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Energia [nucleare] Testo allegato a “Energia [nucleare]”, online su: https://www.beati.org/sites/beati.org/files/nucleare.pdf Roberto Meregalli - Beati i costruttori di pace Gemelli siamesi L’Atomo può essere “pacifico”? “Gli Stati Uniti sarebbero orgogliosi di assumere con gli altri [paesi] "principalmente coinvolti" lo sviluppo di piani per accelerare l’uso pacifico dell'energia atomica”. Dwight D. Eisenhower, “Atoms for peace”1 In questa analisi si è accennato al problema della sicurezza relegandolo al rischio di guasti nei vari sistemi di cui è composta una centrale ed alla possibilità di una fuoriuscita di materiale radioattivo con conseguente contaminazione di aria, suolo ed esseri viventi. Ma esistono altri pericoli - ben più gravi di questi - originati dall’inscindibile link che fin dagli albori dello sviluppo dell’energia nucleare, unisce il nucleare civile a quello militare, tanto d poterli definire come gemelli siamesi. La storia del nucleare si può far partire dal 1939, quando in un articolo apparso sulla rivista Naturwissenschaften gli scienziati tedeschi Hahn e Strassman provarono che il nucleo di un atomo di uranio 1 Tratto dal discorso tenuto durante la 470sima Assemblea generale dell’ONU (Atoms for peace), 8 Dicembre 1953. 8/1 Energia [nucleare] poteva frammentarsi in due parti. Il giorno dopo, Lise Meitner e Otto Frisch scrissero alla rivista inglese Nature una lettera, in cui descrivevano il processo attraverso il quale l’uranio si divideva, chiamandolo per la prima volta fissione. L’11 ottobre 1939, venne consegnata al presidente Roosevelt una lettera firmata da Albert Einstein – ma scritta in realtà da Leo Szilard – che sollecitava gli Stati Uniti a sviluppare rapidamente un programma di armamento atomico. Il presidente accettò. La Marina assegnò alla Columbia University un primo fondo di 6.000 dollari, che diventò poi il “Progetto Manhattan”: il programma di ricerca, che portò alla costruzione della prima bomba atomica.2 Perché esiste questo legame indissolubile? Forse più di mille parole può essere utile pensare al caso Iran che da tempo, a periodi alterni, occupa le prime pagine dei giornali. « Testate nucleari » - Fonte: http://edition.cnn.com/exchange/blogs/warpCNN/archive/2006_11_12_archive.html Cosa vuole fare l’Iran? Produrre energia nucleare facendo funzionare il suo reattore di Bushehr. Per farlo deve avere a disposizione del combustibile nucleare, ovvero l’uranio. E di uranio ne ha nel sottosuolo ma non si può utilizzare così com’è quando viene estratto dalle miniere: per poter alimentare una centrale va “arricchito”. La tecnologia di arricchimento della quale l'Iran si è dotato è quella dell'ultracentrifugazione, quella attualmente maggiormente utilizzata nel mondo. Ebbene ecco il nocciolo del problema: l’arricchimento dell’uranio produce combustibile per centrali nucleari e/o materia prima per costruire bombe atomiche. Inoltre il riprocessamento del combustibile utilizzato da una centrale, produce plutonio, ottimo sia per bombe fissili che per le bombe H. Morale della favola: qualsiasi paese che ha reattori nucleari è potenzialmente in grado di produrre armi nucleari perché la tecnologia è la stessa. La storia conferma che il nucleare civile costituisce la porta d’ingresso a quello militare, visto che a partire dall’entrata in vigore del trattato di non proliferazione nucleare (NTP) nel 1970, paesi come il Pakistan, Israele, India e Corea del Nord hanno prodotto ordigni nucleari partendo da programmi di nucleare civile. Iran, Iraq e Libia 2 Tratto da: “Come Evitare la Trappola Nucleare”, Fermiamo Mr Burns – Roberto Bosio/Alberto Zoratti, Arianna editrice. 8/2 Energia [nucleare] confermano ulteriormente questa connessione, alcuni utilizzano uranio arricchito, altri plutonio ricavato da combustibile utilizzato nelle centrali. Gli accordi internazionali creano l’illusione che sia possibile un nucleare civile senza proliferazione di armi ma l’unica soluzione sicura è quella di chiudere il capitolo nucleare generando energia elettrica con altri mezzi. I prodotti del ciclo del combustibile nucleare Il ciclo del combustibile nucleare (vedi schema nella pagina seguente), prevede due step fondamentali: l’arricchimento e, a valle del reattore, il riprocessamento del combustibile “bruciato”. L’uranio naturale è composto da una miscela di tre isotopi3: U234, U235 e U238. Attenzione: la parte 238 è la più abbondante (99,3%) ma non è quella che si usa perché non è fissile, lo diventa se si trasforma nel plutonio 239 (che opportunamente arricchito è ottimo per la bomba a fissione e per Gli isotopi dell’uranio costruire le bombe H), mentre U234 è la più Isotopo Percentuale presente scarsa, 0,00055%. Quello che si usa nell’uranio naturale normalmente è il 235 e col processo di arricchimento si procede ad aumentarne la U 238 99,284 concentrazione in modo che passi dal livello U 235 0,711 naturale dello 0,7% a valori compresi fra il 3 e il U 234 0,0055 7%. Se si arricchisce all’80% diventa adatto alla bomba a fissione. Il riprocessamento che avviene dopo che il combustibile è stato utilizzato, produce plutonio ed uranio impoverito (Per la precisione produce enormi quantità di uranio impoverito, ossia uranio a cui manca la corrispondente quantità di U235). Riassumendo, nella fase di preparazione del combustibile si produce uranio arricchito che può essere utilizzato per produrre energia elettrica o come combustibile per reattori nucleari nei sottomarini e nelle portaerei militari, oppure come massa di reazione all’interno delle bombe atomiche. Nella fase di riprocessamento, uranio impoverito, utilizzato per rendere maggiormente resistenti le corazzate dei carri armati e per costruire proiettili anticarro al posto del più costoso tungsteno e plutonio, eccellente detonatore per la bomba a fusione. ARRICCHIMENTO URANIO ARRICCHITO URANIO IMPOVERITO RIPROCESSAMENTO PLUTONIO 3 L' isotopo (lett. nello stesso luogo) è un atomo dello stesso elemento chimico, e quindi con lo stesso numero atomico, ma con differente numero di massa, e quindi massa atomica. La differenza delle masse è dovuta a un diverso numero di neutroni presenti nel nucleo dell'atomo. 8/3 Energia [nucleare] Estrazione mineraria arricchimento Produzione delle barre di combustibile Il ciclo (semplificato) del combustibile Combustibile da riciclare riprocessamento deposito Riprocessare il combustibile significa separare dalle scorie le parti riciclabili: l’uranio non ancora utilizzato e soprattutto il plutonio formatosi nel combustibile stesso durante il funzionamento del reattore. Si tratta di lavoro “sporco” nel senso che un impianto di riprocessamento del combustibile irraggiato è un’operazione intrinsecamente meno “pulita” dell’esercizio di una centrale e presenta rischi di proliferazione, ovvero che parte del materiale sia sottratto senza che ve ne sia evidenza. Tant’è che per evitare questi rischi gli Stati Uniti sino ad oggi hanno scelto di non riprocessare le loro scorie considerando il combustibile come un vero e proprio rifiuto a perdere. Molti altri paesi sostanzialmente sono in una situazione di attesa, cosicché – secondo i dati forniti dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica – solo un terzo del combustibile nucleare irraggiato prodotto sino a oggi nei reattori di tutto il mondo è stato riprocessato, mentre tutto il resto è stoccato, in attesa dello smaltimento o della decisione circa il suo destino. L’Italia ha invece sposato la scelta del riprocessamento, una strada contestata4 proprio perché rischiosa e costosa, tant’è che per onorare il contratto con la francese Areva, dal primo gennaio 2007, con la delibera 321/06 è stata triplicata la quota della componente A2 (nella bolletta), i cosiddetti “oneri nucleari”; un aumento che ha portato, come dice l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas ad “un aumento dell’ordine di un punto percentuale sulla tariffa domestica”. 4 http://www.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/file/riprocessamento-combustibile.pdf 8/4 Energia [nucleare] La situazione del combustibile irraggiato italiano La maggior parte del combustibile irraggiato prodotto nelle quattro centrali italiane di Latina, Trino, Garigliano e Caorso è stato già riprocessato in Gran Bretagna e il resto è ormai destinato all’impianto di riprocessamento francese di La Hague. Più in dettaglio, in Italia, dall’inizio degli anni 60, quando entrarono in esercizio le prime centrali, fino al 1987, quando gli impianti allora funzionanti vennero definitivamente spenti (la centrale del Garigliano era già chiusa dal 1978, poco prima che fosse avviata quella di Caorso), sono state complessivamente prodotte 1.865 tonnellate di combustibile irraggiato. Sulla base di accordi stipulati a suo tempo 1.630 tonnellate sono state trattate nell’impianto inglese di Sellafield. Le ultime spedizioni verso quell’impianto, effettuate a seguito di tali accordi, sono partite dal deposito Avogadro di Saluggia, tra il 2003 e il 2005 e hanno riguardato 53 tonnellate di combustibile. I rifiuti radioattivi prodotti da tutte quelle operazioni di riprocessamento sono oggi ancora immagazzinati a Sellafield, ma dovranno in parte rientrare in Italia, in ottemperanza agli accordi stessi. Si tratta di circa 6000 m3 di rifiuti condizionati in matrice cementizia e di circa 16 metri cubi di rifiuti a più elevata attività, vetrificati. Si è giunti così all’accordo intergovernativo stipulato nel novembre 2006 tra il ministro per lo Sviluppo economico Bersani e il suo omologo francese Loos, che prevede la spedizione verso la Francia delle 235 tonnellate di combustibile italiano tra il 2007 e il 2012 e il rientro in Italia dei rifiuti prodotti dal riprocessamento entro il 2025. Nel maggio scorso la Sogin e la società francese Areva, proprietaria degli impianti di La Hague hanno trasformato l’accordo in contratto, del valore di oltre 250 milioni di Euro. Fonte: ARPA Rivista N. 3 maggio-giugno 2007 Riprocessare non conviene 1. E’ costoso. La Francia, leader in questa attività, spende un miliardo di dollari all’anno per produrre con questa attività il MOX (Mixed Oxide Fuels), il combustibile al plutonio che utilizza in 20 dei suoi reattori. Il MOX costa tre volte di più del normale combustibile all’uranio. L’impianto di riprocessamento di Rokkasho, in Giappone è il più moderno ma anche il più costoso al mondo e si calcola che la sua gestione incida con un costo di 3 centesimi di dollaro su ogni KWk prodotto col nucleare. 2. E’ pericoloso. I centri addetti a queste operazioni sono più a rischio di incidenti delle stesse centrali. 3. Significa dipendere dai paesi che hanno questi impianti: Francia, Inghilterra, Russia, Giappone, India5. 4. Non diminuisce i rifiuti da inviare in deposito. Il ritrattamento produce grandi quantità di residui a livello intermedio. Il volume totale di rifiuti vetrificati e di rifiuti intermedi è notevolmente più grande che l'originale del combustibile esaurito. 5. Produce Plutonio: in circolazione a fine 2005 si calcolava ce ne fossero 245 tonnellate prodotte, non utilizzate come MOX. Si tratta di una quantità che cresce ogni anno. In Francia ve ne sono 80 t a Le Hague, una quantità analoga è a Sellafield , in Gran Bretagna. Più di 30 sono a Chelyabinsk in Russia, quantità imprecisate sono custodite in Giappone. Questo plutonio è fonte di preoccupazione per possibili sottrazioni a scopo terroristico ed è antieconomico perché dopo cinque anni di conservazione questo materiale non può più essere utilizzato in una centrale, va nuovamente riprocessato. 6. Crea enormi volumi di rifiuti liquidi che vengono scaricati in mare. Molti governi, come l'Irlanda e la Norvegia, hanno chiesto alla Francia e alla Gran Bretagna a interrompere i loro scarichi che avvengono tramite un condotto marino; se fossero confezionati in fusti e gettati in mare da una nave, sarebbe illegale ai sensi del diritto internazionale. (Fonte: Institute for Energy and Environmental Research http://www.ieer.org/fctsheet/repro-intl.pdf) 5 Un elenco aggiornato è contenuto nel documento: “Managing the Nuclear Fuel Cycle: Policy Implications of Expanding Global Access to Nuclear Power”, Updated March 7, 2008, preparato dal Servizio Ricerche del Congresso USA. 8/5 Energia [nucleare] Pericolo terrorismo? “La minaccia di atti criminali o non autorizzati relativi a materiale radioattivo è cresciuto in maniera significativa fin dai primi anni ‘90. E 'ben noto che i gruppi terroristici hanno cercato di acquisire tale materiale.” Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, 2007 Viviamo in un mondo caratterizzato da un elevato grado di instabilità e di insicurezza. Le politiche economico-finanziarie degli ultimi decenni hanno esacerbato la situazione e la classe politica mondiale si è distinta per incapacità e complicità. Dopo gli attentati dell’11 settembre la situazione è precipitata e la guerra è tornata ad essere strumento principe della politica. Nei dibattiti sulla sicurezza si è spesso accennato al rischio di un atto terroristico nei confronti di centrali nucleari ma esiste un rischio più reale e concreto: quello del trafugamento di materiale fissile. E’ la stessa Agenzia Atomica Internazionale (IAEA) ad affermarlo a chiare lettere. Come già accennato, a risultare particolarmente vulnerabili sono gli impianti di riprocessamento, da cui sono possibili sottrazioni di materiale. All’inizio del processo viene fatta una stima del plutonio presente nel materiale da processare. La misura è fatta su alcuni campioni e non è una misura precisa pertanto è impossibile un controllo rigoroso fra materiale in entrata e in uscita nell’impianto. In realtà questo problema interessa tutti gli impianti che raccolgono scorie nucleari, quando nel 1996 il Dipartimento per l’energia statunitense compilò il noto “50° Years Report”6, scoprì che non quadravano i conti fra entrare ed uscite di plutonio nei vari impianti. Da quello di Los Alamos risultavano spariti 765Kg, l’equivalente di 150 bombe nucleari!7 Il rischio trafugamenti non diminuirà in futuro, anzi aumenterà rispetto al passato perché i nuovi reattori di terza generazione (Flamanville e Olkiluoto) sono progettati per funzionare non solo con l’usuale uranio arricchito ma con il MOX (un mix di ossidi di uranio e plutonio), ottenuto proprio con gli impianti di riprocessamento. Un eventuale “rinascimento nucleare” imporrebbe la creazione di nuovi impianti (le stime dicono che il numero attuale dovrà essere come minimo raddoppiato8), ovvero di quantità sempre maggiori di materiale fissile potenzialmente trafugabile. Pertanto il “nuovo nucleare” sotto questo aspetto risulta più pericoloso rispetto al “vecchio”9. Dal 1995 l’Agenzia tiene nota di tutti gli incidenti che coinvolgono la sottrazione illecita, la detenzione e l’uso di materiale nucleare10. Al 31 dicembre 2006 la lista prodotta contava ben 1.080 casi, Il 54% di questi sono di origine criminale. 6 Il nome deriva dal fatto che il Report conteneva I dati dei primi cinquant’anni di produzione del plutonio negli USA. Vedi Arjun Makhinjani, Dangerous Discrepancies, Missing plutonium in the US nuclear Weapons Complez?, Science for democratic Action, agosto 2006. 8 Brice Smith, “Insurmontable risks, can nuclear power solve the global warming problem?, Science for democratic Action, agosto 2006. 9 Vedi anche Secure energy: options for a safer world SECURITY AND NUCLEAR POWER, OxfordResearchGroup. 10 Tutti I dati di questa sezione sono tratti da: COMBATING ILLICIT TRAFFICKING IN NUCLEAR AND OTHER RADIOACTIVE MATERIAL REFERENCE MANUAL, INTERNATIONAL ATOMIC ENERGY AGENCY VIENNA, 2007, http://www-pub.iaea.org/MTCD/publications/PDF/pub1309_web.pdf. 7 8/6 Energia [nucleare] Incidenti registrati nel database IAEA (Illicit Trafficking Database ITDB) La tabella che segue elenca alcuni di questi casi (fonte IAEIA): INCIDENTI RELATIVI A URANIO ARRICCHITO HEU (high enriched uranium) E PLUTONIO 1993–2006 Data Luogo Materiale/ Descrizione quantità 24/05/2005 Vilnius, Lituania HEU/150g Scoperte nel magazzino di una banca 4,4 tonnellate di berillio, compresi 140Kg contaminati con HEU. Marzo 1994 San Pietroburgo, Russia HEH/2,972 Arrestato un uomo con Kg materiale rubato da un impianto di trattamento nucleare. 13/06/1994 Landshut, Germania HEU/0,795g Arrestato un gruppo di individui in possesso di uranio arricchito. 14/12/1994 Praga, Rep. Ceca HEU/2,73 Materiale recuperato dalla Kg polizia. Giugno 1995 Mosca, Russia HEU/1,7 Kg Arrestato un uomo che aveva sottratto materiale da un impianto di trattamento. 8/06/1995 Budejovice, Rep. Ceca. HEU/16,0g Materiale recuperato dalla polizia. 29/5/1999 Rousse, Bulgaria HEU/10g Arrestato da parte di personale doganale di un uomo con materiale radioattivo. 8/7 Energia [nucleare] 16/07/2001 Parigi, Francia HEU/0,5g 26/06/2003 Sadahlo, Georgia HEU/circa 170g Marzo-aprile 2005 24/06/2005 New Jersey, USA HEU/3,3g Fukui, Giappone HEU/0,0017 g 1/0272006 Tiblisi, Georgia HEU/79,5g 30/03/2006 Henningsdorf, Germania HEU/47,5g Tre persone in procinto di cercare acquirenti, arrestate a Parigi. Arrestata una persona che trasportava materiale radioattivo. Materiale erroneamente fatto uscire da impianto nucleare. Un rilevatore del flusso dei neutroni è stato smarrito in una centrale. Arrestato un gruppo di individui che tentavano di trasportare illegalmente materiale nucleare. Scoperta una piccola quantità di HEU su un pezzo di tubo trovato tra i rottami di una acciaieria. Appare inutile spendere troppe parole per concludere che un nuovo piano di costruzione di centrali nucleari aumenterebbe il numero di obiettivi terroristici e la quantità di plutonio in circolazione; i nuovi impianti potranno essere controllati ma il rischio di terrorismo nucleare risulterà inequivocabilmente aumentato. Mercanti nucleari Abdul Qadeer Khan è uno scienziato Pakistano, ed è il vertice di una sorta di organizzazione mafiosa coinvolta nel traffico internazionale di materiale e tecnologia nucleare. La cosiddetta mafia di Khan11 è considerata leader del mercato nero, fornitrice di tecnologie per l’arricchimento di uranio ad Iran, Libia e Corea del Nord. Nel marzo 2005, il governo pakistano (che lo considera un eroe nazionale) ha ammesso che AQ Khan ha venduto all’Iran materiale d’importanza cruciale per l’arricchimento dell’uranio. Il Ministro dell’Informazione pakistano disse che AQ Khan aveva “dato alcune centrifughe all’Iran… Ha aiutato l’Iran con le sue personali capacità, e il governo pakistano non ha nulla a che vedere con questo”. Nell’ottobre 200312 le autorità italiane bloccarono e condussero nel porto di Taranto la nave da carico BBC China13 mentre stava facendo rotta verso la Libia, sequestrando numerosi container che trasportavano parti di centrifughe fabbricate in Malesia, provenienti dalla rete di A.Q. Khan presente in Europa, Medio Oriente e Africa. Dopo l’operazione, attuata da CIA, l'MI6 e il SISMI di Pollari, La Libia abbandonò i suoi progetti nucleari e Gheddafi venne riabilitato da USA e Francia. 11 Su questa rete vedi: http://www.state.gov/documents/organization/47000.pdf, http://www.ccc.nps.navy.mil/si/2006/Jul/albrightJul06.asp, come pure un articolo di Repubblica: http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/esteri/vendita-atomica/vendita-atomica/vendita-atomica.html 12 Va detto che esistono discrepanze sul giorno esatto: un comunicato dell’ambasciata USA parla di dicembre 2003, la CNN parla della notte del 4 ottobre: http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,1025082-4,00.html. 13 Vedi nota dell’ambasciata USA in Italia: http://italy.usembassy.gov/viewer/article.asp?article=/file2005_06/alia/a5060611IR.htm 8/8 Energia [nucleare] Si può controllare il rischio di proliferazione nucleare? “Mentre i Governi si riuniscono per discutere come affrontare molte delle sfide che stanno di fronte all’umanità, persiste una totale mancanza di strategia comune nell’affrontare quello che è probabilmente il maggior pericolo in assoluto: le armi nucleari.” Kofi Annan14 Il rischio più grande associato a un possibile rilancio internazionale del nucleare è relativo alla possibile proliferazione di armi atomiche. Sia l’Agenzia Internazionale per l’energia atomica, sia il trattato di non proliferazione nucleare contengono una contraddizione al loro interno: cercano di promuovere lo sviluppo “pacifico” dell’energia nucleare cercando di fermare la diffusione di armi atomiche. L’Articolo IV dell’NTP riafferma il diritto “inalienabile” di ogni paese a sviluppare utilizzi pacifici della tecnologia nucleare; cosicché anche se l’NTP vieta ai paesi firmatari di trasferire ad altri testate nucleare e relative tecnologie, “stimola” a farlo per tecnologie non militari. Ma come abbiamo visto, la tecnologia è unica. La strada sinora seguita di permettere lo sviluppo del nucleare civile puntando sui controlli per impedire lo sviluppo di quella militare è fallita, c’è poco da dire: Pakistan, Israele, India, Corea del Nord, Iran, Iraq e Libia dimostrano la sterilità ed inefficacia dei controlli. Inoltre tra i paesi firmatari del TNP, qualcuno si sta distinguendo nel tentativo di demolizione di questo sistema. La partnership nucleare lanciata senza alcun pudore da Bush con l’India ha dell’incredibile. Riconoscere lo status nucleare a questo paese al di fuori del trattato e favorire lo scambio tecnologico con esso, significa ignorare il TNP15. Del resto l’istituzione di un sistema in cui alcuni hanno il diritto di avere arsenali militari e di ordinare ispezioni ad altri paesi è poco logica, come ha sintetizzato Mohamed El Baradei, direttore generale dell’Agenzia Atomica Internazionale: “dobbiamo abbandonare l’idea che sia moralmente riprovevole che alcuni paesi perseguano l’obiettivo di avere armi di distruzione di massa mentre sia moralmente accettabile che gli altri facciano affidamento su di esse per la sicurezza - anzi, che continuino a perfezionare le proprie capacità e postulare piani per il loro utilizzo”16 Che la situazione sia ad alto rischio lo pensano anche coloro che a suo tempo furono fra i sostenitori della necessità di avere un deterrente nucleare: George Shultz e Henry Kissinger, già segretari di Stato dei presidenti repubblicani Reagan e Nixon, Bill Perry e Sam Nunn, il primo già ministro della Difesa con il presidente Clinton, il secondo presidente democratico della Commissione Difesa del Senato statunitense, nel gennaio 2007 hanno scritto una sorta di appello sul Wall Street Journal, intitolato «Un mondo senza armi nucleari». Il tema è stato ripreso in Italia, anche se con poco seguito per ora, da D'Alema, Fini, La Malfa, Parisi e Francesco Calogero che hanno firmato congiuntamente una lettera pubblicata sul Corriere della Sera il 24 luglio, lettera in cui perorano la causa dei loro illustri colleghi d’oltreoceano, sostenendo che “occorre che su questi temi, fondamentali 14 Citazione tratta da uno dei suoi ultimi discorsi da Segretario Generale dell’ONU, il 22 novembre 2006. Vedi “Il salotto buono del nucleare” di Massimo Zucchetti - 01/08/2006 PeaceReporter.net 16 Mohamed El baradei, “Saving Ourselves from Self-distruction”, New York Times, 12 febbraio 2004. 15 8/9 Energia [nucleare] per la stessa sopravvivenza dell' umanità, nonostante le legittime anzi necessarie contrapposizioni politiche, si riconosca un superiore, comune interesse”17. Non è fra gli scopi di queste righe analizzare gli step necessari al disarmo nucleare, ci preme però dire che a questi passi ne va aggiunto uno conclusivo, senza il quale un mondo senza armi nucleari rimarrà un sogno irrealizzabile: abbandonare totalmente il nucleare, eliminando la materia prima necessaria a produrre armi atomiche. Fonte: Un futuro senza atomiche (www.unfuturosenzatomiche.org) 17 Il testo della lettera è pubblicato su: http://archiviostorico.corriere.it/2008/luglio/24/Per_mondo_senza_armi_nucleari_co_9_080724053.shtml. Beati i costruttori di pace ed altre associazioni inviarono una loro risposta, mai pubblicata dal Corriere, disponibile su: http://www.unfuturosenzatomiche.org/articolo.php?id=101&sotto=dalla%20campagna. 8/10