creative accounting: nozione e possibili sviluppi futuri

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creative accounting: nozione e possibili sviluppi futuri
SEI Consulting, Edizione 01, Aprile 2013
CREATIVE ACCOUNTING: NOZIONE E
POSSIBILI SVILUPPI FUTURI
di Flavia Sartori, Marco Cavagnini (consulente senior SEI Consulting)
Cos’è il Creative Accounting?
Il “Creative Accounting” (in italiano “Politiche di bilancio”) è un fenomeno di grande rilevanza ed
interesse. Nonostante in seguito a famosi scandali contabili i paesi coinvolti abbiano attuato importanti
sforzi per prevenire ed evitare tali fenomeni, è opinione comune che vi siano ancora ampie possibilità di
miglioramento relativamente alla prevenzione ed alla lotta di questo fenomeno.
Per entrare maggiormente nel merito del tema è essenziale dare una definizione dello stesso in
maniera inequivocabile. Ciò risulta piuttosto semplice dal punto di vista teorico, mentre non lo è dal punto
di vista pratico. Infatti, con il termine Creative Accounting si intende l’utilizzo della flessibilità nella
contabilità rimanendo all’interno del quadro normativo vigente con l’obiettivo di manipolare la
presentazione e la valutazione dei conti in modo da dare priorità agli interessi dei redattori e non a quelli
degli utilizzatori del bilancio.
Perché adottare le pratiche di Creative Accounting?
In un mondo perfetto, in cui i manager dovrebbero essere perfettamente in grado di raggiungere in
ogni momento le aspettative e gli obiettivi d’impresa, non ci sarebbero né incentivi né ragioni per adottare
pratiche di Creative Accounting. Nella realtà dei fatti, invece, esistono svariate finalità che spingono i
manager a manipolare i conti del bilancio.
Le finalità delle pratiche di Creative Accounting possono essere aggregate in 3 macro categorie:



Finalità “interne”
Finalità “esterne”
Finalità “fiscali”
La prima si ricollega al raggiungimento degli obiettivi interni, ovvero la manipolazione dei libri contabili
per realizzare le finalità dei top manager in merito alle vendite, alla redditività ed al prezzo delle azioni. La
seconda riguarda il raggiungimento delle aspettative esterne, in primo luogo quelle degli azionisti, subito
seguite da quelle dei dipendenti e dei clienti, il cui soddisfacimento è fondamentale al fine di un’esistenza
duratura e redditizia dell’impresa nel tempo. Da non dimenticare sono anche le aspettative dei fornitori,
che incidono sull’esito dei pagamenti e dei rapporti di medio-lungo termine. Infine ci sono anche le
aspettative degli analisti, le cui valutazioni rappresentano la base di analisi per i futuri investitori. Un altro
importante incentivo all’adozione del Creative Accounting è la necessità di mantenere un profitto stabile al
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fine di impressionare gli investitori e di evitare che il prezzo delle azioni fluttui eccessivamente. Infine, una
terza finalità riguarda la possibilità di limitare la pressione fiscale a carico dell’impresa, riducendo
l’imponibile attraverso l’utilizzo delle pratiche di Creative Accounting.
Esistono esempi significativi di Creative Accounting?
Dopo aver illustrato le motivazioni essenziali sottese all’utilizzo delle pratiche di Creative
Accounting è necessario sottolineare che esistono numerose tecniche per realizzare concretamente tali
pratiche. Le diverse tecniche di Creative Accounting possono essere ricondotte e classificate all’interno
delle seguenti categorie: aumento dei ricavi, riduzione dei costi, aumento delle attività, riduzione delle
passività ed incremento del cash flow operativo. Nella maggior parte dei casi i manager utilizzano
contemporaneamente diverse tecniche, spesso particolarmente complesse ed articolate, in modo da
rendere più difficile l’attività di controllo e di revisione dei bilanci.
Un esempio concreto di pratica di Creative Accounting è rappresentato dalla
scelta dell’area di consolidamento per la redazione del bilancio consolidato. Di
seguito si illustra brevemente il caso della Pirelli S.p.A..
Nel 2004 Pirelli S.p.A. era una grande multinazionale e controllava
indirettamente Telecom Italia attraverso una società non quotata chiamata Olimpia
S.p.A. di cui deteneva il 50,4% delle azioni con diritto di voto. A sua volta Olimpia
deteneva il 18% delle azioni con diritto di voto di Telecom Italia e aveva sottoscritto
accordi con gli azionisti di minoranza di Telecom Italia al fine di incrementare la sua
influenza nel consiglio di amministrazione. In particolare, tali accordi prevedevano la
possibilità per Olimpia di eleggere la maggioranza degli amministratori di Telecom
Italia (15 su 19). Per effetto anche di tali accordi Pirelli esercitava di fatto, tramite la
propria controllata Olimpia, un controllo effettivo sulla Telecom. Nonostante ciò,
Pirelli decise di non includere nella propria area di consolidamento Telecom Italia in
quanto, pur prevedendo i principi contabili italiani l’obbligo di consolidamento nel
caso di “controllo dominante”, gli stessi non disciplinavano la fattispecie in cui questo
controllo veniva raggiunto attraverso patti o accordi con gli azionisti. La decisione di
Pirelli di non consolidare Telecom Italia consentì alla stessa di non avere ricadute negative sui rapporti con
gli istituti di credito affidanti. Infatti, qualora la Pirelli avesse incluso nella propria area di consolidato anche
Telecom, l’esposizione del Gruppo nei confronti di alcuni istituti avrebbe superato la soglia massima
consentita dalla normativa bancaria in tema di concentrazione degli affidamenti, costringendo di fatto il
Gruppo a rinegoziare con gli istituti bancari i propri affidamenti e/o riallocare parte di essi presso nuove
banche.
Un altro caso in cui è possibile sfruttare la flessibilità dei principi contabili
raggiungendo l’obiettivo di incremento del profitto è quello della vendita del
marchio ad una società partecipata. Tale pratica di Creative Accounting è
particolarmente diffusa nell’ambito delle società calcistiche italiane, dove il
valore del marchio inserito in bilancio è spesso molto basso, a volte addirittura
pari a zero, nonostante le numerose campagne pubblicitarie e di marketing che
ne fanno aumentare il valore di mercato. In accordo con i principi contabili
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italiani, i marchi prodotti internamente sono infatti registrati in bilancio fra le attività solo per il totale dei
costi diretti di produzione dello stesso. Pertanto, società come A.C. Milan, Internazionale F.C., U.C.
Sampdoria, Brescia Calcio e A.C. Chievo Verona hanno venduto i loro marchi (iscritti a valori molto bassi in
bilancio) al valore di mercato (elevato) a società che appartenevano al medesimo gruppo. L’adozione di
questa tecnica consente da un lato di incrementare il profitto attraverso il riconoscimento in conto
economico del ricavo derivante dall’alienazione del marchio ed allo stesso tempo di mantenere la proprietà
del marchio stesso.
Esistono delle soluzioni?
L’adozione di pratiche di Creative Accounting è un fenomeno che ha caratterizzato molte aziende
nel passato e che ad oggi è ancora molto frequente. Come già accennato all’inizio del presente articolo, ciò
è dovuto alla flessibilità insita in alcuni principi contabili, resa necessaria per fornire una rappresentazione
veritiera e corretta della situazione economica e finanziaria dell’azienda. Per ovviare a questo problema,
una possibile soluzione potrebbe essere quella di irrigidire maggiormente i metodi di contabilizzazione,
specificando le circostanze in cui ogni tecnica può e/o dev’essere utilizzata, senza però appesantire
eccessivamente l’impianto normativo.
L’evoluzione degli International Accounting Standards (IAS) e dei principi contabili a livello
nazionale è andata in questa direzione. In particolare, è stato introdotto il principio della “costanza”
nell’applicazione dei principi contabili al fine di evitare che i redattori del bilancio cambiassero metodo da
un anno all’altro con l’obiettivo di rendere inconfrontabili i bilanci di esercizi successivi. Inoltre, al fine di
agevolare una corretta rappresentazione del risultato operativo, è stato largamente limitato l’utilizzo della
categoria dei “componenti straordinari”, in cui frequentemente i manager facevano confluire componenti
che avrebbero dovuto essere inseriti fra i componenti operativi.
Un altro importante incentivo alla riduzione del Creative Accounting è da ricollegarsi
all’introduzione del principio della “prevalenza della sostanza sulla forma”. Ciò rappresenta uno dei più
importanti sviluppi in merito alla manipolazione dei conti di bilancio. Per effetto dell’introduzione di tale
principio infatti, non è più possibile adottare pratiche che seppur legali da un punto di vista formale, sono
da ritenersi elusive ed ingannevoli da un punto di vista sostanziale.
È necessario precisare infine che i cambiamenti introdotti nella regolamentazione contabile nel
recente passato non possono di per sé garantire una riduzione significativa delle problematiche derivanti
dal Creative Accounting. Un fattore particolarmente rilevante è rappresentato dalla mancanza di
“educazione” dei manager che nonostante lo sviluppo degli standard etici, dei codici di corporate
governance e dei principi di best practice non sempre si comportano seguendo il “buon senso” nello
svolgimento della loro professione.
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