La pioggia nel pineto analisi - istituto comprensivo di calcinaia

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La pioggia nel pineto analisi - istituto comprensivo di calcinaia
Gabriele D’Annunzio “La pioggia nel pineto” – Alcyone, 1904
Il poeta e una fanciulla, indicata con il nome mitologico di Ermione,sono sorpresi dalla pioggia mentre
passeggiano in una pineta della Versilia. La poesia intreccia due temi:
- la descrizione della macchia e del bosco marittimo sotto la pioggia
- la suggestione, esercitata dal luogo, che fa sì che i due amanti si sentano piante anch'essi (vedi
Panismo).
La forma:
è composta di quattro strofe lunghe ognuna di 32 versi (per un totale di 128 versi), ma
estremamente libera e aperta: si tratta della ‘strofa lunga’ alcionica, formata da versi di lunghezza variabile
(senari, novenari e settenari).
Il ritmo però non rispetta l’ordine dei versi, uno sì e uno no ci sono degli enjambements (dal francese
enjamber, "oltrepassare": si ha quando la fine di un verso non coincide con la fine di una frase e la frase
continua nel verso seguente). Le rime della poesia sono irregolari, ce ne sono una o due per ogni strofa, in
fin di verso oppure interne. Numerose sono le assonanze (accostamento di parole con vocali simili nelle
sillabe finali).
Ricerca dell’effetto musicale
‘La pioggia nel pineto è un ‘discorso’ soprattutto musicale.
Infatti tutto è indefinito in questa lirica, tranne i suoni, registrati con infinita attenzione a tutte le più sottili
variazioni.
Il soggetto umano è teso a cogliere, nella loro intensa e immediata fisicità, le sensazioni provenienti dalla
natura silvestre sotto la pioggia estiva (colori, profumi, qui soprattutto suoni):
- il cadere della pioggia sulle diverse creature arboree produce suoni diversi
- il canto della cicala e della rana. Un continuum ritmico che qui si dispone in una melodia circolare: il
componimento si chiude infatti con la ripresa quasi identica dei vv. 20-32.
La disposizione a ‘sentire’ la voce della natura viene continuamente sottolineata: ‘Ascolta’, ‘Odi?’, ‘Ascolta,
ascolta’ e si accompagna a una richiesta di silenzio che anzi apre il componimento (‘Taci’). Il silenzio è la
condizione perché avvenga la percezione di ‘parole più nuove’, e si prepari l’uscita dalla condizione umana
e la fusione panica con la natura
Lo stile con cui l’autore persegue questa ricerca di musicalità:
- su tutti i criteri di scelta predomina quello fonico, a cominciare dal lessico, ricco di parole ricercate,
letterarie (fulgenti, aulenti, aeree, limo, virente, ecc.), persino tecniche (alveoli, malleoli) ma selezionate più
che altro in base alle loro possibilità musicali, al loro suono.
- le proposizioni sono brevi o spezzate in segmenti brevi, non viene sviluppato un discorso logico-razionale
ma vengono esaltate in un libero fluire le singole percezioni e notazioni.
- le iterazioni sono frequenti. Evocando il cadere insistente della pioggia, hanno la funzione di vere e
proprie riprese o ritorni musicali: ‘Piove...piove...’, ‘su le...su i...su i ...’ (mimetico del ticchettare della pioggia
‘La sera fiesolana’ vv. 22-29), ‘E...e...e...’, serie iterative variamente distribuite ma soprattutto nella I, II, IV
strofa. Vengono ripetute intere frasi a distanza (‘chi sa dove, chi sa dove!’) a volte con sottili variazioni.
La metamorfosi
Il Panismo (dal greco “Pan” che è sia il nome dell’antica divinità sovrana e
abitatrice dei boschi, sia l’aggettivo indefinito “tutto”), cioè la completa fusione tra uomo e natura dei due
personaggi umani con la natura avviene gradualmente e in crescendo:
a) è anticipata e preparata fin dalla I strofa con lievi accenni ‘piove sui nostri volti silvani’. Con un passaggio
assolutamente naturale il poeta ed Ermione sono già assimilati alla natura. Ai versi 26-28 si intensifica e si
approfondisce: non solo piove sui corpi, ma anche ‘sui freschi pensieri che l’anima schiude novella’. Non vi
è più separazione tra la dimensione fisica e quella spirituale.
b) Nella II strofa la metamorfosi è in atto (vv. 52-64);
c) Alla fine della III strofa dedicata alla sinfonia della pioggia, il motivo è ripreso (‘E piove su le tue ciglia
Ermione) aprendo sull’ultima strofa, in cui si sviluppa, viene in primissimo piano e si completa: ora i due
amanti sono totalmente assimilati a creature vegetali e silvane, assorbiti nel ritmo vitale, onnicomprensivo e
infinito della natura. E’ l’ingresso in una realtà nuova, mitica e divina.

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