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26.01.2015
Concerto
in occasione del Giorno della Memoria
Invito all’ascolto di Gil Morgenstern
Maurice Ravel
(1875-1937)
Kaddish (1914)
Il Kaddish è una preghiera ebraica che esprime il desiderio affinché il regno divino venga costituito in
terra. Il sentimento di commozione che ispira, proviene dalle circostanze in cui il Kaddish viene
recitato: viene declamato ai funerali e ai figli viene chiesto di recitarlo per undici mesi dalla morte di un
genitore. La preghiera finisce con un’implorazione per la pace. Il Kaddish di Ravel, basato sul canto
tradizionale e scritto nel 1914, appena prima di arruolarsi nella Prima Guerra Mondiale, è il primo di
due componimenti per voce e pianoforte da Deux mélodies hébraïques.
George Enesco
(1881-1955)
Impressioni d’infanzia op. 28 (1940)
Menestrello
Nato in Romania, George Enesco è stato un virtuoso del violino e del pianoforte, come anche un
compositore innovativo. All’età di sette anni Enesco iniziò il Conservatorio di Vienna, dove studiò
violino. Nel 1894 scoprì Johannes Brahms, di cui più tardi prenderà a modello le elaborazioni
sinfoniche. Impressions d’enfance è una composizione per violino e pianoforte in tre movimenti, scritta
in un periodo di diminuita salute e aumentata depressione a causa della guerra. Vedo in Minstrel, il
primo dei dieci movimenti e l’unico per solo violino, come l’apertura iniziale di una fanfara musicale,
che introduce l’ascoltatore alle reminiscenze nostalgiche dell’infanzia di Enesco in un villaggio della
Romania. Lo stile unico della composizione di Impressions è considerato come un esempio musicale
di “flusso di coscienza”, la tecnica stilistica letteraria impiegata da Virginia Woolf e James Joyce, con
Minstrel a evocare l’esecuzione improvvisata di un violinista di strada moldavo.
Ernest Bloch
(1880-1959)
Suite n. 1 per violino solo (1958)
Preludio
Andante Tranquillo
Allegro
Andante
Allegro Energico
(eseguito senza interruzione)
Ernest Bloch, nato a Ginevra, si è sposato a Vienna nel 1934, ma fuggì quando i nazisti giunsero al
potere, per poi stabilirsi negli Stati Uniti. La Suite n. 1 per Solo Violino è stata commissionata dal
rinomato violinista Yehudi Menuhin, durante una visita a Bloch, che si trovava a Portland, nell’Oregon.
In quel periodo il compositore stava affrontando un futuro molto incerto, sottoponendosi a una terapia
contro il cancro. Bloch fu onorato della commissione da parte di Menuhin e, a dispetto del precario
stato di salute, concluse la sua suite per violino, senza accompagnamento, giusto un anno prima la
propria morte. Eseguito senza interruzione, il lavoro ha una tonalità forte per una composizione di
metà ventesimo secolo, che evoca persino Bach nel terzo movimento.
John Harbison
(1938)
Canto di solitudine n. 2 (1985)
Quattro canti di solitudine è stato composto nell’estate del 1985 come regalo del compositore
americano a sua moglie. Il canto n. 2 “inizia con una melodia che somiglia a una canzone folk, cui
segue una risposta a dir poco atletica mezza ottava più alta. Il dialogo fra queste due idee le fonderà
l’una nell’altra.” (cit. John Harbison). Questo lavoro è nel programma di stasera il primo di quattro
brani collegati al tema della comunicazione fra voci diverse (o alla mancanza di questa), in questo
caso voci musicali. Le tre composizioni che seguono riflettono un’aumentata tensione nei dialoghi e si
esprimono con un vocabolario musicale molto differente.
Elliott Carter
(1908-2012)
Riconoscenza per Goffredo Petrassi (1984)
Riconoscenza per Goffredo Petrassi è stata composta per l’edizione del 1984 del Festival Pontino,
che in quell’occasione festeggiava l’ottantesimo compleanno Goffredo Petrassi, all’epoca il
compositore italiano più importante ancora in vita. Nel 1925 il giovane compositore americano, Elliott
Carter ha trascorso un periodo a Vienna, dove ha studiato gli spartiti della nuova scuola di Vienna,
compresi i componimenti in serie di Arnold Schönberg. Il viaggio era destinato ad avere un profondo
impatto sul suo stile compositivo. In Riconoscenza, il compositore intreccia tre voci musicali distinte e
spiccatamente individuali, usando una varietà di ritmi e caratteristiche per differenziarli. Queste tre
voci si interrompono a vicenda costantemente attraverso tutto il brano, iniziando tipicamente con gli
stessi toni con cui erano appena terminate. Man mano che il brano evolve, le interruzioni aumentano
in rapidità e in intensità fino alla conclusione, quando le tre voci condividono materiale musicale e si
fondono l’una nell’altra. Come il compositore stesso disse una volta di questo brano: “[è simile al] filo
della vita, spesso interrotto, che sempre si riprende e procede in avanti.” Mi è chiara la scelta conscia
e significativa di Carter di concludere il brano con un punto di domanda musicale definitivo.
Chen Yi
(1953)
Memoria (2010)
La compositrice cino-statunitense, Chen Yi, ha vissuto la propria adolescenza ai lavori forzati durante
la rivoluzione culturale cinese. Sotto Mao Tse-Tung, a capo del partito comunista, i professionisti
specializzati venivano rimossi dai propri incarichi e costretti a lavorare nei campi di lavoro. La casa di
Chen è stata perquisita dalle guardie rosse del partito quando lei aveva 15 anni, e la collezione di
musica di famiglia è stata confiscata. Separata dalla famiglia, Chen ha vissuto due anni “trasportando
più di 45 chili sulla [propria] schiena, facendo avanti e indietro una ventina di volte al giorno." Memoria,
un lamento commemorativo, è stato scritto come tributo in ricordo del suo maestro, il Professor Lin
Yaoji. Nella propria nota al programma, Chen Yi parla al suo mentore: “Spero tu possa sentire la
melodia della mia Memoria, che risuona come il mio grido doloroso del tuo nome nel nostro dialetto
cantonese. Nella musica esprimo il mio profondo cordoglio nel ricordo della tua guida paterna. Il tuo
sorriso pieno di significato rimarrà sempre con noi incoraggiandoci.” Questo terzo brano nella mia
serie di “dialoghi” si pone fra passato e presente, fra chi è ancora in vita e quelli che se ne sono già
andati.
Lera Auerbach
(1973)
Suite Solitaria, Lonely Suite, op. 70 (2002)
Ballando con se stessi
Noia
Dialogo immaginario
Senza via d’uscita
La Suite Solitaria di Lera Auerbach per violino solo evoca una storia basata sulle “idee di solitudine e
frammentazione”. Usando tecniche proprie del violino, i movimenti brevi esprimono uno specifico stato
d’animo o una situazione. Questa ultima composizione, nella mia serie di “dialoghi” include il dialogo
più effimero di tutti: quello immaginario.
Erwin Schulhoff
(1894-1942)
Sonata per violino solo (1927)
Scherzo. Allegretto grazioso
Andante cantabile
Allegro risoluto
I primissimi studi in musica di Erwin Schulhoff, un protégé del grande compositore ceco Antonín
Dvořák, comprendono composizione e pianoforte a Vienna, come anche in altre capitali europee di
cultura. Da anti-fascista dichiarato, ha sposato il comunismo sovietico viaggiando spesso nell’Unione
Sovietica per le proprie esibizioni. La Sonata per Violino Solo è stata scritta dopo un viaggio a Londra
e Parigi e affronta le acque mosse delle culture musicali del suo tempo: il jazz, la seconda scuola
(atonale) di Vienna e la musica folk. Schulhoff, però non è stato altrettanto bravo a navigare i flussi
pericolosi delle culture politiche del fascismo e del socialismo. Come comunista di origini ebraiche è
stato molto in pericolo nei tardi anni ‘30 e iniziò le pratiche nel tentativo di emigrare in Inghilterra, in
Francia, o negli Stati Uniti. Dopo l’occupazione tedesca divenne chiaro che l’unica speranza per
Schulhoff era quella di fuggire in Unione Sovietica. Ha fatto domanda per ricevere la cittadinanza
russa per se stesso, sua moglie e suo figlio, ricevendola nell’Aprile del 1941. Schulhoff ha ritirato il
visto per emigrare il 13 giungo del 1941, ma con l’invasione nazista dell’Unione Sovietica del 22
giugno, divenne impossibile lasciare il paese e venne arrestato il giorno seguente. Schulhoff è stato
deportato in un campo di concentramento in Baviera, dove è morto nell’agosto del 1942, la sua vita
creativa un viaggio interrotto.