Attento, lei sa chi sono io!
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Attento, lei sa chi sono io!
[FIGLI D’ARTE] DI GIGI VESIGNA C i ho provato. In tutti i modi ho cercato di togliermi di dosso il peso ingombrante di due genitori adorati straordinari, bravi e famosi». È Luvi De André, la figlia di Fabrizio, un pilastro della storia della musica d’autore italiana, e di Dori Ghezzi, prima famosissima per alcune canzoni di successo poi maturata sino a vivere di luce propria con belle canzoni, apprezzate da critica e pubblico. Luvi sta per Luisa Vittoria, che sono le sue nonne, ha 28 anni e prima di entrare nel mondo della musica ha provato a fare la fotografa e la dise- vo papà e lui con lo sguardo mi incoraggiava. Quando il pubblico cominciò ad applaudire, capii che ce la potevo fare». – Luvi, ti ho vista appena nata, ti ho tenuto in braccio quando i tuoi furono rapiti in Sardegna, mi lasci azzardare la domanda d’obbligo: cosa farai da grande? «Non lo so, ma ho voglia di realizzare qualcosa, magari avere dei figli quando mi sentirò pronta…». La storia si ripeterà? Nessun dubbio. Dalla figlia di De André e dal figlio di Fossati non potranno che nascere altri figli d’arte, e per la musi- A destra: Luisa Vittoria “Luvi” De André. Qui accanto: Luvi bambina con il padre Fabrizio De André e la madre Dori Ghezzi. In basso: con il fidanzato Claudio, figlio di Ivano Fossati ATTENTO, LEI SA CHI SONO IO! Luvi, Jasmine, Francesco, Irene. Saranno famosi? Lo gnatrice di moda. «Volevo specializzarmi prima in ritratti, dopo in costumi da bagno, ma non ce l’ho fatta. Poi, in una settimana bianca con mamma, ho conosciuto Lillo (è il nomignolo che lei dà al suo compagno che si chiama Claudio ed è figlio di Ivano Fossati, un grande amico di papà e mamma, ndr). Dopo qualche tempo ci siamo messi insieme e abbiamo lavorato a un disco scritto da lui che abbiamo realizzato nella nostra casetta in Liguria, dove c’è anche lo studio di registrazione. Ci abbiamo messo tre anni e mezzo, volevo esser convinta. Adesso è nato Io non sono innocente e mi sono data in pasto ai media». L’immagine è retorica perché il primo disco di Luvi è stato accolto assai bene dalla critica. «Ero nuova a un’esperienza discografica ma papà mi aveva già chiesto di accompagnarlo durante una tournée. Ero terrorizzata ma cantavo e guarda44 MARZO 2007 CLUB3 ca sarà una buona notizia. Nella covata di pulcini che mettono il becco fuori dall’uovo in cerca di popolarità c’è un’altra figlia con un padre famoso. Famoso e irascibile, tanto che, quando sua figlia Irene Fornaciari ha presentato una canzone per il Festival di Sanremo ed è stata bocciata, papà Adelmo “Sugar” Zucchero l’ha presa male e con il suo carattere impetuoso ha rilasciato dichiarazioni di fuoco nei confronti di Pippo Baudo, che si è trincerato dietro un «tutta colpa della commissione». Sia andata così o meno, io la canzone l’ho sentita e vi garantisco che tra le dodici nuove proposte ce n’erano almeno cinque che presentavano un pezzo meno interessante. Forse Irene ha pagato il cognome illustre, ma non se l’è presa più di tanto. Papà l’ha portata con sé nella megatournée. Ventidue anni, un compagno, Roberto, che è il più giovane del glorioso complesso sono già. Scoprite i loro cognomi dei New Trolls, e tanta voglia di musica. «Ci vuole disciplina in questo mestiere che sembra nascere dall’estro e dall’ispirazione. Tanta disciplina. Puoi scrivere un testo in due secondi o inseguirlo per mesi. Ho frasi che tengo lì, non butto via niente. Così è nato il mio primo singolo, Mastichi aria e l’album scritto con Massimo Marcolini al quale abbiamo lavorato per un anno e mezzo». Irene s’era iscritta a Biologia ma proprio non era la sua strada: già l’attendevano i concerti e le folle oceaniche, un tributo dedicato al padre con Bocelli, Giorgia e Alex Britti, poi la colonna sonora del cartone animato Spirit cavallo selvaggio. «Papà mi chiese-ordinò di occuparmi dei testi. Obbedii e tradussi i versi originali di Brian Adams adattando le rime nella nostra lingua». Infine l’esperienza in un musical, I dieci comandamenti: «Non un successo epocale ma pur sempre un’esperienza. Perciò mi sento pronta. Considero la bocciatura di Sanremo come un incenti씮 [FIGLI D’ARTE] A sinistra, dall’alto: Jasmine con Renato Zero; un primo piano della cantante; la madre di Jasmine, Stefania Rotolo, show girl molto famosa negli anni Settanta. Qui accanto: Facchinetti padre e figlio, Francesco (noto come Dj Francesco) e Roby (colonna dei Pooh). A destra: Irene Fornaciari in un bel primo piano e insieme con il padre Adelmo, famoso come Zucchero «Il mio rapporto con papà è sincero, non è solo 씮 vo per la rottamazione di qualcosa che francamente non mi elettrizzava». Ha ragione la giovane Fornaciari. In fondo lei ha cantato alla Royal Albert Hall accanto a star come Eric Clapton, Pavarotti, Brian May, con papà ha duettato in Come il sole all’improvviso. Certo, è una figlia d’arte, ma oggi vola con le sue ali. Per una Fornaciari in meno al Festival c’è un Facchinetti in più: papà Roby (lo sapevate che il suo vero nome è Camillo?) sale sul palco del Teatro Ariston insieme al figlio Francesco, che ha perso per strada gli abiti strampalati e ora nasconde i tatuaggi dentro abiti di buon taglio. Insieme, in gara, cantano Vivere normale, un pezzo che cerca (e ci 46 MARZO 2007 CLUB3 riesce) di annullare il gap generazionale visto che dice «ma la cosa più ideale è di vivere normale come padre e figlio». Roby, nato a Bergamo il 1˚ maggio l944, e Francesco, nato a Milano il 2 maggio 1980, si sono ritrovati “duetto” quando Francesco ha fatto ascoltare a papà una canzone che aveva come ipotetica destinazione Sanremo. «Bella questa, Franci», ha detto lo storico Pooh, «parla di me e di te, di noi. Perché non la facciamo insieme?». «Insomma», ribadisce Francesco, «è stata la canzone a scegliere noi e così, dopo essere arrivato all’Ariston con Era bellissimo nel 2004 ed esserci tornato l’anno successivo con Francesca, mi sento quasi un veterano. Del resto la canzone è sincera perché il mio rapporto con papà non è di comodo, per fare il Festival. Andiamo d’accordo e, reciprocamente, devo dire che è abbastanza difficile». Abbandonate per sempre le capriole de La canzone del Capitano, lasciato il suo mentore Claudio Cecchetto, torna per un po’ a essere un figlio d’arte. Il pezzo è decisamente assimilato al repertorio dei Pooh, tanto che nel disco le due voci si sovrappongono, si fondono, è difficile capire chi dei due canta in quel momento. «Per la verità il merito è tutto di papà», dice Francesco, «perché ha adattato la sua voce alla mia. Mi auguro solo che in scena il palcoscenico non sovrasti l’amore paterno. Se lui ridiventa un Pooh, sono finito!». Al Festival, zitta zitta, c’è anche un’altra figlia d’arte mimetizzata da un nome poetico, Jasmine, che vuol dire Gelsomino. Ha 34 anni, si chiama Federica ed è la figlia di Stefania Rotolo, una show girl che negli anni Set- una cosa da Festival» tanta divenne l’icona dei giovani che volevano musica nuova, da ballare con frenesia. Stefania con la trasmissione Piccolo slam li accontentò fino a guadagnarsi il soprannome di Ragazza Uragano. Morì di tumore a 33 anni lasciando la piccola Federica alle cure della nonna. «Fu un periodo terribile, vedevo mamma soffrire, sono stata con lei sino all’ultima sera, e quelle ore mi straziarono il cuore». Federica in un primo tempo va a fare l’operatrice turistica in Marocco. Ma quando torna in Italia si esibisce in piccoli locali dove la notano Fish e Tormento dei Sottotono che la scritturano come voce solista; partecipa a tre Festivalbar; poi Renato Zero, grande amico della mamma, la vuole con sé nel suo tour Zero movimento che in 25 tappe coinvolge oltre mezzo milione di spettatori. È fatta: Jasmine incide il primo disco, che uscirà dopo il Festival dove presenterà la canzone La vita subito. È quasi il suo manifesto: «Vogliamo vincere conservando un’identità, sbagliare non può che farci bene a questa nostra età». Nell’album c’è un duetto con Renato, È musica infinita, mentre in radio imperversa il pezzo Eurolentola, una specie di Cenerentola dell’Unione europea. Figlia e “nipotina” d’arte per via di Renato, Jasmine ha un futuro già definito. Anche lei come Luvi, Irene e Francesco, tra non molto potrà dire la frase che non piace a nessuno ma calza alla condizione dei figli d’arte: «Lei sa chi sono io!». 왎