maranatha`, vieni signore gesu` - parrocchia gesu` bambino a sacco
Transcript
maranatha`, vieni signore gesu` - parrocchia gesu` bambino a sacco
MARANATHA’, VIENI SIGNORE GESU’ Quarta settimana di Avvento tracce per la preghiera quotidiana in famiglia Allietati, figlia di Sion, rallegrati a gran gioia, figlia di Gerusalemme. Presto verrà il tuo Signore e sorgerà una luce immensa e i monti stilleranno dolcezza perché a noi verrà il grande profeta ed egli rinnoverà Gerusalemme. Cara città Cara città, vorrei affidare a ben altro che a un foglio il mio augurio di buon Natale per te. Vorrei, se mi fosse concesso, lasciare nella mezzanotte il trasognato rapimento della liturgia, e aggirarmi per le tue strade, e bussare a tutte le porte, e suonare a tutti i campanelli, e parlare a tutti i citofoni, e dare una voce sotto ogni finestra illuminata, e dire a ognuno: Non scoraggiarti, è nata la speranza! E nato il Redentore! Vorrei stringere la mano di tutti, dei bambini e dei grandi, dei ricchi e dei poveri, e fissare gli occhi della gente, e ripetere a ognuno che, se la tregua santa del Natale si allargasse a tutti i trecentosessantacinque giorni dell'anno, la vita sulla terra sarebbe più bella: senza sfruttamenti, senza famiglie divise, senza cuori delusi, senza disoccupati, senza infelici, senza tragiche solitudini. Vorrei poter disegnare la mappa delle sofferenze più atroci della città, e individuare le disperazioni più crude, e isolare la fontana delle lacrime più amare, e prendere per mano chi non sa che farsene di questo Natale, e condurlo con me nella cattedrale. E lì, nel silenzio della navata rimasta deserta dopo il tripudio d'incenso, indicargli una capanna, e nella capanna un bimbo, e dirgli che proprio da lì è sgorgato il rigagnolo della santa allegrezza. Destinato a divenire torrente e poi fiume e poi oceano. Nel quale tutti siamo chiamati a naufragare. Buon Natale, cara città. Don T. Bello LUNEDI’ 21 Dal Libro del profeta Isaia (Is 7, 10-14) In quei giorni, il Signore parlò ad Acaz: “Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto”. Ma Acaz rispose: “Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore”. Allora Isaia disse: “Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, cioè Dio-con-noi”. MEDITIAMO INSIEME Vorrei riflettere con voi sul Natale di Gesù, festa della fiducia e della speranza, che supera l’incertezza e il pessimismo. E la ragione della nostra speranza è questa: Dio è con noi e Dio si fida ancora di noi! Dio viene ad abitare con gli uomini, sceglie la terra come sua dimora per stare insieme all’uomo e farsi trovare là dove l’uomo trascorre i suoi giorni nella gioia e o nel dolore. Dunque la terra non è più soltanto una “valle di lacrime”, ma è il luogo dove Dio stesso ha posto la sua tenda, è il luogo dell’incontro di Dio con l’uomo, della solidarietà di Dio con gli uomini. La presenza di Dio in mezzo all’umanità non si è attuata in un mondo ideale, idilliaco, ma in questo mondo reale, segnato da tante cose buone e cattive, segnato da divisioni, malvagità, povertà, prepotenze e guerre». Dio ha scelto di abitare la nostra storia com’è, con tutto il peso dei suoi limiti e dei suoi drammi. Così facendo ha dimostrato in modo insuperabile la sua inclinazione misericordiosa e ricolma di amore verso le creature umane. Gesù è Dio-con-noi, da sempre e per sempre con noi nelle sofferenze e nei dolori della storia. E il Natale di Gesù è la manifestazione che Dio si è “schierato” una volta per tutte dalla parte dell’uomo, per salvarci, per risollevarci dalla polvere delle nostre miserie, delle nostre difficoltà, dei nostri peccati. E’ questo il grande “regalo” del Bambino di Betlemme: Lui ci porta un’energia spirituale, un'energia che ci aiuta a non sprofondare nelle nostre fatiche, nelle nostre disperazioni, nelle nostre tristezze, perché è un’energia che riscalda e trasforma il cuore. Papa Francesco PREGHIAMO Oggi possiamo pregare recitando i misteri della gioia del Santo Rosario “Meditare i misteri “gaudiosi” significa entrare nelle motivazioni ultime e nel significato profondo della gioia cristiana. Maria ci ricorda che il cristianesimo è soprattutto euanghèlion, “buona notizia”, che ha il suo centro, anzi il suo stesso contenuto, nella persona di Cristo, il Verbo fatto carne, unico Salvatore del mondo” (G. Paolo II) MARTEDI’ 22 Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1, 46-55) In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40 Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». MEDITIAMO INSIEME Nel Vangelo profetizzano per prime le madri, Maria ed Elisabetta sono i primi profeti del Nuovo Testamento: la prima parola di Dio è la vita. Dio viene come vita. Due donne, la vergine e la sterile, entrambe incinte in modo «impossibile» annunciano che viene nel mondo un «di più», viene ciò che l'uomo da solo non può darsi. Dio viene come gioia. Per due volte Luca ripete che il bambino salta di gioia nel grembo. In quel bambino è l'umanità intera che sperimenta che Dio dà gioia, la terra intera che freme per le energie divine che in essa sono deposte ogni giorno. Dio viene come abbraccio. La preghiera di Maria non nasce nella solitudine, ma nell'abbraccio di due donne, in uno spazio di affetto. Dio viene nelle mie relazioni, mediato da persone, da incontri, da dialoghi, da abbracci. «Le mie braccia allargate sono appena l'inizio del cerchio. Un Amore più vasto lo compirà» (M. Guidacci). Ogni prima parola tra gli uomini dovrebbe avere il «primato della benedizione». «Benedetta tu fra le donne!» . Dire a qualcuno «ti benedico!» significa vedere il bene in lui, prima di tutto il bene e la luce, e il buon grano, con uno sguardo di stupore, senza rivalità, senza invidia. Se non imparo a benedire chi ho accanto, la vita, non potrò mai essere felice. Ogni prima parola con Dio abbia il primato del ringraziamento. Come fa Maria con il suo Magnificat, che è il suo Vangelo: la lieta notizia dell'innamoramento di Dio. Per dieci volte Maria ripete: è lui, è lui che guarda, è lui che innalza, è lui che riempie, è lui. Il centro del cristianesimo è ciò che Dio fa per me, non ciò che io faccio per Dio. Anch'io abiterò la vita con tutta la mia complessità, con la parte di Zaccaria che fatica a credere, di Elisabetta che sa benedire, con la parte di Maria che sa lodare, di Giovanni che sa danzare, portando in molti modi il Signore nel mondo. E forse verrà pronunciata anche per me la parola: Benedetto sei tu perché porti il Signore, come Maria. PREGHIAMO con le parole del Vescovo Tonino Bello Santa Maria, donna del silenzio, riportaci alle sorgenti della pace. Liberaci dall'assedio delle parole. Da quelle nostre, prima di tutto. Ma anche da quelle degli altri. Figli del rumore, noi pensiamo di mascherare l'insicurezza che ci tormenta affidandoci al vaniloquio del nostro interminabile dire: facci comprendere che, solo quando avremo taciuto noi, Dio potrà parlare. Spiegaci il senso profondo di quel brano della Sapienza, che un tempo si leggeva a Natale facendoci trasalire di meraviglia: «Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso, la tua Parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, scese sulla terra...». Riportaci, ti preghiamo, al trasognato stupore del primo presepe, e ridestaci nel cuore la nostalgia di quella "tacita notte". Padre nostro MERCOLEDI’ 23 Dal libro del profeta Malachia (Ml 3,1-4. 23-24) Così dice il Signore: «Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani. Ecco, io invierò il profeta Elìa prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri, perché io, venendo, non colpisca la terra con lo sterminio». MEDITIAMO INSIEME Consapevolmente o no, ogni uomo cerca e sospira il Signore. E Malachia ne profetizza la venuta chiamandolo, con espressione simbolica, Angelo dell'Alleanza, ossia l'inviato per eccellenza di Colui che ha stretto con l'uomo il grande patto della "berit" che appunto significa "alleanza nuziale". Ecco, viene dunque Gesù, il Salvatore. Attenzione però! Si parla di purificazione. Le immagini sono forti: il fuoco intensissimo dei fonditori e l'azione dell'affinare, come quando si passa al crogiolo oro e argento. E tutto è previsto perché i cuori si convertano e si viva una grande riconciliazione. Ecco, in questo avvicinarsi del Natale, l'invito pressante che mi viene fatto è l'opposto di quello godereccio del Natale esteriore, formale e consumistico. Proprio per arrivare a vivere la gioia di Gesù fatto Bambino: è necessario che io veda come e in che cosa purificarmi interiormente. Non ci siano risentimenti di sorta, tanto meno rancori, orgoglioso desiderio di prevalere, di oppormi a qualcuno o d'indugiare a compiangermi. Crea in me, o Dio, un cuore puro. “In nessun altro modo tu potrai purificare il cuore se non volgendoti costantemente a Colui che si è fatto uomo per te (S. Agostino)”. ) PREGHIAMO con le parole di Elisabetta di Schonau Benedetti gli occhi che possono vederti, o luce pura, o dolce bellezza! Benedetti i cuori che ti amano, amore che spegni la sete, dolcezza che ci protegge! Benedetti coloro che hanno fame e sete di te. Benedetti ancor più coloro che dopo averti incontrato non avranno più fame né sete. Padre nostro PREGHIAMO con le parole di Elisabetta di Schonau Benedetti gli occhi che possono vederti, o luce pura, o dolce bellezza! Benedetti i cuori che ti amano, amore che spegni la sete, dolcezza che ci protegge! Benedetti coloro che hanno fame e sete di te. Benedetti ancor più coloro che dopo averti incontrato non avranno più fame né sete. Padre nostro GIOVEDI’ 24 Dal Vangelo secondo Luca (Lc 1, 67-79) In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace». MEDITIAMO INSIEME "Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall'alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace". Viene qui annunciato un evento di grande luce. Si tratta addirittura di un sole che sorge. E sappiamo bene che il nostro sole di vita e di gioia è Gesù. Come ha potuto avvenire un simile evento di chiarità solare, dunque di gioia e salvezza? Non è stata l'umanità a meritarlo con la sua storia tutta segnata da errori, cadute, a volte da oscure nefandezze. Tutto è avvenuto "grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio". La nostra meditazione si muove proprio su questa traiettoria: dall'immersione gioiosa nella fedecertezza di un Dio che infinitamente ci ama in forza della sua bontà, a un emergere con sguardo che contempla un Sole Nascente. È un Sole che è luce piena d'amore. È Gesù che non ci lascia dentro le nostre tristezze, pessimismi e depressioni. È venuto ad aprirci la via della pace che è Lui stesso, il suo vangelo. È venuto a guidarci, passo passo, proprio su questa strada. Gesù è il gran sole che si affaccia all'orizzonte della mia vita con la promessa di quello che più conta: la pace. Proprio quella pace che ottengo in cuore quando con Lui, non da solo, compio ciò che il Padre vuole. PREGHIAMO con le parole del Cardinale Martini Vieni, Spirito Santo, a portare la Luce del mondo, Gesù Cristo, per rischiarare le tenebre in cui siamo immersi, per scandagliare i nostri cuori e rivelarci il mistero dell'Amore che risana e risuscita, che solleva e da forza. Allora ogni notte scomparirà e uomini e donne, immersi nel tuo fulgore, grideranno di felicità. Padre nostro VENERDI’ 25 Cristo nasce perché io nasca. La nascita di Gesù vuole la mia nascita: che io nasca diverso e nuovo, che nasca con lo Spirito di Dio in me. Il creatore che aveva plasmato Adamo con la creta del suolo si fa lui stesso creta di questo nostro suolo. Il vasaio si fa argilla di una vaso fragile e bellissimo. E nessuno può dire: qui finisce l'uomo, qui comincia Dio, perché Creatore e creatura ormai si sono abbracciati. Ed è per sempre. Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2, 1.4-6)) In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. MEDITIAMO INSIEME Natale non è una festa sentimentale, ma il giudizio sul mondo e il nuovo ordinamento di tutte le cose. Quella notte il senso della storia ha imboccato un'altra direzione: Dio verso l'uomo, il grande verso il piccolo, dal cielo verso il basso, da una città verso una grotta, dal tempio a un campo di pastori. La storia ricomincia dagli ultimi… Una giovane coppia della Galilea giunge a Betlemme, la città che ha visto nascere il re Davide. In una grotta nasce il loro primogenito. La scena si sposta all'esterno, da un gruppo di pastori che passano le giornate e le notti, da marzo ad ottobre, nei brulli pascoli della Giudea. Non i pastorelli dei nostri presepi, ma persone poco raccomandabili indurite dal lavoro, che rabbini del tempo paragonano ai pubblicani, considerati bugiardi (non potevano testimoniare ad un processo) e inaffidabili. Loro ricevono l'annuncio: gli sconfitti, i perdenti, i condannati. Non i sacerdoti di Gerusalemme, tutti presi dal funzionamento del ricostruito tempio per aspettare davvero un messia inopportuno. Non Erode, che ha ottenuto il trono con determinazione e ferocia, e che vede nel Messia un pericoloso concorrente. Non la brava gente di Gerusalemme, tutta presa dalla quotidianità. Agli ultimi viene dato l’annuncio. La ragazza partorisce, lava il bambino, lo avvolge nelle fasce, lo depone nella mangiatoia. Nessuna lucina misteriosa, nessun prodigio, nessun effetto speciale. Dio nasce come ogni bambino, la salvezza ci giunge nel più banale dei modi. E i pastori cercheranno una mangiatoia per riconoscere il Messia. E gli astronomi una stella. Dio si fa incontrare là dove siamo, parla ai nostri cuori con il linguaggio che conosciamo. È il nostro sguardo che cambia, è la luce del nostro cuore che sa vedere al di là dell'apparenza. Ecco il nostro Dio: è un neonato con i pugni chiusi e la pelle arrossata, gli occhi che mal sopportano la luce e la piccola bocca che cerca il seno della madre. Non dona, chiede, non ha deliri di onnipotenza, ha svestito i panni della regalità, li ha deposti ai piedi della nostra inquieta umanità. Non gli angeli, ma una ragazza inesperta e generosa si occupa di lui. Vorrei un Dio potente e forte, non un neonato bisognoso di tutto. Vorrei qualche effetto speciale, così, per convincermi. E invece... Che Dio nasca nel mio cuore, nel tuo, amico lettore. Il Dio vero, non quello dei nostri deliri, delle nostre vane aspirazioni. Il Dio che condivide con i poveri, che salva chi pensa di essere perduto. PREGHIAMO con le parole di Sant’Anselmo di Aosta Maria, madre buona, ti supplico: per quell'amore così tenero che porti a Gesù, tuo Figlio, ottienimi di amarlo come tu l'ami e vuoi che sia amato. E in questo amore si consumi la mia vita, perché tutto il mio essere canti per l'eternità: Benedetto il Signore! Amen. Amen. Padre nostro Siamo cercatori appassionati di felicità. Andiamo a Betlemme se vogliamo trovarla. A Betlemme in una grotta risplendono le scelte di Dio venuto nel mondo: la povertà, la mitezza, l'amore. Se avremo il coraggio di farle nostre camminando nell'amore incontreremo la gioia. Non la troveremo nella ricchezza, nel piacere, nel successo, nel potere. A Betlemme approda il nostro cuore pellegrino, in cerca di Dio, in cerca di gioia, in cerca di pace. E da Betlemme riparte per portare a tutti la lieta notizia di aver incontrato Dio in un Bambino di nome Gesù. Oggi, dilettissimi, è nato il nostro Salvatore: rallegriamoci! S Leone Magno Buon Natale a tutti voi!