Tra storia e mito- Autobiografie al femminile
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Tra storia e mito- Autobiografie al femminile
Autobiografie al femminile DONNE ILLUSTRI DELL’EPOCA MODERNA TRA STORIA E MITO Istituto Comprensivo Noviglio-Casarile LAVORO INTERDISCIPLINARE STORIA-INGLESE CLASSE 2°A SECONDARIA NOVIGLIO A.S. 2015/2016 1 AUTORI: A. A. A. E. A. E. B. G. B. L. B. L. B. G. B. G. C. L. C. S. D. G. L. G. I. G. E. G. G. M. S. M. D. R. A. R. G. S. M. S. A. S. G. Docenti responsabili del progetto Prof.ssa Titti Migliavacca, Prof.ssa Simona Vigo 2 INDICE QUEEN BOADICEA PAG. 4 GIOVANNA D’ARCO PAG. 5 ISABELLA DI CASTIGLIA PAG. 7 ISABELLA D’ESTE PAG. 9 CATHERINE OF ARAGON PAG. 11 BLOODY MARY PAG. 12 ANNE BOLEYN PAG. 13 ELISABETH I TUDOR PAG. 14 QUEEN MARY STUART PAG. 15 LA STREGA GOSTANZA PAG. 16 M.TERESA D’ASBURGO PAG. 18 CRISTINA DI BELGIOIOSO PAG. 20 M. ANTONIETTA PAG. 23 QUEEN VICTORIA PAG. 25 3 Autobiograpy by G. B., G. B., S. M. I’m Boadicea, queen of the tribe of the Iceni, I live in east England. I hate the Romans because they want to steal my Country. I am leading a massive anti-roman revolt of my people. I am of a noble family . For seven years I went to live with a second family, where I remained until I was about fourteen. It was during this time that I learned the history , traditions , religion and culture of the Celtic tribes and learned the art of war . Around 47 A.D. I returned home and my family gave me to Iceno Prasutagus . I had two daughters. Prasutagus hoped to leave the kingdom to his family , co - heir of the Roman Emperor. According to his will then the kingdom was to be divided between me , my daughters and the Roman Empire at that time commanded by Emperor Nero . It was normal practice Rome grant independence to the allied kingdoms only until their Kings were alive , but they had to leave their kingdoms to Rome after their death. The Roman law also recognized the validity of inheritance through the male line. So when Prasutagus died my attempts failed and my people and territory were annexed to the Roman Empire. The land and property were confiscated from nobles and the people treated like slaves . I protested vigorously , but in response, the Romans humbled me naked in public and exposing whip while my daughters were raped ( Tacit ). 4 Giovanna d’Arco Autobiografia a cura di: E. A., G. B., L. B. Sono un eroina dimenticata ! Anche se ho aiutato il mio popolo a riprendersi le terre perdute non ho ricevuto nessun ringraziamento … Anzi, sono caduta nelle mani del nemico e nessuno è venuto a salvarmi … E per di più mi sono beccata una condanna per eresia e stregoneria … Scusatemi, non mi sono ancora presentata, sono Giovanna, Giovanna d’Arco, sono nata a Domrémy, in Lorena, da una famiglia di poveri contadini, nel 1412. Una sera, mentre stavo per andare a letto, mi sentii pervasa da un sentimento religioso che si faceva strada dentro di me, come una farfalla che esce dal suo bozzolo. Dio mi parlò. Mi affidò il compito di salvare il mio popolo dall’attacco degli inglesi, ma qualcosa mi diceva che non dovevo farlo. Presi comunque coraggio e affrontai le mie paure, il timore che mi pervadeva. Ero terrorizzata! Dovevo dirlo al re, ma come fare? La fortezza era sorvegliata da guardie e sentinelle e non c’era modo di entrare, allora mi travestii da contessa ed entrai. Quando arrivai alla sala del trono, era lì: che bello, per la prima volta vidi Carlo, Carlo VII, da piccola sognavo di sposarlo ma, si sa, i sogni son sogni. Comunque gli raccontai tutto quello che mi era successo, gli dissi di aver parlato con Dio e che mi aveva detto di prendere in mano l’ esercito e di portarlo alla riscossa. Lui ebbe fiducia in me e mi concesse il privilegio di guidare i soldati alla guerra. Dovevo trovare delle persone che mi appoggiassero. Ma dove? Girai allora tutta la Francia in cerca di uomini. Quando ebbi racimolato un po’ di volontari iniziai il mio lungo, pesante e tragico cammino. La mia vita era rovinata e il mio destino segnato per sempre. 5 Da lì, come pensavo, vincemmo molte battaglie soprattutto perché eravamo molto legati. Avevo scelto degli uomini coraggiosi. La battaglia più importante che combattemmo fu la battagli di Patay, combattuta interamente sul suolo francese. Stranamente la vincemmo. Stento ancora a crederci. Comunque, partiamo dall’inizio. Era una bella giornata d’estate, il 18 giugno, per l’esattezza, io e Hire, un mio grande amico e compagno di ventura, guidammo un esercito di quasi 1500 soldati contro gli inglesi. Loro usavano un tecnica difensiva molto efficace: lanciavano le frecce per terra per evitare la cavalleria. Ma noi superammo questo inconveniente perché li attaccammo di sorpresa. Riuscimmo a vincere e fu una vittoria decisiva per la guerra. Anche per questo sono ricordata. Ma la battaglia più dura fu quella a Parigi, dove fui ferita e quindi costretta a ritirarmi. Da qui iniziò la mia decadenza: la corte non mi accolse come un’eroina ma come una perdente. Essendo essenziale per la vincita della guerra mi richiamarono nell’esercito ma, durante una ricognizione, fui catturata e condannata per eresia e stregoneria dagli inglesi. Una volta arrivata in Inghilterra andai in tribunale, precisamente il tribunale dell’Inquisizione. Durante i durissimi interrogatori che subii non rinnegai mai tutto quello che avevo fatto e fui giudicata colpevole. Il 30 Maggio del 1431 un rogo pose fine alla mia vita nel centro della piazza. 6 Autobiografia a cura di: L. B., D. M., G. R. Sono Isabella figlia di Giovanni II, re di Castiglia, regina di Spagna e mio marito, Ferdinando è il Re d’Aragona. Le nostre nozze sono state celebrate in segreto perché il re di Francia, ma anche i nobili castigliani erano contrari al rafforzamento della monarchia che ne sarebbe derivato. Il rapporto tra me e mio marito era regolato anche da norme precise: nel momento in cui fossimo saliti sul trono avremmo dovuto gestire separatamente i nostri due regni. Io e mio marito ci siamo impegnati a combattere contro i mori (Arabi) che occupavano i territori nel sud della Spagna e con la guerra di Las Navas De Tolosa (Reconchista), abbiamo riconquistato il Regno di Granada. Il 2 gennaio 1492, dopo molte guerre, io e Ferdinando eravamo distrutti, ma vittoriosi: il regno di Granada si era arreso e ci incamminammo verso Alhambra, fortezza dei musulmani. Appena arrivati, trasformammo le moschee in chiese (il contrario di quello che avevano fatto i musulmani a Costantinopoli). Io e Ferdinando volevamo un paese unito e quindi obbligammo gli ebrei e i musulmani ad andarsene o a convertirsi al cattolicesimo. 7 Anche se alcuni di loro dichiararono di aver abbracciato la religione cattolica, li cacciammo lo stesso perché pensavamo che la loro confessione fosse falsa. Intanto io e mio marito dovevamo pensare ad un modo per raggiungere le Indie per comprare la seta e le spezie perché nel Mediterraneo c’erano i pirati e via terra i turchi ottomani controllavano tutte le attività commerciali. Quindi io convinsi quello stupido di mio marito a finanziare il viaggio di Cristoforo Colombo che aveva un progetto entusiasmante: arrivare alle Indie andando verso ovest e attraversando l’oceano con tre caravelle. Io volevo finanziare questo ambizioso progetto per diffondere il Vangelo perché la religione per me era la cosa più importante, invece Fendry era interessato all’impresa solo per aumentare la ricchezza e la potenza del paese. Grazie a me, Colombo partì ma non ha raggiunse le Indie, bensì un nuovo continente, che sarà chiamato America. Cristoforo non se ne accorse e un po’ di tempo dopo il suo prestigio cominciò a diminuire perché nelle terre scoperte non c’erano le ricchezze sperate. Morii il 26 novembre 1504 dopo aver dato alla luce ben 5 figli! 8 Di: A. A., E. G., G. G. All’inizio mi sentivo un po’ impaurita e nello stesso tempo spaventata, perché dopo la morte di mio marito, il governo del ducato è finito nelle mie mani; in più, avevo anche da accudire e proteggere mio figlio. La cosa che mi ha dato fastidio ed anche arrabbiare è stato il fatto che mi abbiano tolto dalla vita politica una volta che non servivo più. Ma … un attimo, torniamo un po’ indietro. Sono figlia di Ercole I d’Este, duca di Ferrara, e di Eleonora d’Aragona. Il 12 febbraio 1490, quando avevo 16 anni, sposai Francesco II Gonzaga, diventando così marchesa di Mantova. Ricordo ancora quel giorno: entrai in città tra la folla festante e vedevo gli sguardi affascinati dei mantovani. Ero una donna molto raffinata e ben presto fui considerata la "Prima donna del Rinascimento". Immediatamente mi innamorai della corte mantovana e mi dedicai al suo sviluppo culturale, invitando a letterati e musicisti e mantenendo i contatti con i maggiori artisti del tempo, come Mantegna, Correggio, Leonardo, che arricchirono i miei appartamenti con le loro opere. 9 Spendevo moltissimo per i vestiti e per i gioielli, tanto da diventare il riferimento dell'intero mondo occidentale per la moda, il galateo, la cosmesi e la bellezza in genere. Tutti copiavano il mio look e fui la prima ad indossare i "caleçon", gli antenati dei pantaloni. Il 29 marzo 1519 mio marito purtroppo morì, lasciando a me il ducato di Mantova perché mio figlio, il legittimo erede, era ancora piccolo. Dovetti quindi occuparmi della vita politica, anche se ero abituata a farlo durante le numerose assenze di Francesco. Devo dire che me la sono cavata : anche in questo campo ho usato il mio proverbiale fascino! Vent'anni più tardi, il 13 febbraio 1539, morii e fui sepolta accanto a mio marito. Questo è lo stemma del ducato di Mantova che dal 1519 fu governato da Isabella d’Este fino a quando il figlio non divenne maggiorenne. 10 Catherine of Aragon Autobiography by: L. B. , G. B. , E. A. Welcome to the story of my life !!!!! I’m Catherine of Aragon and I was born 16th December 1485. I’m the daughter of Queen Isabella I of Castile and King Ferdinand II of Aragon . My career as English Queen starts in 1509 and finishes in 1533. Before I was the Princess of Wales and the wife of my second husband’s brother, Arthur. We married in 1501. It was beautiful, I loved him! Unfortunately he died after five months. I became the ambassador at the Spanish court in England, becoming the first ambassador in European history. Then I had to marry king Henry VIII in 1509. I led my people when Henry was in France and together we won the Battle of Flodden. But my husband never loved me. He loved Anne Boleyn. She was very very ugly. Henry tried to have our marriage annulled because I didn’t have any surviving sons. I was very sad !!! This events led to England’s schism with the Catholic church. When Pope Clement VII refused to annul our marriage, Henry became the Head of the Anglican Church of England in addition to being King of England. Then our marriage was declared invalid and Henry married Anne. 11 BLOODY MARY Autobiography by: I. G., L. D. G., G. S. Hello everyone, I am queen Mary. I was born on 18th February 1526 in Greenwich and I died on 17th November 1558, in London. I married Philip II of Spain. I was queen of England and Ireland from July 1553 until I died. I was the older daughter of Henry VIII by Catherine of Aragon but following the annulment of my parents’ marriange I was declared illegitimate. I succeeded my brother Edward VI to the throne. He was king only for just nine days. I was a convinced Roman Catholic and I married Philip II, king of Spain. My Catholic faith provoked a rebellion led by Sir Thomas Wyatt. My systematic persecution of protestants in 1555, during which I sentenced to death about 300 heretics who were burnt at the stake, earned my name of “Bloody Mary”. During my reign the English lost their last possessions in France; according to tradiotion I said:” when I am dead and opened you shall find ’Calais’ engraved on my heart”. I died unpopular and childless. 12 Anne Boleyn Autobiography by: E. A., L. C., A. R. I am Anne Boleyn and I was queen of England. My father was an ambitious Knight, and my uncle was the duke of Norfolk. I spent my teens in France and I return to England with style and great charme. I had a circle of admirers but I secretly was engaged with Henry Percy. I also entered the service of the Katharine of Aragon. But, with my “class” I caught the eye of Henry VIII. He ordered Percy from court and tried to make me his mistress. I refused! My sister, Mary, had been the king’s mistress and gained little from it but scandal. I demanded the king to marry me. I waited nearly seven years for Henry to obtain his marriage annulment. Finally the King and I celebrated our marriage in 1553. Unfortunately I was unable to give Henry the son he desperately needed and our marriage ended tragically for me. I was executed on accuse of witchcraft incest and adultery on 19th May 1536. My daughter Elisabeth became “the great Elisabeth I of England”. 13 ELISABETH I TUDOR Autobiography by: L. B., D. M., G. R. I was Elisabeth I Tudor and I was born at Hatfield in 1533. I was Daughter of Henry VIII and of Anne Boleyn, king and queen of England. I ascended the throne on 17th November 1558. In religion I put force on the book of common prayers while in policy I was wise and balanced. My cousin was Mary Stuart the queen of Scotland, she found refuge in England because of a protest against the Catholic Church . I accused my cousin of high betray and had her sentenced to death. Phillip II , king of Spain, assaulted me with the “Invincible Army”, because I was Anglican and because I had killed Mary Stuart. I won the battle because the Invincible Army was destroyed by a storm. Thanks to me, England had an incredible development in policy and culture. I died in 1603. I was childless, so my successor was James I, Mary Stuart’s son. 14 Autobiography by: S. C., M. S., A. S. My name is Mary Stuart! I was born on 7th or 8th December 1542 and I died on 8th February 1587. I was Queen of Scotland from 14th December 1542 to 24th July 1567 and Queen consort of France from 10th July 1559 to 5th December 1560. I was the only surviving legitimate child of King James V of Scotland. When I was just six days old my father died and I acceded to the throne. I spent most of my childhood in France while Scotland was ruled by regents, and in 1558 I married the Dauphin of France, Francis. My husband ascended the French throne as King Francis II in 1559, and I became queen consort of France, until his death in December 1560. Once widowed, I returned to Scotland, on 19th August1561. Four years later, I married my first cousin, Henry Stuart, Lord Darnley, but we were unhappy. In February 1567, his residence was destroyed by an explosion, and Darnley was found murdered in the garden. I am quite sure that James Hepburn, 4th Earl of Bothwell, orchestrated Darnley's death, but he was acquitted of the charge in April 1567, and the following month I had to marry him. Following an uprising against my husband and I, I was imprisoned in Loch Leven Castle and on 24th July 1567, I was forced to abdicate in favour of James, my oneyear-old son by Darnley. I attempted to regain the throne, but my attempt was unsuccessful ; I had to flee southwards seeking the protection of my first cousin once removed, Queen Elizabeth I of England. I had previously claimed Elizabeth's throne as my own because I was considered the legitimate sovereign of England by many English Catholics . Perceiving me as a threat, Elizabeth had me confined in various castles and manor houses in England. After eighteen and a half years in custody, I was found guilty of plotting to assassinate Elizabeth, and I was beheaded. 15 Autobiografia a cura di: S. C., M. S., A. S. Io, Gostanza da Libbiano, sono nata attorno al 1535 e sono morta dopo il 1594, sono stata una donna processata per stregoneria a San Miniato, in Toscana. Mio padre era un uomo molto ricco che, un giorno, si invaghì della sua serva; da questa relazione nacqui io e, come potete bene immaginare, non ebbi una vita facile. All’età di otto anni fui costretta a sposare il figlio di un pastore, un uomo rozzo e violento che mi maltrattava come fossi una delle sue bestie. Per fortuna morì presto ed io, per guadagnarmi da vivere, iniziai a fare la filatrice e la levatrice, assistevo cioè le donne durante il parto. Sapevo anche curare i malati: raccoglievo le erbe medicinali per farne infusi e unguenti con cui guarire le malattie. Così mi guadagnai la fama di guaritrice e divenni sempre più famosa. Quasi ogni giorno mi portavano malati da curare o semplicemente i loro vestiti: bastava che li toccassi. Ben presto qualche malalingua, invidiosa della mia notorietà, cominciò però a dire che tutto questo era opera del demonio, soprattutto se non riuscivo a guarire qualcuno. Devo confessare che, ogni tanto, mi sono divertita con chi si comportava male: esemplare è l’episodio della lezione che inflissi ad un garzone punito con un gran mal di pancia, provocatogli dal succo di un’erba, perché era colpevole di importunare i suoi figli. Iniziarono così ad accusarmi di stregoneria e, ormai sessantenne, fui costretta a subire un processo. All’inizio negai tutto ed i giudici decisero di torturarmi. Non immaginate che dolore: mi hanno sollevato con 16 una fune in modo che le braccia, legate dietro la schiena, reggessero tutto il peso del corpo. Non sopportando tanta sofferenza ammisi le colpe che non avevo commesso, poi però negai tutto. Allora i giudici decisero di torturarmi ancora … ancora e ancora finché, sfinita, mi dichiarai pronta a parlare; dissi di essere una strega, di avere rapporti con il diavolo, di poter trasformarmi in un gatto, di succhiare il sangue ai bambini, di partecipare al sabba con le altre streghe, qualunque cosa pur di farli smettere. Per fortuna, ad un certo punto, il giudice venne sostituito e decise di cercare prove della mia colpevolezza, senza dare ascolto alle chiacchiere. A lui devo la mia salvezza: si convinse che non ero affatto una strega ma solo una povera vecchia odiata dai miei compaesani e che mi ero inventata tutto pur di far cessare le torture. Venni scarcerata e posso dire di essere tra le poche donne accusate di stregoneria ad essere sopravvissuta. Certo dovetti trasferirmi e vivere di stenti perché mi vietarono di continuare a fare il mestiere di guaritrice, mestiere che adoravo perché curare i malati mi faceva sentire utile. 17 Autobiografia a cura di: G. B., G. B., S. M. Sono Maria Teresa d'Asburgo, nata a Vienna il 13 maggio 1717, dall'imperatore Carlo VI e della principessa Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel. Ero la secondogenita ma la prima tra le figlie femmine, quindi divenni erede al trono in virtù della Prammatica Sanzione del 1713. Infatti mio padre, imperatore del Sacro Romano Impero, non avendo figli maschi, per non rischiare un vuoto di potere dopo la sua morte, fece approvare una legge che, in mancanza di un erede maschio, dava il diritto di successione al trono anche alla prima figlia femmina dell'imperatore. Il 12 febbr. 1736 sposai l’uomo che amavo, una fortuna per l’epoca, il duca Francesco Stefano di Lorena insieme al quale, dopo qualche anno, mi stabilii a Firenze, dove rimasi solo pochi mesi, fino alla morte del mio amato padre, avvenuta inaspettatamente nel 1740 . E così io, all'età di 23 anni, ereditai la corona d'Austria e divenni l'arciduchessa regnante, un fatto assolutamente inedito, per molti anche inaccettabile. Anche se gli altri monarchi avevano dato, nel 1713, il loro consenso alla "Prammatica Sanzione", sembrava che non se ne ricordasse più nessuno. La Prussia colse subito l'occasione e aggredì il mio regno semplicemente perché pensava che io fossi una giovane e inesperta regnante, incapace di governare, un avversario debole. Le altre monarchie dell'Europa non si scandalizzarono più di tanto di questo attacco e si allearono con l'aggressore, nella speranza di poter partecipare allo smembramento dell'Austria. Per fortuna l'Ungheria mi aiutò e riuscii a respingere gli attacchi. Nel 1763, alla fine di quella che fu chiamata la "guerra dei sette anni", giurai di non farmi mai più trascinare in una guerra del genere. "Non scordatelo mai, meglio una pace mediocre che una guerra fortunata" dissi a Giuseppe, mio figlio primogenito. Il lungo periodo di pace che seguì era proprio quello che ci voleva per il mio paese perché l'economia e le finanze erano disastrate per le ingenti spese di guerra. Mi resi conto che il paese 18 aveva un urgente bisogno di riforme, come aveva fatto la mia più acerrima nemica: la Prussia! Allora decisi di modernizzare l'Austria, cominciando dall'abolizione di molte regole di corte. Prima di salire al trono non avevo ricevuto nessuna educazione specifica per prepararmi al difficile compito di governare un paese, ma forse è stata proprio questa la mia fortuna perché riuscii ad affrontare molte questioni usando il buonsenso. Anche nel difficile campo dell'economia avevo capito più di molti miei colleghi monarchi, che il commercio e l'industria erano l'unico mezzo per creare benessere al paese e attirare denaro straniero. Così, abolii le tasse che ostacolavano il commercio e feci importanti riforme nel campo della giustizia, eliminando ,per esempio, l’orrenda abitudine della tortura. Per l'istruzione, mi battei come una forsennata contro la Chiesa che non voleva perdere l’esclusiva in campo educativo e contro i proprietari terrieri che pensavano che troppa istruzione fosse superflua, anzi pericolosa per i contadini. Ma io avevo capito che l'obbligo scolastico e una scuola pubblica erano di primaria importanza per uno stato moderno. Feci una cosa sorprendente: chiesi alla Prussia, il mio nemico numero uno, di darmi in prestito Ignaz von Felbiger, uno monaco specialista del sistema scolastico moderno. La Prussia accettò e così entrò in vigore, nel 1774, il primo "Regolamento scolastico generale per l'Austria". La mia vita privata andava intanto a gonfie vele: ebbi con il mio amato Francesco ben 16 figli, anche se ne sopravvissero 12 (4 maschi e 8 femmine) e quasi tutti sono stati importanti per la politica dell'Austria: fui infatti madre degli imperatori Giuseppe II e Leopoldo II, nonché di Maria Antonietta, regina di Francia, e Maria Carolina, regina di Napoli e Sicilia. Morii nel 1780, a 63 anni, dopo 40 anni di regno. Fui l'unica donna sul trono asburgico e ritengo di essere stata una dei migliori regnanti dell'Austria! 19 Cristina di Belgioioso Autobiografia a cura di: E. A., L. C., A. R. Io Cristina, figlia di Gerolamo Trivulzio (1778-1812) - discendente di una delle famiglie storiche dell'aristocrazia milanese e del celebre Gian Giacomo Trivulzio - e di Vittoria dei Marchesi Gherardini. (1790-1936), nacqui alle dieci e tre quarti del mattino, il 28 giugno 1808 nel bellissimo palazzo di famiglia. L'atto del mio battesimo venne registrato nella parrocchia della chiesa di Sant'Alessandro: nel documento figuro come Cristina Trivulzio, anche se varie furono le varianti usate per il mio cognome, da Trivulzi a Triulzi o Triulzio, tanto che io stessa,da fanciulla, mi firmavo Cristina Trivulzia. Solo dopo la mia morte si imporrà la versione Trivulzio. Rimasi orfana di padre a quattro anni. Mia mamma si risposò un anno dopo con Alessandro Visconti d'Aragona ed ebbe un figlio maschio e tre altre figlie femmine. Fui molto attaccata ai miei fratelli e sorelle (Alberto, Virginia ,Valentina, Giulia, Teresa). Non mi ricordo molto di quando ero bambina. Ho però ritrovato una lettera del 1842 in cui parlo di me alla mia amica Ernesta Bisi, contrariando un frenologo che pretendeva di conoscere le persone solamente dalla forma del loro corpo. Lui sosteneva, basandosi semplicemente sul mio aspetto, che io ero stata, durante l’infanzia, vivace ed estroversa, invece ero una bambina melanconica, seria, introversa, tranquilla, talmente timida che mi accadeva spesso di scoppiare in singhiozzi nel salotto di mia madre perché credevo di accorgermi che mi stavano guardando o che volevano farmi parlare. Nonostante la differenza d'età,io ed Ernesta rimanemmo grandi amiche per sempre e le confidenze più intime le ho fatte proprio a lei. Sarà lei che mi introdurrà, qualche anno più, tardi nel mondo della 20 cospirazione carbonara. Di certo la mia infanzia non fu felice: dopo aver perso il papà, subirò un altro dolore, perché Visconti, che avevo in qualche modo accolto nel mio cuore , fu arrestato nel 1821 con l'accusa di aver partecipato ai moti Carbonari. Tenuto in prigione due anni, ne uscì distrutto a livello fisico e soprattutto nervoso, senza più riuscire a riprendersi. Per me, appena tredicenne, era stato come restare orfana di padre per la seconda volta. Mia madre, che fu sempre persona gaudente, non tardò a trovare nel siciliano conte di Sant'Antonio il suo nuovo uomo. Il momento più importante della mia giovinezza è stato il matrimonio con il giovane ed appena ventenne principe Emilio Barbiano di Belgioioso. Molti cercarono di dissuadermi, conoscendo le abitudini libertine di Emilio, ma alla fine il mio matrimonio si celebrò. Invitati di rango si affollarono nella chiesa di S. Fedele a Milano il 24 settembre 1824. Io, la più ricca ereditiera d'Italia, vantavo una dote di 400.000 lire austriache. Avevo allora solo 16 anni. L'unione non durò molto. Il principe non era certo fatto per la vita coniugale, e nei rapporti con le donne veniva attratto fondamentalmente dal piacere e dal divertimento. Io Cristina , dal canto mio , cominciavo già a mostrare i segni dell'epilessia che mi tormenterà per tutta la vita. Il male non si traduceva solo in periodiche crisi, ma aveva il potere di agire sul mio comportamento, inibendomi, e togliendomi anche il desiderio sessuale. Negli anni del matrimonio, Emilio intrattenne una relazione extraconiugale con Paola Ruga, una signora della buona società milanese. Fu proprio il rapporto con la Ruga, che era oltretutto un'amica mia, a risvegliare in me quel senso di dignità che mi portò alla rottura del legame coniugale. In una lettera che scrissi 14 novembre 1828 alla Bisi dicevo che ritenevo, per rispetto al mio decoro ed al mio titolo di moglie, di non acconsentire formalmente alla continuazione delle relazioni di Emilio con la Ruga. Ufficialmente non divorziai mai, ma mi separerò di fatto nel 1828, rimanendo poi in rapporti più o meno cordiali con il mio ex marito e tentando qualche volta un riavvicinamento. Alla fine degli anni venti mi avvicinai alle persone più coinvolte con i movimenti per la liberazione. Gli austriaci, che dominavano la Lombardia dal 1815 e specialmente il capo della polizia Torresiani iniziarono la loro opera di spionaggio che durò fino all'unità d'Italia. Io ero bella, potente, e potevo dare molto fastidio. Fortunatamente la mia fama, la mia posizione sociale, e la mia scaltrezza mi salvarono più volte dall'arresto. Gli Austriaci non volevano dare l'idea di infierire contro le élite sociali e 21 culturali milanesi. Chiudevano quindi un occhio sulle mie frequentazioni. Non va inoltre dimenticato che mio nonno, il Marchese Maurizio dei Gherardini, fu Gran Ciambellano dell'Imperatore d'Austria e poi, fino alla sua morte, anche Ministro Plenipotenziario d'Austria presso il Regno Sabaudo. Un arresto della nipote avrebbe causato uno scandalo dagli sviluppi imprevedibili. Nel 1858 io morii. Solo tre anni dopo, nel 1861, si costituì finalmente l'Italia unita, da me tanto desiderata. Il mio papà Gerolamo Trivulzio. La mia mamma Vittoria Gherardin 22 MARIA ANTONIETTA Autobiografia a cura di: L. D. G., I. G.,G. S.. Il 2 novembre del 1755 l'imperatrice d'Austria Maria Teresa d’Asburgo mi diede alla luce nella reggia di Vienna: ero la sua quindicesima figlia! Povera la mia cara mamma! Mi battezzò con il nome di Maria Antonia. Poi fui costretta a sposare un uomo che neanche conoscevo, ero preoccupata: chissà come sarebbe stato mio marito… a quell’epoca noi ragazze eravamo destinate a sposarci contro il nostro volere e per di più giovanissime, che strazio! Ebbi paura di colui che sarebbe diventato mio marito, non sapevo chi fosse, … magari era anche brutto e arrogante. Divenni la sposa di Luigi XVI ma il nostro non fu un matrimonio felice. A corte si mormorava che io pensassi solo a divertirmi e venni giudicata una persona frivola e superficiale, disposta a seguire ogni moda stravagante che giungesse a Parigi. Anche l'amicizia con la mia dama di compagnia divenne uno dei pettegolezzi preferiti. Quando mio suocero,Luigi XV, morì, io e mio marito, che fu chiamato il delfino, diventammo i nuovi sovrani di Francia. Luigi mi accontentava in tutto, mi permise di vivere da sola nel Petit Trianon, nei giardini di Versailles, lontano dai grezzi popolani francesi. Che gentaglia! Il popolo mi detestava, pensava che non mi interessassi dei loro problemi. Dopo otto anni di matrimonio, il 18 dicembre 1778, diedi alla luce una bambina e, nel 1781, arrivò anche il sospirato erede maschio. Intanto, la situazione finanziaria della Francia diventava sempre più grave. Così, quando ordinai la costruzione di un bellissimo, anche se, lo ammetto, costoso villaggio con otto cottage e una fattoria nei miei giardini privati al Trianon, tutti mi criticarono e fui accusata di essere la causa di tutti i problemi del paese. Ma nel rigido inverno tra il 1788 e il 1789 fui colpita da un'immane tragedia: mio figlio, l'erede al trono di Francia, si ammalò di tubercolosi e morì. Incuranti del nostro dolore, il 14 luglio 1789, il popolo di Parigi insorse contro di noi. Mentre i rivoltosi prendevano d'assalto la Bastiglia, cercai invano di convincere mio marito che era arrivato il momento di usare la forza. 23 Il popolo insorse di nuovo in ottobre e prese d’assalto anche il nostro palazzo. Per fortuna riuscimmo a fuggire attraverso un passaggio segreto e a rifugiarci nel palazzo abbandonato delle Tuileries dove rimanemmo rinchiusi per molto tempo. La notte del 20 giugno 1791 reale tentammo la fuga, lasciando Parigi nel più gran segreto. Ma il nostro piano andò in fumo: fummo riconosciuti e bloccati nella cittadina di Varenne. Mio marito fu costretto ad accettare la Costituzione. Che sciocchezza! Non ero d’accordo e chiesi aiuto agli altri sovrani. Fu tutto inutile: Luigi fu ghigliottinato ed io rinchiusa in una lurida prigione. Ormai il mio destino era segnato! Il 16 Ottobre 1793 la ghigliottina ha tranciato anche il mio regale collo… 24 Autobiography by:A. A., E. G., G. G. My name is Alexandrina Victoria and I was born on May 24th in 1819. I was the queen of Great Britain and Ireland from 20th June 1837. I am the daughter of Prince Edward, I have been under the strict supervision of my mother Victory of Saxony who came from Germany. I inherited the throne at the age of 18 after my father and his brothers had died. The United Kingdom was already an established constitutional monarchy. I married my first cousin, Prince Albert of Saxony, in 1840. I had nine surviving children and thanks to them I gained my nickname "the grandmother of Europe." After my husband Albert’s death in 1861 I was alone. On 1st May 1876 I had the additional title of Empress of India. My reign of 63 years is known as the Victorian era. It was a period of industrial, cultural, political, scientific, and military change within the United Kingdom, and was marked by a great expansion of the British Empire. 25