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Energia [nucleare]
Testo allegato a “Energia [nucleare]”, online su: https://www.beati.org/sites/beati.org/files/nucleare.pdf
Roberto Meregalli - Beati i costruttori di pace
Gemelli siamesi
L’Atomo può essere “pacifico”?
“Gli Stati Uniti sarebbero orgogliosi di assumere con gli altri [paesi] "principalmente
coinvolti" lo sviluppo di piani per accelerare l’uso pacifico dell'energia atomica”.
Dwight D. Eisenhower, “Atoms for peace”1
In questa analisi si è accennato al problema della sicurezza relegandolo al rischio di
guasti nei vari sistemi di cui è composta una centrale ed alla possibilità di una
fuoriuscita di materiale radioattivo con conseguente contaminazione di aria, suolo ed
esseri viventi.
Ma esistono altri pericoli - ben più gravi di questi - originati dall’inscindibile link che
fin dagli albori dello sviluppo dell’energia nucleare, unisce il nucleare civile a quello
militare, tanto d poterli definire come gemelli siamesi.
La storia del nucleare si può far partire dal 1939, quando in un articolo apparso sulla rivista
Naturwissenschaften gli scienziati tedeschi Hahn e Strassman provarono che il nucleo di un atomo di uranio
1
Tratto dal discorso tenuto durante la 470sima Assemblea generale dell’ONU (Atoms for peace), 8 Dicembre 1953.
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poteva frammentarsi in due parti. Il giorno dopo, Lise Meitner e Otto Frisch scrissero alla rivista inglese
Nature una lettera, in cui descrivevano il processo attraverso il quale l’uranio si divideva,
chiamandolo per la prima volta fissione. L’11 ottobre 1939, venne consegnata al presidente Roosevelt una
lettera firmata da Albert Einstein – ma scritta in realtà da Leo Szilard – che sollecitava gli Stati Uniti a
sviluppare rapidamente un programma di armamento atomico. Il presidente accettò. La Marina assegnò alla
Columbia University un primo fondo di 6.000 dollari, che diventò poi il “Progetto Manhattan”: il programma di
ricerca, che portò alla costruzione della prima bomba atomica.2
Perché esiste questo legame indissolubile? Forse più di mille parole può essere utile
pensare al caso Iran che da tempo, a periodi alterni, occupa le prime pagine dei
giornali.
« Testate nucleari » - Fonte: http://edition.cnn.com/exchange/blogs/warpCNN/archive/2006_11_12_archive.html
Cosa vuole fare l’Iran? Produrre energia nucleare facendo funzionare il suo reattore di
Bushehr. Per farlo deve avere a disposizione del combustibile nucleare, ovvero
l’uranio. E di uranio ne ha nel sottosuolo ma non si può utilizzare così com’è quando
viene estratto dalle miniere: per poter alimentare una centrale va “arricchito”. La
tecnologia di arricchimento della quale l'Iran si è dotato è quella
dell'ultracentrifugazione, quella attualmente maggiormente utilizzata nel mondo.
Ebbene ecco il nocciolo del problema: l’arricchimento dell’uranio produce combustibile
per centrali nucleari e/o materia prima per costruire bombe atomiche. Inoltre il
riprocessamento del combustibile utilizzato da una centrale, produce plutonio, ottimo
sia per bombe fissili che per le bombe H.
Morale della favola: qualsiasi paese che ha reattori nucleari è potenzialmente in
grado di produrre armi nucleari perché la tecnologia è la stessa.
La storia conferma che il nucleare civile costituisce la porta d’ingresso a quello
militare, visto che a partire dall’entrata in vigore del trattato di non proliferazione
nucleare (NTP) nel 1970, paesi come il Pakistan, Israele, India e Corea del Nord hanno
prodotto ordigni nucleari partendo da programmi di nucleare civile. Iran, Iraq e Libia
2
Tratto da: “Come Evitare la Trappola Nucleare”, Fermiamo Mr Burns – Roberto Bosio/Alberto Zoratti, Arianna editrice.
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Energia [nucleare]
confermano ulteriormente questa connessione, alcuni utilizzano uranio arricchito,
altri plutonio ricavato da combustibile utilizzato nelle centrali.
Gli accordi internazionali creano l’illusione che sia possibile un nucleare civile
senza proliferazione di armi ma l’unica soluzione sicura è quella di chiudere il
capitolo nucleare generando energia elettrica con altri mezzi.
I prodotti del ciclo del combustibile nucleare
Il ciclo del combustibile nucleare (vedi schema nella pagina seguente), prevede due
step fondamentali: l’arricchimento e, a valle del reattore, il riprocessamento del
combustibile “bruciato”.
L’uranio naturale è composto da una miscela di tre isotopi3: U234, U235 e U238.
Attenzione: la parte 238 è la più abbondante (99,3%) ma non è quella che si usa
perché non è fissile, lo diventa se si trasforma nel plutonio 239 (che opportunamente
arricchito è ottimo per la bomba a fissione e per
Gli isotopi dell’uranio
costruire le bombe H), mentre U234 è la più
Isotopo
Percentuale presente
scarsa,
0,00055%.
Quello
che
si
usa
nell’uranio naturale
normalmente è il 235 e col processo di
arricchimento si procede ad aumentarne la
U 238
99,284
concentrazione in modo che passi dal livello
U 235
0,711
naturale dello 0,7% a valori compresi fra il 3 e il
U 234
0,0055
7%. Se si arricchisce all’80% diventa adatto alla
bomba a fissione.
Il riprocessamento che avviene dopo che il combustibile è stato utilizzato, produce
plutonio ed uranio impoverito (Per la precisione produce enormi quantità di uranio
impoverito, ossia uranio a cui manca la corrispondente quantità di U235).
Riassumendo, nella fase di preparazione del combustibile si produce uranio arricchito
che può essere utilizzato per produrre energia elettrica o come combustibile per
reattori nucleari nei sottomarini e nelle portaerei militari, oppure come massa di
reazione all’interno delle bombe atomiche. Nella fase di riprocessamento, uranio
impoverito, utilizzato per rendere maggiormente resistenti le corazzate dei carri armati
e per costruire proiettili anticarro al posto del più costoso tungsteno e plutonio,
eccellente detonatore per la bomba a fusione.
ARRICCHIMENTO
URANIO
ARRICCHITO
URANIO
IMPOVERITO
RIPROCESSAMENTO
PLUTONIO
3
L' isotopo (lett. nello stesso luogo) è un atomo dello stesso elemento chimico, e quindi con lo stesso numero atomico, ma con
differente numero di massa, e quindi massa atomica. La differenza delle masse è dovuta a un diverso numero di neutroni
presenti nel nucleo dell'atomo.
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Energia [nucleare]
Estrazione
mineraria
arricchimento
Produzione delle barre di
combustibile
Il ciclo
(semplificato)
del combustibile
Combustibile
da riciclare
riprocessamento
deposito
Riprocessare il combustibile significa separare dalle scorie le parti riciclabili:
l’uranio non ancora utilizzato e soprattutto il plutonio formatosi nel combustibile
stesso durante il funzionamento del reattore.
Si tratta di lavoro “sporco” nel senso che un impianto di riprocessamento del
combustibile irraggiato è un’operazione intrinsecamente meno “pulita” dell’esercizio di
una centrale e presenta rischi di proliferazione, ovvero che parte del materiale sia
sottratto senza che ve ne sia evidenza. Tant’è che per evitare questi rischi gli Stati
Uniti sino ad oggi hanno scelto di non riprocessare le loro scorie considerando il
combustibile come un vero e proprio rifiuto a perdere. Molti altri paesi
sostanzialmente sono in una situazione di attesa, cosicché – secondo i dati forniti
dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica – solo un terzo del combustibile
nucleare irraggiato prodotto sino a oggi nei reattori di tutto il mondo è stato
riprocessato, mentre tutto il resto è stoccato, in attesa dello smaltimento o della
decisione circa il suo destino. L’Italia ha invece sposato la scelta del riprocessamento,
una strada contestata4 proprio perché rischiosa e costosa, tant’è che per onorare il
contratto con la francese Areva, dal primo gennaio 2007, con la delibera 321/06 è
stata triplicata la quota della componente A2 (nella bolletta), i cosiddetti “oneri
nucleari”; un aumento che ha portato, come dice l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il
Gas ad “un aumento dell’ordine di un punto percentuale sulla tariffa domestica”.
4
http://www.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/file/riprocessamento-combustibile.pdf
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Energia [nucleare]
La situazione del combustibile irraggiato italiano
La maggior parte del combustibile irraggiato prodotto nelle quattro centrali italiane di Latina, Trino,
Garigliano e Caorso è stato già riprocessato in Gran Bretagna e il resto è ormai destinato all’impianto di
riprocessamento francese di La Hague.
Più in dettaglio, in Italia, dall’inizio degli anni 60, quando entrarono in esercizio le prime centrali, fino al
1987, quando gli impianti allora funzionanti vennero definitivamente spenti (la centrale del Garigliano era già
chiusa dal 1978, poco prima che fosse avviata quella di Caorso), sono state complessivamente prodotte
1.865 tonnellate di combustibile irraggiato.
Sulla base di accordi stipulati a suo tempo 1.630 tonnellate sono state trattate nell’impianto inglese di
Sellafield. Le ultime spedizioni verso quell’impianto, effettuate a seguito di tali accordi, sono partite dal
deposito Avogadro di Saluggia, tra il 2003 e il 2005 e hanno riguardato 53 tonnellate di combustibile. I rifiuti
radioattivi prodotti da tutte quelle operazioni di riprocessamento sono oggi ancora immagazzinati a
Sellafield, ma dovranno in parte rientrare in Italia, in ottemperanza agli accordi stessi. Si tratta di circa
6000 m3 di rifiuti condizionati in matrice cementizia e di circa 16 metri cubi di rifiuti a più elevata attività,
vetrificati. Si è giunti così all’accordo intergovernativo stipulato nel novembre 2006 tra il ministro per lo
Sviluppo economico Bersani e il suo omologo francese Loos, che prevede la spedizione verso la Francia
delle 235 tonnellate di combustibile italiano tra il 2007 e il 2012 e il rientro in Italia dei rifiuti prodotti dal
riprocessamento entro il 2025. Nel maggio scorso la Sogin e la società francese Areva, proprietaria degli
impianti di La Hague hanno trasformato l’accordo in contratto, del valore di oltre 250 milioni di Euro.
Fonte: ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007
Riprocessare non conviene
1. E’ costoso. La Francia, leader in questa attività, spende un miliardo di dollari all’anno per produrre con
questa attività il MOX (Mixed Oxide Fuels), il combustibile al plutonio che utilizza in 20 dei suoi reattori. Il
MOX costa tre volte di più del normale combustibile all’uranio. L’impianto di riprocessamento di Rokkasho,
in Giappone è il più moderno ma anche il più costoso al mondo e si calcola che la sua gestione incida con
un costo di 3 centesimi di dollaro su ogni KWk prodotto col nucleare.
2. E’ pericoloso. I centri addetti a queste operazioni sono più a rischio di incidenti delle stesse centrali.
3. Significa dipendere dai paesi che hanno questi impianti: Francia, Inghilterra, Russia, Giappone, India5.
4. Non diminuisce i rifiuti da inviare in deposito. Il ritrattamento produce grandi quantità di residui a livello
intermedio. Il volume totale di rifiuti vetrificati e di rifiuti intermedi è notevolmente più grande che l'originale
del combustibile esaurito.
5. Produce Plutonio: in circolazione a fine 2005 si calcolava ce ne fossero 245 tonnellate prodotte, non
utilizzate come MOX. Si tratta di una quantità che cresce ogni anno. In Francia ve ne sono 80 t a Le
Hague, una quantità analoga è a Sellafield , in Gran Bretagna. Più di 30 sono a Chelyabinsk in Russia,
quantità imprecisate sono custodite in Giappone. Questo plutonio è fonte di preoccupazione per possibili
sottrazioni a scopo terroristico ed è antieconomico perché dopo cinque anni di conservazione questo
materiale non può più essere utilizzato in una centrale, va nuovamente riprocessato.
6. Crea enormi volumi di rifiuti liquidi che vengono scaricati in mare. Molti governi, come l'Irlanda e la
Norvegia, hanno chiesto alla Francia e alla Gran Bretagna a interrompere i loro scarichi che avvengono
tramite un condotto marino; se fossero confezionati in fusti e gettati in mare da una nave, sarebbe illegale
ai sensi del diritto internazionale.
(Fonte: Institute for Energy and Environmental Research http://www.ieer.org/fctsheet/repro-intl.pdf)
5
Un elenco aggiornato è contenuto nel documento: “Managing the Nuclear Fuel Cycle: Policy Implications of Expanding
Global Access to Nuclear Power”, Updated March 7, 2008, preparato dal Servizio Ricerche del Congresso USA.
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Energia [nucleare]
Pericolo terrorismo?
“La minaccia di atti criminali o non autorizzati relativi a materiale radioattivo è
cresciuto in maniera significativa fin dai primi anni ‘90. E 'ben noto che i gruppi
terroristici hanno cercato di acquisire tale materiale.”
Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, 2007
Viviamo in un mondo caratterizzato da un elevato grado di instabilità e di insicurezza.
Le politiche economico-finanziarie degli ultimi decenni hanno esacerbato la situazione
e la classe politica mondiale si è distinta per incapacità e complicità. Dopo gli attentati
dell’11 settembre la situazione è precipitata e la guerra è tornata ad essere strumento
principe della politica. Nei dibattiti sulla sicurezza si è spesso accennato al rischio di
un atto terroristico nei confronti di centrali nucleari ma esiste un rischio più reale e
concreto: quello del trafugamento di materiale fissile. E’ la stessa Agenzia Atomica
Internazionale (IAEA) ad affermarlo a chiare lettere.
Come già accennato, a risultare particolarmente vulnerabili sono gli impianti di
riprocessamento, da cui sono possibili sottrazioni di materiale. All’inizio del processo
viene fatta una stima del plutonio presente nel materiale da processare. La misura è
fatta su alcuni campioni e non è una misura precisa pertanto è impossibile un
controllo rigoroso fra materiale in entrata e in uscita nell’impianto.
In realtà questo problema interessa tutti gli impianti che raccolgono scorie nucleari,
quando nel 1996 il Dipartimento per l’energia statunitense compilò il noto “50° Years
Report”6, scoprì che non quadravano i conti fra entrare ed uscite di plutonio nei vari
impianti. Da quello di Los Alamos risultavano spariti 765Kg, l’equivalente di 150
bombe nucleari!7
Il rischio trafugamenti non diminuirà in futuro, anzi aumenterà rispetto al passato
perché i nuovi reattori di terza generazione (Flamanville e Olkiluoto) sono progettati
per funzionare non solo con l’usuale uranio arricchito ma con il MOX (un mix di ossidi
di uranio e plutonio), ottenuto proprio con gli impianti di riprocessamento. Un
eventuale “rinascimento nucleare” imporrebbe la creazione di nuovi impianti (le stime
dicono che il numero attuale dovrà essere come minimo raddoppiato8), ovvero di
quantità sempre maggiori di materiale fissile potenzialmente trafugabile.
Pertanto il “nuovo nucleare” sotto questo aspetto risulta più pericoloso rispetto al
“vecchio”9.
Dal 1995 l’Agenzia tiene nota di tutti gli incidenti che coinvolgono la sottrazione
illecita, la detenzione e l’uso di materiale nucleare10.
Al 31 dicembre 2006 la lista prodotta contava ben 1.080 casi, Il 54% di questi sono di
origine criminale.
6
Il nome deriva dal fatto che il Report conteneva I dati dei primi cinquant’anni di produzione del plutonio negli USA.
Vedi Arjun Makhinjani, Dangerous Discrepancies, Missing plutonium in the US nuclear Weapons Complez?, Science for
democratic Action, agosto 2006.
8
Brice Smith, “Insurmontable risks, can nuclear power solve the global warming problem?, Science for democratic Action,
agosto 2006.
9
Vedi anche Secure energy: options for a safer world SECURITY AND NUCLEAR POWER, OxfordResearchGroup.
10
Tutti I dati di questa sezione sono tratti da: COMBATING ILLICIT TRAFFICKING IN NUCLEAR AND OTHER
RADIOACTIVE MATERIAL REFERENCE MANUAL, INTERNATIONAL ATOMIC ENERGY AGENCY VIENNA,
2007, http://www-pub.iaea.org/MTCD/publications/PDF/pub1309_web.pdf.
7
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Energia [nucleare]
Incidenti registrati nel database IAEA (Illicit Trafficking Database ITDB)
La tabella che segue elenca alcuni di questi casi (fonte IAEIA):
INCIDENTI RELATIVI A URANIO ARRICCHITO HEU (high enriched uranium) E PLUTONIO
1993–2006
Data
Luogo
Materiale/
Descrizione
quantità
24/05/2005
Vilnius, Lituania
HEU/150g
Scoperte nel magazzino di
una banca 4,4 tonnellate di
berillio, compresi 140Kg
contaminati con HEU.
Marzo 1994
San Pietroburgo, Russia
HEH/2,972
Arrestato un uomo con
Kg
materiale rubato da un
impianto di trattamento
nucleare.
13/06/1994
Landshut, Germania
HEU/0,795g Arrestato un gruppo di
individui in possesso di
uranio arricchito.
14/12/1994
Praga, Rep. Ceca
HEU/2,73
Materiale recuperato dalla
Kg
polizia.
Giugno 1995
Mosca, Russia
HEU/1,7 Kg Arrestato un uomo che
aveva sottratto materiale da
un impianto di trattamento.
8/06/1995
Budejovice, Rep. Ceca.
HEU/16,0g
Materiale recuperato dalla
polizia.
29/5/1999
Rousse, Bulgaria
HEU/10g
Arrestato da parte di
personale doganale di un
uomo con materiale
radioattivo.
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Energia [nucleare]
16/07/2001
Parigi, Francia
HEU/0,5g
26/06/2003
Sadahlo, Georgia
HEU/circa
170g
Marzo-aprile
2005
24/06/2005
New Jersey, USA
HEU/3,3g
Fukui, Giappone
HEU/0,0017
g
1/0272006
Tiblisi, Georgia
HEU/79,5g
30/03/2006
Henningsdorf, Germania
HEU/47,5g
Tre persone in procinto di
cercare acquirenti, arrestate
a Parigi.
Arrestata una persona che
trasportava materiale
radioattivo.
Materiale erroneamente fatto
uscire da impianto nucleare.
Un rilevatore del flusso dei
neutroni è stato smarrito in
una centrale.
Arrestato un gruppo di
individui che tentavano di
trasportare illegalmente
materiale nucleare.
Scoperta una piccola
quantità di HEU su un pezzo
di tubo trovato tra i rottami
di una acciaieria.
Appare inutile spendere troppe parole per concludere che un nuovo piano di
costruzione di centrali nucleari aumenterebbe il numero di obiettivi terroristici e la
quantità di plutonio in circolazione; i nuovi impianti potranno essere controllati ma il
rischio di terrorismo nucleare risulterà inequivocabilmente aumentato.
Mercanti nucleari
Abdul Qadeer Khan è uno scienziato Pakistano, ed è il vertice di
una sorta di organizzazione mafiosa coinvolta nel traffico
internazionale di materiale e tecnologia nucleare. La cosiddetta mafia
di Khan11 è considerata leader del mercato nero, fornitrice di
tecnologie per l’arricchimento di uranio ad Iran, Libia e Corea del
Nord. Nel marzo 2005, il governo pakistano (che lo considera un eroe
nazionale) ha ammesso che AQ Khan ha venduto all’Iran materiale
d’importanza cruciale per l’arricchimento dell’uranio. Il Ministro
dell’Informazione pakistano disse che AQ Khan aveva “dato alcune
centrifughe all’Iran… Ha aiutato l’Iran con le sue personali capacità, e
il governo pakistano non ha nulla a che vedere con questo”.
Nell’ottobre 200312 le autorità italiane bloccarono e condussero nel porto
di Taranto la nave da carico BBC China13 mentre stava facendo rotta
verso la Libia, sequestrando numerosi container che trasportavano parti
di centrifughe fabbricate in Malesia, provenienti dalla rete di A.Q. Khan
presente in Europa, Medio Oriente e Africa. Dopo l’operazione, attuata
da CIA, l'MI6 e il SISMI di Pollari, La Libia abbandonò i suoi progetti
nucleari e Gheddafi venne riabilitato da USA e Francia.
11
Su questa rete vedi: http://www.state.gov/documents/organization/47000.pdf,
http://www.ccc.nps.navy.mil/si/2006/Jul/albrightJul06.asp, come pure un articolo di Repubblica:
http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/esteri/vendita-atomica/vendita-atomica/vendita-atomica.html
12
Va detto che esistono discrepanze sul giorno esatto: un comunicato dell’ambasciata USA parla di dicembre 2003, la CNN
parla della notte del 4 ottobre: http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,1025082-4,00.html.
13
Vedi nota dell’ambasciata USA in Italia:
http://italy.usembassy.gov/viewer/article.asp?article=/file2005_06/alia/a5060611IR.htm
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Energia [nucleare]
Si può controllare il rischio di proliferazione nucleare?
“Mentre i Governi si riuniscono per discutere come affrontare molte delle sfide che
stanno di fronte all’umanità, persiste una totale mancanza di strategia comune
nell’affrontare quello che è probabilmente il maggior pericolo in assoluto:
le armi nucleari.”
Kofi Annan14
Il rischio più grande associato a un possibile rilancio internazionale del nucleare è
relativo alla possibile proliferazione di armi atomiche. Sia l’Agenzia Internazionale per
l’energia atomica, sia il trattato di non proliferazione nucleare contengono una
contraddizione al loro interno: cercano di promuovere lo sviluppo “pacifico”
dell’energia nucleare cercando di fermare la diffusione di armi atomiche.
L’Articolo IV dell’NTP riafferma il diritto “inalienabile” di ogni paese a sviluppare utilizzi
pacifici della tecnologia nucleare; cosicché anche se l’NTP vieta ai paesi firmatari di
trasferire ad altri testate nucleare e relative tecnologie, “stimola” a farlo per tecnologie
non militari. Ma come abbiamo visto, la tecnologia è unica.
La strada sinora seguita di permettere lo sviluppo del nucleare civile puntando sui
controlli per impedire lo sviluppo di quella militare è fallita, c’è poco da dire: Pakistan,
Israele, India, Corea del Nord, Iran, Iraq e Libia dimostrano la sterilità ed inefficacia
dei controlli.
Inoltre tra i paesi firmatari del TNP, qualcuno si sta distinguendo nel tentativo di
demolizione di questo sistema. La partnership nucleare lanciata senza alcun pudore
da Bush con l’India ha dell’incredibile. Riconoscere lo status nucleare a questo paese
al di fuori del trattato e favorire lo scambio tecnologico con esso, significa ignorare il
TNP15.
Del resto l’istituzione di un sistema in cui alcuni hanno il diritto di avere arsenali
militari e di ordinare ispezioni ad altri paesi è poco logica, come ha sintetizzato
Mohamed El Baradei, direttore generale dell’Agenzia Atomica Internazionale:
“dobbiamo abbandonare l’idea che sia moralmente riprovevole che alcuni paesi
perseguano l’obiettivo di avere armi di distruzione di massa mentre sia moralmente
accettabile che gli altri facciano affidamento su di esse per la sicurezza - anzi, che
continuino a perfezionare le proprie capacità e postulare piani per il loro utilizzo”16
Che la situazione sia ad alto rischio lo pensano anche coloro che a suo tempo furono
fra i sostenitori della necessità di avere un deterrente nucleare: George Shultz e Henry
Kissinger, già segretari di Stato dei presidenti repubblicani Reagan e Nixon, Bill Perry
e Sam Nunn, il primo già ministro della Difesa con il presidente Clinton, il secondo
presidente democratico della Commissione Difesa del Senato statunitense, nel gennaio
2007 hanno scritto una sorta di appello sul Wall Street Journal, intitolato «Un mondo
senza armi nucleari».
Il tema è stato ripreso in Italia, anche se con poco seguito per ora, da D'Alema, Fini, La
Malfa, Parisi e Francesco Calogero che hanno firmato congiuntamente una lettera
pubblicata sul Corriere della Sera il 24 luglio, lettera in cui perorano la causa dei loro
illustri colleghi d’oltreoceano, sostenendo che “occorre che su questi temi, fondamentali
14
Citazione tratta da uno dei suoi ultimi discorsi da Segretario Generale dell’ONU, il 22 novembre 2006.
Vedi “Il salotto buono del nucleare” di Massimo Zucchetti - 01/08/2006 PeaceReporter.net
16
Mohamed El baradei, “Saving Ourselves from Self-distruction”, New York Times, 12 febbraio 2004.
15
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Energia [nucleare]
per la stessa sopravvivenza dell' umanità, nonostante le legittime anzi necessarie
contrapposizioni politiche, si riconosca un superiore, comune interesse”17.
Non è fra gli scopi di queste righe analizzare gli step necessari al disarmo nucleare, ci
preme però dire che a questi passi ne va aggiunto uno conclusivo, senza il quale un
mondo senza armi nucleari rimarrà un sogno irrealizzabile: abbandonare totalmente il
nucleare, eliminando la materia prima necessaria a produrre armi atomiche.
Fonte: Un futuro senza atomiche (www.unfuturosenzatomiche.org)
17
Il testo della lettera è pubblicato su:
http://archiviostorico.corriere.it/2008/luglio/24/Per_mondo_senza_armi_nucleari_co_9_080724053.shtml. Beati i costruttori di
pace ed altre associazioni inviarono una loro risposta, mai pubblicata dal Corriere, disponibile su:
http://www.unfuturosenzatomiche.org/articolo.php?id=101&sotto=dalla%20campagna.
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