WUNDERKAMMER SOAP #4 edoardo II Cantina. Fili di spago tirati

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WUNDERKAMMER SOAP #4 edoardo II Cantina. Fili di spago tirati
WUNDERKAMMER SOAP #4 edoardo II
Cantina. Fili di spago tirati. Calze nere sgocciolano appese. Barattoli di Nutella
accatastati in un angolo. Isabella, mutande da uomo e canottiera, si dipinge un paio di
baffi di cioccolata. Si foggia la corona di cartone McDonald's sulla testa. Le altre due
donne, X e Y, vestite allo stesso modo, sono inginocchiate su bacinelle colme di acqua
saponata. Indossano guanti di gomma colorati. Lavano calze nere. Le stendono. Isabella
annoda calze asciutte. Calze su calze. Forma corde di fuga.
isabella
sei tu
gaveston?
no. isabella
gaveston
no. sono isabella
gaveston
ho detto no
gaveston
amore
sì. sono io
si gela in questa cella frigorifera
il corpo è quello di un fantasma
lo attraverso senza accorgermene
non più donna
quarto di bue mantenuto in refrigerazione
non più isabella
un tempo moglie
sono edoardo
il ricordo di lui
il rimorso di lui
il rimpianto di lui
edoardo
qua dentro si ricorre a qualunque cosa
per sopportare la mancanza del maschio
per sopportare l'assenza di dignità
una conigliera con la paglia secca
ritorni di fiamma
gli incendi di fede
sono frequenti
il potere della chiesa divampa
appena muoiono le speranze
questo sepolcro l'ho trasformato in un altare
dove celebro l'eucaristia della mia colpa mortale
l'assassinio di un amore
il mio
vedova inconsolabile
e quello di edoardo
per lui
gaveston
non ho bisogno di sbarre
non ho bisogno di filo spinato
di pareti che sfarinano muffa e ricordi
gaza è dentro di me
balbetto calce
bombardata
così mi sento
landa desolata dove non ritrovo che cumuli di macerie
impastano le parole in un bavaglio soffocante
detriti in cui mi riconosco
tonnellate di polvere
e nessuna orma di lui
la mia voce
dove si è tumulata
X poggia la bacinella. Afferra un'audiocassetta. La inserisce in un vecchio registratore. La sua voce registrata, il suo appello al mondo fuori, echeggia nello spazio. Dopo
una manciata di secondi, X, infastidita, spegne il registratore. Isabella esegue esercizi
fisici di allenamento.
le calze sgocciolano sul pavimento
trasudano
fuggono da una femminilità
che non mi appartiene più
mai appartenuta
incisi sulla pelle
dimentica
incisi nelle viscere
dimentica
incisi nei respiri
dimentica
quanto morde e abbaia amare senza essere ricambiati
tatuaggi che mi inchiodano in un presente perpetuo
vanno in ogni direzione senza sceglierne nessuna
estuari tra le mie vene
sanguinoso rio delle amazzoni
edoardo
gaveston
prendete le mie mani
portatemi via
oltre questo soffitto di bara
via da un diadema di giorni uguali
monotoni
via
di quali labbra si alimenterà il fuoco?
aprile è il mese più crudele
genera lillà da terra defunta
diceva qualcuno
non posso cancellare
non posso innamorarmi ancora
se dimentico
se mi perdo negli occhi di un altro
come ucciderti una seconda volta
memoria e desiderio fusi insieme
i poeti non sanno campare
cemento soffocante
poter morire sul suo petto
e che mi sia nemico il mondo intero
così hai detto
cosi ho fatto
Isabella, alla finestra, canta in maniera sgraziata “Non, je ne regrette rien”. X e Y si
azzuffano in una lotta. Si colpiscono. Tornano ai propri spazi. Bevono lattine di CocaCola.
canarini in gabbia
rapaci col cappuccio
cantiamo l'amore
di plastica
perché siamo qua
per un gesto che racconta la mancanza
l'odio
dalla finestra vedo la vita fuori
come da bambina
con la febbre alta
niente scuola
alito sui vetri
il tempo sembra stopparsi
dove finisce l'illusione
quando il momento preciso?
quel pomeriggio a ikea
mentre scegliamo il divano
EKTORP a tre posti 429 euro
gaveston atterra il suo sguardo sul tuo
con qualcosa di nuovo siamo usciti dal magazzino
ma era un sentimento esclusivo
pagato caro
strano per ikea
sentimento esclusivo
tutto da montare, edoardo
solo per te
Isabella afferra una tazza. La avvicina alla parete. Ci poggia l'orecchio. Si mette in
ascolto. X e Y fanno lo stesso — con altre due tazze — sulle mura restanti. Le tre donne
corrono per ogni centimetro della cantina. Si rimettono in ascolto. Poggiano le tazze su
pareti, stipiti e pavimento.
la fiducia non va perduta mai
schianta a terra come un titolo in borsa
sospiri telefonici notturni
accessi a siti affollati di escort
e-mail occultate
col matrimonio si sposano i compromessi
annunci bulimici
clacson di sospetti
concertano senza sosta
trattengo il fiato
entro in letargo
aspettando
che i desideri sciolgano il comizio
imparando il gorgoglìo del fallimento
sulla sigla di chi vuol esser milionario?
edoardo è mio marito
finché morte non vi separi
finché amore non vi separi
un tradimento col pensiero
non è tradimento
la brace dietro le pupille
il rogo che divampa
in quel preciso momento lui ti ha sorriso
in fila alla cassa dell'ikea
tra giovani coppie in odore di illusione
è così che un giorno diciamo addio
a qualcosa che credevamo per sempre
mi sono trasformata in cenere
quattro globi di fuoco i vostri
tortura medievale per me
svuotata
a milioni di chilometri di distanza dal sole
detenuta su un pianeta inospitale
in fila
sei flessioni
docce calde per stimolare vagine
riscaldate dal calore lasciano cadere armi da taglio
messaggi cifrati
lettere clandestine
lacrime in gola ricacciate a forza
fiato sul collo
muoviti, puttana
come se potessi ancora avere un sesso
un corpo
chiuso alle carezze
al desiderio
in sempiterno presente
carcere del tempo definitivo
firma qua
non firmo con l'inchiostro
uso perle che schizzano dagli occhi
Isabella, X e Y prendono tre barattoli di Nutella. Ci immergono le dita. La mangiano.
Y inserisce l'audiocassetta nel registratore. Stralci della sua voce risuonano. Rabbiosa e
seduta dalla parte opposta, Y gli lancia contro detriti di ogni genere. Corre a spegnere il
registratore.
sono niente
meno di una cosa
meno dì una sedia imbullonata al pavimento
la cioccolata è un'oasi
nutella
dicono che compensa
effetti collaterali
perdita di forma fisica
non ci sono più donne
le donne sono una maledizione
dicono
edoardo voleva un uomo
eccomi
no non voleva un uomo
voleva amore
trovato in una confezione differente dalla mia
tutto qua
l'incarto non guasta la qualità del prodotto
non riuscivo a capirlo
sempre stata sorda io
le calze
ultimo baluardo
ci ho rivestito le gambe
ci ho foderato il cuore
le mani
la lingua
mi ha guardato semplicemente
occhi sorridenti
un re debole
ci vuole forza
l'amore dà forza
l’amore indebolisce
gliele ho strette al collo quelle braccia di nylon
fino a non vedere più
Isabella inserisce la terza audiocassetta nel registratore. Esce solo la melodia di
“Paradise”/Phoebe Cates. Isabella ascolta. Fuma una sigaretta. Dopo un minuto, insofferente, spegne il registratore. Y continua ad appendere calze nere. Isabella scrive messaggi su stralci di carta igienica. Li appende sui fili accanto alle calze. Mentre appende le
calze, Y sfiora le braccia di Isabella. Lei, violenta, spinge Y contro la parete. La bacia
sulla bocca. A lungo. Isabella riprende a scrivere messaggi da appendere.
ho chiuso le tube
come le zingare di ostrava
sterilizzata
blindata per sempre
partorire altri uomini
è peccato mortale
gli uomini si bastano da soli
le femmine hanno bisogno l'una dell'altra
i maschi si innamorano
si dimenticano
vanno via
dov'è l'amore?
campo di girasoli dietro la finestra
me lo immagino cosi il mondo fuori
buio e umido
dentro
filo di luce a mezzogiorno
scalpiccìo di sorci
malattie da contagio in aumento esponenziale
memoria mai in congedo
zenocrate è rimasta con tamerlano fino all'estinzione
leandro respira acqua per ero
giove smaniò per ganimede
alessandro magno amò efestione
ercole pianse per ila
achille languiva per patroclo
socrate non viveva senza alcibiade
nutella
metadone
pesticidi
sul mio campo di girasoli
sul cuore che batte oltre il muro del suono
sulla possibilità di tornare a vivere
X si avvicina a Y. La spintona. Musica: “Poses”/Rufus Wainwright. Y reagisce. La
colpisce sul viso con le calze zuppe d'acqua. X la spinge a terra. Y scopre un rossetto per
labbra, ultimo baluardo della femminilità. Provano a tornare donne. Scorgono in
lontananza, in un punto imprecisato della cantina, la presenza di una forma umana
maschile. Come naufraghe che vedono avvicinarsi l'aereo della salvezza, le tre gli corrono
incontro. Gridano. Ridono. Si sbracciano. Rovistano tra i detriti. Scoprono polverose
scarpe da donna, col tacco alto. Le indossano. Si mettono il rossetto. Isabella trova,
sepolto, un abito da sera, femminile. Lo indossa. Continua a fare segni verso la fonte
vitale. L'entusiasmo dissolve in amarezza. L'attimo è passato. L'illusione di tornare donne
è perduta. Le tre reagiscono. Isabella, col vestito da sera indossato ancora con la gruccia,
crolla a terra. Piange. X e Y scrivono disperate un S.O.S. personale. Lo infilano in una
lattina vuota di Coca-Cola. La consegnano al pubblico.
se chiudo gli occhi
se riesco a passare oltre
sono fuori di qua
sono ancora una donna
lancio un S.O.S.
sono qua
non mi vedete?
continuo a esistere
ho sbagliato
grido
l'oceano di colpa mi annega
l'istinto di sopravvivenza una zattera di polistirolo
lancio un bengala
non illumina che me
me
cosa sono?
Isabella, X e Y sollevano le canottiere. Sfregano i seni contro le pareti. Dapprima
lento, il movimento si fa compulsivo: come a voler sparire, sfarinandosi, contro le asperità del muro.
a parte fegato polmoni e reni
consumanti pasti a orari
cosa sono i seni
archeologia appesa a gabbia d'ossa
non danno latte
non danno piacere
inutili
allatto le pareti
sperando che crescano
fino a espandersi
amplificando lo spazio
i sogni
i tentativi di un futuro diverso dai calcinacci
sono qua
sola
ma è come se fossi in compagnia di altre
altre me
dentro di me
sono tutte le donne
appassite
all'umido di una chimera
Isabella recupera i bicchieri di Nutella accatastati nell'angolo. Inizia a disseminarli
lungo il pavimento della cantina. X e Y compiono lo stesso gesto. Sistemati i 40 barattoli
di cioccolata, Isabella recupera una busta di carta gigante dell'Ikea. Estrae 40 girandole,
infantili, colorate. Insieme a X e Y, immerge l'asta nella Nutella. Una per ogni barattolo.
il mondo si riduce a questa finestra
un francobollo incollato su una busta da lettera desolante
nutella
non si vede granché a parte il grigio
nutella
le persone fuori si muovono liberamente
nutella
astronave aliena con scudi antiatomici il cuore
non riesco a illuminare un varco
i fusibili non fanno più luce
nutella
penetrare oltre il filo spinato della mia responsabilità
le due teste sulle maioliche disinfettate del bagno
edoardo gaveston
ricordi
edoardo gaveston
cerco di coprirli sotto tonnellate di cioccolata
riaffiorano
bolle di ossigeno
incancrenite sotto pelle
a scottarmi
a ricordarmi che un amore così
violento
assoluto
naturale
lo voglio anch'io
lo vogliamo tutti
distesa cimiteriale la vita
senza mangiare il respiro di un altro
nessuna ora d'aria per me
non c'è aria
senza fiato è la terra
la mia privatissima terra desolata
la mia zolla d'albume montato
apnea ergastolare
l'amore è vento uraganico
si insinua sotto le porte
dilaga in ogni anfratto
rischiarandolo
solleva le tende
colora il bianco e nero
uomini
donne
edoardo
gaveston
il vento dell'amore non chiede carta d'identità
il vento dell'amore viaggia bendato
il vento dell'amore soffia come tramontana
l'unica cosa che possiamo fare per proteggerci
è lasciarci spazzare via da lui
Isabella, X e Y finiscono di piantare girandole nella cioccolata. Musica: “It's impossible”/Perry Como. Di fronte a loro, un campo di “girasoli” multicolor. Le tre donne
afferrano, uno a testa, ventilatori elettrici. Li azionano. Li orientano sul campo. Le eliche
girano al soffio del vento. Lacrime di speranza scendono.
buio