Guy Fawkes - WhatIsTheMatrix.it
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1 “Con la Forza della Verità in Vita ho Conquistato l’Universo”: V COME VENDETTA, V COME VALORI di G. Luca “Seraph” Sommario 1. Introduzione 2. Dalla Striscia al Film: Come E’ Nato il Fumetto di V Per Vendetta a – Sin City b – Matrix Comics 3. La Storia Dietro La Storia: Guy Fawkes 4. Tematiche a Confronto e Similitudini a – Introduzione b - The Matrix c - Valerie, “la Ragazza di Nottingham” d – The Village 2 1 - Introduzione Chissà cosa si aspettava chi decideva di andare a vedere V Per Vendetta, e chissà se saranno stati aiutati o infastiditi quelli che il romanzo grafico l’hanno già letto, magari amato, e stanno sulle spine, non sapendo cosa aspettarsi, e tentano vanamente di dimenticare il capolavoro di Alan Moore per evitare di incappare nel luogo comune del “però il libro era più bello”. 3 Le credenziali del nuovo prodotto dei fratelli Wachowski sono complicate e ingarbugliate, come è giusto che sia in questo caso. Un regista di seconda unità promosso per l’occasione a regista (James McTeigue); due cineasti sparati nell’olimpo del cinema dalla decennale fatica di Matrix che scelgono di invertire i ruoli e si declassano a registi di seconda unità per una specie di affettuoso passaggio di testimone, salvo poi essere anche i produttori del lavoro nonché i sceneggiatori; infine, la penna demoniaca di Alan Moore. Già, Alan Moore. Il più geniale, controverso e indipendente autore di fumetti contemporaneo, difficile da gestire in sede cinematografica appunto per il suo carattere; ci si provò con From Hell (La Vera Storia di Jack lo Squartatore) raggiungendo tiepidi risultati, e con La Leggenda Degli Uomini Straordinari, e qui forse è meglio tacerne l’esito. Insomma, a conti fatti, V Per Vendetta era una gran bella scommessa, la cui posta era parecchio alta per via del tema decisamente sensibile del romanzo. 4 “V” parla di politica. V: “Gli artisti usano le bugie per dire la verità, i politici le usano per coprire la verità.” C’è un’Inghilterra futuribile in preda ad un delirio totalitario neofascista, un potere saldamente controllato da un partito che gioca pesante con propaganda, polizia segreta, coprifuoco, razionamento dei viveri, perfino un “ministero per la messa al bando del materiale culturalmente riprovevole”, e così via, tanto da ricordare molto da vicino il retrofuturo distopico di George Orwell nel suo romanzo 1984, terrificante quadro di una società dove il Grande Fratello incarna un potere capace di condizionare e opprimere l'individualità dei cittadini. 5 “V” parla di Vendetta, con la maiuscola, ed è proprio il caso di accennare qui alla strana abbondanza in di prodotti cinematografici che parlano o richiamano al tema della vendetta: la trilogia di Chan Wook Park (terzo capitolo: Lady Vendetta), ma anche l’ultima opera di Spielberg Munich, tratta da un libro che si chiama per l’appunto “Vengeance” (vendetta). E prima abbiamo avuto Kill Bill Vol. 1 & 2, che narra interamente della vendetta della Sposa, interpretata magistralmente da Uma Thurman, La Vendetta dei Sith nell’Episodio III della saga di Star Wars la saga di Underworld, e molto prima il bellissimo film gotico The Crow (Il Corvo), interpretato dall’ahimé scomparso Brandon Lee. 6 James O'Barr inventa e disegna The Crow nei primi anni 80'. Era un periodo di forti tensioni e contrasti nella sua vita, così un giorno per mettere ordine e sfogare in qualche modo la rabbia che gli cresceva dentro cominciò col disegnare appunto The Crow. Ispirandosi a diverse fonti come Dr. Seuss, popolare scrittore americano per bambini, Iggy Pop ed Edgar Allan Poe, O' Barr ha dato corpo ad un eroe cui è concessa la chance di ritornare dal mondo dei morti per vendicare la violenza subita, che ha tolto la vita a lui e alla sua amata , promessa sposa il giorno seguente, Halloween. “Un tempo la gente era convinta che quando qualcuno moriva un corvo portava la sua anima nella terra dei morti. A volte però accadevano cose orribili, tristi e dolorose che l'anima non poteva riposare. Così a volte, ma solo a volte, il corvo riportava indietro l'anima, perchè rimettesse le cose a posto.” 7 Eric come detto torna dal mondo dei morti, perchè alcune azioni non si perdonano. Forse esiste veramente un amore così grande capace di opporsi alla morte; man mano che Eric uccide i suoi assassini la ragione stessa che lo ha fatto ritornare in vita va esaurendosi, avvicinandolo finalmente alla pace eterna. “Se le persone che amiamo ci vengono portate via, perchè continuino a vivere, non dobbiamo mai smettere di amarle. Le case bruciano, le persone muoiono, ma il vero amore è per sempre.” 8 “V” inoltre parla di terrorismo. Apriti cielo. Ad opporsi alla dittatura che decima le vite e livella le coscienze c’è un solitario vendicatore mascherato, noto solo col nome “V” appunto, nelle sembianze di un personaggio storico britannico del XVII secolo, che ogni anno si festeggia a Londra coi fuochi d’artificio. 9 V incarna i valori che tutti noi vorremmo veder vincere in una storia, però usa le bombe, e ammazza, e a ben vedere prima di tutto la pulizia che intende fare è di tipo strettamente personale, poiché fa fuori quelli che lo avevano rinchiuso e torturato a suo tempo, e lo hanno fatto diventare quel che è: un uomo sfigurato nel fisico e dilaniato nella coscienza, che deve nascondersi dietro una maschera da Guy Fawkes dal ghigno perenne e beffardo. 10 11 Dopo aver compiuto ogni vendetta V lascia dietro di sé una scia: una bellissima rosa Scarlet Carson, simbolo della vendetta compiuta, un simbolo pieno di rabbia mista a soddisfazione; in vari film nella storia della cinematografia sono state usate rose come simbolo di qualcosa d’importante e significativo. La Scarlet Carson però non esiste in realtà: nell'originale del fumetto di Moore la rosa infatti è la Violet Carson. 12 “Andammo a vivere insieme in un appartamentino a Londra. Lei coltivava le Scarlet Carson per me nel vaso sulla finestra e la nostra casa profumava sempre di rose. Furono gli anni più belli della mia vita. Ma la guerra in America divorò quasi tutto e alla fine arrivò a Londra. A quel punto non ci furono più rose… per nessuno.” La Violet Carson è un ibrido, creato e introdotto nel 1963. E' stata creata mediante la combinazione tra la "rosa Mme Leon Cuny" e la "rosa Spartana"; viene descritta come una rosa di color salmone, con tonalità crema o argento sotto i suoi petali. Non è una varietà comune, ed è difficile da trovare o identificare. 13 In V Per Vendetta niente dialogo, niente confronto civile, V usa coltelli e bombe, e fa saltare per aria gli edifici del potere, come ad esempio il Big Ben, nientemeno. C’è da sperare che, indipendentemente da come si decida di giudicare il film alla fine, si riesca a mettere a fuoco almeno per un attimo lo swing sottile che vuole farci ballare la storia di V: farci cioè oscillare costantemente tra immedesimazione nell’eroe cappa e spada, romantico in maniera deliziosamente retrò come tutto il suo stile (una figura che rivede ossessivamente i vecchi film come Il Conte di Montecristo del 1934, ha una dimora piena di poster di James Cagney e dei Fratelli Marx, quadri e libri) e presa di coscienza della sua natura radicalmente violenta e anarchica, così come fortemente anarchico e ideologico è il carico del messaggio originale del signor Moore. L’attrito è percettibile. 14 15 V Per Vendetta è un fumetto in bianco e nero, e appare proprio come un film degli anni 30'; è un lavoro artistico, una vera e propria opera d'arte, allo stesso tempo complicato e singolare e notevole. Leggendolo sembra proprio come leggere o vedere uno storyboard dei grandi film, proprio per la sua mancanza di "nuvolette" dei tradizionali comics o disegni/scritte per evidenziare un determinato rumore. Gli storyboard sono molto usati ultimamente, soprattutto nelle produzioni di maggior impegno finanziario o in quelle in cui l'adozione di complicate scenografie e di raffinati effetti speciali rende particolarmente delicate le operazioni di ripresa, e si tende perciò ad affiancare alla sceneggiatura un insieme di visualizzazioni grafiche (appunto note col termine anglosassone di story-board). Per esempio M. Night Shyamalan non si discosta mai dai suoi storyboard, o famosi sono quelli creati per realizzare il film Matrix (ma questi principalmente sono stati disegnati per "convincere" la Warner a produrre il film che ha cambiato la storia del cinema). 16 17 18 In termini di stile visivo dell'opera V Per Vendetta doveva essere un racconto che parlava di un futuro molto aspro e incolore, caratteristiche che sono state poi trasferite nello stile del disegno, ed anche nel film girato da McTeigue e scritto dai Wachoski Bros. Infatti nella costruzione scenografica del "prossimo futuro" si sono da subito evitate certe scenografie che appartenevano al romanzo classico, che funzionava come opera d'arte: nel mondo di V la creatività è come se si fosse in un certo senso fermata, e quindi molti degli interni e degli arredamenti sono contemporanei o anche leggermente retrò, proprio per suscitare in chi guarda ques'idea. Per ottenere questo si è ricorso anche all'utilizzo dei colori: gli elementi cromatici e le gradazioni sono molto spenti, e ci sono varie tonalità di grigio anche per gli arredamenti. Si può certo dire che è il futuro del nostro mondo, il futuro a noi più prossimo. Ci sono circa 89 aree set o location nel film; era importante fin dall'inizio avere un bravo scenografo in grado di costruire grandi set in un breve lasso di tempo, poiché il film è partito molto in fretta , con un periodo di pre-produzione breve. Lo scenografo designato per quest'incarico è stato Qwen Paterson, che come è accaduto per The Matrix ha fatto un lavoro incredibile, in così poco tempo. Si era capito subito che non si sarebbe potuto girare a Londra, per mancanza di tempo e spazio negli studi sufficiente: è stato fatto un vero e proprio tour per l'Europa, e la scelta è caduta su Berlino. Berlino è stato il posto giusto dove girare V Per Vendetta, e come dice Natalie Portman "c'è una grande storia cinematografica in quella città e una non tanto grande storia cinematografica, perchè Berlino è dove venivano girati molti film di propaganda per Hitler". E l'attrice aggiunge:"in questa città hanno sopportato tanti regimi oppressivi; Berlino è densa di storia, così è come se si desse più peso al film stesso". Il set più grande è la Shadow Gallery (Galleria dell'Ombra), che è il luogo dove vive V. Non sappiamo bene dove si trovi questo posto, sappiamo solo che si trova sotto Londra, magari possiamo supporre sotto il Parlamento o il Vecchio Bailey. 19 La Shadow Gallery è come un asso di fiori ingrandito; tutto dipende dal centro: la cucina, lo studio, il guardaroba, eccetera. In pratica si tratta di un misto fra una cripta e un sotterraneo, e nella Shadow Gallery l'arte è custodita in un labirinto di gallerie, e le opere artistiche sono molteplici, da Picasso a Turner, fino all' arte moderna. Il film di McTeigue crea un precedente significativo nella cinematografia mooriana. È senza dubbio un prodotto riuscito ed autonomo, perfino emozionante in alcune parti, soprattutto nella prima metà, in cui viene presentato l’universo de i personaggi , come il dilemma interiore e personale di Evey Hammond, la protetta del vendicatore a cui Natalie Portman presta un volto delizioso, magari pure troppo. 20 Le scelte di casting sono senz’altro azzeccate, come la difficile prova di Hugo Weaving, che dà fondo a tutto il suo background teatrale per riuscire a fornire espressione ad un personaggio che non ne possiede più una. 21 E il grande in tutti i sensi John Hurt, che recita praticamente sempre proiettando il proprio volto da Grande Fratello di 1894 di Orwell su tutta l’Inghilterra, saltando così dall’altra parte di un’ideale barricata. Menzione anche per il viso da segugio triste di Stephen Rea, l’Ispettore Capo Finch. 22 Il respiro, il battito del film è quello giusto, malgrado i tempi siano decisamente oltre il canonico (132 minuti), e la Londra del 2020 è un efficace insieme di grigi e architetture funeree. Limite del film è invece forse una eccessiva stilizzazione della dialettica, suggerita per immagini e situazioni, col risultato di trasformare la vicenda rivoluzionaria in una parabola. Le persone sembrano troppo facilmente svegliate dall’attività destabilizzante di V, come in un meccanismo ad orologeria prestabilito. Nella storia originale la rivoluzione arrivava al termine di un tormentato e bellissimo rapporto del vendicatore con il popolo, fatto di apparizioni fantasmatiche e di vere e proprie arringhe, qui completamente tagliate fuori dallo script. Peccato. Forse il punto più debole di tutta l’architettura è, paradossalmente, proprio il fatto che sia stata partorita dalle menti di due registi che hanno in buona parte riformato il cinema d’azione. V Per Vendetta non è un action movie, né sarebbe mai potuto esserlo. Il combattimento finale non è impreziosito dalla tecnica del bullet time, anzi, la scena stona nella sua pretesa hi tech, risulta accademica in senso deteriore, sembra quasi un tradimento allo stesso modo dell'amore del protagonista per i vecchi film di spadaccini. 23 2 - Dalla Striscia al Film: Come E’ Nato il Fumetto di V Per Vendetta Come già detto V Per Vendetta si basa su un romanzo grafico che è stato creato nei primi anni 80' da Alan Moore e David Lloyd, ed è un’opera d'arte bellissima e unica, un vero capolavoro. E V Per Vendetta scritto dai fratelli Wachowski e girato da James McTeigue è un film unico e geniale, è una critica alla società che si inserisce proprio nel momento più giusto; nessuno ha mai visto prima d'ora un personaggio così. A prima vista V può sembrare bizzarro, con quei lunghi capelli, la buffa maschera e il cappello. Ma la sua istruzione, se così si può dire, è impressionante. Recita a memoria Shakespeare, Bacon, Marlowe e Goethe, e possiede un meraviglioso e piacevole uso del linguaggio. V: “Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni.” V Per Vendetta realizzato negli anni 80' da Moore e Lloyd è un romanzo grafico ampissimo e denso, ed ha alzato lo standard di tutto il mondo dei fumetti, e nella cultura americana li ha elevati in un posto diverso. Facciamo un passo indietro. E' importante dire che negli anni 50' non c'era molto nel mondo dei fumetti, a parte il classico supereroe, i fumetti tradizionali, che miravano al lettore medio, al teenager. Ma un limite di questi fumetti è che erano soggetti a molti pregiudizi, non avevano abbastanza credibilità; erano considerati infatti come roba da buttare appena finita la lettura, o considerati solamente roba da bambini. In quegli anni o gli anni indietro chi non riusciva ad illustrare sulle testate giornalistiche americane più importanti passava ai fumetti, ma senza dire agli altri che lavoro facevano: dicevano "lavoro nella pubblicità" o cose del genere. In pratica i fumetti americani degli anni 50' erano soggetti ad una certa oppressione da parte della società ed erano anche accusati di essere responsabili della delinquenza minorile, e di tutto ciò che non andava in America a quei tempi. Per sopravvivere a quest'oppressione gli editori crearono un'associazione, la Comics Magazine Association of America, che tramite una commissione leggeva e approvava o meno ogni opera fumettistica; l'approvazione era sancita grazie ad un piccolo timbro postale creato apposta per l’occasione. In altre parole un fumetto con un timbro di approvazione significava "questo fumetto è sicuro per i bambini"; ma dopo 25 anni dalla sua apparizione questo timbro di sicurezza non serviva quasi più a nulla. 24 Negli anni 70' i fumetti subiscono l'influenza dei viaggi interiori e psicadelici, anche nell'ambito del supereroe; invece negli anni 80' le cose si fanno più forti e tetre: finalmente i disegnatori di fumetti erano orgogliosi di ciò che facevano, e volevano provare a fare le cose più in grande. Per i disegnatori di fumetti l'unico modo di fare qualcosa di interessante nel fumetto classico era prendere un personaggio che non importava a nessuno e dire: "Sì, fai così, fai quello che vuoi, trasformalo in una rana, sì, fai quello che vuoi, tanto nessuno legge questa roba". E' incredibile che i personaggi più popolari ora sono tutti quelli che gli illustratori di fumetti prendevano più in giro, ma il caso di Superman, forse il personaggio dei fumetti più popolare, è diverso dagli altri personaggi. E per spiegare meglio questo faccio ricorso ad una sequenza di dialogo del film di Quentin Tarantino "Kill Bill Vol. 2". "Bill: “Come sai, io sono un grande appassionato di fumetti, soprattutto di quelli sui supereroi. Trovo che tutta la filosofia che circonda i supereroi sia affascinante. Prendi il mio supereroe preferito, Superman. Non un grandissimo fumetto, la sua grafica è mediocre. Ma la filosofia, la filosofia non è soltanto eccelsa. L’elemento fondamentale della filosofia dei supereroi è che abbiamo il supereroe e il suo alter-ego. Batman è di fatto Bruce Wayne, l’Uomo Ragno è di fatto Peter Paker. Quando quel personaggio si sveglia al mattino è Peter Parker, deve mettersi un costume per diventare l’Uomo Ragno, ed è questa caratteristica che fa di Superman l’unico nel suo genere. Superman non diventa Superman, è nato Superman. Quando Superman si sveglia al mattino è Superman. Il suo alter-ego è Clark Kent. Quella tuta con la grande esse rossa è la coperta che l’avvolgeva da bambino quando i Kent lo trovarono, sono quelli i suoi vestiti. Quello che indossa come Kent, gli occhiali, l’abito da lavoro, quello è il suo costume, è il costume che Superman indossa per mimetizzarsi fra noi. Clark Kent è il modo in cui Superman ci vede, e quali sono le caratteristiche di Clark Kentt? Debole, non crede in sé stesso, ed è un vigliacco. Clark Kent rappresenta la critica di Superman alla razza umana.” I fumetti inglesi dei primi anni Ottanta non erano incentrati sui supereroi, diversamente da quelli americani, che erano unicamente su questi personaggi particolari. Era un periodo incredibilmente fertile, esplorativo, era un periodo unico con un'ondata di nuovi talenti che travolgeva il vecchio mondo tradizionale dei Comics. Certe cose, come il caso di V Per Vendetta, venivano pubblicate da compagnie minori molto fragili. David Lloyd lavorava alla divisione inglese della Marvel Comics, con un redattore chiamato Dez Skinn; Dez poi lasciò la Marvel e fondò la sua rivista, "Warrior". Chiese a Lloyd di fare qualcosa, e praticamente V è nato così. L'idea originale era che doveva scriverlo e disegnarlo lui, ma un tizio chiamato Alan Moore, lavorava alla Warrior a quel tempo. 25 Soltanto dopo che Alan Moore è entrato nel mondo dei fumetti inglesi i fumetti hanno iniziato a vedere una nuova svolta. Stava cambiando qualcosa, ed era un cambiamento importante, un taglio col passato. Il lavoro di Moore è stato uno dei più importanti e creativi, fatto ben al di fuori dallo stile tradizionale; è stata una delle prime persone a dire:"beh, se devo scrivere dei fumetti li scriverò per me e per i lettori come me, e non c'è nessuna ragione per cui debbano essere un medium per bambini". Alan Moore scriveva proprio come se fossero autentici romanzi, un suo fumetto è come un arazzo di linee molto interessanti, con molteplici ramificazioni con lo scopo di sviluppare i personaggi, e di presentare il loro carattere: V è unico nel suo genere, è molto profondo, proprio nel suo descrivere in modo esauriente i caratteri dei personaggi. Non è mai successo prima a un personaggio dei fumetti. Il carattere di un personaggio si presenta ai lettori o spettatori attraverso un'immagine particolare, un'azione, uno sguardo, una scelta. E V in questo senso va in profondità, scava e colpisce nel segno. 26 Va però detto che gli scrittori di fumetti inglesi di quel tempo erano molto politicizzati, e questa loro tendenza si stava facendo strada nelle storie di fantascienza, e il punto era che non si voleva far qualcosa ambientato in un mondo del passato. Da qui la brillante idea di ambientare V Per Vendetta in un'Inghilterra del futuro. Tutta la filosofia che c'è dietro V e il suo mondo è in parte stimolata dall'età politica di Margaret Thatcher, in quanto era un governo ultraconservativo, con l'imposizione di linee politiche molto rigide e pesanti su tutti. Il fumetto di V Per Vendetta è un thriller politico, ma nonostante questo si tratta sempre di un fumetto con un supereroe. V è un supereroe. E' un supereroe aberrante, anomalo nel suo genere, non ha i tratti del supereroe tradizionale; ma comunque rimane tale. All'inizio, l'idea originale era che doveva trattarsi di una specie di guerriglia urbana, ma Alan Moore voleva qualcosa di più teatrale: a quel punto ecco l'idea di Guy Fawkes. Guy Fawkes infatti era uno dei primi anarchici e sabotatori. 27 a - Sin City Il lavoro di Moore e Lloyd ha assolutamente uno stile noir, e questo si collega benissimo ad un altro "fumetto proiettato nel cinema". Negli anni 90' spicca infatti un altro esempio di fumetto particolare e degno di nota è "Sin City" di Frank Miller, portato sullo schermo da Robert Rodriguez e lo stesso Frank Miller, con la partecipazione di Quentin Tarantino. Il film si compone di tre storie o macrosequenze, più un iniziale prologo, importante perchè ci immette subito nel mondo di Sin City. Le tre storie sono collegate grazie al personaggio di Shelley, una cameriera che lavora in un locale della “Città del Peccato”. 28 E' stato il grande evento cinematografico del 2005, è un film straordinario, ha un cast fantastico perchè gli attori scelti sembrano davvero i personaggi a cui Frank Miller ha dato vita per interpretare i suoi fumetti, un film unico, perchè realizzato con una tecnica che lo rende "fumettistico" come nessun altro: gli sfondi che sembrano quelli delle vignette, i giochi di bianchi e neri, di luce/ombra e dei contrasti che sembrano proprio quelli di Miller, l'uso dei colori per sottolineare ed evidenziare degli elementi importanti e significativi. In pratica, un'esperienza unica, speciale. Rodriguez ha avuto la grande intuizione di infondere il cinema nei fumetti, e non trasformare Sin City in un film, che non avrebbe reso le stesse atmosfere e che sarebbe stato terribile. 29 30 In fondo il cinema e il fumetto sono simili: le vignette e i fotogrammi sono istantanee di movimento. Sin City è un ambiente da film noir, e la grande caratteristica peculiare di Frank Miller è che ha creato un vero universo, dove ha messo tutta la violenza e la crudeltà che voleva, e allo stesso tempo un umorismo macabro, una comicità criptica e raccapricciante. Non sono soltanto le storie, i personaggi, la città: questi fumetti hanno un'aura leggendaria. Ma è stato duro convincere Frank Miller, perchè era riluttante a cedere a qualcuno la sua creatura. Al primo incontro Robert Rodriguez è arrivato col suo portatile, e aveva già fatto dei provini di come voleva riprendere gli attori, e di come impostare la scenografia. Il punto centrale e rilevante è: Rodriguez non ha voluto fare Sin City di Robert Rodriguez, ma Sin City di Frank Miller. 31 Rodriguez ha proposto a Miller: "Ti va di andare in Texas a fare un esperimento di un giorno? Vediamo come viene, alla peggio facciamo un corto e ci salutiamo lì. O accetti di fare il film". Quel giorno deciso, in dieci ore Rodriguez ha girato una storia di Miller di tre pagine, e in quel cosiddetto esperimento hanno recitato due ottimi attori; la qualità era così alta che si è deciso di includerlo nel film. < “Trema nel vento come l'ultima foglia di un albero morente. Lascio che senta i miei passi. Si irrigidisce, solo un attim.” > 32 “Ti va di fumare?” “Sì, ne prendo una. Quella folla ti annoia quanto me?” “Non sono qua per il party. Sono qua per te. Ti osservo da giorni. Sei tutto ciò che un uomo può volere. Non solo per il tuo viso, il tuo... corpo, o la tua voce. Sono i tuoi occhi. Tutte le cose che vedo nei tuoi occhi.” “Che cosa vedi nei miei occhi?” “Vedo una calma innaturale. Sei stanca di scappare. Sei pronta ad affrontare quello che devi, ma non vuoi affrontarlo da sola.” 33 Per le vie di Sin City non c'è speranza. E come dice Marv, puoi veramente trovare di tutto, se imbocchi il vicolo giusto. In questo capolavoro di Frank Miller, che ha inventato un genere, ci sono orrori metropolitani, atmosfere inquietanti, drammi psicologici. Frank Miller ha ideato, scritto e disegnato la saga del "Romanzo Grafico" Sin City come già detto negli anni 90, e in parte è stato trasposto sullo schermo, ed è stato il successo del 2005, ma si è in attesa di un sequel. Grazie a Miller si è potuto assistere ad una vera e propria rivoluzione grafica e di contenuti, che ha influenzato gli altri autori: imitazioni, ispirazioni ed omaggi si sprecano. Miller è l'artista delle rivoluzioni: nel 1986 il fumetto supereroistico era morente, in quanto l'Uomo Ragno era finito in mano ad autori incapaci ed irrispettosi, ed aveva preso lo spirito irriverente da soap opera; Superman era diventato così invincibile da dover obbligare l'editore a ridurre i suoi poteri; e non è che gli altri come i Fantastici 4 o Flash stessero molto meglio. Arrivò allora "Il Cavaliere Oscuro" e fu il Rinascimento dei Comics. 34 Il Cavaliere Oscuro era Batman nella sua interpretazione definitiva: The Dark Knight Returns. Batman, del quale Miller non aveva riscritto le origini, ma narrato un'eccellente storia alternativa, nella quale Bruce Wayne, invecchiato e deluso, lottava addirittura contro il sistema. Fu una grande scossa. Gli eroi tornarono umani, anzi miserabili, tormentati, oscuri. E furono scritte altre grandi storie. Passato alla Dark Horse, una casa editrice "indipendente", e dunque non obbligata ad auto-regolamentare le sue tematiche, Miller si sentì finalmente libero da schemi e restrizioni di ogni genere. E decise di raccontare la storia che aveva in mente da tempo: un giallo iperviolento denso di atmosfere oscure, senza alcuna limitazione morale. Da quel giorno il fumetto scoprì nuovi confini e non fu più lo stesso; Sin sta per BASIN che in inglese significa "Peccato", la Città del Peccato appunto. L’ambientazione di Sin City è il simbolo delle città americane senza legge, corrotte, dove comandano vizio, prostituzione e illegalità, scenario ideale per raccontare tragedia e miseria umana. Il protagonista è Marv, energumeno all'inseguimento di chi ha ucciso la ragazza che poco prima gli ha regalato uno dei rari momenti felici della sua vita. Andrà incontro a sorprese inquietanti, e si troverà ad affrontare una fauna di personaggi e situazioni agghiaccianti. Perchè la vera protagonista del fumetto è la città stessa con la sua atmosfera dannata oltre ad ogni limite. Che Sin City sia in Bianco e Nero non è un caso né un vezzo d'autore. Bianco e nero si incontrano e si rincorrono per definire figure e sagome soltanto in apparenza senza contorni: in realtà, sono simbolo del contrasto tra luce e oscurità, parte necessaria della narrazione. Sin City non avrebbe potuto essere a colori. Per molti versi Sin City è un sogno che diventa realtà. 35 b - Matrix Comics Dopo il 2003, e precisamente il 23 marzo, con l'uscita nelle sale cinematografiche del mondo di Matrix: Reloaded, si ha un cambiamento nel mondo dei comics, nel mondo di un medium che finora era considerato dai più limitato. Da quel momento il fumetto non è più inteso come una volta: si va oltre, si entra nel pensiero e nella coscienza del lettore. "Matrix non è un film facile da spiegare, dentro c'è un universo d'inaspettata complessità. E' una pellicola fatta d'idee e le stesse idee sono presenti in una serie di storie a fumetti ispirate al mondo del film". Larry ed Andy Wachowski Il lancio del secondo capitolo della saga cinematografica di Matrix è stato un vero e proprio evento mediatico: contemporaneamente alla proiezione di Matrix: Reloaded sono stati commercializzati, il videogioco Enter the Matrix, gli episodi animati di Animatrix e le storie a fumetti dei Matrix Comics. Quando i fratelli Wachowski hanno creato il visionario racconto che ha sbalordito mezzo mondo forse non si aspettavano tanto. E' stato invece molto semplice scegliere cosa fare dell'universo nato ispirandosi ad anime giapponesi come Akira e Ghost in the Shell, ai fumetti di Geof Darrow ed ai romanzi di fantascienza di William Gibson, Philip K. Dick e Lewis Carroll. Come è stato fatto in Animatrix dove alcuni dei più grandi maestri dell'animazione orientale hanno raccontato storie di personaggi ambientate nello stesso universo di Neo e Trinity, nella collana Matrix Comics alcuni grandi del fumetto americano si sono esercitati ampliando le nostre conoscenze dell'universo della matrice. Protagonisti dei fumetti non sono gli stessi personaggi della pellicola: sono individui le cui avventure potrebbero contenere elementi illuminanti, intuitivi e rivelanti, rispetto alla sceneggiatura dei tre film. I comics diffusi gratuitamente in internet sono stati recentemente raccolti in volumi che ripresentano una summa del matrix-pensiero. Le storie sono articolate, complete, avvincenti, ben disegnate e ben sceneggiate, e coinvolgono con le stesse suggestioni presenti nella pellicola. Tra gli episodi del primo volume spiccano: "The Miller's Tale" di Paul Chadwick, "Bits & Pieces of Information" di Larry ed Andy Wachowski e Geoff Darrow, "Sweating the Small Stuff" di Bill Sienkiewicz, "Goliath" di Neil Gaiman e "Butterfly" di Dave Gibbons. 36 3 - La Storia Dietro La Storia: Guy Fawkes Nell'immaginario inglese Guy Fawkes era un terrorista cattolico che aveva tentato di far esplodere il Parlamento e ogni 5 di Novembre, dato che aveva fallito nel suo intento, la sua effige viene bruciata. Remember, remember, the 5th of November the gun powder treason and plot I know of no reason why the gunpowder treason should ever be forgot (Ricorda per sempre il 5 Novembre il giorno della congiura delle polveri contro il Parlamento Non vedo perché di questo complotto Nel tempo il ricordo andrebbe interrotto) La congiura delle polveri è avvenuta nel 1605; i cattolici erano molto oppressi in Inghilterra in quel momento storico. Elisabetta salì al trono nel 1558 e governò per quasi 45 anni, e a quel tempo il suo rapporto con i cattolici inglesi era cambiato. La stessa Elisabetta sa che sta vivendo e governando in un Europa divisa tra cattolici e protestanti, in cui le potenze cattoliche e protestanti sono in guerra, quindi cerca di accomodare più gruppi religiosi differenti possibili. Ciò che causò le vere problematiche fu il fatto che il Papa nel 1570 scomunicò Elisabetta, e dichiarò che i cattolici non sono più tenuti ad obbedire. Così Elisabetta perseguitò i cattolici con le Recusancy Laws (“Leggi contro i Dissidenti”), e così cominciò ad impossessarsi delle loro terre. Erano leggi che invocavano la punizione per coloro che non presenziavano le funzioni religiose della Chiesa Protestante d'Inghilterra; tutti in Inghilterra a quel tempo sono preoccupati dal fatto che la regina non sia sposata: la prima regola di quasi ogni sovrano è di assicurarsi una successione. Senza successione non puoi essere sicuro di ciò che accadrà in futuro In un certo senso, lei non guarda oltre l'arco di tempo della sua vita. Infatti, nomina suo successore Giacomo VI di Scozia soltanto sul letto di morte. Giacomo VI di Scozia era ovviamente un protestante, ma era anche il figlio della cattolica Maria, regina di Scozia. Come tale, poteva presentarsi come il modello che soddisfava tutti. I cattolici in Inghilterra, disperati, speravano in un po' di tregua da parte di Giacomo, e si fecero delle aspettative su qualche rassicurazione che egli diede ai loro rappresentanti nel 1603. La comunità cattolica crede che Giacomo diventerà re d'Inghilterra e concorderà la tolleranza per tutti, e tutto sarà meglio di come era al tempo di Elisabetta. Le cose cambiano in una certa misura quando Giacomo sale al trono: sospende le Recusancy Laws ma poi Giacomo e il suo governo si riunirono per risolvere le loro priorità, in quanto devono capire dov'è situata la base del loro sostegno, e difatti è collocata nell'establishment protestante. Dichiara che le Recusancy Laws sono valide e verranno applicate. La gente deve adeguarsi completamente; solo una strettissima minoranza si vuole ribellare contro queste direttive. Si potrebbe dire che sono fanatici. 37 Una volta che una legge è stata creata dal Parlamento e sottoscritta dal sovrano, la gente tende ad obbedire. Perciò, se si vogliono cambiare le cose, bisogna cambiare la linea politica stessa, e questo è anche molto attuale. Il che significa che bisogna cambiare la gente che fa quella determinata politica. E il modo per farlo è cambiare il governo. La congiura delle polveri dovrebbe essere chiamata Congiura di Catesby, perchè fu lui, Robert Catesby, un nobile del Warwickshire, ad idearla, fu lui che riunì gli altri coinvolti. La congiura rappresenta la sua visione. Pare che Catesby fosse una persona molto carismatica; era molto intelligente. Ed era anche un uomo molto devoto al cattolicesimo. Catesby non spera di sovvertire Giacomo: è animato da qualcosa di più fondamentale, è motivato da un desiderio di vendetta. Vendetta contro uno stato che ha deluso lui e tutta la sua famiglia nel corso dei decenni: lui è la persona che è dietro la scelta di Guy Fawkes. Importante è sapere che dovevano agire con tempestività, perchè se non agivano a quel punto non sarebbero mai più riusciti ad ottenere un'Inghilterra cattolica. Il piano di Catesby era molto semplice. Era di inscenare un colpo di stato militare, e il primo obiettivo era la distruzione della Casa dei Lord all'inaugurazione del Parlamento. Tutti coloro che contavano nell'Inghilterra di Giacomo sarebbero stati presenti: il re, la regina, il figlio maggiore del re, i nobili, i vescovi, i signori delle contee. Molti inglesi cattolici negli ultimi 15 anni a causa delle Recusancy Laws e della persecuzione imposta da Elisabetta fuggirono in esilio nel resto dell’Europa, per andare a combattere per la bandiera del re di Spagna. Guy Fawkes era uno di loro. Fawkes viene coinvolto dalla spalla di Robert Catesby, Thomas Wintour, che gli riferì che si stava pianificando qualcosa in Inghilterra e se avesse voluto parteciparvi. Fawkes accettò. 38 Inizialmente l’idea dei cospiratori era di scavare un tunnel sotto Westminster e per questo scopo avevano affittato una casa adiacente alla Casa dei Lord. Ma sfortunatamente scoprirono che scavare lì era difficile: le fondamenta medievali di Westminster erano molto, molto spesse. Ma la fortuna si volse a loro favore. Una cantina collocata direttamente sotto la Casa dei Lord stava per essere sgombrata, e decisero che qui avrebbero accatastato la polvere da sparo. Questo era il compito di Guy Fawkes, che doveva fingere di essere il servo dell'uomo che l'aveva presa in affitto. Ma la congiura era stata spifferata con una lettera anonima d'avvertimento e un nobile cattolico, Lord Monteagle portò immediatamente la lettera alla corte. La sera del 4 novembre perquisirono le cantine del Parlamento, e scoprirono Guy Fawkes lì ad aspettare che il Parlamento si riunisse il giorno seguente, pronto a dar fuoco alla polvere da sparo e a far esplodere l’edificio. Venne catturato, interrogato e rinchiuso nella Torre di Londra. Alla fine, il 7 novembre cedette e cominciò a rivelare i nomi di quelli che erano coinvolti assieme a lui. Quelli che vennero catturati vennero riportati nella Torre di Londra; vennero processati e giustiziati. I britannici il 5 novembre, la data del tentativo di far esplodere il Parlamento, festeggiano bruciando l'effige di Guy Fawkes in un enorme falò sparando fuochi d'artificio, questa è la cosiddetta Notte dei Fuochi d'Artificio o Notte di Guy Fawkes. E i bambini per tradizione fanno il loro Guy con federe e fuscelli di paglia, o qualsiasi cosa si trovi in casa, e lo portano in giro gridando "un penny per Guy!" : gli adulti ti danno dei soldi, e con quelli compri i fuochi d'artificio. 39 40 Nel nord dell’Irlanda ci sono manifesti che dicono: "Guy Fawkes: l'unico uomo che entrò nel Parlamento con intenzioni oneste". Non si parla mai di ciò che sarebbe successo se avessero fatto esplodere il Parlamento perchè moltissima gente adesso ha una visione distorta del vero significato di quell'evento, e questo vale purtroppo per gran parte di molte celebrazioni. Se la lettera di Monteagle non fosse stata recapitata alla corte quasi sicuramente ci sarebbero riusciti. Ma con ogni probabilità non sarebbe cambiato molto, a parte il fatto che l'Inghilterra avrebbe dovuto trovare un nuovo re. Probabilmente l'Inghilterra protestante si sarebbe sollevata, ci sarebbe stata una sanguinosa guerra civile, e i cospiratori forse sarebbero stati sconfitti. Quello che si sottovaluta sono i tanti misteri che ancora oggi avvolgono la congiura, perchè la gente come Catesby è morta senza conoscere una confessione, senza mai fornire le prove. Ancora tutta la congiura delle polveri è avvolta nel mistero, poiché gran parte delle ragioni e delle motivazioni non si conoscono o non sono ben chiare. 41 Esecuzione di Guy Fawkes 42 4 - Tematiche a Confronto e Similitudini a - Introduzione V: “C'è molto più della carne dietro questa maschera. C'è un'idea, e le idee sono a prova di proiettile.” La libertà è sicuramente il tema centrale del film scritto dai fratelli Wachowski, e in V Per Vendetta la scena chiave è Evey sotto la pioggia, scena che trasmette un forte senso di libertà. 43 Evey ad un certo punto del film subisce una lunga prigionia, e prima di entrare in quella che sarà a lungo la sua cella le viene rasata la testa: dopo tante stravaganti pettinature esibite in Star Wars Natalie Portman si "denuda" senza perdere il suo grande fascino. 44 45 E' inevitabile qui un riferimento ad altre donne del cinema con la testa rasata: ricordiamo all'istante la leggendaria Sigourney Weaver, che in Alien3 diretto da David Fincher interpreta ancora una volta i panni del Tenente Ellen Ripley, personaggio della famosa saga di Alien, che nell’ex colonia carceraria del pianeta Fiorina 161 si rapa coraggiosamente a zero. 46 47 Menzioniamo poi la bravissima e sorprendente Samantha Morton, che in Minority Report di Steven Spielberg interpreta Agatha, uno dei tre PreCog; Demi Moore, che in Soldato Jane è nei panni di una donna capace di sopravvivere al micidiale addestramento dei Navy Seals. 48 Vorrei soffermarmi ancora sul personaggio di Ellen Ripley. Ripley è bella, acuta ed intelligente. E' una donna forte, non è fragile, e non instaura legami amorosi; ha grande carisma e non perde mai il controllo della situazione: agisce sempre come un vero capo, prendendo decisioni importanti, anche se rischiose per lei e per gli altri. In pratica le caratteristiche di un uomo sono trasferite in questo meraviglioso personaggio, in cui non c'è la presenza di alcun elemento della donna del cinema classico, e questo è importante, perchè segna una rottura col passato. Questo personaggio è stupendo, straordinario, così perfetto nei dettagli e verosimile nella gestualità da sembrare a tal punto reale. In alcuni aspetti Ripley è l’opposto di Evey Hammond. 49 b - The Matrix Il tema della libertà è un aspetto cruciale anche del film Matrix, e questo tema va di pari passo col tema della "simulazione", cioè dell'inganno. Nel film dei fratelli Wachowski del 1999 la realtà che forma le vite di milioni di esseri umani non è reale. Il mondo che sembra a molte persone reale è invece una simulazione creata al computer, ma quasi nessuno la conosce. Nella realtà gli esseri umani galleggiano in un liquido all’interno di macchine, con tubi collegati a loro in un mondo grottesco post-apocalittico, dove il sole è stato cancellato . Per la media delle persone, naturalmente, sembra essere il normale mondo del 1999 . Sebbene alcuni dettagli della storia rimangano nascosti, è parte essenziale di The Matrix che a noi venga fornito un resoconto di tutto ciò che è accaduto: c’era una battaglia tra esseri umani e macchine la cui capacità cognitiva superò la loro; in un tentativo disperato di vincere, gli esseri umani esclusero la luce del sole oscurando il cielo, in modo da privare le macchine della loro fonte di potere. Nonostante questa tattica estrema, gli umani vennero sconfitti, furono ridotti in schiavitù e sono ora “coltivati” per fornire energia alle macchine . Le macchine ridussero l’aspetto della vita normale degli esseri umani del 1999 ad una “comunità virtuale” generata al computer, allo scopo di tenerli docili e addormentati, così che loro e i loro figli potessero essere usati come batterie viventi. Mentre gli umani sembrano condurre una vita normale, le loro menti sono radicalmente ingannate e i loro corpi sfruttati. 50 51 The Matrix offre una buona risorsa per illustrare le idee filosofiche. Molti film hanno tematiche sulle quali si può filosofare, o che servono come utili illustrazioni di ideologie filosofiche, ma il film dei Wachowski offre più che questo. Appartiene a quella speciale classe di film con intenti filosofici, ma è unico perchè accomuna moltissime diverse filosofie, anche di varie culture. Come detto la libertà è un tema filosofico molto importante in The Matrix, ed è accennata in vari punti del film, ed è anche molto importante il fatto che qualcuno abbia fatto qualcosa liberamente; per spiegare questo era importante per esempio che Neo scegliesse liberamente la pillola rossa, e non la blu-azzurra. Script originale: Morpheus : “This is your last chance. After this, there is no turning back.... .You take the blue pill, the story ends. You wake up and belive...whatever you want to believe. You take the red pill… you stay in wonderland... and I show you just how deep the rabbit hole goes. Remember... all I'm offering you is the truth: nothing more.” Script italiano: Morpheus: “E’ la tua ultima occasione; se rinunci non ne avrai altre... Pillola azzurra: fine della storia, domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai Pillola rossa: resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità... ricordalo, niente di più.” 52 53 Ho analizzato a fondo il film The Matrix e il rispettivo script-sceneggiatura. Ho individuato vari punti-chiave dove è disseminato e accennato il concetto di libertà, che elenco: 9 1) La liberazione di Neo dopo che Morpheus e il suo equipaggio hanno individuato la sua posizione. 9 2) Quando Morpheus racconta a Neo la creazione di Matrix e della liberazione dei primi di loro. Script originale: Morpheus : “When the Matrix was first built, there was a man born inside who had the ability to change whatever he wanted, to remake the Matrix as he saw fit. It was he who freed the first of us.” Script italiano: Morpheus: “Quando Matrix era in costruzione c'era un uomo nato al suo interno, che aveva la capacità di fare, di cambiare quello che voleva, di reimpostare Matrix a suo piacimento, fu lui che riuscì a liberare i primi di noi.” 9 3) La verità insegnata dall’uomo nato all’interno di Matrix ai primi liberati. Script originale: Morpheus: “As long as the Matrix exists, the human race will never be free.” Script italiano: Morpheus: “Fin tanto che Matrix esisterà la razza umana non sarà libera.” 54 9 4) La profezia. Script originale: Morpheus: “After he died, the Oracle prophesied his return, and that his coming would hail the destruction of the Matrix, end the war, bring freedom to our people.” Script italiano: Morpheus: “Dopo la sua morte, l'Oracolo profetizzo il suo ritorno che avrebbe preannunciato la distruzione di Matrix, la fine della guerra, e la liberazione del nostro popolo.” 9 5) Tank parla a Neo di Zion. Script originale: Tank: “Holes? Nope. Me and my brother Dozer, we're both one hundred percent pure, old fashioned home-grown human, born free!” Script italiano: Tank: “Buchi? oh no, io e mio fratello Dozer siamo puri al 100%, esseri umani vecchia maniera, generati e cresciuti liberi qui, nel mondo reale, genuini figli di Zion.” 55 9 6) Trinity mentre discute con Cypher, e cerca di farlo ragionare. Script originale: Cypher: “He lied to us, Trinity. He tricked us.” Trinity: “That's not true Cypher, he set us free.” Script italiano Cypher: “Ci aveva preso in giro Trinity, ci aveva ingannati.” Trinity: “Non è vero Cypher, lui ci ha liberati tutti.” 9 7) L’Agente Smith mentre parla a Morpheus. Qui c’è un tema che a mio avviso è importantissimo, su cui vale la pena riflettere: il concetto di libertà vale anche per le macchine? Script originale: Agent Smith: “I must get out of here. I must get free.” Script italiano: Agente Smith: “io me ne devo andare di qui, devo essere libero.” In Matrix gli umani che vivono sotto terra, "in profondità, vicino al centro della terra dove c'è ancora calore" hanno solo un'illusione di libertà. Si illudono di essere liberi, perchè come dice ragionevolmente Morpheus: “Fin tanto che Matrix esisterà la razza umana non sarà libera.” 56 57 c - Valerie, “la Ragazza di Nottingham” Come detto la tematica principale di V Per Vendetta, è la libertà, e la sua grande importanza si esprime a pieno nelle frasi di Valerie, la ragazza di Nottingham che stava nella cella accanto a V. Forse al giorno d'oggi si sottovaluta il valore della libertà, poiché ne siamo talmente assuefatti che ci accorgiamo del valore di una cosa o di una persona solo quando la perdiamo o non possiamo più averla. Valerie: “Noi svendiamo la nostra onestà molto facilmente, ma in realtà è l'unica cosa che abbiamo. E' il nostro ultimo piccolo spazio. All'interno di quel centimetro siamo liberi. Tutto di me finirà. Tutto. Tranne quell'ultimo centimetro. Un centimetro è piccolo, ed è fragile. Ma è l'unica cosa al mondo che valga la pena di avere. Non dobbiamo mai perderlo. O svenderlo. Non dobbiamo permettere che ce lo rubino. Spero che chiunque tu sia, almeno tu, possa fuggire da questo posto. Spero che il mondo cambi, e le cose vadano meglio. Ma quello che spero più di ogni altra cosa è che tu capisca cosa intendo quando dico che anche se non ti conosco, anche se non ti conoscerò mai, anche se non riderò, e non piangerò, con te, e non ti bacerò, mai, io ti amo. Dal più profondo del cuore, io ti amo.” 58 d - The Village In The Village di Shyamalan ci sono cose difficili da comprendere a prima vista, vari livelli di comprensione. Il primo livello è la storia scarna che tutti possono intendere anche passivamente; tutti – o meglio la maggior parte - si attendeva, dopo aver visto il trailer, un film horror. Ma conoscendo ormai bene M. Night Shyamalan, la sua estetica e il suo modo di lavorare, sapevo che non era così. 59 Ambientato nel Nordamerica dell’Ottocento, questa pellicola di M. Night Shyamalan può assumere un sapore quasi antico, dato non certo dai luoghi presentati nel film, ma dall’atmosfera e la capacità di far suscitare nello spettatore un senso d’ inquietudine interiore senza dover ricorrere a effetti speciali, biechi squartamenti o le classiche maschere d’orrore. 60 61 M. Night Shyamalan ha scelto di ambientare questo film nell'Ottocento perchè a quel tempo esisteva ancora l'innocenza, e ci si aiutava l'un l'altro; ma non è solo questo a rendere unico The Village: al talento del grande regista d’origine indiana, vanno uniti anche i caratteri dei personaggi. La cecità della protagonista Ivy Walker (Bryce Dallas Howard), può essere paragonata in un certo qual modo alla cecità dello spettatore. 62 Ma andando al di là dell’aspetto tecnico, la trama o gli effetti speciali, non va trascurato un importante aspetto del film, ovvero l’amore tra Ivy e Lucius Hunt. Da questo punto di vista, la cecità di Ivy “sparisce”, ed è come se la presenza di Lucius illuminasse il buio intorno a lei, e il “suo colore”, “l’amare senza vedere”, penso siano particolari che vanno al di là del film e soprattutto che non vadano sottovalutati. Un discorso analogo possiamo farlo per V Per Vendetta: possiamo definire in un certo qual modo Evey Hammond (Natalie Portman), la Ivy Walker della Londra del 2020. Come per la Walker, ai più attenti e non, sarà sicuramente saltato agli occhi l’amore tra Evey e V, e come nel caso dell’’horror (se così vogliamo definirlo) The Village, anche per lei è un “amare senza vedere”: la protagonista non scorge mai il volto di V così come Ivy Walker non scorge la presenza fisica di Lucius, ma entrambe sentono e avvertono un qualcosa che va al di là della fisicità e delle spiegazioni razionali, che a questo punto si rivelano futili. Evey non è innamorata di V per come è esteriormente, non avendolo mai visto, ma è innamorata di lui per come è dentro, un amore metafisico , che va oltre la fisicità, stesso discorso per Ivy: Non sono i passi, il respiro a segnalare alla giovane protagonista la presenza del suo amato, bensì il suo colore, “è l’unica cosa che riesco a vedere nell’oscurità”. Ivy è certamente in assonanza con Evey, e tutt'e due, soprattutto Ivy per la sua cecità, riesce ad andare oltre alle persone, a capirle perfettamente, e così fa Evey in V Per Vendetta. Di primo acchito questi due film possono sembrare molto diversi ma in realtà hanno parecchi punti in comune, cose che vanno al di là dell’apparenza e si soffermano sul profondo, su ciò che non salta subito agli occhi, così come hanno anche un tema comune che va colto durante il film: l’amore. Evey: “Non si può baciare un idea, non puoi toccarla, né abbracciarla. Le idee non sanguinano! No provano dolore. Le idee non amano. Non è di un’idea che sento la mancanza, ma di un uomo. Un uomo che mi ha riportato alla mente il 5 di Novembre. Un uomo che non dimenticherò mai.” 63 Con questa frase in apertura di film Evey sottolinea il fortissimo sentimento di amore che prova nei confronti di V; infatti quelle parole, se interpretate nel modo giusto, non si riferiscono ad un'idea. V era l'idea stessa, e ne consegue che Evey avrebbe sì voluto baciare quest'uomo, toccarlo o abbracciarlo. Quest'uomo importantissimo per lei e che le ha cambiato la vita al contrario di un'idea può sanguinare e provare dolore. Può amare. Gli abitanti di The Village sono liberi da forme di prigionia e oppressione, rappresentate dal denaro o simili, e sono liberi da malvagità, violenza o soprattutto restrizioni, al contrario di ciò che accade nella Londra di V Per Vendetta. 64 Dopo The Sixth Sense, Unbreakable e Signs la particolare narrazione di Shyamalan si è affermata, soprattutto dopo The Village. The Village infatti è un film singolare, incomparabile e di rara bellezza per contenuti, unico nel suo genere. Capita raramente di vedere un film così. E' un film particolare, con strane coincidenze: quando si è cercato un luogo in cui non si potesse avvertire la presenza della modernità per poterlo girare, si è trovata un'estensione di 250 ettari, nella valle del Brandywine, tra la Pennsylvania e il Delaware. Ma sulla riva sinistra del Brandywine c'è la Contea, nella Terra di Mezzo di Tolkien. Singolare coincidenza. 65 La recitazione di Bryce Dallas Howard-Ivy Walker è sublime, allo stesso livello di quella di Joaquin Phoenix-Lucius Hunt, e di Adrien Brody-Noah Percy. La colonna sonora di James Newton Howard è meravigliosa e coinvolgente allo stesso tempo, e ci accompagna benissimo nel mondo dipinto e descritto dal grande artista Shyamalan. L'uso del violino, lo strumento del diavolo, non può che essere perfetto. Incantevole e triste allo stesso tempo. Con accordi che graffiano le emozioni in alcuni momenti significativi, o accordi dolcissimi e carichi di amore in altri. Le corde tese del violino di Hilary Hahn vanno in profondità, fino a toccarti il cuore, e riesce a farti pensare ai momenti più belli. Fa pensare ai ricordi che non svaniranno. Almeno quelli. Fa pensare a quando sei piccolo e il mondo è ancora un posto meraviglioso, perchè non esistono i problemi, il male e la paura. Fa pensare ad un posto incantato, nascosto e che solo voi conoscete. Dove siete soli con la persona che amate. Fa pensare al mondo perfetto che vorremmo. Fa pensare ad un mondo che non esiste. Quando Ivy per farsi forza ripete a sè stessa "Non è reale" si riferisce soprattutto a noi. A noi che andiamo a vedere il film. Ivy intende: "Il vostro mondo non può essere reale". Come infatti può essere reale un mondo dove ogni giorno la violenza la fa da padrona? Come può essere reale un mondo dove ogni giorno aumentano le persone che soffrono? Come può essere reale un mondo di egoisti, dove ognuno pensa a sé stesso? Come può essere reale? "It Is Not Real". The Village è un film più che mai sul nostro presente, un film sulla paura dell'altro, su quanto sia irrilevante erigere barriere e su quanto sia dannoso chiuderci in noi stessi. Come si può non amare questo film? Lo so, non tutti riescono a comprendere la bellezza delle cose, di certe cose. Gli esseri umani sono fatti così. Perchè le cose più belle e più importanti per noi, per la nostra vita, sono le più difficili da capire. "Non siamo creature onniscienti, e la nostra comprensione di questo mondo è al massimo parziale", come dice il filosofo Chalmers in un saggio che ho tradotto. Questo film, in alcuni punti, fa molta paura, molta di più che in altri film esplicitamente horror. 66 La forza del genio Shyamalan sta nel non mostrare affatto la parte cosiddetta "horror" o della paura. Come fanno altri registi, che usano tonnellate di sangue e infarciscono i loro film con scene di assoluta violenza. Shyamalan lascia che sia lo spettatore a crearsi questa particolare parte, questo sentimento, allo stesso modo del grandissimo Ridley Scott nel primo Alien, trasmettendogli solo pochi input grazie alle atmosfere inquietanti che crea,magari accentuandole, facendo vedere di sfuggita un alieno mentre scompare nel grano in "Signs" o come in questo caso mostrando coloro che suscitano una paura folle negli abitanti del Villaggio. Mostrando cioè "those we don't speak of". Coloro di cui non dobbiamo assolutamente parlare. O inquadrando l'angolo di un mantello rosso che guizza dietro un albero, o i segni insanguinati sulle porte. O facendo vedere dei fantasmi, spettri, mute, dolenti apparizioni dall'aldilà che sembrano implorare aiuto, al bambino che ha il dono di "vedere la gente morta" ne "The Sixth Sense". E' perfetto. Un quadro dannatamente perfetto. Ogni inquadratura, dialogo, suono, colore. Shymalan guida lo spettatore dove vuole lui, e lo guida piano piano nella scoperta del mistero che avvolge questa pellicola. E' importante sottolineare che nel film non si fa mai riferimento, non c'è un accenno alle famose tre regole: voglio dire che le tre regole non vengono ripetute nel film per lo spettatore. Perchè ormai chi andava al cinema a vedere The Village le conosceva benissimo. Le ha viste e lette sui manifesti, le ha sentite durante il trailer al cinema o in tv, o le ha sentite pronunciate da una bambina inquietante alla radio. Non è da sottovalutare questo punto, che penso non in molti hanno colto. E' la conferma che M. Night Shyamalan è davvero un genio. Sapeva che chiunque ormai avrebbe conosciuto - anche a memoria - le tre regole. / Nascondi l'infausto colore. Le attrae. // Non entrare nel bosco. E' li' che loro aspettano. /// Presta ascolto alla campana. Significa che stanno arrivando. 67 Ogni frase di The Village è significativa e profonda. Edward Walker: “E' un oscuro abisso che non volevo tu conoscessi.” E' una bellissima storia, dell’amare senza vedere... che è l'amore più grande che un essere umano può provare per una persona... E' la storia dell' "amore che muove il mondo" citando le parole di Edward Walker. E' una bellissima storia che ci fa vedere una parte di mondo che ormai purtroppo non vedremo mai più... una parte di mondo, un luogo segreto dove non esiste la malvagità e la corruzione dei soldi...ma solo amore e aiuto reciproco...in un luogo che tenta di sfuggire alla crudeltà del mondo. 68 Infatti Shyamalan racconta una comunità senza violenza, circondata da oscure presenze, Dalle atmosfere sofferte del suo film d'esordio The Sixth Sense cambiano in parte i temi, ma non la cifra stilistica che il regista evidenzia in ogni sua pellicola: un'introduzione folgorante, uno svolgimento inquietante, e una conclusione spesso riduttiva rispetto all'assunto iniziale. The Village non sfugge alla regola, anche se in questo caso il discorso si fa più ambizioso: dipingere la vita di un'isolata comunità rurale americana, simile a quella degli Amish, nella quale la violenza sembra finalmente bandita, ma su cui incombe ossessiva la presenza di misteriose e sanguinarie creature che vivono nella foresta confinante. La descrizione della comunità è vivida e precisa, i caratteri, dal sofferto padre-patriarca Edward Walker alla figlia non vedente Ivy, dal temerario e coraggioso Lucius al disturbato Noah sono efficaci ed evidenti. Lucius: “Non sei arrabbiata perchè non ci vedi?” Ivy: “Io vedo il mondo Lucius Humt. Ma non come lo vedi tu.” Il punto centrale, la chiave di volta del film e che sottolinea il grande tema dell'amore è quando Lucius prende la mano di Ivy, e la salva da una creatura innominabile. La colonna sonora accentua e sottolinea questo momento, prima con percussioni, poi con le corde tese del violino. 69 Ivy: “A volte ci sono gesti che non facciamo perché gli altri non capiscano ciò che proviamo.” Shyamalan dissemina la storia di indizi, intuizioni, irruzioni horror e riflessioni morali, secondo un ben calibrato climax. Non sarà più possibile sfuggire come gli abitanti di The Village, sfuggire così a questo mondo. Questo mondo che nonostante la sua bellezza, la sua bellezza dalle origini così antiche e remote, certe volte appare davvero vuoto e crudele. E ci sentiamo perduti. G. Luca, “Seraph” – Settembre/Ottobre 2006