Casa Mercato? L`edificio non si doveva costruire

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Casa Mercato? L`edificio non si doveva costruire
LAVAGNO. La commissione provinciale respinge la valutazione d’impatto
ambientale. Ma il magazzino è già chiuso
Casamercato? L’edificio
non si doveva costruire
Stefano Caniato
Pronunciamento tardivo della Provincia D’Arienzo: «Ora chiederò di dichiarare
illegittime tutte le autorizzazioni concesse»
Dopo il danno è arrivata la beffa, se così la si può definire, per i 150 ex lavoratori di Casamercato, a
Vago di Lavagno. La commissione provinciale ha infatti stabilito che il fabbricato non doveva essere
costruito e che, di conseguenza, il punto vendita di mobili e oggetti d’arredo non doveva nemmeno
essere aperto. La votazione della Provincia è arrivata a oltre una settimana dalla chiusura del grande
negozio lungo la Porcilana. Il consigliere provinciale Vincenzo D’Arienzo conferma la decisione presa dalla
commissione che ha respinto in questi giorni, dopo molti rinvii dell’ordine del giorno, il piano relativo alla
Valutazione di impatto ambientale dell’edificio. «Chiederò alla Provincia di dichiarare illegittime tutte le
autorizzazioni concesse dagli enti pubblici interessati da Casamercato», annuncia D’Arienzo. Nell’area di
44.800 metri quadrati di estensione la famiglia fiorentina Giuliani, piacentina d’adozione perché in quella
città aprirono il loro primo negozio, aveva ricevuto in affitto un immobile realizzato da una società
milanese costato 50 milioni di euro, aperto sette giorni su sette. Al suo interno erano stati ricavati 8 mila
metri quadrati di superficie di vendita. Un’apertura contestata, finita al centro di una infinita serie di
contestazioni e ricorsi. Casamercato aveva anche progettato di ampliarsi ulteriormente, aggiungendo
agli 8 mila metri quadrati esistenti, altri 7 mila metri quadrati presentando, anche in quella seconda
occasione, la Valutazione di impatto ambientale prevista per le grandi strutture di vendita con superficie
tra i 1.500 e i 15.000 metri quadrati situate in comuni che abbiano una popolazione inferiore a 10 mila
abitanti. Ma il punto vendita non aveva ottenuto un adeguato riscontro di clientela, tanto che la
commissione provinciale lavoro aveva raccolto la dichiarazione di una delle componenti sindacali di
Casamercato sullo stato di crisi della ditta. Nel frattempo, è storia recente, l’azienda ha depositato la
documentazione relativa al licenziamento collettivo del personale che, di conseguenza, è stato messo in
mobilità. Fine del progetto. L’amministrazione comunale di Lavagno ha cominciato la ricerca di una o più
aziende disposte ad assumere i dipendenti di Casamercato. E il gigantesco stabile di Vago è diventato
una scatola vuota.
Appello alla Procura:
«Serve un’indagine»
«Nutriamo seri dubbi sulla regolarità del percorso che ha portato al rilascio delle licenze a Casamercato,
il megastore di Vago, aperto nel luglio 2007 e chiuso il 30 novembre 2008. Per questo chiediamo alla
Procura della Repubblica di Verona che indaghi e, qualora ne ravvisi l’opportunità, proceda nei confronti
degli amministratori pubblici del Comune di Lavagno e del legale rappresentante della società
Casamercato srl». Legambiente va all’attacco e sollecita la magistratura a intervenire: «Si è giunti
all’epilogo di una vicenda che avevamo posto all’attenzione dei veronesi nel 2005, con una segnalazione
alla Procura sull’utilizzo di rifiuti di fonderia nella formazione del sottofondo stradale della zona
industriale, artigianale e commerciale di Lepia». Una vicenda che ha portato alla fine il sindaco di
Lavagno, Dario Molinaroli, a emettere un’ordinanza che obbliga la ditta Benini escavazioni srl a
rimuovere i materiali indebitamente utilizzati perchè scarti provenienti da lavorazioni di fonderia ricchi di
metalli pesanti e, perciò, rifiuti pericolosi. Una vicenda, questa, che non è ancora conclusa perché si
attende una pronuncia del Tar a cui la Benini escavazioni ha fatto ricorso. «In questa lottizzazione»,
sottolinea Legambiente, «Casamercato ha costruito la sua grande struttura di vendita, a cui la Provincia
ha negato l’ampliamento della superficie di vendita e ha bocciato la valutazione di impatto ambientale
che, di norma, va presentata prima di costruire. Ma per Casamercato non è stato così. Perché?».
Il Piano di lottizzazione del 2004 per attività industriale, artigianale e commerciale in località Lepia, a cui
sono seguite ben quattro varianti, secondo Legambiente «ha promosso una trasformazione urbanistica e
paesaggistica devastante in un’area di elevato pregio agricolo e ricca di una straordinaria testimonianza
storica: il monastero di San Giuliano di Lepia, fondato nel 1176». La bocciatura della «Via» apre quindi
grandi interrogativi: «Chi ripagherà i cittadini dello scempio avvenuto? Chi ripagherà il territorio del suo
uso improprio?. L’epilogo della vicenda», conclude Legambiente, «è noto: Casamercato srl ha chiuso i
battenti. Eppure, a fianco del centro commerciale, ancora più vicini alla Corte di Lepia, si sta costruendo
anche adesso: perché?. Gli affari sono affari, soprattutto per le operazioni immobiliari».G.C.