Mostra Greta Garbo

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Mostra Greta Garbo
ASSOCIAZIONE & COMPAGNIA
TEATROANTICO
Presenta
GRETA GARBO
UN MITO SENZA TEMPO
Mostra fotografica e documentaria a cura di Giulio D'Ascenzo ed Elisabetta Centore
Una mostra fotografica e documentaria che raccoglie materiali unici e rari, provenienti da tutto
il mondo: foto di scena, locandine, manifesti, libri, brochures, riviste e interviste
d’epoca, il tutto rigorosamente originale. Greta Garbo, nome d'arte di Greta Lovisa
Gustafsson (Stoccolma, 18 settembre 1905 – New York, 15 aprile 1990), è stata un'attrice
svedese, fra le più celebri di tutti i tempi. Sedusse generazioni di appassionati di cinema con il suo
Ambasciata di Danimarca
carisma e il suo fascino misterioso. Per la sua bellezza e per la indiscussa bravura, venne
soprannominata la Divina.
Nata a Stoccolma nel 1905, Greta Garbo, dal 1924 al
1941 ha interpretato 28 film, ritirandosi per sempre
dalle scene, a 36 anni, quando era al culmine della
carriera e ancora bellissima.
Greta Garbo, 'La Divina', ma anche 'La Sfinge' e 'La
Donna fatale': in queste definizioni è racchiusa la vera
essenza della donna che fece innamorare di sé uomini
e donne di tutto il mondo e della diva che, più di
chiunque altra, con i suoi gesti solenni e persino
estremi, seppe rappresentare ritratti di tragiche
eroine. L’hanno sempre contraddistinta mistero e
irraggiungibilità, ma anche quella estrema riservatezza con cui ha protetto la sua vita privata.
Come scrisse Cecil Beaton, fotografo delle stelle di Hollywood: non si sono mai visti occhi più
profondi ed espressivi dei suoi. E Cesare M. Arconada, il suo primo biografo, dichiarò: la Garbo è una
donna che non esiste dal punto di vista vitale.
La fortuna della Garbo attrice risiedeva tutta nella magia del suo sguardo, che riusciva a
trasmettere un misto di seduzione e di innocenza, di voluttà e di tenerezza, di peccato e di
redenzione. Per questo i suoi ritratti fotografici ebbero come punto focale non il suo corpo, ma i
suoi occhi e il suo volto che molti considerarono il più fotogenico e ricco di espressività che mai il
cinema avesse avuto.
La Garbo portò sullo schermo il sesso come non ha più fatto nessuna: a chi tenta di baciarla offre
la gola con la testa girata all'indietro; a chi la desidera esaspera la tensione prolungandone l'attesa,
come se lei desiderasse solo essere desiderata. Interpretò le più grandi scene d'amore utilizzando
la simbologia degli oggetti: i fiori in “Destino”, i mobili ne “La Regina Cristina”; eppure la scena in cui
accarezza amorosamente Ricardo Cortez in “Il Torrente” trasuda una forte carica erotica, ed anche
in “Orchidea selvaggia”, “Il Bacio” e “Romanzo” non mancano allusioni decisamente audaci in quegli
anni. Per questo ci si innamorava di lei, come si innamorò Mauritz Stiller, uno dei maggiori cineasti
svedesi, forse l'uomo che l'amo più di ogni altro.
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