il passaggio al digitale»
07/07/2010
Il Sole 24 Ore
Pag. 23
(diffusione:334076, tiratura:405061)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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I NUMERI
2,87 miliardi
Ricavi pay tv
Nel 2009 i ricavi della tv a pagamento hanno complessivamente raggiunto 2,87 miliardi di euro in crescita del
7,4% rispetto al 2008. Resta preponderante la parte relativa all'offerta satellitare con 2,46 miliardi ma cresce
del 53% la torta del digitale terrestre (323 milioni)
56%
Quota spot Mediaset
Nel mercato della pubblicità televisiva, Mediaset porta la sua quota al 56% mentre Rai scende dal 28,1 al
25,6%. Sul mercato pay, Sky ha l'85,8% del mercato, Mediaset il 10,7%
1,6 miliardi
Ricavi Rai da canone
Nel complesso invece i ricavi Rai per il 2009 sono pari a 2,7 miliardi
07/07/2010
Il Sole 24 Ore
Pag. 25
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Più deregulation per la ripresa
Rossella Bocciarelli
ROMA
«Sui temi del mercato l'Italia non è un esempio positivo; spesso pensiamo alle riforme politiche a costo zero
ritenendo che siano le più facili; in realtà queste politiche sono difficili, perchè non popolari». La presidente
della Confindustria, Emma Marcegaglia, è tornata ieri sull'esigenza di procedere con più decisione sul terreno
delle liberalizzazioni.
L'occasione è stata un convegno organizzato dalla Luiss e dalla Commissione europea per discutere con
l'autore il "rapporto Monti", commissionato da José Manuel Barroso nell'ottobre del 2009 e consegnato il 10
maggio scorso, mentre l'Europa apriva il suo ombrello da 750 miliardi contro la crisi da debito pubblico
innescata dalla Grecia. Le strategie elencate nel documento Monti per proteggere il mercato unico dai rischi
di nazionalismo economico, rischi enfatizzati dalla passata recessione, sono state discusse ieri anche dal
segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, dal direttore generale di Assonime, Stefano Micossi,
dall'economista Maurizio Ferrera, dalla vicepresidente del Senato Emma Bonino e dal ministro per la
Pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta.
«Numerosi studi - ha sottolineato il numero uno di viale dell'Astronomia - dicono che se mettessimo in pratica
queste politiche di liberalizzazioni, potremmo crescere del 10-12% di Pil nei prossimi anni e recuperare un
divario di 14 punti di produttività». Negli anni passati, su questo fronte, ha affermato Marcegaglia «è stata
fatta qualche lenzuolata, non molto di più, e questo governo non sta facendo quello che andava fatto; ad
esempio, ripristinare la tariffa minima per le professioni è deleterio perchè poi lo vogliono tutti. Dobbiamo
liberalizzare di più» ha rimarcato, citando i servizi pubblici locali, energia, acqua e gas, i trasporti, le
professioni. «Ci sono potenzialità di crescita enormi per la nascita di nuove imprese e nuovi posti di lavoro.
Sappiamo di avere anche al nostro interno delle contraddizioni - ha aggiunto Marcegaglia - ma come
Confindustria continueremo a batterci e siamo fortemente a favore del mercato». Nel breve periodo, secondo
la leader degli imprenditori, ciò potrà comportare un costo ma, nel medio termine, ci sarà la possibilità di
tornare a una crescita maggiore. «I livelli di crescita attuali non sono sufficienti a mantenere vivo il tessuto
imprenditoriale» ha concluso. Dal canto suo, Monti ha sottolineato che, purtroppo, in questo momento anche
in Europa i fenomeni di «allergia al mercato» non scarseggiano e che «il mercato unico è più necessario che
mai e più impopolare che mai». Secondo Monti a quella Germania divenuta improvvisamente euroscettica e
sorda ai suggerimenti americani in tema di stimolo allo sviluppo, occorrerebbe chiedere non tanto di adottare
atteggiamenti keynesiani, quanto di riscoprire la sua originaria vocazione all'economia sociale di mercato. Dal
ministro Brunetta, infine, sono venuti alcuni esempi di "riforme a costo zero" contenute nella manovra, a
cominciare dalla misura che conferisce un orizzonte temmporale definito alle decisioni delle conferenze dei
servizi: «Abbiamo dato un orizzonte temporale determinato alle conferenze dei servizi. Questa è una riforma
che non costa, ma avrà l'effetto di cambiare il mondo degli investimenti pubblici del Paese. Non sarà sexy,
ma è
l'innovazione istituzionale di maggiore rilievo».
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Mercato. Confronto sul Rapporto Monti
07/07/2010
La Stampa - Torino
Pag. 64
(diffusione:309253, tiratura:418328)
"Gli appalti degli enti pubblici anche alle piccole imprese"
LUCIANO BORGHESAN
Ancora una iniziativa della Cna: perché vuole reagire alla crisi, che dopo aver colpito la grande industria sta
accerchiando le piccole imprese: «Il nostro è il settore che ha fatto da volano contro le difficoltà - dicono
Paolo Alberti e Daniele Vaccarino, segretario e presidente Cna Torino -, ha tenuto, non si sono fatti
licenziamenti, ma ora c'è bisogno di interventi concreti, o ci saranno tante chiusure».
E i dirigenti fanno presente che su 100 lavoratori con il contratto a scadenza indeterminata nel capoluogo di
provincia 57 sono dipendenti di piccole e medie aziende. «Le imprese resistono a stento - aggiunge Alberti non sono più rinviabili le riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno. Cambiare le regole del mercato del
lavoro, adeguare il sistema previdenziale, valorizzare le Pmi, ridurre l'evasione fiscale, rendere efficiente la
Pubblica amministrazione sono scelte da fare ora».
Dall'indagine congiunturale realizzata da Cna Torino svolta su 450 imprenditori «non emergono segnali di
ottimismo». Nei primi quattro mesi dell'anno il fatturato è diminuito ulteriormente rispetto agli ultimi mesi del
2009 per il 38% delle aziende, invariato per il 47%, aumentato per il 15%.
ra le più colpite dalla crisi, le ditte metalmeccaniche che nel 46,5% dei casi hanno denunciato un ulteriore
calo di fatturato, ed erano comunque più numerose, il 64,5% nella precedente rilevazione.
Preoccupano ancor più le costruzioni che denunciano un calo nel 44% dei casi (contro il precedente 37%),
per le autoriparazioni dove le perdite riguardano il 46% delle imprese (contro il precedente 39%). Cali di
fatturato anche nella piccola industria (26,5%).
Purtroppo, le percentuali di investimento sono in discesa ripida: solo il 7,4% acquista nuovi macchinari, che
fanno ricerca, nella precedente rilevazione erano l'8,4%.
Sul fronte dell'occupazione, la situazione è stabile: nei primi mesi del 2010 il 20% delle ditte intervistate ha
fatto ricorso alla cassa integrazione.
Le proposte? «Concentriamo le risorse in produzioni che possono riguardare il prossimo lustro- dice Alberti -,
servono leggi applicabili: è difficile ad esempio in questa fase favorire assunzioni a tempo indeterminato,
anche se incentivate, in piccole aziende».
E' necessario rivedere gli appalti pubblici di grandi dimensioni, spiega Vaccarino: «Solo il 2% dei bilanci degli
artigiani e il 6% delle piccole imprese è fatto di lavori per gli enti locali: vincono le gare i grandi gruppi e poi
eventualmente subappaltano alle loro condizioni e con i loro tempi di pagamento: non va bene, gli appalti
vanno aggiudicati anche a noi, direttamente».
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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ARTIGIANATO ALLARME DEI DIRIGENTI: FATTURATI IN FORTE CALO
07/07/2010
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 11
(diffusione:105812, tiratura:151233)
iPhone e simili ingolfano la rete
L'Agcom: il troppo traffico è un rischio E per la fibra ottica «servono accordi»
PIETRO SACCO
DA MILANO A forza di iPhone, Blackberry, altri "supertelefonini" e chiavette varie la rete di connessione
mobile italiana rischia di intasarsi fino allo stallo. «In assenza di interventi - ha spiegato Corrado Calabrò a
Montecitorio con il tasso attualedi diffusione degli smartphones la nostra rete mobile rischia il collasso». Il
problema è che i 15 milioni di smarrphone degli italiani (+11% rispetto al 2009) navigano su Internet
prendendosi una grossa fetta della banda di frequenze riservata alle comunicazioni mobile. Chi guarda un
video su Youtube usando il telefonino occupa lo stesso spazio, sulla rete di trasmissione, di 500mila sms
mandati simultaneamente, ricordava qualche mese fa un'indagine di Nokia e Siemens. Un'enormità, e difatti
per fermare l'eccesso di traffico molti operatori, in tutt'Europa, stanno eliminando le offerte tariffarie che
proponevano navigazioni mobili illimitate. Ma non tutte le compagnie la pensano come Calabrò. Vodafone è
d'accordo con il presidente dell'Agcom: la sua «è un'osservazione vera» ha spiegato l'ad delle attività italiane
del gruppo, Paolo Bertoluzzo: «II traffico sta crescendo e ogni ope-, ratore deve investire e trovare le
soluzioni commerciali e tecniche per-' che i consumatori abbiano il servizio per il quale hanno pagato».
Telecom invece non la pensa così. «In Italia questo rischio non e è» ha detto l'ad Franco Bernabè: «Stiamo
già facendo grandi investimenti per la connessione in fibra delle stazioni radio base, con l'obiettivo di
aumentarne la potenza e la capacità». Posizioni diverse che riflettono le divisioni sul progetto Ngn, la rete,
fissa di nuova generazione di cui l'Italia ha bisogno per dare a tutti i cittadini connessioni a Internet più rapide.
Per la Ngn, Vodafone, Wind, Fastweb eTiscali hanno presentato un piano congiunto da 2,5 miliardi mentre
Telecom insiste nel volersi muovere da sola, con un piano di investimenti fino a 7 miliardi. Calabrò ha
riconosciuto che ci sono «pur apprezzabili idee progettuali», ma manca «una visione di quelle che
concretamente ci si impegna a fare». Per questo il capo dell'Agcom invoca «accordi» tra operatori e enti locali
. «Per il nostro piano - ha chiarito Luigi Gubitosi di Wind - manca solo il contesto normativo».
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
il caso
07/07/2010
Finanza e Mercati
Pag. 5
(diffusione:21000, tiratura:267600)
Nella relazione annuale il presidente dell'Agcom illustra un settore che nel 2009 ha tenuto Ma non ha
risparmiato bacchettate. E ha avvertito gli operatori: banda larga mobile al collasso
FAUSTA CHIESA
Il 2009 che ha tenuto. I prezzi della telefonia che devono scendere. Il rischio duplicazione della nuova rete di
fibra ottica. E il pericolo collasso della rete mobile. Corrado Calabrò a tutto campo ieri sulle Tlc durante la
Relazione annuale dell'Agcom al Parlamento. Anche nell' annus horribilis della crisi, il settore ha
«sostanzialmente tenuto», con un peso quantificabile al 3% del Pil, ha detto il presidente dell'Authority.
Continua l'espansione dei volumi anche se i ricavi totali, pari a quasi 44 miliardi, sono diminuiti del 3,3%
rispetto al 2008. «Tutti i principali operatori hanno chiuso i loro bilanci in attivo ha detto il Garante delle
comunicazioni - E questo malgrado la pressione competitiva derivata dalle nostre regole abbia portato
all'ulteriore diminuzione dei prezzi». La concorrenza, per Calabrò, c'è. «Nella telefonia la liberalizzazione ha
funzionato. Nel mobile abbiamo uno dei mercati più competitivi al mondo. Dal 2002 a fine marzo 2010, più di
24 milioni di utenti hanno cambiato gestore». Eppure, ha precisato, c'è spazio per ridurre i prezzi delle
chiamate fisso-mobile. «Se il mercato non dovesse funzionare, interverremo». Calabrò ha dato una stoccata
anche agli operatori fissi che non si sono messi d'accordo sul Ngn ( Next Generation Networking ), la rete di
nuova generazione con fibra ottica nelle case. A oggi esistono il progetto di Telecom Italia da un parte e
quello di Fastweb-Tiscali-Vodafone-Wind dall'altra. «Ogni imprenditore - ha detto - ha diritto di fare i suoi piani
industriali». Tuttavia, «le pur apprezzabili idee progettuali proposte offrono una visione di quello che si può
fare, ma non ancora di quello che concretamente ci si impegna a fare. C'è, inoltre, una parziale
sovrapposizione delle aree geografiche d'intervento, senza coordinamento delle opere di posa». Per Calabrò,
l'Ngn sarà fattibile per una parte consistente degli italiani solo se ci sarà «un'iniziativa complessiva, un
progetto Italia per una fiber Nation, che eviti costose duplicazioni e faccia fare al Paese il salto di qualità di cui
ha bisogno». Sullo switch off, Calabrò sostiene che «con uno sforzo la digitalizzazione della televisione
potrebbe essere completata entro il 2011», anticipandola rispetto alla scadenza del 2012. Ma l'affondo più
decisivo è sugli operatori del mobile. La rete banda larga in mobilità, fatta di chiavette e smartphone per
navigare su Internet, è alla frutta. Dopo la Francia, «l'Italia è il secondo Paese europeo per diffusione della
banda larga mobile. Ma se non interveniamo rapidamente, con il tasso attuale di diffusione degli smartphone,
la nostra rete mobile rischia il collasso». Per evitare il collasso, Calabrò pensa alle frequenze liberate nel
passaggio alla tv digitale: prima del 2015 l'Autorità conta «di rendere disponibili circa 300 Mhz da mettere
all'asta per la larga banda». Cinque anni, un'eternità nell'era dell'It.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Calabrò, giù i prezzi del telefono Strigliata su «troppe» reti in fibra
07/07/2010
ItaliaOggi
Pag. 27
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Trasmissione online certificati di malattia: le regioni che non si adeguano perdono la premialità prevista per
legge. Si è tenuta l'altro ieri presso il ministero della salute una riunione per fare il punto sullo stato di
attuazione della nuova procedura di trasmissione telematica dei certificati di malattia dei dipendenti pubblici e
privati. Oltre al ministero della salute, hanno partecipato all'incontro rappresentanti sia di altre amministrazioni
centrali competenti (ministero dell'economia e ministero della pubblica amministrazione e dell'innovazione),
sia delle regioni e province autonome. Nel corso della riunione sono state affrontate una serie di
problematiche di ordine tecnico, le cui soluzioni, già individuate durante l'incontro, saranno attuate nei
prossimi giorni. Le amministrazioni centrali hanno inoltre ribadito che la piena realizzazione da parte delle
singole regioni di quanto previsto in materia di trasmissione online dei certificati di malattia costituisce
elemento pregiudiziale per il conseguimento della premialità prevista dalla normativa vigente.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Certificati di malattia online, istruzioni per l'uso
07/07/2010
La Nazione - Massa carrara
Pag. 4
(tiratura:176177)
Trasferimento del "Minuto": sale la protesta
VALENTINA CONTE
di VALENTINA CONTE - MASSA - CHE NESSUNO tocchi l'istituto alberghiero 'Minuto'. O meglio, lo 'tocchi'
soltanto per ristrutturarlo, riqualificarlo, portarlo a nuova vita e per consentirgli di proseguire la sua opera di
educazione ed insegnamento. L'appello non è nuovo ed arriva da più parti, ma ora che il tempo stringe e che
continuano a mancare 13 aule per poter consentire lo svolgimento regolare dell'attività scolastica (laboratori
compresi), per poter garantire il diritto allo studio alle decine e decine di studenti che ogni anno si presentano
in città per iscriversi all'alberghiero e per continuare ad avere in città un simile centro di eccellenza, l'appello
diventa grido. Di allarme. E così, si mobilita anche Sinistra Ecologia e Libertà: i capigruppo comunale, Cesare
Lorieri, e provinciale, Patrizia Alberti, hanno affidato ad un documento, che diverrà ordine del giorno, la
richiesta all'amministrazione provinciale «di non perdere l'opportunità offerta dal sindaco Pucci di mettere a
disposizione della Provincia l'edificio collocato nel parco 'Ugo Pisa', a costo zero». SPIEGA Lorieri: «Le
iscrizioni sono in aumento in un periodo in cui le scuole sono in diminuzione a conferma del valore
dell'Istituto. Prima di affrontare la questione su dove debbano essere collocate le aule, sempre e comunque
all'interno del Comune di Massa, riteniamo fondamentale che si arrivi in tempi rapidi ad un protocollo d'intesa
finalizzato al consolidamento e al mantenimento di un solo polo didattico-alberghiero di eccellenza nella città
di Massa fra Comune e Provincia». Sulla stessa lunghezza d'onda è la collega Patrizia Alberti, convinta che
l'idea del campus da crearsi all'Ugo Pisa debba essere concretizzata: «Nel frattempo, però, in attesa che i
lavori diano alla città un nuovo edificio scolastico degno di tale nome e capace di accogliere gli studenti e
l'attività didattica, deve essere scongiurata l'ipotesi di un trasferimento a settembre di aule a Carrara». Come
dire, se sede distaccata deve essere, allora non sia il 'Galilei' di Carrara, ma il 'Toniolo' di Massa. Image:
20100707/foto/5151.jpg
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
SCUOLA LA "SEL" PRESENTA UN ORDINE DEL GIORNO IN COMUNE E IN PROVINCIA
07/07/2010
La Nazione - Umbria
Pag. 23
(tiratura:176177)
Il Comune sostiene « Internet for Peace»
- ORVIETO - IL COMUNE di Orvieto aderisce alla campagna «Internet for Peace» promossa a partire dallo
scorso anno, da Wired Italia per sostenere la candidatura di Internet a premio Nobel per la Pace 2010
denominata appunto «Internet for Peace», candidatura che è stata accettata lo scorso 1° febbraio dall'Istituto
Nobel di Oslo. L'iniziativa in questione è sostenuta anche da Legautonomie, che ha invitato i singoli enti locali
ad aderirvi promuovendone sul territorio la più ampia conoscenza da parte dei cittadini su questo tema
decisamente emblematico e rappresentativo dei nostri tempi.
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
36
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IL PROGETTO
07/07/2010
La Nazione - Umbria
Pag. 27
(tiratura:176177)
«Il cuore verde è al top in Italia»
- PERUGIA - «LA REGIONE ha creduto fortemente nel processo di informatizzazione della Pubblica
Amministrazione per rendere più efficiente l'operato della propria macchina amministrativa. A tal fine, il
sistema istituzionale della Regione e degli enti locali, attraverso il Consorzio Sir Umbria, fin dal 2004, ha reso
disponibile a tutti i 112 enti soci del Consorzio una casella di posta elettronica certificata collegabile al
sistema di protocollo». Lo ha detto l'assessore regionale all'innovazione e sistemi informativi, Franco
Tomassoni precisando che «la Regione ha anche cercato di favorire l'implementazione dei servizi e le regole
di interscambio dei dati, degli accordi e delle procedure organizzative per creare quel sistema pubblico di
connettività volto a far condividere e diffondere il patrimonio informativo e dei dati della pubblica
amministrazione»: «La percentuale nazionale dei Comuni che hanno pubblicato la posta elettronica certificata
all'Indice Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni (Ipa) è del 36,89%, mentre per l'Umbria è dell'83,70,
dato che ci colloca in testa tra le Regioni italiane». Image: 20100707/foto/11111.jpg
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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E-MAIL CERTIFICATE
07/07/2010
MF - Sicilia
Pag. 2
(diffusione:104189, tiratura:173386)
Lombardo apre al quattro
Nel corso della direzione il Pd aveva invitato l'esecutivo a un cambio di passo sulla via delle riforme. Critici gli
esponenti del Pdl Sicilia. In Commissione al Senato scompare l'emendamento per i precari. All'Ars manca il
numero legale sul ddl appalti
Antonio Giordano
Grandi manovre attorno al Lombardo-quater. Lo stesso presidente della Regione rilancia la possibilità di un
governo di legislatura aperto anche all'Udc. Dopo gli inviti nei giorni scorsi da parte del Pd che ha chiesto
all'esecutivo un cambio di passo sulla strada delle riforme, l'assetto dell'esecutivo guidato da Raffaele
Lombardo potrebbe avere un volto nuovo entro pochi giorni. Anche con il sostegno dell'Udc che tornerebbe in
giunta dopo l'estromissione dello scorso anno. Ma c'è anche chi chiede un ritorno alle urne. Come nel caso di
Salvino Caputo, esponente del Pdl lealista. «Non credo che si arriverà ad un accordo di questo tipo, ma non
c'è dubbio che servirebbe soltanto a rinviare di pochi mesi un'agonia politica che non bloccherebbe l'ormai
indispensabile ritorno alle urne». Intanto i problemi più urgenti per l'esecutivo regionale arrivano da Roma
dove in commissione bilancio al Senato sarebbe scomparso l'emendamento che consente la continuità
lavorativa degli oltre 23 mila precari in servizio negli enti locali siciliani. «Al Governo nazionale non chiediamo
né deroghe né un solo euro, ma che ci si consenta di assicurare il lavoro a 22.500 precari da almeno 10 anni
e di sottrarli al ricatto delle proroghe, vincolando tutta la Pubblica amministrazione regionale a non
assumerne altri fino al raggiungimento di un rapporto di lavoro fisiologico, che si otterrà coi pensionamenti, tra
popolazione e pubblici dipendenti», ha spiegato Lombardo, «Negare questo diritto, considerato che è una
situazione che ereditiamo e che non possiamo risolvere altrimenti, apparirebbe un atto di somma ingiustizia».
Insomma, occhi puntati a Roma e a quanto succede tra i corridoi di Palazzo Madama, nella speranza che la
cancellazione dell'emendamento si tratti solo di un »refuso» simile agli altri che hanno colpito gli estensori
della manovra. «Le conseguenze di questa sommaria cancellazione», ha aggiunto l'assessore all'agricoltura
Titti Bufardeci, «mettono a rischio la tenuta sociale della Sicilia e rischiano di compromettere servizi
essenziali erogati dagli enti territoriali». Ieri, infine, è tornata a riunirsi l'Ars ma la riunione si è chiusa con un
nulla di fatto. Per due volte è mancato il numero legale e la seduta non riesce ad entrare nel merito del
disegno di legge sugli appalti in discussione. Nuovo tentativo oggi pomeriggio. Proprio ieri, sempre in materia
di appalti, l'Ance Sicilia aveva lamentato «il comportamento del governo regionale, della competente
commissione legislativa e dei capigruppo dell'Ars che non hanno risposto alle nostre richieste di incontro».
«Una inaccettabile mancanza di rispetto nei confronti delle associazioni di categoria», ha aggiunto Salvatore
Ferlito, presidente dell'associazione, «e una gravissima intolleranza e discriminazione nei confronti di tutti gli
imprenditori edili siciliani». A stretto giro di posta è arrivata la replica dell'assessore regionale ai lavori
pubblici, Luigi Gentile, che ha garantito l'apertura di un tavolo di concertazione già dalla prossima settimana.
«Ricordo», ha sottolineato Gentile, «che l'apposita 'legge tampone', che uniforma, tra l'altro, il criterio di
aggiudicazione delle gare a quello indicato nel Codice dei contratti, è già all'esame dell'Assemblea. Essa
servirà a risolvere le criticità del sistema evidenziate dalla Corte dei conti e dalla Commissione europea. Il
vaglio della normativa procede rapidamente e confido che la sua approvazione possa risolvere anche alcune
difficoltà segnalate dagli addetti ai lavori». (riproduzione riservata)
Foto: Raffaele Lombardo
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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IL PRESIDENTE DISPONIBILEA UN ESECUTIVO PER LE RIFORME ANCHE CON L'UDC
07/07/2010
Il Sole 24 Ore - CentroNord
Pag. 4
(diffusione:58140, tiratura:211140)
L'obiettivo è la semplificazione amministrativa per accorciare i tempi di rilascio delle autorizzazioni di carattere
sanitario e ambientale all'esercizio d'impresa. Le regioni del Centro-Nord sono al lavoro per sburocratizzare,
e accelerare, i procedimenti.
Un primo paletto in Emilia-Romagna è stato fissato con la legge regionale 4 del 2010, che ha dato il via
libera allo Suap telematico e alla banca dati delle pratiche amministrative che riguardano le imprese.
Contemporaneamente è stato istituito un tavolo di lavoro, allargato ad Anci, Upi e associazioni di categoria,
che ha il compito, come spiega la dirigente del settore Attività produttive Morena Diazzi, «di monitorare i
procedimenti e di verificare dove è possibile intervenire per accorciare i tempi e semplificare i processi, in
particolar modo laddove sono necessarie anche le autorizzazioni sanitarie e ambientali». La parola d'ordine
dei vertici di viale Aldo Moro è: procedimento integrato. All'insegna della trasparenza, valutando anche la
possibilità delle autocertificazioni.
Procede nella stessa direzione la regione Umbria. «La semplificazione è uno degli obiettivi prioritari della
Giunta - osserva Ciro Becchetti, dirigente del settore Sviluppo economico e attività produttive dell'ente umbro
- e per questo sono stati attivati dei tavoli di lavoro che dovranno individuare o nuovi impianti normativi o
soluzioni tecnico-organizzative per accorciare sensibilmente i tempi. Stiamo lavorando sul software. Ma un
aspetto molto importante è costituito anche dalla formazione del personale della pubblica amministrazione».
Le normative regionali in questo hanno un ruolo essenziale. «La sburocratizzazione del rapporto tra le
imprese e la Pa - prosegue Becchetti - non può prescindere dalla consapevolezza della complessità del
quadro legislativo. Dobbiamo tenere conto di una normativa nazionale che è carica di vincoli che riguardano
aspetti sanitari, urbanistici e di sicurezza e che incidono sui tempi di rilascio delle autorizzazioni».
Lo stesso problema si pone nelle Marche. Dove l'amministrazione sta valutando l'opportunità di attivare un
tavolo misto (allargato a tutti i soggetti che hanno competenze sul rilascio delle autorizzazioni). «Sarebbe
opportuna - spiegano dal settore Industria e artigianato della regione - una uniformità dei tempi di rilascio, con
particolare attenzione per le autorizzazioni ambientali. Per questo stiamo valutando la costituzione di un
tavolo di lavoro per capire dove si può intervenire con una semplificazione che consenta di conciliare velocità,
trasparenza e concretezza».
In Toscana molti passi in avanti sono stati fatti con lo sfoltimento delle attività economiche soggette ad
autorizzazione (delle 700 censite dalla Regione ne sono rimaste 17, tra le quali le grandi e medie strutture
commerciali). «Sul fronte igienico-sanitario di competenza regionale sono stati già raggiunti buoni risultati:
oggi sono soggette alla sola Dia circa l'80% delle attività che richiedono procedimenti igienico-sanitari»,
spiega Piero Rubbioli della segreteria di coordinamento del Centro di competenza per l'innovazione
tecnologica e la semplificazione amministrativa, che opera in Toscana in convenzione con la regione e con
Uniocamere. Diverso il discorso per le autorizzazioni ambientali. «In questo caso le competenze delle regioni
- osserva Rubbioli - sono limitate e i tempi vengono ancora dettati dalla normativa nazionale».
Na. R.
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Attività da autorizzare. Sono state ridotte in Toscana rispetto alle 700 del passato
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Regioni al lavoro per ridurre i tempi della burocrazia
07/07/2010
DailyMedia
Pag. 28
(diffusione:15000, tiratura:15000)
L'emozione di un concerto al cinema
Dall'autunno toccherà ad altri appuntamenti sportivi e musicali che sono allo studio in entrambi i circuiti (UCI
Cinemas e The Space Cinema) e Opus offrirà nuove proposte e nuovi target al mercato. Il multiplex consente
inoltre di costruire eventi ad hoc, come è avvenuto in primavera con il Ligabue Day. Attraverso un
collegamento satellitare con Correggio, il cantante è intervenuto per presentare il film sul concerto "Roma,
Olimpico 28" e per fare ascoltare in anteprima il suo nuovo singolo "Un colpo all'anima". Nexo Digital si è
occupata interamente della produzione. «Abbiamo dato il via alla nostra attività di distribuzione di contenuti
alternativi emozionando gli spettatori di 100 multiplex - spiega Franco Di Sarro, amministratore delegato di
Nexo Digital - con 25 mila biglietti venduti. Dal Ligabue Day Nexo Digital si pone sul mercato in veste di
editore e distributore di eventi live. Il progetto prende spunto dalla rivoluzione tecnologica. La digitalizzazione
delle sale Opus apre scenari innovativi per l'intrattenimento. E poi c'è l'attrattiva del 3D e una qualità musicale
eccellente che aiutano a comporre un mosaico con al centro lo spettatore».
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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franco di Sarro, nexo digital
07/07/2010
Il Fatto Quotidiano - Ed. nazionale
Pag. 17
(tiratura:100000)
PROPOSTA DI CALABRÒ News online: b o n u s - st u d e nt i "S
Federico Mello
e nella prossima Finanziaria si prevedesse che gli studenti possono fruire di un bonus governativo per l'a
bbonamento gratuito ai quotidiani online si centrerebbero due obiettivi: diffusione della banda larga e
diffusione dei giornali". Questa è la proposta che ha lanciato ieri il presidente dell'Agcom Corrado Calabrò
durante la sua relazione annuale al Parlamento. Il presidente dell'Autorità ha tracciato un quadro tetro delle
comunicazioni digitali in Italia. "Siamo sotto la media Ue per diffusione della banda larga (20,6 per cento
contro la media del 24,8), per numero di famiglie connesse a Internet (53 per cento contro il 65), per acquisti
online e per il contributo che l'infor mation and communication technology fornisce al Pil". Tutto ciò non basta:
le nostre aziende vendono poco sul Web e siamo penultimi in Europa per le esportazioni legate all'Ict. Una
situazione "de p re s s a " anche per l'insuf ficiente diffusione di Internet nelle scuole e nelle fasce di reddito e
d'istruzione medio-basse. Per fare un passo in avanti, secondo Calabrò bisogna "rimuovere le remore mentali
e azzerare i balzelli digitali". E in un Paese dove ancora sussiste un rilevante "di gital divide" la soluzione non
può che passare dalla banda larga. Se in questi giorni sia Telecom che il gruppo Fastweb-Wind-VodafoneTiscali hanno lanciato le loro proposte per la Rete in fibra ottica, l'Agcom mette in guardia dal rischio di "una
parziale sovrapposizione delle aree geografiche d'inter ve n t o ". L'Autorità farà la sua parte ma serve
"un'Agenda Digitale" su misura, ovvero "un organico disegno legislativo" che delinei norme e investimenti per
rilanciare la digitalizzazione del Paese ad ogni livello. L'Agcom, infine, agitando un "rischio collasso" della rete
mobile per i troppi smartphone, ha annunciato che le frequenze liberate dal digitale terrestre, verranno messe
all'asta per la banda larga. f . m e l l o @ i l fa t t o q u o t i d i a n o . i t
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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MONDO WEB
07/07/2010
Il Sole 24 Ore - Lombardia
Pag. 15
(tiratura:405061)
Task force per Pmi a rischio usura
CESSIONE DEL CREDITO «Anche in tempi complicati il territorio non ha mostrato segnali di resa»
VARESE
La crisi economica allunga i tempi dei pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese.
Mediamente in Italia un fornitore attende quattro mesi per avere quel gli spetta, due in più di quelli che
occorrono negli altri Paesi europei. Si stima che il debito complessivo delle pubbliche amministrazioni verso
le aziende sia di circa 60 miliardi di euro. A rischio l'attività delle imprese - soprattutto quelle piccole - a
discapito dell'intero comparto produttivo. Ma qualche strumento per tutelarsi c'è.
La Prefettura di Varese, dov'è fortemente operativo l'Osservatorio sul mercato del credito istituito dal
ministero dell'Economia e dell'Interno, ha teso la mano agli imprenditori "strozzati" dalle lungaggini
burocratiche. Insieme alla Camera di Commercio ha sollecitato enti locali, istituti di credito e associazioni di
categoria a ricorrere alla "cessione del credito": opportunità prevista dal decreto anti-crisi del Governo a
favore delle imprese creditrici nei confronti di Regioni ed enti locali che finora ha riscosso scarso successo.
«Il Varesotto - afferma il Prefetto Simonetta Vaccari - è un territorio vivace e propositivo, che anche in tempi
complicati come questo non ha mai mostrato segnali di resa. Ma deve ancora comprendere le pecurialità di
questo strumento».
Per tutto il 2010 le aziende possono ottenere dal debitore la "certificazione del credito", sempre che esso
rispetti determinati requisiti, cedere quindi alle banche le fatture in scadenza e riscuotere subito, incassando
liquidità preziosissima a garantire l'operatività aziendale. Tocca poi all'istituto di credito rientrare della somma
dovuta dall'ente locale, rinegoziando termini e convenzioni.
L'azione della Prefettura, nell'ambito dell'Osservatorio sul credito, si muove anche in altre direzioni. Oltre
all'attività di raccolta dati, tocca al Prefetto monitorare singoli di casi di controversie che sorgono in merito alla
erogazione del credito, raccogliendo istanze e reclami dai clienti che si ritengono danneggiati dalle banche. A
Varese, da marzo 2009, sono state presentate 26 istanze, di cui 20 da parte di imprese. «Purtroppo poche»,
dice il prefetto.
La prefettura ha giocato un ruolo chiave in diversi interventi a favore delle aziende del territorio: come nella
sospensione per un anno dei debiti delle piccole e medie imprese nei confronti di banche e Regione, nel
sistema Confidi e nella concessione di microcrediti a famiglie in difficoltà. Interventi utili a prevenire
conseguenze negative per la sicurezza: la provincia di Varese non è esente da fenomeni di usura, che si
accentuano nei periodi di incertezza economica. Le organizzazioni criminali sfruttano l'impossibilità di
accesso al credito delle imprese in crisi per prenderne possesso e riciclarsi in un sistema di economia pulito.
Una realtà che resta sommersa ma che può emergere anche grazie al sistema di Fondo di prevenzione (il
ministero dell'Economia mette a disposizione di Confidi e fondazioni antiusura somme di denaro per dare alle
banche garanzie sui prestiti concessi a operatori economici o singoli e famiglie in difficoltà) e Fondo
solidarietà (possibilità di acquisire un mutuo senza interessi da restituire in dieci anni a favore di imprenditori,
commercianti, liberi professionisti e operatori economici che denunciano gli usurai). In Prefettura attualmente
sono 12 le istruttorie in corso per ottenere il Fondo di solidarietà: il numero si presta a diverse interpretazioni,
comunque rende tangibile una realtà che mira a essere invisibile.
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LE SCELTE
Lo strumento. Per tutto l'anno in corso le aziende del Varesotto potranno ottenere dal debitore la
«certificazione del credito», cedendo alle banche le fatture in scadenza, riscuotendo quindi subito la liquidità
Moratoria. Tra gli interventi sul territorio, anche la sospensione per un anno dei debiti delle piccole e medie
imprese
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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L'Osservatorio sul credito di Varese: le imprese possono cedere alle banche le fatture in scadenza
07/07/2010
Il Sole 24 Ore - Lombardia
Pag. 15
(tiratura:405061)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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(declinazione territoriale della misura decisa a livello nazionale da Confindustria e Abi), e la concessione di
microrediti alle famiglie in difficoltà
Fondo. Altra iniziativa è il Fondo solidarietà: la possibilità, cioè, di acquisire un mutuo senza interessi da
restituire in dieci anni a favore di imprenditori, commercianti, liberi professionisti
e operatori economici disposti a denunciare gli usurai. Attualmente sono 12 le istruttorie in corso in prefettura
per ottenere il Fondo
Foto: Varese. Il prefetto Simonetta Vaccari
07/07/2010
Il Sole 24 Ore - Roma
Pag. 22
(tiratura:405061)
In Comune a scuola di mestieri
Attivati laboratori di mosaico, scultura, grafica e oreficeria
Daniele Cimò
Oreficeria, mosaico, scultura, pittura e restauro del mobile, ma anche fotografia, disegno, grafica ed
erboristeria.
Nelle scuole d'Arte e dei Mestieri del Comune di Roma dalla seconda metà dell'800 si insegnano
conoscenze teoriche e preparazione tecnica, oppure si assecondano passioni e hobby creativi. Quattro istituti
nel centro della città dove insegnano 25 docenti di ruolo e una settantina di collaboratori professionisti.
Nell'ultimo anno sono stati frequentati da quasi 1.500 allievi, ma le richieste di partecipazione ai corsi erano
almeno il triplo. Il Campidoglio per mantenere questi istituti spende ogni anno 1,2 milioni e nel nuovo bilancio,
in fase di approvazione in queste settimane, la cifra dovrebbe rimanere la stessa. Il costo d'iscrizione va da
un minimo di 38 euro (per chi ha un reddito non superiore ai diecimila euro) a un massimo di 464 euro (per
chi ha un reddito superiore ai 28mila euro). Si possono scegliere corsi di 150, 300 o 450 ore.
«L'offerta formativa delle nostre scuole - spiega l'assessore alle attività produttive Davide Bordoni costituisce una felice sintesi tra tradizione e innovazione, ponendosi come strumento capace di offrire
risposte concrete ai bisogni formativi della società e al mondo del lavoro in continua evoluzione». Le iscrizioni
per l'anno accademico 2010-2011 si sono aperte alla fine di maggio e i posti saranno assegnati fino a
esaurimento in base all'ordine di presentazione delle domande. E aperte sono anche le selezioni per
l'accesso all'albo degli insegnanti nelle scuole d'Arte e dei Mestieri. I candidati devono presentare domanda
entro il 23 luglio, prima su supporto informatico e poi in formato cartaceo da trasmettere al protocollo del
dipartimento Attività Economico Produttive (il modello è scaricabile dal sito del Campidoglio all'indirizzo
www.albodocentidip11.net).
Intanto, lo scorso 21 giugno è stata inaugurata la scuola di Arti Ornamentali di via San Giacomo, a due passi
da via del Corso e piazza di Spagna, dopo un restauro durato sei anni: «La nostra scuola è un laboratorio per
l'apprendimento delle tecniche - sottolinea Giovanna Benincasa, coordinatrice della scuola, dopo tanti anni
passati a insegnare grafica e arredamento - e per valutare i progressi degli allievi svolgiamo degli esami
periodici e una verifica pratica di fine corso. La mostra che abbiamo allestito in questi giorni - conclude - è
proprio il risultato di tali verifiche».
Anche la scuola Nicola Zabaglia è orientata all'insegnamento delle materie artistiche e delle tecniche
artigiane. È la prima a essere stata fondata, nel 1871, ed è l'unica che ha mantenuto la sua sede originale nel
cuore di Roma, in piazza San Paolo alla Regola vicino alla famosa piazza di Campo de' Fiori. Laboratori,
biblioteche e attrezzature sono a disposizione per chi sceglie di seguire corsi di affresco, ceramica, restauro
di materiali antichi o tecniche pittoriche antiche. Ma quali prospettive occupazionali offrono le scuole d'Arte e
dei Mestieri? «Capita spesso che ex studenti diventati professionisti tornino a farci visita per cercare validi
collaboratori - racconta l'architetto Roberto Sacco, coordinatore della scuola Nicola Zabaglia - e se è vero che
i certificati che rilasciamo non hanno valore legale bisogna però dire che i nostri corsi permettono di imparare
tecniche e professionalità a costi bassissimi e che spesso insieme alle conoscenze arrivano contatti
importanti per il futuro lavorativo».
Gli altri due istituti del circuito delle scuole comunali sono orientati all'insegnamento tecnico-scientifico. La
scuola Ettore Rolli, con sede a San Giovanni, offre soprattutto corsi di informatica, photoshop e grafica
pubblicitaria mentre quella di Scienza e Tecnica di viale Glorioso, tra i quartieri Trastevere e Gianicolo, è
famosa per i corsi di fotografia ed erboristeria, di cui i posti a disposizione vanno sempre esauriti pochi giorni
dopo l'apertura delle iscrizioni.
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Formazione. Quattro istituti finanziati ogni anno dal Campidoglio con 1,2 milioni
07/07/2010
Il Sole 24 Ore - Roma
Pag. 22
(tiratura:405061)
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 07/07/2010
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LA MAPPA DEL FENOMENO
1.500
Gli allievi
Sono quelli che hanno frequentato lo scorso anno
i corsi delle quattro scuole d'arte e dei mestieri romane
38-464 €
I costi d'iscrizione
È la spesa minima e massima per frequentare i laboratori. I costi variano in base al reddito
25
I docenti
Sono quelli di ruolo che insegnano nelle scuole d'arte e dei mestieri del Comune. I collaboratori sono una
settantina
1871
L'anno di fondazione
È quello dell'istituto più antico, la scuola Nicola Zabaglia, a due passi da Campo de' Fiori
Foto: Iscrizioni aperte. Quelle per l'anno accademico 2010-2011 sono iniziate alla fine di maggio
UNIVERSITA
26 articoli
07/07/2010
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 39
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Carte in regola per la meritocrazia
Il rettore della Sapienza e l'ottima carriera di moglie, figlio e figlia
Gian Antonio Stella
«Fra' Luigi», come gli studenti più discoli chiamano il rettore dell'Università La Sapienza di Roma Luigi Frati
ironizzando sul suo spropositato accento romanesco, ha lanciato una nuova invettiva. E dopo avere sparato a
zero tempo fa sulle ricerche dell'équipe («sono dei mediocri») del premio Nobel Rita Levi Montalcini ha detto
che «qui in questo Ateneo c'è chi ruba lo stipendio: ci sono persone che lo prendono da anni e non fanno
nulla. Ora faremo pulizia». Non bastasse, ha aggiunto: «Il 30 per cento dei ricercatori della facoltà di
Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell'ambito della ricerca scientifica e in generale alla Sapienza il 10 per
cento dei ricercatori non ha prodotto nulla negli ultimi 10 anni».
Che abbia delle buone ragioni, nonostante abbia preso le difese dei colleghi anche un ricercatore come
Giovanni Amelino Camelia (cioè uno che secondo la rivista Discover Magazine sarebbe tra gli eredi di Albert
Einstein), non vogliamo neppure metterlo in dubbio. D'altra parte, se le cose funzionassero bene la più
grande università d'Italia non sarebbe nella classifica avulsa (rapporto tra studenti iscritti e parametri vari:
troppo facile scalare la hit parade puntando su un esorbitante numero di professori e gli studenti) al 401°
posto tra le università del mondo.
Una posizione catastrofica.
Quello che non torna è il pulpito da cui predica «Fra' Luigi». Dio sa quanto l'università italiana abbia bisogno
di un ripristino della meritocrazia per recuperare quella credibilità internazionale che, a parte poche e
luminose eccezioni (la Normale e il Sant'Anna di Pisa, la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati di
Trieste...) appare compromessa. Ma parlare di meritocrazia, perfino in un Paese come il nostro, sarebbe più
facile avendo le carte in regola. Sia chiaro: la professoressa Luciana Angeletti in Frati, il professor Giacomo
Frati e la professoressa Paola Frati saranno sicuramente dei fuoriclasse nelle loro rispettive materie. E può
darsi che sarebbero riusciti ad andare in cattedra, tutti e tre nella facoltà di medicina, anche se non fossero
rispettivamente la moglie, il figlio, la figlia (che nell'aula magna di Patologia ha fatto pure la festa di nozze) del
nostro rettore il quale, anche dopo l'elezione, si è tenuto stretta la poltrona di preside di medicina alla quale è
imbullonato dal lontano 1990, quando il ministro per la Protezione civile era Vito Lattanzio, degli Esteri Gianni
De Michelis e degli Interni Antonio Gava. Può darsi.
Ma è lecito avere il sospetto che la parentela abbia dato una mano ai congiunti del nostro moralizzatore? Non
basta, com'è noto, che la moglie di Cesare sia onesta. Deve anche apparire tale. E sotto questo profilo,
diciamo la verità, non è che il rettore della Sapienza sia al di sopra di ogni sospetto. O no?
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Tuttifrutti
07/07/2010
Il Sole 24 Ore
Pag. 25
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Marcegaglia al vertice della Luiss
A giorni Emma Marcegaglia assumerà la presidenza della università Luiss di Roma, al posto di Luca Cordero
di Montezemolo. Lo ha fatto sapere la stessa presidente di Confindustria intervenendo al convegno sulle
strategie per il mercato unico organizzato nella sede dell'università della Confindustria.
«Fra qualche giorno prenderò la presidenza di questa importantissima università», ha detto Emma
Marcegaglia. «Prendo in mano una università che è già eccellente, farò di tutto per migliorarla ulteriormente»,
ha detto il numero uno di Viale dell'Astronomia, «ringraziando tutto il gruppo di lavoro».
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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UNIVERSITÀ
07/07/2010
Il Sole 24 Ore
Pag. 26
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Le grandi città isole di malessere
QUALITÀ DELL'ARIA Allarma soprattutto il superamento dei limiti per le polveri sottili: a Torino e Milano più di
100 giorni oltre il tetto
Rosanna Magnano
ROMA
Belle e malate. Sono le 15 metropoli italiane che rivelano, a parte poche eccezioni, chiari segnali di
sofferenza: aria irrespirabile, mobilità pubblica arretrata, scarsa attenzione all'ecocompatibilità, bassa
fecondità, tassi di mortalità superiori alla media nazionale e una distribuzione poco omogenea di personale
medico e infermieristico e di posti letto ospedalieri. È quanto emerge dal «Rapporto Osservasalute aree
metropolitane 2010», curato dall'Osservatorio per la salute nelle regioni italiane presso l'Università cattolica di
Roma, e coordinato da Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di igiene della Facoltà di medicina. Lo studio,
realizzato nell'anno che l'Oms dedica alla salute urbana, è stato presentato ieri a Roma, presso il Policlinico
universitario Agostino Gemelli.
A ciascuna provincia va riconosciuto un particolare primato positivo: dal verde urbano della capitale alla
giovinezza delle mamme catanesi; dall'ecosostenibilità di Venezia al numero contenuto di incidenti stradali a
Genova; dalla rilevante riduzione degli aborti a Bari all'aria pulita di Reggio Calabria. Il bilancio resta tuttavia
negativo: le aree metropolitane italiane sono di fatto «isole» di malessere. «Il Rapporto fotografa città molto
anziane - spiega Ricciardi - anche in regioni con una maggiore dinamica giovanile, città inquinate anche nelle
regioni più salubri, ambiente sempre più a rischio, indipendentemente dalla latitudine».
Uno degli indicatori più allarmanti è la qualità dell'aria: il numero di giorni di superamento del limite previsto
per le polveri sottili (Pm10), pur registrando un calo del 22,8% nel periodo 2003-2008, non è ancora
sufficientemente basso rispetto ai 35 giorni previsti dalla normativa. In alcune città del Sud si osserva un forte
aumento (Messina +300%; Napoli +187,2%) mentre Torino e Milano - rispettivamente con 150 e 111 giorni
oltre il tetto - superano di gran lunga la media nazionale, che è di 61 giorni.
Per quanto riguarda l'offerta di servizi sanitari, tra il 2001 e il 2005, in quasi tutte le province considerate si è
assistito a una diminuzione dei ricoveri ordinari e a un maggior ricorso alle prestazioni in day hospital, anche
se esiste un'elevata variabilità territoriale per entrambi i generi.
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Ambiente. Stime dell' Università cattolica
07/07/2010
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 67
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Loew e la sua squadra segreta 62 spie per battere la Spagna
Computer, schemi e dvd: gli 007 sono studenti di Colonia Gli universitari elaborano dati sui rivali per conto del
ct. Alla guida un ingegnere svizzero
ENRICO CURRÒ
DURBAN Interpretando il calcio come metafora della guerra - un classico di ogni Mondiale - la stampa
spagnola ha infine scoperto quale segreto si nasconda dietro la crescita della nazionale tedesca: lo
spionaggio. Se la squadra di Loew ha travolto Inghilterra e Argentina, il merito non sarebbe tanto delle
ritrovate virtù tecniche e atletiche di Klose e Podolski o del definitivo ingresso di Schweinsteiger e Lahm
nell'olimpo dei campioni, quanto della straordinaria macchina tecnologica messa in piedi dalla federazione.
Uno staff di sessantadue studenti dell'università dello sport di Colonia, che analizzano ogni dato delle
squadre rivali della Germania, avrebbe permesso finora all'ex ct carneade di non sbagliare nemmeno una
mossa.
Fuori dai luoghi comuni, il ricorso alla tecnologia da parte dei tedeschi è un dato di fatto: nessuna nazionale
la sfrutta con tanta scrupolosità. Pochi giorni prima della partita gli studenti spediscono le loro relazioni al
capo degli osservatori. Urs Siegenthaler, ingegnere svizzero con un passato da calciatore nel Basilea e nello
Young Boys, si incarica di elaborarli, con tanto di filmati personalizzati sui singoli avversari, della durata di 25',
curati da Flick, il vice di Loew. A Siegenthaler viene attribuito il merito di avere già suggerito 4 anni fa all'allora
portiere Lehmann i trucchi per parare i rigori a Cambiasso e Ayala, nei quarti di finale con l'Argentina.
All'epoca, durante la gestione Klinsmann, Loew era il vice. Diventato ct, ha accentuato la collaborazione con
l'università di Colonia, dove ha sede il centro tecnico che laurea gli allenatori tedeschi. La federazione ha
sposato il progetto, finanziandolo ed estendendolo ai club: ogni volta che affrontavano una partita importante
di Championso di Europa League, avevano a disposizione un dettagliato studio degli avversari. I successi
delle Under hanno convinto Loew della bontà del progetto, che rimanda per meticolosità ai tempi della cortina
di ferro, quando la rivalità tra le due Germanie aveva creato università dello sport altamente specializzate. Il
capo delle "spie" Siegenthaler è orgoglioso: «Sappiamo tutto delle squadre con cui giochiamo, perfino le
provocazioni in cui possono cadere i giocatori». Il 4-0 con l'Argentina, ad esempio, sarebbe nato sia dallo
studio della marcatura adottata su Messi da Mourinho in Champions sia dalla valutazione della debolezza
difensiva della squadra di Maradona a sinistra. Contro la Spagna tre sarebbero le priorità individuate:
ingabbiare Villa, aggirare Sergio Ramos alle spalle e prendere in velocità Puyol. Ieri Loew ha ammesso di
non avere chiesto consigli all'allenatore olandese del Bayern Van Gaal e al ct tedesco della Svizzera Hitzfeld,
entrambi esperti di calcio spagnolo: «Non serve, abbiamo i nostri analisti».
Sono gli stessi che hanno imposto a Klose una dieta ferrea - ha perso 5 chili in un mese - e hanno stabilito
che il preritiro in altitudine non serviva: la Germania si è preparata al livello del mare, in Sicilia, e poi a 600
metri, in Alto Adige. La beffa sta nel finale della storia: da agosto Siegenthaler e i suoi collaboratori
lavoreranno per l'Amburgo, club per il quale Löw stava per firmare, portando appunto con sé l'allargatissimo
staff. Ora ne beneficerà Veh, ex allenatore di Stoccarda e Wolfsburg: è il prezzo delle vittorie al Mondiale. ©
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20 I CONFRONTI Otto vittorie Germania, sei pareggi e sei vittorie della Spagna
10 SEMIFINALI È la decima semifinale per la Germania (5 vinte) e la prima spagnola
97 I FALLI La Spagna è la squadra che ha ricevuto più punizioni (97) e corner (41) IGORI Ai Mondiali la
Germania è andata ai rigori 4 volte, sempre vincendo PER SAPERNE DI PIÙ www.fifa.com www.iaaf.org
Foto: Loew festeggia con Lahm il successo sull'Argentina ai quarti
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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R2 MONDIALE
07/07/2010
La Repubblica - Genova
Pag. 2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Pochi incidenti mortali, tanti aborti gli strani "primati" di Genova
Il rapporto della Cattolica sulla salute della metropoli ligure "Le grandi città sono tutte in affanno e il quadro
non è roseo, particolarmente problematico l'ambiente"
RAFFAELE NIRI
COM'È vecchia, la città.
Com'è sterile, la città. Com'è inquinata, la città. Com'è fortunata, la città. Sembra una vecchia filastrocca di
Giorgio Gaber questo "Rapporto Osservasalute Aree metropolitane 2010" redatto dall'Osservatorio nazionale
per la Salute delle regione italiane, che ha sede presso l'Università Cattolicae reso pubblico ieri. Genova, al
solito, ne esce con alcuni record noti (la metropoli più vecchia, la città dove si fanno i figli più tardi, la città
dove il numero di interruzioni di gravidanza è più alto) ma anche con parecchi primati a sorpresa.
Ad esempio, lo sapevate che Genova è la città metropolitana dove il numero delle vittime della strada,
soprattutto maschili, è più contenuto? Vediamo le cifre: su centomila genovesi la "mortalità per accidenti da
mezzi di trasporto" è pari allo 0,80 per i maschi e 0,37 per le femmine.A livello nazionale la media raggiunge
oltre il doppio per i maschi (2,07) e quasi il doppio per le femmine. A Torino, Venezia, Bologna abbiamo indici
pari al triplo e, quel che più sorprende, se prendiamo gli indici degli anni precedenti, c'è un decremento
stagione dopo stagione, con un calo annuo del 9,1%. Come si spiega il bassissimo numero di morti per le
strade? Probabilmente anche con il bassissimo (tutto è relativo, naturalmente) numero di autoveicoli: ogni
mille abitanti a Genova ci sono 467 auto, la media nazionale è 616,a Torino sono 628,a Roma 706, a Catania
698. Solo a Venezia ci sono meno auto che a Genova (il che è abbastanza logico): 416 per mille abitanti. Ma
ci sono anche altri, positivi record: l'aria di Genova continua ad essere tra le migliorie le più controllate ed
ecco che il tasso di mortalità per malattie del sistema respiratorio è bassissimo (9,06 per cento per gli uomini
e 3,68 per le donne). Ancora, la speranza di vita a 65 anni è altissima sia per gli uomini (17,51) che per le
donne (addirittura 21,47). Al contrario è ben sopra la media la mortalità per tumori: 43,43 per gli uomini e
21,76 per le donne, quando le medie nazionali sono - rispettivamente - 40,32 e 20,78.
«Le grandi città sono tutte in affannoe il quadroè tutt'altro che roseo - spiega Walter Ricciardi. direttore
dell'Istituto di igiene della facoltà di medicina del Sacro Cuore - Un aspetto particolarmente problematico è
l'ambiente la cui garanzia di qualità, così strettamente connessa alla salute dei cittadini, dovrebbe essere tra
le azioni strategiche prioritarie da mettere in atto. Invece è proprio l'ambiente urbano a mostrarsi più
vacillante». Un ragionamento che - come dimostrano i dati della ricerca - a Genova è valido solo in parte. In
Liguria l'offerta sanitaria - sostiene l'Università del Sacro Cuore-è tra il buono e l'ottimo, sia per quanto
concerne il regime ordinario che per il day hospital: anzi, rispetto alle quindici altre grandi città d'Italia è l'unica
a superare la media per entrambe le voci (regime ordinario e day hospital) e per entrambi i sessi. Ancora,
abbiamo il record positivo (ci batte soltanto Reggio Calabria) per quanto riguarda il superamento del valore
del limite delle polveri nell'aria che respiriamo: a Genova siamo a 29 giornate di superamento (ovviamente su
365) quando la media è 61, a Torino siamo a 150, a Milano 111, a Venezia 112, a Napoli 135 e a Roma 81.
Il tasso di fecondità delle genovesi è bassissimo (1,1 contro una media nazionale di 1,3), l'età media delle
madri al parto altissimo (32 anni e tre mesi contro una media di 31 anni), il numero delle interruzioni
volontarie di gravidanza molto alto (13,37 su mille contro una media nazionale del 9,67).
Infine, la disponibilità di verde urbano: Genova se la cava con 41 metri quadri per abitante, Torino e Firenze
ne hanno la metà, Milanoe Napoli un terzo. Non ci resta che gioire. Delle disgrazie altrui.
© RIPRODUZIONE RISERVATA I NUMERI 12,1 Nel 2009 il Banco Alimentare ha visto crescere del 12,1% i
propri assistiti, che oggi sono 60mila 41,6 Fra i pensionati liguri il 41,6 per cento guadagna tra 250 e 500 euro
al mese 26 Aumentano i prestiti a lunga scadenza da parte della Fondazione Anti-Usura (più 26%) 47 La
disoccupazione nel 2009 è aumentata del 47% rispetto al 2008 passando dal 4,5% al 6,2% POCHI FIGLI Il
tasso di fecondità a Genova è bassissimo: 1,1 figli per donna.
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Il dossier
07/07/2010
La Repubblica - Genova
Pag. 2
(diffusione:556325, tiratura:710716)
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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La media è 1,3. POCHE VITTIME Bassissimo il numero di incidenti mortali: 0,8 per diecimila abitanti. Media
nazionale: 2,07.
TANTI ANZIANI Trieste ha superato Genova da tempo, ma adesso ci tallona anche Bologna
PER SAPERNE DI PIÙ www.osservasalute.it www.cgil.it
07/07/2010
La Repubblica - Genova
Pag. 5
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Fondazione Garrone e Università master per il turismo
C'E' anche un'intesa con l'Università di Genova nella giornata di Riccardo Garrone; una "prima volta" che
potrebbe avere altri sviluppi. La Fondazione Garrone promuove infatti un corso gratuito di perfezionamento
per venti laureati - di cui cinque stranieri - in "Strategie di valorizzazione economica delle risorse turistiche
culturali del Mediterraneo", che si terrà a Genova dal 25 ottobre al3 dicembre in collaborazione con l'
università, il cui rettore Giacomo De Ferrari ha siglato ieri mattina la convenzione con Riccardo Garrone.
L'obiettivo è quello di fornire a giovani laureati le competenze per promuovere e sviluppare il turismo culturale
nell'area del Mediterraneo.
«Genova e la Liguria hanno un patrimonio turistico eccezionale che non è stato ancora valorizzato - spiega il
rettore - Lo scopo di questo corso è proprio quello di creare professionisti che siano in grado di elaborare
delle strategie per la promozione dei nostri beni turistici e culturali che oggi non ci sono. Spero che questa
iniziativa abbia successo e si possa ripetere e potenziare al massimo livello». Le iscrizioni al corso, che
durerà sei settimane e sarà articolato in 221 ore di didattica, comprese 75 ore di project work, case histories
(testimonianze di istituzioni e operatori italiani ed esteri di rilevanza internazionale) e tre escursioni di studio,
saranno aperte fino al 20 settembre e le selezioni avverranno sulla base dei risultati di un test e di un
successivo colloquio.
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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I corsi dal 25 ottobre al 3 dicembre La svolta
07/07/2010
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 26
(diffusione:309253, tiratura:418328)
FRANCESCO VACCARINO
POLITECNICO DI TORINO
Questo significherà il blocco delle iscrizioni degli studenti. Una lista non esaustiva comprende l'Università di
Pavia, di Cagliari, la Facoltà di Scienze di Torino, Architettura I del Politecnico di Torino e via discorrendo.
Rimandiamo per i dettagli ai siti www.rete29aprile.it e w3.disg.uniroma1.it/unira/.
Dall'esterno sembra difficile capire cosa stia succedendo. Che cosa vogliono questi privilegiati? Fanno
ricerca, non hanno un orario di lavoro, si dedicano a quello che gli piace, quando non sono dei raccomandati.
Insomma: che avranno mai da protestare, quando ci sono persone che perdono il posto con la crisi?
Declinare interamente la questione costringerebbe ad abusare della pazienza dei lettori. Limitiamoci quindi ad
alcune considerazioni. Una è di carattere storico: la figura del ricercatore è spuria. Creata una trentina di anni
fa come evoluzione degli assistenti, è votata e assunta per fare ricerca. La sua partecipazione all'attività
didattica è per legge obbligatoria solo per le attività complementari, laboratori o esercitazioni. Con il passare
del tempo, però, il sistema ha tramutato i ricercatori in docenti de facto, affidando loro una rilevante parte
della didattica.
Questo stato delle cose ha retto per due motivi: la voglia di insegnare e la promessa di uno sviluppo
professionale. Chiunque abbia avuto il privilegio di insegnare sa che è un'attività meravigliosa. Ecco quindi
che insegnare è un desiderio autentico nella più parte di noi e rinunciarvi sarà un sacrificio. Il secondo aspetto
era la promessa: l'insegnamento veniva vissuto come un'anticipazione dell'agognato posto da professore.
Cosa ha rotto l'equilibrio? La distruzione di ogni prospettiva professionale, unita al taglio dei fondi per le
università, che sta portando al loro collasso. Si è sviluppata una successione catastrofica di eventi: la ricerca
e l'università erano già mal finanziate e con una struttura di spesa sbilanciata sui costi del personale. Va
detto, per inciso, che nella ricerca il capitale umano e non le attrezzature sono il valore, per cui tale sbilancio
appare meno insensato in seconda lettura. Dal 2008 in poi sono stati fatti tali e tanti tagli di finanziamento che
le università porteranno i libri in tribunale per il 2011.
I tagli non solo hanno colpito chi nell'università lavora e studia, ma hanno azzerato la possibilità di ingresso
dei giovani. Mentre Obama, Merkel e Sarkozy incrementano gli investimenti in ricerca e formazione avanzata,
nel Belpaese, al problema di essere più competitivi sul mercato globale si risponde tagliando i fondi per la
ricerca, precarizzando il lavoro del ricercatore, riducendo il già basso stipendio dei nuovi ricercatori del 32%,
ma lasciando invariato il numero di auto blu.
Come risultato i migliori e più giovani di noi lasceranno l'Italia, contribuendo all'invecchiamento di quella che è
già l'università con l'eta media dei docenti più alta al mondo. I servizi offerti agli studenti scadranno e con loro
la qualità della formazione, minando di fatto il futuro del sistema Italia. E' contro questa prospettiva che i
ricercatori, con la morte nel cuore, non insegneranno più.
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
I tagli ai fondi cancellano il ruolo e il futuro dei ricercatori
07/07/2010
La Stampa - Ed. nazionale - tutto scienze
Pag. 25
(diffusione:309253, tiratura:418328)
A settembre l' università ci sarà ancora?
FRANCESCO VACCARINO POLITECNICO DI TORINO
Analisi FRANCESCO VACCARINO POLITECNICO DI TORINO
Mentre gli studenti medi si accingono a terminare gli esami di maturità e iniziano a pensare al corso di laurea
cui iscriversi, stanno accadendo eventi piuttosto singolari nella maggioranza degli atenei italiani. Attività e fatti
sino ad oggi ignorati dai media e vicini al mondo tv non più della sterochimica. La stampa straniera sembra
invece interessata alla strana epidemia che colpisce la nostra educazione superiore. Leggendo «Nature», si
può ad esempio apprendere da Alison Abbot (http://www.nature.com/ news/2010/300610/full/46 6016b.html)
che il prossimo anno accademico avrà serie difficoltà ad aprirsi nella maggioranza delle università italiane. I
dati raccolti finora dalla «Rete 29 aprile», la principale anima del movimento in atto, sono incredibili: su 66
università, si hanno dati relativi a 38, ovvero 263 Facoltà e il risultato è che 8733 ricercatori, pari al 62% del
campione, si sono dichiarati indisponibili alla didattica non obbligatoria per legge. In aggiunta ci sono 2 mila
professori che hanno aderito all'iniziativa del matematico Claudio Procesi, promettendo di dimettersi dai loro
incarichi a partire da ottobre, se le cose non cambieranno. Ciò ha comportato, come prima conseguenza,
numerose dichiarazioni dei consigli di Facoltà, ovvero dei Senati Accademici, di impossibilità a formulare
l'offerta formativa per il prossimo anno. Questo significherà il blocco delle iscrizioni degli studenti. Una lista
non esaustiva comprende l'Università di Pavia, di Cagliari, la Facoltà di Scienze di Torino, Architettura I del
Politecnico di Torino e via discorrendo. Rimandiamo per i dettagli ai siti www.rete29aprile.it e
w3.disg.uniroma1.it/unira/. Dall'esterno sembra difficile capire cosa stia succedendo. Che cosa vogliono
questi privilegiati? Fanno ricerca, non hanno un orario di lavoro, si dedicano a quello che gli piace, quando
non sono dei raccomandati. Insomma: che avranno mai da protestare, quando ci sono persone che perdono
il posto con la crisi? Declinare interamente la questione costringerebbe ad abusare della pazienza dei lettori.
Limitiamoci quindi ad alcune considerazioni. Una è di carattere storico: la figura del ricercatore è spuria.
Creata una trentina di anni fa come evoluzione degli assistenti, è votata e assunta per fare ricerca. La sua
partecipazione all'attività didattica è per legge obbligatoria solo per le attività complementari, laboratori o
esercitazioni. Con il passare del tempo, però, il sistema ha tramutato i ricercatori in docenti de facto,
affidando loro una rilevante parte della didattica. Questo stato delle cose ha retto per due motivi: la voglia di
insegnare e la promessa di uno sviluppo professionale. Chiunque abbia avuto il privilegio di insegnare sa che
è un'attività meravigliosa. Ecco quindi che insegnare è un desiderio autentico nella più parte di noi e
rinunciarvi sarà un sacrificio. Il secondo aspetto era la promessa: l'insegnamento veniva vissuto come
un'anticipazione dell'agognato posto da professore. Cosa ha rotto l'equilibrio? La distruzione di ogni
prospettiva professionale, unita al taglio dei fondi per le università, che sta portando al loro collasso. Si è
sviluppata una successione catastrofica di eventi: la ricerca e l'università erano già mal finanziate e con una
struttura di spesa sbilanciata sui costi del personale. Va detto, per inciso, che nella ricerca il capitale umano e
non le attrezzature sono il valore, per cui tale sbilancio appare meno insensato in seconda lettura. Dal 2008
in poi sono stati fatti tali e tanti tagli di finanziamento che le università porteranno i libri in tribunale per il 2011.
I tagli non solo hanno colpito chi nell'università lavora e studia, ma hanno azzerato la possibilità di ingresso
dei giovani. Mentre Obama, Merkel e Sarkozy incrementano gli investimenti in ricerca e formazione avanzata,
nel Belpaese, al problema di essere più competitivi sul mercato globale si risponde tagliando i fondi per la
ricerca, precarizzando il lavoro del ricercatore, riducendo il già basso stipendio dei nuovi ricercatori del 32%,
ma lasciando invariato il numero di auto blu. Come risultato i migliori e più giovani di noi lasceranno l'Italia,
contribuendo all'invecchiamento di quella che è già l'università con l'eta media dei docenti più alta al mondo. I
servizi offerti agli studenti scadranno e con loro la qualità della formazione, minando di fatto il futuro del
sistema Italia. E' contro questa prospettiva che i ricercatori, con la morte nel cuore, non insegneranno più.
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Analisi
07/07/2010
La Stampa - Ed. nazionale - tutto scienze
Pag. 25
(diffusione:309253, tiratura:418328)
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In crisi Cresce la tensione nelle università
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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07/07/2010
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:210842, tiratura:295190)
I DIRITTI ACQUISITI NON SONO UN MERITO
OSCAR GIANNINO
DA MESI la riforma dell'Università promossa dal ministro Gelmini avanza nel suo iter parlamentare. E da
mesi sale il livello e il tono della protesta. Più avanti, qualche considerazione sulla riforma. Ma, prima,
veniamo subito alla Sapienza di Roma. In alcune sue Facoltà i docenti, per protesta contro la riforma, in
accordo con gli studenti e il personale ausiliario, dopo il blocco degli esami hanno deciso di riprenderne lo
svolgimento ma di notte, a lume di candela. «Secondo un ordine fedele sia all'inversione di senso cui
sembrano orientate le manovre del governo, sia al nuovo profilo di professori ombra, oscurati e delegittimati
nella sostanza qualitativa e quantitativa del proprio impegno quotidiano», è stato dichiarato da alcuni docenti.
La reazione del Rettore, professor Luigi Frati, che pure non risparmia anch'egli critiche alla riforma, non si è
fatta attendere. Ha invitato tutti a non danneggiare oltremodo gli studenti desiderosi di dare gli esami. Ha
bocciato come «inutilmente folkloriche» le sessioni notturne. In più, ha pronunciato giudizi che dovrebbero
fare riflettere tutti, e che invece hanno suscitato sdegno e fischi. Che cosa ha detto, il professor Frati?
Un'amara verità. Che, come tutte le verità, dà scandalo. «Non credo che noi non siamo corresponsabili», ha
detto il Rettore. «Il 30% dei ricercatori a Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell'ambito della ricerca
scientifica, e in generale alla Sapienza il 10% dei ricercatori non ha prodotto nulla in 10 anni». Di qui la sua
conclusione. Secca e precisa, come un colpo di bisturi: «Queste persone vanno cacciate dall'Università».
Apriti cielo. Più ancora della condanna del situazionismo futurista degli esami notturni, e della tenace
negazione che tutte le voci di bilancio pubblico debbano compartecipare a un dimagrimento della spesa per
punti interi di Pil, invece di eccepire in ciascun settore l'eccezione a proprio vantaggio, come regolarmente
capita in Italia a cominciare dall'orchestra della Scala, in sciopero pur senza che le sia stato tagliato alcunché,
sono stati proprio i giudizi di Frati sui ricercatori a valergli una vera e propria ondata di riprovazione. Perché è
sul punto dei ricercatori, che la riforma provoca per le sue scelte di fondo ancor più polemica che sul resto.
Più polemica di quella riservata ai tagli alle dotazioni ma premiando le sedi capaci di risultati migliori e i
docenti coi giudizi migliori; ai limiti per i mandati dei Rettori; alle nuove norme per evitare l'assunzione di
parenti; ai nuovi poteri dei cda rispetto al Senato accademico; alla possibilità di commissariamento in caso di
dissesto finanziario, e di accorpamento per mettere un freno alle decine e decine di sedi moltiplicatesi
inutilmente sul territorio. I ricercatori sono infatti l'ultima leva della proliferazione ope legis di figure docenti
nell'Università italiana, nate dalla fervida fantasia trentennale del legislatore d'ogni colore, alla ricerca di nuovi
consensi con nuove sanatorie e immissioni in ruolo. Nati col decreto 382 del 1980 in teoria per fini prioritari di
ricerca e solo per integrare la didattica, hanno finito per rappresentare con oltre 24 mila unità il 35% dell'intero
personale docente, rispetto ai 19 mila ordinari e altrettanti associati. La riforma Gelmini compie una scelta
che ha del rivoluzionario, rispetto alla prassi quarantennale. Rifiuta la regolarizzazione a tutti i ricercatori,
respinge il più sacro sin qui tra i diritti nel pubblico impiego italiano, e cioè il diritto acquisito. Per tutti gli attuali
ricercatori e per quelli che saranno assunti nei nuovi concorsi fino a fine dell'anno prossimo abbassandone
l'età minima da 36-36! a 30 anni, dopo altri 2 contratti a termine di 3 anni o si passa come associati se
giudicati idonei, oppure le porte dell'Università per loro si chiuderanno. È questa rottura di continuità, a
scatenare la protesta. Perché nell'Università italiana, sin qui, nulla era più sacro del posto garantito a vita a
chi vi aveva intanto messo piede. Solo assumendo a tempo indeterminato tutti i ricercatori, dice la sinistra, si
può abbassare K per altro di pochissimi anni, i ricercatori ormai sono per lo più ben ultracinquantenni K l'età
media del corpo docente. E per questo gli associati e gli ordinari dovevano essere mandati in pensione prima,
non consentendo loro di restare in cattedra fino a 70 anni e oltre come capita oggi, ma tutti a casa al 65esimo
anno di età. Diritto acquisito e pensionamento anticipato invece che prolungato: ecco i fondamenti nei quali
crede chi protesta. Per carità, la riforma Gelmini ha anche le sue pecche. Che purtroppo si sono di molto
accentuate nell'esame parlamentare, visto che tra Camera e Senato gli accademici abbondano e ci hanno
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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La ricerca universitaria
07/07/2010
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 1
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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messo del loro, per abbattere per esempio il tetto minimo di 1.500 ore di didattica e ricerca per i professori a
tempo pieno, per cancellare la prevista certificazione della ricerca, per levare quel tetto minimo del 40% di
membri esterni dai cda che i professori sentivano come presenza estranea e minacciosa, per rendere assai
più vischiose che nella versione del ministro le procedure per sostituire i Rettori inadeguati. Ma sul punto di
fondo toccato dal Rettore Frati, non si può che concordare con lui. L'Università dovrebbe essere un tempio di
serietà. Per tutti, a cominciare dagli insegnanti. Torce e mascherate notturne andrebbero riservate al
Carnevale. Ed eccellenza e merito sostituirsi all'egualitarismo in nome della pura anzianità di servizio. È chi
protesta contro di questo, a meritarsi l'ombra.
07/07/2010
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 10
(diffusione:210842, tiratura:295190)
In arrivo le "pagelle" per i ricercatori: meno soldi agli atenei con voti bassi
Cuccurullo: tutti sotto esame, ognuno dovrà presentare 2 lavori scientifici IL RETTORE FRATI: DANNO
ECONOMICO «I vagabondi danneggiano La Sapienza»
ILARIA RICCI
ROMA - Vietato essere improduttivi. I fannulloni in futuro peseranno sul dipartimento e l'ateneo a cui
appartengono: chi se ne starà con le mani in mano rischierà di compromettere il lavoro dei colleghi, di far
arrivare meno fondi nella propria università. È quanto prevede il decreto sulla valutazione delle attività di
ricerca di università ed enti legati al Miur che sta facendo il giro degli atenei in questi giorni per essere
presentato a rettori e professori. Il presidente del Civr, il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca,
Franco Cuccurullo, sta viaggiando da nord a sud per spiegare come verranno assegnate, nei prossimi mesi,
le pagelle relative alla produttività scientifica. Rispetto al passato siamo alla svolta. «Innanzitutto - spiega
Cuccurullo saranno valutati tutti i ricercatori. Ognuno dovrà presentare due pubblicazioni». Chi non ha fatto
nulla tra il 2004 e il 2008 (il periodo preso in considerazione), non potrà tentare di annacquare le carte in
nessun modo: riceverà una valutazione negativa che peserà sulla pagella complessiva del proprio
dipartimento e ateneo. Vale a dire che se in una struttura ci sono tante pecore nere i colleghi ne usciranno
danneggiati. Il cambiamento è stato voluto dal ministro Gelmini che ha firmato le nuove regole. Durante il
prossimo autunno le università saranno tenute a inviare i dati relativi alle pubblicazioni di professori e
ricercatori. Nei successivi diciotto mesi, il Civr produrrà le pagelle del sistema di ricerca. «I dati - spiega
Cuccurullo - peseranno anche sulla distribuzione dei fondi alle università». Si prevede che saranno oltre
146mila i prodotti da valutare fra articoli, libri o capitoli di libri, brevetti depositati, prototitpi. Ognuno dei
soggetti sottoposti a valutazione dovrà presentare due pubblicazioni. «Sarà facile - spiega Cuccurullo - capire
chi lavora e chi no. Prima d'ora non si erano fatte rilevazioni così approfondite». Secondo un primo screening
del Civr sono il 10% su oltre 62.000 i ricercatori improduttivi. Tra un anno e mezzo sapremo esattamente chi
sono e dove lavorano. Coloro che dovranno giudicare i lavori potranno semplicemente leggerli o avvalersi dei
cosiddetti indici bibliometrici, ovvero del numero di volte che un lavoro viene citato e dove. Più la qualità della
citazione è importante (per esempio se un lavoro viene ripreso da uno studioso di fama internazionale),
maggiore è il punteggio che riceve l'autore. Conterà anche la fama internazionale del prodotto. I voti vanno
da 0 a 1. Un lavoro limitato prende zero, uno eccellente uno, uno accettabile 0,5, uno buono 0,8. Se c'è un
ricercatore improduttivo c'è una penalizzazione di 0,5 punti che peserà sulla graduatoria finale che i panelist
(coloro che valutano) stileranno dando le pagelle a ricercatori, strutture da cui dipendono, atenei. Nel giro di
un anno e mezzo si potrà sapere dove si fa la ricerca migliore con dati recenti e approfonditi. Più il lavoro è
innovativo, più ha un peso internazionale, più ha una p o t e n z i a l i t à anche in termini economici maggiore
sarà il voto. Questo per i ricercatori. Per le strutture peseranno il numero di ricercatori in formazione e
dipendenti, le loro performance medie, la capacità di attrarre risorse. Lo scopo è arrivare a fornire numeri al
ministero che consentano di distribuire al meglio i fondi per la premialità. Lo sa bene il rettore della Sapienza
Luigi Frati che ha denunciato che c'è un 9% medio di ricercatori nel suo ateneo che non fa nulla. Situazione a
cui va posto rimedio perché, ha ribadito, «la Sapienza deve funzionare», se c'è qualcuno che non lavora «è
un danno economico».
Foto: Un'aula della Sapienza In basso, supercomputer alla facoltà di Fisica
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
UNIVERSITA' Il Civr conta in 18 mesi di scovare i fannulloni
07/07/2010
Il Resto del Carlino - Ferrara
Pag. 4
(tiratura:206221)
Il preside di Medicina Alberto Liboni fa il punto sui principali problemi
ISABELLA CATTANIA
di ISABELLA CATTANIA ANCHE se ovviamente soddisfatto per essere stato riconfermato alla guida di
Medicina, il professor Alberto Liboni, subito dopo l'esito delle votazioni che, la settimana scorsa, lo hanno
rieletto preside per il prossimo triennio, non aveva certo nascosto la sua preoccupazione per l'attuale
situazione della facoltà. Professore, il 'paziente' è dunque grave? «Effettivamente siamo in un momento
difficile a causa della contrazione del numero dei docenti dovuto alla riduzione di risorse alle Università ed in
parte alla età media (piuttosto elevata) dei docenti della facoltà che presto dovranno andare in pensione
senza essere sostituiti. Altri punti nodali sono il trasferimento a Cona e i rapporti economici e normativi che
riguardano il personale universitario in convezione con l'azienda ospedaliera universitaria». Può essere più
preciso? Cominciamo col presentare la nostra facoltà che oggi conta 175 docenti e circa 70 tecnici e
amministrativi, 3.200 studenti iscritti ai 25 corsi di laurea, oltre 500 specializzandi e circa 60 dottorandi. Tutti i
nostri studenti, avendo i corsi obbligo di frequenza, vivono nella nostra città a parte quelli iscritti ai pochi corsi
di laurea attivati in sedi lontane. Questo la dice lunga su quanto la vita della facoltà di Medicina sia permeata
nella vita della città creando indotti ed opportunità per tutti. Voglio inoltre sottolineare una caratteristica molto
positiva dei nostri laureati: secondo i dati forniti da Alma Laurea a un anno dalla fine degli studi trovano quasi
tutti lavoro. Questa è la situazione attuale, sicuramente positiva ma che diventa meno ottimistica se si
considera che il corpo docente della facoltà si è ridotto negli ultimi anni di una ventina di unità e che ancor più
drasticamente si ridurrà nei prossimi anni determinando insieme alla attuazione di una legge dello Stato la
chiusura di svariati corsi di laurea. Sono inoltre a rischio di sussistenza varie strutture assistenziali dirette da
universitari, alcune scuole di specializzazione e vari gruppi di ricerca». Perché? Cosa prevede questa nuova
normativa? Secondo la legge 270, che entrerà in vigore nel 2011, un corso di laurea può essere attivato e
mantenuto solo se in questo insegna un numero di docenti adeguato. E' evidente che una fisiologica
riduzione del corpo docente senza ricambio porterà a chiudere molti corsi con ricadute negative sulla
numerosità degli studenti iscritti. Tra Università e Azienda ospedaliera è stato firmato un documento
congiunto (l'Atto attuativo locale) che regola tra l'altro la numerosità e la tipologia dei docenti universitari nelle
strutture assistenziali. Ebbene molte strutture universitarie hanno o avranno a breve una numerosità
universitaria troppo bassa o una carenza di docenti ordinari o associati e rischiano di vederne revocata la
direzione. Altra nefasta conseguenza della carenza o della totale assenza di docenti in una disciplina
potrebbe essere la chiusura di varie scuole di specializzazione, con grave danno di immagine e di qualità alla
offerta formativa della facoltà e ripercussioni negative anche sulla qualità dell'assistenza ospedaliera». Esiste
anche un problema parallelo per le apicalità ospedaliere? Altra questione da dirimere è infatti l'attribuzione
della direzione, che si renderà vacante a breve, di strutture attualmente ad apicalità ospedaliera e che
vedono una rilevante presenza di universitari nella pianta organica». Ci sono soluzioni per ovviare alla
carenza del personale? «Innanzi si devono utilizzare al meglio le poche risorse disponibili auspicando una
particolare attenzione da parte dell'Ateneo sui ruoli da attribuire, una ricerca di finanziamenti esterni (Regione
o altre Istituzioni o privati) per l'attivazione di ruoli di ricercatore e, infine, una possibile istituzione di
federazioni con altri Atenei della regione». C'è poi l'altro grosso nodo da sciogliere: Cona... «Sul trasferimento
a Cona si sono scritti fiumi di inchiostro ma non voglio esimermi dal portare alcune sintetiche considerazioni
su questo argomento. A parte tutte le valutazioni sul perchè, sul dove e sul quando, penso di poter dire che
per la facoltà il trasferimento a Cona potrebbe essere una occasione molto favorevole purché ci sia il rispetto
totale delle nostre prerogative didattiche di ricerca e assistenziali. Per la parte assistenziale ci sono alcune
difficoltà strutturali per quanto attiene la collocazione di medici, specializzandi, dottorandi e personale tecnico
amministrativi ma che comunque potrebbero trovare soluzione attraverso una condivisione e una verifica
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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«Ricerca e didattica, Cona così com'è
07/07/2010
Il Resto del Carlino - Ferrara
Pag. 4
(tiratura:206221)
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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delle criticità tra l'amministrazione ospedaliera e quella universitaria. Per quanto si attiene a ricerca e
didattica, l'ospedale di Cona, così come è strutturato, è del tutto insufficiente a sopperire alle esigenze cui sta
facendo fronte il vecchio Sant'Anna. Voglio ricordare che a Cona andranno circa 1.750 studenti (600 dal
corso di laurea di medicina più tutti gli studenti che al nuovo ospedale dovranno fare i tirocini) e parte degli
spazi di supporto alla didattica. Serve sicuramente una struttura didattica, che inizialmente era stata prevista
di 14.000, poi di 3.000, infine di 1.000 metri quadrati. Certamente sarà necessaria una struttura vicino ai
14.000 metri per ospitare e rendere efficace il percorso formativo degli studenti e rendere capace l'Ateneo di
offrire spazi adeguati per la ricerca». In una nota inviata al Carlino l'Università ha di recente sostenuto che a
Cona è previsto il trasferimento solo del triennio del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, per un totale di
511 studenti. e che nei blocchi 34 e 35 ci sono posti per 916. Dunque lo spazio sembrerebbe essere
sufficiente. «Sommando gli studenti che a Cona verranno a fare lezioni e tirocini a quelli che verranno a fare
solo tirocini si arriva ad una cifra, e lo confermo, intorno a 1.750 e non 511. Le aule che eventualmente
rimanessero libere, serviranno come sede di esami poiché a Cona solo ogni dipartimento e non, come è ora,
ogni sezione, ha spazi per gli esami dei vari corsi di laurea, di specialità e di dottorato». Quindi a Cona le aule
che ci sono bastano? «Per alcuni anni del solo corso di laurea di Medicina e chirurgia sono idonee, capienti,
tecnologicamente avanzate e direi più che sufficienti. Mantengo invece qualche preoccupazione per le aule di
alcuni corsi di laurea che con la chiusura del Sant'Anna e della scuola di via Carlo Mayr vedono perdere la
loro sedi didattiche». Continuando a scorrere l'elenco dei problemi, troviamo quello relativo al trattamento
economico e ai risvolti normativi del personale in convenzione. «E' una questione di difficile soluzione, ma
assolutamente da risolvere poiché il personale universitario percepisce uno stipendio inferiore rispetto a
quello ospedaliero, pur avendo gli stessi identici doveri assistenziali sommati a quelli peculiari della università
, didattici e di ricerca». Un nuovo eletto - il rettore - e una riconferma, quella che la vedrà per altri tre anni
preside di Medicina. Sembra di capire che nessuno dei due potrà dormire molto sugli allori. «Esatto. Molto più
importante per ciò che attiene alla politica universitaria è stata l'elezione del rettore che nella figura del
professor Nappi: credo che i colleghi abbiano voluto premiare la freschezza, la novità, la speranza, l'assenza
di preconcetti e pregiudizi, l'apertura a tutte le componenti dell'Ateneo. Per quanto si attiene alla mia elezione
è ovvia una naturale soddisfazione, ma so che sarà un gravoso impegno per la tutela delle qualità ed
eccellenze della nostra facoltà».
07/07/2010
Il Resto del Carlino - Reggio emilia
Pag. 18
(tiratura:206221)
L' università di Parma cambierà il look del paese
- SAN POLO - STUDENTI, laureandi e docenti della facoltà di architettura dell'università di Parma
produrranno varie proposte per riqualificare gli spazi collettivi pubblici di San Polo, a costo zero, grazie ad
una convenzione siglata dall'architetto Ana De Balbin, responsabile dell'ufficio tecnico del comune. I futuri
architetti progetteranno la riqualificazione delle piazze del paese ma anche il parco lido e perfino il cimitero.
"Per noi è una grande opportunità - dice il sindaco Mirca Carletti - far progettare la riqualificazione degli edifici
e degli spazi pubblici all'università di Parma cioè all'eccellenza dell'architettura". Image:
20100707/foto/11047.jpg
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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SAN POLO CONVENZIONE CON LA FACOLTA' DI ARCHITETTURA
07/07/2010
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 4
(diffusione:105812, tiratura:151233)
«Stati vegetativi coscienza sospesa ma spesso e e»
Negli ultimi cinque anni scoperte sempre più significative sulle «attività cerebrali sommerse» con una serie
importante di «correlati elettrici alla coscienza» Steven Lauryes: «Stimolando una zona dell'encefalo si
provoca qualcosa di simile a un'esperienza di percezione extracorporea» Scienziati da tutto il mondo in Italia
per fare il punto sul tema «Accertato che in alcuni casi la percezione rimane presente»
PINO CIOCIOLA
A BARONISSI (SALERNO) Poche certezze, però tali perché scientifiche. La prima è che in alcuni stati
vegetativi c'è qualche percezione del mondo esterno. E se in questi stati il sistema cognitivo è disconnesso
da quello motorio, non significa che non ci sia. Ancora un'altra certezza: lo stato vegetativo è una gravissima
disabilità appunto del sistema cognitivo, ma oggi non esiste alcun metodo per valutarne il grado. Su tutto
questo concordano gli scienziati che da domenica scorsa stanno partecipando alla terza "Conferenza
internazionale su coma e coscienza" (che si chiude oggi), a Baronissi, nella facoltà di Medicina dell'Università
di Salerno, organizzata da Michele Papa, neurologo, professore universitario a Napoli e membro della
"European task force" sugli stati vegetativi. Quattro giorni che servono a ridisegnare il quadro complessivo
degli stati vegetativi, sedici anni dopo le conclusioni della "Multi-SocietyTaskforceonPvs" americana, formata
da un gruppo di esperti che nel 1994' accesero i riflettori _ . . . su una zona semisconosciuta della medicina e
delle neuroscienze, ma che adesso le nuove, enormi, acquisizioni scientifiche, rendono indispensabile
aggiornare (ambiti giuridici e legali compresi). Per farlo sono arrivati da mezzo mondo (in qualche caso a
spese proprie, in altri grazie a fondi europei) , esperti come per esempio il neurologo della Weill Cornell
University a New York, Nicholas Schifi, come il neuropsicologo della Cambridge University Adrian Owen o
come Jonathan Victor, neurologo del Medicai CoUegee California University, come Joseph Fins neurologo e
capo della Division of Medicai Ethics at Weill Cornell Medicai College New York University, ma come anche il
genovese Walter Sannita, docente al Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Genova e alla State
University of New York o come il belga Steven Lauryes. Il massimo livello, insomma. Così non è un caso che
chiedano di cambiare la definizione scientifica ufficiale dello "stato vegetativo", proprio perché è una
gravissima disabilita, trasformandola in ' Sindrome della veglia arelazionale " (ne potete leggete maggiori
dettagli qui sotto, ndr). Tanto più che specie negli ultimi cinque anni si sono via via scoperte sempre maggiori
«attività cerebrali sommerse» di chi è in questa condizione, come una serie di «correlati elettrici alla
coscienza». Ed è sempre più radicata la tesi che anche il cervello possieda una sua «plasticità». E non a
caso all'Istituto Sant'Anna di Crotone (che dal punto di vista clinico è l'avanguardia europea) si stanno
realizzando Ridisegnato il quaaro complessivo di un problema che, da malattia quasi . sconosciuta, si avvia
ad essere considerato «gravissima disabilità» scoperte destinate a provare che lo stato vegetativo non è
l'angolo più remoto di un vuoto nero e assoluto. Resta naturalmente in piedi l'interrogativo vero, il più grande
di tutti: cos'è la coscienza? E anche quelli conseguenti: dov'è e come si misura? Niente equivoci, finora è
impossibile sia definirla, che provare scientificamente la sua esistenza e quindi misurarla. Ma esistono strade
parallele che possono aprire a clamorose novità, come quella citata dallo stesso Lauryes: «Abbiamo scoperto
che se stimoliamo una zona cerebrale, si può provocare qualcosa simile a un'esperienza di percezione
extracorporea, tipica di chi ha vissuto una situazione di pre-morte». Ovvio che anche qui, in questi giorni,
siano finiti a dover almeno sfiorare la filosofia e il metafisico: «È inevitabile farlo quando si parla di cervello e
coscienza», dice Adam Zeman, neurologo di Edimburgo, della School of Psychology Washington Singer
Laboratories Streatham Campus University of Exeter, membro della "European task force". Certo, l'approccio
rimane quello scientifico, eppure per questo rigoroso. «"Ho deciso di morire prima" è diverso da "ho deciso di
morire"», spiega Rosaria Elefante, biogiurista, anche lei membro della "task force". E, ancora secondo Adam
Zeman, «non si può capire la coscienza guardando solo al cervello»...
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
l'incontro BIOETICA E SOCIETÀ Individuate anche alcune strade parallele che potrebbero in breve
trasformarsi in clamorose novità. E spesso, come ha spiegato la biogiurista Elefante, si arriva a sfiorare il
metafisico
07/07/2010
Il Mattino - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:79573, tiratura:108314)
Ricerca, i tabù del posto fisso
Oscar Giannino
Da mesi la riforma dell'Università promossa dal ministro Gelmini avanza nel suo iter parlamentare. E da mesi
sale il livello e il tono della protesta. Più avanti, qualche considerazione sulla riforma. Ma, prima, veniamo
subito alla Sapienza di Roma. In alcune sue facoltà i docenti, per protesta contro la riforma, in accordo con gli
studenti e il personale ausiliario, dopo il blocco degli esami hanno deciso di riprenderne lo svolgimento ma di
notte, a lume di candela, «secondo un ordine fedele sia all'inversione di senso cui sembrano orientate le
manovre del governo, sia al nuovo profilo di professori ombra, oscurati e delegittimati nella sostanza
qualitativa e quantitativa del proprio impegno quotidiano», è stato dichiarato da alcuni docenti. La reazione
del Rettore, professor Luigi Frati, che pure non risparmia anch'egli critiche alla riforma, non si è fatta
attendere. Ha invitato tutti a non danneggiare oltremodo gli studenti desiderosi di dare gli esami. Ha bocciato
come «inutilmente folkloriche» le sessioni notturne. In più, ha pronunciato giudizi che dovrebbero fare
riflettere tutti, e che invece hanno suscitato sdegno e fischi. Che cosa ha detto, il professor Frati? Un'amara
verità. Che, come tutte le verità, da scandalo. «Non credo che noi non siamo corresponsabili», ha detto il
Rettore. «Il 30% dei ricercatori a Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell'ambito della ricerca scientifica, e in
generale alla Sapienza il 10% dei ricercatori non ha prodotto nulla in 10 anni». Di qui la sua conclusione.
Secca e precisa, come un colpo di bisturi: «Queste persone vanno cacciate dall'Università». >Segue a
pag.18 Apriti cielo. Più ancora della condanna del situazionismo futurista degli esami notturni, e della tenace
negazione che tutte le voci di bilancio pubblico debbano compartecipare a un dimagrimento della spesa per
punti interi di Pii, invece di eccepire in ciascun settore l'eccezione a proprio vantaggio, come regolarmente
capita in Italia a cominciare dall'orchestra della Scala, in sciopero pur senza che le sia stato tagliato alcunché)
so no stati proprio i giudizi di Frati sui ricercatori a valergli una vera e propria ondata di riprovazione. Perché è
sul punto dei ricercatori, che la riforma provoca per le sue scelte di fondo ancor più polemica che sul resto.
Più polemica di quella riservata ai tagli alle dotazioni ma premiando le sedi capaci di risultati migliori e i
docenti coi giudizi migliori; ai limiti per i mandati dei rettori; alle nuove norme per evitare l'assunzione di
parenti; ai nuovi poteri dei cda rispetto al Senato accademico; alla possibilità di commissariamento in caso di
dissesto finanziario, e di accorpamento per mettere un freno alle decine e decine di sedi moltiplicatesi
inutilmente sul territorio. I ricercatori sono infatti l'ulrima leva della proliferazione ope legis di figure docenti
nell'Università italiana, nate dalla fervida fantasia trentennale del legislatore d'ogni colore, alla ricerca di nuovi
consensi con nuove sanatorie e immissioni in ruolo. Nati col decreto 382 del 1980 in teoria per fini prioritari di
ricerca e solo per intregrare la didattica, hanno finito per rappresentare con oltre 24 mila unità il 35%
dell'intero personale docente, rispetto ai 19 mila ordinari e altrettanti associati. La riforma Gelmini compie una
scelta che ha del rivoluzionario, rispetto alla prassi quarantennale. Rifiuta la regolarizzazione a tutti i
ricercatori, respinge il più sacro sin qui tra i diritti nel pubblico impiego italiano, e cioè il diritto acquisito. Per
tutti gli attuali ricercatori e per quelli che saranno assunti nei nuovi concorsi fino a fine dell'anno prossimo
abbassandone l'età minima da 36 - 36! - a 30 anni, dopo altri 2 contratti a termine di 3 anni o si passa come
associati se giudicati idonei, oppure le porte dell'Università per loro si chiuderanno. E questa rottura di
continuità, a scatenare la protesta. Perché nell'Università italiana, sin qui, nulla era più sacro del posto
garantito a vita a chi vi aveva intanto messo piede. Solo assumendo a tempo indeterminato tutti i ricercatori,
dice la sinistra, si può abbassare - peraltro di pochissimi anni, i ricercatori ormai sono per lo più ben
ultracinquantenni - l'età media del corpo docente. E per questo gli associati e gli ordinari dovevano essere
mandati in pensione prima, non consentendo loro di restare in cattedra fino a 70 anni e oltre come capita
oggi, ma tutti a casa al 65esimo anno di età. Diritto acquisito e pensionamento anticipato invece che
prolungato: ecco i fondamenti nei quali crede chi protesta. Per carità, la riforma Gelmini ha anche le sue
pecche. Che purtroppo si sono di molto accentuate nell'esame parlamentare, visto che tra Camera e Senato
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'analisi
07/07/2010
Il Mattino - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:79573, tiratura:108314)
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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gli accademici abbondano e ci hanno messo del loro, per abbattere per esempio il tetto minimo di 1500 ore di
didattica e ricerca per i professori a tempo pieno, per cancellare la prevista certificazione della ricerca, per
levare quel tetto minimo del 40% di membri esterni dai cda che i professori sentivano come presenza
estranea e minacciosa, per rendere assai più vischiose che nella versione del ministro le procedure per
sostituire i Rettori inadeguati. Ma sul punto di fondo toctato dal rettore Frati, non si può che concordare con
lui. L'università dovrebbe essere un tempio di serietà. Per tutti, a cominciare dagli insegnanti. Torce e
mascherate notturne andrebbero riservate al Carnevale. Ed eccellenza e merito sostituirsi all'egualitarismo in
nome della pura anzianità di servizio. È chi protesta contro di questo, a meritarsi l'ombra.
07/07/2010
Libero - Ed. nazionale
Pag. 1
(tiratura:224026)
Il prof migliore d'Italia premiato e poi tagliato
GIORDANO TEDOLDI
C'è figura professionale più sfigata di quella del prof? E c'è prof più sfigato di Luca Piergiovanni? Sentite che
storia, perché qui la sfiga assume dimensioni metafisiche, allegoriche e parla anche molto di come siamo
combinati in Italia. Dunque (...) segue a pagina 23 (...) c'è un vecchio ragazzo di 37 anni e con la faccia un po'
stropicciata da attore del neorealismo, il succitato Pergiovanni, uno sgobbone di Arezzo che si è fatto 4 anni
di corso di laurea in lettere, 2 anni della SSIS (Scuola di Specializzazione per l'Insegnamento Secondario), 3
corsi di perfezionamento e ha firmato un paio di pubblicazioni scientifiche e con questo curriculum a prova di
bomba gli tocca fare il vagabondo per gli istituti scolastici del comasco a 800 euro al mese perché è un
insegnante precario, non ha una cattedra che possa definire sua, e ogni primo luglio si iscrive alle liste di
disoccupazione. Voi direte che è una storia vecchia, chissà quanti si trovano nelle stesse condizioni e non
finiscono sui giornali, eccetera. Un momento, lo sgobbone dottor Luca Piergiovanni senza posto fisso non è
un insegnante (precario) qualunque, è il docente dell'anno. E non perché lo dica qualche sindacalista di quelli
"giù le mani dalla scuola pubblica", macché, lo dice la Microsoft, l'azienda più al passo coi tempi che ci sia,
che ha indetto un concorso nazionale, insieme all'Associazione nazionale presidi, per premiare "chi sa
migliorare la didattica nelle scuole attraverso la tecnologia", il docente dell'anno appunto. E Luca Piergiovanni
ha vinto, primo tra tutti i docenti italiani, sarà lo stesso ministro Gelmini a premiarlo. Lo stesso ministro che,
«sono i paradossi dell'Italia» commenta spiritosamente il nostro, nelle scorse settimane l'ha lasciato a casa
insieme a decine di altri precari dell'insegnamento. Un po' come conferire il pallone d'oro a un calciatore e poi
dirgli: «Be', abbiamo controllato le liste, tu domenica stai in panchina». Ignoriamo i cabalistici meccanismi che
conducono all'assunzione di un prof precario, ma non possiamo notare che questo, oltre che un paradosso
italiano, è un esempio clamoroso delle condizioni borboniche in cui versa la nostra scuola. Sarà un decennio
che si organizzano tavole rotonde circa la necessità di svecchiare la didattica, utilizzare le nuove tecnologie,
tutti citano internet, google, gli e-book, l'interdisciplinarie tà e la multimedialità come strumenti indispensabili
per la formazione dei ragazzi del ventunesimo secolo, e poi il "docente dell'anno", che si mostra il più capace
proprio in questo campo, lo mandiamo in giro per provveditorati e per uffici scolastici provinciali a 37 anni
suonati cercando di acchiappare un'altra cattedra provvisoria, a cui aggrapparsi come una zattera per non
affondare. Che lungimiranza, che meritocrazia (parola che, ora possiamo dirlo ufficialmente, merita di diritto il
posto nella categoria dell'aria fritta). Luca Pergiovanni, essendo evidentemente un tipo abituato a fare
anziché chiacchierare, non si lamenta e lavora con quello che ha a disposizione: fa sapere che il ministro
Brunetta gli ha dato un computer e lui l'ha assegnato alla sua classe, la scorsa settimana l'hanno invitato a
due festival dell'innova zione digitale a Firenze e a Venezia e lui ha pagato metà del viaggio ai suoi studenti.
Ragazzini delle medie che evidentemente con lui si sentono motivati, se vanno volontariamente a scuola a
luglio per finire progetti iniziati durante l'anno. Negli ultimi cinque anni, Luca Piergiovanni ha cambiato 4
scuole, c'è stato un periodo che, non avendo una cattedra, si è messo a fare il deejay, «e pensare che
abitavo davanti a una scuola media», ricorda. Ora non sa se a settembre potrà tornare a insegnare, lavora ai
programmi di educazione digitale che quest'anno gli hanno consentito di arrotondare gli 800 euro della
cattedra, si gode la soddisfazione di essere il "docen te dell'anno", forse nel senso che i contratti che gli fanno
sono sempre annuali. Magari, gentile ministro Gelmini, Luca Piergiovanni preferirebbe essere un docente
come tanti, con una sua classe e uno stipendio acconcio con cui allenare i suoi ragazzi alle sfide del futuro,
anziché stare in panchina rigirandosi il premio in mano.
Foto: PREMIATO DALLA GELMINI Luca Piergiovanni ha vinto il concorso nazionale organizzato dalla
Microsoft che premia "chi sa migliorare la didattica nelle scuole attraverso la tecnologia". È stato premiato dal
ministro Gelmini
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Un precario lasciato a casa
07/07/2010
Libero - Roma
Pag. 49
(tiratura:224026)
«Per colpa dei prof slitta la nostra laurea»
RITA CAVALLARO
«Sono allibita, la mia laurea slitterà di un paio di mesi». È arrabbiata Marta, una studentessa di 24 anni che
frequenta la Facoltà di Lettere a La Sapienza. La protesta di docenti e ricercatori, che hanno indetto 3 giorni
di esami in notturna e all'aperto contro i tagli alla ricerca previsti dalla riforma Gelmini e dalla recente manovra
finanziaria non piace per nulla ai ragazzi che vogliono studiare. Laura è una di questi, una giovane bionda e
minuta, con un piano di studi rigido per arrivare alla laurea prima del prossimo anno accademico. Ieri era in
facoltà, a cercare i professori con cui, il 13 e il 14, avrebbe dovuto dare gli esami. Docenti che, però, hanno
aderito alla protesta e interrogheranno i ragazzi di notte e tra i viali dell'università. «Non è possibile, per
questo "scherzetto" rischio di dover pagare le tasse», si lamenta con alcuni colleghi. Il problema di Laura è
che martedì prossimo il suo appello sarà dalle 21 alle 5 e che mercoledì mattina avrebbe dovuto fare un'altra
materia. «Mi hanno creato un bel problema con l'appello di notte», spiega la studentessa. «Solitamente vado
a dormire alle 2 e invece martedì dovrò stare in facoltà, sveglia, ad aspettare il colloquio con il professore.
Già sostenere l'esame è stressante, a questo si aggiunge la stanchezza, il sonno, le televisioni che saranno
presenti. La cosa più grave è che la mattina dopo dovrei farne un altro, ma stando sveglia tutta la notte non
ce la farò a presentarmi. Quindi», aggiunge delusa, «dovrò rinunciare e sostenerlo a settembre, visto che non
sono in calendario altre date. La mia laurea si allontana». Gli fa eco un altro studente, che ha da poco parlato
con il prof e scoperto che anche a lui tocca l'esame di notte: «Capisco il problema dei tagli, ma non sono d'ac
cordo con il tipo di protesta. Così ci penalizzano. Sembra una sorta di scappatoia all'interruzione del pubblico
servizio, perché in questo modo lavorano, ma costringono molti studenti a non presentarsi all'appello. La
cosa positiva», ironizza, «è che forse i professori, per evitare critiche di gente imbufalita, promuoveranno tutti
quelli che sosterranno l'esame al buio». L'appuntamento dunque è il 12 e il 14 luglio, mattina e pomeriggio,
per le strade dell'università, mentre il 13 di notte, dalle 21 fino all'alba. «Per ora hanno aderito all'iniziativa 25
docenti», ha spiegato il preside della Facoltà di Lettere, Franco Piperno, «e sono previsti circa 500-600
studenti». Piperno ha sottolineato che «la protesta necessita sacrifici sia da parte dei docenti che degli
universitari. Ma non penalizza i ragazzi, perché gli appelli si faranno. Non si tratta di esperimenti di chimica o
problemi di matematica, sono colloqui che possono essere sostenuti all'aperto. La settimana successiva,
comunque», ha precisato, «gli esami riprenderanno regolarmente. Qualora però non ci siano risposte da
parte del governo, non escludiamo che la protesta continui».
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Esami notturni a La Sapienza
07/07/2010
Il Tempo - Abruzzo pe
(tiratura:76264)
Prc lancia l'allarme lavoro A settembre 300 posti in meno
@BORDERO:#ALEGIO-AQUI@%@ «Gli effetti della riforma Gelmini nel territorio provinciale del cratere
provocheranno pesanti tagli tra i docenti e personale Ata che acuiranno quelli già registrati nell'anno
scolastico appena concluso». A dichiararlo è l'ex consigliere provinciale Gabriele Perilli, fresco di adesione al
partito di Rifondazione comunista. «Il Ministro dell'istruzione - ha aggiunto Perilli - aveva annunciato una
sospensione dei tagli mentre le previsioni per l'anno scolastico 2010-2011 ci parlano di meno 54 docenti per
le primarie, meno 63 per le medie e meno 100 per le superiori. Cento saranno i posti in meno tra il personale
Ata (tecnico e amministrativo). Ci sarà anche un calo delle iscrizioni perchè molte famiglie non sono rientrate:
-350 alla scuola primaria, -160 alle medie e - 150 alle superiori». Prc rimane fuori dalla Giunta mentre sul neo
assessore Pezzopane il capogruppo del partito Enrico Perilli ha dichiarato: «Aspettiamo di conoscere i criteri
per l'assegnazione delle case». L'ex assessore Lattanzi, commentando le dimissioni del direttore generale
Cordeschi, ha invece commentato: «Per 28 mesi mi ha messo il bastone tra le ruote». Contro la riforma
Gelmini anche l'Università dell'Aquila ha annunciato la propria adesione alla mobilitazione nazionale in corso.
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Scuole
07/07/2010
ItaliaOggi
Pag. 6
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Draghi chiama a corte 50 economisti
Prepareranno studi e papers per i 150 anni dell'Italia unita
Infornata di consulenti alla Banca d'Italia. Negli ultimi tre mesi è arrivata alla corte di Mario Draghi una decina
di economisti, tutti reclutati per «attività di studio e ricerca». Ma il numero finale è destinato a salire, perché si
tratta della pattuglia di economisti a cui palazzo Koch ha deciso di affidare una serie di studi e di papers in
occasione dei 150 anni dell'Italia unita. Un lavoro, questo messo in moto da via Nazionale, che culminerà
nell'autunno del 2011 con un convegno in cui queste fatiche scientifiche verranno condivise. Per il momento il
dato certo è che nel programma preliminare la Banca d'Italia ha commissionato 17 papers, 5 serie statistiche
e una ricerca. Il tutto per il coinvolgimento di circa 50 economisti. È presente anche un comitato scientifico,
presieduto dal direttore generale di via Nazionale, Fabrizio Saccomanni, e composto da Alfredo Gigliobianco
(Banca d'Italia), Kevin O'Rourke (Trinity College di Dublino), Marco Pagano (università Federico II di Napoli),
Salvatore Rossi (Banca d'Italia) Gianni Toniolo (Luiss e Duke University), Nicholas Crafts (university of
Warwick) e gli economisti bocconiani Francesco Giavazzi e Fabrizio Onida. La presenza dei bocconiani, nel
gruppo scientifico, è consistente. Tra quelli già arruolati tra i consulenti c'è lo stesso Onida, che per un paper
su innovazione e internazionalizzazione dei marchi italiani percepirà un compenso di 7.500 euro. Il suo lavoro
verrà preparato con un altro bocconiano, ovvero Giuseppe Berta. Bocconiani sono anche Franco Amatori e
Andrea Colli, che per un lavoro su imprenditorialità e tecnologia incasseranno 7.500 euro ciascuno. I gettoni
più cospicui arrivano a 10 mila euro. Tanti verranno dati a Stephen Broadberry, dell'università di Warwick, per
un'analisi settoriale dello sviluppo italiano dal 1861 al 2011, a John Cantwell, della Rutgers Business School,
a Giuseppe Bertola dell'università di Torino, a Barry Eichengreen di Berkeley, a Gianni Vecchi dell'università
di Roma Tor Vergata e a Stefano Battilossi dell'università Carlos III di Madrid.I lavori che questo drappello di
studiosi sarà chiamato a realizzare sono vari: si va dal sistema finanziario alla bilancia dei pagamenti, dai
processi di innovazione alle analisi sulle diseguaglianze dei redditi in Italia. Più o meno tutti questi papers
seguiranno gli argomenti in una prospettiva storica. Tra gli studiosi italiani, contemplati all'interno del
programma stilato da palazzo Koch ma non ancora presenti nella lista dei consulenti, compiano anche Luigi
Guiso (European University Institute di Firenze), Giulio Napolitano, figlio del presidente della repubblica e
giurista dell'università di Roma Tre, e Marcello De Cecco (Scuola normale superiore di Pisa).Nel programma
sono previste anche cinque serie statistiche, che riguarderanno, tra gli altri argomenti, il commercio estero, il
settore bancario e i servizi. Insomma, sarà una mappatura complessa. Per il momento, da quanto si
apprende dall'aggiornamento della lista dei consulenti, palazzo Koch ha deliberato i compenso di 11
economisti, per un totale di 95 mila euro.
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Ecco il programma di celebrazioni. A ogni studioso un compenso tra i 5 mila e i 10 mila euro
07/07/2010
L Unita - Firenze
Pag. 1
(diffusione:54625, tiratura:359000)
Orlando Paris
GIOVENTÙ PRECARIA In questi giorni in Parlamento è in discussione l'ennesimo disegno di legge di riforma
dell'università. Governance, Cda, ricercatori, dipartimenti e concorsi: sono gli aspetti tecnici della riforma, sui
quali però non vale la pena soffermarsi. La vera riforma, infatti, la sta facendo il Ministero dell'Economia,
attraverso i tagli al Fondo di Finanziamento Ordinario (circa 3 miliardi) e attraverso il blocco delle assunzioni.
Solamente nella finanziaria 2010 il governo ha tagliato di 400 milioni i finanziamenti alle università pubbliche
e di 12 milioni gli interventi per il diritto allo studio. Come se non bastasse, per il prossimo anno è previsto un
nuovo taglio di circa un miliardo. L'effetto sarà il ridimensionamento drastico dei fondi destinati alla ricerca,
all'innovazione e al diritto allo studio: chi vorrà studiare e fare ricerca si dovrà rivolgere ai privati, oppure
dovrà andare all'estero. Nel frattempo oggi a Siena ci sono le elezioni per il nuovo rettore. Tre i candidati che
si sono scontrati in una campagna elettorale caratterizzata dalle belle parole, come «bisogna puntare sui
giovani ricercatori» o «essere creativi». Non un riferimento alla riforma Gelmini e ai pesantissimi tagli che
mettono in discussione la sopravvivenza dell'Università pubblica. Non è inquietante?
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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UNIVERSITÀ LARGO AI PRIVATI
07/07/2010
Il Sole 24 Ore - NordEst
Pag. 10
(diffusione:75240, tiratura:224000)
Il terziario chiama l' università
Crescita zero nel 2009 - Il presidente Potti: «Più dialogo tra imprese e servizi»
Silvia Zanardi
In Veneto non sono in calo ma in crescita zero, uno spazio bianco che permette di riflettere su come
ottimizzare le risorse: ricerca con le università, dialogo e banda larga.
Parliamo della galassia del terziario avanzato, popolata dai pianeti delle telecomunicazioni, del marketing,
della consulenza, degli studi di architettura e ingegneria. E, ancora, dei servizi di traduzione, delle
certificazioni e dei controlli di qualità. Sono i servizi esterni che utilizzano le tecnologie per soddisfare le
richieste delle aziende. In regione, nel decennio 1998-2008, questi servizi tecnologici si sono costantemente
moltiplicati, arrivando a rappresentare il 20% dell'economia veneta.
Dalle 33.644 unità produttive del 1998 si è passati, in dieci anni, a 66.170 con un incremento del 96,7 per
cento. E Padova, per la nascita di servizi tecnologici, è in assoluto la provincia più fertile: nel decennio
considerato, le sue unità locali sono passate da 7.520 a 15.313, con un aumento del +103,6 per cento. Il
settore più richiesto è quello delle telecomunicazioni, passate da 25 a 206 unità locali (+724%).
Ma come è andato il 2009? Gli indicatori nazionali descrivono un trend negativo: in base ai dati di contabilità
nazionale dell'Istat, si stima una perdita di valore di oltre 2,2 miliardi di euro (-1,6%). E sul fronte
dell'occupazione i servizi innovativi e tecnologici hanno chiuso il 2009 con un calo dell'1,2% rispetto al 2008:
oltre 30mila occupati in meno in media d'anno, tutti lavoratori "indipendenti".
In questo panorama, Gianni Potti, imprenditore e presidente del raggruppamento dei servizi innovativi di
Confindustria Veneto, è però ottimista: «Nel 2009 in pochi hanno avuto il coraggio di assumere nuovi
dipendenti. Tuttavia, nonostante la brusca frenata della crisi, il terziario avanzato tiene». «Ciò su cui bisogna
insistere ancora molto, approfittando anche di questo momento di stallo, è il dialogo fra imprese e fra imprese
e servizi - continua Potti -. In particolare, va intensificato il rapporto tra manifatturiero e tecnologie». Un limite
del Veneto, per il settore, riguarda la dimensione delle imprese. «Siamo troppo piccoli e, per questo,
dobbiamo puntare di più alle aggregazioni, alle joint venture, ai consorzi: ne abbiamo bisogno per
rafforzarci», dice Potti. E l'imprenditore riflette anche sull'attività dei parchi tecnologici di Verona, Padova e
Venezia: «Possiamo pensare il Veneto come un grande parco tecnologico, ma le risorse vanno ottimizzate, a
partire dal rapporto di scambio fra i vari parchi». «Ma ancor più importante è intensificare il loro rapporto con
le università, che nella nostra regione è ancora troppo carente - incalza Potti -. Coltivare una collaborazione
continuativa con gli istituti accademici significa fare ricerca a costi bassissimi: è un'opportunità da sfruttare al
massimo».
E poi il capitolo-banda larga, che mette in rete le imprese consentendo uno scambio rapido e continuo di
materiali. «Fra due anni, in Veneto, puntiamo a essere coperti per il 90-95% dai 2 mega di potenza.
L'obiettivo è arrivare a 100 mega, ma ci vorrà del tempo. Entro l'anno, 160 comuni veneti verranno coperti
dalla banda grazie ai 26 milioni di finanziamento del ministero per lo sviluppo economico».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Presenza sul territorio
Le unità locali dei Servizi Innovativi e Tecnologici nel Veneto
per la tabella fare riferimento al pdf
- Fonte: Ufficio Studi Confindustria Padova su dati Infocamere
Gianni Potti
SERVIZI INNOVATIVI CONFIND. VENETO
Lungimiranza. Le risorse vanno ottimizzate a partire dallo scambio fra i vari parchi tecnologici. Come imprese
siamo troppo piccoli, dobbiamo puntare ai consorzi
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Distretti. Il comparto vuole intensificare il contatto con i parchi tecnologici degli atenei
07/07/2010
Il Sole 24 Ore - NordEst
Pag. 10
(diffusione:75240, tiratura:224000)
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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167 131"
07/07/2010
Il Sole 24 Ore - NordOvest
Pag. 2
(diffusione:75240, tiratura:224000)
Città della salute al via Intesa pronta alla firma
Accordo raggiunto tra Regione, Comune di Torino e ateneo
TORINO
Filomena Greco
Accordo fatto tra Regione Piemonte, Comune e università di Torino per avviare la progettazione della Città
della salute di Torino. È alla firma del rettore Ezio Pellizzetti, dell'assessore all'urbanistica Mario Viano e
dell'assessore piemontese alla sanità Caterina Ferrero la bozza del protocollo d'intesa per la realizzazione
del nuovo «ospedale di insegnamento» e delle aree destinate alla ricerca, alla didattica, all'incubatore di
imprese e alle residenze. Primo step saranno proprio gli interventi sull'ospedale San Giovanni BattistaMolinette, ritenuti da sanitari e mondo accademico di massima urgenza.
Il progetto si concentra sull'area sud delle Molinette: qui, dove ora c'è il reparto di neurologia (da abbattere),
sorgerà la prima delle quattro torri (area 1) che comporranno il nuovo ospedale, quella che dovrebbe ospitare
i reparti di medicina generale e le varie specialistiche, con al piano terra il pronto soccorso in comune con la
torre delle chirurgie; quest'ultima sarà costruita sempre nella zona sud, dove ora c'è il reparto di dermatologia
(anch'esso da abbattere) e ospiterà le 18 chirurgie - sparse in tutto l'ospedale -, i servizi per la diagnostica, la
medicina d'urgenza, la terapia intensiva e la rianimazione (area 2); la terza torre, collegata alle chirurgie, sarà
realizzata nello spazio del campo Bacigalupo e conterrà il materno-infantile (ostetricia, neonatologia e
pediatria specialistica) con il Sant'Anna e il Regina Margherita destinati a chiudere i battenti (area 3); una
quarta costruzione sarà rappresentata dalla sopraelevazione di tre piani del Coes, il Centro oncologico ed
ematologico subalpino (area 4): un piano da destinare all'università, per la ricerca, un secondo da riservare al
dipartimento di neuroscienze, il terzo da decidere.
«È importante - sottolinea Giorgio Palestro, preside della facoltà di medicina dell'università torinese - che in
poco più di un mese si sia trovato un accordo su un intervento che è di assoluta urgenza». Dati alla mano,
mantenere in vita un ospedale come le Molinette, riconosciuto come una realtà d'eccellenza, costa tra i 20 e i
22 milioni all'anno. «È un costo altissimo - osserva Palestro - sostenuto semplicemente per far andare avanti
un ospedale "vecchio", senza nessuna prospettiva di sviluppo o di investimento». Una cifra così, spalmata su
dieci anni, darebbe linfa vitale al progetto della Città della salute. Non ha dubbi Palestro: «Garantirebbero la
realizzazione di un progetto innovativo». Dal ministero, poi, arriverebbero tra i 250 e i 270 milioni.
I terreni di proprietà dell'Università e degli ospedali hanno un valore che si aggira sui 650 milioni, senza
contare però i vincoli della Soprintendenza sui fabbricati esistenti. In totale, realizzare la Città della salute
costerebbe, secondo una stima dell'università, un miliardo e mezzo.
Il nuovo Molinette sarà un ospedale da 700-750 posti letti (rispetto ai 1.200 attuali), accanto al maternoinfantile, che raggiungerà le 350 disponibilità rispetto ai 660 posti attualmente disponibili. Questa
quantificazione prelude a una riduzione dei letti di ostetricia nella torre, a favore di un eventuale
potenziamento del servizio al San Giovanni Bosco, ospedale di riferimento per l'area nord della città. E allo
spostamento di ginecologia nella torre riservata alle degenze.
Lo spazio utile a disposizione nell'area Molinette è pari a 160mila metri quadri circa, meno della metà
saranno destinati al nuovo ospedale, il resto dovrebbe essere destinato alla cittadella. A quest'area bisogna
poi aggiungere i centomila mq di Sant'Anna-Regina Margherita, ed eventuali ramificazioni in zona.
L'università un modello di Città della salute ce l'ha, ed è stato elaborato da Annamaria Bosia, docente di
biochimica e autrice, insieme al nuovo preside di facoltà - in carica a partire da ottobre - Enzo Ghigo, di uno
"schizzo", come lo definisce. «Si tratta di una elaborazione realizzata - spiega - sul modello degli ospedali di
insegnamento esistenti nel mondo». Il polo della ricerca, stando alle ultime proiezioni presentate in maniera
congiunta da Ghigo e Palestro, dovrebbe estendersi su 45mila metri quadrati. I servizi per la didattica
dovrebbero occuparne 40mila, altri 34mila dovrebbero essere destinati all'incubatore di imprese, 15mila agli
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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SANITÀ TRA PROGETTI E TAGLI
07/07/2010
Il Sole 24 Ore - NordOvest
Pag. 2
(diffusione:75240, tiratura:224000)
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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spazi dedicati alla ricettività di studenti e pazienti nelle fasi di pre e post ricovero.
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
GLI SPAZI
160mila mq
Molinette
È lo spazio su cui si estende l'attuale ospedale delle Molinette. Meno della metà, nell'area sud, sarà riservata
alla realizzazione degli spazi del nuovo ospedale d'insegnamento, il resto sarà da destinarsi
100mila mq
Le chiusure
Si tratta della superficie occupata dai due ospedali, l'infantile Regina Margherita e l'ostetrico-ginecologico
Sant'Anna, destinati a chiudere i battenti una volta costruito il nuovo ospedale delle Molinette
grafico="/immagini/milano/graphic/203//torino3713_1.eps" XY="2137 1300" Croprect="83 100 2058 1300"
Foto: AREA 1 Nell'area attualmente occupata dal dipartimento di neuroscienze sorgerà la torre delle
medicine, riservata ai reparti di medicina generale e alle varie specialistiche. Il nuovo Molinette avrà 700-750
posti letto AREA 4 L'area del Coes, centro oncologico ed ematologico subalpino, sarà sopraelevata di tre
piani AREA 3 Nell'area di Bacigalupo sorgerà la torre materno-infantile, dove saranno spostati una parte dei
reparti di Regina Margherita e Sant'Anna. In totale ospiterà circa 350-400 posti letto AREA 2 Nell'area 2, ora
sede del reparto di dermatologia, sorgerà la torre chirurgica. Riunirà le 18 chirurgie sparse nelle diverse
strutture delle Molinette
07/07/2010
Il Sole 24 Ore - NordOvest
Pag. 6
(diffusione:75240, tiratura:224000)
Cari universitari, siamo nei guai
Questa è la lettera aperta che abbiamo inviato qualche giorno fa agli studenti della facoltà di Lettere e
Filosofia dell'Università del Piemonte orientale e alle loro famiglie. Nell'iniziare questa sessione di esami di
profitto/di laurea i docenti esprimono tutta la loro preoccupazione per la gravissima situazione in cui versa l'
università italiana.
Al disegno di legge per la riforma universitaria, in via di approvazione, che colpisce alle fondamenta l'
università italiana, la manovra finanziaria ha recentemente aggiunto pesanti tagli, che penalizzano soprattutto
i ricercatori e i docenti più giovani. Tali misure arrivano al termine di numerosi anni durante i quali a promesse
di fondi per la ricerca hanno al contrario fatto seguito sistematiche riduzioni di finanziamento.
Vogliamo qui di seguito limitarci a elencare alcuni dei principali effetti che, indirettamente e direttamente,
ricadranno su di voi, così come sugli studenti di tutte le università italiane: riduzione numerica dei professori,
attraverso una forte limitazione del turn over, e drastico taglio dei finanziamenti per contratti di insegnamento;
riduzione di fondi per dottorati, assegni di ricerca, borse di studio; riduzione dei progetti didattici e/o di ricerca
che potranno essere finanziati dalle università; riduzione delle possibilità di aggiornamento di molte strutture
(biblioteche, aule informatiche, ecc.).
Riteniamo che gli studenti, così come tutta l'opinione pubblica, debbano essere consapevoli del fatto che i
tagli ai finanziamenti inevitabilmente ridurranno la possibilità per i docenti di svolgere efficacemente attività di
ricerca di alto livello e avranno quindi ricadute negative sulla qualità della didattica che dalla ricerca trae linfa
vitale.
Il discredito in cui si è voluto far cadere l'università italiana è largamente immotivato, ed è anche mosso da
precisi interessi di chi vuole indebolire la crescita culturale del Paese attraverso un sistematico attacco alla
ricerca di base, che sola può permettere vera autonomia e libertà di pensiero. Mentre le nazioni più
economicamente e culturalmente avanzate reagiscono alla crisi rafforzando gli investimenti per la ricerca,
l'Italia si muove esattamente nella direzione opposta, come se fosse possibile far fronte alla globalizzazione
del mondo attuale promuovendo un modello di società in cui la cultura di alto livello è per un verso screditata,
per l'altro irraggiungibile, se non a prezzo di sacrifici personali e mettendo in conto un futuro sempre più
incerto. Si tratta di una visione fortemente miope e stigmatizzata da seri studi di istituzioni indipendenti (per
esempio, la stessa Banca d'Italia) che mostrano come la spesa statale per l'istruzione costituisca la forma più
redditizia di investimento. Oltre che aiutare la formazione critica dei cittadini, l'istruzione è quindi
economicamente conveniente.
I docenti della Facoltà di Lettere e Filosofia, per il momento (e per non danneggiare gli studenti), si sono
astenuti da forme di protesta come il blocco degli esami e delle tesi. Per le ragioni sopra esposte, chiedono
tuttavia agli studenti stessi una decisiva solidarietà. Se la situazione complessiva non muterà, si riservano di
avviare, anche in forma concertata con altre facoltà e atenei italiani, più decise e radicali forme di protesta.
Consiglio di Facoltà
di Lettere e Filosofia
Università Piemonte orientale
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Lettere al Sole 24 Ore-NordOvest
07/07/2010
Il Sole 24 Ore - NordOvest
Pag. 11
(diffusione:75240, tiratura:224000)
Gli atenei si alleano: 2 milioni la dote di partenza
Oltre 180mila studenti, circa 12.500 docenti e ricercatori, sei atenei coinvolti: sono questi i numeri del neonato
Pres, il polo di ricerca e insegnamento universitario Euro-Mediterraneo a cui hanno deciso di dar vita le
università di Torino e Genova insieme a quelle francesi di Nizza, Tolone, Paris VI e Corsica. Il nuovo
partenariato costituisce una novità a livello europeo, afferma infatti Ezio Pelizzetti, rettore dell'Università di
Torino: «È la prima volta che in ambito universitario si decide di costituire un Gect, un Gruppo europeo di
cooperazione Territoriale che permette di gestire attività transfrontaliere avendo personalità giuridica e una
maggiore visibilità internazionale». L'attenzione internazionale è quella che vogliono guadagnarsi le
tematiche prioritarie a cui saranno dedicate le prime attività di ricerca e didattica del nuovo polo: tutela del
mare e delle zone costiere, incremento nello studio di energie rinnovabili, sviluppo di progetti legati ad
ambiente, salute e settore agro-alimentare. «È proprio l'importanza internazionale di questi temi a dettare la
natura del nuovo polo di ricerca - interviene Philippe Tchamitchian, rettore dell'Università di Tolone-: quella
che è appena stata creata non è una super-università, ma uno spazio dove trattare quelle problematiche
scientifiche di livello-superiore, che non potrebbero essere affrontate con le risorse di un solo ateneo
e che soprattutto costituiscono un interesse prioritario
per tutto il territorio».
Centrale - nel nuovo progetto
di cooperazione - è la dislocazione geografica delle università, tra le quali spiccano quelle dell'euro-regione
Alpi-Mediterraneo: «È da quattro anni che stiamo studiando l'istituzione di questo polo - aggiune Albert
Marouani, rettore dell'ateneo di Nizza-. Lle basi sono state poste dagli accordi per il rilascio nell'area di
diplomi di doppia-laurea, per esempio quelli stretti già nel 1998 con l'Università di Torino, e dai risultati
conseguiti dal progetto Sfide, una struttura comune di ricerca che vede la collaborazione degli atenei di
Nizza, Torino e Genova». Il Pres, presentato nel capoluogo piemontese la scorsa settimana, può contare al
momento
su un contributo di 2 milioni di euro messi a disposizione dalle università coinvolte. «Grazie alle potenzialità
offerte dall'essere un Gect - precisa Giacomo Deferrari, rettore dell'ateneo di Genova - contiamo di aprire a
enti locali e istituzioni europee e ottenere così nuovi finanziamenti».
Eleonora Palermo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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UNIVERSITÀ
07/07/2010
Il Fatto Quotidiano - Ed. nazionale
Pag. 5
(tiratura:100000)
Caterina Perniconi
Isoldi da dividere sono pochi. Per l'università e la ricerca, pochissimi. Questione di priorità. É per questo
motivo che in tutti gli atenei italiani si sta sviluppando la protesta contro un governo che taglia
orizzontalmente, a partire dai settori che dovrebbero trainare il Paese. La Seconda Università degli Studi di
Napoli ha approvato una mozione congiunta del Senato accademico insieme al consiglio d'a m m i n i s t
razione per chiedere al governo i soldi per andare avanti. "In queste condizioni non riusciamo a garantire la
normale didattica - spiega il Rettore Franco Rossi - e non è un problema soltanto nostro, ma di tutti gli
atenei". Nella mozione viene richiesto "lo stanziamento di adeguate risorse finanziarie attraverso la
cancellazione dei tagli del finanziamento ordinario previsti dalla finanziaria del 2008". Infatti il ministro
dell'Economia, Giulio Tremonti, aveva previsto tre anni fa il taglio di 8 miliardi di 10 anni. Un miliardo e 300
milioni solo nel 2011. Nella manovra in discussione è atteso un emendamento per la copertura degli stipendi.
La richiesta, arrivata anche da Confindustria e dalla Conferenza dei rettori, era di 950 milioni. "Se ci sarà una
modifica - s p i ega il senatore del Partito democratico Antonio Rusconi - non supererà gli 800 milioni. Una
cifra che non basta a pagare gli scatti di anzianità e garantisce la pura sussistenza degli atenei". Spariti
anche i 400 milioni che dovevano essere recuperati dallo scudo fiscale. "Siamo tutti in ginocchio - afferma il
Rettore Rossi - l'università pubblica in primis che non può alzare le tasse, e noi al Sud ancorà di più. La
protesta continuerà in tutti i modi possibili per garantire il diritto allo studio". I PROFESSORI. La riforma del
ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, che resterà chiusa nei cassetti di Palazzo Madama anche la
prossima settimana, è riuscita a scontentare tutti. Gli insegnanti e gli studenti stanno studiando forme di
protesta congiunte. A La Sapienza di Roma il Consiglio della Facoltà di Lettere e Filosofia, ha deciso una
forma di protesta spettacolare: dopo il rinvio degli esami di una settimana, il giorni 12, 13 e 14 luglio gli appelli
saranno tenuti o nelle strade della città universitaria o "al buio" nei locali della facoltà nelle ore notturne.
"Quest'iniziativa estrema - spiegano gli insegnanti de La Sapienza - i ntende indicare anche simbolicamente
che un'università indebolita nel finanziamento e negli investimenti da parte dello stato è destinata a vivere
periodi bui e a finire in strada, perdendo anche le sue strutture fondamentali". Il Consiglio di Facoltà ha anche
espresso le difficoltà di sostenere l'offerta formativa del prossimo anno accademico e dei successivi, in
presenza di un quadro normativo e finanziario così penalizzante come quello prefigurato dalla riforma Gelmini
e dalla legge 133. I RICERCATORI. Una delle cause per cui l'Università potrebbe aprire a settembre
fortemente menomata è la riforma del reclutamento dei ricercatori. Infatti la riforma Gelmini prevede la
cancellazione della terza fascia docente. E la categoria sta mettendo in atto uno sciopero della didattica al
fine di dimostrare che più docenti di loro, negli atenei, non ce ne sono. Secondo le nuove norme arriveranno
all'abilitazione i ricercatori che saranno stati contrattualizzati a tempo determinato per 6 anni (3+3). Al termine
dei 6 anni il ricercatore, se abilitato, sarà confermato a tempo indeterminato come associato. Soldi
permettendo. Che per il momento le università non hanno. Gli altri 25 mila, oggi presenti nelle università,
sono tagliati fuori da qualsiasi tipo di prosecuzione della carriera. "Per un ricercatore che guadagna 1200
euro al mese - spiega ancora Franco Rossi - uno scatto stipendiale e la possibilità di proseguire nella carriera
non sono secondari. Anzi, hanno un grande sig n i fi c a t o ". I ricercatori non chiedono un ope legis per una
trasformazione di massa in docenti associati, ma regole chiare per il riconoscimento delle ore di didattica
svolte per non entrare in conflitto con i nuovi arrivati a tempo determinato. Il rischio, infatti, è quello di fare un
lavoro diverso da quello che spetterebbe loro, cioè la produzione scientifica, e di non vederlo riconosciuto.
Essendo magari etichettati come "fa n nu l l o n i " dal rettore della Sapienza, Luigi Frati. GLI STUDENTI.
Coloro che spesso sono i più combattivi contro le riforme, cioè gli studenti, questa volta sono quasi spettatori
della rivolta universitaria. Per non perdere sessioni d'esame e borse di studio, gli iscritti a Roma hanno
chiesto ai professori di non interrompere totalmente la sessione d'esame ma di trovare una forma di protesta
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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L' università appesa a un filo: protestano prof e studenti
07/07/2010
Il Fatto Quotidiano - Ed. nazionale
Pag. 5
(tiratura:100000)
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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comune. Sono nati così gli "esami notturni". In più, nella riforma c'è un altro punto che spaventa gli studenti, e
cioè la creazione di un fondo per il merito, con la riduzione delle borse di studio per reddito. "Ma la
valutazione - spiega Elena Monticelli del coordinamento universitario Link - non sarà fatta realmente sulla
bravura degli studenti, ma con un test a crocette uguale per tutti. Sostanzialmente un finanziamento sulla
fortuna". MANCA ANCORA L'EMENDAMENTO CHE RIPRISTINA I 950 MILIONI PER GLI STIPENDI. AL
MASSIMO NE ARRIVERANNO 800, ADDIO SCATTI D'ANZIANITÀ
06/07/2010
Il Roma
Pag. 7
(diffusione:27500, tiratura:125000)
Sapienza, esami di notte contro i tagli
ROMA. «Contro il buio che i tagli del governo vogliono far calare sulla ricerca e la didattica» l'Università la
Sapienza di Roma si illumina di notte. Gli esami di luglio alla Facoltà di Lettere, infatti, per protesta si terranno
in seduta notturna. L'appuntamento è per il 13, tramontato il sole. Dopo aver rinviato gli esami calendarizzati
fino avenerdì ed aver indetto una settimana di mobilitazione, i docenti di Lettere dal 12 svolgeranno
regolarmente gli appelli, ma per le strade della città universitaria oppure "al buio", nei locali della Facoltà. «Il
13 luglio, in particolare - spiega Laura Faranda, docente di Antropologia - gli appelli d'esame si terranno dalle
ore 21 alle ore 5». «Non credo che noi non siamo corresponsabili riguardo ai provvedimenti sull'università da
parte dei governi. Il 30% dei ricercatori della facoltà di Giurisprudenza non ha prodotto nulla nell'ambito della
ricerca scientifica e in generale alla Sapienza il 10% dei ricercatori non ha prodotto nulla in 10 anni. Queste
persone vanno cacciate dall'università». Le parole del rettore della Sapienza Luigi Frati durante l'invervento di
lunedì alla conferenza stampa indetta dai presidi delle facoltà umanistiche nell'ateneo contro i tagli, sono
parole pesanti. rc
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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IL RETTORE: MA VANNO CACCIATI I RICERCATORI FANNULLONI
07/07/2010
Il Sole 24 Ore - Lombardia
Pag. 25
(tiratura:405061)
Lascia il decano degli atenei Preti: ricerca snodo cruciale
Il consiglio: rispetto al passato valorizzare la comunicazione
BRESCIA
Massimiliano Del Barba
Per ora di certo c'è un'unica cosa. Che il prossimo primo novembre Augusto Preti, quando concluderà dopo
28 anni di rettorato una delle più longeve carriere accademiche degli ultimi decenni, dovrà cercarsi un hobby
che, per mancanza di voglia e di tempo, purtroppo non ha mai coltivato prima.
Difficile impresa trovare un suo sostituto. Preti è alla guida dell'università cittadina praticamente da sempre,
da quando cioè - era il 1983 - anche Brescia decise di aprire la propria Statale a fianco della più antica
università Cattolica. Un'istituzione, in città, quella di Augusto Preti, che in autunno chiuderà il suo mandato
con il record del rettore con più anzianità di servizio d'Italia. «Il mio amico Gennaro Ferrara - scherza il rettore
- è alla guida dell'università di Napoli dal 1986 e non riuscirà a battermi, perché anche lui fra un paio d'anni
dovrà lasciare il suo posto per raggiunti limiti d'età».
Preti, dopo nove mandati consecutivi - che non gli hanno certo risparmiato le critiche di chi avrebbe
desiderato un più veloce ricambio generazionale sulla poltrona del rettorato - lascia un ateneo comunque in
crescita, sia di iscrizioni che di prestigio: «Il mio impegno - racconta - è sempre stato cercare di sviluppare
quello che negli anni è stato costruito insieme ai professori e ai presidi di facoltà. Credo di esserci riuscito. Me
ne vado soddisfatto, anche se da novembre dovrò inventarmi qualcosa da fare, non mi ci vedo a casa in
pantofole per tutto il giorno».
Ordinario di Biochimica, all'insegnamento ha dedicato 48 anni della sua vita, 20 da professore a Medicina, il
resto alla guida della Statale bresciana. «Lasciare due anni fa mi avrebbe gettato nello sconforto - confessa il
decano dei rettori italiani -. Adesso mi pesa comunque, ma lo faccio con serenità. Certo - aggiunge - negli
ultimi tempi abbiamo avuto problemi oggettivi. Troppe riforme, che non si sapeva prima ancora di applicarle
se venissero cambiate. Ora si aggiunge la crisi economica e la necessità, anche per l'istituzione universitaria,
è razionalizzare le spese. Bisognerà lavorare per la ricerca di un maggior raccordo con altre sedi lombarde
per i dottorati».
I cinque candidati che nell'ultimo mese si sono dati battaglia per sostituirlo, intanto, si riuniscono per rendere
omaggio al "grande capo" che se ne va. E lui risponde con un consiglio: «Io ho trascurato di rendere più
visibile quello che ho fatto. Oggi ci vuole più attenzione alla comunicazione».
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LA CARRIERA
1965. Augusto Preti si laurea in Scienze Biologiche all'Università degli Studi di Milano
1980. Diventa professore Straordinario di Chimica Biologica della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'
Università degli Studi di Milano
1983. È rettore dell'Università degli Studi di Brescia
FOTOLIVE
Foto: Augusto Preti. In autunno chiuderà la sua carriera
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 07/07/2010
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Università . Il rettore di Brescia «pensionato» dopo nove mandati consecutivi