La promozione? E` un`abitudine Dal 2002 non fa altro che vincere

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La promozione? E` un`abitudine Dal 2002 non fa altro che vincere
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Lunedì
31 Maggio 2004
IL TIRRENO
La promozione? E’ un’abitudine
Dal 2002 non fa altro che vincere
ANDREA
RABITO
L
Andrea Rabito. 1,78 per 72
kg. Ruolo: attaccante esterno
(maglia n. 23). È nato l’ 11
maggio 1980 a Vicenza. Ha
cominciato nei pulcini dl
Cavazzale. Poi è passato al
Milan, dove ha giocato dagli
allievi fino ad entrare
nell’orbita, senza esordire,
della prima squadra nella
stagione 1999-2000. La società
rossonera, l’anno seguente, lo
gira alla Reggiana in C1, dove
colleziona 30 presenze e 11 reti.
L’anno successivo si trasferisce
a Modena in serie B dove
scende in campo in 26
occasioni centrando 8 bersagli
e contribuendo alla scalata
storica dei canarini in serie A.
Lo acquista la Sampdoria dove
vince il campionato di B con 21
apparizioni ed 1 gol.
Quest’anno arriva al Livorno,
dove «Roger Rabit» finora ha un
ruolino che «parla» di 22
presenze, 13 sostituzioni fatte e
sette subite, per un totale di 946
minuti. Nessun gol e nessun
cartellino. Ha una media voto di
5.92. Questo è il suo terzo
campionato vinto
consecutivamente. Un vero e
proprio portafortuna. Il suo
contratto scade nel 2005.
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o hanno soprannominato Roger Rabbit,
ma in realtà lo dovremmo chiamare Gastone Paperone o Re Mida. Dove gioca
Andrea Rabito la promozione è assicurata.
Modena nel 2002, Samp lo scorso anno, Livorno 2004. Allora Roger, Gastone o Re Mida?
«Chiamatemi Roger Rabbit, ci sono affezionato. È un nomignolo che mi affibbiarono nelle
giovanili del Milan e non me lo sono più staccato di dosso». Rabito è persona riflessiva ed
educata. Parla in maniera elegante, con quell’accento prezioso degli uomini del Nordest
che hanno avuto la fortuna di girare l’Italia
da emigranti di lusso. Si è formato presso la
scuola Milan ed ha avuto docenti di rango,
che oltre a battezzarlo col nome del coniglio
più famoso del mondo, gli hanno insegnato il
calcio. «Ho giocato in rossonero dagli allievi fino alla prima squadra. Mi hanno allenato Bertuzzo, Tassotti, De Vecchi».
La cavalcata verso la serie A ha visto Rabito prima protagonista e poi relegato tra le seconde linee. L’attaccante non si è adontato e
ha fatto la sua parte con dignità. «Non amo
far polemica. Ho cominciato a giocare a 8 anni, in provincia di Vicenza. Da sempre ho sognato di diventare un professionista. Ci sono
riuscito e mi considero un privilegiato. Mi sono allenato accanto a campioni che ammiravo
tanto, come Boban e Leonardo, anche se il
mio preferito resta Roberto Baggio. Uno come
lui non dovrebbe smettere mai».
Rabito non ha più una ragazza fissa. È un
single non per vocazione, bensì per una serie
di circostanze. «Ho avuto una fidanzata per
quattro anni, adesso non stiamo più insieme.
Un giocatore ha bisogno di una stabilità affettiva, di tranquillità sentimentale, anche se è
sempre più difficile conciliare calcio e vita privata. Penso che resistano più a lungo rapporti
nati quando si è molto giovani. Negli ultimi
anni, ho girato parecchio. Da Milano a Modena, poi Genova, infine Livorno. Non sono certo uno spaesato, perché ho potuto farlo nelle
migliori condizioni possibili. Livorno mi è piaciuta subito, per la sua gente aperta e socievole, il clima mite come quello di Genova. Vivo
a Tirrenia, frequento qualche compagno di
squadra. I ricordi più belli, comunque, sono legati a Modena e là conservo amicizie profonde».
Chi è Andrea Rabito fuori dal terreno di gioco? «Sono un tipo tranquillo, che ha un bel
rapporto con la famiglia. Mio padre Giovanni
e mia madre Anna Maria sono contenti della
strada che ho intrapreso, mi hanno sempre seguito, sostenuto, stimolato. Mi piace il cinema
fantastico e d’avventura. Ho visto tutta la saga del Signore degli anelli, mi sono divertito
molto. Leggo libri di autori comici, tra i miei
favoriti ci sono Fabio Volo e gli autori del giro
di Zelig. Come musica, ascolto molto il rock,
mi dà la carica, dagli U2 a Vasco Rossi, ai Guns’n’Roses». Rabito ha un look da cantante di
una banda pop, le ragazzine se lo mangiano
con gli occhi quando esce dallo stadio, lo invocano, gridano. Hai mai pensato di suonare
uno strumento? «Non ho tempo e poi forse
non ho nemmeno talento. Me la cavo meglio
con il calcio e come portafortuna». È vero, tre
promozioni in tre anni dalla serie B alla A rappresentano un primato.
Rabito al rilancio contro il Napoli
«Un peccato che Andrea Rabito non abbia trovato gli spazi
giusti, perché per me è un giocatore di ottime qualità, che merita attenzione. È stato penalizzato dall’assetto tattico più equilibrato dato da Walter Mazzarri alla squadra in corso d’opera.
Rabito era stato determinante nella partenza sprint del Livorno. È comunque un ragazzo che vale. Si vede il lavoro fatto su
di lui dalla scuola Milan, perché tra i suoi allenatori ha avuto
uno come Tassotti. Sono convinto che potrebbe recitare degnamente la sua parte anche in un campionato di serie A, magari
come rincalzo di lusso».
A Marassi e Ascoli gli acuti più apprezzabili
Pochi acuti, soltanto nella prima parte
del campionato, quando Roger Rabito ha
trovato spazio e alcuni momenti di gloria.
ha saputo creare degli assist nella prima
fase, in particolare nelle partite di Genova
e Ascoli, ha avuto delle intuizioni di gioco
raffinate mettendo gli attaccanti nelle condizioni di presentarsi davanti al portiere
avversario. Un esterno, con i piedi buoni,
cui manca l’affondo nei momenti culminanti. Non si può dire che abbia trovato
una continuità di rendimento e Mazzarri
ha dovuto utilizzarlo in maniera alterna,
lasciando che sfogasse le sue qualità quando il torneo era nella fase meno calda e gli
assetti tattici tutti da decifrare.