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GATEAU DI RAPE BIANCHE ALLA MANIERA VANDALA Nolfo, Gaenolfo, fannullone, buono a nulla, braghe lerce, testa di cipronzo, è da un’ora che aspetto le rape...ma dove ti sei cacciato, si è dissolto come una saetta, brutto sfaticato, sempre a giocare a battilocco, spezzaferro, schiantasomaro con questi con questi barbari , e quando a perso pure le braghe mi porta a casa tutta l’orda e mangiano, bevono si ubriacano e...pena mia. Brutta faccia da intrepido , non gli posso chiedere nulla che subito da fuoco alle gambe e sparisce fino a quando l’odore del desinare me lo riporta più lercio e puzzolente che pria. Ah la cucina, unico diletto e gratificazione di ogni buona cristiana, e non lo dico per vanto ma io per deliziarmi non guardo in faccia nessuno. La buona Burlinda di ricchi piatti uno ne face e cento ne pensa.... e ne ho pensato uno che farebbe sciogliere in lacrime il diavolo in persona. Gateau di Rape bianche alla maniera vandala. E’ una mia ricetta originale creata con l’ingegno e la sofisticazione di una massaia verace che tiene cervello grosso e mani fine.......(B-M) mani grosse e cervello fino. Allora pigliate due rape bianche grosse, sode e dal folto ciuffo, tastatele con cura per accertarvi che siano toste a sufficienza ma maneggevoli e tre piccole della lunghezza di un dito molto mature ed un poco avvizzite. Sciacquateli con acqua abbondante, se non avete l’acqua a portata di mano pulitele con uno straccio e se vi manca pure lo straccio lasciatele così che tanto la terra fa brodo. Estirpate, con cura, il folto ciuffo e riponetelo dentro una cuccuma e mettete da parte. Tagliate le rape sode a rondelle, mi raccomando dello stesso spessore altrimenti un palato sopraffino poco percepisce la delicatezza del gusto e riponetele a strati dentro una teglia con aceto di rape balsamico di modena, strutto di rapa e guanciale norcino di rapa. Lasciate macerare al sole per circa due ore, se non c’è il sole, mettetele all’aria.. se vi manca pure l’aria dichiarate lo stato di calamità naturale. Dopodichè procuratevi un mortaio di legno massello con un grosso pestello e riponete all’interno due piccole rape avvizzite e incominciate, con mano ferma, a pestare le rape fino a farle diventare una soffice crema aggiungendo, un pizzico di sale di rapa, due spicchi d’aglio di rapa, due dita di olio di extra vergine rapa, una lacrima di grappa di rapa ed infine un cucchiaio di pelato di rapa e ogni cento pestate accertatevi, con il dito , della consistenza dato che se non viene soffice fa schifo ai cani, al termine, cacciate il dito e ricominciate a pestare. Lasciare riposare in luogo umido e buio per la fermentazione se non c’è il luogo buio ed umido, mettetelo all’aria..se non avete l’aria ridichiarate lo stato di calamità naturale. La restante rapa avvizzita la tagliate a listarelle sottili e la friggete, però, in olio di semi rapa con l’aggiunta di una spruzzata di vino di vitigno di rapa d’annata . Per ultimo recuperate il ciuffo dalla cuccuma e tagliatelo in segmenti sottili sottili come un battuto e riponete. A questo punto togliete la tiella dal sole e se le rondelle hanno cambiato colore, versateci sopra la crema fermentata , le listarelle fritte, una spolveratina di ciuffo battuto e......... in tavola che finalmente se magna. Se magna.....Gaenolfoooo brutto basilisco, testa di rapa andata a male, devi raccogliere le rape, ma dove ti sei nascosto? Ah dovessi andare raminga ti scoverò brutto CRETINOOO.