Maranathà
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Maranatha:4759_Maranathà_vol 09/01/15 12.19 Pagina 1 Betel brevi saggi spirituali 21. Tomás̆ S̆pidlík “Maranathà” La vita dopo la morte “È il tempo quando fiorisce il tiglio” Lipa Maranatha:4759_Maranathà_vol 09/01/15 12.19 Pagina 2 “Maranathà” La vita dopo la morte © 2007 Lipa Srl, Roma prima edizione: marzo 2007 Lipa Edizioni via Paolina, 25 00184 Roma & 06 4747770 fax 06 485876 e-mail: [email protected] per il catalogo: www.lipaonline.org Autore: Tomበ·pidlík Titolo: “Maranathà” Sottotitolo: La vita dopo la morte Collana: Betel Formato: 105x200 mm Pagine: 244 In copertina: particolare di un mosaico dell’Atelier del Centro Aletti Stampato nel marzo 2007 Graficapuntoprint – Roma Proprietà letteraria riservata Printed in Italy codice ISBN 978-88-89667-10-1 Introduzione........................................................................ 7 1. L’ESCATOLOGIA CRISTIANA NEL CORSO DELLA STORIA ........ Varie forme di escatologismo profano in paragone a quello biblico ................................. L’escatologismo dell’Antico Testamento ................ Il giorno del Signore ............................................. L’escatologia dei vangeli sinottici ......................... L’escatologia di san Paolo ..................................... L’escatologismo dei primi cristiani ........................ L’escatologia spirituale secondo alcuni recenti autori protestanti e cattolici ................................. L’escatologismo russo ............................................ L’escatologismo della vita individuale .................. 18 18 22 24 25 27 28 32 34 37 2. DIVERSI TIPI DI ESCATOLOGIA .................................... L’apocatastasi ....................................................... L’escatologismo catastrofico ................................. L’escatologismo utopistico ..................................... L’escatologia cristocentrica ................................... L’escatologismo progressivo, creativo .................... L’escatologismo anamnetico ................................. L’escatologismo prepartecipato ............................. La gioia pasquale ................................................. 40 40 41 43 45 47 49 50 51 3. L’ESCATOLOGIA PROGRESSIVA ..................................... L’uomo creatore di se stesso .................................. Concreatore del cosmo ......................................... Purificare e santificare il mondo ......................... “Cristificare” e vivificare il mondo ....................... La creatività nell’arte ........................................... 53 53 55 58 61 64 Maranatha:4759_Maranathà_vol 09/01/15 12.19 Pagina 4 Santificare la cultura ........................................... 67 La creatività ascetica ............................................ 70 La creatività nella preghiera ................................ 72 La contemplazione come glorificazione escatologica del mondo ............................................................ 75 L’evoluzione progressiva della tradizione ecclesiale .. 79 4. L’ESCATOLOGIA PREPARTECIPATA ................................ 84 Segni di santità escatologica nelle persone sante .. 84 La vocazione profetica della Chiesa ..................... 86 L’aspetto escatologico della liturgia, dei sacramenti 88 Il carattere escatologico delle feste ........................ 92 Maria, piena di grazia – éschaton ....................... 93 5. LA MORTE – IL MISTERO DELLA CROCE ......................... 98 La vita e la morte, esperienze e nozioni contraddittorie 98 I sospiri pessimistici dell’Antico Testamento e la nascita della speranza ...................................... 101 L’antinomia fra la morte e la vita risolta nella persona divino-umana di Gesù ................... 103 La prefigurazione della croce nell’Antico Testamento 107 La teologia della croce .......................................... 110 La vittoria della croce nell’arte ............................. 112 Morire con Cristo .................................................. 113 In che consiste la morte? Secondo il linguaggio biblico è la discesa agli inferi ........................................... 118 La morte in senso filosofico: separazione dell’anima dal corpo ............................................ 120 La morte spirituale nel contesto della tricotomia dei Padri orientali ................................................ 121 Il linguaggio del popolo credente: il sonno della morte, la partenza verso il cielo ...................................... 124 Le questioni morali riguardanti la morte biologica . 125 6. IL GIUDIZIO FINALE .................................................. 128 Il problema di come concepirlo................................ Il giudizio finale: vittoria di Cristo........................... La vittoria sul Maligno ............................................. Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno (Mt 25,34)................................................... Il timore è l’inizio, la carità è la fine ....................... La rivelazione dei segreti del cuore.......................... La visione dei peccati perdonati............................... L’icona del giudizio finale ....................................... Alcune osservazioni pratiche per guardare con utilità l’immagine del giudizio finale ............... 128 130 133 137 138 142 144 147 149 7. IL CIELO .................................................................. Il desiderio del cielo.................................................. Il cielo nella Scrittura............................................... Il “luogo” del cielo .................................................... Lo stato delle anime nel cielo ................................... L’unione dei vivi con i santi nel cielo ...................... L’intercessione dei santi ........................................... Il paradiso................................................................ Il paradiso spirituale ................................................ La ricerca del paradiso secondo Gregorio di Nissa .. Immagini iconografiche del cielo: l’Ascensione ...... La Dormizione di Maria .......................................... “Di te si rallegra tutta la creazione” ........................ 151 151 154 155 157 161 163 165 167 168 171 172 174 8. L’INFERNO .............................................................. La predicazione ecclesiale........................................ I testi della Scrittura ................................................. L’inferno .................................................................. La seconda morte..................................................... Il fuoco tenebroso..................................................... La dannazione eterna ............................................. Le meditazioni sull’inferno ..................................... 176 176 177 179 180 182 185 187 9. IL PURGATORIO ........................................................ 190 I problemi relativi al purgatorio............................... 190 L’evoluzione ecclesiale della fede nel purgatorio ..... 192 5 Maranatha:4759_Maranathà_vol 09/01/15 12.20 Pagina 6 Introduzione Le dichiarazioni ufficiali della Chiesa..................... 195 Il tempo della purificazione ..................................... 197 Il fuoco purificante .................................................. 202 10. LA RISURREZIONE ................................................... La risurrezione – problema personale di Solov’ëv .... La fede biblica nella risurrezione dei morti............. La risurrezione di Gesù............................................ Il momento della risurrezione.................................. Chi opera la risurrezione......................................... Nel corpo spirituale .................................................. La risurrezione universale ....................................... Possiamo chiamare beati i poveri ed i perseguitati?. 11. LA VITA ETERNA ..................................................... Credo nella vita eterna ............................................ La vita nel tempo infinito?........................................ L’eternità opposta al tempo ...................................... La soluzione cristologica: la presenza anamnetica . Tarkovskij................................................................. L’eternità salva il tempo ........................................... Dostoevskij, profeta della libertà eterna ................... Conclusione ......................................................................... 206 206 210 211 213 215 217 219 220 223 223 224 225 227 229 231 233 236 La bellezza salverà il mondo.................................... 236 L’icona dell’“ottavo giorno”: la Trasfigurazione...... 237 A mo’ di epilogo: Teilhard de Chardin sul mistero della Trasfigurazione............................................... 240 L’escatologia – per cominciare con una definizione di Sergej Bulgakov – “in quanto dottrina concernente i compimenti ultimi e finali, tà éschata, che si trovano oltre i confini del mondo attuale e sono ad esso trascendenti, si distingue naturalmente per dei tratti particolari, che non sono propri agli altri settori della teologia. Da una parte, essendo contigua a tutto il sistema della teologia e quasi coronandolo, essa concerne tutti i suoi dogmi, è l’ultima parola dell’ontologia cristiana, e può essere esposta soltanto in rapporto a quest’ultima. D’altra parte, in quanto attinente per il proprio contenuto a ciò che è nuovo e a ciò che è nuovissimo (de novissimis, secondo l’espressione usata dalla teologia cattolica), essa, maggiormente di altri settori della teologia, si basa sulla rivelazione, presente nella parola di Dio e in molti testi disseminati nei libri sacri. Non è stato ancora fatto il definitivo bilancio dogmatico di tutti questi dati della rivelazione”.1 1 Sergej N. Bulgakov, La Sposa dell’Agnello. La creazione, l’uomo, la Chiesa e la storia, tr. it., Bologna 1991, 553. 7 Maranatha:4759_Maranathà_vol 09/01/15 12.20 Pagina 8 T. · pidlík – “Maranathà” Introduzione Da questa lunga descrizione impariamo che nei trattati escatologici non si parla soltanto delle cose ultime, ma anche che tali trattati occupano l’ultimo posto nei diversi settori della teologia. Questo dovrebbe significare che sono all’ultimo posto anche nell’interesse del pubblico dei lettori e degli studiosi? Si tratterebbe di un grave danno. Con il disinteresse per l’ultima cosa, normalmente si perde il valore di quella precedente. Che cosa significherebbe per i cristiani l’Antico Testamento se non fosse visto dalla prospettiva del Nuovo? Nelle sinfonie armoniose, l’inizio e la fine si corrispondono. Questo deve verificarsi anche nella sinfonia divino-umana che è la vita, di cui abbiamo uno schema nel Credo. “Credo in un solo Dio”, si dice all’inizio, e si termina con la professione finale: “Credo nel perdono dei peccati e la vita eterna”. Il giusto atteggiamento verso l’inizio è il fondamento della teologia. Lo ha dimostrato al principio della nostra era il grande filosofo ebreo Filone.2 I suoi “colleghi” filosofi, insegnanti nelle scuole alessandrine, disprezzavano la rivelazione biblica ritenendola primitiva e ingenua in paragone alle nobili teodicee dei platonici e degli stoici. Filone, da parte sua, non esitò a chiamare questi filosofi “atei”, perché non conoscevano il vero Theós, che non è un puro “principio” o un’“idea”, ma YHWH, persona viva e datore e salvatore della vita. Con un falso atteggiamento verso l’inizio del Credo si distrugge la vera teologia. D’altra parte, disinteressandosi della fine del Credo, si perde il valore dell’antropologia, il senso della fede nell’uomo creato ad immagine di un Dio vivo e per un libero dialogo con lui. L’interesse o il disinteresse per i temi escatologici si manifesta a gradi diversi. Possiamo illustrarlo con tre opposizioni. La prima differenza appare quando si paragonano i teologi di professione e il popolo semplice. Bulgakov, come abbiamo visto, avverte che “non è stato ancora fatto il definitivo bilancio dogmatico di tutti questi dati della rivelazione”. Questo, evidentemente, mette a disagio colui che vuole proporre la fede nel quadro di un sistema coerente. Al contrario, il popolo semplice vive la fede sperimentandola nella vita. Quanto al nostro tema, il filosofo slavofilo Samarin era colpito dalla sua vivacità. Egli voleva dedicarsi all’istruzione religiosa dei suoi contadini e si sentiva disperato osservando la loro ignoranza del Credo. “E tuttavia in ogni intelligenza incolta c’è, come ad Atene, un altare, un altare innalzato, non si sa da chi, al ‘Dio scono- 2 H. A. Wolfson, Philo. Foundations of Religious Philosophy in Judaism, Christianity, and Islam, Cambridge (Mass.), I, 21948, 424ss. 3 Corr espondance de G. Samarine…, citato da N. Arsen’ev, La piété russe, Neuchâtel 1963, 96. 8 9 Maranatha:4759_Maranathà_vol 09/01/15 12.20 Pagina 10 T. · pidlík – “Maranathà” sciuto’; per tutte queste intelligenze, la presenza reale di una volontà provvidenziale in tutti gli avvenimenti della vita è un fatto talmente incontestabile che, quando la morte è presente, questi uomini, a cui nessuno ha mai parlato di Dio, gli aprono le porte, come a un visitatore conosciuto e atteso da lunga data. Essi rendono la loro anima a Dio, nel senso letterale della parola”.3 La seconda opposizione si nota tra i pensatori speculativi e gli artisti. I discepoli di Gesù furono mandati ad annunciare questi misteri al mondo come un messaggio di una inaudita, ma vera salvezza. Essi furono testimoni oculari della morte e della gloriosa risurrezione del Salvatore, della sua ascensione al cielo con la promessa del glorioso ritorno. Ma in seguito si trovarono a parlarne a coloro che li dovevano ricevere con fede, come speranze invisibili. Non potevano farlo altrimenti che usando un linguaggio simbolico, come predizioni profetiche per il futuro. In quanto tali, finché non si avvereranno, rimangono velate. Questo però ha reso difficili gli sforzi dei teologi speculativi, i quali, pur credendo, si sono sforzati di trasformare i simboli, che sembrano vaghi, in concetti più razionali, per poi ordinarli secondo un sistema logico. Comprendiamo così che l’escato4 Cit. in S.P. Brock, La spiritualità nella tradizione siriaca, Roma 2006, 176ss. 10 Introduzione logia non ha mai offerto una grande soddisfazione a coloro che componevano i trattati secondo il lodevole principio della fides quaerens intellectum. Riducevano quindi lo svolgimento di questi temi alla professione di verità sostanziali, elencando i dati di fede separatamente, uno accanto all’altro: la morte, il giudizio, l’inferno, il cielo, la vita eterna. Fatto questo, si sentivano arrivati sulla cima della montagna razionale, temendo che, se avessero fatto ancora un passo in avanti, sarebbero potuti cadere nell’abisso degli errori. Un’ulteriore salita la consideravano riservata solo ai mistici. I Padri siriaci erano consapevoli che non si può parlare dei gloriosi misteri finali se non usando dei simboli. Giacomo di Sarug lo giustifica in una omelia, Il velo sul volto di Mosè:4 “Un giorno un uomo di discernimento mi chiese qual era il significato simbolico del velo sul volto di Mosè… Questo è ciò di cui è simbolo il velo sul volto di Mosè: che le parole profetiche sono velate; il Signore coprì il volto di Mosè per questo motivo, perché egli fosse il tipo della profezia, anch’essa velata. Il Padre teneva il Figlio nascosto, nessuno lo sapeva, e voleva rivelare questo al mondo in termini simbolici… Perciò grida nel profeta: ‘Ho un segreto, ho un 5 H. Urs von Balthasar, “Eschatologie”, in Fragen zur Theologie Heute, Einsiedeln 1958; tr. it. I novissimi nella teologia contemporanea, Brescia 1967. 11 Maranatha:4759_Maranathà_vol 09/01/15 12.20 Pagina 12 T. · pidlík – “Maranathà” segreto’ (Is 24,16) così che il mondo potesse sapere che la profezia contiene segreti nascosti in linguaggio simbolico”. Anche in campo cattolico è cresciuta la coscienza che in generale, ma particolarmente su questi temi, si deve superare il modo di concepire la teologia come “scienza su Dio e sulle cose divine”, proposta nella sua “universalità” e immutabilità. Citiamo almeno H. Urs von Balthasar che invitava nel 1957 a rinunciare decisamente al “cosismo” in ambito escatologico. I “novissimi” cristiani non sono le “ultime cose finali” trattate separatamente (cielo, inferno, purgatorio, come “luoghi”). Si tratta invece di Cristo mortorisorto, il quale è éschaton personale, apparso come misura e termine della nostra crescita spirituale.5 La salvezza della vita è il tema fondamentale del vangelo. Gesù lo indica come fine della sua venuta nel mondo, affinché gli uomini abbiano la vita in abbondanza (cf Gv 10,10). Ha definito se stesso come “verità e vita” (Gv 14,6) e promette di darla a chi lo seguirà. In mezzo a tanti altri che offrono simili promesse, ci chiediamo quale sarebbe il suo modo caratteristico. In questa situazione, constatiamo che ci sono sempre stati degli artisti che si trovano a loro agio in campo escatologico, perché esso offre l’occasione di sviluppare largamente i simboli con le proprie visioni illuminate. Amano quindi descrivere con parole poetiche e dipingere con colori vivaci la “Divina commedia”, il grande 12 Introduzione spettacolo umano-divino sul palcoscenico cosmico. Così fece già l’autore dell’Apocalisse attribuita a san Giovanni evangelista. Anche l’ultimo giudizio può essere contemplato in modo gioioso. L’ascolto del Requiem di Cherubini, Mozart, Verdi, non è occasione di paura, ma di un godimento estetico. Eppure, uno degli ascoltatori espresse dei dubbi: È giusto nutrire sentimenti di piacere mentre si ricorda il dies irae? Del resto, la stessa impressione la ebbe anche un lettore della Divina commedia di Dante: Charles Péguy scrive infatti che Dante fa il suo pellegrinaggio attraverso l’inferno come un turista. La terza opposizione è quella che conosciamo come l’atteggiamento dei profani e dei loro ammonitori, i predicatori della penitenza. Lo illustra un esempio banale. “Volete ancora vedere gli affreschi del Campo Santo, che rappresentano le ultime verità della fede?”, chiese una guida ad un gruppo di turisti stranieri a Pisa. “Grazie, meglio di no – rispose uno di questi. Il giudizio finale non mi spaventa e il cielo non mi attira; a me piacciono di più le Madonne italiane, espressioni della bellezza e della forza della vita”. Ma fu ammonito da un moralista che si trovava in quello stesso gruppo: “È scandaloso che amiate di più la vita che passerà presto di quella eterna, che volenti o nolenti dovrete aspettare”. Quanto c’è di caratteristico in questo diverbio banale è la ferma convinzione che si tratti di due vite diverse e che un 13 Maranatha:4759_Maranathà_vol 09/01/15 12.20 Pagina 14 T. · pidlík – “Maranathà” giorno inevitabilmente si dovrà abbandonare l’una per passare all’altra. Questo rende l’uomo tragicamente diviso. Siccome il sentimento religioso vi insiste tanto, l’ateismo teoretico ha deciso semplicemente di negare l’esistenza di un’altra vita, mentre l’ateismo pratico ha cercato di eliminare almeno il fatto di pensarci. Al contrario, la tendenza religiosa sembra voler spingere l’uomo a fare la scelta opposta: dato che l’amore di Dio e l’amore di questo mondo sembrano inconciliabili, dichiara necessario “lasciare il mondo per diventare imitatore di Cristo, compagno di Gesù e per essere rivestito di Cristo”. Citiamo questo testo di un autore siriaco, Filosseno di Mabbug,6 perché gli asceti del suo ambiente prendevano questo aspetto talvolta in modo troppo radicale. Ma anche gli altri, più moderati, sono di un parere simile, come esprime ad esempio un autore spirituale russo, Teofane il Recluso: la nostalgia della vita spirituale si manifesta nello scontento generale riguardo ad ogni creatura, e la prima tentazione è invece quella di soggiacere al “potere inebriante” di questo mondo, diventando così insensibili allo spirito di Cristo.7 6 Omelia 9: SC 44 (1956), 251ss. 7 Cf T. ·pidlík, Il cuore e lo Spirito. La dottrina spirituale di Teofane il Recluso, Città del Vaticano 2004, 177ss. 14 Introduzione Non sorprende quindi che gli uomini che hanno fatto sinceramente la scelta di una parte si sentano incompresi da coloro che danno la preferenza alla parte opposta. Questa opposizione si manifesta anche dentro alla Chiesa: si afferma che la Chiesa orientale è essenzialmente escatologica, concentrata su ciò che aspettiamo nell’“aldilà”, mentre l’Occidente esaurisce i suoi sforzi per dare un volto cristiano alla società in cui vive. Se abbiamo già citato un diverbio banale fra due laici, aggiungiamone ancora uno fra due ecclesiastici. Durante il Concilio Vaticano II, un osservatore venuto dall’Oriente fu accompagnato in giro da un esperto occidentale per fare conoscenza delle opere pastorali a Roma. È naturale che in tali occasioni uno sia portato a vantarsi, almeno modestamente. Venne quindi una ugualmente modesta reazione dall’altra parte: “Anche voi qui a Roma aspettate la venuta di Gesù Cristo o volete fare tutto già prima?”. In modo meno grazioso, ma come un’obiezione seria, sentiamo lo stesso rimprovero dai teologi orientali: i latini non pregano maranathà, Vieni Signore Gesù (Ap 22,20), ma temono il dies irae calamitatis et miseriae. Confrontare i due atteggiamenti è un problema che affronteremo in seguito, ma cercheremo di farlo a modo nostro. Non ci sfugge che la bibliografia sull’escatologia negli ultimi anni si è fatta abbondante. Non cercheremo di fare 15 Maranatha:4759_Maranathà_vol 09/01/15 12.20 Pagina 16 Introduzione T. · pidlík – “Maranathà” un riassunto dei libri già usciti sull’argomento e neanche di dire delle cose completamente nuove con un modesto saggio. Ma siccome ci siamo sempre occupati della spiritualità orientale ed in particolare di quella russa, che viene caratterizzata come escatologica per eccellenza, crediamo che sia utile attingere da essa certi aspetti e atteggiamenti che si possano considerare complementari allo sforzo comune in questo campo: spostare il “cosismo” nel personalismo vitale e soprattutto superare la dubbiosa conflittualità fra il mondo presente e quello futuro. In ciò seguiamo l’esempio degli iconografi e di tutti coloro che sono convinti che sarà la bellezza a salvare il mondo.8 Essendo diafanità, trasparenza, la bellezza arriverà alla sua perfezione il giorno in cui si vedrà Dio in tutto (cf 1Cor 15,28), quando tutto sarà compiuto, quando la verità sarà nella gloria. ABBREVIAZIONI Colonna – P. Florenskij, La colonna e il fondamento della verità, tr. it. Milano 1974 DS – Dictionnaire de spiritualité (17 voll., Paris 1937-1995) DTB – X. Léon-Dufour, Dizionario di teologia biblica, Genova 1976 ES – H. Denzinger, Enchiridion symbolorum definitionum et declarationum de rebus fide et morum, a cura di P. Hünermann, Bologna 21996 IR – T. ·pidlík, L’idea russa, un’altra visione dell’uomo, 16 Roma 1995 Jugie – M. Jugie, Theologia dogmatica Christianorum orientalium, IV: De novissimis, Paris 1931 La preghiera – T. ·pidlík, La preghiera secondo la tradizione dell’Oriente cristiano, Roma 2002 La spiritualità – T. ·pidlík, La spiritualità dell’Oriente cristiano. Manuale sistematico, Roma 1985 Losski, Histoire – N.O. Losski, Histoire de la philosophie russe: des origines à 1950, Paris 1954 Zen’kovskij, Istorija – V.V. Zen’kovskij, Istorija russkoj filosofii, I-II, Paris 1948-50 BIBLIOGRAFIA S.N. Bulgakov, La Sposa dell’Agnello. La creazione, l’uomo, la Chiesa e la storia, tr. it. Bologna 1991 B.E. Daley, Hope of the Early Church. A Handbook of Patristic Eschatology, Cambridge NY 1991 G.L. Davenport, The Eschatology of the Book of Jubilees, Leiden 1971 I. Escribano-Alberca, Eschatologie. Von der Aufklärung bis zur Gegenwart, Handbuch der Dogmengeschichte, IV, 7d, Frei-burg-Basel-Wien 1987 E.G. Farrugia, “Escatologia”, in Dizionario enciclopedico dell’O-riente Cristiano, Roma 2000, 280-3 A. Feuillet, “Eschatologismus”, in Sacramentum mundi, I, Frei-burg 1967, 1193-97 J. Galot, “Eschatologie”, DS IV, 1 (1960), 1020-59; bibl. 1024-25 (escatologia biblica), 1041-2 (posizioni cattoliche e protestanti), 1049 (pensieri dei Padri), 1059 (bibl. generale) A. Gerhards (ed.), Die grössere Hoffnung der Christen. Eschatologische Vorstellungen im Wandel, Freiburg 1990 IR, 2-422 (bibl.) 17