Programma - Orchestra Sinfonica Nazionale

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Programma - Orchestra Sinfonica Nazionale
TO R I NO | AUDITORIUM RAI | CONCERTI
11°
giovedì 29 gennaio 2015
ore 21.00
venerdì 30 gennaio 2015
ore 20.30
Marc Albrecht | Direttore
Simone Lamsma | Violino
Beethoven
Brahms
11°
giovedì 29 gennaio 2015
ore 21.00
venerdì 30 gennaio 2015
ore 20.30
Marc Albrecht | Direttore
Simone Lamsma | Violino
Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
Concerto in re maggiore op. 61
per violino e orchestra (1806)
Allegro, ma non troppo
Larghetto
Rondò. Allegro
(cadenze di Fritz Kreisler)
Durata: 43’ ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 3 dicembre 2010,
Antonello Manacorda, Midori.
Johannes Brahms (1833 - 1897)
Sinfonia n. 1 in do minore op. 68 (1876)
Un poco sostenuto – Allegro
Andante sostenuto
Un poco allegretto e grazioso
Adagio – Più andante – Allegro ma non troppo, ma con brio
– Più allegro
Durata: 43’ ca.
Ultima esecuzione Rai a Torino: 15 giugno 2012, Semyon Bychkov.
Redazione a cura di Irene Sala
Il concerto di giovedì 29 gennaio è trasmesso in
collegamento diretto su Radio3 per la trasmissione
Radio3 Suite.
Ludwig van Beethoven
Concerto in re maggiore op. 61 per violino e orchestra
Un fiore appartato
Quella del Concerto per violino di Beethoven non è una storia particolarmente
fortunata. L’idea era nell’aria fin dal 1790, data a cui risalgono i primi schizzi;
ma ci vollero dodici anni perché il progetto prendesse una forma concreta. La
preparazione all’incontro con la scrittura per violino concertante venne dalle
due Romanze, pubblicate nel 1803 e nel 1805. Dopodiché, nel 1806, Beethoven
si sentì pronto per affrontare la stesura di un concerto solistico. Il genere, per
lui, non era certo una novità (all’epoca erano già pubblicati i primi tre lavori
pianistici); ma lo strumento ad arco richiedeva maggiore sforzo all’inventiva
beethoveniana, e se non si fosse fatto avanti il violinista Franz Clement con un
invito ben preciso per le serate musicali del Teatro An der Wien, forse la pagina
sarebbe rimasta solo un’idea priva di realizzazione.
La prima esecuzione, la sera del 23 dicembre 1806, non fu affatto un successo.
Lo stesso Clement non manifestò particolare entusiasmo per la nuova creatura,
e cercò di salvare la serata inserendo alcune composizioni virtuosistiche tra un
movimento e l’altro del Concerto. Del resto gli anni erano quelli della Quinta
Sinfonia e della Sonata «Appassionata». In quel periodo la gente si aspettava
gesti eroici e perentori dalla mano di Beethoven; era inevitabile che un lavoro
emotivamente appartato come il Concerto op. 61 rimanesse inghiottito dalla
stessa ombra che pochi mesi dopo sarebbe calata sul Quarto Concerto per
pianoforte e orchestra. Ci vollero quasi quarant’anni perché la pagina tornasse a
rivivere in una sala da concerto: nel 1844 fu Joseph Joachim, sotto la direzione
di Mendelssohn, a rispolverare la partitura per un’esecuzione londinese; e nel
1854 Robert Schumann organizzò una ripresa del lavoro a Düsseldorf, sempre
in collaborazione con Mendelssohn e Joachim, che restituì definitivamente a
Beethoven il successo mancato nel 1806. Da quel momento il Concerto op. 61
entrò stabilmente nella valigia dei grandi violinisti, e oggi è certamente una
delle pagine più eseguite di tutto il repertorio.
Per apprezzare il lavoro occorre dimenticare i toni eroici di molte opere coeve.
Beethoven sceglie un ingresso in punta di piedi, passeggiando su alcuni pacati
rintocchi del timpano. Poi viene fuori il tema principale dell’Allegro ma non
troppo, con la sua dolce scalata verso l’acuto: una figura melodica che riesce
nell’impresa di sembrare sconosciuta a ogni riapparizione. Il trait d’union con le
composizioni coeve è garantito dall’interesse per il ritmo; una linea compositiva
che rivela la sua analogia con il Quarto Concerto, soprattutto quando la
pulsazione delle battute iniziali torna a fare da collante tra le varie sezioni del
movimento.
Il Larghetto è una delle pagine più immateriali di tutto il catalogo beethoveniano.
La cantabilità del violino è senza dubbio in evidenza, ma a sedurre l’ascoltatore è
soprattutto un senso di morbido abbandono agli eventi; come se il compositore
che negli stessi anni diceva di «bussare alla porta del destino» sapesse anche
sottomettersi docilmente alla contemplazione di un’emozione inerte. Ecco
perché quando il solista attacca le note del Rondò, l’impressione è che la musica
si risvegli bruscamente da un sogno; a battere sono i colpi energici di un finale
che, tra velate malinconie e veementi passi di danza, sembra già respirare la
baldanza contadina della Sinfonia «Pastorale».
La cadenza del Concerto op. 61
Beethoven non scrisse alcuna cadenza (la sezione virtuosistica affidata
al solista che generalmente anticipa la chiusura del primo movimento)
per il suo Concerto op. 61. O meglio, la partitura pubblicata nel 1808
non riporta alcuna indicazione in merito. Esiste, però, una curiosa
versione per pianoforte e orchestra completa di cadenza solistica;
la trascrizione venne realizzata dallo stesso Beethoven nel 1810 per
venire incontro a una richiesta editoriale di Muzio Clementi; ed è questa
la fonte a cui si è attinto per ricostruire la sezione analoga del Concerto
op. 61. Esistono tuttavia anche cadenze firmate da compositori quali
Ferdinand David, Henri Vieuxtemps, Joseph Joachim, Ferdinand Laub,
Henryk Wieniawski, Camille Saint-Saëns, Leopold Auer, Eugène Ysaÿe,
Ferruccio Busoni, Fritz Kreisler, Nathan Milstein e Alfred Schnittke.
[Questa sera Simone Lamsma esegue la versione di Kreisler, ndr ]
Johannes Brahms
Sinfonia n. 1 in do minore op. 68
Un lavoro durato vent’anni
Nel 1875 Brahms aveva 42 anni. Da molto tempo tutto il mondo musicale del
suo tempo si attendeva da lui un grande lavoro sinfonico. Ma c’era qualcosa
che ostacolava la sua ispirazione. Dal 1855 Brahms stava lavorando a una
misteriosa sinfonia, che stentava a prendere forma. Nel 1862 Clara Schumann
aveva visto la partitura del primo movimento; da allora, nonostante le
numerose sollecitazioni degli amici, Brahms non aveva più dato informazioni
precise sullo stato di avanzamento del suo lavoro. Fu solo nel giugno del 1876
che l’ispirazione tornò a bussare alla sua porta. Brahms quell’anno decise di
abbandonare le sue montagne svizzere, per trascorrere il periodo estivo a
Rügen, un’isola tedesca che si trova in mezzo al Mare del Nord. In questa terra
di leggenda, abitata dalla memoria degli antichi miti pagani, trovò la giusta
tranquillità per tornare a lavorare alla sinfonia. Faceva grandi passeggiate
lungo la costa e spesso si avventurava tra le inospitali foreste che coprivano il
centro dell’isola: viveva e lavorava in completa solitudine, serenamente accolto
da quel clima di leggende nordiche che aveva già dipinto nei Drei Gesänge op.
42. Solo all’amico cantante George Henschel fu concesso interrompere per
qualche giorno l’isolamento di Brahms: i due amici si alzavano al levar del
sole, partivano per lunghe e impegnative escursioni, si immergevano nelle
insenature e alla sera discutevano di musica comodamente sdraiati sulle
amache. Fu quell’ambiente particolare, così diverso dai luoghi abitualmente
frequentati da Brahms, a ospitare la nascita della Prima Sinfonia.
La Prima Sinfonia
Lasciata l’isola di Rügen a metà settembre del 1876, Brahms si trasferì a BadenBaden, dove trovò l’elegante animazione della cittadina termale e degli amici
di sempre. Forse fu qui che apportò gli ultimi ritocchi alla sua sinfonia. A metà
novembre presentò per la prima volta l’opera a Karlsruhe, una cittadina ai
margini della grande vita musicale del tempo, in cui era sicuro di una favorevole
accoglienza. La presentazione a Vienna avvenne il 17 dicembre, ma la prima
esecuzione di fronte a un pubblico vasto e competente avvenne a Lipsia il 18
gennaio dell’anno seguente. Fu un successo trionfale, che conquistò tutta la
cultura musicale di allora. Nell’ottobre del 1876 Clara Schumann scriveva sul
suo diario: «per me [nella Prima Sinfonia] manca lo slancio melodico anche
se l’elaborazione è geniale». Ma in realtà l’opera non può essere definita in
maniera così monolitica: è un percorso orientato che attraversa fasi molto
diverse, passando dalle sguscianti idee dell’introduzione all’espansione
cantabile del finale. È come se le tensioni dell’apertura, con i loro contrasti
tematici nervosi, si distendessero in un squarcio di solarità, che getta una luce
improvvisamente abbagliante sull’intera sinfonia. C’è il lirismo sognante del
secondo movimento, dove l’eroe canta un tema teso tra i più incantevoli di tutta
la storia della musica. Il terzo movimento è una pagina sfuggente, che si muove
strisciante un po’ come accade nello Scherzo della Quinta Sinfonia di Beethoven.
Ma la sintesi dell’intera composizione è racchiusa nel finale, il racconto di un
viaggio dall’oscurità alla luce, che prende spunto da un’introduzione buia,
fatta di materiale ampiamente tratto dal primo movimento. Sono gli ultimi
ricordi di un mondo che sta per scomparire: il corno introduce un messaggio
rappacificante (un tema ascoltato da Brahms tra le montagne della Svizzera),
prima che i violoncelli si abbandonino a una corale, chiaramente imparentato
con il tema dell’inno Alla gioia della Nona Sinfonia di Beethoven. È l’avvento
di un luminoso canto di ringraziamento, che disintegra le tensioni accumulate
portando a compimento il complesso percorso della sinfonia.
La “decima sinfonia” di Beethoven
In un paio di occasioni fu lo stesso Brahms a proporre un confronto con
Beethoven a proposito della sua Prima Sinfonia. Negli anni in cui non
riusciva a portare a termine il lavoro scrisse: «Non si ha idea di cosa voglia
dire sentire sempre dietro di sé i passi di un gigante come Beethoven».
Mentre subito dopo la prima esecuzione rispose in questo modo a
un incauto ascoltatore che gli faceva notare qualche reminiscenza
della Nona Sinfonia nel finale della sua nuova composizione: «Anche
un asino se ne accorgerebbe!». I critici contemporanei non poterono
esimersi dal rilevare queste affinità. Eduard Hanslick scrisse: «Non
esiste compositore che si sia tanto avvicinato alle grandi composizioni
di Beethoven». Alfred Dörffel si allineò alle considerazioni di Hanslick:
«Questo lavoro deve essere valutato allo stesso livello della Nona
Sinfonia di Beethoven e della Seconda di Schumann. Lo scopo di queste
tre sinfonie è identico e per raggiungerlo, Brahms ha percorso la sua
strada con audacia e sicurezza». Hans von Bülow si spinse addirittura
a parlare di «decima sinfonia di Beethoven». Ma fu l’amico medico
Theodor Billroth a cogliere le giuste proporzioni del confronto, scrivendo
in una lettera a Brahms: «Che l’intera sinfonia si fondi su un percorso
di stati d’animo e di emozioni simili alla Nona Sinfonia è evidente. Ma
allo stesso tempo la tua originalità creativa emerge in quest’opera con
particolare chiarezza».
Andrea Malvano
(dagli archivi Rai)
Questo stesso programma, con Marc Albrecht, Simone Lamsma e l’OSN Rai,
è stato eseguito al Teatro Dante Alighieri di Ravenna mercoledì 28 gennaio.
Marc Albrecht
Direttore stabile dell’Opera Nazionale Olandese e delle Orchestre Filarmoniche e da
camera Olandesi, è acclamato per le interpretazioni delle opere di Wagner e Strauss
e per l’impegno per la musica contemporanea. Agli inizi della carriera ha lavorato nei
Teatri di Amburgo e Dresda ed è stato assistente personale di Claudio Abbado con la
Gustav Mahler Jugendorchester. Nel 1995 viene nominato direttore musicale dello
Staatstheater di Darmstadt per 6 anni e dal 2006 al 2011 è stato direttore artistico
e stabile dell’Orchestra Filarmonica di Strasburgo. Ha diretto la Filarmonica di
Berlino, la Royal Concertgebouw, la City of Birmingham, l’Accademia di Santa Cecilia
di Roma, la Chamber Orchestra of Europe, la Staatskapelle di Dresda, i Münchner
Philharmoniker e i Wiener Symphoniker. Nel 2006 ha debuttato ai Proms di Londra
con la BBC Scottish Symphony. I successi recenti lo vedono sul podio di orchestre
quali Saint Louis Symphony, Hallé, Residentie dell’Aja, di Oslo, Stoccolma, Vienna,
Berlino, Firenze, Stoccarda, Parigi, Göteborg, Bergen e Dallas. Tornerà a Milano con la
Filarmonica della Scala e a Roma con Santa Cecilia. Di successo le sue interpretazioni
di Der fliegende Holländer a Bayreuth, Le Baccanti di Wellesz al Festival di Salisburgo,
Da una casa di morti di Janáček all’Opéra Bastille di Parigi. Dal 2001 al 2004 è stato
Primo direttore ospite dalla Deutsche Oper di Berlino, applaudito per Saint François
d’Assise di Messiaen. In costante rapporto con la Semperoper di Dresda, vi ha diretto
La Damnation de Faust, Die Frau ohne Schatten e Elektra. Nel 2008 è ritornato alla
Staatsoper di Monaco con una nuova produzione di Die Bassariden di Henze e ha
diretto Der fliegende Holländer al Covent Garden di Londra, Der Prinz von Homburg
di Henze al Theater an der Wien, Lulu a Ginevra e a Salisburgo (con i Wiener
Philharmoniker). Grande il successo alla Scala nel 2012 con Die Frau ohne Schatten,
diretto con un brevissimo preavviso. All’Opera di Amsterdam ha diretto Die Frau ohne
Schatte, Fidelio, Carmen, Elektra, La leggenda dell’invisibile città di Kitež e la prima
mondiale dell’Oreste di Trojahn. Nel 2013/14 ha diretto Il giocatore di Prokof’ev,
Arabella di Strauss e Die Soldaten a Zurigo. Ha inciso numerosi dischi per Pentatone
con l’Orchestra di Strasburgo: i Poemi di Strauss, i Concerti di Dvořák e Schumann
con Helmchen e opere di Dukas, Koechlin, Ravel e Berg. Con la Filarmonica Olandese
ha inciso Das Lied von der Erde di Mahler. L’Opera di Amsterdam ha pubblicato le
registrazioni live di Elektra e Der Schatzgräber per Challenge Labe.
Simone Lamsma
PARTECIPANO AL CONCERTO
VIOLINI PRIMI
*Alessandro Milani (di spalla), °Marco Lamberti, °Giuseppe Lercara, Antonio Bassi,
Constantin Beschieru, Lorenzo Brufatto, Claudio Cavalli, Aldo Cicchini, Michal Ďuriš, Patricia Greer,
Valerio Iaccio, Martina Mazzon, Sara Pastine, Fulvia Petruzzelli, Matteo Ruffo, Lynn Westerberg.
La violinista olandese ha iniziato lo studio del violino a 5 anni e a 11 si è trasferita
nel Regno Unito per studiare alla scuola Yehudi Menuhin con Hu Kun. Ha proseguito
alla Royal Academy of Music di Londra con Maurice Hasson, dove si è laureata con
prestigiosi riconoscimenti. Ha vinto il premio nazionale olandese VSCD Classical Music
nella categoria ‘Musicisti della nuova generazione’ nel 2010. Nel 2011 è diventata
un’associata della RAM (per i migliori studenti) ed è stata invitata a suonare alla presenza
della Regina Beatrice dei Paesi Bassi, concerto trasmesso dalla televisione olandese.
Tra gli impegni principali del 2014/15 figurano debutti con l’Oregon Symphony e
l’Orquesta Sinfónica de RTVE, ritorni con le sinfoniche di Cincinnati, Bournemouth, St
Paul Chamber, Hallé Orchestra, Netherlands Radio e Philharmonic e Residentie Orkest.
Il 2013/14 ha segnato il suo debutto con la Chicago Symphony, definito dal Chicago
Tribune come “assolutamente sbalorditivo”, e l’acclamato debutto con le sinfoniche di
San Francisco, City of Birmingham, Radio Finlandese e l’esibizione dell’ultimo minuto
con la Cleveland Orchestra e Vladimir Jurowski. In Europa si ricordano collaborazioni
con: London Philharmonic, BBC Symphony, Sinfonica della Radio di Francoforte,
Sinfonica di Lucerna, Filarmonica di Copenhagen, Royal Liverpool Philharmonic,
National Polish Radio Symphony, Orchestre National de France e Orchestre de la Suisse
Romande. In Asia ha suonato con la Hong Kong Philharmonic e Jaap van Zweden in
tournée in Cina e con la Seoul Philharmonic, in America con le sinfoniche di Dallas,
St Paul Chamber, San Paolo, lavorando con direttori quali Sir Neville Marriner, Jiří
Bělohlávek, Yannick Nézet-Séguin, James Gaffigan, Sir Andrew Davis, Andrès OrozcoEstrada, Marek Janowski, Kirill Karabits e Yan Pascal Tortelier. Collabora con Royal
Concertgebouw Orchestra, Rotterdam Philharmonic, Netherlands Radio Philharmonic
e Amsterdam Sinfonietta. Attiva in recital e musica da camera, ha suonato in Italia,
Regno Unito, Stati Uniti, Olanda e durante il Festival Dvořák a Praga e della Serie Sala
Cecilia a Rio de Janeiro con Kulek e Lisitsa. Importante il progetto al Festival di Verbier
a Schloss Elmau, dove ha suonato con Fröst, Power, Kozhukhin e Koranyi, e la IJ-salon
ad Amsterdam con Emanuel Ax e membri della Royal Concertgebouw Orchestra. Nel
2015 si esibirà al Winter Chamber Music Festival di Chicago. Suona uno Stradivari
“Mlynarski” (1718), generosamente prestato da un anonimo benefattore.
È ospite per la prima volta dell’OSN Rai. | www.simonelamsma.com
VIOLINI SECONDI
*Roberto Righetti, Valentina Busso, Enrichetta Martellono, Roberto D’Auria, Carmine Evangelista,
Jeffrey Fabisiak, Rodolfo Girelli, Alessandro Mancuso, Antonello Molteni, Vincenzo Prota,
Francesco Sanna, Elisa Schack, Katia Calabrese, Paolo Lambardi.
VIOLE
*Luca Ranieri, Geri Brown, Matilde Scarponi, Giorgia Cervini, Massimo De Franceschi,
Rossana Dindo, Federico Maria Fabbris, Riccardo Freguglia, Alberto Giolo, Agostino Mattioni,
Davide Ortalli, Giovanni Matteo Brasciolu.
VIOLONCELLI
*Massimo Macrì, Ermanno Franco, Giuseppe Ghisalberti, Giacomo Berutti, Stefano Blanc,
Pietro Di Somma, Carlo Pezzati, Stefano Pezzi, Fabio Storino, Alessandro Copia.
CONTRABBASSI
*Cesare Maghenzani, Gabriele Carpani, Silvio Albesiano, Luigi Defonte, Antonello Labanca,
Francesco Platoni, Virgilio Sarro, Vincenzo Venneri.
FLAUTI
*Alberto Barletta, Luigi Arciuli.
OBOI
*Francesco Pomarico, Sandro Mastrangeli.
clarinetti
*Cesare Coggi, Franco Da Ronco.
FAGOTTI
*Andrea Corsi, Mauro Monguzzi.
CONTROFAGOTTO
Bruno Giudice
CORNI
*Ettore Bongiovanni, Valerio Maini, Emilio Mencoboni, Bruno Tornato.
TROMBE
*Roberto Rossi, Roberto Rivellini.
TROMBONI
*Joseph Burnam, Devid Ceste.
trombone basso
Gianfranco Marchesi
TIMPANI
*Claudio Romano
*prime parti ° concertini
Alessandro Milani suona un violino “Francesco Gobetti” del 1711, messo generosamente a
disposizione dalla Fondazione Pro Canale di Milano.
Ascoltare, conoscere, incontrare, ricevere inviti per concerti fuori
abbonamento, scoprire pezzi d’archivio, seguire le tournée dell’Orchestra,
avere sconti e facilitazioni. In una parola, diventare AMICI.
Sono molti i vantaggi offerti dall’associazione Amici dell’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai: scegliete la quota associativa che preferite
e iscrivetevi subito!
Tutte le informazioni e gli appuntamenti sono disponibili sul sito
www.amiciosnrai.it o scrivendo a [email protected].
La Segreteria degli AMICI dell’OSN Rai è attiva mezz’ora prima di ogni
concerto presso la Biglietteria dell’Auditorium Rai, oppure dal martedì al
venerdì dalle 11 alle 18, telefonando al 335 6944539.
Cambio orario biglietteria
Si informa il gentile pubblico che a partire da gennaio 2015 la biglietteria
dell’OSN Rai cambia l’orario di apertura:
martedì e mercoledì : h. 10 – 14
giovedì e venerdì : h. 15 – 19
sabato, domenica e lunedì: chiuso
La biglietteria è sempre aperta un’ora prima dei concerti.
CONVENZIONE OSN RAI - VITTORIO PARK
Tutti gli Abbonati, i possessori di Carnet e gli acquirenti dei singoli Concerti
per la Stagione Sinfonica OSN Rai 2014/15 che utilizzeranno il VITTORIO
PARK DI PIAZZA VITTORIO VENETO nelle serate previste dal cartellone,
vidimando il biglietto di sosta nell’apposita macchinetta installata nel
foyer dell’Auditorium Toscanini, avranno diritto allo sconto del 25% sulla
tariffa oraria ordinaria.
PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI AL PERSONALE DI SALA O IN BIGLIETTERIA.
Le varie convenzioni sono consultabili sul sito www.osn.rai.it alla
sezione "riduzioni".
THE FUTURE SOUND OF CLASSICAL
RAI NUOVAMUSICA 2015
AUDITORIUM RAI “ARTURO TOSCANINI” DI TORINO
VENERDì 6, 13, 20 FEBBRAIO 2015 ORE 21.00
in collaborazione con
Prevendita biglietti dal 20 gennaio 2015
presso la biglietteria dell’Auditorium Rai
e online su www.osn.rai.it
12°
giovedì 26 febbraio 2015
ore 21.00
venerdì 27 febbraio 2015
ore 20.30
Juraj Valčuha | Direttore
Dmitrij Šostakovič
Sinfonia n. 8 in do minore op. 65
CARNET
da un minimo di 6 concerti scelti fra i due turni e in tutti i settori
Adulti: 24,00 euro a concerto Giovani: 5,00 euro a concerto
SINGOLO CONCERTO
Poltrona numerata: da 30,00 a 15,00 euro (ridotto giovani)
INGRESSO
Posto non assegnato: da 20,00 a 9,00 euro (ridotto giovani)
BIGLIETTERIA
Tel. 011/8104653 - 8104961 - Fax 011/8170861
[email protected] - www.osn.rai.it