Il Documentario per Encarta

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Il Documentario per Encarta
Documentario Genere cinematografico che, a partire da immagini aventi valore
di documento, si propone di presentare diversi aspetti della realtà, sia
restituendola semplicemente e 'oggettivamente' sullo schermo sia fornendone
un'eventuale interpretazione critica.
Gli albori del genere documentaristico
Fin dai suoi albori il cinema ha nutrito l'ambizione di 'catturare' scene tratte
direttamente dalla vita reale. Ciò nonostante, persino nei primissimi film dei fratell
i Lumière
alcune situazioni potevano far pensare a un'embrionale idea di messa in scena.
Ne consegue che è l'atto stesso dell'inquadrare a presupporre l'esistenza di un
'punto di vista' (ottico, ma anche concettuale) attorno al quale si organizza la
visione, come testimoniano le riprese che gli operatori della medesima società
Lumière – incaricati di registrare fatti ed eventi di paesi lontani – effettuavano in
tutto il mondo.
Già durante i primi decenni della storia del cinema – e quindi ben prima
dell'avvento dei notiziari televisivi – alcuni brevi filmati d'attualità precedevano e
accompagnavano le proiezioni principali. Negli anni Venti, periodo assai intenso e
fecondo per tutte le avanguardie, lo sguardo sul reale sfocia in operazioni di tipo
sperimentale (grazie ad autori quali il brasiliano Alberto Cavalcanti, l'olandese Jor
is Ivens
, il russo
Dziga Vertov
, il belga Henri Storck, il tedesco Walter Ruttman). Inoltre, sulla spinta dei
cineasti maggiormente coinvolti sul fronte dell'impegno politico (in particolare in
Unione Sovietica e in Germania), il documentarismo incorpora le istanze di una
forte volontà militante, di denuncia e di mobilitazione, sfiorando in più di
un'occasione gli enfatici toni della propaganda.
Nascita del cinema documentario
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È tuttavia un gruppo di cineasti britannici, guidato da John Grierson, a concepire
e mettere in pratica per la prima volta una vera e propria teoria del cinema
documentario (giungendo a formulare, nel 1932, un manifesto nel quale si
proclama la necessità di una 'elaborazione e trasfigurazione creativa' della
realtà). Parallelamente, sull'altra sponda dell'Atlantico, lo statunitense
Robert Flaherty
tende a sua volta a fornire una struttura più definita ai propri materiali
documentari, articolandoli – attraverso un accorto impiego delle possibilità offerte
dal montaggio – secondo un principio di scansione narrativa. Grazie al suo
Nanouk l'esquimese
(1922), il documentario inizia a imporsi come genere autonomo.
A poco a poco, col procedere delle esperienze, il cinema documentaristico inizia
a organizzarsi e suddividersi ulteriormente al proprio interno, facendo emergere
una serie di ambiti più o meno autonomi, ognuno contraddistinto da convenzioni
che ne demarcano la specificità. Prendono dunque corpo categorie quali 'film
d'arte', 'film d'archivio', 'film-inchiesta', così come 'film sociologico', 'film
scientifico', 'film di viaggio', le quali si pongono come una specifica e parallela
modalità di rappresentazione documentaristica che trascende le generiche
definizioni di documentario etnografico, zoologico o naturalistico. Tali denominazioni non bastano però a definire opere che per loro stessa natura
sfuggono a qualsiasi tentativo di sistematizzazione, in virtù di uno spiccato
statuto autoriale: basti pensare non solo alla personalità di un Ivens o di un
Flaherty, ma anche all'originalità dei francesi Chris Marker, Jean Rouch,
Frédéric Rossif, Raymond Depardon e Marcel Ophüls; degli inglesi appartenenti
al
Free
Cinema
(
vedi
Lindsay Anderson
,
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Karel Reisz
,
Tony Richardson
); degli svizzeri Richard Dindo e Fredi M. Murer; degli statunitensi Richard
Leacock, D.A. Pennebaker, David e Albert Maysles, Michael Wadleigh e
Frederick Wiseman; del canadese Michel Brault; del danese Jörgen Leth;
dell'olandese Johan Van der Keuken; dei tedeschi Jürgen Böttcher e Harum
Farocki.
Per quel che concerne le filmografie di gran parte dei registi sopra menzionati –
soprattutto dei francesi e degli americani – va segnalato il ruolo decisivo giocato
dall'introduzione di tecnologie 'leggere' (cineprese portatili, sistemi di
registrazione in sincrono del suono), che ha consentito un'agilità d'intervento
sempre maggiore e di conseguenza l'affermazione di quello che è stato
denominato cinéma-verité (o del suo corrispettivo nordamericano, il cosiddetto c
andid cinema
). Oggi i destini del documentario, specie dopo l'ampliamento dei palinsesti
provocato dalla moltiplicazione dei network, sono legati in larga misura alla
televisione, che si è progressivamente imposta come il mezzo di diffusione (e
talora anche di produzione) pressoché esclusivo dei prodotti
non-fiction
.
da "Documentario," Microsoft® Encarta® Enciclopedia Online 2008
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