Ascrizioni di credenza - Introduzione

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Ascrizioni di credenza - Introduzione
Ascrizioni di credenza
Le ascrizioni di credenza sono asserzioni del tipo in (1):
I
Ascrizioni di credenza
(1)
Introduzione
I
Sandro Zucchi
Da un punto di vista filosofico, i problemi che pongono asserzioni come
(1) sono in larga misura gli stessi che pongono gli enunciati in (2):
(2)
2014-15
I
S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione
1
Perché sono interessanti?
La letteratura sulle ascrizioni di credenza è vasta.
I
In filosofia del linguaggio, la discussione, per quanto ne so,
I
I
I
Perché i filosofi del linguaggio sono cosı̀ ossessionati dalle
ascrizioni di credenza?
I
Più in generale, perché un filosofo dovrebbe perdere del
tempo a riflettere su di esse?
S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione
Maria
Maria
Maria
Maria
...
sa che Giorgione è un filosofo.
dice che Giorgione è un filosofo.
teme che Giorgione sia un filosofo.
spera che Giorgione sia un filosofo.
Gli enunciati in (1)-(2) sono detti ascrizioni di atteggiamenti
proposizionali (o report di atteggiamenti preposizionali).
2
Ascrizioni di credenza e significato
• inizia con Frege (1892), Russell (1905, 1912),
• prosegue con Carnap (1947), Quine (1956), Davidson (1968),
Kaplan (1969), Kripke (1979) e altri,
• fino ad arrivare, in tempi più recenti, a Soames (1987, 2002),
Richard (1990), Higginbotham (1991), Crimmins (1992), King
(2007), e altri.
I
a.
b.
c.
d.
e.
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I
I
Maria crede che Giorgione sia un filosofo.
I
3
Se Maria asserisce sinceramente (3), evidentemente (1) è vero:
(3)
Giorgione è un filosofo.
(1)
Maria crede che Giorgione sia un filosofo.
Dunque, il contenuto di un’asserzione è qualcosa che un parlante
competente che compie l’asserzione con sincerità crede.
Quindi, l’analisi della nozione di contenuto di credenza, che è uno dei
goal dell’indagine sulle ascrizioni di credenza, promette di far luce sulla
nozione di contenuto di un’asserzione.
Chiaramente, il contenuto di un’asserzione che un parlante compie in
determinate circostanze dipende dal significato dell’enunciato che il
parlante asserisce.
Dunque, l’indagine sulle ascrizioni di credenza è in stretta relazione con
l’indagine sulla nozione di significato. Lo studio delle ascrizioni di
credenza è una chiave di accesso per rispondere a una domanda
fondamentale per un filosofo del linguaggio: cos’è il significato?
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4
L’analisi relazionale delle ascrizioni di credenza
I
I
Una tesi largamente condivisa riguardo alle ascrizioni di
credenza è questa: esse asseriscono che l’individuo a cui si
riferisce il soggetto sta nella relazione di credere con ciò che è
designato dalla frase di complemento “che ”.
Per esempio, (1) asserisce che Maria sta nella relazione di
credere con ciò che designa il complemento “che Giorgione sia
un filosofo”:
(1)
I
Un’inferenza valida
I
(4)
I
I
I
Maria vede Lia.
5
Evidenza per l’analisi relazionale delle ascrizioni di credenza
I
In modo analogo, l’analisi relazionale delle ascrizioni di
credenza spiega perché l’argomento in blu è valido:
Premessa uno: Gianni crede ogni cosa che Maria crede.
Premessa due: Maria crede che Giorgione sia un filosofo.
Conclusione: Dunque, Gianni crede che Giorgione sia un
filosofo.
I
I
Infatti, secondo l’analisi relazionale delle ascrizioni di
credenza, l’argomento ha di nuovo la forma:
Premessa uno: per ogni x, se m R x, g R x
Premessa due: m R a
Conclusione: g R a
Dunque, la conclusione segue necessariamente dalle premesse,
in quanto è la forma stessa dell’argomento in blu a garantire
questo.
S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione
Infatti, secondo l’analisi relazionale di (4), l’argomento ha questa forma:
Premessa uno: per ogni x, se m R x, g R x
Premessa due: m R a
Conclusione: g R a
Maria crede che Giorgione sia un filosofo.
S. Zucchi: Laboratorio sulle ascrizioni di credenza - Introduzione
Maria vede Lia.
Premessa uno: Gianni vede ogni cosa che Maria vede.
Premessa due: Maria vede Lia.
Conclusione: Dunque, Gianni vede Lia.
Secondo questa analisi, la struttura logica di (1) è simile a
quella dell’enunciato (4), in quanto entrambi asseriscono
l’esistenza di una relazione tra l’individuo a cui si riferisce il
soggetto e l’entità a cui si riferisce il complemento:
(4)
L’analisi relazionale di (4) spiega perché l’argomento in rosso è valido (ovvero
perché la conclusione segue necessariamente dalle premesse):
In qualsiasi argomento di questa forma, la conclusione segue necessariamente
dalle premesse: quali che siano i nomi che sostituiamo a “m”, “g”, e “a” e il
predicato che sostituiamo a R, otterremo sempre un argomento valido.
In altre parole, secondo l’analisi relazionale di (4), la conclusione segue
necessariamente dalle premesse nell’argomento in rosso, in quanto è la forma
stessa dell’argomento a garantire questo.
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I termini della relazione di credenza
I
Supponiamo di accettare l’analisi relazionale delle ascrizioni di
credenza.
I
Secondo questa analisi, (1) asserisce che Maria sta nella
relazione di credere con ciò che designa il complemento “che
Giorgione sia un filosofo”:
(1)
7
6
Maria crede che Giorgione sia un filosofo.
I
Ma cosa designa il complemento “che Giorgione sia un
filosofo”?
I
Se uno dei termini della relazione di credenza è un individuo,
cos’è l’altro termine?
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Relazione tra individui e proposizioni
Il ruolo delle proposizioni
I
I
I
Una posizione dominante (ma non universalmente condivisa)
nella letteratura è che (1) asserisce che Maria sta nella
relazione di credere con una proposizione:
(1)
I
Maria crede che Giorgione sia un filosofo.
I
Secondo questa posizione “credere” in (1) designa una
relazione tra individui e proposizioni.
I
Ma cosa sono le proposizioni?
I
La domanda “cosa sono le proposizioni?” è prematura.
Dopotutto, se le ascrizioni di credenza asseriscono l’esistenza di
una relazione tra individui e proposizioni, lo studio delle ascrizioni
di credenza dovrebbe far luce, tra le altre cose, esattamente sulla
natura delle proposizioni.
Invece di cercare di rispondere subito alla domanda “cosa sono le
proposizioni?”, è più utile in questa fase chiedersi quale sia il ruolo
delle proposizioni per i teorici che credono nella loro esistenza.
Oltre a provvedere uno dei termini delle relazioni espresse nei
report di atteggiamenti preposizionali, le proposizioni vengono
invocate per queste ragioni:
• le proposizioni sono i contenuti espressi dagli enunciati quando
vengono proferiti in un contesto,
• le proposizioni sono i portatori primari della verità e della falsità,
• le proposizioni sono i possessori degli attributi modali.
I
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Contenuti in un contesto
I
I
I
I
I
a.
b.
c.
d.
e.
I
Io sono un filosofo (proferito da Leo).
Lui è un filosofo (proferito da Lia indicando Leo).
Leo è un filosofo.
Leo is a philosopher.
Leo ist ein Philosoph.
10
Si consideri l’enunciato (6):
(6)
I
I
Questi enunciati sono tutti diversi tra loro.
Eppure si potrebbe dire che nei contesti che abbiamo considerato,
questi enunciati diversi dicono tutti la stessa cosa, ovvero che Leo è
un filosofo.
La proposizione espressa da un enunciato in un contesto è ciò che
l’enunciato dice se proferito in quel contesto. Gli enunciati in (5)
sono diversi, ma esprimono la stessa proposizione nel contesto
indicato.
Invocare le proposizioni permette di catturare l’intuizione che
enunciati diversi possano esprimere lo stesso contenuto.
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Portatori primari di valori di verità
Si considerino gli enunciati seguenti:
(5)
Esaminiamo ciascuna di queste ragioni
I
I
11
Ich bin ein Philosoph.
Non ha senso chiedersi se questo enunciato sia vero o falso.
Ad essere vero o falso è ciò che l’enunciato dice se proferito in
un determinato contesto. Se (6) viene proferito da Kant, quel
che (6) dice è vero; se (6) viene proferito da Merkel, quel che
(6) dice in è falso.
Queste considerazioni suggeriscono che ad essere veri o falsi in
primo luogo non sono gli enunciati, ma ciò che essi esprimono
in un contesto.
Le proposizioni, essendo ciò che gli enunciati esprimono in un
contesto, svolgono appunto il ruolo di portatori primari dei
valori di verità.
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Possessori di attributi modali
Frege sul pensiero
I
I
I
Se siamo inclini ad accettare la tesi che le proposizioni sono i
portatori primari dei valori di verità dovremmo essere inclini
ad assumere che sono anche i possessori di attributi modali,
ovvero delle proprietà espresse da “è necessariamente vero
che”, “è possibilmente vero che”, “è necessario che”, “è
possibile che”, “necessariamente”, ecc.
I
I
Non ha senso di un enunciato come (5)a che è necessario o
possibile:
(5)
I
I
a.
I
Io sono un filosofo
I
Ciò che è necessario o possibile è quello che l’enunciato
esprime se proferito in un determinato contesto.
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Considerazione delle alternative
I
Torniamo alle ascrizioni di credenza.
I
Prima di considerare teorie specifiche delle ascrizioni di
credenza che formulano ipotesi particolari sulla natura degli
oggetti di credenza, ovvero delle proposizioni, consideriamo
alcune alternative possibili alla tesi che le ascrizioni di
credenza asseriscono una relazione tra individui e proposizioni.
I
Una possibilità è negare che le ascrizioni di credenza siano
relazionali.
I
Un’altra possibilità è (a) accettare che siano relazionali, ma
(b) negare che asseriscano una relazione tra individui e
proposizioni (nel senso delle entità che giocano il ruolo che si
è detto).
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Le considerazioni precedenti mostrano le ragioni che hanno indotto
alcuni filosofi a invocare l’esistenza delle proposizioni.
Alcune di queste ragioni sono state addotte da Frege (1918-19).
Ciò che Frege chiama pensiero, ovvero il senso di un enunciato, gioca
un ruolo simile a quello svolto dalle proposizioni nella terminologia più
recente.
Per Frege, il pensiero espresso da un enunciato in un contesto è il
portatore primario dei valori di verità; inoltre le ascrizioni di credenza
per Frege esprimono relazioni tra individui e pensieri.
Si noti che la nozione di pensiero per Frege non ha connotazioni
psicologiche. L’esistenza dei pensieri non dipende dall’esistenza di
esseri umani che li esprimano o che siano in grado di afferrarli.
Infatti, per Frege sono i pensieri ad essere veri o falsi. Ma ciò che è
vero lo sarebbe anche se noi non esistessimo: sarebbe vero che la terra
ha un solo satellite anche se non esistessero esseri umani. Dunque,
l’esistenza dei pensieri (nel senso inteso da Frege) non dipende dalla
nostra esistenza.
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Analisi non relazionali
I
Quine (1956, 1960) ha proposto che le ascrizioni di credenza
non siano relazionali.
I
Secondo l’idea considerata da Quine, (1) non esprime affatto
una relazione tra Maria e qualcos’altro:
(1)
I
15
Maria crede che Giorgione sia un filosofo.
Quine suggerisce invece che “crede che Giorgione sia un
filosofo” sia un predicato privo di struttura semantica interna.
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Un problema per l’analisi non relazionale di Quine
Un altro problema per l’analisi non relazionale di Quine
I
I
Un problema per la tesi di Quine è che la validità
dell’argomento in rosso e la validità dell’argomento in blu non
sono più riconducibili alla stessa ragione:
Premessa uno: Gianni vede ogni cosa che Maria vede.
Premessa due: Maria vede Lia.
Conclusione: Dunque, Gianni vede Lia.
I
Premessa uno: Gianni crede ogni cosa che Maria crede.
Premessa due: Maria crede che Giorgione sia un filosofo.
Conclusione: Dunque, Gianni crede che Giorgione sia un
filosofo.
I
I
I
Se “credere” non esprime una relazione, l’argomento in rosso
e l’argomento in blu non hanno più la stessa forma.
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I
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Enunciati come oggetti di credenza
I
Secondo Quine, le parti in rosso nelle frasi seguenti sono tutte predicati privi di
struttura semantica interna:
(1)
Maria crede che Giorgione sia un filosofo.
(7)
Maria crede che Giorgione sia un pittore.
(8)
Maria crede che Lia crede che Giorgione sia un pittore.
(9)
Maria crede che Lia crede che Maria crede che Giorgione sia un pittore.
In linea di principio, in italiano ci sono infiniti predicati di questo tipo che siamo in
grado di comprendere.
Questa capacità che hanno i parlanti dell’italiano di comprendere un numero infinito
di predicati si spiega assumendo che siano in grado di comprendere i significati delle
parti che compongono i predicati e abbiano disposizione delle regole per computare i
significati dei predicati complessi a partire dai significati delle loro parti.
Tuttavia, se i predicati in rosso non avessero struttura semantica interna, non
sarebbe possible computare il loro significato a partire dal significato delle loro parti,
in quanto questi predicati non avrebbero parti dotate di significato!
Dunque, se le ascrizioni di credenza non sono relazionali, diventa un mistero come
possiamo comprendere i predicati in (1), (7)-(8).
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Il piano
Come abbiamo osservato, un’altra alternativa possibile alla
tesi che le ascrizioni di credenza asseriscono una relazione tra
individui e proposizioni è questa:
(a) accettare che siano relazionali,
(b) negare che asseriscano una relazione tra individui e
proposizioni.
I
Ma se le ascrizioni di credenza sono relazionali e non
asseriscono una relazione tra individui e proposizioni, che tipo
di relazione è credere? È una relazione tra individui e cosa?
I
Una risposta possibile è che le ascrizioni di credenza
asseriscono una relazione tra individui ed enunciati (o
proferimenti di enunciati).
I
Chiameremo le teorie di quest’ultimo tipo teorie citazionali.
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I
Nelle prossime lezioni, esamineremo alcune teorie citazionali.
I
Esamineremo inoltre alcune teorie secondo le quali le
ascrizioni di credenza asseriscono una relazione tra individui e
proposizioni.
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