Estratti dal caso clinico dell`Uomo dei lupi - Lacan-con

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Estratti dal caso clinico dell`Uomo dei lupi - Lacan-con
Estratti da
Sigmund Freud, Dalla storia di una nevrosi infantile.
(Caso clinico dell’uomo dei lupi) [1914 (1918)]
in Opere di Sigmund Freud, 11 voll., a cura di C L. Musatti, Boringhieri, Torino
1967 -1979 , vol. 7, pp. 487 – 593.
1. Premessa [pp. 487 – 491]
Il caso clinico che Freud si accinge a riferire si distingue per una serie di
particolarità che è opportuno mettere in rilievo. Riguarda un giovane la cui
salute aveva subìto un crollo in seguito a un'infezione blenorragica contratta
nel diciottesimo anno d'età, e che quando iniziò il trattamento psicoanalitico,
parecchi anni più tardi, era assolutamente incapace di affrontare la vita e di
fare a meno dell'aiuto altrui. I suoi primi anni erano stati dominati da gravi
disturbi nevrotici i quali, presentatisi prima del compimento del quarto anno di
età sotto forma di isteria d'angoscia (zoofobia), si erano poi trasformati in una
nevrosi ossessiva a contenuto religioso, protrattasi con i suoi postumi fino al
decimo anno di età. Oggetto della comunicazione di Freud è soltanto questa
nevrosi infantile, quindici anni dopo la sua conclusione. I primi anni del
trattamento non apportarono quasi alcun mutamento. Il paziente si trincerò
per parecchio tempo dietro un atteggiamento di docile indifferenza. Il suo
orrore di un'esistenza indipendente costituiva un grave problema. Freud
dovette attendere che l'attaccamento alla sua persona fosse divenuto
abbastanza forte da essere paragonabile a quell'orrore. Disse al paziente che a
una certa data il trattamento avrebbe dovuto concludersi. Sotto la pressione
inesorabile di questa scadenza, la sua resistenza e la fissazione alla malattia
cedettero. Conclusioni: la lunghezza del cammino che l'analisi deve percorrere
con il paziente e la quantità del materiale incentrato su questo cammino e di
cui è necessario rendersi padroni non hanno alcuna importanza se confrontate
alla resistenza da superare nel corso del lavoro, o meglio, hanno importanza
solo in quanto sono proporzionali alla resistenza stessa.
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2. Sguardo generale all’ambiente e alla storia della malattia [pp. 492 –
496]
Freud disegna un quadro del mondo che attorniava il paziente da
bambino e riferisce quella parte della sua storia infantile che era possibile
assodare senza difficoltà. La madre comincia a soffrire di disturbi addominali, il
padre ha le prime crisi di depressione che ne provocano l'assenza da casa. A
causa della non buona salute, la madre si occupa relativamente poco dei
bambini. I primi ricordi del paziente risalgono all'epoca in cui è affidato alle
cure di una bambinaia, un'incolta e anziana donna del popolo che gli prodiga
tutto il suo affetto. Pare che in un primo tempo egli fosse stato un bambino
dolcissimo, docile e piuttosto tranquillo, tanto che in casa si era soliti dire che
avrebbe dovuto lui nascere femmina e la sorella maschio. Ma una volta, al
ritorno dal solito viaggio estivo, i genitori lo trovano trasformato. Era diventato
scontento, irritabile, violento; per un nonnulla si offendeva e, preso dall'ira, si
metteva a strepitare selvaggiamente. Era l'estate in cui c'era stata la
governante inglese. La sorella lo tormentava mostrandogli in un certo libro
illustrato la figura di un lupo, che lo spaventava. Le informazioni fornite dal
paziente giustificano l'ipotesi che in quegli anni dell'infanzia egli abbia
attraversato una crisi palese di nevrosi ossessiva. Raccontava di essere stato
assai devoto per un lungo periodo di tempo. Gli anni più maturi furono
contraddistinti da un rapporto insoddisfacente con il padre che a quel tempo,
dopo ripetuti attacchi di depressione, non era più in grado di tenere celati gli
aspetti patologici del suo carattere. Tutti i fenomeni che il paziente ascrive alla
fase della sua vita iniziatasi con la "cattiveria", ricomparvero attorno agli otto
anni.
3. La seduzione e la sue immediate conseguenze [pp. 497 – 506]
Quando il paziente era ancora molto piccolo, la sorella lo aveva indotto
a pratiche sessuali. Gli aveva afferrato il membro e ci aveva giocato. Le fantasie
del paziente erano intese a cancellare il ricordo di un avvenimento che in
seguito era parso intollerabile rispetto alla sua considerazione della propria
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virilità. Secondo tali fantasie, non lui aveva sostenuto la parte passiva con la
sorella, ma al contrario era stato aggressivo, e aveva voluto vederla nuda; per
questo era stato rimproverato e punito, e di conseguenza aveva avuto quegli
accessi d'ira di cui tanto si parlava nella tradizione familiare. All'epoca in cui la
sorella aveva iniziato i tentativi di seduzione, il paziente aveva tre anni e tre
mesi. Si allontanò dalla sorella, e questa, dal canto suo, smise quasi subito le
sue sollecitazioni. Ma il piccolo cercò di conquistarsi, in sua vece, la
bambinaia. Cominciò a giocare con il membro in sua presenza, ma la
bambinaia lo deluse dicendogli che gli sarebbe venuta una "ferita" in quel
posto. La sua vita sessuale, che cominciava a svolgersi sotto il primato della
zona genitale, si era imbattuta in un ostacolo esterno e perciò era stata
respinta in una fase anteriore di organizzazione pregenitale. In seguito alla
repressione dell'onanismo, la vita sessuale assunse in effetti un carattere
sadico-anale. C'era nel paziente un'ambivalenza intensa e persistente, che si
manifestò nello sviluppo che assunsero le due pulsioni parziali antagoniste.
Dopo essere stato respinto dalla bambinaia, egli distolse da lei le sue
aspettative libidiche e cominciò a prendere in considerazione un'altra persona
come oggetto sessuale. Dimostrandosi "cattivo", voleva costringere suo padre
a castigarlo e a batterlo, e in tal modo ottenere da lui l'agognato
soddisfacimento sessuale masochistico. Nessuna sensazione di angoscia era
comparsa fra i segni di alterazione del suo carattere prima che si fosse
verificato un certo avvenimento (un sogno di lupi).
4. Il sogno e la scena primaria [pp. 507 – 523]
Il paziente sognò che la finestra della sua camera da letto si era aperta
da sola ed egli aveva visto sul grosso noce di fronte alla finestra sei o sette lupi
bianchi. In preda al terrore - evidentemente, di essere divorato dai lupi - si era
messo a urlare e si era svegliato. L'interpretazione di questo sogno si protrasse
per parecchi anni. L'unica azione contenuta nel sogno era l'aprirsi della
finestra, poiché i lupi stavano seduti tranquilli e immobili sui rami dell'albero.
Il giovane mise sempre in relazione questo sogno con il ricordo della
straordinaria paura provata in quegli anni dell'infanzia per la figura di un lupo
che si trovava in un libro di fiabe. L'immagine riattivata quella notte nel caos
delle tracce mnestiche è la scena di un coito tra i genitori, avvenuto in
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condizioni piuttosto insolite e particolarmente favorevoli all'osservazione.
L'età da attribuire al bambino in quel periodo è di un anno e mezzo circa. Le
posizioni che il paziente aveva visto assumere dai genitori erano così
descrivibili: L'uomo eretto e la donna prona come un animale. Egli riteneva
che la posizione del lupo (in una figura che illustrava la fiaba del Lupo e i sette
capretti) avesse potuto rammentargli la posizione assunta dal padre durante la
scena primaria che era stata ricostruita. Comunque sia, la figura era servita
come punto di partenza per altre manifestazioni di angoscia. L'espressione di
questa angoscia, "la paura di essere divorato dal lupo", era soltanto una
trasposizione del desiderio di essere posseduto carnalmente dal padre, ossia di
essere soddisfatto da lui come la madre. La sua meta sessuale ultima,
l'atteggiamento passivo verso il padre, era incorsa nella rimozione, e al suo
posto era comparsa la paura del padre sotto forma di fobia dei lupi. La madre
assunse il ruolo del lupo evirato che invita gli altri a montargli sopra, il padre il
ruolo del lupo che monta. Sembra che nel corso del sogno il bambino si sia
identificato con la madre evirata e abbia lottato contro questa identificazione:
una chiara "protesta virile". L'evoluzione sessuale di questo caso ha subìto
dunque dei perturbamenti: dapprima influenzata in modo decisivo dalla
seduzione, fu poi fuorviata dalla scena dell'osservazione del coito, la quale,
con effetto ritardato, agì come una seconda seduzione.
5. Alcune osservazioni polemiche [pp. 524 – 535]
Le scene della prima infanzia che un'analisi esauriente della nevrosi
fornisce, non sono la riproduzione di avvenimenti reali ai quali sarebbe
possibile riconoscere un'influenza sulla vita successiva; sono invece
formazioni fantastiche, destinate a fungere in certo qual modo da
rappresentazione simbolica di desideri e interessi reali: tali fantasie debbono la
loro origine a una tendenza regressiva a sottrarsi ai compiti del presente.
L'influsso dell'infanzia si fa sentire già nella fase iniziale della formazione delle
nevrosi, poiché concorre in modo decisivo a determinare se e in quale punto
l'individuo subirà uno scacco nel tentativo di padroneggiare i problemi reali
della sua esistenza. Un'affezione nevrotica che insorge nel quarto o quinto
anno di età prova innanzitutto che le esperienze infantili sono atte di per sé a
produrre una nevrosi. Nel caso del paziente in questione la scena primaria ha
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per contenuto l'immagine di un rapporto sessuale tra i genitori, effettuato in
posizione particolarmente favorevole all'osservazione del bambino. Poco
prima del sogno il bambino era stato più volte condotto a visitare le greggi e
qui aveva visto i grossi cani bianchi, osservandone probabilmente anche il
coito. Ciò che sopraggiunse, nel clima di eccitazione e di attesa nella notte del
sogno, fu dunque una trasposizione sui genitori dell'immagine mnestica
recentemente acquisita con tutte le sue particolarità, trasposizione senza la
quale non si sarebbero potute ottenere così potenti conseguenze affettive. La
trasposizione sui genitori della copula tra i cani non si compì in forza di un
qualche processo di inferenza connesso alla verbalizzazione, ma in virtù del
fatto che il soggetto ricercò nella memoria una scena realmente avvenuta in
cui i genitori apparissero insieme, e che potesse essere combinata con la
situazione del coito.
6. La nevrosi ossessiva [pp. 536 – 545]
Quando il paziente ebbe raggiunto i quattro anni e mezzo senza che il
suo stato di eccitazione e ansia mostrasse segni di miglioramento, la madre
decise di fargli apprendere la storia biblica, nella speranza di distrarlo ed
elevarlo spiritualmente. L'introduzione dell'elemento religioso mise fine alla
fase precedente; ma contemporaneamente provocò la sostituzione dei sintomi
di angoscia con sintomi di tipo ossessivo. Fino ad allora il bambino si era
addormentato con difficoltà perché temeva di fare brutti sogni. Adesso prima
di coricarsi doveva baciare tutte le immagini sacre della camera, recitare
preghiere e fare innumerevoli segni di croce su sé stesso e sul letto. La sua
infanzia può dunque essere suddivisa approssimativamente nei seguenti
periodi: 1) fase precedente alla seduzione (avvenuta quando egli aveva tre
anni e tre mesi), in cui si colloca la scena primaria; 2) fase dell'alterazione del
carattere, fino al sogno d'angoscia (quattro anni); 3) fase della zoofobia fino
all'iniziazione religiosa (quattro anni e mezzo); 4) fase della nevrosi ossessiva,
che si protrae oltre il decimo anno. Dopo la ripulsa della bambinaia e la
conseguente repressione dell'esordiente attività genitale, la sua vita sessuale si
era sviluppata in direzione del sadismo e del masochismo. La conoscenza della
storia sacra gli dava ora la possibilità di sublimare l'atteggiamento
masochistico dominante nei confronti del padre.
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7. Erotismo anale e complesso di castrazione [pp. 546 – 561]
La nevrosi ossessiva di questo paziente si sviluppò sulla base di una
costituzione sadico-anale. Molto tempo prima dell'analisi le feci avevano
avuto per lui il significato di denaro. Nel corso della ricaduta il paziente soffrì
di persistenti disturbi della funzione intestinale. Motti di spirito ed esibizioni
di tipo anale lo divertivano moltissimo, e questo atteggiamento si mantenne
fin dopo l'inizio della ricaduta. Sotto l'influsso della scena primaria egli
pervenne alla conclusione che la madre si era ammalata a causa di ciò che il
padre aveva fatto con lei; e la sua paura di avere del sangue nelle feci, di essere
dunque malato come la madre, corrispondeva al rifiuto di identificarsi con lei
in quella scena sessuale. Tuttavia tale paura testimoniava altresì che
nell'ulteriore elaborazione della scena primaria egli si era messo al posto della
madre e le aveva invidiato quella relazione con il padre. L'organo attraverso il
quale l'identificazione con la donna - e cioè l'atteggiamento omosessuale
passivo verso l'uomo - poteva estrinsecarsi, era la zona anale. I disturbi della
funzione di questa zona avevano ora acquistato il significato di impulsi di
tenerezza femminile, e tale significato conservavano anche durante la ricaduta.
Egli respinse la castrazione e si attenne alla teoria del coito anale.
L'identificazione del padre con l’agente della castrazione acquistò una grande
importanza come fonte sia di un'intensa, ma inconscia, ostilità contro di lui,
sia dei sentimenti di colpa con cui reagì a tale ostilità 1.
8. Materiale aggiuntivo dei tempi remoti. Soluzione [pp. 562 – 575]
In molte analisi affiorano improvvisamente, proprio quando ci si
avvicina alla fine, nuovi ricordi che fino a quel momento erano stati tenuti
accuratamente celati. Il paziente aveva comunicato assai per tempo un ricordo
relativo all'epoca in cui la sua "cattiveria" andava mutandosi in angoscia. Egli
inseguiva una bella grande farfalla. Improvvisamente, essendosi la farfalla
posata su un fiore, si era sentito assalire da una terribile paura ed era corso via
gridando. Quello che s'era destato in lui in quella scena angosciosa era il
ricordo di una creatura femminile. Dietro il ricordo di copertura della farfalla
inseguita si nascondeva il ricordo di una giovane bambinaia (quando nella
1
Trad. lievemente modificata.
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casa del paziente non c'era ancora l'attuale bambinaia). Il bambino,
guardando la ragazza che lavava il pavimento, aveva orinato per terra, e la
ragazza aveva pronunciato una minaccia di castrazione. Quando vide la
bambinaia inginocchiata a terra mentre lavava il pavimento, le natiche protese
e la schiena in posizione orizzontale, il bambino ritrovò nel suo atteggiamento
la posizione che la madre aveva assunto nella scena del coito. La ragazza
divenne per lui sua madre; l'eccitamento sessuale lo prese; si comportò allora
verso di lei in modo maschile, come il padre. L'inappetenza, la fobia dei lupi e
la religiosità ossessiva costituivano la serie completa delle sue malattie
infantili, da cui risulterebbe la disposizione al crollo nevrotico verificatosi negli
anni successivi alla pubertà. La nevrosi dell'adulto è sempre costruita su una
nevrosi infantile. Il paziente riassumeva tutti i suoi mali in una lagnanza: il
mondo era per lui avvolto in un velo. Il velo si squarciava in una sola
circostanza: quando, a seguito di un enteroclisma, il contenuto intestinale
passava per l'ano, e allora egli si sentiva di nuovo bene e, per un brevissimo
momento, vedeva il mondo con chiarezza. Rammentò di aver udito dire che
era venuto al mondo in un amnio. L'amnio era il velo che lo separava dal
mondo. Viene discussa infine la fantasia della rinascita in rapporto al velo
costituito dall'amnio 2.
9. Ricapitolazione e problemi [pp. 576 – 593]
L'accesso a un'abbondante massa di informazioni sul periodo infantile
è avvenuto nel caso descritto a prezzo di uno sminuzzamento dell'analisi. Il
primo segno dello sviluppo sessuale del paziente consiste in un disturbo
dell'appetito. La prima organizzazione sessuale riconoscibile è la cosiddetta
fase cannibalesca o orale, in cui ciò che domina la scena è ancora l'appoggio
originario che l'eccitamento sessuale trova nella pulsione di nutrizione.
L'organizzazione sadico-anale è facilmente riconoscibile come una
continuazione e uno sviluppo dell'organizzazione orale. L'erotismo anale non
si mostra, nel caso esposto, per segni appariscenti. La seduzione continua a
esercitare la sua influenza facendo in modo che sia serbata la passività della
meta sessuale. Essa trasforma ora gran parte del sadismo in masochismo, che
del sadismo è il corrispettivo in forma passiva. L'organizzazione sadico-anale
2
Trad. lievemente modificata.
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permane anche nella fase, che viene instaurandosi, della zoofobia, con la
differenza che vi si aggiungono le manifestazioni di angoscia. La fobia è sorta
al livello dell'organizzazione genitale, ed evidenzia il meccanismo
relativamente semplice di un'isteria d'angoscia. L'Io, sviluppando angoscia, si
protegge dal soddisfacimento omosessuale, ma il processo di rimozione lascia
dietro di sé una traccia. Non la paura del padre diventa cosciente, ma quella
del lupo. L'angoscia che presiede alla formazione di queste fobie è la paura
della castrazione. La religione ha realizzato, in questo caso, tutto ciò per cui a
essa viene assegnata una funzione nell'educazione. Ha frenato gli impulsi
sessuali del bambino offrendo loro la possibilità di sublimarsi; ha svalutato le
sue relazioni familiari e tuttavia lo protegge da un minaccioso isolamento
consentendogli l'accesso alla grande comunità degli uomini. Il bambino
sfrenato e apprensivo diventa socievole, tranquillo ed educabile 3.
3
Trad. lievemente modificata.
Sommario
1. Premessa [pp. 487 – 491] .................................................................................... 1
2. Sguardo generale all’ambiente e alla storia della malattia [pp. 492 – 496] ............... 2
3. La seduzione e la sue immediate conseguenze [pp. 497 – 506] ............................. 2
4. Il sogno e la scena primaria [pp. 507 – 523] ......................................................... 3
5. Alcune osservazioni polemiche [pp. 524 – 535] ................................................... 4
6. La nevrosi ossessiva [pp. 536 – 545] .................................................................... 5
7. Erotismo anale e complesso di castrazione [pp. 546 – 561] ................................... 6
8. Materiale aggiuntivo dei tempi remoti. Soluzione [pp. 562 – 575] ......................... 6
9. Ricapitolazione e problemi [pp. 576 – 593] .......................................................... 7