Diapositiva 1 - A. Gentileschi
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Diapositiva 1 - A. Gentileschi
NUOVE TECNOLOGIE E LORO IMPATTO SULLA DIDATTICA Corso per docenti neo assunti USR Lombardia - 2015 1 Nuovo PARADIGMA (1) • La nuova cultura digitale e la sempre maggiore diffusione di device in tutti gli ambiti della vita quotidiana stanno rivoluzionando le dinamiche sociali e produttive • I linguaggi di base (gestuale, verbale, iconografico) si stanno modificando, orientandosi verso uno stile comunicativo centrato su interazione, produzione collaborativa dei contenuti e condivisione. 2 Nuovo PARADIGMA (2) • La scuola mostra difficoltà ad identificare e riconoscere” queste trasformazioni e rischia di essere sempre più impreparata ad affrontare i cambiamenti della società, dei comportamenti e delle sfere cognitive dei giovani. • CAMBIARE I PARADIGMI DELL’EDUCAZIONE 3 Rischio GAP • TRA studenti (“nativi digitali”) e adulti (gli “immigrati digitali”) • TRA approccio lineare, sequenziale, strutturato, argomentativo e per lo più deduttivo dell’insegnamento scolastico tradizionale e le logiche di ipertestualità, reticolarità ed esplorazione introdotte da Internet. 4 Risposta ADATTATIVA • La “scuola della trasmissione” viene aggiornata confinando in spazi e progetti specifici e occasionali l’utilizzo delle nuove tecnologie, depotenziandone le possibilità e adattandole ai modelli di insegnamento tradizionali. • Vedasi l’uso minimo delle LIM simile a quello delle normali lavagne in ardesia e che le assimila dunque a una semplice innovazione della superficie su cui scrivere 5 Rivoluzione COSTRUTTIVISTA • La realtà è intesa come movimento di negoziazione sociale di significati • La valutazione è fondata sui processi attivati dallo studente e su risultati quantitativi prodotti • La scuola interagisce con i sistemi di comunicazione che hanno nel web e networking nuove possibilità di costruire processi interattivi - comunicativi 6 DOCENTE ICT • “The mainstreaming of ICT also depends on teachers' learning and training opportunities as well as on the availability of a sufficient number of digital pedagogic resources. As the plan reaches beyond the early adopters, teachers will need more and more support to integrate the use of technology in their teaching practice. Otherwise the ICT equipment may not be used”. • Come evidenzia l’OECD nel rapporto 2013 tutto dipende dal grado di formazione dei docenti accanto alla disponibilità di device ICT : LA STRATEGIA non può essere concepita in due fasi distinte. • Inoltre occorre considerare che è necessaria una formazione costante nel tempo per integrare le ICT nella didattica e non coinvolgere solo i “PIONIERI”. 7 PIANI MIUR – PSTD (1) • Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche (PSTD) 1997 – 2001 • Il PSTD ha sostanzialmente tre obiettivi. Il primo è l'educazione degli studenti alla multimedialità e alla comunicazione, la cui intrinseca polivalenza è ritenuta utile ad ogni livello ed in ogni indirizzo formativo: "L'educazione alla multimedialità e alla comunicazione include anzitutto un uso attivo e creativo delle tecnologie in connessione con la formazione di alcune abilità generali, quali; l'espressione e la comunicazione, la ricerca, l'elaborazione, la rappresentazione delle conoscenze in relazione alle diverse aree del sapere, la comunicazione interpersonale e la collaborazione anche a distanza. E' altrettanto importante educare i giovani alla fruizione e all'analisi dei messaggi multimediali e dei sistemi di comunicazione così che essi possano farne strumenti efficaci di studio e di crescita culturale". 8 PIANI MIUR – PSTD (2) • Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche (PSTD) 1997 – 2001 • Il secondo obiettivo è il miglioramento della qualità della scuola: le tecnologie didattiche aiutano gli insegnanti a insegnare meglio, gli studenti ad imparare meglio: "L'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione può dare un notevole contributo all'efficacia del processo di insegnamento-apprendimento. Si tratta di scegliere di volta in volta fra i numerosi strumenti che i docenti e gli allievi possono impiegare nelle diverse funzioni didattiche individuali e di gruppo, come la lezione, lo studio, l'esercitazione di specifiche abilità e la soluzione dei problemi, la progettazione, la valutazione. Affinché questo obiettivo si realizzi occorre che i mezzi vengano scelti in modo coerente rispetto ai contenuti trattati e alle abilità da sviluppare". 9 PIANI MIUR – PSTD (3) • Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche (PSTD) 1997 – 2001 • Il terzo obiettivo è il miglioramento della professionalità dei docenti. "La padronanza delle tecnologie didattiche è evidentemente una condizione perché essi possano introdurle nel loro lavoro. I diversi progetti in cui si articola il programma dovranno dunque dare un adeguato spazio alla formazione dei docenti in questa direzione. L'uso delle tecnologie non è però solo un fine e un oggetto dell'aggiornamento, ma anche uno strumento utile per la professionalità dei docenti: i nuovi sistemi di comunicazione, ad esempio, consentono la consultazione di banche di dati e la ricerca di materiali, lo scambio di esperienze, la consulenza e l'assistenza a distanza, il lavoro cooperativo; l'autoformazione e la formazione a distanza" 10 PIANI MIUR – FOR TIC • Piano nazionale di formazione degli insegnanti sulle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (2002 – 2005 e FORTIC 2 dal 2005 al 2008) ha previsto un'azione formativa (diretta a 180.000 docenti) articolata per temi e destinatari, utilizzando un mix di attività in presenza e di auto-formazione assistita da tutors, basata su servizi e strumenti messi a disposizione in rete. • Il piano aveva 3 tipologie di percorsi formativi: 1. un percorso formativo di base rivolto ai docenti con scarsa o nessuna competenza nell'uso delle TIC (160.000 docenti), 2. un percorso formativo teso a costituire una figura di docente "consulente" esperto nelle metodologie e nelle risorse didattiche offerte dalle TIC (13.500 docenti) 3. un percorso teso a costruire le competenze necessarie ad una figura di "responsabile" delle infrastrutture tecnologiche della scuola o di reti di scuole (4.500) 11 PIANI MIUR – Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) 2007 - 2012 • • • • piano LIM piano Cl@sse 2.0 piano Scuol@ 2.0 piano Editoria Digitale Scolastica • «I programmi del MIUR di prima generazione, attraverso i quali il mondo della scuola si è avvicinata all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione evolvono oggi in una dimensione nella quale la tecnologia si integra nella didattica di classe» • Non più la classe in laboratorio ma il laboratorio in classe • Analisi critica OECD 12 Modello didattico europeo (1) • L’indagine “EU Digital Agenda, Marzo 2010, 2020 Vision – Report of the Teaching and Learning in 2020 Review Group” mostra alcune tra le tendenze in atto nei modelli didattici, a livello europeo : 1. i modelli pedagogici “costruttivista”e “socio-costruttivista” includono le ICT come “strumenti per potenziare la didattica tradizionale che privilegi un approccio attivo, basato cioè su compiti aperti che mirino alla riflessione sul processo ed alla personalizzazione dei percorsi di apprendimento”. 2. il riconoscimento del peso del ruolo dell’insegnante, che si configura come il “punto chiave” nel processo di trasformazione delle azioni di apprendimento. Infatti, la presenza sempre più diffusa e naturalizzata delle tecnologie obbligherà l’insegnante a sviluppare e mettere in campo competenze nuove. 13 Modello didattico europeo (2) 3. i vincoli strutturali del modello scolastico tradizionale possono essere superati dall’estensione dello spazio didattico con ambienti di apprendimento virtuale (Virtual Learning Enviroment) e sistemi di gestione dei contenuti LMS (Learning Management System), a cui si sono associati strumenti del Web 2.0 per le relazioni interpersonali, il dialogo continuo e la condivisione 4. gli “spazi” destinati all’apprendimento all’interno dell’edificio scolastico, a livello infrastrutturale, potrebbero restare immutati; la differenziazione dei modelli di apprendimento sarà orientata prevalentemente alla collaborazione tra studenti e alla personalizzazione dei contenuti e dei percorsi didattici, sia per il modello classe tradizionale sia per modelli diversi da questa con il supporto delle ICT (es. classe diffusa) 14 Modello didattico europeo (3) 3. si prospetta una graduale crescita della produzione di contenuti didattici autoprodotti dall’utente (come il docente), che potrebbero presto imporsi come la tendenza più diffusa qualora si trovassero adeguati criteri di validazione che ne consentano il riuso e siano garanzia di interoperabilità tecnologica; 4. la grande diffusione delle LIM e di superfici interattive, in generale, apre all’ingresso in aula di device tecnologici quali tablet, netbook, ebook, che stimoleranno nuovi approcci didattici e metodi di studio; 5. occorre operare una valorizzazione dei momenti di ”apprendimento informale”, talvolta esterni all’ambiente scolastico. In questa direzione occorre approfondire come inserire esperienze innovative quali, ad esempio, l’uso di giochi o la fruizione di contenuti /ambienti, nel contesto dei nuovi scenari di apprendimento 15 Modello didattico europeo (4) 3. La formazione degli insegnanti, sia metodologica sia tecnologica, necessita ancora dell’individuazione di adeguati modelli di formazione continua che rispondano alle diverse esigenze. 4. la presenza diffusa delle nuove tecnologie consente di attivare processi di valutazione degli apprendimenti, permettendo inoltre di identificare le preferenze degli studenti. L’uso di questi strumenti probabilmente modificherà la valutazione formativa, mentre la “valutazione sommativa” manterrà un approccio basato sulla misurazione degli apprendimenti, a partire da prove oggettive di valutazione (es. OCSE - PISA e INVALSI) 16 Modello UNESCO (1) Le competenze dei docenti che usano le ICT I 3 approcci all’uso delle tecnologie in ambito educativo – che costituiscono gli obiettivi strategici di uso delle tecnologie – sono individuati da Unesco nei seguenti: 1. “Technology Literacy” (il docente usa le tecnologie per raggiungere obiettivi disciplinari); 2. “Knowledge Deepening” (il docente usa le tecnologie per insegnare come i concetti disciplinari siano utili per risolvere problemi che hanno la complessità dei problemi del mondo reale e usa le tecnologie per proporre situazioni di apprendimento collaborativo); 3. “Knowledge creation” (il docente usa una varietà di tecnologie per raggiungere obiettivi disciplinari ed educativi, con l’obiettivo di rendere il discente autonomo nel processo di apprendimento continuo). 17 Modello UNESCO (2) Le competenze dei docenti che usano le ICT I 6 ambiti del processo educativo proposti da Unesco sono: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 18 conoscenza delle politiche, programmazione e valutazione, azione didattica, uso delle TIC, aspetti di organizzazione e gestione, sviluppo professionale dei docenti. Modello UNESCO (3a) Le competenze dei docenti che usano le ICT Incrociando i 3 approcci all’uso delle tecnologie con i 6 ambiti del sistema educativo si viene a delineare la seguente tabella a doppia entrata [vedi prima riga e prima colonna] delle competenze 19 Modello UNESCO (3b) Le competenze dei docenti che usano le ICT Il documento proposto da Unesco si propone come un repertorio esaustivo in quanto riesce a catturare la proceduralità delle attività di instructional design, legandole agli obiettivi strategici che ogni docente si pone quando decide di utilizzare le tecnologie 20 Modello UNESCO (4) Le competenze dei docenti che usano le ICT Le competenze chiave del 21mo secolo sono basate sulla capacità di gestione della conoscenza anche attraverso gli strumenti di comunicazione e informazione (ICT) e attraverso l’uso consapevole degli strumenti software di produttività. 21 Modello UNESCO (5) Technology Literacy Se ci limitiamo all'obiettivo della conoscenza d'uso delle tecnologie, ciò significa che la policy è quella di preparare gli studenti come cittadini e forza lavoro. Ne deriva che programmi di studio devono includere l'uso delle ICT per favorire l'acquisizione di competenze di alfabetizzazione di base e lo sviluppo di competenze specifiche sull'uso delle tecnologie. Ciò significa ritagliare all'interno delle singole discipline del tempo per introdurre l'apprendimento del funzionamento dei più importanti programmi di produttività e per l'utilizzo di risorse tecnologiche. Cambiamento per il modo di lavorare degli insegnanti, significa sapere dove e quando (come pure quando non) utilizzare le tecnologie per le attività in aula, per realizzare presentazioni. 22 Modello UNESCO (6) Knowledge Deepening L'obiettivo delle politiche ispirate all'approccio dell'”Abilità di uso approfondito” è quello di aumentare la capacità di studenti, cittadini, e della forza lavoro di dar e valore aggiunto alla società e all'economia attraverso l'applicazione delle conoscenze apprese nelle discipline scolastiche per la risoluzione di problemi complessi. L'insegnamento è centrato sullo studente e il ruolo dell'insegnante è quello di definire i compiti (le consegne) relative alla comprensione di un evento problematico, guidare lo studente alla comprensione e supportare lo studente nei progetti collaborativi. I docenti aiutano gli studenti a creare, mettere in pratica e valutare piani di azione e soluzioni. Anche la struttura e l'organizzazione interna della classe muta: gli studenti lavorano in gruppi per periodi di tempo prolungato. 23 Modello UNESCO (7) Knowledge creation L'obiettivo della “Competenza per la creazione di conoscenza” è quello di aumentare la produttività di un Paese attraverso la formazione di una forza lavoro capace di essere continuamente attiva nella creazione di conoscenza, nei processi di innovazione e nella formazione continua. I curricola di studio devono includere le competenze del XXI Ventunesimo secolo PER CREARE NUOVA CONOSCENZA: problem solving, comunicazione, collaborazione, sperimentazione, pensiero critico e l’espressione creativa diventano obiettivi curricolari in se stessi e sono oggetto dei nuovi metodi di valutazione. I docenti creano comunità di apprendimento all’interno delle loro classi dove gli studenti sono continuamente impegnati nella costruzione delle proprie abilità di apprendimento nonché in quelle degli altri. 24 LEARNING ORGANIZATION (1) Le learning organizations sono quelle organizzazioni che hanno sviluppato la capacità di apprendere riflettendo su se stesse e sull’ambiente di cui fanno parte, potenziando quell’attitudine a rinnovarsi che consente loro di affrontare con maggiore efficacia le turbolenze ambientali, siano queste derivate dal mercato che, più in generale, dalla dinamica socio – culturale. L’apprendimento, in questo senso, attiva la capacità di migliorare le prestazioni in funzione di una più adeguata collocazione nel contesto di riferimento. L’enfasi viene posta sulle risorse umane, sul soggetto e su quelle potenzialità creative e di innovazione che possono esprimersi in modo compiuto all’interno del gruppo organizzato. Quanto vale per le organizzazioni si estende all’intero sistema sociale: l’apprendimento è considerato risorsa fondamentale, il motore del cambiamento e dello sviluppo. Non a caso si parla di “Società che apprende”, di “Società dell’informazione”, di “Società della conoscenza”. Sotto questa angolatura la scuola è un’organizzazione centrale proprio perché ha come mission specifica quella dell’apprendimento, della messa in atto, cioè, di strategie che hanno a che fare con il cambiamento e l’innovazione e, dunque, che si riferiscono allo sviluppo, alla cura e al mantenimento del capitale intellettuale e umano. 25 LEARNING ORGANIZATION (2) Per costituirsi e agire come una learning organization la scuola non può limitarsi a "trapiantare" logiche e approcci tipici dei contesti produttivi, ma occorre ricodificare i linguaggi pedagogici in lessici e grammatiche adeguati alla nuova realtà (Scurati, C. La scuola come organizzazione che apprende: riflessioni pedagogiche). Infatti, le scuole si trasformano in learning organization volte a favorire l’apprendimento e al loro interno tutti gli attori sono coinvolti in tale processo. Secondo questa prospettiva, gli insegnanti sono essi stessi creatori di conoscenza, costantemente impegnati nella sperimentazione didattica e nell'innovazione, nella collaborazione con colleghi ed esperti esterni per la produzione di nuova conoscenza circa la pratica dell'apprendimento e dell’insegnamento. 26 LEARNING ORGANIZATION components (3) Peter Senge – The Fifth Discipline 27 FLIPPED CLASSROOM (FP) [la classe rovesciata] DOCENTE 28 • DE MAURO STUDENTE Classe 3.0 : la classe flessibile (a) • • 29 L’ambiente di classe diventa polifunzionale e il docente è un facilitatore senza svolgere una lezione frontale. La progettazione e l’attuazione di una classe flessibile implicano la correlazione di alcuni elementi fondamentali: l’organizzazione dello spazio fisico puntando su arredi funzionali agli studenti e alla didattica; l’uso delle nuove tecnologie della comunicazione; l’applicazione di metodologie innovative basate sul dialogo e sulla collaborazione tra insegnanti e studenti. Classe 3.0 : la classe flessibile (b) • • • 30 Fare lezione in un’“Aula 3.0” attrezzata con nuove tecnologie e arredi funzionali è senza dubbio stimolante e molto diverso dal fare lezione in modo tradizionale. In un ambiente così strutturato, non possiamo improvvisare, fare una lezione e basta, interrogare gli alunni uno a uno, né possiamo usare il libro di testo; siamo invece costretti a progettare un intervento didattico strutturato e interattivo, molto diverso dalla solita didattica frontale. . 31 Spazio per insegnare Progettp ITI FERMI di Mantova Classe 3.0 : la classe flessibile (c) FP + Bring your own device (BYOD) • • • • • • B.Y.O.D. è l’acronimo di Bring Your Own Device, ovvero “porta il tuo dispositivo” ovvero tablet, smartphone, notebook, etc. Parte dal mondo aziendale e il motivo è il risparmio con la riduzione dei costi. Anche a scuola, soprattutto nei paesi del nord Europa e negli Stati Uniti, il BYOD sta riscuotendo sempre più successo. In un momento storico in cui le scuole hanno un budget sempre più risicato, la soluzione di far portare agli alunni i propri dispositivi tecnologici, può consentire di utilizzare una nuova didattica. Esempio didattico n.1 Esempio didattico n.2 Alcune CRITICITA’ • Non tutti i dispositivi degli studenti sono compatibili tra di loro (Apple VS Android VS Windows?); • I genitori potrebbero non acconsentire ad usare a scuola il tablet / smartphone / notebook dei figli; • Potrebbero esserci problemi a livello di connessione contemporanea alla rete WI-FI della scuola 32 Tools : GOOGLE APPS • • 33 Google Docs è un’applicazione gratuita che rende molto semplice realizzare documenti in condivisione, tra cui elaborazione di testi, tabelle e presentazioni. Il vantaggio principale è che Google Docs consente di realizzare il lavoro online, senza occupare spazio sul disco rigido in locale ma su Google DRIVE. • Ai fini didattici otteniamo una CONDIVISIONE con più utenti che possono apportare modifiche agli stessi file contemporaneamente, favorendo la collaborazione online. • Dal momento che Google Docs conserva le versioni precedenti dei documenti, non c'è motivo di preoccuparsi di modificare un file, visto che con pochi semplici passaggi è possibile ripristinare un vecchio documento, limitando eventuali perdite di cronologia. Tools : EDMODO (+Google Apps) • • Edmodo, social network con una grafica molto simile a Facebook, è una piattaforma didattica che consente di gestire la propria classe come gruppo virtuale. E’ un ambiente sicuro e controllato, in quanto si accede con password personale, ed è semplice nell’uso, in quanto non richiede alcuna installazione nè scaricamenti. • Diventa didattico se, oltre a condividere domande e risposte, inseriamo nei post i link a un Google Docs : per scrivere un documento collaborativo oppure per rispondere a un questionario ed ottenere una immediata elaborazione delle risposte o ancora per invitare gli studenti a scaricare la registrazione filmata della lezione della mattina su Google Drive. 34