n. 4 anno 2010 - Associazione Liguri nel Mondo

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n. 4 anno 2010 - Associazione Liguri nel Mondo
PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE LIGURI NEL MONDO - ANNO XXI - N. 4/2010
REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DELLA REGIONE LIGURIA
“Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 2, DCB Genova.”
Estero: “Taxe Percue - Tariffa riscossa CMP1 Ge Brignole”
La tradizionale
conviviale
natalizia
Il Lûnäio zeneize
dell’Editore Valenti
in regalo ai lettori
Servizio a pag. 3
L’impegno
di tutti contro
la crisi
O
di FELICE MIGONE
gni Associazione attraversa momenti
particolari a causa di problematiche
sia interne che esterne. Sulla situazione
interna è da tempo che diamo lealmente
e concretamente la nostra completa disponibilità a trovare soluzioni che coinvolgano
tutte le risorse presenti in uno sforzo
comune che arricchisca nel concreto
l’Associazione. Questo richiamo assume
a nostro giudizio una rilevanza particolare
in questo momento di difficoltà generale
che tocca ovviamente in maniera tangibile
anche noi. Infatti, la crisi economica non
risparmia nessuno e i maggiori impegni
richiesti a ognuno e in ogni settore valgono
anche per la nostra Associazione.
Sono di questi giorni le precisazioni
dell’assessorato regionale alle Politiche del lavoro e dell’Emigrazione sulle
diminuite disponibilità economiche che
l’Ente regionale stesso può riservare
alle attività delle associazioni estere e
nazionali del nostro settore. Ciò però non
deve scoraggiarci, anzi deve dare più
forza e determinazione al nostro impegno,
in quanto sappiamo che, pur essendoci
nuove difficoltà, la Regione Liguria intende
continuare il suo sostegno soprattutto a
chi si adopera all’estero per tenere viva la
cultura e le tradizioni dei liguri, sforzandosi
di conciliare le esigenze di bilancio con le
opportunità economiche da offrire.
Il nostro impegno quindi è rivolto
principalmente al superamento di questo
particolare e difficile momento; di qui
l’invito a un maggior impegno di tutti ad
aderire concretamente all’Associazione
arricchendola di nuove e fresche forze e
contribuendo col proprio apporto economico attraverso il tesseramento.
Il 2011 è anche l’anno del 25esimo di
fondazione dell’Associazione e, pur nella
situazione di generale difficoltà sopra
descritta, intendiamo farne un momento
celebrativo importante. Stiamo quindi
valutando i programmi e le possibili occasioni di incontro per offrire una degna
celebrazione. Tutto questo però potrà
avere successo solo a una condizione:
che ognuno di noi si renda concretamente
disponibile nel rispetto reciproco, consapevole del fatto che la forza dei singoli, pur
determinata che sia, è poca cosa se non
supportata dalla comune convinzione che
essa deve essere al di sopra delle singole
posizioni. Solo così si potrà creare uno
spirito in cui prevalga la disponibilità e
l’azione di tutti verso il nostro sodalizio.
Inserto a pag. 7-8
La vita dell’Associazione ha bisogno del contributo
di ognuno: versa la tua quota associativa!
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Anche quest’anno un Confeugo
di buon auspicio per il futuro!
S
dei sestieri di Lavagna e Corinna Bellone, consultore de “A Compagna”,
ha raccontato in genovese la storia
del Confeugo (che si può leggere sul
sito internet www.acompagna.org).
Dopodiché è avvenuto l’incontro
dell’Abate con il Doge-sindaco di Genova Marta Vincenzi, con l’offerta rituale del ramo d’alloro e lo scambio di
saluti: “Ben trovòu Messé ro Duxe”,
“Ben vegnùo Messé l’Abbòu”.
Il ceppo d’alloro, asperso di vino e
incendiato, ha fatto una bella fiammata
e un’alta e diritta colonna di fumo
chiaro, tutti segni di buon auspicio
per l’anno venturo (dovuti anche alla
abato 18 dicembre ha avuto luogo
a Genova la cerimonia del Confeugo, dedicato quest’anno a Santa
Caterina Fieschi Adorno (Genova,
1447-1510) e presentato dal “cintraco”
Marco Pepé.
Come lo scorso anno, il giorno prima c’era stato un forte abbassamento
della temperatura e aveva anche nevicato, ma stavolta non abbastanza
da compromettere lo svolgimento
completo della cerimonia. Alle 9,30
di un bel mattino freddo ma sereno, è
partito da via San Vincenzo il corteo
di figuranti con l’Abate del Popolo,
impersonato con convinzione dal
Ecco Francesco, l’ultimo arrivato nella famiglia di Cesare
Rosso, l’ex direttore di Gens:
da tutti i Liguri nel Mondo congratulazioni a mamma Angelisa
Rosso e al papà Luca, genitori
già di Federica, Anna Chiara e
Simone, e ai supernonni!
presidente de “A Compagna” Franco
Bampi, in piedi sul tradizionale carro
trainato da un cavallo. In piazza Matteotti, intanto, il pubblico in attesa era
piacevolmente intrattenuto dal Gruppo
Folclorico “Città di Genova” (nato
nel lontano 1912) e dalla “Fortunato
Family Band” (papà italiano che suonava l’organino di Barberia, mamma
giapponese che suonava la fisarmonica
e cantava “Ma se ghe penso”, e uno dei
quattro figli che completano l’organico
con altri strumenti).
L’arrivo del corteo è stato accolto
con l’esibizione degli sbandieratori
buona preparazione del ceppo da parte
de “A Compagna”: insomma, simbolicamente, “aiùtati che Dio t’aiuta”!).
Poi tutti su, nel salone del Maggior
Consiglio di Palazzo Ducale, non senza aver prima raccolto qualche rametto
di alloro bruciato, che porta buono.
Franco Bampi ha dato atto al sindaco Marta Vincenzi di aver tenuto
conto dei consigli (nuovo nome dato
ai tradizionali mugugni) dell’anno
passato e ha toccato quest’anno
l’argomento “metropolitana” per
collegare finalmente tutta la città,
Continua a pag. 2
Il 13 gennaio è mancata Rosaria
Ponte, la moglie di Giancarlo Ponte,
colonna della nostra associazione. Ricordiamo Rosaria sempre al suo fianco,
oltre che nella loro lunga vita matrimoniale, anche nella vita associativa, in
ogni occasione importante o conviviale
e ricreativa del nostro sodalizio.
Una unione solida e duratura come
la loro non può certo finire così: Giancarlo sentirà ancora e sempre Rosaria
al suo fianco. Porgiamo a lui, ai figli e
alle loro famiglie, con grande affetto, le
condoglianze dell’Associazione tutta.
PRESENTATO NELLA SEDE DEI LIGURI IL PRIMO LIBRO DI MIRELLA ZOLEZZI
Emozionante incontro sulla “Via delle Americhe”
I
l 13 dicembre si è svolta nella
sede della nostra Associazione la
presentazione del libro “Via delle
Americhe”, prima opera letteraria
dell’autrice Mirella Zolezzi, originaria
di Riva Trigoso.
Il libro, pubblicato da Gammarò
Editori di Sestri Levante, è dedicato
alla storia dell’emigrazione in Perù
vissuta dalla famiglia dell’autrice. Il
racconto è sospeso fra la Liguria, con
il borgo marinaro di Riva Trigoso,
e Lima, capitale del Perù dove, nel
periodo a cavallo fra Otto e Novecento si erano trasferiti molti familiari
dell’autrice.
L’incontro si è aperto con una breve
introduzione del socio Paolo Torazza, che ha curato l’organizzazione
dell’evento, seguita dall’intervento
del presidente Felice Migone, che
ha illustrato ai presenti le peculiarità
dell’emigrazione ligure, in particolare di
quella rivierasca, esponendo le ragioni
storiche e socio-economiche alla base
dell’esodo di tanti nostri corregionali
verso il Sud America e gli Stati Uniti.
Il presidente ha inoltre sottolineato che
opere di questo tipo sono fondamentali
per mantenere vivo il ricordo di questa
pagina della storia della nostra regione.
Pur essendo storie individuali e familiari, tuttavia esse rappresentano un
patrimonio per tutta la comunità ligure
e forniscono una fotografia di un fenomeno e di sentimenti collettivi.
Il socio Paolo Torazza e il presidente Felice Migone introducono il libro “La via
delle Americhe” con l’autrice Mirella Zolezzi.
Continua a pag. 2
vi ta as so ci at iv a
2
Dagli ulivi liguri ai copihues cileni:
l’emozionante storia dei Solari di Leivi
Dicembre 2010
I
l 13 novembre scorso, nei locali
della Società Economica di Chiavari, il Centro culturale “L’Agave”
ha curato la presentazione del libro
“Dagli ulivi ai copihues” di Andreina
Solari, dedicato al tema dell’emigrazione ligure in Cile.
L’incontro, dopo i saluti di Mirna
Brignole, presidente del centro culturale organizzatore, e del sindaco
di Leivi Vittorio Centanaro, si è
sviluppato con gli interventi dello
scrittore Luigi De Rosa, che ha curato
la prefazione del libro, e dello storico
locale Giorgio Getto Viarengo, che
hanno inquadrato il contesto storico e
sociale in cui si svolge la narrazione.
Il racconto narra la storia di Pierino
Solari, nativo di Leivi, che emigrò in
ASSOCIAZIONE
LIGURI
NEL MONDO
ONLUS - GENOVA
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Gens Ligustica in Orbe
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Direttore editoriale
e Direttore responsabile
Felice Migone
Caporedattore
Alessandra De Gregorio
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Autorizz.Tribunale di Genova n°5/95
del 16 febbraio 1995
Direzione, Redazione, Amministrazione
c/o Associazione Liguri nel Mondo.
Fotocomposizione e stampa: Grafica L.P.
Dopo una lettura di alcuni brani
dell’opera, Andreina Solari e Bruno
Solari hanno concluso la presentazione con due interventi molto significativi, in cui hanno esposto le emozioni
provate durante questa loro amicizia
epistolare e la redazione del libro.
Bruno Solari, in particolare, ha voluto
rendere omaggio con quest’opera alla
memoria del padre e dei suoi antenati
per lasciare una piccola indelebile
traccia alle generazioni future, italiane
e cilene, e affinché i sacrifici dell’emigrante non vengano dimenticati col
trascorrere del tempo.
Il libro, nonostante sia fresco di stampa, ha già conseguito il premio “Marengo d’oro” al Premio letterario “Ida
Baruzzi Bertozzi” dove si è classificato
al primo posto fra i racconti inediti.
L’autrice Andreina Solari tra Bruno Solari e Luigi De Rosa.
Cile agli inizi del Novecento, quando
migliaia di italiani erano costretti ad
emigrare per cercare un lavoro e una vita
migliori. Il titolo del libro prende spunto
dagli alberi di ulivo che simboleggiano
la Liguria e da copihue, fiore simbolo
del Cile. Infatti, aveva soltanto 16 anni
Pierino Solari quando abbandonò i
suoi ulivi sulla collina di Leivi (paese
della provincia di Genova affacciato su
Chiavari e sul Golfo del Tigullio) e tutti i
suoi affetti familiari per andare a cercare
fortuna sulle coste del Pacifico.
La poetessa leivese Andreina Solari
ha scritto il libro grazie al fondamentale contributo dell’ingegnere cileno
Bruno Solari, figlio del protagonista
del libro, con cui per circa tre anni
ha mantenuto un fitto scambio di
corrispondenza a mezzo e-mail, raccogliendo le informazioni necessarie
a rendere il romanzo più aderente alla
realtà. Il costante scambio di notizie,
immagini ed emozioni dal Cile all’Italia hanno consentito di dare forma
a questo racconto documentato da
notizie storiche e fotografie autentiche.
All’incontro era presente lo stesso
Bruno Solari, arrivato dal Cile per
la presentazione del libro dedicato
al padre, accompagnato da una folta
rappresentanza di parenti leivesi.
Bruno Solari col papà nel loro negozio a Valparaiso in una fotografia d’epoca.
SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Anche quest’anno un Confeugo di buon auspicio per il futuro!
da Voltri a Nervi a Pontedecimo e a
Prato. La risposta del sindaco è stata
realistica: i soldi che ci sono non
basterebbero per completare l’intera
rete sotterranea, ma serviranno per
avere entro pochi anni i treni urbani potenziando la rete ferroviaria
esistente, mentre in Val Bisagno si
farà la tramvia. È stata poi la volta
di Maria Vietz, vicepresidente de “A
Compagna”, di “cantarle” al sindaco
in rima genovese.
A seguire: lo scambio di doni, il
tondo de Natale realizzato da Elena
Pongiglione offerto da “A Compagna” e ricambiato dal sindaco con
il cartulario (che en palanche!); il
gran cancelliere de “A Compagna”
Maurizio Daccà ha illustrato la figura di Santa Caterina, col sottofondo
musicale dell’arciliuto suonato dal
maestro Gian Enrico Cortese; i
piccolissimi alunni della scuola per
l’infanzia “San Paolo” di Castelletto,
sezione B, hanno eseguito con le loro
maestre una “danza su musica di una
Cantigas dei pellegrini di Monserrat”;
Matteo Merli ha cantato due brani in
genovese, “Santa Caterina” e “Bon
Natale”; il Gruppo Folclorico “Città
di Genova” si è esibito nell’antica
danza “Moresca”. Infine, tutti in piedi
a cantare “Ma se ghe penso” e poi
nel loggiato il brindisi con focaccia,
vino bianco e pandolce offerti dagli
sponsor.
Emozionante incontro sulla “Via delle Americhe”
Quindi Mirella Zolezzi ha descritto
le ragioni che l’hanno spinta a realizzare questo romanzo storico dedicato
alla vita dello zio paterno Lorenzo
Policario Zolezzi nato a Lima nel
1881. L’autrice ha raccontato di essere
stata spinta dal desiderio di calarsi
nell’esperienza di questo suo familiare
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Anno XX n. 4/2010
Stampato in gennaio 2011
Il simbolo dell’Associazione è stato ideato da
Mara Catalano Capaccio
Questo numero di “Gens Ligustica”
è spedito in 43 Paesi dei 5 Continenti.
L’attrice Martina Pittaluga legge alcuni
passi scelti dal libro.
la cui esistenza è sempre stata in bilico
fra la sua condizione di emigrante e il
desiderio di creare le condizioni per
tornare alla terra natia.
La signora Zolezzi nell’infanzia era
rimasta colpita dalla figura di questo
zio; pertanto oggi, anche grazie a molta corrispondenza e documentazione
ritrovata fra i ricordi familiari, è riuscita a ricostruirne in modo accurato
l’esistenza, riconoscendogli questo
tributo affettivo.
Ma l’intento dell’autrice era anche
quello di lasciare una testimonianza
ai propri giovani nipoti affinché il
ricordo, non solo di questo antenato,
ma anche delle complesse vicende
migratorie della propria famiglia si
perpetui nel tempo.
Il socio Paolo Torazza ha quindi informato che sono in corso contatti con
Gino Amoretti, direttore del periodico
“Il Messaggero Italo Peruano”, con
lo scopo di riuscire a realizzare una
versione in lingua spagnola del libro
da distribuire a Lima a beneficio dei
discendenti dei nostri immigrati. A tal
fine, Gino Amoretti sta cercando, dopo
aver tradotto alcuni brani dell’opera, di
trovare uno sponsor o un’istituzione
disponibile a realizzare il progetto.
La Zolezzi ha quindi riferito di aver
perso purtroppo i contatti con i suoi
parenti peruviani e che sta cercando,
anche grazie alla collaborazione della
nostra associazione, di ritrovare qualche lontano cugino.
Mirella Zolezzi
L’incontro è stato arricchito dalla
presenza dell’attrice teatrale Martina
Pittaluga che ha quindi letto i brani più
significativi dell’opera, regalando ai
presenti una forte emozione.
Verso il termine dell’incontro si è
avuto un colpo di scena: il nostro socio
cileno Emilio Toro Canessa ha riferito
a Mirella Zolezzi di aver conosciuto,
nel corso dell’ultimo corso di Italiano di Santa Margherita Ligure, Alvi
Zolezzi, ragazza peruviana originaria
di Lima.
Proprio sull’ultimo numero della
nostra rivista era presente un articolo
sui partecipanti al corso corredato di
fotografie: Emilio mostrava quindi
a Mirella Zolezzi l’immagine della
giovane studentessa che, secondo
quanto risultava, era ancora presente
a Genova. L’Associazione si è impegnata per contattarla e favorire un
incontro con Mirella Zolezzi in modo
da poter verificare la presenza o meno
di un rapporto di parentela fra le due.
L’incontro fra Alvi e Mirella Zolezzi
è avvenuto pochi giorni dopo la presentazione del libro ed è risultato che
la giovane peruviana è effettivamente
lontana parente di Mirella Zolezzi. Il
destino ha fatto sì che le due donne si
potessero ritrovare e che i due rami
della famiglia Zolezzi, dopo oltre un
secolo, si potessero riabbracciare.
Senz’altro il miglior regalo di Natale che Mirella Zolezzi si potesse
augurare.
vi ta as so ci at iv a
Dicembre 2010
3
IN UN PRESTIGIOSO HOTEL DI NERVI LA TRADIZIONALE CONVIVIALE NATALIZIA
Canti, danze e auguri di buone feste
aspettando il 25ennale dell’Associazione
I
n una splendida cornice fra mare e monti immersi nel buio di una
notte genovese, nelle sale dell’Hotel Pagoda di Nervi venerdì 3
dicembre è stato rinnovato l’incontro dei nostri soci per lo scambio
di auguri in occasione delle feste natalizie e di fine anno. Presenti
anche liguri provenienti dal Sud America.
La serata è iniziata con un caloroso benvenuto ai presenti del
nostro segretario generale Gianvittorio Domini. Il Presidente Felice Migone, salutando i presenti e ricordando lo scopo primario
della nostra Associazione, ha espresso soddisfazione per il ruolo
che il trimestrale Gens Ligustica in Orbe svolge nel tener vivi i
contatti e i rapporti col mondo. Ha poi portato i saluti e gli auguri
pervenuti dall’assessore Enrico Vesco, dalla Consulta Ligure per
l’Emigrazione e dalle sedi all’estero.
Anche per il 2011, aggiungeva Felice Migone, che vedrà il
rinnovo della Consulta per l’Emigrazione della Regione Liguria
e la celebrazione del 25esimo anniversario della nostra Associazione, sarà posta particolare cura ai rapporti e collegamenti,
alle attività dei liguri all’estero e al coinvolgimento dei giovani
nelle associazioni consorelle. Giovani che stanno dimostrando un
profondo legame con la terra di origine sono spesso in rapporto
con la nostra Associazione e questo è palese segno di garanzia
del mantenimento dei valori e delle tradizioni liguri nel mondo.
Con lo scambio di saluti, auguri e con un brindisi al nuovo
anno si è poi passati al momento conviviale molto apprezzato dai
partecipanti. Le danze hanno coinvolto giovani e meno giovani
sino alle ore piccole in un clima particolarmente gioviale. Non
sono mancati virtuosismi e passi di danza eleganti e ben impostati.
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1) L’elegante sala al momento dell’aperitivo.
2) Il nostro socio Renzo Dellepiane con i signori Olivieri a
sinistra e con i coniugi Ghiglione a destra.
3) Il presidente Felice Migone con (alla sua destra) il nostro
socio Alessandro Camicione e altri soci.
4) Da sinistra, Gianvittorio Domini, nostro segretario generale,
vicino a un socio, i coniugi Olivari dall’Argentina, il nostro
socio Luis Vaccaro con la moglie Anna, un socio ed Emilio
Toro Canessa dal Cile.
5) I nostri soci (da sinistra) Ferruccio Oddera, Mauro Becchi e
Silvio Costa con le rispettive consorti.
6) Un gruppo di convitati da Genova e dal Levante Ligure.
7) Da destra: i nostri soci Valerio Santagata, Paolo Torazza e
Luciano Dellacosta con la moglie e altri due soci.
8) Da sinistra il socio fondatore Dario Casassa, due soci, le
signore Mazzitelli e Ghiglione da Pontedecimo, Nicola Mazzitelli, i nostri soci Renzo Dellepiane, appena visibile Gianfranco
Ghiglione e Martino Denegri.
9) Il duo che, con musica, canti e danze ha intrattenuto il numeroso e vivace pubblico.
10) Un momento di danza che ha coinvolto molti soci.
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Dicembre 2010
se rv iz i
Da Santa Margherita a Trujillo.
L’impronta indelebile dei Larco in Perù
di JUAN JOSÉ OLIVARI
(traduzione di Isabella Descalzo)
F
ra gli immigrati italiani del XIX
secolo ci fu una famiglia le cui
attività finirono per essere tra le più
importanti nell’ancor giovane Repubblica del Perù, così come le posizioni
che molti dei suoi componenti occuparono nella società peruviana, in ambito
politico, sociale, economico, culturale
e filantropico.
La famiglia Larco è originaria di
Santa Margherita Ligure (Genova), e
fu Andrés Larco Bruno che giunse a
Lima come commerciante nel 1838,
per lavorare con suo zio Francisco
Larco Lastreto. Si sa che, mentre
trafficava nella capitale peruviana,
fu promotore dell’Ospedale Italiano
di Lima, presidente fondatore del
Banco Italiano e sindaco del distretto
di Miraflores.
Antonio Larco Bruno si dedica al
commercio in Perú come rappresentante della ditta Susoni & Larco fino al
1866, quando disgraziatamente muore
durante una rivolta di coolíes (immigrati cinesi) nella tenuta Cajalenque
(Chocope-La Libertad). I suoi fratelli
Andrés e Rafael giunsero dall’Italia
intorno al 1850 per portare avanti le
attività commerciali in Lima lasciate
dal fratello Andrés. Alla fine degli
anni ‘60 dell’Ottocento si trasferirono
a Trujillo (capitale della regione La
Libertad), dove acquistarono la tenuta
San Ildefonso, e fu lì che si accorsero che le opportunità economiche
offerte dall’industria zuccheriera - in
qual periodo in espansione - erano
interessanti.
Già nel 1872 i due fratelli presero
in affitto la tenuta Chiquitoy di 1250
fanegadas (nell’Ottocento in Perù una
fanegada equivaleva a circa 6459,6
mq, n.d.t.), situata nella valle Chicama. Estendendo considerevolmente
le 200 fanegadas che il precedente
affittuario della tenuta coltivava a
canna da zucchero, ricavarono un utile
che investirono nel 1878 nell’acquisto
delle tenute Tulape e Cepeda, oltre
ad ottenere la conduzione del fondo
Mocollope.
Rafael Larco si prese l’amministrazione di Chiquitoy, mentre Andrés
Larco ribattezzò le tenute Tulape e
Cepeda chiamandole “Roma” in onore
della capitale italiana.
Durante la guerra con il Cile (originata dall’ambizione di detronizzare
il Perú dalla sua posizione di potenza
dell’America del Sud, favorita dal
boom del guano e del nitrato di potassio), Rafael Larco sentì di avere
degli obblighi nei confronti del paese
che gli aveva dato l’opportunità di
fare fortuna e si arruolò nell’esercito
peruviano come Colonnello della Riserva, fatto che causò un contraccolpo
economico ai suoi affari, che alla fine
grazie ai suoi vincoli di fratellanza
europei con la ditta inglese Graham
& Rowe, poterono uscire dalla crisi
al cessare delle ostilità.
Nel decennio successivo i Larco
acquistarono e/o presero in affitto
otto grandi tenute che accorparono
alla próspera Roma. I nuovi terreni
1
ne raddoppiarono l’estensione da 2 a
4 mila fanegadas. Durante gli anni ‘90
continuarono ad espandersi, sebbene
l’azienda familiare si fosse divisa in
due rami nel 1888.
Questa divisione avvenne alla morte
di Rafael nel 1882. La liquidazione finale della sua eredità assegnò la tenuta
Roma a suo fratello Andrés, mentre
la tenuta Chiquitoy fu destinata alla
vedova di Rafael e ai suoi sei figli, che
formarono la società “Vedova Larco e
Figli”. Víctor Larco Herrera (Trujillo
1870 - Santiago del Cile 1934), figlio
maggiore di Rafael Larco, assunse
l’amministrazione di questa nuova
impresa.
Nel 1901 ci fu una crisi nelle famiglie proprietarie terriere. La ditta
“Vedova Larco e Figli” fu liquidata
quell’anno a causa delle liti che in merito all’amministrazione dell’azienda
erano divampate per diversi anni tra
Víctor, amministratore della ditta, e
Rafael, un fratello minore al quale
era stata affidata l’amministrazione
della tenuta Chiclín. L’accordo che ne
risultò attribuì i diritti sulla rendita di
Chiquitoy a Víctor, mentre le tenute
Chiclín e Molino de Bracamonte
andarono alla vedova e ai rimanenti
cinque figli, con Rafael che assunse
la direzione della nuova ditta.
In seguito, quello stesso anno, Víctor Larco Herrera comprò la tenuta
“Roma” da suo zio Andrés Larco,
diventando il più grande proprietario
terriero della valle di Chicama.
Nel 1921 Víctor Larco ebbe difficoltà economiche. Oppresso dagli
scioperi dei lavoratori, decretò un
aumento generale dei salari di circa
il 33%. Quando si accorse che non
aveva i fondi necessari per erogare
questo aumento, Larco lo rescisse.
La notizia della riduzione dei salari fu
accolta molto male dai lavoratori, che
iniziarono uno sciopero che mandò
in rovina la capacità produttiva della
tenuta, la risposta fu l’uso della forza.
Fallita questa tattica, Víctor Larco
decise di fermare gli impianti della tenuta e lavorare la canna della
Roma nell’impianto di Casa Grande
(di proprietà della famiglia tedesca
Gildemeister), e di licenziare molti
operai che avevano partecipato allo
sciopero, ma il danno economico per
Larco fu considerevole e fallì nel 1927
vedendosi costretto a vendere le sua
proprietà a Casa Grande, che con il
tempo diventerà la tenuta più grande
d’America.
Tra le sue opere filantropiche si
annovera nel gennaio del 1918 l’inaugurazione a Lima dell’asilo “Colonia
de la Magdalena”, denominato dal
1930 Hospital “Víctor Larco Herrera”
dal nome del suo benefattore. Questo
ospedale fu il primo centro psichiatrico in America Latina ad applicare
i più moderni trattamenti dell’epoca.
In Perù fu l’unico nosocomio specializzato nell’assistenza psichiatrica
fino al 1961.
1)
Victor Larco Herrera con la
famiglia.
2)
ll treno “Trujillo” fermo alla
stazione di Huanchaco.
Victor Larco Herrera fece
anche costruire una linea
ferroviaria che collegava
Trujillo a Huanchaco
passando per Buenos
Aires (fonte: http://
historiadocumental
detrujillodelperu.blogspot.
com).
2
3
3-4)
A sinistra una foto d’epoca
dell’asilo “Colonia de la
Magdalena” (fonte: http://
blog.pucp.edu.pe) oggi
ospedale psichiatrico
intitolato a Víctor Larco
Herrera (nella foto a destra,
l’ingresso attuale).
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se rv iz i
Dicembre 2010
5
ULTIMA PUNTATA DEL RACCONTO DI VIAGGIO IN BRASILE
DELL’ANTROPOLOGO GENOVESE PAOLO GIARDELLI
Il bioma Pampa,
una realtà affascinante
e in pericolo
1
L
asciata Caxias do Sul, meta – a
quanto saprò in seguito – di altri ricercatori genovesi dopo la mia
partenza, inizia l’ultima e più intensa
parte del mio viaggio.
Scendo nuovamente a sud e, dopo
molte ore di pullman, arrivo a Pelotas.
Situata al margine di grandi lagune,
è la terza città del Rio Grande do
Sul, ma fu in altra epoca la capitale
economica, grazie alle numerose
charquedas (fabbriche di carne secca).
Un prestigio evidenziato dai barocchi
e coloratissimi palazzi storici che ne
testimoniano le glorie passate.
Qui è fondamentale l’incontro con
il professor Althen Texeira Filho,
ordinario di anatomia presso la locale
Università. Da lui e dalla sua bella
famiglia, tra cui trovo un collega nel
figlio Felipe, ricevo calda ospitalità.
In sua compagnia vado alla scoperta
del Pampa più emozionante e segreto,
entro nelle case dei piccoli agricoltori
e vengo a conoscenza delle loro difficoltà. Ho modo di verificare di persona
i danni ambientali, sociali e culturali
che le attività delle multinazionali
provocano sull’agricoltura familiare e
sul bioma Pampa, un ambiente unico
al mondo, la cui sopravvivenza è gravemente minacciata. Althen, dotato
di grande intelligenza e generosità,
impegna il suo tempo, le sue energie,
il suo denaro, mosso esclusivamente
da un desiderio di giustizia. La salvaguardia dell’ambiente, la lotta alla
disuguaglianza sociale, la genuinità
dei prodotti alimentari, il rispetto delle
radici culturali di un popolo riguardano ogni essere umano nella grande
casa comune che è la nostra Terra.
I piccoli agricoltori da me incontrati
sono persone mosse da grandi valori
morali e capacità non comuni: il loro
impegno è rivolto alla tutela del bioma
Pampa, ad un giusto riconoscimento
economico del loro lavoro, alla battaglia per conservare le loro sementi locali, minacciate da quelle transgeniche
imposte dalle multinazionali.
Uno di loro, Claudio Antonio Marques Duarte, mi mostra il suo campo
di ortaggi, dove ogni fogliolina è così
bella e integra, da rievocare nella
minuziosa perfezione le opere degli
artisti fiamminghi. Il segreto sta nella
polvere di granito che, senza bisogno
di alcun veleno pesticida, fertilizza
il suolo e allontana gli insetti nocivi.
Una pratica suggerita dalla lettura di
un libro dal significativo titolo: “Pane
dalle Pietre”, opera di un celebre chimico agricolo tedesco della fine del
secolo XIX, Julius Hensel.
L’immagine che si presenta alla
mente di noi tutti al pensiero di una
foresta è istintivamente associata alla
natura, alla varietà della vegetazione
e alla vita degli animali che la abitano.
Ma esiste una foresta artificiale che
non ospita alcuna vita al suo interno,
al contrario distrugge la pianura del
2
Pampa. Centinaia di migliaia di ettari
di alberi clonati cancellano la straordinaria varietà di flora dei campi,
provocano l’estinzione di specie rare
di fauna locale, distruggono la mata
ciliare, la foresta vergine, questa sì
autentica, che cresce molto fitta lungo
le sponde dei fiumi.
Alberi tutti uguali, fonte di lucro al
servizio delle multinazionali della cellulosa, formano una barriera impenetrabile, chiudendo gli infiniti orizzonti
che i gaúchos nel percorrere il Pampa a
cavallo, hanno sempre visto spalancarsi davanti ai loro occhi. L’agricoltura
familiare è costretta a cedere, sotto la
pressione delle imprese, e deve abbandonare la propria terra. L’attività
della cellulosa non genera impiego, e
i piccoli agricoltori emigrano nelle periferie delle città, alla ricerca di un’improbabile occupazione, non avendo
altra esperienza che quella del campo.
Dove si moltiplicano le piantagioni,
non può esistere allevamento, così
la cultura dei gaúchos entra in crisi.
All’impatto ambientale provocato da
questo deserto verde, responsabile tra
l’altro di prosciugare le risorse idriche,
si aggiunge quello sociale.
Althen mi guida nell’interno prima a
São Sepé e poi a Encruzilhada do Sul,
dove vengo ospitato dalla famiglia di
Neuro Pereira da Silva. La moglie e
la mamma di lei, Maristela e Hilda,
appartengono al movimento “Via
Campesina”; mi raccontano della lotta
per l’uguaglianza tra uomini e donne
e per il diritto alla terra in Brasile. Il
nostro colloquio avviene all’aperto,
nella proprietà dei suoceri. Nell’aria
un cinguettio assordante, mentre,
dietro le spalle degli intervistati, la
telecamera registra un passaggio
continuo di animali: cavalli, pecore,
mucche, galline. La fattoria mi sembra un pezzetto di Eden, sfuggito alla
punizione divina seguita al peccato
originale. Encruzilhada è gravemente
esposta alle coltivazioni forestali
dell’agroindustria.
A Canguçu esiste la più grande
concentrazione di agricoltori familiari
dell’America Latina. Qui entro in
contatto, sempre grazie alla collaborazione del professor Texeira, con
l’Unaic, l’Unione delle Associazioni
Comunitarie dell’interno di Canguçu,
impegnata in difesa delle sementi
locali e dell’agricoltura familiare,
minacciate non solo dalla cellulosa,
ma dalle coltivazioni transgeniche e
dalle imprese di tabacco. In questo
territorio s’incontrano discendenti di
Portoghesi, Spagnoli, Italiani, Tedeschi e Francesi; si possono ascoltare
lingue rare, come quella pomerana; si
convive con le comunità dei Quilombolas, discendenti degli schiavi fuggiti
dalle piantagioni, e con quelle degli
Indios. Una straordinaria ricchezza di
culture, lingue, saperi che nella diversità si integrano in armonia.
André F. dos Santos, presidente
dell’Unaic, mi spiega di avere rifiutato
un cospicuo finanziamento da un’impresa di cellulosa per motivi etici. Da
molto tempo non sentivo pronunciare
questa parola: Etica.
Dopo avere viaggiato di fattoria in
fattoria, di etnia in etnia, di cultura in
cultura, di idioma in idioma parto per
Bagé. Qui trovo alloggio nella chácara
das roseiras, dove sono guidato dal
proprietario Ricardo De Souza Lopes
all’esplorazione del Pampa dall’insolita visuale (per me) della sella di un
cavallo. Il gaúcho e il cavallo sono
una sola cosa ed è difficile entrare
in contatto con i gaúchos restando a
piedi. Ad approfondire i valori più
autentici della tradizione sono due
appassionati cultori, Eron Mattos e
Lisandro Amaral. Mi cantano anche
versi bellissimi, carichi di saudade,
di grandi poeti sudamericani. Del
resto gaúcho vuol dire “colui che
canta triste”.
È tempo di rimettersi in movimento,
anche se fermo non rimango mai, per
raggiungere São Miguel das Missões,
storico insediamento gesuita, la cui
riduzione contava migliaia di Indios.
Dell’antico villaggio restano solo
alcune rovine e l’imponente chiesa
barocca. Il sito è stato proclamato
patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
A questa riduzione si è ispirato il film
“Mission” di Jeremy Irons, con Robert
de Niro, anche se la maggior parte
delle riprese sono state girate altrove.
Il locale museo ospita pregevoli sculture di santi e sante cristiane, opera di
Indios che agivano alle dipendenze dei
gesuiti. I discendenti Mbya-Guarani
incontrano molte difficoltà. Senza
mata (foresta) per cacciare e senza
terra per coltivare, affidano la loro
3
4
5
sopravvivenza alla vendita di oggetti
artigianali.
Con due grosse borse della spesa,
per lo scambio rituale imposto dalle
regole della visita, salgo a visitare
il loro villaggio. L’incontro con il
giovane cachique Ariel è in qualche
momento difficile e aspro, molta
diffidenza verso “os brancos”, giuste
lamentele contro le multinazionali, che
minacciano la loro esistenza, i loro riti
e la loro vita.
I giorni a mia disposizione si assottigliano. A Esteio visito Expointer,
la più grande fiera dell’allevamento
dell’America Latina, e assisto all’emozionante finale del “Freio de Ouro”,
che ha come protagonista il cavallo
di razza crioula. La consueta ospitalità
brasiliana mi concede tutti i pass per
entrare nel cuore della manifestazione.
Mi muovo come una pallina da
flipper sul territorio del Rio Grande
do Sul. A Piratini fotografo una delle
residenze di Garibaldi. Per ultimo
ho lasciato due appuntamenti molto
importanti a Porto Alegre. La visita
nella vicina Guaiba alla fabbrica e alle
piantagioni di eucalipto dell’impresa
“CMPC Celulosa Riograndense” e
quella ai loro acerrimi avversari,
l’MST, il “Movimento dos Trabalhadores Sem Terra”. La partita che
si gioca travalica situazioni settoriali
e contingenti, per andare al cuore
dello sviluppo futuro del Brasile: la
riforma agraria. Sul Bioma Pampa mi
è stata ottima guida la biologa Maria
Carmen Sestren Bastos, appartenente
all’istituto di studi ambientali InGá,
la prima persona da me intervistata in
Brasile, a cui sarò sempre grato. Torno
a visitarla a Porto Alegre sul luogo
di lavoro, nel parco naturale “Morro
do Osso”, un’isola biologica salvata
all’urbanizzazione. Occasione per un
ultimo churrasco.
Partecipo ad una riunione serale
nel Quilombo di Porto Alegre, dove
si denunciano vessazioni e intimidazioni a cui gli abitanti sono sottoposti
da parte delle forze dell’ordine. Il
fondato sospetto è che il loro storico
insediamento abbia il torto di essere
ubicato in un’area residenziale di grande pregio, appetita dagli speculatori.
Sono invitato ad una manifestazione
di protesta nei giorni seguenti davanti
al municipio.
Con rammarico devo declinare l’invito, un aereo mi aspetta l’indomani
per riportarmi in Italia. Con me un
sentimento di saudade e gratitudine.
Di recente, alla manifestazione Terra
Madre, a Torino, la prima presentazione della mia ricerca sul Pampa.
PAOLO GIARDELLI
1) Il prof. Althen Texeira Filho, sullo
sfondo lo splendido paesaggio
della mata ciliare.
2) La chiesa della riduzione di São
Miguel das Missões.
3) Esteio, una delle prove per l’aggiudicazione del Freio de Ouro.
4) La biologa Maria Carmen Sestren
Bastos, insieme ad un collaboratore, nel Parco Naturale Morro
do Osso.
5) Casa tradizionale guarani nell’Aldeia Alvorecer Mbya.
6
Liguri eccellenti
nello sport:
orgoglio per tutti
i corregionali
all’estero!
Dicembre 2010
n o ti zi e
A
Paola Fraschini
lla campionessa genovese di pattinaggio solo dance Paola Fraschini, della
Asd Sportiva Sturla Pattinaggio, è andato il premio “Lo Sportivo Ligure
dell’Anno” promosso dall’assessorato allo Sport della Regione Liguria e giunto
alla diciottesima edizione. La cerimonia di premiazione si è svolta lo scorso 13
dicembre nel Teatro della Gioventù di Genova.
Paola Fraschini, prima classificata al Campionato Mondiale di Pattinaggio
assoluto solo dance di Friburgo, in Germania, nel novembre 2009, ha conquistato anche il titolo italiano della specialità nel luglio scorso. La Fraschini ha poi
bissato il titolo mondiale nei giorni scorsi a Portimao, in Portogallo.
Un riconoscimento speciale è andato ad Andrea Cadili Rispi, campione d’Italia
nella categoria non vedenti ai campionati assoluti estivi di nuoto. L’atleta ha
attraversato lo stretto di Messina.
Altri riconoscimenti sono andati nella stessa occasione a un centinaio di
giovani atleti liguri segnalati dalle federazioni sportive per i titoli vinti, e agli
atleti liguri di “accertato talento sportivo”: Giulia Enrica Emmolo, Martina
Cararro, Viola Risso, Ilaria Scarcella, Benedetta Bellio, Eleonora Tassarotti,
Rosella Loiacono, Denise Zacco, Gabriele Bino, Margherita Truglia, Andrea
Gamenara, Margherita Ramella, Matteo Siccardi, Silvia Lambruschi, Alberto
Regazzoni, Federica Torresi, Martina Balducchi, Veronica Curto, Rachele Gerardi, Chiara Sabattini, Davide Re, Mara Rattone, Sara De Alti, Giulia Gorlero,
Federica Santandrea.
I liguri nel mondo in numeri
D
all’ultima edizione del “Rapporto
italiani nel Mondo” (edizione
“Migrantes”) si ricavano alcune notizie
sui compatrioti e sui nostri corregionali:
ecco alcuni dati aggiornati alla metà
del 2010.
Gli italiani nel mondo regolarmente
iscritti all’Aire (anagrafe presso ogni comune degli italiani residenti all’estero)
sono 4.028.328, di cui liguri 101.669.
Oltre la metà di tutti gli italiani nel mondo risiedono in sole quattro nazioni:
Argentina, Germania, Svizzera e Francia.
Dato che la popolazione residente
attualmente in Liguria è di 1.615.669, i
liguri residenti all’estero rappresentano
quindi il 6,3 % della popolazione (la
media nazionale è 6,7%)
Gli undici comuni liguri con il maggior numero in assoluto di cittadini residenti all’estero sono: Genova (27.649,
il 4,5% della popolazione del comune);
Rapallo (4.572, il 15% della popolazione
del comune); La Spezia (3.985; 4,2%);
Sanremo (3.962; 7%); Chiavari (2.937;
10,8); Ventimiglia (2.843; 11%); Savona
(2.793; 4,5%); Sestri Levante (1.947;
10,4%); Imperia (1.628; 3,9%); Santa
Margherita Ligure (1.607; 15,9%); Zoagli
(1.242; 48,3%).
Il “Rapporto italiani nel Mondo” non
elenca i dati di ciascuno degli 8.094 comuni italiani e quindi l’ordine seguente
indica solo alcuni comuni liguri con una
percentuale congrua di iscritti all’Aire
(ma certo esistono non pochi comuni
montani della Liguria con percentuali
maggiori): eccone alcuni: Monterosso
al Mare (La Spezia; 694, ovvero il 45,2%
della popolazione del comune); Dego
(Savona; 753; 37,5); Camogli (Genova;
1.121; 19,9%); Cogorno (Genova; 778;
14%); Finale Ligure (Savona; 1.168;
10%); Bordighera (Imperia; 1.048; 9.8%).
Dove vivono i 101.669 liguri all’estero? Al primo posto troviamo l’Argentina (15,3%), seguita da Cile (13,2%);
Uruguay (13,2%); Francia (9,2%); Svizzera (6,2%); Gran Bretagna (4,9%);
Perù (4,8%); Spagna (4,8%); Germania
(4,5%); USA (4,3%). Fra il 2,7% e l’1%
figurano Equador, Brasile, Belgio, Monaco, Venezuela, Australia, Olanda e
Canada; sotto l’1% vari altri Paesi, fra
cui Paraguay, Messico, Colombia, Repubblica Domenicana, Svezia.
“Adotta un documento” e salva l’Archivio di Stato di Genova
O
gni anno, dal 1991, si celebrano
in oltre 50 Paesi del continente
europeo le “Giornate Europee del
Patrimonio”: l’iniziativa, lanciata
dal Consiglio d’Europa, è dal 1999
un’azione congiunta del Consiglio d’Europa e della Commissione
Europea e prevede l’apertura di
edifici storici normalmente chiusi
al pubblico; possono contribuire al
programma anche quelli che sono
aperti tutto l’anno, a condizione che
offrano attività speciali, come visite
guidate, mostre, concerti, conferenze.
Le visite devono essere gratuite o
offerte a un prezzo ridotto.
L’Archivio di Stato di Genova, che
ha sede in via di Santa Chiara nel
complesso monumentale di Sant’Igna-
I
zio, ha allestito per l’occasione dal
21 settembre al 3 ottobre scorsi una
mostra intitolata “La cultura ritrovata. Pergamene e carte di reimpiego
dell’Archivio di Stato di Genova”.
Nei secoli passati era infatti consuetudine riutilizzare fogli di pergamena già scritta, staccati da codici
più antichi, per rilegare registri,
manoscritti o volumi a stampa o per
tenere assieme le minute degli atti
notarili (le cosiddette “filze”): è stato
perciò possibile riportare alla luce pagine di testi sacri, di antichi statuti, di
uno dei più antichi manoscritti della
Divina Commedia, degli storici latini,
dei filosofi dell’epoca classica e medievale, di messali e codici musicali.
Queste carte, pur essendo state
tagliate e sciupate nel reimpiego, recano capilettera miniati e decorazioni
floreali di grande bellezza, realizzati
con l’impiego di foglia d’oro e colori
brillanti che testimoniano lo splendore e la ricchezza della committenza
dei secoli XIII-XVI.
Le pergamene che man mano vengono recuperate necessitano naturalmente di un minuzioso restauro conservativo e per far fronte al relativo
costo, che sarebbe insostenibile con
il solo finanziamento pubblico, l’Archivio di Stato di Genova ha avviato
l’iniziativa “Adotta un documento”:
ditte private, associazioni e semplici
cittadini possono contribuire, con una
spesa anche modesta (a partire da
100 euro + IVA) alla conservazione
A Boris Biancheri il Premio Novaro 2010
l Premio “Mario Novaro” per la
Cultura ligure è stato assegnato lo
scorso ottobre nella splendida cornice di Villa Hanbury al diplomatico,
giornalista, scrittore e musicista jazz
Boris Biancheri, originario di Ventimiglia. Il Premio è destinato ogni
anno, dal 1991, a una personalità,
nata o attiva in Liguria, che con la
sua opera abbia esaltato i valori
della cultura in qualsivoglia forma o
linguaggio espressivo.
Nato a Roma il 3 novembre 1930
da famiglia ligure per parte di padre
(l’antenato Giuseppe Biancheri fu
presidente della Camera dei Deputati
al tempo del neonato Regno d’Italia)
e russa per parte di madre, Boris
Biancheri ha iniziato la sua carriera
Boris Biancheri
diplomatica in Grecia e in Francia
ed è stato Ambasciatore italiano a
Tokyo, a Londra e a Washington;
come direttore generale degli Affari
politici del Ministero Affari Esteri è
stato negoziatore italiano del Trattato
di Cooperazione Politica europea
in vista della stesura del Trattato di
Maastricht.
Con la Liguria, dove torna volentieri, ha un legame profondo, è
testimone della sua trasformazione
da terra di ulivi a terra di intensa floricoltura, a meta di turismo. Non ha
rimpianto per il passato: infatti, dice,
«con 21 traslochi alle spalle essere
nostalgico sarebbe una tragedia, ma
il punto fermo dei tanti luoghi in cui
sono vissuto rimane Ventimiglia».
di un documento storico. Il nome
della persona o ente che sostiene
la spesa del restauro viene apposto
(previo consenso dell’interessato)
sulla cartellina di protezione che
contiene il documento e sul sito
internet dell’Archivio di Stato di Genova, www.archivi.beniculturali.it/
ASGE; molte delle carte esposte nella
mostra erano infatti accompagnate
dal nome dell’”adottante” che ne ha
permesso il restauro (le pagine della
Divina Commedia sono state restaurate grazie al contributo dell’attore e
regista Roberto Benigni).
Chi volesse aderire all’iniziativa
e salvare così preziosi documenti
di epoca medievale (sec. X-XV) di
particolare rilevanza storica, può
consultare il sito dell’Archivio o
chiedere informazioni alla dottoressa
Giustina Olgiati e al signor Ignazio
Galella, e-mail as-ge@beniculturali.
it, tel. 0105957581.
IL TERZO RADUNO
DEI RAPALLIN NEL MONDO
Con piacere annunciamo che tra l’8 e il 10 luglio prossimi si svolgerà
a Rapallo il terzo raduno mondiale dei Rapallin (www.liguriantighi.
it). Tra le principali iniziative previste: un concerto la sera di venerdì 8
luglio; la sera di sabato 9, la Santa Messa solenne, il conferimento del
Rapallino d’Oro e, a seguire, l’incontro conviviale mondiale; domenica
10, il pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora di Montallegro.
Il Rapallino d’Oro è attribuito a figli (di entrambi i sessi), ovunque
residenti, di almeno un genitore con un cognome comparso nel territorio
dell’antica Podesteria di Rapallo da oltre 500 anni, di cui si riporta in
appresso un elenco. L’assegnatario dovrà possedere requisiti e meriti
stabiliti dallo statuto e dalla direzione dell’Associazione. I primi Rapallini insigniti dell’onorificenza sono stati, nel 2009, il Giusto tra le
Nazioni Mario Canessa, residente a Livorno, e, nel 2010, l’imprenditore
dell’arredamento di Rapallo Alberto De Bernardis.
Per informazioni e iscrizioni contattare: [email protected] oppure
telefonare ai numeri 0185/206073, 328/7137716, 349/3819645.
© LEGATORIA VALENTI EDITORE - VIA R. BIANCHI, 105 (C/8 - C/9) - 16152 GENOVA CAMPI - TEL. 348.0184611
VALENTI EDITORE
l’editore genovese
per i genovesi
GENOVA - Tel. 348.0184611
[email protected] - www.valentifotodepoca.com
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lu n a io
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Dicembre 2010
VALENTI EDITORE
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AMERICA
LATINA
d a lle n o st re co m u n it à
Dicembre 2010
ARGENTINA
Buenos Aires
Il Giorno
dell’Immigrato,
festa sempre
emozionante
Lo scorso 10 settembre nella città
di 25 Maggio in provincia di Buenos Aires è stato celebrato il Giorno
dell’Immigrato. La festa ha avuto
inizio in serata con la degustazione nel
Teatro Spagnolo di piatti tipici della
cucina italiana, francese, spagnola e
giapponese. Presenti le autorità comunali, tra cui il sindaco Maria Victoria
Borrego, e il Coro alpino di La Plata,
guidato da Pierino Cabano: da tempo
il Coro alpino è stato dichiarato dalla
Camera dei Deputati della Provincia
di Buenos Aires di interesse culturale
per la Provincia (Legge 1523). Lo
stesso Cabano, insieme alle “Damas
de la Bandera” presiedute da Maria
Mercedes Segura, ha consegnato al
sindaco cinque bandiere destinate
alle scuole della città di 25 Maggio. A
chiusura della serata, sono seguite le
esibizioni di artisti francesi, del Coro
alpino e di ballerini spagnoli.
Il giorno seguente (vedi foto sottostante) il Coro Alpino con Pierino
Cabano ha fatto visita alla piazza
Bartolomeo Mitre e alla chiesa di
Nostra Signora del Rosario con il suo
monumento dedicato al lericino Francesco Bibolini, primo parroco di 25
Maggio. Il Coro si è esibito in diversi
canti alpini e italiani, sotto lo sguardo
del pubblico e dell’attuale parroco
don Giorgio Graiff, di origini italiane.
Junin
L’Associazione ligure “La lanterna” di Junin ha cambiato sede e ha un nuovo
indirizzo di posta elettronica che comunichiamo di seguito: via Avellaneda 152,
Junin (60 00), Buenos Aires Argentina (tel. 02362-634060); e-mail: [email protected]. Il contatto skype è: ass.ligure la lanterna Junin, mentre su
facebook l’Associazione è presente come: liguridijuninliguri.
JUNIN (Argentina) – Un compleanno davvero speciale il quinto dell’Associazione
“La Lanterna” di Junin, festeggiato lo scorso 30 ottobre con tanti liguri d’Argentina arrivati da Pergamino, La Plata, Rosario, La Pampa, Junin, San Nicolas,
San Lorenzo, Santa Fé. All’evento si riferiscono le tre fotografie sottostanti.
TRACCE
PERDUTE
Potete rispondere alle richieste dei nostri corregionali
ai nostri recapiti oppure direttamente agli indirizzi e-mail
indicati.
Salve, sto cercando la data
di nascita della mia bisnonna
Maria Averame, nata a Genova nel 1877. L’ho cercata
in tutti i registri civili della Liguria ma senza risultato. Potete aiutarmi? Grazie!
Ernesto Gallego (Averame)
Provincia de Buenos Aires
[email protected]
Salve, vi scrivo dall’Argentina. prima di tutto vorrei
ringraziare per questa opportunità che mi date per avvicinarmi alle mie radici. Cerco
qualche riferimento su Trebino
Michele, nato nel 1826 circa e
deceduto a Buenos Aires per
triste epidemia di febbre gialla
che colpì la città nel 1871.
Ringrazio per il vostro aiuto.
Cordiali saluti.
Bianco Alessandro
[email protected].
CORDOBA (Argentina) – Fotografia della consueta festa annuale di fine anno
svoltasi lo scorso 4 dicembre a Cordoba. Durante questa conviviale sono state
ricordate le attività svolte dall’Associazione durante il 2010 e rese note quelle
inserite nel programma per l’anno 2011. La nostra Associazione si complimenta con tutto il direttivo dell’Associazione Ligure di Cordoba per l’opera svolta
nel corrente anno e formula i propri auguri per un operoso e fattivo 2011. Tra
gli altri, la presidente dell’Associazione Celia Dora Bastianon al centro con
gli occhiali, Teodosia Nole (tesoriera) e Mariarosa Rebagliati (con il nostro
gagliardetto), segretaria.
Un gruppo di genovesi, tra cui Juan Danna e Juan Savio (in posa in questa foto),
hanno recentemente partecipato all’inaugurazione di Piazza Italia nella città di
Urdinarrain in provincia di Entre Rios (Argentina).
JUNIN (Argentina) – I Liguri di Junin hanno partecipato al Torneo nazionale di
scacchi per ogni età. Tra 150 partecipanti, al quinto posto si è classificato il
rappresentante dell’Associazione Raul Ricardo Parodi Cicerchia, a cui vanno
i nostri complimenti (nella fotografia, i trofei del Torneo)
Sono Carlos Raffo, un cittadino peruviano discendente di
bisnonni italiani precisamente
liguri. Sto tentando di ottenere
la cittadinanza italiana; per
ora sono riuscito recuperare
alcuni documenti della mia
famiglia ma mi manca il certificato di nascita o l’attestato
di battessimo di questo mio
bisnonno; vorrei chiedere
il suo aiuto per poter risolvere questo mio problema.
Possiedo queste informazioni:
mio bisnonno, secondo quello
che sappiamo, era della provincia di Sestri levante (Liguria),
si chiamava Giuseppe Raffo
Podestà e nacque fra 1857-58
a Genova, figlio di Francesco
Raffo e Marina Podestà. I suoi
fratelli erano Tommaso Raffo
Podestà, nato a Genova nel
1855, e Vittorio Raffo Podestà nato a Genova nel 1862.
Poi si trasferirono definitivamente in America Latina a
Lima in Perú.
Ringrazio in anticipo, per
il tempo e la gentilezza, e per
qualsiasi informazione.
[email protected]
10
Dicembre 2010
ARGENTINA
d a lle n o st re co m u n it à
Neuquén
Italiani illustri
premiati a Neuquén
Convegno economico dal Centro ligure
scorso 3 settembre nel salone
con i liguri del Chaco delLoConsiglio
provinciale dell’Edu-
La Plata
Nell’auditorium dell’Università
Teconologica Nazionale di La Plata ha
avuto luogo a fine novembre 2010 la
settima edizione del “Seminario internazionale sullo sviluppo economicoterritoriale Argentina – Italia”.
Dichiarato di interesse nazionale
e organizzato da funzionari della diplomazia, universitari e imprenditori
di entrambi i Paesi, l’evento ha avuto
come tema portante la “Cooperazione
per la crescita”. Tra gli interventi,
evidenziamo quello di Humberto
Boschetti, presidente del Centro Ligure del Chaco e del “Centro di studi
internazionali per lo sviluppo (nella
foto tra due funzionari italiani).
cazione si è tenuta la Festa degli
Immigrati promossa tradizionalmente dal Centro ligure del Alto
Valle del Comahue. Al centro della
celebrazione quattro italiani che da
anni svolgono importanti attività sul
territorio: la dermatologa Carmela
Mancuso, nata a Maroniti in Calabria
ma dall’età di otto anni è in Argentina
e lavora nella città di General Roca
in provincia di Rio Negro; l’elettrotecnico Libero Canziani, nato a
Venezia e scomparso circa un anno fa
nella città di Centenario in provincia
di Neuquén; infine, padre Italo Giuseppe Varvello, nato in provincia di
Asti e arrivato a Neuquén nel 1967, e
sorella Mariuccia Deambrogio, nata
in provincia di Alessandria e giunta
a Neuquén insieme a Padre Italo, con
cui ha fondato la casa “Hogar rapito
de sol” che ospita donne e bambini in
condizioni di estrema povertà.
Alla celebrazione era presente, tra
le varie autorità provinciali, comunali
e universitarie, Ana Maria Pechén De
Angelo, vicegovernatrice della Provincia di Neuquén.
NEUQUEN (Argentina) – Il pubblico e le autorità provinciali e comunali presenti
alla Festa degli Immigrati organizzata ogni anno dal Centro ligure del Alto Valle
del Comahue.
Paranà
Lo scorso 30 novembre si sono
conclusi i corsi di lingua italiana tenuti dalla professoressa Maria Andrea
Camps e organizzati dal Centro Ligure
di Paranà.
L’ultima lezione si è svolta in un
ambiente cordiale e piacevole mentre
gli studenti guardavano diapositive e
ascoltavano musica italiana. Alla fine
della lezione sono stati consegnati gli
attestati di frequenza e gli alunni hanno manifestato vivamente l’intenzione
di continuare il prossimo anno.
Rosario
Abbiamo il piacere di informarvi
che la Fondazione Schiappapietra
NEUQUEN (Argentina) – Carmela Mancuso, Maria Laura Zeballos, Sorella Mariuccia e Padre Italo.
NEUQUEN (Argentina) – Maria Laura Zeballos con la famiglia di Libero Canziani.
ha aperto il suo sito (per ora solo in
lingua italiana) al quale è possibile
iscriversi gratuitamente. L’indirizzo
è: www.fondazioneschiappapietra.
org. Nell’area di ricerca/”proponi un
personaggio” si possono caricare biografie e alberi genealogici riguardanti
le famiglie che di cognome fanno:
Schiappapietra, Schiappa, Pietra,
Schiappa-Pietra, Chapa.
San Lorenzo
Il coro del Centro
ligure “E. Devoto”
di San Lorenzo
in concerto
PARANÀ (Argentina) – Foto di gruppo per la conclusione dei corsi di cucina
organizzati dal Centro Ligure di Paranà.
ROSARIO (Argentina) – Con gioia e
tanti complimenti
pubblichiamo la
fotografia della
piccola Isabella,
nipote di Teresita e Giampaolo
Carrea, figlia di
Clarissa e Alex.
Una suggestiva serata, propiziata
dalla magia del repertorio dei brani
interpretati, ha entusiasmato il pubblico
presente il 21 novembre scorso al Teatro
Bernardo Perrone di San Lorenzo. Il
coro, composto di ben 24 elementi e
guidato magistralmente dalla professoressa Gabriela Baduna, ha deliziato gli
spettatori che lungamente hanno applaudito le esecuzioni complimentandosi
inoltre con gli organizzatori tra i quali
degno di menzione l’assessore culturale
del Centro Ligure Elvio Lentino Lanza.
SAN LORENZO (Argentina) – L’esibizione del coro del Centro Ligure “Emanuele
Devoto” lo scorso novembre a San Lorenzo.
SAN LORENZO (Argentina) – Fotografia tratta
dal “Gato encerrado”,
dramma messo in scena
dal gruppo teatrale “Il
Faro” del centro ligure
“Emanuele Devoto” nel
teatro Bernardo Perrone
di San Lorenzo lo scorso
18 dicembre. È la storia
di una violenza familiare
con cui si vuole sensibilizzare la società sulla
legge 26485 (“Io uomo mi
impegno a non esercitar
né a permettere nel mio
gruppo familiare, sociale
o di lavoro nessun atto
di violenza contro donne
e bambine”).
d a lle n o st re co m u n it à
ARGENTINA
San Nicolas
Con piacere pubblichiamo questa
bella foto che vede riunita la famiglia
di Hector e Mimi Campora assieme
alle figlie Julieta e Mariela con i rispettivi mariti e figli.
La nostra Associazione rivolge a
tutti loro un affettuosissimo cordiale
saluto.
Da sinistra: Alex, marito di Mariela, il nonno Hector con accanto la
figlia Julieta e la piccola Emilia; alle
spalle, il marito Pablo col primogenito
Martino.
In basso, tra la nonna Mimi e la
mamma Mariola, il piccolo Tomas.
A Campomorone
un restauro
importante anche
per San Nicolas
Un’importante cerimonia si è svolta il 27 novembre scorso nella parrocchia San Bernardo di Campomorone
per la ricollocazione di due dipinti
Dicembre 2010
11
LIGURI ILLUSTRI
Il genovese Filippo Cevasco
fra gli eroi e i pionieri dell’Aria
I
del XVIII secolo magistralmente
restaurati daValentina Tonini e Maria
Francesca Dufour sotto la direzione
della Soprintendenza nella persona
di Alessandra Cabella e grazie alla
sponsorizzazione del Lions Club GeAltavalpolcevera.
La cerimonia è stata onorata dalla partecipazione del Cardinale di
Genova S.E. Angelo Bagnasco, dal
sindaco di Campomorone Giancarlo
Campora, dall’assessore Angelo
Valcarenghi e dal presidente del
Lions Altavalpolcevera Mauro
Soffientini.
Desideriamo condividere questa
testimonianza con la numerosa Comunità dei Campora di San Nicolas
in Argentina originari di Campomorone alla quale, con l’occasione,
ci è gradito formulare loro i nostri
migliori saluti.
l 10 e 11 ottobre scorso si è svolto presso l’aeroporto di Genova
l’evento celebrativo “Geo Chavez,
Filippo Cevasco, eroi e pionieri
dell’Aria”, nell’ambito del programma
di celebrazioni per il centesimo anniversario del volo in Italia e in Europa.
Infatti, il genovese Filippo Cevasco fu uno dei padri dell’aviazione
italiana.
L’aviatore, nato a Rosso di Davagna
nel 1889, emigrò giovanissimo in
Argentina, dove fece vari mestieri fra
cui il torero. Successivamente tornò
in Europa, prima in Francia dove
trovo un impiego come meccanico a
Mourmelon presso le Officine Morane, e quindi a Torino dove prese il
brevetto di pilota nel 1912.
Con i soldi guadagnati in Sudamerica durante la sua esperienza di
emigrante, Cevasco decise di coronare
il sogno del volo acquistando un aereo
Morane Saulnier. Con questo velivolo
nel 1913 partì in volo da Torino alla
volta di Roma. Fra le sue imprese più
memorabili c’è un avventuroso atterraggio a Genova sul greto del torrente
Bisagno.
Nonostante nel corso di un rocambolesco atterraggio a Pisa avesse perso
il velivolo, il pilota ebbe la fortuna
di incontrare Giuseppe Gabardini,
geniale progettista di aerei, il quale,
ammirato dalla sua audacia e professionalità, lo chiamò come pilota collaudatore. Cevasco alla guida dell’aereo “Gabarda” compì numerosi raid
come Milano-Roma, Milano-Torino
con 3 passeggeri, Milano-Venezia
(primato mondiale con 4 passeggeri),
Sesto Calende-Roma con idrovolante,
Milano-Torino-Genova.
La carriera del pilota terminò prematuramente nel 1914, quando egli
perse la vita, a soli 25 anni, nel corso
del collaudo di un idrovolante sul
Lago Maggiore.
Da sinistra, il nostro socio Martino De Negri, Giancarlo Campora, sindaco di Campomorone, Stefano Campora, rappresentante del Lions Club Altavalpolcevera e Paola Alpa, dirigente del Comune, con la collaboratrice Rosella Rebora.
Santiago
CILE
Il raduno annuale
dei Massone di Pieve Ligure
Domenica 7 novembre 2010, nel salone “Rossini” dello Stadio Italiano di
Santiago, si sono riuniti attorno a un grande tavolo i cugini Massone. Il raduno
familiare si tiene ogni anno per rendere omaggio ai quattro antenati, i fratelli
Luigia, Emanuele e Giulio e il cugino Gaetano, che lasciarono Pieve Ligure alla
fine dell’Ottocento per emigrare in Cile.
Com’è accaduto negli anni precedenti i loro discendenti hanno voluto rafforzare i loro legami, stringendo i rapporti di famiglia, amicizia e di orgoglio per
la comune origine “Zeneize”. Sono stati celebrati anche gli splendidi 96 anni
della cara Mimi, sposa di Giovanni Massone, che porta di una maniera molto
allegra e giovanile.
Un raduno brillante, pieno di ricordi e di allegria, in cui intorno ai più vecchi
del nucleo, si sono stretti figli, nipoti e pronipoti, presenza viva degli antenati.
SANTA ROSA DE LA PAMPA (Argentina) – Un momento dell’esibizione del gruppo di danza per bambini “La Lanterna”.
Segue a pag. 14
12
Dicembre 2010
SPECI ALE
Dicembre 2010
ALCUNE DELLE PIÙ ANTICHE FAMIGLIE LIGURI SI SONO RADUNATE NEI
Pessagno, Rissetto, Pizzorni, Sgorbini: anche da A
questo incontro ci possiamo
“Invedere
tutti, faccia a faccia, via
internet, attraverso fotografie, filmati e
ricordi...se lo spirito di questa riunione
familiare continuerà, tutti rimarremo
vivi per sempre...il sogno che avevo
da bambino, questa utopia di vincere
la morte, si sta avverando grazie al
nostro amato Congreso Familiar!”.
Sono questi alcuni dei pensieri che
hanno animato Miguel Angel Rissetto
quando ha organizzato, sostenuto dalla famiglia, il primo raduno famigliare
(COngreso FAMiliar) che si è svolto
in Buenos Aires, nella sede della
Asociaciòn Genovesa de Carboneros
Unidos, il 4 ottobre 2009: il Cofam è
nato per riunire una grande famiglia
che ha in comune i cognomi Rissetto
e Pessagno, originaria di Arzeno (alta
Val Graveglia) e ora sparsa in Argentina, Italia, Cile.
Incoraggiato dall’entusiasmo di
questa stravagante proposta, è iniziato
un passaparola che ha velocemente
raggiunto tutti i famigliari. E così il 4
ottobre 2009 in Buenos Aires si sono
incontrate 87 persone (di cui otto
provenienti dal Cile e una dall’Italia)
e, siccome questa è un’occasione per
accorciar le distanze, grazie a un collegamento in diretta via internet anche
il gruppetto riunitosi nella (ex) scuola
di Arzeno ha potuto commuoversi
dialogando faccia a faccia con fratelli,
zii e cugini a migliaia di chilometri
di distanza.
Sulla scia dell’emozione legata a
questa prima riunione, è stato organizzato il secondo Cofam ad Arzeno
(Comune di Ne), nei locali della (ex)
scuola, lo scorso 18 luglio: dall’Argentina sono arrivati in 17, capeggiati
da Gino Benedetto Rissetto, che ad
Arzeno è nato nel gennaio del 1929;
altre sette persone sono arrivate dal
Cile (in totale 63 persone radunate
ad Arzeno) ed anche questa volta la
tecnologia è stata d’aiuto per far sì che
una ventina di Pessagno e Rissetto,
riuniti nella sede dei Carboneros a
Buenos Aires, potessero condividere
una parte della giornata con i Pessagno e i Rissetto radunati in Liguria.
Simbolica è stata la passeggiata alla
“Crocetta”, per guardare Arzeno
dall’alto, significativa e sentita la
partecipazione alla festa della Madonna del Carmelo a cui i paesani sono
sempre stati molto devoti...
Questi incontri sono l’occasione
per completare un albero genealogico
iniziato per gioco molti anni fa, per
rispolverare i ricordi, le fotografie, le
vecchie ricette, per conoscere meglio
le origini e scoprire tante curiosità,
come il fatto che anche qualcuno al di
là dell’oceano da piccolo rideva quando il nonno o il papà, prendendogli
le mani e muovendole velocemente,
diceva “comà, compà, cuxin.. tira
violin!”.
Gli stessi luoghi scelti per queste
allegre riunioni sono scrigni colmi
di ricordi: molti dei nostri “vecchi”
Arzeno capitale dei Pessagno
e dei Rissetto nel mondo
che hanno vissuto l’esperienza
dell’emigrazione in Argentina sono
stati Carboneros, aiutati da un sostegno reciproco che ha sempre tenuto
saldi i rapporti tra le diverse famiglie
e, assieme a chi è rimasto in paese,
hanno contribuito alla costruzione
della Scuola di Arzeno (1926-1930
circa), con il desiderio che le nuove
generazioni potessero sperare in
un futuro migliore senza dover lasciare i propri cari per raggiungere
terre lontane: è simbolico il gesto
compiuto durante il raduno 2010 da
Miguel, figlio di emigrante, quando
ha dato una nuova collocazione al
quadro-ricordo degli emigrati che
hanno dato il loro contribuito per
la scuola.
Non è possibile citare tutti coloro
che hanno partecipato ai Cofam, ma
un pensiero particolare va a chi,
seppur lontano, ha sempre mantenuto
vivo il legame con la propria famiglia
e le proprie origini: Iva, Juancito, Lina
ed Adelbo.
Prossimo Cofam in Cile, con la consapevolezza che riuscire a incontrarsi
permette non solo di mantenere il contatto con chi è distante e di conoscere
le abitudini di altri paesi, ma anche di
custodire i rapporti con chi è più vicino!
1
2
3
4
1)
Alcuni dei partecipanti al
Cofam ad Arzeno il 18 luglio
2010.
2)
Riunione in Buenos Aires in
occasione del Cofam 2010.
3) Nuova collocazione
del quadro-ricordo degli
emigrati nella scuola di
Arzeno.
4)
Il sindaco di Ne, Cesare
Pesce, consegna a Rissetto
Gino Benedetto (partito da
Genova sul piroscafo Duilio
all’età di un anno) una copia
del suo atto di nascita e una
pergamena in ricordo del
Cofam 2010.
5
5)
Alcuni dei partecipanti al
Cofam a Buenos Aires il 4
ottobre 2009: sullo sfondo
una fotografia scattata a
Buenos Aires intorno al
1926, che ritrae un gruppo di
Arzenesi emigrati.
E EVENTI
Dicembre 2010
Dicembre 2010
13
I MESI SCORSI IN LIGURIA RICHIAMANDO CORREGIONALI DALL’ESTERO
Argentina, Perù e Cile per toccare la terra degli avi
“Pizzorni Day”, il raduno dei
Pizzorni giunti anche dal Perù
D
opo circa cinque mesi di contatti e preparativi,
domenica 16 maggio si è svolto alla presenza
di oltre duecento persone presso la cittadina di Rossiglione in Valle Stura, paese di origine del cognome
ormai diffuso in tutto il mondo, il primo raduno
dei Pizzorni. L’idea della convention è nata dalla
creazione di un gruppo di Facebook dedicato a tutti
coloro che portano il cognome Pizzorni nel Mondo.
Silvio Pizzorni, rossiglionese doc, ha colto la
sfida di creare il primo raduno internazionale di
tutti i Pizzorni proprio a Rossiglione. Sono arrivate
persone vicine, molti i rossiglionesi presenti, ma
anche lontante provenienti da diverse parti d’Italia,
dalla Sicilia, per esempio, e dall’estero: New York,
Argentina e Perù.
L’incontro dei partecipanti, svoltosi davanti alla
chiesa Parrocchiale di Santa Caterina nella borgata
superiore di Rossiglione, è stato un momento emozionante: parecchi presenti hanno riabbracciato
dopo molti anni vecchi amici e compaesani e si è
subito creata un’atmosfera fatta di strette di mano,
scambi di cortesie e informazioni.
Il Pizzorni day si è aperto con la celebrazione della Santa Messa officiata da Don Rinaldo
Cartosio e cantata dalla corale diretta da Claudio Martini alla presenza delle autorità locali.
Nel corso della funzione religiosa è stato reso
omaggio agli antenati che contribuirono in modo
significativo all’edificazione della chiesa. Al
termine il professor Tomaso Pirlo ha illustrato
ai presenti alcuni particolari del locale patrimonio artistico esaltandone l’immenso valore.
Successivamente si è svolto un rinfresco presso
il locale circolo degli Alpini, conclusosi con
un brindisi collettivo e il taglio di una torta
decorata con lo stemma originale dei Pizzorni.
Dopo la conferenza del prof. Pirlo sul ruolo dei
Pizzorni a Rossiglione a partire dal Medioevo,
sono state consegnate due pergamene in argento:
una per il Comune di Rossiglione nella quale sono
incise le parole “Pizzorni nel Mondo. Sempre
fedeli alle nostre radici e alla Comunità” a ricordo di questo evento, la seconda a Paolo Pizzorni
proveniente dalla città di Lima (Perù) nella quale
sono incise le parole: “Pizzorni nel Mondo. La tua
presenza è la testimonianza che le nostre radici non
conoscono confini”.
Infine sono state consegnate a tutti i Pizzorni
le pergamene fatte a mano in carta filogranata
con lo stemma familiare in trasparenza offerte dal sindaco così motivate: «La comunità
è lieta di accogliere i discendenti di questa
antica “Parentela” che ha contribuito alla nascita e allo sviluppo del nostro paese, nella
fierezza della lontana e comune appartenenza».
Un concerto del Gruppo Vocale Tiglietese
diretto dal maestro Claudio Martini, la visita
alla Badia Cistercense di Tiglieto e al Museo
Passatempo hanno concluso l’intensa giornata.
La locale emittente televisiva “Telemasone”
ha seguito la cerimonia con interviste e riprese
filmate portando a conoscenza di tutta la Valle
Stura l’evento dei Pizzorni. Molte sono state le
testimonianze di apprezzamento anche attraverso
Facebook, che si è dimostrato un mezzo importante
di aggregazione.
Nelle
fotografie,
alcuni
momenti
del raduno
dei Pizzorni
a Rossiglione
lo scorso
maggio,
la torta e lo stemma
dei Pizzorni.
I
Sgorbini nel mondo,
la forza delle radici
discendenti di un’antica famiglia ligure, gli pubblicazione prodotta dall’Associazione sulla
Sgorbini, i cui antenati per motivi politici e ricerca storica svolta sulla famiglia Sgorbini dal
di lavoro nei primi decenni del secolo scorso 1500 ai primi del Novecento.
La giornata è proseguita con visite guidate ai
presero la via dell’emigrazione in diversi paesi
e continenti, dalla Francia al Sudamerica e principali monumenti, alle antiche chiese, alla
all’Australia, oggi legati esclusivamente dal torre pentagonale e al centro storico millenario.
medesimo cognome e dalla forte volontà di Il pranzo si è svolto presso la settecentesca Villa
riscoprire le comuni radici, si sono dati incontro Picedi che ospitava l’annuale Rassegna dei Vini
lo scorso 4 settembre ad Arcola, il popoloso e la tradizionale Sagra della Polenta, mentre
comune della provincia spezzina nell’estremo nel pomeriggio gli ospiti sono stati portati ad
levante ligure, paese d’origine e partenza dei ammirare i gioielli del Golfo dei Poeti, dalla
Baia di Porto Venere a quella di Lerici; qui si è
loro avi.
L’incontro è nato dall’idea di un gruppo di concluso l’incontro alla presenza dell’assessore
portatori dello stesso cognome ad Arcola, oggi regionale all’Emigrazione Enrico Vesco, che
costituiti in Associazione. Il lavoro di ricerca ha portato a tutti i partecipanti il saluto della
sulle origini di questa famiglia, sull’etimologia Regione Liguria, sempre vicina e sensibile al
del cognome e quindi sull’attuale diffusione raccordo con i Liguri nel mondo.
nel mondo dei suoi diversi
componenti, ha, infatti,
favorito lo sviluppo di fitte
relazioni tra i diversi membri, soprattutto impiegando
la rete e in particolare il
sito www. myheritage.
com (sito web della famiglia Sgorbini) e quindi
consentito di riannodare
i legami storici e affettivi
tra i discendenti dei nostri
connazionali emigrati e la
loro antica terra di origine,
il comune di Arcola e la
Liguria.
1
Lo scopo finale è stato
dunque quello di favorire
l’incontro tra i discendenti
viventi e oggi sparsi in
numerosi contenti e province italiane, nel paese in
cui tutto ha avuto inizio,
ad Arcola, per sviluppare
reciproche conoscenze
e rinsaldare i legami affettivi con la terra di origine. L’incontro, che ha
conosciuto momenti di
visibile commozione, è
stato peraltro utile a far
conoscere le diverse esperienze vissute dai nostri
connazionali all’estero
2
nell’integrazione con i
paesi e le culture ospitanti,
fornendo un piccolo contributo alla crescita della
cultura dell’integrazione
tra la nostra gente, in una
fase storica che ci vede
sempre più impegnati nel
ruolo di terra d’immigrazione tra popoli diversi.
L’incontro è iniziato nella mattinata presso la Sala
Consiliare del Comune,
dove il vicesindaco Argenio Bertucci ha portato il
saluto alla fitta delegazione presente e consegnato
ai presenti una ricca do3
cumentazione storica del
Comune e un apprezzato
1) La visita al centro storico di Arcola.
vocabolario del dialetto
2) Il saluto di commiato alla Baia Blu di Lerici, alla presenza dell’Asarcolano editi dall’Ente
sessore Regionale Enrico Vesco.
Locale e che si sono spo3) Davanti al Municipio di Arcola.
sati bene con una piccola
14
Dicembre 2010
d a lle n o st re co m u n it à
Segue da pag. 11
AMERICA
LATINA
Santiago
CILE
SANTIAGO (Cile) – I Massone del Cile radunati allo Stadio Italiano lo scorso novembre.
VALPARAISO (Cile) – Fotografie del 52esimo pellegrinaggio italiano al santuario
Mariano de Lo Vàsquez (tra Valparaiso e Santiago) svoltosi lo scorso 14 novembre. La Santa Messa è stata celebrata da Padre Giuseppe, che ha ricordato la
fede mariana dei nostri avi, i loro pellegrinaggi ai santuari liguri della Madonna
della Guardia, di Montallegro, della Madonna dell’Orto, di Monteberico. La celebrazione è stata accompagnata dal coro “Giuseppe Verdi” della Scuola Italiana
di Valparaiso e si è conclusa, dopo la benedizione, con l’esecuzione del “Va
Pensiero” dal “Nabucco” di Giuseppe Verdi.
Valparaiso
Ottavo anniversario
del Belvedere
Camogli
La cerimonia commemorativa
dell’8º anniversario del Belvedere
Camogli si è svolta nella mattina di
domenica 10 ottobre scorso. In tale
occasione, in cui è stato ricordato anche
il Bicentenario dell’Indipendenza del
Cile, la comunità della Scuola Italiana di Valparaiso “Arturo Dell’Oro”
e l’Associazione Ligure di Valparaiso hanno consegnato tre mosaici
raffiguranti Valparaiso e la Liguria.
Il gruppo “Remembranzas de Galicia” e
la Squadra Folcloristica Ligure si sono
esibiti in danze e musica proprie della
Spagna e dell’Italia, due terre lontane
molto legate nell’affetto a Valparaiso.
Si sono rivolti ai presenti, fra altri,
Pablo Peragallo, presidente dell’Associazione ligure a Valparaiso; Rodolfo
Baffico, presidente dell’Associazione
Ligure del Cile; Jorge Castro, sindaco
di Valparaiso, e la professoressa Carla
Mazza Forno, preside della Scuola
Italiana di Valparaiso, che ha rafforzato,
attraverso le sue parole, l’importanza di
questo lavoro collettivo.
I mosaici sono tre specchi che vengono a riflettere un’unica immagine:
paesaggi accoglienti abitati da gente
semplice, devota delle sue credenze,
rispettosa della sua particolare idiosincrasia. Questi pezzi multicolori di
Valparaiso e Genova, uniti attraverso
il faro che illumina il navigatore e il
pescatore, senza distinzione di classi
né di credo, parlano di coloro che sono
già partiti, ma anche di quelli che continuiamo i loro passi. Ogni pezzo di
pietra unito all’altro sembra animarsi
di una nuova vita che sconosce frontiere ed elimina controversie.
Questo progetto è diventato possibile grazie all’Associazione Ligure
di Valparaiso, che lo ha finanziato, e
a un gruppo importante della locale
comunità scolastica: professori, genitori, personale ausiliare, ex alunni,
e, in particolare, due alunne del terzo
anno della scuola media superiore,
Susana Melo e María José Vásquez,
autrici dei disegni.
Due luoghi tanto lontani e apparentemente così dissimili, come sono
il Cile e l’Italia, si sono fusi in uno
solo, grazie all’arte. Le immagini
di questi mosaici entreranno a far
parte, d’ora in poi, della storia di
Valparaiso.
VALPARAISO (Cile) – I tre mosaici “Migrazione” appesi sul muro del Belvedere
Camogli.
VALPARAISO (Cile) – Rodolfo Saffico, presidente dell’Associazione Liguri nel Mondo
del Cile.
VALPARAISO (Cile) – La direttrice della Scuola Italiana di Valparaiso professoressa Carla Mazza Forno.
Colombo festeggiato
a Valparaiso
Lo scorso 11 ottobre i Vigili del
Fuoco della Sesta Compagnia di
Valparaiso hanno reso omaggio a
Cristoforo Colombo scopritore d’
America e Patrono della Compagnia
dei pompieri volontari, tutti di origine
italiana. La cerimonia si è svolta alla
presenza del sindaco di Valparaiso
Jorge Castro e della console onoraria
dell’Italia a Valparaiso, che hanno
deposto due corone di fiori sotto il
monumento a Cristoforo Colombo
posto in una delle vie principali della
città. Sono stati cantati gli inni patri
del Cile e dell’Italia; poi c’è stato il
discorso del direttore della Compagnia
Pierino Bavestrello.
VALPARAISO (Cile) – Vigili del fuoco della 6ª Compagnia Pompieri di Valparaiso
“Cristoforo Colombo” davanti al monumento a Colombo.
ra ss e g n a st a m p a
v
v
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15
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Dicembre 2010
PERÙ
d a lle n o st re co m u n it à
Da Lavagna a Callao: diario di un viaggio
(tredicesima puntata)
La “crociera” dei nostri emigranti
sta quasi per volgere al suo termine,
ma sa ancora riservare loro qualche
bella sorpresa. Forse la nostalgia dei
cari e della Liguria si sta attenuando
con l’aumentare della lontananza e
con le attrazioni delle città e dei villaggi del nuovo mondo, che ad ogni
sosta del “Bologna” i passeggeri
scoprono con curiosità e coinvolgimento (illustrazione di Anna Maria
Di Salvo).
Venerdì 15 settembre 1922. Stamane ci alziamo contenti perché ci
siamo avvicinati per oltre 270 miglia
a Callao; alle 7 entrammo nel bel
porto di Colon, con ciò abbiamo
percorso in tutto 5.730 miglia.
Attracchiamo al molo 8; dirimpetto
a noi c’è il piroscafo “Cristobal” e
dietro abbiamo il “Santa Clara”.
Giovanni, Angelo e Silvio scendono
subito a terra benché pioviggini. Da
una carrozza ci facciamo portare
subito all’ufficio postale dove imbuchiamo fra lettere e cartoline ben 45
pezzi (e poi qualcuno dirà che non
ci ricordiamo dei nostri cari!). Andiamo quindi in un ufficio di cambio
per cambiare la moneta italiana in
dollari e in libbre peruane, dopo di
che ritorniamo a bordo in carrozza
per fare il primo pasto: pasta asciutta
e carne con ceci.
Subito dopo scendono a terra
Giovanni e signora, Elena, Dobrila,
Minghitto, Angelo, Manuelo, Pippo,
Silvio e Anna, che vanno a fare un
giro per la più bella città del nostro
viaggio. Strade ottime tutte asfaltate,
case tutte basse e la maggior parte
in legno, bei negozi quasi tutti di
cinesi, molte automobili e numerosissime carrozze, abitanti quasi tutti
cinesi e neri.
Le donne entrano nei negozi a
fare qualche compera, noi ci accontentiamo di ammirare qualche
vetrina. Siccome non ci sono tramvai
elettrici, si nota un fortissimo movimento di carrozze e di automobili
che tengono tutti con precisione la
loro sinistra.
Prima di tornare a bordo andiamo
nuovamente a imbucare un po’ di
posta e a bere qualche bottiglia di
Cola, paga Giovanni. Al secondo pasto abbiamo: pasta con ceci, tonno
e cipolle e fagioli. Maria e Colomba
sono rimaste a bordo. Subito dopo
Manuelo, Silvio, il signor Bardi, Cordano, Natalin e Sestri ritornano in
città. Girano moltissime vie, entrano
a bere in qualche bar e paga Bardi;
entriamo in un “baltabarin” e paga
Cordano. Dopo continuiamo a girare
per diverse ore, ma non sappiamo
ancora che ci troviamo sempre nelle
stesse strade..chissà…forse non
sapevamo più tornare a bordo…
Fra le tante troviamo un signorina
che parla italiano e che ci invita a
prendere il caffè a casa sua; rimaniamo un po’ male quando ci invita
gentilmente a pagare un dollaro
ciascuno: accidenti come costano
cari i caffè a Colon! Ritorniamo
a bordo a tarda ora soddisfatti di
questa movimentata divertente città.
Sabato 16 settembre. Ci alziamo
contenti poiché siamo certi che
anche oggi passeremo una bella
URUGUAY
giornata nella divertente Colon.
Dopo il caffè scendono a terra
Giovanni, Maria e Gulin; anche
Manuelo, Silvio e Natalin vanno a
passeggiare per la città. Notiamo
un forte movimento al mercato,
specialmente, pesci, carne e frutta.
Maria e Giovanni fanno diverse
compere e cambiano moneta italiana in dollari. Ottimo e caratteristico
è l’ordine con cui passano le numerosissime carrozze e automobili agli
incroci delle dritte vie.
Al primo pasto abbiamo: tanto
per cambiare, riso con fagioli e
carne. Per il resto della giornata non
abbiamo fatto altro che girare per la
città, divertendoci assai. Al secondo
pasto abbiamo: pasta in brodo,
uova, sardine e cipolle. Alla sera
andiamo a visitare i grandiosi depositi di moli ai quali sono attraccati i
seguenti piroscafi: “Cristobal” (Usa),
“Bologna” (Italia); Santa Clara (Usa);
“Dintelik” (Olandese), Colon (Usa),
“Roman Prince Ruahine Ossequibo”
(inglese), “Imperial” (Cileno).
Andiamo ancora a fare un giro di
piacere, e poi andiamo a riposare.
AMERICA
DEL NORD
USA
San Francisco
I Salesiani
di San Francisco
in un libro
A Genova il 16 dicembre scorso è
stato presentato il volume di Francesco
Motto “Vita e azione della parrocchia
nazionale salesiana dei SS. Pietro e
Paolo a San Francisco (1897-1930).
Da colonia di paesani a comunità di
Italiani”, che prende in considerazione una vicenda italo-americana
poco conosciuta, quella dell’azione
laborare fin da principio a costruire il
futuro Stato, acquisendo posizioni di
rispetto nella cultura, nel mercato e
nella società. Fra i leader della comunità ligure vanno ricordati: Domenico
Ghirardelli (1817-1894) originario
di Rapallo, il quale dopo alcune
sperienze lavorative in Uruguay e in
Perù, verso la metà dell’800 si stabilì
a San Francisco dove si affermò nella
produzione di cioccolato, dolci, vino e
liquori; Andrea Sbarboro (1839-1923)
di Chiavari il quale a 13 anni partì da
New York alla volta di San Francisco
dove aprì un emporio di commestibili.
Nel 1868 iniziò i suoi investimenti in
beni immobili, divenendo rapidamente
SAN FRANCISCO (Usa) – La chiesa di SS. Pietro e Paolo.
Salto
Tutti in posa alla consegna dei diplomi dei corsi di cucina organizzati dall’Associazione Liguri di Salto, di cui è presidente
Eduardo Supparo (a destra).
dei Salesiani incaricati della chiesa
nazionale italiana dei SS. Pietro e
Paolo di San Francisco (California)
nei primi decenni del XX secolo.
L’opera, curata da Editrice LAS
(Libreria Ateneo Salesiano, piazza
dell’Ateneo Salesiano 1, 00139 Roma.
E mail [email protected], http://las.unisal.
it), si colloca nell’ambito degli studi
storici fermentati attorno alle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia.
Precedenti opere hanno già preso
in esame l’attività di alcune parrocchie italiane negli Stati Uniti, collocate prevalentemente nella zona orientale del paese, quella
di maggiore densità immigratoria.
Mentre New York rappresentava il
primo porto di sbarco degli immigrati
italiani e qui si fermavano in genere i
ceti più poveri, San Francisco invece
rappresentava una meta più lontana,
obiettivo di coloro che si potevano permettere un costo di viaggio più elevato.
Dunque, mentre a New York si formò prevalentemente una comunità
composta da italiani provenienti dalle
regioni del sud, più poveri e comunque
meno disposti ad avventurarsi in terre
sconosciute, San Francisco fu meta di
immigrati settentrionali, in prevalenza
liguri, i quali, grazie anche alle loro
doti di navigatori oltre oceano, furono
fra i primi a insediarsi in quelle terre
così lontane.
I liguri, anziché piegarsi a un habitat già costituito come i connazionali
che si insediavano della Est Coast,
poterono fortunatamente competere ad
armi pari, su basi più o meno uguali,
con tutti gli altri immigrati e così col-
La copertina del libro di Francesco
Motto presentato a Genova lo scorso
dicembre.
presidente di numerose società di
Mutui e Prestiti. Nel 1880 fondò una
cooperativa agricola la Italian Swiss
Colony che trasformò la cittadina di
Asti di California nella capitale del
vino californiano; Marco Fontana
(1849-1922), nativo di Cerisola di
Rezzoaglio in Val d’Aveto, arrivato a
San Francisco via New York, divenne
commerciante di frutta riuscendo a
fondare la Fruit Packing Corporation
per inscatolare frutta fresca e successivamente avviò la Del Monte; Amedeo
Pietro Giannini (1870-1949) nato a San
Josè da genitori originati di Favale di
Malvaro dopo aver esercitato l’attività
di intermediazione di prodotti agricoli
nel 1904 fondò una propria banca con
un fondo di 300 mila dollari raccolti
d a lle n o st re co m u n it à
fra un centinaio di piccoli azionisti
del North Beach. Egli convertì una
calamità naturale quale il terremoto
del 1906 in sfida offrendo denaro ai
propri connazionali per ricostruire le
loro case. I 300.000 dollari del 1904
crebbero sino a diventare 94 milioni
nel 1918. Nel 1930 l’Istituto divenne
la Bank of America che nel 1945 era
la banca privata più grande del mondo con oltre 3 milioni di depositanti;
Frank Marini (1862-1952) di Genova,
che divenne presidente per alcuni
anni della Società Italiana di Mutua
Beneficenza. Riconosciuto come
benefattore venne definito il “sindaco
onorario di North Beach” e grazie
alla sua mediazione molti italiani
ottennero la cittadinanza statunitense;
Carlo A. Dondero (1842-1939) di
Cicagna, il quale avviò una tipografia
a San Francisco e successivamente
promosse la fondazione della Camera
di Commercio di cui fu segretario
fino al 1904; Angelo Joseph Rossi
(1878 – 1948), anch’egli di origini
liguri fu sindaco della città per ben
tre mandati dal 1931 al 1943. Fiorista
di giorno e studente di notte divenne
presto membro del Rotary Club poi
presidente dell’Ospedale Dante.
Molti studiosi sostengono che il
raggiungimento di un certo grado
di benessere da parte della colonia
italiana fu più rapido nella città di
San Francisco rispetto alle altre
città statunitensi, proprio perché
lì gli italiani fecero meglio dei
loro connazionali di altre città.
Di fronte al riconosciuto successo degli italiani di San Francisco
nell’economia, nell’amministrazione
e nell’integrazione, l’autore dell’opera si domanda quale sia stato il contributo della parrocchia salesiana dei
SS. Pietro e Paolo, con le sue pratiche,
le sue tradizioni, le sue insistenze, le
sue iniziative di solidarietà, di socialità e di promozione della leadership.
La ricerca investe il periodo storico
tra il 1897 (inizio dell’attività salesiana a San Francisco) e il 1930,
momento di maggior presenza di italiani in città, ma anche di integrazione
nel tessuto sociale californiano della
comunità italiana.
Il volume traccia anzitutto il profilo
del fenomeno migratorio tra Italia e
Stati Uniti, particolarmente nell’area
di San Francisco, unitamente alle
iniziative messe in atto dalla Chiesa cattolica per la cura pastorale e
sociale degli immigrati. La parte
centrale dell’opera, sicuramente la
più consistente, dopo aver analizzato
la situazione degli italiani in città,
descrive l’insediamento dei Salesiani,
negli anni dal 1897 al 1906, e il ruolo
svolto dalla loro azione pastorale, sociale ed educativa nei confronti della
comunità dei nostri connazionali e
corregionali. La ricerca si conclude
con una valutazione interpretativa
dei dati, per mettere in risalto «i ruoli
prioritari giocati dalla chiesa etnica di
San Francisco nella costruzione d’una
comunità ecclesiale e civile, attenta
all’educazione: il ruolo religioso,
il ruolo sociale, il ruolo salesiano».
Ci pare che nessuna ulteriore considerazione possa ritenersi più appropriata
di quella contenuta nell’introduzione
al volume: «Oggi che l’ex quartiere
italiano di North Beach a San Francisco soccombe all’allargarsi della
China Town e al proliferare d’attività
turistiche, oggi che l’italianità è colà
rimasta nel nome e parzialmente
nella religione, oggi che il ricordo di
essa si sta perdendo inesorabilmente,
anche se lentamente, sia all’interno
della società statunitense che in quella
italiana, presentare una vicenda italoamericana poco conosciuta – come
quella dell’azione dei Salesiani della
chiesa nazionale italiana dei SS. Pietro e Paolo di San Francisco che ha
coinvolto decine di migliaia di connazionali e li ha fatti Italiani dopo che da
decenni era stata fatta l’Italia – sembra
un dovere di giustizia ed un utile “fare
memoria” del nostro passato, oltre che
un’acquisizione storica che viene a
colmare un vuoto proprio alla vigilia
del 150° dell’Unità d’Italia, un’Unità
invero ancora da costruire». Il volume,
che si compone di 500 pagine, è disponibile nelle librerie al costo di 30 euro.
Un Columbus day
davvero speciale
stata organizata dalla San Francisco
Chapter dell’Associazione Liguri nel
Mondo e da il Ligure Club di Oakland.
Con l’occasione è stata festeggiata anche una trentina di membri dei Sestieri
di Lavagna che erano appena arrivati
a San Francisco per partecipare alla
parata del Giorno di Colombo (vedi
articolo nel riquadro). Presente anche
il console generale d’Italia a San
Francisco, Fabrizio Marcelli. La cena,
preparata dai cuochi del Ligure club,
comprendeva antipasto, pasta al pesto
e “a u tocco”, arrosto di manzo con
contorno di verdure e patatine al forno
poi il dolce. E vino bianco e rosso in
abbondanza generosamente donato
per la festa dalla famiglia Achiro,
originaria di Sestri Levante e membro
dell’Associazione Liguri nel Mondo.
Mentre i partecipanti cenavano, il
master of Ceremony Joe Brignole
ha introdotto diverse persone che
hanno partecipato alla serata: il console Marcelli, Ubaldo Albino, priore
reggente dei Sestieri di Lavagna, Joe
Scodella, presidente del Ligure Club,
e Joe Gardella, presidente della San
Francisco Chapter dell’Associazione
Liguri nel Mondo che ha parlato nel
nostro caro dialetto zeneize. La cena
si è conclusa con “Ma se ghe Penso”
cantata dall’ottantenne Tony Vignale
nativo di Portofino e con molte ripetizioni di “Trilli Trilli” con quasi tutta la
sala ad accompagnare Tony. Dopo la
cena la serata è continuata con un ballo
liscio come gli anni ‘40 e ‘50. Come
si dice in America, “Everyone had a
great time”, cioè, tutti i partecipanti si
son divertiti tantissimo.
Domenica 10 Ottobre, i Liguri nel
Mondo, i Sestieri di Lavagna e il Ligure Club si sono nuovamente riuniti
per sfilare uno dopo l’altro alla parata
di San Francisco che onora il grande
Navigatore Genovese.
La sera di venerdì 8 ottobre scorso
quasi 300 persone hanno partecipato
alla Festa di Columbus Day nella
sala del Fratellanza Club nella citta
di Oakland, California. La serata è
Due momenti della parata del Columbus day dello scorso ottobre a San Francisco.
I nostri Joe Gardella e Joe Brignole
durante la parata.
Dicembre 2010
17
Da Bartolomeo Fieschi, compagno
di Colombo, ai Sestieri di Lavagna:
cinque secoli di Liguria in America
Quinta trasferta americana, in ottobre 2010 a San Francisco, per il gruppo storico dei
Sestieri di Lavagna che celebra ogni 14 agosto, dal 1949, le tradizioni medievali dei Fieschi
conti di Lavagna. Un “ritorno”, in un certo senso, che ha il valore di un omaggio a uno dei
personaggi più celebri della casata: l’ammiraglio Bartolomeo Fiesco, compagno di Colombo
e comandante della Vizcayna nel quarto viaggio (1502) in cui vennero toccate Haiti, Cuba,
l’attuale costa dell’Honduras e Panama. Bartolomeo Fiesco fu anche protagonista di un
avventuroso viaggio alla ricerca di aiuti per Colombo bloccato in Giamaica, e fu testimone
della sua morte il 20 maggio del 1506 a Valladolid.
I Sestieri, i Fieschi e l’America: un legale riallacciato nel 1992 con la prima, grandiosa
trasferta del gruppo per il Columbus Day del Cinquecentenario a New York: oltre 170 partecipanti, un centinaio dei quali hanno sfilato in costume medievale per la Fifth Avenue, gli
incontri con gli italiani e i liguri di Manhattan capitanati da Carlo Romairone, il ricevimento
con musica e danze alla serata di gala del Waldorf Astoria di New York, ospiti d’onore David
Dinkins, Mario Cuomo, Alberto Tomba, Luciano Pavarotti e Paul Sorvino, poi il gemellaggio
con Belleville nel New Jersey, sindaco – allora – una giovane e brillante avvocatessa
italoamericana, Marina Perna. I Sestieri sono diretti dal priore reggente professor Emilio
Albino (1932-1996), matematico e informatico genovese, direttore dell’Istituto di Matematica
Applicata del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Genova: tra i suoi “allievi”, negli anni
‘70, anche il primo astronauta italiano, il ligure (di Busalla) Franco Malerba.
Il gruppo torna al Columbus Day nel 1995 e nel 1997, poi una lunga pausa servita per
celebrare in Italia i cinquant’anni della festa – che ogni anno porta a Lavagna circa diecimila
persone e si è nel corso del tempo “allargata” fino a proporre nella prima metà di agosto quasi
due settimane di eventi storici e non solo – quindi il ritorno nel 2009, ancora a New York.
Una trasferta preparata con cura, addirittura con una puntata in estate negli Usa, dal nuovo
priore reggente Ubaldo Albino, figlio di Emilio, con l’assistenza e i consigli dell’amico Carlo
Romairone. Due le parate che hanno visto il gruppo protagonista: quella, fantasmagorica,
del 12 ottobre – che nel 2009 cadeva proprio di lunedì – e quella dell’11 ancora a Belleville,
per rinsaldare i vincoli del gemellaggio con
Lavagna. Ancora accolti dall’avvocato
Marina Perna e salutati dal governatore
David Paterson come unico gruppo ligure
presente. Sempre l’11 ottobre i ragazzi dei
Sestieri – capitanati ora - sono stati ospiti
della famiglia Zazzali che ha preparato per
gli amici liguri “un banchetto da re”. Della delegazione di Lavagna faceva parte, nel ruolo
del conte Opizzo Fiesco, anche l’assessore
comunale al Turismo, Mauro Armanino. La
trasferta ottiene l’appoggio concreto e il
contributo economico della Regione Liguria
nella persona dell’assessore all’Emigrazione
Enrico Vesco, che sosterrà i Sestieri anche Il priore dei Sestieri di Lavagna Ubaldo
per il progetto dell’anno successivo.
Albino a San Francisco durante la serata
Per il 2010 si decide di cambiare location: di gala del Columbus day (ottobre 2010).
a San Francisco il 10 ottobre si celebra la
142esima “Annual ù italian heritage parade”, la più antica celebrazione della città e il primo
“Columbus Day” celebrato negli Stati Uniti dal lontano 1868. Tra le migliaia di figuranti anche
il console italiano Fabrizio Marcelli, che in onore dell’industria e dell’ingegno italiano ha
sfilato su una Fiat Cinquecento decappottabile, ammiratissima.
Ancora una volta la trasferta americana dei Sestieri è stata preparata con l’aiuto e il
supporto di amici liguri: in questo caso Joseph Gardella e Joseph Brignole. Fitto il calendario
degli appuntamenti e delle accoglienze riservate ai ragazzi dei Sestieri: tra le principali
una cena, l’8 ottobre, con oltre 300 partecipanti e la presenza del console Marcelli. Il 12
ottobre, il gruppo è stato ospite a Sonoma della tenuta-azienda vinicola di Richard Cuneo.
Ad attendere i Sestieri un magnifico BBQ (barbecue) preparato da Angelo Ibleto, straordinario chef di Sesta Godano (Val di Vara, La Spezia), a San Francisco dal 1965, vincitore
nel 2001 del Campionato mondiale di Bbq. Ibleto, manco a dirlo, è uno storico nome della
famiglia Fieschi: sarà una coincidenza? Forse. Fatto sta che Sesta Godano, come tutta
la Val di Vara, è un territorio che storicamente è appartenuto ai Fieschi: a Varese Ligure
è conservato il caratteristico “Borgorotondo” dominato proprio dal castello dei Fieschi.
Nel corso della giornata ci è stato preparato un BBQ stupendo dove abbiamo avuto
l’onore di conoscere il mitico Edward Galletti, in gambissima nonostante i suoi 95 anni,
fondatore dell’omonima pasticceria di Favale di Malvaro, ma soprattutto fondatore dell’Associazione dei Liguri nel Mondo: una realtà che ha messo radici in tutto il pianeta e che
onora la Liguria e i suoi figli.
I Sestieri di Lavagna torneranno negli Stati Uniti prossimamente, per portare ancora una
volta le tradizioni, la storia e la cultura della Liguria e incontrare i tanti amici che hanno saputo
farsi apprezzare e ben volere con il loro lavoro, con il loro talento, con la loro straordinaria
carica umana. “Mugugno” a parte….
MARCO RAFFA
www.tortadeifieschi.com - www.sestieridilavagna.it
I Sestieri a San Francisco nel 2009.
18
EUROPA
Dicembre 2010
SVIZZERA
La gita annuale
della Faels
Domenica 19 settembre si è svolta
l’annuale gita sociale degli iscritti
alla Faels. Molto nutrita la partecipazione dei soci, riuniti presso la
Società di navigazione del Lago di
Zurigo in attesa del presidente della
Faels, Franco Barabino, con il suo
consueto sorriso e il suo carisma.
Lieve brezza mattutina e sole: la gita
non si sarebbe potuta programmare
per una giornata migliore. Sul battello come in altre occasioni in molti
si sono eclissati da bravi “monelli in
vacanza”, venendo così esclusi dalle
fotografie di gruppo.
Durante il tragitto, il battello ha toc-
d a lle n o st re co m u n it à
che trovò in Svizzera la sua seconda
Patria. La risonanza entusiastica
all’inaugurazione della “Colonna della
libertà” ideata da un professore svizzero e portata a compimento nel 1868,
considerando la buona predisposizione
della Svizzera nell’accogliere molti
profughi polacchi, il Conte investiva la
sua influenza e i suoi mezzi finanziari
per adibire alcune sale del castello
all’esposizione permanente della
storia polacca; l’insieme divenne col
tempo un centro di irredentismo di militanza e speranza per tutti i profughi
polacchi sparsi in molti Paesi europei e
d’oltre mare. Alla base della “Colonna
della libertà” è incisa la frase latina
“Magna res libertas” (la libertà è una
grande cosa), a testimonianza svizzera
in comunanza di ideali con i popoli che
lottano per la propria libertà e indipendenza. E il luogo divenne il ritrovo di
ogni manifestazione d’indipendenza
polacca sino al 1927, quando la Polonia divenne nuovamente uno stato
indipendente. Seguirono poi dodici
anni di pace relativa…
SERGIO GIOVANNELLI
OCEANIA
AUSTRALIA
Sydney
cato diversi scali sulla rotta di tutta la
fascia collinare prospiciente il grande
lago definita comunemente “Costa
dorata” per le numerose ville edificate
da persone facoltose.
Dopo circa due ore di viaggio, si
giungeva alla meta finale della gita,
la città di Rapperswil e il suo famoso
castello, sede anche del Museo Polacco. Turisti fra turisti, ormai si era
fatto mezzogiorno, la prima sosta è in
un tipico ristorante italiano.
Quindi il gruppo si avviava per le
vie medievali verso la collina su cui
si erge il castello, costruito nel 1200
e teatro di cruenti e sanguinosi passaggi di proprietà fino agli inizi del
XVIII secolo. Agli occhi dei gitanti
liguri il maniero è risultato alquanto
interessante, poiché ha abbracciato
genti, luoghi e destini diversi ma con
l’unico denominatore nella Svizzera
“Terra d’asilo in primis”.
Alla fine del XVIII secolo la Polonia
venne divisa fra la Russia zarista, i
reami di Prussia e Austria e dunque,
come paese indipendente, spariva
dalla carta geografica europea. I moti
di ribellione contro le forze occupanti
tra il 1830 e il 1863 furono repressi
sanguinosamente, costringendo migliaia di patrioti all’esilio forzato. Fra
loro anche il conte Plater Wladislaw,
Domenica 22 agosto 2010, presso l’Associazione Napoletani di
Leichhardt, l’Associazione Liguri
nel Mondo ha celebrato il Ferragosto. Il leggero ritardo sulla data di
calendario, dovuto a vari motivi,
non ha contribuito a far sembrare
le condizioni climatiche della giornata più simili al Ferragosto italiano: la giornata era alquanto fredda
e i molti partecipanti erano più che
contenti di infilarsi letteralmente
all’interno degli accoglienti locali
dell’Associazione Napoletani.
Un abbondante antipasto e un
sostanzioso primo piatto (più
qualche bicchiere di rosso) hanno
rapidamente riscaldato gli animi.
Torneo di bocce
“Cinque Terre”
Il 30 ottobre scorso si è svolto il
tradizionale torneo di Bocce “Trofeo
Cinque Terre” organizzato dalla Federazione Ligure in Svizzera (Faels)
e ogni anno sempre più in pericolo
per la mancanza di fondi. Ben 70 i
partecipanti di quest’edizione, che ha
premiato i primi quattro classificati
con oggetti in filigrana, e cioè: Juric
Ante BC CROAZIA (primo posto),
Farina Francesco BC USTER (secondo posto), De Seta Giuseppe UB
Winterthur e Azzato Luigi UB Winterthur (terzo posto), Scura Sandro Pro
Ticino Zurigo e Cipolla Settimo BC
HÖRI (quarto posto). A consegnare i
premi il presidente della Faels Franco
Barabino con il vicepresidente Emilio
Balestrero, e il presidente del Gruppo
GIBILTERRA
Joe Gardella, presidente dell’Associazione Liguri nel Mondo di San
Francisco (USA), redige con cadenza
stagionale un bel notiziario in angloamericano, “A Voxe do Cigno”, nel
quale si trova sempre qualche spunto
originale. Nel numero autunnale del
2010 ha pubblicato queste righe sui
Liguri a Gibilterra, e crediamo che
non gli dispiacerà se ne riportiamo la
traduzione italiana su Gens Ligustica.
Un paio d’anni fa, scrissi un articolo
sui genovesi stabilitisi a Gibilterra
e sui loro cibi, specialmente la panissetta. Recentemente, mi ha fatto
ricordare quell’articolo il seguente
titolo su www.savonaeponente.com:
Poi è partito l’intrattenimento
offerto dal duo Ursino-Emmi, che
ha intercalato le successive portate, cucinate come al solito dallo
staff di cucina dell’Associazione
Napoletani. Proprio la regolare e
coinvolgente presenza del duo, più
altre persone che si sono alternate
sulla pista e al microfono, ha reso
l’atmosfera briosa e allegra. Liscio
e musica folk italiana hanno fatto
da padroni, interrotti solo dalla
consueta lotteria a premi, sempre
ben accolta dai presenti. Il pomeriggio, proprio grazie all’atmosfera creatasi, si è prolungato più del
solito, con buona soddisfazione
dei presenti che, purtroppo, uscendo dal locale, si sono nuovamente
dovuti rendere conto del fatto che
questo Ferragosto non era certamente uguale a quello celebrato in
Italia! L’Associazione Liguri nel
Mondo di Sydney ringrazia come
al solito l’Associazione Napoletani per l’ospitalità e tutti coloro
che hanno contribuito a fare della
giornata un buon successo.
Due momenti della festa di Ferragosto celebrata dall’Associazione Liguri nel
Mondo di Sydney.
Tony Lombardo (fotografia tratta dal
sito www.chronicle.gi).
“Antonio Lombardo, nuovo sindaco
di Gibilterra dalle origini Varazzine”.
Tradotto [dall’italiano per i lettori
anglofoni, N.d.T.] significa che il
nuovo sindaco di Gibilterra, Antonio
spezzini di Winterthur Dal Forno.
A conclusione delle premiazioni, un
aperitivo offerto dalla Federazione.
Lombardo, è originario di Varazze.
Tony, così è chiamato, è stato educato in Inghilterra. La storia della sua
famiglia risale al 1004, in Provenza,
Francia. Nel 1974, durante la Rivoluzione Francese, lasciarono la Francia
e finalmente si stabilirono a Varazze.
si occuparono di costruzioni navali
e traffici marittimi con Gibilterra. A
quel tempo, la comunità genovese
costituiva il 50% della popolazione di
Gibilterra. Attualmente, circa il 20%
ha un cognome genovese. Il sindaco
Lombardo ha promesso di erigere un
monumento agli immigrati italiani,
per lo più genovesi, perché tutti loro
hanno dato il loro contributo a questo
piccolissimo avamposto definito “Colonne d’Ercole”. Dopo aver formulato
gli auguri di Varazze al nuovo sindaco,
l’articolo finisce con “Zena! Zena!”.
Da Sydney un ponte
con le Cinque Terre
Nonostante lo scandalo che sta circondando le Cinque Terre in questo
momento, non bisogna dimenticare
tutte quelle persone e sono davvero
moltissime che hanno contribuito,
in buona fede e spesso disinteressatamente a trasformarle in un gioiello
oggi famoso in tutto il mondo.
A cominciare dai vecchi che hanno
costruito con gran fatica i muretti a
secco, ai volontari che hanno sistemato i sentieri a picco sul mare, per
continuare con quei giovani che si
sono fatti in quattro, lavorando per
anni come cuochi, autisti, guide, nei
centri di accoglienza e negli uffici
senza nessuna garanzia di una carriera
nel futuro e senza nessun programma
specifico di formazione e che oggi si
trovano a rischio di perdere il loro
posto di lavoro.
Anche dalla lontana Australia è
arrivato un contributo su scala internazionale. Stiamo parlando di Barbara
Raffellini – originaria di Riomaggiore
ma che ora vive a Sydney da dove
dirige un’agenzia di comunicazione.
Dal 1999 ad oggi Barbara Raffellini
ha elaborato una campagna promozionale ad hoc, consolidando e innovando
l’immagine delle Cinque Terre in tutto
il mondo.
Tra le sue iniziative di maggior
spicco internazionale, l’ideazione e la
creazione di alcune delle più originali
partnership per il Parco come il gemellaggio con la Grande Muraglia Cinese,
le collaborazioni con i parchi nazionali
delle Blue Mountains in Australia
e il Fiordland in Nuova Zelanda, e
Barbara Raffellini
gli scambi scientifici e culturali con
l’Università Monash a Melbourne.
All’inizio della sua collaborazione
con le Cinque Terre nel 1999, Barbara Raffellini aveva presentato una
relazione “Un tassello di un più vasto
disegno. Un approccio olistico per la
sfida delle Cinque Terre” all’Iccrom
– l’ente creato dall’Unesco per la tutela dei monumenti e siti di maggior
importanza. Il Parco Nazionale delle
Cinque Terre non era ancora nato, ma
questo documento già sottolineava le
sfide del territorio e individuava delle
strategie per salvaguardarlo. Tra i
numerosissimi suggerimenti spiccava
una proposta concreta: creare un ente
indipendente che coordinasse tutti gli
interventi ed avesse le sue radici nella
comunità.
Per leggere il resoconto di alcune
delle numerose iniziative e attività
svolte da Barbara Raffellini per il Parco Nazionale delle Cinque Terre dal
1999 al 2010 si può visitare la pagina
web su www.slideshare.net.
ra ss e g n a st a m p a
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Dicembre 2010
19
20
Dicembre 2010
ru b ri ch e
dal Genovesato
Splendide ville
del Tigullio dalla barca
(i.d.) Farida Simonetti, direttrice
della Galleria Nazionale di Palazzo Spinola in piazza Pellicceria a
Genova, ha ideato una interessante
e originale manifestazione, giunta
quest’anno alla seconda edizione dal
titolo “Per mare, di villa in villa. Alla
scoperta dell’architettura della costa”.
Si tratta di una “conferenza in
battello”, un’ora circa di navigazione
su una motonave della società di trasporti marittimi “Golfo Paradiso”, che
nell’estate del 2009 ha visto quasi mille
partecipanti ascoltare attentamente
Silvia Barisione, storica dell’arte della
Wolfsoniana, illustrare le ville costruite
“tra Eclettismo e Razionalismo” lungo
la costa tra il Porto Antico e Camogli.
Quest’anno il tema della conferenza,
tenuta da Caterina Olcese della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed
Etnoantropologici della Liguria, era
“Grandi Alberghi e Ville della Belle
Epoque nel golfo del Tigullio”.
I partecipanti si imbarcavano a
Genova e a Camogli e la conferenza
aveva inizio davanti al faro di Portofino, con l’osservazione del Castello
Brown, dal nome del console inglese
a Genova Montague che dal 1870 ne
affidò il restauro all’architetto Alfredo
D’Andrade per adibirlo a dimora;
della Villa Altachiara, costruita negli
anni ‘70-’80 dell’Ottocento per Lord
Carnavon, egittologo che finanziò gli
scavi della tomba di Tutankamen; del
Castello Odero, oggi Costa Ardissone,
edificato da Gino Coppedè per l’industriale ligure Attilio Odero, proprietario
degli omonimi cantieri navali fondati
nel 1886; del Castello di Paraggi
(poi Bonomi Bolchini), realizzato a
fine ‘800 su un’antica fortificazione
dall’ingegner Tamburelli, in forme
neogotiche ed eclettiche, per il fratello
di Montague, Frederick Brown.
Navigando verso est e oltrepassata
la Cervara, in Santa Margherita si vede
la Villa Costa Lo Faro, opera dell’architetto Luigi Rovelli che fu anche
il costruttore del distrutto Castello
Raggio di Cornigliano; e poi il Grand
Hotel Miramare, uno dei più sontuosi e
antichi alberghi della zona, frequentato
da Gabriele D’Annunzio e da Eleonora
Duse e sede, nel 1933, di alcuni esperimenti di Guglielmo Marconi; la Villa
Luxardo, in stile neogotico veneziano;
la Villa Durazzo, appartenuta ai Centurione e trasformata in Grand Hotel
a inizio Novecento, dove nel 1904
soggiornò la regina Margherita.
Proseguendo verso Rapallo (in una
foto d’epoca) si vede l’Imperiale Palace Hotel, costruito nel 1889 come villa
della famiglia Costa, che ospitò esponenti di famiglie reali di tutta Europa
e dove fu firmato nel 1922 il trattato di
Rapallo, che sanciva la pace separata
fra Russia e Germania; il Continental
Hotel, del 1904, uno dei tanti alberghi
fondati dalla famiglia Ciana, giunta
da Novara a fine Ottocento, dove fu
ospite la moglie di Wagner; la Villa del
Trattato, in stile Tudor, fatta costruire
nel 1915 dal marchese Ugo Spinola
e così chiamata perché lì nel 1920 fu
firmato un accordo con il quale l’Italia
e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni
stabilirono consensualmente i confini
dei due Regni, con il congiungimento
di Gorizia e Trieste allo Stato Italiano;
la Villa Pagana, anch’essa a lungo proprietà degli Spinola che la lasciarono
nel 1958 all’Ordine di Malta.
Più avanti ancora il Kursaal, costruito nel 1901 dall’architetto Cuneo,
ritrovo dei turisti stranieri della Belle
Epoque con sale di lettura, da concerto, verande, giardino d’inverno,
biliardo, cabine per i bagni di mare,
collegato con il retrostante New Casino Hotel, poi divenuto l’Excelsior
Palace, aperto nel 1908, opera dell’architetto svizzero Verrey.
Nelle vicinanze del Castello di
Rapallo si vede l’Hotel Europa, il più
antico e per molto tempo anche l’unico
grande albergo della cittadina; era in
origine il settecentesco palazzo Serra
che ospitò nel 1815 Papa Pio VII e nel
1821 Vittorio Emanuele I; affittato nel
1868 per essere adattato ad albergo, due
anni dopo ospitò clandestinamente Giuseppe Mazzini e nel 1877 fu acquistato
da Angelo Prandoni, che lo ristrutturò
e nel 1901 lo riaprì come Grand Hotel
Europe, con ascensore, acqua corrente,
riscaldamento centrale, saloni da pranzo, biliardo, fumoir, biblioteca, servizio
di vetture per la stazione e per gite e una
cappella per i culti non cattolici.
Infine, arrivati davanti a Zoagli si
vede la Villa Merello, costruita da
Gino Coppedè intorno al 1913, e il
massiccio Castello di Sem Benelli,
realizzato nel 1914 su disegno dell’architetto Giuseppe Mancini per l’autore
de “La cena delle beffe”.
produttori e la possibilità di degustare i
tipici vini liguri, in prevalenza bianchi,
ottenuti in qualche caso da coltivazioni
che sperimentano la progressiva riduzione dell’impiego di prodotti chimici,
a tutto beneficio dell’ambiente e della
nostra salute. Gli incontri: con Gian
Battista Oliveri, classe 1932 e alassino
di Moglio, “l’ultimo dei tonnarotti”,
cioè dei liguri che fino alla metà del
‘900 andavano a fare la stagione nelle
tonnare di Carloforte in Sardegna;
con Salvatore Marchese, giornalista
autore del libro “Acciuga regina.
Storie e ricette di un pesce turchino”;
con Libereso Guglielmi, che divenne
giardiniere con il professor Mario
Calvino (padre di Italo) nella tenuta
di Villa Meridiana a Sanremo, è stato
capo giardiniere presso l’Università
di Londra e ha poi girato il mondo per
ampliare e approfondire le sue conoscenze botaniche, che ora ultraottantenne gagliardo mette a disposizione
specialmente delle scolaresche; con
Mario Buccella, contadino in Ortovero
(SV) e Alberto Arossa di Slow Food
Italia, che hanno parlato della stagio-
nalità dei prodotti e delle coltivazioni
tradizionali e rispettose dell’ambiente;
con alcuni giovani produttori di vino
delle Cinque Terre, sull’esperienza del
Parco Nazionale e del recupero degli
antichi spettacolari terrazzamenti che
erano da tempo in progressivo abbandono; con Cinzia Scaffidi, direttrice
del Centro Studi di Slow Food e autrice con Silvestro (Silvio) Greco del
libro “Guarda che mare”, conversando
di biodiversità, riscaldamento del pianeta, inquinamento, metodi di pesca,
specie ittiche in pericolo, possibili
soluzioni a livello istituzionale e di
comportamenti individuali; infine una
tavola rotonda sul progetto ambiente
di Slow Food Liguria.
Non sono mancati i momenti musicali: con la Bandarotta Fraudolenta,
composta da dieci elementi, somigliante più alle street band di New
Orleans che alle nostre bande tradizionali; con i Lou Dalfin, un gruppo
che, affiancando agli strumenti tipici
della tradizione (vioulo, pivo, armoni
a semitoun, pinfre, arebebo, viouloun,
ecc.) basso, batteria, chitarra e tastiere,
si propone di rendere fruibile dal maggior numero di persone la tradizione
musicale occitana, ossia della terra
di lingua d’Oc che si estende in tutto
il sud della Francia, da Bordeaux e
Tolosa a Nizza e Briançon, fino a comprendere, in Italia, alcune valli alpine
in provincia di Cuneo e di Torino.
dall’Imperiese
A Imperia festa
del gusto
e dell’eco-sostenibile
(i.d.) Il 18 e 19 settembre scorsi ha
avuto luogo a Imperia, lungo la Calata
Cuneo (nella foto tratta dal sito www.
sanremonews.it), la manifestazione
“MareTerra di Liguria - Il gusto di un
territorio”, frutto della collaborazione
tra Fondazione Carige, Regione Liguria, Slowfood Liguria e altre istituzioni
liguri, che si stima abbia avuto già
nella prima giornata 5 mila visitatori.
L’evento era strutturato in modo
da focalizzare l’attenzione su alcuni
aspetti della produzione e del consumo
agroalimentare e ittico ligure.
Il mercato, con una quarantina
di produttori artigianali locali, per
ricordare che ogni nostro acquisto di
cibo influisce sulle politiche sociali e
ambientali, e non solo a livello locale
ma addirittura mondiale. L’oleoteca,
con più di venti aziende presenti a testimoniare la ripresa della coltivazione
dell’olivo su tutto l’arco della nostra
regione: molti giovani sono tornati
a coltivare oliveti da tempo abbandonati, puntando sulla qualità e con
grandi benefici per l’occupazione e per
l’assetto idrogeologico del territorio.
L’enoteca, con anche qui oltre venti
dal Savonese
Un santuario
dalla storia secolare
(i.d.) Il santuario di Santa Maria a
Finalpia (nella fotografia), borgo che
con Finalborgo e Finalmarina forma
il comune di Finale Ligure, conserva
di un’antecedente chiesa citata già nel
1302 alcuni archi a sesto acuto e il bel
campanile a bifore in pietra del Finale,
che ben documenta la transizione dal
romanico al gotico.
Nel 1477, sotto il Marchese Galeotto del Carretto, alla chiesa fu
affiancato un monastero per i monaci
benedettini olivetani, ampliato successivamente
anche in tempi recenti fino
a comprendere due grandi
chiostri.
Nel primo ‘700 la chiesa
fu ricostruita in forme
barocche su disegno di
Gerolamo Veneziano da
Noli, detto il Fontanetta, e
arricchita da un sontuoso
dallo Spezzino
Sarzana città
da scoprire
prima e dopo
il “Festival della mente”
(i.d.) Dal 3 al 5 settembre 2010
si è svolta a Sarzana la settima edizione del “Festival della mente”, il
primo festival europeo dedicato alla
creatività, diretto da Giulia Cogoli e
promosso dalla Fondazione Carispe e
dal Comune di Sarzana.
Dalle 12 mila presenze della prima edizione, nel 2004, articolata
in 20 interventi nel corso dei quali
personalità di spicco nell’ambito
del sapere umanistico e scientifico,
delle professioni, della psicologia e
delle neuroscienze, dell’arte in tutte
le sue espressioni, intrattenevano il
pubblico sempre ad alto livello, la
manifestazione è via via cresciuta
fino ad arrivare alle 40 mila presenze
dell’ultima edizione. Il festival dura
sempre tre giorni, ma gli eventi sono
diventati 72, dei quali quasi la metà
dedicati a bambini e ragazzi tra i 4 ed
i 14 anni.
Gli incontri
con scienziati,
scrittori, artisti,
musicisti, psicoanalisti, neuroscienziati, filosofi, storici e attori
si sono svolti
in vari luoghi
del centro storico della città:
la bella piazza
Matteotti, sulla
quale si affaccia
altare in marmo policromo donato nel
1728 dai conti Prasca. Nel monastero
sono custodite molte pregevoli opere
d’arte: una Madonna col Bambino di
Nicolò da Voltri; una Vergine allattante
col Bambino, una Pietà e una Vergine
col Bambino e S. Giovanni Battista
in ceramica di scuola robbiesca; un
grande tabernacolo quattrocentesco
con la Crocifissione e quattro Santi
laterali; pregevoli arredi lignei cinquecenteschi, fra cui una ricca cornice
decorata a grottesche, opera di fra
Antonio da Venezia.
Nel 1799 l’invasione napoleonica
portò lo scompiglio nel monastero,
che solo nel 1905, dopo vari avvicendamenti tra secolari, olivetani e cassinensi, è stato affidato definitivamente
ai benedettini sublacensi.
Un libro recente, “Abbazia benedettina di Finalpia - restauri e studi
1995-2008” (Sagep, 2010), ne ripercorre la storia dalle origini al periodo
delle soppressioni, analizzando con
particolare attenzione il ricco patrimonio
storico-artistico del complesso, i restauri
architettonici alla chiesa e al campanile
e il restauro delle superfici pittoriche.
il Palazzo Comunale, il Chiostro di
San Francesco, il Teatro degli Impavidi (il secondo, per capienza, in
provincia della Spezia), il cinema
Italia, piazza Capolicchio, la Sala
Canale Lunense, piazza Cesare Battisti
e in diversi ambienti della Fortezza
Firmafede, poderosa e integra fortezza
della fine del ‘400.
È possibile vedere gratuitamente
tutti gli incontri sul sito www.festivaldellamente.it, dal quale ci si può
anche iscrivere alla newsletter per
essere tempestivamente informati
su tutte le novità, in vista dell’ottava edizione dal 2 al 4 settembre
2011: per chi fosse intenzionato a
partecipare, sul sito ci sono anche
tutte le notizie utili per arrivare a
Sarzana e per organizzare pasti e
pernottamenti, che per l’alto numero
di presenze è necessario prenotare
con largo anticipo.
A prescindere dal “Festival della
mente”, Sarzana merita comunque
una visita accurata in ogni periodo
dell’anno, e di questo ci si può rendere
facilmente conto navigando un po’ nel
bel sito del Comune, www.sarzana.
org, dal quale è tratta la piantina
della città.
ru b ri ch e
Dicembre 2010
21
Archivi della memoria
Una delle tante storie
dell’emigrazione
italiana in Uruguay
R
ipassando l’archivio ho trovato
la foto che mi fa ricordare una
epoca dell’emigrazione ligure residente in Uruguay: risale al 1947, anno
in qui noi fratelli Giovanni e Benito
Andreoni siamo arrivati a Montevideo
a raggiungere il fratello maggiore Vincenzo. Con la valigia di cartone oltre il
nostro mestiere di lattoniere batti-lastra,
portavamo gli strumenti musicali: io la
fisarmonica, Benito clarinetto e saxon
in si b. La musica era una passione di
famiglia ereditata dai nonni. La sorpresa fu quando ci siamo riincontrati con
il nostro fratello Vincenzo (di cui non
avevamo più notizie da ben 5 anni a
causa della guerra ‘40/’45), avvocato
Il proverbio
1
Quello cü se sa, savei cü se sà,
quello cü nu se sa, savei cü nu se sà,
(Quello che si sa, bisogna sapere che si sa,
quello che non si sa,
bisogna sapere che non si sa)
Proverbio incorniciato e appeso circa 80 anni fa nello studio di un
medico.
La ricetta
2
di mestiere ma anche lui virtuosissimo
fisarmonicista, esecutore appassionato
sia di musica classica sia di musica popolare italiana: valzer, mazurka polka e
il locale tango. Difatti, appena arrivati a
casa sua, i primi momenti passati assieme furono trascorsi a suon di musica,
formando un concerto affiatato come
se avessimo suonato sempre assieme.
Nella fotografia che allego vediamo
un gruppo di allievi fisarmonicisti
quasi tutti figli di emigranti italiani in
maggioranza di origine ligure. Fra tanti
aspiranti, con i più preparati avevamo
l’abitudine di incontrarci ogni domenica in un bar dal caratteristico nome
“Bar di Terremoto” allora gestito da
un italiano di soprannome “Terremoto” perché quando cantava con la sua
voce potente da basso, si diceva che
faceva tremare la luce dei lumi. Con il
passar delle domeniche il numero dei
musicisti e dei parrocchiani aumentava
fuori misura, tanto che dovemmo adattare nella soglia un balcone a mo’ di
palco. Un bel giorno, fra gli spettatori
appare un signore di nome Giovanni
Bassano (allora gerente generale della
locale Compagnia Petrolifera Shell) e
ci propone con tanti elementi appassionati d’arte di formare un’associazione
culturale. In primo momento ebbe sede
in un vicino garage, poi, con il nome
di “Rumbos artistico” e approvata
la persona giuridica, affittammo un
amplio locale. In poco tempo aumentò
il numero di associati: artisti di teatro,
poeti, recitatori, anche scultori (fra
ACCIUGHE AL TEGAME
Ingredienti:
800 grammi di acciughe
un bicchiere di olio
due spicchi di aglio
sale
semi di finocchio
un cucchiaio di marsala
3
cui J. Luis e Josè Belloni autore della
“Diligenza”, “La Carreta” e di tanti
altri monumenti che oggi adornano i
parchi di Montevideo), lo scrittore e
poeta Sorrilla de San Martin, tenori (fra
i quali Soler, che in precedenza si era
esibito in Italia alla Scala di Milano
e e al San Carlo di Napoli); con noi
c’era anche il coro della “Ossodre” e
tanti altri appassionati della musica e
dell’arte. Nelle nostre riunioni sociali
periodiche passavamo le ore eseguendo
ognuno di noi la propria specialità.
Erano ammessi e anche molto apprezzati i cori (magari improvvisati) degli
italiani emigranti, che si esibivano con
tanta nostalgia. Molte volte gli stonati
si dovevano cacciar fuori, ma sempre
con gli applausi. Poi soci e protagonisti
cominciarono a mancare per ragioni
naturali finché l’organizzazione di
“Rumbos artistico” nel 1970 si sciolse.
Ma un paio d’anni dopo, nel 1973,
fondammo l’Associazione Ligure
dell’Uruguay oggi presieduta con tanta
passione da Pierina Suffia.
Questa è una delle tante storie della
nostra emigrazione.
La preparazione: pulire bene le acciughe privandole della testa,
lavarle e quindi metterle in un tegame in cui si è fatto precedentemente rosolare l’aglio nell’olio; spargervi i semi di finocchio e il sale
necessario. Fare cuocere lentamente per dieci minuti, poi ritirare il
tegame dal fuoco, lasciare raffreddare un poco e rivoltare le acciughe ad una ad una spruzzandovi sopra il marsala. Rimettere quindi il
tegame sul fuoco e lasciare soffriggere per altri dieci minuti. Servire il
pesce ben caldo.
GIOVANNI ANDREONI
1) Il gruppo dei fisarmonicisti del
gruppo “Rumbos artistico” nel
1947.
2) Un’immagine della scultura “La
carreta” di José Belloni (18821965).
3) In questa foto d’epoca di Dani
Gerpe il Teatro Solìs di Montevideo
nel 1947.
(illustrazione di Anna Maria Di Salvo)
22
ru b ri ch e
Dicembre 2010
VOCI E SCRITTI DI LIGURIA
Libri
AA.VV.
Il Viaggio
inaspettato
Tra il 23 e il 25 novembre la Fondazione Casa America di Genova
ha organizzato “¡Viva México!”, tre
giornate dedicate alle celebrazioni del
Bicentenario dell’inizio della lotta per
l’Indipendenza e del Centenario della
Rivoluzione Messicana.
Il 24, alla presenza dell’ambasciatore Jorge Chen Charpentier, e con
Dolores Repetto, addetta culturale
dell’Ambasciata, Alessandro Garrone,
console onorario del Messico a Genova, e Marco Bellingeri dell’Università
di Torino, è stato presentato il libro
“Il Viaggio inaspettato”, edito da De
Ferrari e di cui Casa America ha curato
l’edizione italiana.
Alla presentazione sono intervenuti
anche gli autori Adrián Daneri Navarro, Ana Isabél González Ramella
e Giacomo Daneri Hernández, giunti
apposta da Guadalajara. Adrián Daneri
Navarro, di origini liguri, è uno dei
discendenti dei marinai che hanno dato
vita a questa storia.
Alla presentazione è intervenuto con
un saluto anche il nostro presidente
Felice Migone (nella fotografia, durante il suo intervento; alla sua sinistra:
Marco Bellingeri, Roberto Speciale e
Adrián Daneri).
Il volume, disponibile nelle maggiori librerie della Liguria e a Fondazione
Casa America, narra la storia curiosa e
poco nota di un gruppo di marinai italiani e liguri, membri dell’equipaggio
di dieci navi mercantili, fatti prigionieri dalle autorità messicane allo scoppio
della Seconda Guerra Mondiale. Al
termine del conflitto molti di loro
decisero di non far ritorno in Italia
essendosi inseriti appieno nella comunità di Guadalajara. Sono raccolte le
storie di tanti uomini, le loro situazioni
precarie, gli aneddoti incredibili, la
prigionia e il sogno di costruire una
nuova vita. Un susseguirsi di vicende
che confermano come l’esistenza possa essere un intreccio di imprevisti e
situazioni non immaginabili.
Corredato da molte fotografie e
documenti d’epoca, la pubblicazione
è frutto di un paziente lavoro di ricerca
condotta su più di 1.500 documenti
ufficiali, articoli di giornale, libri e
comunicazioni personali.
Da Altare, due libri
sull’emigrazione
ligure
In occasione della mostre “I vetrai
di Altare in Argentina” e “Pueblos
Hermanos”, realizzate ad Altare (Sv),
presso Villa Rosa, sede nel locale
Museo dell’Arte Vetraia Altarese ,
e del gemellaggio fra il Comune
di Altare (Savona), e quello di San
Carlos Centro (Provincia di Santa
Fe in Argentina) sono stati pubblicati
alcuni volumi di particolare pregio. Il
primo volume è “I Vetrai di Altare in
Argentina”, realizzato da De Ferrari
Editore a cura di Alberto Saroldi e
Giulia Musso (formato 24 x 24, 200
pagine, 25 euro). L’opera descrive
la migrazione dei maestri vetrai
della cittadina ligure in Argentina,
avvenuta alla fine degli anni ‘40 del
secolo scorso. Il clima di incertezza
del dopoguerra, il desiderio di trovare un futuro migliore, spinsero un
gruppo di tecnici vetrai a trasferirsi
nel paese sudamericano: in queste
pagine si può leggere la loro storia,
attraverso i documenti dell’ epoca e le
foto degli emigranti e dei vetri soffiati
nelle vetrerie fondate in Sud America.
La seconda opera pubblicata sem-
Giovanni Meriana
Sono partiti tutti
Giovanni Meriana è studioso di
antropologia culturale, saggista e
storico dell’arte, già autore di volumi
sulla cultura ligure ed ex assessore alla
cultura del Comune di Genova.
L’ultima sua opera letteraria è il
volume di racconti, edito da Sagep,
“Sono partiti tutti - ultimi giorni di
Reneusi e altre storie”, con cui ricostruisce le vicende legate allo spopolamento e conseguente abbandono
di una piccola località dell’Alta Val
Borbera.
Il nuovo libro si apre, appunto, con il racconto della fine del
paese di Reneusi situato sui crinali
dell’Appennino ligure-piemontese;
il piccolo agglomerato di case subì,
nel corso degli anni ‘50, l’inesora-
Andrea Parodi e
Fabrizio Capecchi
Vette e sentieri
in Val d’Aveto
È stata recentemente edita da Andrea
Parodi Editore la nuova guida “Vette
e sentieri in Val d’Aveto e valli circostanti” realizzata dallo stesso Andrea
Parodi in collaborazione con Fabrizio
Capecchi, già autore di bellissimi libri
fotografici sull’Appennino. Il volume,
che si compone di 144 pagine in formato 14,8 x 19,8 (16 euro), è dedicato
alle escursioni nell’alta Val d’Aveto
e nelle circostanti valli Nure, Ceno,
Taro, Sturla, Fontanabuona e Trebbia.
L’opera è dedicata a un territorio montuoso di notevole interesse paesaggistico, situato nel cuore dell’Appennino
Ligure-emiliano, che presenta aspetti
alpestri malgrado la vicinanza del
mare. Vi si trovano vaste foreste, laghetti di origine glaciale e belle vette
panoramiche in gran parte rocciose:
Maggiorasca, Ragola, Penna, Aiona,
Ramaceto, Cáucaso, Gifarco, ecc.
Nella guida, illustrata con 17 cartine e 57 fotografie a colori, sono
descritti dettagliatamente 58 itine-
Pasquale Aurelio Pastorino
Va là che vai bene
rari escursionistici da percorrere in
giornata, molti dei quali ad anello,
più un’affascinante traversata di
quattro giorni lungo i crinali, dal
Passo del Cerro in provincia di
Piacenza, fino al borgo di Sestri
Levante, affacciato sul Mar Ligure.
Il volume inaugura la collana “Appennino” che si propone di descrivere
in sei volumi vette e sentieri dell’Appennino Ligure, dal Beigua fino alle
Cinque Terre e Montemarcello: è il
primo in ordine di apparizione, ma è
contraddistinto dal numero 5 poiché
è il quinto in ordine geografico.
Pasquale Aurelio Pastorino (insegnante e giornalista pubblicista,
oltrechè ex sindaco di Masone) ha
recentemente pubblicato per l’editore
Redazione di Genova il volume “Va là
che vai bene” dedicato all’emigrazione da Masone e dalla valle Stura verso
l’America tra ottocento e novecento.
Masone e la valle Stura, all’interno
della provincia di Genova, hanno
fornito un consistente contributo
all’emigrazione ligure ed il libro intende celebrare questi concittadini che
sono in larga parte riusciti a realizzare
la loro aspirazione a un’esistenza migliore, inserendosi a pieno titolo nella
società dei paesi di destinazione.
L’opera, partendo da un’accurata
analisi della realtà economico-sociale
della Valle Stura dell’inizio dell’Ottocento e delle cause che hanno deter-
pre da De Ferrari Editore è “Oltre
l’oceano. Tre racconti di migrazione”
a cura di Tiziana Oliva e Luigi Vallebona (formato di 24x24, 40 pagine,
10 euro).
Si tratta di un libro illustrato e inte-
ramente bilingue, italiano-spagnolo,
rivolto a bambini e ragazzi che prende
spunto dai progetti didattici sviluppati
in parallelo nelle scuole dei due paesi.
L’opera rappresenta uno strumento
utilizzabile nelle scuole primarie e
secondarie di primo grado nel quadro dell’educazione interculturale e
linguistica.
Il testo contiene tre racconti che
hanno come elementi comuni il tema
delle migrazioni, dell’incontro fra culture, della dialettica fra sradicamento
e nuovo radicamento, fra identità e
differenze. I racconti trattano temi
universali, come quello attualissimo
della migrazione, e si rivolgono a
lettori capaci di lasciarsi coinvolgere
dalle emozioni che sorgono quando si
toccano tasti molto profondi presenti
in ognuno di noi, legati alla ricerca
dell’identità, alla nostalgia dei luoghi
di origine, ma anche all’incontro con
l’altro, all’apertura verso il nuovo, al
desiderio di avventura.
Le scuole interessate possono ricevere una copia del libro scrivendo a
Luigi Vallebona, (responsabile delle
Relazioni Esterne del Comitato per il
gemellaggio Altare - San Carlos Centro): [email protected],
specificando il referente e il progetto
didattico in cui il libro verrà utilizzato.
bile esodo dei suoi abitanti, fino a
conoscere il totale spopolamento ed
abbandono a seguito di un fatto di
sangue che coinvolse Maria e Davi-
de, due giovani del paese. La tragica
vicenda fa da sfondo al ritratto di
una popolazione che ha vissuto per
secoli praticamente isolata dagli altri
centri della val Borbera, con le poche
risorse che l’aspro territorio le offriva.
Il volume raccoglie poi altre storie:
una miscellanea di scritti che dipingono ricordi vividi dell’infanzia contadina dell’autore nel periodo della guerra
e curiosi ritratti dei protagonisti del panorama culturale genovese del dopoguerra conosciuti negli anni giovanili.
Non mancano considerazioni critiche sui (mal)costumi collettivi della
società contemporanea, che risultano
ancora più censurabili se comparati
agli sforzi compiuti dai nostri antenati
per vivere in tempi e luoghi in cui lo
sfruttamento iniquo delle risorse non
era forse semplicemente pensabile.
L’opera si compone di 120 pagine
ed ha il costo di 12 euro.
minato il fenomeno dell’emigrazione,
approfondisce anche la situazione
socio-politica presente nei paesi sudamericani destinati ad accogliere i liguri
che spesso orientava la destinazione
del flusso migratorio.
Masone e la Valle Stura hanno avuto
un legame particolare con la Repubblica Argentina e la seconda parte
del libro analizza le vicende di molte
famiglie trasferitesi in blocco oltreoceano; grazie ad un ricco patrimonio
di informazioni e immagini d’epoca,
l’autore descrive la biografia dei masonesi emigrati e la loro progressiva
affermazione sociale.
L’elenco tratta di oltre 480 persone
trasferitesi all’estero, con documenti
e testimonianze inedite, e si conclude con un’elenco anagrafico con le
generalità di tutti i masonesi emigrati
nell’800 e 900 e i loro vincoli di
parentela.
Il volume, che si compone di 200
pagine ed è in vendita al prezzo di 20
euro, rappresenta, pertanto, un patrimonio di informazioni a cui possono
attingere gli appassionati di storia
locale e ha il pregio di mantenere vivo
il legame fra i discendenti all’estero e
le loro radici liguri.
ru b ri ch e
Dicembre 2010
23
Cesare Viazzi
Parco di Villa
Giuseppe Marzari, Negrotto Cambiaso
un uomo in frac
ad Arenzano
Sono trenta, e anche più, le occasioni per scoprire pregiate collezioni
botaniche di flora mediterranea, alberi
monumentali, roseti e camelie, ninfei,
limonaie, sculture e arabeschi, olivi,
vigne e le tracce lasciate da tanti ospiti
illustri in antiche dimore.
Da questa premessa (prendendo
anche spunto dall’iniziativa lanciata
nel 2007 dalla Regione Liguria) Sagep
Editori, coerente con il proprio ruolo di
casa editrice che intende valorizzare e
accrescere la conoscenza del patrimonio
ligure, ha concretizzato un’interessante
progetto: una collana editoriale dedicata
a tutti i giardini storici della Liguria.
Biografia dell’attore dialettale genovese, che ha calcato i palcoscenici
teatrali con l’omonima compagnia,
autore di numerose canzoni in lingua
genovese e diventato famoso presso
il grande pubblico con il programma
radiofonico “Ö sciö Ratella” (“Il
Signor Ratella”, dove “ratella” in
dialetto significa “lite”) trasmesso
dalla Rai di Genova a partire dagli
anni ’40.
Oltre alle notizie della sua vita e
carriera, sono presenti due appendici
che analizzano, rispettivamente, la
lingua da lui parlata, che è il genovese puro, e alcuni testi tra i più significativi e famosi del suo repertorio.
Il volume di 80 pagine formato 17
x 24, edito da De Ferrari, contiene
un Cd musicale con una selezione
di canzoni e sketch e costa €. 18,00.
Cesare Viazzi, giornalista genovese, ha diretto la sede ligure della Rai.
Studioso della storia, della letteratura
e dello spettacolo regionali, ha pubblicato numerosi saggi sui personaggi
più famosi della cultura genovese e
ligure: ultimi titoli pubblicati per tipi
De Ferrari sono: “La Reggia di Genova” (2008) e “La Borsa di Arlecchino
e Aldo Trionfo” (2008).
Massimo Angelini e
Maria Chiara Basadonne
Questo almanacco tascabile,
giunto al suo quinto anno, è l’erede dei lunari che dal 1473 hanno
accompagnato la vita quotidiana
dei Liguri, costituendo spesso da
soli, con la ricchezza e l’immediata utilità del loro contenuto,
...la biblioteca di casa!
Il primo fu infatti “La Raxone de la
Pasca. Opus aureum et fructuosum”
(probabilmente anche primo in Europa) stampato a Genova: scritto in
italiano, latino e genovese, contiene
la data della Pasqua, il giorno della
luna nuova e le feste di ciascun mese,
preghiere, lodi di Genova e la descrizione della Liguria da Nizza al fiume
Magra. Ci furono poi il settecentesco
Chiaravalle, gli ottocenteschi “lünài”
do Scio Tocca e do Scio Reginn-a, e in
anni più recenti il Casamara.
A differenza di altri lunari tascabili,
come il Pescatore di Chiaravalle e il
Barbanera, o murali come quello di
Frate Indovino, “Il sbugiardino” nasce
in Liguria e per la gente ligure, perciò
i suoi contenuti (dati astronomici e me-
teorologici, proverbi
e consuetudini e tutto
il resto) fanno riferimento alla Liguria.
Ė anche una pratica
agenda settimanale,
con i consigli giornalieri per l’agricoltura,
i lavori domestici,
l’orto e la cantina, la
luna del mese e le sue
influenze, e proverbi
tradotti in genovese
dall’Antico Testamento; e poi nelle pagine successive ci sono le antiche unità
di misura locali, il calendario perpetuo,
l’andamento della popolazione in tutti i
comuni liguri dal 1871 a oggi, l’elenco
dei comuni che nel tempo hanno cambiato nome o sono stati accorpati ad altri,
le distanze stradali fra moltissime località della Liguria, il calendario annuale dei
mercati settimanali, la càbala dei sogni
illustrata e altro ancora.
Il tutto in 128 pagine formato 10 x
15 cm, in vendita nelle libreria e nelle
edicole della Liguria al prezzo di 4,50
euro; chi non lo trovasse può richiederlo all’indirizzo di posta elettronica
[email protected] oppure a: Il
Bugiardino - casella postale 40 - ufficio
postale 06 - 16149 Genova.
Immagini raccontate con parole intense, che restituiscono un paese dove
la gioia e la disperazione, la poesia
e la tragedia, la povertà e la bellezza
si mescolano e fluiscono insieme,
inevitabilmente e inestricabilmente.
Ritratti da un mondo affascinante,
difficile da capire ma facile da amare
per chi, come l’autrice, l’ha vissuto
con generosità e sensibilità, lasciandosi guidare in quello che alla fine è un
viaggio alla ricerca del “più misterioso
di tutti i ritratti: il proprio”.
Il volume (144 pagine formato 22
x 20,5, con foto a colori) è edito da
Sagep e costa 18 euro.
subito per Carloforte e Calasetta per
conoscerne di persona gli abitanti,
la loro cultura e mangiare i piatti
tradizionali.
L’autore Sergio Rossi, nato a Ronco Scrivia, si occupa di storia della
cucina, produzioni alimentari e promozione territoriale, è stato direttore
del “Conservatorio delle Cucine
Mediterranee” di Genova, è ideatore
e autore del sito www.civiltaforchetta.it, è curatore dell’Archivio per la
storia dell’alimentazione Giovanni
Rebora e ha scritto, fra l’altro, il libro
“Alle radici del Pesto genovese: storia,
curiosità, ricette”.
Questo suo “La cucina dei Tabarchini” inizia con l’inquadramento
storico e geografico della comunità
di corallatori pegliesi insediatisi nella
prima metà del ‘500 sull’isola di
Tabarca, davanti alle coste tunisine,
e costretti nel ‘700 ad andarsene e
a trovare rifugio nelle isole di San
Pietro e Sant’Antioco, nell’estremità
sud-occidentale della Sardegna.
Gli usi e le tradizioni alimentari e
gastronomici pegliesi si confrontano
con altre culture mediterranee (prima
quella tunisina e poi quella sarda) e
attraverso sperimentazioni e influenze
interculturali producono il patrimonio
Il bugiardino
Chiara Montaldo
Ritratti dall’India
Dopo aver pubblicato con grande
successo “Sono in Cina”, Chiara
Montaldo, giovane medico genovese,
ritorna con questo libro a raccontarci
dell’esperienza fatta in India. “Ritratti
dall’India” è un diario per immagini:
immagini fotografiche, quelle dei luoghi e dei volti incontrati e conosciuti
dall’autrice durante i tre anni trascorsi
lavorando in un ospedale di Mumbay.
Sergio Rossi
La cucina
dei Tabarchini.
Storie di cibo
mediterraneo tra
Genova, l’Africa
e la Sardegna
Questo bel libro, edito da Sagep
(256 pagine, formato 17 x 21, prezzo
22 euro) fa venir voglia di partire
La nuova collana “Un Mare di
Giardini” è caratterizzata da un testo
documentato, presentato in maniera
chiara e piacevole in modo da essere
attraente per il vasto pubblico, e da
splendide immagini a colori che introducono il lettore nella bellezza di
questi luoghi ancor prima di visitarli.
La prima guida (24 pagine formato
20,5 x 14,5, illustrate a colori) è
dedicata al Parco di Villa Negrotto
Cambiaso ad Arenzano e costa 5
euro.
di NONNA MARI
Questa poesia della nostra Nonna Mari (come sempre illustrata da
Anna Maria Di Salvo) è stata premiata lo scorso 26 aprile come terza
classificata nella sezione “Poesia in Vernacolo” al concorso “Penna
calamaio di Renata Rusca Zargar” promosso dall’Associazione culturale
savonese “Zacem” e pubblicata sul internet della stessa Associazione.
Nella stessa occasione fu premiata anche un’altra poesia di Nonna Mari
in italiano, ispirata all’allarme…pidocchi: l’ironia e la verve di Nonna
Mari non si esprimono solo in dialetto!
RICORDI
In zeneize mi scriviò, comme posso, comme so
con di mèndi, di malocchi,
mèzo intrègo, mèzo a tocchi!
Un pitin, oriè contà, comme l’èa...Tanti anni fa!
Ora pro èi....Novenn-e e rosài!
Oriè pòei, oriè pòei,quarchedùn dixèia...
Orate, orate, a custodìa matutina.... “scatenate”...
S’assendèia unn-a candeja, in ta banca mè nonna a dormìa...
Ai morti i libèti pe tutti i figgieu,
desgheuggè cian cianin pe pòeili bruxià...
Ninte braghe, ma fàdette
e pe fa a comegnon, a zazzùn da mezaneutte...
Tutti in fila in procesion,
coi mandilli, coe velette.
Sempre magro ao venerdi,
ai ròsai coe counette!
E pe pòei ao cine andà,
primma ao vespro... E se vedià!
Rebellavimo ao Sepurto l’aggetto con o brùgo,
con pazienza fregoggiou
e a vessa ao scùo de lungo
a nasceèiva inti platò...
Dexe çiti pè a carèga e duì scui inta sachetta.
Sitto, sitto, prega, prega!
E è donne cò a rebecca.
E’ banche de legno , lasciavan o segno:
Zenogge spellè, braghe amottè!
Se Gelindo, o sacrestan
o deuviava o moccalumme,
a veletta a l’èa zà in man:
…TUTTI FOA, COMME O FUMME!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
gastronomico attuale, straordinario
esempio di coerente fusione di culture
intermediterranee.
Una voce dell’indice è dedicata
al tonno, un’altra ai dolci e un’altra
ancora al vino, e sempre l’argomento
è trattato nella maniera più completa
e approfondita e tuttavia mai pesante,
grazie anche alla gradevole veste tipografica e alle ricchissime illustrazioni
a colori.
In fondo al libro ci sono anche parecchie ricette, da sperimentare a casa
propria in attesa di gustare gli stessi
piatti nell’atmosfera tutta particolare
di Carloforte e Calasetta.
24
Dicembre 2010
“SPECIALE EVENTI”
RAPPRESENTATO A DICEMBRE AL TEATRO “GOVI” DI BOLZANETO CON GRANDE SUCCESSO DI PUBBLICO
“Zena: anima e voxe”,
emozioni per tutti i liguri nel mondo
N
ei canti della tradizione dialettale
genovese, nella narrazione e nella
danza che compongono lo spettacolo
teatrale “Zena: anima e voxe” sta tutta
la peculiarità del carattere genovese,
vigoroso ma avaro di sé, forgiato
dal rapporto con il mare. È la natura
propria degli uomini di mare, abituati
a stare da soli e a essere indipendenti
spiritualmente e materialmente; ma
l’essere “rustegu” nel genovese si fa
autonomia di pensiero, ruvidi per non
essere condizionati dalle amicizie
o dai favori, che limitano la libertà.
Il mare è qui risorsa economica e
condizione infida che costringe le
donne alla solitudine, alla preghiera
e alla solidità pratica di chi rimane
perno e fondamento della famiglia.
Il racconto, ordinato idealmente dai
quattro elementi, vede la donna come
il fuoco, figura energica che sostiene
paura e dolore, diventa accoglienza
domestica e sa lasciare il segno del suo
passaggio nella storia degli uomini.
La narrazione, affidata a Elisabetta
Di Franco, si alterna al canto lirico della soprano Irene Carossia (anche autrice e regista dello spettacolo coadiuvata
dall’assistente Anna Maria Mazzoni) e
di Stefania Prian, Federico Delle piane
e Gilberto Lanzarotti, alla danza e al
canto del Coro Monte Bianco, che è
rappresentazione straordinaria oltre
che ascolto. Si è spettatori di un rito
antico che si consumava dentro e fuori
le osterie della città vecchia, in virtù di
qualche bicchiere di vino: il trallalero.
Il Coro ha saputo evocare la poesia e
l’alchimia delle voci intrecciate “du
racoggeitu” (capannello di persone)
dove il canto polivocale trasmetteva
musicalmente la storia e la cultura di
un popolo aperto all’incontro con il
resto del Mediterraneo.
A TUTTE
LE NOSTRE
COMUNITÀ
Irene Carossia
Lo spettacolo rinsalda il legame
della città con il continente sudamericano e la terra argentina dove
liguri di estrazioni diverse trovarono
rifugio dall’oppressione politica e
risorse economiche per il futuro, con
la speranza del ritorno. Il tango, un
pensiero triste che si balla in due,
assume nelle sue “letras” (i testi) i
dialetti dei primi immigranti italiani
giunti laggiù e il ricordo nostalgico
della terra natia. In qualche cromosoma recondito quella nostalgia
è giunta sino a noi che ascoltiamo
“Cheullia, dunde t’è” ammutoliti di
commozione.
Merita di essere visto e di essere
portato altrove, in tutti i luoghi dove
liguri di terza o quarta generazione non
possono sapere da quale terra sorprendente, non solo luogo ma circostanza e
anima, sono partiti i loro avi.
Questo spettacolo ha come
finalità quella di divulgare la
cultura genovese attraverso il
pragmatismo e la poesia della
sua parola e della sua musica,
celebrando il senso profondo di
appartenenza a una comunità
la cui storia racconta indipendenza, tenacia, intraprendenza
e altruismo.
Per questo motivo lo spettacolo è pronto ad essere accolto nelle comunità dei liguri
all’estero, là dove si desideri
celebrare Genova per sentire
salde le proprie radici.
L’Associazione Liguri nel
Mondo di Genova, patrocinatore dell’evento, invita tutte
le comunità liguri all’estero
ad accogliere nei propri teatri
questo emozionante e commovente spettacolo e pertanto a
contattarci per l’organizzazione di turnée.
Nelle fotografie, alcune scene dello spettacolo, con le scenografie di Anna Maria Percivalle e Danilo Vialardi, i pannelli fotografici realizzati da Alberto Podestà
e le coreografie di Roberta Conte eseguite dalle danzatrici Alice Crosa e Lucia Folco.