Cenni storici sui Paesi Baschi

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Cenni storici sui Paesi Baschi
CSA Vittoria
Cenni storici sui Paesi Baschi
sabato 25 settembre 2010
INTRODUZIONE
EUSKAL HERRIA
Il Paese Basco
in euskera (la lingua basca) è chiamato Euskal Herria che
etimologicamente significa “il popolo della lingua basca” e che designa sia il
concetto di popolo basco che quello di Paese Basco. Euskal Herria è situata sui
due versanti dei Pirenei Occidentali e consta di un territorio di 20.600
chilometri quadrati in cui vi abitano circa tre milioni di persone divise in
sette province, tre delle quali amministrate dallo Stato Francese (Lapurdi, Behenafarroa
e Zuberoa) ed inglobate con la regione della Bèarn nel dipartimento dei Pirenei
Atlantici. Le altre quattro sotto l’amministrazione dello Stato Spagnolo e
ulteriormente divise in due comunità autonome, quella forale della Nafarroa con
capoluogo Iruna e quella della Comunità Autonoma Basca che comprende le
province di Araba, Bizkaia e Gipuzkoa con capoluogo Gasteiz. Le quattro
province spagnole sono dotate di formali e parziali legislazioni linguistiche,
di un’ampia autonomia amministrativa (anche se “ostaggio” di Madrid) e
comprendono l’86% del territorio e 91% della popolazione, nonché le maggiori
città: Iruna (Pamplona in spagnolo) Donostia (San Sebastian) e Bilbo (Bilbao).
La Costituzione spagnola riconosce l'esistenza di nazionalità, ma nega loro il
diritto all'autodeterminazione. La Costituzione francese, al contrario,
riconosce questo diritto, ma rifiuta di ammettere l'esistenza di popoli o
nazioni nel territorio nel quale è in vigore, le province basche non sono
quindi riconosciute nè come entità territoriale nè come minoranza linguistica
dal governo di Parigi. Questo, oltre ad altri elementi di negazione
strutturale, sociale e culturale, genera da più di un secolo una
situazione di conflitto in Euskal Herria. Il centralismo e le pretese di unità
territoriale dei due stati francese e spagnolo espropriano tutt’oggi il popolo
più antico d’Europa del diritto di poter decidere autonomamente del proprio
presente e futuro come popolo sovrano, imponendo una divisione forzata ed
artificiale nata dallo svilupparsi dei grandi Stati moderni.
GLI INDIANI
D’EUROPA
Storici ed
antropologi fanno risalire le origini del popolo basco a 18.000 anni fa e
l’alta presenza del fattore RH negativo nella popolazione (tra il 30 e il 35%)
ha avvallato l'ipotesi che riconosce i baschi come un gruppo etnico a parte che
discenderebbe direttamente dagli uomini di Cro-Magnon che abitavano quei
territori nel Paleolitico. La lingua rappresenta un mistero antropologico ed è
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sicuramente la più antica d’Europa, pre-indoeuropea, le sue origini risalgono a
4.000 anni fa e ed è proprio l’età dell’euskera che rende impossibile il
ritrovare delle parentele conosciute perché scomparse in tempi così lontani da
aver perso ogni traccia di esse. Nel passato ha avuto un’estensione molto più
amplia di quella attuale, arrivando fino alle zone abitate ora dai catalani a
sud e dagli asturiani ad est, oltrepassando i Pirenei fino al cuore della
Francia.
Anticamente le
strutture economico-sociali primitive dei baschi erano fondate su due perni importanti:
il matriarcato ed una specie di comunismo tribale, basato su l’assemblea
democratica degli adulti delle Gens.
La
proprietà collettiva di beni e terreni e l’orrizontalità della società basca
del passato sono il ponte storico
ed
ideale per il cosiddetto “socialismo basco” oggi centrale nella lotta sociale e
nazionale della sinistra indipendentista. Anche nel medioevo le differenze
sociali erano limitate rispetto al resto d’Europa e legate al ruolo produttivo,
ogni basco era considerato “Jaun” (signore) e fuori dal suo territorio godeva
di privilegi speciali concessi dalla corona senza distinzione di classe.
I baschi
storicamente hanno dimostrato il loro valore resistendo alle invasioni di
romani, barbari, franchi o mori, tanto che il nord del territorio non fu mai
assoggettato completamente. Celebre è la battaglia di Roncisvalle (Orreaga in
basco) del 778 decantata ne “la Chanson de Roland”, dove si narrava della
sconfitta patita dalla retroguardia dell’esercito di Carlo Magno, il più
potente dell’epoca, contro i Saraceni, è ciò per rinvigorire le leggende e non
ammettere la clamorosa sconfitta con un piccolo popolo, difensore della propria
libertà.
Nel corso dei
secoli i baschi si sono imposti come grandi navigatori e conoscitori delle
rotte dei mari del
nord.
Di loro
proprietà e da loro condotta è stata la Santa Maria, una delle caravelle al
seguito di Cristoforo Colombo, mentre J.S. Elcano, al comando dopo la morte di
Magellano è stato il primo navigatore a circumnavigare il globo.
Il
cristianesimo si è affermato intorno al XIII secolo, soppiantando, mai del
tutto però, una religione naturale dove centrale era il ruolo della donna e si
adoravano dee e la madre terra. Il loro vasto universo era governato dalla dea
Mari e popolato da Lamiak (ninfe), Sorginak (streghe) e Jentilak (giganti) come
da molti altri esseri e divinità il cui culto è stato ferocemente perseguitato
da un’inquisizione che si è fermata solo poco più di un secolo fa.
CENNI STORICI
Nel 1876 dopo
le sconfitte nelle guerre carliste venivano aboliti i Fueros, che
rappresentavano il corpus di diritto amministrativo, giuridico ed economico
proprio dei baschi e simbolo della loro indipendenza con l’albero di Gernika
sotto il quale i monarchi spagnoli dovevano giurare di rispettare questi
codici. Contemporaneamente un'industrializzazione fulminea e fiorente ha
destabilizzato la società nel profondo con la creazione di nuove classi
sociali, nuovi privilegi a favore dell'alta borghesia spagnola, l'arrivo di nuovi
considerevoli flussi di idee (liberalismo e socialismo) e persone da tutta la
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penisola e di conseguenza, l'instaurarsi di nuovi difficili equilibri.
In questo
contesto politico-sociale nasce il nazionalismo basco con i fratelli Arana alla
fine dell’Ottocento come movimento xenofobo, integrista cattolico,
anti-socialista, anti-capitalista e reazionario, un nazionalismo difensivo in
un momento storico preciso e cruciale nel quale la società basca vedeva
crollare i Fueros e la sua armonia tradizionale e sociale.
L'indipendentismo
da quel momento in poi ha preso strade diverse: nel primo Novecento Il PNV
(Partido Nacionalista Vasco) fondato da Arana, svoltò verso una via più
moderata, schierandosi addiritura con la Repubblica durante la Guerra civile,
pur di inseguire il sogno dell'autonomia, giocando un ruolo chiave con i Paesi
Catalani nella resistenza anti-franchista.
Questa scelta
di campo portò prima, al bombardamento di Gernika da parte di aerei tedeschi e
italiani che rase al suolo la città che Picasso immortalò come simbolo della
barbarie e successivamente ad una feroce repressione. Durante il franchismo
torture e omicidi nei Paesi Baschi erano all’ordine del giorno, venne vietata
la bandiera basca (ikurrina), i nomi baschi, l’associazionismo di base, il
semplice parlare la propria lingua (che rischiò di scomparire) e inoltre si
procedette a un’immigrazione forzata per “diluire” le zone bascofone.
La repressione
non ha fatto altro che rafforzare uno spirito identitario e di protesta che
sono culminati nella creazione dell'ETA nel 1958, all'inizio movimento
giovanile che si occupava di sabotaggi, poi vero e proprio movimento
rivoluzionario legato all'indipendentismo e al socialismo internazionalista.
L’azione più plateale durante il franchismo è l’attentato al delfino di
Franco, Carrero Blanco, immortalato in “Operazione Ogro” di Gillo Pontecorvo.
La transizione
post-franchista nei Paesi Baschi non è stata meno dura della dittatura con
l’azione di gruppi paramilitari (GAL e altri) cha hanno causato decine di
morti, coperti dal governo del PSOE e formati da militari spagnoli e da
neofascisti italiani rifugiati in Spagna per implicazioni negli attentati degli
anni di piombo.
Gli anni ’70 e
‘80 in Euskal Herria hanno rivoluzionato il cammino nazionalista: i pensieri e
gli ideali di Mao, Fanon, Che Guevara e dei teorici delle lotte di liberazione
nazionale fanno nascere un nuovo nazionalismo rivoluzionario che esplode in
decine partiti e associazioni, all’inizio più o meno clandestine, che crescono,
si evolvono e segnano una svolta nelle coscienze e nelle vite di migliaia di
baschi.
Nel
1978 nasce Herri Batasuna (Unità Popolare) una coalizione orrizzontale sotto il
cui mantello hanno trovato rifugio idee e partiti diversi: trotskisti, maoisti,
sindacalisti di base, indipendentisti, ambientalisti, femministi,
organizzazioni rivoluzionarie giovanili e di solidarietà con i prigionieri
politici, componendo un mosaico forte e radicato dando forma ad un ideario
complesso e completo che nonostante l’illegalizzazione di H.B. nel 2002 con una
legge ad hoc, sopravvive oggi alla repressione e dà corpo ad un’alternativa di
pensiero, ad un tessuto sociale, culturale e politico per la costruzione di un
nuovo modello anticapitalista di società .
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SOCIETà E CULTURA
Importanti e
numerose sono le comunità basche all'estero, soprattutto in Sud America, sparse
tra Cile, Argentina e Messico, ma esse sono presenti anche negli Stati Uniti,
in Canada, in Germania, Gran Bretagna e Olanda.
Tali comunità,
formatesi nei secoli a causa di motivi sia economici che politici (si veda la
Guerra civile spagnola), hanno dato lustro all'identità basca, vantando tra i
loro discendenti grandi nomi della cultura e della politica internazionale.
A livello di
curiosità, di discendenze basche in centro e sud America sono: Isabel e
Salvador Allende, Augusto Pinochet, Ernesto (Che) Guevara, Simon Bolibar,
Evita Perón, Pancho Villa, Pablo Neruda, e Alejandro Iñarritu, solo per citarne
alcuni, mentre restando alla penisola sono di discendenza o nazionalità basca
personalità quali Maurice Ravel, San Ignacio de Loyola, Miguel de Unamuno, Pio
Baroja, Jean Vigo, Blas de Otero, Bernardo Atxaga, Edorta Jimenez, Jabier
Muguruza, Manu Chao.
I baschi sono
noti ancora sia per la loro cucina che per lo sport. Considerata la migliore di
tutta la penisola, la cucina utilizza prevalentemente carni, pesce atlantico,
zuppe e creme, sfruttando sia la tradizione popolare che nuove ricette prodotte
da fusioni con altre culture. Il ristorante di Martín Berasategui a Donostia
(San Sebastián) è reputato uno dei migliori del mondo.
A livello
sportivo, lo sport per eccellenza è quello della pelota vasca, una specie di
squash tradizionale, diffusissimo ancora oggi e giocato a mani nude, oppure con
una pala di legno o un “lungo guanto” in vimini. Con
l’immigrazione questo sport si è diffuso in tutte le Americhe e qualche
decennio fa un “fronton”, campo di pelota, esisteva anche a Milano.
Protagonisti in Euskal Herria sono anche altri sport tradizionali (Herri
Kirolak) meno conosciuti come il Soka-Tira (tiro alla fune), l'Harri Jasoketa
(sollevamento di pietre) o l'Aizkolari (gara di taglio di tronchi), o le regate
a barche a remi sull’Atlantico sempre vere e proprie prove di forza e
resistenza fisica con un gran seguito di pubblico.
Sport internazionali diffusi nell'area basca sono il
ciclismo, l'alpinismo, il surf, il basket, il calcio, il rugby. Meritevoli,
così sembra, di aver introdotto il calcio nella penisola, grazie ai contatti
culturali e commerciali con gli inglesi, inventori del football, le squadre di
calcio divenute famose sono la Real Sociedad di San Sebastián, l'Osasuna di
Pamplona e l'Athletic Club di Bilbao quest’ultimo famoso e simbolico per avere
una formazione composta esclusivamente da giocatori di origine basca o formati
sul proprio territorio.
Tutto ciò
chiaramente, non fa che alimentare il mito!
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