Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno

Transcript

Rassegna Stampa - Ordine dei Farmacisti di Salerno
FEDERAZIONE ORDINI DEI
FARMACISTI
Rassegna Stampa del 15/10/2014
La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o
parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue;
MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto
specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE
IN PRIMO PIANO
14/10/2014 IlFarmacistaOnline.it 08:16
Intervista a Giacomo Leopardi (Fofi): "Farmacisti: contro crisi e disoccupazione
l'unica arma è la professionalizzazione"
14/10/2014 IlFarmacistaOnline.it 10:05
Alluvione Genova. Cinque farmacie danneggiate in modo gravissimo. E Federfarma
lancia sottoscrizione
8
11
SANITÀ NAZIONALE
15/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale
La prima coppia fa l'eterologa col ticket «Siamo sereni, se non va riproveremo»
13
15/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Ebola, prima vittima anche in Germania
14
15/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale
VARIAZIONI SUL CIBO
15
15/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Il degrado a caro prezzo del Cardarelli di Napoli
17
15/10/2014 Il Sole 24 Ore
Tfr in busta paga, 2 miliardi dalla sanità
18
15/10/2014 Il Sole 24 Ore
Regioni sul piede di guerra: dovremo aumentare le tasse
20
15/10/2014 Il Sole 24 Ore
Medici, solo il legislatore può frenare criteri diversi
21
15/10/2014 La Repubblica - Nazionale
Ebola, lettere dal fronte del virus
22
15/10/2014 La Repubblica - Nazionale
Gdf: orologi, viaggi e hotel di lusso per ammorbidire i controlli fiscali
25
15/10/2014 La Repubblica - Nazionale
La PARIETA'
26
15/10/2014 La Stampa - Nazionale
Donna nigeriana ricoverata a Savona
28
15/10/2014 La Stampa - Nazionale
Vaccini, terapie e annunci A che punto è la ricerca?
29
15/10/2014 La Stampa - Nazionale
Troppi errori, il protocollo non funziona E l'America riaddestra i suoi infermieri
31
15/10/2014 La Stampa - Nazionale
Finanza, manette a un altro ufficiale I pm: "Le tangenti sono un sistema"
32
15/10/2014 La Stampa - Nazionale
La lente liquida scova i tumori
34
15/10/2014 La Stampa - Nazionale
Modello umano made in Usa e nanoparticella made in Italy per aggredire le placche
dell'Alzheimer
35
15/10/2014 La Stampa - Nazionale
"Più esercizio fisico, meno farmaci La cura che tiene a bada il Parkinson"
36
15/10/2014 La Stampa - Nazionale
La scoperta in sala parto: chi sono i "pretermine tardivi"
38
15/10/2014 La Stampa - Nazionale
Il software spia la postura e batte il mal di schiena
39
15/10/2014 La Stampa - Nazionale
Proteggiamo il cervello
40
15/10/2014 La Stampa - Nazionale
Sclerosi multipla: farmaci mirati e cura personalizzata
41
15/10/2014 La Stampa - Nazionale
È dall'analisi del sonno che si raccolgono gli indizi per una diagnosi precoce del
morbo di Parkinson
42
15/10/2014 La Stampa - Nazionale
Adesso l'ictus fa meno paura con la tecnica della trombolisi
43
15/10/2014 Il Messaggero - Nazionale
La giornata dell'osteoporosi in 22 ospedali visite gratuite
44
15/10/2014 Il Messaggero - Nazionale
Rolex e viaggi per evitare i controlli
45
15/10/2014 Il Messaggero - Nazionale
L'Aifa chiede deroga per assumere
47
15/10/2014 Il Fatto Quotidiano
ROLEX E VIAGGI, LA GDF A LIBRO PAGA DEL RE DELLE FARMACIE
48
15/10/2014 Avvenire - Nazionale
Abortiva o no? Ecco la verità sulla pillola del giorno dopo
50
15/10/2014 Il Mattino - Nazionale
La vita spericolata di un imprenditore rampante all'assalto (sfortunato) di Comune e
Savoia
52
15/10/2014 Donna Moderna
7 IDEE IN ROSA
53
14/10/2014 Starbene
SCRUB, I MIGLIORI LEVIGANO IL VISO CON DOLCEZZA
54
14/10/2014 Starbene
MOXA MANDA IN FUMO I DISTURBI CHE VENGONO DAL FREDDO
56
15/10/2014 Come Stai
CADUTA LIBERA
58
15/10/2014 Come Stai
L'AVANZATA DEI VEGANI
63
15/10/2014 Come Stai
PELLE A PROVA DI FREDDO
67
15/10/2014 Come Stai
POLMONITE PREVIENILA CON IL VACCINO
71
15/10/2014 Come Stai
ALOE MILLEUSI
75
15/10/2014 Come Stai
LO SCREENING CHE TI SALVA LA VITA
79
15/10/2014 Come Stai
RENI SOTTO CONTROLLO
83
14/10/2014 Il Sole 24 Ore SanitÃ
I Pandas invisibili
88
14/10/2014 Il Sole 24 Ore SanitÃ
Ora governance Stato-Industria
90
14/10/2014 Il Sole 24 Ore SanitÃ
La sicurezza fa risparmiare
92
14/10/2014 Il Sole 24 Ore SanitÃ
Cure all'estero, rimborsa lo Stato lumaca
94
VITA IN FARMACIA
15/10/2014 Corriere della Sera - Milano
«Le strade sono belle e sicure Mi piacerebbe fare ricerca»
96
15/10/2014 Corriere della Sera - Milano
«Universiday», il semestre dei giovani #
97
15/10/2014 La Repubblica - Milano
Un testimonial per le vaccinazioni contro l'influenza
99
15/10/2014 La Repubblica - Napoli
Nessun controllo a Fiumicino
100
15/10/2014 La Repubblica - Roma
Percorsi protetti e ambulanze con la "bolla" Rischio Ebola, così il Lazio si prepara
102
15/10/2014 La Stampa - Asti
Scatta oggi la raccolta di medicinali inutilizzati
104
15/10/2014 Il Messaggero - Abruzzo
Silveri verso la conferma «Basta critiche disdicevoli»
105
15/10/2014 Il Giornale - Milano
Posti riservati ai leader per ricoveri d'urgenza
106
15/10/2014 QN - Il Resto del Carlino - Reggio Emilia
Le camminate della salute? Ora si fanno al lago di Garda
107
15/10/2014 Il Gazzettino - Venezia
Mozione in Regione per bloccare i tagli dell'Asl
108
15/10/2014 QN - Il Giorno - Milano
Allarme Ebola al Bassini Tensione al pronto soccorso
109
15/10/2014 QN - Il Giorno - Milano
Ebola, camici bianchi in prima linea«Servono regole e tanta esperienza»
110
15/10/2014 QN - Il Giorno - Milano
L'Asl: bisogna intensificarela campagna antinfluenzaleLa febbre è sintomo comune
111
15/10/2014 Il Secolo XIX - Savona
Saettone tira dritto: apre stamane la prima farmacia dentro l'Ipercoop
112
15/10/2014 Il Tempo - Roma
La conferenza dei sindaci boccia il piano sanitario
113
15/10/2014 QN - La Nazione - Firenze
All'Asl nasce un altro Meyer
114
15/10/2014 QN - La Nazione - Livorno
Vendita farmacie, il bando scade mentre la Finanza spulcia bilanci
115
15/10/2014 QN - La Nazione - Grosseto
«Farmacia, le spese per il personale non sono a carico del Comune»
116
15/10/2014 QN - La Nazione - Grosseto
La ricetta «rossa» se ne va in pensione
117
PROFESSIONI
15/10/2014 La Stampa - Nazionale
L'impegno di Teva
119
15/10/2014 La Gazzetta dello Sport - Nazionale
Tre indagati chiedono: gli atti passino a Roma
120
15/10/2014 Come Stai
RICETTE IN BIANCO
121
15/10/2014 Come Stai
IN TROPPI SCELGONO IL FAI DA TE
122
PERSONAGGI
13/10/2014 WallStreetItalia 18:10
Mandelli (Fi): su Tfr in busta paga il governo sia cauto
124
IN PRIMO PIANO
2 articoli
14/10/2014
08:16
IlFarmacistaOnline.it
Sito Web
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Intervista a Giacomo Leopardi ( Fofi ): " Farmacisti : contro crisi e
disoccupazione l'unica arma è la professionalizzazione"
I cambiamenti sociali, economici e culturali hanno profondamente trasformato la professione del farmacista
nei decenni. E se forte è stato l'aumento del numero di laureati in Farmacia, tante sono state anche le
farmacie messe in ginocchio dalla crisi. Parafarmacie, concorsi per l'apertura di nuove sedi sono tuttavia solo
soluzioni tampone e frettolosamente concepite, secondo Giacomo Leopardi, che con i suoi 24 anni di
mandato è stato il più longevo Presidente della Fofi . "La vera risposta è nella crescita
14 OTT - L'Italia. Il Belpaese. Quella splendida penisola caratterizzata dal sole, dall'arte, da paesaggi
meravigliosi, dall'allegria dei suoi cittadini e dal sapere dei suoi professionisti, ammirati in tutto il mondo e
valorizzati in patria. Un'immagine che, purtroppo, quasi non esiste più. Sono intervenuti cambiamenti sociali,
culturali e soprattutto economici. La crisi ha messo in ginocchio la popolazione. Tutti ne hanno fatto le spese.
Risollevare le sorti appare difficile. Ma la strada per riuscirvi va trovata. Come? Per quanto riguarda la
professione del farmacista cerchiamo di scoprirlo con questa intervista a Giacomo Leopardi, componente del
Comitato Centrale della Fofi, presidente della Fondazione Cannavò, ex presidente di Federfarma e, con i suoi
24 anni di mandato, il più longevo Presidente dalla nascita della Federazione degli Ordini dei farmacisti. Una
lunga esperienza che può aiutarci a comprendere l'evoluzione della professione nei decenni e quindi ad
intravederne gli orizzonti futuri. Presidente Leopardi, la lunga carriera e le importanti cariche che ha ricoperto
e ricopre negli organi professionali dei farmacisti rendono il suo punto di vista altamente qualificato a
comprendere come è evoluta la professione e come è evoluto il contesto sociale, culturale, economico e
politico in cui si è mossa. Dunque, cosa è successo alla farmacia negli ultimi decenni? Il mondo è cambiato e
la farmacia non poteva rimanere estranea a certi cambiamenti. La tecnologia, la scolarizzazione,
l'immigrazione, l'evoluzione culturale in generale ha portato profondi cambiamenti nella società che hanno
inevitabilmente impattato sulla professione del farmacista, direttamente o indirettamente. Basti pensare
all'aumento del numero di laureati in farmacia, all'ingresso delle tecnologie e all'aumento di norme che
gravano sulla gestione dell'esercizio. Per quanto riguarda la società, la farmacia e i farmacisti sono rimasti dei
punti di riferimento per la comunità, ma l'avvento di internet ha aumentato le conoscenze del cittadino in
materia di salute e questo ha inevitabilmente influenzato il rapporto di fiducia tra il farmacista e il paziente,
che è diventato più esigente ma che rischia anche di basare le sue convinzioni su nozioni di medicina errate,
perché non sempre le fonti in internet sono attendibili. E poi è arrivata la crisi economica, le manovre che
hanno penalizzato la filiera e una pressione fiscale insostenibile: tutti fattori che hanno messo in ginocchio
tantissime farmacie, riducendole spesso al fallimento, e che hanno lasciato senza lavoro tanti colleghi
impiegati nell'industria o in attività diverse dalla farmacia. Un tempo, nei paesi e nelle città, i farmacisti erano
considerati alla stregua delle istituzioni. Un riconoscimento che non deriva dal loro potere, ma dal valore
attribuito al lavoro che svolgevano. Un riconoscimento che arrivava anche dalle istituzioni, cioè quelle
politiche. La politica che ruolo ha avuto a questa involuzione? Sicuramente ne ha avuta molta. Le sue leggi e
le sue manovre hanno portato le farmacie al limite della sostenibilità, altre hanno aperto la strada a nuove
formule di dispensazione del farmaco a mio parere discutibili sul piano della sicurezza e della professionalità.
Questo è accaduto perché evidentemente la politica - più dei cittadini - ha smesso di riconoscere nel
farmacista quella professionalità a tutela del cittadino di cui parlava prima. Detto con schiettezza, alle
condizioni attuali, bisogna essere dei coraggiosi per scegliere di svolgere questo servizio in difesa della
società mentre dalla politica non ci arriva alcun sostegno. Ma lamentarsi e aggrapparsi alla nostalgia sarebbe
inutile e controproducente. Bisogna reagire. In che modo? Anzitutto rendendo la politica e la società
consapevoli dell'importanza dell'esistenza della farmacia e di un professionista appositamente qualificato a
gestirla. Poi percorrendo nuove strade, perché se è vero che i cambiamenti sociali, culturali ed economici
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 15/10/2014
8
14/10/2014
08:16
IlFarmacistaOnline.it
Sito Web
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
hanno per certi versi penalizzato la professione, è anche vero che hanno introdotto nuovi spazi in cui i
farmacisti potrebbero far valere le loro competenze. Negli Usa, ad esempio, si dice che siano due le nuove
condizioni che le farmacie devono realizzare per sopravvivere: "comprare insieme", cioè organizzarsi
attraverso cooperative, associazioni di acquisto e farmacie in rete, e "ampliare la gamma dei prodotti nonfarmaco", perché oggi non si vuole solo curare la malattia ma si cerca di raggiungere un benessere psicofisico che ha tra le sue componenti anche la bellezza e la prestanza fisica. Questo giustifica l'estensione dei
prodotti venduti in farmacie e dell'intervento del farmacista nell'area più generalmente chiamata "salute",
anziché sanità. Dunque a preparati che non sono farmaci puri bensì prodotti per "volersi bene". La
nutriceutica, ad esempio, sta esprimendo un forte potenziale tanto che la società Deloite ha previsto, tra il
2007 e il 2014, un aumento di vendita di questi prodotti pari al 31%. Altro settore di interesse è quello dei
presidi, grazie all'evoluzione della chirurgia avanzata e alla cronicizzazioni di alcune patologie, che tuttavia
rendono indispensabile l'uso di questi ausili. In questo contesto, ritengo che in farmacia debbano tornare ad
aumentare le preparazioni galeniche, che possono rappresentare una soluzione importante per la gestione
delle malattie croniche, per la personalizzazione delle terapie e per rispondere alla carenza di farmaci
essenziali o ad hoc. Questi e tanti altri servizi rappresentano il futuro della farmacia. Una farmacia sempre più
tuttofare, dunque. Sì, ma il farmaco deve restare l'elemento centrale, perché - va ricordato e sottolineato - la
farmacia non è figlia del commercio ma sorella della medicina. Lo sviluppo della figura del farmacista deve,
quindi, identificarsi nella introduzione del concetto di Pharmaceutical Care: presa in carico del paziente,
monitoraggio dell'aderenza e dei trattamenti. Il farmacista deve implementare le sue conoscenze sull'uso del
farmaco e sulla gestione delle patologie croniche. Deve essere sempre più protagonista dell'alleanza
terapeutica con il paziente e il medico prescrittore. Il progetto Mur avviato dalla Fofi va proprio in questa
direzione e ricopre per questo grande importanza non solo per valorizzare la figura del farmacista, ma anche
per produrre più salute, per garantire più appropriatezza, per ridurre la spesa e quindi per favorire il controllo
della spesa. Ma per fare tutto ciò i farmacisti devono comprendere l'importanza di implementare
l'aggiornamento tecnico scientifico, anche sui farmaci di più recente generazione, che richiedono molta
attenzione nell'assunzione anche in considerazione dell'eventuale interazione con altri farmaci. La Fofi e la
Fondazione Cannavò si muovono in questa direzione. Ma i farmacisti vi seguono? I farmacisti hanno
compreso che o ci si adegua o si resta indietro. La crisi, per quando drammatica, ha rappresentato in questo
senso uno stimolo. Stiamo assistendo a un nuovo scatto di orgoglio professionale. Siamo tornati a ricordare
che anche se maggioranza farmaci dispensati sono prodotti dall'industria, la loro dispensazione da parte del
farmacista non è un semplice gesto ma è una funzione sanitaria che giustifica la necessità di presenza, di
stabilità e di importanza attribuita ai farmacisti e alla farmacia come tecnici della sanità e perno del Ssn. C'è,
anche per i farmacisti, un grave problema di disoccupazione. A queste difficoltà si è cercato di rispondere con
la creazione delle parafarmacie e il recente concorso per l'apertura delle nuove sedi. Si è trattato di soluzioni
adeguate, secondo lei? Parafarmacie e concorsi per l'apertura di nuove sedi sono state a mio avviso
soluzioni tampone e concepite frettolosamente. Il risultato è che non solo non si risolverà così il problema
dell'occupazione, ma si è creata una forte frattura all'interno della categoria. I colleghi titolari di parafarmacia
o i collaboratori hanno accusato i titolari di difendere dei privilegi, ma in realtà hanno male interpretato le loro
preoccupazioni riguardanti il valore della professione e della farmacia. C'è stata una errata interpretazione:
quello che doveva essere un provvedimento per allargare la vendita dei farmaci alla grande distribuzione è
stato interpretato come l'anticamera per la farmacia. Mi rendo conto delle difficoltà che vivono i colleghi, ma è
sbagliato far passare il farmaco per un bene commerciale è rischioso, sia per la professione del farmacista
che per la salute dei cittadini. Allo stesso modo, l'apertura delle nuove sedi potrà accontentare qualcuno, ma
non risolverà davvero il problema dell'occupazione. Ogni anno, infatti, escono dalle università più di 4.000
nuovi farmacisti e certo non si può pensare di indire ogni anno i concorsi per l'apertura di 4.000 nuove sedi.
Per i giovani farmacisti, allora, non c'è futuro? Certo che c'è. Anche se bisogna essere onesti: nonostante gli
sforzi, la disoccupazione non sarà mai azzerabile. Non lo sarà per via del grande numero di laureati ogni
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 15/10/2014
9
14/10/2014
08:16
IlFarmacistaOnline.it
Sito Web
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 15/10/2014
10
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
anno e non lo sarà perché in certe attività il lavoro delle persone è stato sostituito dalle tecnologie. Però
qualche cosa si può fare. Lo stanno facendo la Fofi e la Fondazione Cannavò attraverso il progetto Farma
Lavoro dedicato alla ricerca di domande di lavoro e dunque all'inserimento dei farmacisti nel mercato del
lavoro, ma lo sforzo più grande deve arrivare dai farmacisti stessi, che devono implementare le loro
conoscenze, il loro sapere, le loro capacità e anche la loro creatività. I farmacisti stessi che devono smettere
di inseguire il sogno della farmacia, che ormai è destinato realizzarsi solo per una piccola parte di loro, e
comprendere che, soprattutto con la ripresa economica, le maggiori opportunità arriveranno dal mondo
dell'industria. Ma l'industria vuole "i migliori". I farmacisti, quindi, non devono accontentarsi della laurea, ma
continuare a formarsi e ad apprendere per essere loro "i migliori". Per questi ragazzi io credo che lo spazio ci
sarà e che ad attenderli ci sia il successo e tanto orgoglio professionale.
14/10/2014
10:05
IlFarmacistaOnline.it
Sito Web
Le strutture colpite pesantemente dalle inondazioni sono tutte collocate nel centro storico della città.
"L'accesso al farmaco è comunque garantito in maniera adeguata", rassicura Giuseppe Castello, presidente
dei titolari genovesi. Federfarma intanto ha attivato un conto corrente per effettuare versamenti a favore dei
colleghi.
14 OTT - Sono cinque le farmacie genovesi danneggiate in modo gravissimo dalle inondazioni di domenica
scorsa, e dieci quelle alluvionate. "Tutte collocate nel centro storico della città" spiega il presidente dei titolari
di Genova, Giuseppe Castello. "Ciononostante non ci sono per ora interruzioni vere e proprie del servizio
farmaceutico per i cittadini e l'accesso al farmaco è garantito in maniera adeguata. Quanto alla situazione
fuori dalla città, non risulta che vi siano farmacie che abbiano dovuto chiudere". La situazione è ovvio era
apparsa subito molto grave, più grave di quella dell'alluvione del 2011 e immediata è stata la reazione della
professione: il presidente della FOFI, Andrea Mandelli, si è subito messo in contatto con il presidente dell'
Ordine di Genova, Felice Ribaldone, e con la colonna dei Farmacisti Volontari per la Protezione Civile. "Devo
ringraziare il presidente Mandelli per come ha saputo esserci vicino in questa situazione - prosegue Castello E devo sottolineare che se molte delle farmaci hanno potuto riaprire anche se con forti limitazioni - solo una o
due sono ancora chiuse - lo si deve anche all'abnegazione dei giovani colleghi dell'AGIFAR che si sono
prodigati da subito, assieme a moltissimi cittadini, giovani e non solo". Un gesto di solidarietà nobile quanto
prezioso che si era già avuto nel 2011 che tutti hanno potuto apprezzare dalle cronache televisive e dalla
stampa. Ma se la solidarietà e l'impegno hanno potuto limitare le conseguenze nell'immediato, resta il fatto
che le farmacie colpite hanno subito danni gravissimi, dell'Ordine delle centinaia di migliaia di euro "e spesso
si tratta di piccole farmacie che già avevano difficoltà economiche" precisa il dottor Castello, ricordando che
questa calamità va sommarsi agli effetti della crisi delle farmacie, che a Genova come nel resto della Liguria
è particolarmente avvertita. Per questo Federfarma Genova ha lanciato una sottoscrizione a favore dei
colleghi che si trovano in situazione drammatica. Chi volesse contribuire a questo fondamentale gesto di
solidarietà può effettuare un versamento sul conto corrente intestato "Federfarma Genova" , codice IBAN
IT18L0100501400000000016380. La donazione dovrà riportare la causale "emergenza alluvione
10/10/2014".
IN PRIMO PIANO - Rassegna Stampa 15/10/2014
11
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Alluvione Genova. Cinque farmacie danneggiate in modo gravissimo. E
Federfarma lancia sottoscrizione
SANITÀ NAZIONALE
43 articoli
15/10/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:619980, tiratura:779916)
La prima coppia fa l'eterologa col ticket «Siamo sereni, se non va
riproveremo»
Elena Tebano
DALLA NOSTRA INVIATA
FIRENZE I prossimi quindici giorni saranno decisivi per sapere se l'inseminazione ha avuto buon fine. Ma
ieri, nella prima eterologa della sanità pubblica italiana, effettuata all'ospedale Careggi di Firenze, tutto è
andato come previsto: una coppia di trentenni ha fatto ricorso al seme di un donatore per riuscire ad avere un
figlio. Originari del Lazio, 35 anni lei, 38 lui, hanno dovuto usare i gameti inviati da una «banca» estera.
«Siamo sereni - hanno assicurato -. E pronti a riprovarci se questo tentativo non riuscirà».
La coppia aveva iniziato la trafila per la fecondazione assistita ad agosto, senza aver mai tentato la
cosiddetta «omologa» (ovuli e seme della coppia), e ha pagato un ticket di 100 euro. Massimo riserbo sulla
loro identità: vogliono affrontare il percorso dell'eterologa il più tranquillamente possibile. A effettuare
l'inseminazione, con un intervento ambulatoriale, è stata la professoressa Elisabetta Coccia che guida la
nuova struttura specializzata dell'ospedale. «È stata una procedura semplice e non invasiva - ha spiegato
Maria Teresa Mechi, direttrice sanitaria del Careggi -. Abbiamo dimostrato che ci sono le condizioni
professionali e normative per fare l'eterologa in Italia».
I medici hanno scelto un donatore con «caratteristiche fenotipiche» simili a quelle degli aspiranti genitori. Il
seme, che arriva da un istituto europeo, sarà usato solo per loro. Almeno al Careggi. L'altra coppia che la
prossima settimana si sottoporrà all'eterologa riceverà i gameti da un altro donatore. Sono circa mille in lista a
Firenze, con tempi di attesa di un anno, nonostante il potenziamento della struttura che farà 40 visite a
settimana. E da lunedì l'ospedale fiorentino avvierà il reclutamento di donatori locali di spermatozoi e di ovuli:
ci sono già volontari.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
13
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Al «Careggi» di Firenze
15/10/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 29
(diffusione:619980, tiratura:779916)
È un medico dell'Onu che si era ammalato in Liberia. Il bilancio dell'Oms: 4.500 morti e 9.000 casi
Mario Pappagallo
Siamo a 4.500 morti e 9 mila casi. In Guinea, Sierra Leone e Liberia si registrano mille contagiati alla
settimana. Per dicembre se ne temono da 5 mila a 10 mila ogni sette giorni. È terribile il bollettino diffuso ieri
dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) su Ebola.
Ieri l'epidemia ha ucciso per la prima volta in Germania. A Lipsia è morto in ospedale un medico sudanese di
56 anni dipendente dell'Onu che lavorava in Liberia. Era stato ricoverato al Sankt George di Lipsia giovedì
dopo aver contratto il virus di Ebola. E sempre in Germania, a Francoforte, un altro paziente è in cura. Poi ci
sono i falsi allarmi. In Italia, attimi di paura per l'atterraggio a Fiumicino di un volo Turkish Airlines sul quale
madre e figlia hanno avvertito un malore. E le politiche di sicurezza. Gli Stati Uniti, dopo il morto di Dallas e il
contagio di un'infermiera, stanno rivedendo le strategie di prevenzione e l'Europa si prepara a varare un
piano comune (giovedì fissata una riunione a Bruxelles). L'economia tedesca ha interrotto i rapporti d'affari
con i Paesi dell'Africa occidentale coinvolti: non c'è più nemmeno un'azienda che dalla Germania sia attiva in
Liberia, Guinea o in Sierra Leone.
Il mondo è in fibrillazione per Ebola, mentre gli esperti aggiornano le informazioni su come affrontare il virus
del pipistrello che sembra continuare a sorprendere tutti. E l'Oms si preoccupa per la pioggia di falsi allarmi
fuori dall'Africa, con casi sospetti smentiti a breve giro dai sanitari o dai ministeri della Sanità. A Ginevra si
stigmatizza il fenomeno, sottolineando la singolarità del passaggio da caso sospetto a «negativo a poche ore
dall'arrivo» di queste persone nei vari Paesi. Vero. Una così rapida determinazione dello stato infettivo è
impossibile: i test raccomandati sono quelli che rilevano l'antigene virale o l'Rna virale e per eliminare ogni
dubbio occorrono due risultati negativi alle analisi specifiche, ottenuti ad almeno 48 ore di distanza. Insomma
qualche giorno ci vuole. Quindi gli annunci di «negatività» in poche ore «sollevano gravi dubbi sulle
informazioni ufficiali fornite a pubblico e media», dicono all'Oms. Che però non è esente da responsabilità,
dicono altri, avendo per mesi sottovalutato la situazione e non ascoltato il grido di allarme che Medici senza
frontiere (Msf) ha cominciato a lanciare a febbraio. E ha diffuso solo ieri indicazioni sui viaggi nei Paesi
focolaio (Guinea, Liberia, Sierra Leone). Giusto per fare un esempio del caos, ecco l'ultima avvertenza Oms.
Risale a ieri: i sanitari che hanno curato un malato di Ebola o che hanno pulito le loro stanze, «vanno
considerati "contatti prossimi" e monitorati per 21 giorni dopo l'ultima esposizione» al virus. «E questo anche
se il contatto con il paziente è avvenuto quando questi operatori indossavano tutta l'equipaggiamento
protettivo». Un monito importante, arrivato molto in ritardo dice Msf. Praticamente dopo che in Spagna e Stati
Uniti due infermiere si sono ammalate. Tutto quanto accaduto prima in Africa non aveva prodotto linee guida
puntuali.
L'epidemia di Ebola in Nigeria e Senegal «non si è ancora conclusa». Se non emergeranno altri casi il
Senegal sarà Ebola free il 17 ottobre e la Nigeria il 20 ottobre. In Guinea, Liberia e Sierra Leone, invece,
nuovi casi «continuano ad esplodere in aree che sembravano sulla via di essere riusciti a controllare la
situazione».
@Mariopaps
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L'iniziativa
Il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg (foto ) e la moglie Priscilla Chan hanno donato 25 milioni di dollari
alla fondazione del Centro americano per il controllo e la prevenzione delle malattie, destinati alla lotta contro
Ebola La donazione fa seguito a quella di 9 milioni di dollari fatta da Paul Allen, cofondatore di Microsoft 10
Mila I casi alla settimana attesi a dicembre secondo l'Oms
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
14
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ebola, prima vittima anche in Germania
15/10/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 50
(diffusione:619980, tiratura:779916)
VARIAZIONI SUL CIBO
NELL'ITALIA DEI PRODOTTI DOC DIBATTITO SULLE FRODI ALIMENTARI NEL PIATTO ANCHE IL TABù
INSETTI Il confronto Le proteine in una tarantola sono il 63% contro il 26% nella carne bovina La distinzione
«Nessun marketing servirà a convincerci. Ma la svolta può iniziare da farine e integratori»
Irene Soave
M angeremo solo pillole, come i Pronipoti del cartone animato Hanna & Barbera. La crescente richiesta di
carne delle nazioni in crescita ci costringerà a nutrirci di insetti, con le loro proteine a buon mercato, come
l'Onu già sollecita. I marchi Doc e Dop saranno inghiottiti dalla globalizzazione... Il cibo del futuro è come la
società del futuro: è facile immaginarlo come una distopia, dove il principio di piacere e secoli di cultura
alimentare soccombono alla necessità di nutrire un mondo che ha sempre più bocche da sfamare. «E invece
no. Mangiare è un atto culturale: è discutendone a tavolino che si evitano questi scenari. E a pochi mesi
dall'Expo, il cui tema è "nutrire il pianeta", bisogna studiare proposte per nutrirlo, sì, ma non a qualsiasi
condizione».
Così Andrea Mascaretti, 49 anni, presenta il «suo» Salone internazionale della Ricerca, Innovazione e
Sicurezza alimentare: tre giorni di convegni alla Società Umanitaria di Milano da oggi al 17 ottobre (più
incontri paralleli a Roma e Napoli; programma su salonecibosicuro.it) con 150 relatori, 14 convegni e una
ventina di seminari per scuole e famiglie. Il comitato tecnico-scientifico, che Mascaretti presiede, lavora per
presentare all'Expo «vari lavori preliminari: tra i principali, un documento redatto insieme alla Fao sulle
possibilità dell'entomofagia».
Cioè, e al Salone se ne discute domani, del mangiare insetti: una fonte economica di proteine - 63 grammi,
ad esempio, su 100 di tarantole secche, contro i 26 su 100 del bovino; e valori simili in tutte le quasi duemila
specie che già si mangiano in paesi come Cina e Messico - che però, nell'Europa della chianina e del boeuf
bourguignon, suona più come uno spauracchio che come una risorsa. «Ma non dobbiamo pensare che di
botto siamo costretti a mettere in tavola piatti di cavallette - spiega Mascaretti -. La rivoluzione può iniziare dai
mangimi. Oppure si possono estrarre sostanze dagli insetti per farne additivi, farmaceutici o alimentari. O
addirittura farne farine iperproteiche per arricchire diete povere di proteine come quelle del Terzo Mondo». In
Europa, per ora, è difficile investirci: «C'è un vuoto legislativo, e allevare insetti per l'alimentazione è
impossibile».
Ma anche perché il disgusto all'idea di addentare un ragno è, per ora, «duro da sradicare. Sarebbe razionale,
ma la ragione, sul gusto e sul sesso non incide». Così lo psicologo sociale Giuseppe Mantovani spiega - e lo
fa anche al Salone, al convegno «L'insetto nel piatto» di domattina - perché «nessun marketing ci farà mai
piacere gli insetti: il cambiamento sarà piuttosto come il veganesimo, impensabile trent'anni fa e oggi di
moda, grazie alle elite che lo hanno importato. L'importante è non fondare su questo tabù una pretesa
superiorità sugli altri paesi. Oggi dagli "altri" abbiamo da imparare».
Che finora, invece, siano gli «altri» a copiare il cibo italiano, in un mercato di finti parmigiani e prosciutti crudi
più robusto di quello degli originali, è un altro tema «nel piatto» all'Umanitaria: ad aprire i lavori oggi c'è
(anche) il presidente del Consorzio Grana Padano Stefano Berni, che racconta come il 18% dei formaggi da
grattugiare venduti in Italia abbia un nome simile a Parmigiano o Grana, ma sia tutt'altro. «E nel mondo è il
60%. Sono inganni legali: le norme Ue permettono di non scrivere in etichetta dove un cibo è stato prodotto,
equiparando prosciutti dell'Est al crudo italiano». «Ma gli anticorpi ci sono: il nostro sistema antifrodi, con 32
enti di controllo - dai Nas ai Consorzi agroalimentari - è il più efficiente al mondo», spiega Mascaretti.
E proprio l'Italia del parmigiano, paradossalmente, lavora verso un'altra utopia (o incubo) futuribile: il «pasto
dell'astronauta», fatto di pillole e beveroni. Che fa risparmiare tempo a tavola e ai fornelli e, arricchito di
sostanze curative, abbassa colesterolo, glicemia e pressione. Impensabile che abbia successo? «Macché.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
15
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'appuntamento A Milano, Roma, Napoli la «tre giorni» del Salone internazionale della ricerca, innovazione e
sicurezza alimentare promosso dalla Società Umanitaria. Ecco perché sul tema della nutrizione siamo
chiamati a una rivoluzione culturale
15/10/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 50
(diffusione:619980, tiratura:779916)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
16
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Gli sportivi, anche amatoriali, cercano già alternative leggere al cibo: barrette, liofilizzati», spiega Cesare
Sirtori, relatore venerdì pomeriggio e presidente della Società Italiana Nutraceutica, un settore a metà tra
alimentari e farmaci che in Italia porta già il 30% del fatturato delle farmacie. Esempi di «nutraceutici»? La
curcumina, estratta dal curry, «che aiuta a prevenire l'Alzheimer, laddove i farmaci hanno fallito»; un
cioccolato amaro «che abbassa la pressione, in particolari formule già vendute in Svizzera»; probiotici simili a
quelli dello yogurt che somministrati ai neonati combattono l'autismo. Alimenti funzionali: e la convivialità?
«C'è chi preferisce mangiare in fretta e sentirsi bene. Inoltre il gusto dei preparati è sempre migliore: le
barrette anticolesterolo italiane, ad esempio, sono efficaci il doppio di quelle tedesche. Perché? Sono più
buone. E i pazienti non le mollano».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Andrea Mascaretti 49 anni, presidente del comitato Tecnico Scientifico del Salone Internazionale della
Ricerca Innovazione e Sicurezza Alimentare. Sotto, un «assaggio» di scorpioni in un chiosco notturno di
Donghuamen (Pechino) Foto: Frank Guiziou /Getty Images
15/10/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 53
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Il degrado a caro prezzo del Cardarelli di Napoli
Gian Antonio Stella
«Sei morto!», diceva uno dei biglietti anonimi ricevuti da Ciro Verdoliva, il direttore dell'ufficio Acquisizione
beni e servizi del Cardarelli, il più grande ospedale di Napoli, e dell'intero Meridione. Lui, come ha raccontato
il Corriere del Mezzogiorno , è andato avanti. Nonostante le pesantissime contestazioni. Nonostante il
tentativo di linciaggio di mesi fa quando fu aggredito da un gruppo di addetti alle pulizie e costretto a
chiamare la polizia. Nonostante le minacce: «Se ti metti contro la camorra puzzi di cadavere».
I risultati sono nei numeri. Denunciato dal rapporto del Servizio informatico del ministero della Salute, che
esaminando i bilanci 2011 ha accertato del nosocomio partenopeo la spesa più folle d'Italia, 17.583 euro di
spesa (più Iva) per ogni posto letto (il triplo abbondante rispetto Padova dove con 5.125 euro l'ospedale
risulta essere infinitamente più pulito), il Cardarelli sta cercando da un paio d'anni di ridurre questi esborsi di
proporzioni indecorose. In particolare dopo l'arrivo della spending review , spiega il Corriere del Mezzogiorno
, la direzione generale ha tagliato l'appalto da 934 mila e 375 euro al mese più Iva a 707 mila euro.
«Contestualmente sono partite le procedure per la nuova gara d'appalto. Due anni dopo, a luglio di
quest'anno, si è arrivati all'aggiudicazione. Ora la somma sembra ben più congrua, si parla infatti di 558 mila
euro circa». Per riassumere: rispetto alla spesa standard italiana per le pulizie negli ospedali quella del
Cardarelli che stava al +103% nel 2011, è scesa a +54% nel 2013 e al +21% quest'anno. È ancora tra le più
alte, ma un taglio del 40% rispetto a tre anni fa non può che essere benedetto. Evviva. Resta da vedere se
migliorerà anche la pulizia che da decenni ha attirato sulla struttura decine di inchieste giornalistiche
indignate per situazioni indecenti. Dove il degrado igienico (tempo fa venne lanciato al reparto di Quinta
Medicina addirittura un allarme scabbia, con nove dipendenti sottoposti a un trattamento a base di Scabiocid)
si è accompagnato a un degrado parallelo. «Qui subiamo violenza quotidianamente», ha denunciato qualche
settimana fa la direzione: una folla di oltre 150 persone era entrata nell'ospedale per portar via il cadavere del
parente di un boss camorrista.
Resta però anche una curiosità: quei manager che assegnarono l'appalto sulle pulizie cinque volte più
costoso che a Padova, saranno chiamati o no a pagare per quella scelta fatta coi soldi nostri?
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
17
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Tuttifrutti
15/10/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 3
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Tfr in busta paga, 2 miliardi dalla sanità
Manovra da 30 miliardi: meno imposte sulle imprese, ipotesi più tasse sui fondi pensione TAGLI PER 13
MILIARDI Dalle Regioni 4 miliardi, altri 4 dai ministeri, 1,5 dai Comuni e 0,5 dalle Province «Cuscinetto» di
sicurezza di 2,5 miliardi per le richieste Ue
Marco Mobili Marco Rogari
ROMA
L'operazione per consentire ai lavoratori di usufruire su base volontaria del Tfr in busta paga scatterà
operativamente dalla seconda metà del 2015. A sancirlo sarà, a meno di sorprese dell'ultima ora, la legge di
stabilità da 30 miliardi che sarà varata oggi dal Consiglio dei ministri. La "ex Finanziaria" confermerà i 18
miliardi di alleggerimento di peso del fisco e del costo del lavoro per le imprese di cui 10 per la stabilizzazione
del bonus da 80 euro (3 miliardi dei quali già garantiti dal decreto Irpef), 500 milioni per rafforzare gli sgravi
per le famiglie numerose, 6,5 miliardi per azzerare la componente costo del lavoro dell'Irap e 1 miliardo per la
decontribuzione per le nuove assunzioni a tempo indeterminato a tutele crescenti. Un'operazione coperta
quasi in toto per 13 miliardi da tagli alla spesa, di cui 4 a carico delle Regioni con un possibile stop al previsto
aumento di 2 miliardi del Fondo sanitario. Del testo che approda oggi a palazzo Chigi non faranno però parte
il riordino di tax expenditures e incentivi alle imprese e la potatura delle municipalizzate.
In extremis, invece, potrebbe entrare nella "stabilità" l'aumento della tassazione sulla previdenza integrativa,
che ieri era tra le ipotesi più gettonate all'esame dei tecnici di Palazzo Chigi e con un'armonizzazione
dell'attuale prelievo dell'11,5% a quello applicato ai titoli di Stato (12,5%). Il tutto con una possibile riduzione
del carico fiscale oggi applicato ai fondi delle casse di previdenza.
Gli interventi sulle agevolazioni fiscali e le partecipate confluiranno, se oggi non ci saranno ripensamenti, in
altri provvedimenti ad hoc con la possibilità di rientrare, se necessario, nella "stabilità" durante il suo cammino
parlamentare, che inizierà alla Camera.
Le coperture ammonteranno a 16 miliardi e saranno garantite anzitutto da 13 miliardi di tagli, di cui 6 miliardi,
ovvero quasi la metà, a carico di Regioni ed enti locali. Il contributo dei Comuni sarà di 1,5 miliardi, ai quali si
aggiungeranno 500 milioni di competenza delle Province. Dalle riduzioni di spesa dei singoli ministeri
dovrebbero arrivare altri 4 miliardi. Ma la trattativa tra Palazzo Chigi e singoli ministri è proseguita per tutta la
giornata di ieri, e non è escluso che il target possa cambiare, così come quello per gli enti territoriali. Tre
miliardi dovrebbero poi essere assicurati dal nuovo giro di vite sugli acquisti di beni e servizi della Pa (con
ricaduta quasi equivalente su dicasteri, Governatori e sindaci). Possibili risparmi da destinare a investimenti
anche da un piano di dismissioni di immobili pubblici.
I 3 miliardi mancanti deriveranno da misure sul fonte della lotta all'evasione fiscale, a cominciare dal
rafforzamento del meccanismo del "reverse charge" collegato all'Iva, nonché dalla possibilità per la Pa di
versare l'Iva direttamente all'Erario e non più ai fornitori. Una possibile stretta antievasione da antiriciclaggio
potrebbe arrivare anche sul gioco illegale e in particolare sul fronte delle scommesse raccolte dai cosiddetti
Ctd (centro trasmissione dati).
Considerando gli 11,5 miliardi che il governo intende utilizzare azionando la leva del deficit, ma rimanendo
sotto il tetto del 3%, l'asticella si fermerebbe a 27,5 miliardi. I 2,5 miliardi necessari per completare la
manovra da 30 miliardi arriverebbero da nuove entrate per oltre 1,5 miliardi, di cui un miliardo con una stretta
fiscale sul settore dei giochi (2 punti in più di Preu su new slot e 2 sulle Vlt che metterebbe in difficoltà il
mercato). Tra le misure buone per tutte le stagioni rispunta anche la rivalutazione del valore di acquisto di
terreni e partecipazioni. Una quota non superiore ai 500 milioni arriverà da mini una tantum mirate non fiscali.
Non tutte le risorse avranno una destinazione: una fetta di 2,5 miliardi sarà utilizzata come «cuscinetto» di
sicurezza per far fronte a ulteriori richieste della Ue per rimanere nei parametri di deficit. A confermarlo è il
ministro Giuliano Poletti intervenendo a La7. Dei restanti 27,5 miliardi, 15 miliardi in aggiunta ai 3 già previsti
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
18
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La legge di stabilità LE MISURE E LE COPERTURE
15/10/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 3
(diffusione:334076, tiratura:405061)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
19
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
dal decreto Irpef, come detto saranno utilizzati con funzione di detassazione e decontribuzione per favorire la
ripartenza della crescita.
La scelta del Governo è chiara: puntare tutto su una legge di stabilità dalla chiara fisionomia espansiva. E in
questa direzione si collocano la proroga dell'eco-bonus del 65% e del bonus del 55% per le ristrutturazioni
edilizie e i 500 milioni destinati al credito d'imposta per la ricerca. Gli altri 12,5 miliardi per quasi due terzi
sono ipotecati dalla necessità di far fronte alle cosiddette spese indifferibili per 6 miliardi (dal 5 per mille alle
missioni internazionali di pace) e di disinnescare la clausola fiscale da 3 miliardi ereditata dal Governo Letta. I
3,5 miliardi rimanenti sono utilizzati sempre in chiave "espansiva": 1,5 per finanziare i nuovi ammortizzatori
collegati al Jobs Act; 1 miliardo di allentamento del Patto di stabilità interno sui Comuni (che avranno un
bilancio ripulito per altri 2,3 miliardi per effetto della riforma della contabilità); 1 miliardo per la stabilizzazione
dei 150mila insegnanti precari prevista dalla riforma della scuola.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Estensione Bonus Irpef* 6,5 Taglio componente lavoro Irap 1,5 Nuovi
ammortizzatori sociali 3,0 Sterilizzazione clausola salvaguardia governo Letta 1,0 Stabilizzazione precari
scuola 0,5 Detrazioni famiglie numerose 11,5 Deficit 2,5 Maggiori entrate e mini una tantum non fiscali 4,0
Risparmi ministeri 0,5 Risparmi province 3,0 Lotta all'evasione 4,0 Risparmi Regioni 1,5 Risparmi Comuni 3,0
0,5 Detrazioni famiglie numerose 11,5 Deficit 2,5 Maggiori entrate e mini una tantum non fiscali 4,0 Risparmi
ministeri 0,5 Risparmi province 3,0 Lotta all'evasione 4,0 Risparmi Regioni 1,5 Risparmi Comuni 3,0 Risparmi
Beni e servizi 1,0 Azzeramento contributi per i contratti a tutele crescenti per i neo assunti 1,0 Allentamento
patto stabilità comuni 6,0 Spese indifferibili (5x mille, missioni...) 2,5 *Ai 7 miliardi si aggiungono i 3 miliardi
previsti nel decreto Irpef già varatoINTERVENTI DA FINANZIARE MILIARDI DI EURO 30 COPERTURA
MILIARDI DI EURO
Foto: L'impatto delle misure da finanziare e le coperture. Miliardi di euro
Foto: - *Ai 7 miliardi si aggiungono i 3 miliardi previsti nel decreto Irpef già varato
15/10/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 3
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Regioni sul piede di guerra: dovremo aumentare le tasse
L'IPOTESI SUL TAVOLO Dietro la dura presa di posizione dei presidenti la possibilità che metà dei sacrifici
arriverebbero dalla sanità
Roberto Turno
«Tagli per quattro miliardi sarebbero insopportabili per le regioni. L'ho detto in tutti i modi a tutti, da Renzi in
giù. Mi auguro non siano decisioni irreversibili, che ci sia ancora spazio per un confronto. Non vogliamo fare
la parte di quelli che tartassano mentre il Governo toglie l'Irap. Per l'economia e la ripresa sarebbe "effetto
zero, oltretutto». Mentre la manovra si avvicina e girano sempre più insistenti le voci di riduzione sensibili
delle risorse alle regioni, Sergio Chiamparino, renziano doc e rappresentante dei governatori, sente odore di
bruciato per le casse regionali. Anche perché tra le ultimissime in arrivo nella serata di ieri da palazzo Chigi,
metà dei 4 mld di tagli alle Regioni arriverebbe dalla sanità.
Sarebbe la sorpresa dell'ultim'ora, il taglio alla spesa sanitaria, intorno alla quale non mancheranno ancora
confronti serrati, dopo quello avuto ieri a palazzo Chigi da Beatrice Lorenzin. Che potrebbe avvenire
lasciando alle regioni il compito di decidere come modulare gli interventi da 4 mld, con la necessità però di
destinare i tagli soprattutto alla sanità, che rappresenta anche fino all'80% dei loro bilanci. O con una potatura
del Fondo 2015 fino a 2 mld, che però per il Governo non sarebbe un taglio vero e proprio, ma un «mancato
aumento»: l'asticella del Fondo sanitario 2015 sarebbe verrebbe così riportata ai 109,9 mld di quest'anno,
azzerando l'aumento fino a 112mld previsto e concordato con i governatori col «Patto per la salute». Il rischio
anche politico della riduzione del Fondo sarebbe tra l'altro anche di mettere nuovamente in discussione il
«Patto» siglato quest'estate da Governo e regioni, ma finora rimasto lettera bianca. Tutto o quasi da
ricominciare, insomma, inaugurando l'ennesima stagione conflittuale tra palazzo Chigi e i governatori.
Sempre che i pontieri non riescano in qualche modo a spuntarla, come ha fatto Lorenzin in serata a Palazzo
Chigi. Partita apertissima, anche per reperire gli altri 2 miliardi che resterebbero ancora a carico delle regioni,
tra spending review generalizzata, centrali d'acquisto e interventi non solo col bisturi, peraltro all'insegna dei
tagli semi (se non del tutto) lineari.
Intanto Chiamparino marca netto il suo dissenso. «Si rischierebbe un effetto paradossale: da una parte si
toglie l'Irap, dall'altra quasi si invita le regioni ad aumentarla, a ridurre i servizi e a farli pagare di più. Altro che
ripresa. Non sarebbe davvero un buon risultato. Ho scritto a Padoan e a Del Rio, aspetto una risposta. Mi
auguro ci siano margini per discutere, anche in extremis».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
20
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La protesta dei governatori. Chiamparino: insopportabili riduzioni di spesa per 4 miliardi
15/10/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 44
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Medici, solo il legislatore può frenare criteri diversi
di Vittorio Occorsio e Domenico Pittella
Due giorni fa è assurta agli onori delle cronache una sentenza del Tribunale di Milano del 17 luglio scorso,
che non si è tardato a definire «rivoluzionaria», perché ha affermato l'insussistenza di una presunzione di
colpa in capo al medico, il quale risponderebbe non più secondo le norme dell'inadempimento contrattuale
(ex articolo 1218 e seguenti del Codice civile), ma secondo le norme dell'illecito "aquiliano" (articolo 2043). In
pratica, il paziente dovrebbe provare, oltre al danno, e al suo nesso causale con l'operato del medico, anche
lo stato soggettivo - dolo o colpa - di questi.
Quest'orientamento travolge i principi applicati a partire dalla sentenza n. 589/1999 che, invertendo la
posizione sino ad allora prevalente, aveva riportato l'obbligazione del medico nell'ambito della responsabilità
contrattuale. La Cassazione aveva in quell'occasione ritenuto che, per i particolari fattori che connotano
l'esercizio della professione sanitaria, il paziente - in forza di un "contatto sociale" - matura uno specifico
affidamento all'esecuzione di una prestazione che non può seguire le regole della responsabilità
extracontrattuale. Di conseguenza, per il medico che non riusciva a fornire la prova dell'evento causativo del
danno e del fatto che questo fosse a lui non imputabile, si aveva una presunzione di responsabilità, con
l'obbligo di risarcire il danno, il tutto con un termine di prescrizione di dieci e non di cinque anni.
Anche da ciò è derivata la cosiddetta medicina difensiva, sia "positiva" che "negativa": per il timore di
ritorsioni giudiziarie, si è assistito da un lato a una vera e propria fuga da alcuni settori, come chirurgia,
ginecologia, ortopedia, e al rifiuto di eseguire gli interventi più complicati; dall'altro, alla tendenza a
prescrivere accertamenti spesso inutili, con un aggravio della spesa sanitaria quantificato in circa 12 miliardi
di euro l'anno.
A questo fenomeno si è cercato di porre un freno con il decreto Balduzzi (Dl 158/12, legge 189/12), in cui depenalizzata la colpa lieve - è stata inserita una frase - «in tali casi resta comunque fermo l'obbligo di cui
all'articolo 2043 del Codice civile» - che ha destato diverse reazioni da parte della giurisprudenza.
Forti del richiamo letterale, si erano pronunciati per la responsabilità extracontrattuale dell'operatore sanitario
, prima della sentenza del giudice ambrosiano, anche altri giudici di merito (ad esempio, Tribunale Varese
26/11/2012; Tribunale Torino 26/2/2013). Tuttavia, la Cassazione (con sentenza n. 4030/2013, confermata
dall'ordinanza n. 8940/2014), ha precisato che il richiamo effettuato dalla legge Balduzzi all'articolo 2043
Codice civile non esprime alcuna opzione da parte del legislatore per la configurazione della responsabilità
civile del sanitario come responsabilità necessariamente extracontrattuale, ma intende solo escludere, in tale
ambito, l'irrilevanza della colpa lieve. In questo contesto, dalla sentenza milanese arriva un (ulteriore) monito
al legislatore a disciplinare una materia per troppo tempo delegata alla funzione giurisdizionale, tanto da far
parlare di una "giurisprudenza normativa", anche il presidente della Cassazione Santacroce. Basterebbe un
atto di interpretazione autentica, anche per evitare che il medico riceva trattamenti differenti a seconda del
Tribunale dove sia convenuto in giudizio.
Vi è peraltro ragione di dubitare che un così frastagliato quadro giurisprudenziale possa innescare quel
comportamento virtuoso che il legislatore si attendeva per migliorare le prestazioni sanitarie e allo stesso
tempo ridurre le ingenti spese assicurative a carico delle strutture sanitarie, che spesso sono costrette a
optare per il regime dell'autoassicurazione (ossia la costituzione di appositi fondi interni), o per la limitazione
della copertura con franchigie assai elevate. Fattori che un legislatore accorto non può trascurare, nell'ottica
di coniugare l'esigenza universale di tutelare la salute con quella di compiere scelte economicamente e
socialmente sostenibili.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
21
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
INTERVENTO
15/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Ebola, lettere dal fronte del virus
CARLO PETRINI
ECCO le lettere di alcuni delegati di Terra Madre che indicano la fragilità e la grandezza di questa rete. La
fragilità di persone sovrastate dalle tragedie come ebola. Ma anche la grandezza del loro impegno
quotidiano. Ma quello che sta succedendo in questi mesi in Sierra Leone, Liberia e Guineaè peggio di una
guerra, perché la paura del contagio impedisce qualunque forma di collaborazione, qualunque solidarietà.
ALLE PAGINE 22 E 23 "C arissimi, da 17 anni vado a dir messa a Waterloo Camp, ora diventato Kissi Town.
Era in passato un aeroporto militare inglese della seconda guerra mondiale e lungo una pista di 500 e più
metri sono sorte capanne di sfollati e profughi.
Quando ho cominciato ad andarci nel 1997 era tutto un miscuglio di gente scappata dalla guerra in Liberia e
dalla furia ribelle in Sierra Leone... C'era anche una piccola cappella più volte distrutta e ricostruita, dove la
comunità cattolica si ritrovava per la preghiera.
Qui la mia presenza.
Ha ospitato negli anni fino a 80mila e più persone. Poi le guerre sono finite e quelli che hanno potuto hanno
fatto ritorno ai loro villaggi.
In 20mila circa sono però rimasti; poveri, disoccupati, ammalati, amputati, ciechi. Un Campo in cui la
sofferenza umana è evidente, tangibile: case di fango, tetti di plastica o paglia, tende come portee niente alle
finestre, fuori tre pietre per cucinare e bambini, tanti bambini, scalzi, malvestiti o nudi, spesso ammalati e
affamati.
Qui è scoppiata Ebola. Nei tre giorni di quarantena sono stati trovati dentro le case 45 corpi morti, 47 case
sono state messe subito in quarantena, 184 persone in tutto, sono stati contati 34 orfani, corpi non sepolti
ovunque lungo la strada e il contagio continua, è continuato tanto che ieri, domenica scorsa mi hanno
comunicato cifre ben più consistenti.
Hajah e Mabinty sono morte, due ragazze che aiutavo da sempre, erano orfane. I loro corpi sono stati trovati
lungo la strada.
È una sofferenza che ci vede impotenti. Dalle case chiuse chiedono cibo, acqua, aiuto. Chi darà loro da
mangiare? Chi si occuperà dei bambini e dove? Venerdì scorso sono andato con 20 sacchi di riso, 15 di
cipolle, una tanica di olio... Pensavo di aver portato qualcosa, disperatamente mi sono accorto di non aver
portato niente. Oltre a me nessuno è venuto in aiuto a questa gente.
Sono tornato con 50 sacchi di riso, 40 di cipolle, 20 taniche di olio, 37 pacchi di biscotti.
Il capo villaggio ringraziae mi porge una lista lunga che non finisce mai. Manca il pesce, la cassava, l'acqua,
la clorina, il sapone, i disinfettanti... Manca tutto e nessuno interviene. Tutti hanno una sacrosanta paura di
avvicinarsi, paura di essere coinvolti.
I bambini piangono, nessuno li consola; sono sporchi, nessuno li lava, hanno fame, voglia di sicurezza ed
affetto e non c'è nessuno per loro, solo Ebola e la sua volontà di morte.
Mi viene da gridare "Aiuto", ma a chi? Tutti hanno i loro problemi, le loro priorità e ora anche in Europa le loro
paure, le loro ansie... Mi chiudo in silenziosa preghiera. Qualcosa capiterà, deve capitare. Possibile che solo
la forza del male abbia forza? C'è tutto un movimento mondiale attorno a questa Ebola, gente nuova, mai
vista prima, esperti da ogni parte del mondo che espongono la loro vita per lottare contro;a loro tutta la mia
ammirazione e il mio grazie.
E io? Vieni a casa!!! Mi dicono.
Fossi matto. Capisco il vostro affetto e l'ansia, ma oggi più che mai sono determinato a restare e sarà quel
che sarà.
Venire in Italia? Guardato con sospetto, forse anche con paura. No, è meglio qui, con i miei ragazzi. Qui ci
sto bene, è il mio posto, la mia vita è qui. E ringrazio Dio con tutto il cuore.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
22
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
MEDICI E MISSIONARI: COSÌ SFIDIAMO IL CONTAGIO. UNA VITTIMA IN GERMANIA
15/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
23
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Aiutatemi però, aiutatemi ad aiutare questa gente, da solo non ce la faccio. Il contributo di tutti anche se
piccolo può fare la differenza. Grazie.
E la preghiera..." PATRICK MANSARAY Responsabile del progetto Orti di Slow Food in Sierra Leone e
referente del Presidio della cola di Kenema, delegato di Terra Madre nel 2010 e 2012 "E bola sta colpendo
tutto il Paese, e in particolare le comunità di Kailahun e Kenema, nella regione orientale. Questi due distretti
sono in quarantena, gli spostamenti sono limitati, i piccoli mercati (dove i contadini portano frutta e verdura e
comprano sale, sapone, abiti e altro materiale per le famiglie) sono chiusie sono chiuse le scuole,i cinema, i
ristoranti, i campi sportivi. In questo periodo, normalmente le comunità si riuniscono nei villaggi in gruppi di 510 persone e lavorano insieme in campagna. Questo permette loro di coltivare una buona quantità di terra e
di avere il necessario per la famiglia e qualcosa da vendere. Ma da quando è iniziata l'epidemia di ebola, è
vietato formare gruppi di più di 5 persone, per evitare il contagio.
In questo periodo di crisi gli orti di Slow Food sono più importanti che mai. Lo spirito di collaborazione si è
rafforzato e molte comunità ora sopravvivono proprio grazie ai prodotti di questi orti. Non dobbiamo
abbandonare questo progetto, ma andare avanti, tutti insieme" PETER BAYUKU KONTEH Ministro del
Turismo e dei Beni Culturali della Sierra Leone, delegato di Terra Madre nel 2010 "O ltre 30mila operatori
sanitari stanno andando casa in casa, supportati logisticamente dai soldati, fra i 6 milioni di abitanti della
Sierra Leone, per vedere se ci sono malati, per dare istruzioni su come prevenire il contagio e per spiegare
che cosa fare in caso di necessità. In un Paese con 2 dottori ogni 100mila abitanti,è uno sforzo logistico e
organizzativo grandissimo, mentre l'economia è al collasso.
In molte parti del Paese si trovano cadaveri abbandonati per le strade o negli edifici scolastici ora inutilizzati.
Tra i morti, un dieci per cento sono medici e infermieri, dei quali il Paese ha ora enorme bisogno.
I prezzi sono raddoppiati, chi può scappa dalla Sierra Leone, le scorte di riso cominciano a scarseggiare,
molti hanno perso il lavoro, anche perché sono paralizzate le attività degli investitori stranieri e delle
multinazionali. Le già scarse entrate dello Stato si stanno erodendo ulteriormente. In questo panorama
desolante, ho ricevuto dal mio Presidente l'incarico, senza fondi allocati, di monitorare la situazione nella mia
Regione (Koinadugu), di coordinare gli interventi degli operatori sanitari negli 11 Comuni e nei villaggi e fare
in modo che alcune persone spaventate escano dalla foresta, per farsi curare.
Ho incontrato e visitato tante comunità della Regione e, in particolare i villaggi al confine con la Guinea,
portando un campione di termometro laser: ho spiegato che funziona a distanza, senza toccare la persone, e
poi perché e come va usato.
A me si rivolgono anche i più deboli, come i ciechi, i lebbrosi, i bambini di strada rimasti orfani, perché per
tutti costoro è ancora più difficile sopravvivere in un contesto così problematico, soprattutto procurarsi il cibo e
le altre cure. Con gli aiuti ricevuti (cloro, guanti monouso, termometri, altri dispositivi di protezionee motorini
per girare nei villaggi per sensibilizzare la popolazione) e con parte del mio stipendio, cerco di fare il possibile
per aiutare la mia gente.
La comunità internazionale ha finora sottovalutato gravemente l'epidemia.
Perciò mi permetto di rivolgere ancora un appello, a nome della popolazione della Regione di Koinadugu,
che ringrazia insieme a me per tutte le attrezzature sanitarie e gli aiuti già mandati. Abbiamo tantissimo
bisogno di medici, infermieri, dispositivi ospedalieri e sanitari, ma anche fondi per l'organizzazione e la
logistica all'altezza di questa gravissima emergenza.
Sin d'ora, ringrazio di cuore chi vorrà aiutare la sofferente popolazione della Sierra Leone e vi chiedo di
diffondere questo mio appello a tutti i vostri amici, conoscenti, organizzazioni che ci possano dare una mano".
Pubblichiamo le lettere inviate dai delegati in Sierra Leone di Terra Madre, la rete mondiale delle comunità
del cibo creata da Slow Food. Con 900 morti su 2.700 casi di contagio, la Sierra Leone è uno dei Paesi più
colpiti dall'epidemia di Ebola PADRE MAURIZIO BOA Missionario dei Giuseppini del Murialdo (sostenuti
dall'ong internazionale Engim), delegati di Terra Madre nel 2012 con la loro comunità di pescatori di Kent
15/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
24
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
utti hanno paura di avvicinarsi I bambini piangono e nessuno li consola MISSIONARIO GIUSEPPINO
DEL MURIALDO PADRE MAURIZIO BOA
Egitto
Libia
Ciad
Congo Rep. Dem.
del Congo
Le epidemie di Ebola
D.R. Congo 8.2 500 km Swaziland Niger Mali Senegal Costa d'Avorio Ghana Benin Togo Burkina Faso
Nigeria Camerun Gabon Guinea Equatoriale Mauritania Algeria Mozambico Tanzania Madagascar Zambia
Angola Malawi Zimbabwe Botswana Namibia Sudan Sud Sudan Etiopia Somalia Kenya Uganda Ruanda
Burundi Eritrea Gibuti Yemen Arabia Saudita Sudafrica Lesotho 1.000 250 50 Numero di infezioni per ogni
epidemia 1976-2013 2014 (attuale) Habitat dei pipistrelli della frutta Gambia Guinea Guinea Bissau r Sierra
Leone Liberia 4.076 2.316 2.950 930 1.350 778 20 8 71 43 1 Liberia Sierra Leone Guinea Nigeria Senegal
Rep. Dem.
del Congo Epidemia attuale (dati Oms aggiornati al 10 ottobre) casi , di cui LEGENDA morti
Gli spostamenti sono limitati e i mercati sono chiusi, come pure le scuole ORTI DI SLOW FOOD IN
SIERRA LEONE PATRICK MANSARAY
Per le strade ci sono cadaveri abbandonati Il dieci per cento dei morti sono medici MINISTRO DEL
TURISMO DELLA SIERRA LEONE PETER BAYUKU KONTEH
PER SAPERNE DI PIÙ www.who.int www.slowfood.it I NUMERI
3.700 GLI ORFANI Secondo Unicef, 3.700 bambini hanno perso i genitori a causa dell'Ebola in Africa 1,3 mln
LA FAME Il Wfp fornirà assistenza alimentare a 1,3 milioni di persone 15-45 L'ETÀ La maggior parte delle
vittime era in età di lavoro: aveva tra i 15 e 45 anni 16 GLI OPERATORI Sono stati contagiati 16 operatori
sanitari di Msf su 3.000: di questi 9 sono morti
Foto: LA VITTIMA Il corpo di un uomo ucciso dal virus portato via da un centro sanitario di Monrovia
15/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Gdf: orologi, viaggi e hotel di lusso per ammorbidire i controlli fiscali
DARIO DEL PORTO CONCHITA SANNINO
NAPOLI. Nuovi arresti scrivono un'altra pagina della "tangentopoli nella Finanza". Finisce in carcere il
colonnello Fabrizio Giaccone, fino a ieri comandante delle Fiamme Gialle a Fiumicino: accusato di aver
ricevuto, in cambio di accertamenti «addomesticati», un Rolex e viaggi a New York e Parigi dall'imprenditore
Nazario Matachione, titolare di numerose farmacie non solo in Campania. «Per me è come un fratello... più
che un fratello», diceva Matachione dell'ufficiale. Anche il "re delle farmacie" è stato arrestato. Il
provvedimento è stato notificato in carcere al colonnello Fabio Massimo Mendella, già detenuto da giugno nel
primo filone dell'indagine. L'inchiesta è condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo Torre Annunziata
insieme ai finanzieri della tributaria di Napoli, sotto il coordinamento dei pm Carrano e Woodcock con il
procuratore aggiunto Piscitelli.
I fatti si riferiscono al periodo in cui Giaccone rilevò la guida del gruppo di Torre Annunziata proprio da
Mendella. Accusa la ex moglie di Matachione: «Mio marito mi raccontò che, dopo la verifica compiacente
effettuata da Giaccone, doveva fargli un regalo e gli comprò un Rolex. Il modello non fu gradito, fu richiesto
espressamente da Giaccone un modello diverso, un Daytona». Per rivelazione del segreto d'ufficio è
indagato (ma per lui non è stato chiesto alcun provvedimento) il generale Vito Bardi, oggi in pensione:
avrebbe informato Mendella di un esposto anonimo nel quale si faceva riferimento a rapporti fra il colonnello
e Matachione. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: GIÀ COINVOLTO Fabio Massimo Mendella, colonnello delle Fiamme Gialle già coinvolto nell'inchiesta
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
25
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
NAPOLI / IN MANETTE ALTRI DUE UFFICIALI DELLA FINANZA
15/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 30
(diffusione:556325, tiratura:710716)
La PARIETA'
Trent'anni fa le donne vivevano in media 6 anni più degli uomini, ora il margine si è ridotto a 3 anni e 8 mesi:
colpa dello stress nel gestire insieme lavoro e figli per le prime, miglioramento degli stili di vita per i secondi. I
demografi: "Un cambiamento epocale" È una tendenza comune nei paesi industrializzati E nel futuro la
differenza forse scomparirà del tutto
ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA L'AREA intorno a Sloane Square, piazzetta alberata nel cuore di Chelsea, famosa per i "Sloane
Rangers", i giovani rampanti dell' upper class inglese, si distingue oggi per un'altra caratteristica: è la zona di
tutta l'Inghilterra in cui gli uomini hanno maggiormente rovesciato lo storico gap a favore delle donne in
materia di longevità. In questo quartiere londinese molto chic, pieno di boutique, ristoranti alla moda e
favolose residenze private, i maschi raggiungono infatti mediamentei 93 anni di età contro gli 88 delle
femmine. Non è un caso isolato: un sorpasso analogo sebbene meno ampio, in cui gli uomini vivono in media
più delle donne, si verifica in altre cento località del Regno Unito.
A livello nazionale sono ancora le donne ad avere la più lunga aspettativa di vita, in Gran Bretagna come nel
resto d'Europa, ma la distanza tra i due sessi si sta riducendo ovunque e potrebbe finire per scomparire del
tutto. Nel 1980 le donne vivevano in media sei anni più degli uomini; ora il margine si è ridotto a 3 anni e 8
mesi, indicano le più recenti cifre dell'Office for National Statistics. Avanti così e la sopravvivenza media dei
due sessi sarà la stessa. Giostrandosi fra lavoro e famiglia, le donne sono più stressate, più affaticate e
hanno preso alcune delle peggiori abitudini una volta erano prevalentemente maschili, come fumare e bere
alcolici, spiega il Times , interpretando il fenomeno; gli uomini hanno invece cominciato a fumare e bere di
meno, seguire una dieta più sana, fare più ginnastica, andare più spesso dal medico, insomma hanno
imparato a prendersi più cura della propria salute. E così i due grafici della sopravvivenza, rimasti separati
per secoli, si stanno rapidamente avvicinando, promettendo in futuro di congiungersi, o in qualche caso,
come succede già a Sloane Square, di scambiarsi le parti. La tendenzaè evidente anche in Italia. Secondo i
dati più recenti dell'Organizzazione mondiale della sanità, nel nostro paese le donne hanno raggiunto una
speranza di vita di quasi 85 anni (la quinta più alta del mondo) e gli uomini di 80 (la settimana più alta del
pianeta), ma nel breve volgere di due anni, tra il 2009e il 2011, l'aspettativa di vita maschile è salita di otto
mesi e mezzo mentre quella femminile soltanto di sei. Dal Giappone (la nazione dove le donne vivono di più:
87 anni) all'Islanda (quella in cui gli uomini vivono piùa lungo: 81 anni), dalla Spagna alla Svizzera, da
Singapore all'Australia, da Israele agli Usa, tutti paesi in testa alle classifiche sulla durata di vita, è un trend
visibile nell'intero mondo industrializzato: il gap di longevità fra donne e uomini cala dappertutto. Beninteso,
entrambi i sessi aumentano gradualmente le proprie aspettative di vita: in Inghilterra, per esempio, la
speranza per i nati nel 1963 era 73 anni e mezzo per le bambine e 67 anni e 9 mesi per i bambini, nel 1980
era salita a 76,8 e 70,8, nel 2013 è arrivata a 82,7 e 78,9. Ma la novità è che negli ultimi decenni l'aspettativa
di vita delle donne cresce meno in fretta di quella degli uomini.
«Il gap si è ridotto come risultato di un cambiamento epocale», commenta Kathy Gingel, ricercatrice del
Centre for Policy Studies di Londra. «Le donne hanno assunto ruoli che erano quasi esclusivamente maschili,
sono andate anche loro a lavorare e in più aggiungono a questo sforzo la fatica di occuparsi della casa e dei
figli, campi dove continuano ad avere la maggior parte di responsabilità».
Gli uomini, viceversa, hanno beneficiato di diversi fattori. Uno è il relativo declino industriale dell'Occidente:
lavori pesanti e pericolosi come il minatore sono quasi completamente scomparsi, perlomeno nel mondo
sviluppato. Un altro, e basta da sé a spiegare in larga misura la riduzione del gap, è la maggiore
consapevolezza dei danni del tabacco e dell'alcol. Anche le donne ne sono consapevoli, naturalmente, ma in
proporzione è più alto il numero di uomini che hanno smesso di fumare: a metà anni '70 si accendevano una
sigaretta il 50 per cento degli uomini e il 40 per cento delle femmine, oggi la percentuale di fumatori è quasi
identica, 21 per cento di uomini e 19 per cento di donne. Non a caso l'unico paese europeo in cui il gap di
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
26
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
R2
15/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 30
(diffusione:556325, tiratura:710716)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
27
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
sopravvivenza non si è ridotto è la Russia, dove gli uomini continuano a bere e fumare con l'intensità dell'era
sovietica.
E poi gli uomini d'oggi non si vergognano più a preoccuparsi della salute, pensiero che un tempo sembrava
sinonimo di scarsa virilità. «Il maschio odierno si prende cura di sé», osserva Holly Tuoko, psicologa del
Center for Aging della University of Victoria. «Fa cure mediche preventive, frequenta una palestra, mangia
meglio, sta più attento a non ingrassare con l'età. E in più ora può condividere con la moglie lo stress di
mandare avanti la famiglia, cioè di guadagnare, visto che guadagna anche lei». Il mutamento non deriva
insomma da fattori geografici, bensì dal life style , da scelte di vita, sottolinea il professor Les Mayhen,
curatore della ricerca in Gran Bretagna per l'Office for National Statistics: nona caso gli uomini hanno
raggiunto i 93 anni di vita e superato di ben cinque anni le donne proprio a Chelsea, quartiere di banchieri,
broker, avvocati, che hanno l'istruzione e i soldi per occuparsi del proprio corpo, mentre un'area
economicamente depressa come Glasgow, in Scozia, continua ad avere statistiche demografiche da paese
del Terzo Mondo.
È l'altra faccia dell'obiettivo della parità di genere sul lavoro, afferma una portavoce di Mothers at Home,
gruppo di pressione peri diritti delle donne: «Essere andate a lavorare ci accorcerà la vita». Non che per
questo le iscritte all'associazione vogliano tornare a tempo pieno fra i fornelli. Del resto la scienza avverte che
le donne sono comunque favorite: sono meglio predisposte a una lunga esistenza dal punto di vista biologico
(grazie a due cromosomiXea telomeri più lunghi) e hanno ormoni più pacifici, tenuto conto che il testosterone,
sviluppando l'aggressività nei maschi, li spinge al rischio e alla violenza, attitudini generalmente dannose per
vivere a lungo. Ma è vero che l'eguaglianza tra i sessi, sacrosanto comandamento della nostra epoca, sta
privando le donne dell'unica diseguaglianza che le favoriva: un giorno entrambi i sessi potranno invecchiare
con la stessa aspettativa di vita. Non significherà necessariamente viverla tutta insieme felici e contenti, come
nelle fiabe, ma non si può mica avere tutto nella vita.
pari età REPTV-LAEFFE Il servizio alle 13.45 su RNews (canale 50 dtt e 139 di Sky)
Aspettativa di vita L'Italia 5° quinto posto per le donne 7° per gli uomini è ai primi posti per aspettativa di
vita
In Gran Bretagna dal 2009 al 2011 è aumentata di: longevità rispetto agli uomini nel Regno Unito 84,5 anni
79,4 anni 82,8 anni 79 anni 6 anni per le donne nate 30 anni fa 4 anni per quelle nate adesso Perché per le
donne diminuisce Perché per gli uomini aumenta più stress derivante da lavoro/Þgli declino dell'industria
pesante più attività sportive meno tabacco e alcol patologie cronico degenerative maggior consumo di
farmaci
Le cause di mortalità Le tre principali sono In 22 paesi africani, il 70% degli anni di vita persi (dovuti a morte
precoce) sono causati da malattie infettive In 47 paesi (quasi tutti industrializzati) le malattie non trasmissibili
e gli incidenti causano più del 90% degli anni di vita persa malattie cardiache coronariche infezioni delle vie
respiratorie inferiori ictus
Foto: STAGIONI DI VITA "Le tre età della donna", dipinto a olio realizzato da Gustav Klimt nel 1905
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 14
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Donna nigeriana ricoverata a Savona
n Una nigeriana di 35 anni è stata ricoverata ieri sera all'ospedale San Paolo di Savona, per un sospetto caso
di Ebola. I sanitari invitano alla cautela. La febbre, che la donna accusa da qualche giorno, potrebbe essere
dovuta a un'influenza o alla malaria. La donna tre settimane fa era tornata da una vacanza nel suo paese, ma
solo negli ultimi giorni si è manifestata la febbre. Poiché non passava la 35enne si è rivolta al suo medico. Ieri
pomeriggio, l'Asl di Savona ha attivato le procedure di emergenza. La donna è stata ricoverata nel reparto
malattie infettive. [CLA. VIM.]
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
28
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Caso sospetto
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:309253, tiratura:418328)
VALENTINA ARCOVIO
Contro Ebola non esistono ancora né cure né vaccini pronti per l'uso. Le speranze di arginare la terrificante
epidemia sono tutte riposte in terapie e vaccini sperimentali che, prima dell'inizio dell'emergenza, erano stati
messi da parte per mancanza di fondi. Emblematica la denuncia di Francis Collins a capo del National
Institutes of Health degli Stati Uniti, secondo il quale oggi non abbiamo un vaccino perché il Congresso ha
tagliato i fondi necessari. Un'accusa che rimbomba nelle coscienze di tutti i governi occidentali. Così oggi ci
ritroviamo a poter contare solo su terapie sintomatiche e palliative, e un mucchio di ricerche da rispolverare
con pochissimo tempo a disposizione per farlo. Le terapie di supporto Si tratta di terapie sintomatiche che
prevedono l'utilizzo di paracetamolo e soluzioni reidratanti per sopperire alla perdita di liquidi. A queste va
aggiunta la somministrazione di antibiotici ad ampio spettro per prevenire le cosiddette infezioni
opportunistiche, come la polmonite o la setticemia, che possono colpire approfittando della debolezza del
sistema immunitario. I farmaci sperimentali Sicuramente il più promettente è l'americano Zmapp, già
somministrato ai due missionari statunitensi rimpatriati dopo l'infezione, chestannomigliorando,eaquello
spagnolo rimpatriato a Madrid, che invece è morto. Il siero, prodotto nelle piante di tabacco ingegnerizzate, è
stato sviluppato dalla Mapp Pharmaceuticals che ha ricevuto dall'Nih 32 milioni di dollari. Oltre a Zmapp, c'è il
il TkmEbola della Tekmira Pharmaceuticals, un altro medicinale mai testato su pazienti umani. La terapia è
stata sviluppata nell'ambito di un contratto di 140 milioni di dollari stipulato con il dipartimento della Difesa
americano. Un farmaco simile è sviluppato dalla statunitense Sarepta, ed è già all'inizio della fase di
sperimentazione sull'uomo. È invece recente l'annuncio da parte di una casa farmaceutica cinese di un
farmaco, il Jk-05, che dai test sui topolini sembra funzionare. Il vaccino italiano Il vaccino più promettente, da
poco in fase di sperimentazione sull'uomo, viene prodotto in Italia, negli stabilimenti di Okairos/Advent, presso
l'Irbm Science Park di Pomezia (Roma), rilevati lo scorso anno dalla casa farmaceutica GlaxoSmithKline per
324 milioni di dollari. Il vaccino sfrutta un adenovirus (che negli uomini causa raffreddori e congiuntiviti)
derivato dagli scimpanzé e sembra offrire una protezione completa nel breve periodo, e parziale per il lungo
periodo. La ricerca in Canada Un vaccino è stato messo a punto dagli scienziati della Public Health Agency of
Canada insieme all'Istituto di ricerca medica sulle malattie infettive dell'esercito americano. Fino a oggi è
stato testato su animali che 30 minuti prima erano stati infettati con massicce dosi del virus, salvandone la
metà. Per la sua realizzazione sono stati necessari 10 anni e 10 milioni di dollari. Ora il ministero della Sanità
canadese ha annunciato l'avvio della prima fase dei test sull'uomo che, se dovesse andar bene, porterà
subito dopo allo step successivo. Il costo di questa operazione si aggirerebbe intorno ai 100 milioni di dollari. I
test negli Stati Uniti Inizieranno all'inizio del prossimo anno anche i test sull'uomo del vaccino dell'azienda
Johnson & Johnson. Invece di focalizzarsi sia sul ceppo Zaire che su quello Sudan, l'azienda si concentrerà
solo sul primo, responsabile dell'epidemia attuale. Il vaccino, che in realtà è la combinazione di due
trattamenti messi a punto dalle compagnie biotech Crucell, controllata da Johnson, e Bavarian Nordic, è stato
ottenuto a partire da un adenovirus che porta all'interno dell'organismo i geni necessari dell'Ebola affinché si
generi una risposta immunitaria. L'annuncio della Russia Il ministro della Sanità del Cremlino, Veronika
Skvortsova, ha annunciato di avere in cantiere un vaccino sperimentale che ha mostrato risultati positivi in
studi preclinici. Delle sue caratteristiche si sa ancora poco. Al momento l'équipe che sta lavorando alla messa
a punto del vaccino, che comprende esperti dell'Istituto Ivanov del ministero e uno specialista dell'agenzia
statale per la tutela della salute, stanno conducendo ulteriori test.
Ancora non esiste una cura ma diversi Paesi sperimentano nuovi farmaci per sconfiggere il virus e
fermare l'epidemia in tempo: ecco i più importanti CANADA Ottawa ha messo a disposizione venti fiale di
un vaccino sperimentale sviluppato dall'agenzia di Sanità pubblica. Il siero sarà testato sui primi esseri umani
in Maryland, Stati Uniti GRAN BRETAGNA Adrian Hill, professore ad Oxford e direttore dello Jenner Institute,
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
29
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Vaccini, terapie e annunci A che punto è la ricerca?
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:309253, tiratura:418328)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
30
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
sta eseguendo la sperimentazione per un vaccino prodotto dalla GlaxoSmithKline RUSSIA Il ministro della
Salute, Veronika Skvortsova, ha annunciato che tre vaccini saranno pronti nei prossimi sei mesi STATI UNITI
Negli Usa sono allo studio diversi vaccini e terapie, tra cui la cura con il siero Zmapp. La Johnson & Johnson
ha annunciato che nel 2015 inizierà i test sull'uomo di un farmaco che è il risultato di due trattamenti messi a
punto dalle compagnie biotech Crucell e Bavarian Nordic ITALIA A Pomezia gli scienziati della società
biotech «Okairos» hanno individuato un vaccino anti Ebola CINA La Sichuan Pharmaceutical ha acquistato i
diritti sul farmaco sperimentale che viene creato dall'accademia medica militare cinese. Ma i ricercatori sono
solo all'inizio della strada. Il farmaco può arrivare ai malati soltanto fra sei mesi, non prima
Foto: ANDREW FOX/DOH/REUTERS
Foto: Operatori del Royal Victoria Infirmary di Newcastle, in Inghilterra, durante un'esercitazione per il
trattamento di un malato di Ebola
Foto: Centimetri-LA STAMPA
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Mark Zuckerberg dona 25 milioni di dollari: dobbiamo evitare un'altra Aids
PAOLO MASTROLILLI INVIATO A NEW YORK
Thomas Frieden, il capo dei Centers for Disease Control di Atlanta, era stato troppo ottimista quando si era
detto sicuro che «l'epidemia sarà fermata». In Africa, l'Organizzazione mondiale della Sanità prevede 10.000
casi alla settimana nei prossimi due mesi, se gli interventi per bloccare l'infezione non saranno più veloci ed
efficaci, con un tasso di mortalità che è salito al 70% dei pazienti. In America i Cdc stanno rivoluzionando
l'approccio all'Ebola, perché il contagio a Dallas dell'infermiera Nina Pham ha dimostrato che quanto è stato
fatto finora non basta, e l'epidemia ora minaccia di allargarsi: 76 medici e infermieri sono sotto osservazione
nel suo ospedale. Le autorità Usa hanno iniziato ieri anche i test su un vaccino prodotto in Canada,
somministrato a 38 volontari. I risultati sono attesi a breve. L'allarme dell'Oms è arrivato durante un briefing
tenuto ieri a Ginevra dall'assistente direttore Bruce Aylward. Al momento i morti ufficiali sono 4.447 e i
contagiati 8.914, ma i numeri reali sono più alti perché i famigliari delle vittime tendono a nascondere le cause
del decesso. Se gli interventi per bloccare l'epidemia non saranno più veloci ed efficaci, i contagi saliranno a
10.000 alla settimana. L'allarme dell'Oms si accompagna a quello dei Cdc, dove Frieden ha annunciato la
revisione di tutti i protocolli usati finora, creando una divisione apposita per gestire l'emergenza a livello
nazionale, che può raggiungere nel giro di poche ore qualunque luogo nel Paese. Una squadra è stata già
inviata a Dallas per verificare come il personale sanitario utilizza, indossa e toglie le protezioni. Questo
addestramento è stato allargato ai medici e agli infermieri in tutto il Paese, rivedendo anche i materiali usati
per evitare il contagio. Le persone che curano i malati saranno anche disinfettate con il cloro, una volta uscite
dalle stanze dove entrano in contatto con i contagiati, prima di togliersi gli indumenti. Al momento negli Usa
esistono solo quattro ospedali specializzati nel trattamento di queste malattie infettive: Emory, i National
Institutes of Health di Bethesda, il Nebraska Medical Center di Omaha, e il St. Patrick Hospital di Missoula, in
Montana. L'idea è quella di attrezzare un ospedale specializzato in ogni Stato dove portare tutti i pazienti.
Queste iniziative però non stanno placando le polemiche politiche, e diversi repubblicani chiedono le
dimissioni di Frieden. Sentendo le proporzioni della minaccia anche il fondatore di Facebook, Mark
Zuckerberg, ha deciso di dare il suo aiuto, donando 25 milioni di dollari ai Cdc per combattere l'Ebola.
«Dobbiamo evitare - ha detto - che questa epidemia prenda le proporzioni di altre tragedie del passato, come
l'Aids e la poliomielite».
Foto: RICK WILKING/REUTERS
Foto: Mark Zuckerberg insieme alla moglie Priscilla
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
31
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Troppi errori, il protocollo non funziona E l'America riaddestra i suoi
infermieri
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 19
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Finanza, manette a un altro ufficiale I pm: "Le tangenti sono un sistema"
Napoli, viaggi e regali di lusso per addomesticare le verifiche fiscali I colleghi delle Fiamme gialle hanno
collaborato con gli investigatori
GUIDO RUOTOLO NAPOLI
Un altro colonnello della Finanza in carcere per corruzione, Fabrizio Giaccone, comandante della Finanza
che ha competenza sull'aeroporto di Fiumicino. E poi il colonnello Fabio Massimo Mendella arrestato già a
giugno per un altro episodio di corruzione. E con loro un imprenditore che ha un impero in farmacie e
immobili, Nazario Matachione. Tanto intimo di Mendella che quando un parlamentare di Forza Italia andò a
trovarlo in carcere, Ciro Falanga gli raccomandò di «portare i suoi saluti al Matachione». Per violazione del
segreto d'ufficio è invece indagato il generale Vito Bardi, ex comandante in seconda della Gdf da poche
settimane in pensione, perquisito e indagato a giugno nella prima tranche della inchiesta. Al colonnello
Giaccone, che nel 2010 comandava la Finanza di Torre Annunziata, in cambio di «una verifica fiscale
addomesticata», finirono un Rolex Daytona e viaggi in business class Alitalia e alberghi a tante stelle a Parigi
e a New York. L'inchiesta dei pm napoletani Henry John Woodcock, Celestina Carrano e dell'aggiunto
Vincenzo Piscitelli fa impressione. Intanto perché leggendo le carte si intuiscono nuovi possibili arresti. E i pm
ipotizzano l'esistenza di un «sistema» di corruzione interno alla Finanza, con epicentro le verifiche fiscali alle
aziende. Finora risultano indagati un altro ex Comandante in seconda della Finanza, il generale Emilio
Spaziante, e l'ex colonnello poi diventato braccio destro dell'ex ministro Giulio Tremonti, Marco Milanese.
Colpisce la collaborazione con i pm napoletani di generali e colonnelli, colleghi degli indagati. Si può
ipotizzare che sia stato infranto quel «codice d'onore» che consentiva una sorta di impunità per chi finiva
sotto inchiesta, o meglio la conoscenza di informazioni riservate o segrete che riguardavano indagini sul loro
conto. Pagina undici dell'ordinanza. Viene sentito il generale Giovanni Mainolfi, ex comandante provinciale di
Napoli, per capire da chi Mendella avesse avuto l'esposto anonimo che lo chiamava in causa con l'amico
imprenditore Matachione: «Non posso escludere di aver potuto io stesso informare il Mendella dell'esposto
anonimo. E questo sia perché per ragioni di trasparenza volevo mantenere un clima di lealtà con gli ufficiali
sia perché, dando per scontato che il Mendella l'avrebbe saputo comunque dal generale Bardi volevo evitare
di alimentare un clima di reciproco sospetto». Impressionante. Torniamo agli indizi che hanno portato i due
ufficiali e l'imprenditore in carcere. Cominciamo dalle dichiarazioni della ex moglie di Matachione, Maria
Palomba. A casa sua avevano trovato una documentazione compromettente: le ricevute del volo Roma New
York dell'ottobre del 2010 per la famiglia del colonnello Giaccone (9.423 euro). E una crociera Msc, costo
8.900 euro, beneficiari due funzionari e dirigenti della Regione Campania (questa è un'altra storia). E ancora:
documenti riservati come «l'Appunto per il Comandante» che sintetizzava la vicenda dell'esposto anonimo e
le indagini interne. E anche un foglio intestato Guardia di finanza Tenenza di Massa Lubrense, «Esecuzione
e accertamenti in virtú della rogatoria internazionale richiesta dal Procuratore generale presso la giurisdizione
del Principato di Monaco». «Mio marito mi fece vedere tale esposto anonimo (spedito ai carabinieri di Torre
Annunziata, ndr) che gli era stato dato da Mendella nel quale ricordo si faceva riferimento a tutti gli
investimenti che mio marito aveva fatto in quegli anni (come l'acquisto del Savoia calcio) e si diceva che il
colonnello Fabio Mendella aveva coperto gli affari illeciti di mio marito. Sempre mio marito ricorda ai pm,
Maria Palomba - mi raccontò che dopo la verifica compiacente effettuata dal Giaccone, gli comprò un Rolex
in una gioielleria di Castellammare di Stabia che si chiama De Meo. Questo modello di Rolex non fu gradito
mentre fu richiesto espressamente dallo stesso Giaccone un modello diverso, in particolare un Rolex
Daytona».
Foto: Nazario Matachione Imprenditore con un grande patrimonio immobiliare e proprietario di numerose
farmacie
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
32
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
il caso
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 19
(diffusione:309253, tiratura:418328)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Foto: Vito Bardi Ex comandante in seconda della Finanza, è indagato per violazione del segreto d'ufficio
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
33
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 23
(diffusione:309253, tiratura:418328)
La lente liquida scova i tumori
LUIGI GRASSIA
Fino a pochissimi giorni fa i microscopi ottici potevano sembrare oggetti utili, certo, ma un po' scontati, senza
sorprese, se paragonati ai microscopi elettronici, gli strumenti che ci hanno svelato «de visu» il fantastico
mondo degli atomi; ma lo scorso mercoledì è arrivato il Nobel a tre innovatori della microscopia ottica e il
panorama è cambiato. Alberto Diaspro, direttore del Dipartimento di nanofisica dell'Istituto Italiano di
Tecnologia di Genova, con il trio Betzig-Hell-Moerner collabora da anni, e quindi è la persona più adatta a
spiegare l'utilità e le potenzialità dei microscopi ottici: «Ormai hanno prestazioni paragonabili a quelle degli
strumenti elettronici. Ma in campo medico quelli ottici sono molto più utili, perché possono essere usati anche
per osservare i tessuti viventi. Vedono direttamente l'evoluzione a livello molecolare e fotografano le fasi
degenerative che (per esempio) possono svilupparsi in un tumore». «Invece - fa notare Diaspro per guardare
un tessuto al microscopio elettronico bisogna prima congelarlo. Poi affettarlo. Poi metallizzarlo. E alla fine
investirlo con potenti fasci di elettroni. Quindi il microscopio elettronico permette solo di fare fotografie
statiche a tessuti morti. Solo con quello ottico si fotografano sequenze dinamiche di tessuti vivi, sequenze che
poi risultano molto più efficaci nella diagnosi precoce delle malattie». Diaspro ha un tipo di formazione che sta
diventando sempre più importante in medicina: è un bioingenere. E all'Iit di Genova fa parte di un trio di
ricercatori (gli altri due sono Giuseppe Vicidomini e Marti Duocastella) che (come i tre del Nobel) hanno
cumulato brevetti sulla microscopia ottica e molte ricerche originali: di recente hanno creato un microscopio a
lente liquida, anziché solida. Si basa sul lavoro da pionieri dei tre Nobel, ma ha prestazioni finora
inimmaginabili. La lente liquida, assistita da un computer, è infatti in grado di spostare il suo fuoco da 140
mila a un milione di volte al secondo. «Così "spazzola" lo spazio tridimensionale - racconta Diaspro - senza
perdere l'evoluzione delle molecole, incluse le trasformazioni che si svolgono in pochi millisecondi e che con
la tecnologia finora disponibile sarebbero andate perse». E le primissime fasi del tumore vengono
intercettate.
Foto: La lente liquida
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
34
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
tecnologia e diagnosi / tutto SCIENZE&salute
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 24
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Modello umano made in Usa e nanoparticella made in Italy per aggredire le
placche dell'Alzheimer
NICLA PANCIERA
n Si annuncia come una chiave di svolta negli studi su Alzheimer e demenze. Non era mai accaduto, finora,
di creare un modello umano della malattia neurodegenerativa in un disco di Petri, un piattino usato per colture
in laboratorio. Il modello è stato creato da Rudolph Tanzi e Doo Yeo Kim del Massachusetts General Hospital
di Boston a partire da cellule staminali embrionali, facendo crescere i neuroni immersi in un gel e inserendovi
poi un gene responsabile della metà dei casi della patologia. In sei settimane - riporta la rivista «Nature» - la
rete neurale ha sviluppato le placche e gli ammassi neurofibrillari tipici della malattia. Sappiamo che
nell'Alzheimer l'iperproduzione della proteina neurotossica beta-amiloide causa l'accumulo in aggregati che
formano le celebri placche: queste, insieme con gli ammassi neurofibrillari determinati dall'iperfosforilazione
della proteina Tau, inducono nell'uomo la morte neuronale e il decadimento cognitivo. Finora, però, i modelli
animali non sono stati in grado di simulare la degenerazione neurale, ma solo l'ammasso di placche. Con il
modello umano, invece, è probabile che si potranno superare anche queste limitazioni. Certamente, quello
appena creato a Boston non riproduce la complessità di un organismo vivente, non tiene in considerazione il
ruolo determinante del sistema immunitario e neppure la perdita di memoria e delle altre facoltà. Tuttavia, la
sua potenza sta nell'accelerazione che imprimerà alla ricerca. Il primo passo sarà testare «1200 farmaci già
usati per altre malattie e 5mila molecole sperimentali, cercando quelle in grado di fermare la patologia», ha
detto Tanzi. Lo studio, inoltre, ha fatto luce sul ruolo determinante delle placche nella neurodegenerazione.
Con 36 milioni di pazienti nel mondo, destinati a triplicare entro il 2050, l'Alzheimer costituisce per un esercito
di ricercatori una sfida dal tremendo fardello socioeconomico. A fronte di un'enorme quantità di dati raccolti,
trattamenti farmacologici efficaci non ce ne sono. Ma, intanto, dalla ricerca in vivo è appena giunta una buona
notizia. Si tratta dei risultati di uno studio pubblicato sul «Journal of Neuroscience» e condotto sui topi
all'Università Bicocca in collaborazione con l'Irccs «Mario Negri» di Milano. I ricercatori hanno creato una
nanoparticella, l'Amyposome, in grado di distruggere le placche e restituire agli animali le capacità cognitive
perdute. Questa svolge più funzioni: attraversa la barriera encefalica, dove distrugge gli aggregati di
beta-amiloide, e ne promuove lo smaltimento da parte del fegato e della milza. Quella di svolgere molte
funzioni è la differenza fondamentale rispetto ai farmaci tradizionali: «Le nanoparticelle sono multiorientate e
possiamo traghettarle in zone specifiche dell'organismo e caricarle con mezzi di contrasto per seguire la cura.
Ad esempio, abbiamo caricato Amyposome con ossido di ferro per renderla adatta all'imaging in vivo»,
spiega Massimo Masserini, coordinatore del progetto europeo «Nad» («Nanoparticles for therapy and
diagnosis of Alzheimer disease»). «La messa a punto della nanoparticella è frutto del lavoro di chimici,
biochimici, fisici, fisiologi e neurologi - aggiunge Masserini, direttore del centro di Nanomedicina della Bicocca
-. Per identificare i ligandi con elevata affinità alla beta-amiloide, collegarli alla superficie delle nanoparticelle e
poi testarne la biocompatibilità ci siamo avvalsi anche della collaborazione di biologi computazionali che con
le simulazioni dinamiche hanno permesso di risparmiare molto tempo». E il tempo è importantissimo.
Nell'uomo, bloccare la progressione della malattia in una fase precoce garantirebbe una migliore qualità di
vita ai pazienti. «Il recupero totale delle capacità cognitive nei topi malati è incredibile. Per questo stiamo
testando l'Amyposome sugli animali più giovani con deterioramento cognitivo lieve e i primi risultati sono
incoraggianti. Finora, il punto oscuro dei farmaci è stato quello di non funzionare sull'uomo, sebbene dessero
buoni risultati in fase preclinica». Sapere su cosa concentrarsi, grazie al modello umano annunciato da
«Nature», potrebbe fare la differenza.
Foto: Le placche dell'Alzheimer aggredite dalla nanoparticella
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
35
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
tutto SCIENZE&salute / SCIENZE
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:309253, tiratura:418328)
"Più esercizio fisico, meno farmaci La cura che tiene a bada il Parkinson"
È a Como l'unico centro italiano che prevede una strategia innovativa contro il morbo "Questi i dati che
rivelano come il movimento contribuisca alla plasticità del cervello"
GABRIELE BECCARIA
Muoversi, camminare, nuotar e. Un p r o gramma personalizzato di esercizi e gli effetti si vedono. Prima di
tutto nei sorrisi ritrovati, poi nella quotidianità dei malati, decisamente meno malati rispetto al momento di
inizio della terapia. Giuseppe Frazzitta ha un rapporto speciale con i suoi pazienti, sofferenti di Parkinson: ha
ideato un nuovo protocollo per aiutarli e curarli ed è ormai diventato una celebrità. Direttore del dipartimento
di riabilitazione dell'Ospedale Moriggia Pelascini di Gravedona, in provincia di Como, ha ora un problema e
molti obiettivi. Il problema è gestire l'eccesso di richieste che arrivano da tutta Italia. Gli obiettivi sono quelli
che gli indicano le sue ricerche, ora condensate in uno studio, appena app a r s o s u «Neurorehabilitation
and Neural repair», la rivista n u m e r o a l mondo sulla riabilitazione. Professore, che cosa avete ottenuto?
«Lo studio analizza il "followup" su 40 pazienti, seguiti per due anni. Il gruppo sottoposto al nostro protocollo
di riabilitazione ha mostrato un trend di continuo miglioramento del quadro clinico, mentre le condizioni
dell'altro gruppo, quello di controllo, sono rimaste invariate o sono peggiorate. E questo a fronte di un
comportamento opposto per il trattamento farmacologico. Il nostro gruppo assumeva al termine del "follow
up" circa un terzo della dose farmacologica rispetto al gruppo di controllo: 140 milligrammi di levodopa
rispetto ai 350 dell'altro». Che cosa significa in pratica «miglioramento clinico»? «Che i pazienti sono diventati
più autonomi, hanno sintomi meno intensi e quindi una qualità di vita migliore. L'abbiamo misurato con le
"scale" standard utilizzate per valutare la progressione della malattia. Il concetto che e m e r g e è chiaro:
l'aumento del dosaggio farmacologico non migliora la situazione del malato, mentre, se si applica fin
dall'inizio il nostro programma "Mirt", acronimo di Multidisciplinar Intensive Rehabilitation Treatment, si sta
meglio e si prendono meno medicine». Come proseguirete le ricerche? «Il prossimo obiettivo è seguire
l'evoluzione del gruppo a quattro anni, ma anche capire meglio che cosa c'è alla base di questa straordinaria
ripresa. E a questo proposito abbiamo pubblicato, sempre nel 2014, un altro studio, stavolta sul "Bdnf ", che
sta per "Brain derived neurotrophic factor", cioè "Fattore neurotrofico derivato dal cervello" o in termini più
semplici "Fattore di crescita cerebrale": abbiamo dimostrato che chi segue il nostro programma ha un
miglioramento del 25% di questa sostanza che garantisce la plasticità del cervello». Come si spiega un
effetto così straordinario? «Ipotizziamo che alla base ci sia una sorta di ricrescita neuronale ed è un'idea non
soltanto nostra. Si tratta di un filone di ricerca - quello degli effetti di plasticità legati al movimento nelle
malattie neurodegenerative - condiviso da molti team, in Europa, Usa e Israele, e che nei test sugli animali ha
ottenuto grandi risultati: le cavie allenate sul tapis roulant conoscono una remissione dei sintomi. Nell'uomo,
naturalmente, la situazione è più complessa». Come funziona il protocollo «Mirt»? «E' un percorso
personalizzato riconosciuto a livello mondiale. Prevede 30 giorni di ricovero, durante il quale ci si sottopone a
sedute di movimento aerobico - quindi senza fatica - dalle tre alle cinque ore al giorno, dal lunedì al sabato:
trattamenti con fisioterapisti e logopedisti e utilizzo di macchine robotizzate, oltre a una "terapia
occupazionale" per migliorare l'autonomia nella vita quotidiana e nei casi di "Sindrome di Pisa", per chi ha
problemi di equilibrio, il training in piscina. È prevista anche una "valutazione neuropsicologica", con la
presenza di medici e psicologi, per educare alla malattia». E al termine dei 30 giorni che cosa succede? «Si
torna a casa, con un programma individualizzato per eseguire, da soli, gli esercizi. Rivediamo poi i pazienti
ogni sei mesi e li sottoponiamo a test di valutazione: così analizziamo in modo oggettivo gli effetti della
riabilitazione». Chi sono i vostri pazienti? «Sono molto diversi. Da 28 a 89 anni. Hanno in genere situazioni
complesse, come il "freezing" - la sindrome dei "piedi incollati" -, disturbi dell'equilibro e della postura, oltre a
quelli legati ai movimenti involontari». Quante persone avete trattato finora? «Nei database ne abbiamo un
migliaio». Siete gli unici in Italia? «Sì. Ma organizziamo corsi per fisioterapisti. Vogliamo che si diffonda il
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
36
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Tutto Scienze / NEUROLOGIA
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:309253, tiratura:418328)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
37
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
trattamento più corretto. Non abbiamo certo messo il copyright». E all'estero? «Ci sono molte realtà, come
quella della capostipite, l'americana Becky Farley, a Tucson, in Arizona». Come le è venuta l'idea di creare il
«Mirt»? «Un po' alla volta. Il nostro è il lavoro di un artigiano. Ma non riesco a dimenticare l'espressione di
sorpresa di un paziente: scoperti gli effetti del tapis roulant, non voleva più scendere!».
Giuseppe Frazzitta Neurologo RUOLO : È DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DI RIABILITAZIONE
DELL'OSPEDALE MORIGGIA PELASCINI DI GRAVEDONA (COMO)
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:309253, tiratura:418328)
La scoperta in sala parto: chi sono i "pretermine tardivi"
FABIO DI TODARO
Dell'esercito dei bambini venuti alla luce prima del termine in Italia nel 2013 - il 7% delle 514.308 nascite rappresentano una quota niente affatto trascurabile: prossima alle 35 mila unità. Pur contando su organi
quasi maturi e su un peso non troppo basso, i «pretermine tardivi» - che vengono alla luce tra la 34ma e la
36ma settimana - rappresentano una categoria dei prematuri «da non sottovalutare, sebbene per anni siano
stati trattati come se partoriti alla naturale conclusione della gravidanza», ha spiegato Costantino Romagnoli,
direttore dell'unità di neonatologia del Policlinico Gemelli e presidente della Società di Neonatologia, durante
il congresso appena concluso a Roma. Al centro del dibattito ci sono stati i cosiddetti «late preterm». Fino a
due lustri fa non erano nemmeno riconosciuti come pazienti: poi, dopo che alcuni ricercatori statunitensi li
definirono «neonati con un rischio di morte più alto», si decise di cambiare l'«etichetta». Da nati «vicino al
termine» a «pretermine tardivi». È stato questo passaggio a garantire loro maggiori tutele. «Possono essere
esposti ad alcune complicanze: le principali riguardano il sistema nervoso centrale, l'apparato respiratorio e
l'alimentazione. Ma non solo. Hanno spesso difficoltà a metabolizzare la bilirubina: da qui l'ittero. Inoltre,
spesso, qualche settimana dopo il parto, tornano in ospedale per un calo di peso eccessivo». Segno che le
condizioni di salute raramente sono ottimali. Ai problemi fisiologici, come alcune lesioni cerebrali causate
dall'ipoglicemia o l'insufficienza renale che può manifestarsi anche in età adulta a seguito di un'incompleta
maturazione dei «filtri» del sangue, possono aggiungersene altri, legati allo sviluppo cognitivo. Una
pubblicazione finlandese ha evidenziato minori performance nella collettività in età adulta, dopo aver
monitorato un campione di uomini e donne di età tra i 56 e i 66 anni: tutti identificabili come «pretermine
tardivi». Ancora più recente, invece, è il riscontro ottenuto, mettendo a confronto bambini di sette anni, nati
pretermine e non: con i primi che risultavano avere performance scolastiche meno brillanti. Il quadro rende
dunque chiaro perché, per questi neonati, ci sia l'esigenza di essere seguiti. Escluse complicanze respiratorie
o disturbi cardiologici, il pargolo può tornare a casa anche dopo una settimana, purché si alimenti da solo,
nutrendosi del latte materno. Nel prosieguo, invece, i controlli si diradano. Le nascite pretermine, intanto,
sono in un aumento, così come la sopravvivenza dei neonati. «Chi nasce oltre la 28ma settimana ha quasi la
certezza di vivere in maniera del tutto normale», sottolinea Patrizio Fiorini, direttore del reparto di terapia
intensiva neonatale all'ospedale pediatrico Meyer di Firenze. «L'embrione pesa all'incirca un kg, ma ha tutti gli
organi formati, seppur non ancora maturi: per questo si ritiene pronto ad affrontare le sfide della vita».
Costantino Romagnoli Pediatra RUOLO : È DIRETTORE DELL'UNITÀ DI NEONATOLOGIA DEL
POLICLINICO GEMELLI E PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ DI NEONATOLOGIA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
38
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Tutto Scienze / PNEONATOLOGIA
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 23.26
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Il software spia la postura e batte il mal di schiena
STEFANO RIZZATO
Dalla ginnastica correttiva al fisiopilates. Dal «prima di tutto riposo» alla tecarterapia. E poi pedane
stabilometriche, esami computerizzati, foto digitali della postura. Anche venire a capo di quel dolore alla
schiena che non se ne va è diventata, sempre più, una questione di innovazione, tecnologia e software. Con
strumenti per fare diagnosi mirate e contrastare subito il dolore. Niente è lasciato al caso contro un male - la
lombalgia - che è diffusissimo, tanto da toccare in sorte, almeno una volta nella vita, a tre persone su quattro.
Solo di rado all'origine c'è un trauma o un'ernia del disco. In sette casi su 10 la lombalgia è, banalmente, il
risultato di un equilibrio delicato che viene meno: quello della postura. Postazioni di lavoro scomode,
camminate storte, abitudini sbagliate, stress, chili di troppo: tutto può ripercuotersi sulla schiena. «Quello
della postura è un sistema complesso, fatto di tanti segmenti in correlazione spiega Antonio Bortone,
presidente dell'Associazione Italiana Fisioterapisti -. Per questo, per capire cosa non va, serve sempre
un'analisi globale e al tempo stesso mirata». È qui che entrano in gioco le nuove tecnologie. Per assistere gli
specialisti nel valutare un problema di postura vengono usati (con sempre maggiore frequenza) esami
stabilometrici e antropometrici. Pedane e scanner, che fotografano la colonna vertebrale e le sue curve,
analizzano le oscillazioni, le asimmetrie, i punti critici dove la muscolatura si comprime in modo innaturale e spesso - arduo da sopportare. E che poi restituiscono il quadro sotto forma di numeri e parametri, da dare in
pasto a un computer e all'esame del medico o del fisioterapista. «Quella che ci aiuta di più prosegue Bortone
- è la parte software, la possibilità di elaborare i dati in modo rapido e di avere un supporto per la diagnosi.
Poi tocca allo specialista interpretare il referto e scegliere il trattamento. Ma anche le terapie sono cambiate.
Un tempo davanti a una lombalgia si puntava come prima cosa al riposo assoluto per decongestionare la
parte contratta e aiutare il ritorno alla normalità attraverso la respirazione. Oggi prevale l'approccio contrario:
usare il movimento per favorire la circolazione della zona dolorante, abbinando la respirazione a un contesto
dinamico. L'esempio tipico è il fisiopilates, ma per la lombalgia ha preso piede anche il ricorso ad attività in
acqua: la spinta idrostatica ha l'effetto di alleggerire la pressione e il carico sulla schiena e al tempo stesso
quello di mantenere i gruppi muscolari in movimento». La tecnologia, insomma, aiuta soprattutto in fase di
diagnosi e valutazione del problema. Quando si arriva alla riabilitazione - specie se non ci sono di mezzo
traumi o situazioni gravi, ma solo una postura sbagliata - i macchinari restano da parte e l'accento è sulla
rieducazione volontaria del paziente con esercizi terapeutici e specifici per il suo disturbo. Quella che si
chiamava «ginnastica correttiva» e oggi viene definita «back school»: movimenti e regole da adottare anche
nella vita quotidiana. «È una scuola della schiena e si usa per il mantenimento dopo un periodo di
rieducazione. O in modo preventivo per insegnare gli aggiustamenti posturali che vanno seguiti sul lavoro,
quando si fa sport o si cammina», dice Giuseppina Di Stefano, responsabile del polo di fisioterapia e
riabilitazione del Centro Diagnostico Italiano. Una delle chiavi per raddrizzare la schiena e dire addio ai dolori
è la consapevolezza dei comportamenti scorretti e anche per questo si ricorre alla tecnologia. «Il "Postural
Experience" permette un'analisi fotografica della schiena, arricchita da parametri e coordinate per mostrare
anche al paziente quanto la sua situazione si discosti rispetto all'ideale». Ma, se i metodi di fisioterapia - la
ginnastica correttiva, la manipolazione osteopatica e chiropratica e così via - restano un campo «analogico»,
ecco che i macchinari tornano protagonisti a metà strada tra diagnosi e riabilitazione: quando c'è prima di
tutto da far sparire il dolore. «Per questo - dice Di Stefano - ci sono due metodi. Quello della "Tecar",
strumento in grado di combinare tre tecnologie e che ha un'azione antinfiammatoria efficace, perché stimola
la rigenerazione della membrana cellulare. E, secondo, il laser ad alta potenza: utilizza la luce per garantire
un effetto antalgico, il più veloce possibile».
Antonio Bortone Fisioterapista RUOLO : È PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA
FISIOTERAPISTI
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
39
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Tutto Scienze / FISIOTERAPIA
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 27
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Proteggiamo il cervello
Oltre 2 mila specialisti riuniti a Cagliari hanno presentato nuove strategie contro le malattie
neurodegenerative legate all'invecchiamento della società
Un milione di persone, per la stragrande maggioranza anziani, costrette a vivere a metà, private della loro
indipendenza, della capacità di ricordare azioni, riconoscere volti e nomi, muoversi nel mondo con sicurezza
e solidità. È questo il mond o e i l d ra m m a d e l l a d e menza in Italia. Un universo che troppo spesso resta
ai margini della discussione pubblica, un po' perché colpisce una fascia molto debole della società e in parte
anche per un altro motivo: ad oggi, per gran parte dei casi, non esistono cure adeguate. Eppure è un
universo che cresce, per colpa dell'invecchiamento della popolazione e degli stili di vita moderni, con ricadute
sociali importanti sulle famiglie e in termini di spesa sanitaria. Un mondo che, insomma, ormai impone
l'obbligo di intervenire, dare risposte, trovare soluzioni. È con questo senso d'urgenza che a Cagliari, dall'11
al 14 ottobre, si è svolta la 45ma edizione del congresso nazionale della Società Italiana di Neurologia. Un
evento scientifico di particolare significato ,che ha riunito circa 2 mila neurologi da tutta Italia, tra seminari e
sessioni di aggiornamento e confronto su diversi temi e con particolare attenzione proprio alle patologie
neurodegenerative e ai loro tanti problemi ancora aperti. In primo piano c'è la grande sfida alla sclerosi
multipla, una malattia che colpisce da giovani - in media tra i 25 e i 40 anni e che vede le donne ammalarsi in
misura doppia rispetto agli uomini. «Oggi riguarda oltre una persona su mille in Italia, ma ad essere in
costante aumento sono in generale le patologie neurodegenerative conferma il professor Aldo Quattrone,
presidente della SIN -. Nel nostro Paese ci sono 600 mila persone affette da Alzheimer, 200 mila costrette a
convivere con il morbo di Parkinson e ben 930 mila che devono affrontare le conseguenze invalidanti
dell'ictus». Ad oggi, la risposta scientifica contro queste malattie è ancora insufficiente, come una catena con
due grandi anelli deboli. Da una parte c'è l'assenza di risposte certe sulle cause di malattie complesse e che è il caso proprio di Alzheimer, sclerosi multipla e Parkinson - sono il risultato di più fattori concomitanti,
incluse alcune componenti genetiche che rimangono ostiche da afferrare e da interpretare. Dall'altra parte c'è
l'impossibilità, con i farmaci attuali, di riparare i danni alle strutture nervose quando si sono già verificati.
«Ogni malattia ha il suo specifico meccanismo e non esistono ricette oppure strategie comuni - sottolinea
Quattrone -. Però, oggi, c'è un grande sforzo che riguarda tutte le patologie neurodegenerative: è quello per
arrivare alla diagnosi precocissima, quando il disturbo è in forma lieve, oppure pre-clinica, quando i sintomi
non si sono ancora manifestati. È in questa fase che ci sono maggiori speranze di agire con efficacia, grazie
alle nuove terapie neuroprotettive, che rafforzano le cellule nervose prima che la malattia le attacchi». A fare i
maggiori passi in avanti, negli ultimi anni, sono state proprio le capacità e le tecnologie usate per la
diagnostica, che - tra risonanze magnetiche e test specifici - riescono ad individuare una patologia del
sistema nervoso anche molti anni prima che arrivi a sconvolgere la vita di un paziente e della sua famiglia.
Spiega Quattrone: «Ci sono indicatori non specifici, come la perdita dell'olfatto, che meritano di essere tenuti
in considerazione e valutati bene, perché possono essere indizi di un futuro Alzheimer o di altre malattie
neurologiche. I disturbi del sonno REM, invece, sono specifici del Parkinson. Su questi sintomi e su altri simili
oggi proponiamo una maggiore attenzione e sensibilità anche da parte dei medici di base. Mai sottovalutare
conclide il professore - questo tipo di segnali».
Foto: GETTY
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
40
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
tutte scienze / Il congresso di Neurologia
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Sclerosi multipla: farmaci mirati e cura personalizzata
Prevenire le ricadute con una terapia regolare
Capire l'enigma di cause e meccanismi della malattia. Dare una speranza a giovani, spesso donne, costretti a
conviverci. Limitare le ricadute in modo efficace ma non invasivo. Trovare la chiave anche per frenare il
decorso della disabilità e far regredire la malattia, fermando i sintomi e riparando i danni che ha già
provocato. Quella della sclerosi multipla è una sfida fatta di tante sfide. Una partita aperta, ma nella quale la
medicina e la ricerca hanno già segnato punti importanti, soprattutto negli ultimi 10 anni. Oggi a disposizione
delle 72 mila persone che, solo in Italia, soffrono di sclerosi multipla ci sono farmaci sempre più sofisticati.
Efficaci e personalizzabili, da calibrare sulle esigenze di ogni malato. E in dosaggi e modi che permettono
anche di condurre una vita piena, il più possibile normale, senza farsi fermare e abbattere dalla malattia.
Basta citare i numeri per capire quanto questa svolta sia importante, anzi decisiva. In Europa sono circa 600
mila le persone cui la sclerosi multipla è stata diagnosticata e la cifra sale a oltre due milioni di persone nel
mondo. E poi c'è la questione dell'età: ad ammalarsi sono persone in media - di 30 anni, nel pieno dello
sviluppo personale e professionale, con le donne colpite in misura doppia rispetto agli uomini. È per questi
motivi che la sclerosi multipla rappresenta un'urgenza e una priorità a livello terapeutico. «Oggi esistono
farmaci iniettabili, per via intramuscolare o sottocutanea, al tempo stesso efficaci e sicuri - spiega Gianluigi
Mancardi, direttore del dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Genova -. In particolare, il glatiramer
acetato - somministrato tramite iniezione una volta al giorno - è in grado di ridurre le ricadute del 40%, con
effetti collaterali molto ridotti». Le ricadute - episodi acuti che durano ore o giorni - sono tipiche della forma più
frequente di sclerosi multipla, quella recidivante-remittente, che riguarda l'85% dei casi. Ecco perché
prevenire gli episodi con una terapia regolare e sicura è il primo grande obiettivo di cura: quello che consente
di avere un impatto positivo sulla qualità di vita di un paziente. Ma si lavora anche per ridurre il numero di
iniezioni necessarie e proprio per il glatiramer acetato - il farmaco più usato al mondo per la sclerosi multipla si sta mettendo a punto un nuovo dosaggio: 40 mg tre volte alla settimana. Più che dimezzando il numero di
iniezioni. Ma c'è un altro obiettivo urgente. In otto casi su 10, infatti, la sclerosi multipla recidivante-remittente
evolve nella forma «secondariamente progressiva», nella quale la disabilità diventa persistente e progredisce.
«Quella delle forme progressive - dice Mancardi - è la frontiera più difficile per la ricerca. Ci sono tipi di
sclerosi multipla aggressivi e progressivi fin dall'inizio. Per questi servono cure più potenti, con effetti
immunosoppressivi, e lo sforzo è quello di renderli sicuri e ridurne gli effetti collaterali». Che l'attenzione sulle
forme progressive sia alta s'è capito anche a Boston, dove un mese fa si è svolto l'annuale convegno tra le
associazioni americana (Actrims) ed europea (Ectrims). Lì è stato presentato uno studio che riguarda
laquinimod, uno dei farmaci innovativi più interessanti: un immunomodulante orale, da assumere una volta al
giorno, che potrebbe rivelarsi prezioso per l'obiettivo di rallentare l'accumularsi della disabilità e ritardare la
progressione della malattia.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
41
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
tutte scienze & salute / medicina
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 29
(diffusione:309253, tiratura:418328)
È dall'analisi del sonno che si raccolgono gli indizi per una diagnosi
precoce del morbo di Parkinson
Così si può intervenire con farmaci neuroprotettivi
Studiare il sonno per prevenire il morbo di Parkinson. Può sembrare ardito, ma ci sono pochi dubbi: è proprio
l'analisi notturna una delle strade più importanti per la diagnosi precoce di questa malattia. Anzi, per la
diagnosi pre-motoria: quella da fare quando non ci sono ancora i tipici tremori, né altri sintomi legati al
movimento. La strada contro il Parkinson passa dal riconoscere un disturbo che si chiama «RBD» e - per
esteso - «disturbo comportamentale in sonno REM». Il 60% di chi presenta quest'irregolarità notturna, infatti,
sviluppa la malattia di Parkinson entro un decennio o poco più. L'«RBD» è caratterizzato da comportamenti
anormali durante la notte e nella fase più profonda del sonno, come urlare e scalciare. «Ma attenzione: non è
sempre un disturbo patologico. Si può e si deve diagnosticare con precisione», precisa il professor Aldo
Quattrone, presidente della Società Italiana di Neuroscienze e direttore della clinica neurologica
dell'Università di Catanzaro. «La presenza di vero e proprio "RBD" va confermata con la registrazione
poligrafica effettuata in ambiente ospedaliero, che richiede il ricovero del paziente, per almeno una notte, in
centri altamente specializzati. Non solo: in presenza di "RBD", il paziente deve fare un DATscan, una
scintigrafia cerebrale per confermare la diagnosi precoce di Parkinson. Ma entrambe le procedure hanno
costi elevati e questo frena le possibilità d'intervento». Riconoscere il Parkinson prima che si veda è
fondamentale proprio per le opportunità di cura offerte da una diagnosi precoce. A differenza dell'Alzheimer,
che offre scarsi margini di cura, sul Parkinson si può intervenire bene con farmaci neuro -protettivi. Gli stessi
che si sono dimostrati efficaci troppo poco a lungo, spesso soltanto per sette o otto anni, quando invece la
malattia è già conclamata. «L'obiettivo è dar prima questi farmaci - dice Quattrone - e fare delle terapie neuroprotettive, cioè capaci di proteggere e rafforzare le fibre nervose, prima che sia troppo tardi». Capire
l'importanza della terapia precoce non è difficile. I l Parkinson si manifesta quando iniziano a degenerare i
neuroni di un'area chiamata sostanza nera. «Sono cellule dopaminergiche, che servono alla produzione di
dopamina nel cervello - spiega Quattrone -. Quando i sintomi compaiono, spesso ne sono morte già troppe
perché le terapie neuro protettive siano risolutive».
Foto: NOVAK/OCEAN/CORBIS
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
42
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
tutte scienze & salute
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 29
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Adesso l'ictus fa meno paura con la tecnica della trombolisi
Il problema è che la terapia è ancora poco diffusa
Prevenzione, prima di tutto. Ma non solo. La lotta all'ictus ha tante strade, tutte ugualmente importanti. Si può
e si deve agire a monte, perché l'ha dimostrato un recente studio del Karolinska Institutet di Stoccolma - uno
stile di vita sano può ridurre il rischio di ischemia cerebrale addirittura del 54%. Ma oggi si può agire sempre
meglio, anche quando si pensava fosse troppo tardi: quando l'ictus è già avvenuto e su pazienti con oltre 80
anni. È questa la principale novità emersa in materia dal congresso nazionale della Società Italiana di
Neurologia. Una sessione plenaria condotta dal professor Domenico Inzitari - direttore della «Stroke Unit»
dell'ospedale Careggi di Firenze - è stata infatti l'occasione per presentare le ultime ricerche sulla trombolisi, il
più efficace trattamento d'emergenza usato per liberare l'arteria ostruita dall'ictus. «Un'indagine su 7 mila
pazienti con ictus ischemico ha dimostrato in modo inequivocabile l'efficacia e la sicurezza della trombolisi
effettuata entro quattro ore e mezza dall'esordio dei sintomi. E anche in pazienti con più di 80 anni, se si
arriva in ospedale entro tre ore», ha spiegato Inzitari. Sono dati che suggeriscono una svolta nelle linee guida
sul tema, fino ad estendere da 10 mila a circa 14 mila l'anno la «platea» dei pazienti italiani che avrebbero
diritto a ricevere la trombolisi. Il guaio è che nel nostro Paese si praticano appena 3600 trombolisi ogni anno.
Per ragioni legate alla pratica più che alla teoria. «Purtroppo gli standard delle cure per gli episodi di ictus è
molto diseguale da regione a regione spiega Inzitari - ed esistono zone e anche intere regioni del Sud che
non hanno organizzazione o procedure adeguate per fare una trombolisi. Troppi ospedali dove non si riesce
ad agire in modo tempestivo o non ci sono le competenze per farlo». Le unità ictus dovrebbero essere 300 e
sono invece solo 170, concentrate in prevalenza nel Centro-Nord. «E poi prosegue - spesso c'è un'eccessiva
preoccupazione per i rischi di emorragia, quando i numeri dicono che a subire gravi complicazioni è l'1,7%
cento dei pazienti a cui viene praticata la trombolisi entro le tre ore dall'ictus. In Italia e in Europa le linee
guida sconsigliano di applicarla a pazienti che assumono farmaci anticoagulanti orali, ma negli Stati Uniti non
è così. E ormai ci sono studi solidi che indicano come anche in questo caso, entro determinate soglie, la
procedura risulti sicura». Ovviare al gap tra regione e regione e tra ospedale e ospedale non è comunque
un'utopia. E la tecnologia può venire in aiuto, a patto di volerlo. «Il metodo si chiama telestroke spiega ancora
Inzitari - e consente di collegare tramite telemedicina un pronto soccorso periferico con il team specializzato
di una clinica di riferimento. A distanza si può fare un esame neurologico tramite telecamera ad alta
definizione, valutare il quadro clinico dagli esami ematochimici e anche guidare lo staff sul posto nella
procedura chirurgica. È un metodo che funziona bene in Germania e in Catalogna, mentre in Italia a
sperimentarlo sono gli ospedali di Treviso e Modena». Nel frattempo si sta facendo largo anche un secondo
tipo di procedura chirurgica: l'asportazione del coagulo (trombo o embolo) che ha ostruito l'arteria cerebrale.
«È la tecnica del futuro - dice Inzitari - e si fa con un microcatetere dotato di una piccola retina per
intrappolare il coagulo ed asportarlo, riaprendo il vaso e facendo ricircolare il sangue. Serve anche in questo
caso personale specializzato e la capacità di agire in tempi molto rapidi. Ma si può arrivare a dare una
risposta anche per pazienti sui quali la trombolisi non è stata efficace».
Foto: SCIENCE PHOTO LIBRARY/TIPS
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
43
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
tutte scienze & salute / medicina
15/10/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 29
(diffusione:210842, tiratura:295190)
LO STUDIO Saranno 22 le strutture in Italia ad aderire all'iniziativa di prevenzione firmata dalla Società
italiana di osteoporosi del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro per la Giornata mondiale
dell'osteoporosi lunedì 20 ottobre. Previsti incontri tra specialisti e cittadini, valutazioni del rischio cadute,
distribuzione di dépliant sul ruolo della vitamina D, dello sport e dell'alimentazione (www. siomms.it).
L'osteoporosi, che colpisce le ossa aumentandone la fragilità, è spesso associata alle donne ma è, invece,
una patologia unisex: colpisce un uomo su cinque over 50. Come rivela uno studio dell'International
osteoporosis foundation. L'organizzazione che ha come testimonial l'ex sex symbol Ursula Andress "esplosa"
nel 1962 in "Agente 007-Licenza di uccidere". Dice la Bond girl dal bikini bianco: «L'osteoporosi è strana, non
hai dolori, puoi fare quasi tutto e pensi di non essere malata. Finché non cadi e ti fratturi...».
Foto: Ursula Andress
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
44
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La giornata dell'osteoporosi in 22 ospedali visite gratuite
15/10/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Rolex e viaggi per evitare i controlli
Secondo l'accusa avrebbero ricevuto regali dal manager L'indagine partita dalla denuncia della ex moglie di
uno dei due Napoli, arrestati per corruzione due colonnelli della Finanza «Verifiche pilotate nei confronti di un
imprenditore farmaceutico» EMERGONO PESANTI OMBRE SUL SISTEMA DI ACCERTAMENTI IN
CAMPANIA INDAGATO ANCHE IL GENERALE BARDI
Cristiana Mangani
` dal nostro inviato NAPOLI Una verifica «addomesticata» nei confronti di un imprenditore farmaceutico
campano. In cambio regali, viaggi, una lunga serie di favori. La procura di Napoli allarga l'inchiesta sulla
Guardia di finanza, e ieri fa scattare le manette ai polsi del colonnello Fabrizio Giaccone, ex comandante di
Torre Annunziata, di Nazario Matachione, proprietario di una ventina di farmacie in tutta Italia, e del
colonnello Fabrizio Mendella, già ospite del carcere militare di Santa Maria Capua a Vetere dallo scorso
giugno, perché accusato di corruzione nella stessa inchiesta. EPISODI NON ISOLATI È una brutta storia
quella che emerge dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Dario Gallo, e rivela un sistema
Campania che getta ombre pesanti sulla gestione dell'attività di indagine delle Fiamme gialle negli anni dal
2009 a oggi. L'opera di "pulizia" e rinnovamento sembra aver cambiato la faccia alla Finanza, anche se il
passato recente ritorna e fa emergere un quadro dall'inchiesta del procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli e
dei pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano, che parla di possibili nuovi coinvolgimenti, di "coperture"
inspiegabili. Considerato che - scrive il gip - «gli episodi contestati a Mendella per la loro sistematica
reiterazione, devono considerarsi ragionevolmente non isolati e, quindi, verosimilmente da riscontrarsi anche
in casi analoghi». Nell'inchiesta è indagato anche il generale Vito Bardi, ora in pensione: avrebbe rivelato
dell'esistenza dell'esposto anonimo. Mentre la lista degli accusati potrebbe allungarsi a livello locale.
L'ESPOSTO ANONIMO A dare il via ai controlli sono un paio di esposti anonimi e, ancora una volta, una
bella e arrabbiata moglie separata: Maria Palomba ex consorte di Matachione, ras assoluto della sanità di
Torre Annunziata, Torre del Greco, e dintorni: una storia imprenditoriale iniziata nel 1929 ed esplosa con
grandissimi investimenti negli ultimi cinque anni, anche in Brasile. L'esposto arrivato al Comando generale di
Roma parla della strana condotta di Mendella, di quel rapporto un po' troppo privilegiato con Matachione.
Viene avviata un'indagine interna al Corpo, si cercano le prove nei confronti del colonnello, ma tutti d'accordo,
dai vertici in giù, firmano l'archiviazione. Intanto Mendella arriva a Roma e al suo posto subentra Giaccone. Il
passaggio di consegne avviene in tutti i sensi: Mendella presenta il collega a Matachione. Gli fa capire che
può contare su di lui. Giaccone rinuncia addirittura ad andare a Lucca, dove avrebbe voluto, e lo spiega
dicendo che c'è la necessità di mantenere «serenità in generale»,compromessa - a suo dire - da «queste
cazzate napoletane». La perquisizione nell'abitazione dell'imprenditore gli darà, poi, il colpo di grazia: tra gli
atti sequestrati viene trovato un documento riservato intestato alla Guardia di finanza con al centro la scritta
"Appunto per il comandante" e l'oggetto "Tale dr.Matachione", dove è sottolineato che la verifica nelle sue
attività commerciali è andata a buon fine. Compare pure documentazione che riguarda «esecuzione e
accertamento in virtù della rogatoria internazionale richiesta dal procuratore generale presso la giurisdizione
del Principato di Monaco». Incredibile immaginare per quale ragione si trovi lì. A tutto questo si aggiunge un
capitano delle Fiamme gialle di Torre Annunziata, che vuole fare chiarezza sul patrimonio di Matachione.
Capitano Gaetano Capuozzo, un osso duro che insiste con le indagini e che l'imprenditore farà di tutto per far
trasferire, rivolgendosi al comando provinciale di Napoli. FIUMICINO È Maria Palomba ad aprire un mondo.
Del marito racconta di quando regalò un Rolex a Giaccone, subito dopo la "verifica addomesticata", ma lui lo
ha rimandato indietro dicendo che voleva un Daytona. Parla dei due viaggi all'estero pagati dal farmacista al
colonnello e famiglia: a New York, quasi diecimila euro, e a Parigi, con sosta al Mandarin Oriental Paris, altri
diecimila. L'ex consorte cita anche i viaggi all'estero, in Brasile, dove Matachione sta facendo grossi
investimenti immobiliari. Nel frattempo, però, Giaccone viene mandato a comandare il controllo di Finanza
dell'aeroporto di Fiumicino. E il farmacista salta dogana e controlli proprio grazie all'amico. Di recente
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
45
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IL CASO
15/10/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 15
(diffusione:210842, tiratura:295190)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
46
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Giaccone è stato allontanato dall'importante presidio. Lo stesso presidio dal quale la "Dama Bianca",
Federica Gagliardi, passava indisturbata e carica di cocaina. E chissà che quella non sia un'altra parte della
storia.
Foto: I controlli della Finanza erano «addomesticati» nei confronti dell'imprenditore Matachione
15/10/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 20
(diffusione:210842, tiratura:295190)
L' Aifa chiede deroga per assumere
r. dim.
ROMA L'Aifa passa al contrattacco. L'Agenzia italiana del farmaco, autorità nazionale competente per
l'attività regolatoria dei farmaci in Italia, chiede una deroga al ministero dell'Economia. Ieri all'ora di pranzo il
consiglio presieduto da Sergio Pecorelli, medico, accademico e rettore dell'Università di Brescia, ha fatto il
punto sulla situazione determinatasi a seguito dello stop ricevuto dal ministero a procedere a nuove
assunzioni a seguito della spending review. L'Aifa opera con circa 250 dipendenti, dei quali alcune decina di
dirigenti. Il capo dell'ufficio legale, il capo del controllo di gestione e qualche altro sono andati in pensione di
recente. D'altro canto anche a causa della spending review, il personale si è ridotto di circa il 20%, situazione
che ha creato non pochi problemi ad un'attività molto delicata e rischiosa. In giugno è stata chiamata in ballo
nella presunta combine fra Roche e Novartis accusate di aver creato un cartello per favorire la vendita di un
prodotto dedicato alla cura della vista. L'Agenzia, però, sembra aver fatto il suo dovere. L'Autorità guidata da
Luca Pani ha un bilancio di circa 100 milioni e compiti assai gravosi. Garantisce l'accesso al farmaco e il suo
impiego come strumento di difesa della salute, assicura l'unitarietà nazionale del sistema farmaceutico
d'intesa con le regioni, provvede al governo della spesa farmaceutica in un contesto relativo alla compatibilità
economica, finanziaria e di competitività dell'industria farmaceutica. E non è tutto, l'Aifa assicura innovazione,
efficienza e semplificazione delle procedure di registrazione, in particolare per determinare un accesso rapido
ai farmaci innovativi ed ai farmaci per le malattie rare, rafforza i rapporti con le Agenzie degli altri Paesi, con
l'Agenzia europea dei medicinali e con gli altri organismi internazionali. Infine favorisce e premia gli
investimenti in ricerca e sviluppo in Italia.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
47
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
IL CASO
15/10/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 10
(tiratura:100000)
VOLI PER PARIGI E TANTI REGALI, COSÌ IL MANAGER NAZARIO MATACHIONE CORROMPEVA DUE
COLONNELLI. INDAGATO ANCHE IL NUMERO DUE BARDI L'INCHIESTA L'imprenditore farmaceutico
pagava la copertura con una serie di benefit. Aveva anche assunto la moglie di uno degli agenti infedeli
Marco Lillo
inviato a Napoli Se continua così il Comando della Guardia di finanza dovrà aprire una succursale nel carcere
militare di Santa Maria Capua a Vetere. Qui devono essere rinchiuse per legge tutte le fiamme gialle ingrigite
dalle manette. Così, dopo Marco Milanese (ex assistente del ministro Tremonti); Emilio Spaziante (ex
comandante in seconda della GdF); Fabio Massimo Mendella (ex comandante provinciale di Livorno) ora
anche il colonnello Fabrizio Giaccone, attuale responsabile della Finanza allo scalo di Fiumicino, è finito
dietro alle sbarre in questa ex caserma. Giaccone, romano, 47 anni, è stato arrestato con l ' accusa di essersi
fatto corrompere a suon di Rolex Daytona, viaggi a New York e a Parigi, quando era a capo del comando di
Torre Annunziata, da uno degli uomini più ricchi della zona: Nazario Matachione, di Torre del Greco, 44 anni,
re delle farmacie e fino al 2005 il patron della squadra di calcio di Torre Annunziata il glorioso Savoia 1908,
attualmente in Lega Pro. Il Gip Dario Gallo ha arrestato di nuovo anche il predecessore di Giaccone al
comando della Guardia di Finanza di Torre Annunziata, il colonnello Fabio Massimo Mendella: avrebbe
tramato con Giaccone per insabbiare l ' indagine nata da un esposto anonimo sui suoi rapporti con il re delle
farmacie. Mendella " al fine di occultare i reati compiuti in precedenza " raccontò le accuse contenute nell '
esposto del 2010 al re delle farmacie e gli presenta il suo successore: il colonnello Giaccone. A quel punto
anche quest ' ultimo comincia ad approfittare della generosità di Matachione. Se Mendella dopo una verifica
del 2010 alla SMC Crociere, chiese secondo l ' ammini stratore della SMC Gabriele Cafiero una crociera e,
secondo il Gip Dario Gallo " ha fruito della crociera non pagando nulla " , anche Giaccone non voleva esser
da meno. La moglie di Mendella era stata assunta per pochi mesi nel 2009 in una farmacia di Matachione e,
secondo i pm, l ' assun zione sarebbe stata fittizia per garantire le provvidenze economiche delle madri
lavoratrici alla signora Mendella, allora in maternità. In pratica i due colonnelli sono accusati dai pm Henry
John Woodcock e Celeste Carrano, coordinati dall ' aggiunto Vincenzo Piscitelli, di una ' staffetta ' nella
gestione dei rapporti illeciti con Matachione e di avere cooperato per insabbiare le accuse dell ' esposto
anonimo su Mendella e Matachione. Nell ' elenco delle esigenze cautelari spicca un filone interessante: le
coperture garantite a Matachione, al ritorno dai suoi frequenti viaggi in Brasile con bagagli al seguito, dal
colonnello Giaccone nella sua veste di capo della Finanza di Fiumicino. Anche i comandi napoletani e
meridionali dell ' epoca non fanno una bella figura e informano il colonnello Mendella quando arriva al
Comando Generale un esposto anonimo sui suoi rapporti con Matachione. Indagato anche il generale Vito
Bardi, allora comandante interregionale dell ' Italia meridionale, poi divenuto comandante in seconda della
Guardia di Finanza. Mendella e Bardi erano già indagati, per la corruzione raccontata dall ' imprenditore
Pietro Pizzicato. Anche se è giusto sottolineare le posizioni diverse (Bardi già una volta indagato e poi
prosciolto è coinvolto marginalmente) sono ormai davvero troppe le indagini nelle quali emergono nomi di alti
ufficiali della Guardia di Finanza. La politica se ne occupa a modo suo. Il senatore Ciro Falanga è citato a
pagina 13 dell ' ordinanza di arresto contro i due colonnelli per la sua visita al carcere di Santa Maria Capua a
Vetere dell ' 8 luglio del 2014. Il giorno dopo i giornali riportavano il suo racconto pieno di considerazioni
umane sui poveri finanzieri detenuti. Appena uscito però Falanga si premurò di fare una telefonata: " Falan
ga riportava, all'esito della sua visita presso il carcere militare di Santa Maria Capua Vetere, al Matachione i
saluti del Mendella " . Si può immaginare il sospiro di sollievo del presunto corruttore per quel messaggio
rassicurante proveniente dal suo presunto corrotto. A mettere nei guai il re delle farmacie della zona stabiese
è stata la moglie, Maria Palomba, una bella signora bionda che si è separata legalmente dal maggio 2013.
Tre giorni dopo i primi arresti di Mendella e De Riu, arriva una segnalazione anonima da fonte confidenziale
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
48
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ROLEX E VIAGGI, LA GDF A LIBRO PAGA DEL RE DELLE FARMACIE
15/10/2014
Il Fatto Quotidiano
Pag. 10
(tiratura:100000)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
49
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ai Carabinieri di Torre Annunziata: Matachione dal 2009 - secondo il confidente - pagava la copertura della
Finanza al comandante Mendella. Tre giorni dopo i pm fanno scattare la perquisizione dell ' abitazione della
moglie separata di Matachione. Quando la convocano come persona informata dei fatti la signora potrebbe
tacere sulle malefatte dell ' ex marito, ma lei parla alla grande. I finanzieri a casa sua trovano due documenti
esplosivi: un estratto conto e un " appunto per il comandante " avente ad oggetto " Tale dr. Matachione "
redatto su foglio intestato " GdF Comando Provinciale di Napoli Sezione I " . L ' appunto " mai e poi mai
avrebbe dovuto avere una divulgazione esterna " e " proveniva dalla sezione I diretta dal Generale Giovanni
Mainolfi, il quale dopo aver ricevuto l ' esposto dal Comando Generale il 9 febbraio del 2010 lo trasmise al
Comandante del Nucleo Polizia Tributaria " . Il comandante del Nucleo che lo aveva ricevuto, Fabio
Baldassarri, con lungimiranza, annotò che dell ' esistenza dell ' espo sto anonimo contro Fabio Massimo
Mendella, quest ' ultimo " era stato informato dalla superiore gerarchia anche se non credo che lo scritto gli
sia stato mostrato " . Quando i pm convocano il generale Mainolfi, poi divenuto commissario dell ' Agea con l '
allora ministro dell ' Agricoltura Nunzia De Girolamo, il comandante provinciale dell ' epoca candidamente non
esclude di essere stato lui a informare Mendella " dando per scontato che Mendella comunque lo avrebbe
saputo dal generale Vito Bardi " anche " in considerazione delle note relazioni che c ' erano tra i due " . Poi ci
sono gli estratti della carta di credito da cui risultano due viaggi pagati al colonnello Fabrizio Giaccone e alla
sua famiglia: 9 mila e 423 euro per un volo Roma-New York nell ' ottobre del 2010 più 9 mila e 200 euro per il
pernottamento al Jumeirah Essex House Hotel di New York; e poi 706 euro per i soliti quattro biglietti per
Parigi nel dicembre del 2011 e altri 8mila e 480 euro per il soggiorno al Mandarin Oriental Paris. La ex moglie
di Matachione racconta ai pm che il marito aveva comprato un Rolex al colonnello ma Giaccone lo rifiutò per
chiedergli un altro modello: un Rolex Daytona. Accusa ritenuta riscontrata perché il 28 febbraio del 2011 il
colonnello Giaccone presenta ai Carabineri di Eur Torrino a Roma una denuncia per un furto ai suo danni di
un Rolex Daytona.
Foto: Massimo Mendella, il comandante provinciale della Gdf di Livorno Ansa
15/10/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 1,3
(diffusione:105812, tiratura:151233)
Abortiva o no? Ecco la verità sulla pillola del giorno dopo
Impedisce la vita dell'embrione, perché adesso lo si nega? L'agenzia europea del farmaco , ripresa alla
lettera da quella italiana, sostiene che farmaci come Norlevo ed EllaOne agiscano solo prevenendo
l'ovulazione. Ma è sufficiente studiare l'effetto dei princìpi attivi per capire che nelle mani di medici e donne
vengono messe informazioni inesatte
Filippo Maria Boscia* Gian Luigi Gigli** Bruno Mozzanega***
Obiezione di coscienza Abortiva o no? Ecco la verità sulla pillola del giorno dopo F. M. BOSCIA, G. L. GIGLI
E B. MOZZANEGA L'agenzia europea del farmaco, ripresa da quella italiana, sostiene che farmaci come
Norlevo ed EllaOne agiscano solo prevenendo l'ovulazione. Ma è sufficiente studiare l'effetto dei princìpi attivi
per capire che a medici e donne vengono date informazioni inesatte. La pillola del giorno dopo impedisce la
vita dell'embrione. A PAGINA 3
Quando una donna ha un rapporto non protetto nel giorno che precede l'ovulazione (quello più fertile e con
la massima frequenza di rapporti) e il giorno dopo ovula, può concepire entro 24 ore dall'ovulazione, essendo
l'uovo disponibile per 24 ore. Il concepimento può avvenire Cquindi entro due giorni da quel rapporto. Sorge
dunque un quesito: se EllaOne può essere assunta con efficacia costantemente superiore all'80% fino a
cinque giorni dopo quel rapporto, e cioè fino a quattro giorni dopo l'ovulazione (avvenuta nel giorno
successivo al rapporto), e tre giorni dopo il concepimento che ne fosse seguito, come può invocarsi un effetto
anti-ovulatorio? Eppure l'Ema (European Medicines Agency, l'ente regolatorio europeo), l'Aifa (l'ente omologo
per l'Italia) e le più note Società Scientifiche sostengono che questi farmaci agiscono soltanto prevenendo
l'ovulazione. Non si può mentire su queste tematiche: è in gioco il rispetto per la vita umana dal suo inizio,
valore cardine della nostra civiltà, fondamento della Costituzione e delle nostre leggi, della stessa 194
all'articolo 1 e, prima ancora, della legge 405/75 che alla «tutela della salute della donna e del prodotto del
concepimento» finalizza la procreazione responsabile. Disinformare su questi temi significa impedire alle
singole persone di operare scelte libere proprio in quanto informate, calpestare la libertà professionale dei
medici, negare ai politici la possibilità di legiferare in base a conoscenze documentate e ai giudici la
possibilità di giudicare rettamente. Mentire su questi temi è ancora più grave se a farlo è chi, per mandato,
questa conoscenza dovrebbe invece garantire. contraccettivi d'emergenza non prevengono l'ovulazione:
quando vengono assunti nei giorni più fertili del ciclo mestruale, essi impediscono l'annidamento del figlio che
fosse concepito. I giorni più fertili sono il giorno che precede l'ovulazione, il precedente, e il giorno stesso
dell'ovulazione. In essi è massima anche la frequenza dei rapporti sessuali e soprattutto di quelli non protetti.
Ne deriva che il massimo numero di concepimenti consegue a rapporti che si verificano proprio in questi
giorni. Un contraccettivo di emergenza che impedisce il manifestarsi di gravidanze con un'efficacia che va dal
65% del Norlevo (Levonorgestrel, Lng) all'80-85% di EllaOne (Ulipristal Acetato, Upa) dovrebbe avere il suo
massimo di efficacia se assunto dopo i rapporti che avvengono nei giorni più fertili. La letteratura medica ci
dice, però, che sia Norlevo sia EllaOne, quando vengono assunti nei giorni più fertili del ciclo, non hanno più
alcun effetto sull'ovulazione: la loro efficacia è invece dovuta a un effetto antiannidamento. Vediamo nel
dettaglio. dati scientifici mostrano che il Norlevo (la "pillola del giorno dopo") può inibire la liberazione
dell'uovo soltanto quando viene assunto nel primo dei giorni fertili (prima che i livelli di Lh inizino a crescere).
Assunto successivamente, nei giorni pre-ovulatori più fertili, Norlevo consente l'ovulazione ma impedisce la
formazione di un buon corpo luteo: la ghiandola che deriva dal follicolo che ha liberato l'uovo e che prepara
l'endometrio (il terreno fertile dentro l'utero) a ospitare il figlio. La donna ovula e può concepire, ma
l'endometrio non consentirà all'embrione di annidarsi. Il Norlevo assunto prima dell'ovulazione ha, quindi, un
effetto prevalentemente post-concezionale. omplessivamente EllaOne (la "pillola dei cinque giorni dopo"),
assunto nel periodo fertile del ciclo, inibisce o ritarda l'ovulazione in una percentuale di casi inferiore al 60%.
In oltre il 40% dei casi invece la donna ovula e può concepire. Sono i dati (Brache 2010) ai quali tutti fanno
riferimento. Se però analizziamo l'azione del farmaco nelle diverse fasi del periodo fertile vediamo che la sua
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
50
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
LE EVIDENZE DELLA SCIENZA E LE CONSEGUENZE PER L'OBIEZIONE
15/10/2014
Avvenire - Ed. nazionale
Pag. 1,3
(diffusione:105812, tiratura:151233)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
51
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
efficacia, come per Norlevo, è del 100% solo quando viene assunto nel primo dei giorni fertili (prima che Lh
inizi ad aumentare). Quando viene assunto successivamente la sua efficacia decresce fino quasi ad
annullarsi (8%) 1-2 giorni prima dell'ovulazione, nel momento del picco di Lh, e cioè nei giorni più fertili del
ciclo. In questi giorni, anche se la donna ingerisse EllaOne già durante il rapporto sessuale, il farmaco
agirebbe come un placebo, senza alcuna efficacia sull'ovulazione, che seguirebbe entro due giorni come
previsto da madre natura. Conseguentemente, il concepimento potrebbe avvenire. La gravidanza tuttavia,
anche in caso di concepimento, non comparirebbe perché EllaOne agisce in modo praticamente identico alla
Ru486 usata per l'interruzione della gravidanza, della quale anzi sembra essere ancora più efficace. EllaOne,
infatti, impedisce l'azione del progesterone, l'ormone che - come dice il nome - favorisce la gestazione,
ostacolandone il normale effetto di preparazione dell'endometrio all'annidamento. Questi dati sono
ampiamente riportati nella letteratura medica, ma Ema e Aifa li ignorano, limitandosi a recepire le
considerazioni dell'azienda produttrice. Peraltro c'è discordanza anche all'interno dei documenti ufficiali
dell'Ema, che Aifa passivamente si limita a recepire senza adeguatamente verificarli. Nella documentazione
su EllaOne, per esempio, è scritto che «i dati farmacodinamici mostrano che anche quando viene assunto
nell'imminenza dell'ovulazione, Ulipristal Acetato è in grado di ritardarla in alcune donne». In alcune donne:
l'8%, come già visto, mentre tutte le altre donne (il 92%) che assumono il farmaco in quei giorni, i più fertili,
ovulano regolarmente e possono concepire. La contraccezione d'emergenza viene prescritta a seguito di
rapporti non protetti avvenuti nei giorni fertili, quando il muco cervicale lascia entrare gli spermatozoi. Quando
la donna ovula non vi sono ostacoli al concepimento. Se le gravidanze attese non compaiono è dunque
perché questi farmaci impediscono l'annidamento del figlio in utero. a ultimo una considerazione
sull'obiezione di coscienza. A nostro avviso la mancata prescrizione dei contraccettivi di emergenza dovrebbe
essere considerata, più che un gesto di obiezione, un atto di pieno ossequio alla legge. Come già ricordato, lo
Stato italiano attraverso le sue leggi nel definire gli aspetti della procreazione responsabile la finalizza
esplicitamente alla «tutela della salute della donna e del prodotto del concepimento» (legge 405/1975). La
tutela della salute della donna e del figlio che potrebbe essere generato è ribadita anche nella legge
194/1978 che, pur consentendo l'aborto in casi che dovrebbero essere eccezionali, proclama la tutela della
vita umana dal suo inizio. Tutela della «vita umana», e non solo della gravidanza, che l'Organizzazione
mondiale della sanità - riduttivamente e strumentalmente - pretende inizi dall'impianto in utero. La tutela del
concepito, infine, è esplicitamente ribadita anche nel primo articolo della legge 40/2004, in un passaggio mai
modificato dalle sentenze della Corte Costituzionale. In questo contesto, non si vede come al medico possa
essere richiesto di prescrivere farmaci che agiscano o possano agire dopo il concepimento. Disinformare il
medico sul reale meccanismo d'azione di questi farmaci al fine di estorcerne la disponibilità a prescriverli è
molto grave, soprattutto se a farlo è chi, per mandato istituzionale o accademico, ha il compito di tutelarne e
promuoverne libertà e professionalità nell'interesse della salute e della vita. *Filippo Maria Boscia direttore del
Dipartimento per la Salute della Donna e la tutela del nascituro-Asl Bari; professore di Fisiopatologia della
riproduzione umana-Università di Bari; presidente della Società italiana per la bioetica e i Comitati etici;
presidente nazionale Associazione medici cattolici (Amci) **Gian Luigi Gigli membro della Commissione affari
sociali e salute-Camera dei deputati; direttore della Clinica neurologica Università di Udine ***Bruno
Mozzanega professore aggregato di Ginecologia-Dipartimento per la Salute della donna e del bambinoUniversità di Padova; docente di Pianificazione familiare Scuola di specializzazione in Ginecologia e ostetricia
Università di Padova
15/10/2014
Il Mattino - Ed. nazionale
Pag. 46
(diffusione:79573, tiratura:108314)
La vita spericolata di un imprenditore rampante all'assalto (sfortunato) di
Comune e Savoia
A Torre Annunziata presidente della squadra e candidato sindaco Farmatruffa Nel 2000 accusato di
ricettazione di farmaci rubati: otto giorni in carcere
Giovanna Sorrentino
. Un farmaciTORRE ANNUNZIATA sta, un imprenditore, un amante del pallone e un politico. Nazario
Matachione, 44enne originario di Torre Del Greco, si è iscritto nel 1999 all'Albo Nazionale e rappresenta la
terza generazione di una famiglia di farmacisti. In 15 anni rende l'eredità di famiglia, un vero e proprio impero,
estendendolo dal Vesuviano all'Abruzzo, a Montesilvano. Matachione possiede decine di farmacie tra Torre
Annunziata, Portici, Torre del Greco, San Giorgio a Cremano e Telese Terme ed è a capo di un consorzio
farmaceutico del Centro-Sud che investe anche nei settori erboristico, omeopatico, dermocosmetico,
alimentare e veterinario. Nel centro storico della città oplontina, sulle ceneri dell'antica farmacia Lavarone, il
44enne costruisce la più grande farmacia del Sud Italia. Il suo "quartier generale" si trova tra Castellammare
di Stabia e Torre Annunziata, a via Ripuaria, di fronte all'industria farmaceutica Novartis. Lì, oltre ad avere un
deposito di farmaci, ha costruito gli uffici. Nel pieno della sua attività imprenditoriale, il 44enne decide di fare il
suo ingresso nella politica locale nel 2000, quando viene chiamato dall'amministrazione dell'allora sindaco di
Torre Annunziata Cucolo a far parte della giunta. Pochi mesi dopo però, viene arrestato nell'ambito
dell'inchiesta "Farmatruffa", con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione di farmaci
rubati. Otto giorni agli arresti domiciliari: questa la pena che sconta, prima di essere rimesso in libertà poco
dopo dal Tribunale del Riesame di Napoli. A causa del suo arresto, Matachione si dimette da assessore, per
poi candidarsi nel 2005 a sindaco a Torre Annunziata e concorre con il candidato di centrosinistra Luigi
Monaco. A quei tempi è a capo di una coalizione di centrodestra composta da Forza Italia, Udc e la lista
civica Unione e Libertà, ma viene sconfitto già al primo turno dal suo avversario, riuscendo ad ottenere solo il
14,8% circa dei consensi, contro il 49,9% del suo avversario. Anche al ballottaggio perde nuovamente la sfida
con Monaco, con una differenza del 45% dei voti rispetto a lui. Matachione nel 2003 diventa il presidente del
Savoia, al posto di Dario Pasquariello. Insieme a lui, entrano a far parte della società anche Agostino Marulo
e Carmine Carotenuto e negli anni a venire, la squadra non vivrà uno dei suoi periodi migliori a causa delle
circostanze fortuite. Una serie di acquisti di giocatori vengono effettuati con lo scopo di rafforzare la squadra,
ma Matachione decide di abbandonare la presidenza in seguito a due stagioni altalenanti del campionato del
Savoia. Proprio la sua esperienza nel mondo del calcio, rassicura l'imprenditore di ottenere i consensi dei
cittadini torresi. Il nome di Nazario Matachione compare anche nelle intercettazioni effettuate nell'ambito
dell'inchiesta sul crac Deiulemar di Torre del Greco, non essendo però indagato. Nelle ore precedenti
all'udienza fallimentare della compagnia di navigazione, viene contattato dall'attuale compagno della sua ex
moglie Maria Palomba, Angelo Della Gatta, per «contattare al più presto l'avvocato Ciro Falanga, che doveva
prestare il proprio consenso al rinvio dell'udienza», come spiegato dal gip De Angelis di Torre Annunziata.
Anche la sua ex moglie è titolare di due farmacie a Torre Annunziata, una a Rovigliano, l'altra a Piazza
Imbriani. Ieri mattina Matachione è finito in manette, indagato per corruzione, insieme ai colonnelli delle
Fiamme Gialle Fabrizio Giaccone e Fabio Mendella e l'ex vicecomandante Vito Bardi, su sui pende l'accusa
di rivelazione di atti coperti.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
52
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Il personaggio
15/10/2014
Donna Moderna - N.43 - 21 ottobre 2014
Pag. 147
(diffusione:457978, tiratura:556329)
7 IDEE IN ROSA
chi l'ha detto che è un colore primaverile? Le specialità in versione "pink" ravvivano il mese di ottobre e fanno
anche del bene
Alice Capiaghi scrivile a [email protected]
È giunta alla sua ventiduesima edizione la campagna Nastro Rosa, la raccolta fondi per la prevenzione del
tumore al seno. Così, dalla crema antietà al rossetto, dal siero al bracciale che si abbina allo smalto, tutto si
tinge di rosa. Cerca queste novità limited edition tra gli scaffali: acquistandone una ti fai un bel regalo e, allo
stesso tempo, contribuisci a finanziare la ricerca. Non solo shopping, però. Durante tutto il mese puoi anche
approfittare per una visita di controllo al seno gratuita. Ti basterà prenotare il tuo appuntamento al numero
verde 800998877 oppure on line: nastrorosa.it e lilt.it. 1. Tra i prodotti in favore della ricerca c'è anche
Advanced Night Repair (da 92 euro). Il siero best seller di Estée Lauder (nel mondo se ne vendono otto pezzi
al minuto) CHE AIUTA A PRESERVARE LA GIOVINEZZA DELLA PELLE. Come agisce? Idrata, attenua le
rughe e migliora l'elasticità cutanea. 2. Ha una texture fresca, che non unge, Hand relief di aveda (28,50
euro, in salone), una crema che regala sollievo immediato alle mani screpolate. 3. Pinking about You, I Pink I
can, Pink Happy: sono le nuance degli smalti essie della collezione Breast cancer awareness (12,99 euro,
l'uno, da coin). 4. Il rossetto Long Last Lipstick Lustrous Soft Shine di clinique veste le labbra di un rosa
intenso e luminoso (23 euro) 5. Sono in morbido silicone stampato i bracciali di Full Spot (da 8 euro) 6. con
camomilla, peonia e biancospino Intral redness relief Soothing Serum di darphin (64,75 euro, in farmacia)
evita che il viso si arrossi. 7. racchiude estratti di alghe speciali e un complesso antimacchia The Hand
Treatment di La mer (48 euro).
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
53
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
BELLEZZA
14/10/2014
Starbene - N.28 - 13 ottobre 2014
Pag. 45
(diffusione:284517, tiratura:349050)
SCRUB, I MIGLIORI LEVIGANO IL VISO CON DOLCEZZA
Sceglili delicati e utilizzali non più di due volte alla settimana per evitare l'effetto rebound, ossia la
sovrapproduzione di sebo. E la pelle risplenderà
Chiara Libero
Fidati del loro giudizio Una dermatologa, un cosmetologo, una super estetista hanno provato e analizzato per
te tre prodotti esfolianti. I NOSTRI ESPERTI Mariuccia Bucci DERMATOLOGA a Sesto San Giovanni (MI),
Vicepresidente ISPLAD 02-70300159 15 OTTOBRE 9.30-10.30 Umberto Borellini COSMETOLOGO SICC
(Società italiana di Chimica e Scienze Cosmetologichc) Annamaria Previati ESTETISTA UNEP di Biostudio
Natura (Milano), esperta di trattamenti naturali Piacciono sempre più, come dimostra il loro continuo
incremento di vendita nella grande distribuzione (+1%, dati Unipro): gli scrub per il viso hanno successo
specie tra le più giovani con cute grassa, perché donano immediatamente la sensazione di pelle "pulita",
liberata dalle impurità. Ma sono consigliati anche a chi ha superato l'età dei brufoli: eliminando con una
semplice azione meccanica le cellule morte, aiutano il turnover cellulare e quindi portano alla luce una pelle
più luminosa e levigata, favorendo anche la penetrazione dei principi attivi degli antiage. Sì, gli esfolianti per il
viso sono efficaci e utili, ma nascondono anche qualche insidia, come spiega la dermatologa Mariuccia Bucci,
uno dei nostri esperti: «Eliminando con agenti meccanici le cellule morte (vedi anche box nella pagina
accanto), si può rischiare uno squilibrio nelle ghiandole sebacee. In pratica, se esageri con gli scrub (troppo
frequenti o troppo energici), le ghiandole sono stimolate a produrre più sebo per ripristinare la barriera
idrolipidica che difende la pelle dalle aggi'essioni esterne. Si chiama effetto rebound, e nei casi più gravi può
portare a un peggioramento della pelle grassa o addirittura a casi di acne tardiva in chi ha la pelle normale e
secca». La soluzione è scegliere prodotti esfolianti delicati e chiedere al dermatologo con quale frequenza
usarli (in genere una-due volte alla settimana). Lo scrub va sempre seguito da una crema lenitiva e idratante,
che aiuti il ripristino della barriera idrolipidica. Un ultimo consiglio: se per il corpo si possono preparare
esfolianti fai da te con ingredienti "casalinghi", per il viso, che è più delicato, è sempre meglio evitarli. 7 DAY
SCRUB CREAM RINSE-OFF FORMULA DI CLINIQUE PULIZIA PROFONDA IN 30 SECONDI
PARTICOLARITÀ: provato contro le allergie, privo di profumo. I PRIMI 5 INGREDIENTI: acqua,tridecyl
stearate (emolliente), tridecyl trimellitate (emolliente), dipentaerythrityl hexacapylate/ hexacaprate
(emulsionante), butylene glycol (umettante). COSTO: 100 mi, 31 €, in profumeria.
LA PAGELLA MARIUCCIA BUCCI, DERMATOLOGA OK Ha una bella consistenza cremosa, piacevole, con
sostanze lenitive di buona qualità. NO Nonostante la delicatezza del prodotto, non credo che vada usato tutti i
giorni, come viene invece consigliato. UMBERTO BORELLINI, COSMETOLOGO OK Ha una discreta varietà
di agenti lenitivi e idratanti, su tutti il sorbitolo e il bisabololo. Non contiene profumo. NO II polietilene
(sostanza plastica) di cui sono fatte le microsferule non penetra nella pelle, ma può essere dannoso per
l'ambiente. ANNAMARIA PREVIATI, ESTETISTA OK Ha una bella texture e una buona capacità di esfoliare
senza disidratare, grazie alla presenza di agenti lenitivi. NO Feccato per la presenza di sostanze che
potrebbero dare delle reazioni allergiche, come il phenoxyethanol. _ _ _ _ _ _ _ _ _ _
Agli esperti piace la ricchezza di ingredienti lenitivi e nutrienti, che veicolano gli agenti esfolianti
meccanici. Bene l'assenza di profumo, qualche dubbio sull'opportunità di usare lo scrub come parte
della routine beauty quotidiana. LICHTENA® EQUILYDRA® SCRUB VISO DELICATO AZIONE
LEVIGANTE E PURIFICANTE PARTICOLARITÀ: adatto anche alla pelle sensibile. I PRIMI 5
INGREDIENThacqua, butylene glycol (umettai polyethylene (legante), decyl glucoside (tensioattivo), glycerin
(umettante). COSTO:50 mi, 15,50€, in farmacia.
LA PAGELLA MARIUCCIA BUCCI, DERMATOLOGA OK Mi piace il complesso idratante brevettato
biotecnologico (in questo caso derivato dalla fermentazione di fermenti lattici su mosto d'uva). Ok
l'indicazione d'uso (una o due volte alla settimana). NO visto che il prodotto resta sulla pelle per pochi istanti,
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
54
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
BELLEZZA
14/10/2014
Starbene - N.28 - 13 ottobre 2014
Pag. 45
(diffusione:284517, tiratura:349050)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
55
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
mi sembra poco probabile che abbia il tempo per agire così in profondità da stimolare la rigenerazione della
pelle. ANNAMARIA PREVIATI, ESTETISTA OK La microcoltura di fermenti lattici su mosto d'uva aiuta il
ripristino del film idrolipidico dopo lo scrub, con una buona azione antiossidante. NO Scalda un po'la pelle,
quindi lo userei con cautela in caso di couperose. Il profumo è troppo forte. UMBERTO BORELLINI,
COSMETOLOGO OK Bene la presenza di sostanze derivanti dalla fermentazione, dell'arginina, che rafforza il
film idrolipidico, e della vitamina E. NO Oltre al polietilene, la presenza di profumo, non indispensabile in un
prodotto che si risciacqua subito.
IL GIUDIZIO FINALE Buona formula, soprattutto grazie ai due brevetti dell'azienda che arricchiscono
tutti i prodotti della linea e aiutano a ristabilire il film idrolipidico. Il profumo è un po' invasivo.
PER UN EFFETTO DRENANTE, L'ESTETISTA CONSIGLIA DI MASSAGGIARE LO SCRUB DAL
CENTRO VERSO L'ESTERNO DEL VISO DETERGENTE, SCRUB, MASCHERA PUREACTIVE GEL 3 IN I
DIGARNIER SKIN NATURALS PARTICOLARITÀ: triplo potere minerale e acido salicilico. I PRIMI 5
INGREDIENThacqua, kaolin (assorbente), glycerin (umettante), butylene glycol (umettante), zea mays starch
(agente abrasivo vegetale), CI 77891 (biossido di titanio, colorante). COSTO: 150 mi, 7,95 €, nei super.
LA PAGELLA MARIUCCIA BUCCI, DERMATOLOGA OK Contiene agenti capaci di regolare la produzione di
sebo (come lo zinco gluconato) e altre sostanze assorbenti. NO Non mi piace che venga consigliato l'uso
quotidiano di un prodotto esfoliante. ANNAMARIA PREVIATI, ESTETISTA OK Bene le alghe che agiscono
sulla produzione di sebo e l'utilizzo di polveri inerti che non danno allergie. NO Anche se è destinato alle pelli
grasse, secca un po'troppo e contiene degli ingredienti potenzialmente allergenici. UMBERTO BORELLINI,
COSMETOLOGO OK È ricco di minerali purificanti e inerti, come il caolino e gli estratti di smithsonite, e di
polveri vegetali, come l'amido di mais. NO Oltre al polietilene, il profuma
IL GIUDIZIO FINALE È destinato alle pelli grasse e con imperfezioni come detergente, scrub e
maschera per ogni giorno. Efficace, ma gli esperti consigliano di non esagerare con l'utilizzo di
prodotti esfolianti. Vuoi essere certa di acquistare un prodotto non aggressivo? Segui i consigli del
cosmetologo. chiedi di provare una piccola dose tra le dita, per verif icare che la grana delle microsferule sia
quasi impalpabile. se il cosmetico contiene microgranuli di noccioli di frutta, verìfica che non siano nelle prime
posizioni dell'lnci (per esfoliare ne basta una piccola percentuale, troppi fanno male). Preferisci quelli con
sferule zuccherine che si sciolgono con il calore della pelle (sucrose, fructose). Controlla che ci sia una buona
percentuale di emollienti (tridecylstearateetrimellitate),eumettant\(butyleneglycol). TRUNK,
P.BERDOM/JALAG/VAN KASTEEL
Altre recensioni di cosmetici su: http://tinyurl.com/kjjkdzt
14/10/2014
Starbene - N.28 - 13 ottobre 2014
Pag. 68
(diffusione:284517, tiratura:349050)
MOXA MANDA IN FUMO I DISTURBI CHE VENGONO DAL FREDDO
Mal di gola, raffreddore, lombalgia: sono i malanni di questo periodo, usa il sigaro cinese per scacciarli con il
suo calore
Rossana Cavaglieli
Difenditi dal freddo in arrivo, con il suo seguito di mal di gola, raffreddori e dolori di schiena. Come? Con la
moxa, una tecnica che arriva dalle antiche popolazioni nomadi della Mongolia (dove il gelo non manca!) e poi
entrata a far parte della medicina cinese. «La moxa, o moxibustione, è l'uso terapeutico del calore tramite
conetti e sigari preparati con un'erba essiccata, l'artemisia, e poi applicati sui punti di agopuntura. In realtà il
calore agisce da stimolo: sblocca il flusso di energia e favorisce la guarigione», spiega Catherine Bellwald,
medico agopunture. • Ti tira su se ti senti debole «La moxa è efficace proprio nelle patologie invernali e nelle
persone che hanno carenze di energia, con freddolosità, debolezza, pallore e brividi». Questa tecnica si
presta bene al fai da te come pronto intervento e integra le cure di agopuntori e operatori shiatsu (costo: a
partire da 60 €). ECCO 4 SITUAZIONI IN CUI PUOI UTILIZZARE CON SUCCESSO I BASTONCINI DI
ARTEMISIA Vuoi evitare mal di gola e raffreddori per i mesi ^ a venire? Comincia a prevenire da subito.
Perché sì «L'autunno è un momento di passaggio tra l'energia calda yang di fine estate, e quella yin
dell'inverno, fredda e più insidiosa», spiega la dottoressa Bellwald. «È importante proteggersi da vento, gelo
e umidità, e poi rafforzare le difese. Il calore della moxa ti darà l'energia giusta per stimolarle». Fai così Trova
il punto Zusanli, circa 4 dita sotto la rotula sul lato esterno della gamba destra (36 del meridiano di Stomaco),
fondamentale per potenziare le difese ed evitarti i malanni dell'inverno. Moxalo seguendo le regole del box
della pagina a fianco, 2-3 volte alla settimana per i prossimi mesi. In più Fai un ciclo di sedute dall'agopuntore
o dall'operatore shiatsu.Tratterà vari punti magari più difficili da raggiungere e da trattare da soli. «Tra questi, i
punti Shu sulla schiena, ai lati della colonna vertebrale, efficaci per rafforzare diversi organi interni fra cui i
polmoni», dice l'esperta. Per i cinesi la zona bassa della schiena è governata dell'energia del rene. Perché sì
Questo organo si può "scaricare" • m i ^ per lo stress oppure per ^' colpi di freddo. Fai così «Tratta per 7-8
minuti il punto Kunlum (60 del meridiano di Vescica urinaria) detto anche "punto aspirina" per la sua azione
sui dolori: funziona per tutti i problemi di schiena», consiglia Bellwald. Lo trovi sulla caviglia, a metà strada fra
l'osso astragalo esterno e il tendine di Achille. Va moxato su entrambi i piedi. In più Tratta il punto 4 della
mano del meridiano di IntestinoTenue Wangu: è sul lato esterno del palmo dove, piegando le dita, si formano
la pieghe, poco sopra il polso. «Per i cinesi il polmone è l'organo bersaglio . dell'autunno. Se sei . 1 alta,
magra e di pelle diafana, il tipo che gli orientali chiamano "metallo", questo potrebbe essere il tuo punto
debole», spiega l'esperta. Perché sì I trattamenti energetici con agopuntura e moxa lo rafforzano e
prevengono i disturbi che possono colpirlo. Fai così Esegui 20-30 moxate su ciascuno di questi punti:
all'altezza del polso a un pollice e mezzo di distanza sotto la linea del polso sul punto Lieque (7 del meridiano
di Polmone); subito sotto al ginocchio, sulla parte interna, il punto Yinlingquan (9 di Milza), utile per la
tendenza alle mucosità. In più Se sei fuori casa, massaggia con l'indice il punto Zhongfu (1 di Polmone) sotto
la clavlcola, vicino alla spalla. Per la medicina cinese la diarrea è un disturbo yin, dovuto a un eccesso di
liquidi che , tende a disperdere le energie dell'organismo. Perché sì «Con il suo calore la moxa è un
toccasana, utile anche come pronto soccorso», spiega la dottoressa Bellwald. Fai così Avvicina la punta
incandescente del sigaro all'ombelico, dove si trova il punto Shenqueche cura i disturbi intestinali (punto 8
Vaso Concezione), e lasciala 5 secondi, ripetendo più volte. Oppure gira tutto attorno al punto. Di solito
bastano 1 o 2 trattamenti per risolvere il problema. In più Riempi la cavità dell'ombelico di sale grosso e tieni
la punta incandescente del sigaro perpendicolare sul punto. In questo modo (si chiama moxa indiretta), puoi
avvicinarti di più, il calore si diffonde in modo costante e ne potenzi l'effetto. GETTY
Così l'accendi senza rischi • EVITA LE ZONE INFIAMMATE, o se sei • MAI TROPPO VICINO • TIENI IL
BASTONCINO COME UNA PENNA, e Dopo aver acceso il sigaro, avvicina l'estremità incandescente alla
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
56
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
salute cure dolci
14/10/2014
Starbene - N.28 - 13 ottobre 2014
Pag. 68
(diffusione:284517, tiratura:349050)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
57
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
pelle. Non superare i 4-5 cm di distanza: non devi sentire scottare, bensì un calore piacevole e progressivo.
Qui ti indichiamo i principali per alcuni disturbi, ma se hai dubbi procurati una mappa dei meridiani cinesi (su
i€ww. kyusho. it/le_tavole_dei_ meridiani.html) o un libro di moxa (come Manuale pratico di moxa, di Yves
Réquena, Red, 17,60 €). Meglio ancora, fatti istruire dal tuo agopuntore. spostalo avanti e indietro
mantenendo la distanza di rispetto. Una seduta dura circa 15 minuti. Raccogli la cenere in un posacenere e
spegni la moxa schiacciando la punta. • INDIVIDUA BENE I PUNTI allergica al polline delle composite,
perché il fumo potrebbe provocarti l'asma. II bastoncino per la moxa, che puoi ordinare in farmacia od ordine
(da 4 € l'uno), somiglia a un grosso sigaro verde. Sono preparati con l'artemisia, un'erba che, dopo essere
stata accesa, sviluppa un calore costante a 570 °C. La moxibustione non è pericolosa, a patto di seguire
qualche regola.
Per saperne di più sulla medicina cinese: unoduetre.eu
Foto: IL NOSTRO ESPERTO
Foto: ;. Catherine Bellwald medico esperto di agopuntura e fìtoterapia cinese a Milano, Saranno e Lugano
Foto: tei. O2-7O3OO1S9
Foto: 20 OTTOBRE ORE 8.30-10.30
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 32
(diffusione:114106, tiratura:198093)
CADUTA LIBERA
Silvia Finazzi
Sei donne su dieci soffrono dei disturbi tipici della menopausa, come vampate, secchezza vaginale, dolori
osteoarticolari, ma quasi nessuna si rivolge al medico perché li considera normali. È quanto emerge da un
ampio studio epidemiologico nazionale, chiamato Progetto Menopausa Italia, che ha coinvolto oltre 250 centri
specializzati e 40 mila donne. In realtà, se la fine dell'età fertile è inevitabile, i disturbi associati possono
essere facilmente contrastati. Basta convincersi a chiedere aiuto. I PRIMI SEGNALI A 4 5 ANNI
Letteralmente, per menopausa si intende la data dell'ultima mestruazione, data che ovviamente può essere
stabilita solo a posteriori, quando si ha la certezza che la vita fertile è terminata. «In realtà, questo termine
viene usato comunemente per definire tutto il periodo climaterico, ossia la fase che precede la completa
cessazione del ciclo mestruale, in cui iniziano a verificarsi irregolarità mestruali e possono comparire alcuni
sintomi sia fisici sia psicologici» spiega la professoressa Rossella Nappi. In media, le prime avvisaglie
cominciano a manifestarsi intorno ai 45 anni e la menopausa vera e propria scatta verso i 51 anni, ma è
difficile generalizzare: ciascuna donna ha i propri tempi e le proprie reazioni. Per questo, si cerca di
personalizzare il più possibile l'approccio e la cura. In tutti i casi, però, climaterio e menopausa sono
determinati dal rallentamento prima e dalla cessazione poi dell'attività delle ovaie*. In pratica, questi organi
smettono progressivamente di produrre gli ovociti*, che perdono via via anche la capacità di essere fecondati,
e i due principali ormoni sessuali femminili, gli estrogeni e il progesterone, che giocano diversi ruoli chiave.
Anche il testosterone, ormone maschile prodotto in piccola quantità dall'organismo femminile, diminuisce
gradualmente. C H E CALORE! Sebbene non tutte le donne vivano gli stessi disagi e non tutte li sperimentino
con la stessa intensità, alcuni disturbi sono abbastanza diffusi. Il più comune in assoluto è rappresentato dalle
vampate, che colpiscono fino al 75 per cento delle donne. Sono ondate di calore che riguardano prima il
torace, quindi il collo e la testa. Nella maggior parte delle situazioni sono accompagnate da altri sintomi
vasomotori, come sudorazione copiosa e tachicardia. Possono verificarsi anche di notte, disturbando e
frammentando il sonno. Solitamente compaiono ogni 45 minuti circa e durano pochi secondi. Fortunatamente
in più della metà delle donne si manifestano in forma lieve o moderata. Nel 25 per cento dei casi, invece,
sono severe e costituiscono il motivo principale che spinge a chiedere aiuto al medico. Dipendono da una
disregolazione del centro termoregolatore, che ha sede nel cervello e ha il compito di regolare la temperatura
corporea. «A causa della carenza di estrogeni, il centro della termoregolazione percepisce una temperatura
più elevata di quella reale, innescando quindi le vampate che servono a disperdere il calore in eccesso»
chiarisce l'esperta. Le vampate non devono essere sottovalutate. Infatti, quando sono di una certa entità
spesso compromettono la qualità della vita e del riposo notturno. Inoltre, possono essere la spia di problemi
ben più seri. «Quanto più la donna è soggetta a vampate di calore, tanto più risente del calo estrogenico. Di
conseguenza, deve fare attenzione a tutte quelle altre malattie legate in modo indissolubile alle variazioni
ormonali, come osteoporosi, ipertensione, malattie cardiovascolari» avverte la professoressa Nappi. Non
solo: le vampate sono indice anche del fatto che le arterie sono più rigide e, dunque, la circolazione è più
difficile. Se la donna ne presenta molte, dunque, è buona norma valutare lo stato dell'apparato
cardiocircolatorio, perché potrebbero esserci compromissioni anche importanti. N O N C'È PIÙ ACQUA Altri
sintomi molto frequenti sono quelli che riguardano l'apparato vaginale e urinario: colpiscono fino al 50 per
cento delle donne in menopausa. Quali sono? Secchezza vaginale, dolore durante i rapporti sessuali (spesso
accompagnato da scarso desiderio), bruciore locale, cistite, vescica iperattiva, ossia urgenza di urinare. Tutta
colpa, ancora una volta, della carenza degli estrogeni, che si occupano di regolare il riempimento della
vescica, la lubrificazione e il pH vaginale (grado di acidità vaginale). Quest'ultimo è un valore fondamentale:
più è alto e meno l'ambiente è protetto ed è esposto all'attacco di batteri e altri microrganismi. Se in età fertile
si aggira attorno a 3,5-4,5, con la menopausa tende a salire a 5-7. La carenza ormonale non causa
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
58
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'APPROFONDIMENTO
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 32
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
59
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
secchezza solamente ai genitali, ma anche ad altri organi e apparati. Innanzitutto, diminuisce la secrezione
salivare, per cui la donna accusa alterazioni del gusto, difficoltà di masticazione e, a volte, persino problemi
nel parlare correttamente. Anche l'occhio può diventare più secco, provocando bruciori, irritazioni, alterazioni
della vista. Talvolta, si riducono pure le secrezioni dell'apparato gastrointestinale, necessarie alla digestione.
Ecco perché possono comparire difficoltà a digerire. U N FASTIDIOSO SCRICCHIOLIO Molte donne di
mezza età soffrono di dolori osteoarticolari, concentrati in determinate zone o diffusi in più parti del corpo.
Spesso, li sottovalutano credendo siano normali conseguenze dell'invecchiamento. In realtà dipendono,
almeno in parte, anche dalle variazioni ormonali: gli estrogeni regolano la lubrificazione e l'elasticità delle
articolazioni, per cui quando diminuiscono possono comparire sfregamenti ossei, scricchiolii, dolori. «Tanti
sono convinti che si tratti dei sintomi dell'osteoporosi. Invece, questa malattia purtroppo è silenziosa, anche
se è vero che è più frequente in presenza di osteoartrosi» afferma la specialista. Del resto, gli estrogeni
svolgono una funzione essenziale per lo scheletro: favoriscono l'attività degli osteoblasti, le cellule produttrici
di nuovo osso. Ecco perché l'osteoporosi aumenta in modo vertiginoso in età menopausale. PANCIA
SEMPRE PIÙ TONDA Con l'arrivo della menopausa praticamente tutte le donne aumentano di peso,
mediamente di tre chili. Il problema è che il grasso di troppo non si distribuisce più sui fianchi e sui glutei,
come tende a fare in età fertile, ma finisce tutto sulla pancia, sempre a causa delle variazioni ormonali.
Questo, da un lato impatta sull'immagine corporea: la donna si sente e si vede meno bella, di conseguenza
l'umore peggiora. Dall'altro, l'appesantimento del punto vita ha un importante risvolto sulla salute: il grasso
addominale contribuisce, insieme alla distensione delle anse intestinali, al gonfiore dell'addome, e inoltre
innalza il rischio cardiovascolare, specialmente nei soggetti già in sovrappeso, anche lieve. Infatti, gli adipociti
(cellule di grasso) viscerali svolgono una maggiore attività endocrina e, quindi, determinano una maggiore
quantità di effetti negativi sul metabolismo. In particolare, predispongono all'ipertensione; favoriscono la
concentrazione nel sangue di acidi grassi, nocivi per l'organismo; innalzano la glicemia (livello di zuccheri nel
sangue); contribuiscono ai livelli elevati di colesterolo "cattivo" e totale e di trigliceridi; predispongono al
diabete; causano una sofferenza del rivestimento protettivo interno dei vasi sanguigni. Si tratta di condizioni
di rischio per il cuore e la circolazione, in particolare per la comparsa della sindrome metabolica*, molto
diffusa e pericolosa. C H E TRISTEZZA! Infine, la menopausa si associa spesso a sintomi psicologici. Molte
donne con la fine dell'età fertile vanno incontro a un calo del tono dell'umore e alla comparsa di ansia. In
questi casi, alla base non ci sono solo le variazioni ormonali, ma anche "l'effetto domino". «Talvolta i disturbi
fisici impattano in maniera così intensa sulla qualità della vita che la donna viene sopraffatta. Non potendo più
mantenere le stesse abitudini di prima e iniziando a soffrire di varie problematiche, finisce con il sentirsi meno
serena e più depressa» racconta la professoressa Nappi. Ci sono donne, poi, che associano la fine delle
mestruazioni all'impossibilità di fare figli e altre a un nuovo tipo di femminilità. OVULI, GEL ~ E TAVOLETTE
II primo passo è rendersi conto che se la menopausa non può essere contrastata, i suoi sintomi sì. «Non
esiste un trattamento standard: oggi abbiamo a disposizione vari tipi di cure, da personalizzare a seconda dei
casi. Il consiglio è di rivolgersi al ginecologo alle prime avvisaglie, così da decidere insieme a lui come
procedere» dice la dottoressa Nappi. In genere, se la donna non presenta particolari fattori di rischio, soffre di
pochi sintomi e in maniera non troppo intensa si opta per le terapie mirate e/o locali. Contro i disturbi
urogenitali si può ricórrere a ovuli, creme o gel a base di estrogeni, in grado di migliorare il grado di acidità e
di ripristinare la normale flora batterica*, oltre che di rallentare l'invecchiamento dei tessuti vaginali e della
vescica. Sono utili anche gli acidificanti naturali, come le tavolette da inserire direttamente in vagina a base di
vitamina C. In genere vanno impiegati per lunghi periodi, al dosaggio stabilito dal ginecologo. Prima di un
rapporto sessuale, invece, si possono impiegare i gel lubrificanti e idratanti che combattono la secchezza. Per
tenere sotto controllo le vampate e l'eccessiva sudorazione sono indicati i f itoestrogeni, elementi di
derivazione vegetale con azione similestrogenica, come gli isoflavoni della soia, la cimicifuga, la salvia o il
trifoglio rosso. Si trovano in capsule, compresse 0 polvere e vanno assunti tutti 1 giorni, per lunghi periodi.
INTEGRATORI MULTIFUNZIONE Se il problema è rappresentato dall'eccesso di peso si può provare con gli
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 32
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
60
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
integratori alimentari a base di fibre, caffeina, guaranà o teina, mentre in presenza di livelli elevati di grassi e
colesterolo nel sangue sono indicati gli integratori con Omega 3, acido lipoico, berberina o riso rosso. Questi
rimedi si trovano sotto forma di compresse, capsule e polvere: sarà il medico a consigliare il dosaggio e i
tempi più indicati alla situazione specifica. Per prevenire e curare l'osteoporosi si impiegano quasi sempre gli
integratori di calcio e di vitamina D, una sostanza essenziale per la fissazione del calcio nelle ossa. Del resto,
fino al 50 per cento delle donne con più di 50 anni presenta una carenza di questa vitamina così importante.
Anche la tintura madre di equiseto è ottima per prevenire l'osteoporosi e irrobustire lo scheletro: infatti,
aumenta la massa minerale ossea e la plasticità articolare. Solitamente, si consiglia di prendere 30 gocce
due-tre volte al giorno per almeno due mesi. Compresse, polvere, tisane a base di iperico sono perfette per le
donne depresse, mentre quelle a base di passiflora e melissa vanno bene per le donne ansiose. Tempi e
dosaggi vanno stabiliti dal ginecologo. Per favorire la digestione si possono provare, su indicazione
dell'esperto, sia integratori di erbe, come calamo aromatico e tarassaco, sia farmaci ad hoc, come i
proemetici. QUANDO SERVE LA TOS Se questi rimedi non funzionano, le problematiche sono numerose e/o
hanno un impatto importante sulla qualità della vita oppure se la donna presenta altri fattori di rischio
cardiovascolari o per l'osteoporosi o, ancora, ha una menopausa precoce, il ginecologo in genere prescrìve la
terapia ormonale sostitutiva o Tos. Si tratta di una cura a base di estrogeni e progestinici, che ha l'obiettivo di
ripristinare l'equilibrio ormonale presente prima della menopausa. Molte donne non la vedono di buon occhio,
soprattutto in seguito a uno studio americano di qualche anno fa, secondo cui può aumentare il rischio di
tumore alla mammella. In realtà, è una cura sicura. «E vero che si associa a un piccolo ma significativo
aumento del rischio di tumore alla mammella, ma solo se viene impiegata per più di 5 anni. Se è utilizzata per
un lasso di tempo inferiore, ci sono solo vantaggi. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, è sufficiente
un trattamento di durata inferiore» assicura l'esperta. I DOSAGGI SONO BASSI Oltretutto, oggi i ginecologi
prescrivono sempre il dosaggio più basso possibile in relazione al caso specifico. Questo diminuisce
ulteriormente i rischi. In genere, la Tos viene impiegata per alcuni mesi (anche a cicli), poi quando la donna
sta meglio viene gradualmente sospesa. Se permangono disturbi si può ricominciare a dosi più basse o
iniziare a usare trattamenti mirati. Ormai si dispone di varie forme di somministrazione: le compresse, i
cerotti, le creme, gli ovuli, i gel per via vaginale. La scelta dipende dalle caratteristiche delle donne: per
esempio, la via orale è preferibile in caso di allergia locale al cerotto, quella transdermica, invece, in presenza
di intolleranze gastrointestinali. Il trattamento è controindicato nelle donne con tumori alla mammella o
all'endometrio, che hanno avuto una recente tromboflebite* o con un'infezione del fegato in corso.
L'ESTROGENO INTELLIGENTE Nella seconda metà del prossimo anno verrà lanciato anche in Italia (negli
Usa è già disponibile) il primo estrogeno intelligente, in grado di curare soltanto i sintomi vaginali nonostante
si trovi in comp r e s s e da prendere per bocca. «In primo luogo, non ha alcun effetto sulla mammella, in
quanto è altamente selettivo sui tessuti urogenitali. Inoltre, è più efficace rispetto a ovuli, creme e tavolette
perché gli estrogeni arrivano alla vagina tramite la circolazione e non per assorbimento diretto, una modalità
che può ridurre l'azione del principio attivo» chiarisce la ginecologa. «In futuro si andrà sempre più verso
estrogeni intelligenti che aiuteranno a combattere i sintomi e le malattie in modo selettivo, azzerando il rischio
sul seno» conclude la dottoressa Nappi. LO SPECIALISTA La dottoressa Rossella Nappi, ginecologo,
endocrinologo e psicoterapeuta in sessuologia, è professore associato alla Cllnica ostetrica e ginecologica,
Centro di ricerca per la procreazione medicalmente assistita e Servizio di endocrinologia ginecologica e della
menopausa, Irccs Policlinico San Matteo, Università degli studi di Pavia. Membro del direttivo della Società
internazionale della m e n o p a u s a (Ims), è presiI dente della So! cietà italiana di ostetricia e gi, necologia
psicosomatica.
Sebbene gli sbalzi d'umore e l'ansia siano legati a doppio filo ai problemi fisici, anche gli ormoni giocano un
ruolo importante nella loro comparsa. La caduta degli estrogeni e del progesterone, infatti, comporta una
riduzione dei livelli delle endorfine, le molecole della gioia, e della serotonina, l'ormone che svolge un ruolo
principe nella regolazione del tono dell'umore. Inoltre, il calo degli estrogeni predispone all'ansia, alla paura e
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 32
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
61
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ai disturbi collegati al panico e all'angoscia di separazione. Spesso subentra anche una significativa riduzione
del desiderio sessuale. Questo perché estrogeni (e androgeni) modulano anche i livelli della dopamina, il
neurotrasmettitore del desiderio.
PUÒ COMPARIRE ANCHE TACHICARDIA Gli sbalzi ormonali disregolano l'ipotalamo, la centralina del
cervello che regola tutti i bioritmi. Ecco perché possono comparire alterazioni del battito del cuore, soprattutto
di notte. Si tratta di un'accelerazione improvvisa del battito cardiaco, che può accompagnarsi a un rialzo della
pressione arteriosa. Le influenze sull'ipotalamo esercitate dalle variazioni ormonali possono causare anche
disturbi del sonno, fino a una vera e propria insonnia. Per migliorare la situazione, il ginecologo potrebbe
prescrivere fitoestrogeni.
Gli effetti sulla pelle I cambiamenti ormonali che si associano alla menopausa comportano effetti significativi
anche sullo stato della pelle. Gli estrogeni, infatti, svolgono una serie di azioni importanti a livello cutaneo:
stimolano il rinnovamento cellulare; garantiscono il giusto livello di idratazione; favoriscono la produzione
delle proteine che donano elasticità e morbidezza all'epidermide, come collagene ed elastina; permettono
una distribuzione uniforme della melanina*. Ecco perché quando calano
ftossono comparire acilmente rughe, macchie, secchezza, perdita di tono, opacità. Per contrastarli è utile
applicare mattina e sera creme o sieri a base di collagene, acido ialuronico, elastina. Esistono anche prodotti
e trattamenti cosmetici a base di estrogeni.
GUIDA AGLI ACQUISTI
O CALCIO E VITAMINA D CONTRO L'OSTEOPOROSI Alkalos A di Biohealth è il primo integratore
alimentare a base di calcio alcalino o citrato di calcio, che favorisce un corretto equilibrio acidobase e riduce il
rischio di formazione di calcoli renali. Assieme alla vitamina D3, è utile per trattare le fasi precoci
dell'osteopenia e dell'osteoporosi. In farmacia, 120 compresse, 28 euro.
« 9 PER LE OSSA E IL SISTEMA N E R V O S O Magnesio, calcio, vitamina D3 e vitamina C, con aggiunta
di potassio e boro sono i nutrienti fondamentali contenuti in Calmag Life di Naturai Point. Un valido aiuto in
menopausa per mantenere le ossa in buona salute e un corretto funzionamento del sistema nervoso. In
farmacia e in erboristeria, confezione da 160 grammi, 16 euro.
© VIA IL GONFIORE ADDOMINALE Grazie agli estratti di semi di lino, ricchi in lignani che ristabiliscono
l'assetto ormonale, e all'estratto di mentache contrasta il gonfiore addominale, Oenobiol Femme 45+ Ventre
Piatto di Ibsa Bouty aiuta a far fronte ai mutamenti della silhouette tipici della menopausa. In farmacia, 24
euro.
© SOIA E TRIFOGLIO PER I DISTURBI UROGENITALI Indicato per il contrasto dei disturbi della
menopausa, in particolare per il benessere delle vie urogenitali, Fito Pausa di Erbaflor contiene isoflavoni
della soia ed estratti secchi di trifoglio, cimicifuga e angelica. In farmacia ed erboristeria, 60 capsule, 13,50
euro.
© UN CONCENTRATO DI OMEGA 3 Ricco di acidi grassi Omega 3 e puro olio di krill da pesca norvegese
sostenibile, Red Oil di New Nordic è utile per regolare la funzione cardiovascolare e il metabolismo dei lipidi e
degli antiossidanti in complesso fosfolipidico. In farmacia, 6 0 compresse, 39,95 euro.
® IN AIUTO DEL BUONUMORE Donnamag Menopausa di Sanofi aiuta le donne in menopausa ad affrontare
i problemi e i fastidi legati a una carenza di magnesio e calcio, come ansia, sudorazioni notturne, sonno
disturbato, sbalzi di umore. In farmacia, 30 compresse effervescenti al gusto di limone e arancia, 16,90 euro.
Andare a dormire la sera e alzarsi la mattina sempre alla stessa ora per tutta la settimana, in modo che il
corpo acquisisca un po' per volta un ritmo che lo aiuti a rispettare le fasi sonno-veglia.
O UN PASSAGGIO NATURALE A base di estratti vegetali, vitamine e minerali, HappyAge giorno e notte di
Erba Vita favorisce il naturale passaggio alla menopausa. In farmacia ed erboristeria, 30 compresse giorno e
30 compresse notte, 21,50 euro. ~
© TISANA ANTI VAMPATE La Tisana Pausa Donna de L'Angelica è un valido alleato per alleviare i principali
effetti indesiderati della menopausa: la salvia regola la sudorazione contrastando le vampate, mentre il
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 32
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
62
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
biancospino e la lavanda agiscono positivamente sull'umore. Al piacevole gusto di lampone. Nella grande
distribuzione, confezione da 20 filtri, 4,90 euro.
L'importanza dello stile di vita
Per vivere al meglio questa fase della vita è importante modificare alcune abitudini di vita e adottare qualche
semplice regola. Ecco le principali. Cercare di limitare lo stress e l'ansia, dedicandosi ad attività che piacciono
e procurano relax.
Camminare al^ meno 40 minuti a I giorno: stimola la produzione di endorfine, protegge l'apparato locomotore,
diminuisce il rischio cardiovascolare, migliora la forma fisica, favorisce la lucidità mentale e contrasta le
vampate.
Detergere le zone intime con un sapone a pH neutro, che non irriti ulteriormente la zona.
Evitare il fumo: è un fattore di rischio cardiovascolare, accelera l'invecchiamento di pelle e tessuti, interferisce
con l'ossigenazione del sangue e la circolazione, aumenta la frequenza del battito cardiaco intensificando le
vampate.
Ridurre il consumo di cibi grassi, di fritti e di sale e privile• t giare quello di frutta e verdura di stagione.
IN FARMACIA*
Estrogeni locali ORTHO GYNEST, ovuli, classe A; COLPOGYN, ovuli, classe A; PREMARIN, crema, classe
A; COLPOGYN, crema, classe A; GELESTRA, gel, classe A; ESTREVA, gel, classe A.CLIMEN, compresse,
classe C; PALISENE, compresse, classe C; FILENA, compresse, classe C; ESTALIS SEQUI, cerotti, classe
A; FEMITY, cerotti, classe A; ARMONIL, cerotti, classe A.
Terapia ormonale sostitutiva
ABCDizionario FLORA BATTERICA VAGINALE: insieme dei batteri che aiutano a mantenere in salute e
protetto l'ambiente vaginale. OVOCITI: cellule germinali femminili, che si trovano nell'ovaio. In genere, ogni
mese solo una arriva a maturazione, nei primi 13-14 giorni circa del ciclo mestruale. Una volta maturato,
l'ovocita può essere fecondato dallo spermatozoo. MELANINA: pigmento che conferisce colore alla cute.
SINDROME METABOLICA: seria malattia caratterizzata dalla presenza combinata di obesità addominale e di
due o più fra i seguenti fattori alterati: alti livelli di trigliceridi, ridotti livelli di colesterolo Hdl (quello "buono"
protettivo), iperglicemia a digiuno, pressione alta. TROMBOFLEBITE: infiammazione delle vene superficiali
associata alla formazione di coaguli di sangue.
Foto: É Fino al 50 per cento delle donne in menopausa presenta una carenza di vitamina D, essenziale per la
fissazione del calcio nelle oss
Foto: Inattività fisica stimola la produzione di endorfine, diminuisce il rischio cardiovascolare, favorisce la
lucidità mentale e contrasta le vampate
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 42
(diffusione:114106, tiratura:198093)
L'AVANZATA DEI VEGANI
Silvia Finazzi
Sono sempre più numerosi gli italiani che rinunciano a carne, latte, pesce e uova. La conferma arriva dal
rapporto Eurispes 2014, secondo cui oggi nel nostro Paese 4 milioni e 200 mila persone sono vegetariane o
vegane con un aumento del 15 per cento nell'ultimo anno. In effetti, anche i servizi rivolti a questa fetta di
popolazione sono in continua crescita: ormai in ogni città sono presenti ristoranti che propongono menu
senza prodotti animali, nei supermercati i corner dedicati ai vegani sono sempre più forniti e alcune mense
scolastiche hanno introdotto menu completamente vegetali. MANGIANO SOLO ALIMENTI VEGETALI
Essere vegani o vegetariani non è la stessa cosa. «I vegetariani, o meglio i latto-ovo-vegetariani, non
mangiano carne e pesce mentre i vegani rinunciano anche a latticini, uova e miele. Nella maggior parte dei
casi, i vegani sono stati prima vegetariani: dopo un periodo più o meno lungo di regime non del tutto vegetale,
decidono di eliminare completamente proteine e grassi animali» spiega la dottoressa Roberta Bartocci.
Ovviamente le ragioni che spingono un individuo a compiere questo percorso sono strettamente personali.
Quasi sempre, però, giocano un ruolo importante le motivazioni etico-ambientaliste. Lo dimostra il fatto che
spesso i vegani abbracciano non solo una scelta alimentare, ma un vero e proprio stile di vita, per cui
cercano di compiere scelte ecofriendly e, oltre a rifiutarsi di cibarsi con gli animali, non vogliono nemmeno
sfruttarli per vestirsi, per arredare la casa o altro ancora (per esempio, rifiutano i farmaci sperimentati su
animali). U N A SCELTA AMBIENTALISTA In effetti, carne, pesce, uova e latticini derivano dallo sfruttamento
e dall'uccisione di animali. Non mangiarli significa, dunque, rispettare e salvaguardare altri esseri viventi. E
l'ambiente. Basti pensare che per produrre un chilo di carne vengono immessi nell'atmosfera 68 chilogrammi
di anidride carbonica, contro i 600 grammi derivati dalla produzione di un chilogrammo di fagioli. Non solo:
per ottenere un chilo di carne di manzo possono occorrere fino a 100 mila litri d'acqua, mentre per un chilo di
frumento ne servono solo 900 e per un chilo di soia 2 mila. Senza dimenticare che gli allevamenti comportano
maggiori attività inquinanti rispetto alle coltivazioni di vegetali destinati direttamente all'alimentazione umana,
come il trasporto di vegetali e la loro trasformazione in cibo per animali. «Se buona parte della popolazione
scegliesse di rinunciare ai prodotti animali si potrebbero migliorare l'effetto serra, la siccità e la
deforestazione» afferma il dottor Luigi Torchio. PREVIENE E CURA TANTE PROBLEMATICHE Anche la
fame nel mondo potrebbe essere in parte risolta scegliendo un regime vegano. Infatti, a livello globale circa
600 milioni di tonnellate di cereali sono impiegate per l'alimentazione animale, soprattutto per quella dei
bovini. Peccato che la carne sia destinata solo al 20 per cento della popolazione mondiale. Con questo
stesso quantitativo di cereali si potrebbero sfamare un miliardo di persone. Ma eliminando carne, pesce, uova
non si rischia di compromettere la salute? «Assolutamente no. Anzi, è vero il contrario: nel 2013 l'American
dietetic association, e a seguire molte altre società scientifiche, hanno affermato che la dieta vegana
correttamente pianificata è salutare, adeguata dal punto di vista nutrizionale, appropriata a tutte le età e aiuta
a prevenire e trattare diverse problematiche, dalla sindrome metabolica* al sovrappeso, dalle malattie
cardiovascolari ai tumori» risponde il dottor Torchio. In effetti, da alcuni studi è emerso che le persone che
mangiano esclusivamente vegetali rispetto alle altre presentano livelli inferiori di colesterolo nel sangue, valori
più bassi di pressione arteriosa e hanno un indice di massa corporea ridotto. M E N O RISCHI PER CUORE
E ARTERIE Del resto, i cibi di derivazione animale contengono colesterolo Ldl e acidi grassi saturi, due
sostanze nocive. Il primo è la frazione di colesterolo che contribuisce alla formazione delle placche
aterosclerotiche*, mentre i secondi, se intradotti in grandi quantità, causano un aumento del livello dei grassi
nel sangue e negli organi. In entrambi i casi, il risultato è che le pareti dei vasi sanguigni si ispessiscono,
ostacolando la circolazione e predisponendo a malattie a cuore e vasi, come infarto e ictus. Inoltre, gli acidi
grassi accrescono la produzione di insulina*, favorendo il diabete, oltre a comportare un aumento di peso. Più
PROTEZIONE CONTRO I TUMORI Anche le proteine animali, se consumate in eccesso, sono nocive.
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
63
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
SE NE PARLA
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 42
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
64
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Innanzitutto, inducono uno stato di infiammazione generale, che è alla base di molte malattie, e in secondo
luogo contengono e stimolano la sintesi di alcune sostanze, come i fattori di crescita, che con il tempo
possono favorire l'insorgenza di tumori. Inoltre, specialmente se accoppiate ai grassi, favoriscono
l'ispessimento delle pareti dei vasi sanguigni e la formazione delle placche aterosclerotiche*. Oltretutto,
alcune di queste proteine, se cotte a temperature elevate, soprattutto ai ferri o fritte, danno origine a sostanze
denominate amine eterocicliche, che sono state messe in relazione con vari tipi di cancro, inclusi quello del
colon e quello della mammella. Infine, aumentano le perdite urinarie di calcio, un minerale indispensabile per
la salute delle ossa, peggiorando così il rischio di osteoporosi, e comportano una maggiore presenza di
scorie nel sangue, che per essere eliminate costringono i reni a un super lavoro. U N CONCENTRATO DI
FIBRE La meno salutare in assoluto è la carne rossa, ma anche latticini, volatili e uova nascondono insidie. In
ogni caso, bisogna ricordare che i vantaggi di un regime vegano non derivano semplicemente
dall'eliminazione dei prodotti animali e dei loro effetti negativi, ma sono legati anche al fatto che i vegetali
sono cibi altamente benefici. Innanzitutto, contengono sostanze antiossidanti, che contrastano
l'invecchiamento; vitamine e sali minerali, che svolgono innumerevoli azioni beneficile: polifenoli, caroteni e
bioflavonoidi, dalle attività antitumorali. Inoltre, sono ricchissimi di fibre, che riducono l'assorbimento di
colesterolo, grassi e zuccheri, aumentano il senso di sazietà, diluiscono e favoriscono l'eliminazione delle
sostanze tossiche presenti nel lume intestinale. LA FORMA PSICOFISICA RINGRAZIA Infine, apportano
acqua e poche calorie. Non è un caso che i vegani siano generalmente più magri dei soggetti onnivori e
dunque soffrano in misura minore di tutti i disturbi correlati a uno stato di sovrappeso od obesità, come i
problemi alle articolazioni. «Frutta, verdura e cereali integrali sono poi altamente alcalinizzanti. Aiutano,
dunque, a contrastare l'acidosi, ossia l'accumulo di sostanze acide nell'organismo, che può derivare da
un'alimentazione sbilanciata, uno stile di vita sedentario, il troppo stress, l'utilizzo di farmaci e una flora
batterica alterata» aggiunge la dottoressa Bartocci. Si tratta di una condizione che può abbassare il
rendimento psicofisico, causando senso di malessere e stanchezza; provocare un cattivo funzionamento
delle cellule e una cattiva assimilazione dei nutrienti; innescare un'infiammazione dei tessuti che, a sua volta,
favorisce l'invecchiamento dell'organismo; essere concausa di varie malattie, come l'osteoporosi. Infine, non
bisogna dimenticare la valenza psicologica di una dieta vegana. «I cibi di origine animale accrescono la
produzione di dopamina, una sostanza che rende più aggressivi. Quelli di origine vegetale, invece, si
associano alla sintesi di serotonina, la sostanza della pace e della tranquillità. Una dieta vegana, quindi,
migliora la resistenza psicologica e l'equilibrio mentale» assicura il dottar Torchio. Solo in casi specifici
bisogna fare attenzione. Per esempio, in chi soffre di cistite e gastrite è controindicato un e c c e s s o di
verdure acide, tipo il pomodoro, specialmente concentrato nei sughi, mentre chi ha tendenza al meteorismo
dovrebbe ridurre le cipolle e inizialmente assumere legumi decorticati. N O N IMPROVVISARE Nonostante
questi indiscussi punti di forza, secondo alcuni la dieta vegana nasconde anche qualche contro. In effetti le
proteine, nelle giuste quantità, sono nutrienti essenziali all'organismo per la costruzione della massa
muscolare, così come il colesterolo e i grassi, che costituiscono parte della membrana cellulare e forniscono
energia. Inoltre, i prodotti animali contengono altri elementi importanti, come ferro, vitamina B12, zinco.
Privandosi di questi cibi, dunque, non si rischiano carenze significative? «Niente affatto. Gli alimenti vegetali
contengono tutti gli elementi di cui abbiamo bisogno, solo chi vive in contesti urbani deve considerare
l'integrazione di vitamina B12, che è prodotta da batteri. È importante, però, pianificare bene il passaggio
all'alimentazione vegana, a maggior ragione se si parte da una dieta carnivora» risponde la dottoressa
Bartocci. PRIMO PASSO: ARRICCHIRE LA DIETA II primo passo consiste nell'introdurre alimenti nuovi,
poco conosciuti ai più, come tutti i tipi di legumi. Non solo, dunque, piselli, fagioli e lenticchie, ma anche soia,
fave, ceci, lupini, cicerchie e così via. Anche il ventaglio di cereali va ampliato il più possibile: i futuri vegani
devono iniziare ad apprezzare quinoa, amaranto e grano saraceno, ricchi di proteine, ma anche bulgur,
couscous, miglio, oltre ai ben noti riso integrale, mais, farro e orzo. Sì, poi, a variare il più possibile frutta e
verdura e gli oli vegetali e a inserire gli importanti semi oleaginosi e, se si desidera, il totu, il tempeh, il latte e
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 42
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
65
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
gli altri prodotti a base di soia, riso o avena, nonché le alghe. INTRODURRE TUTTI I GRUPPI
NUTRIZIONALI Contestualmente, si possono iniziare a ridurre le quantità prima di carne, poi di pesce, quindi
di uova e, infine, di latte e derivati. «Facendo le cose con gradualità non si corre il pericolo di impoverire
troppo la dieta. E non si rischia nemmeno di rendere l'alimentazione troppo monotona e di lasciarsi
scoraggiare» commenta Luigi Torchio. Per quanto riguarda la composizione dei singoli pasti, bisogna fare in
modo di introdurre tutti i gruppi nutrizionali, quindi, proteine, carboidrati e grassi. V I A LIBERA AL CEREALI
INTEGRALI I carboidrati sono contenuti soprattutto nei cereali, che andrebbero consumati nella versione
integrale: contengono più fibre, sali minerali e vitamine, migliorano il controllo glicemico, proteggono
maggiormente da malattie cardiache, diabete e tumori, fanno ingrassare meno e aiutano la funzionalità
intestinale. I grassi "buoni" come Omega 3 e fosfolipidi, invece, sono contenuti negli oli vegetali (olio di lino, di
zucca, di oliva) e nella frutta secca (noci, mandorle, nocciole, pinoli, semi di zucca eccetera). Quest'ultima è
ricca anche di calcio e magnesio: ecco perché i vegani ne devono mangiare un "cocktail" di almeno 30
grammi al giorno. LARGO AI LEGUMI Le proteine, infine, arrivano soprattutto dai legumi, dalla soia e dai suoi
derivati, dai semi, dalla frutta secca in guscio e dal seitan, un alimento a base di glutine di frumento. Anche se
in minima parte, sono presenti pure nei cereali: il grano saraceno e la quinoa, per esempio, sono costituiti per
oltre il 10 per cento da proteine. «Le proteine vegetali non sono meno nobili o pregiate di quelle animali:
entrambe garantiscono il corretto accrescimento dei tessuti e dei muscoli, ma nel caso di dieta vegana le
probabilità di sovradosaggio sono molto inferiori rispetto alle diete carnivore. Per avere una completa scorta
di aminoacidi, i mattoni delle proteine, bisogna però variare la scelta dei legumi o consumarli quotidianamente
in mix» assicura il dottar Torchio. LA PAROLA D'ORDINE È VARIETÀ Sono poi necessari vitamine, sali
minerali, fibre, oligoelementi: tutte sostanze di cui sono ricchi non solo cereali integrali, frutta secca, semi,
legumi e oli, ma anche frutta e verdura. Ecco perché un pasto completo deve prevedere tutti questi alimenti.
«Si consiglia di variare il più possibile i cibi e le preparazioni nell'arco della settimana. Ciascun alimento,
infatti, ha una composizione specifica e apporta determinati nutrienti: alternando ogni giorno, si assicura il
giusto rifornimento a cellule e tessuti» consiglia la dottoressa Roberta Bartocci. Lo stesso vale per frutta e
verdura: il consiglio è di introdurne almeno cinque porzioni al giorno, di colori diversi, così da accaparrarsi più
nutrienti, possibilmente fresche e di stagione. MANGIARE DI PIÙ Un vegano dovrebbe mangiare porzioni più
abbondanti rispetto a un onnivoro. Non bisogna preoccuparsi: non s'ingrassa. I cibi vegetali, infatti, a
eccezione dei grassi, forniscono meno calorie di quelli ammali: dunque, per avere energia sufficiente durante
la giornata, è necessario introdurne maggiori quantità. Meglio anche prevedere almeno due-tre spuntini
nell'arco della giornata, per esempio a base di frutta secca o fresca, anche sotto forma di macedonia e frullati.
G L I SPECIALISTI La dottoressa Roberto Bartocci, bioioga nutrizionista esperta in alimentazione naturale,
vegetariana e vegana, studia menu a basso impatto ambientale, elabora diete e si occupa di tutto ciò cbe
concerne la nutrizione a base vegetale. Membro dell'associazione Assovegan, collabora con Enea/progetto
SPC (Salus per cibum) per progetti di certificazione scientifica di prodotti vegetali e con il gruppo di lavoro su
alimentazione vegetale e patologie neuromuscolari dell'Unione italiana lotta alla distrofia muscolare (Uildm). Il
dottor Luigi Torchio, medico chirurgo specializzato in medicina dello sport, è docente di biologia e nutrizione
presso l'università americana St. John International University. Agopuntore e omeopata, è insegnante di yoga
da più di vent'anni. È stato docente di omeopatia presso la scuola dell'istituto Riza a Torino.
U N AIUTO IN FARMACI C'è un nuovo e importante riferimento per i vegetariani e i vegani: si tratta di
Pharmavegana, la prima rete italiana che raggruppa i farmacisti con una formazione specializzata in questo
settore, in grado di fornire consigli efficaci a chi ha fatto queste scelte. Le prime farmacie e parafarmacie che
aderiscono al circuito, che danno informazioni e consigli sull'alimentazione vegana oltre la possibilità di
ricevere un notiziario, sono disponibili sul sito VAvw.pharmavegana.it. I punti vendita saranno comunque
riconoscibili da un marchio visibile all'esterno.
Chi vuole diventare vegano non deve necessariamente rivolgersi a un esperto. Può anche fare da solo, a
patto che prima si informi adeguatamente. È essenziale non procedere per tentativi, ma sapere esattamente
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 42
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
66
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
che cosa implica questo regime e quali sono le regole base da seguire per non correre rischi, in presenza di
particolari problemi, come diabete, malattie cardiovascolari, anemia o carenza di ferro oppure in stati
fisiologici particolari, come gravidanza e allattamento, è meglio però avvicinarsi a questo regime molto
gradatamente e sotto la guida di un esperto in nutrizione vegana, facendo periodici esami del sangue. Non ci
sono, comunque, particolari controindicazioni: tutte le persone, di qualsiasi età, possono rinunciare ai prodotti
animali, anche i bambini. In quest'ultimo caso, soprattutto nella fase delicata dello svezzamento, è
assolutamente indispensabile chiedere aiuto a un esperto, che dovrà seguire costantemente la crescita e lo
sviluppo del bambino.
I N RETE Per informazioni sul regime vegano ci si può rivolgere a un nutrizionista esperto in questo tipo di
alimentazione, ma anche a: www. assovegan. it; v.veganitalia.com; www.viverevegan.org; SAN ITALIA:
OVIVE i SCIENTI www.scienz a.it.
IN LIBRERIA
LA RIVOLUZIONE DELLA FORCHETTA VEGAN G. STONE - MACRO EDIZIONI Un prezioso manuale che
propone tante utili informazioni per adottare e seguire un'alimentazione vegana. Con 125 ricette fornite da 25
esponenti di spicco della cucina vegana.D. GRIECO - L. MENCHERINI TERRA NUOVA EDIZIONI
GUIDA AL VIVERE VEGAN Una bussola verde per scegliere cibo, abbigliamento, cosmesi e detergenza
rispettosi degli altri animali. Con tanti link e indirizzi, riflessioni, informazioni e un ricettario di base.L.
PROIETTI EDIZIONI SONDA
FIGLI VEGETARIANI Come e perché sostenere e praticare un'alimentazione vegetariana e vegana con i
bambini? Lo spiega in questo manuale un pediatra e nutrizionista con alle spalle un'esperienza quasi
quarantennale.
ABC Dizionario INSULINA: ormone prodotto dal pancreas che permette allo zucchero di entrare nelle cellule
per nutrirle. PLACCHE ATEROSCLEROTICHE: placche formate per lo più da colesterolo e acidi urici delle
proteine animali, che si formano all'interno dei vasi sanguigni e ostacolano la circolazione. SINDROME
METABOLICA: seria malattia caratterizzata dalla presenza combinata di obesità addominale e di due o più
fra i seguenti fattori alterati: alti livelli di trigliceridi, ridotti livelli di colesterolo Hdl (quello "buono" protettivo),
iperglicemia a digiuno (presenza di zuccheri nel sangue), ipertensione (pressione alta).
Foto: OLI VI A WILDE
Foto: L'attrice americana, 30 anni, da tempo vegana convinta, ha dovuto interrompere momentaneamente
questo regime alimentare a causa della recente gravidanza. Ma ha promesso: «Dopo l'allattamento tornerò
alla dieta vegana».
Foto: La cantante Alanis Morissette, 4 0 anni, dopo un periodo di depressione dovuta ai suoi continui aumenti
di peso, ha abbracciato il regime alimentare vegano. E dice di sentirsi molto meglio. L attore
WboowfBBEison, 53 anni, non ha più problemi di pelle da quando è vegano.
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 48
(diffusione:114106, tiratura:198093)
PELLE A PROVA DI FREDDO
Roberto Camisasca
LO SPECIALISTA La professoressa Gabriella Fabbrocini è docente di dermatologia e venereologia
all'Università Federico II di Napoli. È membro dell'ltalian acne board e vice presidente nazionale
dell'Associazione donne dermatologhe italiane e della Mediterranean academy of women dermatologists.
Non ci sono più le stagioni di una volt a . Mai come quest'anno il vecchio detto è diventato realtà. Dopo
un'estate tempestosa, si preannuncia un inverno gelido. La pelle più che mai in questo periodo ha bisogno di
protezione, perché risente in vario modo di sbalzi di temperatura e bruschi cambiamenti climatici. «A ogni
cambio di stagione, la cute si rinnova più lentamente apparendo più secca e ruvida» conferma la
professoressa Gabriella Fabbrocini. «Durante l'inverno, poi, l'atmosfera si carica di particene dannose che si
depositano sullo strato superficiale, indebolendo i sistemi naturali di protezione, quali il film idrolipidico e lo
strato corneo. Le polveri sottili e le impurità presenti nell'aria inquinata delle città formano una patina
occlusiva. Freddo e vento provocano irritazioni e screpolature, soprattutto sul viso e sulle mani. Le onde
elettromagnetiche emesse da computer e telefonini, la luce artificiale e il riscaldamento secco accelerano
l'evaporazione del film protettivo, ingrigiscono il colorito e favoriscono la produzione di radicali liberi. Anche
l'umidità elevata è una nemica: rende la pelle più permeabile e sensibile all'attacco degli agenti atmosferici».
Idrata/ione e protezione giorno e notte Mano a mano che il termometro si abbassa, l'organismo passa al
contrattacco restringendo i vasi sanguigni delle aree del corpo a contatto con l'esterno e più lontane dal
cuore, come la pelle, che così riceve meno sangue, ma anche meno nutrimento. Per reagire al ridotto
afflusso di nutrienti, la cute risparmia energia diminuendo la sintesi di lipidi (i grassi che le conferiscono
idratazione e nutrimento). Così si desquama rapidamente, diventa ruvida, secca e screpolata. Irritazioni e
arrossamenti non sono l'unico effetto delle frequenti escursioni termiche degli ultimi tempi: queste provocano
anche, a lungo andare, danni ripetuti al Dna delle cellule cutanee che, accumulandosi di anno in anno,
possono diventare cronici. «Le creme da giorno svolgono un doppio ruolo: protettivo e idratante» spiega la
professoressa Fabbrocini. «Aiutano a mantenere intatto il film idrolipidico, la pellicola formata da acqua e
grassi che riveste lo strato superficiale dell'epidermide. Ed evitano che l'acqua presente nei tessuti evapori».
D'inverno si possono usare formulazioni ricche e corpose, a base di attivi idratanti come acido ialuronico e
vitamine, e nutrienti, come cera d'api, miele, glicerina e pantenolo: contengono lipidi in grado di ripristinare la
naturale capacità di autodifesa dell'epidermide. Ma anche oli vegetali (avocado, jojoba, oliva, mandorle dolci)
che non solo apportano nutrimento alla pelle, ma veicolano anche vitamine, sali e acidi grassi, che sono
liposolubili, cioè penetrano solo attraverso i grassi. Le pelli mature possono aggiungere collagene che, grazie
alla capacità di trattenere e assorbire l'acqua, rende la pelle elastica e levigata, e ceramidi, efficaci nella
ricostituzione dello strato corneo. Sempre fondamentale il filtro solare, che deve proteggere anche dagli Uva,
che non scottano, ma sono responsabili del fotoinvecchiamento. Anche il make up è un ottimo scudo
difensivo. Da preferire i fondotinta fluidi, in crema o compatti, con sostanze idratanti che proteggono la pelle
dagli agenti climatici e altri ingredienti (lenitivi, calmanti, antiossidanti) da scegliere in base al tipo di pelle.
Dopo una giornata trascorsa fuori, è indispensabile rimuovere lo strato di cosmetici, sporco, sebo e particelle
inquinanti che impedisce alla pelle di riossigenarsi. Vanno bene latti, gel e mousse, arricchiti di ingredienti
idratanti ed emollienti, seguiti da un tonico o una spruzzata di acqua termale o acqua di rose: lenisce rossori
e infiammazioni, decongestiona la pelle e ristabilisce il pH ideale per il riposo notturno. Per riparare i danni
ambientali subiti dalla barriera epidermica è indispensabile la crema, che può contenere gli stessi attivi di
quella usata al mattino, con l'aggiunta di molecole ad azione blandamente esfoliante, come alfaidrossiacidi
(acido lattico o gliconeo), derivati della vitamina A, proteine di lupino che stimolano il rum over epidermico,
cioè il processo naturale di rinnovamento, ma anche l'idratazione dello strato corneo. «Questi prodotti
agiscono in profondità: vanno utilizzati solo quando la cute non è irritata o provata dal freddo intenso, perché i
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
67
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ALLO SPECCHIO
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 48
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
68
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
disturbi legati alla secchezza, come la sensazione di pelle che tira o l'arrossamento, possono peggiorare»
avverte la professoressa. Scrub e gommage, invece, lavorano in superficie, limitandosi a una leggera azione
abrasiva, per allontanare le cellule morte dallo strato corneo e ridare levigatezza e luminosità alla pelle. Per il
volto sono preferibili i prodotti delicati, come le argille morbide, da massaggiare sul viso una volta alla
settimana e poi risciacquare. A seguire, si può fare una maschera a base di vitamine e minerali, acido
ialuronico e collagene: idrata a fondo, decongestiona, rafforza le difese naturali della pelle e ripara la barriera.
Meglio farla alla sera, quando la pelle riceve una maggiore quantità di ossigeno, è più rilassata e distesa,
assorbe meglio i principi attivi. Cure speciali per labbra e mani Le zone più a rischio d'inverno sono le labbra
e le mani. Fragili e sottili, povere di difese naturali, vengono aggredite quotidianamente da freddo pungente e
raffiche di vento. Si arrossano facilmente, pizzicano, bruciano e "tirano". Sono percorse da tagli e
screpolature. La cute fatica a ripararsi e a recuperare morbidezza ed elasticità. «Per le labbra, è
indispensabile il balsamo protettivo, in stick o crema, a base di sostanze emollienti e riparatrici, come
vaselina, cera d'api, pantenolo e vitamine: va applicato in uno strato abbondante più volte al giorno,
insistendo sul labbro inferiore» afferma l'esperta. «Per proteggere le mani, oltre a coprirle sempre con guanti
di lana, specialmente se ci si sposta in motorino o bicicletta, è importante lavarle con detergenti delicati, che
non alterano il film idrolipidico, e applicare regolarmente una crema idratante con filtro solare». Chi ha la pelle
sensibile, che si arrossa e si screpola al minimo sbalzo termico, deve preferire un prodotto lenitivo, a base
per esempio di estratto di calendula, mucillagini di aloè o malva. Se invece il problema è la secchezza, meglio
le creme ricche di grassi vegetali oppure a base di urea. Una buona idratazione quotidiana previene il rischio
di lacerazioni e ragadi, che si formano di frequente in inverno, quando la pelle è messa a dura prova dalle
temperature rigide. La novità di quest'anno sono i guanti in tessuto che, mentre si indossano, rilasciano nella
pelle sostanze nutrienti e idratanti, grazie a una speciale tecnologia di microincapsulamento dei principi attivi.
Massima delicatezza per i capelli II pericolo maggiore per i capelli proviene dalle sostanze inquinanti
contenute nelle precipitazioni piovose. Gli stress atmosferici danneggiano la cuticola (il rivestimento esterno),
così le scaglie da cui è composta si aprono, favorendo la penetrazione all'interno del fusto delle sostanze
irritanti e tossiche presenti nell'aria. In più, il vento li aggroviglia, rendendo più difficile pettinarli senza
spezzarli, mentre il freddo disidrata sia il fusto sia il cuoio capelluto. Quest'ultimo diventa più sensibile, prude,
brucia e si desquama facilmente. «Proteggersi sempre, coprendo il capo con cappelli o foulard, specialmente
nelle giornate ventose» suggerisce l'esperta. «I capelli vanno lavati non più di una volta ogni tre giorni,
utilizzando uno shampoo delicato e poco schiumogeno. Sotto la doccia, resistete alla tentazione dell'acqua
bollente, anche se fuori le temperature scendono sotto lo zero». Dopo la detersione, vanno applicati balsami
o creme a base di proteine del grano, del mais o della soia, composte da amminoacidi simili a quelli della
cheratina dei capelli, resine, che combattono l'elettricità statica, attivi emollienti e nutrienti, come olio di ricino,
pappa reale, estratti di tiglio, camomilla, fiordaliso, rosa centifolia. Una o due volte alla settimana è utile un
impacco di olio di jojoba, macassar o germe di grano: forma una guaina protettiva che previene l'effetto
crespo, impedisce al calcare dell'acqua di aggredire la fibra del capello. Inoltre districa e ammorbidisce la
chioma, rendendola più docile al pettine. Per la notte, esistono prodotti specifici in crema, fluido o spray
contenenti cheratina, ceramidi, burro di karité: restando tante ore a contatto con la fibra del capello,
penetrano in profondità e restituiscono alla capigliatura vitalità e morbidezza. Creme e burri ristrutturanti Per il
corpo, la routine quotidiana prevede l'utilizzo di bagnidoccia delicati ma ipernutrienti, seguiti da oli, burri o
creme contenenti sostanze riparatrici e ristrutturanti. Il prodotto più indicato è il burro di karité. Le donne del
Burkina Faso lo utilizzano puro, per proteggere la pelle dall'azione disseccante dei forti venti tipici di quella
località. Grazie alla ricchezza di acidi grassi, nutre a fondo, rigenera e addolcisce la pelle, ha un'azione
emolliente e riequilibrante, previene e ripara arrossamenti e screpolature. Svolge anche un'azione
antinfiammatoria grazie ai derivati triterpenici contenuti nella frazione insaponificabile (una sostanza
importante per il metabolismo delle cellule e il mantenimento dell'elasticità cutanea). In alternativa al burro in
vasetto, si possono utilizzare creme fluide o emulsioni a base di oli di Argan o Monoi, perle di jojoba, latte o
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 48
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
69
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
yogurt, miele e cera d'api. Chi preferisce l'olio non ha che l'imbarazzo della scelta: oliva, jojoba, mandorle
dolci, camelia, germe di grano, girasole, oppure un mix di tutti. «Una volta steso sulla pelle, l'olio si lega con i
lipidi dell'epidermide formando un film che ripara e ricostituisce la barriera alterata e favorisce il ripristino di un
adeguato livello di idratazione» spiega la specialista. Si spalma dopo la doccia o il bagno, oppure prima, per
proteggere la pelle dall'effetto disseccante dell'acqua calcarea. Le pelli miste e grasse possono optare per gli
oli secchi, che non ungono e si assorbono subito. E se, nonostante tutte le accortezze, su braccia e gambe
compaiono piccole squamette bianche, segno di una desquamazione a c c e l e r a t a dall'attrito con i vestiti,
può essere utile un trattamento esfoliante da fare sotto la doccia utilizzando un guanto di luffa o uno scrub.
Se si desidera un'azione di rinnovamento più profonda, sono indicati i prodotti a base di acidi della frutta,
acido salicilico o urea. •
GUIDA AGLI ACQUISTI
O PIÙ TONO ED ENERGIA I Peptidi e i Ceramidi, che favoriscono la naturale sintesi del collagene, gli estratti
di gemme di Faggio e olio di Melograno, che rendono la pelle più ica edenergizzafa, caratterizzano la Crema
Rigenerante di Salba. In profumeria, 13,99 euro.
O FRESCA E PULITA COME UNA ROSA L'Acqua Micellare Acqua alle Rose pulisce e strucca in profondità "
la pelle senza alterare la barriera idrolipidica dell'epidermide. La sua formulazione, al 95 per cento di origine
naturale, è a base di acqua distillata di rosa ed è indicata anche per le pelli più sensibili. Nella grande
distribuzione, 5,99 euro.
© TRIPLICE AZIONE Perfetto per pelle secca e molto secca, Cetaphil Restoraderm D.A. Fluido Ultra Idratant
garantisce un'idratazione superiore, per grado e durata, rispetto a quella di prodotti simili. Adatta per tutto il
corpo e tutte le età, la linea aiuta ad attenuare secchezza, prurito e desquamazione migliorando
significativamente l'idratazione della pelle e la sua funzione di barriera già dopo 4 settimane. In farmacia,
22,08 euro.
® RIGENERAZIONE GLOBALE DEL VISO La Crema Rigenerante Cellulare di Estetil propone
un'associazione inedita di ben otto tipologie di acido ialuronico che assicurano rughe e rilassamento cutanei
minimizzati. Inoltre, il burro di rarité e l'olio di mandorle proteggono e nutrono in profondità la pelle. In
farmacia, 52 euro.
© MANI DI VELLUTO La Crema Rigenerante Mani di Eucerin protegge le mani estremamente secche e
screpolate grazie a Urea e Lattato, due sostanze naturali che assicurano l'idratazione e la capacità da parte
della pelle di trattenere l'acqua. In farmacia, 11.50 euro.
© SCRUB AL MIELE Organic Manuka Honey Face Scrub di Optima Naturata è un esfoliante che combina le
proprietà rigeneranti del Miele di Manuka con altri ingredienti naturali come le microparticelle di lava vulcanica
e polvere di pannocchia. Rimuove a fondo le impurità della pelle, restituendo luminosità e morbidezza. In
farmacia ed erboristeria, 14,90 euro.
© PROTETTI DAL FREDDO Viso Karité Oil Montagna di Società del Karité è l'deale per riparare la cute
aggredita da sole, freddo e vento. L'Olio di Karité, mantenendo tutte le prerogative del Burro, protegge
attenuando le sensazioni fastidiose della pelle irritata da fattori esterni e aiutando a ripristinare l'equilibrio
idrolipidico. In erboristeria, 9,50 euro.
© U N A COCCOLA PER I CAPELLI L'Impacco Capelli Biologico de I Provenzali ripara i capelli danneggiati
agendo in profondità sulla fibra capillare. Deve la sua capacità super nutriente a un innovativo utilizzo delle
sole Proteine del Grano, senza l'ausilio di siliconi o altre sostanze di sintesi. Nella grande distribuzione, 8,91
euro.
© MORBIDEZZA ALL'OLIO DI ARGAN La Crema Fluida all'Olio di Argan di Leocrema è un efficace
trattamento di bellezza per il corpo che assicura alla pelle un'eccezionale idratazione e una sorprendente
morbidezza. La sua profumazione avvolge in una inebriante carezza. Nella grande distribuzione, 2,34 euro.
© PELLE C O M E SETA Lichtena EquilYdra Olio Corpo Sensoriale Setificante, straordinario mix di olio di
nocciolo di pesca e mandorle dolci, è il prodotto ideale per le pelli sensibili che necessitano di idratazione e
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 48
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
70
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
levigatezza. In farmacia, 24,70 euro.
CONSIGLI ANTI-GELO
1Evitare il brusco passaggio da ambienti riscaldati interni a rigide temperature esterne e l'esposi- zione a fonti
di calore dirette (termosifoni, stufe, caminetti). Il caldo eccessivo e gli sbalzi termici accelerano l'evaporazione
del film idrolipidico, provocando secchezza e irritazione, "fiaccano" i capillari e peggiorano psoriasi e rosacea.
Vestirsi a strati, evitando gli abiti stretti e troppo aderenti, che comprimono la pelle e mandano in tilt la
circolazione sanguigna.
Bere due litri di acqua e assumere cinque porzioni di vegetali al giorno, preferibilemtne quelli di stagione
come arance e kiwi.
esagerare 'con i cibi ipercalorici e ricchi di grassi, nella convinzione di "scaldarsi" e difendersi dal freddo.
L'ideale è uno spuntino a base di frutta, biscotti integrali a lento rilascio di carboidrati (danno un prolungato
senso di sazietà) e un bicchiere di latte caldo, ricco di vitamine del gruppo B che fanno bene alla pelle.
5' Per aumentare l'idratazione della pelle e rinforzare | la funzione barriera, sono utili gli integratori per bocca
a base di vitamine A, C ed E, flavonoidi, polifenoli, acidi grassi polinsaturi (Omega 3 e Omega 6) e
oligoelementi come il rame, lo zinco, il manganese e il magnesio.
I PRODOTTI "Timo IN UNO" Le creme dermoprotettive combinano diversi principi attivi: estratti vegetali,
acido ialuronico, ceramidi, oli vegetali, burro di karité. Si prestano a numerosi utilizzi: di giorno, proteggono il
viso e le mani da freddo e vento, mentre alla sera idratano e nutrono la pelle del corpo dopo la doccia.
All'occorrenza, si trasformano in trattamenti intensivi: basta applicarne una dose generosa sulle parti
interessate per restituire alla pelle morbidezza ed elasticità. Anche il balsamo riparatore è un jolly
irrinunciabile. Piccolo, compatto e molto concentrato, è ideale come trattamento d'emergenza, in caso di
screpolature, irritazioni e arrossamenti sia del viso sia del corpo. Ricco di sostanze dall'azione nutriente e
riparatrice (glicerina, vitamina E, olio di avocado, miele, squalene, cera d'api), agisce come un cerotto
invisibile, creando una pellicola trasparente che ripara la pelle lesa e infiammata, accelera la cicatrizzazione e
protegge l'epidermide da nuove aggressioni.
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 56
(diffusione:114106, tiratura:198093)
POLMONITE PREVIENILA CON IL VACCINO
Valerio Ghitti
Sono stati quasi ottomila gli over 65 che nel 2011 hanno perso la vita nel nostro Paese a causa della
polmonite, con un incremento del 14 per c e n t o r i s p e t t o all'anno precedente. E secondo quanto riporta
il Rapporto annuale sull'attività di ricovero ospedaliero, nel 2012 sono stati dimessi dopo un ricovero per
polmonite ben 125.788 persone. «Numeri che già da soli indicano come questa malattia sia tutt'altro che da
sottovalutare, anche perché negli anni, nonostante il miglioramento del s i s t e m a di cura, la mortalità per
polmonite non è diminuita» rivela il professor Francesco Blasi. Inoltre, non sono solo i più anziani a rischiare,
ma anche i bambini e in generale chiunque si trovi già a convivere con malattie che riducono le capacità di
difesa dell'organismo. I POLMONI SI INFIAMMANO La polmonite è un'infiammazione del tessuto polmonare.
Nella maggior parte dei casi coinvolge gli alveoli dove avvengono gli scambi gassosi tra il sangue e l'aria
inspirata (si cede anidride carbonica da espellere e si acquisisce ossigeno da diffondere nell'organismo).
Proprio in conseguenza del processo infiammatorio, gli alveoli si riempiono di liquido che ostacola lo scambio
gassoso e, quindi, rende difficoltosa la respirazione. Può essere poi classificata in vario modo a seconda
della parte colpita: se coinvolge gli alveoli di uno o più lobi polmonari si chiama lobare; è detta interstiziale se
interessa in particolare l'interstizio, cioè il tessuto che riveste gli alveoli, mentre diventa broncopolmonite se
l'infiammazione si estende all'albero dei bronchi. Più SPESSO È INFETTIVA All'origine di una polmonite ci
possono essere diverse cause. «Principalmente è causata da agenti infettivi, soprattutto batteri, ma anche
virus, funghi e parassiti, che penetrano nei polmoni attraverso le vie aeree» spiega lo pneumologo.
«Esistono, però, anche forme dovute a cause fisiche, come le cosiddette polmoniti attiniche, che sono
conseguenze di radiazioni ionizzanti utilizzate per contrastare forme tumorali, oppure polmoniti di origine
chimica, dovute all'inalazione di sostanze irritanti. Esiste poi anche la cosiddetta polmonite ab ingestis che è
sia chimica sia infettiva: a raggiungere i polmoni è il contenuto dello stomaco, in genere a causa di
un'alterazione della deglutizione. L'INDIZIATO NUMERO UNO Tra le forme infettive, a farla da padrone sono
le polmoniti batteriche. «L'agente in assoluto più responsabile è infatti lo Streptococcus pneumoniae, o
pneumococco, che determina circa la metà di tutte le polmoniti» continua il professor Blasi. Ospitato
normalmente nel naso-faringe, in una convivenza generalmente innocua, se le difese naturali dell'organismo
si indeboliscono aumentano le probabilità che raggiunga i polmoni innescando polmoniti. Tra gli altri batteri
responsabili l'Haemophilus influentiae, lo Stafilococco aureo, lo Pseudomonas aeruginosa, il Mycoplasma
pneumoniae, la Legionella pneumophila. «Questi ultimi due sono detti atipici, perché causano forme di
polmonite diverse da quelle da pneumococco e interessano più gli interstizi polmonari che gli alveoli»
aggiunge lo pneumologo. «Le forme virali, anch'esse interstiziali e quindi atipiche, compaiono più spesso nei
bambini e sono dovute per lo più al virus dell'influenza, all'adenovirus o al virus respiratorio sinciziale. Anche
queste forme, però, tendono ad andare incontro a una sovrainfezione batterica, soprattutto da pneumococco
o da stafilococco, per cui vengono generalmente affrontate sempre con antibiotici». CONTA ANCHE DOVE
SI CONTRAE Le polmoniti vengono classificate anche secondo un criterio epidemiologico, cioè
distinguendole in base a dove vengono contratte. E si riconoscono principalmente le polmoniti acquisite in
comunità, cioè sul territorio; quelle contratte in ospedale o nosocomiali e quelle conseguenti a cure mediche.
In generale le forme contratte in ospedale e quelle da cure mediche possono essere più facilmente causate
da batteri resistenti ai farmaci (come lo stafilococco resistente alla meticillina, lo streptococco resistente ai
macrolidi o, ancora, lo pseudomonas, resistente a molti antibiotici), quindi sono a maggiore rischio e vanno
perciò affrontate in maniera più aggressiva. TOSSE E FEBBRE ALTA Le polmoniti tipiche e più frequenti,
come quella da pneumococco, hanno in linea di massima un andamento acuto e aggressivo. Compaiono,
infatti, nell'arco di poco tempo dopo l'infezione, con febbre in genere alta, tosse produttiva, respiro affannoso,
dolore al torace. Può verificarsi anche un versamento pleurico*. Le polmoniti atipiche sono più subdole, cioè
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
71
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
PREVENIRE E CURARE
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 56
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
72
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
non facili da riconoscere immediatamente, perché danno sintomi più difficili da decifrare, ma non per questo
da sottovalutare. Il primo passo per poter diagnosticare una polmonite è rappresentato dalla visita medica,
che consiste principalmente nella percussione e auscultazione del torace con lo stetoscopio. Nelle forme
tipiche, si avverte un rantolo, una sorta di crepitìo, in un'area precisa del polmone, sia in fase di inspirazione
sia di espirazione. Il rumore è dovuto alla presenza di liquido negli alveoli. Se c'è anche un versamento
pleurico, alla percussione si avverte ipofonesi, cioè un suono ottuso. Nelle forme atipiche, invece, il rantolio
crepitante è localizzato in un punto preciso o diffuso, ma si avverte per lo più a fine inspirazione. PER
ESCLUDERE ALTRI PROBLEMI Per una diagnosi certa di polmonite, il medico non si affida solo ai sintomi e
all'auscultazione del torace, ma richiede necessariamente anche una radiografia del torace che, nelle forme
batteriche, mostra di solito un tipico imbiancamento dell'area interessata, per la presenza di essudato che
filtra i raggi X. «La radiografia è importante soprattutto per la cosiddetta diagnosi differenziale, cioè per
distinguere la polmonite da altre malattie che potrebbero avere sintomi simili, come in particolare la
broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco)*» chiarisce lo pneumologo. «Da sola però non basta, perché in
un 20 per cento dei casi può risultare negativa anche in presenza effettiva di polmonite. Per un responso
certo si può ricorrere alla Tac, che però non viene utilizzata di routine». UTILE ANCHE L'ESAME DEL
SANGUE La precisione di diagnosi aumenta quando la radiografia è abbinata anche agli esami del sangue.
«Sono generalmente le forme tipiche ad alterare alcuni valori, mentre nelle forme atipiche questi possono
risultare sostanzialmente nella norma» spiega il professor Blasi. In particolare, si effettua un emocromo, per
verificare la formula leucocitaria, cioè il numero dei globuli bianchi, e soprattutto quello dei neutrofili (un
sottotipo): una leucocitosi, cioè un aumento dei globuli bianchi oltre i valori normali (sopra 10.500 unità per
microlitro) e in particolare l'incremento dei neutrofili può far sospettare una polmonite batterica. Si controllano
poi anche i valori della proteina C reattiva, prodotta dal fegato, che rappresenta un indice infiammatorio
importante e che aumenta in modo particolarmente significativo in presenza di infezioni batteriche.
RICOVERO SÌ O NO? La maggior parte delle polmoniti contratte sul territorio non richiede il ricovero in
ospedale. «L'inizio della cura è sempre empirico, cioè non si aspettano i risultati degli esami per
l'individuazione delle cause. In genere si punta a contrastare lo pneumococco e altri batteri tipici con un
antibiotico della famiglia dei betalattamici (o penicilline), eventualmente associato a uno del gruppo dei
macrolidi, che permette di contrastare eventuali batteri atipici» spiega lo pneumologo. Di solito la cura è in
compresse, da assumere da 1 a 3 volte al giorno (dipende dal tipo di antibiotico e dal dosaggio e sarà il
medico a indicare i tempi di assunzione corretti), mediamente per 7-10 giorni, in ogni caso rispettando
attentamente le prescrizioni mediche per non favorire l'instaurarsi di fenomeni di resistenza. Per i soggetti che
presentano uno o più fattori di rischio è previsto il ricovero in ospedale, cominciando di solito sempre con
l'associazione betalattamico e macrolide, contro pneumococco e batteri atipici, o eventualmente
fluorochinoloni respiratori. Nelle forme più serie, come quelle che già presentano complicanze, invece, si
integra la cura antibiotica, se necessario, con una terapia respiratoria di supporto (la persona viene aiutata a
respirare grazie a specifici macchinari). «Se si sospetta un'infezione da batterio resistente, si comincia in
genere prescrivendo tre antibiotici: due contro lo Pseudomonas e batteri tipici, in modo che siano più alte le
probabilità che almeno uno dei due sia efficace, e un terzo contro i batteri atipici o lo stafilococco aureo
resistente» aggiunge il professor Blasi. «E dopo i risultati dell'antibiogramma si aggiusta il tiro, scegliendo
l'antibiotico o le associazioni di antibiotici più adatte per contrastare il microrganismo responsabile». In
ospedale il trattamento comincia generalmente per via endovenosa, per scalare eventualmente a
somministrazioni per bocca nei giorni successivi e dura mediamente 7-10 giorni. L E ARMI DI
PREVENZIONE Corretti stili di vita, come evitare il fumo di sigaretta e l'abuso di alcolici e svolgere attività
fisica regolare (che ha il merito di stimolare positivamente le difese naturali dell'organismo), possono ridurre il
rischio di contrarre una polmonite. L'arma migliore per proteggersi è però il vaccino. A oggi, è possibile
difendersi sostanzialmente solo dal virus influenzale e dallo pneumococco. Vivamente raccomandato per
prevenire l'influenza e soprattutto le sue possibili complicanze (tra cui polmoniti virali poi sovrainfettate da
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 56
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
73
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
batteri), il vaccino antinfluenzale richiede un'iniezione nel braccio e, poiché si diventa immuni contro
l'influenza dopo circa due settimane e per la durata di 6-8 mesi, in genere va effettuato tra metà ottobre e
metà dicembre. I soggetti più esposti al rischio sono gli over 65, le persone con malattie croniche e il
personale di assistenza, come medici e infermieri: per tutti loro è rimborsato dal Servizio sanitario nazionale.
DISPONIBILI DUE COMBINAZIONI Contro lo pneumococco esistono attualmente due vaccini: il 13 valente
coniugato, che contrasta appunto 13 ceppi (i maggiori responsabili di polmonite) ed è indicato a tutte le età, e
il 23 valente polisaccaridico non coniugato (che ne contrasta 23, circa il 90 per cento dei tipi che causano una
malattia invasiva da pneumococco), indicato invece solo a partire dai due anni d'età. «Il vaccino 13 valente è
detto coniugato perché gli antigeni* del batterio sono uniti a una proteina. Questo fa sì che, quando vengono
iniettati nell'organismo, non solo stimolino il sistema di difesa a produrre anticorpi, ma permettano anche che
si instauri la cosiddetta "memoria immunitària"» spiega il professor Conversano. «In pratica, anche a distanza
di tempo dalla vaccinazione, quando gli anticorpi prodotti in seguito alla vaccinazione tendono a diminuire, le
cellule difensive dell'organismo, incontrando lo pneumococco, riattivano immediatamente la produzione di
anticorpi. Per questo tale vaccinazione può essere fatta in qualsiasi momento dell'anno e basta una sola
volta, perché dovrebbe dare una copertura dall'infezione pneumococcica per tutta la vita» sottolinea il
medico. «Il 23 valente, non essendo coniugato, attiva una risposta degli anticorpi meno efficace in tutti quei
soggetti che hanno già difese ridotte, come nei bambini piccoli per i quali appunto non è indicato, ma spesso
anche negli anziani. Per questo la sua protezione tende a diminuire nel tempo e pertanto è richiesto un
richiamo ogni 5 anni».
G L I SPECIALISTI II professor Francesco Blasi dirige l'Unità operativa complessa di pneumologia della
Fondazione Ca' Gronda Policlinico di Milano ed è ordinario di malattie respiratorie presso la facoltà di
medicina e chirurgici dell'Università degli studi di Milano. È membro dell'European respiratory society e della
Società italiana di medicina respiratoria.
Il dottor Michele Conversano è il presidente uscente della Società italiana di igiene, medicina preventiva e
sanità pubblica (Siti). È docente della Scuola di specializzazione in igiene e medicina preventiva
dell'Università di Bari e direttore del Dipartimento di prevenzione dell'AsI di Taranto.
DUE GRANDI E PREZIOSE SPUGNE I polmoni sono due organi piuttosto voluminosi, simmetrici (anche se il
destro è leggermente più grande del sinistro), costituiti da un tessuto spugnoso ed elastico, il parenchima
polmonare, e suddivisi da profonde scissure in lobi: due (inferiore e superiore) nel polmone sinistro, tre
(inferiore, medio e superiore) nel destro. Ogni polmone è rivestito da una membrana sierosa, la pleura,
formata da due foglietti: uno addossato al polmone stesso (pleura viscerale) e l'altro alla parete toracica
(pleura parietale). Tra i due strati si trova un liquido che permette il movimento degli organi durante il respiro
senza che ci sia attrito e, quindi, dolore. Grazie alla propria elasticità, infatti, i polmoni dilatandosi provocano il
richiamo di aria dall'esterno (inspirazione), mentre riprendendo il volume originario causano l'espulsione
dell'aria (espirazione). Nel tessuto polmonare penetrano i bronchi, ramificazioni della trachea che si dividono
in condotti sempre più piccoli, chiamati bronchioli, fino a sfociare in piccoli socchi, gli alveoli polmonari.
Proprio in queste piccole strutture l'ossigeno inspirato viene trasferito al circolo sanguigno, in modo che
venga distribuito a tutti gli organi e i tessuti, mentre, allo stesso tempo, il sangue viene depurato dall'anidride
carbonica prodotta dall'organismo, che viene poi eliminata con l'espirazione.
HI E PIÙ A RISCHIO Ci sono alcune categorie di persone che hanno più possibilità di ammalarsi di polmonite
e di andare incontro a complicanze. BAMBINI SOnO 15 ANNI E OVER 65 (ANCHE SE GIÀ DOPO 150 ANNI
L'INCIDENZA DELLA POLMONITE COMINCIA AD AUMENTARE): l'età influenza le capacità di difesa
naturale dell'organismo. Nei bambini sotto i 5 anni sono ancora immature, negli anziani cominciano a
invecchiare. FUMATORI: il fumo para-j lizza le ciglia che proteggono le vie respiratorie e che dovrebbero
intrap-| polare gli agenti aggres- ' sivi provenienti dall'esterno e spazzarli fuori. Inoltre, il catrame e le altre
sostanze in esso contenute si depositano a livello delle vie respiratorie, riducendone l'elasticità. ALCOLISTI:
chi abusa di alcolici va spesso incontro a un'alterazione della deglutizione che aumenta il rischio di polmonite
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 56
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
74
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ad ingestis. Inoltre, nella loro bocca si sviluppano germi particolarmente pericolosi che possono rendersi
responsabili di polmoniti più difficili da trattare con i comuni antibiotici. PERSONE CON DIABETE E/O
MALATTIE CRONICHE A CUORE, RENI, FEGATO, POLMONI E IN CURA CON IMMUNOSOPPRESSORI:
tutte queste condizioni riducono le capacità di difesa del corpo in generale e in alcuni casi (come il diabete)
inducono anche un'alterazione delle difese specifica a livello del sistema respiratorio.
A tutte le età
La vaccinazione antipneumococcica, proprio per la diffusione dello pneumococco e la sua potenziale
pericolosità, rientra già dal 2001 nel calendario vaccinale dei neonati tra quelle fortemente raccomandate e
gratuite. Fino ad alcuni anni fa si somministrava un antipneumococco 7 valente, oggi sostituito dal 13 valente:
viene iniet- tato intramuscolo in tre dosi, in genere contemporaneamente al vaccino esavalente, al terzo, al
quinto e al dodicesimo mese, senza bisogno di ulteriori richiami. Oppure in due dosi a distanza di due mesi
nei bambini tra i 12 e i 23 mesi di vita o, ancora, in dose singola in quelli tra i 2 e i 5 anni. «Se nei bambini la
copertura è ormai alta, lo stesso non si può dire negli adulti» sottolinea l'esperto. «Eppure la vaccinazione
antipneumococcica è particolarmente consigliata alle categorie a rischio (le stesse dell'antinfluenzale), tanto
che in molte Regioni è offerto gratuitamente». Per conoscere la situazione della propria Regione basta
rivolgersi al centro vaccinale più vicino.
Le possibili complicanz
I soggetti a rischio di polmonite sono anche i più esposti a complicanze. Nelle forme tipiche si rischia di
andare incontro a un empiema, cioè una raccolta di pus nello spazio tra i due foglietti pleurici, che
rappresenta una complicanza del versamento pleurico, e a insufficienza respiratoria. Questa, a sua volta, può
determinare insufficienza cardiaca (il cuore non riceve più san- gue adeguatamente ossigenato) e da qui può
derivare uno shock cardiocircolatorio con esiti fatali. L'infezione, attraverso il sangue, può poi estendersi a
tutto l'organismo (setticemia). Le forme atipiche, soprattutto nei bambini, se trascurate o trattate tardi o in
maniera insufficiente, possono portare a un'alterazione dell'interstizio polmonare che determina un danno
cronico al polmone.
IN FARMACIA*
Betalattamici AUGMENTiN, 12 compresse rivestite, classe A; VELAMOX, 12 capsule, classe A.
Macrolidi KLACID, 14 compresse rivestite, classe A; ERITROCINA, 12 compresse rivestite, classe A.
Fluorochinoloni respiratori AVALOX, 5 compresse rivestite, classe A; TAVANIC, 5 compresse rivestite, classe
A.
Aminoglicosidi GENTALYN, 1 fiala iniettatole, classe C; AMIKAN, 1 fiala iniettatole, classe A.
ABCDizionario i.ANTIGENE: sostanza che riconosciuta dal sistema naturale di difesa dell'organismo, lo
stimola a produrre anticorpi. Sono esempio di antigeni i batteri (e i loro prodotti) e i virus. BPCO:
broncopneumopatia cronica ostruttiva, malattia respiratoria cronica di origine infiammatoria, caratterizzata da
una progressiva ostruzione delle vie respiratorie. | VERSAMENTO PLEURICO: raccolta di liquido nel cavo
pleur i c o , cioè tra i due foglietti pleurici, in quantità superiore a quella normalmente presente. JIj
Foto: 1 II catrame e le altre sostanze contenute nelle sigarette si depositano nelle vie respiratorie,
riducendone l'elasticità
Foto: • In molte Regioni il vaccino contro lo pneumococco è gratuito anche per gli adulti •
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 63
(diffusione:114106, tiratura:198093)
ALOE MILLEUSI
Roberto Camisasca
Sul diario di bordo di Cristoforo Colombo, in navigazione verso il Nuovo mondo, si leggeva: "Tutto va bene,
abbiamo l'aloè a bordo". Ma questa pianta era già nota ai tempi dei Greci e dei Romani come rimedio
universale per la pelle e usata per trattare bruciature, infiammazioni e ulcere cutanee. Originaria dell'Africa
tropicale, dov'era impiegata come antidoto sulle ferite da freccia avvelenata, deve le sue proprietà curative
alla straordinaria capacità di trattenere l'acqua anche in presenza di clima arido e secco: da qui il nome di
"giglio del deserto". Il suo potere idratante fu il segreto di bellezza di Cleopatra, che utilizzava il gel estratto
dalle sue foglie carnose per mantenere la pelle giovane ed elastica. La cosmesi ha riscoperto questo tesoro
della natura e oggi l'aloè è l'ingrediente di punta di creme riparatrici, oli elasticizzanti, struccanti delicati,
prodotti doposole e molto altro. U N CONCENTRATO DI VIRTÙ L'aloè raggruppa oltre 400 specie, tra le quali
quella più conosciuta e utilizzata al mondo è l'Aloè barbadensis o Aloè vera. L'elenco dei suoi attivi è lungo: il
più importante è l'acemannano, un mucopolisaccaride capace di potenziare le difese naturali dell'organismo e
stimolare l'attività delle cellule immunitarie che distruggono scorie e tossine. E poi antrachinoni, resine, oli
essenziali, steroli, saponine e micronutrienti vari. Tra le vitamine idrosolubili, si distinguono quelle del gruppo
B e la C, tra quelle liposolubili la A, la D e la E. Presenti anche sette degli otto aminoacidi essenziali e diversi
sali minerali (calcio, fosforo, ferro, magnesio, potassio, zinco). Un cocktail unico che spiega le innumerevoli
doti della pianta. «Facilita l'irrorazione sanguigna, migliora l'ossigenazione dei tessuti, favorisce l'eliminazione
di scorie e impurità, rigenera i tessuti danneggiati, migliorando la pelle in caso di problematiche come acne,
dermatite seborroica, psoriasi, coupcrose» spiega il dottor Bruno Brigo. «E poi eccezionale nella cura delle
ustioni; aiuta a combattere le infezioni cutanee, intime e della bocca; è un toccasana per i sintomi dell'artrite,
come dolore, limitazione dei movimenti, sensazione di calore e gonfiore». Numerose ricerche ne hanno
documentato il potere protettivo nei confronti dell'invecchiamento, data la ricchezza di antiossidanti, e la
capacità di ridurre il colesterolo nel sangue. Infine, secondo ricercatori giapponesi, il succo conterrebbe
anche tre sostanze dotate di attività antitumorale, capaci cioè di inibire la proliferazione delle cellule malate.
Al momento l'assunzione di aloè viene consigliata, in associazione ai farmaci, per ridurre gli effetti negativi
della chemioterapia e della radioterapia. Ci SONO ANCHE GLI INTEGRATORI Gli integratori a base di succo
d'aloè sono indicati in caso di digestione lenta o difficile, reflusso gastroesofageo, colon irritabile, meteorismo.
Svolgono un'azione emolliente e lenitiva del tratto gastrico, aiutano a depurare l'organismo, rigenerano la
flora intestinale. Merito degli antrachinoni, composti responsabili del sapore amaro della pianta, concentrati
soprattutto nella linfa del tronco e nelle foglie: stimolano la motilità intestinale con effetto purgante, che si
manifesta dalle sei alle 24 ore dopo l'assunzione. «È sconsigliato assumere per bocca il succo spremuto
direttamente dalla pianta, perché alcune varietà hanno un alto contenuto di aloina, un purgante amaro che
può risultare tossico a elevate concentrazioni e dare reazioni negative come crampi, vomito e diarrea»
avverte lo specialista. «I prodotti disponibili in commercio invece garantiscono la rimozione della cuticola
esterna della foglia, dove risiedono le aloine. È importante rifornirsi solo da rivenditori di fiducia e assicurarsi
che sulla bottiglia sia indicato "succo puro al 100 per cento di aloè". Bisogna preferire altresì i prodotti
provenienti da coltivazioni europee controllate lungo l'intera filiera, dalla coltivazione alla vendita, in cui siano
evitati procedimenti come pastorizzazione, filtratura e diluizione, che ne compromettono l'integrità». PER
AUMENTARE LE DIFESE Per sfruttare le qualità depurative e immunostimolanti della pianta, si consiglia un
cucchiaio di succo al risveglio a digiuno e uno alla sera, diluito in acqua o succo di frutta, per almeno 20
giorni. «È utile in quei momenti dell'anno, come i cambi di stagione, in cui mancano le forze, oppure dopo un
forte stress, una malattia o un intervento chirurgico, quando ci si sente debilitati e fragili» spiega il dottar
Brigo. Chi soffre di alitosi può trovare sollievo prendendo un cucchiaio di succo puro prima dei pasti, per
almeno 40 giorni, eventualmente con aggiunta di té verde o succo di limone. Lo stesso è consigliato a chi
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
75
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
SAPERNE DI PIU`
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 63
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
76
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
vuole disintossicarsi dalle scorie ambientali e accelerare il ricambio cellulare, per migliorare la funzionalità
degli organi "emuntori" (cute, fegato, reni, intestino) e sfoggiare una pelle più sana e luminosa. I L GEL,
OTTIMO SULLA PELLE II modo più semplice e antico per sfruttare le virtù della pianta è tagliare una foglia e
spremere il gel direttamente sulla pelle. Se si ricorre a prodotti già pronti all'uso, è bene assicurarsi che siano
a base di gel puro, che si può applicare su bruciature, irritazioni, ferite, eritema da pannolino, eruzioni
allergiche, eczemi. Allevia infatti l'infiammazione, riduce il prurito e larrossamento, accelera la riparazione di
lesioni e ferite. Può essere utilizzato in tutte le situazioni in cui è necessario calmare la pelle, per esempio
dopo l'esposizione al sole, un trattamento estetico, la depilazione o la rasatura. D'estate è perfetto come
rimedio d'emergenza per scottature solari e punture d'insetto, mentre d'inverno è efficace contro i geloni. Un
velo sulle labbra le mantiene morbide e idratate, evitando screpolature e secchezza, ed è utile anche in caso
di Herpes, perché favorisce la rapida scomparsa delle vescicole. Dopo una nottata insonne, una passata di
gel sul contorno occhi ossigena i tessuti e stimola il microcircolo con un effetto tensore, contrastando i segni
di stanchezza e prevenendo la comparsa di borse e occhiaie. È efficace per trattare le micosi dei piedi,
spalmandolo in abbondanza dopo un pediluvio a base di succo di aloè (otto cucchiai in un litro di acqua
calda). Impacchi di gel o succo danno sollievo in caso di orzaiolo, giradito, ragadi della pelle, del seno o anali.
«È consigliabile fare un test prima di usare il gel per la prima volta» sottolinea l'esperto. «Si friziona il polso
con un batuffolo di cotone imbevuto di succo: se dopo 10 minuti compaiono arrossamento o prurito, vuoi dire
che si è allergici o ipersensibili a uno dei suoi componenti». DAI DETERGENTI Al DENTIFRICI L'estratto di
Aloè vera rientra nella formulazione di numerose tipologie di cosmetici. La presenza di acido aloetico, per
esempio, dotato di potere antisettico e protettivo, lo rende ingrediente ideale di prodotti per la detersione di
viso e corpo, deodoranti e dentifrici. Per struccarsi si possono usare le schiume e i gel, perfetti per
sprigionare le virtù idratanti, addolcenti e tonificanti dell'aloè: eliminano in un solo gesto trucco e impurità,
senza seccare la pelle. I bagnodoccia sono arricchiti di oli vegetali per associare alle proprietà emollienti e
lenitive dell'aloè il giusto nutrimento e un buon livello di idratazione. Chi è spesso fuori casa o in viaggio può
utilizzare i gel purificanti senza risciacquo, che sfruttano le proprietà antisettiche e disinfettanti della pianta,
oppure le salviettine. Combinano Aloè vera e altre sostanze lenitive e calmanti, ideali anche in caso di pelli
sensibili. PREVIENE LE SCOTTATURE I solari all'aloè sono studiati per difendere la pelle dai meccanismi di
invecchiamento provocati dal sole. Contengono puro gel di aloè vera, filtri Uva e Uvb e altri ingredienti
(vitamine, acido ialuronico, oli e burri vegetali) che aiutano a preservare l'idratazione e l'elasticità della pelle.
L'azione protettiva continua alla sera, con i balsami doposole che tonificano e decongestionano la pelle
inaridita da sole e caldo, danno un'immediata sensazione di freschezza, riducono l'arrossamento e aiutano a
prevenire le spellature. BENESSERE DI PIEDI E GAMBE Esistono anche intere linee dedicate al benessere
delle gambe e dei piedi, in cui l'aloè si sposa con estratti ad azione drenante come mirtillo, centella asiatica e
ippocastano, attivi anticellulite come edera e quercia marina, erbe rinfrescanti come il mentolo o
antibatteriche come il timo. Troviamo gel a effetto ghiaccio, ideali per le gambe stanche e affaticate, fluidi
leggeri, che sgonfiano e rilassano, balsami leviganti per ammorbidire la pelle ruvida dei piedi e maschere in
patch per i talloni screpolati. TUTTO IN UNO Non serve riempire la mensola del bagno di bottigliette e flaconi,
se si ha in casa una crema universale all'aloè. Arricchite di altri ingredienti come vitamine, ceramidi, acido
ialuronico, oli vegetali, le creme multifunzione sono perfette su viso, mani e corpo e si prestano a numerosi
utilizzi. Spalmate sul viso prima di uscire di casa, proteggono dalle aggressioni esterne e contrastano le
screpolature e la disidratazione dovute a sole, vento e freddo. Alla sera, dopo la doccia, restituiscono alla
pelle idratazione ed elasticità, prevenendo i cedimenti, le smagliature e i segni dell'età. Sulle gambe,
attenuano le piccole irritazioni del rasoio o della ceretta. Dopo la spiaggia, alleviano i fastidi di un'esposizione
prolungata. All'occorrenza, si possono trasformare in trattamenti di bellezza intensivi: basta applicarne una
dose generosa sulle parti interessate (il viso, le mani, le labbra, i talloni) e lasciarla agire per qualche minuto,
prima di massaggiarla fino a completo assorbimento. La novità di quest'anno è l'olio polifunzionale: contiene
una miscela di antiossidanti, vitamine e acidi grassi polinsaturi, efficace su disidratazione, rugosità,
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 63
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
77
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
smagliature. Contrasta i processi di evaporazione transepidermica, conferisce alla pelle morbidezza e un
aspetto compatto e favorisce il ripristino del collagene. LO SPECIALISTA II dottor Bruno Brigo, specializzato
in medicina interna, terapia fisica e riabilitazione, pratica e insegna omeopatia, fitoterapia e oligoterapia a
Verona. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche e testi divulgativi su rimedi naturali e fitoterapia, è stato
presidente dell'lnternational homeopathic medicai organisation.
Le altre varietà
O O L I O ELASTICIZZANTE Dai laboratori Planter's, Oil Aloevera Riparatrice viso mani corpo, un olio
elasticizzante e nutriente perfetto in caso di disidratazione cutanea, rugosità, smagliature e ideale per le pelli
secche e stressate. In farmacia ed erboristeria, 9,80 euro.
ALOÈ ARBORESCENS E caratterizzata da foglie strette, rivestite da una spessa cuticola che contiene
un'elevata quantità di aloine, alle quali si devono le proprietà curative per stomaco e intestino ^ (ma anche la
tossicità, a d e saggi elevati).
ALOÈ FEROX Nota anche come aloè africana o selvatica, ha un succo molto ricco di micronutrienti,
soprattutto ferro, pertanto trova impiego nel trattamento dell'anemia. Esiste anche un medicinale omeopatico
a base di questa specie, utilizzato per j la cura delle emorroidi (Aloè 5 * CH, cinque granuli tre volte al dì nella
fase acuta; 9 CH cinque granuli al dì come mante% nimento).
ALOÈ CHINENSIS E originaria della Cina: è la specie meno diffusa e più costosa. Le foglie sono un
concentrato di composti antrachinonici e micronutrienti, in particolare potassio, calcio e magnesio. E
raccomandata alle donne in menopausa e agli anziani, preferibilmente in associazione con le altre l
GUIDA AGLI ACQUISTI
O PER LA PELLE IRRITATA Per tutti i casi di pelle irritata e sofferente a causa della disidratazione o
dell'azione di freddo, vento, sole, detersivi, c'è Aloè Pomata Eudermica Bio di Bios Line, che dò sollievo
grazie alla sua formula a base di Aloè e Olio di Mandorle. In farmacia ed erboristeria, tubo, IO euro.
© INTEGRATORE C O N TÉ VERDE Arricchito con un estratto secco di Té verde che favorisce il drenaggio
dei liquidi e l'equilibrio del peso corporeo, Aloè 100% Bio & Té verde di Pharmalife è un integratore
alimentare a base di Aloè gel estratto secco concentrato, che favorisce le funzioni depurative dell'organismo.
In farmacia ed erboristeria.
DETERGENTE I N T I M O LENITIVO A base di gel di Aloè vera, Intimo pH 3,5 Eco Biologico di Omia è un
detergente dermo-liquido lenitivo e addolcente per l'igiene intima quotidiana, arricchito di Acido lattico e di
Calendula officinale. Nella grande distribuzione, 5,30 euro.
© SOLLIEVO ALLE G A M B E Studiato per dare immediato sollievo alle gambe, il Gel Freddo Benex di
Erboristeria Magentina con Aloè, Menta piperita ed estratti fluidi di Ippocastano ha un effetto vasocostrittore,
anestetico, drenante e antigonfiore. In farmacia ed erboristeria, 15,60 euro.
© CREMA PROTETTIVA E IDRATANTE L'elevata quantità di Aloè vera (40%) contenuta in Aloè Crema Viso
di Equilibra idrata, protegge e riequilibra la pelle del viso. Contiene anche olio di Mandorle dolci, vitamina E e
filtro solare, che previene i danni da fotoinvecchiamento. Nella grande distribuzione, 7,40 euro.
O TAVOLETTE ALLEATE DELL'INTESTINO Biologico e 100 per cento naturale, Sollievo Bio Tavolette di
Aboca favorisce il fisiologico transito intestinole grazie alla sua azione polifunzionale dovuta alla sinergia di
fitocomplessi di Aloè e Cassia, Finocchio, Carvi e Cumino, Tarassaco e Cicoria. In farmacia ed erboristeria,
90 tavolette, 11 euro.
© MASCHERA PER CAPELLI FINI E SOTTILI Grazie all'Aloè vera che garantisce idratazione e volume
senza appesantire, la Maschera Volume di EuPhidra Bodyclean è ideale per i capelli fini e sottili. Inoltre, il
pantenolo restituisce vitalità alle chiome danneggiate e secche, mentre la vitamina E impedisce la perdita di
lucentezza e colore. In farmacia, 5,90 euro.
© IN AIUTO DELLA DIGESTIONE L'integratore Aloè vera della linea Full Potency Herbs di Solgar contiene
concentrato in polvere di succo di foglie di Aloè Barbadensis, che facilita la digestione e la funzionalità
epatica. In farmacia ed erboristeria, 100 capsule vegetali, 24,60 euro.
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 63
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
78
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
W LOZIONE EMOLLIENTE La Lozione Mani e Corpo Herbal Aloè di Herbalife è lenitiva ed emolliente sulla
pelle. Contiene anche burro di Karité, che difende dall'aggressione degli agenti atmosferici. Acquistabile
attraverso i distributori indipendenti Herbalife (www.herbalife.it), 11,79 euro.
Foto: • Basta un solo prodotto, in crema, gel o sotto forma di olio, per rispondere a diverse esigenze ip
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 68
(diffusione:114106, tiratura:198093)
LO SCREENING CHE TI SALVA LA VITA
ELIANA GIURATRABOCCHETTI
Quasi sempre conseguenza della trasformazione maligna di alcuni polipi intestinali, quello del colon retto è il
secondo tumore più diffuso in Italia fra le donne dopo quello del seno, con 19.500 nuovi casi l'anno, e il terzo
fra gli uomini, stando ai dati del Ministero della salute. Dato che queste lesioni della mucosa dell'intestino
possono impiegare dai 7 ai 15 anni per diventare maligne, lo screening è fondamentale. Di campagne di
prevenzione ce ne sono tante, eppure il numero dei tumori sembra essere in crescita. «In realtà l'aumento di
tali neoplasie è in parte legato più all'età che alla mancata prevenzione» spiega il dottor Antonio Amato. «Si
tratta, infatti, di una malattia che colpisce prevalentemente oltre i 50 anni. Vivendo più a lungo, aumenta
l'incidenza. Anzi, negli ultimi tempi c'è stata una diminuzione della mortalità legata proprio alla diagnosi
precoce». A DISCREZIONE DI OGNI REGIONE Per scoprire la presenza di tumori, benigni o maligni, situati
nel colon (grosso intestino), l'esame di screening consigliato è la ricerca del sangue occulto nelle feci.
«Bisogna precisare che da quando la sanità è stata regionalizzata, ognuno sceglie come procedere: lo
effettuano tutte le regioni del Nord Italia, alcune del Centro, la Campania e la Basilicata al Sud» continua il
dottor Amato. «Il funzionamento è molto semplice, ma può variare da regione a regione, per quanto riguarda
la fascia d'età o le modalità organizzative. In Liguria, per esempio, le Asl o le strutture predisposte inviano
una lettera a tutti gli uomini e le donne, di età compresa fra i 50 e i 69 anni, chiedendo di sottoporsi a questo
esame, e assicurando ulteriori approfondimenti da eseguirsi nelle strutture ospedaliere della Regione». Tutti
gli esami, da quello di screening agli eventuali trattamenti successivi, sono gratuiti. La lettera d'invito viene
inviata a tutti indistintamente e, anche se non si avvertono sintomi, è sempre consigliato sottoporsi agli esami
di screening perché anche piccoli polipi possono creare un sanguinamento non visibile a occhio nudo. Per
avere informazioni bisogna contattare i dipartimenti di sanità della regione in cui si risiede o le Asl di
competenza territoriale. I L TEST SI CONSEGNA IN FARMACIA È sufficiente recarsi in farmacia con la
lettera di invito allo screening per ricevere il kit contenente il materiale necessario per il prelievo (flaconcino,
busta di plastica e istruzioni). Il test dev'essere svolto al mattino. Le feci vanno raccolte in un contenitore
pulito, non contaminato con urina o altri liquidi. Si apre il flaconcino facendo attenzione a non rovesciare il
liquido all'interno e si inserisce il tappo, dotato di un bastoncino, in tre o quattro punti del campione di feci in
modo che una parte rimanga attaccata al bastoncino. Si richiude con cura il flacone, lo si inserisce nella busta
di plastica e lo si consegna in farmacia (può essere conservata in frigorifero per tre giorni al massimo)
assieme al foglio di invito allo screening compilato in ogni sua parte: firma, data della raccolta e recapito
telefonico. Essendo un test di ultima generazione, non è necessario seguire alcuna indicazione particolare,
né a livello di dieta né di farmaci: per esempio, chi segue una cura a base di ferro può continuare a prenderlo.
L'unica accortezza è non eseguirlo durante le mestruazioni. Pur essendo in grado di rilevare piccole quantità
di sangue nelle feci, presenta dei limiti. Anche in presenza di tumori o polipi, infatti, potrebbe dare esito
negativo perché questi potrebbero non sanguinare o farlo in maniera irregolare. «Le linee guida nazionali e
internazionali raccomandano di eseguire l'esame ogni due anni e sarà cura della struttura sanitaria inviare un
nuovo invito per lo screening» spiega il dottor Amato. «È importante però, in questo intervallo di tempo, farsi
visitare dal proprio medico di base se si dovessero presentare sangue nelle feci, alterazione dell'alvo* o
disturbi intestinali prolungati». L'ESITO DOPO UN MESE Normalmente la risposta arriva fra i 15 e i 30 giorni
dalla data di consegna. In caso di esito negativo viene inviata per posta a casa della persona interessata.
Potrebbe anche capitare di ricevere un ulteriore invito a rifare il test perché il campione di feci non è
sufficiente o perché ci si è dimenticati di inserire qualche dato (soprattutto la data del prelievo) quando è stato
consegnato il kit al farmacista. Se, invece, dovesse esserci una positività, si verrà contattati dal medico di
base o dal Centro operativo screening, a seconda della regione in cui si risiede. È bene precisare che la
presenza di sangue occulto nelle feci non significa automaticamente tumore. Perciò, in caso di esito positivo,
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
79
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
PREVENIRE E CURARE
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 68
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
80
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
è consigliato un ulteriore accertamento, la colonscopia, che nella maggior parte dei casi non rivela la
presenza di tumori ma di qualche piccolo polipo. ESAME SPIACEVOLE MA FONDAMENTALE «II vero
esame per la prevenzione del tumore del colon-retto è la colonscopia. Ma non si può certo obbligare l'intera
fascia della popolazione fra i 50 e i 69 a sottoporsi a un esame così invasivo solo per screening. Senza
considerare i notevoli costi che avrebbe sulla sanità regionale» precisa il dottor Amato. La colonscopia viene
effettuata presso i reparti di endoscopia digestiva delle strutture ospedaliere accreditate. Consiste
nell'esplorazione di tutto il grosso intestino mediante l'introduzione di una sonda ottica flessibile, del diametro
di un centimetro, attraverso l'ano. Per distendere la parte intestinale viene insufflata dell'aria, una manovra
che può creare qualche spasmo o una sensazione di gonfiore. Se durante l'esame si trovano dei polipi si
procede direttamente alla loro asportazione. Eventuali ulteriori controlli ed esami sono decisi in base al
numero di polipi trovati, alle loro dimensioni e al risultato dell'esame istologico. La colonscopia, pur essendo
un esame invasivo, non ha grosse controindicazioni. Sono pochi, infatti, i casi di emorragie e ancora più rari
quelli di perforazioni intestinali. Queste complicanze si presentano soprattutto quando si asportano polipi di
dimensioni maggiori di un centimetro: ecco perché in questo caso solitamente si tende a rinviare la
polipectomia e a eseguirla in regime di ricovero. Alla fine viene introdotta nell'ano un'altra piccola sonda che
serve per aiutare l'eliminazione dell'aria nell'intestino. L'esame, che dura circa 30 minuti, prevede una
sedazione, tranne rari casi nei quali si esegue in narcosi, per esempio per intolleranza individuale o intestino
circonvoluto. Poiché non si può guidare dato che i riflessi sono rallentati, è meglio essere accompagnati da
un familiare. EREDITARIETÀ E FAMILIARITÀ «I fattori di rischio del tumore al colon retto sono
essenzialmente legati alla genetica e a fattori ereditari, ma nella maggior parte dei casi si tratta di forme
sporadiche» prosegue il dottar Amato. «Le forme ereditarie sono abbastanza rare mentre un po' più frequenti
sono le forme familiari, quali la Hnpcc*, nelle quali la presenza di mutazioni genetiche, ora riconosciute, è
all'origine di più casi all'interno dello stesso gruppo familiare. Fra i fattori di rischio vanno anche citati la
presenza di malattie infiammatorie croniche intestinali, soprattutto se insorte da lungo tempo, o di
consanguinei di I grado affetti da un cancro del colon-retto. Sicuramente poi una dieta ricca di frutta e verdura
e povera di grassi, unita a un'attività fisica regolare, ha un ruolo protettivo». U N A TECNICA MININVASIVA
Per quanto riguarda la cura, che comunque è sempre chirurgica, bisogna distinguere tra tumore al colon e
tumore al retto. «Nel caso del colon, la principale innovazione degli ultimi 15-20 anni è stata l'introduzione
della laparoscopia. E meno dolorosa perché la ferita è meno estesa, ha un decorso post operatorio più
semplice, la degenza è più corta rispetto al passato e le cicatrici che rimangono sono di piccole dimensioni»
specifica il dottar Amato. Si tratta di una tecnica mim'nvasiva che, attraverso uno strumento chiamato
laparoscopio, permette di vedere all'interno dell'addome. Il laparoscopio è simile a un telescopio, ha un
diametro di 10 mm, è dotato di fibre ottiche ed è collegato a un monitor che proietta le immagini dell'interno
del corpo. Durante l'operazione vengono effettuate alcune piccole incisioni attraverso le quali viene inserito il
laparoscopio e gli strumenti chirurgici. A questo punto l'immagine dell'interno viene ingrandita e si può
procedere all'operazione. Questa prevede l'anestesia generale e dura mediamente due ore. Anche se
mininvasiva, la laparoscopia resta sempre un intervento chirurgico: perciò, una volta a casa, è necessario
stare a riposo per qualche giorno. È consigliabile non sollevare pesi e non chinarsi e, in caso di lavori pesanti,
attendere la completa cicatrizzazione prima di ricominciare. La laparoscopia non è però adatta a tutti: è
controindicata nelle neoplasie avanzate che infiltrano organi vicini o nei pazienti che hanno subito più
operazioni. In questi casi si procede con un'operazione tradizionale, ma il tipo di resezione intestinale è
uguale e indipendente dall'accesso chirurgico scelto. L'operazione si svolge in anestesia generale, in genere
dura meno rispetto alla laparoscopia, prevede il ricovero in ospedale e una degenza più lunga rispetto alla
laparoscopia. I tempi di ripresa dipendono dalla persona: ci possono volere anche settimane. SEMPRE
MENO ASPORTAZIONI TOTALI «La chinirgia resettiva oncologica del retto ha conosciuto negli ultimi 20-25
anni una serie di progressi tecnici e tecnologici che hanno consentito di ridurre progressivamente la
percentuale di recidive locali, oggi inferiore al 5 per cento, e di limitare i pazienti sottoposti al
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 68
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
81
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
confezionamento di una stomia definitiva, cioè all'apertura dell'intestino sulla parete addominale con la
creazione di un ano artificiale. L'asportazione del retto può, tuttavia, comportare dei disturbi della funzione
intestinale quali episodi minori di incontinenza, urgenza defecatoria o aumento del numero delle evacuazioni,
che possono essere controllate e ridotte attraverso tecniche di riabilitazione post-operatoria. L'intervento dura
circa due-tre ore, prevede l'anestesia generale, un ricovero e una degenza dai sei agli otto giorni. I I RUOLO
DI CHEMIO E RADIO Nei tumori del colon-retto, un ruolo importante è ricoperto dalla chemioterapia e dalla
radioterapia. «Nei tumori del retto localmente avanzati, attualmente si usa la chemioradioterapia
neoadiuvante, cioè prima dell'intervento. Nel 20 per cento circa dei casi il tumore scompare» prosegue il
dottor Amato. Cosa fare in questi casi? «È una situazione delicata. Gli esami strumentali di cui disponiamo
oggigiorno, infatti, non possono stabilire con certezza se la regressione tumorale è stata completa, soprattutto
nei linfonodi attorno al retto. A questo punto ci sono due strade da seguire: una convenzionale, cioè operare
come se ci fosse ancora il tumore, l'altra in corso di studio, ossia sorvegliare attentamente il paziente per
diagnosticare precocemente eventuali riprese di malattia». In generale, la chemioterapia può essere
neoadiuvante o adiuvante. Nel primo caso viene associata alla radioterapia ed è impiegata per ridurre le
dimensioni del tumore, facilitarne l'asportazione e migliorare il controllo locale della malattia. La
chemioterapia adiuvante, invece, viene usata dopo l'operazione per ridurre il rischio di recidive. I farmaci
chemioterapici vengono somministrati per infusione in vena o per bocca, in compresse. Un trattamento
completo, da eseguire in ospedale, prevede la somministrazione di vari farmaci nel giro di qualche giorno.
Segue una pausa di qualche settimana utile per riprendersi dagli eventuali effetti collaterali. Questi, che
variano da persona a persona, sono solitamente una grande stanchezza, possibile anemia, nausea, vomito e
tendenza a sviluppare piccole emorragie. Anche la radioterapia può essere neoadiuvante o adiuvante. Il
trattamento va eseguito in ospedale e prevede l'esecuzione di una tomografia computerizzata* (Tac o Te)
senza mezzo di contrasto, così che il radioterapista possa definire il volume da trattare. Finito questo esame
vengono fatti sulla cute dei piccoli tatuaggi puntiformi con inchiostro indelebile che delimitano il volume. In
questo modo viene garantita la ripetibilità e l'esattezza della cura. L'esecuzione di una seduta di radioterapia
è quotidiana per cinque giorni alla settimana e viene eseguita per circa cinque settimane di fila. La seduta è
molto breve e non si sente dolore. Gli effetti collaterali sono in genere limitati a fenomeni irritativoinfiammatori locali.
LO SPECIALISTA II dottor Antonio Amato è direttore della S. d. di colonproctologia dell'Ospedale di Sanremo
(Im) e responsabile clinico dello screening del cancro colorettale dell'AsI 1 - Regione Liguria. È presidente
della Società italiana di chi rurgia colo-rettale e membro del Governing council della Mediterranean society of
coloI proctology.
COM'È FATTO L'ORGANO II colori, chiamato anche intestino crosso, rappresenta la parte finale
dell'intestino. È lungo mediamente un metro e mezzo ed è suddiviso in cieco, colon ascendente, colon
trasverso, colon discendente, sigma e retto. Rispetto all'intestino tenue è più corto ma ha un aiametro m a g g
i o r e , che via via che si arriva al retto diminuisce progressivamente. Oltre a essere il tratto in cui fa
digestione rallenta, inizia la formazione delle feci e l'assorbimento del contenuto di acqua e di sali minerali.
Nel colon, infatti, sono presenti numerosi batteri che formano la flora batterica intestinole, che svolgono
funzioni importanti per l'uomo perché sono in grado di sintetizzare alcune vitamine, come quelle del gruppo B
e K, e limitano la crescita di batteri dannosi.
UN'ALTERNATIVA POCO USATA Un altro esame utilizzato in alcuni programmi di screening, in
associazione o in sostituzione della ricerca del sangue occulto nelle feci, è la rettosigmoidoscopia. «La scelta
di un esame o dell'altro dipende dalle Regioni. In Italia questa opzione è stata attivata solo in Piemonte per
un periodo limitato di tempo» precisa il dottor Amato. Si tratta di un esame che esplora la parte finale
dell'intestino, il retto e il sigma, dove è stato stimato che si sviluppa circa il 70 per cento dei tumori del colonretto. La popolazione bersaglio è analoga alle altre indagini di screening. L'esame si esegue inserendo
nell'ano un endoscopio flessibile largo circa un centimetro, per monitorare la situazione all'interno del retto-
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 68
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
82
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
sigma e dell'ano stesso. Per ottenere una visibilità migliore si insuffla dell'aria. Normalmente questo esame
non causa dolore, ma solo un po' di fastidio nel momento in cui si inserisce l'aria. Se dovessero essere
presenti polipi, questi possono essere asportati e inviati ai laboratori per eseguire l'esame istologico. Rispetto
alla ricerca del sangue occulto nelle feci, la rettosigmoidoscopia ha un'efficacia maggiore nell'individuare i
polipi e i tumori, ma non è in grado di scoprire quelli situati nella parte prossimale del colon-retto. Se si
riscontrano polipi di uno o più centimetri si consiglia di approfondire con la colonscopia per esaminare tutto il
colon.
PREPARARSI ALLA COLONSCOPIA Prima di eseguire la colonscopia è importante che l'intestino sia pulito
per permettere una visuale ottimale e non dover ripetere l'esame. Bisogna seguire, quindi, un preciso regime
alimentare. Quattro giorni prima dell'esame si inizia a evitare frutta, verdura e legumi, mentre il giorno
precedente la cena deve limitarsi all'assunzione di liquidi. Vanno anche assunti dei lassativi, a partire da due
giorni prima della colonscopia, che verranno indicati dal proprio medico.
I NUOVI FARMACI BIOLOGICI
Una delle novità più interessanti nella cura del tumore del colonretto è l'introduzione di farmaci più selettivi
per le cellule tumorali, i cosiddetti farmaci biologici o farmaci a bersaglio molecolare. Sono com- posti da
molecole che vanno ad agire contro bersagli specifici presenti nel tumore, inibendone la crescita e la
diffusione. Proprio perché diretti contro processi specifici del cancro, possono essere potenzial- mente più
efficaci delle terapie tradizionali e meno tossici per le cellule sane. In effetti, tali farmaci hanno una tossicità
bassa e migliorano la qualità di vita del malato. Al momento non sostituiscono la radio- terapia o la
chemioterapia, ma vengono utilizzati in schemi terapeutici integrati con le altre cure, compresa la chirurgia.
Alcuni sono efficaci solamente nei tumori con caratteristiche bio-molecolari particolari, che quindi devono
essere accertate prima dell'inizio della terapia. Finora i farmaci biologici sono stati impiegati soprattutto nel
trattamento dei pazienti con metastasi, che rappresentano circa il 20-25 per cento dei casi al momento della
diagnosi. Gli studi clinici hanno dimostrato un aumento della sopravvivenza, della regressione tumorale, della
resecabilità chirurgica delle lesioni metastatiche.
GLI INDIRIZZI MILANO Ospedale Niguarda Ca' Granda, Dipartimento di chirurgia generale oncologica e
mininvasiva, tei. 02/64447918 NAPOLI Istituto dei tumori Ireos "G. Pascale", Chirurgia oncologica
addominale a indirizzo generale, tei. 081/5903556 REGGIO EMILIA Arcispedale Santa Maria Nuova,
Chirurgia generale a prevalente indirizzo oncologico e ricostruttivo, tei 0522/296527 ROMA Policlinico
Gemelli Unità operativa di Chirurgia generale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore tei. 06/3503344
SANREMO (IM) Ospedale di Sanremo, Struttura dipartimentale di colonproctologia, tei. 0184/536021
TORINO Ospedale San Giovanni Battista (Molinette), Centro di chirurgia mininvasiva dell'Università degli
Studi, tei. 011/6335524.
ABCDizionario
ALTERAZIONI DELL'ALVO: squilibri del canale intestinale che riguardano in particolare la funzione della
defecazione, come incontinenza, diarrea o stipsi cronica. HNPCC: Hereditary nonpolyposis colon cancer, o
sindrome di Lynch, malattia tumorale ereditaria caratterizzata dall'insor- genza di una neoplasia al colon a
circa 45 anni (sindrome di Lynch I) e da altre neoplasie all'endometrio, ovaio, stomaco, tratto urinario, dotti
biliari (sindrome di Lynch II). TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA: esame radiologico, noto anche come Tac,
in cui i dati, raccolti dal passaggio di vari fasci di raggi X nell'area interessata, sono rieâ„¢ laborati da un
computerà così da ricostruire un'immagine tridimensionale dei diversi tipi di tessuto^
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 90
(diffusione:114106, tiratura:198093)
RENI SOTTO CONTROLLO
Valerio Ghitti
In passato si parlava di insufficienza renale solo quando i reni erano ormai quasi completamente
compromessi ed era necessario il ricorso alla dialisi. Oggi invece con questo termine si intende qualsiasi
decadimento della normale funzionalità dei reni, cioè la loro capacità di filtrare il sangue per eliminare scorie e
tossine, di bilanciare e controllare i livelli di liquidi e sali nell'organismo, di sintetizzare importanti ormoni. Ben
il 7 per cento degli italiani (circa 4 milioni) si ritrova a fare i conti con questo problema nella sua forma cronica,
anche se la maggior parte (circa 3 milioni e mezzo) spesso lo ignora, perché nelle fasi iniziali non ha sintomi.
Ma la diagnosi precoce può fare la differenza, preservando più a lungo l'integrità di questi preziosi organi. U
N RIDOTTO AFFLUSSO DI SANGUE Acuta o cronica che sia, l'insufficienza renale può dipendere da molte
cause: pre-renali, renali o post-renali. Le prime comprendono tutte quelle problematiche che determinano un
ridotto afflusso di sangue ai reni (ipoperfusione renale), che impedisce di svolgere correttamente la loro
funzione di filtro: se l'ipoperfusione è lieve, in genere il rene vi pone rimedio attivando meccanismi di
compensazione, altrimenti finisce per danneggiarsi. «Succede per esempio in caso di malattie del cuore che
riducono la portata del flusso sanguigno, come lo scompenso cardiaco. Oppure in caso di restringimenti delle
arterie che portano sangue al rene, con conseguente riduzione del flusso a questi organi (in seguito per
esempio ad aterosclerosi*) o di riduzione del volume del sangue circolante dovuta a una forte disidratazione o
a un'emorragia. Due evenienze, queste ultime, all'origine soprattutto di insufficienza renale acuta» spiega il
professor Giovambattista Capasso. INFEZIONI E OSTRUZIONI Tra le cause renali propriamente dette,
invece, ci sono le infiammazioni come le pielonefriti o le glomerulonefriti, le infezioni virali o Datteriche e le
intossicazioni da farmaci, per esempio da certi antibiotici ma anche da alcuni mezzi di contrasto utilizzati per
eseguire esami radiografici. «Anche malattie generali dell'organismo possono nuocere ai reni: è il caso, per
esempio, di diabete e ipertensione, che danneggiano i vasi sanguigni, compresi quelli renali» ricorda il
professore. Peraltro si crea così anche un circolo vizioso, perché un rene malato contribuisce, a sua volta, ad
alimentare l'ipertensione, che lo compromette ulteriormente: sono, infatti, proprio questi organi a produrre la
renina, che tiene sotto controllo e nei valori normali la pressione sanguigna. E i fattori post-renali? «Si tratta di
problematiche ostruttive come calcoli renali, ipertrofia della prostata o grosse forme tumorali, che ostacolano
il normale deflusso deU'urina, aumentando così la pressione interna ai reni e quindi danneggiandoli»
chiarisce l'esperto. A LUNGO SILENZIOSA L'insufficienza renale cronica comincia senza dare sintomi: «Al
primo stadio, infatti, il danno renale può essere scoperto solo con l'esame delle urine, che rivela la presenza
di proteine» continua il professor Capasso. «Poi, al secondo stadio, oltre alla proteinuria si hanno valori limite
della creatinina nel sangue». Possono cominciare a modificarsi anche i valori della pressione sanguigna, così
come comparire alterazioni dei reni che però si evidenziano solo con un'ecografia e una radiografia. «Veri e
propri sintomi cominciano a manifestarsi dal terzo stadio dell'insufficienza renale cronica: una leggera
anemia, dovuta al fatto che i reni cominciano a non produrre più correttamente l'eritropoietina*, si associa a
un colorito lievemente più pallido e a una tendenza a inappetenza e stanchezza dopo i pasti» racconta
Capasso. Si registra anche un aumento dell'azotemia, cioè il tasso nel sangue di sostanze azotate, tra cui
l'urea*, sintetizzate dal fegato e che normalmente devono essere eliminate dai reni. Poi SUBENTRANO LE
COMPLICANZE Con l'avanzare del danno renale, al quarto e quinto stadio, si determinano tutta una serie di
complicanze, come l'acidosi metabolica (cioè un aumento dell'acidità del sangue) e uno squilibrio dei sali
minerali, con un incremento dei livelli di potassio e di fosforo, un calo di quelli del calcio e una ridotta
eliminazione del sodio. Sono proprio questi squilibri a peggiorare il quadro generale: troppo potassio
favorisce la comparsa di aritmie cardiache, il sodio aumenta la ritenzione di liquidi anche a livello di altri
organi come i polmoni e peggiora l'ipertensione, mentre la riduzione del calcio e l'eccesso di fosforo
espongono a problemi ossei e rischi di fratture. L'accumulo di sostanze azotate nel sangue è tale per cui si ha
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
83
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
PREVENIRE E CURARE
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 90
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
84
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
un'intossicazione generale o uremia, termine con il quale si identifica proprio l'ultimo stadio dell'insufficienza
renale. E così si manifestano profonda stanchezza e forte anemia, colorito molto pallido, gonfiore diffuso,
oliguria (eliminazione di meno di 400 mi di urina in 24 ore), disturbi dell'attenzione e sonnolenza, pelle che
comincia come a sfogliarsi al tatto, difficoltà a respirare, alito che odora di pipì, disturbi gastrointestinali e
problemi anche ad altri organi (come insufficienza cardiaca ed edema polmonare*). I sintomi dell'insufficienza
renale acuta sono sostanzialmente gli stessi della forma cronica, ma concentrati in un tempo estremamente
ridotto: in generale, già nell'arco di 24-48 ore la compromissione dei reni è tale da non riuscire più a eliminare
sufficiente urina (oliguria o addirittura anuria, cioè meno di 50 mi nell'arco di 24 ore). L'insufficienza renale
acuta richiede interventi d'urgenza e il ricovero in ospedale, dove si cerca di rimuovere la causa scatenante,
per esempio con infusione di liquido in caso di disidratazione o trasfusioni se si è verificata un'emorragia.
Eventualmente si ricorre anche alla dialisi, monitorando i reni fino al recupero della loro funzionalità. Non è
però detto che questo avvenga completamente e può quindi instaurarsi un danno renale cronico.
CORREGGERE SUBITO LO STILE DI VITA Quando il rene è danneggiato in maniera cronica, quello che si
cerca di fare è allontanare il più possibile nel tempo il momento in cui si renda indispensabile sostituire il rene
nelle sue funzioni o con la dialisi o con il trapianto, rallentando l'evoluzione dell'insufficienza e prevenendo o
curandone le complicanze. Chiaramente prima si diagnostica il problema, più facilmente si raggiunge questo
obiettivo conservativo. Al primo stadio si interviene correggendo lo stile di vita, quindi niente fumo e
sedentarietà e drastica riduzione di sale, proteine e cibi ricchi di colesterolo. «Si modifica il regime alimentare
con una dieta, elaborata dal nutrizionista, a basso contenuto di proteine e di alimenti ricchi di fosforo e
potassio» sottolinea il professor Roberto Corciulo. «In più vengono in aiuto i farmaci: antipertensivi per tenere
sotto controllo i valori della pressione sanguigna, ferro ed eritropoietina contro l'anemia, diuretici per
contrastare l'eccesso di liquidi; chelanti per correggere i livelli di fosforo, derivati della vitamina D per quelli di
calcio e bicarbonati per l'acidosi metabolica». U N FILTRO ALTERNATIVO Quando però i reni non riescono
più a svolgere il loro lavoro, occorre trovare "filtri alternativi". La terapia sostitutiva è rappresentata dalla
dialisi. «Essa si rende necessaria quando l'insufficienza renale cronica è al quinto stadio, se contestualmente
sopraggiungono anche sintomi come affanno, senso di gonfiore agli arti, nausea, vomito al mattino,
inappetenza, debolezza molto importante e non si riesce più a tenere sotto controllo la pressione sanguigna.
Anche in eventuale assenza di sintomi si considera indispensabile quando la velocità di filtrazione dei reni
scende sotto i 6-7 mi al minuto» precisa il professor Corciulo. «Bisogna inoltre continuare anche con la
strategia terapeutica dietetica (alimentazione a basso contenuto di fosforo e potassio) e assumere i farmaci
che aiutano a contrastare le complicanze». Esistono sostanzialmente due tipologie di dialisi, quella
peritoneale e quella extracorporea, meglio nota come emodialisi. «A meno che la dialisi non si renda
necessaria d'emergenza, cosa che succede in circa il 25 per cento dei casi e allora di solito si opta per
l'emodialisi, la persona dev'essere accuratamente informata delle opzioni disponibili, dei vantaggi e dei limiti
di ciascuna, in modo da poter fare la scelta che fa al caso proprio» continua il professor Corciulo. Secondo gli
ultimi dati diffusi all'ultimo convegno del Gruppo di studio dialisi peritoneale, però, solo 220 fra gli oltre 320
centri dialisi pubblici distribuiti sul territorio nazionale (quindi 2 su 3) offrono la possibilità della dialisi
peritoneale e quindi per molti la scelta diventa obbligata verso l'emodialisi. Si PUÒ FARE ANCHE A CASA La
dialisi peritoneale sfrutta le proprietà filtranti caratteristiche del peritoneo, la membrana che riveste le pareti
della cavità addominale e i visceri contenuti in essa. «Richiede l'inserimento, mediante un piccolo intervento
chirurgico, di un catetere nella parete addominale, attraverso il quale si introduce una soluzione specifica,
ipertonica, in grado quindi di sottrarre dai vasi sanguigni presenti nel peritoneo le scorie, i sali e l'acqua in
eccesso che i reni non riescono a eliminare» spiega il professor Corciulo. Può essere eseguita manualmente
oppure in modo automatizzato, grazie a uno specifico macchinario (cycler). Nel primo caso, è la persona
stessa o un familiare a scambiare la soluzione sterile circa 3-4 volte al giorno (cioè il drenaggio della vecchia
souzione e l'introduzione di quella nuova), mentre nel secondo la persona si collega alla macchina durante la
notte (mentre dorme) e questa, autonomamente, esegue 5-6 scambi della soluzione. Tra i vantaggi della
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 90
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
85
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
dialisi peritoneale c'è quello di poter essere effettuata a casa e in autonomia (la variante manuale richiede
solo 15-20 minuti a scambio, per un totale di circa un'ora di impegno quotidiano): questo si traduce in una
maggiore qualità della vita. «Inoltre, poiché quotidiana, permette di depurare il sangue in modo più graduale e
continuo, eliminando anche i liquidi in eccesso un poco ogni giorno. Questo è meno stressante per
l'organismo, che non è esposto a un accumulo di liquidi eccessivo né poi a una rapida e brusca eliminazione
degli stessi» evidenzia il professor Corciulo. Proprio perché anche i reni non subiscono una disidratazione
forzata, riescono a mantenere più a lungo un residuo di attività funzionale. «L'unica possibile complicanza è
rappresentata dalla peritonite, dovuta all'eventuale ingresso di batteri durante l'introduzione della soluzione: è
una complicanza non frequente e si cura con antibiotici inseriti nella soluzione stessa, senza dover
interrompere la dialisi» continua Corciulo. COME UN RENE ARTIFICIALE Si può ricorrere anche a una
macchina in grado di fungere da rene esterno: è quello che fa l'emodialisi. «In pratica il sangue viene fatto
scorrere in un circuito esterno al corpo (circolazione extracorporea) e depurato dalla macchina attraverso un
filtro che elimina le scorie del metabolismo, i sali e l'acqua in eccesso, per poi essere reimmesso
nell'organismo» spiega il professor Corchilo. Sono necessarie tre sedute settimanali a giorni alterni, della
durata massima di 4 ore, da svolgere in un centro dialisi, sotto la gestione completa del personale
ospedaliere. La persona viene collegata alla macchina pungendo un vaso venoso: poiché il flusso deve
raggiungere i 300 mi/minuto, si prepara prima la vena collegandola chirurgicamente a un'arteria (la cosiddetta
"fistola artero-venosa"). Se non è possibile, si può prelevare con un catetere il sangue dalle vene più grosse,
come la giugulare. L'emodialisi è, al giorno d'oggi, ben tollerata nella maggior parte dei casi ed è efficace
tanto quanto la peritoneale, ma richiede l'ingresso in ospedale un giorno sì e un giorno no: un pendolarismo
che certamente non aiuta la qualità della vita. Inoltre, proprio perché discontinua, il corpo subisce una forte
disidratazione, con un calo di peso elevato e quindi nella fase post-dialisi ci si sente molto deboli. Questo
compromette nell'arco di pochi mesi anche la residua attività dei reni. Resta però il fatto che questa dialisi può
essere portata avanti sempre perché il rene artificiale non esaurisce la propria capacità filtrante. «Esiste
anche la possibilità di una emodialisi domiciliare, con l'utilizzo di macchinari specifici, portatili che si possono
usare da soli a casa, dopo essere stati addestrati a pungersi la vena per effettuare la circolazione
extracorporea: questa permette trattamenti brevi e ripetuti quotidianamente, nell'ordine di 2-3 ore al giorno
per 5-6 giorni a settimana e quindi si avvicina, per continuità, a quella peritoneale» ricorda l'esperto. È però
ancora poco diffusa. I L TRAPIANTO, VERA CURA RISOLUTIVA «Sostituire il rene malato con uno sano,
attraverso un trapianto d'organo, è l'unica cura davvero risolutiva dell'insufficienza renale» precisa il professor
Corciulo. In genere vengono messi in lista d'attesa quei soggetti che sono già in dialisi, a patto che abbiano
caratteristiche di idoneità: non devono per esempio avere malattie del sangue come la leucemia, altri tumori o
insufficienze di organo, per esempio a cuore o polmoni. «Non importa più solo l'età anagraf ica. per la quale
in passato erano automaticamente esclusi gli over 60: quelle che contano sono le condizioni generali della
persona. Chi ancora non è arrivato alla dialisi può essere comunque messo in una lista d'attesa "predialitica": il problema della scarsità di organi disponibili (5 mila sono in attesa di trapianto, ma nel 2013 i
trapiantati sono stati solo 1500), sui quali hanno la precedenza i dializzati, li rende però candidabili solo a un
eventuale trapianto da vivente, quindi un rene donato, per esempio, da un parente compatibile.
G L I SPECIALISTI II professor Giovambattista Capasso è responsabile dell'Unità operativa complessa di
nefrologia del Primo Policlinico di Napoli. Professore ordinario di nefrologia e direttore del dottorato di ricerca
in Scienze nefrologiche e della Scuola di specializzazione in nefrologia della Seconda Università di Napoli, è
l'attuale presidente della Società italiana di nefrologia (Sin).
Il professor Roberto Corciulo è specialista nefrologo presso il Dipartimento di nefrologia, dialisi e trapianto
dell'Azienda ospedaliero-consorziale Policlinico, Università di Bari. È inoltre coordinatore del comitato
scientifico del Gruppo di studio dialisi peritoneale della Società italiana di nefrologia.
P U Ò ESSERE ACUTA 0 CRONICA Si distinguono due differenti forme di insufficienza renale, quella acuta
e quella cronica. «Nella forma acuta, i reni vanno incontro a una seria perdita della loro funzionalità in breve
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 90
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
86
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
tempo, in genere ore o comunque pochi giorni, tanto da richiedere il ricovero in ospedale. Purtroppo ha esiti
fatali in circa il 5 0 per cento dei casi, anche se r tunatamente questi numeri sono in calo» spiega il professor
Capasso. «La forma cronica, invece, si instaura lentamente nel corso di mesi o anche anni, passando
attraverso cinque stadi caratterizzati da un peggioramento graduale della velocità di filtrazione del rene,
misurata per mi al minuto».
P r i m o s t a d i o : danno renale con funzione normale o ridotta. Velocità di filtrazione: sopra 9 0 mi/min. S e
c o n d o s t a d i o : danno renale con compromissione funzionale lieve. Velocità di filtrazione: 60-89 mi/min.
Terzo stadio: danno renale con compromissione funzionale moderata. Velocità di filtrazione: 30-59 mi/min. Q
u a r t o s t a d i o : danno renale con compromissione funzionale seria. Velocitò di filtrazione: 15-29 mi/min. Q
u i n t o s t a d i o : insufficienza renale terminale o uremica. Velocità di filtrazione: sotto 15 mi/min.
QUALI ESAMI PER LA DIAGNOSI?
La diagnosi parte da due semplici esami: del sangue e delle urine. «Eseguirli periodicamente è anche la
prima regola per tenere sotto controllo la salute dei reni, valida per tutti e a maggior ragione per chi presenta
fattori di rischio come ipertensione, diabete e ipercolesterolemia» raccomanda il professor Capasso. In
particolare, si controllano nel sangue i livelli di creatinina (creatininemia), una sostanza che deriva dal- la
degradazione della proteina creatina e che viene normalmente filtrata dai reni. I valori normali sono 0,5-1
mg/dl nella donna e 0,7-1,2 mg/dl nell'uomo e un suo aumento è segno di un danno renale. Inoltre, grazie a
una specifica formula che considera, oltre alla creatininemia, anche peso, sesso ed età della persona, si
ottiene il valore della velocità di filtrazione del rene, usato per distinguere gli stadi dell'insufficienza renale cronica e che, quando è nella norma, si attesta attorno ai 100 mi/minuto. Nelle urine, invece, si ricerca la
presenza di proteine e in p a r t i c o l a r e d e l l'albumina (si parla appunto di proteinuria o albuminuria) o
anche solo di poche tracce di queste sostanze (microproteinuria o microalbuminuria). «Quando i reni sono
perfettamente funzionanti, infatti, impediscono il passaggio di proteine nelle urine: per questo anche la
presenza di sole poche tracce è indice di un futuro danno renale, mentre la proteinuria vera e propria è già
segno di una lesione all'organo» sottolinea ancora l'esperto. Ulteriori esami più approfonditi, come ecografie
del rene e dell'apparato urinario, possono essere necessari per valutare le cause dell'insufficienza renale,
mentre le analisi del sangue che valutano i livelli di fosforo e di calcio servono a quantificare il danno.
Le controindicazioni alla dialisi peritoneale
Precedenti interventi chirurgici addominali (che possono per esempio aver lasciato aderenze nel peritoneo) o
anche grosse ernie addominali rappresentano controindicazioni alla dialisi peritoneale, perché la membrana
non può più svolgere al meglio la propria funzione filtrante. «Nella scelta di questo tipo di dialisi entrano in
gioco anche fattori psicologici o pratici: se il malato non è in grado di effettuare da solo gli scambi delle
soluzioni (per esempio perché anziano o disabile) e non può contare sul sostegno di nessuno o se
semplicemente si sente più sicuro in ospedale, è più indicata l'emodialisi» sottolinea il professor Corciulo. Per
altro va ricordato che la membrana del peritoneo, in quanto tessuto vitale dell'organismo, va incontro a un
esaurimento della sua funzionalità: di conseguenza la dialisi peritoneale non può essere protratta a vita, ma
solo per alcuni anni (circa 4-7). Può però essere utile in vista di un trapianto o comunque per allungare i tempi
prima di passare all'emodialisi.
IN FARMACIA* BARI Policlinico consorziale, Dipartimento di nefrologia, dialisi e trapianto, tei. 080/5593274
CATANIA Policlinico ospedaliero S. Luigi, Unità operativa di nefrologia e dialisi, tei. 095/7593721 FIRENZE
Ospedale S.M. Annunziata, Struttura complessa di nefrologia e dialisi, tei. 055/6936223 GENOVA Ospedale
San Martino, Istituto di nefrologia, tei. 010/5552305 LECCO Ospedale Manzoni, Divisione di nefrologia e
dialisi,
tei. 0341/489850 MILANO Ospedale San Raffaele, Divisione di nefrologia, dialisi e ipertensione, tei.
02/26433006 NAPOLI Primo Policlinico di Napoli, Unità operativa complessa di nefrologia, tei. 800177780
ROMA Policlinico Umberto I, Struttura complessa di nefrologia e dialisi, tei. 06/4457130 TORINO Policlinico
universitario infantile Regina Margherita, Reparto nefrologia, dialisi e trapianto, tei. 011/3134444.
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 90
(diffusione:114106, tiratura:198093)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
87
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
ABC Dizionario ATEROSCLEROSI: processo che porta al restringimento del lu- me delle arterie a causa
della formazione di placche o depositi di grassi sulle pareti interne del vaso sanguigno. EDEMA
POLMONARE: accumulo di liquido a livello dei polmoni. ERITROPOIETINA: ormone che stimola la
maturazione dei globuli rossi. UREA: sostanza che si forma durante la digestione delle proteine alimentari.
Foto: Una scultura in acciaio a forma di rene all'interno del Millennium Park di Chicago (Usa).
Foto: • Ai primi disturbi, vanno ridotti il sale, le proteine e i cibi ricchi di colesteroloH
14/10/2014
Il Sole 24 Ore SanitÃ
Pag. 1
(tiratura:40000)
SERVIZIO A PAG. 8-9 Ibimbi Pandas sono pochi, ma non pochissimi. Sono malati di una malattia che non è
nemmeno riconosciuta, almeno non da tutti. E sono difficili da diagnosticare. Però esistono e i loro genitori
chiedono attenzione, ma non quella finta delle lacrime televisive. Chiedono ai medici di approfondire meglio la
patologia, di fidarsi dei sintomi descritti dai piccoli, ma anche dalle mamme e dai papà, e di dare loro una
mano a uscire dal buio dell'invisibilità. Pandas è un disturbo neuropsichiatrico autoimmune correlato
all'infezione da streptococco. I baby Pandas reagiscono bene alle terapie antinfezioni e male agli
psicofarmaci. Ma ogni caso è a sé. Tutti sviluppano sintomi più o meno violenti a seguito di infezioni. Tic e
disturbi ossessivocompulsivi, insieme a pensieri neri «intrusivi» si impadroniscono della vita di questi bambini
più o meno a lungo. E i "mostri" rischiano di tornare dopo periodi di tranquillità. Una vita da incubo. Questa
sofferenza merita più attenzione e il coraggio dei medici di andare oltre gli schemi. (L.Va.) Ha un nome quasi
buffo "Pandas", ma le conseguenze causate dal «disturbo pediatrico autoimmune associato allo streptococco
betaemolitico di gruppo A», sono tutt'altro che allegre. Innanzitutto perché Pandas è una malattia che in un
certo senso non c'è. Un'entità clinica ancora tutta da definire, individuata nei primi anni '90 da Susan Swedo,
pediatra e neuropsichiatra americana, che nel 1998 pubblicò sull'American Journal of Psychiatry i risultati di
uno storico studio osservazionale su bambini affetti da Corea di Sydenham. La sintomatologia
neuropsichiatrica conseguente a infezioni di Sbega (Streptococco Beta-emolitico di Gruppo A) è infatti simile,
seppure non identica, nelle due sindromi. Ma Pandas tuttora non è presente nella classificazione dei disturbi
di personalità classificati nel Dsm5, il manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali. E poiché quest'ultima
edizione della "bibbia" della psichiatria è stata pubblicata nel 2013, dunque, ben 15 anni dopo la prima
definizione "ufficiale" del Pandas sono molti i medici (soprattutto neuropsichiatri) a rimanere dubbiosi rispetto
alla patologia. Eppure, al di là di tutto, ci sono i sintomi, la sofferenza dei bambini, che è di difficile
interpretazione da parte della gran parte dei medici. Come sono i bimbi Pandas? L'esordio dei sintomi è
improvviso e colpisce dai 3 anni all'età dello sviluppo, anche se alcuni segnali sono stati descritti già a partire
dai 15-18 mesi. Stranezze nei comportamenti, diversi da bambino a bambino. Quando si manifestano, i
sintomi sono soprattutto tic, azioni compulsive e idee ossessive. I bambini non controllano il linguaggio e
possono pronunciare la stessa parola anche per ore, come un mantra. Non vogliono rimanere da soli e hanno
spesso bisogno di recarsi in bagno, per la pipì o per lavarsi anche decine di volte o di compiere atti
ossessivo-compulsivi. Una difficoltà di vivere che si riflette nella scrittura e nel disegno. E che, nei casi più
gravi, come testimoniano i genitori di Pandas Italia Onlus, l'unica associazione attiva in Europa, li fa vivere in
un incubo fatto di pensieri definiti dagli esperti «intrusivi», negativi. Per questa difficoltà di tracciare i confini
della patologia, si aprono scenari di approccio al problema in un certo senso antitetici. C'è chi arriva a negare
l'ipotesi Pandas, chi la considera esistente, ma rara, e chi invece crede che sia molto sottovalutata. «I
bambini Pandas sono meno rari di come si pensa. Non esiste un test diagnostico, e l'osservazione clinica è
fondamentale», spiega Alberto Spalice, neurologo infantile Umberto I di Roma,«Una diagnosi precoce
permette di intervenire tempestivamente con terapie antibiotiche mirate che vanno proseguite nel tempo,
tanto più che l'esordio della malattia è legato a un'attivazione autoimmune e potrebbe, in caso di sospensione
delle cure, recidivare. Emocromo, tas, indici infettivi e tampone, titolo antistreptolisinico ci indicano la strada.
A quel punto si passa agli antibiotici». Vi sono casi che non dipendono solo dallo streptococco, ma da altri
agenti infettivi per cui bisogna calibrare la terapia e, continua Spalice: «Limitare il disturbo al campo
psichiatrico significa sottovalutare la situazione, con il rischio di peggiorare il quadro clinico dei bambini, che
spesso arrivano alla diagnosi dopo vari insuccessi, quando il disturbo si è radicalizzato». In Italia, c'è ancora
molto da fare e si aspettano dagli Stati Uniti i protocolli diagnostico-terapeutici. Pandas è una frontiera, più
che una malattia, dove è necessario che diverse specialità mediche trovino un punto di accordo. Perché è un
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
88
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
I Pandas invisibili
14/10/2014
Il Sole 24 Ore SanitÃ
Pag. 1
(tiratura:40000)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
89
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
problema che riguarda certamente neurologia e psichiatria, ma che ha ricadute fondamentali nel campo
dell'immunologia e della reumatologia. La sindrome si impadronisce del bimbo e lo fa diventare un altro e i
genitori non sanno come gestire la situazione che può diventare a tratti insostenibile. Eppure, come ci spiega
il neuropsichiatra del Bambino Gesù, Giovanni Valeri: «I Pandas sono davvero rarissimi. I bambini con tic e
doc sono molti e solo una piccola parte trae giovamento dalle cure antibiotiche. Per i genitori l'ipotesi Pandas
è confortante, perché scarica tutta la responsabilità di un disturbo neuropsichico - che come sappiamo dalle
neuroscienze, è sempre complesso, multifattoriale, con una predisposizione genetica che interagisce con
diversi fattori ambientali e genera un disagio profondo, una sofferenza grave nel proprio bambino e in chi gli
vive accanto - su un agente esterno, sullo streptococco. Purtroppo, spesso non è così, ma la guerra tra gli
specialisti, quelli pro e quelli anti-Pandas, non giova a nessuno, soprattutto ai bambini e a famiglie in cerca di
serenità».
14/10/2014
Il Sole 24 Ore SanitÃ
Pag. 11
(tiratura:40000)
Ora governance Stato-Industria
Gli esempi di Francia, Belgio e Gran Bretagna
Intervenire sull'attrattività del mercato farmaceutico italiano è ipotizzabile solo nel rispetto della sostenibilità
del nostro sistema di salute, ed è quindi immaginabile solo nell'ambito di un contesto più ampio. Per questo
motivo, siamo convinti che sia imprescindibile l'avvio di un nuovo modello di governance del settore, che veda
l'industria farmaceutica - come anche le Associazioni Pazienti - coinvolta in modo strutturato e sistematico
nella definizione degli obiettivi per il settore e nella condivisione delle leve per assicurare sostenibilità al
sistema. Come abbiamo già sostenuto, si tratta di superare l'attuale modello di relazione tra Stato e Industria
- transazionale e di separazione - ed evolvere verso un modello di "partnership e concertazione". In questo
modello, gli attori sono chiamati a risolvere in modo condiviso la divergenza degli obiettivi di parte. Lo Stato
deve offrire lo stesso livello di salute con meno risorse, l'industria deve mantenere profittabilità nel tempo. Il
maggior beneficio da questo approccio si avrebbe nella misura in cui le parti riuscissero a condividere la
definizione del nuovo equilibrio, cioè a definire contemporaneamente quante risorse a fronte di quanta
innovazione e per quanto tempo. Ciò richiede una "negoziazione sui sacrifici", in cui è lecito attendersi che
entrambe le parti "perdano" e "guadagnino" qualcosa dalla definizione di un nuovo equilibrio. Lo Stato porrà
un tetto alla spesa, l'industria porrà un tetto alla fornitura. Un simile modello vedrebbe un tavolo di
governance cui partecipino Stato, Industria e Cittadino, la cui agenda includa temi come: il perimetro
sostenibile per lo Stato (Lea); le priorità per il sistema sanitario, anche in termini di innovazione; i sacrifici
delle parti. Modelli di governance partecipativi, ancorché perfettibili, già esistono in Francia, Belgio e sorprendentemente - Gran Bretagna. In Francia, il "bio-farmaceutico" è uno dei settori cui è stata assegnata
priorità dal Consiglio Nazionale dell'Industria - organismo che comprende lo Stato, gli industriali e le
organizzazioni sindacali dei lavoratori. In quanto strategica, per l'industria bio-farmaceutica è previsto un
organismo di governance ad hoc: il Comitato strategico delle industrie della sanità (Csis), che permette di
incontrare con regolarità Premier, ministri dell'Industria, della Ricerca, della Sanità e del Commercio estero e
a cui intervengono talvolta anche i massimi rappresentanti dei maggiori player farmaceutici mondiali. Il Csis
determina gli obiettivi settoriali, quali a esempio l'aumento degli studi clinici o dell'esportazione. Sono attivi
anche una serie di gruppi di lavoro, a esempio sulle misure di semplificazione (le procedure di registrazione,
l'iter dei test clinici, i certificati di esportazione...) o sugli studi clinici (con l'obiettivo di triplicare la quota di
mercato della Francia negli studi multicentrici). Sono previsti infine altri meccanismi di governance, quali il
Comitato strategico delle filiere industriali e delle tecnologie per la sanità (Csf-Its), che promuove la
collaborazione pubblico-privato a esempio favorendo il passaggio dalla ricerca accademica all'innovazione
industriale. Il Belgio - che vanta una quota di spesa in R&S farmaceutica molto superiore al peso del suo
mercato in Europa - segue un modello di governance del settore congiunta tra Governo e Industria. In Gran
Bretagna, il Ministerial Industry Strategy Group (Misg) è la sede istituzionale in cui Governo, associazioni
industriali e i leader dei principali gruppi farmaceutici britannici e internazionali si incontrano per concordare
l'utilizzo di leve dirette e indirette volto a stimolare lo sviluppo profittevole del settore e ad attrarre investimenti
in ricerca clinica. Come tipico degli organismi anglosassoni, il lavoro del Misg è improntato alla massima
trasparenza - le minute degli incontri sono disponibili online e liberamente consultabili. Integrale all'approccio
del Misg è anche il meccanismo del Pharmaceutical price regulation scheme (Pprs), che rappresenta un
tentativo di concertazione apprezzabile, ancorché fallito perché sotto-ordinato rispetto alle disposizioni del
Nice, del tutto indipendenti dagli esiti del Pprs: si tratta di un accordo non contrattuale, stipulato su base
volontaria tra player farmaceutici e Governo per la definizione del budget farmaceutico e, indirettamente, del
livello dei prezzi. A nostro avviso, nel nostro Paese sembrano crearsi le condizioni per proporre e avviare una
discussione per disegnare una vera governance del settore farmaceutico, secondo un modello di partnership
e concertazione tra Stato e Industria. Un'occasione da non perdere, perché il settore non solo mantenga il
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
90
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
VERSO UN MODELLO IN PARTNERSHIP
14/10/2014
Il Sole 24 Ore SanitÃ
Pag. 11
(tiratura:40000)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
suo contributo al Paese, ma lo aumenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
91
14/10/2014
Il Sole 24 Ore SanitÃ
Pag. 17
(tiratura:40000)
La sicurezza fa risparmiare
La proposta: premiare con i Drg customer satisfaction ed esiti di cura
«Coniugare il risparmio con il miglioramento della qualità dei servizi sanitari offerti ai cittadini». È il mantra
che sentiamo ripetere da qualche anno, soprattutto quando con la legge di stabilità tira aria di tagli per la
nostra sanità. Tra le formule che sentiamo pronunciare per risolvere il cubo di Rubik del miglioramento delle
performance a costi ridotti, raramente appare quella della sicurezza. Eppure è un investimento che come non
mai realizza l'equazione "meno spesa uguale maggiore qualità". Proviamo a far parlare i numeri. I dati
internazionali ci dicono che nei Paesi occidentali i decessi per rischio clinico sono circa 3 volte superiori a
quelli per incidenti stradali, che pure svettano nella classifica delle cause di morte tra la popolazione non
anziana. Basterebbe questo a far comprendere la centralità del tema. Addirittura fondamentale negli ospedali
di insegnamento, ossia nei Policlinici universitari, che formano la futura classe medica e infermieristica alla
quale spetterà diffondere la cultura della sicurezza in sanità. La questione non è però soltanto rilevante da un
punto di vista della tutela del paziente, che resta chiaramente centrale. Lo è anche da un punto di vista
economico. Basti ricordare il costo della medicina difensiva, che si aggira fra i 10 e i 13 miliardi di euro l'anno,
il 9-12% della spesa sanitaria pubblica che potrebbe essere largamente recuperata investendo nel
potenziamento dei sistemi di sicurezza, che hanno un effetto deterrente sul contenzioso clinico. Essere una
struttura sanitaria eccellente significa far uscire i pazienti sulle "proprie gambe" (clinical outcome) e
possibilmente "soddisfatti" della cure e delle attenzioni ricevute (customer satisfaction). Ed è proprio con il
paziente ben curato e soddisfatto che si va a spegnere l'incendio della medicina difensiva, che non si traduce
solo in prescrizioni inappropriate ma anche nella esplosione dei premi assicurativi o degli accantonamenti per
le aziende che scelgono la strada dell'autoassicurazione. Ma migliorando i sistemi di qualità e sicurezza di
quanto possiamo ridurre gli eventi avversi? Di un buon 50%, ci dice in media la migliore letteratura
internazionale (la percentuale degli eventi avversi evitabili oscilla fra il 30% e l'80%). Il miglior sistema a livello
mondiale è quello della Joint commission international (Jci). Jci è l'organizzazione internazionale nata 75 anni
fa negli Usa e che oggi vanta il titolo di migliore ente globale di accreditamento in qualità e sicurezza nella
sanità. Il Policlinico del Campus Bio-Medico di Roma ha conquistato proprio in questi giorni l'ambito "sigillo
d'oro" della Jci, che si conquista dopo rigorose ispezioni in loco che certificano l'aderenza a ben 368
standards. Sono processi, quelli Jci, che impongono il continuo miglioramento, agendo sia sul "bic#chiere
mezzo vuoto", il clinical risk management, che su quello "mezzo pieno", ossia l'indice di gradimento dei
pazienti e la capacità di farli uscire sulle proprie gambe, tanto per dare concretezza al termine clinical
outcome. Nell'indice di gradimento rientrano fattori del tipo chiarezza delle informazioni, pulizia delle stanze,
cortesia e professionalità del personale infermieristico, assistenza medica su base continuativa. La
misurazione avviene non al termine della degenza (si dimostra che il paziente è meno libero di esprimere le
sue opinioni fin tanto quanto è all'interno di un ospedale) ma con una intervista telefonica dopo 30 giorni dalla
dimissione. In merito agli indicatori di clinical outcome i principali attengono al tasso di sopravvivenza a 30
giorni, agli episodi di re-intervento, al tempo che passa dalla diagnosi alla terapia. L'esperienza maturata al
Campus ci dice che l'aderenza a tutti questi standard richiede un investimento ricompreso fra il 2-2,5% del
fatturato. Una semplice stima si può effettuare per ricavare l'effetto a livello di sistema se gli ospedali
investissero in accreditamenti del tipo Jci. Se ipotizziamo in media una riduzione del 50% degli eventi avversi,
si può stimare un risparmio netto, cioè al netto dei costi per avviare il processo di miglioramento stesso,
nell'ordine dell'intervallo 2-4 miliardi di euro annui. Guarda caso quelli che solitamente si chiedono alla nostra
Sanità quando si avvicina la stagione delle manovre economiche. Conseguibili in questo caso migliorando
l'offerta e il servizio reso al cittadino (che con i suoi tributi è il vero finanziatore del Ssn). Si dirà che non è
facile investire in sicurezza mentre quasi ovunque si tagliano i budget. Questo in parte è vero; ma in parte no.
Nel Policlinico universitario Campus Bio-Medico abbiano deciso di investire in un periodo di crisi, ossia
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
92
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Qualità delle cure e certezza dei processi vanno a braccetto: il modello Jci fa scuola
14/10/2014
Il Sole 24 Ore SanitÃ
Pag. 17
(tiratura:40000)
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
93
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
quando eravamo nel pieno dei tagli lineari (sia retroattivi, sia prospettici) operati nella Regione Lazio a fine
2012. Quasi tutto il personale (il 94%) ha aderito in quel periodo a una riduzione volontaria della retribuzione
suddivisa in base alle fasce di reddito, a partire ovviamente dalle figure apicali che sono state chiamate a
dare per prime un esempio di "team". Il Policlinico universitario Campus Bio-Medico è parte integrante
dell'Università Campus Bio-Medico che è una struttura Non-Profit (infatti non c'è alcuna pressione a dover
distribuire dividendi alla proprietà); ma, parimenti, è una struttura Non-Loss, nel senso che deve reggersi sulle
proprie gambe. A livello di Sistema Paese gli investimenti potrebbero essere incentivati da forme di premium
price a vantaggio delle strutture che investono in qualità, sicurezza e accoglienza dei pazienti (che ripetiamo,
sono coloro che con il pagamento dei tributi sostengono l'intero sistema sanitario nazionale). Il sistema delle
tariffe a Drg è stato una conquista di civiltà; tuttavia può essere utile, compatibilmente con questa conquista,
introdurre meccanismi incentivanti per le strutture ospedaliere per migliorare la qualità dei servizi erogati ai
pazienti-cittadini. L'esempio americano di Medicare è in questo senso apprezzabile. Un differenziazione può
essere ottenuta nel seguente modo: pagare solo una quota del Drg (a ipotesi il 70%) a fronte di ogni
prestazione e legare il rimanente 30% della tariffa "Drg" in base a indicatori di customer satisfaction
(misurata, come detto, non in ospedale, bensì con interviste telefoniche a 30 giorni dalle dimissioni) e di
clinical outcome, misurata dagli esiti clinici. Una seconda differenziazione, che non esclude la prima, può
essere quella di prevedere delle maggiorazioni delle tariffe Drg per agevolare gli investimenti iniziali per le
strutture che si impegnano in un percorso virtuoso del tipo Jci. Così operando, si salvaguarda la conquista di
civiltà delle tariffe Drg e, contemporaneamente, si inseriscono nel sistema i giusti incentivi per raggiungere
una seconda conquista di civiltà: mettere il Ssn ancora di più al servizio del cittadino (che, ripetiamo per la
terza volta, è colui che "paga" il tutto). Dobbiamo altresì far rilevare che le tariffe indifferenziate, al contrario,
possono disincentivare le aziende a migliorarsi e, per questa via, si generano "diseco#nomie" e
potenzialmente "allocazioni non meritocratiche delle risorse". Quelle che oggi è imperativo combattere, con il
buon senso e con la meritocrazia. Gianluca Oricchio direttore generale Policlinico universitario Campus BioMedico di Roma © RIPRODUZIONE RISERVATA
14/10/2014
Il Sole 24 Ore SanitÃ
Pag. 19
(tiratura:40000)
Cure all'estero, rimborsa lo Stato lumaca
Il rimborso delle spese mediche sostenute all'estero non può essere negato qualora una mancanza di
materiali medici di prima necessità impedisca all'assicurato di ricevere le cure ospedaliere nel proprio Paese
in tempi ragionevoli. Tale impossibilità deve essere valutata sia rispetto al complesso degli istituti ospedalieri
idonei a prestare le cure nello Stato membro di residenza sia rispetto al lasso di tempo entro il quale le cure
possono essere ottenute. Lo sostiene la sentenza C-268/13 pronunciata dalla Corte di Giustizia Ue il 9
ottobre scorso. Secondo il diritto dell'Unione un lavoratore può essere autorizzato a recarsi in un altro Stato
membro per ricevere cure adeguate al suo stato. Può così beneficiare delle prestazioni necessarie come se
fosse iscritto al sistema di assicurazione malattia dello Stato delle cure, fermo restando che le spese
sostenute sono rimborsate dal suo Stato membro di residenza. Quest'ultimo non può negare l'autorizzazione
quando le cure richieste figurano fra le prestazioni previste dalla sua legislazione e se, tenuto conto dello
stato di salute del lavoratore e della probabile evoluzione della sua malattia, non possono essergli praticate in
tempo utile nello stato di residenza. I fatti. La signora Petru, di cittadinanza romena, soffre di una grave
patologia cardiovascolare la cui evoluzione ha reso necessario il suo ricovero presso un istituto specializzato
di Timisoara (Romania). Gli accertamenti medici cui è stata sottoposta hanno portato alla decisione di
procedere a un'operazione a cuore aperto. Durante il ricovero, la paziente Petru ha constatato la mancanza
di farmaci e di materiali medici di prima necessità e l'insufficienza di letti disponibili. Considerata inoltre la
complessità dell'intervento chirurgico cui doveva essere sottoposta, la paziente ha deciso di farsi operare in
Germania e ha chiesto alla propria assicurazione malattia di sostenere i costi dell'intervento. La domanda è
stata respinta con la motivazione che dal referto del medico curante non risultava che la prestazione richiesta
non potesse essere erogata in Romania in tempi ragionevoli. Il Tribunalul Sibiu (Tribunale regionale di Sibiu,
Romania), investito della causa, chiede alla Corte di giustizia di accertare se la situazione in cui mancano
farmaci e materiali medici di prima necessità equivalga a una situazione in cui le cure mediche necessarie
non possono essere prestate nello Stato di residenza. Red.San. © RIPRODUZIONE RISERVATA
SANITÀ NAZIONALE - Rassegna Stampa 15/10/2014
94
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
CORTE DI GIUSTIZIA UE
VITA IN FARMACIA
19 articoli
15/10/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 4
(diffusione:619980, tiratura:779916)
«Le strade sono belle e sicure Mi piacerebbe fare ricerca»
Il primo aggettivo che Isis Fieri, brasiliana di 24 anni, utilizza per definire Milano è «sicura». Per una ragazza
di San Paolo è sicuramente un valore. E poi: «È piena di musei, di monumenti, di cose da fare». Isis studia
Farmacia in Statale: «Ho scelto questo ateneo perché era il migliore della mia area». Si fermerà un anno
grazie al programma di scambio del governo brasiliano «Scienza senza frontiere». «Ma se ci fosse la
possibilità dopo la laurea vorrei tornare a fare ricerca, in Farmacologia applicata alla Neurologia». Intanto i
giorni passano tra biblioteca, Navigli, Brera. «Anche Lambrate, dove vivo, mi piace moltissimo». Piatto
preferito: spaghetti alla carbonara. «Non è milanese, ma lo prepara un locale sotto casa». (a.d.m.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto: Isis Fieri 24 anni, brasiliana, studia Farmacia in Statale. Si fermerà in città per un anno
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
96
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Brasiliana
15/10/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 4
(diffusione:619980, tiratura:779916)
«Universiday», il semestre dei giovani #
Al via un ciclo di conferenze e gare di creatività. Dopodomani (con Mika) il debutto al Dal Verme
L'hanno scelta perché le sue università sono «di ottima qualità». Ma non solo. Anche perché «è la capitale
internazionale d'Italia» e «mescola la storia con l'innovazione». Gli studenti stranieri hanno le idee chiare su
Milano. Ne amano l'atmosfera, i servizi, i monumenti. «Non mi stancherò mai del Duomo», dice Patricia, 26
anni, libanese. «Ho scoperto qui il rito dell'aperitivo», ride Martine, 20 anni, norvegese. «Una città molto ben
organizzata», dice Isis, 24 anni, brasiliana. Qualche critica? «Un po' cari affitti e ristoranti» secondo Rabah,
algerino, 27 anni. Ma alla fine vince l'entusiasmo: «Vorrei fermarmi a lavorare qui», confessa Choi, 27 anni,
sudcoreano.
Vengono da tutto il mondo gli stranieri iscritti alle università cittadine. Sono 16 mila, cifra raddoppiata negli
ultimi cinque anni. Tanto da far schizzare Milano al 24° posto tra le 50 migliori città universitarie al mondo,
secondo il ranking «Qs Best student cities». Una vocazione che però Milano non si riconosce. «La città non si
vede ancora come il grande polo universitario che è, nonostante i suoi 170 mila studenti - è il pensiero di
rettori e istituzioni - Atenei e città dialogano poco, non si è ancora sviluppata una dimensione di campus».
Per questo è nato «Universiday»: sei mesi di conferenze accademiche, gare di creatività, e una grande festa
finale. Promosso da Corriere della Sera , Comune, Camera di Commercio, Miworld e 12 istituti - Statale,
Politecnico, Bicocca, Cattolica, Bocconi, Iulm, San Raffaele, Humanitas, Ied, Naba, Accademia di Brera e
Domus Academy - l'evento punta a coinvolgere sempre di più i ragazzi nella vita cittadina. Si parte
dopodomani al teatro Dal Verme con una tavola rotonda: alle 16.30 il direttore del Corriere Ferruccio de
Bortoli, il sindaco Pisapia, il segretario della Camera di Commercio Pier Andrea Chevallard e il coordinatore
dei rettori lombardi Gianluca Vago illustreranno il progetto. Poi Beppe Severgnini intervisterà la popstar Mika.
Alessandra Dal Monte
© RIPRODUZIONE RISERVATA
didascalia: Patricia Tannoury
26 anni, libanese, a Milano da due anni, studia Design al Politecnico
Libanese «Innamorata di arte e design In futuro vorrei lavorare qui»
Non ha mancato una mostra a Palazzo Reale. Né un aperitivo con gli amici: «Bellissima tradizione». Patricia
Tannoury, 26 anni, libanese, ha scelto di frequentare a Milano la laurea specialistica in Product service
system design al Politecnico. «Mi sono innamorata della città qualche anno fa, da turista. Poi ne ho sentito
parlare come capitale del design. Mi sono informata, ho visto i corsi del Politecnico e non ho avuto dubbi.
Un'ottima scelta: sto già lavorando in uno studio e mi piacerebbe trasferirmi qui». Difetti? «I film al cinema
sono sempre in italiano e c'è un po' troppa burocrazia per ogni pratica. Ma la città è bellissima: non mi
stancherò mai del Duomo, i milanesi sono ospitali, la città è storica e moderna insieme. Insomma, perfetta».
(a.d.m.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
didascalia: Patricia Tannoury
26 anni, libanese, a Milano da due anni, studia Design al Politecnico
Norvegese «In giro si parla poco inglese Ma i negozianti sono gentili»
«Volevo studiare all'estero, ho scelto Milano perché la Bocconi è molto conosciuta per Economia e Finanza.
Quando mi hanno presa ero felicissima». Martine Gundersen, 20 anni, viene dalla Norvegia. Si è trasferita un
anno fa. Della città ama «i ristoranti che stanno aperti fino a tardi la sera, l'aperitivo e il clima accogliente».
Certo, «spesso nei negozi mi rispondono in italiano, l'inglese è parlato ancora poco, ma sono tutti gentili e
alla fine ci si capisce». I luoghi del cuore? «Brera, Colonne, Navigli, parco Sempione. E non dimenticherò mai
l'Ultima Cena di Leonardo». Per il futuro pensa di tornare in Norvegia: «Non credo di rimanere qui, ma
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
97
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La rassegna in città L'evento promosso da 12 istituti per i loro 170 mila iscritti. Ecco cosa pensano di Milano
gli studenti stranieri
15/10/2014
Corriere della Sera - Milano
Pag. 4
(diffusione:619980, tiratura:779916)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
98
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
vedremo. Per il momento, comunque, sono felice della scelta». (a.d.m)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
didascalia: Martine Gundersen 20 anni, norvegese, frequenta Economia internazionale in Bocconi
Brasiliana «Le strade sono belle e sicure Mi piacerebbe fare ricerca»
Il primo aggettivo che Isis Fieri, brasiliana di 24 anni, utilizza per definire Milano è «sicura». Per una ragazza
di San Paolo è sicuramente un valore. E poi: «È piena di musei, di monumenti, di cose da fare». Isis studia
Farmacia in Statale: «Ho scelto questo ateneo perché era il migliore della mia area». Si fermerà un anno
grazie al programma di scambio del governo brasiliano «Scienza senza frontiere». «Ma se ci fosse la
possibilità dopo la laurea vorrei tornare a fare ricerca, in Farmacologia applicata alla Neurologia». Intanto i
giorni passano tra biblioteca, Navigli, Brera. «Anche Lambrate, dove vivo, mi piace moltissimo». Piatto
preferito: spaghetti alla carbonara. «Non è milanese, ma lo prepara un locale sotto casa». (a.d.m.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
didascalia: Isis Fieri 24 anni, brasiliana, studia Farmacia in Statale. Si fermerà in città per un anno
Algerino «Meglio l'Italia della Francia Il difetto? Prezzi troppo alti»
«Non volevo andare in Francia come la maggior parte dei miei connazionali. Ma non volevo nemmeno
allontanarmi dal Mediterraneo - racconta Rabah Djennadi, 27 anni, algerino -. L'Italia era perfetta, Milano in
particolare. Una capitale economica, con una grande concentrazione di stranieri». Risultato: Rabah è qui da
cinque anni. Studia Informatica in Bicocca e sogna di restare a lavorare a Milano. «Ogni volta che scorgo la
Madonnina mi emoziono. La città è accogliente, ho un sacco di amici. Ho scoperto di amare la salsa e i balli
brasiliani, e a Milano posso coltivare anche questa passione. Un difetto? è un po' cara, soprattutto per gli
studenti. Ma siamo disposti a fare qualche sacrificio, perché è una destinazione universitaria ambita».
(a.d.m.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
didascalia: Rabah Djennadi 27 anni, algerino, a Milano dal 2009, studia Informatica in Bicocca
Svizzera «Incontro storia e innovazione Sarà la mia casa per sei anni»
Milano la conosce bene, l'ha visitata molte volte visto che è nata nella vicina Svizzera. Ma, pur parlando
cinque lingue, Sharon Kulangarathottiyil, di origini indiane, ha scelto anche di studiarvi. Sharon è una dei
nuovi iscritti alla facoltà di Medicina dell'Humanitas University. «Volevo un corso di laurea internazionale, in
inglese. In una città multiculturale, ben organizzata, con molti servizi». Ecco perché la scelta è ricaduta su
Milano. «Il bello di questa città è che mescola la storia all'attrazione verso tutto ciò che è nuovo - racconta -.
Sono contenta di viverla per sei anni da studentessa». Progetti per il post laurea? «È un po' presto. Non
escludo di fermarmi in Italia. Intanto cerco casa per la nuova avventura». (a.d.m.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
didascalia: Sharon 21 anni, svizzera di origini indiane, studierà Medicina nella nuova Humanitas university
Coreano «Con la crisi non è facile Ma aspetto un'opportunità»
«Milano? Me l'ha suggerita mio papà, designer di mobili in Corea del Sud. Quando ho deciso che volevo
seguire le sue orme mi ci ha spedito di corsa». Choi Eun Hyuk, 25 anni, viene da Seul. Dal 2012 studia
Product design allo Ied: «Vorrei lavorare qui. So che non è facile, che il Paese è in crisi. Ma ci sono così tante
ottime aziende di design del legno in Italia che almeno uno stage lo vorrei trovare». Le cose che lo hanno
rapito di Milano sono «i mezzi pubblici che funzionano perfettamente, i parchi e i ristoranti. C'è tantissima
scelta». Indeciso tra il sushi e la cotoletta, Choi passa i pomeriggi liberi ai giardini Montanelli. E adora
passeggiare tra i negozi di corso Garibaldi. A Milano ha anche trovato l'amore: «Una designer, coreana».
(a.d.m.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
didascalia: Choi Eun Hyuk 25 anni, della Corea del Sud, studia allo Ied dal 2012 per diventare designer del
mobile
15/10/2014
La Repubblica - Milano
Pag. 9
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Un testimonial per le vaccinazioni contro l'influenza
L'Asl cerca un personaggio famoso, meglio se ex sportivo per convincere over 65 e malati cronici a fare la
profilassi Dal 27 ottobre le dosi saranno disponibili presso i medici di famiglia
LAURA ASNAGHI
L'ASL di Milano è a caccia di un personaggio famoso, in particolare di un ex sportivo, che voglia prestare il
suo volto per fare la campagna a favore delle vaccinazioni contro l'influenza. È la prima volta che l'Asl lancia
un appello di questo tipo. «Da soli non ce la possiamo fare, abbiamo bisogno di un testimonial convincente»,
spiega Giorgio Ciconali, direttore del servizio di Igiene e Prevenzione. Quest'anno il ministero della Salute ha
posto come obiettivo quello di vaccinare il 75 per cento degli anziani che hanno superato i 65 anni. «Un piano
molto ambizioso, tutt'altro che facile da raggiungere», dice Ciconali, ricordando che lo scorso anno a Milano
gli anziani vaccinati sono stati 180mila, pari al 45 per cento del totale. Ma passare da questa percentuale al
75 per cento, come richiede il ministero, significa dover convincere un altro 30 per cento della popolazione
anziana a vaccinarsi. Ecco perché l'Asl ha pensato di ingaggiare un testimonial che spieghi alla gente perché
è utile vaccinarsi.
«Negli ultimi cinque anni, sul fronte dei vaccini è successo di tutto - ammette Ciconali - c'è stata una super
produzione di dosi in vista di una pandemia che poi non c'è stata, poi si è verificato lo scandalo dei vaccini
"non conformi" ritirati e poi riammessi sul mercato. Tutto questo ha disorientato la gente e molti alla fine non
si sono fatti più vaccinare. Un errore a cui adesso bisogna porre rimedio». Per sensibilizzare le categorie a
rischio, come gli anziani over 65 ma anche i malati cronici (i cardiopatici, chi soffre di bronchite e gli
immunodepressi) l'Asl punta al testimonial ma non esclude la possibilità di portare un camper in piazza
Duomo per fare informazione.
Nell'attesa, si è già messa in moto la macchina organizzativa per le prime vaccinazioni.
Dal 27 le dosi saranno disponibili presso i medici di famiglia e dai primi di novembre anche nei distretti
dell'Asl. Per evitare sprechi sono state acquistati, con un spesa di 1 milione, 180mila vaccini, lo stesso
quantitativo del 2013, con la possibilità di incrementare le scorte del 20 per cento nel giro di breve tempo.
Al momento il virus influenzale non ha ancora colpito i milanesi. «Stiamo però monitorando la situazione con
un gruppo di medici di famiglia che fanno da sentinelle sul territorio - spiega Fabrizio Pregliasco, il virologo
dell'università Statale - quest'anno ci aspettiamo l'influenza con tre ceppi, la cosiddetta californiana, il virus B
Massachusetts e quello texano». Intanto a Milano dilagano le forme para-influenzali che hanno come
bersaglio i "giovani-adulti", quelli che hanno dai 30 ai 40 anni e che si contagiano nei luoghi di lavoro, nei bar
o sui mezzi pubblici. Secondo le stime dei medici, sono almeno 7mila le persone che in questo periodo hanno
avuto febbre, raffreddori e bronchiti provocate da queste forme di para-influenza. «In questo periodo negli
ambulatori almeno un 25 per cento dei pazienti che lamenta malesseri molto simili a quelli dell'influenza,
comprese le forme virali che attaccano l'intestino - spiega Stefano Nobili, medico di famiglia - molti se la
cavano con un po' di riposo e qualche pastiglia ma se la febbre persiste è meglio rivolgersi al proprio medico,
evitando il fai-da-te».
PER SAPERNE DI PIÙ www.asl.milano.it
Foto: LA CAMPAGNA Le vaccinazioni contro l'influenza partiranno il 27 ottobre, ma l'Asl vuole un testimonial
per convincere la gente a fare la profilassi e incrementare il numero delle persone vaccinate
Foto: CICONALI È direttore del servizio di Igiene e Prevenzione dell'Asl
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
99
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La sanità
15/10/2014
La Repubblica - Napoli
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Nessun controllo a Fiumicino
DARIO DEL PORTO CONCHITA SANNINO
QUELL' UFFICIALE era per lui «come un fratello... più che un fratello». E infatti fino a quando, al vertice del
gruppo di Torre Annunziata della Guardia di Finanza, c'è stato il colonnello Fabrizio Giaccone e, prima di lui, il
colonnello Fabio Massimo Mendella, il re delle farmacie Nazario Matachione ha potuto «dormire sonni
tranquilli». Ma la Procura gli ha regalato un brusco risveglio.
IL ROLEX E I VIAGGI Dopo la verifica, Matachione avrebbe regalato un Rolex a Giaccone. «Ma quel
modello non fu gradito - rivela Maria - e fu richiesto da Giaccone un modello diverso, un Daytona». In casa
della donna vengono rinvenuti gli estratti della carta di credito di Matachione che attestano le spese per due
viaggi in business per la famiglia Giaccone: a Parigi (10 mila euro) ed a New York (20 mila euro). Un altro
episodio riguarda l'assunzione della moglie di Mendella in una farmacia di Matachione. «Lo fece al solo
scopo di farle percepire l'indennità di maternità. Non l'ho mai vista nella farmacia», sostiene Palomba.
LE CROCIERE PER I FUNZIONARI REGIONALI Alla Palomba viene chiesto inoltre di 8900 euro spesi dal
marito per una crociera: «Mi riferì che si trattava di una crociera da lui pagata al funzionario della Regione U
mberto Celentano e al dirigente del settore Nicola D'Alterio.
Aggiunse che si trattava di un'usanza da parte sua, in virtù della quale ogni anno pagava alle stesse persone
una crociera». Dopo la perquisizione di ieri in Regione, i due funzionari potranno replicare e fornire la propria
versione dei fatti. QUEL FINANZIERE DA TRASFERIRE Quando i finanzieri guidati da un altro ufficiale, il
capitano Capuozzo, iniziano una verifica non «addomesticata» ma autentica, l'imprenditore si agita. Va con
un avvocato a lamentarsi in caserma.
E la ex moglie ricorda: «Un alto ufficiale in pensione gli aveva assicurato che avrebbe fatto trasferire
Capuozzo. Mi pare, ma non ne sono sicura, che il nome fosse quello del generale Spaziante». Per il giudice,
Maria Palomba è credibile. Un'attendibilità che non è messa in dubbio dal rapporto «profondamente
conflittuale» tra l'ex marito della donna e il suo attuale compagno, Angelo Della Gatta, imprenditore torrese,
ritenuto coinvolto nel crac Deiulemar che, in un'intercettazione, diceva: «Devo avere tutti i birilli a terra. Il
primo birillo è Nazario Matachione».
Venerdì, gli arrestati saranno interrogati e potranno difendersi dalle accuse. I SALUTI DEL SENATORE L'8
luglio, Mendella è in carcere nel primo filone d'inchiesta. Lo vaa trovare il senatore di Forza Italia Ciro
Falanga. Dopo il colloquio, il parlamentare riporta a Matachione «i saluti di Mendella». Ma la telefonata viene
intercettata. Il giorno successivo, Matachione riferisce anche a uno dei suoi avvocati, Elio D'Aquino, «che
Mendella gli aveva mandato i saluti tramite Falanga», che non è indagato.
LE COPERTURE A FIUMICINO Uno degli scenari ancora da esplorare riguarda i rapporti intrattenuti da
Matachione e Giaccone anche dopo il trasferimento dell'ufficiale a Fiumicino, dove il colonnello ha prestato
servizio fino a ieri. Si tratta dello stesso scalo dove l'anno scorso fu bloccata con 24 chilogrammi di cocaina
Federica Gagliardi, conosciuta anche come la "dama Bianca" per aver accompagnato l'ex premier Berlusconi
all'estero. La teste aggiunge: «Mio marito va spessissimo in Brasile. Mi dice sempre che, grazie al colonnello
Giaccone, non viene sottoposto ai controlli di rito quando si imbarca dall'Aeroporto di Fiumicino».
IL RISCHIO DI FUGA IN BRASILE Secondo il giudice, Matachione poteva fuggire in Brasile: nel paese
Sudamericano sta acquistando una casa per 530 mila euro e aveva già prenotato un volo Roma-Fortaleza,
con scalo a Lisbona, per il 26 ottobre, per sé e altre quattro persone. Scrive il gip: «Appare del tutto evidente
che l'indagato, venuto a conoscenza dell'accusa, potrebbe facilmente riparare all'estero dove ha conoscenze
e sta effettuando cospicui investimenti». L'ex moglie ha riferito di aver appreso dalla figlia che il "re delle
farmacie" una volta avrebbe «offerto il viaggio e portato con sé in Brasile Giampiero Punzone, funzionario di
Credifarma», non indagato.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
100
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
I VERBALI
15/10/2014
La Repubblica - Napoli
Pag. 1
(diffusione:556325, tiratura:710716)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
101
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
UN ROLEX e viaggi all'estero per l'ufficiale della Guardia di finanza, le crociere per i funzionari della Regione.
Ci sono gli affari e le relazioni del "re delle farmacie" Nazario Matachione, nel mirino dei pm Celeste Carrano
e Henry John Woodcock coordinati dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli. Si indaga su due filoni,
entrambi con l'ipotesi di corruzione. Il primo ha portato in cella, assieme a Matachione, il colonnello Fabrizio
Giaccone, fino a ieri comandante delle Fiamme Gialle di Roma Fiumicino, in passato al vertice del gruppo di
Torre Annunziata. L'ordinanza cautelare è stata notificata in carcere al colonnello Fabio Massimo Mendella,
detenuto già da giugno per un'accusa di tangenti. Con l'accusa di rivelazione del segreto
d'ufficio è indagato anche il generale Vito Bardi, già comandante in seconda della Finanza, oggi in pensione.
Ma le dichiarazioni della principale testimone d'accusa, l'ex moglie di Matachione, Maria Palomba, hanno
consentito agli inquirenti di aprire anche un altro scenario, quello che ipotizza un «reciproco scambio di
favori» fra l'imprenditore e due funzionari della Regione Campania, Nicola D'Alterio e Umberto Celentano, ora
indagati per corruzione insieme al figlio di Celentano, Francesco Mariano, e destinatari ieri di un decreto di
perquisizione in casa e ufficio. Si indaga anche sui rapporti con alcuni medici convenzionati di Torre
Annunziata che avrebbero consentito a Matachione di creare un «monopolio» con le sue farmacie.
PER SAPERNE DI PIÙ www.giustizia.it www.gdf.it
15/10/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 11
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Percorsi protetti e ambulanze con la "bolla" Rischio Ebola, così il Lazio si
prepara
Atterraggio d'emergenza per il volo Istanbul-Pisa dopo il malore di una passeggera. Ancora un falso allarme,
era gastroenterite Alessio, della Cabina di regia: "Un modello per evitare gli errori che forse hanno permesso
al virus di colpire l'infermiera di Dallas"
CARLO PICOZZA
AREE isolate (anche dentro una tenda da campo), percorsi protetti, stanze asettiche, triage separati,
ambulanze dedicate.
I grandi ospedali romani sono pronti a fronteggiare l'Ebola che non c'è (in Italia). Dallo Spallanzani al San
Camillo, dal San Giovanni al Gemelli, dall'Umberto I al Sant'Andrea, infettivologi e medici delle Urgenze
hanno riorganizzato i Pronti soccorsi. Ora gestiscono l'emergenza dei sospetti e dei falsi allarmi sul virus
killer. È l'allerta del panico. Ieri intorno alle 14 è scattata in volo, a bordo di un aereo della Turkish Airlines con
rotta Istanbul-Pisa, costretto a un atterraggio fuori programma nello scalo di Fiumicino per malori, con sintomi
sospetti, di una donna che è stata ricoverata al Grassi di Ostia con disturbi gastroenterici. «E ora», si è
lamentata alle 18 la paziente, «chi mi porta a Pisa?».
IL "PROTOCOLLO CENTRALE" «La macchina organizzativa è quasi a punto in tutta la Regione», spiega
Alessio D'Amato, coordinatore della Cabina di regia della Sanità regionale, «le azioni messe in atto rispettano
alla lettera le indicazioni del "Protocollo centrale per la gestione dei casi e dei contatti sul territorio
nazionale"». «Varato il primo ottobre scorso dal ministero della Salute», continua, «in venti pagine fornisce
istruzioni e indicazioni preziose sulle misure e sui comportamenti da adottare di fronte a una possibile MvE
(malattia da virus Ebola; ndr )».
"CASI SOSPETTI A BORDO" «Le navi nelle acque italiane e gli aerei in volo sui cieli nazionali», prescrive il
Protocollo, «segnalino casi sospetti di malattie infettive a bordo e saranno attivate le procedure di profilassi
internazionale da parte degli uffici della Sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf)». È quanto accaduto
ieri per il volo Istanbul-Pisa.
"CRITERI PER LA DEFINIZIONE DI CASO" «Il paziente presenta (o ha presentato prima del decesso)
febbre superiore a 38.6 gradi o "storia" di febbre nelle ultime 24 oree almeno uno dei questi sintomi: mal di
testa intenso, vomito, diarrea, dolore addominale, manifestazioni emorragiche di vario tipo non spiegabili,
insufficienza funzionale in più organi». "CRITERI EPIDEMIOLOGICI" «Il paziente ha soggiornato in un'area
affetta da MvE (Guinea, Liberia, Sierra Leone e le aree di Lagos e Port Harcout in Nigeria) nei 21 giorni
precedenti oppure, per lo stesso periodo, ha avuto contatti con persona con MvE confermata o probabile».
LA FORMAZIONE «Sono state realizzate cinque sessioni formative per gli operatori di Pronto soccorso»,
spiega Alessio, «è stato svolto un corso speciale per gli infettivologi e un altro, per gli addetti ai triage dei
Pronti soccorsi sta per partire».
UN RESPONSABILE "MVE" PER OSPEDALE «Sono stati individuati», ancora Alessio, «i referenti per la
gestione dell'emergenza MvE, ospedale per ospedale».
AREE ISOLATE Gli ospedali hanno realizzato delle aree filtro tra il rischio-Ebola e i pazienti con altre
patologie. PERCORSI PROTETTI A collegare il triage dedicato ai casi sospetti alle aree isolate e al reparto
delle Malattie infettive un percorso protetto è stato realizzato nei grandi ospedali e nei policlinici universitari.
AMBULANZE CON "BOLLA" A BORDO Lo Spallanzani - che con il Sacco di Milano è il riferimento nazionale
per il contrasto dell'Ebola e di altre malattie infettive - dispone di due ambulanze speciali: il malato viene
trasportato dentro una "bolla" di plastica morbida ed è assistito in assoluta sicurezza dal personale.
AMBULANZE DEDICATE Anche gli altri ospedali dispongono di ambulanze destinate ai malati con sospetta
MvE: sono fornite di dispositivi monouso e sempre pronte ad assicurare il trasporto.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
102
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'allerta Le misure Dallo Spallanzani al San Camillo, dal San Giovanni al Gemelli la riorganizzazione dei
Pronti soccorsi Stanze asettiche, triage separati per accogliere i casi sospetti e formazione per i medici di
prima linea
15/10/2014
La Repubblica - Roma
Pag. 11
(diffusione:556325, tiratura:710716)
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
103
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
OBIETTIVO SICUREZZA «L'organizzazione messa a punto», ancora Alessio, «è pensata per evitare gli
errori procedurali che con molta probabilità hanno aperto un varco al virus dell'Ebola che ha colpito
l'infermiera di Dallas».
I PUNTI IGIENE Il "protocollo centrale per la gestione dei casi e dei contatti" prescrive il lavaggio antisettico
delle mani prima di eseguire una manovra sterile sui pazienti, perché "l'uso dei guanti non sostituisce l'igiene"
ATTREZZATURE Secondo le indicazioni del documento, nell'assistenza dei pazienti con sospetta Ebola "è
preferibile usare materiale monouso". E si aggiunge che "le altre attrezzature vanno sterilizzate prima del loro
uso su altri malati" PREVENZIONE Per prevenire "incidenti" causati dal contatto con aghi e bisturi infetti,
bisogna "utilizzare dispositivi di sicurezza per i prelievi, sistemi a vuoto con provette infrangibili ed eliminare i
taglienti nei contenitori appositi" PER SAPERNE DI PIÙ www.regione.lazio.it www.inmi.it
Foto: L'ALLARME Le misure di sicurezza contro il rischio ebola scattate in Spagna dopo il contagio di
un'infermiera
15/10/2014
La Stampa - Asti
Pag. 48
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Scatta oggi la raccolta di medicinali inutilizzati
L'assessorato Politiche sociali del Comune di Asti promuove la raccolta di medicinali da destinare alle
associazioni che si occupano di cooperazione internazionale: l'iniziativa è realizzata in collaborazione con
Gian Emilio Varni (associazione Oremi) e Cna Pensionati. La raccolta è attiva da oggi: l'invito è rivolto a
cittadini, istituzioni, farmacie. Le persone che desiderano donare medicinali inutilizzati, non scaduti e in buono
stato di conservazione, possono consegnarli alle Politiche sociali (piazza Catena 3, piano terra) il martedì,
giovedì e venerdì, dalle 9 alle 13. Dopo il controllo di personale qualificato, i medicinali verranno stoccati e
divisi, per poi essere consegnati alle associazioni che ne faranno richiesta. «Riprendiamo l'iniziativa avviata
negli anni scorsi, che ci aveva permesso di raccogliere una grande quantità di medicinali - commenta Varni Ripartiamo sperando di ottenere buoni risultati». Info: segreteria assessorato Politiche Sociali (0141/399520;
399410). [v. fa.]
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
104
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
sociale. i farmaci non devono essere scaduti
15/10/2014
Il Messaggero - Abruzzo
Pag. 45
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Silveri verso la conferma «Basta critiche disdicevoli»
Il manager Asl «Ecco gli obiettivi dei prossimi tre anni»
Passata la buriana, cessato il fuoco di fila del centrosinistra aquilano, costituito l'asse con il governatore
D'Alfonso e l'assessore alla Sanità Paolucci, il manager Giancarlo Silveri è pronto a ricevere la conferma per
altri tre anni (fino al 2018) alla guida dell'Asl. Manca solo la formalità della ratifica della giunta regionale
all'esame tecnico effettuato dalla Direzione Sanità. In sostanza l'operato di Silveri è stato giudicato più che
sufficiente. Il passaggio ha una duplice valenza: intanto certifica che la maggior parte degli obietti del «patto
contrattuale» è stata rispettata; e poi, politicamente, spegne gli assalti del centrosinistra locale che dopo le
regionali aveva chiesto a gran voce lo spoil system e rafforza invece l'alleanza con D'Alfonso, condizione,
quest'ultima, che Silveri aveva sempre considerato irrinunciabile ai fini della permanenza. «La valutazione
sull'operato - dice il manager - è un fatto oggettivo. Una risposta alle critiche? Da questo punto di vista
secondo me ci sono state chiacchiere buttate al vento. Interventi a gamba tesa assolutamente disdicevoli
anche nei confronti del presidente D'Alfonso, fatto apparire per quello che non è: invece ha guardato ai fatti e
non alla farfalle, come qualche politico locale». Silveri smentisce il «patto» per un addio concordato a
gennaio. «Anche questo offende D'Alfonso e Paolucci perché lascia sottintendere ancora la volontà di far
fuori chi non è nominato da loro. Non c'è alcun patto. Prima delle regionali avevo rappresentato la
disponibilità a lasciare, o a rimanere a tempo determinato, qualora fosse subentrata una "logica di
sopportazione". Invece questo non è accaduto, D'Alfonso e Paolucci sono corretti anche nel chiedere conto
delle cose». Il manager ha già individuato il percorso dei prossimi tre anni, in «un contesto gravoso», che va
dal completamento dell'unificazione Asl (sancita giuridicamente nel '95, ma non iniziata fino al 2010) al piano
di riordino, ai quali si aggiungono i disagi del sisma. In più sta per uscire un decreto, già licenziato dalla
conferenza Stato-Regioni, che implicherà una nuova corposa riorganizzazione dei servizi. «Entro il 2015 dice Silveri - abbiamo necessità di completare l'ospedale dell'Aquila, di rifare quasi del tutto quello di
Sulmona, di terminare Castel di Sangro e dare la nuova impostazione di quello di Avezzano. Ci sarà anche
una revisione dell'articolazione della sanità sul territorio, più vicino possibile ai pazienti lasciando gli ospedali
per gli acuti: ambulatori specialistici, assistenza domiciliare, reti, coinvolgimento dei medici di base». Stefano
Dascoli
Foto: Il direttore generale Giancarlo Silveri
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
105
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'INTERVISTA
15/10/2014
Il Giornale - Milano
Pag. 2
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Posti riservati ai leader per ricoveri d'urgenza
Anche alcuni posti letto riservati negli ospedali cittadini per eventiali ricoveri d'urgenza dei leader di Europa e
Asia presenti in città in occasione di «Asem», il vertice Asia-Europa. Considerata la presenza a Milano
domani e venerdì di quasi una sessantina fra capi di Stato e primi ministri, le strutture sanitarie più vicine e
interessate dagli appuntamentidiverticesisonopreparateperiricoveri«eccellenti».Adesempio,sonoseiiposti letto
riservati in Emergenza e Urgenza messi a disposizione dall'ospedale SanCarlo. Aimediciin servizio e di
guardia,anchel'invitoaconcordareprocedure diagnostiche e terapeutiche con le
equipemedichecheseguonoimaggiori leader. Attenzione alla salute e al buon gusto dei big mondiali: il
Comune, infatti, ha riasfaltato le strade cittadine lungo il percorso che sarà attraversato dai
corteidelledelegazioni,hasistematoaiuole e marciapiedi, e persino le bici gialle del bike sharing (ma questo in
realtà fin dall'inizio del semestre Ue) sventolano bandierine dedicate ai Paesi stranieri.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
106
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
NEGLI OSPEDALI
15/10/2014
QN - Il Resto del Carlino - Reggio emilia
Pag. 13
(diffusione:165207, tiratura:206221)
Le camminate della salute? Ora si fanno al lago di Garda
- RIO SALICETO - E' NATA come un'iniziativa a costo zero sul solco delle camminate della salute, promosse
da Spi Rio Saliceto che tanto successo riscossero la scorsa estate, radunando un'ottantina di partecipanti. La
camminata lungo il lago rappresenta un prosieguo invernale di questi percorsi salutari per «mantenere alta
l'attenzione sul benessere fisico, nel tentativo di "educare" la cittadinanza ad approcciarsi al tema delicato
della salute. E se camminare fa bene da ogni punto di vista - rimarca l'assessore alle Politiche Sociali
Nicoletta Manca - perché è un'attività preventiva che consente di attenuare sofferenze in età anziana, al
contempo, favorisce l'aggregazione. Lo stare insieme in una società sempre più individualista e
perennemente di fretta. Così ho lanciato l'idea di trascorrere una giornata tutti insieme, in un luogo
piacevole». Mèta il Garda. In calendario domenica, la gita prevede l'arrivo a Torbole in pullman e poi via alla
camminata fino a Riva del Garda dove seguirà un momento conviviale. L'iniziativa è frutto dell'assessorato
alle Politiche sociali, ma la regìa organizzativa «è tutta a cura dei ragazzi dello Spi», tiene a puntualizzare l'
assessore Manca (sostenuti dal contributo della Farmacia Capretti di Rio, del Laghetto dei pensionati di Ca'
de Frati, di Tecnoconsult e della Scuola di danza rise.) E la proposta è stata accolta con grande entusiasmo:
«Non abbiamo fatto in tempo ad esporre la locandina - chiosa soddisfatta l'assessore Manca - che, attraverso
il passaparola, il pullman era già pieno».
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
107
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
RIO SALICETO INIZIATIVA DI GRANDE SUCCESSO DELL' ASSESSORE ALLE POLITICHE SOCIALI
15/10/2014
Il Gazzettino - Venezia
Pag. 25
(diffusione:86966, tiratura:114104)
Mozione in Regione per bloccare i tagli dell'Asl
VENEZIA - Il Consiglio regionale ha approvato ieri, a larghissima maggioranza la mozione di Daniele Stival
(Lega nord) per sospendere le schede ospedaliere in attesa di realizzare l'Ospedale unico del Veneto
Orientale. Come noto, le schede ospedaliere per l'Asl 10, prevedono di eliminare i cosiddetti doppioni e di
concentrare nell'ospedale di Portogruaro il polo chirurgico e a San Donà quello medico. Una soluzione che ha
trovato non poche critiche, non solo per i tagli di alcuni reparti e servizi, oltre alle rilevanti spese per adeguare
la Terapia Intenisiva post operatoria a Portogruaro, ma anche per questioni logistiche di vedere reparti tra
loro lontani. «La mozione di cui sono primo firmatario - spiega Stival - oltre cha dal centrodestra è stata
sottoscritta da Pettenò e Piccolo, ed è stata votata anche dal centrosinistra. In sostanza si chiede la
sospensione delle schede nella prospettiva dell'Ospedale unico, per poter integrare gli studi della Conferenza
dei sindaci e di Nomisma con aspetti epidemiologici e della presenza delle strutture sanitarie in relazione alle
fughe verso il Friuli». D'accordo anche il centrosinistra. «Come chiesto dall'interrogazione che ho presentato
assieme ad Alessio Alessandrini - spiega Bruno Pigozzo (Pd) - con il voto della mozione di Stival si chiede
alla Regione di farsi carico dell'ulteriore studio votato dalla Conferenza dei sindaci». Maurizio Marcon ©
riproduzione riservata
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
108
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
SANITÀ
15/10/2014
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 11
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Allarme Ebola al Bassini Tensione al pronto soccorso
Decine di pazienti preoccupati di essere esposti al virus
ROSARIO PALAZZOLO
di ROSARIO PALAZZOLO - CINISELLO BALSAMO - L'EMERGENZA Ebola per fortuna è lontana, ma la
fobia diventa ogni giorno più diffusa. Mentre ancora fa discutere l'allarme lanciato lunedì mattina dal tribunale
di Milano, si moltiplicano le segnalazioni che, per fortuna, fino ad ora hanno dato tutti esito negativo. L'ultimo
caso è esploso sabato pomeriggio a Cinisello Balsamo, nelle sale del pronto soccorso dell'ospedale Bassini.
Una coppia di nigeriani, un uomo e una donna, si sono presentati al triage in preda ai sintomi influenzali.
Nessuna complicazione. Nessun segno che potesse dare adito a un sospetto di Ebola. Per sicurezza,
l'infermiere di guardia li ha dotati i mascherina e li ha invitati a sedersi in sala d'attesa, dove erano presenti
decine di pazienti e familiari. Dopo qualche minuto nella sala si sono cominciate a sentire voci preoccupate e
commenti di chi aveva il timore di trovarsi accanto a un paziente potenzialmente affetto dal terribile virus. Non
è chiaro se i due stranieri abbiano usato comportamenti poco rispettosi o se il malumore sia montato
sull'onda emozionale di una malattia che sta ogni giorno di più diventando terribile e micidiale. Quel che è
certo è che il medico in servizio al pronto soccorso ha dovuto richiamare i due stranieri e visitarli in una sala
di isolamento, seguendo tutte le procedure previste dai protocolli sulle malattie infettive. Il pronto soccorso ha
comunicato al 118 la sospensione di nuovi accessi per tutta la durata della visita che ha dato esito negativo.
SI TRATTA del secondo falso allarme registrato nel Nord Milano in pochi giorni. Già la scorsa settimana tre
stranieri, sempre di origine nigeriana, erano stati trasportati al pronto soccorso del San Gerardo di Monza con
sintomi influenzali. Anche in quel caso sono stati adottati i protocolli previsti per le malattie infettive. Qualcuno
aveva parlato di esagerazione. Tuttavia il moltiplicarsi di casi in tutto il mondo e anche in Europa giustifica
l'utilizzo di particolari cautele, che diventerebbero provvidenziali nel caso sciagurato di segnalazioni positive.
«Già dall'agosto scorso la Regione Lombardia ha emanato procedure precise per l'intervento nei casi di
sospetta infezione - ha spiegato Alessandro Visconti, direttore generale dell'Azienda Icp che comprende
anche gli ospedali Bassini e Città di Sesto San Giovanni -. Dunque, in tutti gli ospedali esiste un protocollo
che viene adottato ogni volta che un paziente si presenta denunciando disturbi che sono riconducibili a
patologie infettive. Le procedure sono in continua evoluzione e proprio domani (oggi, ndr), abbiamo in
programma un incontro con l'Asl di Milano per confrontare le esperienze con le altre aziende ospedaliere e
aggiornare i protocolli». [email protected]
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
109
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
CINISELLO NEGATIVO L'ESAME SU UNA COPPIA DI NIGERIANI
15/10/2014
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 4
(diffusione:69063, tiratura:107480)
San Raffaele, mille al seminario. La Regione: termometri in aeroporto
MILANO LUNEDÌ un imputato ghanese ha tossito sangue durante un processo e il giudice ha chiuso l'aula e
l'ha fatto ricoverare all'ospedale Sacco, centro di riferimento nazionale per l'Ebola, dove hanno escluso ogni
sospetto solo con l'anamnesi (era da tempo in Italia e in Ghana l'epidemia non c'è). Ieri, mentre il Consiglio
regionale approvava una mozione che chiede di monitorare per venti giorni chi arriva dall'Africa e attrezzare
gli aeroporti lombardi con termometri digitali , al San Raffaele un migliaio di persone affollava un seminario in
due tranche di Saverio Bellizzi, infettivologo di Medici senza frontiere arrivato dalla prima linea di Monrovia.
C'erano primari, ricercatori, studenti. «A quali persone dobbiamo stare attenti?», alza la mano una donna in
camice. Lavora al Pronto soccorso, uno dei pochi a Milano che abbia fatto un paio di simulazioni su come
trattare un caso sospetto. Non è psicosi da virus letale. I sanitari s'interrogano su una malattia che a tratti
sembra meglio gestita in Africa (la Nigeria è riuscita a contenerla in ospedale) che nel superattrezzato
Occidente. Qui come là, sono loro i più esposti. Però Msf, che lavora in Liberia, Sierra Leone e Guinea dove
l'epidemia è fuori controllo, ha avuto 16 collaboratori contagiati (nove sono morti). A Madrid per due
missionari curati in reparto specializzato c'è un'infermiera contagiata, a Dallas idem, per un malato. In
entrambi i casi si ipotizzano errori nel protocollo di sicurezza, e comunque i sospetti sono stati ricoverati con
giorni di ritardo. «C'È DIFFERENZA tra teoria e pratica - osserva Bellizzi -. Puoi avere le migliori procedure e
le migliori tecnologie, ma se ti manca l'esperienza puoi sottovalutare qualche passaggio». Il momento più
rischioso è il primo contatto con un paziente. Anche l'assessore regionale alla Salute Mario Mantovani ha
ricordato che la campagna informativa su Ebola chiesta dalla sua maggioranza va fatta prima di tutto tra gli
operatori sanitari. Che, se non lavorano in un reparto Infettivi, possono non sapere come muoversi: perfino al
Sacco i primi tra gli otto falsi allarmi arrivati in pronto soccorso su un'ambulanza, o più spesso con le proprie
gambe, avevano generato qualche preoccupazione. LÌ SI È RISOLTO con la formazione interna: simulazioni
da fine agosto, due incontri settimanali col personale degli Infettivi, procedure messe a punto con un ingresso
separato che porta all'area isolata. Così in uno dei due ospedali in Italia in grado di gestire un malato di Ebola
e analizzare i suoi fluidi corporei nel laboratorio di biosicurezza livello 4. E gli altri? Il Ministero ha dato
indicazioni: che domande fare a un sospetto, come isolarlo in una stanza e prelevare materiale da inviare al
Sacco per il test. Ma un conto sono le direttive e un conto è la realtà. Oggi i direttori sanitari degli ospedali
milanesi si confronteranno all'Asl, domani si incontrano i direttori generali in Regione, la prossima settimana
tocca a ds, Asl e reparti Infettivi lombardi. Le circolari, spiegano dalla Regione, non possono essere diramate
e basta. Ci sono procedure da far scattare in modo uniforme in ogni ambulanza e pronto soccorso, da
mettere a punto sulla base della decina di falsi allarmi scattati sinora in Lombardia, dubbi da chiarire. «Siamo
alle prese con la gestione logistica di un'epidemia che non c'è», sintetizza un primario. Sperando che non
arrivi mai. Giulia Bonezzi Image: 20141015/foto/666.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
110
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Ebola, camici bianchi in prima linea«Servono regole e tanta esperienza»
15/10/2014
QN - Il Giorno - Milano
Pag. 4
(diffusione:69063, tiratura:107480)
Il dirigente: controlli più rapidi con meno malati
MILANO PER COMBATTERE l'Ebola bisogna anche intensificare la campagna di vaccinazione antiinfluenzale rivolta soprattutto agli anziani. L'Asl Città di Milano, ieri durante una commissione Salute che
aveva come tema principale la vaccinazione contro il papillomavirus, ha chiesto una mano al Comune sul
fronte della campagna anti-influenzale. Attenzione: Ebola e influenza non c'entrano nulla, sono due virus del
tutto diversi, ma hanno un sintomo simile: la febbre. Risultato: meno influenze ci saranno questo inverno, più
sarà facile per i medici individuare un eventuale caso di Ebola. L'ha spiegato Giorgio Ciconali dell'Asl Milano
durante la commissione, sollecitato sull'emergenza virus dal consigliere della Lega Igor Iezzi. «Bisogna
condurre una campagna anti-influenzale che raggiunga risultati molto più alti del 45 per cento registrato negli
ultimi anni, il 45 è una percentuale ancora troppo bassa», afferma Ciconali, il quale poi sottolinea perché la
campagna per le vaccinazioni anti-influenzali è importante anche in funzione anti-Ebola: «Se avverrà un caso
di Ebola a Milano, più persone avremo con 38 di febbre che si rivolgono ai medici di base e agli ospedali,
meno sarà facile per i medici selezionare il paziente eventualmente affetto dal virus Ebola». Il dirigente Asl, a
questo punto, si rivolge al presidente della commissione Salute Marco Cormio: «Il Comune ci può dare una
mano con il camper in centro per sostenere la campagna di vaccinazione anti-influenzale». Ciconali, in ogni
caso, frena sull'allarmismo da Ebola per Milano: «Tutte le strutture sanitarie cittadine si stanno preparando
alla gestione di casi unici. Dovremo essere bravi a farli rimanere unici». Quanto alle indicazioni statali sui
protocolli per fronteggiare il virus, il dirigente Asl si limita a dire: «Sono molto chiare e ben fatto. È un buon
inizio, non sempre è così». Massimiliano Mingoia [email protected] Image:
20141015/foto/669.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
111
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'Asl: bisogna intensificarela campagna antinfluenzaleLa febbre è sintomo
comune
15/10/2014
Il Secolo XIX - Savona
Pag. 15
(diffusione:103223, tiratura:127026)
Saettone tira dritto: apre stamane la prima farmacia dentro l'Ipercoop
Saracinesca su nonostante i ricorsi pendenti al Tar e al Consiglio di Stato
M. D. F.
SAVONA. Aprirà questa mattina alle 9 la nuova farmacia Saettone all'interno del centro commerciale "Il
Gabbiano" di corso Ricci. Nonostante i ricorsi pendenti dinanzi al Tar e un ultimo presentato al Consiglio di
Stato per tentare di capovolgere il parere del Tribunale amministrativo regionale che aveva negato la
sospensiva, il noto farmacista savonese ha deciso di rompere gli indugi e di alzare la saracinesca della nuova
farmacia savonese, la prima all'interno del centro commerciale cittadino. L'apertura non farà certo mancare le
polemiche intorno a un progetto che, fin dalla sua genesi, ha scatenato vivaci diatribe e una battaglia legale a
colpi di carte bollate che va avanti da mesi. Contro l'ipotesi si erano scagliati sia la farmacia Molinari di
Mongrifone, che ritiene di essere direttamente lesa dallo spostamento di Saettone e Federfarma. Per arrivare
al via libera a Saettone è stato necessario modificare la pianta organica delle farmacie cittadine, ridisegnando
i bacini d'utenza delle singole attività. Attività posta in essere, lo scorso maggio, dalla giunta comunale di
palazzo Sisto, che ha la competenza in materia. Tecnicamente, infatti, si tratta non di una nuova farmacia ma
dello spostamento di quella di via Montenotte. Federico Saettone, però, ha deciso di andare avanti. E
rivendica con orgoglio l'assunzione di nove dipendenti tra farmacisti e magazzinieri che da questa mattina
lavoreranno nei nuovi locali all'Ipercoop. «Apriamo dopo otto anni di attesa - spiega il noto farmacista -, con
due ricorsi al Tar pendenti e uno al Consiglio di Stato, quindi con l'ansia di poter chiudere. Abbiamo assunto
nove persone, è un investimento importante. Speriamo che come in altre regioni, dove i decentramenti
avvengono senza tanti problemi, si possa lavorare in santa pace. Gli scontenti ci saranno ma in questi giorni
abbiamo visto tante persone che hanno una grossa aspettativa nei nostri confronti. C'è qualche deluso per
via Montenotte ma in centro c'è una farmacia ogni duecento metri. Era più importante metterne una oltre
Letimbro che tenerne aperta un'altra al centro». Sulla querelle amministrativa, il farmacista savonese si
mostra ottimista. «Siamo fiduciosi che la giustizia amministrativa che ci permetterà di continuare il nostro
lavoro. Ringrazio il sindaco, la giunta, i dirigenti e tutto il Comune per l'ottimo lavoro svolto per fornire questo
servizio ai cittadini».
Foto: Federico Saettone
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
112
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
POLEMICHE ANCHE DA PARTE DI FEDERFARMA
15/10/2014
Il Tempo - Roma
Pag. 5
(diffusione:50651, tiratura:76264)
La conferenza dei sindaci boccia il piano sanitario
Dar. Geg.
CIVITAVECCHIA I sindaci del territorio non ci stanno. La sanità locale non può continuare ad essere
declassata, a non rispondere alle esigenze del territorio, a subire tagli e decisioni imposte da una Regione
che per anni l'ha considerata, e continua a farlo, la «cenerentola» del Lazio. E anche il nuovo paino aziendale
presentato ieri dal direttore generale della Asl RmF Giuseppe Quintavalle nel corso della prima conferenza
locale per la sanità convocata dal sindaco del comune capofila, Antonio Cozzolino, rispecchia in pieno questa
analisi. Tanto che il documento è stato bocciato dai rappresentanti dei comuni della RmF: il parere negativo,
pur non essendo vincolante ma obbligatorio, ha dato però un segnale chiaro di insofferenza. «Non è
un'espressione negativa contro l'operato della dirigenza aziendale - hanno spiegato i sindaci - ma un
messaggio chiaro che vogliamo dare alla Regione Lazio». Tanto che la conferenza locale della sanità è
rimasta aperta ed aggiornata i primi giorni di novembre, in attesa di recepire le istanze del territorio e tentare
una virata. Perché non bastano i 27 posti letto in più al San Paolo per un'unica area chirurgica (tra chirurgia
generale, ortopedia), 2 a terapia intensiva e 4 all'Spdc, se non ci sono poi potenziamenti a livello di
personale, o se si riducono a 30 i posti letto a Bracciano, che non è chiaro che tipo di struttura andrà a
diventare. E sono tante le criticità e le carenze, sottolineate anche dal consigliere comunale di Civitavecchia
Fulvio Floccari. Se da un lato si parla di hospice, dall'altro si ha un ospedale privo di un'Uoc di Oncologia, con
un pronto soccorso inadeguato (13 medici di cui solo 7 in regolare turnazione) e senza progettualità futura
anche in vista della possibile ospitalità di altri immigrati. Senza parlare della pediatria declassata, di una
chirurgia vascolare senza garanzie, di un servizio trasfusionale diventato un'articolazione del San Filippo
Neri.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
113
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Civitavecchia
15/10/2014
QN - La Nazione - Firenze
Pag. 8
(diffusione:136993, tiratura:176177)
superspecialisti al pediatricoI primari Danti e Noccioli ora visitano anche a Ponte a Niccheri e Torregalli
ILARIA ULIVELLI
di ILARIA ULIVELLI TUTTI al Meyer. Per le cure. Finora, e ormai da decenni, tutto ciò che riguarda la
medicina e la chirurgia specialistica pediatrica, è stato appannaggio esclusivo del Meyer. O quasi. Con le
pediatrie degli ospedali dell'Asl relegate a ruoli più o meno marginali. Ora non è più così. E' partita
l'operazione di rilancio dei reparti pediatrici degli ospedali di Torregalli e Ponte a Niccheri e dei presidi
ambulatoriali, a partire dal semiospedale ex Iot Palagi. Un rilancio in piena regola con super professionisti in
buona parte condivisi con il Meyer, in alcuni casi con medici e chirurghi in uscita dal Meyer, e in altra parte
ancora con specialisti dell'Asl o di Careggi che da anni si occupano della salute nell'età evolutiva. Uno
sviluppo dell'attività pediatrica che permetterà non solo una più capillare copertura dei servizi nelle varie zone
della città e della provincia, ma anche uno sviluppo della vocazione d'eccellenza dell'azienda ospedaliero
universitaria Meyer che si concentrerà sull'alta specializzazione. OTORINOLARINGOIATRIA Il servizio è già
stato attivato nella pediatria e neonatologia di Ponte a Niccheri. L'équipe dell'Unità operativa di
otorinolaringoiatria, diretta da Paolo Porzio, effettua visite specialistiche e interventi chirurgici su bambini dai
4 ai 17 anni. Gli interventi chirurgici comprendono tonsille e adenoidi, oltre a quelli che si rendono necessari
in caso di apnee notturne, problematiche respiratorie nasali, sinusiti, cisti o formazioni di varia natura del collo
e della testa. In qualche caso, come ad esempio alcune malformazioni, l'intervento può essere effettuato in
collaborazione con l'Unità operativa di chirurgia plastica. Gli anestesisti per gli interventi provengono sia dalla
Asl che dal Meyer. Per accedere alle prestazioni è sufficiente prenotare tramite Cup una visita all'ambulatorio
otorinolaringoiatrico pediatrico dell'Annunziata. DERMATOLOGIA Già partita a settembre anche l'attività
ambulatoriale di dermatologia pediatrica coordinata da Massimo Gola, che viene effettuata il lunedì
pomeriggio e il venerdì mattina al terzo piano del Palagi dove ha sede l'Unità operativa universitaria di
dermatologia dell'Asl, il martedì mattina alla pediatria di Torregalli e il giovedì mattina a quella di Ponte a
Niccheri. Il sabato mattina è dedicato alle urgenze dalle 11 alle 12.30 con richiesta motivata urgente del
curante. L'attività clinica viene svolta da Samantha Federica Berti (che arriva da Empoli, professionista ex
Meyer). La prenotazione delle viste è possibile attraverso il Cup. OCULISTICA Entro fine anno sei specialisti
lavoreranno all'oculistica pediatrica: sette ambulatori copriranno l'intero territorio tra Firenze e provincia. Lo
specialista Giuseppe Leopardi a Torregalli e Ponte a Niccheri visita già i bambini nati prematuri per la
prevenzione della retinopatia. E continuerà a visitare i bambini nei primi tre anni di vita. CARDIOLOGIA Alle
pediatrie di Torregalli e Ponte a Niccheri e Borgo San Lorenzo lavorano per visite e consulenze specialisti del
Meyer, in convezione. L'offerta sarà ampliata con la più ampia collaborazione dei cardiologi dell'Asl e con
l'apertura di un ambulatorio dedicato all'Iot. UROLOGIA Il primario dell'Urologia del Meyer, Alfredo Danti,
visita anche a Torregalli e Ponte a Niccheri. A Borgo San Lorenzo attivato un servizio con specialisti della sua
équipe. CHIRURGIA NEONATALE Il primario di chirurgia neonatale del Meyer, Bruno Noccioli, per ora
effettua visite specialistiche e fa minima chirurgia ambulatoriale alle pediatrie di Ponte a Niccheri e Torregalli.
In previsione c'è un'estensione dell'impegno chirurgico.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
114
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
All'Asl nasce un altro Meyer
15/10/2014
QN - La Nazione - Livorno
Pag. 10
(diffusione:136993, tiratura:176177)
Vendita farmacie , il bando scade mentre la Finanza spulcia bilanci
- CECINA - E' IL GIORNO decisivo per la vendita delle farmacie comunali mentre arriva la conferma dei
controlli ai bilanci della società che gestisce le attività di Marina e della Vallescaia. Le Fiamme Gialle hanno
chiesto ulteriore documentazione al commercialista della società che gestisce le farmacie comunali, come fa
sapere, anzi come conferma dopo le rivelazionib di ieri dei 5 Stelle, l'assessore alle finanze Federico Cartei. A
passare sotto la lente della guardia di finanza sono i bilanci 2012, 2013 e 2014 con particolare attenzione al
dato sul magazzino e su quella perdita da quasi 250mila euro finita anche al centro del dibattito politico. IL
CONTROLLO sui conti da parte delle fiamme gialle era stato auspicato nei giorni scorsi dall'opposizione, sia
dalla consigliera comunale Pamela Tovani sia dal Movimento Cinque Stelle. Ma l'indagine della guardia di
finanza non cambia niente sul fronte della cessione delle due farmacie. Scadono infatti oggi a mezzogiorno i
termini per la raccolta delle offerte e domani saranno aperte le buste: se non dovessero esserci acquirenti si
andrebbe immediatamente ad un secondo bando, alla caccia disperata di quelle risorse che mancano al
Comune per rientrare nei parametri imposti dal patto di stabilità, una cifra che si aggira intorno al milione e
mezzo di euro. SEMPRE OGGI, a partire dalle 15, si riunisce nella sede di via Landi il consiglio comunale che
discuterà tra le altre cose anche di farmacie. Due sono le mozioni all'ordine del giorno presentate dal
consigliere comunale del Movimento Cinque Stelle Giorgio Bonari: la prima chiede la sospensione del bando
che mette in vendita le farmacie comunali (per assurdo potrebbe essere approvata il giorno stesso in cui il
bando scade), la seconda, sempre a proposito delle cessione, chiede che venga indetta una consultazione
popolare. Due mozioni la cui discussione era in programma settimane fa, nel consiglio comunale sospeso per
la scomparsa della fgiovane Olivia Pellegrinetti. MA IL CASO vuole che ci sia un'altra scadenza oggi che
riguarda le farmacie. Alcuni cittadini, spalleggiati dai Cinque Stelle, hanno consegnato una raccolta firme per
chiedere un referendum sulla cessione: entro oggi il sindaco dovrebbe convocare la commissione dei garanti
per valutare l'idoneità della richiesta. Peccato che la commissione debba essere composta per regolamento
dal difensore civico (che non esiste più) e da un professore universitario, figure entrambi assenti. E visto che
domani si conoscerà, se c'è, il nome dell'acquirente delle farmacie comunali, non sembra esserci il tempo per
cambiare il regolamento. «Deciderà il consiglio comunale», fa sapere il sindaco Lippi. Cecilia Morello Image:
20141015/foto/1720.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
115
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
I GUAI DELLE PARTECIPATE: QUI CECINA IL COMUNE ALLA CACCIA DI SOLDI
15/10/2014
QN - La Nazione - Grosseto
Pag. 10
(diffusione:136993, tiratura:176177)
« Farmacia , le spese per il personale non sono a carico del Comune»
GIANFRANCO BENI
di GIANFRANCO BENI «I COSTI del personale della farmacia comunale non sono a carico del Comune, ma
della Farmacia stessa. Nello specifico tre farmacisti sono assunti direttamente dalla stessa e per il direttore,
dipendente comunale, lo stipendio viene elaborato dal Comune che effettua il pagamento e che poi riceve il
rimborso integrale dalla società». Così il sindaco di Massa Marittima Marcello Giuntini si rivolge al
capogruppo di minoranza Fiorenzo Borelli e all'intera lista civica Massa Comune sull'argomento Farmacia
Comunale. «Ancora una volta - sostiene Giuntini - Massa Comune si lanciate in attacchi scandalizzati privi di
contenuto continuando a utilizzare una tecnica ben nota, ma poco decorosa: quella di spargere fango, non
solo sull'operato dell'amministrazione, ma anche su chi vi lavora, senza nessuna dimostrazione e
motivazione, in modo da fuorviare l'opinione pubblica». A giudizio del sindaco infatti l'utile della farmacia
comunale di Massa Marittima è in linea con quello di una farmacia di analoghe dimensioni e «non va
paragonato a quello di una farmacia privata poiché quest'ultima in genere comprende lo stipendio del titolare.
Nel caso della farmacia comunale invece le spese di personale, comprese quelle per il direttore, dipendente
del Comune in comando alla farmacia, sono interamente coperte dalla farmacia stessa e vanno a ridurre
l'utile di esercizio. Per quanto riguarda poi le rimanenze di magazzino, è vero - concorda Giuntini - che la
farmacia comunale ne ha una percentuale superiore a quella che generalmente è la media. Le rimanenze
delle farmacie si assestano infatti in genere intorno al 20% del fatturato, mentre nel caso della farmacia
comunale sono circa il 30 %. Questo perché la farmacia così facendo può spuntare prezzi di acquisto più
bassi offrendo così ai clienti una maggiori sconti e allo stesso tempo rendere minimi, spesso nulli, i tempi di
attesa per avere un farmaco». POI CONTINUA: «Per quanto riguarda infine le scorrette e offensive illazioni
che Massa Comune lancia dal proprio sito, circa l'ipotetico trattenimento di buoni benzina offerti dalle ditte da
parte di qualcuno, credo - puntualizza con fermezza Giuntini - che se i consiglieri sono a conoscenza di tale
fatto lo debbano chiaramente ed immediatamente denunciare. In caso contrario dovrebbero avere la
coerenza di far capire bene a chi si riferivano le loro illazioni, se all'amministratore, alla direttrice o al
personale e chiedere pubblicamente scusa per le vergognose insinuazioni». Infine l'ultima precisazione. «La
società paga annualmente al Comune un affitto d'azienda per l'attività, che è assolutamente in linea con
l'attuale tendenza di mercato. Questa cifra, 82mila euro oltre Iva, è stata tra l'altro negli anni ridotta in
considerazione della crisi economica generalizzata, che ha portato ad una riduzione dei margini di profitto,
per tutte le farmacie, pubbliche e private». Image: 20141015/foto/1264.jpg
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
116
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
QUERELLE IL SINDACO RESPINGE PUNTO SU PUNTO LE ACCUSE DI MASSA COMUNE
15/10/2014
QN - La Nazione - Grosseto
Pag. 5
(diffusione:136993, tiratura:176177)
La ricetta «rossa» se ne va in pensione
LA «ricetta rossa» va in pensione, e al suo posto, per ora solo per i farmaci, arriva un promemoria che i
pazienti dovranno presentare al farmacista per avere le medicine prescritte. Il progetto partirà dall'Argentario,
per poi espandersi progressivamente a tutta la Asl 9. La novità per i cittadini è sostanziale, ovvero il paziente,
al posto della tradizionale ricetta rossa, si vedrà consegnare del medico un foglietto bianco. A sua volta lo
darà al farmacista che, collegandosi al sito del Ministero, potrà visualizzare la prescrizione sul computer e
consegnare quanto riportato sulla ricetta, ormai «dematerializzata». La ricetta rossa però non sparirà del
tutto, infatti continuerà ad essere utilizzata per le prescrizioni di visite specialistiche e esami diagnostici,
oppure nel caso in cui il medico non abbia a disposizione il collegamento telematico, come, ad esempio, nelle
visite a domicilio. Con il nuovo sistema, a fine mese, i cittadini non potranno più autocertificare la propria
fascia economica di appartenenza sulla singola ricetta, al momento della prestazione specialistica o in
farmacia. La posizione economica dell'utente sarà riportata sulla prescrizione. Nel caso in cui, a una verifica,
la propria posizione reddituale non sia riportata o non sia esatta, entro il 31 ottobre (o successivamente,
purché venga fatto prima dell'emissione di nuove ricette) è possibile presentare l'autocertificazione,
utilizzando il prestampato reperibile sul sito internet www.usl9.grosseto.it.
VITA IN FARMACIA - Rassegna Stampa 15/10/2014
117
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
LA NOVITÀ
PROFESSIONI
4 articoli
15/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 28
(diffusione:309253, tiratura:418328)
L'impegno di Teva
Teva Pharmaceutical Industries è una delle principali aziende farmaceutiche mondiali. È impegnata
nell'accrescere l'accesso a un'assistenza sanitaria di qualità attraverso lo sviluppo e la commercializzazione
di farmaci generici a prezzi accessibili, così come di farmaci innovativi e di specialità e principi attivi. È il più
grande produttore di farmaci equivalenti al mondo, con oltre 1000 molecole e una presenza in 60 Paesi. Per i
farmaci a marchio concentra la sua attività in molte aree terapeutiche, tra cui neurologia, oncologia, terapia
del dolore e salute della donna.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 15/10/2014
119
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
tutte scienze & salute
15/10/2014
La Gazzetta dello Sport - Ed. nazionale
Pag. 31
(diffusione:368484, tiratura:513197)
Tre indagati chiedono: gli atti passino a Roma
Come nei migliori procedimenti penali, inizia la battaglia sulla competenza. I legali di tre degli indagati nella
vicenda Schwazer (i medici federali Giuseppe Fischetto e Pierluigi Fiorella, la dirigente Fidal Rita Bottiglieri),
hanno infatti presentato istanza di trasferimento a Roma della parte del fascicolo che riguarda i loro assistiti.
Gli avvocati sostengono che in base all'atto di chiusura indagini, il reato si sarebbe consumato a Roma in
quanto sarebbe stata la Fidal a doversi attivare per bloccare il ricorso al doping dei suoi atleti. La risposta del
pm responsabili dell'inchiesta bolzanina, Giancarlo Bramante, è secca: il reato si è concluso con il test (al
quale Schwazer è risultato positivo) effettuato a Racines (una cittadina in provincia di Bolzano) e inoltre a
Racines sono state trovate ricevute di pagamento e residui di medicinali illegali. Insomma, il reato maggiore
(il doping) assorbe gli altri (l'omesso controllo o l'eventuale favoreggiamento). I legali hanno dieci giorni per
impugnare l'opposizione davanti alla Cassazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 15/10/2014
120
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
DOPING /1 CASO SCHWAZER
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 11
(diffusione:114106, tiratura:198093)
RICETTE IN BIANCO
Roberto De Filippis
Da qualche settimana i medici del Veneto e del Friuli Venezia Giulia non prescrivono più i farmaci sulla
tradizionale ricetta rossa. I dottori, infatti, consegnano ai malati un semplice foglio bianco con indicato il
medicinale da usare, inserendo però i dati del farmaco in un sistema informatico. I farmacisti, che vi hanno
accesso, controllano poi che il medicinale richiesto sia stato effettivamente prescritto dal medico.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 15/10/2014
121
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
NEWS
15/10/2014
Come Stai - N.11 - novembre 2014
Pag. 8
(diffusione:114106, tiratura:198093)
IN TROPPI SCELGONO IL FAI DA TE
Quasi un italiano su quattro (per la precisione il 23,4 per cento) usa farmaci con obbligo di ricetta senza aver
prima consultato il medico. Lo rivela una recente indagine che traccia un quadro molto preciso della
situazione: questo pericoloso fai da te riguarda soprattutto gli antidolorifici (55,1%), gli antibiotici (37%), gli
antistaminici (28,8%) e gli antipiretici (20,3%). A essere maggiormente imprudenti sono i giovani con meno di
24 anni.
PROFESSIONI - Rassegna Stampa 15/10/2014
122
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
FARMACI
PERSONAGGI
1 articolo
13/10/2014
18:10
WallStreetItalia
Sito Web
Roma, 13 ott. (TMNews) - "Le esortazioni alla cautela sull'anticipo del Tfr in busta paga rivolte al governo da
più parti - da ultimo, da Bankitalia e dal Commissario dell'Inps Tiziano Treu - confermano che la misura
potrebbe avere più contro che pro. Soprattutto se buttata lì in fretta e furia, senza cura per le conseguenze,
come questo esecutivo è abituato a fare". Lo ha dichiarato, in una nota, il senatore di Forza Italia Andrea
Mandelli. "Iniziative 'spot' non servono - ha concluso Mandelli -, il Paese ha bisogno di un cambiamento di
sistema che, per dirla con Bankitalia, si sostanzi in una riduzione strutturale della spesa pubblica e delle
tasse".
PERSONAGGI - Rassegna Stampa 15/10/2014
124
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Mandelli (Fi): su Tfr in busta paga il governo sia cauto