sINDAcATO E sERVIZI
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sINDAcATO E sERVIZI
N° 9 ANNO LXII Dicembre 2010 FABIGIOVANI INDISPENSABILE ISCRIVERSI AD UN FONDO PENSIONE COMPLEMENTARE SICUREZZA Stress lavoro-correlato Supplemento al numero odierno di MF/Milano Finanza - Il quotidiano dei mercati finanziari Spedizione in A.P. 45% art. 1 c. 1 L. 46/04, DCB Milano. Direttore responsabile Paolo Panerai. Registrazione Tribunale di Milano n. 266 del 14/4/1989. FEDERAZIONE AUTONOMA BANCARI ITALIANI EQUINOX l’equinozio del cambiamento FILO DIRETTO UBI, HABEMUS PRAEMIUM QUADRI DIRETTIVI VANTIAMO DEI CREDITI CONGRESSO MONDIALE UNI IL FUTURO E LA MEMORIA S. Natale 2010 Capodanno 2011 Siamo qui perchè non c’è alcun rifugio dove nasconderci da noi stessi. Fino a quando una persona non confronta se stessa negli occhi e nei cuori degli altri, scappa. Fino a quando non permette loro di condividere i suoi segreti, non ha scampo da essi. Chi è timoroso d’esser conosciuto non può conoscere se stesso nè gli altri: sarà solo. Dove altro se non nei nostri punti comuni possiamo trovare un tale specchio? Insieme, ognuno può, alla fine, manifestarsi chiaramente a se stesso. Non come il gigante dei suoi sogni, nè il nano delle sue paure, ma come un uomo parte di un tutto con il suo contributo da offrire. In questo terreno noi possiamo mettere radici e crescere, non più soli, come nella morte, ma vivi a noi stessi e agli altri. TUTTI INSIEME Non dobbiamo dimenticare nessuno AUGURI ! La FABI EDITORIALE FILO DIRETTO 2 > Gruppo Ubi Habemus Praemium In aumento la spesa pubblica per il welfare quota periscopica 2 > quota periscopica focus 4 > Due ruote sempreverdi di Lando Maria Sileoni - Segretario generale FABI SINDACATO & SERVIZI attualità 5 > Precaria sì, ma con diritto di precedenza Posto fisso i love you MPS tagliate 193 poltrone 6 > Digital Divide L'impatto del web sulla nostra vita e... sull'ambiente 7 > Bancone Pasticcione La coscienza dei ricchi 8 > La sindrome di Stoccolma La casa famiglia di Kaunas ha finalmente un tetto 9 > Figli, istruzioni per l'uso Lotta al sommerso 10 > Per amore e per necessità Linea dura per chi raggira ed usa violenza agli anziani 11 > L'Italia del futro? Un Paese di Vecchi Sempre più stranieri nelle famiglie italiane 12 > Scendiamo in campo contro la crisi Social Network per chi soffre di cefalea 13 > Permessi non utilizzati, anche il sindacalista ha diritto al rimborso Il dipendente rifiuta trasferimento? Illegittimo il licenziamento se è beneficiario delle agevolazioni ex legge 104/92 Italiani non investono più 14> 15> fabigiovani Giovani, carini e ... a tempo determinato Pensiamoci oggi, domani è troppo tardi. Vantiamo dei crediti Lo sviluppo sia sostenibile BCC 18 > Sicurezza questa sconosciuta Nata la consulta regionale BCC del Veneto esattoriali 19 > Zero costi per lo stato con tre società di riscossione 19 numbers 20 > Ready for board women Madri sino a 20 settimane a stipendio pieno 21 > Il futuro e la memoria 22 > Breaking trough Il futuro delle donne in quattro punti 19 Salute sicurezza 24 > Stress da Lavoro 25 Il parere legale fisco 26 > Obbligo di identificazione catastale degli immobili Nel mondo solo 2 su 100 hammo accesso al welfare NONSOLOBANCA: hi tech 26 > Microsoft squilla più forte la fabbrica dei sogni E se il Mondo fosse una grande bolla? segnalibro 28 > Il recesso da contratto collettivo avviso ai naviganti Un portale motore dell'amministrazione digitale itinerari 29 > Palmanova un raro esempio di architettura militare Catacombe ebraiche di Roma 30 > Chardin il pittore del silenzio 31 > Mediterraneo da Courbet a Monte a Matisse 32 > Chi c’è c’è EQUINOX L’equinozio del cambiamento A livello planetario, dicono gli economisti, la distribuzione del reddito, anche per effetto della crisi, è in vorticoso divenire. Il PIL pro-capite di molti paesi in via di sviluppo è cresciuto e, di conseguenza, si è ridotto il divario con i paesi ricchi. La crescita consentirà a milioni di persone (del Sud est asiatico e del BRIC, Brasile, Russia, India, Cina) di incrementare i consumi individuali e rispondere a nuovi bisogni, anche sociali, diventando parte determinante di una nuova “classe media”. Si realizzerà, così, un cambiamento di portata storica se è vero che, come dimostrano le proiezioni statistiche, nel 2030, soltanto il 20% della “ classe media” mondiale sarà costituita da americani ed europei. Pensando ad un precedente storico potremmo paragonare l’emergere della nuova classe media a quella “borghesia” che, in occidente, è sempre stata il centro promotore dello sviluppo e della creatività. Ma, di fronte a questo epocale cambiamento cosa accade da noi? I segnali si fanno preoccupanti. Nessuno fa più scuola o sembra capace di creare allievi. Nessuno sembra preoccuparsi di come si produce reddito, cioè del modo. Infatti, il modo in cui si produce reddito (specie nelle Banche ) è fondamentale. Perché, in primo luogo, occorre rispettare le persone, la salute, le risorse naturali e tecniche, senza discriminare. Occorre fare il proprio lavoro, a tutti i livelli (cominciando dai Piani Alti) , con onestà, in modo eticamente ineccepibile, perché dai risultati bisogna trarre benefici comuni e proporzionati, equi. Il pensiero corre, invece, alla sproporzione tra i redditi percepiti da certi manager ed il loro contributo effettivo alla gestione delle banche, oppure al divario, inaccettabile, tra retribuzioni medie dei Quadri e delle Aree Professionali ed i compensi di certi esponenti delle Direzioni Generali. Ancora di più il pensiero va ai precari. Abbiamo detto più volte che la precarietà è fonte di frustrazioni in quanto impedisce di dare stabilità alle relazioni sociali e rende tutto provvisorio. In una fase di cambiamento, la flessibilità non può essere accettata solo quando riguarda chi deve dare una prestazione lavorativa... Coloro che riescono a fare carriera manageriale, spesso, sono dei replicanti, fedeli al principe di turno e pronti a prostrarsi alla sua corte. Così non s’incoraggiano coscienze critiche e pensiero libero, ma conformismo ed allineamento, che soffocano ogni benefico impulso di creatività. Questo atteggiamento, quando è compreso dalla generalità dei lavoratori, rischia di far agonizzare la vera speranza di cambiare le cose, alimentando distacco, delusione e freddezza. Nei negoziati, soprattutto in quelli più complessi, c’è chi vuole trasformare un leale duello tra avversari in uno scontro tra nemici. E, secondo questa logica, il nemico non vuole alcun confronto vero fra idee e progetti diversi, non cerca più l’accordo, ma solo la sconfitta del nemico, magari con l’inganno... Insomma, quando mancano i “buoni maestri” restano il servilismo e la mediocrità di certi imitatori. Diceva Hobbes che bisogna guardarsi da una corsa che rischia di diventare “senza traguardo e senza premi, nella quale l’unico obiettivo è quello di sorpassare gli altri...” Noi, invece, proprio per quello che, con vero orgoglio rappresentiamo per i lavoratori, non ci rassegniamo alla marginalità. Vogliamo far in modo di vivere in positivo il cambiamento, facendo di tutto perché si realizzi. Per chi ancora non se ne fosse accorto, il cambiamento nelle relazioni sindacali - in Abi, negli Istituti di Credito - ha un nome: FABI. La valorizzazione dei quadri sindacali periferici è uno dei nostri obiettivi. L’equinozio del cambiamento ormai, a tutti i livelli, non potrà più essere fermato. Da nessuno. Direttore editoriale Lando Maria Sileoni Capo redattore Lodovico Antonini Ordinario di Sociologia Generale Università di Verona Comitato di direzione Gianfranco Luca Bertinotti Mauro Bossola Franco Casini Giuliano De Filippis Attilio Granelli Mauro Morelli Mauro Scarin Lando Maria Sileoni Collaboratori Luciano Quaranta, Clinica oculistica Università degli Studi di Brescia Maddalena Sorrentino, docente di informatica generale, Università Cattolica - Milano Luca Riciputi, esperto risorse umane e consulente aziendale Illustrazioni: Roberto Mangosi Domenico Secondulfo, Flavia Gamberale Editing: Mariapaola Diversi Grafica: www.Majakovskij-comunicazione.com DTP: ERRE Creativity - Alessandro Villa Stampa: Elcograf, Beverate di Brivio (Lc) Direzione, Redazione, Amministrazione 00198 Roma - Via Tevere 46 Telefoni: 06-84.15.751/2/3/4 Fax: 85.59.220 Direttore responsabile Paolo Panerai E-m ail : re dazio ne @fabi.it | Edizione web: http://www.fabi.it/pubblicazio n i /voce- dei - ban car i | w w w. fabi . i t - E- m ai l : federaz i on e@ fabi . i t filo diretto Buone nuove per i lavoratori GRUPPO UBI, HABEMUS PRAEMIUM Dopo mesi di serrate trattative siglato l’accordo sul riconoscimento economico 2009, che fino all’ultimo l’azienda non voleva corrispondere ai dipendenti per l’andamento negativo dei conti. Grazie al duro lavoro del sindacato, si è evitato che gli insuccessi aziendali determinati da discutibili scelte del management ricadessero sulle spalle dei bancari. Firmato, inoltre, un protocollo contro le pressioni commerciali. Da adesso in poi la valutazione professionale sarà separata da quella sulle performance di vendita di Attilio Granelli, Segretario nazionale FABI Silf ), per loro la cifra sarà corrisposta soprattutto sottoforma di buoni benzina. Fin qui, i numeri. Ma il dato politico interessante che emerge da questa trattativa è che finalmente non si sono fatte pagare ai lavoratori le scelte aziendali sbagliate del management. Se Ubi nel 2009 ha riportato risultati di bilancio negativi, ciò non è stato certamente imputabile ai dipendenti, ma piuttosto a certe operazioni discutibili avallate dai piani alti della banca, quali ad esempio il controverso maxi-finanziamento alla Burani, società che già all’epoca del prestito aveva conti tutt’altro che in buona salute, come dimostrano le indagini della magistratura. Non era dunque concepibile e soprattutto moralmente corretto che ai bancari fosse sottratto il giusto riconoscimento economico per il lavoro svolto, a causa di errori certamente non a loro attribuibili. Proprio forti di questa convinzione, le organizzazioni sindacali fino alla fine non hanno ceduto e hanno preteso l’erogazione del bonus a favore di tutti i dipendenti del Gruppo, senza distinzione di appartenenza aziendale o inquadramento contrattuale, nonostante il pianto greco del management che lamentava cali di utile e di redditività. Questo rappresenta senz’altro un precedente di rilievo per la contrattazione di secondo livello: la Istat banca è stata richiamata, infatti, a un’assunzione di responsabilità rispetto alle sue stesse politiche industriali e le conseguenze negative di queste ultime non sono state fatte ricadere sulla testa di chi non ne era minimamente responsabile: i lavoratori. Oltre al premio, è stato portato a casa un altro importante risultato: l’istituzione di un protocollo aziendale contro le pressioni commerciali. Il documento, firmato da azienda e sindacati, riafferma la necessità di rispettare le norme deontologiche, i principi etici e la professionalità dei lavoratori. E, soprattutto, sancisce la separazione della valutazione professionale dalla valutazione della performance di vendita del dipendente. Ciò vuol dire che finalmente i lavoratori saranno trattati non più come slot machine fabbrica-soldi ma come professionisti, titolari di competenze e di una chiara deontologia. Per quanto ci riguarda, come FABI, saremo vigili e sempre attenti affinché queste disposizioni trovino concreta attuazione e non rimangano confinate nel libro dei sogni. In aumento la spesa pubblica per il welfare Nel 2009 453 miliardi, il 29,8% del Pil H abemus Papam: dopo mesi e mesi di trattative finalmente siamo riusciti a garantire ai circa 20mila dipendenti del Gruppo Ubi e delle società prodotto il sacrosanto bonus del 2009, riconoscimento economico che l’azienda fino all’ultimo ha tentato di non erogare per via dell’andamento negativo dei conti relativo all’anno passato. In base all’accordo firmato dalla FABI e dalle altre sigle lo scorso 26 novembre, i lavoratori full time e part time di Ubi, Ubis e delle banche reti riceveranno 2 tra dicembre e gennaio un bonus di 750 euro. La somma sarà elargita in parte in denaro, in parte sottoforma di buoni benzina o di contributi sul fondo pensione. I colleghi con situazioni particolari che non potranno usufruire dei buoni benzina avranno facoltà di accantonare tutta la somma sul proprio Fondo pensione o, in alternativa, conservarne 550 euro in busta paga. Per quanto riguarda invece i dipendenti delle società prodotto (Ubi leasing, Ubi factor, Centrobanca, Banca 24/7, Ubi fiduciaria, Ubi gestione fiduciaria e L a spesa pubblica per il welfare in Italia è in aumento. Secondo i dati Istat nel 2009 i costi per la protezione sociale sono stati circa 453 miliardi, pari al 29,88% del Pil. I dati sono pubblicati nell’Annuario statistico italiano 2010 disponibile anche sul sito www.istat. it. Circa 424 miliardi sono stati spesi dalle amministrazioni pubbliche. Come rileva l’Istat, i due terzi della spesa delle amministrazioni pubbliche, si concentra nella previdenza (66,1%) ,mentre alla sanità è destinato il 25,5% e all’assistenza il restante 8,4%. news quota periscopica Basta avere il pc acceso IL LAVORO? DA CASA È MEGLIO Secondo una ricerca di Cisco, il 60% dei lavoratori del terziario non ritiene ci sia un nesso tra presenza in ufficio e produttività. Meglio lavorare tra le mura domestiche. Più tradizionalisti gli italiani: il 53% di loro preferisce ancora stare in azienda I l miglior ambiente di lavoro? Circoscritto tra le mura domestiche. Molto meglio il comodo e morbido divano di casa propria, che la claustrofobica stanzetta d’ufficio, magari in condivisione con colleghi chiassosi e insopportabili. Il 60% dei lavoratori impiegati nel settore dei servizi, intervistati da Cisco, multinazionale informatica (non a caso) che sulla domanda di cui sopra ha costruito un’indagine, è convinta che si lavori più serenamente e con risultati più soddisfacenti in termini di produttività da casa o in qualsiasi altro posto che non sia un edificio aziendale. Basta avere un Pc acceso e il gioco (oltre al lavoro, naturalmente) è fatto. La maggioranza del campione consultato, costituito da 2.600 professionisti dell’Information Technology provenienti da 13 Paesi del mondo, tra cui l’Italia, plaude, dunque, al telelavoro e ritiene che non ci sia alcun rapporto direttamente proporzionale tra presenza in ufficio e voglia di lavorare. Tutt’altro. I meno amanti del corridoi aziendali sono gli indiani: il 93% di loro farebbe volentieri a meno di frequentare i luoghi di lavoro. Decisamente più tradizionalisti gli italiani che, nel 53% dei casi, preferiscono recarsi di persona in azienda, in barba alle alzatacce o agli ambienti non sempre gradevoli. Motivo ufficiale di questa preferenza? “Nulla può sostituire l’interazione tra colleghi”, dicono. Nel bene e nel male. Arriva il prontuario su come scriverla bene SOS MAIL AZIENDALE Evitare il burocratese, gli anglismi e i “cordiali saluti”. Luisa Carrada dà alle stampe “Il mestiere di scrivere”, primo manuale che insegna a comunicare bene nei posti di lavoro. L’autrice: “Imitare la buona oralità” R egola numero uno: vietato scrivere “egregio”. Evoca super-mega-direttori generali di fantozziana memoria e può essere efficacemente sostituito da “gentile”, un termine meno pomposo, ma appropriato per rivolgersi a persone che rivestono ruoli di un certo rilievo. Regola numero due: evitare l’inglese quando si può tranquillamente far ricorso al nostro ricco vocabolario. Da abolire, poi, le formule del burocratese “con riferimento a”, “come da accordi intercorsi” e così via. Stiamo scrivendo una mail di lavoro, non un comunicato per la Questura. Pessima, infine, l’abitudine di concludere il testo con il trito “cordiali saluti”, di male in peggio quando sono “distinti”. Meglio congedarsi con un più caldo e diretto “la saluto cordialmente” o “un saluto cordiale”. Parola di Luisa Carrada, l’esperta di comunicazione aziendale, che ha da poco dato alle stampe “Il mestiere di scrivere”, un piccolo manuale di scrittura professionale. Un capitolo del libro è dedicato proprio alla mail aziendale: ai consigli su come redigerla in maniera semplice, efficace, ma comunque in linea con il registro lavorativo. Saper comunicare bene per iscritto, con chiarezza e proprietà di linguaggio, del resto, non è poi così frequente nei posti di lavoro. Una mancanza che può avere ripercussioni negative anche sui rapporti con i superiori o con la clientela. Il segreto per uscire dall’impasse? “Prendere a modello le comunicazioni orali”, dice Carrada. “Una buona mail dovrebbe, però”, sottolinea l’esperta, “avvicinarsi a una buona oralità, non a una sciatta oralità”. Chi dice donna…non dice manager LEADERSHIP FEMMINILE, ADESSO SI STUDIA Tre università dedicano alla materia degli specifici Master, per capire le specificità e il potenziale inespresso della gestione del potere in rosa L eadership al femminile? La praticano in pochi Paesi, ma a quanto pare sono in diversi a studiarla. L’Università Pompeu Fabra di Barcellona ha da qualche anno inaugurato un master universitario in materia, come anche la London Business School e l’Insead Business School of the World, due prestigiose scuole di specializzazione anglosassoni. Obiettivo dei corsi? Studiare, conoscere e proporre modelli di leadership alternativi a quelli maschili. Perché - è la convinzione dei promotori di questi master - l’appartenenza di genere condiziona fortemente il modo di entrare in relazione con il potere. “In Spagna”, spiega a Il Sole 24 Ore la professoressa Carmen Garcia Ribas, “la percentuale di donne laureate è superiore a quella degli uomini. Tuttavia, la percentuale di donne in posizioni manageriali in società con più di 10 addetti è del 19%”. Le ragioni di questo gap? Molteplici e non tutte riconducibili all’assenza di efficienti servizi di welfare in grado di supportare le signore nella staffetta quotidiana “lavoro-famiglia”. “Spesso le donne”, dice Ribas, “hanno difficoltà proprio a gestire il successo, il loro rapporto con il fallimento e con il denaro”. Remore psicologiche non sempre oggetto di un serio approfondimento. 3 focus Dalle geometrie dei telai ai nuovi materiali, la bicicletta corre anche alle aste C omplice la maggiore coscienza ecologica che sta prendendo piede anche in Italia e telai e accessori sempre più evoluti, il ciclismo sta appassionando un numero crescente di sportivi, compresi i numerosissimi runner alla ricerca di uno sport meno stressante per le articolazioni. Si tratti del mezzo di trasporto per recarsi al lavoro senza usare l’auto o i mezzi pubblici, spesso inadeguati, oppure l’attrezzo per tenersi in forma il weekend con gli amici, su asfalto come sui percorsi fuori strada, la scelta della bicicletta ideale richiede ormai la raccolta di una mole d’informazioni paragonabile a quella normalmente necessaria per valutare l’acquisto di un pc o un altro dispositivo elettronico. Matura dal punto di vista della lavorazione e della ricerca sui materiali, la bicicletta sta vedendo un incessante lavoro per lo più sulle geometrie dei telai, sulla rigidità e sulla riduzione di peso, soprattutto per i veicoli da corsa, anche se i limiti di legge per le bici da corsa in competizione sono fissati in 6,8 kg. «L’alta gamma nel settore della corsa vede ancora il monopolio dell’Italia per ragioni storiche legate ai nomi dei grandi campioni», ha spiegato Danilo Masciaghi, direttore dell’azienda Fratelli Masciaghi, «ci sono produttori statunitensi molto validi ma i loro campioni sono più recenti e quindi l’Italia resta la fucina di produttori più riconosciuta a livello mondiale». Tra i modelli più innovativi di Masciaghi, presentati al pubblico, c’è Boston, una bici da trekking con sella in gel realizzata in alluminio con tubi idroformati a sezione squadrata e con un rinforzo nella parte superiore dello sterzo per una maggiore sicurezza; la forcella è regolabile e vanta la testa in alluminio, 4 così come i cerchi a doppia camera, dotati di flap interno più rigido e più spesso per evitare forature. Nel segmento Mtb spicca il modello Estremo, con telaio in carbonio monoscocca con tubo obliquo curvato vicino al tubo dello sterzo per conferire maggiore rigidità al telaio. «Il settore ha risentito della crisi con una discreta contrazione di vendite, pari al 10% nel 2009 rispetto al 2008», ha aggiunto Masciaghi, «e la competizione cinese non sta giovando al mercato italiano, soprattutto perché spesso i mezzi vengono importati in Italia senza pagamento dei dazi doganali o addirittura fatti passare prima dal Nord Africa per farli risultare, per esempio, di produzione tunisina. In questo modo il costo di una bici, ormai di qualità molto buona, si riduce del 30-50% rispetto a una realizzata in Italia». La congiuntura economica sfavorevole degli ultimi anni non ha però arrestato un interesse crescente da parte di un pubblico variegato che sceglie mezzi di alto profilo, realizzati in modo artigianale e personalizzabili. «Negli ultimi anni sta prendendo piede la moda delle biciclette a scatto fisso, anche se è la linea da corsa a rappresentare il core business per le aziende specializzate», ha commentato Fabrizio Aghito, direttore commerciale di Cinelli, «i modelli sono tutti personalizzabili e mentre nella fascia media le soluzioni su misura sono riservate ad alcuni componenti, nei modelli di gamma alta da competizione vengono forniti solo il telaio e la forcella. Per il resto, dal gruppo del cambio alle ruote, il cliente sceglie in base alle proprie esigenze». Una bicicletta da corsa può avere prezzi che oscillano tra 1.800 e i 10.000 euro. Per lo più, nel caso dei modelli top di gamma destinati ai professionisti, le biciclette vengono realizzate su misura anche nel telaio. Tra le novità Cinelli figurano manubri e telai realizzati in collaborazione con street writer e artisti. È il caso di Ram Mike Giant Edition, edizione limitata del primo manubrio in carbonio disegnato da uno dei protagonisti del movimento underground di San Francisco degli anni ‘90, o di Mash, telaio apprezzato dai fixie riders realizzato in collaborazione con artisti, filmmaker e grafici. L’azienda punta anche su un rilancio dell’acciaio inossidabile speciale, con tubi sofisticati e struttura bifasica leggera e robusta. La novità 2010 firmata Pinarello è invece la nuova Dogma 60.1, che nasce da uno studio di ridistribuzione di pesi e forze sul telaio. Si tratta di una bicicletta che introduce il concetto di asimmetria abbinato alla costruzione dei tubi con diverso spessore. Interessante in questo modello l’inclinazione a arco del tubo orizzontale della bici, che prosegue a livello stilistico con i foderi posteriori. Versione custom anche per King 3, il modello di punta di De Rosa. Il cliente può scegliere la misura personalizzata, l’inserimento di un movimento centrale e di uno sterzo oversize, così come la forcella. Un appuntamento ciclistico che negli anni ha radunato molti appassionati e ha permesso la crescita di un mercato del collezionismo d’epoca è Eroica, gara che quest’anno ha condotto in Chianti oltre 3.400 possessori di mezzi d’epoca, realizzati entro il 1987 e dotati di caratteristiche peculiari come i fili dei freni esterni, il cambio a telaio e le gabbiette fermapiedi. La fama della competizione e di gare simili è scaturita quest’anno nella prima edizione del Giro d’Italia d’epoca e in un interesse collezionistico, che ha reso più vivaci i mercatini, ma fatto anche lievitare i prezzi di componenti e pezzi originali. «Se sono più diffusi i marchi stranieri a cavallo del 900, le aziende italiane come Legnano, Bianchi, Stucchi e Atala sono sicuramente le più ricercate per gli esemplari del Novecento antecedenti la Seconda Guerra Mondiale, a cui si aggiungono i modelli di Bartali, Colnago e De Rosa per la seconda metà del secolo scorso», ha spiegato Christian Cappelletto, collezionista e restauratore di bici d’epoca, «Gli esemplari risalenti a prima degli anni 50 sono difficili da reperire e hanno prezzi a partire da 1.000-3.000 euro, ma possono costare anche molto di più a seconda dello stato di conservazione, della qualità dell’eventuale restauro e dell’appartenenza a corridori». Spesso, infatti, il valore trascende la qualità dell’oggetto per sfociare nel pregio affettivo che riveste per il proprietario. SINDACATO E SERVIZI attualità Il caso a lieto fine di una dipendente della Bcc del Fermano PRECARIA SÌ, MA CON DIRITTO DI PRECEDENZA Dopo due anni di rinnovi a tempo determinato, la lavoratrice era stata lasciata a casa dall’azienda. Oltre al danno la beffa: al suo posto era stato assunto direttamente in pianta stabile un candidato esterno all’istituto. Supportata dall’ufficio legale di FABI Fermo, la donna ha fatto causa alla banca, rivendicando il suo diritto di precedenza nell’assunzione. La Bcc ha scelto la conciliazione e, così, dal primo novembre la donna è tornata in cassa con contratto a tempo indeterminato I l lavoratore precario? Qualora l’azienda proceda a nuove assunzioni a tempo indeterminato, ha il diritto di precedenza sugli altri candidati a ottenere il posto. Lo prevede la legge, anche se non sempre le aziende sembrano ricordarselo. Ma, stavolta, a rinfrescare la memoria alla Banca di Credito Cooperativo del Fermano ci ha pensato la FABI. La banca aveva lasciato a casa una lavoratrice, da due anni in servizio (precario), preferendole, nell’assunzione a tempo indeterminato, un altro candidato esterno. È a quel punto che è scattata l’offensiva legale: l’impiegata D.F,, assistita dagli avvocati del sindacato, ha fatto causa all’azienda e ancora prima che il giudice si pronunciasse ha ottenuto ciò che aspettava da due anni, il posto fisso. L’azienda ha, infatti, scelto la formula della conciliazione, rendendosi disponibile ad assumere la dipendente a tempo indeterminato e dandole, inoltre, un risarcimento per il periodo in cui l’aveva lasciata a casa. Una storia di precarietà a lieto fine, quella di D.F. La giovane impiegata era approdata dietro allo sportello della BCC del Fermano nel 2008 con un contratto a tempo determinato e un compito ben preciso (sulla carta): sistemare l’anagrafi- ca dei soci, anche se, di fatto, da quando aveva messo piede in banca, aveva sempre svolto mansioni di cassa. Ben tre i rinnovi collezionati fino a gennaio del 2010, quando l’istituto si era rifiutato di aggiornarle il contratto, magari regalandole l’agognato tempo indeterminato. Niente da fare. Oltre al danno, poi era arrivata, puntuale, la beffa: al posto suo era stato assunto, direttamente in pianta stabile, un candidato esterno all’istituto di credito. D.F. aveva provato a far valere il suo diritto di precedenza, scrivendo al direttore dell’istituto, ma senza successo. Per questo si era rivolta alla FABI, che news le aveva consigliato di intraprendere una battaglia legale supportata dagli avvocati del sindacato. Il resto è cronaca felice di questi giorni: dal primo novembre D.F. è tornata in cassa, nella sua banca, e stavolta ci rimarrà. “L’azienda”, esulta Giammatteo Donati, segretario provinciale di FABI Fermo, “si è arresa ancor prima di intraprendere l’iter legale e ha scelto la conciliazione già durante la prima udienza. D. F. ha così finalmente ottenuto ciò che le spettava, dopo due anni di precariato: un contratto stabile”. Un caso che potrebbe fare scuola in molte altre aziende italiane. F.G. news La flessibilità? Una minaccia Giuseppe “mani di forbice” POSTO FISSO, MPS, TAGLIATE POLTRONE I LOVE YOU 193 A seguito delle fusioni, Mussari ha eliminato tutti Secondo il sondaggio di Subito.it, gli italiani ritengono la sicurezza del posto di lavoro essenziale, quasi quanto la retribuzione percepita S arà perché ormai ottenerlo è diventato quasi un miraggio. Fatto sta che il 44% degli italiani sogna ancora il posto fisso e ambisce a lavorare per tutta la vita alle dipendenze della stessa azienda. La flessibilità, insomma, continua ad essere vista più come una minaccia che come un’occasione di crescita individuale e professionale. A rivelarlo un sondaggio di Subito.it, portale che pubblica offerte di lavoro e che conta 2,5 milioni di annunci. Per quanto riguarda la scelta di un nuovo impiego, gli intervistati ritengono la sicurezza del posto di lavoro una componente essenziale (47%), quasi quanto la retribuzione percepita (56%). Gli italiani si confermano, dunque, piuttosto conservatori, anche perchè probabilmente il mercato nostrano è ancora scarsamente dinamico e offre a chi perde il posto ben poche possibilità di ricollocarsi professionalmente in tempi brevi. Quanto alle modalità di ricerca di un nuovo impiego, Internet si conferma il canale preferito. Il 76% degli italiani si affida, infatti, al web per trovare nuove opportunità. i cda inutili delle controllate. La FABI: “Giusto contenere queste spese, non quelle che riguardano i lavoratori” A Siena lo ricorderanno come Giuseppe “mani di forbice”. Da due anni a questa parte il presidente di Mps (adesso anche presidente dell’Abi) Mussari ha, infatti, tagliato nel suo Gruppo ben 193 poltrone, prevalentemente occupate da sindaci e consiglieri di amministrazione. A seguito del processo di riorganizzazione avviato nel 2008, che ha portato Rocca Salimbeni a classificarsi come terzo istituto di credito per dimensioni dopo Intesa Sanpaolo e Unicredit, Mussari ha eliminato quasi tutti i cda delle banche incorporate (Antonveneta, Banca Agricola Mantovana, Banca Toscana, Banca Personale) e quelli delle società finanziarie controllate, create nel corso degli anni. Una cura dimagrante che ha portato la banca a un calo dei costi operativi del 3,6% al 30 settembre (con una previsione del -4,5% a fine anno). La politica di contenimento della voci di spesa, che per una volta tanto non si ripercuote sul personale, piace molto alla FABI. “Il giudizio sull’operato di Mussari è certamente positivo”, commenta Florindo Pucci del Coordinamento FABI in Mps, “Pensiamo che anche altre banche dovrebbero seguire questo modello”. 5 SINDACATO E SERVIZI attualità S i dice che nel mare di internet navighino miliardi di surfer, ma ancora oggi, ci sono molte persone che non sanno che pesci pigliare, altre che hanno paura di finire nella rete. Il digital divide, l’esclusione dalle nuove tecnologie e, più in generale, dalla società dell’informazione, riguarda ancora molte persone, anche nei Paesi in cui il tasso di penetrazione di internet è elevato. In Italia, il gruppo sociale che vive più intensamente questa esclusione è rappresentato dagli anziani e, in particolare, dalle donne over 65. Il digital divide diventa così una moderna espressione della tradizionale rappresentazione sociale e culturale della donna in Italia. A limitare l’uso del computer e della rete sono, infatti, diverse variabili: ad esempio la scarsa disponibilità economica che caratterizza soprattutto gli anziani che vivono soli e le casalinghe; il basso grado di scolarizzazione, che non favorisce l’adesione a nuovi stimoli; la disabilità, che rende difficile, a volte impossibile, interagire con tastiera, mouse e monitor; il genere, che si esplica nel timore di non essere all’altezza degli strumenti tecnologici. Paradossalmente però, proprio gli esclusi dal digital divide potrebbero trarre il maggior vantaggio dall’accesso al web: la rete può, infatti, allargare il margine di indipendenza e creare nuove occasioni di socialità. I silver surfer, navigatori internet con i capelli d’argento, sono in crescita in molti Paesi europei, ma in Italia raggiungono solo l’8%, contro una media europea che si attesta intorno al 13% (dati Eurostat). Per sostenere uno sviluppo ‘digitale’ adeguato agli obiettivi della Strategia Europa 2020 per la crescita intelligente, sostenibile, inclusiva, servono interventi mirati e ANZIANI ED ESCLUSIONE DALLE NUOVE TECNOLOGIE DIGITAL DIVIDE L’accesso alle conoscenze e alle competenze necessarie per far parte dell’era digitale è un diritto di tutti i cittadini, giovani e meno giovani. Alcuni esperimenti hanno permesso di rilevare il beneficio maggiore percepito dai neofiti anziani di internet: il sentirsi maggiormente integrati nella società. Questo bisogno di essere, e di sentirsi, parte attiva non va ignorato di Karen Zanier, Segretario provinciale FABI Udine e Componente Dipartimento Comunicazione e Immagine Studio svedese sistematici: le singole iniziative sono lodevoli, ma non sufficienti. In particolare, l’Agenda Europea del Digitale, una delle sette iniziative faro della Strategia, sostiene che l’accesso alle conoscenze e alle competenze necessarie per far parte dell’era digitale è un diritto di tutti i cittadini, giovani e meno giovani. Proclamato il principio, la sfida è trovare il metodo per tradurlo in realtà, promuovendo una società digitale veramente democratica e inclusiva. Prima delle barriere tecnologiche, ci sono quelle psicologiche: motivazioni e bisogni oltre e più della banda larga. Ma alcuni esperimenti hanno permesso di rilevare il beneficio maggiore percepito dai neofiti anziani di internet: il sentirsi maggiormente integrati nella società. Questo bisogno di essere, e di sentirsi, parte attiva non andrebbe ignorato. In altri Paesi europei, le persone che entrano nella terza età sono considerate ancora produttive e, di conseguenza, sono incentivate a rimettersi in gioco, anche lavorativamente. In Italia, questo ancora non accade e si tratta di un cambiamento difficile da attuare, perché prevede una prospettiva nuova: l’anzianità come opportunità. In questo senso, anche internet può giocare un ruolo importante, mantenendo allenate le funzioni cognitive e la curiosità intellettuale dell’anziano e aprendo le porte a un mondo che diventa più vicino, a portata di click. E, dato che le fasce alte di età sono destinate a continuare la loro ascesa, crescendo ulteriormente d’età e aumentando ancora numericamente, bisogna pensare a un’usabilità effettiva ed estesa della rete. Inoltre, se il futuro sono gli anziani, dobbiamo cominciare fin d’ora a educarli a quello che potrà riservarci la tecnologia. news L’impatto del web sulla nostra vita e... sull’ambiente È ormai noto a tutti come, di anno in anno, l’utilizzo della rete informatica sia divenuto un’attività quotidiana nella vita di tutti i giorni e l’abbia, sotto molteplici aspetti, semplificata; oggi è possibile procurarsi notizie che, fino a pochi decenni fa, si era costretti a cercare in corposi volumi cartacei (con evidenti risvolti sull’incremento dell’industria del legno, doppiamente cruciale per l’ambiente), magari spostandosi per raggiungere biblioteche (con gli scarichi delle nostre auto che finiscono nell’aria). Milioni di persone si connettono ogni giorno alla rete dai posti di lavoro, da casa e da esercizi pubblici e privati e in migliaia hanno fatto della rete lo strumento principale del loro mestiere. Sempre più numerosi, poi, sono i servizi offerti agli utenti tramite i 6 propri siti, vuoi dalle pubbliche amministrazioni, vuoi dalle aziende private. Ebbene, mentre è sotto gli occhi di tutti il risparmio in termini di tempo e di risorse, è noto solo a pochi l’entità dell’inquinamento causato dal web. Preziosi, a tal fine, sono i dati forniti da un recente studio compiuto dal Centre for sustainable communications di Stoccolma, che si è occupato di quantificare la cosiddetta impronta carbonica di un dato sito, ossia l’ammontare di Co2 immesso nell’aria dagli accessi ad internet. Quest’ultimo, infatti, che necessita - quanto meno - di server, computer e schermi, risulta essere la principale fonte d’inquinamento da anidride carbonica nell’ambito della Information Technology (in gergo I.T.), che, complessivamente, produce ben 630 milioni di tonnellate di Co2. Il team di ricerca ha creato un sito in grado di contare le emissioni inquinanti di ogni sito analizzato: hanno potuto, così, appurare come sia possibile ridurre la produzione di Co2, in maniera assai considerevole, semplicemente costruendo il sito secondo una struttura che agevoli l’utente a raggiungere il prima possibile l’informazione desiderata: una volta tanto che le nostre esigenze combaciano perfettamente con quelle dell’ambiente … non lasciamoci sfuggire l’occasione! SINDACATO E SERVIZI attualità Banco di Sicilia annientato dopo secoli di storia Bancone pasticcione Professionalità e vicende umane cestinate senza criterio. Ataviche carenze di personale cui fa da incredibile contrappunto il confino di molti quadri direttivi in un limbo. Indifferenza dei Responsabili delle Risorse. La FABI non ci sta e non può esimersi dal denunciare che il progetto è nato male, è gestito peggio e che non si devono deludere né i nostri associati né l’affezionata clientela di Gianni Di Gennaro, Segretario Coordinatore FABI Ragusa e Componente del Dipartimento Comunicazione N ovembre 2010, parte il Bancone. Unicredit l’ha ideato, ma non l’ha “rifinito”. Una Banca unica, che accorpa al suo interno tante anime diverse. Forse un bel pasticcio, anzi, un pasticcione, anche se questo non lo ammetterà mai nessuno. Ne vogliamo parlare? Forse sarebbe opportuno sviscerare i mille problemi, a cominciare proprio dalla base; e chi può considerarsi più base del Banco di Sicilia? Proprio questa Banca annientata dopo secoli di storia, anche per la sua collocazione geografica è la “base più base” che possa esserci. La FABI proprio perché annovera all’interno della Banca, che per secoli è stata la punta dell’iceberg dell’economia isolana, un numero straordinario d’iscritti, non può esimersi dall’esprimere il dissenso per le modalità di gestione del processo di unificazione. Tutto affidato alla capacità d’improvvisare e al buon senso dei lavoratori, che si sono sottoposti a sacrifici enormi pur di fare ripartire la “macchina”. Se è vero com’è vero che la clientela, seppur disamorata, è ancora legata all’Istituto, ciò è stato, è e sarà possibile, esclusivamente per la caparbietà, per la moralità e per l’onesta intellettuale delle migliaia di impiegati che presidiano le agenzie. Eppure, chi dovrebbe pensare al futuro della banca, di tutto ciò se ne strafrega, anzi, ripristina carrozzoni di un passato ormai molto lontano, che continuano a nuocere ai lavoratori, mortificandone aspettative e professionalità. Le ex Direzioni Commerciali, ora Aree commerciali, pullulano di uomini e donne che sono stati definiti, con un termine dispregiativo di “massa di manovra” (vedi circolare interna 3003). In una delle Aree Commerciali del profondo Sud, esattamente nell’Area di Ragusa, Caltanissetta ed Enna, località geograficamente più a sud di Tunisi, “giacciono ammassati” circa 20 lavoratori, tutti componenti della folta schiera della famigerata massa di manovra. Gente con un passato dignitosissimo, che in campo si è guadagnata il grado di quadro direttivo. Dal primo al quarto grado dei quadri direttivi sono state annullate le esperienze, le professionalità, le conoscenze e le coscienze. Basti pensare che alcuni membri di questo gruppo di “dannati” non può accedere neanche al sistema informatico. Nel contempo, l’Azienda ha sottoscritto un accordo sindacale, nello scorso mese di ottobre, per far sì che partisse rigorosamente il primo di novembre, l’ormai famoso progetto One4C. Cosa prevede il progetto? Semplice, in sintesi prevede solo un contenimento dei costi. Ma di quali costi parliamo? Ma quali bugie vorremmo fare ingoiare ai lavoratori? Abbiamo appena precisato che quadri direttivi, dal primo al quarto livello, sono stati “cestinati”, forse perché hanno raggiunto i 50 anni di età, quindi, da mandare al macero; abbiamo assistito ad una estenuante trattativa, affrontata dalle Organizzazioni sindacali, con grande coraggio e determinazione, per riuscire a far sì che la gente andasse via su base volontaria e con un dignitoso incentivo (proprio mentre l’A.D è stato liquidato. con una “manciata di euro” - 40 milioni, equivalenti ad 80 miliardi delle vecchie lire!) e ora assistiamo allo sperpero più assoluto del denaro degli azionisti. Buttiamo nella spazzatura le professionali- tà, che ovviamente devono essere pagate, e contestualmente non riusciamo ad aprire le agenzie per l’atavica carenza di personale e per l’assoluta indifferenza dei responsabili delle Risorse, che sembrano essere stati inghiottiti dalla voragine del nulla. Intanto si è preteso che la richiesta volontaria di “dipartita” fosse presentata entro e non oltre lo scorso 15 novembre, per consentire così all’Azienda di programmare il risparmio per il futuro. Ma di quale risparmio parliamo? Veramente si pensa che la gente provenga dalle caverne e viva con le bende sugli occhi e il cotone nelle orecchie? A nessuno di “Lor signori” è venuto in mente che demotivare la “massa”, non mettendola in condizione di potere operare, possa essere interpretato come una subdola forma di mobbing collettivo? Ebbene, noi non ci stiamo e non possiamo esimerci dal dire che il progetto è nato male, è gestito peggio e che noi non vogliamo deludere né i nostri associati né l’affezionata clientela. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio per ottenere un dignitoso accordo, ma ora pretendiamo che non siano calpestati, non solo i diritti, ma anche i sentimenti della gente. Staremo molto attenti, vigileremo e non perderemo occasione per imporre il ripristino dell’etica d’impresa e di quella moralità che, non solo nell’ex Banco di Sicilia, ma in ogni settore e in ogni parte del Paese, sembra essere andata in vacanza. news C La coscienza dei ricchi ’è chi sostiene che i ricchi, in quanto tali, sono di per sé dei criminali. Esagerazioni. Ma certo i ricchi danno un sacco di aiuto a chi sostiene questa tesi. Per esempio, non si può negare che più sono ricchi meno vogliono pagare le tasse. Perché più sono ricchi più molti di loro pensano di non dover sottostare alle leggi. Roberto Scarpinato, nel suo splendido libro, scritto insieme con Saverio Lodato, sostiene che i ricchi non sono nemmeno consapevoli di questo. Seguono un altro codice morale e, quando finiscono in galera, si guardano attorno smarriti sentendosi vittime di un’ingiustizia. È proprio il caso di Calisto Tanzi che, dopo aver rovinato i risparmiatori italiani, si professava ormai nullatenente e piangeva miseria, spergiurando che non c’era in giro nessun tesoretto formato da opere d’arte sottratte al curatore fallimentare. Invece, il tesoretto c’era ed è stato scovato. Agli ipergarantisti chiediamoo: a questo punto si può dire che Calisto Tanzi è criminale (cioè ha commesso dei crimini) anche pri- ma della sentenza definitiva? Agli stessi ipergarantisti chiediamo: siete almeno d’accordo che senza le intercettazioni telefoniche questo tesoretto non sarebbe mai stato recuperato? E ancora a questi ipergarantisti chiediamo: siete disposti ad ammettere che, senza un’inchiesta giornalistica, Calisto Tanzi ci avrebbe preso per l’ennesima volta per i fondelli? E a quel simpaticone di Calisto consentiteci di chiedere: non si vergogna almeno un po’? 7 SINDACATO E SERVIZI attualità Alligna anche in banca un male oscuro LA SINDROME DI STOCCOLMA Rischia di “far ammalare” i lavoratori, non tanto per eventi delittuosi, ma per la presenza più o meno evidente nell’organizzazione interna di “aguzzini” tra i capi che, non di rado, si lasciano andare a comportamenti tirannici. Autoritari più che autorevoli, per loro contano solo i risultati. Ci vanno di mezzo la salute psicofisica e la dignità dei lavoratori. Il ricorso al sindacato è l’unica via di scampo di Giuseppe Angelini, Segretario provinciale FABI Palermo e Componente del Dipartimento Comunicazione N ell’Agosto del 1973, in Svezia, nella città di Stoccolma, due rapinatori tennero in ostaggio per sei giorni quattro impiegati di una banca (la “Kreditbanken”) i quali, con grande sorpresa degli inquirenti, una volta rilasciati, espressero sentimenti di solidarietà verso i propri sequestratori arrivando a testimoniare in loro favore e chiedendo la clemenza della Corte. Conrad Hassel, agente speciale del FBI, e il criminologo Nils Bejerot, definirono, allora, l’episodio con la locuzione di “Sindrome di Stoccolma”, stato psichico in cui le vittime cominciano a nutrire sentimenti solidali verso il proprio aguzzino. Gli psicologi rilevano come la sindrome si manifesti soprattutto in caso di vessazioni prolungate, quando la vittima percepisce che la pro- pria sopravvivenza è legata all’aguzzino. Infatti, gli ostaggi svedesi del 1973 dichiararono di aver temuto più l’intervento della polizia che le intenzioni dei rapitori. cuore fabi In Lituania il sogno prende forma LA CASA FAMIGLIA DI KAUNAS HA FINALMENTE UN TETTO Con il contributo della FABI tolte dalla strada 25 ragazze M attone dopo mattone, sta finalmente prendendo forma la casa famiglia di Kaunas, in Lituania, alla cui realizzazione ha contribuito economicamente anche la Segreteria Nazionale della FABI. Pochi giorni fa è stato ultimato il tetto dell’edificio ed entro maggio la struttura sarà pronta ad ospitare circa 25 ragazze lituane senza famiglia. Che saranno così salvate dai marciapiedi o, comunque, 8 da un futuro di miseria. “I lavori stanno procedendo speditamente”, dice entusiasta Sergio Paterlini, dirigente sindacale della Fabi e promotore della raccolta fondi attraverso l’associazione di beneficenza, Il sogno di Arunas. “Grazie alla generosità della Segreteria Nazionale e dei molti bancari che, per mezzo della onlus Prosolidar, hanno voluto dare il loro contributo a questa iniziativa, stiamo mettendo le ali a un sogno”. Secondo alcune teorie psicologiche, la vittima inconsciamente prova a “neutralizzare” il criminale, avvicinandosi a lui umanamente, per evitare di essere sopraffatto. La psicanalisi parla di due elementi: la regressione e l’identificazione col rapitore. “Regressione” con comportamenti quasi infantili, che stimolino la cura da parte dell’unico individuo che porta “cibo e acqua” e che è responsabile dell’integrità dell’ostaggio. “Identificazione”, perché consente di superare il conflitto, permettendo di rendere più sopportabile la realtà che, vista senza distorsioni, sarebbe difficilmente sostenibile. Identificarsi nell’altro per creare un illusorio “ponte” di possibile sicurezza. In realtà, l’aguzzino, spesso risponde divenendo meno ostile e aggressivo. Nei casi più gravi la vittima avrà una vera e propria depersonalizzazione, una sorta di lavaggio del cervello, che la convince che solo il “rapitore” la curerà e gli starà accanto. Ma perché vi illustriamo questa sindrome. E è presto detto. In banca, oggi più che ieri, una sorta di sindrome di Stoccolma rischia di “far ammalare” i lavoratori, non tanto per eventi delittuosi, ma per la presenza più o meno evidente nell’organizzazione interna di “aguzzini” tra i vertici aziendali. Taluni capi si lasciano andare a comportamenti tirannici. Autoritari più che autorevoli, per loro contano solo i risultati. I collaboratori sono - a seconda delle situazioni - puri mezzi di produzione, bersagli di critiche aspre e di pressioni insopportabili. Non si curano delle dinamiche relazionali e se, scoppiano conflitti, gli aguzzini li soffocano, imponendo il loro punto di vista. Non cercano il consenso, lo esigono. Non ascoltano le opinioni altrui, non puntano sul rapporto personale. Costoro, anziché essere debitamente respinti, denunciati, isolati sono troppo spesso tollerati e quasi “giustificati”. I lavoratori, avendo subito tali e tante amarezze e disillusioni, non “reagiscono”. Tirano a campare, cercano di evitare o di rinviare il più possibile i conflitti. Quanti soprusi sul luogo di lavoro, quante persecuzioni di tipo psicologico colpiscono i lavoratori? Tanti, troppi, basti: pensare alle “pressioni commerciali”, al demansionamento, alle minacciate sanzioni disciplinari, spesso pesanti. Per questo raccomandiamo ai lavoratori di rivolgersi subito al sindacato, denunciando tutti i comportamenti non adeguati. I rapinatori di serenità, coloro che pensano di poter tenere in ostaggio i loro collaboratori. Ignorando norme e contratti deve essere messo in condizione di non nuocere più. Con l’esperienza del sindacalista che, purtroppo, non è nuovo a simili episodi si saprà affrontare nel miglior modo possibile la situazione, ricorrendo alle Direzioni generali o anche alla Magistratura. Indispensabile, comunque, è la presa di coscienza dei lavoratori e la volontà di non restare impauriti, inerti e supini, ma di pretendere il rispetto dei loro diritti. Diversamente si corre il rischio di “parteggiare” per l’aguzzino, lasciandolo libero di fare altri danni ed altre vittime. Il “sogno” nasce un paio d’anni fa, quando Paterlini, profondo conoscitore dei Paesi dell’Est, si mette in testa di voler fare qualcosa contro una piaga sociale che da tempo affligge la Lituania: l’alto tasso di suicidi e di alcoolismo riscontrabile tra le ragazze costrette, appena maggiorenni, a lasciare gli orfanotrofi del Paese senza avere nessuno che possa provvedere loro. Nella migliore delle ipotesi le giovani rimangono vittime del racket della prostituzione, nella peggiore si tolgono la vita. Si fa strada così l’idea della casa famiglia: una struttura che possa accogliere le ragazze fino a quando non raggiungeranno l’indipendenza economica. Il resto è cronaca di oggi: l’edificio è quasi pronto e una volta in piedi sarà gestito dai servizi sociali del Comune di Kaunas. Un alloggio abitato e amministrato dalle persone del posto, a cui però non man- cherà un tocco d’italianità. A servire il pranzo alle giovani sarà infatti un cuoco al 100% “made in Italy”. “è un mio amico titolare di una catena di ristoranti qui in Lituania. Si farà carico gratuitamente di preparare i pasti”. E - chissà- di insegnare alle ragazze i segreti della cucina del Belpaese… SINDACATO E SERVIZI attualità Relazioni familiari sotto la lente del sindacato a Bologna FIGLI, ISTRUZIONI PER L’USO “Essere genitori oggi tra regole e carezze”, incontro organizzato dalla FABI, ha visto la partecipazione di numerosi bancari. Relatrice d’eccezione: la dottoressa Rita Lorenzutti, che ha spiegato ai presenti i segreti della psicologia infantile e quali sono i modelli educativi e relazionali da seguire per crescere ragazzi sereni e sicuri di sé di Davide Natale, componente Comitato Direttivo Centrale FABI “E ssere genitori oggi tra regole e carezze”. Questo il titolo dell’incontro organizzato dalla FABI e che si è svolto recentemente a Bologna. L’evento è stato promosso da Sabrina Benetti della BPM bolognese, in collaborazione con la FABI di Bologna e ha visto la partecipazione, in qualità di esperta, della psicologa Rita Lorenzutti, specializzata in psicoterapia sistemica relazionale della famiglia. Al centro del dibattito il tema del rapporto tra genitori e figli, sviluppato in tutte le sue sfaccettature psicanalitiche. news Oggi il bambino trascorre una parte del proprio tempo in famiglia, una parte a scuola, un’altra parte ancora giocando con gli amici. Deve, pertanto, adattarsi alle regole del gruppo, soddisfare una molteplicità di richieste e, quindi, il suo mondo si riempie di convenzioni sociali e doveri, emergendo in lui un bisogno di autocontrollo. La dottoressa Lorenzutti ha fatto rilevare, inoltre, che i bambini amano le regole e le strutture che li aiutano a prendere le distanze dai loro sentimenti più infantili. I piccoli, con il trascorrere del tempo, provano piacere nell’usare e nell’esplorare il linguaggio e le proprie abilità logiche. Fra i 5 e i 10 anni le occasioni di sperimentare nuove situazioni aumentano. Devono farsi degli amici, risolvere conflitti, trovare un proprio posto nei gruppi sociali, insomma, mettersi alla prova partendo da una base sicura. Si devono sentire distinti dai genitori ed aver sperimentato, nel contesto familiare, una relazione accudente, ma che li abbia aiutati a sviluppare una propria autonomia. È stato altresì messo in luce che, nel momento in cui nella relazione con i genitori e con le figure rilevanti, i bambini hanno vissuto il senso di sicurezza, aumentano le probabilità di relazionarsi positivamente, con speranza e fiducia, anche all’esterno della famiglia. Per ogni bambino o ragazzo, in continua evoluzione, ci sono genitori che devono affrontare quotidianamente diverse relazioni affettive e lavorative, senza trascurare che ogni persona ha il proprio background personale e affettivo. Chiaramente tutti questi elementi influenzano e determinano il modo di educare e di entrare in rapporto col proprio figlio. Il seminario è stato anche arricchito da un fervido dibattito e da un interessante confronto di esperienze tra partecipanti. Siamo convinti che questo incontro sia solo l’inizio di un percorso che di certo sarà seguito anche in altre realtà, perché crediamo fermamente che il sindacato debba essere un partner pronto ad affiancare il lavoratore non solo nelle problematiche direttamente correlate al lavoro, ma anche in quelle che riguardano la sfera personale, con una particolare attenzione alla famiglia, su cui il lavoro incide in maniera diretta. Sempre in questa direzione, è già allo studio un altro seminario che tratterà il tema delle madri che lavorano. Oggi le lavoratrici madri sono una realtà importante nel nostro settore. Ci occupiamo spesso di part-time e di organizzazione dell’attività lavorativa, ma è quanto mai necessario predisporre una rete di servizi e convenzioni curata dalla FABI, creare dei momenti d’incontro e confronto per dare un efficace supporto alle colleghe, che spesso si trovano nella condizione di dover gestire più situazioni e più ruoli contemporaneamente. particolare i Comandi provinciali della Guardia di Finanza s’impegnano a segnalare alle Direzioni Provinciali del Lavoro situazioni indicative di possibili illeciti, rilevate nell’ambito dell’ordinaria attività di servizio, con riferimento, tra l’altro, all’esistenza di cantieri o strutture con la presenza di lavoratori “irregolari” od “in nero”, ovvero con visibili e palesi violazioni alla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Le Direzioni Provinciali del Lavoro provvederanno a segnalare ai Comandi Provinciali della Guardia di Finanza le situazioni indicative di possibili evasioni fiscali e contributive, fenomeni di sommerso d’azienda, ingerenze della criminalità organizzata nello sfruttamento di manodopera “irregolare” ed “in nero”, frodi sui finanziamenti pubblici nonché di produzione e commercializzazione di prodotti contraffatti. La convenzione introduce inoltre una nuova collaborazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per la formazione specialistica dei militari della Guardia di Finanza. Lavoro irregolare LOTTA AL SOMMERSO Convenzione per la cooperazione tra le Direzioni provinciali del Lavoro e la Guardia di Finanza È stata firmata dal Comandante generale della Guardia di Finanza e dal Direttore generale dell’Attività Ispettiva la “Convenzione per la cooperazione fra Comandi provinciali della Guardia di Finanza e le Direzioni provinciali del Lavoro nel contrasto ai fenomeni di criminalità connessi allo sfruttamento del lavoro e all’occupazione illegale dei lavoratori”. Tale collaborazione prevede uno scambio informativo mediante modalità di segnalazioni reciproche, possibilmente in tempo reale, dei fenomeni di particolare gravità riguardanti l’ambito lavorativo riscontrati a livello locale. In 9 SINDACATO E SERVIZI attualità Sempre di più i figli maschi che assistono i genitori anziani PER AMORE E PER NECESSITÀ Sono figure nuove nello scenario della cura degli anziani, frutto della crisi del lavoro che a cinquanta anni regala loro, nella disperazione della disoccupazione, un’opportunità di cambiamento e, a volte, un’integrazione salariale. In alcuni casi la “pensione di accompagnamento” rappresenta una salvifica integrazione salariale. Encomiabile lo sforzo di adattamento dei figli-badanti e positivo il loro contributo nell’assistenza agli anziani D a qualche tempo nelle corsie ospedaliere e negli ambulatori geriatrici capita di vedere anziani accompagnati, non dalle mogli, figlie o badanti, ma dai figli maschi. Non sorprende tanto la loro presenza accanto ai genitori anziani, bensì il ruolo di “badanti”, infatti, non sono solo un supporto alle figure femminili (abitualmente le principali responsabili nell’assistenza familiare), ma rappresentano i veri e propri caregiver (colui che si prende cura). Sono figure nuove nello scenario della cura degli anziani, frutto della crisi del lavoro che a cinquanta anni regala loro, nella disperazione della disoccupazione, un’opportunità di cambiamento e, a volte, un’integrazione salariale. I “badanti”, non potendo altre conversioni o riciclaggi professionali, sopra i panni del figlio indossano nuove vesti, non dimenticandosi del rapporto filiale. È una conversione difficile per vari motivi, in particolare perché, guardando ai genitori con occhi diversi, li riscoprono dopo venti/trent’anni invecchiati e bisognosi di aiuto. La stretta convivenza li porta a capire che le necessità dei genitori non corrispondono solo all’incertezza delle gambe o ai dolori artrosici, ma sono molto più complesse e comprendono aspetti che vanno dagli affetti, alla sicurezza, fino alla gestione delle medicine. Ovvero, non devono fare solo il taxista o la cameriera, ma trascorrere il tempo con loro, affrontando una quotidianità che richiede di essere vitalizzata. Compito non facile quando comprendono la presenza e le complicazioni delle malattie croniche che rendono l’anziano fragile e disabile, soprattutto se coesistono malattie del corpo e della mente. I “figli badanti” sono diversi dalle caregiver figlia-badante, perché non hanno esperienza, e la crisi della “riscoperta” dei genitori, diventati vecchi, si somma alla loro impreparazione. Al contrario, le figlie, costantemente dedite all’assistenza (figli, nipoti, ecc.), quando diventano badanti dei genitori non manifestano significativi cambiamenti di ruolo e aumentano in modo naturale le cure e le dedizioni prodigate da sempre. I badanti hanno una chiara percezione della naturale impreparazione che cercano di colmare con la loro professionalità, che traspare fra precise e rigide pianificazioni, come quando si è dietro la scrivania o il banco di lavoro. Abbondano d’informazioni raccolte quasi sempre su internet, ma come tutti i neofiti peccano nell’interpretazione e nell’assemblaggio dei dati. Fanno mille domande, e cercano sicurezze su come s’interpretano i sintomi, la prognosi, i comportamenti salutari e le medicine. Hanno il tipico atteggiamento dell’adulto che sta imparando una nuova professione: chiede in modo sintetico di capire le questioni essenziali, entro cui destreggiarsi con le proprie capacità ed esperienza. Nei confronti dei genitori i figli si distinguono per un linguaggio direttivo, pieno di solleciti, anche se animato da affetti Linea dura per chi raggira ed usa violenza agli anziani P er la Corte le rapine ad anziani sono diventate un vero e proprio allarme sociale. Occupandosi del caso di tre persone indagate per concorso in una rapina impropria ai danni di un’anziana donna, la seconda sezione penale della Corte (sentenza n. 3247/2010 ) ha stabilito che è legittima la custodia cautelare. Gli 10 indagati avevano rapinato in casa l’anziana signora e l’avevano spostata con forza prendendola per un braccio per potersi dare alla fuga. Il gip di Roma aveva convalidato la custodia in carcere dei tre malviventi ed il caso finiva in Cassazione dove i rapinatori avevano cercato di alleggerire la loro posizione facendo anche rilevare l’assenza di precedenti penali. La sinceri e spesso sembrano meno realistici delle figlie badanti, riponendo troppe aspettative in una forza di volontà che i genitori “malati” non hanno più. Se i genitori non sono già assegnatari dell’indennità di accompagnamento, i figli badanti chiedono senza tante mediazioni, a differenza delle figlie, se le condizioni di disabilità rientrano nei criteri di assegnazione del contributo economico. È inutile negare che in alcuni casi la “pensione di accompagnamento” rappresenta una salvifica integrazione salariale e nei casi in cui non sussistono le condizioni il medico non ha compito facile a spiegare che si riferisce ad una grave disabilità in atto. Nonostante le differenze spingano, come scontato, ad una predisposizione minore, lo sforzo di adattamento dei figli badanti è encomiabile e risulta sicuramente positivo il loro contributo nell’assistenza agli anziani. Bruno Pastorelli news Corte che ha respinto i ricorsi ha sottolineato che atti di questo genere non meritano nessuno sconto di pena dato che costituiscono un “grave allarme sociale”. Ma non basta, secondo la Corte, “indipendentemente dalla presenza di precedenti a carico dei ricorrenti”, è stato correttamente e legittimamente riscontrato “il pericolo di recidiva desumibile dalla gravità e dalle modalità del fatto che fanno pensare ad una preventiva organizzazione del piano (furto in abitazione ai danni di persona anziana e vulnerabile) con ripartizione dei ruoli”. SINDACATO E SERVIZI attualità L’Italia del futuro? Un paese di vecchi L ’Annuario Statistico Italiano del 2009 contiene la fotografia aggiornata del Paese e indicazioni sui possibili sviluppi. In particolare, si sofferma anche sulla situazione demografica dell’Italia: il nostro Paese si conferma fortemente invecchiato. Le sempre più favorevoli condizioni di sopravvivenza, infatti, hanno determinato un costante aumento delle persone news di 65 anni e più, che rappresentano ormai il 20,2% della popolazione, collocando il nostro Paese al secondo posto in Europa (dopo la Germania, 20,4%). L’indice di vecchiaia, ossia il rapporto percentuale tra anziani e giovani, raggiunge quota 144, contro 127 del 2000, e posiziona l’Italia al secondo posto nella classifica dei paesi europei dopo la Germania. Difficile prevedere cosa suc- cederà nel futuro. Molto si discute se i cambiamenti negli stili di vita e i progressi della medicina continueranno ad avere un impatto importante sulla salute come nel passato. Oggi circa l’80-85% dei decessi è dovuto a malattie croniche, tumori e malattie cardiocircolatorie. Anche se la ricerca medica volta alla cura di queste malattie sta producendo risultati incoraggianti, è difficile pensare che queste condizioni siano debellate nel futuro più prossimo. È certo vero che il continuo miglioramento dello stile di vita anche delle persone anziane contribuirà sempre di più all’aumento della longevità dei singoli e della popolazione. Pur con queste cautele, entro il 2050 l’ISTAT ipotizza un’ulteriore riduzione dei rischi di morte per le principali cause e guadagni di sopravvivenza a tutte le età e, in particolar modo, in quelle oltre i 60-65 anni di vita. Nel complesso, ci si attende un aumento della speranza di vita alla nascita che nel 2050 raggiungerebbe gli 84,5 anni per gli uomini e gli 89,5 anni per le donne. Tra il 2009 e il 2051 gli ultra 64enni, oggi pari al 20,2 per cento del totale (uno ogni cinque residenti), rappresenteranno nel 2051 il 33 % della popolazione (uno ogni tre). Crescerà, inoltre, in misura consistente, il numero delle persone molto anziane: i “grandi vecchi” (convenzionalmente, gli individui di 85 anni e oltre) potrebbero, infatti, raggiungere i 4,8 milioni nel 2051. Questi dati ci portano a fare alcune riflessioni. Sicuramente positivo è il fatto che le persone vivano sempre più a lungo (e complessivamente in migliore salute). L’impatto sempre crescente delle malattie croniche spingerà ad un ulteriore cambiamento della organizzazione dei sistemi sanitari, dell’offerta dei servizi e della prassi stessa della medicina. I problemi legati al rapporto sempre più squilibrato fra giovani e vecchi (economici, culturali, organizzativi) s’imporranno sempre di più e necessiteranno di risposte articolate e coerenti. Noi crediamo nella possibilità del nostro Paese (e di tutti i Paesi occidentali) di affrontare positivamente queste sfide, senza cedere a visioni catastrofistiche, ma senza nemmeno pensare che i problemi si sistemino da soli. La domanda è in continua ascesa Sempre più stranieri nelle famiglie italiane Assistenti domiciliari, badanti, baby sitter, colf È ormai noto che una parte rilevante di stranieri provenienti dai cosiddetti paesi a forte pressione migratoria trova impiego presso le famiglie italiane in prevalenza per lavori domestici, quindi svolgendo assistenza agli anziani, e solo in termini residuali per l’assistenza/cura di altra natura (per esempio come baby-sitter). Il diffondersi di queste tipologie d’impiego è alimentato dal continuo aumento di domanda da parte delle famiglie; in particolare, la figura professionale dell’assistente domiciliare dedicata agli anziani appare una nicchia lavorativa in forte espansione, e la nascita in Italia di una miriade di corsi di preparazione a tale mestiere, negli ultimi anni frequentati anche da italiani, ne è una prova indiretta. Volendo dare uno sguardo dal punto di vista quantitativo, bisogna sottolineare che le fonti ufficiali di natura universale non permettono, tuttavia, di distinguere i servizi alla famiglia rispetto ad altre tipologie di servizi, e quindi con ulteriore difficoltà si possono avere informazioni riguardo ai diversi impieghi all’interno dei nuclei familiari. Ma l’andamento dei dati della forza lavoro straniera mostra la costante crescita del settore servizi, che determina un ampliamento della distanza dai settori dell’agricoltura e dell’industria: il primo pressoché stabile nel tempo, mentre il secondo registra erosioni, in particolare in concomitanza con l’ampliarsi e diffondersi della crisi economica che ha colpito anche l’Italia negli ultimi anni. Ciò mette in luce la continua espansione della domanda anche di assistenza, in gran parte indipen- dente dalla situazione economica e dettata soprattutto dalle caratteristiche della società italiana: da un lato, un forte invecchiamento della popolazione e il conseguente aumento della disabilità nella popolazione più anziana; dall’altro lato, la carenza del sistema di welfare italiano che non è stato in grado di controbilanciare la minore disponibilità di sostegno generazionale (tradizionalmente delegato alle donne) e derivante dall’inconciliabilità tra ruoli lavorativi e di cura. 11 SINDACATO E SERVIZI attualità N egli ultimi mesi ha fatto il giro del mondo l’immagine della First-Lady americana indaffarata a seminare, a spargere concime ed innaffiare pianticelle di pomodoro nel suo orto biologico, realizzato all’interno dei giardini della Casa Cianca. Dettagli irrilevanti a parte – si trattava di pomodori o carote? e perché non zucchine? - è stato apprezzato ovunque il gesto di Michelle Obama, decisa a dare il buon esempio al suo popolo, costantemente minacciato dall’obesità, a causa delle pessime abitudini alimentari, e a dare una mano all’ambiente, coltivando cibo biologico e, quindi, privo di additivi chimici. La scelta di Lady Obama non fa che allinearsi ad una tendenza generale, diffusa recentemente non solo negli States, ma anche in Europa e in Asia: La sorprendente – ma, a pensarci bene, neanche troppo – moda, vede riscoprire la volontà e il piacere di produrre direttamente frutta e ortaggi, realizzando piccoli o grandi orti, i cui risultati, vanno man mano a sostituire la triste e meno sana spesa fatta al supermercato. Grandi e piccoli ortolani nascono e crescono, si scambiano consigli su metodi di zappatura e irrigazione, tempi di semina e di raccolta, sempre meticolosamente osservanti le fasi lunari. C’è chi ha la fortuna di disporre di un vero e proprio appezzamento di terreno e chi, invece, si accontenta di un mini-spazio in appartamento, sul proprio balcone o, addirittura, sul davanzale. Già nei primi anni Ottanta molti comuni italiani si erano mossi per offrire ai cittadini che non potevano disporre di altre opportunità, la possibilità di coltivare, esclusivamente per uso familiare, un piccolo appezzamento di terra. Il servizio, denominato “orti sociali”, è poi diventato, nel corso degli anni, una vera e propria opportunità di socializzazione, che diversi comuni mettono a disposizione di tutti coloro che non possiedono appezzamenti di terreno e vivono in condominio. Il target originario era costituito per lo news L’esempio l’ha dato Michelle Obama SCENDIAMO IN CAMPO CONTRO LA CRISI Grandi e piccoli ortolani nascono e crescono, si scambiano consigli su metodi di zappatura e irrigazione, tempi di semina e di raccolta. Ecologia, socializzazione, ritorno alla cultura rurale, ma anche buone cose da mettere in tavola. Con un occhio al risparmio più da pensionati e disabili, allo scopo di combattere isolamento e depressione promuovendo, allo stesso tempo, un più stretto rapporto con la natura. Questo target è andato poi, nel tempo, via via allargandosi verso altre categorie: disoccupati, casalinghe, e, più semplicemente, chiunque dimostri di non disporre di mezzi propri, sia economici sia per- sonali, e di essere davvero motivato per l’orticoltura, che favorisce una più serena convivenza con la natura e la continuazione di pratiche sociali e formative tipiche della vita rurale. Ecco perché la denominazione attuale è diventata “orti urbani”: l’agricoltura urbana si trasforma non solo in strumento di aggregazione sociale e riqualificazione SOCIAL NETWORK PER CHI SOFFRE DI CEFALEA È sufficiente digitare uno di questi tre siti: www.nomalditesta.it www.nocervicale.it www.noheadneckpain.com B uone notizie per chi è costretto a fare i conti con il mal di testa, vera maledizione che colpisce 8 italiani su 10: nasce un social network, in italiano e inglese, dedicato alla prevenzione e alla riduzione dei disturbi collegati proprio al mal di testa. 12 L’iniziativa, presentata giorni fa a Roma, è promossa da Franco Mongini, specialista in neurologia dell’università di Torino, artefice di un programma educativo e di esercizi applicato a più di 2.300 dipendenti comunali del capoluogo piemontese, che ha ottenuto un abbattimento della del territorio, ma anche in valida alternativa al progressivo consumo di spazio finalizzato a cementificazioni e produzioni intensive. Per favorire la riscoperta di un effettivo rapporto diretto con la natura, le amministrazioni comunali, generalmente, fanno sì che gli assegnatari degli orti sociali s’impegnino ad utilizzare tecniche di coltivazione biologica che valorizzino la fertilità del suolo con la rotazione delle colture, senza impiegare concimi chimici, bensì prodotti di compostaggio. È palese, infatti, la forte implicazione ecologica degli orti urbani, che tendono sempre a privilegiare la realizzazione di colture eco-sostenibili. Per quanto riguarda, invece, l’aspetto socio-culturale del fenomeno, è positivo notare che, negli ultimi tempi, sono “scese in campo” – e qui ci stanno proprio bene! - anche energie giovani: in varie città italiane, infatti, recenti progetti di orti urbani vedono la partecipazione dei più giovani che, oltre a vivere piacevoli e sani momenti ricreativi, hanno la possibilità di imparare il “mestiere” agricolo. Il valore e le tradizioni della cultura agricola passano così da una generazione all’altra, aprendo nuovi orizzonti e possibilità. È vero, infatti, che questo “ritorno alle origini” è vissuto oggi piuttosto giocosamente, ma non è da escludere che, in un prossimo futuro, serva come risposta alla crisi economica mondiale e che molte braccia decidano davvero di tornare all’agricoltura. Silvia Catalucci frequenza mensile di cefalea e dolore cervicale e dell’assunzione di farmaci di circa il 40%. Chiunque potrà accedere al social network e fruire del programma. Il servizio sarà continuamente arricchito con nuove informazioni e iniziative. Chiunque potrà interagire con il sito, descrivere il proprio problema (com’è insorto e come si è evoluto), porre quesiti, scambiare esperienze. “Il social network - spiega l’esperto - comprende anche un’area riservata ai medici dove essi potranno acquisire informazioni, esprimere pareri e discutere i risultati di loro esperienze cliniche o di ricerca. E accedere al materiale didattico e scientifico che verrà progressivamente messo a disposizione”. SINDACATO E SERVIZI attualità Accolto il ricorso della FABI PERMESSI NON UTILIZZATI, ANCHE IL SINDACALISTA HA DIRITTO AL RIMBORSO Il tribunale del Lavoro ha condannato la Cassa di Risparmio di Livorno a versare 1.500 euro alla nostra rappresentante, Marina Baule, che nel periodo del distacco sindacale non aveva potuto usufruire dei permessi per festività soppresse. La FABI: “Sentenza importante anche per i lavoratori. Da oggi nessuno potrà più negare loro l’indennizzo per i permessi non utilizzati” A nche il sindacalista ha diritto a ricevere una compensazione economica, se non utilizza i permessi per le festività soppresse. Come qualsiasi normale lavoratore, del resto. A stabilirlo una recente sentenza del Tribunale del Lavoro di Livorno, che ha dato ragione ad una rappresentante della FABI, Marina Baule, in servizio presso la Cassa di Risparmio di Pisa, Livorno e Lucca, all’epoca dei fatti segretaria di coordinamento FABI di Gruppo e beneficiaria del distacco sindacale. All’origine del ricorso, presentato nel 2009, il rifiuto netto e categorico da parte dell’istituto di corrispondere alla bancaria l’equivalente monetario dei permessi non utilizzati nei tre anni in cui era distaccata dall’azienda per svolgere l’attività sindacale. “In pratica secondo la banca”, racconta la Baule, “visto che avevo il distacco, non ero tenuta ad avere alcun rimborso, come i miei omologhi delle altre sigle. Tutto ciò, in aperta violazione di un articolo del Contratto nazionale che prevede espressamente che ai dipendenti, senza distinzioni di sorta, sia dato un indennizzo economico nel caso non fruiscano dei permessi”. E proprio sul mancato rispetto di questa norma del Contratto nazionale hanno fatto leva gli avvocati della FABI. Una strategia difensiva che ha convinto i giudici della sezione Lavoro del Tribunale di Livorno, i quali hanno condannato la Cassa di risparmio (attualmente nell’orbita del Banco Popolare) a versare alla sindacalista 1.500 euro di rimborsi arretrati, più gli interessi. Nel verdetto i Magistrati hanno ribadito che "il datore di lavoro non può imporre la news IL DIPENDENTE RIFIUTA TRASFERIMENTO? ILLEGITTIMO IL LICENZIAMENTO SE È BENEFICIARIO DELLE AGEVOLAZIONI EX LEGGE 104/92 C fruizione dei permessi al fine di evitarne il pagamento" e che "non può sindacare l'impegno sindacale della ricorrente ed il tempo che le necessita chiedendole conto dello stesso". Soddisfatta la diretta interessata. “Questa sentenza pone fine a una vera e propria discriminazione nei confronti di chi fa attività sindacale”, dice la Baule, “e costituisce un importante precedente: a partire da oggi nessun istituto di credito potrà più rifiutarsi di rimborsare, ai sindacalisti come ai lavoratori, permessi per festività soppresse non utilizzati. Ormai è acclarato che a prevedere l’indennizzo, senza possibilità di deroghe, è lo stesso contratto collettivo di categoria. A beneficiare degli effetti di questa sentenza saranno, poi, soprattutto i dipendenti bancari. Nessuno, infatti, potrà più negare loro una compensazione economica nel caso non fruiscano dei permessi”. Quanto alla Cassa di risparmio di Livorno, stavolta il pagamento dei rimborsi sarà piuttosto salato, visto che all’importo prestabilito si devono aggiungere gli interessi maturati e il costo delle spese legali. Intanto, la Banca ha fatto sapere che ricorrerà contro la sentenza. on sentenza n. 21967 del 27 ottobre 2010 la Corte di Cassazione ha affermato che il lavoratore che si “ribella” al provvedimento di trasferimento ad altra sede non può essere sanzionato con il licenziamento, soprattutto se il rifiuto è motivato dalla necessità di assistere il coniuge affetto da handicap grave. Nel caso in esame una lavoratrice - ammessa dall’INPS al godimento delle agevolazioni di cui all’art. 33, L. 104/1992 per le condizioni di salute del marito, affetto da grave handicap - impugnava il trasferimento a una sede diversa, disposto nei suoi confronti dalla società per cui lavorava, nonché il licenziamento successivamente intimatole (giustificato da una nuova complessiva riorganizzazione aziendale), invocando la tutela reale. Il Tribunale di Napoli riconosceva l’illegittimità del licenziamento, condannando la società alla riassunzione e al risarcimento dei danni ex art. 8, L. 604/1966. Avverso tale decisione la lavoratrice proponeva appello, sottolineando il carattere ritorsivo del licenziamento, la cui reale giustificazione era da rinvenirsi nel rifiuto del trasferimento. La Corte territoriale, accogliendo le richieste della lavoratrice, dichiarava illegittimi sia il trasferimento sia il licenziamento, ordinando alla società di reintegrare la lavoratrice nel suo posto di lavoro, ovvero in mansioni equivalenti. La società proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo che il trasferimento trovava la sua giustificazione nella contrazione di lavoro nella sede di appartenenza e che l’aspetto del riassetto organizzativo era riconducibile alla nozione di giustificato motivo oggettivo di licenziamento, non sindacabile dal Giudice. La Suprema Corte, rigettando il ricorso, ha sottolineato che la libertà d’iniziativa economica privata (in questo caso la scelta dell’assetto organizzativo e produttivo dell’impresa da parte del datore di lavoro) “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà ed alla dignità umana”. I Giudici hanno evidenziato la legittimità delle conclusioni della Corte d’Appello, che desumeva come unica ragione del licenziamento della dipendente - a seguito di una valutazione presuntiva fondata su indizi gravi, precisi e concordanti - la sola volontà del datore di lavoro di sanzionare la lavoratrice per essersi “ribellata” al provvedimento di trasferimento disposto unilateralmente dalla società; hanno così concluso che, “a prescindere dal requisito dimensionale dell’azienda, va accordata alla lavoratrice ricorrente la piena tutela reale ex art. 18 Stat. Lav.”. news Consumatori Italiani non investono più Il 60% dei cittadini non riesce a fronteggiare le difficoltà della crisi D ai dati emersi nella Giornata del risparmio, in si cui si è rilevato che, in Italia, 1 famiglia su 5 non investe i pochi risparmi che riesce a fare, lasciando il denaro sui conti correnti e riducendo così la già bassa difficoltà di finanziare gli investimenti emerge l’indispensabilità di prorogare le misure per il risparmio e per gli investimenti e di ampliare i fondi destinati alla sospensione dei mutui ed al risparmio energetico. Oltre l’80% degli italiani è consapevole della crisi in atto e circa il 60% non riesce a fronteggiarne le difficoltà. I dati sono molto preoccupanti e denotano il forte pessimismo delle famiglie italiane. Inoltre le famiglie riducono il risparmio non solo per la crisi, ma anche per la scarsa trasparenza e le incertezze del futuro. 13 SINDACATO E SERVIZI FABIGiovani L’anticipazione GIOVANI, CARINI E… A TEMPO DETERMINATO Sarà presentato a fine anno lo studio “Giovani e lavoro consapevole”, la ricerca su under 35 e occupazione realizzata dal Forum nazionale Giovani. Alla stesura dell’indagine ha dato un consistente contributo anche la FABI, attraverso Francesca Azimonti, presidente della Commissione Lavoro del Forum. Dall’analisi emerge che solo il 20% degli intervistati ha un contratto a tempo indeterminato. Gli altri navigano a vista tra rapporti di lavoro precari (80%) e impieghi in nero (30%) S ono arrivati i primi risultati dell’indagine ‘Giovani e Lavoro consapevole’, inchiesta lanciata a fine 2009 dal Forum nazionale Giovani, organismo che riunisce tutte le principali associazioni di under 35 e di cui fa parte anche Francesca Azimonti, 29enne sindacalista della FABI, in qualità di presidente della Commissione Lavoro, Famiglia e Politiche sociali del Forum. Si è trattato di un lavoro complesso, cominciato con la divulgazione tra i giovani di un questionario conoscitivo, composto da 30 domande a risposta chiusa e una a risposta aperta, in cui si chiedeva di dare una valutazione del proprio impiego. L’indagine mirava a sondare la situazione lavorativa presente a passata degli intervistati, oltre a testare la loro reale conoscenza in materia di diritti sulla maternità, sull’ immigrazione e sulle politiche attive a favore dei diversamente abili. La raccolta dati è avvenuta in 2 fasi. Una prima all’interno delle associazioni aderenti al Forum e una seconda fase nelle piazze, così da poter disporre di un più ampio spettro statistico, non solo rappresentativo dei giovani gravitanti attorno alle associazioni del Forum. Per poter ga- rantire l’eterogeneità del campione, sono state scelte 6 città di diverse dimensioni, in rappresentanza di tutto il Paese: Torino, Trieste, Bologna, Viterbo, Avellino e Palermo. In totale sono stati compilati 1402 questionari, 496 raccolti tra le associazioni e 906 nelle piazze. A fine anno, i dati dell’indagine saranno resi pubblici, in occasione di un evento ad hoc organizzato dal Forum Nazionale Giovani, e, successivamente, saranno diffusi, attraverso incontri mirati, nelle scuole, nelle università e nelle piazze. Diversi e interessanti i dati emersi dalla ricerca, che vi anticipiamo di seguito. Dei lavoratori intervistati, che hanno un’età compresa tra i 20 e i 29 anni, solo il 20% La pensione dei giovani PENSIAMOCI OGGI, DOMANI È TROPPO TARDI L Iscriversi ad un Fondo Pensione complementare è indispensabile. ’Inps non invierà nemmeno quest’anno la busta arancione che avrebbe dovuto indicare l’entità dell’assegno previsto per i lavoratori al momento dell’addio del lavoro. Un’indagine, condotta da Milano Finanza, ha denunciato che gli attuali trentenni o i quarantenni di oggi, al momento della pensione, percepiranno indicativamente, secondo le stime attuali, una pensione pari al 64% dello stipendio. Il calcolo è comunque approssimativo, poiché molte sono le variabili che possono influire nel calcolo sulla futura pensione. L’unica certezza è che i dati emersi dimostrano come i giovani vengano penalizzati con questo sistema 14 pensionistico. Per questo è ancor più importante che tutti possano essere iscritti ad un Fondo Pensioni presente in ogni istituto bancario, a seguito degli accordi che il sindacato con la FABI in prima linea - ha nel tempo saputo conquistare. Ricordiamo che le banche versano un contributo mensile al Fondo per ogni collega che aderisce. Un Fondo Pensione che, al momento del nostro pensionamento, erogherà una rendita che dovrà servire a “recuperare” il divario che ha creato la previdenza pubblica fra il “vecchio sistema” ed il “nuovo sistema”. Auspichiamo che tutti i giovani bancari siano iscritti a un Fondo di previdenza complementare, diversamente li invitiamo a prendere contatti con il proprio Rappresentante Sindacale Aziendale che, meglio di chiunque, lo può consigliare su quale Fondo indirizzarsi e sulle modalità di adesione. Come Coordinamento Giovani FABI, continueremo a sensibilizzare i colleghi su questo importante tema che non può essere né secondario né rinviabile per il nostro futuro. Oggi dobbiamo ben seminare, oggi dobbiamo gettare le fondamenta di quella costruzione che si chiama “pensione”. Mirko Vigolo Esecutivo Nazionale Giovani FABI ha un contratto a tempo indeterminato, mentre l’80% di loro ha un’occupazione precaria, come apprendista oppure come lavoratore a progetto. Ben il 30 % del campione, infine, dichiara di lavorare in nero. Proseguendo nell’analisi, abbiamo voluto approfondire un’ulteriore questione: come l’università viene incontro alle esigenze dei lavoratori. Dalla ricerca emerge che gli studenti con un impiego sono fuoricorso in una percentuale doppia, rispetto agli studenti che non lavorano. È chiaro, quindi, che l’essere in regola con il piano di studi è direttamente correlato all’essere lavoratore o meno. Nei prossimi mesi la ricerca sarà data alle stampe, per esser poi illustrata ai media e al mondo dell’associazionismo, attraverso una campagna informativa pubblica. La Presidenza della Commissione Lavoro del Forum e il Coordinamento Giovani della FABI, al momento della pubblicazione dell’indagine, avviseranno prontamente la Federazione e inviteranno tutti gli iscritti a leggere con attenzione i dati dell’inchiesta, affinché la ricerca sia il punto di partenza per trovare valide soluzioni al disagio di una generazione precaria. SINDACATO E SERVIZI quadri direttivi IL CCNL ALLE PORTE “VANTIAMO DEI CREDITI” Formazione, orario di lavoro, prestazioni aggiuntive, responsabilità professionale, pressioni commerciali, sistemi incentivanti, livelli retributivi sono argomenti che meritano la massima attenzione di Giuliano Xausa, responsabile nazionale Coordinamento Quadri direttivi O rmai ci siamo! Esperite le formalità d’obbligo, ossia la disdetta anticipata del vigente CCNL, il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro sta entrando nel vivo. Le commissioni sono state definite, una delle quattro riguarda i Quadri Direttivi. E come ogni volta ci si deve immediatamente scontrare con le solite difficoltà. Crisi finanziaria, recessione, utili in calo, situazione di mercato. Se ciò non bastasse, Abi ha pensato bene di lanciare in anticipo la sua bordata: la disdetta unilaterale del Fondo di sostegno al reddito, il nostro ammortizzatore sociale. Bordata restituita immediatamente al destinatario dal nostro Segretario Generale, Lando Maria Sileoni. Respinta con la convinzione e la determinazione che caratterizza questa nostra FABI. Di fronte a tutte queste difficoltà, talvolta oggettive e reali, talvolta fumose e pretestuose, una cosa è certa: noi Quadri Direttivi vantiamo dei crediti! Crediti maturati negli ultimi rinnovi contrat- tuali e, in particolar modo, nel contratto del 2005 nel quale, guarda caso, la FABI stava al secondo tavolo. Non siamo certo succubi del passato, ma di questo e dell’esperienza vogliamo far tesoro per progettare il futuro. E su alcuni temi vogliamo far sentire la nostra voce. Formazione, orario di lavoro, prestazioni aggiuntive, responsabilità professionale, pressioni commerciali, sistemi incentivanti, livelli retributivi sono argomenti che meritano la massima attenzione. Formazione: le belle dichiarazioni di principio del CCNL vigente sono rimaste tali. La formazione non va confusa con l’addestramento e deve essere considerata una strategia sia per l’azienda sia per il lavoratore, al fine di migliorare il servizio. Inoltre pensiamo debba anche essere certificata. Orario di lavoro: condividiamo che la prestazione lavorativa sia orientata al raggiungimento dei risultati, ma non può essere ad libitum! Prestazioni aggiuntive: l’autogestione dell’orario, soprattutto in rete, rimane pura chimera. Orari oltre certi limiti devono essere remunerati. Responsabilità professionale: pensiamo sia uno dei temi più sentiti. Le denuncie sono all’ordine del giorno e spesso le banche limitano il loro intervento al pagamento dell’avvocato, non considerando le tensioni personali, lo stress, le ripercussioni anche nell’ambito familiare. Pressioni commerciali: pur non essendo contrari in linea di principio, non possiamo non denunciare l’uso distorto e scorretto, i termini inaccettabili, le liste pubbliche dei risultati. Dev’essere ri sp e ttata la persona e valutato con criteri oggettivi e trasparenti suo operato. Sistemi incentivanti: vanno contenuti negli importi e ricondotti entro i binari di una negoziazione. Le regole devono essere certe, uguali per tutti e non variate in corso d’opera; il tutto nella salvaguardia dell’etica e della responsabilità sociale della banca. Livelli retributivi: ogni percorso professionale è bloccato dai soli quattro livelli. Riteniamo che, almeno, un quinto livello possa dare respiro alla crescita. Siamo Quadri Direttivi e una delle caratteristiche che ci identifica è l’essere concreti e realisti. Comprendiamo che i temi sono molti e le priorità forse altre, ma siamo certi che su alcuni di essi ci sarann--o la concreta attenzione e la determinazione della FABI, che è sempre stata sensibile alle richieste della nostra area professionale. news Parole forti di Benedetto XVI al mondo nel giorno del Ringraziamento “LO SVILUPPO SIA SOSTENIBILE” Forte denuncia dello squilibrio fra ricchezza e povertà, dello scandalo della fame, dell’emergenza ecologica e del problema della disoccupazione. Il Pontefice richiama soprattutto i Grandi affinché a nessuno manchino il pane e il lavoro, e l’aria, l’acqua e le altre risorse primarie siano preservate come beni universali. Ma nessuno, in questa situazione, può scaricarsi la coscienza “L a crisi economica in atto, di cui si è trattato anche in questi giorni nella riunione del cosiddetto G20, va presa in tutta la sua serietà: essa ha numerose cause e manda un forte richiamo ad una revisione profonda del modello di sviluppo economico globale. È un sintomo acuto che si è aggiunto ad altri ben più gravi e già ben conosciuti, quali il perdurare dello squilibrio tra ricchezza e povertà, lo scandalo della fame, l’emergenza ecologica e, ormai anch’esso generale, il problema della disoccupazione (…). Nell’attuale situazione economica, la tentazione per le economie più dinamiche è quella di rincorrere alleanze vantaggiose che, tuttavia, possono risultare gravose per altri Stati più poveri, prolungando situazioni di povertà estrema di masse di uomini e donne e prosciugando le risorse naturali della Terra (…). Inoltre, malgrado la crisi, consta ancora che in Paesi di antica industrializzazione si incentivino stili di vita improntati ad un consumo insostenibile, che risultano anche dannosi per l’ambiente e per i poveri. Occorre puntare, allora, in modo veramente concertato, su un nuovo equilibro tra agricoltura, industria e servizi, perché lo sviluppo sia sostenibile, a nessuno manchino il pane e il lavoro, e l’aria, l’acqua e le altre risorse primarie siano preservate come beni universali. È fondamentale per questo coltivare e diffondere una chiara consapevolezza etica, all’altezza delle sfide più complesse del tempo presente; educarsi tutti ad un consumo più saggio e responsabile; promuovere la responsabilità personale insieme (…) con una sensibilità concreta per il bene comune”. 15 Scheda Preventivo Auto / Moto Convenzione FABI INVIA QUESTO MODULO VIA FAX AL NUMERO 02 80509676 Data ISCRITTO FABI Cognome Nome Matricola Cognome Nome Codice Fiscale Indirizzo N° Civico Professione Telefono Ufficio DATI CONTRAENTE CAP Città Provincia Fax Ufficio Email Ufficio DATI INTESTATARIO AL P.R.A. (PUBBLICO REGISTRO AUTOMOBILISTICO) Cognome Nome Professione Codice Fiscale Data di Nascita Sesso M DATI VEICOLO Autovettura Marca Fuoristrada Modello Completo Comune di Resid. Intestazione al P.R.A. F Roulotte Camper Targa Alimentazione SI Benzina NO Cavalli Fiscali (CV) Gasolio Moto/Scooter Furto audiofonovisivi (compresi nella somma assicurata) SI Prima Immatricolazione al P.R.A. Provincia NO Prima Immatricolazione Valore Autovettura GPL Mese Anno ATTUALE CLASSE DI MERITO (BONUS/MALUS) Massimale Gancio Traino Rinuncia Rivalsa SI SI Dichiarazione di Sinistrosità: Almeno un sinistro nell’ultimo anno Data Scadenza Annuale Polizza NO Danni a cose di terzi trasportati Veicoli adibiti a Scuola Guida NO Nessun sinistro ultimo anno Nessun sinistro ultimi 3 anni Attuale Compagnia Nessun sinistro ultimi 5 anni Frazionamento Semestrale del Premio SI NO DATI PER GARANZIE AGGIUNTIVE (DETTE ARD) + PACCHETTI* Garanzie Gruppo 5 (conprensiva eventi naturali e sociopolitici) Garanzia Valore a Nuovo Furto Totale e Parziale Incendio Tutela Legale Collisione Antifurto Satellitare SERVIZIO ASSISTENZA DATI PER GARANZIE ADDIZIONALI Infortuni Conducente Kasko Rottura Cristalli Sospensione Patente 180 gg Servizi Assistenza 365 gg VINCOLO SUL VEICOLO Istituto Vincolatario Scadenza del Vincolo Tipo Patente (A, B, C, ecc.) *N.B. LE GARANZIE “PACCHETTO” SONO OPERANTI SOLO PER LE AUTOVETTURE IN PRESENZA DI GARANZIA INCENDIO/FURTO Le informazioni sono raccolte ed elaborate elettronicamente da Biverbroker allo scopo di formulare un preventivo di una polizza auto. Lei ha la possibilità (ai sensi dell’art. 13 legge 675/96) di accedere ai suoi dati personali per aggiornarli, modificarli, integrarli, o chiederne la cancellazione scrivendo a: Biverbroker Via Carducci, 37 20123 Milano (email: [email protected]). Il Sottoscritto 16 Direzione Generale: Via Carducci, 37 20123 Milano Tel. 02.8055007 - Fax 02.86463845 Email: [email protected] Sede Legale: Via Gramsci, 12/F - 13900 Biella Tel. 015.2522595 - Fax 015.2523045 Email: [email protected] Sede Milano/AGOAL: Via Unione, 1 - 20122 Milano Tel 02.80509472 - Fax 02.80509676 Email: [email protected] POLIZZA GLOBALE ABITAZIONE Estratto condizioni Convenzione FABI Polizza dell’abitazione Formula Assicurativa Iscritti Fabi INVIA QUESTO MODULO VIA FAX AL NUMERO 02 80509676 OGGETTO ASSICURAZIONE: 1) Incendio danni materiali dell’abitazione 2) Furto e rapina dell’abitazione 3) Responsabilità civile della famiglia 4) Tutela giudiziaria della vita privata Il sottoscritto, preso atto che BIVERBROKER SrL, nell’ottica di agevolare ed incoraggiare il ricorso a forme facoltative di assicurazione, ha predisposto alcuni prodotti assicurativi che, a condizioni di mercato particolarmente favorevoli potranno essere offerte ai dipendenti, e che BIVERBROKER SrL intende mediare tali prodotti offrendoli ai dipendenti, pensionati ed esodati bancari e loro famigliari iscritti alla FABI che dichiara di essere interessato a tale offerta. A tal fine il sottoscritto dichiara di ricevere le condizioni di contratto relative alle polizze sulla Responsabilità civile della famiglia, Tutela giudiziaria vita privata, Incendio e Furto dell’Abitazione, e di averne presointegralevisione. Il sottoscritto, alle condizioni tutte sopra richiamate, che formano parte integrante della presente assicurazione, le accetta e dà la propria adesione alla proposta formulata dichiarando quantosegue: 1) Incendio danni materiali dell’abitazione La Società si obbliga a tenere indenne nei limiti delle somme assicurate i danni materiali e diretti subiti dalle cose assicurate in conseguenza degli eventi di seguito indicati, anche se dovuti a colpa grave dell’Assicurato: Cognome Nome Codice Fiscale Indirizzo/Ubicazione del rischio Via o piazza, n° Città CAP • Sigla Provincia dimora abituale dimora saltuaria - Ubicazione del rischio nuova adesione adesione in sostituzione della scheda di adesione n. del DURATA CONTRATTO Annuale Effetto dalle ore 24 del Decorrenza prima rata successiva Scadenza dalle ore 24 del Rateazione 1-15 annuale L’operatività dell’assicurazione è subordinata al pagamento del premio relativo a BIVERBROKER SrL di seguito riportato e convalidato per quietanzamento C) ASSICURAZIONE INCENDIO FURTO DELL’ABITAZIONE RESP. CIVILE TUTELA GIUD. SOMME ASSICURATE SOMME ASSICURATE SOMME ASSICURATE SOMME ASSICURATE FURTO E RAPINA € 2.582,28(*) € 5.164,57(*) € 7.746,85(*) € 7.746,85(*) INCENDIO DEL CONTENUTO € 25.822,84 € 25.822,84 € 36.151,98 € 36.151,98 INCENDIO DEL FABBRICATO € 103.291,38 € 154.937,07 € 206.582,76 € 258.228,45 RESPONSABILITÀ CIVILE DELLA FAMIGLIA € 258.228,45 € 258.228,45 € 258.228,45 € 258.228,45 TUTELA GIUD.VITA PRIV. € 5.164,57 € 5.164,57 € 5.164,57 € 5.164,57 Abitazione in Abitazione condominio isolata Abitazione in Abitazione condominio isolata Abitazione in Abitazione condominio isolata Abitazione in Abitazione condominio isolata GARANZIE TIPO DI ABITAZIONE DIMORA ABITUALE PREMIO LORDO ANNUO € 145,56 € 171,58 € 192,39 € 223,60 € 244,43 € 280,83 € 260,03 € 301,65 DIMORA SALTUARIA PREMIO LORDO ANNUO € 158,57 € 189,80 € 208,01 € 244,40 € 270,45 € 306,84 € 286,05 € 330,27 barrare (X) la combinazione scelta C1a C1b C2a C2b C3a C3b C4a C4b (*) NEL CASO DI DIMORA SALTUARIA LE SOMME ASSICURATE PER IL FURTO SONO PARI AL 50% DI QUELLE ESPOSTE PREMIO ANNUO TOTALE € Il Sottoscritto dichiara di essere dipendente della Banca e iscritto alla FABI di impegnandosi a comunicare a BIVERBROKER SrL l’eventuale venire meno in corso di contratto dei requisiti per usufruire delle su indicate condizioni d’Assicurazione, consapevole che il venir meno di tali requisiti comporta la non concedibilità delle stesse, dallo scadere della presente copertura assicurativa. Il Sottoscritto si impegna inoltre in caso di denuncia di sinistro a presentare, a richiesta di BIVERBROKER SrL, un documento personale (tessera FABI) attestante la Sua qualità di avente diritto alle condizioni predette, consapevole che nel caso di applicazione non dovuta delle stesse, l’indennizzo dovuto sarà dedotto in sede di liquidazione proporzionalmente della differenza tra il premio pagato e quello dovuto. L’ASSICURATO L’Assicurato dichiara di aver ricevuto l’Informativa “AllegatoDP” relativa al trattamento dei dati personali comuni e sensibili, ai sensi del D.Lgs.n.196 30.06.2003. CONSENSO • al trattamento dei dati personali, sia comuni, sia sensibili, che mi riguardano, funzionale al rapporto giuridico da concludere o in essere con la Società assicuratrice; • alla comunicazione degli stessi dati alle categorie di soggetti indicate al punto 5, lett. a), della predetta informativa, che li possono sottoporre a trattamenti aventi le finalità di cui al punto 1), lett. a), della medesima informativa o obbligatoria per legge; • al trasferimento degli stessi dati all’estero come indicato al punto 7 della predetta informativa (Paesi UE e Paesi extra UE). L’ASSICURATO Ai sensi degli artt.1341 e 1342 C.C. il Sottoscritto dichiara di approvare specificatamente le seguenti Condizioni di assicurazione: Per le Polizze Responsabilità Civile Terzi, Tutela Giudiziaria: art. 8 (Proroga dell’assicurazione e periodo di assicurazione: tacita proroga in mancanza di disdetta data almeno 30 giorni prima della scadenza). Per la Polizza incendio - furto dell’abitazione: art. 20 (procedimento per la determinazione del danno - nomina dei periti: deroga alla competenza dell’Autorità Giudiziaria), art. 23 (Recesso in caso di sinistro); art.26(Proroga dell’assicurazione: tacita proroga in mancanza di disdetta data almeno 30 giorni prima della scadenza). L’ASSICURATO Luogo data Firma per esazione dell’importo totale del premio Luogo data Incendio, Fulmine, Esplosione o scoppio non causato da ordigni esplosivi; Caduta di aeromobili, loro parti o cose da essi trasportate, Onda sonica; • Urto di veicoli stradali o natanti in transito sulla pubblica via o su corsi d’acqua, non appartenenti all’Assicurato o in uso allo stesso; • Rovina di ascensori o montacarichi, compresi i danni agli impianti; Sviluppo di fumi, gas, vapori; • Guasti arrecati per ordine dell’Autorità o dall’azione di terzi o dell’Assicurato al fine di impedire od arrestare l’incendio; • Guasti arrecati dai ladri per commettere il furto o la rapina o per tentare di commetterli, qualora non sia stata pattuita la garanzia furto; • Fumo da incendio anche di cose diverse da quelle assicurate; Caduta di antenne radio - televisive, compresi i danni subiti dalle stesse • Eventi atmosferici , Sovraccarico di neve, Eventi socio - politici, Fuoriuscita di acqua condotta, Fenomeni elettrici • Ricorso Terzi, Rischio locativo, Terremoto, Inondazioni, alluvioni, allagamenti. • Spese di demolizione, sgombero e trasloco, Spese fatte per evitare il sinistro, Danni da impiego di mezzi • Rottura lastre, Spese per la riparazione o il rimpiazzo di apparecchi • ora 2) Furto e Rapina dell’abitazione La Società si obbliga ad indennizzare l’Assicurato, entro i limiti della somma convenuta in polizza, dei danni materiali e diretti a lui derivanti da furto o rapina nei locali della propria dimora abituale identificati nel certificato di adesione. L’assicurazione è estesa, fino alla concorrenza della somma assicurata: • ai guasti cagionati dai ladri per commettere il furto o la rapina o per tentare di commetterli, alle parti del fabbricato costituenti i locali che contengono le cose assicurate ed agli infissi posti a riparo e protezione degli accessi ed aperture dei locali stessi; • ai guasti ed agli atti vandalici commessi dagli autori del furto o della rapina consumati o tentati • al furto con destrezza, rapina o scippo di gioielli, preziosi o pellicce di uso personale, che l’Assicurato ed i suoi famigliari conviventi hanno indosso al di fuori dei locali assicurati, purché in Italia; • al furto ed alla rapina delle cose contenute nei ripostigli non comunicanti con l’abitazione e nelle autorimesse ad uso esclusivo della stessa, limitatamente a mobilio, arredamento, vestiario, provviste, attrezzi e dotazioni comuni. • La garanzia rapina è operante anche quando le persone sulle quali viene fatta violenza o minaccia siano prelevate dall’esterno e costrette a recarsi nei locali indicati in polizza. 3) Responsabilità civile della famiglia La Società, nel limite del massimale pattuito ed indicato sulla Scheda di adesione costituente parte integrante della polizza, si obbliga a tenere indenne l’Assicurato di quanto questi sia tenuto a pagare, quale civilmente responsabile, ai sensi di legge, a titolo di risarcimento (capitali, interessi e spese) di danni involontariamente cagionati a terzi per morte, per lesioni personali e per danneggiamenti a cose, in conseguenza di un fatto accidentale inerente a: La garanzia è valida anche per i rischi inerenti a: • manutenzione ordinaria e straordinaria dell’abitazione predetta, ma con riferimento alla straordinaria, limitatamente alla responsabilità dell’Assicurato quale committente; restano comunque escluse le responsabilità derivanti al committente ai sensi del D.Lgs. 494/96 • spargimento di liquidi e rigurgiti di fogne; • uso di apparecchi elettrodomestici in genere • caduta dell’antenna radiotelevisiva o per radioamatore • scoppio del tubo catodico del televisore. La garanzia è valida anche per i rischi inerenti a: intossicazione od avvelenamento causati da cibi o bevande preparati o somministrati dall’Assicurato • pratica dilettantistica di attività sportive comuni, esclusa la partecipazione a gare in genere e alle relative prove, salvo che si tratti di corse podistiche, di tennis, di golf, di pesca non subacquea, di tiro a segno e a volo, di gare bocciofile; • proprietà ed uso di giocattoli anche a motore e biciclette; • fatto dei figli minori dell’Assicurato che mettano in movimento o in circolazione veicoli o natanti pur essendo sprovvisti dei requisiti richiesti dalla legge per la guida o il trasporto di persone, con esclusione dei danni subiti dai veicoli o natanti. La garanzia è estesa al fatto dei figli minori in possesso dei requisiti di legge per la guida di ciclomotori che trasportino persone su tale tipo di veicolo. L’assicurazione è operante a condizione che la messa in movimento o circolazione del veicolo o natante o il trasporto illecito di persone siano avvenuti all’insaputa dei genitori e che il mezzo stesso, se di proprietà dell’Assicurato, risulti coperto, al momento del sinistro, con polizza di assicurazione contro il rischio della Responsabilità Civile Auto secondo quanto disposto dalla legge sull’assicurazione obbligatoria per veicoli e natanti a motore. La presente garanzia è operante soltanto in relazione all’azione di regresso eventualmente svolta dall’assicuratore della Responsabilità Civile Auto, ovvero per le somme che risultino dovute in eccedenza a quelle garantite da detto assicuratore; • proprietà, possesso ed uso di cavalli, cani ed altri animali domestici; • proprietà, possesso ed uso di armi per scopo di difesa, per tiro a volo, tiro a segno, pesca • subacquea, purché gli Assicurati siano in regola con le leggi vigenti; • all’ordinaria conduzione e manutenzione dei locali in cui risiedono anche non abitualmente l’Assicurato e le persone con esso conviventi; nonché alla proprietà di abitazioni diverse da quella assicurata con la Scheda allegata, purché comunque assicurate con altre Schede di adesione • Danni da Incendio • Danni da interruzione o sospensione di attività • L’assicurazione è operante per l’Assicurato ed ogni familiare e/o persona con lui stabilmente convivente, nonché per fatto di collaboratori domestici nello svolgimento delle loro mansioni. • L’assicurazione vale per i danni che avvengono in tutto il mondo, esclusi Stati Uniti d’America e Canada. • 4) Tutela giudiziaria vita privata La Società assume a proprio carico, fino alla concorrenza del massimale indicato nella Scheda di adesione ed alle condizioni di seguito zindicate, l’onere delle spese per l’assistenza stragiudiziale e giudiziale - civile e penale conseguenti ad un sinistro rientrante in garanzia. • le spese per l’intervento di un legale; • le spese sostenute in sede giudiziale per l’intervento di un perito nominato dall’Autorità Giudiziaria o dall’Assicurato e approvato dalla Società; • le spese di giustizia; • le eventuali spese del legale di controparte, in caso di transazione autorizzata dalla Fondiaria - Sai divisione Fondiaria e/o Europa; • le spese di soccombenza liquidate alla controparte in caso di condanna dell’Assicurato. Nel caso di controversie tra Assicurati con la stessa polizza la garanzia viene prestata unicamente a favore dell’Assicurato/Contraente. P.S.: la garanzia riguarda esclusivamente i sinistri accaduti nell’ambito della vita privata extraprofessionale dell’Assicurato e si riferisce ai seguenti casi: • 1) controversie per danni extracontrattuali subiti dall’Assicurato per fatto illecito di altri soggetti; • 2) controversie per danni extracontrattuali cagionati ad altri soggetti in conseguenza di fatti illeciti dell’Assicurato (la garanzia opera con i limiti del successivo Art. 16; • 3) difesa penale dell’Assicurato per delitto colposo o contravvenzione; • 4) controversie nascenti da pretese inadempienze contrattuali, proprie o di controparte, il cui valore in lite non sia inferiore a €. 516,45 sono inoltre comprese alle stesse condizioni le controversie relative alla proprietà o locazione della unità immobiliare costituente la dimora abituale dell’Assicurato; nella copertura sono inoltre comprese le altre unità immobiliari a disposizione dell’Assicurato e costituenti dimore stagionali di vacanza, purché comunque assicurate con altre Schede di adesione • 5) controversie individuali di lavoro con i collaboratori domestici • 6) controversie nei confronti di Istituti o Enti Pubblici di Assicurazioni Previdenziali e di Assistenza Sociale; 17 SINDACATO E SERVIZI BCC L a tutela della salute e della sicurezza in banca è un obbligo per i datori di lavoro e un dovere per un sindacato come la FABI, che vuole tutelare al meglio i lavoratori. Un recente convegno, organizzato a Bergamo dal Dipartimento Salute e Sicurezza e dal Coordinamento Nazionale BCC, ha focalizzato lo stato d’applicazione delle normative di settore nell’ambito delle Banche di Credito Cooperativo, ne ha messo in luce le principali criticità, enunciando le proposte avanzate dalla Fabi per risolverle. Alla presenza della Segreteria Nazionale e del Coordinatore BCC, sono intervenuti esperti in questo campo quali Loris Brizio, Coordinatore del Dipartimento Salute e Sicurezza, Massimo Marrocco, Capo Servizio logistica ICCREA Banca, Bruno Sebastiani, Componente del Comitato Security di AIAS, Chiara Varalta, Presidente Regionale Associazione Psicologi Professionisti, Matteo Meroni Amministratore Delegato di Mega Italia Media e da ultimo i componenti Fabi della Commissione Nazionale istituita “ad hoc”. I relatori hanno dipinto un settore dove, al di là di qualche eccezione, è scarsa la cultura della sicurezza e generalmente si considerano gli obblighi dettati dalla normativa come una ‘scocciatura’, invece che un’opportunità di miglioramento. Infatti, molte aziende sottostimano i rischi dell’attività bancaria, confrontandola con gli altri settori produttivi, come industria, agricoltura, edilizia. Le cause di questo fenomeno sono anche da ricercarsi nella piccola dimensione aziendale del Credito cooperativo (oltre la metà delle BCC occupa meno di 50 dipendenti e 50 sono le BCC con meno di 15 sportellisti), che non le consente di disporre di Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) adeguatamente Convegno BCC a Bergamo SICUREZZA QUESTA SCONOSCIUTA Le piccole dimensioni e l’impiego di pochi addetti presso i singoli sportelli rendono le banche di credito cooperativo tra le più esposte al rischio rapina. Eppure in gran parte delle aziende di settore, come evidenziato da un’indagine del nostro sindacato, non esiste la figura del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza. La FABI: “Abbiamo chiesto a Federcasse di istituire un Rappresentante per la sicurezza territoriale di comparto, che si occupi di far rispettare le leggi vigenti” di Domenico Mazzucchi, - Coordinamento Nazionale BCC preparati e che abbiano il tempo necessario per svolgere al meglio i proprio compiti. A proposito di Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza: l’indagine svolta dalla FABI nel settore evidenzia che in molte aziende l’RLS (ossia un sindacalista incaricato di far rispettare all’azienda tutte le normative in materia) non esiste o non è stato nominato dal datore di lavoro. Inoltre, nelle BCC medie e piccole, qualora sia stato designato, riceve una formazione scarsa, non tarata sui rischi specifici dell’attività bancaria, e raramente utilizza i permessi previsti dalla normativa per il proprio ruolo. Per contrastare questo fenomeno e creare quella necessaria cultura della sicurezza, la FABI ha - da tempo - presentato a Federcasse, tramite i suoi componenti nella Commissione nazionale Sicurezza, la proposta di modificare l’accordo nazionale del 18/12/96 (allegato G del CCNL) per introdurre il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza territoriale di comparto e per riqualificare la composizione e i compiti degli organismi paritetici locali. Il convegno ha anche analizzato il rischio rapina, il principale dell’attività bancaria, riscontrando che le specifiche caratteristiche delle BCC aumentano l’esposizione dei lavoratori a tale pericolo. Queste caratteristiche sono: la presenza capillare sul territorio; la ridotta dimensione degli sportelli, che mediamente impiegano dai 2 ai 3 addetti; la presenza di mansioni a rischio, come il trasporto valori, il carico bancomat esterni e il ritiro contanti direttamente dalla clientela. Gli esperti intervenuti e il successivo dibattito hanno individuato alcuni rimedi a questo stato di cose, quali una formazione al personale adeguata e ripetuta In attesa del Comitato Regionale Nata la Consulta Regionale BCC del Veneto Sarà l’occasione di confronto per stilare piani di assistenza e proselitismo, per implementare la formazione decentrata ed estendere e migliorare i servizi agli associati R iuniti a Vicenza nelle scorse settimane, i sette Coordinatori del Veneto hanno costituito la Consulta Regionale delle BCC. Ne fanno parte nove rappresentanti del settore, nominati dalle strutture territoriali: Delfo Azzolin di Vicenza (Coordinatore), Stefano Bragagnolo di Padova, (V. Coordinatore), Sandro Bortoluzzi di Treviso (Segr. Amministrativo), Roberto Biasotto di Treviso, Luigi Bruschini 18 di Vicenza, Lorella Masocco di Belluno, Paolo Osti di Rovigo, Giancarlo Viviani di Verona, Paolo Zatta di Venezia. Dotata di autonomia amministrativa, grazie ai versamenti pro-quota delle provincie, la Consulta è guidata da un Coordinatore, da un Vice, oltre che da un Segretario Amministrativo. Essa ha il compito di collegamento fra le varie realtà territoriali del comparto, di studio, approfondimento ed analisi delle problematiche di settore, di supporto e affiancamento all’Esecutivo Regionale che – come noto – ha come compito primario la preparazione, la stipula e la gestione del Contratto di 2° livello (C.I.R.). Questa nuova esperienza costituirà occasione per i Coordinatori della Regione d’incontrarsi e consultarsi per stilare piani di assistenza e proselitismo, per implementare la formazione decentrata ed estendere e migliorare i servizi agli associati. nel tempo e il coinvolgimento, nel training, di professionisti specializzati nel settore degli eventi criminosi. Infine, con l’intervento della dottoressa Chiara Varalta sono stati approfonditi i principali punti della recente normativa in merito alla valutazione dello stress lavoro-correlato, con particolare riferimento alle piccole banche. È una materia che deve essere ancora assimilata e per questo è necessario che tutte le figure competenti in materia, in primis il medico della Asl che lavora a stretto contatto con l’azienda, e il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, siano messi al corrente di ciò che e recenti disposizioni di legge prevedono. La Fabi, sindacato forte della sua ampia rappresentanza e rappresentatività nel settore Bcc, vigilerà affinché la normativa sia rispettata e non tralasciata - come purtroppo spesso avviene. news SINDACATO E SERVIZI esattoriali Il Fisco si riorganizza ZERO costi per lo Stato con TRE società di riscossione Piano Industriale 2011-2013: approvato il riassetto del Gruppo Equitalia. Ci sono dubbi che il progetto non scioglie. FABI: “Il Contratto Integrativo Unico dovrà rafforzare i lavoratori di tutte e tre le aziende, mettendoli al riparo da condizionamenti economici e ambientali. La ristrutturazione non dovrà essere pagata dai lavoratori” di Pierluigi Pratola, Responsabile Coordinamento nazionale Esattoriali Attilio Befera presidente di Equitalia e Direttore dell’Agenzia delle Entrate 4 00 Milioni di euro: questa è la cifra che lo Stato ha pagato fino al 2006 per riscuotere le tasse degli italiani. Con la riforma avviata quell’anno, Equitalia e Riscossione Sicilia sono diventate il braccio operativo dell’Agenzia delle Entrate. Dal 2010 il processo di riorganizzazione ha azzerato, di fatto, i costi di Equitalia, che prima erano a carico dello Stato. Ora si è reso necessario, però, consolidare questo processo con l’approvazione del nuovo Piano Industriale 2011 – 2013, per ridurre ulteriormente la frammentazione territoriale ereditata dal sistema degli ex-Concessionari. La riorganizzazione del Gruppo prevede - entro il 30 giugno 2012 - il passaggio dalle attuali 17 a sole 3 grandi società agenti della riscossione, rispettivamente per il Nord, il Centro e il Sud del Paese, con sedi a Milano, Bologna e Roma. Le nuove macro società saranno articolate in Direzioni Regionali e Ambiti Provinciali. Il fine - si legge in una nota dell’azienda - è quello “di ottimizzare gli aspetti gestionali sul territorio, uniformare il processo di riscossione e semplificare le relazioni con i contribuenti”. Ogni macro società sarà quindi composta da un C.d.A., un Amministratore Delegato e un Direttore Generale. Spetterà, inoltre, direttamente al presidente di Equitalia, nonché Direttore dell’Agenzia delle entrate, Attilio Befera, fare le nomine. L’operazione appare “di sostanza”, ma solleva anche diversi dubbi. Vediamone alcuni. La maggiore difficoltà iniziale che incontrerà l’Azienda sarà la cancellazione di 14 Consigli di Amministrazione entro un anno e mezzo. Non tanti, però, se si pensa che appena 5 anni fa erano ben 38 e che gli attuali sono composti da massimo 7 membri. Riusciranno i parti- NUMB3RS ti politici a starne fuori? Il secondo aspetto, importante e delicato, è proprio quello economico. Il Sud, considerati il suo debole tessuto produttivo e l’incidenza del sommerso sull’economia locale, avrà bisogno di maggiori risorse umane e finanziarie per la riscossione. Questa è la ragione per cui Equitalia ha deliberato – impropriamente, a nostro giudizio - di accorpare il Lazio alle regioni del Sud Italia. Equitalia Centro poi, nonostante le buone performance del Lazio, è tutta da creare. La realtà composita del Nord, invece, fa sorgere un dubbio che il Piano Industriale non scioglie: «Sarà creata una New Co o Equitalia Esatri, con sede a Milano, incorporerà tutte le altre aziende presenti al nord?». Non si tratta di questioni di poco conto, visto che questa scelta strategica condizionerebbe anche gli assetti contrattuali di lavoro. Una cosa è certa per la FABI: il Contratto In- tegrativo Unico dovrà rafforzare i lavoratori di tutte e tre le aziende mettendoli indistintamente al riparo da condizionamenti “economici ambientali”. L’altro tema che il Sindacato dovrà affrontare sarà quello della mobilità, che fino al 31 dicembre 2010 è bloccata per legge (L. 2/12/05, n. 248) a livello provinciale. Se Equitalia minimizza, quando parla di “qualche spostamento di Dirigenti”, il sindacato non sta certo a guardare! La FABI e le altre sigle stanno preparando un accordo a tutela dei lavoratori delle nuove macro società, perché lo spostamento delle Direzioni Generali e l’accentramento di alcuni Servizi porterà inevitabilmente a chiusure e ridistribuzione di personale. Per questo la FABI, che è sempre pronta al confronto, vigilerà sul puntuale rispetto delle norme e dei contratti e impedirà che la ristrutturazione sia pagata dai lavoratori. rispetto all’anno precedente. I dati sono stati resi noti dall’Eurostat, che quanto a onerosità del debito pubblico, ha classificato l’Italia seconda solo alla Grecia, tra i Paesi dell’Unione europea. 2,5 MILIONI NUMB3RS di Flavia Gamberale 400 400 euro al mese. Addirittura un importo inferiore a quello dell’assegno sociale, che ammonta a 411 euro. Questa la magra pensione che mediamente spetterà a un lavoratore parasubordinato, dopo 40 anni di contributi. Il calcolo è stato effettuato dal Nidil, sindacato dei lavoratori autonomi, prendendo in esame la busta paga di un co.co.pro che ha iniziato a lavorare nel ’96, quando l’aliquota contributiva a suo favore raggiungeva appena il 10%. 15.000 15 mila euro l’anno. Il reddito di oltre la metà degli italiani non supera questa cifra. O, almeno, è quanto gran parte dei contribuenti nostrani dichiara di guadagnare al Fisco. L’importo, decisamente basso e ai limiti della sussistenza, “salva” circa 11milioni di persone dal pagamento dell’odiata Irpef. 5,3% 5,3%. Questo il deficit maturato dall’Italia nel 2009, cresciuto di quasi 3 punti percentuali 2,5 milioni. Tante sono le famiglie in Italia prive di reddito. In cui nessuno dei componenti lavora. Nel 2009, per effetto della crisi, il numero dei nuclei famigliari che versano in questa condizione è cresciuto del 10%. A rivelarlo uno studio di Bankitalia. 56% La regione italiana più “green”? È l’Alto Adige. E non tanto per i rigogliosi paesaggi, quanto per gli investimenti in energie alternative. Qui ben il 56% del fabbisogno totale dell’energia elettrica e termica è coperto, infatti, da fonti rinnovabili. 55 MILIARDI Circa 55 miliardi di euro. Tanti sono stati i soldi spesi dai governi italiani, dal 1950 ad oggi, per far fronte ai danni causati dalle calamità naturali. A rivelarlo un rapporto della Confederazione italiana degli Agricoltori, che ha, inoltre, sottolineato come si sarebbero potute limitare le conseguenze disastrose di frane e alluvioni, se solo lo Stato italiano avesse investito un 20% di quella somma nella manutenzione e nella messa a norma delle infrastrutture. 1.680 Fino a 1.680 euro di bonus fiscale sui premi di produttività. È lo sconto massimo a cui potranno avere diritto i lavoratori italiani nel 2011 sulle tasse relative alla parte di retribuzione legata ai risultati. Lo prevede il nuovo pacchetto sviluppo varato dal Governo. La riduzione fiscale sarà, naturalmente, commisurata all’importo del premio percepito. 19 SINDACATO E SERVIZI spazio donna H o letto con particolare attenzione l’articolo di Cristiana De Pasquali apparso sulla Voce dei Bancari del mese di ottobre, dico con piacere perché si ricollega perfettamente al workshop organizzato dalla Bocconi più precisamente dall’Osservatorio del Diversity Management, in cui sono stati presentati i dati emersi dall’indagine condotta per la realizzazione del progetto “Ready-for board Women”, donne pronte per entrare nei Consigli d’Amministrazione. Su 4.395 board member dei CdA di Aziende quotate in borsa, solo 307 sono donne , praticamente meno del 7%,. Dati sconfortanti, e da qui la riflessione e l’impegno dell’Osservatorio per la realizzazione del progetto. Se c’è crisi economica significa che le governance dei Consigli d’Amministrazione necessitano di un cambiamento, e quale miglior occasione per introdurre politiche differenti dalle attuali, se non l’agevolare l’ingresso delle donne nei CdA, porterebbe ad agevolare lo sviluppo, come affermato dal Nobel per l’economia Amartya Sen. Sembra semplice la soluzione, potrebbe essere anche fattibile, visto l’elevato numero di donne con i requisiti necessari per diventare consiglieri, ma il sistema Donne pronte per i Consigli d’Amministrazione Ready for board Women Non quote rosa, ma un cambiamento culturale che riconosca le capacità, il ruolo, l’intelligenza e la sensibilità delle donne. Quale miglior occasione della crisi per introdurre politiche differenti dalle attuali, se non l’agevolare l’ingresso delle donne nei CdA, che porterebbe favorire lo sviluppo, come affermato dal Nobel per l’economia Amartya Sen sappiamo che non favorisce l’affermazione femminile, il sistema sembra temere il cambiamento, s’impegna più a mantenere lo status quo, piuttosto che studiare dinamiche del lavoro che aiutino la donna nella carriera fino al raggiungimento dei vertici, là dove si prendono le decisioni più importanti. Dall’analisi dei dati raccolti, è risultato che i members sono l’espressione del CdA, come sono stati definiti, simili a cloni del CdA, per cui se l’economia non gira, non funziona; se le performance lasciano a desiderare forse sarebbe il caso di introdurre nell’attuale cultura organizzativa, valori più legati all’intelligenza emo- tiva, all’intuizione, all’interdipendenza, peculiarità tipicamente femminili. Bisogna ammettere che, spesso, sono le stesse donne che si autoescludono, perché l’impegno richiesto per superare ed abbattere gli stereotipi legati alla scarsa preparazione ed alla conciliazione dei tempi di lavoro e dei tempi di cura, è tale da demotivarle ed affievolire la passione che le anima. Il cambiamento è sicuramente in atto, ma necessita di una spinta propulsiva, di piani di azioni forti tali da imporre la svolta in tempi brevi. Occorrono piani d’azione concreti, coinvolgimento dell’intera comunità mana- geriale, interesse politico sociale, perché proposte assimilabili alle quote rosa, che potrebbero prevedere che un Consiglio di Amministrazione, per essere tale, deve essere composto da un numero minimo di presenza femminile, sia inteso come mezzo per dare voce alla diversità, non solo una questione di pari opportunità, altrimenti potrebbe non essere ben visto dalle stesse donne membri di Consigli di Amministrazione, in quanto potrebbero temere di perdere prestigio e potrebbero temere che l’opinione pubblica pensi che loro occupino quel posto per effetto di una legge e non per meriti propri. Patrizia Barbieri news Prolungati i congedi parentali per madri e padri MADRI SINO A 20 SETTIMANE A STIPENDIO PIENO Strasburgo riconosce e sottolinea il ruolo della famiglia. Svolta epocale per i padri. Risultato superiore ad ogni aspettativa. I mportante voto del Parlamento europeo che ha approvato una direttiva che prolunga a 20 settimane il congedo parentale obbligatorio per la madre ed istituisce un congedo di due settimane per il padre, entrambi retribuiti al 100% dello stipendio. Il Parlamento di Strasburgo non solo ha accolto il suggerimento della Commissione Europea di aumentare il congedo parentale per le madri a 18 settimane, ma lo ha pienamente condiviso e, con una direttiva specifica, ha prolungato a 20 settimane il congedo parentale obbligatorio per le ma- 20 dri, interamente retribuito, andando così al di là di qualsiasi più rosea aspettativa invocata. Il beneficio riguarderà anche le coppie di fatto e le madri adottive. Otto settimane in più da dedicare al proprio figlio potranno avere le mamme di bimbi nati con anomalie congenite o acquisite con la nascita. Ma la svolta epocale è stata l’ istituzione di un congedo di 2 settimane per i nuovi papà, retribuito anch’esso al 100%. Per la prima volta si è spostata l’attenzione dal ruolo della madre a quello del padre, riconoscendo ed incentivando entrambi i ruoli all’interno della famiglia. Anche il padre potrà così partecipare pienamente al grande evento della nascita e condividere i primi ed irripetibili giorni di vita del neonato. Questo nuovo regime, vincolante in tutti i 27 paesi dell’Unione, stabilisce un livello di tutela minimo, i singoli stati potranno poi emanare norme ancora più favorevoli per le lavoratrici e i lavoratori. In Italia è già riconosciuto il congedo parentale a 20 settimane pagato solo in misura pari all’80% dello stipendio (integrato al 100% solo in alcuni casi), mentre per i padri, il congedo, quando c’è è pagato solo al 30% ed è anche per questo, poco utilizzato. La principale novità riguarda proprio il trattamento economico del congedo per i padri: gli Stati membri devono garantire loro il diritto al congedo di paternità di almeno due settimane remunerato per intero. La commissione per i diritti della donna ha anche adottato emendamenti volti a proibire il licenziamento delle donne dall’inizio della gravidanza fino al sesto mese dopo la fine del congedo di maternità. Nella direttiva si afferma anche il diritto per le donne che rientrano al lavoro dopo la maternità, ad occupare il loro impiego precedente o un posto equivalente, con la stessa retribuzione, categoria professionale e responsabilità di prima del congedo. La votazione ha suscitato molte polemiche a Strasburgo ed in altri Paesi, primi Germania e Inghilterra, che hanno sollevato la questione del costo del congedo concesso ai nuovi padri sulla finanza pubblica. SPESE SOCIALI PER MATERNITÀ E FAMIGLIA NEI PAESI EUROPEI % sul PIL DANIMARCA 3,7 SLOVENIA 1,8 LUSSEMBURGO 3,2 OLANDA 1,6 SVEZIA 3,0 REGNO UNITO 1,5 FINLANDIA 2,9 GRECIA 1,5 GERMANIA 2,8 ESTONIA 1,4 AUSTRIA 2,8 UNGHERIA 1,3 UNGHERIA 2,8 SPAGNA 1,2 IRLANDA 2,6 ITALIA 1,2 FRANCIA 2,5 MALTA 1,1 CIPRO 2,0 POLONIA 0,8 SINDACATO E SERVIZI internazionale & PROGETTI Congresso mondiale di UNI a Nagasaki IL FUTURO E LA MEMORIA L’immagine terrificante del cosiddetto fungo atomico, dopo l’esplosione del 9 agosto 1945 che distrusse la città di Nagasaki e fece oltre 70mila vittime complessivamente L’evento in un luogo simbolo del progresso in tempi di pace e degli orrori della guerra. Crisi economica e finanziaria mondiale, cambiamento climatico, estensione, difesa e rafforzamento della sicurezza sociale del lavoro, sradicamento della violenza e della discriminazione i temi più trattati. Non è mancata una profonda riflessione sulla contrattazione collettiva come strumento di difesa dei lavoratori. Forte la richiesta unanime di una pace stabile e duratura di Mauro Bossola, Segretario Generale Aggiunto FABI Un’immagine della città di Nagasaki oggi A ottobre, a Nagasaki, oltre duemila delegati provenienti da tutto il mondo, hanno dato vita al terzo Congresso di UNIGlobal, il sindacato dei servizi che raggruppa 20milioni di iscritti nel mondo. Tra chi ha partecipato c’era anche la delegazione della FABI che, insieme con gli altri sindacati dei cosiddetti “colletti bianchi” (bancari, postali, commercio, telecomunicazioni), ha vissuto quattro giorni intesi ed emozionanti, in un luogo così distante ed evocativo della memoria collettiva. Perché, quando si dice Giappone, si pensa alle moderne tecnologie, al progresso e alla cultura millenaria di quel Paese, ma quando si dice Nagasaki, il pensiero del mondo corre al drammatico epilogo della Seconda Guerra Mondiale, con il suo terribile carico di orrori. Ne abbiamo trovata la traccia storica nel Museo della Bomba Atomica, sobrio ed equilibrato nella sua drammaticità, come solo un museo giapponese può essere. Ne abbiamo visti i contorni visitando il luogo dello scoppio della bomba, l’epicentro di una catastrofe annunciata. Ne abbiamo sentiti gli echi nella testimonianza di una sopravvissuta, l’unica superstite di una famiglia di cinque persone, che all’epoca aveva sei anni. I delegati, e noi con loro, si sono ritrovati così tra due fuochi: quello dell’attualità, con la discussione sugli argomenti all’ordine del giorno e quello della memoria, dell’essere in un posto drammatica- mente speciale nel passato dell’umanità. Così i lavori si sono snodati tra gli interventi sulla crisi economica e finanziaria mondiale e il cambiamento climatico; tra la necessità di estendere, difendere e rafforzare la sicurezza sociale del lavoro e lo sradicamento della violenza e della discriminazione; tra la riflessione sulla contrattazione collettiva come strumento di difesa dei lavoratori e la richiesta di una pace stabile e duratura. Un’alternanza di temi, di colori, di esperienze che mai come in quest’occasione hanno contribuito a formare una coscienza collettiva del dove e del come, e che sono stati i motori propulsivi dell’incontro tra i nostri rappresentanti e i potenti della Terra riuniti, negli stessi giorni, a Seul in occasione del G20. La delegazione di UNI ha potuto così prendere parte alla sessione sociale del G20 e portare, al massimo livello, i problemi che travagliano il mondo del lavoro a livello globale; non è la prima volta che si riesce a farlo; è la prima che viene fatta con questa possente spinta alle spalle della delegazione sindacale. Difficile dire se ci siano risultati; di certo si sa che è un processo di lungo periodo, ma alcuni temi che sembravano impossibili da affrontare (come quello della tassazione sulle transazioni finanziarie speculative) che erano relegati ai dibattiti tra pochi adepti, sono diventati materia di contenzioso tra Stati, in Europa come nel resto del mondo. Questo ci fa dire che non dobbiamo mollare la presa, che dobbiamo anzi spingere ancora più sulla strada della collaborazione sindacale internazionale. Solo se le forze sociali e l’opinione pubblica a livello mondiale sapranno sviluppare un’azione costante e incisiva sui decisori a livello nazionale e sovranazionale, sarà possibile cambiare il paradigma di sviluppo attuale, tuttora basato sull’esclusione e sullo sfruttamento del lavoro; in quest’ambito l’azione a livello globale è decisiva, come dimostrano le nuove norme sulla regolamentazione dei mercati finanziari, approvate recentemente dall’Unione Europea. Sullo sfondo del nostro Congresso si è stagliato anche un gigante ferito, il Giappone, stanco reduce dai lontani successi degli anni Ottanta: nel 1988 fra le prime dieci aziende al mondo per capitalizzazione di mercato otto erano giapponesi, oggi non ce n’è nessuna. Questa situazione si è ben presto riflessa sulla vita e sulle condizioni di lavoro e anche in questo Paese un tempo immune, si è fatto realtà un mercato del lavoro a due livelli. L’uno riservato ai cosiddetti (e un po’ mitizzati) lavoratori a vita in una sola azienda, e gli altri, sempre più numerosi, lavoratori occasionali, che in trent’anni sono quasi quadruplicati. L’impressione è che il Giappone mantenga ancora un alto tenore di vita grazie agli enormi sacrifici di una forza lavoro molto qualificata e all’esistenza di aree di eccellenza tecnologica e produttiva. Inoltre, la sua cultura e le sue tradizioni, non sembrano essere relegate in un passato buono solo per i turisti, ma innervano ancora la vita quotidiana di un popolo al crocevia d’innovazione e tradizione. 21 SINDACATO E SERVIZI internazionale & PROGETTI Fare breccia per mettere al centro le persone BREAKING TROUGH Rimarcata la necessità di mutare radicalmente il modello economico svantaggioso per tutti: per i lavoratori, per le aziende produttive, per l’ambiente, per le famiglie e per gli stessi stati sovrani. Netta la denuncia dell’avidità di pochi poteri finanziari che hanno dimostrato di non avere altro obiettivo che il profitto momentaneo di Fraco Savi, Ufficio Relazioni Internazionali 1) La delegazione FABI al 3° Congresso mondiale di UNI. Da sinistra: Luca Panfietti dell’Ufficio Internazionale, Cristiana De Pasquali, responsabile del Coordinamento nazionale Donne FABI, Angelo Di Cristo, Responsabile Coordinamento nazionale Unicredit, Mauro Bossola, Segretario Generale Aggiunto FABI e Franco Savi dell’Ufficio Internazionale. P ossono più di 2.200 delegati, appartenenti a 900 sindacati provenienti da 146 paesi del mondo intero, agire insieme ? Uni, il Global network al quale anche la Fabi è associata, ha dimostrato di Sì. Il terzo congresso mondiale si è svolto dal 9 al 12 novembre, impeccabile nell’organizzazione e articolato nelle vaste ed elaborate 2) Una scena della Madame Butterfly, di Giacomo Puccini. Un ponte culturale fra Oriente e Occidente. La romanza “Un bel dì vedremo” è stata cantata da una soprano giapponese nella sala del congresso tematiche. Dopo Berlino nel 2000 e Chicago nel 2005, Nagasaki ha ospitato il terzo congresso UNI, quello della grande sfida lanciata per un modello di sviluppo in grado di superare lo stato di profonda crisi, che l’intero pianeta sta vivendo, a causa di quello sviluppo disordinato, a favore di pochi, ma a spese di tutti, che il sindacato da sempre combatte e vuole correggere. “Breaking Through” (fare breccia): il messaggio lanciato dal congresso, che sintetizza la mole imponente di studi, proposte, istanze e mozioni che pure sono state oggetto di attenta elaborazione. Il sindacato mondiale dei lavoratori del terziario e dei servizi pone, con la passione delle idee, ma anche con la fredda evidenza dei fatti, la necessità di mutare radicalmente un modello economico che si rivela svantaggioso per tutti: per i lavoratori, per le aziende produttive, per l’ambiente e per le famiglie e per gli stessi stati sovrani. Tutti pagano a caro prezzo l’avidità di pochi poteri finanziari che hanno dimostrato di non avere alcun progetto oltre al profitto momentaneo. Il terzo congresso mondiale ha indicato alcune importanti linee guida per coniugare investimenti ed equità, benessere e distribuzione delle risorse, sviluppo e ambiente. Siamo proprio noi lavoratori del settore “Finance” a trovarci al centro delle tematiche sviluppate nel terzo giorno di lavori, dedicato a capire quali strategie adoperi certa cattiva finanza per distruggere ricchezza, invece di produrla. Un doveroso omaggio alla pace ed al ricordo delle vittime di tutte le guerre ha unito i delegati in una marcia che li ha portati sul luogo dove, alle 11,02 del 9 agosto 1945, è stata sganciato il secondo ordigno nucleare della storia. L’impegno di tutti è che quella bomba rimanga davvero l’ultima. L’impeccabile organizzazione nipponica ha previsto un esercito di volontari che, ad ogni angolo di Nagasaki, accoglieva e indirizzava i delegati di tutte le provenienze verso la sala del congresso ove, nella cerimonia di apertura del 9 novembre, ha dato spettacolo la cultura del sol levante: Kunki, il dragone tradizionale, immancabile in ogni festeggiamento, i tamburi Taiko, i maestri calligrafi di ideogrammi, i gong… tutto all’insegna delle secolari tradizioni del paese ospite. Poi le fragorose discipline–spettacolo hanno fatto silenzio, perché un soprano con gli occhi a mandorla potesse intonare la più celebre romanza della “Madama Butterfly”. La melodia di Giacomo Puccini, ha suscitato l’emozione di tutti, come “ponte culturale” fra estremo oriente e resto del mondo; ovviamente è stata cantata in lingua italiana… Una mesta soddisfazione per i delegati del Belpaese, mentre in Patria la cultura viene “tagliata”. “Breaking Trough”, la parola d’ordine del terzo congresso mondiale di UNI riuscirà a “fare breccia” nella crisi delle economie più ricche e sviluppate? A portare equità nella tumultuosa crescita dei paesi emergenti ? Fornirà risposte a quelle aree del pianeta che ancora aspettano un’opportunità di sviluppo sostenibile ? “Un bel dì vedremo…”. 3a Conferenza mondiale delle Donne di UNI IL FUTURO DELLE DONNE IN QUATTRO PUNTI Significativo riconoscimento alla FABI: Cristiana De Pasquali, responsabile del Coordinamento nazionale Donne, entra nella World Women’s Committee P er due giorni la città di Nagasaki si è trasformata nella città delle Donne. In questa sede il 6 ed il 7 novembre 2010 si è tenuta la 3a Conferenza Mondiale delle Donne di UNI, il sindacato mondiale dei servizi e del terziario, che rappresenta 20 milioni di lavoratori in tutto il mondo e a cui aderiscono 900 sindacati, tra cui la FABI. 500 le delegate provenienti da tutto il mondo; 4 i temi oggetto della Conferenza che, dopo un ampio dibattito, sono stati riassunti in altrettante mozioni adottate all’unanimità. Priorità Strategiche di UNI per le Pari Opportunità Stabilito un piano strategico, da adottare per i prossimi 4 anni, necessario ad implementare la parità negli organismi di UNI, con l’obiettivo finale di una rappresentatività all’interno delle strutture che garantisca la presen- 22 za di almeno il 40% per ciascun genere. La Crisi Finanziaria Globale ed il suo impatto sulle Donne Oggetto della mozione, gli effetti negativi della crisi economica sul lavoro delle Donne in genere e l’individuazione delle strategie per contrastare tali effetti ad esempio attraverso una contrattazione tesa a garantire la riqualificazione professionale delle donne, impiego a lungo termine, e formazione continua. L’utilizzo delle Donne come Armi di Guerra Ancora una volta UNI ed i suoi affiliati si sono schierati in maniera forte e determinata contro la violenza sulle donne, affrontando e condannando aspramente il fenomeno degli stupri etnici, che ancora oggi vengono perpetrati in alcune zone di guerra, al solo scopo di umiliare gli sconfitti, con conseguenze devastanti per chi li subisce. Migrazione e Traffico di Donne Con questo documento le delegate hanno voluto sottolineare le difficoltà che spesso le lavoratrici migranti si trovano ad affrontare e la necessità di adottare strumenti a tutela di questa categoria particolarmente a rischio di discriminazione sociale ed economica; puntato. Inoltre, un faro sul fenomeno della “tratta” per combattere il quale è necessaria una azione combinata di informazione, dissuasione e adozione/applicazione di un quadro normativo ad hoc. Di grande stimolo al dibattito il contributo delle delegate della Rete Italiana e della Rete del Sud Europa che, grazie anche ai numerosi interventi hanno visto accolti tutti gli emendamenti presentati sia in fase preparatoria, sia durante lo svolgimento della Conferenza. Nel rinnovo degli organismi, confermata la presenza della FABI nella World Women’s Committee, con l’elezione di Cristiana De Pasquali, responsabile del Coordinamento nazionale Donne. Quattro mozioni importanti, quattro pilastri che determineranno l’attività dei prossimi quattro anni di lavoro, cui siamo chiamati a dare il nostro contributo d’idee ed impegno. Prossimo appuntamento a Cape Town, nel 2014. SINDACATO E SERVIZI salute P rotegge dall’Alzheimer, anche se in passato è finito sul banco degli imputati poiché coinvolto nel processo d’invecchiamento. Si tratta del gene Sirt1: fa sì che il nostro organismo risenta del passare degli anni ma, a sorpresa, preserva il cervello dalla malattia ‘mangia memoria’. A scoprire questa seconda funzione, riabilitando un gene che fino ad oggi non godeva certo di grandi simpatie, uno studio del Massachusetts Institute of Tecnology (Mit) di Boston, pubblicato su Cell. In topi ingegnerizzati affinché sviluppasse- I Il gene dell’invecchiamento per una nuova strategia contro l’Alzheimer ro l’Alzheimer e i sintomi della malattia, i ricercatori guidati da Leonard Guarente hanno potuto osservare minori lacune nell’apprendimento e nel deficit della memoria quando il gene in questione, che produce proteine chiamate sirtuine, era particolarmente attivato, al punto I colletti bianchi più colpiti da melanoma cosiddetti “colletti bianchi” sono la categoria professionale che negli ultimi anni ha fatto registrare il maggior numero di casi di melanoma, un tumore della pelle particolarmente aggressivo. Il motivo? Si espongono al sole solo quando vanno in vacanza e per troppe ore consecutive, scottandosi e accumulando nel corso degli anni pericolose lesioni sulla pelle. A fare il punto, individuando la categoria maggiormente sotto scacco di questa temibile neoplasia è l’Istituto nazionale tumori di Napoli - Fondazione “G. Pascale”. Al Pascale “trattiamo circa 400 casi di melanoma l’anno, uno su cinque in arrivo da altre Regioni” – spiega Nicola Mozzillo, direttore del Dipartimento melanoma e tessuti molli dell’Istituto partenopeo. Le nuove diagnosi sono 150, fortunatamente sempre più in fase precoce. “È un tumore che colpisce persone giovani, tra i 40 e i 50 anni. Grazie alle campagne d’informazione abbiamo sensibilizzato la popolazione sull’importanza di sottoporsi a esami di screening”. L’incidenza della malattia è cresciuta ad un ritmo superiore a qualsiasi altro tipo di tumore (+30% nell’ultimo decennio), D isoccupazione, futuro incerto, problemi amorosi. Sono molte le cause che possono essere alla base della depressione, che interessa oggi il 10% della popolazione italiana, quindi circa 6 milioni di persone. Considerando anche i malati non diagnosticati, il numero cresce: complessivamente sono depresse, in forma più o meno evidente, circa 15 milioni di persone nel nostro Paese. Ciò significa che un italiano su 4 è a rischio. Lo affermano i risultati di un’indagine condotta da tre società scientifiche, presentati al XVII Congresso nazionale della Società italiana di neuropsicofarmacologia (Sinpf ).. Una diagnosi precoce può significare la salvezza per molti depressi e il primo che può accorgersi dell’insorgere della malattia è il medico di famiglia, in costante ad eccezione delle neoplasie del polmone nelle donne. Ogni anno in Italia si registrano circa 7.000 nuove diagnosi e 1.500 decessi. “Oggi, per la prima volta dopo 30 anni – afferma Paolo Ascierto, direttore dell’unità di oncologia medica e terapie innovative del Pascale - assistiamo a una svolta nella terapia di questa forma di cancro. I trattamenti personalizzati, che agiscono su bersagli specifici, possono rivoluzionare l’approccio al melanoma. In particolare ipilimumab è un anticorpo monoclonale con un meccanismo d’azione ‘rivoluzionario’. Agisce, infatti, al livello delle cellu- di dar luogo a una sovrapproduzione di queste proteine. Al contrario, la malattia degenerava quanto Sirt1 veniva ‘spento’ dal team di studiosi. Secondo Guarente, il gene in questione potrebbe diventare il perno di una nuova strategia per combattere il morbo di Alzheimer. le del sistema immunitario, attraverso un meccanismo target che rimuove i ‘blocchi’ della risposta immunitaria antitumorale”. Un paziente su cinque sviluppa la forma aggressiva e avanzata della malattia. È particolarmente difficile da trattare quando si è diffusa oltre la lesione primaria e, per le L’ATTIVITÀ FISICA RIDUCE DEL 40% LA PREDISPOSIZIONE GENETICA ALL’OBESITÀ A nche se può essere colpa del DNA, niente preoccupazione. Ai chili di troppo si può rimediare facendo attività fisica. Un UN ITALIANO SU QUATTRO È A RISCHIO DEPRESSIONE contatto con i cittadini. Questo lavoro conferma che la diagnosi precoce permette di proteggere il cervello da danni morfologici irrimediabili, come la totale atrofizzazione dei neuroni, molto grave e difficilmente recuperabile. Purtroppo, è difficile riconoscere i sintomi della malattia, i quali, molto spesso, persone che presentano metastasi a distanza, la prognosi è infausta, caratterizzata da una sopravvivenza media di circa 6 mesi. “A un anno sopravvive solo il 25% dei pazienti” - continua Ascierto – “Con ipilimumab questa stessa percentuale è viva dopo due anni. Un risultato straordinario”. non vengono collegati al mal di vivere. E quando la malattia non viene riconosciuta dal medico di famiglia, primo interlocutore del cittadino, spesso al paziente vengono prescritti ansiolitici che agiscono come ‘effetto tampone’ senza risolvere il problema e possono creare dipendenza. La malattia si manifesta con antidoto alla portata di tutti che ,secondo uno studio condotto da un team di ricercatori britannici, può ridurre del 40% la predisposizione genetica all’obesità. Lo studio ha coinvolto più di 20mila abitanti di Norwick: è stato esaminato il DNA dei volontari per cercare la presenza delle varianti dei chili di troppo ereditate dai genitori. Il team di studiosi ha poi registrato e confrontato i dati della predisposizione con quelli dell’attività fisica svolta. I ricercatori hanno così scoperto che, se da un lato le varianti genetiche sono associate all’aumento della massa corporea, l’influsso dei geni è maggiore nelle persone pigre. Quelle che hanno uno stile di vita attivo riducono il rischio dell’obesità. diversi sintomi, non spiegati, che vengono osservati nei seguenti ambulatori: gastroenterologia (54%), neurologia (50%), cardiologia (34%), reumatologia (33%) e ortopedia (30%), come risulta da una ricerca pubblicata di recente sul ‘British Medical Journal’. Oltre il 50% dei pazienti depressi prova, inoltre, dolore: le localizzazioni più frequenti sono la testa (60%), il dorso (28%), il torace/addome (20%), il collo (11%), le articolazioni (9%) e le spalle (8%). Importante dunque concentrarsi sulla diagnosi precoce, dato che - secondo gli esperti - in futuro le cose non andranno meglio Nel 2020 la depressione sarà la seconda malattia invalidante nel mondo e la prima per diffusione: potrebbe colpire il 20% della popolazione, considerando esclusivamente i pazienti diagnosticati e in cura. 23 SINDACATO E SERVIZI sicurezza Il 31 dicembre scade il termine per la valutazione del rischio STRESS DA LAVORO Stabilito il metodo col quale individuare questa nuova categoria di rischi, definendo un percorso che rappresenta il livello minimo di attuazione dell’obbligo al quale dovranno attenersi tutti i datori di lavoro. Si dovranno considerare anche ritmi e carichi di lavoro, conflitti con e tra colleghi, turni e percorsi di carriera di Loris Brizio, Responsabile Dipartimento Nazionale Sicurezza I l Governo ha approvato il documento definitivo elaborato dalla Commissione consultiva permanente per la sicurezza, che detta le indicazioni necessarie per la valutazione del rischio stress lavoro-correlato. Premessa Il D.Lgs. n. 81/2008 introduceva la necessità che anche i rischi da stress lavoro correlato fossero valutati dal Datore di Lavoro (Art. 28, comma 1 del D.Lgs. n. 81/2008 e Accordo Europeo dell’8 ottobre 2004). In particolare l’art. 28, comma 1, del dispone che “La valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), … deve riguardare tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi omogenei di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’accordo dell’8 ottobre 2004”. La norma individuava come principale riferimento per l’attività di valutazione l’Accordo Europeo chiarendo che l’analisi dei rischi da stress lavoro-correlato doveva essere collocata nell’ambito della valutazione dei rischi. Il D.Lgs. 106/2009 aveva poi integrato all’Art. 28 del Testo Unico il comma 1-bis, che definiva che “La valutazione dello stress lavoro-correlato di cui al comma 1 è effettuata nel rispetto delle indicazioni di cui all’articolo 6, comma 8, lettera m-quater, e il relativo obbligo decorre dalla elaborazione delle predette indicazioni e, comunque, anche in di- 24 fetto di tale elaborazione, a far data dal 1°agosto 2010” Il termine del 1° Agosto era stato poi portato al 31 Dicembre 2010 dal D.L.N. 78/2010 per le sole Pubbliche Amministrazione e poi esteso con la Legge 122/2010 a tutti i Datori di Lavoro pubblici e privati. La Circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Come elaborato finale della Commissione, il 18 novembre scorso è stata emanata una circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, a firma del Direttore Generale della Tutela delle condizioni di lavoro, Giuseppe Umberto Mastropietro, sulla valutazione dello stress lavoro-correlato. È così superata la difficoltà operativa in ordine all’individuazione delle corrette modalità di valutazione del rischio da stress lavorativo che aveva nel frattempo suscitato ampio dibattito ed emanazione di proprie Linee Guida da parte di alcune Regioni e dell’Ispesl. La circolare recepisce le indicazioni della Commissione consultiva, istituita dal Testo Unico in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, organo tripartito presieduto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali nel quale si trovano rappresentate le amministrazioni centrali competenti in materia, le Regioni e le parti sociali. La valutazione dello stress lavoro- correlato si articola in due fasi: • una necessaria (valutazione preliminare) Tale valutazione consiste nella rilevazione di indicatori “oggettivi e verificabili” in riferimento a queste tre tipologie: eventi sentinella (ad esempio indici infortunistici; assenze per malattia; turnover; specifiche e frequenti lamentele formalizzate da parte dei lavoratori); fattori di contenuto del lavoro (ad esempio ambiente di lavoro e attrezzature; carichi e ritmi di lavoro; orario di lavoro e turni; corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e i requisiti professionali richiesti; fattori di contesto del lavoro (ad esempio ruolo nell’ambito organizzativo, autonomia decisionale e controllo; conflitti interpersonali al lavoro). Se dalla valutazione preliminare non emergono elementi di rischio, il datore di lavoro è tenuto solo a darne conto nel Documento di Valutazione del Rischio (DVR) e a prevedere un monitoraggio. • una seconda eventuale, da attivare solo nel caso in cui la valutazione preliminare riveli elementi di rischio da stress lavoro-correlato e le misure di correzione adottate a seguito della stessa, dal datore di lavoro, si rivelino inefficaci. In questo caso si dovrà procedere alla pianificazione e all’adozione di opportuni correttivi. Alcune considerazioni La principali novità introdotta da questa circolare riguarda l’inserimento nel processo di valutazione dei rischi, accanto ai rischi tradizionali, anche di quelli «immateriali». In questo contesto lo Stress Lavoro Correlato è definito come la “condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o aspettative riposte in loro”. Tra i fattori di stress si dovranno considerare anche ritmi e carichi di lavoro, conflitti con e tra colleghi, turni e percorsi di carriera. Il percorso definito dalla Commissione, costituita da esperti del Governo, delle Regioni e delle Parti sociali, ha stabilito il metodo col quale individuare questa nuova categoria di rischi, definendo un percorso che “rappresenta il livello minimo di attuazione dell’obbligo“ al quale dovranno attenersi “tutti i datori di lavoro”. Infine, ricordiamo che la valutazione deve essere effettuata su gruppi di lavoratori esposti in maniera omogenea allo stress e non sul singolo. Solo per le imprese che impiegano fino a 5 lavoratori la procedura è più snella: si può operare attraverso semplici incontri tra datore di lavoro e dipendenti. SINDACATO E SERVIZI il parere legale a cura del Dipartimento Nazionale Contrattualistica FABI ragione nelle proprie motivazioni al Tri- dito, all’art.34, punto 5 così si esprime ASSENZA GIUSTIFICATA, MA… Cassazione: no a licenziamento, se il lavoratore ha dato comunicazione ai colleghi e non al capo, in buona fede. Tuttavia, consigliamo di avvisare sempre il responsabile, onde evitare contenzioso Quesito Sono un’iscritta alla Fabi e lavoro presso una piccola filiale della Banca (…). Vorrei che mi toglieste una curiosità e un grosso dubbio: se un dipendente non si sente bene, può legittimamente allontanarsi dal luogo di lavoro, anche senza aver sentito il proprio direttore? È sufficiente che abbia comunicato il proprio allontanamento ai colleghi di lavoro? Grazie. Lettera firmata Risposta Alla Sua interessante domanda risponde una recente sentenza della Corte di Cassazione, sezione lavoro, e precisamente la sentenza n.21215 del 14.10.2010. In tale pronunciamento i supremi giudici hanno precisato che il comportamento di un lavoratore che ha abbandonato il proprio posto di lavoro per motivi di salute e prolungato l’assenza anche nei giorni successivi, avendone data immediata comunicazione in piena buona fede ai colleghi e non al capo dell’ufficio, può essere giustificato e, quindi, il suo licenziamento è da considerarsi illegittimo. Il fatto Il datore di lavoro nel corso della vertenza aveva sostenuto che il licenziamento era stato irrogato legittimamente, poiché il lavoratore aveva abbandonato il posto di lavoro senza fornire alcun preavviso alla direzione e per tre giorni consecutivi non si era presentato al lavoro senza giustificazione alcuna e, quindi, poteva essere licenziato per giusta causa. Il diritto Per i giudici del Tribunale un simile comportamento del prestatore di lavoro poteva essere giustificato dal fatto che lo stesso, reduce da un grave infortunio ed agendo in totale buona fede, si era allontanato dal luogo di lavoro solamente in seguito a forti malori, a causa dei quali gli stessi colleghi lo avevano invitato a fare ritorno a casa (anche se gli stessi, come specificato nella sentenza della Corte, non avevano alcun titolo per rilasciare tali permessi). Il lavoratore, quindi, aveva ritenuto di trovarsi in permesso in buona fede, non essendo stato, peraltro, avvisato dal datore di lavoro che tale suo comportamento potesse ritenersi come illegittimo per assenza ingiustificata dal lavoro. È interessante notare che la Corte Suprema, dando “le assenze debbono essere giustificate all’impresa senza ritardo” obbligando in modo il lavoratore a inviare immediatamente il certificato medico che attesta la malattia. Pertanto, consigliamo di avvisare sempre il responsabile ogni qual volta si dovesse essere costretti ad abbandonare il posto di lavoro, onde evitare un sempre possibile contenzioso con la banca. FAC SIMILE richiesta pareri legali Come lasciare il lavoro in caso d’improvvisa indisposizione bunale, ha precisato che “sulla base delle prove acquisite, pure se con motivazione stringata, ha ritenuto che il comportamento del lavoratore di abbandono del lavoro per motivi di salute poteva ritenersi giustificato su di un piano di buona fede, dal fatto che il lavoratore era reduce da un grave infortunio e aveva denunciato al momento dell’abbandono disturbi in atto, tanto che taluni colleghi (sia pure non autorizzati a concedergli permessi) gli avevano consigliato di ritornare a casa, sicché egli aveva potuto ritenere di essere in permesso o, comunque, assente giustificato quel giorno e nei giorni immediatamente successivi, non essendo stato poi avvisato dalla società, a conoscenza dell’allontanamento, del fatto che essa lo riteneva viceversa assente ingiustificato”. Infatti “per stabilire l’esistenza di una giusta causa di licenziamento, occorre valutare da un lato la gravità dei fatti addebitati al lavoratore, dall’altro la proporzionalità tra tali fatti e la sanzione inflitta, stabilendo se la lesione dell’elemento fiduciario su cui si basa il rapporto di lavoro, sia in concreto tale da giustificare o meno la massima sanzione disciplinare.” Detto tutto ciò, ci corre l’obbligo di precisare che il vigente CCNL del cre- Spett.le La Voce dei Bancari Mensile di FABI – Federazione Autonoma Bancari Italiani Via Tevere n. 46 – 00198 Roma Data …………………….. Il/La sig./sig.ra .………………………………………, iscritto/a alla FABI (tessera n° .…………), pone un quesito sul seguente argomento inerente al proprio rapporto di lavoro: …………………………………………………………… …………………………………………………………… …………………………………………………………… …………………................ Allega copia della normativa convenzionale di riferimento. Firma del lavoratore _____________________________ _____________________________ ______________________ Informativa e richiesta di consenso a norma del d.lgs. 196 del 2003 (codice in materia di protezione dei dati personali). I dati della presente scheda saranno oggetto di trattamento informatico e manuale da parte della rivista “La Voce dei Bancari” per le seguenti finalità: a) analisi giuridico-legale; b) risposta al quesito; c) pubblicazione in forma anonima sulla rivista “La Voce dei Bancari” del quesito e della risposta. Titolare del trattamento dei dati è la rivista “La Voce dei Bancari” e responsabile è il Direttore della rivista, Paolo Panerai. Le chiediamo di prestare il consenso per il trattamento dei dati anche sensibili contenuti nella presente scheda e nell’allegato promemoria, per finalità editoriali relativamente alla pubblicazione di quesiti e di risposte su “La Voce dei Bancari”. Firma del lavoratore N.B. Si informano i lettori che la Redazione si riserva di rispondere e di pubblicare solo i quesiti e le risposte di interesse generale. CASSAZIONE news FERIE NATALIZIE SOLO COL CONSENSO DELL’AZIENDA Il dipendente che va in ferie nel periodo natalizio senza il consenso dell’azienda rischia il licenziamento C on ordinanza n. 20461 del 30/09/2010 la Corte di Cassazione ha affermato che costituisce giusta causa di recesso l’allontanamento arbitrario dal posto di lavoro, in presenza di espresso rigetto della richiesta di ferie. Nel caso preso in esame dalla Suprema Corte, il lavoratore propone ricorso avverso la sentenza con cui la Corte d’Appello, confermando la pronuncia di primo grado, rigettava la domanda di annullamento del licenziamento intimato al lavoratore per essersi allontanato dal posto di lavoro durante il periodo natalizio. La Corte territoriale rilevava che la richiesta di ferie era stata espressamente rigettata per cui l’allontanamento non autorizzato, conformemente alla previsione disposta dall’art. 151 del C.C.N.L., costituiva giusta causa di recesso. Sebbene la Corte di Cas- sazione condivida la tesi per cui “non è sufficiente che un’inadempienza sia contemplata dal CCNL come meritevole di recesso”, sottolinea come nel caso concreto non siano state dimostrate circostanze rilevanti tali da rendere più lieve l’infrazione e, quindi, eccessiva la sanzione del licenziamento rigettando, di conseguenza, il ricorso proposto dal lavoratore. 25 SINDACATO E SERVIZI fisco P er effetto dell’entrata in vigore del comma 15 dell’art.19 del D.L. n.78/2010, dal 1° luglio 2010 è stata introdotta l’obbligatorietà dell’indicazione dei dati catastali dei beni immobili presenti sul territorio nazionale, contemporaneamente alla richiesta di registrazione di contratti, scritti o verbali, di locazione o di affitto di beni immobili. Sono altresì comprese nel predetto obbligo d’indicazione dei dati catastali anche le cessioni, le risoluzioni e le proroghe, anche tacite, degli stessi contratti di locazione o di affitto. Mediante il provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate 25 giugno 2010 sono stati conseguentemente approvati la nuova versione del mod. 69 da utilizzare per la richiesta di registrazione dei contratti di affitto, locazione e comodato di beni immobili, mediante l’introduzione del Quadro D - oltre al Mod. CDC di nuova istituzione, che è destinato alla comunicazione dei dati catastali per le cessioni, risoluzioni e proroghe dei contratti di locazione o affitto di beni immobili già registrati all’1.7.2010. Il modello va presentato entro 20 giorni dal versamento che certifica l’avvenuta cessione, risoluzione o proroga del contratto di locazione o di affitto, ovvero in forma telematica contestualmente al versamento dell’imposta. Il Mod. CDC viene presentato transitoriamente in forma cartacea fino all’attivazione della procedura per la sua trasmissione telematica. Per evitare di comunicare più volte gli stessi dati, occorre presentare il Mod. CDC solo per le cessioni, risoluzioni e proroghe di contratti di locazione o di affitto già registrati alla data del 1.7.2010, per una sola volta, qualunque sia il tipo di adempimento compiuto. In questo modello, oltre ai dati del soggetto che presenta la comunicazione, devono essere indicati: codice del comune dove è ubicato l’immobile oggetto di comunicazione per cessioni, risoluzioni e proroghe dei contratti di locazione o affitto, il tipo di catasto, la sezione urbana, il foglio, la particella il subalterno, ed eventuali altri dati desumibili dal Catasto come la Partita tavolate, il Corpo tavolate e la Porzione materiale. Sempre la “manovra correttiva” ha stabilito alcuni adempimenti fondamentali in materia di immobili non registrati presso i competenti Uffici catastali quali: 1.la presentazione di una formale dichiarazione di aggiornamento catastale entro il 31.12.2010 per i soggetti titolari di diritti reali sugli immobili non censiti (o non regolarmente censiti) presso il Catasto. 2.l’introduzione di nuovi adempimenti dall’1.7.2010 a carico dei notai, in sede di registrazione di ipoteche e trascrizioni, allo scopo di individuare catastalmente gli immobili urbani ed i loro titolari anche presso l’Ufficio dei registri immobiliari, con la contestuale verifica dell’esatta corrispondenza dello stato reale degli immobili con i dati in possesso del Catasto, pena la nullità degli atti redatti. Nell’atto immobiliare, sempre a pena di nullità, va riportato il riferimento alle planimetrie depositate al catasto. Se la planimetria non è presente in catasto, tale elemento va comunque fornito ed indicato e, se del caso, occorre presentare una nuova planimetria conforme allegandola ad una dichiarazione di variazione, assolvendo i tributi e le sanzioni previsti. Sarà bene prestare particolare attenzione a questa nuova prescrizione, anch’essa in vigore da 1° luglio 2010, visto che la mancata o errata indicazione dei dati catastali sarà considerata fatto rilevante ai fini dell’applicazione dell’imposta di registro e comporterà l’applicazione di una sanzione compresa tra il 120 ed il 240 % dell’importo dell’imposta di registro dovuta per la registrazione del contratto. L’indagine dell’Ufficio internazionale del Lavoro NEL MONDO SOLO 2 SU 10 HANNO ACCESSO AL WELFARE A sorpresa, tra i Paesi che maggiormente hanno irrobustito i loro sistemi di protezione sociale per chi perde il posto, figura l’Italia, davanti a Spagna e Germania N el mondo solo il 20% delle persone che lavorano ha effettivo accesso a programmi di welfare e ammortizzatori sociali. Ciò significa che la stragrande maggioranza 26 dei lavoratori, nel caso perda il posto, non ha diritto ad alcuna forma di tutela che gli impedisca di sprofondare nella miseria. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Ufficio internazionale del Lavoro, Novità dalla manovra correttiva Obbligo di identificazione catastale degli immobili di Leonardo Comucci – Esperto fiscale Chi avesse quesiti di carattere generale attinenti alla materia fiscale, può inviarli al numero di FAX 06 233 222 788. news recentemente presentato a Ginevra e incentrato sull’analisi dei sistemi di protezione sociale in vigore in 184 Stati del globo. Contrariamente alle aspettative, in questo quadro di generalizzate difficoltà, l’Italia non occupa una posizione di coda. Tutt’altro. Tra i Paesi che hanno risposto alla crisi estendendo tutele contro la disoccupazione anche a chi precedentemente ne era escluso, figura, infatti, proprio il nostro. Che, inaspettatamente, si piazza davanti anche a Germania e Spagna. Dalla ricerca è emerso, inoltre, che meno del 30% della popolazione in età lavorativa mondiale è coperta per legge da un’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. non solo banca hi tech Esordio positivo per Windows Phone 7, veloce e innovativo Microsoft squilla più forte S e la velocità di esecuzione di ogni tipo di applicazione e funzione è la prima cosa che colpisce nell’uso quotidiano, un cellulare basato su Windows Phone 7 ha in realtà molte altre sorprese in serbo, la maggior parte delle quali decisamente positiva. L’interfaccia grafica messa a punto da Microsoft, che sfrutta al meglio i display multitouch di ultima generazione, si differenzia in modo significativo da quella di iPhone e delle sue numerose imitazioni lanciate negli ultimi mesi. Scomparso il simbolo di Windows, che dava accesso al menu principale nelle precedenti edizioni del sistema operativo per telefonini, l’interfaccia principale è ora composta da grandi icone quadrate dei programmi principali, liberamente modificabili dall’utente, e da una sottile linea vuota all’estrema destra dello schermo che permette invece di passare all’elenco delle applicazioni. Una logica completamente nuova e differente dalla semplice trasposizione sul cellulare della versione di Windows per Pc, a cui ci si abitua senza difficoltà già nel giro di poche ore. Uno dei concetti base da cui Microsoft è partita per progettare Windows Phone 7 è il collegamento costante con internet per fruire dei servizi online, a partire da quelli parte di Windows Live o delle principali piattaforme di messaggistica e social networking. Facebook, per esempio, è direttamente integrato nella rubrica dei contatti personali, non solo per quanto riguarda foto e riferimenti degli amici, ma anche per i post e aggiornamenti di stato, senza quindi dover aprire un’applicazione specifica. Anche la configurazione iniziale del telefono si è dimostrata particolarmente sem- plice nel corso della prova, condotta con un cellulare LG E-900, e ridotta in pratica all’inserimento delle proprie password e nomi utente su servizi come Windows Live, Facebook e Gmail, oltre a Exchange per gli utenti business. Purtroppo Microsoft non consente per il momento di sincronizzare dati come rubrica e calendario da una versione di Outlook per Pc, obbligando così gli utenti privati che vogliono E SE IL MONDO FOSSE SOLO UNA GRANDE “BOLLA”?! U na teoria un po’ azzardata, senza dubbio, ma è una delle prime cose che ci si chiede uscendo dalla sala, dopo aver visto Wall Street: il denaro non dorme mai, secondo capitolo dedicato al mondo dell’alta finanza del regista Oliver Stone. Dopo oltre 20 anni dall’uscita del primo Wall Street (1987), Stone ripropone la storia di “Gekko il grande”, uomo cinico e spietato, un arrampicatore sociale inserito nel mondo dell’alta finanza, disposto a tutto pur di raggiungere il suo scopo: “fare soldi”. Personaggio che ha incarnato al meglio l’archetipo del rampantismo degli anni ’80 diventando, infatti, icona della cinematografia contemporanea (grazie anche alla straordinaria interpretazione di Michael Douglas per la quale si è aggiudicato di Valerio Carangella l’Oscar, il Golden Globe e il David di Donatello) e che ritroviamo ora, catapultato nel periodo della grande crisi finanziaria che nel 2008 ha colpito la disastrata economia americana e mondiale. Sono passati 21 anni dai fatti raccontati nel primo film e lo squalo di Wall Street, terminata la sua pena detentiva, pubblica un libro in cui tenta di mettere in guardia il mondo finanziario dell’imminente crack, ma essendo ormai fuori dal giro, sembra che nessuno voglia ascoltarlo. Nonostante tutto, spinto dalla sua immutata attrazione per i soldi ed il suo fiuto per gli affari, cerca di rientrare in gioco senza guardare in faccia nessuno, neanche la figlia Winnie (Carey Mulligan) che non vede da anni perché lo ritiene responsabile della morte del fratello tossicodipendente. Il cinico Gekko, infatti, per i suoi investimenti e traffici finanziari, entrerà in possesso anche dei soldi di un fondo fiduciario destinato alla figlia, sfruttando con l’inganno il giovane broker Jacob (Shia LaBeouf ), fidanzato e futuro marito di Winnie a cui il regista affiderà anche il ruolo di paciere tra padre e figlia. A questo punto Gekko continuerà a tener fede al suo unico credo, il dio denaro, o scoprirà di avere anch’egli un cuore? Il film parte bene, dinamico, adrenalinico, ma poi la storia si perde in una lunga serie di dettagli che banalizzano e confondono l’intreccio narrativo, trasferire questi dati sul telefonino a mettere gli stessi online sul proprio account di Windows Live. Nessun problema, invece, per sincronizzare dati multimediali come foto, brani musicali e video, operazione svolta attraverso il software Zune per Pc che ottimizza anche i file per la fruizione sul telefono, davvero efficace e piacevole. Eccellente, come da tradizione nei telefoni Microsoft, la gestione dei documenti Office, che possono essere letti e modificati senza alcuna difficoltà e, nel caso di utenti aziendali dotati di accesso alla piattaforma SharePoint, condivisi in tempo reale con i colleghi. Anche la navigazione su siti web attraverso la nuova versione di Internet Explorer si è dimostrata davvero eccellente quanto a velocità e semplicità di funzionamento: basta per esempio ruotare il display in modo orizzontale per far scomparire la barra dell’indirizzo, che ricompare appena il telefono è messo orizzontalmente. Microsoft ha anche rivisto completamente Market, il negozio digitale per l’acquisto di nuove applicazioni, che offre ora all’utente un’esperienza priva di qualsiasi difficoltà nell’installazione di nuovi programmi. Anche il numero di applicazioni già disponibili per Windows Phone 7 al momento dell’esordio è molto elevato e sottolinea le grandi potenzialità della piattaforma Microsoft. mostrando tutta la sua debolezza. Tuttavia riamane indiscussa l’ambiziosa intenzione alla base di questo lavoro che, come il regista stesso ha dichiarato, più che essere un sequel, si tratta di una rivisitazione di un’indagine cominciata nell’87 e che qui sembra voler svelare quello che sta dietro al collasso economico mondiale, scavando in un mondo alieno. Uno dei momenti di maggior impatto, è proprio il monologo sull’avidità che Gekko pronuncia per la presentazione del suo libro, ricco di espressioni che suonano come denunce: “una volta ho detto che l’avidità è giusta, ora è legge ed è il mercato a dettare le regole”. O. Stone alla fine si congeda affidando l’ultima scena ad una bolla di sapone che si disperde nel cielo, forse perché anche lui si chiede se il mondo non sia solo una gigantesca bolla. Per avere una risposta? Basterà attendere, perché se così fosse, prima o poi le bolle… scoppiano. Wall Street: Il Denaro Non Dorme Mai Usa, 2010. Regia Oliver Stone. Interpreti Michael Douglas, Shia LaBeouf, Josh Brolin, Carey Mulligan. Sceneggiatura Allan Loeb e Steohen Schiff. 27 non solo banca segnalibro Giovanna Pacchiana Parravicini IL RECESSO DAL CONTRATTO COLLETTIVO G. Giappichelli Editore, Torino 2010, pagg.196, € 24,00. di Luca Riciputi, Consulente aziendale ed esperto Risorse umane C omplici le recentissime note delle agenzie di stampa (lo scorso 7 settembre il direttivo di Federmeccanca ha comunicato il recesso unilaterale dal ccnl sottoscritto il 20 gennaio 2008 con effetto dal 1° gennaio 2012, motivando l’iniziativa con l’esigenza di fronteggiare iniziative vertenziali preannunciate da un importante sigla sindacale confederale) la tematica dell’efficacia temporale del contratto collettivo, nello specifico, la possibilità di anticipato recesso o “fuga” dal medesimo ad opera di una o più delle parti che lo hanno a suo tempo sottoscritto, è diventata particolarmente attuale in tutta la sua delicatezza. Il saggio di G.Pacchiana Parravicini ricercatore confermato di diritto del lavoro presso l’Ateneo del Piemonte Orientale, prendendo le mosse dalla riconosciuta ammissibilità del recesso (e ciò dal lato sia aziendale sia dei lavoratori ), intende analizzare termini, portata ed implicazioni del fenomeno, contestualizzandolo attraverso un metodo di indagine che opera opportune interrelazioni tra diritto civile, diritto del lavoro ed ordinamento intersindacale. Una volta riconosciuta piena cittadinanza nell’ordinamento lavoristico all’istituto del recesso – difatti, a date condizioni l’esercizio della facoltà di sciogliersi dalle obbligazioni a suo tempo assunte costituisce a detta dell’Autrice un’estrinsecazione della necessaria ed insopprimibile libertà sindacale negativa, libertà che ha il suo propugnacolo al comma 1° dell’art.39 Costituzione - occorre poi trarne le debite (...amare) conseguenze sul piano scientifico ricostruttivo, analizzando le implicazioni su di rapporti individuali e collettivi. La durata limitata e, in definitiva, la sto- Un portale motore dell’Amministrazione digitale http://www.italia.gov.it/ di Bruno Pastorelli D a qualche mese è in linea Italia.gov.it, promosso dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Inno- vazione. Secondo quanto possiamo apprendere dai media e leggendo i pareri dei cittadini-utenti oltre ad averci navigato possiamo dire che Italia.gov.it è un motore di ricerca e una directory intelligente dei siti web pubblici, in grado di facilitare e mettere in relazione migliaia di servizi digitali e informazioni offerti dalle Pubbliche amministrazioni attraverso Internet. Il motore dell’Amministrazione Digitale, grazie a sistemi di gestione dedicati e alla partecipazione dei “Clienti digitali”, è anche un motore di cambiamento dei servizi via web, per governare e migliorare la capacità delle Amministrazioni pubbliche di utilizzare la tecnologia della comunicazione. Il sito raccoglie l’eredità del “Portale del 28 cittadino”, presentandosi come un’evoluzione dello stesso. In questi anni, infatti, il numero dei siti di amministrazioni pubbliche, così come la loro dimensione, è cresciuto a ritmi impressionanti. Gli investimenti delle Amministrazioni pubbliche sugli strumenti dell’informazione sul web sono oramai paragonabili a quelli dei settori privati più avanzati: le informazioni potenzialmente fruibili attraverso la ricerca hanno raggiunto pressoché tutte le esigenze informative di qualsiasi cittadino. Il cosiddetto “Motore dell’Amministrazione Digitale” è, dunque, il nuovo riferimento online, dove chiunque può trovare informazioni e servizi utili alle proprie necessità. Il portale è in costante aggiornamento sia del campo nel quale compie le ricerche (i siti del “gov.it”, individuato dal Governo come dominio di aggregazione dei siti pubblici, come ambito prioritario ma non esclusivo), sia dei contenuti o delle tecnologie. Ogni suggerimento per il suo miglioramento e per la valorizzazione dell’azione amministrativa via web è gradito e prezioso. In conclusione, oggi veramente possiamo navigare tra i siti della pubblica amministrazione e avere una ‘bussola’ per non perderci nel mare magnum di 45mila strutture centrali e locali con la garanzia della certificazione del governo. ricità dell’accordo sindacale, perché strumento necessariamente “ transeunte “ di composizione del conflitto industriale, è il tema fondamentale di quest’analisi scientifica, attraverso un percorso ricostruttivo che tocca i temi del recesso dal contratto collettivo nel diritto civile, recesso e contratto collettivo, disciplina ed effetti del recesso e, infine, le implicazioni del recesso sul tema della previdenza complementare individuale. L’attualità dell’interesse scientifico e pratico, in ordine alla possibilità di “svincolarsi” dalla contrattazione collettiva è, tuttavia indice esplicito della deludente arretratezza del nostro sistema di relazioni industriali, ove i termini collaborazione, conflitto e compromesso sono elementi in proporzione variabile di un mix che produce una dialettica incerta, fragile, resa torbida da variabili extra aziendali e pregiudiziali di varia natura Dialettica i cui esiti ultimi sono evanescenti sul piano giuridico e talora deludenti sul piano pratico (...ma ricordiamoci che il CCNL di diritto comune non è fonte di diritto oggettivo), al punto da sollecitare qualche interlocutore deluso a “chiamarsi fuori” dal contesto. Una ricca appendice di bibliografia chiude il volume, di sicuro interesse per gli studiosi e per quanti abbiano interesse alla dimensione post-industriale delle labour relations in questo singolare Paese. avviso ai naviganti non solo banca itinerari Palmanova: un raro esempio di architettura militare di Enogastronauta I n una posizione centrale nella regione Friuli-Venezia Giulia, Palmanova rimane ancor oggi per la conservazione del suo sistema fortificato ed urbanistico, un “unicum” in ambito europeo. Fu costruita, per volontà della Serenissima Repubblica di Venezia nel 1593, a difesa dei suoi confini orientali in Friuli, contro le incursioni dei Turchi. Alla realizzazione del progetto della città fortificata contribuirono ingegneri,ed esperti architetti militari dell’Ufficio di Fortificazioni di Venezia, tra cui primeggiava il Soprintendente Generale ,Giulio Savorgnan. A differenza della stragrande maggioranza delle altre città murate, che nascono dapprima come nuclei abitativi, ma fortificati in un secondo momento, Palmanova, la stella a nove punte, viene progettata come una perfetta macchina da guerra circondata da tre cerchie di fortificazioni e presenta un numero di bastioni e lunghezza dei lati stabiliti in base alla gittata dei cannoni. Tre sono le cinte di fortificazioni:due realizzate durante il dominio veneto, la terza per opera dei Francesi. In seguito alla caduta di Venezia (1797), la piazzaforte passò sotto il dominio napoleonico, quindi all’Austria e, con il plebiscito del 1866, si decise la sua annessione al Regno d’Italia. Q è citata nei trattati di storia dell’arte come una delle prime strutture, la più antica rimasta intatta, a mettere in pratica la teoria rinascimentale della “fortezza poligonale” copiata poi in quasi tutta Europa. L’accesso alla città è consentito da tre porte monumentali (Porta Udine, Porta Cividale, Porta Aquileia) mediante le quali si arriva alla Piazza Grande, spazio perfettamente esagonale nel centro del quale si erge un basamento in pietra d’Istria, dal quale s’innalza l’alto stendardo, da tempo immemorabile simbolo della fortezza stessa. Su di essa si affacciano tutti i principali edifici. È di rilevante interesse il Duomo (16151636), che si affaccia sulla Piazza Grande e rappresenta il miglior esempio di architettura veneziana in Friuli. All’interno, si può notare la pala dell’Annunciazione, opera di Pompeo Randi. Non dimenticatevi di acquistare qualche buon vino friulano. I golosi non potranno fare a meno di gustare la “Gubana”, uno squisito dolce tradizionale da consumarsi dopo averlo irrorato con qualche goccia di grappa (la sgnapa). Palmanova merita il viaggio ed una sosta. DOVE ALLOGGIARE Hotel Ai Dogi - Piazza Grande, 11 Palmanova (UD) Hotel Residence Dogana Vecchia - Località Dogana Vecchia, 1 - Trivignano Udinese Osteria Al Porto - Via Udine 34 - Cervignano Del Friuli (UD) Castello Di Spessa - Via Spessa 1- Capriva Del Friuli (GO) Palmanova, proclamata nel 1960 dal Presidente della Repubblica monumento nazionale, a guardarla dall’alto appare, nella vasta pianura del Friuli, come una stella delineata da alte mura. È una fortezza rimasta intatta nei secoli ed DOVE MANGIARE Al Convento – Borgo Aquileia, 10 – Palmanova (UD) Agriturismo Mulino delle Tolle – Loc. Casa Bianca - SS Palmanova-Grado – Bagnaria Arsa (UD) – anche alloggio. Campiello - via Nazionale 40 - San Giovanni al Natisone (UD) Antico Foledor Conte Lovaria - via Udine 41 - Pavia di Udine CATACOMBE EBRAICHE DI ROMA uando si parla di catacombe a Roma, come in altri luoghi il pensiero va quasi sempre alle catacombe cristiane, che rappresentano la prima testimonianza della presenza della nuova religione nell’Urbe. Quasi mai si pensa, invece, alle catacombe ebraiche. Eppure vi è traccia a Roma di almeno sei catacombe. Del resto le fonti storiche tramandano che nell’antica Roma vi fossero ben 11 sinagoghe ed una ad Ostia, luoghi di culto di una comunità ebraica che già sotto Augusto assommava ad 8000 persone, la metà dei quali era militare. Le catacombe ebraiche, tuttavia, e questo è il dato importante storicoartistico, si svilupparono per imitazione, sulla scorta delle catacombe cristiane. Si può affermare con certezza che non vi è traccia di catacombe od ipogei ebraici precedenti a quelle pagane e cristiane. Tre catacombe delle sei di cui si ha rifermento letterario sono oggi accessibili e sono due sulla via Nomentana ed una sulla via Appia. Sono catacombe in quel periodo dislocate fuori delle mura e venivano scavate grazie a concessioni governative. La loro caratteristica peculiare è nella decorazione e nella presenza di simboli eminentemente ebraici come i rotoli della legge, il candelabro, il melograno, i rami di mirto, la mandragola, il corno ed il coltello. Le iscrizioni sono per lo più in greco e alcune lasciano intuire anche una certa cultura, ma non molte. Va detto, tuttavia, che le testimonianze archeologiche ebraiche a Roma sono andate in gran parte distrutte. Non meno interessanti sono le catacombe ebraiche di Venosa, che ha ospitato una fiorente colonia ebraica attestata da numerosissime iscrizioni databili, senza soluzione di continuità, tra il IV ed il IX sec. d.C. 29 non solo banca altroturismo Jean Siméon Chardin Cesto di prugne, bottiglia e bicchiere d’acqua mezzi pieni e due cetrioli, c. 1728. Olio su tela, cm 45 x 50,1 - New York, The Frick Collection Jean Siméon Chardin Lepre morta con sacca per polvere da sparo e carniere, 1728-30. Olio su tela, cm 98 x 76. Parigi, Musée du Louvre Jean Siméon Chardin La sguattera, 1738. Olio su tela, cm 45,7 x 36,9 - Glasgow, Hunterian Museum and Art Gallery, University of Glasgow Jean Siméon Chardin Le bolle di sapone o Ragazzo che fa le bolle di sapone, c. 1734. Olio su tela, cm 93 x 74,6 Washington, National Gallery of Art Jean Siméon Chardin Il paniere di fragole di bosco, 1761. Olio su tela, cm 38 x 46 - Collezione privata Jean Siméon Chardin Bambina che gioca col volano o La bambina col volano, 1737. Olio su tela, cm 81 x 65 Collezione privata The Bridgeman Art Library 30 CHARDIN. Il pittore del silenzio di Arturo F errara Arte e il Museo del Prado presentano, per la prima volta in Italia e in Spagna, una mostra monografica dedicata a questo straordinario maestro. Essa offre l’occasione di ripercorrere le tappe del percorso artistico di Chardin, attraverso un’ampia selezione di opere provenienti da musei e collezioni private di tutto il mondo, tra le quali emerge, per numero e qualità dei dipinti concessi – ben dieci –il Louvre. Jean Siméon Chardin (1699-1779) è stato uno dei più originali artisti del suo tempo. Nella Francia del Settecento, dedita alla sontuosa vita di corte e alle voluttuose feste galanti, all’effimero trasformato in sistema di vita, egli descrive un’altra realtà. Pittore meditativo e raccolto, egli crea le tele meno “parigine” di tutto il secolo, dipingendo, per così dire, il silenzio. Tra tutti i generi pittorici, evita proprio quelli che nella Francia del secolo dei lumi sancivano la fortuna degli artisti, e cioè a soggetto storico o mitologico. La scelta del genere della natura morta, allora considerato minore, non ne vincola il successo e Chardin si impone presto sulla competitiva scena parigina. «Ci si serve dei colori, ma si dipinge con il sentimento» Con queste parole, contrapponendosi alle regole accademiche allora in voga, Chardin sintetizza il suo modo, all’epoca rivoluzionario, di fare arte. Nel decennio successivo, estende la propria ricerca: a una pittura dedita a rappresentare la contemporaneità della vita di corte, Chardin oppone un’altra realtà: scene di interni in cui i domestici e i rampolli della borghesia francese sono raffigurati nelle più semplici attività di tutti i giorni o assorti nei loro pensieri. Ogni dettaglio ornamentale è bandito, la pittura diviene poesia del quotidiano, un mezzo per esaltare con sensibilità i gesti delle persone comuni che Chardin trasforma in grandi protagonisti della sua epoca. Nelle sue opere, attraverso una tecnica pittorica stupefacente, incentrata sul rapporto tra tono e colore e sulla variazione degli effetti di luce, l’artista riesce a trasmettere all’osservatore l’emozione provata di volta in volta di fronte al soggetto. Il successo della pittura di Chardin è sancito anche dalle reazioni del pubbli- co alle tele che l’artista espone al Salon a partire dal 1737. Entusiasta anche gran parte della critica e grandi personalità come Denis Diderot. Chardin è molto apprezzato anche dal re di Francia Luigi XV, al quale dona due tele, ricevendo in cambio il grande privilegio di dimorare e lavorare al Louvre. Verso il 1770, per problemi di salute abbandona progressivamente la pittura ad olio e si dedica, con la delicata tecnica del pastello, a ritratti di straordinaria intensità psicologica. Con queste opere si conclude la lunga carriera di un artista che per tutta la vita aveva concepito la pittura come un mezzo per conoscere la realtà e rappresentarla, e che ha raggiunto un’arte senza tempo, un’armoniosa perfezione tra forma e sentimento L’aver elevato gli oggetti di uso quotidiano e i gesti delle persone comuni a materia di rappresentazione artistica e la straordinaria tecnica pittorica, fanno di Chardin uno degli artisti più amati da pittori moderni come Cézanne, Matisse, Morandi e Paolini. Per non dire di Vincent Van Gogh che lo riteneva «grande come Rembrandt». CHARDIN. Il pittore del silenzio Ferrara, Palazzo dei Diamanti, fino al 30 gennaio 2011 ORARIO: Aperto tutti i giorni, feriali e festivi, lunedì incluso, dalle 9.00 alle 19.00; aperto anche l’8, 25 e 26 dicembre e il 1° e 6 gennaio BIGLIETTI: intero € 10; ridotto € 8 (dai 6 ai 18 anni, over 65, studenti universitari, categorie convenzionate); gruppi € 8; scolaresche € 4; gratuito per bambini sotto i 6 anni, portatori di handicap con un accompagnatore, giornalisti con tesserino, guide turistiche con tesserino, militari in divisa Info: Ferrara Mostre e Musei tel. 0532-244949; e-mail: [email protected] non solo banca altroturismo MEDITERRANEO. Da Courbet a Monet a Matisse di Arturo D ipingere il mare, la sua vastità, l’idea che dell’infinito e tuttavia anche della prossimità vi s’inscrive, è cosa che nel XIX secolo assume una rilevanza difficilmente dimenticabile. Se a nord sono le visioni fortemente spirituali di Friedrich o le tempeste baluginanti e magmatiche di Turner, a sud la costa del Mediterraneo, e naturalmente il suo immediato entroterra provenzale, è il punto d’incontro di più generazioni di pittori francesi che, dall’ambito del classicismo prima e del realismo poi, si tendono fino alla dissoluzione del colore nella materia mirabile di Bonnard quasi al confine con la metà del XX secolo. La mostra di Palazzo Ducale vuole studiare, facendo ricorso a circa 80 dipinti provenienti da musei e collezioni di tutto il mondo, questo itinerario magico dentro il colore. Eppure la costa del Mediterraneo francese si impose con notevole ritardo nella percezione che i pittori avevano del paesaggio in quell’inizio di XIX secolo. L’idea del Mediterraneo era stretta al senso dell’antichità e in primo Paul Cézanne: La montagna Sainte-Victoire, 1904-1906. Olio su tela, cm 65 x 81- 66 x 81,5 - collezione privata Vincent van Gogh: Arles vista dai campi di grano, 1888. Olio su tela, cm 73 x 54 - Parigi, Musée Rodin luogo alla romanità, quindi il riferimento alla coste italiane dominava la pittura. Un contributo fondamentale a un primo cambiamento venne da Gustave Courbet, che nel piccolo villaggio di pescatori di Palavas, a sud di Montpellier, dipinse alcuni dei suoi capolavori. A questo tempo del realismo si possono certamente ascrivere anche le opere della cosiddetta scuola di Marsiglia che si staglia a metà secolo con la volontà di descrivere il reale con tutta la sua forza di dichiarazione. A questo primo tempo della mostra ne succede un secondo, quello in cui alcuni grandi dell’impressionismo danno conto, in molti quadri sublimi, delle loro visite, o lunghi soggiorni, in Provenza e lungo la costa del Mediterraneo. Cézanne, che dalla fine degli anni sessanta coltiva quello spazio, sia esso il mare o il bosco, come la nascita di una continua, sempre nuova bellezza. Renoir, che proprio vicino a Cézanne dipinge, nel 1882, scorci bellissimi di natura all’Estaque. E ancora Monet, presente con una decina di opere, quando il mare è come un tappeto di pietre preziose. O Boudin, che solo pochi anni dopo rincorre la scia di Monet davanti al Forte di Antibes, aprendosi a una visione quasi vicina a quella della realtà di Courbet. E poi i due anni provenzali di Van Gogh, tra i Gustave Courbet: La spiaggia a Palavas (particolare), 1868. Olio su tela, Montpellier, Musée Fabre primi mandorli fioriti e i campi di grano. Ognuno di questi pittori approfondisce il suo mondo, nell’inesausto cammino tra il colore e la costruzione con il colore. La sezione dedicata ai Fauves è certamente significativa, con quadri di autori quali Matisse, Derain, Marquet, Braque, Friesz, Dufy, in quel loro indicare come il Mediterraneo, soltanto pochi decenni dopo, sia cosa ormai completamente diversa rispetto alle visioni di Courbet, già pienamente dentro la modernità di un secolo che stava iniziando, chiudendo dentro ampie zone di colore quella che era stata la dispersione del colore di Monet sul mare davanti ad Antibes nel 1888. E poi, nella regione provenzale e sulle rive del Mediterraneo, la presenza, a XX secolo ampiamente iniziato, soprattutto di Pierre Bonnard, il pittore che più di ogni altro ha saputo consegnare la strabiliante lezione di Monet al secolo nuovo, nel rendere quello spazio e quel tempo realtà solo della pittura, dove non è più la descrizione dei luoghi mediterranei e provenzali, bensì la dimensione della visione ininterrotta. MEDITERRANEO Da Courbet a Monet a Matisse Genova, Palazzo Ducale, fino al 1° maggio 2011 ORARIO: da lunedì a venerdì ore 9–19; sabato e domenica ore 9–20; chiuso 24, 25, 31 dicembre 2010; 1° gennaio 2011 ore 10–20 BIGLIETTI: intero € 10; ridotto € 8 (studenti universitari, over 65, gruppi solo se prenotati, iscritti TCI; Claude Monet: Veduta di Bordighera, 1884: Olio su tela, cm 66 x 81,8 - Los Angeles, The Armand Hammer Collection ridotto € 6 (minorenni e scolaresche solo se prenotate); gratuito per i bambini fino a 5 anni, giornalisti con tesserino, accompagnatore di portatore di handicap 31 'è C è ' C HI C us lyc o t Au di I L C A R T E LLON E D I D ice m b re - ge n n ai o J. E. GARDINER Palermo, Teatro Massimo, il 19 dicembre L. van Beethoven: Concerto in re maggiore op. 61 F. Mendelssohn: Sinfonia in la maggiore op. 90 “Italiana” London Symphony Orchestra MOSTRE D’ARTE ED EVENTI MUSEALI GUCCIONE. Il Mediterraneo Genova, Palazzo Ducale Fino al 6 gennaio BRONZINO. PITTORE E POETA ALLA CORTE DEI MEDICI RICCARDO MUTI Firenze, Palazzo Strozzi Napoli, Teatro di San Carlo, dal 21 al 23 dicembre Fino al 23 gennaio CONCERTO DI NATALE JOAN MIRÒ. I MITI DEL MEDITERRANEO Milano, Teatro alla Scala, il 22 dicembre Pisa, BLU – Palazzo d’Arte e Cultura Fino al 23 gennaio CONCERTO DI NATALE Roma, Teatro Olimpico, il 23 dicembre NUNZIANTE. Da Caravaggio Orchestra del Conservatorio di Roma Santa Cecilia Rimini, Castel Sismondo Dall’ 11 dicembre al 30 gennaio DANIEL OREN Napoli, Teatro di San Carlo, dal 29 dicembre al 2 SALVADOR DALÌ. IL SOGNO SI AVVICINA gennaio Milano, Palazzo Reale Fino al 30 gennaio CONCERTO DI CAPODANNO Roma, Chiesa All Saints, il 31 dicembre e il 1° gennaio VAN GOGH. CAMPAGNA SENZA TEMPO - CITTÀ Filarmonica d’Opera di Roma MODERNA LA VERDI BAROCCA 5 Roma, Museo Vittoriano Milano, Auditorium, il 6 gennaio Fino al 4 febbraio Direttore: R. Jais J.S. Bach: Weihnachtsoratorium per soli, coro e MUNCH E LO SPIRITO DEL NORD orchestra BWV 248 Passariano di Codroipo (UD), Villa Manin Fino al 6 marzo KAVAKOS / PACE Milano, Conservatorio – Sala Verdi, il 10 gennaio VITTORIO EMANUELE II. IL RE GALANTUOMO Napoli, Teatro di San Carlo, l’11 gennaio Torino, Palazzo Reale Violino: L. Kavakos Fino al 13 marzo Pianoforte: E. Pace S. Prokof’ev: Sonata n. 1 MONET, CÉZANNE, RENOIR e altre storie di pittura in L. Auerbach: Preludi Francia A. Dvorak: Quattro Pezzi Romantici Repubblica di San Marino, Palazzo Sums F. Schubert: Fantasia Fino al 27 marzo MUSICA CLASSICA I FIATI DI SANTA CECILIA Perugia, Sala de’ Notari, il 16 gennaio SCHUMANN / MARRINER Milano, Auditorium, dall’8 al 12 dicembre Pianoforte: H. Sigfridsson Direttore: N.Marriner R. Schumann: Ouverture, Scherzo e Finale; Concerto per pianoforte e orchestra in La minore op. 54; Sinfonia n.2 in Do maggiore op.61 SALEEM ABBOUD-ASHKAR Modena, Teatro Comunale, il 20 gennaio Pianoforte: S.Abboud-Ashkar J. S. Bach: Suite Inglese n.2 in la minore BWV 807 F. Schubert: Sonata n.16 in la minore D 784 J. Brahms: Variazioni su un tema di Händel op.24 OPERA, OPERETTA E BALLETTO CIAIKOVSKI SYMPHONY ORCHESTRA Milano, Conservatorio – Sala Verdi, il 9 dicembre Modena, Teatro Comunale, il 10 dicembre Direttore: V.Fedoseyev P.I. Ciaikovski: Suite dal balletto “Il lago dei cigni”; Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64 ALEXEI VOLODIN Salerno, Teatro Verdi, il 10 dicembre Pianoforte: A. Volodin L. van Beethoven: Sonata op. 27 n. 1; Sonata op. 31 n. 3 F. Chopin: 24 Preludi op. 28 ALEXANDER LONQUICH Milano, Conservatorio – Sala Verdi, il 13 dicembre Pianoforte: A.Lonquich e C. Barbuti R. Schumann: Quattro Polacche per pianoforte a 4 mani; Papillons op. 2 per pianoforte solo J. Brahms: 16 Valzer op. 36 per pianoforte a 4 mani; Variazioni su un tema di Schumann op. 23 per pianoforte a 4 mani; Variazioni su un tema di Schumann op. 9 per pianoforte solo SCHUMANN/CAJKOVSKIJ/AXELROD Milano, Auditorium, dal 16 al 19 dicembre Direttore: J. Axelrod R. Schumann: Sinfonia n.3 in Mi bemolle maggiore op.97 Renana P.I. Čajkovskij: Sinfonia n. 5 in Mi minore op. 64 DURGARYAN / DABAGYAN / GEOGHEGAN Palermo, Politeama Garibaldi, il 17 e 18 dicembre Direttore: K. Durgaryan Duduk: G. Dabagyan Fagotto: K. Geoghegan V. Sharafyan: Sinfonia n. 2 un poco concertante per orchestra con duduk W.A.Mozart: Concerto per fagotto e orchestra K 191 S. Prokof’ev: Sinfonia n. 7 in do diesis minore, Op. 131 32 LA CENERENTOLA Pavia, Teatro Fraschini, dal 9 all’11 dicembre Coro del Circuito Lirico Lombardo Orchestra: I Pomeriggi Musicali di Milano Direttore: G.Sagripanti Libretto: J.Ferretti Musica: G.Rossini LA FANCIULLA DEL WEST Palermo, Teatro Massimo, dal 10 al 18 dicembre Direttore: B.Bartoletti Musica: G.Puccini Orchestra e Coro del Teatro Massimo ROMEO E GIULIETTA Trieste, Teatro Lirico G. Verdi, dal 10 al 18 dicembre Produzione Balletto di Milano Coreografia: G. Madia Musica: P. I.Čajkovskij COPPELIA Bologna, Teatro Comunale, dal 14 al 19 dicembre Libretto: Ch. Nuitter e A. Saint-Léon, da “L’uomo della sabbia” di E.T.A. Hoffmann Musica: L. Delibes Coreografia: E. Polyakov Compagnia: MaggioDanza IL LAGO DEI CIGNI Milano, Teatro alla Scala, dal 16 dicembre al 7 gennaio Coreografia: R. Nureyev Musica: P. I.Čajkovskij LA BELLE Torino, Teatro Regio, dal 20 al 23 dicembre Balletto in tre atti da La bella addormentata nel bosco di Ch. Perrault Les Ballets de Montecarlo Coreografia: J.Ch. Maillot Musica: P.I. Čajkovskij LUISA MILLER Salerno, Teatro Verdi, il 22, 28 e 30 dicembre Libretto: S. Cammarano dal dramma “Kabale und Liebe” di F.Schiller Musica: G.Verdi IL BARBIERE DI SIVIGLIA Venezia, Scuola Grande S. Giovanni Evangelista, il 27 dicembre Musica: G.Rossini LA VEDOVA ALLEGRA Roma, Teatro Cassia, l’8 e 9 gennaio Orchestra Roma Ensemble Musica: F. Lehàr Regia: G.Santucci IL FLAUTO MAGICO Pavia, Teatro Fraschini, dal 12 al 14 gennaio Coro del Circuito Lirico Lombardo Direttore: O. Gooch Libretto: J.E. Schikaneder Musica: W. A.Mozart Orchestra Lirica I Pomeriggi Musicali di Milano I DUE FOSCARI Trieste, Teatro Lirico G. Verdi, dal 21 al 29 gennaio Direttore: R. Palumbo Musica: G. Verdi Orchestra, Coro e Corpo di Ballo della Fondazione Teatro Lirico TEATRO, CABARET, SPETTACOLI IL MARE – Due tempi di Paolo Poli da Anna Maria Ortese Milano, Teatro Elfo Puccini, dal 9 dicembre al 9 gennaio Regia: P. Poli RACCONTARE CHOPIN Genova, Politeama, il 10 dicembre Autori e interpreti: C. Augias e G. Modugno PERSONAGGI Udine, Teatro Nuovo Giovanni da Udine, il 10 e 11 dicembre Recanati (MC), Teatro Persiani, il 13 e 14 dicembre Autori: M. Serra e A. Albanese Interprete: A. Albanese LA BISBETICA DOMATA Pavia, Teatro Fraschini, dal 14 al 16 dicembre Autore: W. Shakespeare Regia: A. Pugliese Interpreti: V. Gravina FILOSOFI ALLE PRIMARIE Argenta (FE), Teatro dei Fluttuanti, il 14 dicembre Autore: C. Monaco Regista e interprete: G. Albertazzi IO QUELLA VOLTA LÌ AVEVO 25 ANNI Milano, Teatro Giorgio Strehler, il 15 e 16 dicembre Autori: G. Gaber e S. Luporini Regia: G. Gallione Interpreti: C. Bisio Bari, Teatro Team, il 15 e 16 gennaio Genova, Politeama, il 1° e 2 febbraio Roma, Gran Teatro di Roma, il 4 e 5 febbraio ART Ascoli Piceno, Teatro Ventidio Basso, il 4 e 5 gennaio Senigallia, Cineteatro La Fenice, il 7 gennaio Macerata, Teatro Lauro Rossi, l’8 e 9 gennaio Castelfranco Emilia (MO), Teatro Dadà, il 18 gennaio Autore: Y. Reza Regista: G. Solari Interpreti: A. Haber, A. Boni UOMO E GALANTUOMO Milano, San Babila, dall’11 al 29 gennaio Autore: E. De Filippo Regia: A. Pugliese Interpreti: F. Paolantoni MUSICA POP, ROCK & JAZZ LIGABUE Perugia, Pala Evangelisti, il 9 dicembre Caserta, Pala Maggiò, il 10 e 11 dicembre Bolzano, Pala Onda, il 14 dicembre Trieste, Pala Trieste, il 16 dicembre Brescia, Pala Fiera, il 18 dicembre Genova, Vaillant Palace, il 21 e 22 dicembre IAN ANDERSON PLAYS JETHRO TULL AT CHRISTMAS Bergamo, Creberg Teatro, il 9 dicembre Bolzano, Palasport, l’11 dicembre FABRI FIBRA – CONTROCULTURA TOUR Roma, Atlantico Live, il 10 dicembre Firenze, Saschall, l’11 dicembre Padova, Padova Fiere, il 18 dicembre FRANCESCO GUCCINI Assago (MI), Mediolanum Forum, il 10 dicembre MALIKA AYANE Parma, Teatro Regio, il 10 dicembre Bologna, Teatro delle Celebrazioni, il 20 dicembre Firenze, Teatro Verdi, il 21 dicembre SOWETO GOSPEL CHOIR Milano, Teatro Manzoni, il 13 dicembre NOMADI IN CONCERTO Bologna, Europauditorium, il 14 dicembre RANDY CRAWFORD & JOE SAMPLE TRIO Bologna, Teatro delle Celebrazioni, il 15 dicembre Firenze, Teatro Verdi, il 22 dicembre MODÀ Roma, Atlantico Live, il 15 dicembre Milano, Palasharp, il 18 dicembre Torino, Foyer Palasport Olimpico, il 19 dicembre BAUSTELLE Trezzo sull’Adda (MI), Live Club Trezzo, il 19 dicembre CLAUDIO BAGLIONI – Concerto a favore del FAI - Fondo Ambiente Italiano Palermo, Teatro Massimo, il 20 dicembre HARLEM GOSPEL CHOIR JESUS CHRIST SUPERSTAR Singing Songs of Praise World Tour 2010 Genova, Vaillant Palace, il 17 e 18 dicembre Bologna, Europauditorium, il 23 dicembre Argenta (FE), Teatro dei Fluttuanti, il 28 dicembre Bologna, Europauditorium, dal 31 dicembre al 2 gennaio CLUB DOGO Roma, Circolo degli Artisti, il 15 dicembre ERETICI E CORSARI Nonantola (MO), Vox Club, il 23 dicembre Milano, Teatro Giorgio Strehler, il 20 e 21 dicembre Reading/spettacolo dall’opera di G. Gaber, S. Luporini e Trezzo sull’Adda (MI), Live Club Trezzo, il 14 gennaio P.P. Pasolini Compagnia: Teatro dell’Archivolto GINO PAOLI Regista: G. Gallione Firenze, Teatro della Pergola, l’8 gennaio Interpreti: N. Marcoré e C. Gioè Verona, Teatro Filarmonico, il 7 febbraio LA MUSICA DEI CIECHI P.F.M. Napoli, Teatro Mercadante, dal 26 dicembre al 9 gennaio Ivrea (TO), Officina H, il 22 gennaio Interprete: Peppe Barra MURDERDOLLS BOLLYWOOD THE SHOW Milano, Magazzini Generali, il 23 gennaio Milano, Palasharp, dal 28 dicembre al 2 gennaio Torino, Palatorino, dal 4 al 6 gennaio SKUNK ANANSIE Assisi (PG), Teatro Lyrick, il 12 e 13 gennaio Assago (MI), Mediolanum Forum, il 12 febbraio La Redazione declina ogni responsabilità per cambiamenti di programmi, date e luoghi degli eventi segnalati. DiRiTTo aL FUTURo BamBoccioni a chi? w w w . g i o v e n t u . i t Federazione autonoma B a n c a r i i t a l i a n i Non è propaganda è informazione trasparente. 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