IL BEAGLE NELLA CACCIA AL CINGHIALE

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IL BEAGLE NELLA CACCIA AL CINGHIALE
IL BEAGLE NELLA CACCIA AL CINGHIALE
Articolo inedito – 01.03.2011
Il nostro piccolo grande segugio
debutta con grande irruenza sulla
scena della caccia al cinghiale già
nella seconda metà degli anni '80, ed
ancora oggi è ampiamente utilizzato
in questa forma di caccia in tutta la
penisola, in particolare in Liguria,
Emilia- Romagna, Lazio, Sardegna e
soprattutto in Toscana.
Le caratteristiche sia morfologiche
che psico-attitudinali della nostra
razza calzano a pennello con le
esigenze di questa pratica venatoria,
senza dubbio la più dura per i segugi
praticata in Italia. Il Beagle è
naturalmente predisposto a seguire
labili uste odorose in condizioni
difficili, e per questa razza non è certo
difficile cacciare un “fiato” tanto forte
come quello del cinghiale.
Ciò gli permette di compiere lunghi accostamenti prima dello scovo e conseguente abbaio a fermo.
Nella fase di ricerca della passata l'addestramento e la selezione giocano un ruolo fondamentale nel
comportamento dei nostri segugi. Personalmente caccio nei territori del Chianti Fiorentino, dove le estensioni
boschive difficilmente superano i 100 ettari . Nei nostri territori le battute di caccia sono successive alla
“tracciatura” degli animali, ovvero la stima del luogo di rimessa basata sull'analisi della distribuzione e
dell'indirizzo delle tracce notturne, e l'ora di sciolta si avvicina sempre al mezzogiorno. A quest'ora non è
facile assistere ad accostamenti continui e ben vocalizzati, così come nelle prime ore mattutine. Inoltre
sciogliendo i Beagles sulla passata notturna, il loro lavoro spesso si limita all'accostamento. Viene quindi a
mancare la fase di ricerca della passata, che porta spesso i Beagles ad essere “corti” in fase di cerca, e
molto maneggevoli, non avendo l'esigenza di allontanarsi molto dal conduttore per cercare la giusta traccia.
Inoltre, avendo la muta bene “in mano”, qualora venisse attaccato un ungulato diverso da quello cacciato è
possibile al canettiere capace bloccare i propri segugi. Ciò naturalmente è auspicabile solamente in territori
facilmente agibili come quelli che ho citato, e solo se il metodo di caccia si avvale dei tracciatori. Il cambio di
voce tra l'accostamento e lo scovo del cinghiale da parte del Beagle, è caratterizzato da un latrato profondo,
più lungo dei successivi.
Il nostro piccolo segugio è molto rispettoso del pericolo caratterizzato dalle cariche degli ungulati, e prima di
“assestarsi” nella classica azione di “abbaio a fermo” lascia passare qualche istante, per poter meglio
localizzare gli animali braccati, e mettendosi in posizione favorevole per poter schivare i loro attacchi. Una
delle caratteristiche tipiche del Beagle è un senso di muta fortissimo, ed appena il resto della muta ode un
compagno impegnato a fermo, si arresta un attimo per poter meglio ascoltare ed individuare il luogo di
rimessa degli animali, e successivamente si precipita con grande entusiasmo, spesso anche vocalizzando
per l'eccitazione. Ora i nostri Beagles si cimentano in un fragoroso, corale e magnifico spettacolo, che
riempie il cuore di chiunque vi assista. Il Beagle bracca a fermo senza troppo forzare, con costanza,
coraggio e caparbietà, fino a costringere il cinghiale alla fuga. E' adesso che il nostro amato segugio mette in
atto le doti di inesauribile inseguitore, con caratteristiche di resistenza e tenacia che non vedono pari in altre
razze impiegate comunemente in questa forma di caccia.
Personalmente mi è capitato più volte di recuperare i miei Beagles dopo oltre 15 ore ancora in seguita, ed
una volta fermati (parandomi dopo l'attraversamento del cinghiale intercettato), vederli cadere tra le mie
braccia, completamente stremati, con lesioni alle zampe anteriori dovute all'eccessivo sfregamento con gli
arbusti del bosco, con i polpastrelli consumati, gli occhi socchiusi, incapaci di seguirmi al guinzaglio fino alla
macchina.
Il Beagle, quello vero, insegue fino allo sfinimento più totale, e questa caratteristica spesso allontana
segugisti che lo vedono un po' come una macchina americana, “bella ma troppa”, e che all'ora di cena
desiderano “avere i piedi sotto la tavola” come si dice dalle miei parti. E con il Beagle da cinghiale questa è
quasi sempre un' utopia, perché salvo non ci si avvalga di apparecchiature satellitari (come il sottoscritto), il
beagle vuole vedere il frutto del suo lavoro, ovvero l'animale abbattuto. Altrimenti si continua. Naturalmente il
senso del rientro è molto importante in questi splendidi ausiliari, e per poterlo sviluppare al meglio non
utilizzo i collari satellitari su soggetti giovani ed inesperti, ai quali qualche nottata nel bosco non può che
giovare a convincerli a rientrare nel luogo della sciolta, per poter trovare il meritato ristoro e le cure del
padrone che sarà lì ad aspettarli. Le sue piccole dimensioni lo aiutano notevolmente nel fitto del bosco,
regno indiscusso del Sus Scrofa, permettendogli di districarsi abilmente nei trattoi tracciati dagli animali nel
fitto della macchia, riuscendo molto spesso a schivare gli attacchi dei cinghiali braccati a fermo.
La taglia contenuta facilita molto anche il mantenimento, la gestione ed il trasporto da parte del canettiere,
che necessita di un numero cospicuo di soggetti per svolgere con successo l'azione venatoria, specialmente
se questa si svolge in terreni di caccia ricoperti dall'impenetrabile macchia mediterranea, presente in gran
parte dei boschi popolati da questi ungulati.
Il suo fisico robusto ed al tempo stesso atletico e resistente, gli permette di affrontare giornate di caccia
estenuanti, in condizioni atmosferiche proibitive, seguite interminabili, e lunghe e pericolose braccate a
fermo, dove cedere alla stanchezza e non reagire con estrema prontezza alle cariche dei cinghiali, può
significare dover affrontare complicati interventi chirurgici, o peggio.
Inizio l'addestramento sul cinghiale dei
miei giovani Beagles a circa un anno
d'età, dopo aver dato loro un adeguato
processo di socializzazione, e dopo
che abbiano acquistato fiducia e
dimestichezza in ambiente boschivo.
Le prime soddisfazioni venatorie
arrivano all'età di un anno e mezzo,
ma è all'età di quattro anni che arriva
la piena maturità, diventando un
ausiliare con la “A” maiuscola.
Diversamente da altri addestratori non
faccio conoscere a i miei “allievi”
nessun animale diverso dal cinghiale,
per evitare che in futuro si lascino
corrompere da “fiati” più gentili come
quelli della lepre e del capriolo.
I primi incontri con la bestia nera sono fondamentali, e devono permettere al Beagle di rendersi conto
“dell'odore” dell'animale che dovrà poi cacciare e scovare nel bosco. Sciolgo quindi i miei giovani soggetti in
recinti di dimensioni ridotte, che ospitano animali mansueti, sempre però in ambiente boschivo, perché il
cane deve seguire prima l'usta e poi vedere l'animale e non viceversa, altrimenti noteremo che anche un
tronco d'albero potrebbe attirare gli abbai a fermo del nostro piccolo Beagle.
Ripeto questo tipo di stimolazione non più di due volte. Successivamente sciolgo la mia muta insieme ad un
paio di soggetti giovani in ampi recinti, dove gli animali si facciano rispettare senza però essere
eccessivamente aggressivi.
Il pericolo maggiore in questa fase è quello di spaventare il nostro allievo, prima che questo si sia fatto le
ossa, anche se il Beagle reagisce bene anche alle esperienze negative, avendo grandissima passione
venatoria.
Allo stesso tempo non dobbiamo permettere al nostro segugio di diventare troppo aggressivo sciogliendolo
su cinghiali domestici, perché una volta in terreno libero, potrebbe avere brutte e pericolose sorprese: deve
sapere che il cinghiale è un animale pericoloso, senza però essere eccessivamente attaccato da questo. Ma
è nel periodo di caccia che vedremo crescere l'esperienza del nostro giovane, diventando un vero segugio
da cinghiale.
Fino all'età di due anni è importante evitare di sciogliere soggetti giovani in terreni troppo popolati da ungulati
diversi dal cinghiale fin dall'inizio della cacciata, ed aspettare che i segugi più esperti abbiano individuato la
lestra, per poter indirizzare con certezza i nostri allievi sull'abbaio a fermo.
E' una caccia dura, dove la razza Beagle ha trovato grande spazio e moltissimi estimatori.
A chiunque volesse gettarsi in questa incredibile avventura con i suoi Beagles, ricordo che nel bosco a
caccia di cinghiali la passione e il sacrificio vengono messi a dura prova, ed il segugista affronta ansie e
fatiche insieme ai sui temerari e tenaci compagni a quattro zampe, raccogliendo però soddisfazioni e ricordi
che riempiono il cuore.
Simone Gherdovich