La prima alleanza ai piedi del monte Sinai
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La prima alleanza ai piedi del monte Sinai
29 La prima alleanza ai piedi del monte Sinai Tra Dio e questoche è diventato il suo popolo, si stabilisce un’alleanza: un legame profondo, totale, indistruttibile: come un patto di guerra: una solidarietà per la vita e per la morte: un abbraccio che non potrà più essere sciolto: un impegno totale e senza ritorno: il dono reciproco di due libertà. Dio si è impegnato per noi in maniera incrollabile e indissolubile, con iniziativa sovrana e libera; e chiede a noi si essere suoi. Tutta la vita diventa un suo dono, una sua parola, una sua alleanza. «O ra, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra. Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa» (Esodo 19,5-6). È la chiamata del popolo “eletto”: tra tutti i popoli del mondo tutti creati da Dio - Dio ne sceglie uno per svolgere nella storia un ruolo essenziale, un ruolo sacerdotale: avrà il compito di testimoniare la rivelazione di Dio agli uomini e di “condurre” gli uomini alla fede. Sarà un ponte per congiungere gli uomini con Dio: sarà testimone, sulla terra, del vero Dio. Le regole dell’alleanza sono le regole della libertà. La legge che l’uomo e il popolo dell’alleanza si impegnano ad osservare non è una regola esterna all’uomo, paracadutata dall’alto: è intima al suo cuore: è la legge della sua libertà, della sua realizzazione come uomo. È la legge di vita. Osservare questa legge è avere la vita (cfr. Dt, 30,11-14). Questi principi e queste regole vanno messi in pratica. Il “codice dell’Alleanza” che per molti capitoli fa seguito al Decalogo, cerca di descrivere in dettaglio i consigli e le regole di vita. Esso può sconcertare: vi si trovano prescrizioni liturgiche riguardanti l’altare, i riti, le feste; regole giuridiche a proposito dell’omicidio, del furto, della proprietà, dell’eredità, usi, costumi, regole familiari ed alimentari... Quest’insieme di regole rappresenta l’eredità di tutto un passato: usi ancestrali, vecchi codici che regolavano la vita dei clans nomadi ai tempi dei patriarchi; tutto ciò che gli Ebrei avevano conservato in Egitto come loro diritto particolare e che Mosè, istruito anche dal diritto e dalla cultura egiziani, vuol rimettere in vigore, per fare di quell’accozzaglia di fuggitivi paurosi un popolo. Ebbene quest’insieme di regole che praticamente organizza la vita, è considerato legge di Dio, dono di Dio: ciò che Dio dà all’uomo per assicurargli una condotta intelligente, per renderlo felice, per condurlo nella Terra Promessa. Legge sulla quale si fonda l’alleanza tra il grande re (JHWH) e il suo umile vassalo Israele. Così, una volta proclamata la legge, viene celebrata l’alleanza secondo l’uso tradizionale: Mosè costruisce un altare e con il popolo tutt’attorno celebra una grande liturgia: viene proclamata la parola di Dio, alla quale il popolo risponde «Sì, tutto ciò che tu hai detto noi lo metteremo in pratica». Questa grande liturgia popolare si chiude con l’aspersione del sangue dell’olocausto (sacrificio di lode): metà viene sparso sull’altare (è la parte di Dio); metà serve ad aspergere il popolo (il popolo vivrà della stessa vita di Dio). L’alleanza del sangue stabilisce una parentela tra il popolo d’Israele e il suo Dio, ormai consanguinei. Durante la cena del suo testamento Gesù riprenderà le parole di Mosè: «Questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza». Oggi, nella “Messa” viene di nuovo stipulata l’alleanza: in cui, in Cri sto, Dio si dà a noi e ci fa il dono della legge, perché abbiamo la vita noi e tutti gli uomini del mondo. L’alleanza stabilita nel sangue LA BIBBIA - 151 IL SANGUE DELL’ALLEANZA (Es 24,6) Dal libro dell’Esodo Tre momenti contraddistinguono la celebrazione dell’alleanza: Mosè trascrive la legge e ne dà lettura al popolo, il quale accetta di osservarla; erige un altare con dodici stele per l’offerta di olocausti e di sacrifici di comunione; infine versa il sangue delle vittime sull’altare e sulle stele e sul popolo riunito. Il sangue è il segno più significativo dell’alleanza. Per un ebreo, infatti, il sangue è il principio della vita, e il sangue usato nelle aspersioni rituali rappresenta la vita. Quando Mosè, il mediatore, asperge col «sangue dell’alleanza» l’altare (che rappresenta Dio) e il popolo radunato, Dio e il popolo vengono legati da un rapporto insolubile di consanguineità. A partire da qui il popolo d’Israele dovrà vivere la sua vita di ogni giorno in conformità con questo mistero di amicizia con Dio. Per tale motivo Israele rinnoverà l’alleanza nelle situazioni più importanti o più critiche della sua storia. Capitolo 24, 3-18 La conclusione dell’Alleanza Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!». 4 Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. 5 Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. 6 Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. 7 Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto». 8 Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!». 9 Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani d’Israele. 10 Essi videro il Dio d’Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffìro, limpido come il L’ALLEANZA DEL CUORE A partire da questo episodio del Sinai si cielo. 11 Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: leggeranno tutte le tappe della storia essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero. della salvezza con lo stesso conceto di 12 Il Signore disse a Mosè: «Sali verso di me sul monte e alleanza. Così si può parlare di alleanza rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comancon Noè, con Abramo, con Mosè... damenti che io ho scritto per istruirli». 13 Mosè si mosse con La predicazione dei profeti afferma , inoltre, che l’alleanza con Dio è un Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì sul monte di Dio. 14 Agli fatto sempre attuale: anziani aveva detto: «Restate qui ad aspetsi colloca all’inizio di tarci, fin quando torneremo da voi; ecco, Il numero quaranta ritorna spesso ogni conversione ed è nella sacra Scrittura come un caravete con voi Aronne e Cur: chiunque una grazia che nasce tello che avvisa che Dio compie avrà una questione si rivolgerà a loro». dall’amore con cui Dio un grande intervento salvifico a 15 ama il suo popolo. GeMosè salì dunque sul monte e la nube favore del suo popolo. Il profeta remia (31, 31-34) farà Elia cammina per quaranta giorcoprì il monte. 16 La gloria del Signore riferimento ad un’alleni per arrivare al monte di Dio venne a dimorare sul monte Sinai e la anza scritta nel cuore (1 Re 19,8). Il Cristo rimane per nube lo coprì per sei giorni. Al settimo quaranta giorni nel deserto (Mt stesso dell’uomo: «Ecco, 4,2), dove il popolo d’lsraele ha giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube. verranno giorni - oravissuto nomade per quarant’an17 colo del Signore -, nei La gloria del Signore appariva agli occhi ni (Nm 14,33; At 7,36). Nel passo quali con la casa d’Israedegli Israeliti come fuoco divorante sulla dell’Esodo (24,16) compare anle e con la casa di Giuda che il numero sette, che per associma della montagna. 18 Mosè entrò dunconcluderò un’alleanza ciazione d’idee induce a stabilire que in mezzo alla nube e salì sul monte. nuova… Questa sarà un parallelismo tra la creazione Mosè rimase sul monte quaranta giorni e l’alleanza che concludee l’alleanza. Questi numeri non rò con la casa d’Israele forniscono un’indicazione croquaranta notti. 3 nologica ma simbolica. dopo quei giorni - oracolo del Signore -: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò [L’ampia sezione comprendente i capitoli 25-31 e 35-40 è attribuisul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ta ad ambienti sacerdotali e collega il culto d’Israele nel tempio di ed essi saranno il mio popolo». Gerusalemme con l’alleanza sinaitica radunando una serie di nor- me relative alla costruzione del santuario, agli arredi sacri...]. 152 - LA BIBBIA Capitolo 32, 1-8 L’idolo d’oro Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dal monte, fece ressa intorno ad Aronne e gli disse: «Fa’ per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell’uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto». 2 Aronne rispose loro: «Togliete i pendenti d’oro che hanno agli orecchi le vostre mogli, i vostri figli e le vostre figlie e portateli a me». 3 Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. 4 Egli li ricevette dalle loro mani, li fece fondere in una forma e ne modellò un vitello di metallo fuso. Allora dissero: «Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto!». 5 Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: «Domani sarà festa in onore del Signore». 6 Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento. 7 Allora il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. 8 Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”». 1 «FA’ per noi UN DIO» (Es 32,1) Gli israeliti sono rimasti soli nell’immensità del deserto, privi del capo che li rappresentava e del Dio che li guidava. Non hanno più un capo che li rappresenti, perché «a quel Mosè che ci ha fatti uscire dal paese d’Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto». Credere, in queste condizioni, è una grande avventura. Quando colui che faceva da interprete e da mediatore si allontana il popolo comincia a stancarsi. Non hanno più un Dio che li guidi, perché non lo vedono, non lo sentono, non avvertono la sua presenza. Israele, smarrito, cerca un dio che cammini alla sua testa. Aronne costruisce un’immagine di questo dio: un vitello d’oro. Perché l’immagíne di un vitello? Il toro giovane, per gli egiziani con cui avevano vissuto fino a poco tempo prima, era il simbolo della fecondità e della forza. Lo stesso vale per Canaan. Non stupisce quindi che gli israeliti vedano in esso l’immagine più adatta a rappresentare il loro Dio, che dà la vita agli uomini e li difende con mano potente. LA NUOVA ALLEANZA NEL SANGUE DI GESÙ L’alleanza di cui Mosè è stato mediatore era l’annuncio dell’alleanza piena e definitiva in Gesù Cristo. Nel corso dell’ultima cena, secondo il racconto dei Sinottici, Gesù condivide il pane con i suoi discepoli come segno della sua vita offerta per la salvezza di tutti. Poi prese il calice della benedizione e su di esso pronunciò le parole: «Questo è il calice del mio sangue, della nuova ed eterna alleanza versato per boi e per tutti in remissione dei peccati» (cfr. Mt 26, 2629; Mc 14, 22-25; Lc 22, 15-20; 1Cor 11, 23-25). Ormai l’alleanza di Dio con il suo popolo non passapiù attraverso il sangue di animali ma passa ttraverso il donodella vita del Figlio prediletto. Le stesse parole vengono ripetute ogni volta che si celebra Eucaristia. Il vino si trasforma nel sangue prezioso di Cristo versato per il perdono dei peccati e per la liberazione degli uomini, è il sangue della «nuova ed eterna alleanza», come dicono le parole della consacrazione del calice nelle quattro preghiere eucaristiche della messa. E il segno dell’alleanza è posto all’interno di un pasto, di una cena rituale, per anticipare il mistero del banchetto del Regno dove tutto si compirà definitivamente. Ecco il tuo Dio che ti ha fatto uscire dall’Egitto Rompere l’alleanza è il primo gesto che il popolo compie dopo averla accettata. La storia comincia con Adamo nel paradiso terrestre e si ripete lungo tutta la Bibbia. Qui il peccato d’Israele consiste in una disobbedienza al precetto di non farsi nessuna immagine di JHWH, il suo Dio, ma questa grave disobbedienza mette in pericolo la sua fede e lo porta di fatto all’idolatria. Gli israeliti preferiscono «farsi il loro dio» piuttosto che mettersi a disposizione del Signore del cielo e della terra, un Dio vivo, libero e invisibile. La proibizione delle immagini Gli israeliti hanno sperimentato che Dio parla attraverso la storia, cioè attraverso gli avvenimenti della vita. per questo non possono farsi immagini di Dio: per non correre il rischio di credere che le immagini possano racchiudere la presenza e la potenza divina, come pensavano i popoli da cui erano circondati. Gesù Cristo è l’«immagine del Dio invisibile» Di fronte al Cristo non ci sono equivoci: in lui «abita corporalmente la pienezza della divinità». LA BIBBIA - 153 Idoli d’oggi Anche il mondo attuale ha i suoi idoli. Non si tratta delle statue o dei feticci di un tempo, ma di quelle realtà che si impadroniscono del cuore dell’uomo e gli fanno dimenticare il suo destino: l’avidità nei confronti del potere, della ricchezza, del dominio, del benessere materiale; certe ideologie politiche e sociali che separano l’uomo da Dio; l’abuso e la manipolazione di realtà umane in sé positive, come la cultura, l’arte, la tecnica, il desiderio di vivere e di essere felici. AI PIEDI DEL SINAI Si è molto discusso sulla storicità dell’episodio del vitello d’oro, che alcuni studiosi considerano una retroproiezione del fatto descritto in cfr. 1Re 12, 16-33 (lo scisma religioso di Geroboamo). Posto qui, esso costituisce il “peccato originale” d’Israele, vale a dire un tipo di peccato che l’Israele sedentarizzato ripeterà più volte. ecome il peccato originale è punito duramente I figli di Levi (Es 32,26) L’episodio dei figli di Levi che sono pieni di “zelo” per la purezza del culto di Dio, giustificano in qualche modo l’investitura dei leviti come «professionisti del culto d’Israele LA TENDA DELL’INCONTRO (Es 33,7) Dio, secondo la concezione degli antichi, abita sulle alture; la sua dimora è sui monti. La montagna del Sinai è stata il luogo dell’incontro di Dio col suo popolo. Abbiamo visto che per gli israeliti le nubi che si addensano sulle vette sono un segno della presenza di Dio. Quando il popolo d’Israele si addentra nel deserto, la «tenda» sostituisce il monte. La nube discende sulla tenda, che diventa il «luogo» dell’incontro di Dio con gli uomini. Nella tenda si custodiscono l’arca dell’alleanza e la manna. Quando Salomone realizza il progetto di suo padre Davide, che aveva pensato di costruire una casa al Signore, il «tempio» sostituisce la tenda. Anche il tempio si ri- 154 - LA BIBBIA Capitolo 32, 15-28 Il castigo dell’Idolatria Mosè si voltò e scese dal monte con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall’altra. 16 Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole. 17 Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a Mosè: «C’è rumore di battaglia nell’accampamento». 18 Ma rispose Mosè: «Non è il grido di chi canta: “Vittoria!”. Non è il grido di chi canta: “Disfatta!”. Il grido di chi canta a due cori io sento». 19 Quando si fu avvicinato all’accampamento, vide il vitello e le danze. Allora l’ira di Mosè si accese: egli scagliò dalle mani le tavole, spezzandole ai piedi della montagna. 20 Poi afferrò il vitello che avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell’acqua e la fece bere agli Israeliti. 21 Mosè disse ad Aronne: «Che cosa ti ha fatto questo popolo, perché tu l’abbia gravato di un peccato così grande?». 22 Aronne rispose: «Non si accenda l’ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è incline al male. 23 Mi dissero: Fa’ per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell’uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto» [...] 25 Mosè vide che il popolo non aveva più freno, perché Aronne gli aveva tolto ogni freno, così da farne oggetto di derisione per i loro avversari. 26 Mosè si pose alla porta dell’accampamento e disse: «Chi sta con il Signore, venga da me!». Gli si raccolsero intorno tutti i figli di Levi. 27 Disse loro: «Dice il Signore, il Dio d’Israele: “Ciascuno di voi tenga la spada al fianco. Passate e ripassate nell’accampamento da una porta all’altra: uccida ognuno il proprio fratello, ognuno il proprio amico, ognuno il proprio vicino”». 28 I figli di Levi agirono secondo il comando di Mosè e in quel giorno perirono circa tremila uomini del popolo. 15 Capitolo 33, 6-11 La tenda dell’incontro Il Signore parlò a Mosè: «Su, sali di qui tu e il popolo che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, verso la terra che ho promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe, dicendo: “La darò alla tua discendenza”»... 7 Mosè prendeva la tenda e la piantava fuori dell’accampamento, a una certa 6 distanza dall’accampamento, e l’aveva chiamata tenda del convegno; appunto a questa tenda del convegno, posta fuori dell’accampamento, si recava chiunque volesse consultare il Signore. 8 Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava in piedi, stando ciascuno all’ingresso della sua tenda: seguivano con lo sguardo Mosè, finché non fosse entrato nella tenda. 9 Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all’ingresso della tenda, e parlava con Mosè. 10 Tutto il popolo vedeva la colonna di nube, che stava all’ingresso della tenda, e tutti si alzavano e si prostravano ciascuno all’ingresso della propria tenda. 11 Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico. Poi questi tornava nell’accampamento, mentre il suo inserviente, il giovane Giosuè figlio di Nun, non si allontanava dall’interno della tenda. Capitolo 34, 1-9 empie della «gloria» di Dio (la nube d’incenso). L’israelita credente sa che quello è il luogo dell’incontro di Dio con gli uomini. Il grembo verginale di Maria sarà la «tenda» su cui «scenderà» la potenza dell’Altissimo, stendendo» su di lei la sua «ombra». Maria prepara il corpo santo di Gesù che, offerto sulla croce, sarà il luogo definitivo dell’incontro degli uomini con Dio. Con Gesù arriva il momento in cui non si adorerà più il Padre sul monte Garizim o a Gerusalemme; con Gesù viene l’ora in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, cioè attraverso di lui, vera abitazione di Dio nel mondo. Per questo quando Gesù morirà in croce, la tenda del tempio che introduceva nel “Santo dei santi” si squarciò in due parti. LE «TAVOLE DI PIETRA» (Es 34,1) Il rinnovo dell’Alleanza Nel mondo antico, le leggi venivano abitualmente incise sulla pietra o, 1 Il Signore disse a Mosè: «Taglia due tavole di pietra come in epoca romana, su lastre di bronzo le prime. Io scriverò su queste tavole le parole che erano esposte. Era un modo per renderle pubbliche e durature. La durata di sulle tavole di prima, che hai spezzato. 2 Tieniti pronto per una legge dipende dalla sua impordomani mattina: domani mattina salirai sul monte Sinai e tanza. Ci sono leggi definitive e imrimarrai lassù per me in cima al monte. 3 Nessuno salga con mutabili come l’esigenza di giustizia te e non si veda nessuno su tutto il monte; neppure greggi o che si esprime in esse. Pensiamo ad armenti vengano a pascolare davanti a questo monte». esempio al comandamento di non 4 uccidere l’innocente, di non comMosè tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò di mettere omicidio. buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli Ma la legge di Dio non si riduce a aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano. una semplice norma esterna all’uo5 Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui mo. Il profeta Geremia afferma che e proclamò il nome del Signore. 6 Il Signore passò davanti a Dio scrivera la sua legge nel cuore dell’uomo(Ger 31,33; Ez 36,27). lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordio7 Gesù insegna che non basta la praso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che tica esterna della legge per entrare conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la nel regno dei cieli (Mt 6123). Tutta la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza pu- p.156 sua predicazione è un costante invito nizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei ad essere fedeli alla legge dell’amore che Dio ha posto nel cuore dell’uomo figli fino alla terza e alla quarta generazione». 8 9 e che procura una «giustizia» supeMosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se riore a quella dei farisei (Mt 5,20). ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore camPaolo afferma che è stata messa mini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu dentro di noi la «Legge dello Spiriperdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua to che dà vita» (Rm 8,2) e che ormai non siamo più «sotto la legge, ma eredità». 10 sotto la grazia» (Rm 6,14). Il Signore disse: «Ecco, io stabilisco un’alleanza: in preQuesto significa che il discepolo senza di tutto il tuo popolo io farò meraviglie, quali non del Cristo ha ricevuto un principio furono mai compiute in nessuna terra e in nessuna nazione: d’azione, un dinamismo interiore tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l’opera del che si chiama Spirito Santo. E infatti lo Spirito a generare in noi l’amore, Signore, perché terribile è quanto io sto per fare con te. che è la pienezza della legge. LA BIBBIA - 155 JHWH MISERICORDIOSO (Es 34, 6) È un testo molto denso, che sintetizza le caratteristiche del Dio dell’AT: egli è nello stesso tempo un Dio di misericordia e di giustizia. L’affermazione che Dio castiga la colpa dei padri nei figli e nei nipoti, fino alla terza e alla quarta generazione, può essere compresa pensando all’esperienza dell’esilio babilonese: in quell’occasione il popolo è rimasto fuori dalla sua terra natale per alcune generazioni. I figli e i nipoti hanno sofferto l’esilio per colpa dei loro padri. Ma la fede dell’autore ispirato afferma anche che il perdono di Dio va più lontano e penetra profondamente nell’uomo, estendendosi «per mille generazioni». Dio perdona e castiga: è importante capire bene il significato di queste affermazioni, per evitare di farsi un’immagine falsa di Dio. Dio infatti non è: - né un padrone capriccioso e vendicativo; - né un Dio bonaccione che lascia passare qualsiasi cosa. Tutto ciò che va contro alla dignità della persona umana è contrario al piano di Dio. Dio è giusto: per questo non vuole il male. Dio non ci riserva il trattamento che meriterebbero i nostri peccati, perché è misericordioso. Non può permettere che l’uomo si degradi e cammini verso la morte ma si impegna per farlo vivere. Questo passo ci parla anche della responsabilità collettiva di fronte a Dio il che significa che le conseguenze sociali del peccato si prolungano per diverse generazioni. La storia della salvezza è la storia di un popolo che in quanto tale riceve i doni di Dio; non è la storia di individui isolati. Ma la dimensione collettiva della responsabilità e della vocazione umana non annulla ma presuppone la responsabilità personale. I profeti Geremia ed Ezechiele affermano che ciascuno è responsabile delle proprie azioni e in vista di esse riceve vita o morte, cioè perdono o castigo. Gesù, rivelazione definitiva del Padre, manifesta con le sue parole e con le sue opere che Dio è giusto e misericordioso. Perdona al peccatore; gli dà una vita nuova e lo chiama a unirsi in maniera cosciente e libera alla lotta contro il peccato, in se stesso e nel 156 - LA BIBBIA Osserva dunque ciò che io oggi ti comando. Ecco, io scaccerò davanti a te l’Amorreo, il Cananeo, l’Ittita, il Perizzita, l’Eveo e il Gebuseo. 12 Guàrdati bene dal far alleanza con gli abitanti della terra nella quale stai per entrare, perché ciò non diventi una trappola in mezzo a te». [...] 29 Quando Mosè scese dal monte Sinai - le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte - non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui. [...] 35 Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando non fosse di nuovo entrato a parlare con il Signore.. 11 mondo. Condanna il peccato, cioè vuole che l’uomo volti le spalle a esso. E più ancora: Gesù si fa solidale con gli uomini che vuole salvare. Prende su di sé il loro peccato; muore vittima di questo peccato e perdona i peccatori. MOSÈ raggiante o cornuto? (Es 34,29) «Quando Mosè discese dal monte Sinai, non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con il Signore». Il contatto prolungato con il divino ha reso diafano e splendente il volto di Mosè; di qui la necessità del velo (su questo vedi le riflessioni di Paolo in cfr. 2Cor 3 ). L’ebraico fa riferimento a un termine che significa “corno”, ma metaforicamente anche “raggio”, ad es. del sole. Ora, in ebraico, il termine qâran significa nello stesso tempo «corno» e metaforicamente anche «raggio». Da qui l’iconografia di Mosè che non solo nella celebre statua michelangiolesca (oltre nella fontana del Mosé in piazza Santa Susanna a Roma) ma anche nei dipinti e affreschi delle chiese, appare con un paio di belle corna. San Girolamo, che tradusse la Bibbia ebraica nella Vulgata latina (l’edizione letta per 13 secoli nella Chiesa cattolica) aveva infatti tradotto: «Moyses… ignorabat quod cornuta esset facies sua».
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Dio aggiunse a Mosè: «Dirai agli Israeliti: Il Signore, il Dio dei vostri padri, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe mi ha mandato a voi. Questo è il mio nome per sempre; questo ...
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