Copertinario Giugno 2016

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Copertinario Giugno 2016
In libreria dal 5 maggio
Edgar Lee Masters
Antologia
di Spoon River
Traduzione di Antonio Porta
€ 24,00
pp. 648
Edgar Lee Masters (1869-1950) è stato un poeta, scrittore e drammaturgo statunitense.
Antonio Porta (1935-1989) è stato poeta e
traduttore tra i più importanti del Novecento. I
suoi versi sono raccolti in Tutte le poesie (Garzanti, 2009).
Pubblicata nella sua forma integrale nel 1916, l’Antologia di Spoon
River si è subito imposta come un’opera centrale della poesia novecentesca, in grado di influenzare innumerevoli artisti, dalla letteratura al cinema, dal teatro alla musica.
Il Saggiatore, nel centenario della prima uscita dell’Antologia, ne
ripropone una nuova edizione, nella prestigiosa traduzione di Antonio Porta – storica voce italiana degli epitaffi parlanti di Spoon
River –, con l’aggiunta di tre scritti inediti di Edgar Lee Masters,
imprescindibili per una lettura completa e profonda dell’opera e
presentati qui in esclusiva per i lettori italiani: la Spooniade, poema incompiuto attribuito dall’autore a uno dei personaggi del libro, il «poeta laureato» Jonathan Swift Somers; l’Epilogo, scrittura teatrale che svela gli angoli più reconditi del famoso cimitero; e
la Genesi di «Spoon River», in cui Masters racconta i segreti della
sua opera più celebre, la più grande e commovente enciclopedia
poetica delle emozioni umane.
Le voci degli abitanti di Spoon River si rincorrono tra le lapidi della
collina che ne ospita le sepolture e raccontano le loro storie – a
volte segrete e oscure, spesso disperate –, confessano i loro rimorsi, ricordano i momenti di gioia, si incolpano a vicenda delle
disgrazie per cui sono trapassati. Il suonatore Jones, il sindaco
A.D. Blood, il folle del paese Frank Drummer: i personaggi che
popolano queste pagine mettono in scena, ora e per sempre, il
grande teatro della vita e della morte, formando un diorama insuperabile di sentimenti, vizi e passioni.
Cristallizzate in una posa sempiterna, in sospensione tra il desiderio di redenzione e la rassegnazione dei morti, le lapidi battezzate
dalla penna di Masters non smettono di scompaginare la tranquillità dei vivi. Mentre con sogni irrequieti dormono, dormono sulla
collina.
In libreria dal 5 Maggio
Giuliana Sgrena
Dio odia le donne
€ 18,00
pp. 256
Giuliana Sgrena è giornalista e scrittrice. Storica inviata del manifesto, ha realizzato numerosi reportage dai teatri di guerra del Medio
Oriente e dell’Africa, tra cui Iraq, Afghanistan,
Algeria e Somalia. Per il Saggiatore ha pubblicato Rivoluzioni violate (2014).
Cristianesimo, ebraismo, islam: quando si tratta di discriminare la
donna, le principali religioni monoteiste sono concordi. La donna
origine del peccato, la donna tentatrice, che se dispiegasse la
sua potenza divorerebbe l’umanità. E allora creiamo la religione
– specchio delle paure del maschio, parto del patriarcato –, per
opprimere e sconfiggere; e creiamo un dio maschio, un figlio di
dio maschio, un profeta maschio, sacerdoti maschi a cui confessare peccati che macchiano meno la morale che l’onore maschile.
Norme, tradizioni e costumi sono il frutto proibito che perpetua
il controllo sociale sulla donna, spesso grazie alla sua pia connivenza, più spesso con una violenta assuefazione. Giuliana Sgrena denuncia le mutilazioni che il rasoio della misoginia religiosa
opera quotidianamente. Ci sono fenomenologie estreme come la
circoncisione «faraonica», che asporta i genitali esterni e cuce la
vulva alla bambina e di nuovo alla ragazza dopo la prima notte di
nozze; o come lo stupro di guerra, che se ripetuto dieci volte fa
sì che la donna sia convertita; o come il femminicidio, versione
contemporanea ma non meno cruenta del delitto d’onore. Ma esistono anche forme più sottili e subdole, come l’ideale di purezza e
verginità, che condiziona ogni donna nelle scelte di vita, nel ruolo sociale, nell’abbigliamento. Attraverso una ricognizione delle
fonti bibliche e coraniche, Sgrena graffia le consuetudini e risale
alla radice stessa della sottomissione femminile. Dio odia le donne
è un libro che ferisce dentro. Dopo averlo letto non si potrà più
gettare l’usuale sguardo di tolleranza e accondiscendenza verso
l’oscurantismo religioso che tuttora alligna nella società.
In libreria dal 5 Maggio
Edgar Snow
Stella rossa sulla Cina
Storia della rivoluzione cinese
€ 29,00
pp. 608
Edgar Snow (1905-1972) è stato un giornalista americano. Appena ventiduenne, fu inviato speciale in Cina dove visse per oltre sette
anni. Durante la Seconda guerra mondiale è
stato corrispondente da Russia, Polonia, Germania, Inghilterra, Francia, Austria e India.
Traduzione di Renata Pisu
A cura di Enrica Collotti Pischel
Nell’estate del 1936 il giornalista statunitense Edgar Snow, da
qualche anno inviato speciale nella Cina di Chiang Kai-shek, intraprese un viaggio che aveva già allora il sapore dell’epopea. Snow
fu il primo occidentale a varcare il confine dei territori controllati
dai rivoluzionari di Mao Zedong, incontrandoli da vicino, accolto
come un amico nelle loro case-grotta dello Shaanxi settentrionale. Da quei nove formidabili mesi nacque un reportage definito
all’epoca «lo scoop del secolo» e destinato a diventare celebre.
In Stella rossa sulla Cina parlano dirigenti comunisti e combattenti
volontari, contadini beneficiati dalla ridistribuzione delle terre e
giovani donne lavoratrici, che rivendicano il diritto all’autogoverno contro l’occupazione giapponese, lottando con uno spirito di
comunità e una caparbietà travolgenti. E parla lo stesso Mao, che
racconta a Snow le imprese dell’Armata rossa, le peripezie mitiche
della «Lunga marcia», la rottura con i nazionalisti del Guomindang
e i fraintendimenti con un lontanissimo Stalin, ma anche i drammatici problemi della società cinese, le letture, l’antica fascinazione per i pensatori occidentali, i dettagli della vita privata.
Calato nella quotidianità della rivoluzione, ammaliato dalla tempra morale dei suoi protagonisti, Snow riuscì a segnare il primo
punto di contatto con una realtà antropologica, prima ancora che
ideologica, rimasta fino ad allora misteriosa. Riproposto dal Saggiatore con la preziosa curatela di Enrica Collotti Pischel e con una
introduzione di Marco Del Corona, Stella rossa sulla Cina è una
testimonianza insuperata della genesi della Cina di Mao, ai cui
miti fondativi attinge ancora oggi il capitalismo di stato cinese;
un classico della storia contemporanea, capace di illuminare l’essenza dei problemi in una prospettiva umana autentica, con una
forza narrativa che ha sedotto intere generazioni.
In libreria dal 12 Maggio
Aa. Vv.
La Cultura
Numero 1000
€ 35,00
pp. 784
Nata nel 1959, a un solo anno di distanza
dalla fondazione del Saggiatore per opera di
Alberto Mondadori, la collana «La Cultura» è
diventata, negli anni, sinonimo della casa editrice. L’intento programmatico, quello di fornire
libri-strumenti che sappiano rompere gli argini,
rivoluzionare paradigmi, è ancora oggi inscritto in profondità nella collana che, a opere di
giganti della letteratura, dell’arte, del pensiero
occidentale, affianca i contributi più originali e
significativi di ogni disciplina, dall’economia alla
musica, dalla fisica all’antropologia.
Che cos’è La Cultura?
In occasione del millesimo volume della sua storica collana, il Saggiatore riflette non solo sul contenuto della parola «cultura», ma
anche, e più radicalmente, su che cosa significhi pensare il lavoro
editoriale come strumento attivo di conoscenza: componendo con
il proprio catalogo una sinfonia di opere, la casa editrice riceve le
note dal passato, le riproduce per il contemporaneo e le trasmette
al futuro. La sua musica è identità, interpretazione e guida. Se con
la cultura l’umanità prova a trascendere se stessa, il giacimento
culturale di una casa editrice è un patrimonio collettivo e universale. Nostre, di noi umani, sono le domande che si pongono Edmund
Husserl e Jean-Paul Sartre: quale statuto di verità ha la scienza, e
qual è l’importanza della letteratura? Perché scrivere? Nostro è l’urlo che scuote la mente nei versi di Allen Ginsberg, nostro il rovello
che porta Arnold Schönberg a rivoluzionare la musica; lo stesso
rovello risuona in Gustav Mahler o Luigi Nono, ma non è diverso
da quello che sentiva Keplero guardando la volta celeste per sondare i movimenti dei pianeti – gl­i stessi pianeti sui cui moti e sulle
cui leggi si interrogano i più grandi fisici contemporanei, da Albert
Einstein a Werner Heisenberg. Nostra è la trepidazione di Claude
Lévi-Strauss quando, avvicinandosi ai Tropici e sentendone per la
prima volta l’odore, fa l’esperienza sconvolgente dell’altro da sé.
Nostra è la dolcezza con cui Marcel Proust sceglie quale libro gli
farà compagnia in un pomeriggio marittimo.
La Cultura non vuole essere, allora, una semplice raccolta di voci
eccellenti, di testi emblematici. Vuole essere una proposta, con cui
tentare di rispondere alla nostra ineluttabile domanda: che cos’è e
a cosa serve la cultura?
Ciclo di incontri · martedì 17 maggio, 18.30: Che cos'è la Storia con Ernesto Galli della Loggia
Che cos'è la Cultura · martedì 24 maggio, 18.30: Che cos'è una Serie tv con Aldo Grasso
· mercoledì 8 giugno, 18.30: Che cos'è il Futuro con Roberto Cingolani
· sabato 11 giugno, 11.00: Che cos'è la Musica con Paolo Fresu
Gli incontri si terranno presso
la Tirennale di Milano e saranno · giovedì 23 giugno, 18.30: Che cos'è la Poesia con Milo De Angelis
trasmessi in diretta streaming · martedì 5 luglio, 18.30: Che cos'è l'Economia con Vladimiro Giacché
In libreria dal 12 Maggio
Joyce Carol Oates
Jack deve morire
€ 19,00
pp. 240
Joyce Carol Oates è una scrittrice americana.
Per il Saggiatore sono usciti Ragazze cattive
(2004), Per cosa ho vissuto (2007), Figlie e
madri (con J. Berliner, 2009), La ballata di John
Reddy Heart (2010), Acqua nera (2012), Una
famiglia americana (2014) e Zombie (2015).
Traduzione di Luca Fusari
Andrew J. Rush è il prototipo dell’americano perbene. Figlio coscienzioso, marito devoto e padre premuroso, vive con la sua famiglia in una pittoresca cittadina del New Jersey. Rush è anche
un celebre scrittore di thriller: i suoi libri, tradotti in più di trenta
lingue, vendono milioni di copie, e la critica non esita a definirlo
«uno Stephen King in versione gentiluomo». Ma Rush è un uomo
lacerato dagli spettri di un passato oscuro, sepolto negli strati più
sotterranei della memoria eppure vivo e palpitante. Per liberare
questo emisfero negato della sua coscienza, Rush decide di crearsi
un alter ego, uno pseudonimo sotto il quale scrivere nuove storie,
più viscerali e sanguigne. Come però accade per ogni intuizione
frankensteiniana o scissione perversa – dal dott. Jeckyll a Dorian
Gray, fino allo sdoppiamento di Stephen King e Richard Bachman
–, ne nasce un mostro incontrollabile e furente: Jack of Spades.
All’inizio Jack sembra ubbidire fedelmente al padrone. Il suo stile
rude e magmatico è un ordigno letterario di distruzione, spietato,
senza limiti. La sua identità indecifrabile gli permette di muoversi
tra le pagine come un fantasma. Ma presto Jack inizia a evadere
i confini della letteratura, a insinuarsi nella vita privata del suo
creatore, divenendone il complice, il suggeritore sanguinario e
l’antagonista da eliminare, che intrappola Rush in una ragnatela
di delitti e crimini dalla quale solo uno dei due potrà uscire vivo.
In Jack deve morire Joyce Carol Oates, protagonista della letteratura americana contemporanea, gioca al massacro dei generi letterari, dà vita a un’opera multiforme ed eccentrica, senza margini
apparenti, dove realtà e psicosi, veglia e tumulto onirico collidono
ininterrottamente, generando orribili buchi neri negli stati di coscienza, e rivelando un’unica, inaccettabile verità: c’è un mostro
sepolto nell’anima di ogni essere umano.
In libreria dal 12 Maggio
Thor Hanson
Piume
L’evoluzione di un miracolo
della natura
€ 22,00
pp. 456
Thor Hanson è biologo e ricercatore. Ha studiato gli uccelli canori e gli alberi dell’America
Centrale, la predazione dei nidi in Tasmania e
le abitudini alimentari degli avvoltoi africani.
È autore del bestseller The Triumph of Seeds.
Vive con la moglie e il figlio in un’isola dello
stato di Washington.
Traduzione di Allegra Panini
Dorate con striature vermiglie, gialle come il sole d’estate, verdi
come gli smeraldi sul turbante di un sultano: infinitamente colorate, perfette nella loro straordinaria complessità, le piume hanno
conosciuto nel tempo, a partire da una base comune, un’evoluzione che non smette di suscitare meraviglia in chi ne osservi il
miracolo ingegneristico. Il loro interesse, però, non si esaurisce
nelle sorprese dell’evoluzione: di piume e penne abbiamo ornato i
nostri vestiti fin dall’alba della storia, e piume e penne riaffiorano
di continuo nei miti e nelle cosmogonie, nei simboli, nelle leggende di ogni popolo, dall’araba fenice, nel cui piumaggio fiammante
è inscritta la fascinazione umana per l’impossibile, alle bianche
penne che Icaro usò per scappare dal Labirinto.
Se c’è, infatti, nell’equilibrio aerodinamico delle piume un mistero
«tecnologico» che continua a interrogare gli scienziati, alla ricerca di ispirazione per migliorare i nostri utensili, i tessuti, i mezzi
di trasporto, è la loro leggerezza, la loro aerea inafferrabilità ad
averle impresse così saldamente nell’immaginario collettivo, che
ne ha fatto emblemi persistenti di libertà. Mosso da una passione
che ricorda i grandi naturalisti dell’Ottocento, Thor Hanson intreccia paleontologia, ornitologia, storia e ingegneria per raccontare
le piume, la loro evoluzione naturale e il loro utilizzo da parte degli
uomini: dalle feste danzanti degli uccelli del paradiso all’eleganza
sinuosa e aristocratica degli svassi, dalle colonie di aironi bianchi
e garzette ai maestosi, misteriosi gufi, ogni specie raccontata da
Hanson, ogni imprevedibile ramo dell’evoluzione, ogni volo o decollo o picchiata ci ricordano una lezione fondamentale, nella natura e nella vita di ogni giorno: l’importanza della levità.
In libreria dal 19 Maggio
Arthur Conan Doyle
Romanzo fantasma
A cura di Masolino D’Amico
€ 16,00
pp. 192
Arthur Conan Doyle (1859–1930), medico e
scrittore di origine scozzese, è considerato il
padre del genere giallo. Il suo nome è indissolubilmente legato a quello del suo personaggio più celebre: il detective Sherlock Holmes.
Romanzo fantasma è il primo romanzo di sir Arthur Conan Doyle,
il libro che ha dato origine al mito di Sherlock Holmes. Scritto nel
1883 e pubblicato in Inghilterra in seguito al ritrovamento di un
prezioso manoscritto, finora inedito in Italia, il romanzo è una testimonianza affascinante della vulcanicità creativa di uno tra gli
autori più celebri e amati al mondo.
In Romanzo fantasma, Doyle scrive dalla prospettiva del protagonista John Smith, scapolo di mezza età costretto a letto dalla gotta, al cui capezzale sfilano sacerdoti e politici, spiritisti e luminari
della scienza medica, fra cui l’appassionato non tarderà a riconoscere alcuni dei futuri personaggi sherlockiani. L’osservazione di
questi personaggi nutre le conversazioni interiori di Smith, che
esprime le sue opinioni su un’ampia gamma di argomenti che
spaziano dalla natura umana alla letteratura. Queste osservazioni
contenute in embrione nel testo troveranno poi posto in tutta la
produzione successiva di Conan Doyle.
Romanzo fantasma, che il Saggiatore pubblica nella traduzione di
Masolino D’Amico, è una rarità che non può mancare nella libreria
di ogni lettore.
—
«In Romanzo fantasma Conan Doyle comincia a sfoggiare quella
qualità di affabulatore, di intrattenitore che fa appello alla zona
meno superficiale dell’attenzione del suo pubblico, che ben presto lo avrebbe imposto, con un successo mai più venuto meno.»
Masolino D’Amico
In libreria dal 19 Maggio
Greg Milner
Alla ricerca
del suono perfetto
Una storia della musica registrata
€ 35,00
pp. 320
Greg Milner ha scritto di musica, cinema e
tecnologie su Spin, Salon, Village Voice e Wired. È autore, con Joe Berlinger, di Metallica:
This Monster Lives.
Traduzione di Daniele Torelli
Tutto comincia con una filastrocca. Nel 1877 Thomas Edison recita «Mary Had a Little Lamb» a voce molto alta dentro la tromba
di uno strano marchingegno, e qualche istante dopo si compie il
miracolo: senza nessuna bocca che parli, la voce risuona da sola
nella stanza, facendo trasecolare i presenti. Con il suo fonografo,
Edison è il primo uomo a registrare un suono e a riprodurlo; ma la
sua ricerca non si fermò qui, e nel 1915 annunciò di essere pronto
a registrare per la prima volta uno spettacolo musicale dal vivo,
in modo che nessuno sarebbe riuscito a distinguere l’Edison Diamond Disc da un musicista in carne e ossa. Da allora, la situazione
si è curiosamente ribaltata, perché oggi musicisti e ingegneri del
suono impegnano tutte le loro forze a creare l’illusione di una
musica che non è mai stata suonata dal vivo. In mezzo c’è un secolo di inesausta esplorazione sonora, in equilibrio tra ciò che è
reale e ciò che, invece, è ricostruito in studio.
Alla ricerca del suono perfetto racconta la storia di questa esplorazione, dal soldato americano che monitora le trasmissioni radio
naziste e casualmente scopre l’esistenza del nastro magnetico ai
tecnici che sviluppano il primo format audio digitale. È una storia
fatta di ascese – il grammofono, il mangianastri, il lettore cd… – e
altrettante cadute, le quali scandiscono le tappe di un’evoluzione
tecnologica che è la vera responsabile dei sound anni cinquanta
o ottanta, che tutti riconosciamo dalle prime note.
Una domanda sottende le pagine di questo libro: una registrazione dev’essere il più possibile fedele alla realtà o il suo scopo è
invece di migliorare, e in qualche modo addirittura trascendere,
l’esecuzione stessa? Per rispondere, Greg Milner indaga nelle vite
dei più grandi inventori e sviluppatori; penetra negli studi di Abbey Road dei Beatles, nella Power Station di Springsteen, nella
Townhouse di Gabriel; accarezza mixer, filtri, altoparlanti e ci descrive un mondo in perenne fermento, che oscilla fra l’entusiasmo
delle scoperte e il cappio delle major, fra hi-fi e lo-fi. Un mondo
che ci ha permesso e ancora ci permette di abbandonarci a uno
dei piaceri più grandi dell’umanità. Ascoltare musica.
In libreria dal 19 Maggio
Piero Camporesi
Il pane selvaggio
€ 22,00
pp. 224
Piero Camporesi (1926-1997) ha insegnato
Letteratura italiana all’Università di Bologna. È
stato un filologo, storico e antropologo italiano tra i più influenti del secolo scorso.
Con uno scritto introduttivo di Umberto Eco
Nell’Europa fra Quattro e Settecento, larga parte della società
era non solo schiacciata dal peso degli status piramidali, ma anche oltraggiata dalla fame e dalla miseria, tiranneggiata dall’uso
quotidiano di pani ignobili, spesso mischiati volontariamente con
erbe tossiche e stupefacenti. Mentre i Galilei, i Cartesio e i Bacone fabbricavano una macchina del mondo razionale e ordinata, la
sottoalimentazione cronica e l’ubriachezza domestica generata da
queste droghe campestri e familiari lanciavano il corpo sociale in
un viaggio onirico di massa, nei meandri di un immaginario collettivo demonico e notturno che compensava un’esistenza invivibile,
alle soglie dell’animalità.
Nel Pane selvaggio Piero Camporesi, ricorrendo a un’ampia campitura di fonti letterarie d’età moderna, racconta un’umanità narcotizzata, preda di una colossale vertigine oppioide, che viveva in
un mondo di squallida apatia intellettuale e morale e di disinteresse per le cause più alte, sprofondata in un universo fantastico.
Un’umanità, tuttavia, che ancora conosceva la percezione extrasensoriale della realtà, forme di coscienza e di scienza diverse da
quelle, a una sola dimensione, della razionalità, e che dunque
ancora poteva attingere ai serbatoi onirici che l’interdizione delle
erbe allucinogene ha poi distrutto.
Piero Camporesi – che per statura può essere avvicinato a Jacques
Le Goff, e che come questi si è adoperato per restituire il ritratto
storico e sociale dell’Europa preindustriale attraverso i sensi degli
uomini che vi avevano materialmente vissuto – è stato un maestro, con la sua ricerca, per generazioni di studiosi, e con la sua
prosa ricca eppure nitida impersona una delle massime vette raggiunte dalla scrittura italiana secondo-novecentesca. Tra i molti
scritti di cui è stato omaggiato dai più importanti intellettuali e
uomini di lettere contemporanei figura quello di Umberto Eco con
cui si apre questa edizione del Pane selvaggio, con la quale il
Saggiatore dà avvio al progetto di ripubblicazione del corpus delle
opere di Camporesi: per rendere nuovamente al pubblico l’illuminante lettura che ha dato del nostro comune passato.
In libreria dal 26 Maggio
Thomas Ligotti
La cospirazione contro
la razza umana
€ 22,00
pp. 304
Thomas Ligotti è un autore di culto della letteratura americana contemporanea, unanimamente considerato l’unico, grande successore
di Edgar Allan Poe e H.P. Lovecraft.
Traduzione di Luca Fusari
Quando, all’origine dei tempi, l’Homo sapiens ha trovato per la
prima volta un suo simile a terra, rigido ed esanime, l’ha accerchiato improvvisando un rituale, prima di trascinarlo il più lontano possibile, affinché non tornasse tra i vivi. Da quel momento
l’umanità ha iniziato a fare i conti con la precarietà della propria
vita, e si è divisa in due schieramenti: quello dei pessimisti e quello degli ottimisti. I primi contano un numero troppo esiguo: sono
filosofi illuminati – come Schopenhauer, Nietzsche e Camus –,
che tentano di squarciare il velo che ci occlude la vista, o scrittori
visionari che colgono nelle atmosfere dell’orrore e del soprannaturale l’unico scenario possibile in cui ricostruire e smascherare la
grande recita dell’esistenza. Gli ottimisti, invece, vivono una vita
inconsapevole, erigono chiese e santuari per divinità chimeriche,
si riconoscono in una nazione, una cultura, e credono che vivere
vada bene. Sono loro gli insospettabili cospiratori che congiurano per tenere nascosta la verità: la razza umana è destinata
all’estinzione.
Thomas Ligotti, autore di culto della letteratura americana e unico
erede di H.P. Lovecraft e Edgar Allan Poe, propone un approccio
filosofico ai grandi temi di cui già si è occupato come narratore.
Nella Cospirazione contro la razza umana Ligotti si muove dietro
le quinte dell’esistenza e mette alla prova le grandi paure dell’uomo: il terrore per la morte e la fascinazione per la natura ibrida di
non morti, zombie e anime «ritornate»; gli sconsiderati progetti
d’immortalità, messi in atto da medici e scienziati; il folle desiderio di sopravvivere replicandosi in creature simili a lui, destinate a
patire la stessa sofferenza. Mettendo in scena i drammi più perturbanti della nostra razza, la Cospirazione invita a un attraversamento eroico e viscerale della storia umana, nelle sue turpitudini
e nei suoi slanci trionfali, nel determinismo della sua sorte ma
anche nella tenacia delle sue ribellioni.
In libreria dal 26 Maggio
Corrado Stajano
Un eroe borghese
€ 20,00
pp. 240
Corrado Stajano, scrittore e giornalista, è stato collaboratore, redattore, inviato di quotidiani e settimanali: dal Mondo di Mario Pannunzio al Giorno di Italo Pietra, al Corriere della
Sera, per il quale scrive tuttora. Ha lavorato
per la Rai come autore e coautore di documentari televisivi sul fascismo, la Resistenza,
la Costituzione, la società italiana, tra cui La
forza della democrazia (1977).
Ha pubblicato con Einaudi Il sovversivo (1975),
La pratica della libertà (1976), Africo (1979),
L’Italia nichilista (1982, 1992), Un eroe borghese (1991, da cui è stato tratto l’omonimo film), Il disordine (1993); con Garzanti
Promemoria (1997, Premio Viareggio), Patrie
smarrite (2001), I cavalli di Caligola (2005),
Maestri e Infedeli (2008), La città degli untori
(2009, Premio Bagutta), La stanza dei fantasmi (2013); con Archinto Destini (2014).
Nel 2015 il Saggiatore ha ripubblicato Africo,
con uno scritto inedito dell’autore.
Corrado Stajano è un autore centrale per capire l'Italia contemporanea, e dopo Africo il Saggiatore riporta in libreria un grande
classico moderno.
L’Italia degli anni settanta è l’Italia della loggia P2, della strategia
della tensione, del terrorismo rosso e nero, l’Italia in cui la nascente società civile scopre che la democrazia non è un bene acquisito una volta per sempre. Giorgio Ambrosoli, avvocato milanese, conservatore, cattolico, in gioventù monarchico, muore nella
notte di una Milano deserta, ucciso da un sicario venuto dall’America, l’11 luglio 1979. Nel settembre 1974 la Banca d’Italia aveva
nominato Ambrosoli commissario liquidatore dello scricchiolante
impero bancario di Michele Sindona. Uomo d’affari romanzesco,
spregiudicato equilibrista della finanza internazionale, amico di
ministri della Repubblica, mafiosi siciliani e narcotrafficanti italoamericani, bene inserito negli ambienti vaticani, massonici, imprenditoriali, Sindona era per Giulio Andreotti «il salvatore della
lira». Basta poco ad Ambrosoli per scoprire il castello di trucchi
contabili, operazioni speculative, autofinanziamenti truffaldini su
cui si è retto l’inganno della sindoniana Banca Privata Italiana.
Sfatando le previsioni di chi lo vorrebbe influenzabile, sensibile
agli equilibri politici, il «moderato» Ambrosoli si rivela invece un
osso durissimo, fedele alla propria integrità morale nonostante le
pressioni dall’alto, i tentativi di corruzione che sfociano in minacce, la solitudine in cui gradualmente sprofonda. Fino all’omicidio,
ordinato da Sindona.
La storia di Giorgio Ambrosoli – che Corrado Stajano ricostruisce
in un’inchiesta incalzante, fulminea nelle sue giustapposizioni impreviste di fatti e scene, sempre attenta alla verità del particolare – è un frammento illuminante, tragicamente emblematico, della storia politica italiana. In terra di illegalità sistemica, di poteri
criminali che si saldano al potere istituzionale, di compromissioni
a buon mercato e tentazioni consociative, nell’Italia corrotta di
ieri come in quella di oggi, l’onestà è la più imperdonabile delle
virtù. E un servitore dello Stato finisce per diventare un ribelle solitario, un lottatore coraggioso: Un eroe borghese, suo malgrado.