Universo Sicilia 11_98 - Periodico per i siciliani nel mondo

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Universo Sicilia 11_98 - Periodico per i siciliani nel mondo
S
UNIVER
Anno X - N. 11 NOVEMBRE 1998
Sped. in abb. postale - Art. 2 comma 20/C - Legge 662/96
Autorizzazione Direzione Provinciale E.P.I. - Filiale di Catania
Periodico Mensile dell’INPAL
per i Siciliani nel Mondo
TAXE PERÇUE
TASSA RISCOSSA
ICILIA
Direzione, redazione e Amministrazione: Ufficio Zona INPAL - 95031 Adrano - Piazza Mercato, 72 - Tel. (095) 7692946 - Fax (095) 7602814-7253840 - E-Mail [email protected]
Anche Adrano, nel suo piccolo, ripete le
contraddizioni del mondo politico italiano,
con le sue immoralità e le sue vergogne.
Ritenere di essere portatori di
valori senza saldi convincimenti
ideali è pura illusione o presunzione di basso profilo culturale. Eppure in questi anni gli elettori avevano continuato a sperare in un
modo nuovo di fare politica in grado di sconfiggere il vecchio consociativismo , le cosiddette ammucchiate fatte passare per compromesso storico. Adrano ha sperimentato sulla propria pelle il periodo delle larghe intese realizzate
fra PCI - DC - PSI nella seconda
metà degli anni 80; e neanche
quell’esperienza si dimostrò capace di assicurare la stabilità amministrativa, in poco più di due anni
furono travolti tre sindaci (uno
socialista, uno democristiano, uno
comunista) per cui la legislatura
venne interrotta dalla nomina di un
commissario regionale. Quello
che venne dopo è noto anche alle
generazioni più giovani, il consiglio comunale fu sciolto con una
motivazione gravissima “infiltrazioni mafiose”. Di quel provvedimento ricordiamo tutt’oggi il silenzio assenso di quelle forze che per
decenni avevano amministrato
questa città.
Anche i fatti amministrativi di
queste settimane autunnali, di cui
è stato dato giusto risalto dal quotidiano “La Sicilia” titolando: “Adra-
no - rimpasto e polemiche - quattro assessori nella nuova giunta
uno è l’ex rivale del sindaco”, non
ci pare abbiano suscitato quell’ondata di indignazione da parte del
partito del sindaco e dei suoi alleati palesi ed occulti. Più ampio del
previsto, è stato invece, lo sdegno
della cittadinanza di fronte alle
immagini dei neo-assessori
accanto al sindaco Bertolo, trasmesse nel corso del dibattito
consiliare.
Le scelte di Bertolo in contrapposizione alle forze che lo avevano eletto, hanno riportato i rapporti fra i partiti nel buio; vecchie logiche egemoniche di spartizione
clientelare riflettono il modello
contorto del vecchio modo di
governare di cui Adrano resta un
esempio di degrado politico e
morale nello stesso tempo. Maggioranza ed opposizione, amici ed
avversari si prendono a braccetto
e si piazzano nei posti di potere
contro la volontà degli elettori.
In altri termini questo nuovo
modo di fare politica non riteniamo
sia un modello da imitare per il
futuro. Il vecchio modo di amministrare è perfettamente mascherato da una sorta di innovatori senza
idee, senza bandiera e senza
onore.
Vincenzo Castiglione
L’on. Angelo Capodicasa
Presidente della Regione
L’eletto è un ex comunista con una lunga
militanza politica - duro attacco del polo.
Palermo - Angelo Capodicasa,
segretario regionale del PDS, 49
anni compiuti, è stato eletto con 45
voti su 87 presenti. L’elezione si è
resa possibile in quanto i deputati
di Rifondazione Comunista si sono
assentati. Sul totale di 50 voti di
cartello. Capodicasa ha realizzato
solo 45 voti essendoci 5 franchi
tiratori. Euforici i commenti dei partiti del centro sinistra che hanno
valutato l’elezione del neo- presidente come l’unica strada possibile sul cammino delle riforme. Duro
il commento dei partiti del polo che
hanno giudicato il ribaltone come
un autentico golpe.
A Torrisi
Il neo presidente della Regione
Siciliana On. Angelo Capodicasa
A pagina 4 la lista degli Assessori
Ha 32 anni il Ministro più giovane d’Italia
ROMA - Ha 32 anni, gli occhiali spessi ed è il più giovane ministro
nella storia dell’Italia repubblicana: Enrico Letta ha infranto un record
che apparteneva a Franco Frattini, ministro del governo Berlusconi.
Nel leggere il suo nome di fronte alle telecamere, Massimo D’Alema
ha avuto un momento di esitazione: “ministro delle politiche comunitarie Onorevole Enrico... scusate, non: è onorevole, ma dottore”. In effetti, nonostante sia già vicepresidente del Partito Popolare (insieme
all’altro giovane emergente del partito, Dario Franceschini), Letta non
siede in Parlamento. Ugualmente viene considerato un politico di
competenze talmente profonde nel campo delle relazioni internazionali da farne quasi un tecnico. Alle problematiche comunitarie ha dedicato non solo la tesi del suo dottorato di ricerca, ma una serie di saggi.
Governo D’Alema, l’esecutivo delle “Prime Volte”
ROMA - L’Italia ha, dunque,
di nuovo un governo. Ancora,
come quello di Prodi, di centrosinistra, anche se questa volta a
guidarlo è, per la prima volta
nella storia della Repubblica, un
premier che arriva direttamente
dalle fila di quello che fu il Partito Comunista Italiano.
Ma il governo D’Alema è il
governo della prima volta per
molte altre cose. E’ la prima volta, dai tempi in cui Palmiro
Togliatti era Guardasigilli, che
un comunista viene investito
della carica di ministro di Grazia
e Giustizia: a raccogliere l’eredità del “compagno Ercoli” è Oliviero Diliberto, giovane (è nato
nel ‘56) esponente del Pdci, partito uscito dalla scissione dei
Cossuttiani dal Prc dopo il “ribaltone” di Bertinotti.
“Mi sembra del tutto prematuro mettersi a fare proclami o grandi affermazioni” ha sostenuto Diliberto lasciando Palazzo Chigi
dopo il primo, brevissimo, Consiglio dei ministri. Diliberto, tuttavia
una cosa l’ha voluta dire: “Lo stile
del nuovo ministro della Giustizia
sarà quello di non parlare ma lavorare”.
E’ anche la prima volta che
la Repubblica italiana ha un
ministro giovane come Enrico
Letta: il responsabile delle Politiche comunitarie, proveniente
dal Partito popolare italiano, ha
appena 32 anni.
La figura di Giuseppe Saragat, a cento anni dalla sua
nascita, è stata ricordata al
Senato, giovedì 24 settembre,
alla presenza della massime
autorità dello Stato: il Presidente
della Repubblica Oscar Luigi
Scalfaro, il Presidente del Senato Nicola Mancino, il Presidente
della Camera Luciano Violante.
Alla manifestazione hanno partecipato i parlamentari socialisti
democratici italiani con il Presidente del partito Enrico Boselli,
il
Coordinatore
Gianfranco
Schietroma, il Presidente della
Commissione Antimafia Ottaviano Del Turco ed il Vicepresidente della Commissione Bilancio
della Camera Roberto Villetti.
Riportiamo di Gianfranco
Schietroma l’articolo pubblicato
su “Socialdemocrazia oggi”
Cento anni fa nasceva a
Torino un uomo al quale questo
nostro Paese deve certamente
molto. %1 anni or sono fu
costretto a dividere la sinistra.
Fu osteggiato e combattuto
duramente e con lui i suoi
seguaci. Era il 1947, i tempi della Russia di Stalin; senza la
coraggiosa iniziativa dell’uomo
politico di cui sto parlando l’Italia, quasi certamente, avrebbe
potuto avere lo stesso destino di
fame e miseria dei paesi dell’Est. Eppure il nostro Paese sembra averlo dimenticato, nonostante sia stato il primo presidente dell’Assemblea Costituente nonché Presidente della
Repubblica davvero esemplare.
Quest’uomo è Giuseppe Sara-
Il Presidente del Consiglio
Massimo D’Alema
È poi la prima volta in Italia
che un esecutivo comprende
sei donne: e tra queste, è la prima volta al governo per Laura
Balbo, ministro per le Pari
Opportunità che viene dal movimento dei Verdi, per Katia Bellillo, ministro per gli Affari Regionali scelta tra i cossuttiani, per
Giovanna Melandri, dei Ds, che
è il nuovo ministro per la Cultura
e lo Spettacolo. Ed è la prima
volta che una donna, la popolare Rosa Russo Jervolino, ricopre un delicato incarico come
quello di ministro degli Interni.
Occhiali rossi e completo
blu, Salvatore Cardinale, neo
ministro Udr delle Poste e Telecomunicazioni, è al suo primo
incarico di governo. Emozionato? “No, sono tranquillo per
natura” risponde l’ex capogruppo Udr. “Nonostante quello che
s’è scritto su di me in questi giorni. Dicono che io sia un panzer
di voti, spero di portare anche
qualcos’altro. Certo però in
democrazia i voti servono e non
si tengono in cassaforte...”.
Poco più in là un’altra new
entry, Ortensio Zecchino (Ppi),
Ministro per l’Università e la
Ricerca Scientifica. Avrebbe
preferito diventare Guardasigilli? “Domanda cattiva - liquida
secco e poi aggiunge: “Il Governo è collegiale, parteciperò
comunque alle decisioni”.
Questa, dunque, la lista dei
ministri:
Vicepresidente:
Sergio MATTARELLA (Ppi)
Sottosegretario alla Presidenza
del Consiglio:
Franco BASSANINI (Ds)
Interno:
Rosa RUSSO JERVOLINO (Ppi)
Tesoro e Bilancio:
Carlo AZEGLIO CIAMPI (Ind.)
Finanze:
Vincenzo VISCO (Ds)
Giustizia:
Oliviero DILIBERTO (Pdci)
Difesa:
Carlo SCOGNAMIGLIO (Udr)
Sanità:
Rosi BINDI (Ppi)
Esteri:
Lamberto DINI (Ri)
Lavoro:
Antonio BASSOLINO (Ds)
Pubblica Istruzione:
Luigi BERLINGUER (Ds)
Università Ricerca Scientifica:
Ortensio ZECCHINO (Ppi).
Industria:
Pierluigi BERSANI (Ds)
Comunicazioni:
Salvatore CARDINALE (Udr)
Beni Culturali:
Giovanna MELANDRI
Funzione Pubblica:
Angelo PIAZZA (Sdi)
Ambiente:
Edo RONCHI (Verdi)
Rapporti con il Parlamento:
Gianguido FOLLONI (Udr)
Commercio Estero:
Piero FASSINO (Ds)
Trasporti:
Tiziano TREU (Ri)
Pari Opportunità:
Laura BALBO (Verdi)
Riforme Istituzionali:
Giuliano AMATO (Ind.)
Lavori Pubblici:
Enrico MICHELI (Ulivo)
Politiche Comunitarie:
Enrico LETTA (Ppi)
Solidarietà Sociale:
Livia TURCO (Ds)
Risorse Agricole:
Paolo DE CASTRO (Ulivo)
Affari Regionali:
Katia BELLILLO (Pdci)
N.C.
RICORDATO AL SENATO
Giuseppe Saragat
Solenne cerimonia presenti le massime
autorità dello Stato
gat. Uno dei personaggi significativi dell’Italia repubblicana.
Uno dei padri fondatori, appartenente a quella generazione che
costruì l’Italia delle libere istituzioni, che dobbiamo difendere
gelosamente nella chiarezza. senza esitazioni. L’importanza
della scelta di Palazzo Barberini
forse ancora non è stata percepita dalla più larga arte degli italiani, ma certamente si è trattato
di un gesto decisivo per il nostro
Paese. Con quel gesto coraggioso, Saragat entrava davvero
da protagonista, sul serio e a
buon diritto, nella Storia dell’Italia contemporanea.
Uomo di grande cultura,
sapeva parlare praticamente di
tutto, Era un grande conoscitore
di libri rari ed eccezionali, capace di leggere in lingua originale
Goethe e Marx. Esemplare per
equilibrio, correttezza, pulizia.
Un protagonista che ha inciso
un segno profondo nella nostra
storia del momento più pericoloso e decisivo. La sua forte coerenza politica e morale consentì
L’On. Giuseppe Saragat
di avere il coraggio dell’impopolarità. Le sue scelte furono subito definite definitive e irrinunciabili, con intuizioni al limite della
profezia e con una visione della
(Continua a pag. 2)
L’INPAL regionale in Argentina
Palermo - lunedì 2 dicembre
una delegazione dell’INPAL
capeggiata dai massimi vertice
del Patronato, fra cui il Presidente Nazionale Giuseppino Santoianni, il Presidente Regionale
Vincenzo Castiglione, il Vicepresidente Regionale Antonino
Romano insieme ad alcuni funzionari della Regione siciliana, si
recheranno in Argentina per
incontrarsi con i nostri conterranei.
Ad accogliere la delegazio-
ne ci saranno alcuni fra i principali esponenti delle associazioni di siciliani residenti in Argentina e in particolare il cavaliere
Antonio Benenati, Presidente
dell’AITIF Argentina e della Federazione degli Italiani in America latina. La delegazione dell’INPAL e della Regione siciliana si fermerà in Argentina per
una settimana avendo come
obbiettivo quello di organizzare
alcune conferenze in materia di
previdenza fra l’Italia e l’Argen-
tina; in particolare la delegazione dell’INPAL si prefigge di valorizzare la sicilianità dei nostri
emigrati attraverso una mostra
fotografica della Sicilia all’inizio
di questo secolo. Interessante
sarà il ruolo dei rappresentanti
della Regione Siciliana, i quali
avranno il compito di soffermarsi sulla bontà dei nostri prodotti agroalimentari, molto apprezzati all’estero per la loro tipicità.
Angelo Russano
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NOVEMBRE 1998
UNIVERSO SICILIA
L’Italia vicina al vaccino anti-AIDS
SAN MARINO - Si è rivelato
efficace nel 71% delle scimmie in
cui è stato inoculato, proteggendole dall’infezione, il vaccino antiaids messo a punto nel laboratorio
di virologia dell’Istituto Superiore
di Sanità dall’equipe coordinata
dalla dottoressa Barbara Ensoli. In
questo modo, “l’Italia è oggi nel
mondo il Paese più vicino al traguardo del vaccino anti-Aids”.
Dopo il successo di questo esperimento, bisognerà verificare l’efficacia dello stesso vaccino nell’uomo. I risultati presentati il 23 ottobre rappresentano il primo traguardo di una ricerca che era iniziata due anni fa, finalizzata a contrastare l’azione della proteina
Tat, la maggiore alleata del virus
Hiv. “Il vaccino italiano, contrariamente ad altri - è stato spiegato
dalla Ensoli - colpisce il virus direttamente al cuore ed è oggi l’unico
che sollecita la risposta immunitaria usando una proteina biologicamente attiva e allo stato naturale,
così come la produce il virus. Non
è tossica, quindi non dà effetti collaterali”.
“I risultati annunciati dalla
dottoressa Barbara Ensoli, sul
progetto avviato nel 1996 dall’Istituto Superiore di Sanità, rappresentano grande e incoraggiante successo della ricerca
pubblica italiana nella lotta all’Aids” sostiene il ministro della
Sanità, Rosy Bindi. “Per la prima
volta - prosegue il ministro - la
prospettiva di mettere a punto un
vaccino efficace anti-hiv appare
più vicina e aumenta le speranze
di sconfiggere la malattia e fermare la diffusione del virus. Le
nuove terapie, pur ritardando notevolmente lo sviluppo dell’infezione, non rappresentano purtroppo ancora una risposta definitiva. Sono molto contenta che
questo straordinario risultato sia
legato al nome di una giovane ricercatrice italiana e nasca nell’ambito del Programma nazionale per la lotta all’Aids finanziato dal Ministero e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. L’I-
talia non solo è in grado di competere alla pari nel panorama
della ricerca scientifica mondiale
ma dimostra così di poter giocare un ruolo di avanguardia. Il nostro impegno contro l’Aids non si
ferma ma anzi trova, oggi, un
nuovo e forte impulso al servizio
esclusivo dei malati. Ricerca e
prevenzione, nuove terapie e
nuove forme di assistenza per
migliorare la qualità della vita sono i tasselli fondamentali di una
strategia complessiva che il ministero - conclude la Bindi - ha da
tempo messo in campo con l’Istituto Superiore di Sanità, la Commissione Nazionale Aids, le associazioni di volontariato”.
Il 75% della popolazione Italiana vive in periferia
ROMA - Circa 43 milioni di italiani, (il 75% della popolazione)
vivono in periferia. Lo evidenzia la
ricerca realizzata dal Cresme per
conto dell’Anci in occasione della
XV assemblea dell’Anci che si è
tenuta al Lingotto di Torino.
Secondo l’indagine, il 15% vive in
centro e il 10% nel semicentro.
Questa stima considera periferia
quella parte di patrimonio costruito dopo il 1946. Prendendo in esame undici grandi città italiane, la
classifica (per “peso” di periferia)
vede al primo posto Bari, con
l’81,2% seguita da Roma, Palermo e Catania.
Tutte queste città sono caratterizzate da una percentuale di
periferia prossima o superiore al
Arancia Rossa
di Sicilia
75% del patrimonio esistente.
Venezia, Genova e Firenze, registrano invece un peso della città
periferica meno importante,
dimensionalmente di quello delle
altre città e comunque prossimo o
superiore al 55%.
L’analisi sull’epoca di costruzione del patrimonio delle grandi
città evidenzia come la produzione fisica residenziale della città
metropolitana italiana si sia ormai
arrestata: il patrimonio residenziale è rappresentato, nel complesso
delle grandi città, per il 14% dal
patrimonio storico, per il 15% da
quello realizzato tra le due guerre,
mentre la città della ricostruzione
degli anni ‘50 è, insieme a quella
degli anni ‘60, la città dove vive
gran parte della popolazione.
Infatti, il 27% delle abitazioni è stato costruito dal 1946 al 1981, men-
tre il 27,9% è stato costruito negli
anni ‘60. Quindi il 55% delle
nostre città metropolitane è stato
costruito negli anni ‘50 e ‘60. L’attività di espansione della città negli
anni ‘70 si riduce a solo il 10,3%
dello stock esistente al 1991, per
poi crollare al 5,5% degli anni ‘80.
In breve per le 11 città esaminate, la produzione media annua
degli anni ‘50 è stata di 70.000 abitazioni all’anno, negli anni ‘60 di
100.mila, negli anni settanta di
40.000 e negli anni ottanta di
20.000. Ma l’analisi della storia
della produzione edilizia del
nostro paese ci porta a fare i conti
con il fatto che la produzione degli
anni 50 e 60 è sottoposta oggi, al
decadimento del prodotto edilizio
dovuto al termine di un ciclo di vita
che gli studi di tecnologia collocano fra i 30 e i 40 anni.
MOTORIZZAZIONE ED ISCRITTI
ALL’AIRE: LA FILEF SCRIVE A DINI
Un prodotto ineguagliabile sulle mense di tutta Europa
Il disciplinare di produzione dell’Arancia Rossa di Sicilia ha
classificato all’art. 3 le aree geografiche protette per ottenere un
prodotto di ineguagliabile qualità capace di onorare le mense di
tutto il mondo. L’art. 3 del disciplinare recita cosi: “ La zona di
produzione del’”Arancia Rossa di Sicilia” comprende il territorio
idoneo della Sicilia Orientale per la coltivazione dell’Arancia ed e
così individuato:
Provincia di Catania - Territorio delimitato in apposita cartografia 1:25.000 dei seguenti Comuni: Catania, Adrano, Belpasso, Biancavilla, Caltagirone, Castel di Iudica, Grammichele,
Licodia Eubea, Mazzarone, Militello Val di Catania, Mineo,
Misterbianco, Motta Sant’Anastasia, Palagonia, Paternò,
Ramacca, Santa Maria di Licodia, e Scordia.
Provincia di Siracusa - Territorio delimitato in apposita cartografia 1:25.000 dei seguenti comuni: Lentini, Francofonte, Carlentini, Buccheri, Melilli, Augusta, Priolo, Siracusa, Floridia, Solarino, Sortino.
Provincia di Enna - Territorio delimitato in apposita cartografia 1:25.000 dei comuni: Centuripe, Regalbuto, Catenanuova.
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ROMA - Gli iscritti all’Aire
secondo la motorizzazione civile
non hanno diritto a ottenere la
patente di guida e immatricolare
le auto. Perciò il presidente della Filef, Gaetano Volpe, ha
inviato una lettera ai ministri
Napolitano e Dini, perché intervengano per correggere tale
erroneo indirizzo.
“La direzione M.c.t.c. esclude
che gli italiani residenti all’estero
abbiano diritto a documentare le
richieste di patenti o immatricolare
veicoli” fa notare la Filef, che
agiunge: “Ci si limita, in questa
sede, a ricordare che le anagrafi,
istituite con legge n. 470 del 27
ottobre 188, tenute presso i
Comuni e il ministero dell’Interno,
integrano, in nessun caso, le posizioni e i diritti dei cittadini residenti
temporaneamente all’estero, i
quali fra l’altro, conservano l’iscrizione nelle liste elettorali”.
“La Direzione M.c.t.c ha inteso
coinvolgere anche l’analogo parere del ministero dell’Interno - prosegue la Filef - Appare urgente, di
conseguenza, un intervento presso il ministero interessato per
riportare alla piena legalità le posizioni dei suoi diversi organi e direzioni”.
Segue dalla 1ª pagina (Giuseppe Saragat)
politica che, con la difesa della
libertà e della democrazia,
doveva realizzare le condizioni
materiali della giustizia sociale.
Il suo messaggio programmatico (case, scuole, ospedali)
ancor oggi è un fondamentale
punto di riferimento per il nostro
partito che è tuttora impegnato a
difendere la casa, la scuola pubblica e a battersi per una sanità
davvero efficiente.
L’ultima volta che vidi Giuseppe Saragat fu a casa sua. Erano
presenti Alessandro Reggiani e
mio padre, allora presidenti di
gruppi parlamentari del Psdi.
Dopo averci illustrato ampiamente
e da par suo un libro di Goethe, si
rivolse a me: “Caro Gianfranco, tu
sei giovane, ricordati che la cosa
più importante per un giovane è
avere degli ideali” e aggiunse: “Noi
della nostra generazione li abbiamo avuti”.
Senza il Saragat del 1947,
senza le sue orgogliose certezze nei destini del socialismo
democratico, senza il suo atlantismo coriaceo e irriducibile,
oggi dovremmo misurarci con la
realtà diverse e certamente non
migliori. Dopo circa vent’anni,
nel 1966, volle con forza l’unificazione socialista, che purtroppo fallì. Ed allora mi piace pensare che nel maggio scorso a
Fiuggi, superando definitivamente con Boselli e Intini la scissione di Palazzo Barberini, forse
gli abbiamo attenuato il cruccio
di una dolorosa, ma in quel tempo necessaria, divisione.
G. Schietroma
GIUBILEO:
INIZIA LA FASE DUE
ROMA - Mancano “appena”
14 mesi dall’anno 2000, quando
scatterà l’ormai attesissimo appuntamento con il Giubileo. Dopo
aver pianificato gli interventi strutturali che accompagnano l’evento,
oggi prende avvio la seconda fase:
quella della gestione del grande
evento. A porre sul tappeto la questione è stato il gruppo consiliare
capitolino del Partito Democratico
della Sinistra nel corso del forum
svoltosi nei giorni scorsi a Roma
sul tema: “Giubileo, la città prepara il 2000. Le infrastrutture e l’accoglienza”. Un forum, quello promosso dai Democratici di Sinistra, che
ha registrato la presenza dei rappresentanti di tutte le istituzioni
interessate al Giubileo.
Al centro del confronto la
gestione della delicata fase che
dovrà essere affrontata nei prossimi mesi e cioè chi dovrà amministrare le risorse e coordinare l’anno 2000. Il 2000, infatti, richiederà
un coordinamento delle strutture
tecniche e un’autorità politica che
gestisca il flusso delle presenze e
gli avvenimenti giubilari. Al centro
del dibattito, quindi, il ruolo dell’attuale commissario straordinario,
Francesco Rutelli, e dell’Agenzia
per il Giubileo guidata da Luigi
Zanda. Incarichi che, finito il complesso periodo della definizione
degli interventi strutturali da realizzare, di fatto si esauriscono.
“Chi gestirà il 2000?”, è l’interrogativo posto dallo stesso Zanda
che allo stato attuale sta per esaurire il suo compito tecnico. Stessa
sorte toccherà al Sindaco di
Roma, Francesco Rutelli.
Al di là poi della definizione
delle autorità, nell’ambito del convegno si è posto anche il problema del “con quali risorse?”. Da qui
l’invito al nascente Governo a
provvedere, fin dall’attuale Finan-
ziaria, a stanziare i fondi necessari. Fondi che dovrebbero aggirarsi,
secondo uno studio già effettuato,
intorno a qualche centinaio di
miliardi. Risorse finanziarie, queste, destinate soprattutto a far
fronte alla copertura, ad esempio,
degli straordinari che verranno
richiesti al personale della Protezione Civile, ai Vigili Urbani, etc.
La fase due, “gestione del Giubileo”, è stata ben sintetizzata dal
quarto rapporto di previsione degli
arrivi dei visitatori a Roma e provincia: venti milioni e 500 mila persone, delle quali 12 milioni e 100
mila italiani e 8 milioni e 400 mila
stranieri. A questi poi si devono
aggiungere gli arrivi legati agli
eventi speciali e cioè altri 5 milioni
e 600 mila pellegrini, che fanno
salire a 26 milioni e 100 mila l’esercito di persone che nel 2000
verranno nella capitale.
Per organizzare poi il coordinamento e la completa realizzazione dei cantieri, l’Amministrazione capitolina e in particolare il presidente della Commissione Giancarlo D’Alessandro, ribadiscono
l’esigenza di sottoscrivere un
grande “patto sociale” che prevenga conflitti e situazioni di tensione
nella città e nei settori nevralgici
della vita del Paese. Patto sociale
che dovrebbe coinvolgere organizzazioni sindacali locali e nazionali, forze sociali del lavoro autonomo e dell’impresa, Governo ed
enti locali. Questo, per scongiurare - ha sottolineato D’Alessandro che si ripeta il disagio che Roma
ha subito, ad esempio, per le agitazioni nel settore del trasporto
pubblico. Fatti questi che penalizzano la conclusione dei lavori previsti e che non sarebbero sopportabili in un anno delicato come
quello del Giubileo.
Tarcisio
I fatti del Mese
Tuona Berlusconi
A Montecitorio bocciata la Commissione su tangentopoli Berlusconi tuona: “È una vergogna”, la sinistra teme che si conosca
la verità.
Il verdetto della Camera è stato il seguente: 256 voti a favore e 262 contro. Fra i favorevoli alla commissione dei partiti della maggioranza hanno votato i Socialisti democratici e i Verdi.
Combattere
l’evasione fiscale
Contro l’evasione fiscale il ministro delle finanze Vincenzo
Visco propone l’anagrafe dei conti correnti bancari. Tutti i depositi bancari saranno registrati in una sola banca dati allo scopo di
tenere sotto controllo i traffici illeciti. Un provvedimento che in
altri paesi è già in funzione. In Francia, in Spagna e negli Stati
Uniti ha contribuito a combattere i traffici illeciti.
La finanziaria 99 a favore
della fasce più deboli
Misure a favore delle fasce sociali più deboli sono previste
nella finanziaria 1999.
Prodi lo aveva annunciato ancor prima di essere sfiduciato.
Aumentano le pensioni al minimo; diminuisce il costo del ticket
sanitario, ci saranno sconti sulla casa.
Leggete e sostenete
Universo Sicilia
UNIVERSO SICILIA
NOVEMBRE 1998
Gli stucchi di Giuseppe Anile:
Lavori da salvare e valorizzare
ADRANO - Appartengono più
all’arte che all’artigianato gli “Stucchi” che Giuseppe Anile ha effetto
in chiese, palazzi pubblici e saloni
di abitazioni private in tutto il
“Catanese”, fra la fine dell’Ottocento e la prima metà del nostro
secolo.
Il capoluogo etneo, Paternò,
Santa Maria di Licodia, Biancavilla e Adrano conservano ancora
oggi e in ottimo stato di conservazione gli “STUCCHI” di Anile; però
pochi, escluse le persone molto
avanzate negli anni, ne hanno
notizia; se ne sta perdendo addirittura la memoria.
Sugli “STUCCHI” di Giuseppe
Anile (nato a S.M. DI Licodia il 20
Aprile 1867 e morto nello stesso
centro etneo l’II Dicembre 1943)
per prima mi ha parlato la figlia
Elena (mia collega, insegnante di
educazione fisica, madre di due
figli, che sono stati miei alunni nel
Liceo Classico di Adrano), la quale mi ha accompagnato, a S.M. di
Licodia, nella visita della “CASA
ANILE” riccamente decorata con
gli stucchi del padre (ciò è avvenuto nei primi anni del 1970).
Su Anile e i suoi lavori conserva l’Archivio storico del Castello
Normanno una citazione del rev.
Antonino La Mela (“LA CASA DEL
FANCIULLO” - ed G. Santangelo
1970, due articoli pubblicati da
Angelino Cunsolo nel “LA SICILIA” del 1970 (Eccelse nell’arte
dello stucco G. Anile di S.M. DI
Licodia; Chiesa di S. Francesco,
uno dei templi più belli Paternò),
alcune foto della chiesa di S. Francesco in Adrano (foto di Agatino
Milazzo e “ALBUMMAZZAGLIA”
e la tesi di laurea della dottoressa
Carmela Reina “STORIA ANTICA
E MODERNA DI S.M. DI LICODIA “ (Facoltà di Lettere del Magistero di Catania Anno Accademico 1975 -1976), la quale, fino ad
oggi, è da considerarsi il saggio
più completo sul laborioso artigiano licodiese.
Nello stesso ente culturale si
conserva altresì un mio manoscritto egli anni “Settanta” (GLI
STUCCHI DI ANILE).
C’è molto da cercare e catalogare in territorio etneo, al fine di
documentare e valorizzare gli
“STUCCHI” di Anile; sono di mia
conoscenza, o per visione diretta,
o per indiretta informazione, i suoi
lavori a:
a) BELPASSO - Chiesa Madre,
Casa del cav. Leonardi, Casa
del sig. Adriano e del dott.
Rag. Piccione;
b) PATERNO - Chiesa di S. Barbara, di S. Francesco e di S.
La Chiesa di San Nicolò Politi.
Antonio Abate, Casa del cav.
Cutore, del rag. Biscicchia, del
preside F. Pulvirenti;
c) BIANCAVILLA - Chiesa Madre,
Chiesa del Rosario, Casa del
cav. Scuderi, Casa Delle
“Sorelle Portale”;
d) BRONTE - Real College Capizzi;
e) ADRANO - Casa Guzzardi (in
via Cavour), Circolo Operai,
Casa Barone Guzzardi (abitazione dell’insegnante Salv.
Bua), Casa Francesco Gulli,
Casa cav. Pietro Ciancio,
Casa cav. Vito Reale, Casa
dott. Vito Miraglia, Casa bar.
Ciancio (in via S. Filippo),
Casa dott. Nicola Di Giovanni;
Chiesa di S. Nicolo Politi, del
SS. Rosario, di S. Francesco e
di S. Chiara (quest’ultima
distrutta dai bombardamenti
durante il II conflitto mondiale;
però due “TESTE DI ANGELI”, recuperate dall’artigiano fabbro signor Angelo Palermo, si trovano esposte nella
Pinacoteca del Castello Normanno).
Che alto fece G. Anile in Sicilia, ma particolarmente a Catania
e provincia?
Forse non lo sapremo mai più!
Fortunatamente gli stupendi
“STUCCHI” di nostra conoscenza, anche se poco numerosi,
documentano una forte personalità (SPECIALMENTE QUELLI
DELLA CHIESA DI S. FRANCESCO), sostenuta da una capacità
operativa, che nei nostri tempi non
ha una degna continuità e che, nel
complesso, rimangono lavori di un
artista più che di un artigiano.
Saro Franco
GIUBILEO: VELTRONI,
IN ITALIA ALTRO QUADRO
DI LEONARDO DA VINCI
ROMA - Un altro quadro di
Leonardo da Vinci sarà esposto in Italia dopo la “Dama con
l’ermellino”. Si tratta del ritratto
di Ginevra Benci, attualmente
alla National Gallery di
Washington. L’annuncio è stato dato dal ministro dei Beni
Culturali e Ambientali, Walter
Veltroni, durante la cerimonia
di commiato con i funzionari
del dicastero. Il quadro di Leonardo, cm 42 x 37, arriverà in
Italia per il Giubileo anche se
non si sa ancora dove sarà
esposto. Leonardo da Vinci
realizzò il dipinto tra il 1474 e il
1476: è il ritratto della gentildonna fiorentina Ginevra Benci, una giovane donna ai limiti
dell’adolescenza dai tratti marcati e severi, su uno sfondo di
paesaggio con acque e piante
dominato da una grande conifera controluce. La tavoletta è
stata tagliata e al dipinto è stato asportato almeno un terzo,
alla donna, infatti, mancano le
mani. L’identificazione del
dipinto di Leonardo da Vinci
iniziò nel 1866 ma solo nel
1903 ci fu l’attribuzione definitiva.
3
LA “DAMA CON ERMELLINO”
DI LEONARDO IN ITALIA
Considerato fra i dipinti più
belli di Leonardo Da Vinci e certo
fra i meno conosciuti, “La dama
con ermellino” è tornato in Italia
per essere esposto al pubblico dal
prossimo 15 ottobre presso il
Palazzo del Quirinale. Ad attenderlo uno splendido allestimento:
una sobria vetrina tappezzata di
feltro grigioazzurro, una luce bassa e “mirata” e, fra gli occhi del visitatore e la tavola leonardesca,
niente, un “niente” che misura
diversi millimetri di spessore, antiproiettile e antiriflesso, assolutamente invisibile.
Il piccolo ritratto raffigurante
probabilmente la poetessa Cecilia
Gallerani e commissionato da
Ludovico Il Moro, è arrivato con un
volo di linea della “Lot” da Cracovia. Rigide le misure di sicurezza
al momento dello sbarco, avvenuto solo dopo la discesa di tutti i
passeggeri e alla presenza di funzionari del Museo Nazionale di
Cracovia. La cornice e il ritratto,
(che è stato dipinto da Leonardo
tra il 1483 ed il ‘90 a Milano e misura 59 centimetri per 34), chiuse in
due casse separate, sono state
caricate a bordo di un furgone, che
ha lasciato l’aeroporto alla volta
del Quirinale sotto la scorta dei
carabinieri del comando tutela
patrimonio artistico.
Il dipinto (in tavola di noce con
uno spessore di 5 millimetri) fu
acquistato alla fine del ‘700 dal
principe polacco Adam Czartoryski ed è attualmente esposto nell’omonimo museo Nazionale di
Cracovia.
Capelli raccolti, sguardo lievemente interrogativo, morbido e
fermo al tempo stesso e una luce
piena e invasiva che illumina la
bella testa pronta a girarsi di scatto seguendo il richiamo dell’artista
che sta per immortalarla.
Un’”istantanea” del Rinascimento:
così si potrebbe sintetizzare la
“Dama con l’ermellino” di Leonardo, la tavola dipinta sul finire del
XV secolo, prestata per tre mesi
alla madrepatria dal Museo Czartoryscki che la custodisce da quasi due secoli.
La “Dama” - che gli appassionati potranno ammirare grazie ad un progetto di scambio tra
Italia e Polonia che ha visto partire per Varsavia “la Velata” di Raffaello e la “Venere di Urbino” di
Tiziano - è assai meno celebre
della “Gioconda”. Ma la poetessa Cecilia Gallerani sembra non
temere alcun confronto con la
Monna Lisa del Louvre. Sullo
sfondo, questa volta, non un
morbido paesaggio toscano, ma
una campitura che originariamente doveva essere grigio-azzurro ed ora, dopo un restauro
ottocentesco, appare di colore
nero lasciando risaltare ancor di
più la luminosità della figura femminile.
Realizzato su una sottilissima
tavola di noce, il dipinto fu acquistato dal principe polacco Adam
Jerzy
Czartoryski durante un
viaggio in Italia e donato alla
madre Isabella, creatrice proprio
in quegli anni del primo nucleo
della collezione che avrebbe dato
vita al museo nazionale polacco di
Pulawy. All’epoca della sua realizzazione, in quell’ultimo decennio
del ‘400, Leonardo stava elaborando a Milano, nuove riflessioni
teoriche sulla pittura quale “specchio” dell’interiorità. E il movimento della testa femminile, bloccato
dal pennello dell’artista quasi a
metà di un repentino moto di rotazione, racconta i pensieri segreti,
gli affetti nascosti dietro lo sguardo
dolce e fermo al tempo stesso,
oppure ancora, sotto la pelle deli-
La dama con l’ermellino.
cata, nel movimento delle mani,
lunghe e nervose, che sorreggono
il piccolo, candido ermellino e nell’aria che tutto intorno sembra
muoversi, spostata dalla veloce
rotazione del capo.
Muore così, per l’intuizione del
genio leonardesco, la fissità della
“posa” quattrocentesca e finisce
la convenzione della ritrattistica
statica.
Amica di poeti e letterati, poetessa a sua volta, sguardo limpido e fermo, capelli dai riflessi rossi, la Gallerani era una donna
dotata di un fascino straordinario.
A quel tempo, intorno al 1490, solo
due anni prima che Cristoforo
Colombo salpasse per il viaggio
più fortunato e foriero di conseguenze nella storia dell’uomo, la
“dama con l’ermellino” ritratta da
Leonardo, era la giovane donna
più amata della corte milanese.
Quando il pittore la ritrasse era
una fanciulla in fiore, poco più che
adolescente, all’inizio di una lunga
ed appassionata storia d’amore
con Ludovico il Moro.
Leonardo era il pittore di corte
e fu lo stresso duca di Milano a
commissionargli il ritratto della
donna che amò per tutta la vita,
dalla quale ebbe un figlio e da cui
si dovette poi separare per questioni di rango. L’ermellino che
Cecilia tiene fra le mani nasconde
una complessa simbologia e allude forse a Ludovico stesso, insignito nel 1488 dell’Ordine dell’Ermellino. Il candido manto, nella
tradizione antica, è anche simbolo
di equità e di giustizia.
Il ministro per i Beni Culturali,
Valter Veltroni, ha annunciato con
parole cariche di entusiasmo il più
grande “scambio” del decennio,
quello che ha portato in Italia, uno
dei più bei dipinti del Rinascimento italiano. “Non vorrei che dalla
globalizzazione mondiale importassimo solo la crisi indonesiana ha commentato Veltroni. Credo in
una politica di scambi culturali che
deve continuare, con rigore e con
coraggio. Questa Dama con l’ermellinò la aspettavamo da due
secoli”.
Nella sede del Collegio Romano, a presentare l’evento, accanto
al nostro ministro c’era Joanna
Wnuk Nazarowa, ministro della
Cultura del governo polacco.
Seduto in prima fila, legittimamente orgoglioso, il principe Adam
Karol Czartoryscki.
“Credo che nel cielo degli artisti, Leonardo sia contento di questo ritorno del suo quadro in Italia”,
ha sottolineato la signora Wnuk
Nazarowa, ricordando che “anche
nei tempi del comunismo la collezione principesca, di cui il dipinto
fa parte da due secoli, non fu mai
nazionalizzata, tanta è stata sempre la sensibilità della Polonia nei
confronti dell’arte”.
Anche in Italia alla “Dama”
sarà riservato un trattamento di
tutto rispetto. Per l’allestimento
espositivo sono stati spesi 129
milioni, sostenuti dallo sponsor, il
Credito Artigiano. L’onere più
cospicuo è quello dell’assicurazione: 100 milioni di dollari. Per la prima volta, però, è stato applicato l’istituto dell’”indemnity”, approvato
di recente, che addebita allo Stato
i costi delle assicurazioni e fa
scendere di molte centinaia di
milioni le cifre di queste operazioni.
4
NOVEMBRE 1998
LA TREDICESIMA
ENCICLICA:
FEDE E RAGIONE
Giovanni Paolo II
ROMA - L’uomo rinuncia alla
sua dignità se rinuncia a pensare:
nessuna religione deve implicare
questa rinuncia. La crisi delle ideologie non deve far cadere l’uomo
di oggi nel rifiuto di ogni riflessione
sulla realtà. Per denunciare questo rischio, che sembra caratterizzare di fatto la cultura “postmoderna”, ed esaltare invece il
lavoro dei filosofi, anche di quelli
non cristiani, Giovanni Paolo II ha
scritto “Fides et Ratio”, che è la
13esima e forse la più difficile
enciclica del suo pontificato. “La
teologia - scrive il Papa - ha sempre avuto e continua ad avere
bisogno dell’apporto filosofico: in
tutto il suo indagare presuppone ed esige una
ragione concettualmente
e
argomentativamente educata
e formata; inoltre ha bisogno
della filosofia
come interlocutrice per verificarne l’intellegibilità e la verità
universale dei
suoi assetti”.
Punto di partenza del documento sono gli
interrogativi
iscritti nel cuore
di tutti gli uomini, al di là di ogni
differenza: “chi
sono? Da dove
vengo e dove
vado? Perché
la presenza del
male? Cosa ci
sarà dopo questa vita?”. Domande alle quali nella storia del pensiero umano sono state date
risposte diverse, ognuna delle
quali per il Papa contiene un
“seme di verità”. “Rifiutare una
simile verità - afferma riferendosi
in particolare alle filosofie orientali, che invita ad approfondire sarebbe andare contro il disegno
provvidenziale di Dio, che conduce la sua Chiesa lungo le strade
del tempo e della storia”. Ognuno,
sottolinea Wojtyla, “è naturalmente filosofo”. Per questo la religione
non può fare a meno di una base
razionale.
UNIVERSO SICILIA
Gli Assessori del Governo
della Regione Sicilia
Al momento in cui viene chiuso il giornale non conosciamo le
deleghe assessoriali che saranno
assegnate ai singoli eletti nel
Governo presieduto dall’On.
Capodicasa.
Quello che possiamo dire è
che l’elezione dei 12 Assessori è
stata travagliata e caratterizzata
da colpi di scena dovute al fenomeno dei franchi tiratori, comparsi
sin dalla prima elezione del Presidente On. Capodicasa.
Al primo scrutinio solo tre dei
dodici aspiranti hanno superato la
soglia dei 46 voti: Sebastiano Cuf-
faro, Vincenzo Lo Giudice e Antonio Papania.
I restanti 9 Assessori sono stati eletti dopo un susseguirsi di proteste da parte dell’opposizione
che chiedeva le dimissioni del
Presidente per lo squallido spettacolo offerto dalla maggioranza,
dimostratasi divisa e prigioniera
dei franchi tiratori.
Nella notte di venerdì 20 e
sabato 21 novembre verso le ore
4 del mattino venivano eletti i
restanti Assessori con il sistema
del ballottaggio.
Ecco la lista degli eletti.
Salvino Barbagallo (Udr)
Gianni Battaglia (Ds)
Salvatore Cuffaro (Udr)
Carmelo Lo Monte (Ppi)
Antonino Papania (Ppi)
Domenico Rotella (Ri)
Salvatore Morinello (Pdci)
Franco Piro (La Rete)
Sebastiano Sanzarello (Udr)
Giuseppe Castiglione (Udr)
Vladimiro Crisafulli (Ds)
Vincenzo Lo Giudice (Udr)
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UNIVERSO SICILIA
NOVEMBRE 1998
Prodi alla presidenza della
Commissione Europea?
ROMA - “Sono favorevole a
una candidatura di Romano Prodi alla presidenza della Commissione europea e ne ho discusso
con Massimo D’Alema”: lo ha detto il presidente dell’Udr, Francesco Cossiga alla Reuters Television. Cossiga ritiene che Prodi
abbia delle buone possibilità di
successo, anche se non mancano
i concorrenti, il più temuto è il leader dei socialisti portoghesi, Antonio Guterres: “È una candidatura
molto forte ma è possibile che
Guterres voglia restare a occuparsi della politica portoghese”.
Altro concorrente “pericoloso” è
l’ex leader socialista Felipe Gonzales. Il presidente uscente, Jacques Santer, il cui mandato scadrà alla fine del ‘99, ha espresso
grande apprezzamento per il lavoro portato avanti dal governo dell’Ulivo, che “è stato estremamente
efficace e ritengo Prodi una grande personalità politica di livello
europeo, può certamente stare
sullo stesso piano di tutti gli altri
candidati, che sono molti, per le
importanti responsabilità comunitarie”.
Ma l’ex premier non si è ancora espresso: la Commissione
europea sarebbe, certo, un incarico di prestigio, ma il fondatore dell’Ulivo potrebbe anche decidere di
dedicarsi anima e corpo al movimento che vinse le elezioni del 21
aprile. Di certo ha fatto sapere che
in Parlamento siederà tra le fila dei
Popolari di Marini. E nel frattempo
ha ricominciato, nella nuova veste
di parlamentare, a tessere il dialogo con le altre forze politche. Primo fra tutti, neanche a dirlo, con il
suo “Giuda”, Fausto Bertinotti.
Quindici minuti di scambio di
vedute, pacate, scandite da una
mimica misurata da ambo le parti.
Alla fine stretta di mano ed ognuno
per la sua strada. Quella di Prodi
porta ai ‘cassettini’ dove il leader
dell’Ulivo ritira la posta in sospeso
e sbriga le incombenze da deputato che fino a pochi giorni fa spettavano ai collaboratori. Poi si torna
verso l’Aula, stavolta dall’altro lato
Romano Prodi.
del banco del governo, come
avverrà per Napolitano, Micheli e
Maccanico, che Prodi incontra in
un altro corridoio. Una sorta di riunione dell’ex consiglio dei ministri,
che si sposta sui divanetti per una
coda di pochi minuti. E poi tutti a
votare la fiducia al governo D’Alema.
Prodi non parla del futuro con i
giornalisti, si diceva. Parla invece
Veltroni, che dell’Ulivo dice:
“Abbiamo sempre escluso che
diventerà un partito: è e rimane
una coalizione, forte, che dà un
valore aggiunto a quello dei partiti
che ne fanno parte e tutto questo
deve essere salvaguardato”. Veltroni non ha dubbi: “Ora noi - ha
affermato - dobbiamo fare in
modo che il nostro partito, i DS, sia
forte della sua identità e che possa
contribuire al rafforzamento dell’Ulivo. È questa l’ispirazione che
viene condivisa praticamente da
tutti e che quindi animerà il nostro
lavoro nei prossimi mesi”. Veltroni,
poi, ha usato toni emozionati nel
descrivere il suo rapporto con
Romano Prodi. “Il nostro - ha affermato - è un sodalizio d’acciaio. In
questi due anni e mezzo, abbiamo
passato momenti molto duri e li
abbiamo sempre affrontati insieme. Sono molto grato a Prodi per
questa esperienza e per la lealtà
del nostro rapporto”.
Immigrati in Germania:
Cittadini
per diritto di suolo
ROMA - In Germania l’annunciata riforma del diritto di cittadinanza “sarà una svolta di carattere fondamentale: porrà fine a una
legge vecchia di 85 anni”. Così
Guido Bolaffi, capo del dipartimento Affari Sociali dello stesso
ministero giudica l’ipotesi in base
alla quale per essere cittadini
tedeschi non varrà più solo il diritto
di sangue ma, anche, il diritto di
suolo. “I tedeschi - prosegue
Bolaffi - mettono così fine a una
finzione; una delle più singolari finzioni dell’immigrazione moderna.
In base alla quale la Germania,
per prima cosa non si riconosceva
terra di immigrazione e continuava a chiamare ‘ospiti’ i lavoratori
stranieri; e, seconda cosa, escludeva dalla cittadinanza piena
milioni di immigrati che hanno
deciso di vivere e lavorare in Germania e soprattutto i loro figli che
sono nati sul suolo tedesco, parlano il tedesco e hanno deciso di
essere a tutti gli effetti dei tedeschi”. Sulle possibili ripercussioni
che la legge (che dovrà essere
sottoposta al nuovo Bundestag),
potrebbe avere in Italia, Bolaffi
non fa previsioni ma afferma che il
fatto che tale proposta sia venuta
“dal paese più potente d’Europa,
non c’è dubbio che avrà delle
conseguenze molto importanti
sull’orientamento che l’insieme
del vecchio continente ha in tema
di immigrazione. E soprattutto sulla necessità, seppur graduale e a
determinate regole, di trasformare
gli immigrati da stranieri in cittadini”. Per il capo del Dipartimento
del ministero degli Affari Sociali
“questo è tra l’altro ciò che hanno
già fatto nazioni dove è grandissima l’immigrazione. Ciò potrebbe
evitare che un numero crescente
di immigrati sia vissuto con ansia
dai cittadini che pensano di avere
a che fare con persone estranee
all’interesse collettivo”. Secondo
Bolaffi questo modo di vedere
potrebbe essere diverso “se gli
immigrati diventassero cittadini a
tutti gli effetti”.
5
SCUOLA: UN ITALIANO SCRIVE
AL PRESIDENTE TEDESCO
ROMA - Il recente discorso del
presidente federale sulla riforma
della scuola tedesca non accenna
in alcun punto al tema della presenza dei bambini stranieri.
A far notare questa mancanza
è una lettera aperta pubblicata
sul settimanale italiano edito a
Francoforte, “Corriere d’Italia”.
“Egregio signor presidente, mi
permetto di scriverLe, perchè Ella
ha toccato - e tocca sovente nei
suoi discorsi - un tema che interessa da vicino noi stranieri che viviamo, lavoriamo e produciamo ricchezza in questo generoso Paese:
il tema della formazione. Mi riferisco in particolare al discorso che ha
tenuto circa un anno fa, il 5 novembre 1997, a Berlino, dal Titolo `Aufbruch in der Bildunspolitik’”.
“È stato un discorso importante - prosegue la lettera - che ha
avuto reazioni autorevoli, anche
ultimamente, a livello di ministri
della cultura: un discorso che
diventa attualissimo, signor presidente, in questo cambio di legislatura. Allora mi permetta di intervenire, anche se in ritardo. Siamo
d’accordo con Lei, quando dice
che Bildungmuss in unserem
Land zum `Megathemà werden.
Questo tema, però, deve coinvolgere anche gli scolari stranieri”.
“Ora, signor presidente, nel
suo lungo discorso di Berlino, e nei
riferimenti che Ella ha fatto altrove
sullo stesso argomento, gli scolari
stranieri non sono neppure citati.
Questo è un po’ l’argomento della
presente lettera. Eppure, signor
presidente, in Germania vi sono
classi e scuole dove gli scolari stranieri sono la maggioranza”.
“Allora come stranieri ci preoccupiamo quando sentiamo che
Lei, in un discorso autorevole ed
importante che, come dicevo, ci
pare preso a modello già da alcu-
ni ministri della cultura di Lander
grandi e importanti, soprattutto al
sud, non ritiene di occuparsi
degli scolari stranieri”.
“Ci consenta di aggiungere
che sono proprio gli stranieri a soffrire del più alto grado di insuccesso scolastico e del più alto grado di
disoccupazione in questo Paese.
Allora desidereremmo che Ella si
occupasse dell’argomento, quando parla di scuola”.
“Ella, signor presidente, è stata nominata da elettori tedeschi, e
a quelli deve rispondere: sono le
regole del gioco. Tuttavia siamo
convinti che una riforma del sistema formativo, per avere successo, deve tenere conto che nella
scuola non ci sono solo scolari
tedeschi; ci sono scolari tedeschi
e scolari stranieri, i quali hanno
diversi retroterra culturali, ma vivono e vivranno insieme. Questo è il
punto”.
“Ora, però, signor presidente,
intendiamoci: non è soltanto una
educazione alla ‘tolleranza’ quella
che richiediamo. Come straniero,
Le posso dire che ci si stanca molto presto di ‘essere tollerati’ come
probabilmente ci si stanca molto
presto anche di ‘tollerare’. La questione va vista diversamente”.
“Gli scolari devono imparare
ad approfittare l’un l’altro delle
reciproche differenze, intese
come chance di arricchimento,
altrimenti, quando non avranno
più voglia di tollerarsi, cominceranno a vedersi l’un l’altro come
nemici”.
“La scuola tedesca, signor presidente, non è affare solo degli scolari, dei maestri, dei genitori tedeschi - conclude la lettera - È affare
nostro come loro, e anche noi siamo portatori di grandi ricchezze
culturali, che possono diventare
materia di ragionamento”.
Viagra in Farmacia,
ma non è boom di richieste
MA -Sono oltre 3 milioni gli italiani che soffrono di disturbi “sotto
le lenzuola”, ma soltanto 300 mila
sono quelli diagnosticati e che già
potranno usufruire del viagra, la
pillola blu finalmente in farmacia
anche in Italia da mercoledì 14
ottobre al prezzo di 11,77 dollari
americani pari a 20.875 lire italiane l’una.
Eppure l’atteso “assalto” ai
banchi del farmacista, nei primi
giorni di vendita, non c’è stato,
forse perchè gli italiani sono stati convinti dai numerosi appelli
alla cautela lanciati da più parti,
ultimo in ordine di tempo dal
direttore del dipartimento farmaci del ministero della sanità Nello Martini.
“Non è un afrodisiaco - ha precisato Martini - e non c’è stata
un’accelerazione della registrazione del farmaco che può presentare effetti collaterali anche
gravi”.
Per i farmacisti le scarse vendite sono legate al costo della pil-
lola. “Forse hanno sostenuto alcuni farmacisti del centro di Roma stanno aspettando il giorno dello
stipendio o della pensione per
poter acquistare il medicinale”. I
distributori di medicinali non sembrano però preoccupati: l’ADF
(l’associazione dei distributori farmaceutici) ha già esaurito le scorte di capsule da 25 mg e ha già
distribuito oltre il 50% di quelle da
100 mg. dal magazzino.
Ancora in parte invendute, invece, le capsule di Viagra da 50 mg.
Naturalmente si sono verificati “alti e bassi” di vendite anche se
molti chiedevano soltanto la reale
disponibilità del farmaco prima di
farsi prescrivere dal proprio medico il viagra.
Anche qualche connazionale
residente all’estero ha approfittato
di una “capatina” in Italia per “fare
provvista”.
Nel primo giorno di vendita in
farmacia del viagra, infatti, un
curioso episodio ha interessato
proprio un signore italiano di origi-
ni piemontesi che era in procinto di
lasciare la Penisola, dopo una
breve visita, per fare ritorno nel
paese di residenza, l’Argentina.
“A River Plate, dove vivo, la
pillola non è ancora arrivata: sono
curioso di provarne gli effetti” ha
dichiarato, per nulla imbarazzato,
l’emigrante piemontese di 60 anni,
prima di far rientro a Buenos Aires.
L’acquirente è stato “pizzicato” dal giornalista in una delle farmacie aeroportuali di Fiumicino
dove la pillola che promette
meraviglie è disponibile: il “curioso” compratore è stato il primo
acquirente di viagra in quella farmacia.
L’uomo si è presentato alle 13
in bottega con una ricetta prescritta da un medico-chirurgo di
Cuneo con la richiesta di una confezione di 4 compresse da 50 milligrammi, pagata 83.500 lire.
Nel complesso, si può comunque dire che è andata meglio al
Nord che al Sud, anche se i dati
sono ancora troppo esigui per fare
un primo bilancio che la Federfarma redigerà a fine mese.
La pillola non è miracolosa,
non è un afrodisiaco - avvertono i
medici - e non funziona in assenza
di desiderio.
Per far comprendere a tutti
come si assume, quando, in che
dosi e per chi può essere prescritta e chi no, oggi è possibile prendere “lezioni di viagra”.
A Roma, infatti, presso il centro diagnostico è stata istituita una
scuola con tre incontri settimanali
con un cardiologo e un andrologo.
Alle lezioni possono partecipare non solo i pazienti ma
anche i farmacisti e i medici di
base. Gli incontri sono gratuiti e
sono tenuti dai professor Giuseppe Tritto, andrologo direttore
del dipartimento di chirurgia e
urologia dell’ospedale San Carlo di Nancy e dal professor Filippo Milazzotto, primario cardiologo emerito ospedale San Camillo di Roma.
Cicala
Associazione Regionalle Sicilgrano - Catania
95124 - CATANIA
Piazza S. Maria di Gesù n. 3
Uffici zonali sono aperti a:
— Maniace
— Bronte
— Grammichele
— Raddusa
— Castel di Iudica
— San Cono
Tutte le sedi di cui sopra sono ubicate presso
le sedi comunali dell’A.I.C.
Per una puntuale assistenza tecnica in grado di garantire uno sviluppo adeguato alle
nuove tecniche di produzione rivolgetevi all Associazione Regionale Sicilgrano.
6
NOVEMBRE 1998
UNIVERSO SICILIA
Con il patrocinio del Comune
Karaté: uno sport per tutti
BRONTE - Quaranta giovani e
giovanissimi atleti hanno aperto
nella piazza principale di Bronte la
Manifestazione “karatè - Uno
sport per tutti”, con il patrocinio del
comune.
Il sincronismo dei movimenti di
tutto il gruppo, coordinato dal
maestro Salvatore Tirendi, cintura
nera 3° Dan e direttore del “Centro” ha raccolta continui applausi
da parte del numeroso pubblico
presente.
Con il maestro Tirendi hanno
collaborato le cinture nere 1° Dan
Antonio Messina, Giusy Marullo,
Giuseppe Amore, Tanino Musarra, Antonio Caserta e Samuele
Amore.
IL gruppo che si è esibito era
composte da Nunzio Favatello,
Paolo Orefice, Sebastiano Aleo,
Concita Caserta, Fabio Schilirò,
Nunzia Sinagra, Maria Tirendi,
Maria Meli, Giuseppe Meli, Elga
Leanza, Ambra Leanza, Marco
Calà Campana, Cristiano Catania, Alfio Bonsignore, Federico
Bonina, Giuseppe Schilirò, Giuseppe Prestianni, Adriana Reale,
Domenico Militello, Davide Gambino, Mario Meli Renato Musarra,
Giuseppe Favatello, Antonio Bellitto, Pietro Bellitto, Gaspare Aleo,
Angelo Aleo, Antonio Gangi, Beatrice Cairone, Emanuele Scarlata,
Giuseppe Gorgone, Mario Zingale, Alfredo Corica.
Fra gli ospiti d’onore il maestro
Alfio Liotta, cintura nera VII° Dan,
responsabile per la regione Sicilia
e direttore nazionale della Federazione Europea Karatè e Disciplina
Associate, oltre che il sindaco
Zappia e l’assessore allo sport
Melo salvia.
La manifestazione si è svolta
con la esecuzione di una serie di
esercizi, sempre più impegnativi.
All’inizio alcune teciche di base
(Kion), seguite da vari tipi di combattimento, da quello prestabilito
(Goon, Sam, Bon, Kion, Ippon)
fino ad arrivare a quello libero.
Successivamente sono state
eseguite alcune sequenze di forme (Katà), dopo di che il maestro
Tirendi, con alcuni atleti, ha dato
un saggio di combattimento con le
armi.
Particolare interesse nel pubblico ha suscitato una manifestazione di difesa personale eseguita
da Nunzio Sinagra e Giuseppe
Amore, mentre sempre il maestro
Tirendi ha mostrato alcune tecniche di difesa contro il coltello ed il
bastone.
È stata sottolineata da frequenti applausi la parte finale
dove il maestro, dopo avere contemporaneamente quattro avversari, completava il combattimento
con un piccolissimo atleta di sei
anni, dal quale veniva simbolicamente battuto.
Ha concluso questa panoramica di arti marziali, un intervento
del sindaco Zappia, il quale a
nome del comune di Bronte, ha
consegnato a tutti i partecipanti
una targa ricordo.
Il sindaco ha avuto anche
parole di elogio per il centro Shotokan, palestra di formazione sportiva e morale per i giovani, ringraziando il maestro Salvatore Tirendi
per quanto ha realizzato ed il maestro Alfio Liotta, che con la sua presenza ed i suoi suggerimenti ha
qualificato questa prima esibizione per Bronte di Arti Marziali.
Paternità: Arriva il test per accertarla
“Mater semper certa est, pater
numquam”: da oggi non è più così.
In Italia è infatti arrivato il test “fai
da te” che stabilisce, ma senza
valore legale, la paternità o maternità di un figlio. Basta un campione di saliva, di urine o un capello e
mediante lo studio del Dna delle
cellule, estratto dai linfociti del
sangue periferico dei campioni in
particolari sequenze, dette microsatelliti trasmesse dai genitori ai
figli, si ottiene la risposta sulla
compatibilità biologica tra i soggetti a confronto, cioè la reale
parentela.
L’esame (“self paternity test”)
è stato presentato dal prof. Claudio Giorlandino ginecologo dell’associazione Artemisia. È un test
anonimo per quanto riguarda i
campioni, segue un’etichettatura
alfabetica: A per il padre, B per il
figlio oppure A per la madre e B
per il figlio. Il test costa circa 2
milioni di lire e chi lo compera
all’associazione deve però dichiarare le proprie generalità. “Il test
non ha nessun valore dal punto di
vista legale - ha precisato Giorlandino - ma solo informativo e si può
correre il pericolo sull’uso indiscriminato del test”. Il test apre un
dibattito etico, giuridico e legale.
Vattani in una lettera pubblicata
dal periodico “Il Borghese” del
15 ottobre scorso e nella quale
si ricorda la figura del tenente
colonnello
Carmine
Calò,
assassinato a Kabul il 17 settembre scorso da un commando
di Taliban mentre si trovava
impegnato in operazioni di pace
delle Nazioni Unite.
Per promuovere l’istituzione
del Libro d’Onore “siamo intervenuti ai più alti livelli delle
oltre 150 richieste al giorno mentre
nell’Illinois, dove 1 figlio su 40 non
è considerato legittimo da uno dei
due genitori, ci sono 330.000 procedimenti legali per accertamenti
di paternità il primo laboratorio.
Secondo l’esperto anche il
Garante della Privacy non potrà
intervenire. “Perché il test è anonimo e perché ormai siamo in villaggio globale - ha concluso Giorlandino - e se ciò fosse vietato in Italia
l’interessato potrà recarsi all’estero o spedire il test in un altro laboratorio europeo con il solo aggravio di costi e tempi”.
Taità
Sei italiani su dieci sognano il matrimonio
ROMA - Diminuiscono i matrimoni, aumentano le convivenze,
ma sposarsi ed avere dei figli continua ad essere un ideale di vita
per sei italiani su dieci: l’80% ritiene che il matrimonio sia un atto
d’amore e il 34% lo giudica l’unica
forma moralmente accettabile di
vita in comune tra uomo e donna.
Sono solo alcune delle indicazioni
emerse dalla ricerca sulle opinioni
e gli atteggiamenti degli italiani
verso le tendenze demografiche
in atto nel Paese condotta dall’Istituto di ricerche sulla popolazione
del CNR (Centro Nazionale Ricerche).
La ricerca - presentata nel
corso di una conferenza stampa
da due degli autori, Rossella
Palomba e Giuseppe Gesano fa giustizia di molti luoghi comu-
ni e racchiude non poche sorprese. A cominciare dalla scarsa consapevolezza collettiva di
“quanti siamo”: meno di un terzo
del campione (1.500 persone di
età compresa tra i 20 e i 49 anni)
sa infatti indicare con buona
approssimazione il numero degli
abitanti dell’Italia, ma il 49% vorrebbe comunque che nei prossimi anni questo numero restasse
stabile e solo il 14% desidererebbe che diminuisse.
A preoccupare il 70% degli
intervistati è soprattutto il calo del
numero dei giovani sotto i 20 anni
- scesi dai 15 milioni del 1987 agli
11,8 milioni dell’anno passato mentre i più guardano con indifferenza, ed in parte con favore,
all’invecchiamento medio della
popolazione.
UN LIBRO D’ONORE PER GLI ITALIANI
CADUTI IN MISSIONE DI PACE
ROMA - Istituire un Libro d’Onore nel Palazzo della Farnesina
alla memoria dei nostri connazionali deceduti nelle operazioni di
pace nel mondo: è la richiesta
avanzata dal ministero degli Affari
Esteri, e di cui dà notizia il Segretario Generale, ambasciatore
Umberto Vattani.
“Purtroppo sono molti gli italiani che hanno perso la vita nell’esercizio delle loro funzioni
all’estero” scrive l’ambasciatore
Oggi il nuovo esame può essere
utile alla donna che ha fatto ricorso
alla fertilizzazione in vitro per
sapere se il patrimonio genetico
del figlio è in parte suo, oppure
risalire alla paternità di un bimbo
nato dopo una violenza subita da
una donna.
O infine in caso di rapporti plurimi. “Non c’è bisogno di una legislazione in materia - ha sottolineato il ginecologo - ma un dibattito da
parte dell’opinione pubblica con
regole conseguenti”. Il test è già
conosciuto e praticato all’estero: a
Boston, il primo laboratorio molecolare di questo genere riceve
Nazioni Unite e continueremo a
intervenire affinchè piena luce
sia fatta su ciascuna delle circostanze che hanno visto coinvolti
militari italiani e i colpevoli siano
assicurati alla giustizia” scrive
Vattani.
Una prima reazione è giunta
da Bruno Zoratto, consigliere del
Cgie di Stoccarda, il quale, esprimendo apprezzamento per l’iniziativa del ministero degli Esteri,
aggiunge che “il Libro d’Onore
Associazione Siciliana Produttori Olivicoli
È l’Associazione capace di
assicurare la necessaria
assistenza per una:
— corretta coltivazione olivicola;
— buona conoscenza delle
tecniche di produzione
dell’olio;
— professionalità per la conservazione dell’olio prodotto;
— migliore resa nella commercializzazione dei prodotti olivicoli.
Per tutto questo l’ASPO conta una capillare rete
di uffici sempre a disposizione dei produttori.
Per informazioni rivolgersi all’ASPO - Piazza Mercato 72 - 95031 ADRANO
deve essere aperto anche a chi
con il sangue ha pagato il proprio
sacrificio sul lavoro, come i 136
italiani divorati dalla miniera a
Marcinelle l’8 agosto 1956. Oppure i marinai trucidati in Algeria e
che troppo frettolosamente sono
stati assurdamente dimenticati”.
“Due esempi - conclude Zoratto - che confermano la necessità
che il Libro d’Onore deve essere
aperto anche agli eroi del lavoro
italiano all’estero”.
Elementi contraddittori arrivano dal fronte dell’immigrazione. Il
61% degli italiani crede che gli
stranieri siano troppi e il 49,7%
ritiene che la loro presenza possa
favorire una escalation del terrorismo e della criminalità, ma il 73%
assicura che non avrebbe problemi nell’avere come vicini di casa
degli immigrati e il 62,3% auspica
che a questi ultimi venga concesso diritto di voto almeno nelle elezioni comunali.
Tanta approssimazione - suggerisce la ricerca - potrebbe venire dalla cattiva conoscenza del
fenomeno: se il 97% del campione
è pronto a giurare che il numero
degli immigrati sia salito negli ultimi anni, due intervistati su cinque
stimano questo numero superiore
ai 3 milioni.
Confusi e imprecisi sui grandi
trend demografici, gli italiani dimostrano però di avere idee molto più
chiare in fatto di vita familiare: le
nozze, come detto, sono ancora
un traguardo per molti, ed il calo
del numero dei sì viene spiegato
con il reddito insufficiente (89%) e
con le difficoltà a trovare casa
(82%).
E se il 38% del campione vede
con favore la crescita delle coppie
che vivono insieme senza sposarsi, l’81% dichiara che avere attorno dei bambini è in ogni caso
garanzia di felicità; per il 78% quello con i figli è in ogni caso il legame
affettivo più stretto che si possa
avere nella vita.
Ma se è vero che il 70% delle
persone è preoccupato dalla contrazione delle nascite, perché il
44% confessa di non voler mette-
re al mondo dei figli nei prossimi
anni? Gli ostacoli maggiori sono
indicati nelle preoccupazioni per il
futuro (62%), nei problemi economici (42%), nell’eccessiva anzianità della coppia (27%).
Tra i genitori in pectore, il 54%
ritiene che il numero ideale di
bambini sia quello di due per coppia, mentre il 29% di quanti reclamano più assegni familiari e più
agevolazioni per le donne che
lavorano ammettono che anche in
presenza di questi benefit non si
decidererebbero al gran passo.
Significativo, infine, il 24% di
uomini e donne convinti che un
figlio sia diostacolo alla carriera.
Tradizionalismi e stereotipi
duri a morire emergono anche nei
confronti del lavoro. Un intervistato su quattro crede che per la donna sia importante rendersi autonoma, ma il 33% pensa che, se è il
marito a lavorare, la moglie può
anche starsene a casa. Nel menage familiare, tutte le decisioni
importanti devono essere prese in
comune, così come comune
dovrebbe essere la gestione delle
entrate: per il 49% dei maschi e il
55% delle femmine anche le faccende domestiche andrebbero
divise tra i coniugi.
Ultimo dato, quello sui
cosiddetti “lavori di cura”: solo il
6% degli intervistati ammette
che, in caso di difficoltà, non
avrebbe nemmeno un amico o
un parente su cui contare. Per
tutti gli altri il primo a cui chiedere una mano è il partner (49%) o
un parente (37%), più raramente un amico (12%).
Scop-Tach
Donne italiane: La carriera prima dei figli
ROMA - Una donna italiana su
quattro dichiara di pensare prima
a fare progressi nella carriera
lavorativa, ponendo solo in un
secondo momento l’eventuale
nascita di figli.
Ed al desiderio di emergere
nella professione talora si accoppia la paura di far nascere, e vivere, le proprie creature nel mondo
di oggi.
Intanto i dati sulla scarsa natalità e sull’aumento della popolazione anziana in Italia non accennano a mostrare inversioni di tendenza: mentre una donna su due
di figli non ne vuole affatto, il tasso
di natalità si è dimezzato, tant’è
che dal 1961 ad oggi ci sono oltre
400 mila nati in meno, passando
da 930.000 a 500.000.
Il dato emerge da un’indagine
del mensile ‘Noi Donne’, condotta
su un campione di 520 ragazze,
fra i 16 ed i 24 anni. E dall’inchiesta
spunta anche che per le giovani
italiane sono preferibili i genitori
gay alle coppie miste, mentre c’è
grande consenso all’adozione di
figli da parte di single.
Alla domanda ‘pensi di avere
figli un giorno?’, il 52% delle potenziali giovani madri ha risposto un
secco no; meno di una giovane su
5 ha detto, invece, un chiaro si.
Incerto rimane il 29% delle
ragazze che ha replicato con un
‘non saprei’.
Ed è per il 26% delle interpellate, pari ad una donna su quattro,
che la nascita di un figlio ‘sarebbe
un impedimento alla realizzazione
professionale’.
Non vuole fare figli perché non
vuole ‘farli vivere in un mondo come
questo’ il 24% delle ragazze sentite,
mentre il 17% ritiene che sia una
responsabilità troppo grossa. Ed è
l’8% ad avere paura del parto.
‘Non mi piacciono i bambini’ è,
invece, quanto afferma il 5% delle
intervistate.
Dice sì all’adozione di figli per
le coppie gay il 53% delle intervistate; mentre solo il 19% è favorevole alle situazione con figli nati da
coppie miste.
È, infatti, il 55% a segnalare
‘problemi per i figli nati da genitori di
razza diversa’. Alla domanda ‘che
cosa pensi dei figli frutto di matrimoni misti?’ Il 21% del campione
risponde: ‘in Italia non è ancora il
momento’. Ed il 18% arriva ad
affermare ‘io non lo farei mai’.
Il 50% delle interpellate, poi, si
dice d’accordo all’adozione di figli
da parte di single. Non solo: il 40%
non esclude di comportarsi come
Madonna (il 19% ha replicato con
un ‘si, perché no’, mentre il 21%
con un combattuto ‘forse’).
Più consensi vanno alla scelta
dell’inseminazione artificiale voluta da single: il 43% delle giovani
donne del campione non esclude
questa possibilità .
A.C.
UNIVERSO SICILIA
NOVEMBRE 1998
CLANDESTINI:
È DI NUOVO ALLARME ROSSO
Tra emergenza ed integrazione: l’Italia è sempre più in
gara con se stessa per fare fronte allo sbarco continuo di extracomunitari clandestini, provenienti non solo dall’Albania, ma
anche dalla regione del Kosovo
in guerra con la Serbia e dal
Kurdistan.
Per quanto riguarda la fetta
“regolare” del fenomeno, l’ultimo
monitoraggio dell’Istat (Istituto
nazionale di Statistica) è stato
pubblicato lunedì 26 ottobre.
Secondo questo studio, gli stanieri regolarmente presenti in
Italia al 1° gennaio 1998, in
base ai permessi di soggiorno in
vigore, sono 1.022.896, in crescita rispetto al 1997 del 3,7%.
Anche gli stranieri residenti
continuano ad aumentare: sono
992.566 i cittadini stranieri iscritti all’anagrafe all’1 gennaio ‘98
con un incremento del 12,2%
rispetto al 1997 e con un’incidenza sul totale della popolazione residente in Italia pari
all’1,7%. Rispetto alle aree di
provenienza maggiormente frequenti sono: Europa CentroOrientale (22,1%) e Africa settentrionale (19,6%). Tra i motivi
per cui vengono concessi i permessi si segnala, è quanto
ancora rileva l’Istat, l’aumento di
quelli familiari: per lo più si tratta
di donne e bambini che giungono in Italia per ricongiungersi
con il marito o il padre.
E l’immigrazione ha anche
una sua geografia: le quote più
elevate di stranieri residenti si
registrano nelle regioni nordoccidentali e centrali (rispettivamente 31,9% e 29,9% del totale), seguite dal Nord-Est
(20,7%) e dal Mezzogiorno che
raccoglie il 17,5% della popolazione straniera.
Rispetto al totale della popolazione residente - conclude lo
studio Istat - l’incidenza degli
stranieri ha raggiunto un peso
percentuale pari all’1,7%, un
valore nazionale che nasconde
livelli territoriali differenziati: si
va dal 2,7% del Centro allo 0,7%
nel Sud. In complesso, dunque,
in cinque anni l’incidenza è cresciuta: al 1° gennaio 1993 era
pari all’1%.
Questo, come si diceva, è
quello che appare dal monitoraggio del fenomeno emerso,
quello regolare. Ma è proprio di
questi ultimissimi giorni il riacquisirsi dell’emergenza per quel
che riguarda gli arrivi di irregolari. Soprattutto in Puglia, gli episodi di criminalità legati all’immigrazione clandestina sono sem-
pre più feroci: nelle ultime settimane si sono verificati diversi
casi di clandestini derubati e
gettati in mare dai loro traghettatori, che ormai si sentono troppo
braccati per avvicinarsi troppo
alla costa italiana, e preferiscono “disfarsi del fardello” dei passeggeri quando i “gommoni della speranza” provenienti dall’Albania sono ancora in alto mare.
Questa terribile logica non
risparmia nemmeno donne e
bambini, anche piccolissimi.
Intanto in Puglia i centri di
accoglienza registrano da tempo il
“tutto esaurito”, eppure la popolazione locale è molto attiva nell’affiancare la chiesa per dare un rifugio, almeno momentaneo, ai tanti
diseredati. Il presidente della
Regione Puglia, Salvatore Distaso, ha chiesto in una lettera al neo
presidente del Consiglio, Massimo D’Alema, di riconoscere la
Puglia “Regione di frontiera”. “Il
complesso di questioni relative
alla vocazione geografica della
nostra terra di ponte-frontiera verso i Balcani e l’Est mediterraneo scrive Distaso - con tanti drammatici risvolti, sta determinando alla
Puglia un ruolo diverso e particolare rispetto alle altre realtà regionali ed europee”.
P.T.
Lotterie: L’Italia alle prese
con la febbre dell’oro
ROMA - La febbre da lotteria
divampa ormai anche in Italia,
complici le megavincite del
Superenalotto: eppure le ingenti
somme distribuite dai giochi di
Stato rischiano di mettere in crisi l’armonia di mariti e mogli e la
tranquillità delle famiglie italiane. Lo rivela un sondaggio promosso dalla rivista di pubblicità
e comunicazione Advertiser e
condotto da Ims (Istituto di
marketing sociale) su 500 coppie di sposati.
Sull’eventuale vittoria, si
dividono radicalmente i desideri
e i sogni di mariti e di mogli. Ma
quale “follia” farebbero i mariti
una volta raggiunta la super sicurezza economica grazie alla
lotteria? Il 39% degli intervistati,
per esempio, se vincesse una
somma “astronomica”, si darebbe alla “classica fuga nei Caraibi
con una bellona”. Uno su quattro (25%) ammette che con una
grossa cifra “la tentazione di
comprarsi l’amore di una giovane procace sarebbe fortissima”.
Il 16% degli uomini - con i miliardi della lotteria - si comprerebbe
subito una Ferrari. Per un altro
10% la follia da fare con i miliardi della lotteria sarebbe “aprire
un locale o un ristorante di lusso”. Un 5% di intervistati “si
comprerebbe una villa con parco e spiaggia privata in Sardegna”. Ed il 4% dei mariti intervistati sarebbe felice “di comprare
la squadra di calcio del cuore”
(“per farla andare come dico
io”). Solo l’1% non risponde.
Ma come cambierebbe realisticamente la vita quotidiana del
marito che vince alla lotteria? Il
45% smetterebbe immediatamente di lavorare, il 22% penserebbe subito al miglioramento
della qualità della vita dei propri
figli, facendosi in quattro per
garantire loro un futuro roseo e
di successo. Il 19% invece
ammette placidamente che
“dormirebbe molte più ore, svegliandosi nella tarda mattinata”,
mentre il 12% si “sentirebbe
finalmente libero di dire ciò che
pensa al proprio datore di lavoro” e grazie alla sicurezza finanziaria “lo farebbe senza alcuno
scrupolo”. Il 2% non risponde.
Diversa è l’opinione delle
donne circa i desideri folli da
soddisfare grazie alla vincita
miliardaria delle lotterie: più di
una donna su tre (32%) “sogna
di comprarsi uno spazio in tv
come conduttrice, per far vedere
alle amiche di essere importante
e famosa”. Il 25% delle intervistate “l’acquisto di un enorme
appartamento - nel centro storico di una città - arredato con il
massimo della qualità e del
comfort e dotato di personale di
servizio”; per il 19% delle mogli
intervistate “ricca follia” sarebbe
“acquistare una maison di moda
per fare la stilista a tempo perso
ed avere tutti i vestiti che desidera”. Per il 10% delle donne la
vera follia sarebbe “comprarsi la
compagnia di un personaggio
famoso”, desiderio che i mariti
non hanno neppure accennato.
E come cambierebbe realisticamente la vita quotidiana
della moglie che vince alla lotteria? Il 35% “dedicherebbe assai
più tempo allo shopping quotidiano”. Il 29% delle intervistate assai più generose dei loro consorti - “si dedicherebbe al miglioramento della vita dei propri figli
aiutandoli concretamente”. Il
17% non vedrebbe l’ora “di
andare al cinema, in discoteca,
a teatro, in palestra” e grazie al
denaro sicuro potrebbe permettersi il tempo e i costi di questi
svaghi. Solo il 10% delle donne
sogna “di smettere completamente di lavorare” contro il 45%
degli uomini. Ed infine il 7% “si
metterebbe a scrivere o a dipingere come ha sempre voluto
fare”. Solo il 3% è incerto o non
risponde.
Un dato conclusivo che a dir
poco fa riflettere sul grado di attenzione sociale degli italiani: l’indagine ha chiesto agli intervistati “se
sarebbero disposti a dare ai poveri una parte dei soldi vinti grazie
alla lotteria”. Il 65% risponde seccamente di no, il 25% dichiara che
lo farebbe certamente ed il 10% è
incerto o non sa come rispondere.
Ma quale motivo spinge
mariti e mogli a giocare sempre
più assiduamente alle varie lotterie di Stato? Il 26% del campione complessivo dichiara di
giocare “perché la vita quotidiana fa schifo”. Il 19% con i soldi
vinti vuole “poter esaudire tutti
i sogni e i desideri piccoli e
grandi”. Il 15% si dà alla lotteria “perché con i soldi ci si può
assicurare le cure più avanzate
per la salute”. L’11% con le vincite alla lotteria spera “di non
aver più problemi nel pagare le
tasse allo Stato”. L’8% con i
soldi “pensa che potrà essere
libero da molte leggi ingiuste”
ed il 7% gioca perché “disoccupato o non guadagna abbastanza”. Solo il 2% gioca “per
puro divertimento o perché non
sa cosa fare”.
Infine, una curiosità: il 28%
delle intervistate (soprattutto
casalinghe) si comprerebbe un
programma televisivo per condurlo personalmente per diventare conduttrici famose e desiderate. Fra gli spazi Tv più
ambiti c’è “Carramba Che Fortuna” (19%).
Taità
7
Una informazione
AUTO:
di ritorno
È crisi del mercato
per conoscere
mondiale
l’altra Italia
FIAT:
Nonostante le comunità che vivono all’estero
abbiano una gran voglia di parlare di se stesse, di
farsi conoscere dagli italiani rimasti in patria e di
partecipare alle cose del paese Italia, la loro
“voce” non trova riscontro nella opinione pubblica
italiana.
Le ragioni sono da ricercare nella mancanza di
una cultura di ascolto e quindi di una cultura di
rapporti e di reciproca conoscenza tra le due Italie.
È mancato fino ad ora un disegno pur minimo di
politica culturale in questa direzione.
Basta ricordare che in nessuna università italiana esiste un corso accademico sulla storia della
emigrazione e sulle sue modificazioni e che, nello
stesso insegnamento dell’obbligo, il fenomeno
viene quasi del tutto ignorato. Eppure si tratta di
una pagina di storia che ha lacerato per oltre un
secolo la cita degli italiani e dell’intero Paese e che
oggi è divenuta di grande attualità per il nuovo
quadro socio economico rappresentato dalle
nostre comunità all’estero.
Non parliamo del silenzio della grande stampa
e della informazione nazionale, tutta concentrata
sulla cronaca che fa cassetta e sulla esigenze di
mercato e di accesa concorrenza.
Manca in realtà una corretta ed adeguata informazione di ritorno che faccia comprendere cosa
significa effettivamente la presenza e la dimensione degli italiani nel mondo, chi sono, come vivono,
quale peso hanno nella società di accoglienza.
Da più parti si parla degli italiani all’estero
come di “una risorsa” ma l’affermazione rimane
generica, priva di riferimenti precisi e di supporti
operativi.
Il problema viene riproposto con forza dagli
attuali processi di globalizzazione che investono e
coinvolgono le società di tutti i continenti.
Il mondo è diventato più piccolo e la comunicazione globale ci fa percorrere in tempo reale tutto
quello che accade nel nostro pianeta.
L’Italia è l’unico paese al mondo che si presenta nel panorama internazionale con un’altra Italia,
ancora più numerosa, sparsa in maniera capillare
in tutti gli angoli della terra.
La comunicazione globale in tempo reale facilita la conoscenza tra le due Italie ma rende difficoltosa la sua lettura.
Fino ad oggi la comunicazione è stata in senso
unico, cioè che si sceglieva cosa comunicare. Ora
non è più così. La globalizzazione, per la sua facilità di accesso, porta in arrivo una informazione
sempre più frequente e convulsa che ha bisogno
di essere letta, recepita ed interpretata.
Certamente gli Italiani all’estero non sono
quelli dei vecchi stereotipi sugli emigranti, né quelli che si vedono nelle telecronache sportive e nelle trasmissioni televisive che banalizzano storie,
incontri e costumi distorcendo la vera immagine di
una realtà diametralmente diversa.
È solo attraverso un’informazione di ritorno
seria, responsabile e capace di suscitare interesse che è possibile conoscere davvero l’altra Italia
e tutto quello che è interessante nella vita delle
comunità italiane. Ma anche dall’estero deve partire un’informazione di qualità.
Prezioso fino ad oggi è stato il lavoro tenace
dei giornali delle associazioni e delle piccole testate di emigrazione per il loro ruolo di servizio e di
informazione.
Una corretta intestazione di informazioni e di rapporti tra le due Italie sul piano culturale, economico,
politico e degli scambi conferirebbe al nostro paese
una posizione di primo piano negli assetti internazionali e rinsalderebbe i vincoli di appartenenza.
Le nostre comunità all’estero sono una forte
risorsa ed il mondo intero è pieno di studiosi,
managers, imprenditori, politici e docenti italiani o
di origine italiana.
Sulla strada della globalizzazione lo stesso
business ormai largamente diffuso tra le due Italie
ha bisogno di una informazione adeguata per
favorire l’aggregazione e la diffusione della cultura
e della lingua italiana.
È certamente compito delle istituzioni, a partire
dagli Enti Locali, fare conoscere la vera faccia dell’altra Italia.
Ma occorre anche l’impegno delle associazioni
e degli operatori sociali e politici con iniziative e
programmi culturali in grado di coinvolgere l’opinione pubblica e la grande stampa, suscitare l’interesse della gente, stimolare i contatti umani, la
conoscenza reciproca ed il dialogo tra le due Italie.
Costruire una cultura in questa direzione significa lavorare per il Paese Italia.
Mimmo Azzia
“non rinunciamo
all’espansione”.
ROMA - Le ultime stime degli economisti sul mercato mondiale dell’automobile parlano chiaro: nel ‘98
la produzione subirà un calo netto del 4%, ed i primi
sei mesi del ‘99 saranno quelli della resa dei conti in
termini occupazionali. È uno degli effetti di quella
recessione mondiale paventata, se non annunciata,
dal Fondo Monetario Internazionale nella sua ultima
relazione. I motivi di tanto allarme hanno nomi ben
precisi: non solo la crisi delle Tigri asiatiche, ma anche
la tempesta che si è abbattuta sul rublo, la mancata
“esplosione” economica dei Paesi del Mercosur,
soprattutto la frenata repentina del mercato brasiliano. Alla fine, anche le borse occidentali non sono riuscite a tenersi sopra la mischia, e la debolezza del
dollaro degli ultimi giorni parla per tutti.
Ma il principale polo produttivo d’Italia, la casa automobilistica Fiat, assicura che la crisi mondiale non
cambierà i suoi piani: la Fiat non intende modificare la
propria linea di espansione nei mercati strategici,
sebbene questi siano “aree economiche che sentono pesantemente i contraccolpi della crisi finanziaria e
di fiducia che si è diffusa a macchia d’olio dal Sudest
asiatico”. Lo ha affermato alcune settimane fa a
Madrid, dove era per la presentazione della nuova Alfa
166, l’amministratore delegato della casa automobilistica torinese, Roberto Testore. “Fiat Auto - ha detto
Testore nel suo intervento - ha fatto una scelta ben precisa, decidendo di concentrare una parte rilevante dei
propri sforzi industriali e commerciali in Paesi come
Brasile, Argentina, Polonia, Russia, Turchia, India e
Cina. Investire in questi mercati significa investire nel
futuro”. Testore ha citato “tutte le più aggiornate ricerche”, che “continuano a dirci che in America Latina,
Europa Orientale, India e Cina, nel 2007 le vendite
saranno superiori del 50%, rispetto allo scorso anno”.
All’inizio di ottobre Fiat Auto era a Teheran, dove i
manager del Lingotto hanno esaminato forme di collaborazione industriale con la Pars Khodro, per la produzione di auto di media cilindrata. Ed è del 14 ottobre
scorso la visita dei vertici Fiat a Mosca, dove il primo
ministro russo, Evgheny Primakov, ha cercato di rassicurare sull’impegno del nuovo governo russo a
mantenere aperta l’economia agli investimenti stranieri. “La Russia - ha detto Primakov - vuole essere
un’economia aperta e non chiudersi al mondo”. Il presidente onorario, Giovanni Agnelli, l’amministratore
delegato, Paolo Cantarella, e il rappresentante a
Mosca, de Pahlen, hanno confermato a Primakov gli
impegni del gruppo in Russia, in particolare la joint
venture con la casa automobilistica Gaz. “La Fiat è
importante per i russi - ha detto Primakov - quanto lo
è per l’economia italiana”. Primakov ha quindi annunciato con la Fiat “un nuovo livello di relazioni e di
cooperazione industriale”. Anzi, in controtendenza
rispetto al comportamento di tanti investitori stranieri
che sono fuggiti dalla Russia in preda al panico, i dirigenti della Fiat hanno concordato con Primakov di
accelerare i lavori per il lancio della joint-venture che
produrrà fino a 150.000 autovetture all’anno nella fabbrica di Nizhny Novgorod, 400 chilometri a est di
Mosca. Secondo l’agenzia di informazione russa
ITAR-TASS il gruppo torinese sarebbe in procinto di
investire 850 milioni di dollari nella fabbrica, che
attualmente costituisce il più grande investimento di
una società straniera in Russia.
Ottimismo forzato? I dati sull’occupazione non
sono altrettanto allettanti, dal momento che, proprio
mentre Agnelli si trovava a Mosca, la Fiat annunciava
un periodo di cassa integrazione tra l’inizio del prossimo mese di novembre e quello di dicembre, nei suoi
stabilimenti, che servirà ad adeguare la produzione
alla richiesta di mercato. Nel periodo compreso tra il 2
novembre ed il 6 dicembre prossimi, saranno ‘tagliate’ complessivamente, 28 mila vetture. La cassa integrazione interesserà da un minimo di 6.300 lavoratori nella settimana che va dal 9 al 15 novembre ad un
massimo di 24.500 addetti, nel periodo compreso tra
il 23 ed il 29 novembre. Nella settimana a cavallo tra il
30 novembre ed il 6 dicembre, i dipendenti interessati alla Cig saranno 3.700. Altri 16.500 nella settimana
precedente, dal 16 al 22 novembre. Gli stabilimenti
interessati al provvedimento sono quelli di Arese
(linea dello Spider e GTV Alfa Romeo); di Cassino,
(linea Bravo e Brava); Pomigliano (“145” e “146”),
Rivalta (linea Delta) e Termini Imerese (Punto). Negli
stessi periodi, sospenderanno l’attività anche le lavorazioni collegate.
N.C.
8
NOVEMBRE 1998
EUROPEE ’99:
UN’INTERROGAZIONE
DI TREMAGLIA
ROMA - In una recente interrogazione ai ministri degli Esteri e dell’Interno, gli on. Tremaglia, Zacchera, Rallo,
Trantino, Morselli e Amoruso fanno
notare, in vista, nel prossimo mese di
giugno, delle elezioni del Parlamento
europeo, e ricordando le passate
“carenze nell’approntamento delle liste
elettorali concernenti gli italiani residenti nei diversi paesi europei che hanno
acquisito il diritto di votare per il Parlamento europeo direttamente nei luoghi
di residenza all’estero nei vari paesi
della comunità”, che “si impone una
decisa azione del Governo per intervenire su questa situazione, data anche
l’assoluta necessità di rendere operativo il diritto-dovere al voto comunitario
da parte di tutti i cittadini italiani”.
Per questo è stato chiesto “quali
iniziative intenda intraprendere od
abbia intrapreso il Governo al fine di
L’On. Tremaglia
assicurare la regolarizzazione, la
completezza e la veridicità dei dati
contenuti nelle liste elettorali all’estero in vista delle elezioni europee; quali problemi si frappongano eventualmente alla predetta verifica e quale sia, ad oggi, esattamente la situazione in ciascun paese
della Unione europea da questo punto di vista”.
Riapre la base italiana
in Antartide
ROMA - La Base italiana in
Antartide è stata riaperta con l’arrivo a Baia Terra Nova di un primo
contingente di tecnici e personale
logistico, che ha avuto il compito di
rendere operativa la Base e di realizzare la pista su ghiaccio marino
per l’atterraggio di un aereo C-130
dell’Aeronautica Militare che trasporterà a fine mese ricercatori,
attrezzature e mezzi. Insolitamente clemente la temperatura al suolo: attorno a zero gradi nelle ore
più calde della giornata, laddove di
UNIVERSO SICILIA
FORUM DS: IL VIAGGIO DI LOMBARDI
IN AMERICA LATINA
ROMA - È rientrato da alcuni
giorni da un viaggio in America
latina il coordinatore del Forum
degli italiani nel mondo dei
Democratici di Sinistra, Norberto Lombardi. Un viaggio ricco di
incontri e denso di impegni, nato
dall’esigenza di verificare le esigenze e l’attività dei vari Forum
sorti in tutto il mondo: “Il Forum
è nato alla fine di novembre del
‘97, ed in pochi mesi ha avuto
una rispondenza immediata:
sono nati i Forum di Australia,
Argentina, Uruguay, Brasile,
Canada, New York, e di molti
paesi europei”.
Qual’è il “segreto” di questo
successo?
“Il Forum corrisponde ad esigenze reali per sua stessa natura:
non è infatti un organizzazione
centralistica, sul modello “romano”, per intenderci. Il Forum è un
luogo di apertura al dialogo, di
relazione e ricerca, non ha una
struttra rigida ma si adatta, luogo
per luogo, alle esigenze di ciascuna comunità. Il Forum inoltre non
risponde a noi, ma alla comunità
stessa, che si dà un suo statuto e
le sue regole e solo se crede aderisce a quello romano. Insomma, il
Forum è un sistema a rete che
crea canali di comunicazione telematica in andata ed in ritorno (alle
varie sedi viene anche fornito un
sito internet)”.
Quale situazione ha trovato
nei vari paesi che ha visitato?
“A Buenos Aires il Forum esiste ma va ristrutturato; sempre in
Argentina, a Rosario ci sono le
condizioni per una prossima attivazione. A Montevideo abbiamo
tenuto una riunione di presentazione con l’impegno ad attivare il
Forum proprio in questi giorni. A
San Paolo del Brasile c’è stata
una riunione piuttosto ampia di
presentazione del Forum, che è in
fase di avvio, alla presenza di molte personalità della locale comunità; a Rio si è deciso di aiutare il
rilancio di una iniziativa editoriale
per gli italiani del posto; A Caracas
gli incontri avuti sono stati molto
utili per conoscere la difficile situazione della città ed abbiamo
vagliato le possibilità di avviare il
lavoro in futuro, mettendo in rilievo
l’esigenza di nuove iniziative culturali”.
Quali i principali temi discussi?
“Innanzitutto quello della tutela sociale: in America Latin ci sono
condizioni molto serie a cui fare
fronte. Innanzitutto quella di mol-
norma in questo periodo si registrano temperature di -20 gradi
centigradi. La motonave Italica,
con cui verrà effettuata una campagna oceanografica, salperà
invece dal porto di Ravenna il
prossimo 28 novembre per raggiungere l’Antartide dopo 40 giorni. La spedizione, che è giunta alla
sua XIV edizione, coinvolge complessivamente 240 persone, di cui
circa 150 ricercatori. Il Programma
Nazionale di Ricerche in Antartide, che ha come ente attuatore
l’Enea, che provvede inoltre alla
definizione dei contenuti tecnologici del Programma, darà quest’anno priorità agli impegni internazionali e alle attività di ricerca in
campo biologico. In particolare
sono previsti l’esecuzione del
secondo carotaggio di sedimento
marino nell’area di Cape Roberts
per la ricostruzione della storia climatica e tettonica dell’Antartide
nell’intervallo tra 30 e 100 milioni
di anni fa. Nell’ambito della collaborazione italo-francese, a Dome
C verrà proseguita la perforazione
profonda del ghiaccio, che attualmente ha raggiunto 358 metri,
finalizzata alla ricostruzione delle
variazioni climatiche nel tempo.
Verrà effettuata una “traversa”
(percorso effettuato con mezzi
cingolati trainanti moduli abitativi e
di ricerca) da Baia Terra Nova a
Dome C (circa 1.100 km), con l’obiettivo di eseguire studi e campionamenti tesi allo studio della calotta antartica e delle sue variazioni
climatiche, atmosferiche e di
superficie negli ultimi 200 anni.
Ancora, verranno anche portati avanti il Programma Internazionale Biotas, che prevede studi nell’ambito dell’ecologia delle
alghe e dei microrganismi, con
un approccio per le connessioni
con i cambiamenti climatici globali, la collaborazione con ricercatori australiani per il monitoraggio della colonia di pinguini
Adelia ad Edmonson Point ed
altro .
U.S.
tissimi anziani, ma anche quella di
persone giovani con livelli salariali
bassi. Le cose si aggravano se si
pensa che l’assistenza sanitaria è
privata. La cosa da fare subito è
opporsi nettamente all’approvazione dell’articolo 26 del collegato
alla Finanziaria, che prevede l’abolizione dell’integrazione al minimo della pensione.
Noi siamo fermamente contrari a questa ipotesi, per vari motivi:
perchè sarebbe un provvedimento frutto di calcoli sbagliati, dato
che lo Stato italiano risparmierebbe si e no un terzo di quanto indicato per il primo anno; perchè è un
provvedimento altamente ingiusto, dal momento che lede il diritto
di parità tra i cittadini. Sono convinto che il governo dovrebbe piuttosto dedicare un’attenzione molto vigile alla situazione dei connazionali in Sud America, anche sui
giovani, con progetti di formazione
a distanza, per esempio”.
Avrete certamente parlato
anche della questione del voto...
“Purtroppo la crisi di governo
mette in discussione anche questo aspetto. Resta intatto il nostro
impegno a riparare quanto prima
all’errore del 29 luglio”.
Quali considerazioni sono state fatte in merito ai temi della cultura e della lingua italiana?
“Le richieste principali di intervento che ho raccolto nascono
dall’esigenza di usare la cultura
per riorganizzare i rapporti tra Ita-
lia e Sud America. Un apporto
essenziale è quello dei corsi di lingua italiana organizzati grazie al
forte impegno del personale delle
Ambasciate e dei Consolati, e
fecondo è anche il ricorso all’associazionismo. Noi siamo per l’utilizzo dello strumento della legge
quadro, che permette di creare
progetti che si adattano Continente per Continente, senza rigidità.
In questo senso è importante avere una proiezione della cultura italiana non solo nel senso umanistico, ma anche, ad esempio, come
cultura d’impresa, trovando partner come le nostre Università”.
Il punto su comunicazione e
informazione?
“Rai International ha fatto un
gigantesco sforzo quantitativo,
concedendo ampi spazi anche la
bilinguismo per ampliare la piattaforma di ascolto. Dagli incontri
avuti è emerso che alcuni programmi vanno messi a punto meglio. Il
nostro impegno è di farlo presente
alla dirigenza Rai, consapevoli
anche che moltissimo c’è da fare in
tema di informazione di ritorno”.
Qual è la situazione della
stampa italiana all’estero?
“Abbiamo confermato il nostro
impegno per l’aumento dei finanziamenti e la continuazione della
fornitura dei servizi, che nel giro di
colloqui avuti hanno raccolto qualche critica ma soprattutto moltissimi consensi”.
U.S.
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UNIVERSO SICILIA
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Hanno collaborato:
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Alfredo Torrisi
Chiuso in redazione il 30 novembre 1998
Amministratore: Piero Trovato
A Caracas i premi “Italia
nel mondo” 1998
CARACAS - Prosegue con
successo a Caracas l’edizione
1998 dei premi “Italia nel Mondo”.
Quest’anno la manifestazione,
organizzata sotto l’alto patronato
del Presidente della Repubblica e
col patrocinio della Presidenza del
Consiglio dei Ministri e del Ministero degli Esteri, vede la premiazione di illustri protagonisti del
mondo della cultura, dello spettacolo, delle istituzioni e del volontariato che hanno dato prestigio al
nostro Paese attraverso la loro
opera in Sud America e, in particolare, in Venezuela.
Tra i premiati figurano Suor
Felicita, che da anni è dedita alla
guida di una importante missione
nella foresta Amazzonica; Eddo
Polesel, economista e consulente
economico del Governo venezuelano; Gaetano Bafile, direttore de
La voce d’Italia; il ministro Asdru-
bal Aguiar Aranguren, per la particolare attenzione che egli ha
sempre dedicato alla cultura italiana; Raffaella Rossellini, figlia
del grande regista ed apprezzata
coreografa in Venezuela; il cantante Luca Barbarossa; il soprano
Emanuela Salucci; il regista Giuseppe Ferrara, per il film “Narcos” girato in Venezuela. Il premio speciale “Italia nel Mondo” al
Presidente della Repubblica
Oscar Luigi Scalfaro quale ideale
ambasciatore dell’Italia nel mondo. L’appuntamento, che avviene
con il contributo di importanti
aziende quali Alitalia e Barilla e
delle regioni Piemonte, Friuli,
Lombardia, Abruzzo, Lazio, Sardegna e Calabria, riveste
un
significato del tutto particolare in
quanto coincide con il cinquecentesimo anno della scoperta del
Venezuela.
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