La prima alleanza ai piedi del monte Sinai

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La prima alleanza ai piedi del monte Sinai
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La prima alleanza
ai piedi del monte Sinai
Tra Dio e questoche è diventato il suo popolo, si stabilisce un’alleanza: un legame
profondo, totale, indistruttibile: come un patto di guerra: una solidarietà per la vita
e per la morte: un abbraccio che non potrà più essere sciolto: un impegno totale
e senza ritorno: il dono reciproco di due libertà. Dio si è impegnato per noi in maniera incrollabile e indissolubile, con iniziativa sovrana e libera; e chiede a noi si
essere suoi. Tutta la vita diventa un suo dono, una sua parola, una sua alleanza.
«O
ra, se vorrete ascoltare la
mia voce e custodirete la mia
alleanza, voi sarete per me la
proprietà tra tutti i popoli, perché mia è
tutta la terra. Voi sarete per me un regno
di sacerdoti e una nazione santa» (Esodo
19,5-6).
È la chiamata del popolo “eletto”: tra
tutti i popoli del mondo tutti creati da
Dio - Dio ne sceglie uno per svolgere nella
storia un ruolo essenziale, un ruolo sacerdotale: avrà il compito di testimoniare la
rivelazione di Dio agli uomini e di “condurre” gli uomini alla fede. Sarà un ponte
per congiungere gli uomini con Dio: sarà
testimone, sulla terra, del vero Dio.
Le regole dell’alleanza sono le regole
della libertà. La legge che l’uomo e il popolo dell’alleanza si impegnano ad osservare non è una regola esterna all’uomo,
paracadutata dall’alto: è intima al suo
cuore: è la legge della sua libertà, della
sua realizzazione come uomo. È la legge
di vita. Osservare questa legge è avere la
vita (cfr. Dt, 30,11-14).
Questi principi e queste regole vanno
messi in pratica. Il “codice dell’Alleanza”
che per molti capitoli fa seguito al Decalogo, cerca di descrivere in dettaglio i
consigli e le regole di vita. Esso può sconcertare: vi si trovano prescrizioni liturgiche riguardanti l’altare, i riti, le feste; regole giuridiche a proposito dell’omicidio,
del furto, della proprietà, dell’eredità, usi,
costumi, regole familiari ed alimentari...
Quest’insieme di regole rappresenta
l’eredità di tutto un passato: usi ancestrali, vecchi codici che regolavano la vita dei
clans nomadi ai tempi dei patriarchi; tutto ciò che gli Ebrei avevano conservato in
Egitto come loro diritto particolare e che
Mosè, istruito anche dal diritto e dalla
cultura egiziani, vuol rimettere in vigore,
per fare di quell’accozzaglia di fuggitivi
paurosi un popolo.
Ebbene quest’insieme di regole che
praticamente organizza la vita, è considerato legge di Dio, dono di Dio: ciò che Dio
dà all’uomo per assicurargli una condotta
intelligente, per renderlo felice, per condurlo nella Terra Promessa. Legge sulla
quale si fonda l’alleanza tra il grande re
(JHWH) e il suo umile vassalo Israele.
Così, una volta proclamata la legge,
viene celebrata l’alleanza secondo l’uso
tradizionale: Mosè costruisce un altare
e con il popolo tutt’attorno celebra una
grande liturgia: viene proclamata la
parola di Dio, alla quale il popolo risponde «Sì, tutto ciò che tu hai detto noi lo
metteremo in pratica».
Questa grande liturgia popolare
si chiude con l’aspersione del sangue
dell’olocausto (sacrificio di lode): metà
viene sparso sull’altare (è la parte di Dio);
metà serve ad aspergere il popolo (il popolo vivrà della stessa vita di Dio). L’alleanza del sangue stabilisce una parentela
tra il popolo d’Israele e il suo Dio, ormai
consanguinei. Durante la cena del suo
testamento Gesù riprenderà le parole di
Mosè: «Questo è il calice del mio sangue
per la nuova ed eterna alleanza».
Oggi, nella “Messa” viene di nuovo stipulata l’alleanza: in cui, in Cri sto, Dio si
dà a noi e ci fa il dono della legge, perché
abbiamo la vita noi e tutti gli uomini del
mondo.
L’alleanza
stabilita
nel sangue
LA BIBBIA - 151
IL SANGUE DELL’ALLEANZA
(Es 24,6)
Dal libro dell’Esodo
Tre momenti contraddistinguono la
celebrazione dell’alleanza: Mosè trascrive la legge e ne dà lettura al popolo, il quale accetta di osservarla; erige
un altare con dodici stele per l’offerta
di olocausti e di sacrifici di comunione; infine versa il sangue delle vittime
sull’altare e sulle stele e sul popolo riunito.
Il sangue è il segno più significativo dell’alleanza. Per un ebreo, infatti, il sangue è il principio della vita, e
il sangue usato nelle aspersioni rituali
rappresenta la vita. Quando Mosè, il
mediatore, asperge col «sangue dell’alleanza» l’altare (che rappresenta Dio)
e il popolo radunato, Dio e il popolo
vengono legati da un rapporto insolubile di consanguineità.
A partire da qui il popolo d’Israele
dovrà vivere la sua vita di ogni giorno
in conformità con questo mistero di
amicizia con Dio. Per tale motivo Israele rinnoverà l’alleanza nelle situazioni
più importanti o più critiche della sua
storia.
Capitolo 24, 3-18
La conclusione dell’Alleanza
Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore
e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li
eseguiremo!». 4 Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si
alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte,
con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. 5 Incaricò alcuni
giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare
giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. 6 Mosè
prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò
l’altra metà sull’altare. 7 Quindi prese il libro dell’alleanza e
lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto
il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto». 8 Mosè
prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla
base di tutte queste parole!».
9
Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani
d’Israele. 10 Essi videro il Dio d’Israele: sotto i suoi piedi vi
era come un pavimento in lastre di zaffìro, limpido come il
L’ALLEANZA DEL CUORE
A partire da questo episodio del Sinai si
cielo. 11 Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano:
leggeranno tutte le tappe della storia
essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero.
della salvezza con lo stesso conceto di
12
Il Signore disse a Mosè: «Sali verso di me sul monte e
alleanza. Così si può parlare di alleanza
rimani
lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comancon Noè, con Abramo, con Mosè...
damenti che io ho scritto per istruirli». 13 Mosè si mosse con
La predicazione dei profeti afferma
, inoltre, che l’alleanza con Dio è un
Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì sul monte di Dio. 14 Agli
fatto sempre attuale:
anziani aveva detto: «Restate qui ad aspetsi colloca all’inizio di
tarci, fin quando torneremo da voi; ecco,
Il numero quaranta ritorna spesso
ogni conversione ed è
nella sacra Scrittura come un caravete con voi Aronne e Cur: chiunque
una grazia che nasce
tello che avvisa che Dio compie
avrà una questione si rivolgerà a loro».
dall’amore con cui Dio
un grande intervento salvifico a
15
ama il suo popolo. GeMosè salì dunque sul monte e la nube
favore del suo popolo. Il profeta
remia (31, 31-34) farà
Elia cammina per quaranta giorcoprì il monte. 16 La gloria del Signore
riferimento ad un’alleni per arrivare al monte di Dio
venne a dimorare sul monte Sinai e la
anza scritta nel cuore
(1 Re 19,8). Il Cristo rimane per
nube lo coprì per sei giorni. Al settimo
quaranta giorni nel deserto (Mt
stesso dell’uomo: «Ecco,
4,2), dove il popolo d’lsraele ha
giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube.
verranno giorni - oravissuto nomade per quarant’an17
colo del Signore -, nei
La gloria del Signore appariva agli occhi
ni (Nm 14,33; At 7,36). Nel passo
quali con la casa d’Israedegli Israeliti come fuoco divorante sulla
dell’Esodo (24,16) compare anle e con la casa di Giuda
che il numero sette, che per associma della montagna. 18 Mosè entrò dunconcluderò un’alleanza
ciazione d’idee induce a stabilire
que in mezzo alla nube e salì sul monte.
nuova… Questa sarà
un parallelismo tra la creazione
Mosè rimase sul monte quaranta giorni e
l’alleanza che concludee l’alleanza. Questi numeri non
rò con la casa d’Israele
forniscono un’indicazione croquaranta notti.
3
nologica ma simbolica.
dopo quei giorni - oracolo del Signore -: porrò
la mia legge dentro di loro, la scriverò
[L’ampia sezione comprendente i capitoli 25-31 e 35-40 è attribuisul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio
ta ad ambienti sacerdotali e collega il culto d’Israele nel tempio di
ed essi saranno il mio popolo».
Gerusalemme con l’alleanza sinaitica radunando una serie di nor-
me relative alla costruzione del santuario, agli arredi sacri...].
152 - LA BIBBIA
Capitolo 32, 1-8
L’idolo d’oro
Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dal monte,
fece ressa intorno ad Aronne e gli disse: «Fa’ per noi un dio
che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell’uomo
che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, non sappiamo che
cosa sia accaduto». 2 Aronne rispose loro: «Togliete i pendenti d’oro che hanno agli orecchi le vostre mogli, i vostri
figli e le vostre figlie e portateli a me». 3 Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad
Aronne. 4 Egli li ricevette dalle loro mani, li fece fondere in
una forma e ne modellò un vitello di metallo fuso.
Allora dissero: «Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha
fatto uscire dalla terra d’Egitto!». 5 Ciò vedendo, Aronne
costruì un altare davanti al vitello e proclamò: «Domani
sarà festa in onore del Signore». 6 Il giorno dopo si alzarono
presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per
darsi al divertimento.
7
Allora il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo
popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. 8 Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io
avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso,
poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici
e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto
uscire dalla terra d’Egitto”».
1
«FA’ per noi UN DIO» (Es 32,1)
Gli israeliti sono rimasti soli nell’immensità del
deserto, privi del capo che li rappresentava e del
Dio che li guidava.
Non hanno più un capo che li rappresenti, perché «a quel Mosè che ci ha fatti uscire dal paese
d’Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto».
Credere, in queste condizioni, è una grande avventura. Quando colui che faceva da interprete
e da mediatore si allontana il popolo comincia a
stancarsi. Non hanno più un Dio che li guidi, perché non lo vedono, non lo sentono, non avvertono la sua presenza. Israele, smarrito, cerca un
dio che cammini alla sua testa. Aronne costruisce
un’immagine di questo dio: un vitello d’oro.
Perché l’immagíne di un vitello? Il toro giovane,
per gli egiziani con cui avevano vissuto fino a poco
tempo prima, era il simbolo della fecondità e della forza. Lo stesso vale per Canaan. Non stupisce
quindi che gli israeliti vedano in esso l’immagine
più adatta a rappresentare il loro Dio, che dà la
vita agli uomini e li difende con mano potente.
LA NUOVA ALLEANZA NEL SANGUE
DI GESÙ
L’alleanza di cui Mosè è stato mediatore era l’annuncio dell’alleanza
piena e definitiva in Gesù Cristo. Nel
corso dell’ultima cena, secondo il racconto dei Sinottici, Gesù condivide il
pane con i suoi discepoli come segno
della sua vita offerta per la salvezza
di tutti. Poi prese il calice della benedizione e su di esso pronunciò le
parole: «Questo è il calice del mio
sangue, della nuova ed eterna alleanza versato per boi e per tutti in remissione dei peccati» (cfr. Mt 26, 2629; Mc 14, 22-25; Lc 22, 15-20; 1Cor
11, 23-25). Ormai l’alleanza di Dio
con il suo popolo non passapiù attraverso il sangue di animali ma passa
ttraverso il donodella vita del Figlio
prediletto.
Le stesse parole vengono ripetute
ogni volta che si celebra Eucaristia. Il
vino si trasforma nel sangue prezioso di Cristo versato per il perdono
dei peccati e per la liberazione degli uomini, è il sangue della «nuova
ed eterna alleanza», come dicono le
parole della consacrazione del calice
nelle quattro preghiere eucaristiche
della messa.
E il segno dell’alleanza è posto
all’interno di un pasto, di una cena
rituale, per anticipare il mistero del
banchetto del Regno dove tutto si
compirà definitivamente.
Ecco il tuo Dio che ti ha fatto uscire dall’Egitto
Rompere l’alleanza è il primo gesto che il popolo compie dopo averla accettata. La storia comincia con Adamo nel paradiso terrestre e si ripete lungo tutta la Bibbia. Qui il peccato d’Israele
consiste in una disobbedienza al precetto di non
farsi nessuna immagine di JHWH, il suo Dio, ma
questa grave disobbedienza mette in pericolo la
sua fede e lo porta di fatto all’idolatria.
Gli israeliti preferiscono «farsi il loro dio» piuttosto che mettersi a disposizione del Signore del
cielo e della terra, un Dio vivo, libero e invisibile.
La proibizione delle immagini
Gli israeliti hanno sperimentato che Dio parla
attraverso la storia, cioè attraverso gli avvenimenti della vita. per questo non possono farsi immagini di Dio: per non correre il rischio di credere
che le immagini possano racchiudere la presenza
e la potenza divina, come pensavano i popoli da
cui erano circondati.
Gesù Cristo è l’«immagine del Dio invisibile»
Di fronte al Cristo non ci sono equivoci: in lui
«abita corporalmente la pienezza della divinità».
LA BIBBIA - 153
Idoli d’oggi
Anche il mondo attuale ha i suoi
idoli. Non si tratta delle statue o
dei feticci di un tempo, ma di quelle realtà che si impadroniscono del
cuore dell’uomo e gli fanno dimenticare il suo destino: l’avidità nei
confronti del potere, della ricchezza, del dominio, del benessere materiale; certe ideologie politiche
e sociali che separano l’uomo da
Dio; l’abuso e la manipolazione di
realtà umane in sé positive, come
la cultura, l’arte, la tecnica, il desiderio di vivere e di essere felici.
AI PIEDI DEL SINAI
Si è molto discusso sulla storicità
dell’episodio del vitello d’oro, che alcuni studiosi considerano una retroproiezione del fatto descritto in cfr. 1Re 12,
16-33 (lo scisma religioso di Geroboamo). Posto qui, esso costituisce il “peccato originale” d’Israele, vale a dire un
tipo di peccato che l’Israele sedentarizzato ripeterà più volte. ecome il peccato originale è punito duramente
I figli di Levi (Es 32,26)
L’episodio dei figli di Levi che sono
pieni di “zelo” per la purezza del culto di Dio, giustificano in qualche modo
l’investitura dei leviti come «professionisti del culto d’Israele
LA TENDA DELL’INCONTRO (Es 33,7)
Dio, secondo la concezione degli antichi, abita sulle alture; la sua dimora
è sui monti. La montagna del Sinai è
stata il luogo dell’incontro di Dio col
suo popolo.
Abbiamo visto che per gli israeliti le
nubi che si addensano sulle vette sono
un segno della presenza di Dio. Quando il popolo d’Israele si addentra nel
deserto, la «tenda» sostituisce il monte. La nube discende sulla tenda, che
diventa il «luogo» dell’incontro di Dio
con gli uomini.
Nella tenda si custodiscono l’arca
dell’alleanza e la manna. Quando Salomone realizza il progetto di suo padre
Davide, che aveva pensato di costruire
una casa al Signore, il «tempio» sostituisce la tenda. Anche il tempio si ri-
154 - LA BIBBIA
Capitolo 32, 15-28
Il castigo dell’Idolatria
Mosè si voltò e scese dal monte con in mano le due tavole
della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte
e dall’altra. 16 Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era
scrittura di Dio, scolpita sulle tavole.
17
Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a
Mosè: «C’è rumore di battaglia nell’accampamento». 18 Ma
rispose Mosè:
«Non è il grido di chi canta: “Vittoria!”.
Non è il grido di chi canta: “Disfatta!”.
Il grido di chi canta a due cori io sento».
19
Quando si fu avvicinato all’accampamento, vide il vitello e
le danze. Allora l’ira di Mosè si accese: egli scagliò dalle mani le tavole, spezzandole ai piedi della montagna. 20 Poi afferrò il vitello che avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell’acqua e
la fece bere agli Israeliti.
21
Mosè disse ad Aronne: «Che cosa ti ha fatto questo popolo,
perché tu l’abbia gravato di un peccato così grande?».
22
Aronne rispose: «Non si accenda l’ira del mio signore; tu
stesso sai che questo popolo è incline al male. 23 Mi dissero:
Fa’ per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a
Mosè, quell’uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto,
non sappiamo che cosa sia accaduto» [...] 25 Mosè vide che il
popolo non aveva più freno, perché Aronne gli aveva tolto
ogni freno, così da farne oggetto di derisione per i loro avversari. 26 Mosè si pose alla porta dell’accampamento e disse:
«Chi sta con il Signore, venga da me!». Gli si raccolsero
intorno tutti i figli di Levi. 27 Disse loro: «Dice il Signore,
il Dio d’Israele: “Ciascuno di voi tenga la spada al fianco.
Passate e ripassate nell’accampamento da una porta all’altra:
uccida ognuno il proprio fratello, ognuno il proprio amico,
ognuno il proprio vicino”».
28
I figli di Levi agirono secondo il comando di Mosè e in
quel giorno perirono circa tremila uomini del popolo.
15
Capitolo 33, 6-11
La tenda dell’incontro
Il Signore parlò a Mosè: «Su, sali di qui tu e il popolo che
hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, verso la terra che ho
promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe,
dicendo: “La darò alla tua discendenza”»... 7 Mosè prendeva
la tenda e la piantava fuori dell’accampamento, a una certa
6
distanza dall’accampamento, e l’aveva chiamata tenda del
convegno; appunto a questa tenda del convegno, posta fuori
dell’accampamento, si recava chiunque volesse consultare
il Signore. 8 Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda,
tutto il popolo si alzava in piedi, stando ciascuno all’ingresso della sua tenda: seguivano con lo sguardo Mosè, finché
non fosse entrato nella tenda. 9 Quando Mosè entrava nella
tenda, scendeva la colonna di nube e restava all’ingresso
della tenda, e parlava con Mosè. 10 Tutto il popolo vedeva la
colonna di nube, che stava all’ingresso della tenda, e tutti si
alzavano e si prostravano ciascuno all’ingresso della propria
tenda. 11 Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come
uno parla con il proprio amico. Poi questi tornava nell’accampamento, mentre il suo inserviente, il giovane Giosuè
figlio di Nun, non si allontanava dall’interno della tenda.
Capitolo 34, 1-9
empie della «gloria» di Dio (la nube
d’incenso).
L’israelita credente sa che quello è
il luogo dell’incontro di Dio con gli
uomini.
Il grembo verginale di Maria sarà
la «tenda» su cui «scenderà» la potenza dell’Altissimo, stendendo» su
di lei la sua «ombra». Maria prepara
il corpo santo di Gesù che, offerto
sulla croce, sarà il luogo definitivo
dell’incontro degli uomini con Dio.
Con Gesù arriva il momento in cui
non si adorerà più il Padre sul monte
Garizim o a Gerusalemme; con Gesù
viene l’ora in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità,
cioè attraverso di lui, vera abitazione
di Dio nel mondo. Per questo quando Gesù morirà in croce, la tenda del
tempio che introduceva nel “Santo
dei santi” si squarciò in due parti.
LE «TAVOLE DI PIETRA» (Es 34,1)
Il rinnovo dell’Alleanza
Nel mondo antico, le leggi venivano
abitualmente incise sulla pietra o,
1
Il Signore disse a Mosè: «Taglia due tavole di pietra come
in epoca romana, su lastre di bronzo
le prime. Io scriverò su queste tavole le parole che erano
esposte. Era un modo per renderle
pubbliche e durature. La durata di
sulle tavole di prima, che hai spezzato. 2 Tieniti pronto per
una legge dipende dalla sua impordomani mattina: domani mattina salirai sul monte Sinai e
tanza. Ci sono leggi definitive e imrimarrai lassù per me in cima al monte. 3 Nessuno salga con
mutabili come l’esigenza di giustizia
te e non si veda nessuno su tutto il monte; neppure greggi o
che si esprime in esse. Pensiamo ad
armenti vengano a pascolare davanti a questo monte».
esempio al comandamento di non
4
uccidere l’innocente, di non comMosè tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò di
mettere omicidio.
buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli
Ma la legge di Dio non si riduce a
aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano.
una
semplice norma esterna all’uo5
Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui
mo. Il profeta Geremia afferma che
e proclamò il nome del Signore. 6 Il Signore passò davanti a
Dio scrivera la sua legge nel cuore
dell’uomo(Ger 31,33; Ez 36,27).
lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordio7
Gesù insegna che non basta la praso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che
tica esterna della legge per entrare
conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la
nel regno dei cieli (Mt 6123). Tutta la
colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza pu- p.156 sua predicazione è un costante invito
nizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei
ad essere fedeli alla legge dell’amore
che Dio ha posto nel cuore dell’uomo
figli fino alla terza e alla quarta generazione».
8
9
e che procura una «giustizia» supeMosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se
riore a quella dei farisei (Mt 5,20).
ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore camPaolo afferma che è stata messa
mini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu
dentro di noi la «Legge dello Spiriperdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua
to che dà vita» (Rm 8,2) e che ormai
non siamo più «sotto la legge, ma
eredità».
10
sotto la grazia» (Rm 6,14).
Il Signore disse: «Ecco, io stabilisco un’alleanza: in preQuesto significa che il discepolo
senza di tutto il tuo popolo io farò meraviglie, quali non
del Cristo ha ricevuto un principio
furono mai compiute in nessuna terra e in nessuna nazione:
d’azione, un dinamismo interiore
tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l’opera del
che si chiama Spirito Santo. E infatti
lo Spirito a generare in noi l’amore,
Signore, perché terribile è quanto io sto per fare con te.
che è la pienezza della legge.
LA BIBBIA - 155
JHWH MISERICORDIOSO (Es 34, 6)
È un testo molto denso, che sintetizza le caratteristiche del Dio dell’AT:
egli è nello stesso tempo un Dio di
misericordia e di giustizia.
L’affermazione che Dio castiga la
colpa dei padri nei figli e nei nipoti,
fino alla terza e alla quarta generazione, può essere compresa pensando
all’esperienza dell’esilio babilonese:
in quell’occasione il popolo è rimasto
fuori dalla sua terra natale per alcune
generazioni. I figli e i nipoti hanno
sofferto l’esilio per colpa dei loro
padri.
Ma la fede dell’autore ispirato afferma anche che il perdono di Dio va
più lontano e penetra profondamente
nell’uomo, estendendosi «per mille
generazioni».
Dio perdona e castiga: è importante
capire bene il significato di queste affermazioni, per evitare di farsi un’immagine falsa di Dio. Dio infatti non è:
- né un padrone capriccioso e vendicativo;
- né un Dio bonaccione che lascia
passare qualsiasi cosa.
Tutto ciò che va contro alla dignità
della persona umana è contrario al
piano di Dio. Dio è giusto: per questo
non vuole il male. Dio non ci riserva
il trattamento che meriterebbero i
nostri peccati, perché è misericordioso. Non può permettere che l’uomo si
degradi e cammini verso la morte ma
si impegna per farlo vivere.
Questo passo ci parla anche della
responsabilità collettiva di fronte a
Dio il che significa che le conseguenze
sociali del peccato si prolungano per
diverse generazioni.
La storia della salvezza è la storia di
un popolo che in quanto tale riceve i
doni di Dio; non è la storia di individui
isolati. Ma la dimensione collettiva
della responsabilità e della vocazione
umana non annulla ma presuppone
la responsabilità personale. I profeti
Geremia ed Ezechiele affermano che
ciascuno è responsabile delle proprie
azioni e in vista di esse riceve vita o
morte, cioè perdono o castigo.
Gesù, rivelazione definitiva del Padre, manifesta con le sue parole e con
le sue opere che Dio è giusto e misericordioso.
Perdona al peccatore; gli dà una
vita nuova e lo chiama a unirsi in
maniera cosciente e libera alla lotta
contro il peccato, in se stesso e nel
156 - LA BIBBIA
Osserva dunque ciò che io oggi ti comando. Ecco, io scaccerò davanti a te l’Amorreo, il Cananeo, l’Ittita, il Perizzita,
l’Eveo e il Gebuseo. 12 Guàrdati bene dal far alleanza con gli
abitanti della terra nella quale stai per entrare, perché ciò
non diventi una trappola in mezzo a te».
[...]
29
Quando Mosè scese dal monte Sinai - le due tavole della
Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli
scendeva dal monte - non sapeva che la pelle del suo viso era
diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui.
[...]
35
Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la
pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo
sul viso, fin quando non fosse di nuovo entrato a parlare con
il Signore..
11
mondo. Condanna il peccato, cioè
vuole che l’uomo volti le spalle a esso.
E più ancora: Gesù si fa solidale con gli
uomini che vuole salvare.
Prende su di sé il loro peccato; muore vittima di questo peccato e perdona
i peccatori.
MOSÈ raggiante o cornuto?
(Es 34,29)
«Quando Mosè discese dal monte
Sinai, non sapeva che la pelle del suo
viso era diventata raggiante, poiché
aveva conversato con il Signore».
Il contatto prolungato con il divino
ha reso diafano e splendente il volto
di Mosè; di qui la necessità del velo
(su questo vedi le riflessioni di Paolo
in cfr. 2Cor 3 ). L’ebraico fa riferimento a un termine che significa “corno”,
ma metaforicamente anche “raggio”,
ad es. del sole.
Ora, in ebraico, il termine qâran
significa nello stesso tempo «corno» e
metaforicamente anche «raggio». Da
qui l’iconografia di Mosè che non solo
nella celebre statua michelangiolesca
(oltre nella fontana del Mosé in piazza
Santa Susanna a Roma) ma anche nei
dipinti e affreschi delle chiese, appare
con un paio di belle corna.
San Girolamo, che tradusse la Bibbia
ebraica nella Vulgata latina (l’edizione
letta per 13 secoli nella Chiesa cattolica) aveva infatti tradotto: «Moyses…
ignorabat quod cornuta esset facies
sua».