dante alighieri society melbourne inc.

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dante alighieri society melbourne inc.
DANTE ALIGHIERI SOCIETY MELBOURNE INC.
POETRY RECITATION COMPETITION 2016
GUIDELINES FOR POETRY RECITATION COMPETITION
Adjudicators of the Poetry Recitation competition expect the following criteria to be
followed by the students:
 Students are expected to memorize the entire poem. No cue cards or print outs of
the poem can be used during the recitation. An N will be given to students who do
not comply.
 Students must acknowledge the poet and title of the poem.
 Students must deliver the poem with good voice, intonation and relevant expression.
(Not exaggerated and not sung).
 The student’s entire delivery should be respectful and honour the
Italian language and culture.
 A student delivers their recitation in front of a single adjudicator – not an audience.
 The Judge’s decision is final and cannot be disputed.
Recitation awards and certificates are issued as follows:
 A certificate of participation is not given to students who receive an N.
 Certificates are awarded to students who achieve a Merit, Honourable Mention, High
Distinction and Finalist. Participation certificates are awarded to students who
achieve below Merit – but not to students who receive an N or are/were Absent.
 First, Second and Third Prize winners receive a trophy and book. A certificate is also
issued to prize winners. These are issued at the Awards Ceremony at a later date.
Students who achieve a 99 – 100 points are re-called for a Second Round of recitations
to determine the First, Second and Third prize placements at each year level and each
category.
DANTE ALIGHIERI SOCIETY MELBOURNE INC.
POETRY RECITATION COMPETITION 2016
Poems
Year 9
Year 10
Year 11
Year 12
Paradiso – Canto X
Versi 49-60
Promemoria
Il dingo
Filastrocca delle differenze
Dante Alighieri
Gianni Rodari
Mariano Coreno
Bruno Tognolini
Paradiso – Canto X
Versi 70-81
Le maschere
La chiocciola
Dopo la pioggia
Dante Alighieri
John Lando
Giuseppe Giusti
Gianni Rodari
Paradiso – Canto X
Versi 82-96
Pizzicheria
La trombettina
La Patria Addormentata
Dante Alighieri
Aldo Palazzeschi
Corrado Govoni
Patrizia Cavalli
Paradiso – Canto X
Versi 121-138
In Memoria
Canzona di Bacco
Versi sparsi
Ho sceso dandoti il braccio
Dante Alighieri
Giuseppe Ungaretti
Lorenzo De Medici
Eugenio Montale
Società Dante Alighieri Melbourne
2016 Poetry Competition
Year 9
Paradiso – Canto X (Versi 49-60)
di Dante Alighieri
Tal era quivi la quarta famiglia
Promemoria
di Gianni Rodari
49
Ci sono cose da fare ogni giorno:
de l'alto Padre, che sempre la sazia,
lavarsi, studiare, giocare,
mostrando come spira e come figlia.
preparare la tavola,
E Bëatrice cominciò: "Ringrazia,
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a mezzogiorno.
ringrazia il Sol de li angeli, ch'a questo
sensibil t' ha levato per sua grazia".
Cor di mortal non fu mai sì digesto
Ci sono cose da far di notte:
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chiudere gli occhi, dormire,
a divozione e a rendersi a Dio
avere sogni da sognare,
con tutto 'l suo gradir cotanto presto,
orecchie per sentire.
come a quelle parole mi fec'io;
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e sì tutto 'l mio amore in lui si mise,
Ci sono cose da non fare mai,
che Bëatrice eclissò ne l'oblio.
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.
Il dingo
Filastrocca delle differenze
di Bruno Tognolini
di Mariano Coreno
Maschere d’aborigeni
Tu non sei come me: tu sei diverso
nel bosco australiano
Ma non sentirti perso
alzano polvere
Anch’io sono diverso, siamo in due
di sfrenata danza
Se metto le mie mani con le tue
mentre il dingo
Certe cose so fare io, ed altre tu
nasconde il suo osso.
E messi insieme sappiamo far di più
Tu non sei come me: son fortunato
Passa la luna
Davvero ti son grato
la rana canta
Perchè non siamo uguali:
il lupo rincorre il coniglio
Vuol dire che tutt’e due siamo speciali
il dingo
ritorna al fosso
per riprendersi
il suo osso.
Società Dante Alighieri Melbourne
2016 Poetry Competition
Year 10
Paradiso – Canto X (Versi 70 - 81)
di Dante Alighieri
Ne la corte del cielo, ond'io rivegno,
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si trovan molte gioie care e belle
tanto che non si posson trar del regno;
e 'l canto di quei lumi era di quelle;
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Puoi diventare Arlecchino
furbo e birichino;
o Colombina
timida come una bambina;
si fuor girati intorno a noi tre volte,
come stelle vicine a' fermi poli,
donne mi parver, non da ballo sciolte, 79
fin che le nove note hanno ricolte.
La festa del carnevale
è un periodo speciale:
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dal muto aspetti quindi le novelle.
ma che s'arrestin tacite, ascoltando
di John Lando
le maschere colorate
sono da tanti indossate
per poter scherzare
e lo spirito sollevare.
chi non s'impenna sì che là sù voli,
Poi, sì cantando, quelli ardenti soli
Le maschere
prepotente
come Balanzone,
intelligente
come Pantalone;
bravo
come Pulcinella
nel fare qualche marachella.
O possiamo impersonare
qualcuno che conosciamo,
o spaventare i bambini che incontriamo
con maschere orribili di mostri terribili,
di animali feroci;
o farli ridere
con maschere dolci
di fate danzanti,
di angeli volanti.
Questo è lo spirito
del vero carnevale
quando
ogni scherzo vale.
La chiocciola
di Giuseppe Giusti
Dopo la pioggia
di Gianni Rodari
Contenta ai comodi
Dopo la pioggia viene il sereno,
che Dio le fece,
brilla in cielo l'arcobaleno:
può dirsi il Diogene
della sua specie.
è come un ponte imbandierato
Per prender aria
e il sole vi passa, festeggiato.
non passa l’uscio;
nelle abitudini
è bello guardare a naso in su
del proprio guscio
le sue bandiere rosse e blu.
sta persuasa,
e non intasa:
Però lo si vede - questo è il male soltanto dopo il temporale.
viva la chiocciola
bestia da casa.
Non sarebbe più conveniente
il temporale non farlo per niente?
Di cibi estranei
acre prurito
Un arcobaleno senza tempesta,
svegli uno stomaco
questa sì che sarebbe una festa.
senza appetito:
essa sentendosi
Sarebbe una festa per tutta la terra
bene in arnese.
fare la pace prima della guerra.
ha gusto a rodere
del suo paese
tranquillamente
l’erba nascente:
viva la chiocciola
bestia astinente.
Società Dante Alighieri Melbourne
2016 Poetry Competition
Year 11
Paradiso – Canto X (Versi 82 - 96)
Pizzicheria
di Dante Alighieri
E dentro a l'un senti' cominciar: "Quando
82
di Aldo Palazzeschi
"Ettogrammo, chilo, mezzochilo.
lo raggio de la grazia, onde s'accende
cacio, burro, prosciutto, salame,
verace amore e che poi cresce amando,
acciughe, salacche, baccalà... "
multiplicato in te tanto resplende,
85
Sono voci del gergo
che ti conduce su per quella scala
di questo untuoso reame.
u' sanza risalir nessun discende;
"Mi serve o non mi serve?
qual ti negasse il vin de la sua fiala
88
Ho tanta fretta! "
per la tua sete, in libertà non fora
" Aspetti... "
se non com'acqua ch'al mar non si cala.
" Mi dia retta. .
Tu vuo' saper di quai piante s'infiora
91
Venga qua ".
questa ghirlanda che 'ntorno vagheggia
S'infuria una servetta,
la bella donna ch'al ciel t'avvalora.
una s'acqueta.
Io fui de li agni de la santa greggia
94
" Il solito formaggio
che Domenico mena per cammino
ma con poca corteccia".
u' ben s'impingua se non si vaneggia.
E una sicura mano
apre una breccia nel parmigiano.
Molla e tira, tira e molla,
poca corteccia e di molta midolla.
Aver fretta ed aspettare,
pesare, tagliare, affettare,
entrare, andar via,
sono le note costanti
della quotidiana sinfonia
in una antica pizzicheria
La Trombettina
di Corrado Govoni
Ecco che cosa resta
di tutta la magia della fiera:
quella trombettina,
di latta azzurra e verde,
che suona una bambina
camminando, scalza, per i campi.
Ma, in quella nota sforzata,
ci son dentro i pagliacci bianchi e rossi;
c’è la banda d’oro rumoroso,
la giostra coi cavalli, l’organo, i lumini.
Come, nel sgocciolare della gronda,
c’è tutto lo spavento della bufera,
la bellezza dei lampi e dell’arcobaleno;
nell’umido cerino d’una lucciola
che si sfa su una foglia di brughiera,
tutta la meraviglia della primavera.
La Patria Addormentata
di Patrizia Cavalli
Capita a volte
che hai un mezzo pomeriggio in una delle tante
belle città italiane di provincia.
Vai dove devi andare, non hai voglia
di fare la turista, e anzi scegli
stradine laterali, senza gente;
camminando t’imbatti in uno slargo
con una chiesa, di quelle un po’ neglette,
spesso chiuse; sei già in ritardo, ma guardi
la facciata che sonnecchia, e subito
i tuoi passi si allentano, si disfano,
si fanno trasognati finché non resti
immobile a chiederti cos’è
quel denso concentrato di esistenza
sorpresa dentro un tempo che ti assorbe
in una proporzione originaria.
Più che bellezza: è un’appartenenza
Elementare, semplice già data.
Ah, non toccate niente, non sciupate!
C’è la mia patria in quelle pietre, addormentata.
Società Dante Alighieri Melbourne
2016 Poetry Competition
Year 12
In Memoria
Paradiso – Canto X (Versi 121-138)
di Giuseppe Ungaretti
di Dante Alighieri
Or se tu l'occhio de la mente trani
121
di luce in luce dietro a le mie lode,
già de l'ottava con sete rimani.
Per vedere ogne ben dentro vi gode
124
l'anima santa che 'l mondo fallace
fa manifesto a chi di lei ben ode.
Lo corpo ond'ella fu cacciata giace
127
giuso in Cieldauro; ed essa da martiro
e da essilio venne a questa pace.
Vedi oltre fiammeggiar l'ardente spiro
130
d'Isidoro, di Beda e di Riccardo,
che a considerar fu più che viro.
Questi onde a me ritorna il tuo riguardo,
133
è 'l lume d'uno spirto che 'n pensieri
gravi a morir li parve venir tardo:
essa è la luce etterna di Sigieri,
che, leggendo nel Vico de li Strami,
silogizzò invidïosi veri".
136
Si chiamava
Moammed Sceab
Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria
Amò la Francia
e mutò nome
Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè
E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono
L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa.
Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera
E forse io solo
so ancora
che visse.
Canzone di Bacco (Versi sparsi)
Ho sceso, dandoti il braccio
di Lorenzo de Medici
Quant'è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.
di Eugenio Montale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di
scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
Quest'è Bacco ed Arianna,
belli, e l'un de l'altro ardenti:
perché 'l tempo fugge e ‘nganna,
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
sempre insieme stan contenti.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Queste ninfe ed altre genti
Non già perché con quattr'occhi forse si vede di
più.
sono allegre tuttavia.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Chi vuol esser lieto, sia:
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
di doman non c'è certezza.
erano le tue.
Donne e giovinetti amanti,
viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti!
Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Quel ch'a esser convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.