LAURA, IN CINA TRA KUNG FU E CANTI

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LAURA, IN CINA TRA KUNG FU E CANTI
LAURA, IN CINA TRA KUNG FU E CANTI TRADIZIONALI
(Come un’ estate in 中国 ha cambiato la mia vita)
Credevo di essere pronta a questa esperienza. Credevo di essere pronta a
passare un intero mese dall’altra parte del mondo, immersa in una cultura
totalmente nuova e purtroppo sconosciuta. Invece la Cina mi travolse come
uno tsunami appena scesi da quel pullmino sgangherato che ci portò alle nostre
nuove famiglie.
Ero a scuola quando arrivò la lettera su cui c’era scritto che ce l’avevo fatta.
Non riuscii a trattenere le lacrime dalla gioia e nei mesi seguenti seguii con
piacere tutti gli incontri formativi organizzati da Intercultura.
Mi sentivo così fortunata e allo stesso tempo eccitata per questa occasione più
unica che rara: la Cina, la Grande Muraglia, una lingua ricca di significati
nascosti, persone disponibili e aperte non sono nemmeno un quarto di tutto ciò
che questa esperienza mi ha dato.
Volenti o nolenti si hanno dei pregiudizi sulle altre popolazioni ed è fantastico
come in un solo mese tutti questi si siano semplicemente sgretolati uno dopo
l’altro. Per farvi un esempio pratico, quando incontrai la mia famiglia per la
prima volta non sapevo come comportarmi. Si dice che i cinesi siano una
popolazione più “fredda” di noi, che il contatto fisico non sia una cosa da
prendere alla leggera e molte altre cose quindi ero un po’ impacciata. Fu
l’abbraccio di mia sorella cinese a sconvolgermi un poco e ad aprirmi gli occhi
su come tutto ciò che io mi ero accuratamente costruita nella mia mente sulla
Cina non fosse altro che un castello di carta, destinato a crollare in un battito di
ciglia.
La mia famiglia era molto povera e la casa dove vivevo piuttosto piccola
eppure loro mi hanno dato tutto. Non parlo solo di oggetti materiali, parlo di
affetto e di amore verso una ragazza che arriva dall’Italia (posto sconosciuto a
loro dato che sono convinti che noi normalmente parliamo in francese). Io
vivevo a Nantai Garden, il quartiere più povero di Haicheng City, ed ero
l’unica straniera. Chiunque mi ha accolto con calore e addirittura per strada la
gente mi fermava per fare una foto insieme o chiedermi il mio nome. Che
imbarazzo le prime volte! Poi pian piano capii che il loro gesto era una
semplice dimostrazione di benevolenza e amore dunque tutto venne più
naturale. Al di là delle colossali differenze culturali, ciò che della Cina mi ha
colpito di più è proprio la gente e la loro semplicità. Niente ipocrisia, niente
azioni interessate, solo amore per la nuova arrivata.
Una cosa che mi ha colpito particolarmente della Cina è che per loro non
esistono cugine o cugini poiché in famiglia si chiamano tutti “fratello” o
“sorella”. I legami sono molto più forti e saldi, non puoi non sentirti a casa
immediatamente.
La mia famiglia mi ha dato un nome cinese 雨涵 (Yuhan) che era simile a
quello di mia sorella Yumeng. Hanno scelto questo nome per me da un
personaggio della letteratura Cinese e significa “ragazza dalle innate qualità”;
quasi mi sono commossa quando me lo dissero.
I cinesi condividono tutto, dal cibo
ad ogni piccola cosa che può essere
utile a qualcuno. Ai pasti, ognuno ha
la propria scodella di riso e le
pietanze si trovano tutte su una
piattaforma rotonda al centro del
tavolo cosicché tutti le possano
raggiungere. Non esiste il concetto
di “mio piatto” o “tuo piatto” ma
solo del “nostro cibo”. E’ stato
molto divertente quando la prima
volta che mangiammo assieme mio
padre cinese si mise a ridere con il
resto della famiglia perché già
sapevo usare le bacchette. Era il mio
secondo giorno in Cina quindi non
capivo niente dei loro discorsi ma ho
avuto la sensazione di essere già
parte di qualcosa.
Sono rimasta molto affascinata dall’importanza della religione per i cinesi. La
mia famiglia era buddhista, come la maggior parte delle famiglie cinesi, e in
casa nostra avevamo un piccolo altarino personale su cui c’erano le statue di
alcune divinità cinesi.
Ho visto molti templi ma ogni volta era sempre toccante e magico comunque.
Niente a che vedere con le nostre chiese, lì la magia la puoi sentire nell’aria.
Una volta una monaca si è presa la briga di mostrarmi tutto il loro rituale di
preghiera; penso che non l’ho mai ringraziata abbastanza per quel semplice
gesto che mi ha fatta sentire ancora più parte di un meccanismo già esistente in
cui nessuno ha esitato a inserirmi.
Andavo tutti i giorni a scuola per studiare il cinese ma la parte più interessante
erano le lezioni di cultura cinese che facevamo ogni pomeriggio. Dal kung fu
al ping pong, dalle lezioni di ortografia a quelle di pittura, dalle lezioni di
musica a quelle di canto. I cinesi sono una popolazione che ama davvero
cantare dunque spesso ci hanno dedicato canzoni tradizionali che mi hanno
scaldato davvero il cuore.
Ci sarebbero altre migliaia di cose da scrivere sulla mia breve ma intensa
esperienza in Cina ma a questo punto c’è solo una cosa che mi sento di dirvi:
buttatevi, partite, scoprite perché questa breve parentesi potrà cambiarvi
totalmente.
Con affetto,
Laura, alias 雨涵
Programma Estivo in Cina - 2013